Le tracce del sole sui monumenti dell’antichità Relatore: Flavio Bernacchia
Meridiane da alcuni articoli di Nicola Severino
Redazione Ing. David Guanciarossa Associazione Monte Porzio cultura Monte Porzio 25 marzo 2007
San Vito sul Cesano - semplice orologio solare sul lato sud della chiesa (foto M.Arnaldi)
Fossombrone - Duomo
Testo e foto: N i c o l a S e v e r i n o Impaginazione: I n g . D a v i d G u a n c i a r o s s a Pubblicazione: A s s o c i a z i o n e M o n t e P o r z i o c u l t u r a 2 0 0 7
Introduzione In occasione della conferenza «Le tracce del sole sui monumenti dell’antichità», l’Associazione ha pensato di preparare questo opuscolo per far conoscere le meridiane più antiche e più originali. Quanto scritto in seguito è tratto da alcuni articoli dell’Ing. Nicola Severino, rintracciati in internet all’indirizzo http://www.nicolaseverino.it, il quale ha concesso gentilmente l’uso del materiale a scopo didattico finalizzato a questa conferenza. L’Associazione vuole portare un contributo significativo nella conoscenza delle diverse tematiche che man mano, anno dopo anno, vengono presentate nelle conferenze. Da quest’anno è anche possibile ascoltare, via internet, i relatori. Lo scopo di questo opuscolo, come quelli già dati in precedenti conferenze, è quello di lasciare ai partecipanti qualche cosa che stimoli la conoscenza e lo studio degli argomenti trattati.
Presidente dell’Ass. Monte Porzio cultura Ing. David Guanciarossa
Dal Tuscolo la prima pietra del tempo Cronologia delle prime meridiane di epoca romana ritrovate in scavi archeologici nel XVIII secolo Possiamo immaginare la sorpresa e lo sgomento di coloro che ebbero ad osservare con i propri occhi il primo esemplare di meridiana di epoca romana. Una pietra scavata al suo interno. Una pietra da cava con delle strane linee. Chissà se alcune di esse furono mai recuperate e messe in salvo, considerato che a ritrovarle spesso erano operai che lavoravano nelle cave e nei primi siti archeologici. Verso la metà del XVIII secolo fu trovata la prima meridiana in una villa sul Tuscolo che fu salvata grazie all'attenzione che qualcuno ebbe nella catalogazione dei reperti e pietre "strane" che affioravano man mano durante gli scavi. Ci occuperemo qui principalmente degli orologi classificati poi come l'Hemicyclium di Beroso e ritrovati negli scavi archeologici prendendo in considerazione solo quelli trovati nel XVIII secolo, mentre ricordiamo per dovere di cronaca che nello stesso tempo furono ritrovati anche tre orologi solari portatili inusuali ed interessanti: il prosciutto di Portici, scoperto negli scavi di Portici l'11 giugno del 1755, un'altro, definito "prospanklima", descritto da Baldini in una sua dissertazione, nonché un "disco nel piano", studiato da Francesco Peter e Settele. 1746. Villa Rusinella al Tuscolo, Roma. Il primo ritrovamento (gibbs 1035G) Seguendo la cronologia di queste scoperte, sembra aversi la certezza che il primo e più antico ritrovamento dell'hemicyclium si ebbe nel 1746 e, stando alle bibliografie del tempo, pare che la descrizione di questo orologio sia stata pubblicata per la prima volta da Zuzzeri Giovanni Luca: D’una antica villa scoperta sul dosso del Tuscolo, e d’un antico orologio a sole tra le rovine della medesima ritrovato., Dissertazioni due., Venezia, Modesto Fenzo, 1746., In 4¼, (mm. 250x185) cartonato antico, pagg. 86-26+1 tavola in rame ripiegata con l’orologio solare in questione, in una edizione che è divenuta molto rara. Sulla paternità della scoperta del primo orologio romano c'è però qualche dubbio. Intanto, è curioso notare che l'Encyclopédie di Diderot-D'Alembert, dell'epoca, alla voce Gnomonique (pag. 227) riporta che "le pere Zuzeti fit graver ce cadran, et publia dans l'article XIV du Journal de Savans, une dissertation curieuse sur cette ingénieuse machine...", e che invece non ho trovato in una ricerca dentro la rivista citata dall'enciclopedia. Si nota anche il vistoso errore relativo al nome dell'autore (Zuzeti, invece che Zuzzeri). Inoltre, varie enciclopedie dell’epoca riportano indietro la data del ritrovamento al 1741, ma mi sembra inverosimile che le pubblicazioni di Zuzzeri e del Giornale de’ Letterati siano postume poi di cinque anni! 1751. Castelnuovo di Porto (Roma) – Gibbs 1036G Non si conosce la data precisa del ritrovamento di questo orologio. Gli articoli dell'epoca riportano che esso fu rinvenuto negli scavi archeologici di Castelnuovo pochi anni dopo il primo ritrovamento dell'orologio del Tuscolo (1746), probabilmente tra il 1749 e 1750. Peraltro il luogo sembra essere avvolto dal mistero perchè tre fonti lo definiscono in modo diverso. Una parla di un Castelnuovo vicino la Via Flaminia a Roma; P. Romano scrive
