Al femminile Ia edizione 2016

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AL FEMMINILE (Ia edizione)

2016 Associazione “Monte Porzio cultura” Comune di Monte Porzio Biblioteca comunale

AL FEMMINILE edizione 2016


Ideazione, impaginazione e redazione: ing. David Guanciarossa Stampa: Associazione Monte Porzio cultura – anno 2016 Foto: copertina e racconto “Il gallo che difese il suo onore” - siti internet


Presentazione È con molto orgoglio e soddisfazione che scrivo queste poche righe di introduzione. Questo libro, risultato finale del progetto “Al femminile”, è edito dall’associazione Monte Porzio cultura. L’idea di questo progetto nacque diversi mesi fa quando, in un dibattito tra soci, venne fuori l’idea di organizzare qualcosa che valorizzasse lavori fatti da donne della nostra comunità e non solo. All’inizio si pensò a inserire racconti brevi e poesie, poi il campo si allargò con l’inserimento di disegni, quadri, foto, ecc. perché anche queste attività sono importanti. Non è stato facile reperire il materiale forse perché è la prima volta, nella nostra zona, che viene fatto qualcosa del genere, ma ci siamo riusciti. Voglio ringraziare tutte le donne che hanno permesso di portare a termine questa Ia edizione del progetto “Al femminile” e spero che nelle prossime edizioni diventi più attiva la partecipazione di artiste locali. Ringrazio in particolare Cristina Petit che ha preparato una prefazione molto importante che valorizza l’impegno profuso in questo lavoro. Ringrazio anche la Banca Suasa, come sempre sensibile alle attività locali, che ha contributo alla stampa.

Associazione Monte Porzio cultura Il presidente Ing. David Guanciarossa

AL FEMMINILE edizione 2016


Prefazione L'etimologia della parola femmina è da ricondursi a due possibili spiegazioni che rimandano comunque, allo stesso concetto di fecondità procreatrice: dalla radice sanscrita dha-, successivamente in greco tha- ed in latino fa- che rimanda all'idea di allattare, per cui femmina è colei che allatta; dalla radice sanscrita bhu- da cui il greco φύω (fyo) = produco, faccio essere, genero; poi, in latino dall'unione del prefisso foe- + col suffisso participiale -mina abbiamo foemina = colei che nutre, che allatta, che genera... Detto questo è altresì vero che non tutte le donna allattano, vogliono allattare, allatteranno; né sono madri, vorranno essere madri, saranno madri. Se guardiamo il nostro paese, un’italiana su quattro non ha figli, sembrerebbe che quella parola che occorreva all’alba dei tempi per definire quella che dall’uomo era così diversa, adesso non sia più molto aderente alla realtà . Mi piacerebbe invece ragionare qui sul concetto di accoglienza che comunque la donna ha in sé. Quando nasce un principe destinato a essere futuro re, durante tutta la vita egli viene preparato fisicamente e psicologicamente al possibile e molto probabile suo futuro. Una ragazzina, nel momento del suo primo sviluppo, viene preparata fisicamente e psicologicamente alla possibilità di essere mamma: il dolore mensile intenso, inspiegabile, l’umore volubile, fragile, il fisico gonfio,… tutto questo la prepara a quel cambiamento che potrebbe avvenire al suo corpo e alla sua anima nell’eventualità che sia, un giorno, madre.


Che poi lo si diventi o meno, ogni donna è stata temprata mensilmente fin da un’età in cui spesso c’è ancora presente in lei la voglia di giocare. La rinuncia, il disagio, la sofferenza, l’imbarazzo, l’attesa e le mille altre sensazioni che una giovane comincia a provare la formeranno per sempre. È così evidente questo allenamento che è una delle spiegazioni che possiamo dare alle nostre bimbe incredule, smarrite e un po’ curiose. Tu ti stai preparando ad accogliere la vita e se non sarà dentro di te, sarà fuori, sarà il calore che tante non mamme riescono comunque a trasmettere, l’avvolgente cura e accudimento che sanno dare queste donne, la compartecipazione di chi ha scelto un cammino religioso, quelle braccia allargate, quell’empatia naturale, il tuo bene è la mia gioia, il tuo male è il mio dolore. Quante donne che non hanno partorito sono ugualmente così? Quasi tutte, perché fa parte del loro essere, perché il loro corpo è un prolungamento di una forza che dentro di loro dice: sono con te e se posso ti aiuto. Quasi tutte le donne spesso capiscono che c’è un bisogno prima che arrivi la richiesta, hanno una tenacia, una resistenza alla sofferenza, al lavoro e al sacrificio che in natura ha paragoni solo nelle femmine di animali. Vidi una volta un documentario in cui un branco di elefanti, spaventati dai bracconieri cominciarono a scappare, un cucciolo rimase impigliato, i maschi pur vedendo la scena se ne andarono in fretta, rimase con lui e si sacrificò per lui un’elefantessa che non era la sua mamma. AL FEMMINILE edizione 2016


Questo è il lato femminile. Quella sensibilità, gentilezza, dolcezza, accoglienza, empatia che se la si ritrova in un uomo, si dice che è molto femminile appunto. Personalmente amo gli uomini in cui queste caratteristiche sono evidenti perché credo che vivano bene e facciano stare molto bene gli altri. Tutte queste parole non volevano assolutamente essere un’esaltazione delle donne rispetto agli uomini, che hanno ugualmente un loro patrimonio di cose belle, di cui però si tratterà nei libri dedicati a loro. Cristina Petit


INDICE Claudia Gobbetti Valeria Gramolini Cristina Petit

La principessa più grande Il gallo che difese il suo onore Riflessione di donna Una Piccola Maestra Valeria Gramolini Nient’altro che un valzer Gli amletici dubbi di una scrittrice in erba Cristine Esposti Testimonianza di una paziente Sara Rattaro Io senza di te non ce la faccio Marianna Magagnini Una mamma nel paese delle meraviglie Una poesia per Alice Una poesia per Giovanni Auguri Fiorenza Lamperti Nel giorno della mimosa Sulle onde del tirreno Tre proverbi per la donna Guai a chi non ama Maria Grazia Boccolini Gramaglia Conchiglia I ricordi Inno alla Luna Graziella Vitali Rallenta (la vita è breve) L’avvoltoio Buon compleanno gigante buono Bianca Deangelis Claudia Cattalani Mariella Antonietti Melissa Guidi AL FEMMINILE edizione 2016

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In un regno molto lontano, dove fantasia e colori rendevano la vita gioiosa e felice ad ogni abitante, ai piedi di un castello vi era un prato fiorito, sopra il quale ogni giorno brillava scintillante di colori un magnifico arcobaleno‌. per questo quel prato venne nominato “prato arcobalenoâ€?.


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Le farfalle danzavano di fiore in fiore, le api volavano felici e il loro ronzio somigliava al suono di flauti; all’inizio dell’autunno, al cadere di ogni singolo petalo, nasceva un altro fiore, così quel prato era sempre fiorito.

Le fate ogni giorno, raccoglievano polvere magica dall’arcobaleno e con le loro bacchette davano vita a quella splendida natura e non solo… rendevano possibile in certi periodi la nascita delle principesse dei fiori. Ad ogni famiglia di fiori infatti, corrispondeva una splendida principessa! AL FEMMINILE edizione 2016


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Fu così che anche quell’anno, in un giorno di maggio, le fate con la loro magia diedero vita alle piccole principesse. Tutti i fiori del prato festeggiarono le nuove nate, mentre fate e farfalle volteggiavano in alto nel cielo intorno all’arcobaleno. Che splendida festa e che accoglienza! Ad ogni principessa venne assegnato il nome e la famiglia di fiori alla quale avrebbe appartenuto, tra queste una si distingueva tra tutte per la sua dimensione, infatti da subito risultò essere più alta ma altrettanto graziosa… la chiamarono Dorotea e le fate decisero di assegnarla alla famiglia delle violette.


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Dorotea cresceva a dismisura, la sua testolina svettava sempre su quella delle altre principesse, costruirono per lei un tetto più alto e vestiti più lunghi ma tanto maestosi da renderla bellissima .

Per questo fu soprannominata “la principessa più grande”.

La povera Dorotea piangeva spesso perché si vedeva diversa, lei non voleva essere grande, era solo una bambina come le altre e non sapeva ancora che grazie alla sua altezza avrebbe cambiato il destino di molti! AL FEMMINILE edizione 2016


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Come in ogni storia che si rispetti però, anche in quel regno felice e gioioso, viveva una strega. Il suo nome era Serina, il suo rifugio era nascosto nella parte più buia del regno, all’ombra di tronchi e di radici intrecciate.

Trascorreva le sue giornate a raccogliere polvere e fuliggine, per poi chiuderle in un grosso scrigno nascosto gelosamente all’interno della sua casa. Serina odiava colori e profumi provenienti dal giardino e aveva in mente un piano preciso per oscurare l’intero regno: attendere il giorno del vento perfetto, proveniente dal nord, e così liberare la sua polvere nera nel cielo sull’arcobaleno, coprendo ogni colore con tetre e tristi sfumature.


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Ed ecco che il giorno tanto atteso arrivò e la strega, salita sul ramo più alto di un albero, aprì il suo scrigno e subito il vento cosparse le polveri, che si posarono ovunque oscurando ogni singolo colore.

La tristezza fu grande per tutti, nessuno riusciva a volare nè a ridere, neanche le fate avevano la forza di alzarsi in volo per toccare il centro dell’arcobaleno e raccogliere la polvere magica che ne fuoriusciva. AL FEMMINILE edizione 2016


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Fu allora che la principessa più grande, vedendo lo sconforto e le lacrime sul volto degli altri abitanti del giardino, trovò la soluzione:

prese in mano la bacchetta magica di una delle fate, si alzò in punta di piedi e, allungando il suo braccio, riuscì a toccare con la bacchetta l’arcobaleno …

e come per incanto, tante scintille colorate iniziarono a piovere dal cielo su tutto il prato e sul regno e i suoi abitanti ritrovarono finalmente i colori.


