Periodico a diffusione gratuita – Anno I, n° 4 - 30 maggio 2008 ISSN 1973-4344 www.medicarenetwork.it
IlQuandogioco d’azzardo diventa dipendenza Viaggio negli Ospedali Chirurgia a zero cicatrici pag. 9
Prevenzione Tumore del collo dell’utero pag. 11
Alimentazione Dieta mediterranea e stile di vita pag. 20
L’editoriale
di Marco Trabucco
Il cambiamento
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l mondo sta cambiando molto velocemente creando un disagio tanto maggiore quanto più lenta è la nostra capacità di adeguarci ai cambiamenti. In tale contesto, l’obiettivo di “MediCareNetwork”, è quello di promuovere una cultura della salute attraverso conoscenze corrette, a tutela del singolo e della collettività. Un cambiamento efficace! A questo proposito, mi pare importante riflettere sulla definizione di “salute” fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che parla di: “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplicemente assenza di malattia o di infermità”. La salute è da intendere anche come sviluppo delle proprie potenzialità, come attuazione di cambiamenti che vadano in favore di se stessi, come ricerca di una piena realizzazione delle proprie capacità fisiche e psicologiche. L’idea centrale è che l’essere umano, in qualsiasi età e in qualsiasi condizione psicologica si trovi, può ritrovare in se stesso le potenzialità di cui ha bisogno per vivere a pieno la propria esistenza. Quindi ognuno di noi deve uscire fuori dalla propria “bolla” di comodità, fatta sempre di cose uguali, di stesse abitudini, di stesse azioni. Il cambiamento costituisce il fondamento della dinamica sociale: quella che consente, passo dopo passo, di apportare tutti quegli affinamenti ed adattamenti capaci di trasformare attraverso le persone interi popoli, intere nazioni. Il vero cambiamento non arriva solo dall’esterno, non possiamo aspettarci solo dal mondo che le cose vadano come vogliamo, non possiamo pretendere che sia l’ultimo o il prossimo governo di turno a cambiarci l’esistenza. L’orientamento giusto deve essere semplicemente quello di scoprire e sperimentare altre vie per fare ancora meglio quello che già sappiamo fare bene, e fare bene quello che fino ad oggi non ci è riuscito ancora come avremmo voluto. Un cambiamento, dunque, capace di dare la misura evidente dell’efficacia dell’impegno. Non si tratterà di un processo facile, perché, lo sappiamo, cambiare non è nella natura della maggior parte degli esseri umani, ma se alla base di tutto esiste la giusta motivazione, la volontà di migliorarsi e lo spirito di rinnovamento, allora non solo questo diventerà possibile, ma sarà anche piacevole e gratificante al tempo stesso.
Anno I, n° 30 Maggio 2008
200mila copie
diffuse in un anno
Sommario Sanità • Viaggio negli ospedali “V. Monaldi”, Azienda ospedaliera ad alta specializzazione 8 • Prevenzione HPV e Carcinoma dell’utero 11 • Innovazione Tecnologica L’Ipertermia: terapia del calore contro il cancro 24 • Benessere Le vene varicose 26 • Terapia Prospettive terapeutiche per il diabete tipo 2 27 Attualità • Società La sindrome da “Gioco d’azzardo patologico” • Cronache Coppie divise dal cibo: vegetariani contro carnivori • Sicurezza Il nuovo testo unificato per la sicurezza sul Lavoro • Primo Piano Il rilancio dell’Oro Bianco • Eventi Giornata Mondiale dell’Asma 2008 Rubriche • Il medico risponde a cura di Salvatore Marotta L’ecografia La toxoplasmosi Le infezioni della pelle • Curiosità a cura di Gaetano Marrocco Antibiotico di alligatore • Block Notes a cura di Daniele Agrippino Russo Sanità e Federalismo • Alimentazione a cura di Romina Romini Dieta mediterranea Direttore editoriale Marco Trabucco Direttore responsabile Loredana Guida Coordinamento Scientifico Vincenzo Russo Comitato di redazione Claudio Caronte Benny Schiavone Gaetano Marrocco Paolo Trabucco Sebastiano Vaia
Hanno partecipato a questo numero Daniele Agrippino Russo Salvatore Marotta Antonio Izzo Vincenzo Santagata Gabriele Riccardi Romina Romini Onofrio Palombella Giovanni Alise Pasquale Auricchio Redazione Via G. Galilei, 18 Carinaro (Ce)
Foto Edoardo Ciardiello Contatti redazione@medicarenetwork.it 328/3090442 - 328/8468490 Sito web www.medicarenetwork.it Segreteria Organizzativa Simona Denis Edoardo Ciardiello Grafica Francesco Francese Stampa Media Outdoor - Carinaro
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14 15 16 17 18 20 Periodico Registrato Tribunale di Santa Maria Capua Vetere n° 689/2007 del 20 settembre 2007 Realizzazione editoriale a cura di
www.guidaediting.it
• Società
La sindrome da “Gioco d'Azzardo Patologico" U
na passione che regala divertimento e suspance ma che, in alcuni casi, può diventare una vera e propria malattia. L’Istat, nel “Rapporto sul Gioco d’Azzardo” del 2006 ha rilevato che in Italia l’80% della popolazione adulta si è dedicata al gioco d’azzardo. La maggior parte delle volte questo rappresenta un passatempo innocuo, che non mette a repentaglio né i bilanci né la vita sociale, lavorativa e familiare. Il gioco è principalmente un divertimento: bisogna però distinguere tra gioco sociale, che è uno dei tanti modi per distrarsi dalla quotidianità e stare con i propri amici o familiari, e gioco problematico o eccessivo. Per una percentuale che oscilla tra l’1 e il 3% della popolazione adulta, però, il gioco d’azzardo diventa l’unica e principale attività della propria esistenza: in questo caso si parla di “Gioco d’Azzardo Patologico”. Il dato è dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell’Apa (American Psichiatric Association) ed è simile in tutti i
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paesi del mondo. Se invece si parla di possibilità reale di vincere, gli appassionati resteranno delusi. È stato infatti calcolato che la probabilità di vincere per un giocatore è di una su 820 milioni di volte. La caratteristica fondamentale di questa patologia è un comportamento persistente, ricorrente e maladattivo di gioco d’azzardo, che compromette le attività personali, familiari, o lavorative. La maggior parte di soggetti affetti da “Gioco d’Azzardo Patologico” afferma di ricercare eccitazione ed euforia ancora più dei soldi; questo induce a puntare progressivamente somme più ingenti per continuare a produrre il livello di eccitazione desiderato. Per questo si arriva a mentire ai familiari per ridimensionare il proprio livello di coinvolgimento, a ricercare spasmodicamente il recupero a lungo termine del denaro perso, a continuare a giocare nonostante i ripetuti sforzi per controllare o ridurre il vizio del gioco.