"Castelnuovo di Porto" e le Pitture Antiche d'Ercolano "Castelnuovo nel Patrimonio di S. Pietro". Nel 1751, questo si sa per certo, tale orologio rapì l'attenzione e la curiosità di Papa Benedetto XIV che lo "fece restaurare, mettervi il gnomone e collocare a una finestra del museo capitolino affinché anche oggi - secondo l'iscrizione appostavi - ci potesse mostrare le ore ineguali degli antichi", scrive ancora P. Romano nel libro citato. Le stesse informazioni sono riportate anche dall'Enciclopedia Britannica. Oggi questo orologio è conservato nel Museo del Palazzo dei Conservatori a Roma (inv. N. 1295) e fu disegnato da Antonini al n. 1. 1755. Portici (Napoli) (sinistra) Negli scavi archeologici di Portici, alla periferia di Napoli, l'11 giugno del 1755 viene ritrovato il più curioso e sorprendente orologio solare romano , passato alla storia come il "prosciutto di Portici" per la sua forma identica (appositamente voluta) al prosciutto del maiale. Si tratta di un curioso orologio solare portatile d'altezza verticale che venne descritto prima in linea generale dall'Encyclopédie di Diderot-D'Alembert e successivamente nei particolari e correzioni dagli autori delle Pitture Antiche d'Ercolano.
1769. Ercolano, Villa Scipio (Gibbs 7004) Museo Romano (destra) Questa meridiana è stata conservata negli anni ’70 nel chiostro del Museo Archeologico Romano delle Terme di Diocleziano. Poi, forse nei primi anni ’80, fu spostato, insieme ad altri esposti nel chiostro, nei locali sotterranei e nei depositi detti “Garibaldini”. Ma la provenienza resta confermata da Pompei. 1787. Palestrina. Gibbs 1018 Questa meridiana sferica è descritta da Gibbs al n° 1018, ma non l’ha vista di persona. La colloca nella collezione della Ince Blundell Hall Lancashire, ma si trova invece nel “Liverpool Museum” in Inghilterra. Il busto in rilievo sulla base dell’orologio potrebbe rappresentare una dedica a qualche filosofo, o al proprietario dell’oggetto. Fu trovato a Palestrina prima del 1787. E’ una meridiana di ottima fattura. Un antico dizionario di antichità classiche riporta che il busto qui rappresentato è quello di Beroso e che sulla base dell’orologio si trovava scritta la parola “hemicyclium”.■
La meridiana romana di Martberg Il dr. Thoma da Martberg ha comunicato [1] il ritrovamento di un orologio solare romano in una campagna di scavi archeologici del 2002 intrapresa nell'area di Martberg e che lo stesso oggetto è stato esaminato dal dr. Schaldach, ma non sembra sia stato ancora divulgato nell'ambiente gnomonico. Il frammento è grande circa 30 cm e sembrerebbe appartenere ad un orologio solare emisferico. Si vedono porzioni di 6 linee orarie e due curve di declinazione corrispondenti al solstizio invernale e all'equinozio. Stranamente però non si nota un foro o incavo per l'alloggiamento dello gnomone sul bordo superiore in corrispondenza dell'ora Sesta. Ciò potrebbe essere spiegato ipotizzando uno gnomone disposto in modo diverso, come per esempio perpendicolarmente nel centro della vasca emisferica. In tal caso, solo il vertice dell'asta fornirebbe l'indicazione oraria e calendariale. [1] La comunicazione mi è stata gentilmente fornita da Reinhold Kriegler nel corso del 2005