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La gioia e la felicità tornarono per tutti, la strega Serina decise di rifugiarsi per sempre nella sua casa nascosta nell’ombra e la piccola ma grande principessa fu fiera di essere alta e capì che grazie a lei, l’intero regno era finalmente al sicuro.

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Valeria Gramolini

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Il gallo che difese il suo onore C’era una volta un gallo molto bello e variopinto. Aveva le piume della coda di molti colori e tutte le galline del pollaio erano innamorate di lui. Il gallo si chiamava Pierpaolo ed ogni mattina di buon’ora, vale a dire alle 5, appena sorgeva il sole

lanciava in aria il suo bel

Chicchirichi ... !!! “Chicchirichì, Chicchirichì ...”, cantava a squarciagola ogni mattina, svegliando tutti gli animali della fattoria: l’anatra

il coniglio


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Il gallo che difese il suo onore C’era una volta un gallo molto bello e variopinto. Aveva le piume della coda di molti colori e tutte le galline del pollaio erano innamorate di lui. Il gallo si chiamava Pierpaolo ed ogni mattina di buon’ora, vale a dire alle 5, appena sorgeva il sole

lanciava in aria il suo bel

Chicchirichi ... !!! “Chicchirichì, Chicchirichì ...”, cantava a squarciagola ogni mattina, svegliando tutti gli animali della fattoria: l’anatra

il coniglio


Valeria Gramolini

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Il gallo che difese il suo onore C’era una volta un gallo molto bello e variopinto. Aveva le piume della coda di molti colori e tutte le galline del pollaio erano innamorate di lui. Il gallo si chiamava Pierpaolo ed ogni mattina di buon’ora, vale a dire alle 5, appena sorgeva il sole

lanciava in aria il suo bel

Chicchirichi ... !!! “Chicchirichì, Chicchirichì ...”, cantava a squarciagola ogni mattina, svegliando tutti gli animali della fattoria: l’anatra

il coniglio


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le oche

i tacchini

l ’asinello

il cane

il gatto

ed i topi che avevano fatto la loro tana nel granaio.

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per non parlare della mucca

della capra

del maiale e della pecora.

E svegliava anche i padroni, la signora Antonietta ed il signor Alfredo, che essendo anziani, avrebbero preferito stare un po’ piÚ a lungo sotto le coperte, specialmente in inverno,


Valeria Gramolini

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quando fuori fa freddo e la neve imbianca l’orto ed i campi.

Ma non c’era niente da fare: voleva avere ragione lui “Alle 5 ..... tutti in piedi .....!!” Così sembrava dire Pierpaolo quando dava la

sveglia

salendo in cima al trespolo, più puntuale di un orologio svizzero: gonfiava il petto, allargava gli occhi e faceva vibrare l’ugola mettendo tutti sull’attenti.

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Le galline erano

fiere di

avere un marito

cosĂŹ

baldanzoso,

specialmente

Ernestina, la

piĂš giovane,

che si chiedeva

quando mai

Pierpaolo si sarebbe accorto di lei. Ma Pierpaolo aveva le altre comari a cui badare:

Antonella, la bella, che ogni mattina si rassettava le piume con grande cura,

Guendalina che faceva sbellicare di risate tutto il pollaio con le sue barzellette,

e la vecchia

Ornella

sempre piĂš

grassa a

forza di stare

ferma a

covare le sue

uova.


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I padroni di casa erano ormai stanchi dei chicchirichì di Pierpaolo. I lavori dei campi sono faticosi e d‘inverno, quando non si ha nulla da fare, non c‘è motivo di tirarsi giù dal letto così presto. Glielo avevano anche detto a Pierpaolo: “Senti un po’, galletto, sei bello e bravo ma rompi un po’ ... Vedi di cantare la sveglia un po’ più tardi, magari alle 7 ...!

Lasciaci riposare almeno in inverno quando non c ‘è nulla da fare nell’orto ... ed anche la natura riposa ... Poi, in

primavera,

quando c ‘è

da

piantare

zucchine e

pomodori ed

è un po’ più

caldo fai

pure come

ti pare ...“ AL FEMMINILE edizione 2016


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Ma lui niente. Era nato per quello e quello faceva. Tanto il sonno gli bastava. Lo sapete no, che i polli vanno a letto molto presto, subito dopo che il sole è tramontato ...

Antonietta e Alfredo erano molto stanchi di questa situazione. “Sta a sentire Pierpaolo – gli dissero un giorno . non ce la facciamo più ad andare avanti così. O te la finisci di cantare alle 5 del mattino oppure ti tiriamo il collo e ti facciamo arrosto !!!”


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All’idea di finire allo spiedo dopo una vita di onorata carriera il gallo rimase davvero male. Non se lo meritava proprio un affronto del genere! In più non capiva i motivi di quella minaccia.

Pierpaolo era molto triste e confuso. Da un lato, essendo un bravo gallo, voleva obbedire ai suoi padroni, dall’altro, proprio perché era un bravo gallo, sapeva di dover cantare ogni mattina alle 5. Così gli diceva il suo sangue, così gli avevano sempre ripetuto suo padre e suo nonno:

“Se vuoi un bravo gallo diventare alle 5 del mattino devi cantare ...!” AL FEMMINILE edizione 2016


Valeria Gramolini

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Quelle parole gli risuonavano in testa come un fragoroso sonaglio. Caspita! S’era impegnato una vita intera per tenere alto l’onore della sua famiglia ed ora quello che gli avevano detto i suoi avi non aveva più senso.

“Perché? Perché?” Si chiedeva frastornato. Il dubbio lo attanagliava, non mangiava ed aveva anche perso il sonno a forza di pensare ad una soluzione. Era dimagrito, depresso e quando cantava la voce non gli usciva più bella e potente come un tempo. Il suo chicchirichì sembrava diventato un coccodè, quando si sforzava inutilmente di somigliare al gallo che era stato un tempo. Perfino le galline cominciavano a deriderlo: “Ah, ah...ah...! che ce ne facciamo di

un gallo che non sa più cantare?


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Rimbeccavano ridendogli dietro e togliendogli il saluto. I padroni invece erano contenti di come si stavano mettendo le cose. Quando al mattino alle 5 il gallo saliva faticosamente sul trespolo e dava fiato alle sue misere trombe quasi ormai non lo sentivano piÚ. La sua voce era diventata un gridolino ridicolo e soffocato ed a poco a poco anche tutti gli animali della fattoria cominciarono a dormire sempre piÚ a lungo. Avevano perso lo squillo tonante che dava loro la sveglia ed intanto che dormivano il nemico cominciò ad avanzare.

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Valeria Gramolini

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All‘inizio gironzolavano solo di notte, ma poi, anche al mattino, le volpi cominciarono ad aggirarsi furtive attorno al pollaio per studiare la situazione.

“Dev’essere facile entrare qui mentre dormono” Pensavano le volpi. E così fecero. Un giorno dopo l’altro gli animali del pollaio presero a diminuire. Non c’era più nessuno a vegliare su quelle povere bestiole.

Lunedì c’erano 15 galline

Martedì erano 12

Mercoledì 9

Giovedì 6

Venerdì 4


Valeria Gramolini

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Sabato 2 Domenica ... Domenica i padroni si alzarono di buon’ora per vedere cosa stava succedendo e capirono finalmente... Le volpi saltavano lo steccato indisturbate anche in pieno giorno, né loro avevano mai visto tante volpi tutte insieme. La voce del cibo facile s’era sparsa per tutta la boscaglia e ne venivano da tutte le parti. “Ah! Antonietta, come ci è venuto in mente di dire a quel gallo di non svegliarci così presto?!” Diceva Alfredo pentito e disperato alla moglie. “Pierpaolo, Pierpaolo...! – gridò allora Antonietta – Galluccio mio,

torna a cantare come facevi una volta” AL FEMMINILE edizione 2016


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Valeria Gramolini

Ma di Pierpaolo neppure l’ombra. Se n’era andato, aveva fatto i bagagli ed era andato via quella notte stessa, prima che arrivassero le volpi ed i padroni. Ne aveva avuto abbastanza. Così aveva detto ad un topo che s’era svegliato nel cuore della notte per rosicchiare un po’ di grano e l’aveva visto allontanarsi con le lacrime agli occhi ed un fagotto sulle spalle. Offeso ed umiliato aveva lasciato quella gente ingrata ed era andato in cerca di fortuna, di un pollaio riconoscente e di veri padroni, che lo lasciassero cantare in pace alle 5 di mattino, così come sanno e devono fare i galli. Lui era nato per questo e non poteva soffocare ancora un minuto di più la ragione della sua vita, anche se per un po’ gli avevano fatto credere il contrario. Cercava un posto in cui fosse accettato per ciò che era: un gallo, nient’altro che un bravo gallo, desideroso solo di fare bene il proprio mestiere e di essere se stesso fino in fondo.


Cristina Petit

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Riflessione di donna Sono sempre stata una persona che riflette su tutto quello che sono dentro e fuori. Quando ero piccola all’asilo c’era lei, con i codini più dritti e i disegni più belli dei miei. La vedevo saltellare, aggraziata come una farfalla e leggera come un filo d’aria. Io facevo le boccacce, lei non osava. Anche alle elementari ce n’ era una più svelta nei compiti, più precisa nei quaderni e meno scatenata di me. La spiavo e una volta si accorse, forse. Alle medie c’era quella che sapeva già essere disinvolta con i maschi e io la guardavo racchiusa in grandi maglioni di lana grossa. Al liceo lei sapeva truccarsi e portare le scarpe da donna, io no. All’università ho cominciato a fregarmene di quella. L’avevo sempre di fianco, i suoi occhi che mi scrutavano interrogativi, cosa vuoi da me? Basta! E’ tutta la vita che devo sentire uno sguardo giudicante che non mi lascia essere me stessa! Finiamola una volta per tutte! Troppo deboli e retoriche le mie domande, ogni donna ha bisogno di un’antagonista sempre. Così continuai a cercarne sempre una diversa anche nell’ambiente di lavoro dove ovviamente lei era impeccabile. Un popolo di donne che ci portiamo dietro da quando siamo piccole che ci perseguitano, solo perché noi glielo lasciamo fare.

