Corso antincandio per Guardia Particolare Giurata (D.M. 10/03/1998)

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ADDETTI ANTINCENDIO A BASSO RISCHIO (D.M. 10/03/1998) VADEMECUM PER LA GUARDIA GIURATA

E.Bi.N.Vi.P. ENTE BILATERALE NAZIONALE VIGILANZA PRIVATA


CREDITS Il Vademecum “Addetti antincendio a Basso Rischio” per la Guardia Giurata è stato realizzato in collaborazione con Alfredo Buoninconti. Alla Cabina di Regia, che ha definito e organizzato il programma di lavoro, hanno partecipato: Parmenio Stroppa Luigi Gabriele Vincenzo Dell’Orefice Manlio Mazziotta Claudio Moro Giuseppe Simonazzi L’editing è stato curato da Sara Vasta


I NDICE

PREMESSA 1. L’INCENDIO E LA PREVENZIONE 1.1 Principi della combustione 1.2 Prodotti della combustione ed effetti sull’uomo 1.3 Sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio 1.3.1 Acqua 1.3.2 Schiuma 1.3.3 Polveri 1.3.4 Gas inerti 1.3.5 Idrocarburi alogenati 1.3.6 Tipologie di incendi 1.4 Norme comportamentali

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2. PROTEZIONE DAGLI INCENDI 2.1 La protezione attiva e la protezione passiva 2.2 Protezione attiva incendi 2.2.1 Estintori 2.2.2 Il posizionamento degli estintori 2.2.3 Tipologie di estintori 2.2.4 Rivelatori d’incendio 2.3 La protezione passiva 2.3.1 Misure di protezione passiva 2.3.2 Distanze di sicurezza 2.3.3 Resistenza al fuoco e compartimentazione 2.3.4 Vie d’uscita 3. PROCEDURE, PIANO DI EMERGENZA ED EVACUAZIONE 3.1 Procedure da attuare in caso di incendio 3.2 Il Piano di Evacuazione 3.3 Le procedure di chiamata dei servizi dì soccorso

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Procedure applicabili sul luogo di lavoro Misure da adottare in presenza di un principio d’incendio NORMATIVA ANTINCENDIO Scheda di valutazione prevenzione e difesa incendi

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P REMESSA

Lo scopo di quest’opuscolo è quella di fornire uno strumento utile al personale impiegato presso aziende nel settore della sicurezza privata. Portare a conoscenza dei pericoli che si possono incontrare nello svolgimento del proprio lavoro rappresenta un corretto approccio ed un solido punto di riferimento comportamentale. Il lavoratore guardia giurata, per motivi inerenti al servizio, può essere la prima linea di intervento in caso di principio di incendio. In tali casi dovrà, o riterrà di intervenire, tenendo in considerazione le seguenti norme generali: 1) non trattandosi di vigile dei fuoco e quindi di persona con specifica competenza ed addestramento, allorquando interviene, dovrà esclusivamente porre in essere ogni misura finalizzata alla tutela personale dei soggetti coinvolti ed a quella della comunità; 2) Ricordarsi che su di lui possono ricadere gli effetti e le conseguenze delle sue azioni e/o omissioni, quindi attenersi scrupolosamente alle regole comportamentali del suo addestramento; 3) allertare senza indugio, in caso di incendio, le Autorità Competenti (Vigili dei Fuoco, Pronto intervento); 4) Utilizzare (conoscere) correttamente le attrezzature antincendio portatili (estintori); 5) Leggere e conoscere i segnali di divieto e salva-

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taggio previsti dalla norma; 6) Prima di intraprendere un servizio di piantonamento in un luogo chiuso, sincerarsi dì individuare i punti ove sono stazionati gli estintori ed i sistemi di allarme antincendio. Il fuoco è uno degli elementi maggiormente distruttivi della società odierna, non solo in termini di perdite umane, ma anche per le lesioni permanenti che può cagionare e per i danni materiali che esso provoca. Il presente documento offre lo spunto al personale con competenze non specifiche, quali le guardie giurate, conoscere le modalità di intervento per garantire la sicurezza pubblica e privata incolumità.


1. L’INCENDIO E LA PREVENZIONE

1.1 Principi della combustione La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali. Affinché si verifichi il fenomeno della combustione, è necessaria la sussistenza contemporanea fattori: Combustibile: qualsiasi sostanza in grado di bruciare. I materiali combustibili possono essere allo stato solido, liquido o gassoso. Comburente: sostanza che consente e favorisce la combustione; il più importante è l’ossigeno dell’aria ed è quello maggiormente reperibile in natura Calore: forma di energia che si manifesta con l’innalzamento della temperatura. Un combustibile brucia quando viene a trovarsi ad una temperatura tale che, avvicinando l’innesco, inizia la combustione. Affinché il fuoco si sviluppi è necessario che siano presenti contemporaneamente il combustibile, cioè la sostanza che possa bruciare (legno, carta, sostanze infiammabili sia liquide che gassose, ecc.), il comburente, cioè l’ossigeno che è comune-

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mente nell’aria, e la temperatura utile d’innesco, cioè un riscaldamento tale del sistema combustibile/comburente, che possa provocare il fenomeno della combustione e quindi innescare il fuoco. In riferimento a tali tre elementi si parla quindi di triangolo del fuoco.

L’eliminazione di uno dei tre elementi caratterizzanti il triangolo del fuoco, annulla la possibilità che si verifichi un incendio, infatti in assenza di combustibile l’ossigeno ed il calore (entro certi limiti) non daranno mai origine a fiamme, lo stesso si può dire se avessimo del combustibile ed alta temperatura, ma in un ambiente privo di ossigeno, né tanto meno può originarsi un incendio da una sostanza combustibile lasciata in presenza di ossigeno, ma a temperatura normale. Ai fini della prevenzione degli incendi è quindi necessario evitare un eccessivo accumulo di materiale infiammabile e un eccessivo riscaldamento del suddetto materiale.