La meridiana romana di Aphrodisis Immagine della meridiana di Aphrodisias come nell'articolo di Chaniotis E' l'archeologo Angelo Chaniotis a descriverci un bel frammento di meridiana conica proveniente dagli scavi di Aphrodisis, una delle antiche città della provincia di Lydia in Turchia, vicino al villaggio di Geyre nel distretto di Caracasu, 38 km a sud di Nazilli. Inoltre ci da notizie interessanti di altri ritrovamenti che riguardano la stessa area . Nel suo lunghissimo articolo [2] Chaniotis descrive 33 iscrizioni greche trovate su manufatti archeologici scavati tra il 1995 e il 2001 e, tra questi, il frammento di orologio solare che ci interessa da vicino. Inventario n° 98.010. Piccolo frammento di un orologio conico, rotto ai lati e nella parte inferiore. E' conservato sulla sommità il foro per l'alloggiamento di uno gnomone di metallo. Altezza 19 cm; Larghezza 20 cm; profondità 9 cm; altezza delle lettere incise 6 cm . Trovato nel 1998 nello Stadium, "trench 4". Data stimata, circa terzo secolo d.C. Il reperto è pregevole perchè riporta anche diverse lettere incise che sono così state interpretate:
Una meridiana, posteriore all'epoca romana, fu trovata nel Tethraston, ad est del Teatro e descritta da Pattenden nel 1981. Altri frammenti di orologi solari furono trovati nel Bouleuterion (inv. n. 65.254), nel Teatro (inv. n. 68.402 e 73.58 a e b), ad est dell'East Gate dell'Agora (non pubblicati inv. n: 92.53). Un piccolo orologio solare con iscrizioni fu trovato in un luogo cristiano (non pubblicato, inv. n. 90.14) e un'altro orologio portatile di bronzo fu descritto e pubblicato da De Solla Price nel 1969. Anche il 1055G di Gibbs, conservato nel museo di Selkuk, sembra provenire dagli stessi luoghi, ma non è certo.■ [2] A. Chaniotis, New inscriptions from Aphrodisias (1995-2001), American Journal of Archaeology, Vol. 108, n° 3, July, 2004, pag. 414
La meridiana di Traianopolis ha finalmente un volto E' questa una meridiana di grande importanza, certamente tra i migliori esemplari ritrovati. Ricca di dettagli gnomonici e di iscrizioni greche. Sono rare le meridiane che recano incise più di tre curve di declinazione solare, questa ne ha 6, come in alcuni casi già visti nel sito di Pompei (vedi mio CD-R De Monumentis Gnomonicis....). Sharon Gibbs, nel noto libro "Greek and Roman Sundials", pubblicato nel 1976, la descrive al n° 1004, non avendola vista, probabilmente in base ad un approssimativo disegno avuto come comunicazione. Qui la possiamo invece vedere in una discreta foto fatta da qualche turista e poi divulgata su internet in uno dei tanti siti in cui si raccontano le proprie gite turistiche. Grazie a questa foto, possiamo intanto dire che si tratta non di una meridiana sferica, ma bensì di una conica. L'elegante disegno dei "piedi leonini" descritti da Gibbs sembra trasformarsi in qualcosa di diverso, non molto facilmente identificabile, ma quasi sicuramente diverso dalla forma di zampe di leone, come si vedono in molti altri esemplari. Un'altra differenza che può notarsi, rispetto alla descrizione di Gibbs è che nel suo disegno si vede lo spazio compreso tra le prime due curve di declinazione superiori totalmente bianco, eccetto per il tratto di linea meridiana (ora Sesta), mentre in questa foto si vede chiaramente che solo nella
parte sinistra (alla destra di chi guarda) si nota dello spazio bianco tra le due curve di declinazione e non solo. Anche nel settore compreso tra la seconda e la terza curva di declinazione, sempre dalla stessa parte sinistra, si nota come un'assenza dei tratti orari. Tuttavia, la stessa foto ci permette di osservare, in questi spazi, dei tenui tratti incisi che sembrano coincidere abbastanza con le relative linee orarie. Potrebbe essersi trattato, quindi, semplicemente di una cancellazione della pittura all'interno dei solchi incisi. La parte superiore è rotta, soprattutto nella zona destra e probabilmente la meridiana ha subito ulteriori danni dal 1976 ad oggi, in quanto nel disegno di Gibbs sembra leggermente piÚ integra. Ad ogni modo, le linee orarie sono tutte visibili, dalla prima alla undicesima. La meridiana fu ritrovata a Loutra, l'antica Traianopolis e nel 1976 doveva essere conservata nel Museo di Kavalla in Grecia. Per il resto delle informazioni relative alle misure ed alle inscrizioni greche, riporto la scheda di Gibbs. (Scheda di Sharon Gibbs da "Greek and Roman Sundials", Yale, 1976)
In questa foto si può vedere una buona immagine dello straordinario orologio solare conico di Tomis.