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Cristina Petit

Poi nacque la mia bambina e non trovai più nessuno di così tanto interessante da imitare, nessuno così tanto attraente come modello a cui tendere. Lei riempiva tutto quello spazio che prima dedicavo alle altre. Quella piccola donna in miniatura, quella persona in fiore mi prosciugava lo sguardo. C’era lei, e lei mi rimandava l’immagine di madre e di donna che dovevo trovare in me stessa e smetterla di cercarla nello specchio, come avevo fatto per tutta una vita.


Cristina Petit

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Una Piccola Maestra

“ … Quando i bambini mi raccontano, io mi infilo nelle loro vite, vedo le camerette azzurre con i letti da fare, i soggiorni apparecchiati, i cassetti di perline, le mamme che non arrivano e poi arrivano di corsa e cucinano, i papà che rientrano con le scarpe grosse e i pensieri in testa, le domeniche, i compleanni dai cugini, i viaggi in macchina, i giochi senza fine con i fratelli, i bagni nella vasca, i nonni che raccontano storie e che muoiono. I bambini mi fanno vedere tutto, perché sono così precisi e confusi assieme che restituiscono esattamente la realtà… Davide non trova le parole per spiegare l’assorbimento dell’acqua e dice:« La carta si spugna tutta!» È meraviglioso, meglio non si può descrivere il fenomeno. Quando torno a casa sono così spugnata di loro che grondo…” I bambini esistono ancora. Ecco qualche pensiero tratto dal mio blog. United colors ... Nello scorrere le dita sulle matite colorate dell'astuccio si sente una piacevolezza che sa di legno e di qualcosa che non c'è ma c'è. I bambini amano guardare i loro colori e si dispiacciono quando si accorciano. Di soliti si accorciano i preferiti. Becco un gruppetto che discorre di colori e sfumature in maniera molto seria, quasi un crocchio di impressionisti che si scambiamo consigli: AL FEMMINILE edizione 2016


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Cristina Petit

"Io faccio me con questo rosa pelle! Tu dovresti usare il marrone pelle!" "Ma il marrone pelle non ce l'ho!" "Io ne ho uno marrone pelle chiaro, lo vuoi?" Per i bambini il mondo è un astuccio e noi siamo i suoi colori. Problemi di coppia C'è sempre chi guarda e aspetta e se si è stancato di aspettare chiede: "Mi fate giocare?" La domanda è rivolta a Giacomo e Pietro che stanno giocando ad un gioco che pare molto avvincente. "No." "Maestraaaaa, loro non mi fanno giocare!" Intercedo. "Perché non lo fate giocare?" "Perché non possiamo!" "E perché non potete?" "Perché è un gioco da due!" "...e che gioco è?" "Si chiama un topolino e un gufo e siamo io il topolino e lui il gufo. Visto!... siamo già in due!" Non fa una piega, non c'è che dire ma provo:


Cristina Petit

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"Ma non si può fare tipo un topolino, un gufo e una talpa così Diego fa la talpa?" azzardo sapendo di espormi in un territorio non mio da tanti punti di vista. "No! Perché ormai si chiamava un topolino e un gufo e non si può più cambiare ormai ..." Ormai. Mai? Dettagli Già più volte ho raccontato come sia impossibile sfuggire ai bambini. Notano anche il più piccolo dettaglio diverso, un cambio di profumo, un maglione diverso o delle scarpe insolite. Anche quelli apparentemente più distratti sono detective accorti. Entro noncurante del mio cambiamento, dimentica dei due centimetri in meno. Più veloce di un treno ad alta velocità: "Te ne sei tagliati molti di capelli!" Gattini A undici anni si può essere diversi dalla massa di ragazzini che vediamo entrare tutti uguali in scuole non completamente pronte ad accoglierli. Lui lo è, e le persone che lo crescono, di questo, ne fanno un valore. AL FEMMINILE edizione 2016


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Cristina Petit

Lui è sorprendente. "Oggi Abul Khayr ti ha offeso!" lo dice in modo intenso, è seriamente dispiaciuto. "?" "Ha offeso tutte le donne e le femmine della classe e anche mia sorella!" "Cos'ha fatto?" "Ha messo nello screen saver del telefonino una ragazza con le tette nude! Ma non poteva mettere dei bei micini?" La sua incomprensione sociale dovrebbe servire affinché la società recuperasse la sua bellezza per far fronte alla bruttezza dilagante che offriamo anche ai più piccoli. Sole! Lei è splendida, tenera e croccante al punto giusto. Gongola quando parla e le ridono gli occhi celesti e stupendi. Ha una novità che l'ha coinvolta nella sfera domestica, un piccolo cambiamento che può generare interessamento. "Mia mamma si è fatta i raggi di sole nei capelli!" "Certo.... così brilla di più!" Ride andandosene, nella sua beata inconsapevolezza della nostra società che ha dato un nome a lei incomprensibile alla colorazione dei capelli.


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Cambiamenti Una maestra può decidere di fare un fine settimana in montagna e può capitare che sia bel tempo. La maestra può così svagarsi facendo sci e forse abbronzarsi. Ma non può pensare, sempre questa maestra, di passarla liscia con i suoi bambini al suo ritorno. Lunedì mattina. "Maestra perché ti sei cambiata il colore della faccia oggi?!" Spostamenti O la matematica è fantasiosa o per me è durissima. Anche Pietro la pensa così. Abbiamo da poco imparato il riporto con la sua frase classica scrivo 4 e riporto di uno. E sento Pietro che sbiascica qualcosa che sembra la frase classica. Ma non lo è. Tendo l'orecchio perché mi sembra di aver capito ma non sono sicura. Se fosse così sarebbe grandioso. Riascolto. Sembra proprio. Possibile? Sì. AL FEMMINILE edizione 2016


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Cristina Petit

Pietro dice: "Scrivo 4 e teletrasporto 1!" Io brevetto la frase. Per sempre. Libri 1 E' piccolo e sa poco del mondo ma vuole conoscerlo. Non è italiano e sa poco italiano ma vuole impararlo. Mi dice mentre mangia gli spaghetti al sugo: "Il mio sogno è avere libro di spazio!" "Ce l'ho nell'armadio! Dopo te lo do!" "Davvero ce l'hai?" "Sì!" I suoi occhi brillano come quelli dei bambini di una volta, prima del consumismo, quei bambini che non erano abituati a tutto e si meravigliano di qualsiasi cosa e davvero un sogno poteva essere quello di desiderare un libro in cui vedere le fotografie dei pianeti. Gli ho messo il libro nelle sue piccole mani e mi sentivo una maestra di metà ottocento che consegnava il sapere racchiuso in un libro al povero alunno che poteva mettere le ali ai piedi e sperare in un futuro diverso. Si è tuffato nelle pagine, ci è stato per tutta la ricreazione senza muoversi, come un topo da biblioteca. Era bello vederlo.


Cristina Petit

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Poi si è avvicinato e mi ha detto: "Papà non mi compra libri..." Allora ho guardato le sue scarpe con le luci, i suoi vestiti alla moda, il suo zaino dei super eroi e ho pensato che a farlo felice bastano dei libri ed è l'unica cosa che non gli viene comprata in questo mondo occidentale che abbaglia al primo arrivo per altre cose forse... 1 Ci sono tanti uno nella nostra vita, dal primo anno di vita in poi. Per fortuna c'è un uno che ritorna ogni anno. Puntuale, leggero, sempre diverso e sempre uguale, con la sua carica di aspettative e di paure che si porta dietro, un appuntamento che tutti abbiamo avuto e che in qualche scomparto della memoria ricordiamo con una non ben definita emozione, è lui che arriva a metà settembre a ricordarci che imparare è la cosa più incoraggiante della nostra vita: benvenuto primo giorno di scuola!

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Valeria Gramolini

Nient’altro che un valzer Finalmente era tutto finito. Gli avevano gettato sopra anche l'ultima palata di terra. Il prete se n'era andato e, dopo di lui, anche quasi tutti i parenti erano scivolati via silenziosi. C'erano rimasti solo i più prossimi, il fratello più giovane, con i figli, e la donna che s'era presa cura di lui in ultimo, quando imbrattava i pannoloni ed aveva bisogno di qualcuno che l’imboccasse. Sotto terra, ma non senza fiori, come voleva. Neanche per l'ultimo viaggio era riuscito a far rispettare la sua volontà ... L'aveva detto espressamente fin da quando era lucido: " Sotto terra e senza tutto quello spreco ... , in tuta e scarpe da tennis ... , così voglio andarmene ... ", ma ancora una volta avevano fatto di testa loro. Si sa ..., le convenienze ...! Gli avevano messo addirittura il vestito di lino di quando s'era sposato e le scarpe firmate, e l'avevano sommerso di fiori nauseabondi..., un negozio intero! Credeva che almeno da morto avrebbe potuto dire la sua, invece, niente da fare... Coglione da vivo e coglione da morto ... Però adesso gli veniva da ridere a vedere tutta quella gente con lo sguardo commosso ed un pallore mortale sulle guance, per il freddo s’intende, di quella piovosa giornata di dicembre, certo non per il dolore. Toh! C'era anche il capoufficio con la moglie! Chissà quanto gli era costato lasciare la scrivania da cui non si alzava neppure per pisciare ... Bene! Finalmente ce l'aveva fatta ad andare all'altro mondo. Ora almeno poteva esserci senza che nessuno lo vedesse. Non che la sua presenza si notasse molto, però, una volta che c'era, gli toccava sempre fare qualcosa che non gli piaceva. La moglie gli trovava sempre qualcosa da riparare in casa ed i colleghi lo incaricavano delle incombenze più noiose.