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Se poi tali situazioni si verificassero in ambienti confinati (archivi, scantinati, luoghi di lavoro in genere, soffitte, ecc.) il rischio di incendio e di conseguenti danni, anche gravi, alle persone e alle cose verrebbero amplificati in maniera considerevole. Qualora non fosse possibile per ragioni oggettive eliminare o ridurre tale rischio, occorre mettere in atto quelle forme di prevenzione, basate su sistemi che intervengono automaticamente in caso di incendio o allertando i mezzi di soccorso o provvedendo automaticamente a spegnere l’incendio. 1.2 Prodotti della combustione ed effetti sull’uomo I prodotti della combustione sono: Calore Fumo visibile Gas e vapori invisibili Il calore è una forma di energia, ovvero è “energia termica”. L’energia termica si trasmette anche agli esseri viventi, provocando: 1. Ipertermia 2. Ustioni L’ipertermia si ha quando una fonte di calore trasmette ad un essere vivente una quantità di energia termica tale da vanificare il funzionamento dei sistemi di termoregolazione fisiologica. In questi casi si va incontro al cosiddetto “colpo di calore” con perdita di coscienza e gravi conseguenze per lo stato di salute di chi ne è colpito.

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Il corpo degli esseri viventi è rivestito da un sistema complesso di tessuti (apparato tegumentario), che svolge numerose funzioni per proteggere gli organi interni da tutti gli agenti potenzialmente dannosi che si trovano all’esterno. Entro certi limiti la “pelle” protegge dall’acque, dal freddo, dal caldo, dal sole, ecc. senza riportare particolari conseguenze. Quando tali limiti vengono superati, la “”pelle” viene danneggiata. Il danno causato da un’eccessiva esposizione al calore è “I’ustione”. L’ustione è una mortificazione dei tessuti di rivestimento dell’organismo vivente, che può interessare i tessuti più o meno profondamente ma seconda della gravità dell’ustione. Le ustioni vengono classificate in vari “gradi” a seconda della profondità del danno cutaneo e degli strati di tessuto che vengono interessati. Le ustioni più gravi possono portare a morte. Il Fumo visibile è costituito da particelle microscopiche in sospensione nell’aria che colpite dalla luce diventano visibili. Gli effetti sono: Visione oscurata: la luce colpendo le particelle solide originate dalle fiamme e dai materiali che bruciano in sospensione nell’aria, viene rifratta, ovvero deviata e suddivisa, riducendo ed a volte annullando la capacità di visione. Tossicità: nel fumo visibile come in quello invisibile possono essere contenuti gas velenosi incompatibili con la vita. Ostacolo alla fuga: la diminuzione della visibilità non permette di distinguere e riconoscere le vie dì fuga, che devono essere, per tale motivo, lasciate sempre libere e segnalate

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Difficoltà di evacuazione: la visione oscurata è di ostacolo alla fuga soprattutto in caso di eccessivo affollamento.

Gas e vapori invisibili Gli effetti sono: Asfissia da carenza di ossigeno Avvelenamento per la presenza di sostanze tossiche quali: 1. L’ossido di carbonio; 2. L’anidride carbonica; 3. La carenza di ossigeno; 4. La carta, il cartone, il polietilene; 5. L’acido cloridrico; 6. Gli idrocarburi clorurati; 7. i materiali contenenti azoto (amminoacidi e proteine). 1.3 Sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio L’estinzione dell’incendio si ottiene per: raffreddamento, sottrazione del combustibile, soffocamento. Tali azioni possono essere ottenute singolarmente o contemporaneamente mediante l’uso delle sostanze estinguenti, che vanno scelte in funzione della natura del combustibile e delle dimensioni del fuoco. Le principali sostanze estinguenti sono: ACQUA

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POLVERI SCHIUMA IDROCARBURI ALOGENATI (HALON) GAS INERTI AGENTI ESTINGUENTI ALTERNATIVI ALL’HALON

1.3.1 Acqua L’acqua è la sostanza estinguente per antonomasia conseguentemente alla facilità con cui può essere reperita a basso costo. La sua azione estinguente si esplica con le seguenti modalità: abbassamento della temperatura del combustibile per assorbimento del calore; azione di soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con il vapore acqueo; diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più tali; imbevimento dei combustibili solidi. L’uso dell’acqua quale agente estinguente è consigliato per incendi di combustibili solidi, con esclusione delle sostanze incompatibili quali sodio e potassio che a contatto con l’acqua liberano idrogeno, e carburi che invece liberano acetilene. L’acqua risultando un buon conduttore di energia elettrica non è impiegabile su impianti e apparecchiature in tensione.

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1.3.2 Schiuma La schiuma è un agente estinguente costituito da una soluzione in acqua di un liquido schiumogeno. L’azione estinguente delle schiume avviene per separazione del combustibile dal comburente e per raffreddamento. Esse sono impiegate normalmente per incendi di liquidi infiammabili, e non possono essere utilizzate su parti in tensione in quanto contengono acqua. In base al rapporto tra il volume della schiuma prodotta e la soluzione acqua-schiumogeno d’origine, le schiume si distinguono in: alta espansione 1:500 -1:1000 media espansione 1:30 -1:200 bassa espansione 1:6 -1:12 Liquidi schiumogeni impiegati in relazione al tipo di combustibile: Liquidi schiumogeni fluoro-proteinici Sono formati da una base proteinica addizionata con composti fluorurati. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassa espansione, hanno un effetto rapido ed molto efficace su incendi di prodotti petroliferi. Liquidi schiumogeni sintetici Sono formati da miscele di tensioattivi. Essi sono adatti alla formazione di tutti i tipi di schiume e garantiscono una lunga conservabilità nel tempo, sono molto efficaci per azione di soffocamento su grandi superfici e volumi.

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Liquidi schiumogeni fluoro-sintetici (AFFF - Acqueous Film Forming Foam) Sono formati da composti fluorurati. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassa e media espansione che hanno la caratteristica di scorrere rapidamente sulla superficie del liquido incendiato. L’impiego degli schiumogeni AFFF realizza una più efficace azione estinguente in quanto consente lo spegnimento in tempi più rapidi con una minore portata di soluzione schiumogena per metro quadrato di superficie incendiata. Liquidi schiumogeni per alcoli Sono formati da una base proteinica additivata con metalli organici. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassa espansione e sono molto efficaci su incendi di alcoli, esteri, chetoni, eteri, aldeidi, acidi, fenoli, etc. 1.3.3 Polveri Le polveri sono costituite da particelle solide finissime a base di bicarbonato di sodio, potassio, fosfati e sali organici. L’azione estinguente delle polveri è prodotta dalla decomposizione delle stesse per effetto delle alte temperature raggiunte nell’incendio, che dà luogo ad effetti chimici sulla fiamma con azione anticatalitica ed alla produzione di anidride carbonica e vapore d’acqua. I prodotti della decomposizione delle polveri pertanto separano il combustibile dal comburente, raffreddano il combustibile incendiato e inibiscono il processo della combustione.