• Intervista al Dottor Cesare Guerreschi*
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l Dottor Guerreschi, presidente della Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (S.I.I.Pa.C.), è da anni impegnato nel trattamento del gioco d’azzardo patologico. Dottor Guerreschi, quando il vizio diventa malattia? “Lo spartiacque principale che distingue un giocatore sociale da un giocatore problematico è l’eccitazione legata al gioco, l’emozione forte che la persona prova quando mette in atto quel comportamento. Il gioco diventa lentamente l’unica medicina a disposizione per curare il proprio malessere. Anche se, con il passare del tempo, il gioco d’azzardo porterà a conseguenze devastanti sul piano economico, sociale, affettivo e lavorativo, l’unico rimedio per alleviare la sofferenza rimane comunque il gioco. Questo concretamente vuol dire che la persona trascorre le sue giornate
a rivivere esperienze di gioco passate, a programmare tutte le prossime occasioni di successo e a concentrarsi su tutti i mezzi a cui può ricorrere per procurarsi il danaro che gli permetterà di tentare la sorte nuovamente. La persona può giocare per risolvere i propri problemi, per alleviare sentimenti di impotenza, di colpa, di ansia, di depressione, oppure per sentire quella emozione che la vita di ogni giorno non regala più o non ha mai avuto. Qual è la fascia di popolazione più colpita? A quanti anni si inizia a giocare? “Non esistono categorie maggiormente esposte: il gioco d’azzardo patologico non fa distinzione di classe economica e sociale, di cultura, istruzione o età. Può colpire chiunque non sia in grado di riconoscerne preventivamente i segnali. I primi problemi nascono durante il periodo della pre-
• Società adolescenza e dell’adolescenza, e si sviluppano negli anni. Pertanto, ci troviamo a trattare persone che hanno età differenti perché per ognuno è differente lo sviluppo di questa problematica. Purtroppo abbiamo notato un incremento dei casi di giovani adulti, sotto ai 25 anni, che stanno già patendo enormi conseguenze a causa del gioco eccessivo”. Cosa fare con un figlio con il vizio del gioco? “Se un genitore scopre che il proprio figlio sta esagerando nel gioco, investendo sempre più tempo, denaro ed energie in questa attività, sottraendoli a scuola, amici, famiglia, hobby, dovrebbe provare ad instaurare un rapporto di sincerità con il proprio figlio, evitando di controllarlo; non prestare denaro per nessuna ragione; aiutarlo emotivamente, appoggiandolo quando chiederà aiuto per uscire dal problema”. Un giocatore “si gioca” il denaro o la propria vita? C’è un motivo inconscio che spinge al gioco ossessivo o è un semplice desiderio maniacale di danaro? “La particolarità del gioco d’azzardo eccessivo, rispetto alle altre
dipendenze, risiede proprio nel ruolo svolto dal denaro. Nelle altre dipendenze è visto solo come mezzo per procurarsi la sostanza o porre in atto il comportamento da cui si è dipendenti, mentre nel gioco d’azzardo problematico ha la duplice funzione di mezzo e fine: servono soldi per giocare e si gioca per ottenerne altri. Oltre alla dipendenza si sviluppa quindi un rapporto patologico con il denaro, che porta l’individuo alla sua spasmodica ricerca, nella quale coinvolge le persone a lui vicine, portandole al collasso finanziario, e quindi, una volta esaurite queste risorse, arriva anche a commettere illeciti o reati per finanziare la propria attività o per risanare i debiti già contratti. Si riesce a venirne fuori? In che modo? Il gioco d’azzardo patologico coinvolge molti aspetti della vita di un individuo: il percorso di cura è dunque molto complesso. Se, nelle altre dipendenze, una volta terminato il trattamento terapeutico, il soggetto deve preoccuparsi solo di evitare ricadute, nel caso del giocatore problematico, gli effetti negativi ri-
schiano di far sentire il loro peso anche dopo molti anni, causando ansia, depressione, stress, divorzi, pignoramenti. Un approccio di tipo multimodale è quindi necessario per avere una speranza di guarigione: il modello sviluppato da me e dalla mia équipe alla S.I.I.Pa.C consiste nel coinvolgimento a vari livelli di diverse figure professionali: psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, tutor economici, avvocati, commercialisti e sociologi”.
Dott. Cesare Guerreschi
*Fondatore dell’“Osservatorio Nazionale per il Gioco d’Azzardo Patologico”
L’Osservatorio Nazionale per il Gioco d’Azzardo Patologico, creato dal Dottor Guerreschi grazie alla collaborazione della Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (S.I.I.Pa.C.) assieme ai suoi vari centri territoriali, si prefigge di: • monitorare l’andamento del fenomeno del gioco d’azzardo su tutto il territorio nazionale; • coordinare le varie realtà territoriali, siano esse istituzioni, amministrazioni, ecc.; • promuovere nuove politiche sociali in materia di gioco d’azzardo patologico; • varare programmi di ricerca, prevenzione, intervento e formazione;
Associazione O.n.l.u.s - Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive Vicolo Gumer, 12 39100 Bolzano - Tel. 0471/300498 Email: siipac.roma@siipac.it oppure siipac.bolzano@siipac.it
Breve storia del gioco d’azzardo
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a storia del gioco d’azzardo è strettamente legata alla storia dell’uomo, tanto che i primi cenni a questa attività si riscontrano addirittura nel 3000-4000 a.C. Nella civiltà egiziana, infatti, era già praticato il gioco dei dadi (il termine “azzardo” deriva dal francese “hasard”, a sua volta termine di origine araba, “az-zahr”, che significa proprio “dadi”). Più a est, in India, Giappone e Cina, si hanno testimonianze di forti scommesse, sia al gioco dei dadi che alle corse dei carri. Non da meno, nella Roma imperiale, personaggi come Nerone, Caligola, Claudio furono certamente accaniti giocatori (oggi probabilmente diremmo “giocatori patologici o compulsivi”). Connaturata con il gioco d’azzardo, inoltre, pare essere la propensione per il barare, confermata dal ritrovamento di dadi appesantiti da un lato. Se il gioco dei dadi vanta la storia più lunga, nei secoli a noi più vicini c’è stata una notevole espansione delle modalità di gioco, a partire dalle scommesse sui cavalli (“lo sport dei re”), alle lotterie, delle quali si ha testimonianza dai secoli XVI-XVII. La roulette fu inventata nel XVI secolo dal filosofo Blaise Pascal, mentre le slot-machine nel 1895 dall’americano Charles Fay.