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E lui non riusciva mai a dire di no. Era capace solo di accendersi una sigaretta dietro l'altra per dire la sua protesta, come se in quelle boccate di fumo potesse trovare un'aria diversa ... Ma poi gli impedirono anche quello. "Vietato fumare". Quel cartello lo inseguiva ovunque, come un incubo ... Togliergli anche quell'unica soddisfazione ...! Come si può fare questo ad un uomo che non ha altro? Il nervoso se lo mangiava vivo mentre doveva cacciare indietro quella voglia d'aria ... Bè, ormai era acqua passata! Lì, nel posto in cui si trovava, d'aria ce n'era anche troppa. Era nello spazio infinito e poteva andarsene ovunque senza che nessuno lo vedesse. Così non esitò a soffiare sul cappello del capoufficio, che fu costretto ad inseguirlo mentre rimbalzava tra le lapidi, e a bisbigliare un saluto affettuoso all'orecchio di Maria, la sua nipotina preferita, la quale cominciò a grattarselo vigorosamente. Quanto al fratello ... , bè, lui lo sarebbe andato a trovare mentre dormiva e gli avrebbe dato i numeri del lotto, ma quelli sbagliati, così avrebbe smesso una buona volta d'affidarsi alla fortuna cercando il colpo grosso! E alla moglie? Alla povera piccola Adele che l'aveva sopportato in tutti quegli anni di malattia, che aveva voluto il più bel cuscino di fiori di loto e rose rosse sopra la sua bara, che sorpresa avrebbe riservato? Toh ... , come supponeva: era abbandonata sul letto, con gli occhi pieni di lacrime e le mani affondate nella scatola delle foto e delle lettere che s'erano scritti da fidanzati; le aveva conservate tutte, legate con un nastro rosa ... Chissà cosa aveva trovato in lui da essergli così attaccata." Strane le donne - pensava - ci amano fino a sacrificarsi ed allo stesso tempo ci vogliono diversi da come siamo ... " Del resto AL FEMMINILE edizione 2016


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non aveva che lui per prendersela. Avessero avuto un figlio ... , invece non era venuto e così Dino s'era trovato a recitare, oltre che la parte del marito, anche quella del figlio! Per fortuna però era riuscito ad andarsene, a finire la commedia. Troppo vecchio per vivere da solo, troppo vecchio per ricominciare ... Certo, ne fosse stato capace, avrebbe cercato di procurarsi un cambiamento meno radicale di quello ed ugualmente risolutivo ... , non ci teneva poi troppo a crepare, ed in quel modo poi...! Ma coglione era e coglione rimaneva. A pensarci bene era meglio che quel figlio non fosse venuto ... Cosa avrebbe potuto dargli o dirgli per mandarlo nel mondo a testa alta, come un vero uomo ... , che ricordi avrebbe potuto lasciargli un vecchio padre buono solo a dire "sissignore'? Ora, se qualcuno gli avesse chiesto che significato aveva avuto la sua vita egli non avrebbe proprio saputo come rispondere. Poteva solo dire "quello di esserci stato così come ho saputo, di aver fatto ciò che potevo ....” Neppure a cercare tra i ricordi gli riusciva di trovare qualcosa d'importante. Sentiva solo un walzer ... Sì, era il walzer delle candele. Era con quella musica che lui ed Adele s'erano incontrati. Che strano ... Poteva una canzone far innamorare della vita? Quella musica li aveva stregati entrambi. Mentre volteggiavano leggeri s'erano innamorati dell'amore ed avevano creduto nella felicità, in una felicità che potesse durare per sempre ... Avevano vissuto inseguendo la speranza che quel sogno si ripetesse ... Avevano trascorso ogni giorno della loro esistenza nel ricordo di quell'attimo ... , sacro, come qualcosa che viene da lontano. Ecco ciò che poteva lasciare alla sua Adele, pensava, mentre cominciò a sussurrarle quelle dolci note da dietro il velo dell'eternità. E Adele se n'accorse e gliene fu grata, perché piegò la bocca in un tiepido sorriso.


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Gli amletici dubbi di una scrittrice in erba “Che rompi quel mio editore...! Vuole che scriva un romanzetto rosa ma non troppo, con un pizzico di politica ma non troppo e un pò di sesso qual e là...Dice che al pubblico piacciono queste storie, che sono questi i romanzi che vendono. M’ha dato anche una lista di cose di cui dovrei parlare. Si chiama Contest . Eccola qua, se volete..., ma vi risparmio la fatica e ve ne faccio un riassuntino. Lui avvocato, bella presenza, famiglia facoltosa ed integerrima che vive, guarda caso, ai Parioli; lei del sud, calabrese, padre pescatore e madre cattolicissima, studia psicologia a Roma. Toh...guarda! Anche nomi e cognomi ci ha messo: Anna Jovine lei, Marcello Respighi lui. Ma perché non se lo scrive da solo il suo romanzetto? E la statura? Marcello, alto metri 1,85; lei, metri 1,77. Anche volendo fare uno sforzo di fantasia come posso identificarmi con la bella Anna io che non arrivo al metro e sessanta? Ah...dove siamo arrivati! Scrivere su commissione...E l’ispirazione? Non conta più nulla dunque quello che si ha dentro? Quello che preme per uscire da un cuore che scoppia se non può esprimersi? Visto il successo del mio primo libro “Avventure di una ragazza di campagna” il mio editore è convinto che abbia la stoffa per affermarmi. Dice che ho i numeri per riuscire a sfondare... Guardi, Signor Selleri, è un puro caso...Le garantisco che ho scritto ciò che ho scritto solo perché l’ho vissuto in prima persona...- gli ho detto - Non avrei mai potuto inventare niente del genere. Ora lei mi chiede di scrivere una storia ambientata nella capitale...,.ma che ne so io della capitale o della mafia romana...? Ci sono stata sì e no un paio di volte. E della Calabria AL FEMMINILE edizione 2016


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poi conosco solo quel miserabile tratto d’autostrada incompiuta, la SalernoReggio Calabria appunto, di cui ho potuto ammirare meraviglie in occasione di un viaggio organizzato in Sicilia...Inoltre mi chiede di parlare di Tropea...Bè, di quella tanto decantata città di mare io non conosco che le cipolle! Se le basta...” “Su...su..., non si butti giù...Non faccia così...Oggi con internet...”- fa lui. Ora che mi ci fa pensare - lo interrompo io - di Roma so qualcosa...Mi torna in mente quella volta che vi andai con una mia amica. Era inverno e, vinte dal freddo, ci accostammo ad un fuocherello che qualcuno aveva acceso all’interno di un copertone di gomma nei pressi delle Terme di Caracalla. Da buone provinciali quali eravamo non potevamo sapere...Ci stavamo giusto gustando quel piacevole teporino, dopo aver vagato tutto il santo giorno, quando un brutto ceffo su una macchina scassata si avvicinò. Per fortuna realizzammo all’istante che eravamo state scambiate per delle battone e ce la demmo a gambe levate, tenendoci la pancia dal ridere non appena ci sentimmo fuori pericolo. Ecco, Signor Selleri, questo è tutto il mio sapere di donna vissuta... “Via, via...un po’ d’autostima cara ragazza...! Lei ha la stoffa della scrittrice, glielo dico io che me ne intendo...Si documenti..., faccia un bel viaggio nella capitale o vada in vacanza a Tropea...Vedrà che poi le idee le verranno. Guardi, sono anche disposto a darle un anticipo. Ho piena fiducia nelle sue capacità e sono sicuro che non mi deluderà!” Com’è buono lei..- gli dissi mentalmente, sentendomi come il ragionier Fantozzi, mentre mi allungava un assegno di duemila Euro. E, proprio come in un film di Fantozzi, mi vedevo grottescamente scaraventata nel mondo dell’opulenta e vacua borghesia romana, un’intrusa goffa e maldestra a cui sarebbe capitato ogni genere di disastro. Mi veniva da piangere solo a


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pensarci: io - Fantozzi finita per caso nella “Grande bellezza” di Sorrentino...Ve l’immaginate? Ma ormai era fatta. L’assegno mi faceva troppo gola, perciò lo presi e lo cambiai accingendomi a realizzare il mio più grande e vecchio sogno di gioventù: viaggiare. Solo che ora non ne avevo più né la voglia né l’energia. Tornata a casa mi gettai sul divano e sprofondai in un sonno inquieto. Ogni tanto mi svegliavo di soprassalto, con la mente e gli occhi pieni d’immagini e vicende che avrebbero potuto ipoteticamente riguardare Anna e Marcello. La fantasia si era accesa e mandava bagliori fastidiosi ed accecanti. Prima i due si erano conosciuti perché tamponati in uno dei tanti ingorghi di Roma, poi l’incontro era avvenuto nelle aule universitarie dove l’uomo aveva tenuto una conferenza sul padre, magistrato illustre assassinato dalla mafia, quindi Anna, laureanda in psicologia criminale, aveva contattato l’illustre professionista per redigere la sua tesi in criminologia... Un momento dopo tutte queste idee mi sembravano troppo scontate e la mia mente le cancellava per metterne altre al loro posto, qualcosa di più semplice e romantico: ad esempio galeotto era stato un polpo di notevoli dimensioni pescato dal padre di Anna, che appunto faceva il pescatore. L’antecedente era rappresentato dal fatto che Anna, d’estate, aiutava il padre e faceva consegne a domicilio per i turisti facoltosi in vacanza a Tropea. Quando la bella e giovane calabrese aveva suonato alla porta del villino occupato da una delle tante famiglie della buona borghesia romana, per consegnare appunto il pesce, era stato, guarda caso, proprio Marcello ad aprire la porta. Questa soluzione sapeva un po’ di fiction, però era innegabile la presa AL FEMMINILE edizione 2016


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del colpo di fulmine sui lettori. La descrizione degli sguardi che s’incontrano, con tutti gli annessi e connessi emotivi che si sarebbero scatenati, avrebbe potuto occupare almeno un paio di pagine...” Così rifletteva la nostra scrittrice, sentendosi ormai vicina all’incipit giusto per la sua storia. Ma non era ancora detta l’ultima parola. Non sarebbe stato forse meglio aprire con un flash-back?- si chiedeva. Ecco la scena: un’aula di tribunale. Marcello discute una causa. Anna si trova lì perché l’accusato è uno del suo paese. Lo sapeva che era un poco di buono ma ora era addirittura accusato di omicidio... No, no... Neanche questa trovata le sembrava sufficientemente intrigante. Ci voleva qualcosa di veramente scioccante. Forse aveva finalmente trovato: era proprio l’avvocato ad essere accusato di omicidio! Aveva ucciso una donna di cui era follemente geloso. Sotto un aspetto civile ed irreprensibile covava una mente torbida ed oscura. Anna stava studiando il caso perché quello sarebbe stato l’oggetto della sua tesi di laurea: si trattava di schizofrenia o di un raptus? Questo naturalmente era solo l’inizio. La storia poi avrebbe avuto un intreccio originale e complicato. Anna non sapeva ancora che si sarebbe innamorata dell’assassino e che allora l’oggetto della sua tesi sarebbe diventata se stessa. “Si può amare un criminale?” Questo si sarebbe chiesta e questo sarebbe stato il vero scoop del libro. Esaminare se stessa, i propri impulsi più profondi, i conflitti che sarebbero insorti dentro di lei nel tentativo di risolvere quella contraddizione della sua anima...