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Le polveri sono adatte per fuochi di classe A, B e C, mentre per incendi di classe D devono essere utilizzate polveri speciali.

1.3.4 Gas inerti I gas inerti utilizzati per la difesa dagli incendi di ambienti chiusi sono generalmente l’anidride carbonica e in minor misura l’azoto. La loro presenza nell’aria riduce la concentrazione del comburente fino ad impedire la combustione. L’anidride carbonica non risulta tossica per l’uomo, è un gas più pesante dell’aria perfettamente dielettrico, normalmente conservato corse gas liquefatto sotto pressione. Essa produce differentemente dall’azoto anche un’azione estinguente per raffreddamento dovuta all’assorbimento di calore generato dal passaggio dalla fase liquida alla fase gassosa. Percentuali in volume di anidride carbonica e di azoto necessarie per inertizzare l’atmosfera in modo tale da renderla incapace di alimentare la combustione di alcune sostanze infiammabili: SOSTANZA acetone

AZOTO (% in volume)

CO2 (5 in volume)

45,2

32,4

49,6

38,5

benzolo

47,1

34,3

idrogeno

76,4

72,1

metano

42,8

31

propano

45,6

32,4

benzina

45,2

31,9

alcol etilico

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1.3.5 Idrocarburi alogenati Gli idrocarburi alogenati, detti anche HALON (HALogenated - hydrocarbON), sono formati da idrocarburi saturi in cui gli atomi di idrogeno sono stati parzialmente o totalmente sostituiti con atomi di cromo, bromo o fluoro. L’azione estinguente degli HALON avviene attraverso l’interruzione chimica della reazione di combustione. Questa proprietà di natura chimica viene definita catalisi negativa. Gli HALON sono efficaci su incendi che si verificano in ambienti chiusi scarsamente ventilati e producono un’azione estinguente che non danneggia i materiali con cui vengono a contatto. Tuttavia, alcuni HALON per effetto delle alte temperature dell’incendio si decompongono producendo gas tossici per l’uomo a basse concentrazioni, facilmente raggiungibili in ambienti chiusi e poco ventilati. Inoltre il loro utilizzo è stato recentemente limitato da disposizioni legislative emanate per la protezione della fascia di ozono stratosferico. 1.3.6 Tipologie di incendi INCENDI DI CLASSE A

Negli incendi originati da materiali solidi è necessario inter-

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venire con acqua, per ridurre il calore di combustione, oppure con polveri che inibiscono la formazione di gruppi di atomi chimicamente attivi che tendono a mantenere in atto la combustione (autocatalisi). Estinguenti: acqua - schiuma - polvere - C02 - alogenati. INCENDI DI CLASSE B

In incendi di materiali liquidi è necessario intervenire ricercando la separazione tra il combustibile ed il comburente, sfruttando, ad esempio, l’efficacia delle schiume nel separare i due mezzi. Estinguenti: schiuma - polvere - C02 - alogenati

INCENDI DI CLASSE C

In incendi originati da gas è necessario operare con agenti estinguenti che possano esercitare una azione di inibizione chimica; altri sistemi di estinzione sono inadeguati e posso-

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no rivelarsi pericolosi. Estinguenti: polvere - alogenati INCENDI DI CLASSE D

Per gli incendi di metalli particolari è possibile intervenire con polveri speciali che possano esercitare un’azione di inibizione chimica; ogni altro intervento è da evitare. Estinguenti: Polveri speciali Non ammessi: Tutti gli altri INCENDI DI CLASSE E

In fuochi di origine elettrica è possibile intervenire con azione di inibizione chimica o con spostamento del comburente; evitare assolutamente qualsiasi altro tipo di intervento. Estinguenti: C02 - polvere - alogenati Non ammessi: acqua - schiuma

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1.4 Norme comportamentali In caso di incendio è necessario: Agire tempestivamente diffondendo l’allarme quindi seguire il piano di emergenza (AVVISARE RESPONSABILE STRUTTURA o COORDINATORE EMERGENZA). Agevolare lo spegnimento ed il soccorso, cercare di non intralciare le operazioni. Attenzione alle superfici incandescenti e alle maniglie delle porte. Chiudere porte e finestre. Valutare il percorso più probabile delle fiamme. Procedere dove l’incendio è già passato. In caso si debbano attraversare le fiamme, bagnare gli abiti. Attenzione: Alle superfici vetrate: a causa del calore potrebbero rompersi. Alle bombole/recipienti contenenti gas o liquidi in pressione. Alle bombole/recipienti contenenti gas o liquidi Infiammabili. Non si deve: Utilizzare ascensori o montacarichi. Collocarsi sottovento rispetto al fuoco. Sostare o procedere in percorsi cosparsi di materiali infiammabili (carta , stracci , liquidi,...). Se gli abiti prendessero fuoco: Non correre. Togliersi gli abiti in fiamme. Rotolarsi a terra per spegnere il fuoco.

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Avvolgersi o farsi avvolgere in una coperta. Usare un estintore (attenzione agli occhi). In caso di fumo: In caso non fossero visibili i segnali, cercare di percorrere la strada pi첫 breve. Ricordarsi i punti di riferimento e gli eventuali presidi antincendio. In zone con molto fumo, chinarsi procedere coricato sul pavimento. Nel caso mancassero maschere antigas , usare fazzoletti e stracci bagnati. Se le vie di esodo non sono percorribili: Non rifugiarsi in locali privi di finestre o in corridoi ciechi. Rifugiarsi in stanze con finestre e chiudere la porta. Aprire la finestra. Bagnare panni e rendere stagna la porta e le aperture verso i locali in fiamme. Bagnare la porta. Cercare di segnalare la propria presenza.