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• Società
• Il trattamento multimodale per il reinserimento del soggetto in società
l trattamento della dipendenza da gioco, nel nostro Paese, va dal ricovero in comunità terapeutica al trattamento semi-residenziale per i dipendenti, fino alla terapia per le famiglie dei giocatori: elemento costante sono i colloqui psicoterapici. Il giocatore patologico segue nella struttura un doppio percorso: da un lato psicologi, psicoterapeuti e psichiatri aiutano la persona con colloqui e terapie mirate, individuali e di gruppo. Il primo passo è quello dei colloqui motivazionali che aiutano la persona a costruire la motivazione al cambiamento. Inoltre, tutor economici, consulenti legali e commercialisti affiancano la psicoterapia, offrendo assistenza per la risoluzione dei problemi pratici occupandosi del controllo del flusso monetario del giocatore, della collaborazione nella gestione quotidiana del denaro e dell’elaborazione di un piano di risanamento debiti. La motivazione ad intraprendere un trattamento riabilitativo è spesso viziata da aspettative distorte. Nella maggioranza dei casi, l’utente si rivolge alla struttura per cercare un aiuto per risolvere la sua situazione economica, non ha vera consapevolezza della propria situazione. Il problema va ribaltato nei suoi termini, spostato dalla situazione economica ai problemi che il gioco d’azzardo ha prodotto nella vita sociale, affettiva e lavorativa del soggetto. Raggiunto questo obiettivo, sarà poi necessario rafforzare l’impegno al cambiamento. Indispensabile a tutti i giocatori, è la parte riguardante la psicoterapia individuale. L’attenzio-
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ne dovrà focalizzarsi su alcune specifiche problematiche legate al vissuto del soggetto: l’affettività, l’emotività, la sessualità e la socializzazione, e, in modo particolare, le forme di autoinganno, i vissuti di onnipotenza, gli aspetti difensivi del mentire del paziente e sui problemi relativi ai confini dell’Io e della realtà. I colloqui di gruppo servono innanzitutto a recuperare quella dimensione di socializzazione andata perduta: i giocatori agiscono a livello individuale e si rovinano da soli. L’idea della condivisione e della conseguente emulazione può scattare nel dipendente. Inoltre, i giocatori insieme costituiscono un io “gruppale”, cioè un unico che li motiva e li spinge ad andare avanti insieme e a ottenere risultati concreti. I giocatori sono affetti di solito anche da depressione: il sup-
Qualche consiglio pratico
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porto farmacologico, unito alla terapia psicologica, è quindi essenziale. Il trattamento integrato è l’unico metodo in grado di risolvere i problemi alla radice e di garantire risultati a lungo termine per il reinserimento sociale.
• non lasciare mai prevalere la rincorsa alla perdita; • dopo una grossa vincita, smettere immediatamente di giocare; • non reinvestire il denaro vinto nel gioco; • se non riesce a mettere in pratica questi consigli, chiedere aiuto a strutture specializzate.
Per evitare che questa patologia abbia sempre più ampia diffusione, considerando anche che l’età media delle persone colpite si va progressivamente abbassando, è utile istituire progetti di prevenzione sulle nuove dipendenze da attuarsi negli istituti superiori. Ciò servirà a definire le abitudini degli adolescenti in fatto di gioco, shopping, internet e cellulare rilevando le situazioni a rischio o chiaramente patologiche, e informandoli sul pericolo derivante da atteggiamenti socialmente accettati. Inoltre, l’organizzazione di corsi di aggiornamento e formazione permanente per il personale del settore sono un buon mezzo di prevenzione, come la continua e costante diffusione e pubblicizzazione di materiale sull’argomento.
• Pupo salda un vecchio debito di gioco
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esto a sorpresa di Pupo che, durante l’ultimo concerto del tour di Gianni Morandi, è salito sul palco per consegnare al cantante di Monghidoro un assegno da 100 mila euro. L’inatteso siparietto misto di stupore e ironia, ha radici lontane nel tempo, in quanto si tratta del risarcimento per una somma prestata da Morandi a Pupo la bellezza di venti anni fa, legata ad un debito di gioco, in un periodo di piena crisi artistica di quest’ultimo. Come si legge in una nota di Pupo: “Negli ultimi cinque anni ho chiuso tante pendenze, questa rimasta aperta mi pesava. La vicenda era di dominio pubblico, la gente per strada mi chiedeva tre cose: ‘Che fai in tv?’, ‘Hai smesso di giocare?’ e ‘Hai restituito i soldi a Morandi?’. Ho capito che dovevo farlo pubblicamente”.