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La mente della nostra scrittrice era in gran subbuglio. Quell’incarico le stava procurando una grande agitazione. Appena chiudeva gli occhi le apparivano i volti di Anna e Marcello. Riusciva ad immaginarli perfettamente, assieme alle loro espressioni, solo che anche quelle erano ogni volta diverse, come le varie situazioni che fiorivano nella sua fantasia. Alla fine si alzò. Non credeva che quelle due figure potessero tormentarla così tanto. Era sfinita. Si sentiva come quella volta che aveva chiesto al cielo due buoni numeri da giocare al lotto. Non aveva mai tentato la fortuna e per una volta lo avrebbe fatto. Aveva un assoluto bisogno di soldi. Ebbene, non era riuscita a chiudere occhio nemmeno un minuto. Per tutta la notte una pioggia incessante di numeri le aveva inondato la mente. Ne fu così impressionata che giurò a se stessa che non avrebbe mai più ripetuto un’esperienza del genere neanche per tutto l’oro del mondo. Era stato come incontrare il diavolo in persona e quel suo ghigno divertito...Ne risentiva ancora la crudele risata. A quel punto non le restava che agire. Aprì l’armadio e le valige furono pronte in un baleno. Aveva deciso che con quei duemila euri si sarebbe presa una bella vacanza, la prima vera vacanza della sua vita. Si precipitò alla stazione e salì sul primo treno in partenza, senza neanche conoscerne la destinazione. Avrebbe incontrato altra gente, visto altre facce, sentito altre storie e dimenticato quella che avrebbe dovuto scrivere e che non aveva alcuna intenzione di cominciare. Poco dopo si accorse che quel treno era diretto al Nord, precisamente a Bolzano. Bene. Era proprio l’aria di montagna che le ci voleva. Pregustava con il sorriso deliziato i monti AL FEMMINILE edizione 2016


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innevati, i boschi di larici, le acque fredde e gorgoglianti dei ruscelli, la pace dei laghi alpini. Al diavolo le spiagge assolate del Sud e le capitali caotiche. Prese posto nello scompartimento, sistemò il bagaglio sul portapacchi e finalmente si sedette e si rilassò. Nel sedile di fronte al suo un uomo ed una donna stavano sonnecchiando. Lei era una bella ragazza dai capelli corvini e dalla carnagione olivastra e teneva il capo appoggiato sulla spalla dell’uomo, un signore distinto, con una barbetta leggermente incolta ed un paio di occhialini scivolati sul naso. Erano entrambi giovani e belli e stranamente le ispiravano fiducia e una qualche vaga sensazione di familiarità. Cercò di non fare rumore, per non svegliarli. Era felice di quella fortuita combinazione e quando il treno ripartì cominciò a guardare fuori compiaciuta il vecchio mondo che si allontanava. Il cielo era ancora un po’ troppo terso e lei aveva fame di nuvole, di grigio, di frescura, di silenzio. Voleva affrancarsi da se stessa, dalle sue fantasticherie e acquietare la turbolenza della sua mente. Il treno procedeva dondolando ritmicamente. Con gli occhi chiusi e leggermente sonnecchiando Valeria, così si chiamava la nostra scrittrice, ripensava a quegli ultimi giorni inquieti e a ciò che era successo. Alla stazione di Verona si svegliò di colpo. Stranamente i due stavano ancora dormendo profondamente. Non avevano neppure cambiato posizione. Sembravano morti. Prese allora ad osservarli ancor più attentamente. Erano belli e tranquilli come angeli. Pareva che neppure respirassero tanto erano immobili e silenziosi. Valeria sperava con tutto il cuore che non entrasse nessuno nel loro scompartimento e che il


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viaggio fino a Bolzano potesse proseguire in quella quiete assoluta. La fermata durò a lungo. Intanto, fuori, la folla si accalcava ma il tramestio era sordo e lontano. Nessuno si accorgeva che c’erano dei posti vuoti e tutti passavano oltre come se neppure esistessero. “Un qualche santo ha esaudito il mio desiderio” pensò la scrittrice. D’un tratto sentì sete. Allora si alzò per prendere la bottiglietta d’acqua che s’era portata dietro. L’aveva nel bagaglio in alto. Fu a quel punto che li vide. I loro nomi, vide. Stampati a chiare lettere sulle targhette dei loro trolley: Marcello Respighi / Avvocato/ Roma - su quello blu; Jovine Anna / Psicologa / Tropea - su quello rosso. Restò di sasso, mentre l’acqua bevuta tutta d’un fiato le si fermò in gola, senza andarsene né su né giù. Benché impietrita ebbe la forza di afferrare la sua valigia e di precipitarsi verso l’uscita, in quell’istante però il treno riprese la sua marcia. Non le restò che tornare sui suoi passi e sperare che quell’incontro le portasse qualcosa di buono. “Non ci si può sottrarre al proprio destino, specialmente quando gioca con le nostre vite” pensò, abbandonandosi senza forze sul sedile ancora caldo, completamente arresa a quella incredibile fatalità. Scrittrice suo malgrado ora non aveva più scusanti: non poteva più dire né a se stessa né al suo editore di non sapere nulla di Anna e Marcello. Li aveva proprio davanti! (1° finale)

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(2° finale) Ma se l’epilogo fosse diverso? Se invece ci si potesse sottrarre al proprio destino? Riprendiamo dal momento in cui Valeria prende atto della identità dei due. Per una volta tanto riesce a muoversi più velocemente del destino. Scende dal treno, magari si storce pure una caviglia per la fretta. Ma è fuori ed è salva... Solleva lo sguardo verso il finestrino accanto al quale ha lasciato i suoi due compagni di viaggio. Che strano, non c’è nessuno. Nessun’Anna né alcun Marcello dietro il vetro sporco, solo l’azzurro opaco e sudicio del sedile sul quale se li ricordava seduti. Li aveva immaginati o erano scesi dietro di lei? No, non c’erano. Erano scomparsi, volatilizzati, persi in qualche invisibile realtà extrasensoriale... Oppure era lei ad essere entrata in un’altra dimensione, come Alice nel paese delle meraviglie? Molto più semplicemente, invece, si trattava solo di un’altra diavoleria di quello spiritello, magari Edgard Allan Poe o Alfred Hitchcock, che da un po’ di tempo le stava accanto e che ora, come al suo solito, sogghignava divertito. E a voi quale finale piace di più? Il primo, il secondo o quello che vorreste voi? Fatemi sapere....


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Testimonianza di una paziente. (Il libro di ricette) Quella che sto per raccontare è la storia di un breve, ma per nulla poco importante tratto della vita di uno dei miei pazienti. Chiamerò la persona in questione “Delfina”, poiché il suo vero nome appartiene a lei, e a lei soltanto. La storia si intitola “Il Libro di Ricette”. Essere costretti a frequentare un ospedale o far visita a persone ricoverate può essere un’esperienza che mette a contatto con il dolore e la sofferenza, ma non sempre è così. A volte anche in questi luoghi pieni di solitudine e tristezza possono nascere sorrisi e gesti generosi. Tramite il mio lavoro da fisioterapista ho avuto la fortuna di incontrare persone e vivere storie che mi hanno trasmesso tanta forza e speranza. Delfina è una signora ottantenne della provincia di Ancona ricoverata in ospedale per fratture multiple dovute ad un incidente domestico. La depressione e la tristezza causate dall’immobilità, dal dolore e dall’incapacità di accettare ciò che le stava succedendo, si fecero presto padroni di lei e le impedirono di reagire. Si sentiva stanca, provata e incredula che la vita, ancora una volta, l’avesse messa alla prova senza risparmiarle nulla. Insieme al personale medico, infermieristico e ai familiari si pensò che, oltre alla cura farmacologica, Delfina avesse bisogno di ritrovare la motivazione e uno stimolo che l’aiutasse a risollevarsi. La signora era stata per tutta la sua vita una brava cuoca, lavorando nel locale a gestione familiare nel paese in cui era AL FEMMINILE edizione 2016


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nata e cresciuta. Conservava ancora nella sua mente tutte le ricette con estrema lucidità. Un’idea nacque quasi per gioco, gli proponemmo di farci raccontare ogni giorno, durante la seduta di riabilitazione una sua ricetta e metterla per iscritto. Non passò molto tempo prima che la signora, ogni mattina alla stessa ora, con fatica e dolore causati dalla fragilità, dovette alzarsi dal letto per recarsi con passo cauto dovuto alle stampelle, verso la sala di terapia. Prima di iniziare la seduta Delfina si accomodava su una seggiola e con un sorriso e un pizzico di orgoglio, a me e ai miei colleghi raccontava dettagliatamente delle sue ricette e noi ne prendevamo nota con scrupolosa attenzione. Questo divenne un rituale mattutino. Il ricovero durò circa 60 giorni, tempo che fu necessario a Delfina per poter tornare autonoma e far finalmente ritorno a casa. Il giorno della dimissione fu un giorno di sorrisi ma anche di grande commozione. Dal personale ospedaliero che le era stato più vicino, le fu donato un regalo, una piccola scatola argentata avvolta da un nastro rosa. La scatola conteneva un piccolo un libro di ricette, bel rilegato, colorato, con allegate delle foto, note appuntate qua e là e sulla copertina scritto il suo nome. Ne furono stampate alcune copie per essere donate anche al personale di reparto, agli amici e ai familiari, che furono entusiasti di vedere Delfina risollevata e soddisfatta di aver lasciato un segno scritto. Una motivazione semplice, umile ma utile. La signora aveva trovato tramite uno stimolo, un senso per ciò che stava soffrendo e riuscì a dare un significato positivo all’esperienza


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che le si era presentata. Ci confessò che quel libro sarebbe stato un’eredità importante per i suoi nipoti, un ricordo piacevole di questa vicenda, in cui ci dimostrò che sono necessarie forza di volontà e coraggio per affrontare le sfide che la vita ci pone, grandi o piccole che siano.