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L'orologio floreale del Linneo L'orologio floreale di Linneo non è, a rigore, un'opera da considerarsi strettamente gnomonica in quanto in questo caso non esiste una relazione geometrica tra l'ombra di uno gnomone ed il moto apparente del Sole nel cielo. Tuttavia, il suo fascino, avvolto soprattutto nel "mistero" della puntualità in cui si aprono e schiudono determinati fiori, ha sempre colpito l'immaginazione dell'appassionato cultore della scienza del tempo. Diversi sono, infatti, gli autori di gnomonica che hanno fatto omaggio a Linneo ricordando questo suo famoso esperimento. In questo articolo, Dal Pearson, ne parla in modo estremamente semplice, con il chiaro intento di rivolgersi a tutti i lettori, anche a quelli che non hanno alcuna specifica preparazione in botanica come in gnomonica ed indica con freschezza e passione le semplici modalità per costituire un orologio di flora, dando anche consigli pratici che difficilmente si sono letti in altre pubblicazioni. Il traduttore dell'articolo per la rivista La Lettura, ha ritenuto importante mantenere affianco ai nomi italiani dei fiori, anche gli originali inglesi. Dal Pearson L'orologio sostituito dai fiori (dalla rivista La Lettura, Fasc. 5, maggio 1905, p. 478). In una piccola città della Svezia, Upsala, è vissuto nel secolo scorso uno dei più grandi scienziati del mondo, il famoso botanico Linneo, che fu un vero pioniere nel campo dell'indagine vegetale, in un tempo in cui al popolo delle piante si dedicavano poca attenzione e poca cura. Nel suo giardino di Upsala, Linneo osservava le piante con l'amore di un padre, e assai poco delle sue caratteristiche è sfuggito al suo occhio acuto. Ora un'abitudine delle piante fermò soprattutto la sua attenzione: quella che alcuni fiori si schiudano e si chiudano periodicamente a diverse ore del giorno; e ciascuno di essi ripeta giorno per giorno esattamente il suo orario di apertura e di chiusura dei petali. Tale costume non è un capriccio individuale d'un solo fiore, ma una abitudine di vita particolare a ciascuna specie; poiché i fiori che aprono i loro bottoni un giorno ad una data ora, in un altro giorno compiono lo stesso programma alla ora medesima, durante la loro breve vita. Cosi' attraverso alla mente del Linneo balenò l'idea che egli poteva sapere sempre quale ora fosse solo seguendo il grazioso aprirsi e chiudersi dei fiori. E costruì il primo orologio floreale. Non è difficile davvero farsene uno; si deve solo avere l'avvertenza di comporlo con piante che fioriscano tutte nello stesso mese. Molte volte non si è tenuto conto di questa condizione semplice e logica e poi si è data la colpa ai fiori dell'inesperienza del loro adunatore. Noi non cadremo in questo; sceglieremo fiori del mese di luglio, e con essi faremo il nostro orologio.