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2. PROTEZIONE DAGLI INCENDI

2.1 La protezione attiva e la protezione passiva La “Protezione Incendi” è la disciplina che si occupa dei provvedimenti atti a contenere al minimo, nello spazio e nel tempo, i danni prodotti da un incendio in modo da limitarne le conseguenze. Le misure di protezione incendi possono essere di due tipi: - protezione passiva - protezione attiva La protezione passiva mira a contenere i danni alle strutture entro limiti riferibili ad una soglia di intensità degli incendi correlata al sistema potenziale di combustione e a limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione; essa, esprimibile in termini di comportamento al fuoco delle strutture, si esplica con: - corretta ubicazione dell’attività; - interposizione di opportune distanze di sicurezza; - realizzazione di elementi strutturali resistenti al fuoco; - corretta articolazione plani - volumetrica dell’edificio; - idonea areazione dei locali; - corretta realizzazione delle vie di uscita; - adozione di materiali classificati in base alla reazione al fuoco. La protezione attiva mira ad abbassare la frequenza degli incendi di intensità superiore ad una certa soglia tramite la lo-

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ro rivelazione precoce e la loro estinzione rapida nella prima fase di sviluppo. Ciò avviene, tra l’altro, con: - realizzazione di impiantì di rivelazione automatica di incendio; - realizzazione di impianti dì allarme; - realizzazione di impianti di controllo e scarico dei fumi; - realizzazione di impianti fissi di spegnimento; - realizzazione di impianti di illuminazione di sicurezza; - formazione del personale all’impiego dei mezzi antincendio; - istituzione della squadra di prevenzione e protezione incendi; - adozione di idonei mezzi portatili di estinzione. Per raggiungere il livello ottimale di protezione, la scelta del sistema passivo o attivo, o la combinazione di entrambi, deve essere guidata da criteri basati sull’analisi dei rischi e sulla valutazione dei costi e dei danni presunti. Tutte le attrezzature e gli impianti di protezione incendi, come previsto dal D.M. 10 Marzo 1998, devono essere oggetto di sorveglianza, di controlli periodici e, soprattutto, essere mantenuti in stato di efficienza. Si distinguono pertanto le seguenti misure: - sorveglianza, - controllo periodico;

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- manutenzione ordinaria; - manutenzione straordinaria. La sorveglianza si attua con il controllo visivo, verificando che le attrezzature e gli impianti antincendio siano nelle normali condizioni operative, siano facilmente accessibili e non presentino danni accertabili; essa può essere effettuata dal personale presente nelle aree protette dopo adeguate istruzioni. Il controllo periodico è l’insieme delle operazioni, da effettuarsi con frequenza almeno semestrale, atte a verificare la completa e corretta funzionalità delle attrezzature e degli impianti. La manutenzione ordinaria è l’operazione che si attua in loco con strumenti ed attrezzi di uso corrente limitandosi a riparazioni dì lieve entità. La manutenzione straordinaria è l’intervento di manutenzione che non può essere eseguito in loco in quanto l’operazione richiede mezzi di particolare importanza o attrezzature particolari. Il datore di lavoro è responsabile del mantenimento dell’efficienza delle attrezzature e degli impianti dì protezione incendi; la sorveglianza, il controllo periodico e le manutenzioni devono attuarsi in conformità a quanto previsto dalle disposizioni legislative e alle regole di buona tecnica. La prevenzione e la protezione incendi concorrono entrambe a formare le misure di sicurezza rivolte alla salvaguardia dell’incolumità delle persone e alla riduzione delle perdite materiali.

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2.2 Protezione attiva incendi 2.2.1 Estintori Gli estintori sono in molti casi i mezzi di primo intervento pi첫 impiegati per spegnere i principi di incendio. Vengono suddivisi in: estintori portatili estintori carrellati

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Gli estintori portatili sono concepiti per essere utilizzati a mano ed hanno un peso che può superare 20 Kg. Essi vengono classificati in base alla loro capacità estinguente. Infatti sono sperimentati su fuochi di diversa natura classificati in base al tipo di combustibile. La scelta dell’estintore va fatta in base al tipo di incendio ipotizzabile nel locale da proteggere. Su ciascun estintore sono indicate le classi dei fuochi ed i focolai convenzionali che è in grado di estinguere. Per norma devono essere di colore rosso e riportate una etichetta con le istruzioni e le condizioni di utilizzo. La posizione deve essere scelta privilegiando la facilità di accesso, la visibilità e la possibilità di raggiungere uno percorrendo al massimo 20 m. L’operatore deve usare l’estintore avendo cura di mettersi sopravvento, cercando di colpire con il getto di scarica la base del focolaio senza provocare la fuoriuscita di liquidi infiammabili dal loro contenitore. Nel caso in cui operino contemporaneamente due estintori, le persone che li utilizzano devono disporsi sfalsate di circa 90’.

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Gli estintori carrellati hanno le medesime caratteristiche funzionali degli estintori portatili ma, a causa delle maggiori dimensioni e peso, presentano una minore praticità d’uso e maneggevolezza connessa allo spostamento del carrello di supporto. La loro scelta essere dettata dalla necessità di disporre di una maggiore capacità estinguente e sono comunque da considerarsi integrativi di quelli portatili.

2.2.2 Il posizionamento degli estintori Il numero degli estintori da installare è determinato da disposizioni di legge solo in alcuni casi (alberghi, autorimesse etc.). Negli altri casi si deve eseguire il criterio di disporre questi mezzi di primo intervento in modo che siano prontamente disponibili ed utilizzabili. Si può ritenere che sia sufficiente disporre di un numero di estintori in modo che almeno uno di questi possa essere raggiunto con un percorso non superiore a 15 m circa. Ne consegue che la distanza tra gruppi di estintori deve essere circa 30 m. Gli estintori debbono essere sempre posti nella massima evidenza, in modo da essere individuati immediatamente, preferibilmente vicino alle scale od agli accessi. PARTI DELL’ESTINTORE