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Io senza di te non ce la faccio Dicono che l'amore appartenga alla giovinezza, alla forza fisica e alla memoria buona. Ma l'amore non sempre ha a che fare con la passione, con il turbamento e con il cuore che batte così forte da farti arrossire. L'amore è tutto quello che resta quando la terra ha smesso di tremare e il vento di sollevare tutto in torno a noi. L'amore è quel mucchio di cenere che resta calda dopo che hai spento l'incendio. Sono passati vent'anni da quando ti ho conosciuta, da quando mi hai salvato la vita. Il mio cuore dolorava perché la vita mi aveva portato via un amore importante troppo presto. Ero arrabbiato e deluso. Mi muovevo piano e cercavo di pensare poco perché la rabbia ti fa odiare tutto, anche le cose belle che restano. Poi sei arrivata tu, sembravi un'adolescente tanta era la gioia che avevi nel cuore. Sei entrata nella stanza della mia vita e tra tanti mi hai invitato a ballare. Proprio io. Perché la musica non era ancora finita, e poco importava che io non la volessi sentire, tu eri lì per insegnarmi a muovere i nostri passi di danza. Ancora una volta, ancora per un po'. Hai lottato con il carattere chiuso di chi è nato in questa terra, mi hai dato il tuo tempo e hai preteso le mie risposte. Mi hai chiesto di smetterla di farmi guidare dal cervello per ascoltare il cuore. Io ho chiuso gli occhi, ho stretto la tua mano e sono saltato così in alto da avere le vertigini. Avevi ragione amore mio, come sempre. Un giorno hai smesso di riconoscermi, di sapere chi sei e anche di ballare. Avrei voluto nasconderti perché nessuno lo scoprisse, perché la tua memoria non si portasse via il nostro amore.


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Non ti posso curare. Non me lo permettono perché sono troppo vecchio e troppo stanco e mentre urlo al cielo che l'amore non è solo roba per giovani e che la vera perdita significa che ami qualcosa più di te stesso, sei già lontana da me, per sempre. Dicono che di notte sia tutto più difficile e che per prendere qualsiasi decisione si debba aspettare la luce dell'alba. Non è la notte a farmi paura. È la vita senza i tuoi passi , senza la tua voce e senza il tuo profumo. Per questo senza di te, io non ce la faccio.

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Una mamma nel paese delle meraviglie C’era una volta una bimba o un bambino, era un “granino” piccino piccino, in un paese quasi fatato, morbido, caldo ed ovattato. Non giungeva un sol raggio di sole, ma si facevano le capriole, una sorgente bagnava ogni cosa, e la vita pulsava radiosa. Quel bambino donato da Dio, qual grande gioia! Che bello, ero io! La mamma, come a sfiorar una guancia, posava la mano sulla sua pancia ed attendeva un sussulto, un colpetto, sorridendo con la festa nel petto. Ero tranquillo e contento perché mi portava ovunque e sempre con sé. Ogni tanto poteva capitare che un po' da sola volesse restare, specie quand’ero un po' più “ingombrante” e metter le calze era pesante; niente di male, avrei creduto, le bastava solo qualche minuto, ma in quel paese non si poteva: l’elfo della convivenza chiedeva di allenar dedizione e costanza l’adattamento e la tolleranza.

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Ad ogni passo, in casa, tra la gente, la mamma mi cullava dolcemente, negli occhi aveva speranze e tutine, preghiere e baci per sere e mattine. E come un’eco che torna all’orecchio, ero per lei un magico specchio, ogni abitudine, scelta … un due tre, diventava subito parte di me. Talvolta pensava a dolci crostate, ad un contorno di tonde patate, ma in quel paese non si poteva: la fata della salute chiedeva di allenare tenacia e prudenza, responsabilità con la pazienza. Pur di abbracciarmi pelle a pelle la mia mamma ha visto le stelle e per l’inganno di un orco zoppo ne ha vista anche qualcuna di troppo! Col sereno rubato da giorni storti, io e lei insieme siam stati forti, e poi con occhi di gioia accesi è nata anche lei in nove mesi. C’è chi non lascia che lieti si attenda per vezzo di protocollo o d’agenda, l’arcobaleno ha quasi distrutto misurando e programmando tutto, anche l’unicità, la meraviglia. Persin c’è chi per parlar di famiglia, di legami umani, dono speciale, AL FEMMINILE edizione 2016


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scorda il più intimo ed ancestrale: vorrebbe canoni di locazione cancellando il tempo e l’emozione, perché se qualcosa sfugge alla vista non vuol dir per questo che non esista. Un mattin tutti dormivan ancora, col mare in tempesta, proprio allora, la burrasca è stata un passaggio di grande valor per il nostro viaggio. Così da esso un incontro è sbocciato, nel sole da naufrago ho ritrovato la voce della mamma, di quel cuore, col suo profumo un nuovo calore, e tra ricordi e stelle cadenti, siam ripartiti felici e contenti.

Marianna Magagnini


Marianna Magagnini

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Una poesia per Alice! Come un chiccolino sotto la neve, sonnecchia, rannicchiato, batuffolo lieve, miracol silenzioso dalla forza dirompente, sei arrivata quaggiù improvvisamente mostrandomi, qui, dove tutto va di fretta che per fortuna anche la Vita non aspetta! Mi hai insegnato, minuscola com’eri, a metter un pò da parte ciò che era fino a ieri, il lavoro, coi bimbi, la lor caparbia freschezza, il glucosio, inventando nuove forme di dolcezza, il “corpo” conosciuto, cambiato nei mesi, la mia seconda laurea, spostando la tesi, ricordando di variar gli schemi della mente, perché la Vita e l’Amor son la forza più potente. Mi hai insegnato a parlar agli aghi scortesi incontrati troppo spesso da bimba al Salesi, qui dove a piano terra fra biopsie e “prove” c’era e c’è ancor il poster dei puffi e dove la vita mi han ridato, malgrado la paura, e or posso offrir a te l’inizio dell’Avventura, vedendo anche oggi che pur il dolore con le sue scure tinte può cambiar colore. Or spensierata scalci, preziosa stellina, ma quando ti diranno che sei troppo piccina, non credere mai “di non esser abbastanza”! Per donar grandi cose non ha importanza AL FEMMINILE edizione 2016


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la mole, ma ciò che davver “pesa” e ha valore è l’impegno, la tenacia, la bontà del cuore. Questa “norma” tien tutti un po’ in ostaggio, impera, ma spesso è solo un miraggio, le sfugge l’incredibile e il singolare, l’unicità di ognuno, le perle più rare, non sa spiegare te, vivace sorgente, gemma eccezionale e sorprendente! In questa primavera profumata di mimosa, campane e cinguettii han già un’aria festosa, tu giochi e sgambetti nella pancia, peperina, e quando ti conosceremo domattina babbo Danilo, pur autista disinvolto, sfiorerà una manina, con l’emozion in volto, e dirò or che i tuoi occhi incontreranno i miei “Sei una meraviglia, esattamente come sei!” Una poesia per Giovanni! Eccoci qua, astronauti in viaggio, giunti alla fase dell’atterraggio, su un pianeta tutto inesplorato ma già così accudito e amato, nel cuor, malgrado l’esperienza raccolta, i timori e l’emozione della prima volta, nell’animo l’enfasi per ogni indizio di questa cara meta, straordinario inizio!

Marianna Magagnini


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Quante cose da custodir, conservare, in questa valigia da preparare! Ci metterò la gioia che lieta si è accesa, all’alba di questi mesi d’attesa, Mentre animavi progetti, desideri, un mattin ci disse che invece già c’eri! Nascosto e silenzioso semino vitale, grandioso dono Divino! Ci metterò la costanza paziente del toglier dal piatto qualche ingrediente, dalla colazione al pasto serale, martedì grasso, a Pasqua e Natale, “sapendo” l’approdo più dolce e sereno proprio degli zuccheri facendo a meno! E poi l’indescrivibile sensazione del mio ballerino tondo pancione, visto con lucenti occhi di bambina quando Alice appoggiava la manina, e ad ogni sussulto improvviso, esclamava “mi calcia!” con un sorriso! Mille bacini curiosa gli ha dato e quante fiabe gli abbiam raccontato! Ci metterò la preziosa preghiera quando addormentavo Alice la sera e me ne stavo accoccolata nel letto coi miei due bimbi così stretti al petto, e quel soffitto era un cielo stellato da contemplar con animo grato! AL FEMMINILE edizione 2016


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Ci metterò la fiducia in te Giovannino, e se ti diranno che sei un po’ piccino, ricorda l’amor, la caparbietà, la premura del cuor non conoscono unità di misura. Quando ostacoli e dubbi incontrerai percorri la tua strada, non mollare mai, sai, pur su un volto d’amarezza intriso un piccolo gesto può portar il sorriso e in questa società globale e ingigantita sempre in un granello potrai trovar la vita! Or l’astronave ha il primo scossone, teniamoci forte, poi la commozione irromperà, con Danilo tratterrò il fiato, il tuo primo respiro griderà “Sono nato!”, Riconoscerai le nostre voci tra tante e direm con carezza lieve e vibrante “non si potrebbe aggiunger una virgola in più” “sei uno spettacolo perché sei proprio tu!” Auguri! C’è il presepe con la piccola capanna e Maria che già canta la sua ninna nanna, palline colorate illuminano la sera tenendosi per mano sulla ringhiera, e sotto l’albero dai dorati festoni ci sono da tempo parecchi doni: giostre di giochi, stelle del firmamento,

Marianna Magagnini


Marianna Magagnini

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animano i cuori ed il pavimento, come lucenti comete di passaggio di vita portano il lieto messaggio, pupazzi, sonagli, fiabe e mattoncini che ci riportano le voci dei bambini. Alice e Giovanni, vivaci e curiosi, di certo i doni più belli e preziosi, vi date il buongiorno con un bacino avvolti nel morbido pigiamino, insieme sul tappetone giocate, a modo vostro, fra urletti e risate e sorridendo quelle occhiate furbette chissà quante cose si sono dette! Oltre la distanza d’età e linguaggi, sapete acchiappar al volo i messaggi e con la vostra spontaneità sincera l’incomprensibil non diventa barriera. Così un altro dono ha fatto capolino: “Mamma è bello aver un fratellino!”. Allor in questo Natale “sottosopra” l’augurio dei bimbi è che il cuore riscopra nella complessità e confusione “generale” il senso delle cose e dell’essenziale e oltre ogni differenza e distanza il calore il coraggio della fratellanza.