• Gioco d’azzardo: lo Stato incrementa l’offerta? di Loredana Guida*
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l gioco d’azzardo non va mai in crisi economica, i dati degli ultimi anni lo provano ampiamente. Di recente il giro d’affari fra lotto, ex videopoker, superenalotto, gratta e vinci, bingo e giochi da casinò è stato di 42 miliardi di euro. Sono oltre 800 mila le persone che diventano “dipendenti dall’azzardo” e che con questa sfida ad alto rischio mettono in discussione la loro vita, i loro affetti e il loro futuro, coinvolgendo le famiglie in un baratro che può non avere fondo. Esiste un mondo sommerso di uomini, prigionieri del demone dostoieschiano del gioco: uomini e famiglie disperate su cui gli usurai prosperano, e di cui lo Stato si serve per riempire le proprie casse. Il giro d’affari, tra gioco legale e illegale, è stimato intorno ai 30 miliardi di euro, è in costante crescita e sembra avvantaggiarsi dei periodi di crisi economica. Quegli 800 mila italiani che sono schiavi del gio-
co sono naturalmente la punta di un iceberg che risponde a un preciso disegno finanziario. Le offerte di gioco sono sempre più aggressive: basti pensare al via libera dato alle slot machine, alle sale Bingo o all’aumento del numero di estrazioni del lotto. “C’è qualcosa di davvero speciale nella sensazione che provi quando solo, in terra straniera, lontano dalla patria e dagli amici e senza sapere quel che mangerai domani, punti l’ultimo fiorino, proprio, l’ultimo! Ho vinto, e venti minuti dopo uscivo dal Casinò con centosettanta fiorini in tasca. E’ un fatto! Ecco cosa può significare certe volte l’ultimo fiorino! E cosa sarebbe successo se quella volta fossi stato vile e non avessi osato?... Domani, domani tutto finirà!”. (da “Il Giocatore” di Fëdor Dostoevskij)
*Giornalista
• L’ “Associazione Giocatori Anonimi” in Campania
E-mail: ganapoli1@yahoo.it web: www.giocatorianonimi.org Sede di Napoli Corso S. Giovanni a Teduccio, 517-523 info: 3331437994 Sede di Scafati Via Ferrara, 3 (Piazza Falcone e Borsellino) C/O Ascolto Giovanile MARANATHÀ onlus info: 081-8508857 - 3331437994
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’Associazione, che in Campania conta circa cinquanta iscritti, è aperta a tutti coloro che hanno gravi problemi con il gioco d’azzardo e che vogliono reinserirsi nella vita sociale e familiare. L’Associazione mette a disposizione le proprie strutture, i propri programmi e la propria esperienza, nel settore degli incontri quindicinali. Da qualche mese la “G. A.” è attiva, con incontri quindicinali, oltre che a San Giovanni a Teduccio, anche a Scafati. Sull’argomento si è discusso a Capua nell’aprile 2008 durane un meeting, a cui hanno partecipato giocatori da ogni parte d’Italia. Il gioco d’azzardo patologico, come tutte le dipendenze, è una malattia cronica, che necessita pertanto di un intervento terapeutico strutturato.
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Dott. Marco Papa
“V. Monaldi"
un'Azienda Ospedaliera ad alta specializzazione Intervista al Dottor Marco Papa, Direttore Sanitario
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n’Azienda Ospedaliera di rilievo nazionale ad alta specializzazione ed un parco tecnologico avanzato fanno del Monaldi una struttura all’avanguardia. Il merito va alla Direzione Aziendale, al personale medico, e alla forte integrazione territoriale che hanno reso la struttura una “macchina sanitaria” d’eccellenza: il megacomplesso costituito da 10 sale operatorie ne è un chiaro esempio. Il Direttore Sanitario, dottor Marco Papa, ha espresso piena soddisfazione per l’attività ospedaliera, costituita da 40 Unità Operative, ed in particolare per alcune branche specialistiche. “Siamo l’unico Centro di riferi-
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mento sia regionale che del Sud Italia – spiega Papa - per il trapianto cardiaco, centro di eccellenza anche per la Terapia Intensiva neonatale, di recente ristrutturata”. L’Unità Coronaria ed Emodinamica consente interventi ad elevata specializzazione (angioplastica, ecc.) anche in situazioni di emergenza, essendo collegata con la Rete regionale del 118 per i pazienti che necessitano di particolari trattamenti. Altro fiore all’occhiello è rappresentato dall’area delle chirurgie, caratterizzata da apparecchiature ad elevata tecnologia e da professionisti di riconosciuta esperienza: chirurgia to-
racica, oculistica, otorinolaringoiatria. Notevole importanza riveste l’area delle pneumologie essendo l’unica struttura ad avere un Reparto dedicato alla Tisiologia per pazienti affetti da tubercolosi. A breve sarà inaugurato un nuovo Reparto di Fisiopatologia e Riabilitazione Respiratoria, che andrà ad integrare il Dipartimento già esistente CardioPolmonare. Non mancano apparecchiature di medicina nucleare all’avanguardia. “Siamo, insieme al Pascale – continua Marco Papa gli unici ad avere la Pet Tac installata a fine 2006, aperta in regime ambulatoriale”.
I numeri: - 33.000 ricoveri annui, di cui 16.000 in regime day hospital - 600 posti letto - 10.000 interventi chirurgici annui I programmi: - ospedalizzazione domiciliare - liste d’attesa più snelle - controllo del rischio clinico
• Viaggio negli ospedali
Dott. Franco Corcione
Intervista al Dottor Franco Corcione, Direttore dell’UOC di Chirurgia
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nterventi miniaturizzati, fatti con precisione millimetrica, sanguinamento ridotto al minimo. Il Dipartimento di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera “V. Monaldi”, grazie alle competenze del Direttore dell’UOC Franco Corcione sperimenta tecniche chirurgiche sempre più avanzate, che non solo migliorano la qualità di cura del paziente ma tendono a standard difficilmente superabili. L’approccio mini-invasivo si basa sul principio di riduzione del danno conseguente all’atto chirurgico: il suo impiego nella pratica clinica ha permesso di ottenere minori complicazioni nel decorso postoperatorio e quindi di un più rapido recupero dello stato di salute.
“L’uso di queste metodiche – spiega Corcione – rende la struttura una delle poche al mondo ad eseguire tutti gli interventi di chirurgia addominale con accesi mininvasivi: appendicite, chirurgia di tipo pancreatico-esofageo, trattamenti con accesso laparoscopico. In quest’ultimo caso le nuove tecniche consentono, con pazienti donne, di portare a termine delicati interventi, sfruttando gli orifizi naturali del corpo per inserire il ministrumentario, senza alcuna incisione: la calcolosi della colecisti, il trattamento del reflusso gastro-esofageo e delle pseudo cisti del pancreas”: Corcione è stato il primo in Italia a effettuare la colecistectomia per via transvaginale.
La chirurgia a
cicatrici
• Viaggio negli ospedali
• Vantaggi della
Chirurgia Robotica
• Un robot in sala operatoria nelle mani del chirurgo
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progressi della tecnologia robotica viaggiano, al Monaldi, in parallelo alla chirurgia mininvasiva. La chirurgia robotica rappresenta quanto di più tecnologico esista oggi in chirurgia, in quanto permette di eseguire interventi con tecnica miniinvasiva, rappresentando una ulteriore evoluzione rispetto alla chirurgia laparoscopica. Questa tecnica offre la possibilità di eseguire movimenti articolabili a 360° in modo che il chirurgo riacquisti la funzionalità della mano in addome, facilità di esecuzione di gesti chirurgici “fini” (anastomosi, nodi, suture vascolari, linfoadenectomie), stabilità del campo operatorio, in quanto l’ottica è fissata ad un braccio robotico comandato dal chirurgo stesso. Il chirurgo opera in posizione più ergonomica rispetto alla chirurgia laparoscopica tradizionale poichè è seduto ad una consolle dove può comandare sia i movimenti dell’ottica, sia eseguire l’intervento a distanza. La chirurgia robotica si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta Europa e, negli ultimi 3 anni, le strutture in Italia dotate di questa tecnologia sono passate da 6 a 15.