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2.2.3 Tipologie di estintori Estintori idrici Impiegano come agente estintore l’acqua. Attualmente sono usati i tipi cosiddetti pressurizzati che contengono solo acqua che al momento dell’impiego dell’estintore viene espulsa da un gas sottopressione, contenuto in una apposita bombolina od accumulato nella parte alta dell’estintore. Gli estintori idrici sono impiegati per l’estinzione di incendi di classe A, incendi di materiali a base di cellulosa-legno e carta, con formazione di brace. Essi possono essere a getto pieno oppure a getto frazionato, questi ultimi sono da preferire, se non è necessario disporre di una maggiore gittata. Estintori a schiuma La schiuma per uso antincendio è una massa di bollicine d’aria o di anidride carbonica formata con vari sistemi da soluzioni acquose che si forma per mezzo di agenti schiumogeni (liquidi schiumogeni). Poiché la schiuma è molto leggera, è in grado di galleggiare su tutti i liquidi infiammabili costituendo uno strato continuo e quindi una sorta di sigillo fra il liquido infiammabile e l’aria sovrastante. Venendo a mancare l’ossigeno dell’aria, i vapori del liquido infiammabile non sono più in grado di bruciare e l’incendi6 si smorza per soffocamento. 1 tipi più moderni di estintori a schiuma sono del tipo pressurizzato.

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Gli estintori a schiuma esplicano la loro azione per soffocamento e sono impiegati per l’estinzione di incendi di classe B, ossia quelli di liquidi infiammabili. Estintori a polvere L’agente estintore in questo caso è una polvere che viene lanciata sull’incendio a mezzo di un gas sotto pressione, contenuto in una bombolina o nella parte superiore dell’estintore, analogamente ai quarto accade per gli estintori idrici e per quelli si schiuma. Le polveri impiegate sono diverse a seconda dell’uso cui è destinato l’estintore. Le polveri più comuni, quelle a base di bicarbonato di sodio o di potassio, sono adatte per lo spegnimento di fuochi di liquidi (classe B) o di gas infiammabili (classe C). Se sì desidera un estintore idoneo anche per l’estinzione di fuochi di classe A e quindi di impiego polivalente (esclusi però gli incendi speciali come quelli di metalli, di celluloide eccetera) vengono impiegate polveri a base di fosfati in ammonio. Estintori ad anidride carbonica L’anidride carbonica è conservata allo stato liquefatto in vere e proprie bombole. Al momento del bisogno la pressione sovrastante spinge l’anidride carbonica in fase liquida attraverso il pescante al cono erogatore, ove con forte raffreddamento avviene una rapida evaporazione e formazione di piccole particelle di anidride carbonica.

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L’azione di spegnimento dell’anidride carbonica è di soffocamento, in quanto riduce la presenza di ossigeno, e di raffreddamento. Peraltro l’azione di raffredamento effettuata è molto limitata e l’estintore non si presta molto per gli incendi di classe A(Iegno,carta , eccetera) Il pregio dell’estintore ad anidride carbonica è quello di non esercitare alcuna azione corrosiva e di non lasciare alcuna traccia dopo breve tempo. Ciò spiega il suo largo impiego, anche se meno efficace di albi agenti estintori, in moltissimi casi quali impianti elettronici, macchine tipografiche, cucine eccetera. L’estintore ad anidride carbonica è idoneo per l’estinzione d’incendi di liquidi infiammabili (classe B) o di gas infiammabili classe C), molto meno e quindi sconsigliabile per quelli con formazione di brace (classe A). Estintori ad idrocarburi alogenati L’agente estintore è costituito da un idrocarburo in cui uno o più atomi di idrogeno sono stati sostituiti da un alogeno (fluoro, bromo cloro o iodio). I più usati sono il bromoclorodifluorometano (halon 1211), il bromotrifluoroclorometano (1301), il bromoclorometano (halon 1011) ecc. Il liquido estintore è contenuto in un recipiente contenente del gas pressurizzato che provvede ad espellerlo al momento dell’impiego. Hanno caratteristiche d’impiego simili a quelli ad anidride carbonica, ma presentano una certa azione corrosiva ed una certa tossicità.

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2.2.4 Rivelatori d’incendio Un “rilevatore automatico d’incendio” può essere definito come un dispositivo installato nella zona da sorvegliare che è in grado di misurare come variano nel tempo grandezze tipiche della combustione, oppure la velocità della loro variazione nel tempo, oppure la somma di tali variazioni nel tempo. Inoltre esso è in grado di trasmettere un segnale d’allarme in un luogo opportuno quando il valore della grandezza tipica misurata supera oppure è inferiore ad un certo valore prefissato (soglia). Avvenuta la rilevazione, con il superamento del valore di soglia, si ha la rivelazione quando “la notizia” che si sta sviluppando l’incendio viene comunicata (rivelata), al “sistema” (uomo o dispositivo automatico) demandato ad intervenire. I rivelatori di incendio possono essere classificati in base al fenomeno chimico-fisico rilevato in Rilevatori di:

oppure in base al metodo di rivelazione: - statici (allarme al superamento di un valore di soglia) - differenziali (allarme per un dato incremento) - velocimetrici (allarme per velocità di incremento). La suddivisione può essere infine effettuata in base al tipo di

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configurazione del sistema di controllo dell’ambiente, abbiamo quindi Rilevatori: - puntiformi - a punti multipli (poco diffusi) - lineari (poco diffusi). 2.3 La protezione passiva 2.3.1 Misure di protezione passiva L’insieme delle misure dì protezione che non richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto sono quelle che hanno come obiettivo la limitazione degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo (garantire l’incolumità dei lavoratori - limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione - contenere i danni a strutture, macchinari, beni). Questi fini possono essere perseguiti con: • barriere antincendio: • isolamento dell’edificio; • distanze di sicurezza esterne ed interne; • muri tagliafuoco, schermi etc. • strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate ai carichi d’incendio • materiali classificati per la reazione al fuoco • sistemi di ventilazione • sistema di vie d’uscita commisurate al massimo affollamento ipotizzabile dell’ambiente di lavoro e alla pericolosità delle lavorazioni.