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Nel giorno della mimosa 8 marzo: giorno della mimosa, delicato fiore calpestato. Giorno festaiolo dedicato alla donna. Marzo 1911: in quel tempo, il rogo di una fabbrica di Manhattan a New York bruciava ingiustamente i corpi di tante giovani operaie, indifese, innocenti proprio come mimose. Giorno di lutto, giorno da piangere. E le profane ne han fatto un Carnevale, un gozzoviglio senza limiti, uno spietato consumismo.

Fiorenza Lamperti


Fiorenza Lamperti

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Sulle onde del Tirreno (dedicata a Rosaria Lopez) Sulle onde del Tirreno si fermava lo sguardo della giovane Rosaria. Su un paesaggio mozzafiato si fermarono i suoi sogni. Era settembre di un lontano ’75: sul monte Circeo si compiva il delitto piÚ spietato del trentennio. Tre giovani mostri dal viso angelico, figli del denaro e del sesso facile massacrarono quel corpo, incuranti della sua bellezza e gioventÚ. E voi, madri senza scrupoli, che per coprire i vostri figli siete corse alla villa degli orrori a cancellare il sangue della povera ragazza: un sangue ancor fresco e vivo; siete corse sul luogo del massacro AL FEMMINILE edizione 2016


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per difendere una gioventù senza ideali; non pensando se l’opera compiuta si sarebbe poi ritorta un giorno su voi stesse. Sulle onde del Tirreno si fermò per sempre lo sguardo della bella Rosaria. Tre proverbi per la donna Ogni donna è vergine quando ama davvero. Ogni donna vergine se non ama è arida. Ogni donna arida non sarà mai vergine se non ama.

Fiorenza Lamperti


Fiorenza Lamperti

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Guai a chi non ama Guai a chi non sente il desiderio di amare. Sarebbe come un iceberg vagante in una notte di nebbia. Com’è inflessibile il corpo di chi non ama, spento il suo sguardo, irritante la sua voce. Guai a chi non prova lo stimolo di amare. Felice te, che hai molto amato, perchĂŠ sei forte, vitale, eternamente giovane.

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Maria Grazia Boccolini

Gramaglia Sementi, semini, frusaglia. Come in bancarella antica, mi trovo nella testa, cose vecchie, impolverate. Un grammofono, una voce, la lametta, il bricco del caffè, ceramiche sbeccate, la bambola di stoffa. Un libro, uno spartito, un vecchio violino, senza corde. Profumo d 'incenso e lino, i vestiti della nonna. Mi apro il libro dei ricordi, vedo tante cose, nel mio cuore c 'è odore di ciclamino e muschio, parole dimenticate, sparse al vento, come foglie d 'autunno, cadute su terra profumata. E, anche ora ,che primavera veste di colori il prato, sento l 'autunno inoltrato. Si mescolano stagioni, anni, giorni, nel mio presente , amato e odiato. Perché ho sbagliato, Dio, mi chiedo e mi domando. Perché quel figlio mio


Maria Grazia Boccolini

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non è tornato. Al calduccio del mio ventre aspro. Ora che i ricordi son lontani, ma le sensazioni, sempre qui a sorvegliarmi, come gendarmi e cani questurini, che mi ricordano gli anni piccolini, rimasti addietro, e tuttavia, presenti. Perdonar dovrei il mio passato, e cominciar di nuovo, nuova vita, sempre. PerchÊ ogni giorno nuovo, è come un figlio nato, piccoletto, che mi dona, ancora , nuova vita. Un altro fiato di respiro, mai non perso.

AL FEMMINILE edizione 2016


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Conchiglia Cantori romantici intonano melodie sopra gli scogli Loro chiamano Sirene le Ondine che appaiono lĂ L'immobile Gabbiano Reale di fronte al vento secco e gelido del Nord, scruta l 'Orizzonte. Ascolta, ricettivo, il suono del vento. Intanto, il Faro, dona la sua potente luce, alla buia Notte oscura. Mi sveglia, nel silenzio , il sonoro mormorio frangiflutti dei pescherecci, che intona la stessa nota, lunga , intermittente. Ăˆ l'ora del fruscio delle onde, che appaiono alla prima comparsa della aurora, onde argentee, soavi e leggere.

Maria Grazia Boccolini


Maria Grazia Boccolini

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Come alito di bimbo, entro nel loro dolce suono del loro tenue urtare sugli scogli freddi e fatali. Nella mattina fresca d 'argento, rimarrò finché il sole lo vorrà. I ricordi Ricordi Riccardo, raccordo Rami di pesco e albicocche, ranuncoli Renata, renata rena di sabbia, sbriciolata dalle dita. Sorella non più Mai più mia. Sorella acqua limpida e gelida. Nata il mio stesso giorno di luglio. Era un caldo giorno d’estate anche il tuo. Quando sei nata, in silenzio, in una stanza di sole e luce in penombra. L’unica cosa che abbiamo condiviso, il ventre materno, ma il silenzio ora ci ha circondate. Una penombra totale. Un silenzio grande come il mare scuro di inverno. Una madre che non c’è, AL FEMMINILE edizione 2016


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Maria Grazia Boccolini

una sorella che non c’è. Un padre in comune, che ci ha tenute in un palmo di mano una la destra e una la sinistra. Ci ha fatto conoscere le righe della sua mano, la destra differente dalla sinistra. Ma entrambe indispensabili Per costruire la mia vita e la tua. Una madre assente. Bambina sperduta. Ora un padre trasferito in un‘altra dimensione. Mi manca il suo abbraccio, Mi mancano le sue mani che ci rendevano Sorella e sorella, insieme.


Maria Grazia Boccolini

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Inno alla luna Tu, che sei, teneramente, appesa all’universo, da darci esempio di trionfo aureo, scandisci il tempo, senza ore. Infinita – mente, desti i nostri sogni. Senza sonno, senza meta, stai nella notte blu. Serena – mente, Bella, Tu, sei tu, che mi guardi, profonda – mente. Dolce – mente. Lieve – mente. Dimmi ancora chi sei, con la dolce nenia, dei tuoi racconti, ricordi di ninne nanne. Antiche. Rimani qui, accanto a me, cullando, dolcemente, l’anima mia con le tue mani.

“Consapevolezza”, tecnica mista su tela, cm 50x50, 2014 AL FEMMINILE edizione 2016


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Rallenta (la vita è breve) Passeggiando per il parco ci son tanti bambini che fanno il girotondo non hai notato i loro sorrisi gioiosi?! Hai mai ascoltato il rumore dell’acqua quando cade a terra?! Hai mai osservato una farfalla svolazzare con il suo volo irregolare?! Oppure il sole al tramonto?! Andando sempre veloce non hai notato quanto sia bello il mondo, osserva e pensa il tempo è breve, la musica non durerà! Quando incontri un amico e gli dici “Come stai?” non correre, ascolta la risposta. Com’è bello ritornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, sdraiarsi nel letto ma hai tanti problemi che assillano la tua mente! Faresti meglio a non pensare! Con calma le cose si aggiusteranno. Rallenta…non danzare così veloce! Il tempo è breve, la musica non durerà! Quante cose perdiamo nella vita andando sempre di fretta, perdiamo metà del piacere di andarci!

Graziella Savelli


Graziella Savelli

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Quando sei preoccupato e corri tutto il giorno calmati, non buttare via la tua giornata. E’ come un regalo mai aperto, gettato via. Fermati e pensa…la vita non è una corsa, prendila piano. Ascolta la musica percorri tutto ciò che vedi con calma. Vedrai cose meravigliose che andando sempre di fretta non hai mai notato. Rallenta. La vita è breve! L’avvoltoio Somalia città dove guerre e malattie fanno parte della vita quotidiana, strade piene di carri armati con soldati in assetto di guerra, sempre con mitra spianati che sparano al primo malcapitato che attraversa la loro linea. Case distrutte e detriti dappertutto, bambini che cercano da mangiare nei rifiuti della spazzatura, che tristezza! D’un tratto da una tenda malconcia esce una bambina con il viso scavato ed il corpicino scarnito di chi per tanto tempo AL FEMMINILE edizione 2016


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non ha mangiato, indossa un vestitino lacero e tutto rattoppato, cammina a fatica per quella strada polverosa, ogni tanto si ferma e si siede su qualche maceria incontrata per la via, poi si rialza, fa ancora pochi passi e si riposa ancora, non ha più forze per andare avanti, poco più lontano c’è un avvoltoio che aspetta la preda, la bambina prova ancora a rialzarsi, fa pochissimi passi, poi si accascia al suolo. L’avvoltoio piano piano si avvicina, sta per afferrare la sua preda ma ecco giungere da un angolo della strada un Angelo biondo prende la bambina e la porta con sé in Paradiso. Buon compleanno gigante buono Quanta strada hanno fatto le mie scarpe in questi anni passati, ho smarrito durante il viaggio le piume lucenti della mia gioventù. Tante cose sono passate davanti ai miei occhi sparite come un lampo.