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a Chirurgia Robotica sfrutta gli stessi accessi della Chirurgia Laparoscopica, ma con notevoli vantaggi sia per il chirurgo che per il paziente. Infatti il Robot consente una visione tridimensionale del campo operatorio e annulla il naturale tremore della mano umana, facilita la fase demolitivi, permettendo una più accurata fase ricostruttiva. Il robot è dotato di braccia e di polsi flessibili, su cui possono essere montati strumenti endoscopici miniaturizzati e una microscopica videocamera. I sistemi di snodo sono ancora migliori dei polsi umani.
• Formazione
d’avanguardia al Monaldi
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’Azienda Ospedaliera Monaldi agisce come Centro di riferimento nel mondo per questa nuova tecnologia, ed intende potenziare l’attività di cooperazione scientifica e formativa: ogni anno 12 stagisti dei Paesi Arabi svolgono 4 mesi di tirocinio presso la struttura, potenziando il proprio bagaglio formativo. Dal 2008 la Società Italiana di Chirurgia (SIC) ha affidato al Monaldi la pianificazione e gestione di una Scuola di Chirurgia Laparoscopica che a maggio ha dato inizio ai corsi.
I robot medici installati: Stati Uniti 545
Francia
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Europa
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Germania
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Italia
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Regno Unito 9
• Prevenzione
Infezione da HPV e Carcinoma del Collo dell'Utero di Onofrio Palombella I l registro nazionale tumori segnala la schedatura di 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina ogni anno. Associata strettamente a questa patologia è la presenza dell’infezione genitale da HPV, il virus del papilloma umano: tra il 7 ed il 16 % delle donne tra 17 e 70 anni soffre di quest’infezione. Il 50-80% dei soggetti sessualmente attivi si infetta nel corso della vita con un virus HPV e fino al 50% si infetta con un tipo oncogeno. La storia naturale dell’infezione è fortemente condizionata dall’equilibrio che si instaura fra ospite ed agente infettante: infatti, l’80% circa delle infezioni risulta essere transitoria, asintomatica e guarisce spontaneamente. L’infezione persistente con HPV oncogeni è la condizione necessaria per l’evoluzione a carcinoma; fumo di sigaretta, uso prolungato di contraccettivi orali, co-infezione da HIV ed elevata parità sono co-fattori ac-
• Cos’è il tumore della cervice uterina?
certati nella carcinogenesi cervicale. L’evoluzione del carcinoma cervicale è caratterizzata da un lungo periodo di malattia non invasiva, detta displasia, che costituisce un precursore dal comportamento benigno, che trattato tempestivamente permette una completa guarigione. La displasia, essendo totalmente asintomatica, può essere identificata unicamente attraverso il PAPtest. Proprio a causa della sempre maggiore diffusione di questo tipo di infezione, e del ruolo che questa gioca nello sviluppo del carcinoma all’utero, risulta essenziale il ricorso ad una campagna di prevenzione, attraverso il vaccino. La campagna vaccinale istituita dal Ministero della Salute si rivolge con particolare attenzione alle adolescenti tra gli 11 ed i 12 anni, o comunque nella fase precedente all’inizio dell’attività sessuale, in modo da permettere al vaccino di operare con la massima efficacia.
I dati sul carcinoma della cervice uterina relativi agli anni 1999-2002: • 3500 nuovi casi annui; • 1000 morti annue; • 370 decessi per carcinoma alla cervice; • 1800 morti per cancro all’utero in sede non specificata. Gli HPV che infettano la cervice uterina sono noti in diversi tipi, che comportano un differente decorso della patologia: • Quelli “a basso rischio”(tipi 6, 11, 42, 43, 44) non sono quasi mai associati a carcinomi invasivi della cervice; • Quelli “a medio rischio”(tipi 35, 39, 51, 56, 59) possono essere associati, ma non di frequente, al carcinoma della cervice; • Quelli “ad alto rischio”(tipi 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58) risultano frequente mente associati ai carcinomi della cervice.
• Il Ministero della Salute vicino alle donne
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’Italia è il primo Paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro il Papilloma virus (HPV), l’agente virale responsabile del cancro della cervice uterina, malattia che causa ogni anno circa mille morti. L’utilizzo del vaccino comunque affianca, ma non sostituisce, lo screening periodico attraverso il PAP test, attualmente raccomandato per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni, che ha già portato negli anni a una drastica riduzione delle morti, attraverso la diagnosi precoce delle lesioni precancerose e del tumore. Per favorire la diffusione in tutto il Paese della vaccinazione pubblica contro il carcinoma della cervice uterina, nella Finanziaria 2008 sono stati stanziati 30 milioni di euro come contributo aggiuntivo alle risorse già previste nell’ambito dei fondi per l’assistenza farmaceutica. Altri 40 milioni di euro sono stati reperiti dai capitoli di bilancio del Ministero della Salute. In Campania le adolescenti fino ai 12 anni di età possono usufruire della vaccinazione gratuita dietro richiesta del medico curante.
È un tumore che colpisce il collo dell’utero, la parte più bassa che sporge in vagina. Insieme al tumore del colon-retto è al secondo posto tra i tumori femminili, dopo quello della mammella. È il primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad un’infezione. L’agente responsabile è il papillomavirus umano (HPV). Il tumore è molto più diffuso nei paesi in via di sviluppo, mentre nei paesi industrializzati è relativamente raro, grazie alla diffusione del Pap test.
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• Prevenzione
• Un Osservatorio sull’Adolescenza Fimp (Federazione italiana medici pediatri): “ Gli adolescenti li curiamo noi”.