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2.3.2 Distanze di sicurezza La protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere antincendio è basata sul concetto dell’interposizione, tra aree potenzialmente soggette ad incendio, di spazi scoperti o di strutture. Per indicare l’interposizione di spazi scoperti fra gli edifici o installazioni si usa il termine di “distanze di sicurezza”. Le distanze di sicurezza si distinguono in distanze di sicurezza interne e distanze di sicurezza esterne a seconda che siano finalizzate a proteggere elementi appartenenti ad uno stesso complesso o esterni al complesso stesso. Un altro tipo di distanza di sicurezza è da considerarsi la “distanza di protezione” che è definita la distanza misurata orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di una attività e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa. 2.3.3 Resistenza al fuoco e compartimentazione La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali nelle costruzioni degli edifici, siano esse funzioni portanti o funzioni separanti. In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di esposizione dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo considerato conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti della combustione, nel caso più generale, di coibenza termica.

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La resistenza al fuoco può definirsi come l’attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare: • la stabilità R • la tenuta E • l’isolamento termico I R - stabilità l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco; E - tenuta attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare ne produrre (se sottoposto all’azione del fuoco su un lato) fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco; I- isolamento termico attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore Pertanto: con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare. per un determinato tempo, la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico; con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo che deve conservare., per un determinato tempo, la stabilità e la tenuta; con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità; quindi in relazione ai requisiti degli elementi strutturali in termini di materiali da costruzione utilizzati e spessori realizza-

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ti, essi vengono classificati da un numero che esprime i minuti primi per i quali conservano le caratteristiche suindicate in funzione delle lettere R, E o I, come di seguito indicato per alcuni casi: R 45

R 60

R 120

RE 45

RE 60

RE 120

REI 45

REI 60

REI 120

Le barriere antincendio realizzate mediante interposizione di elementi strutturali hanno invece la funzione di impedire la propagazione degli incendi sia lineare (barriere locali) che tridimensionale (barriere totali) nell’interno di un edificio, nonché, in alcuni casi, quella di consentire la riduzione delle distanze di sicurezza.

2.3.4 Vie d’uscita Il problema dell’esodo delle persone minacciate da un incendio è universalmente riconosciuto di capitale importanza, a tal punto da comportare soluzioni tecniche irrinunciabili. Le soluzioni tecniche finalizzate all’esodo delle persone dai locali a rischio d’incendio nelle migliori condizioni di sicurezza possibile in caso d’incendio o di qualsiasi altra situazione di pericolo reale o presunto. Gli elementi fondamentali nella progettazione del sistema di vie d’uscita si possono fissare in: - dimensionamento e geometria delle vie d’uscita;

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- sistemi di protezione attiva e passiva delle vie d’uscita; - sistemi di identificazione continua delle vie d’uscita (segnaletica, illuminazione ordinaria e di sicurezza). In particolare il dimensionamento delle vie d’uscita dovrà tenere conto del massimo affollamento ipotizzabile nell’edificio (prodotto tra densità di affollamento - persone al mq - e superficie degli ambienti soggetti ad affollamento di persone mq-) nonché della capacità d’esodo dell’edificio (numero di uscite, larghezza delle uscite, livello delle uscite rispetto al piano di campagna).

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3. PROCEDURE, PIANO DI EMERGENZA ED EVACUAZIONE

3.1 Procedure da attuare in caso di incendio A seguito della valutazione del rischio di incendio, deve essere predisposto e tenuto aggiornato un piano di emergenza per il luogo di lavoro, che deve contenere tra l’altro nei dettagli: le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di incendio; le procedure per l’evacuazione dal luogo di lavoro che devono essere attuate dai lavoratori e da altre persone presenti; le disposizioni per chiedere l’intervento dei vigili del fuoco e per informarli al loro arrivo. Il piano di emergenza deve identificare un adeguato numero di persone incaricate di sovrintendere e controllare l’attuazione delle procedure previste. I fattori da tenere presenti nella predisposizione del piano sono: le caratteristiche dei luoghi, con particolare riferimento alle vie di esodo; i sistemi di allarme; il numero di persone presenti e la loro ubicazione; lavoratori esposti a rischi particolari (disabili, appaltatori, etc.);

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numero di incaricati al controllo dell’attuazione del piano e all’assistenza nell’evacuazione; livello di addestramento fornito al personale. Il piano deve essere basato su chiare istruzioni scritte e deve includere: i doveri del personale di servizio incartato a svolgere specifiche mansioni con riferimento alla sicurezza antincendio (telefonisti, custodi, capi reparto, addetti alla manutenzione, personale di sorveglianza, etc.); i doveri del personale cui sono affidate particolari responsabilità in caso di incendio; i provvedimenti per assicurare che tutto il personale sia informato ed addestrato sulle procedure da attuare; le specifiche misure da porre in atto nei confronti dei lavoratori esposti a rischi particolari; specifiche misure per le aree ad elevato rischio di incendio; procedura di chiamata dei vigili del fuoco e di informazione al loro arrivo e di assistenza durante l’intervento. Per luoghi di lavoro di piccole dimensioni, il piano può limitarsi a degli avvisi scritti comportamentali. Per luoghi di lavoro, facenti capo a titolari diversi ed ubicati nello stesso edificio, il piano deve essere elaborato in collaborazione tra i vari occupanti. Per i luoghi di lavoro di maggiori dimensioni o complessi, il piano deve includere anche una planimetria nella quale siano riportate:

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le caratteristiche plano volumetriche del luogo di lavoro (distribuzione e destinazione dei vari ambienti, vie di esodo); attrezzature ed impianti di spegnimento (tipo, numero ed ubicazione); ubicazione degli allarmi e della centrale di controllo; ubicazione dell’interruttore generale dell’alimentazione elettrica, valvole di intercettazione delle adduzioni idriche, di gas e fluidi combustibili. 3.2 Il Piano di Evacuazione All’interno delle attività produttive (fabbriche, uffici, impianti, pubblica amministrazione, ecc.) è prevista la presenza di un piano di emergenza ed evacuazione (D. Lgs. 81/08 art 43 DM 10/03/98). Il Piano predisposto dal datore di lavoro in collaborazione con il RSPP e gli addetti alle emergenze indica almeno i seguenti punti: 1. descrizione dell’attività aziendale; 2. individuazione dei soggetti coinvolti nella gestione delle emergenze; 3. individuazione dei rischi