Graziella Savelli


Graziella Savelli

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Dopo tanto cammino mi guardo allo specchio ma non mi ritrovo più, non ho più il mio bel fisico da marinaio, quando le ragazzine si fermavano a guardarmi, ora il mio corpo si è un po’ appesantito però i miei occhi sono sempre belli, azzurri come il mare. Mi riguardo allo specchio e mi sento sereno, adesso vedo in me il gigante buono, premuroso e rispettoso con tutti. A tutte le ragazze chiamo “Amore” ma la sera mi ritrovo sempre solo a ripensare al tempo passato, all’improvviso un pensiero attraversa la mia mente, apro il cassetto dei ricordi, fra tante cose a me più care, c’è anche una lettera del mio primo amore, l’ho presa con gioia tra le mani, quante parole dolci e frasi appassionate, in quell’istante ho rivissuto i momenti più belli della mia vita, l’ho ripiegata con cura, tenendola stretta stretta vicino al mio cuore.

AL FEMMINILE edizione 2016


Bianca Deangelis

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Elefante 2015


Bianca Deangelis

79

Fiori 2014

AL FEMMINILE edizione 2016


Bianca Deangelis

80

Dal vero 2014


Bianca Deangelis

81

Ritratto 2015

AL FEMMINILE edizione 2016


Claudia Cattalani

82

Mio figlio 2004


Claudia Cattalani

83

Valeria 2009

AL FEMMINILE edizione 2016


Claudia Cattalani

84

Girasoli 2015

Frutta 1996


Claudia Cattalani

85

Girasoli 2009

AL FEMMINILE edizione 2016


Claudia Cattalani

86

Regalo agli sposi 2012


Claudia Cattalani

87

Il Cristo 2006

A Luca 2009 AL FEMMINILE edizione 2016


Claudia Cattalani

88

Decoro su ante di legno " uva bianca" 2009

Rose dipinte su stoffa 2009


Mariella Antonietti

89

Decori su stoffa

AL FEMMINILE edizione 2016


90

Mariella Antonietti

Arazzo tessuto a mano – raccontare il paesaggio 2013


Mariella Antonietti

91

Acquerello – natura e segreto del mare 70x56 2009

Studio di “urbino” – tecnica mista 38x40 2014 AL FEMMINILE edizione 2016


92

Mariella Antonietti

Quadro ad olio – dialogo con la luna 2015


Mariella Antonietti

93

Nene Zerbini – ritratto – acrilico su carta 2013

AL FEMMINILE edizione 2016


94

Mariella Antonietti

Studio della figura – acrilico- 25x30 2009


Melissa Guidi

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Salirò

Sentiero

AL FEMMINILE edizione 2016


Melissa Guidi

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L’attesa

L’intesa


Melissa Guidi

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Crinale

ComplicitĂ

AL FEMMINILE edizione 2016


Melissa Guidi

98

Caricaaaa

ComplicitĂ




Valeria Gramolini

19

le oche

i tacchini

l ’asinello

il cane

il gatto

ed i topi che avevano fatto la loro tana nel granaio.

AL FEMMINILE edizione 2016


Valeria Gramolini

21

quando fuori fa freddo e la neve imbianca l’orto ed i campi.

Ma non c’era niente da fare: voleva avere ragione lui “Alle 5 ..... tutti in piedi .....!!” Così sembrava dire Pierpaolo quando dava la

sveglia

salendo in cima al trespolo, più puntuale di un orologio svizzero: gonfiava il petto, allargava gli occhi e faceva vibrare l’ugola mettendo tutti sull’attenti.

AL FEMMINILE edizione 2016


Valeria Gramolini

24

Ma lui niente. Era nato per quello e quello faceva. Tanto il sonno gli bastava. Lo sapete no, che i polli vanno a letto molto presto, subito dopo che il sole è tramontato ...

Antonietta e Alfredo erano molto stanchi di questa situazione. “Sta a sentire Pierpaolo – gli dissero un giorno . non ce la facciamo più ad andare avanti così. O te la finisci di cantare alle 5 del mattino oppure ti tiriamo il collo e ti facciamo arrosto !!!”


Valeria Gramolini

25

All’idea di finire allo spiedo dopo una vita di onorata carriera il gallo rimase davvero male. Non se lo meritava proprio un affronto del genere! In più non capiva i motivi di quella minaccia.

Pierpaolo era molto triste e confuso. Da un lato, essendo un bravo gallo, voleva obbedire ai suoi padroni, dall’altro, proprio perché era un bravo gallo, sapeva di dover cantare ogni mattina alle 5. Così gli diceva il suo sangue, così gli avevano sempre ripetuto suo padre e suo nonno:

“Se vuoi un bravo gallo diventare alle 5 del mattino devi cantare ...!” AL FEMMINILE edizione 2016


Valeria Gramolini

27

Rimbeccavano ridendogli dietro e togliendogli il saluto. I padroni invece erano contenti di come si stavano mettendo le cose. Quando al mattino alle 5 il gallo saliva faticosamente sul trespolo e dava fiato alle sue misere trombe quasi ormai non lo sentivano piÚ. La sua voce era diventata un gridolino ridicolo e soffocato ed a poco a poco anche tutti gli animali della fattoria cominciarono a dormire sempre piÚ a lungo. Avevano perso lo squillo tonante che dava loro la sveglia ed intanto che dormivano il nemico cominciò ad avanzare.

AL FEMMINILE edizione 2016


30

Valeria Gramolini

Ma di Pierpaolo neppure l’ombra. Se n’era andato, aveva fatto i bagagli ed era andato via quella notte stessa, prima che arrivassero le volpi ed i padroni. Ne aveva avuto abbastanza. Così aveva detto ad un topo che s’era svegliato nel cuore della notte per rosicchiare un po’ di grano e l’aveva visto allontanarsi con le lacrime agli occhi ed un fagotto sulle spalle. Offeso ed umiliato aveva lasciato quella gente ingrata ed era andato in cerca di fortuna, di un pollaio riconoscente e di veri padroni, che lo lasciassero cantare in pace alle 5 di mattino, così come sanno e devono fare i galli. Lui era nato per questo e non poteva soffocare ancora un minuto di più la ragione della sua vita, anche se per un po’ gli avevano fatto credere il contrario. Cercava un posto in cui fosse accettato per ciò che era: un gallo, nient’altro che un bravo gallo, desideroso solo di fare bene il proprio mestiere e di essere se stesso fino in fondo.


Valeria Gramolini

19

le oche

i tacchini

l ’asinello

il cane

il gatto

ed i topi che avevano fatto la loro tana nel granaio.

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Valeria Gramolini

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quando fuori fa freddo e la neve imbianca l’orto ed i campi.

Ma non c’era niente da fare: voleva avere ragione lui “Alle 5 ..... tutti in piedi .....!!” Così sembrava dire Pierpaolo quando dava la

sveglia

salendo in cima al trespolo, più puntuale di un orologio svizzero: gonfiava il petto, allargava gli occhi e faceva vibrare l’ugola mettendo tutti sull’attenti.

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Valeria Gramolini

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Ma lui niente. Era nato per quello e quello faceva. Tanto il sonno gli bastava. Lo sapete no, che i polli vanno a letto molto presto, subito dopo che il sole è tramontato ...

Antonietta e Alfredo erano molto stanchi di questa situazione. “Sta a sentire Pierpaolo – gli dissero un giorno . non ce la facciamo più ad andare avanti così. O te la finisci di cantare alle 5 del mattino oppure ti tiriamo il collo e ti facciamo arrosto !!!”


Valeria Gramolini

25

All’idea di finire allo spiedo dopo una vita di onorata carriera il gallo rimase davvero male. Non se lo meritava proprio un affronto del genere! In più non capiva i motivi di quella minaccia.

Pierpaolo era molto triste e confuso. Da un lato, essendo un bravo gallo, voleva obbedire ai suoi padroni, dall’altro, proprio perché era un bravo gallo, sapeva di dover cantare ogni mattina alle 5. Così gli diceva il suo sangue, così gli avevano sempre ripetuto suo padre e suo nonno:

“Se vuoi un bravo gallo diventare alle 5 del mattino devi cantare ...!” AL FEMMINILE edizione 2016


Valeria Gramolini

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Rimbeccavano ridendogli dietro e togliendogli il saluto. I padroni invece erano contenti di come si stavano mettendo le cose. Quando al mattino alle 5 il gallo saliva faticosamente sul trespolo e dava fiato alle sue misere trombe quasi ormai non lo sentivano piÚ. La sua voce era diventata un gridolino ridicolo e soffocato ed a poco a poco anche tutti gli animali della fattoria cominciarono a dormire sempre piÚ a lungo. Avevano perso lo squillo tonante che dava loro la sveglia ed intanto che dormivano il nemico cominciò ad avanzare.

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30

Valeria Gramolini

Ma di Pierpaolo neppure l’ombra. Se n’era andato, aveva fatto i bagagli ed era andato via quella notte stessa, prima che arrivassero le volpi ed i padroni. Ne aveva avuto abbastanza. Così aveva detto ad un topo che s’era svegliato nel cuore della notte per rosicchiare un po’ di grano e l’aveva visto allontanarsi con le lacrime agli occhi ed un fagotto sulle spalle. Offeso ed umiliato aveva lasciato quella gente ingrata ed era andato in cerca di fortuna, di un pollaio riconoscente e di veri padroni, che lo lasciassero cantare in pace alle 5 di mattino, così come sanno e devono fare i galli. Lui era nato per questo e non poteva soffocare ancora un minuto di più la ragione della sua vita, anche se per un po’ gli avevano fatto credere il contrario. Cercava un posto in cui fosse accettato per ciò che era: un gallo, nient’altro che un bravo gallo, desideroso solo di fare bene il proprio mestiere e di essere se stesso fino in fondo.


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