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’adolescenza necessita di un’attenzione particolare, in quanto rappresenta un processo evolutivo di elevata complessità. Le indagini condotte tra i giovani in questi ultimi anni mostrano come l’abuso di sostanze psicoattive (alcol, tabacco, droghe) sia in aumento. Il fenomeno del binge drinking (bere per ubriacarsi) è risultato importante nella fascia di età che va dai 14 ai 16 anni: si tratta di un quadro preoccupante poiché l’assunzione di alcolici altera il metabolismo epatico. La Fimp (Federazione italiana medici pediatri) propone e sostiene da sempre programmi di promozione e di confronto tra le parti
politiche e sociali, al fine di migliorare l’organizzazione sanitaria in Italia, per quanto attiene alla tutela dell’infanzia e dell’età evolutiva. La proposta della Fimp è quella di potersi occupare dei pazienti fino a 18 anni e non più, come accade oggi, fino a 14 (16 nel caso dei ragazzi con malattie croniche). A tale proposito ha intenzione di creare un Osservatorio che analizzerà le problematiche legate all’adolescenza, in spazi e in orari dedicati. “L’adolescenza è un’età a rischio e il ruolo del pediatra, che è anche educatore, è fondamentale” spiega Giuseppe Mele, Presidente nazionale della Fimp, che dal congresso della Federazione ha
• Nuovi Lea: più prestazioni e più qualità
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nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) contengono numerose novità rispetto all’attuale elenco di prestazioni e servizi erogati dal Ssn, e garantiranno più prestazioni e più qualità nelle cure dei cittadini. Per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera, le principali novità riguardano l’incentivazione dell’analgesia epidurale nel corso del travaglio e del parto naturale, il vaccino contro il Papilloma Virus (età 11-12 anni) e l’inclusione della diagnosi neonatale della sordità congenita e della cataratta congenita. Importante è anche l’ampliamento da 43 a 108 degli interventi ospedalieri che dovranno essere preferibilmente effettuati in regime di day hospital anziché in ricovero ordinario (dialisi, Hiv, cataratta, ernia, atroscopia). Ciò al fine di una maggiore appropriatezza delle prestazioni e per una gestione più attenta e raziona-
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le delle risorse economiche. Cure palliative domiciliari alle persone nella fase terminale della vita, trattamenti per 6 malattie croniche che fino a ieri non erano esentate dal ticket (BPCO e malattie renali), 109 nuove patologie nell’elenco delle malattie rare. ALCUNI AUSILI per disabilità più gravi, videocapsula per gastroscopia, terapia fotodinamica laser (retina e degenerazione maculare). Con i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza è stato ridefinito il “paniere” dei servizi e delle prestazioni offerte dal Ssn a tutti i cittadini, per un totale di oltre 5.700 tipologie di prestazioni e servizi per la prevenzione, la cura e la riabilitazione. Meno parti cesarei. Previsti 78 programmi di prevenzione collettiva per altrettante patologie prevenibili e 20 tipi di prestazioni termali Nonchè assistenza domiciliare e residenziale per anziani non autosufficienti.
lanciato un appello affinché nella convenzione della Pediatria con il Sistema Sanitario l’assistenza agli adolescenti venga affidata a loro. La creazione di un Osservatorio è finalizzato, attraverso un colloquio conoscitivo, all’individuazione dei problemi e dei bisogni per migliorare il processo di crescita. Si terrà a Napoli, dal 01 al 04 Ottobre 2008 presso l’Hotel Royal Continental, il Congresso Nazionale Fimp “Anche i diavoli da piccoli sono angeli”.
• Cosa sono i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)?
I LEA sono le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o in compartecipazione, grazie alle risorse raccolte attraverso il sistema fiscale.
• Malattie rare: ampliamento dell’esenzione ad altri 109 gruppi
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razie ai nuovi LEA è stata ampliata l’assistenza specifica a particolari categorie per le persone affette: - da malattie rare: l’elenco è stato integralmente rivisto con l’ampliamento dell’esenzione ad altre 109 malattie o gruppi. Questo processo di revisione è il frutto del lavoro di condivisione e studio proposto dal Tavolo interregionale per le malattie rare e dalla Commissione nazionale Lea; si evidenzia che la celiachia, data l’alta prevalenza dei casi, è trasferita nell’elenco delle malattie croniche; - da malattie croniche: l’elenco delle malattie croniche tutelate ed esentate dal ticket, è stato sostituito da un nuovo elenco che recepisce la proposta della Commissione nazionale Lea; tale proposta prevede l’inserimento di 6 nuove patologie gravi (BPCO, Rene policistico autosomico dominante, Osteomielite cronica, Sarcoidosi grave, Malattie renali croniche, Sindrome da talidomide) e la revisione delle prestazioni garantite in esenzione per numerose altre patologie.
• Cronache
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a disputa tra vegetariani e carnivori lascia sul campo un inaspettato caduto: l’amore. Il cibo, metafora dell’amore, pilastro del corteggiamento e indiscutibile piacere, è diventato per le coppie americane una delle cause dell’interruzione di una relazione, accanto ai più classici problemi di denaro, di sesso, di lavoro. Il nuovissimo trend è riuscito ad infiltrarsi addirittura tra le pagine del prestigioso “New York Times”, che ha dedicato, a ridosso di San Valentino, un ampio servizio sulle coppie divise per motivi alimentari, con tanto di testimonianze vere. Matrimoni finiti, fidanzamenti improvvisamente rotti, relazioni stroncate sul nascere: decine e decine di cuori infranti a causa dello stomaco, o per meglio dire delle
* da un fotogramma del film “Sapori e dissapori” con Catherine Zeta-Jones, remake di “Ricette d’amore” con Sergio Castellitto
• Coppie divise dal cibo, divorzi in aumento Vegetariani contro carnivori implicazioni etiche di un bisogno molto materiale. Come spesso accade negli Stati Uniti, questa curiosa tendenza ha prodotto anche un “movimento culturale”, fatto di libri, spettacoli, una serie tv e, ovviamente, una nuova branca della terapia di coppia. La guerra delle pietanze ha già un suo manifesto: “Kitchen Confidential”, dove si attaccano vegetariani e vegani.
Il potere del cibo nella vita di coppia. Molti vegetariani non frequentano le persone che mangiano carne. Per contro, gli onnivori che mettono il gusto in cima alla lista, noi compresi ma anche molte donne per fortuna, non si innamorano di persone insensibili al piacere della carne, frattaglie incluse, o di un formaggio maleodorante quanto volete ma almeno artigianale. E se nella biografia “Kitchen Confidential”, An-
thony Bourdain, il più ragazzaccio di tutti i cuochi-celebrità, definisce i vegani - che oltre alla carne non mangiano prodotti derivati da animali, loro non frequentano i carnivori perché maleodoranti, e incapaci di apprezzare le ricette a base di radici e legumi cucinate dal partner. Insomma, per ragioni di gusto, etica e religione si litiga anche a tavola.