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presenti negli ambienti e/ o nell’attività; 4. individuazione delle misure di prevenzione e protezione presenti; 5. calcolo del carico di incendio; 6. classificazione del pericolo di incendio (alto, medio, basso); 7. modalità di evacuazione; 8. indicazione dei luoghi sicuri; 9. indicazione sui controlli delle attrezzature antincendio; 10. gestione delle emergenze; 11. registro dei controlli delle evacuazioni; 12. ecc. Tali luoghi comprendono: • aree dove i processi lavorativi comportano l’utilizzo di sostanze altamente infiammabili (p.e. impianti di verniciatura), o di fiamme libere, o la produzione di notevole calore di materiali combustibili; • aree dove c’è deposito o manipolazione di sostanze chimiche che possono, in determinate circostanze, produrre reazioni esotermiche, emanare gas o vapori infiammabili, o reagire con altre sostanze combustibili; • aree dove vengono depositate o manipolate sostanze esplosive o altamente infiammabili; • aree dove c’è una notevole quantità di materiali combustibili che sono facilmente incendiabili;

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• edifici interamente realizzati con struttura in legno. Il Piano di evacuazione deve essere accompagnato da un registro di controllo delle evacuazioni e delle riunioni di informazione ed eventuale coordinamento con altre attività. In relazione ai rischi presenti, e comunque almeno una volta all’anno, va fatta una simulazione di evacuazione dall’edificio, della simulazione bisogna predisporre a cura degli addetti alle emergenze apposito verbale da conservare annotando il tempo massimo di evacuazione ed eventuali problemi emersi durante l’esodo.

3.3 Le procedure di chiamata dei servizi dì soccorso Una buona gestione dell’emergenza inizia anche con la corretta attivazione delle squadre di soccorso. Pertanto è bene che, dopo aver individuato la figura (ed un suo alternato) che è incaricata dì diramare l’allarme, venga predisposto un apposito schema con le corrette modalità. Una richiesta di soccorso deve contenere almeno questi dati: l’indirizzo dell’azienda e il numero di telefono; il tipo di emergenza in corso; persone coinvolte/ feriti; reparto coinvolto; stadio dell’evento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.); altre indicazioni particolari (materiali coinvolti, necessità di fermare i mezzi a distanza, ecc.); indicazioni sul percorso.

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Le aziende più all’avanguardia spediscono periodicamente il piano di emergenza aggiornato alla Sala Operativa 115 del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco.

Procedure applicabili sul luogo di lavoro L’addetto alla vigilanza dovrà: Verificare eventuali perdite d’olio o di altri liquidi infiammabili e prendere immediatamente le misure correttive del caso Verificare che le vie d’accesso riservate ai pompieri siano sgombre. Verificare che le teste degli sprinkle non siano ostruite da cataste di materiale. Certificare che tutti ì fuochi elettrici o i radiatori rimasti accesi siano essenziali, altrimenti spegnerli. Togliere le fodere e altri materiali infiammabili posati sopra i radiatori; rimettere a posto i parafuoco mancanti. Verificare l’equipaggiamento antincendio e i punti d’allarme antincendio Spegnere le fiamme nude, staccare gli apparecchi per saldatura e sorvegliare il raffreddamento. Verificare la chiusura delle porte e delle finestre interne per impedire la propagazione del fuoco. Verificare che gli apparecchi per cottura a gas ed elettrici siano spenti.

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Verificare in modo approfondito le aree esterne circostanti i locali. Verificare chi gli idranti e le prese antincendio non siano ostruiti.

Misure da adottare in presenza di un principio d’incendio Dopo aver scoperto un principio d’incendio o aver ricevuto comunicazione di un principio d’incendio l’addetto alla vigilanza dovrà attenersi almeno alle seguenti procedure. 1. Far scattare l’allarme in modo che tutte le persone che si trovano in pericolo siano avvertite 2. Informare i pompieri. 3. Evacuare la zona. 4. Cercare di estinguere il fuoco, se ciò non è troppo pericoloso. 5. Sbarrare l’accesso alla zona, per impedire alla gente di entrare. 6. Spegnere l’aria condizionata. 7. Spegnere tutti i macchinari, ma lasciare accesa la luce. 8. Mettere in salvo le merci se possibile. 9. Spegnere o staccare dalla rete gli impianti dei gas o elettrici. 10. Assistere i servizi di pronto intervento fornendo loro informazioni sulla direzione da prendere, sui rischi e sulle persone che si trovano in pericolo all’interno dei locali.

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11. Contribuire al loro lavoro indagando sulle possibili cause dell’incendio. 12. Redigere un rapporto particolareggiato dell’incidente, con le eventuali testimonianze raccolte. Nell’informare i pompieri di un principio d’incendio assicurarsi che abbiano ricevuto e compreso le seguenti informazioni: Nome e indirizzo del luogo dell’incendio. I dispersi, se del caso. Il migliore itinerario o la migliore via d’accesso al luogo dell’incendio. L’ubicazione degli idranti antincendio. I rischi imminenti o in corso. Le sostanze pericolose utilizzate sul sito. Tali dati serviranno ad accelerare l’intervento e a fornire ai pompieri le informazioni essenziali prima che arrivino sul posto.

44


NORMATIVA ANTINCENDIO Circolare del 6 ottobre 2011 Chiarimenti applicativi al nuovo regolamento. DPR 151 del 1 agosto 2011 Il nuovo regolamento di prevenzione incendi. P.R. 12/01/98 n° 37 Il nuovo regolamento di prevenzione incendi. Circolare 05/05/98 n° 9 Chiarimenti applicativi al nuovo regolamento. D.M. 04/05/98 I procedimenti di prevenzione incendi. D.M. 10/03/98 La gestione della sicurezza antincendio. D.M. 16/2/1982 Modificazioni del decreto ministeriale 27 Settembre 1965, concernente la determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi. D.P.R. 26/5/59 n.° 689 Determinazione delle aziende e lavorazioni soggette, ai fini del-

45


la prevenzione degli incendi, al controllo del Comando del Corpo dei vigili del fuoco. D.P.R. 17/05/88 N° 175 Attuazione della direttiva CEE n. 82/501, relativa ai rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali, ai sensi della legge 16 aprile 1987, n. 183.

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Per verificare il livello di conoscenza acquisita, gli interessati potranno compilare la scheda di valutazione fleggando la risposta esatta ad ogni domanda. Il controllo della esattezza delle risposte può essere effettuata consultando l’elenco riportato a pag. 53 Scheda di valutazione prevenzione e difesa incendi 1. Chi deve conoscere gli accorgimenti preventivi antinfortunistici per la sicurezza sul luogo di lavoro?