La mattina Uno dei fiori più mattinieri del luglio è quello che comunemente si chiama barba di prete (Goat's Beard). Quando voi vedrete i suoi bottoni, di color d'oro schiudersi, potrete senza tema di fallare indurre che sono le cinque del mattino. Alle sei è la volta della Lassana (Nippleword). Tra le sei e le sette la bella Rosa del Giappone (Japanese Rosa) apre i suoi petali gialli e rosei, e brilla di tutta la sua freschezza giovanile; mentre verso le sette un certo numero di fiori,aprendo la corolla avvertono che il sole è alto nei cieli. Il Lino d'Africa (Great Flax) apre i suoi bei bottoni rossi e la sua pianta che poco prima era una cosa senza bellezza, diventa una massa fiammeggiante. E insieme ad esso si aprono i fiori della Patata e del Macerone. Un po' più tardi, se il tempo è bello e propizio, il Giglio d'acqua apre la gloria dei suoi fiori e galleggia sull'acqua con i suoi bianchi petali. Il Fiorancio (Marygold) sente contemporaneamente il gioioso invito del giorno, e con lui la sensitiva Pimpinella rossa; ci avviciniamo all'ora della colazione. Alle nove si schiude l'Eschscholtzias, una pianta, come si vede, un poco poltrona, che ama gli indugi sonnacchiosi; ancora più neghittoso di lei è il Jeracio (Hawkweed) che aspetta le dieci per scuotere dalla sua testolina graziosa quelli che gli antichi chiamavano i vapori cimerii. Mentre essi fanno ancora la loro toeletta mattutina, la solerte Lassana (Nippleword), ha finito il suo lavoro; essa s'è svegliata alle sei, ha bevuta la sua rugiada e il suo sole, ha ricevuta la visita di insetti e di farfalle, e con la coscienza tranquilla può rimettersi a dormire. Alle undici la Lassana dorme; a mezzodì la barba di Prete segue il suo esempio, menter al tocco, la poltronissima tra le piante, l'Erba cristallina (Ice plant) si sveglia finalmente. Abbiamo potuto stabilire, nella mattinata, l'ora quasi sempre osservando lo schiudersi dei fiori; a orientarci nel pomeriggio sarà il loro rinserrarsi. Il pomeriggio Quando il Grano e il Cardo (Common Sow Thistles) che si sono chiusi tra le sette e le otto, si abbandonano al sonno, sono le due; e sono circa press' a poco le tre quando la Pimpinella (Scarlet Pimpernel) li imita. Anche i fiori di Patata seguono press' a poco quest'orario ma sono delle persone poco puntuali, sensibilissime al calore e alla luce, e secondo il grado di questo calore e l'intensità di questa luce, capaci di modificare grandemente il loro programma. Verso le quattro l'Eschscholtzias si prepara a seguire la Pimpinella; il Jeracio segna il medesimo programma; alle cinque è la volta di andare a letto del Fiorancio; il Lino d'Africa veglia un'ora di più, ma alle sei sogna già. Alle sette la rosa giapponese chiude i suoi petali, mentre il giglio d'acqua fa gli ultimi preparativi per un buon sonno. Da quest'ora in poi il tempo è segnato dal graduale svegliarsi dei fiori di notte, i quali non hanno le tinte brillanti dei loro fratelli diurni, ma sono quasi sempre bianchi, perchè gli insetti possano distinguerli nella notte, ed esalano un profumo intenso. Alle 8 di sera schiudono i loro petali il Beldinotte e la Rosa della Sera (Evening Primrose); alle nove è la volta del Pigliamosche (Nottingham Catchfly), una pianta che si svegli a con dei grandi appetiti; alla stessa ora press' a poco si svegliano i fiori del tabacco, che però non vanno molto d'accordo tra loro. Un'ora dopo, alle dieci, comincia ad aprire il suo grande e meraviglioso fiore la Regina della Notte (Queen of the Night), un cactus brasiliano veramente magnifico e ormai comune nei nostri paesi. C'è poi un momento di tregua; solo verso mezzanotte lo stesso superbo cactus termina di aprirsi; è nel pieno della sua bellezza, ma pompeggia poco, poichè verso le due della mattina, ricade in un sonno che durerà 20 ore. E buon pro gli faccia. Alle tre della mattina il Pigliamosche dorme anch'esso. Alle quattro il sonno è generale. Tutti i fiori diurni e notturni sognano orge di rugiada, trionfi di sole, e amori di farfalle. Quindi alle 5 la Barba di Prete si ridesta, e la storia ricomincia. Con un poco di pratica ed osservazione, ognuno potrà farsi un orologio floreale per ogni altro mese della buona stagione.