• Dall’11 maggio farmaci urgenti senza ricetta
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all’11 maggio anche chi è sprovvisto di ricetta medica può ritirare medicinali urgenti in farmacia. La nuova norma, voluta dal Ministero della Salute e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 12 aprile è andata in vigore l’11 maggio. Lo scopo che si prefigge il Ministero è quello di
“garantire la non interruzione di un trattamento in corso per i casi di patologie croniche ed acute o in occasione di dimissione ospedaliera”. Nel caso però il farmacista si trovi davanti soggetti affetti da patologie croniche come diabete, ipertensione o altro “potrà consegnare il medicinale a condizione che siano disponibili elementi che confermino che il paziente è in trattamento con il farmaco, quali l’esibizione da parte del paziente o della persona che si reca in farmacia in sua vece di uno dei seguenti documenti: un documento rilasciato dall’autorità sanitaria attestante la patologia; un documento originale firmato dal medico attestante la patologia cronica con l’indicazione del farmaco; una ricetta scaduta da non più di trenta giorni”.
• Aids. Arriva farmaco italiano, nuova speranza per malati
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i chiama ‘Raltegravir’, ed è un successo tutto italiano, il capostipite di una nuova classe di farmaci contro l’HIV, il virus che provoca l’Aids: gli inibitori dell’integrasi. La molecola, infatti, è stata individuata e purificata nei laboratori dell’Istituto Ricerche di Biologia Molecolare “Pietro Angeletti” (IRBM) di Pomezia. Italiani sono i ricercatori che l’hanno messa a punto, i medici che hanno condotto la sperimentazione al San Raffaele di Milano, persino il primo paziente su cui è stato provato. Raltegravir, già in commercio negli Usa e in Europa, che da pochi giorni è disponibile negli ospedali italiani per i pazienti che abbiano fallito altre terapie, è un farmaco innovativo, efficace e ben tollerato. E’ innovativo in quanto ha un meccanismo d’azione completamente diverso da quello degli altri farmaci anti HIV. La funzione è quella di bloccare l’integrasi, che insieme alla trascrittasi inversa e alla proteasi è uno dei tre enzimi necessari alla riproduzione e alla propagazione del virus all’interno delle cellule umane.
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• Il medico risponde a cura di Salvatore Marotta
Test diagnostici:
l'ecografia L
’ecografia è la registrazione, ottenuta mediante l’impiego di ultrasuoni, dell’eco nell’uomo. Le principali applicazioni sono comunemente rivolte al campo ostetrico: a partire dalla 15a settimana di gravidanza il cranio del feto è giunto ad un punto di osteogenesi tale da produrre echi che possano essere registrati. Nelle patologie e nelle valutazioni preventive dell’apparato cardiovascolare l’ecografia si è dimostrata uno strumento pratico, non invasivo e molto maneggevole. Le patologie valvolari o i vizi cardiaci congeniti possono essere pienamente studiati e valutati attraverso l’ecografia. Nelle patologie addominali
di Giovanni Alise*
l’ecografia si è dimostrata insostituibile quale strumento di diagnosi privilegiata per patologie benigne o maligne degli organi solidi quali fegato, milza reni ed in parte pancreas. In campo urologico e senologico, attraverso le ecografia prostatiche e mammarie si possono studiare le evoluzioni di quadri patologici benigni, nonché l’insorgenza di quadri che prevedano l’approfondimento diagnostico e terapeutico. Ovviamente, l’ecografia non deve essere l’unico strumento diagnostico: il laboratorio ed altri test diagnostici possono contribuire a definire o a precisare ulteriormente i profili patologici in atto. *Ecografista
• Le sindromi vertiginose Chi non ha mai avuto almeno una volta nella sua vita un capogiro o una vertigine ? Pochissime sindromi, come quelle vertiginose, richiedono altrettanta attenzione e abilità nel raccogliere la storia clinica e l’evoluzione di questo quadro morboso. Le vertigini sono classificate in base all’origine, ventrale o periferica: le patologie a genesi periferica interessano il sistema vestibolare (orecchio medio), mentre quelle a genesi centrale hanno origine a livello encefalico. Il capogiro è il disturbo caratteristico delle malattie centrali, presente anche in un gran numero di patologie non neurologiche. Può comprendere senso di testa vuota, instabilità, stordimento, visione offuscata, nausea, sonnolenza, ma senza alcuna sensazio-
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Rubrica a cura della Cooperativa di Medicina Generale MEDIFAM Campania
ne di rotazione. La vertigine comporta una sensazione di moto rotatorio, associata a perdita dell’udito o acufeni, soprattutto se monolaterale, indica che è l’orecchio interno all’origine del disturbo. Nella vertigine oggettiva è la stanza a ruotare attorno al paziente; in quella soggettiva, il paziente ha la sensazione di ruotare nella stanza. La vertigine è un sintomo che si presenta con grande frequenza nelle malattie otoiatriche, neurologiche e internistiche. In caso di interessamento labirintico, la vertigine si presenta a crisi, insorge in pieno benessere. La direzione dello spostamento spaziale oggettivo è per lo più nel piano orizzontale o frontale e si aggrava con i movimenti del capo e quando l’ammalato mantiene gli occhi aperti.
• Cos’è MEDIFAM?
È
una Cooperative di Medicina Generale di Medici di Famiglia, distribuita in Campania sui territori delle Asl Napoli 1, Napoli 3 e Napoli 5. La Cooperativa è strutturata in associazioni distrettuali che si sono confederate dando vita a Medifam Campania (Medicina di Famiglia – Campania) presieduta da Salvatore Marotta. Tutte le associazioni utilizzano uno stesso programma informatizzato di cartella clinica (Kappamed), e sono collegate in rete.