Solo il responsabile del servizio prevenzione e protezione Solo il responsabile della sicurezza Tutto il personale

2. Cosa si deve fare dinanzi ad un principio d’incendio in ufficio?

Premere il pulsante d’allarme Evacuare i locali Attaccarlo con l’estintore

3. Cosa si deve fare dinanzi ad un principio d’incendio che si ritiene difficile da controllare?

Premere il pulsante d’allarme Evacuare i locali Attaccarlo con l’estintore

4. Se suona l’allarme incendio si possono utilizzare gli ascensori?

Si No Si, se non sente odore di fumo

5. Se ci si trova in un locale invaso dal fumo, è meglio muoversi?

più bassi possibili in piedi coprendosi il naso e la bocca con un fazzoletto

6. Quando si utilizza un estintore, dove è corretto indirizzare il getto?

in giro per il locale alla base delle fiamme in mezzo all’incendio

segue a pag. 48

47


segue da pag. 47 7. È corretto lasciare le finestre aperte se suona l’allarme antincendio?

Si, così il vento può spegnere il fuoco No, il fuoco a bisogno di ossigeno dipende da dove è l’incendio e dove ci troviamo noi

8. Quali di questi accorgimenti sono corretti per prevenire un incendio?

la rimozione dei rifiuti cartacei ad intervalli regolari il controllo degli accessi il divieto di fumare

9. Quando si attacca un incendio con estintore qual è l’operazione più importante da effettuare?

chiudere le finestre dirigere il getto alla base delle fiamme assicurarsi di avere una via di fuga

10. Dopo un allarme antincendio, evacuati i locali, si deve:

telefonare a casa per rassicurare i parenti riunirsi e non muoversi dal punto di raccolta rientrare e cercare di salvare i colleghi rimasti bloccati all’interno

11. L’evacuazione di un locale non in fiamme, in caso di allarme, deve avvenire:

immediatamente di corsa ordinata e senza panico

12. Per spegnere un incendio in un ambiente in cui sono installati dei personal computer, è meglio usare:

estintori ad anidrite carbonica (CO2) estintori a polvere acqua

segue a pag. 49

48


segue da pag. 48 13. Qual è la prima operazione da effettuare prima di utilizzare un estintore?

Premere la leva di erogazione controllare lo stato di carica togliere la sicura

14. Quali di questi comportamenti non è corretto nell’uso di un estintore?

indirizzare il getto sulle fiamme utilizzare un estintore in ambienti chiusi utilizzare il getto alla base della fiamme

49


Collana editoriale E.Bi.N.Vi.P.

1. Analisi dei fabbisogni formativi del settore sicurezza

2. Analisi dei fabbisogni formativi

3. Analisi dei fabbisogni formativi e professionali del settore della vigilanza privata

4. Il vademecum della GPG incaricata di pubblico servizio

50


5. Analisi della legislazione europea sulla vigilanza privata

6. Obblighi generali per i datori di lavoro in materia di salute e sicurezza

7. La formazione degli operatori della vigilanza privata

51


Collana editoriale E.Bi.N.Vi.P. 8. Nozioni di base in materia di primo soccorso

9. La privacy per gli operatori della vigilanza privata

10. Manuale su salute e sicurezza per la guardia giurata

11. Quaderni della vigilanza privata | il decreto ministeriale in materia di capacitĂ tecnica e qualitĂ dei servizi degli istituti di vigilanza privata

52


RISPOSTE ESATTE AL QUESTIONARIO DI PAG. 47

1.

C

2.

A

3.

B

4.

B

5.

A

6.

B

7.

B

8.

A

9.

C

10.

B

11.

C

12.

A

13.

B

14.

C

53



Associazione Nazionale di Categoria della Vigilanza Privata Corso Vittorio Emanuele II, 80 - 10121 Torino Telefono: 011.545642 Fax 011.5130812 Mail: info@anivp.it http://www.anivp.it Associazione Italiana Vigilanza Via Sistina, 23 - 00187 Roma Telefono: 0642012400 Fax 0642012406 Mail: info@assiv.it http://www.assiv.it. Associazione Nazionale Istituti di Vigilanza Via Volta, 3 c/o studio Moro - 22100 Como Telefono: 031.243489 Fax 031.241661 Unione Nazionale Istituti di Vigilanza Via Antonio Salandra 6 - 00187 Roma Telefono: 06.4441152 Fax 06.49388119 Mail: info@univigilanza.it http://www.univigilanza.it Associazione Generale Cooperative Italiane-Servizi Via A. Bargoni, 78 - 00153 - Roma - Telefono: 06.583271 Fax 06.58327210 Mail: info@agci.it http://www.agci.it Legacoop Servizi Via Guattani, 9 - 00161 Roma - Telefono: 06.84439300-01 Fax 06.4403082 www.legacoopservizi.coop Mail: segreteria@legacoopservizi.coop http://www.legacoopservizi.coop Federazione Nazionale delle Cooperative di Produzione e Lavoro, Artigiane e dei Servizi Borgo S. Spirito, 78 - 00193 - Roma - Telefono: 06.68000477 Fax 06.68134057 Mail: segreteria@confcooperative.it http://www.federlavoro.confcooperative.it Federazione Italiana Lavoratori Commercio, Turismo e Servizi Via Leopoldo Serra, 31 - 00153 Roma Telefono: 06.5885102 Fax 06.5885323 Mail: posta@filcams.cgil.it http://www.filcams.cgil.it Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali Affini e del Turismo Servizi Via Livenza, 7 - 00198 - Roma - Telefono: 06.8541042 Fax 06.8558057 Mail: fiscat@fisascat.it http://www.fisascat.it Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio e Servizi Via Nizza 128 - 00198 Roma Telefono: 06.84242276 - 84 - 05 - 68 Fax 06.84242292 Mail: segreterianazionale@uiltucs.it http://www.uiltucs.it


Finito di stampare nel mese di giugno 2012 dalla Tipolitografia CSR - Via di Pietralata, 157 - 00158 Roma Tel. 064182113 (r.a.) - Fax 064506671


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