L'orologio di Flora disegnato da Pearson è solo uno schema che riporta le ore in cui si dischiudono i fiori a cui è simbolicamente accostata una meridiana orizzontale (superiormente) per sostenere il concetto di tempo solare.
Il frontespizio dell'edizione originale della Filosofia Botanica di Linneo edita a Stoccolma nel 1751 â–
Se l'ora vorrai sapere, un mandolino dovrai tenere Orologio a forma di mandolino descritto da Cowham nel BSS Bulletin e attribuito ad Hans Troschel. Da BSS Bulletin, vol 15, march 2003 E' costruito per una latitudine di 51 gradi e risale ai primi decenni del XVII secolo.
Come si vede dalla figura, lo strumento ricalca bene la forma di un mandolino, ma essenzialmente si tratta di un orologio solare del tipo "dittico". E' formato da un quadrante verticale ed uno orizzontale con le ore astronomiche intere e punti di mezzore, con un unico "assostilo" formato da un filo che congiunge i due quadranti e la bussola ricavata nel vano orizzontale. Uno strumento molto semplice e dalla manifattura artistica qualitativamente non delle migliori della sua epoca. Per pura curiosità, Cowham riporta che questo strumento si vende per 4,600 sterline! Stando alle dimensioni della bussola, l'orologio-mandolino non dovrebbe essere più grande di una decina di centimetri e dovrebbe stare comodamente nel palmo di una mano. L'unico altro riferimento trovato su questo strano tipo di orologio solare è quello presentato per la prima volta da Ch. En. Guillaume nel 1891 in un articolo dal titolo Les Cadrans Solaires pubblicano nella rivista francese "La Nature", n. 931 del 4 aprile 1891 e poi tradotto in inglese e pubblicato su un supplemento di Scientific American, n. 810 dell'11 luglio 1891. L'articolo di Guillaume fa seguito ad una sua precedente nota su due curiosi orologi solari, uno in forma di anello astronomico e l'altro a forma di orologio cubico portatile. Nella sua seconda nota Guillaume descrive un quadrante solare da viaggio del tipo anello astronomico realizzato da Butterfield e il curioso orologio solare a forma di mandolino. L'unico dato certo è che lo strumento disegnato da Guillaume (vedi figura sotto) reca la data del 1612 e lo stile dei disegni e soprattutto del piccolo quadrante in alto sul lato aperto verticale, fanno pensare che Hans Troschel di Norimberga c'entri qualcosa. Anzi, che possa considerarsi il probabile "inventore" di questa categoria di orologi solari, considerato che la data ivi impressa e quella proposta da Cowham per l'altro strumento simile visto sopra, praticamente coincidono. Qui a lato si vede l'immagine con buona risoluzione pubblicata da Guillaume e riprodotta poi in Scientific American e fino ad oggi nell'enciclopedia virtuale "Wikipedia" in internet. Da "Scientific American", Gutemberg Project. ■
CURIOSITA’ Tavola orologio solare orizzontale di Kircher in cui è rappresentato un orologio solare orizzontale centrale con l’influsso dei pianeti sulle singole parti del corpo durante l’anno e sette piccoli orologi planetari normali
Qui a fianco un particolare della tavola precedente con l’orologio planetario dell’influsso di Mercurio.
Ancora un particolare della tavola precedente in cui la scritta in latino definisce chiaramente l’uso dell’orologio solare ivi rappresentato. ■
Mondolfo – Via Buona Cesta
Pesaro – Lega Navale
Mondolfo – Scuola media
Fano – Via Papiria
A sinistra - Chiesa di Candelara
(progetti e realizzazioni del Geom. Flavio Bernacchia)
Link www.nicolaseverino.it www.monteporziocultura.it e-mail nicolaseverino@libero.it monteporziocultura@monteporziocultura.it Stampa Associazione Monte Porzio cultura - febbraio 2007