• Le allergie stagionali: le pollinosi
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e pollinosi sono affezioni che si manifestano in soggetti aventi una specifica ipersensibilità ai pollini, soprattutto anemofili, di determinate piante: in Italia ne soffre almeno il 15% della popolazione. In genere la pollinosi inizia più frequentemente nel 2° e 3° decennio, anche se si sta segnalando un aumento percentuale sia nell’infanzia che nell’età avanzata. I due sessi sono egualmente colpiti; in genere è frequente l’occorrenza di tale disturbo a livello familiare. Si è molto discusso sull’impatto ambientale e sull’inquinamento atmosferico come elemento aggiuntivo e perturbativo, tale da rientrare nel determinismo della sindrome. Gli agenti che ne sono causa sono rappresentati dagli allergeni dei pollini, che giunti nella mucosa nasale perdono il loro involucro
a causa degli enzimi prodotti dalla mucosa stessa, liberando alcune frazioni proteiche che hanno un elevato potere allergenico. I presidi diagnostici per l’identificazione dell’agente responsabile dello stato reattivo e allergico consistono nelle prove allergiche attraverso i test sierologici (RAST e PRIST), che valutano la presenza di immunoglobuline prodotte dal siero del paziente a contatto con le varie sostanze allergeniche. I trattamenti sono generalmente basati su terapie specifiche (immunoterapia specifica o desensibilizzante), effettuate con estratti di pol-
• Il medico risponde
• Malattie infettive: la toxoplasmosi L
lini introdotti per via sottocutanea a dosi progressivamente crescenti, e su trattamenti sintomatici come antistaminici e cortisonici. A scopo preventivo si utilizza ancora, nel periodo precedente la fioritura della pianta che produce allergia, il di-sodio cromoglicato. Il trattamento dell’asma prevede protocolli terapeutici più complessi e costanti, tesi a ridurre le crisi ed il peggioramento della funzionalità respiratoria. I pollini che in Italia rivestono maggiore importanza clini-
ca sono quelli delle piante erbacee, cioè Graminacee, Paretaria e Composite. Le Graminacee comprendono varie specie prative, coltivate (frumento, granturco, segale, orzo) o spontanee ( gramigna, loglio); la loro fioritura inizia in genere ala fine di marzo, raggiungendo la massima intensità nei mesi di maggio e giugno, per poi decrescere e cessare nei mesi successivi. La Paretaria è una pianta erbacea che cresce soprattutto sui
di Pasquale Auricchio*
a toxoplasmosi è una malattia dell’uomo e degli animali domestici, causata da un protozoo: il toxoplasma gondii. L’infezione può essere acuta o cronica, sintomatica o asintomatica. Il gatto e alcuni altri felini rappresentano gli ospiti definitivi del protozoo; l’uomo si inserisce accidentalmente nel contatto con il germe a seguito di eventuale consumo di carni crude o per stretti contatti con i gatti infetti. La resistenza che il soggetto sano oppone all’infezione raramente la esplicita clinicamente e sintomatologicamente L’infezione può essere contratta dal feto all’interno dell’utero della madre, qualora questa abbia contratto l’infezione durante la gravidanza, indipendentemente dalla comparsa o meno di sintomi. A differenza di altre specie animali,nella donna le infezioni pregresse, antecedenti il concepimento, così come le reinfezioni, non comportano rischio di trasmissioni verticali al feto. L’infezione acquisita dopo la nascita si verifica generalmente per
via orale: le carni ovine e suine sono le più frequentemente infette: l’ingrossamento linfoghiandolare ne è la manifestazione più comune. Dolore addominale e talvolta febbre elevata caratterizzano le localizzazioni linfonodali retroperitoneali e mesenteriche. L’infezione per via orale si verifica anche con l’ingestione di cibi contaminati da cisti del parassita mature, come nel caso di vegetali e frutta, con l’implicazione di mosche e blatte in qualità di vettori meccanici; inoltre, terra e sabbia contaminate da feci di gatti costituiscono un pericolo, soprattutto per i bambini. Nella profilassi , viste le diverse modalità di contagio, è necessario l’impedimento della penetrazione del toxoplasma nell’organismo dell’uomo. Per tale è motivo è sconsigliabile l’ingestione i carni crude o non sufficientemente cotte; si consiglia inoltre di non toccare la cassetta dove il gatto urina e defeca, e di lavare abbondantemente la verdura e sbucciando la frutta fresca. *Medico di famiglia
muri e sulle rupi, ed ha una fioritura quasi perenne nell’Italia meridionale. Secondo molti studi la Paretaria è più responsabile di altre nella comparsa di asma bronchiale con manifestazioni cliniche di lunga durata e spesso pluristagionali o addirittura perenni. La frequente tendenza a produrre asma dovrebbe essere correlata ad un’aumentata diffusione nell’aria dei granuli del polline, più piccoli di altri tipi e quindi più facilmente penetrabili nell’albero respiratorio.
Le Composite (margherite dei prati, assenzio, crisantemo, dalia e girasole) fioriscono nel periodo estate-autunno ed hanno un periodo di fioritura più lungo.
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• Il medico risponde
Le infezioni della pelle Le patologie dermatologiche, soprattutto nelle stagioni primaverile ed estiva, costituiscono un nutrito “pacchetto” di quadri nosologici che spesso richiedono il consulto del medico. Secondo i dati IMS nel 1994, in Italia sono state effettuate dai medici di famiglia più di 11 milioni di visite per problemi dermatologici: le patologie più frequenti sono lesioni superficiali, come l’impetigine, l’erisipela, la cellulite, la follicolite , i foruncoli. Tutte queste patologie sono causate da microrganismi: il loro trattamento, quindi, consiste normalmente nella terapia topica. In alcuni casi è prevista la terapia antibiotica per via orale.
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• L’impetigine
è un’infezione superficiale della pelle molto contagiosa, frequente nei bambini tra i 2 e i 5 anni, causata dallo Staphylococcus aureus e, meno frequentemente, dalla Streptococco. Il contagio è facilitato da pregressi traumi cutanei, che permettono al patogeno di penetrare nel tessuto; è frequente anche l’infezione causata da punture di insetto, in particolar modo in condizioni climatiche caldo-umide. Generalmente l’impetigine si presenta come una piccola vescicola che tende a rompersi, lasciando scoperta una base umida
rossa sotto una crosta asciutta: la patologia non trattata può durare anche 2-3 settimane ed estendersi . La terapia, generalmente, consiste in somministrazione topica di mupirocina tre volte al giorno, nel qual caso vanno rimosse le croste con impacchi di acqua tiepida affinché non venga ridotto l’assorbimento del farmaco.
• L’erisipela
è un’affezione cutanea causata dallo Streptococco di gruppo A (in ridotta misura quello appartenete al gruppo G) e può comportare soventemente anche il coinvolgimento dell’apparato linfatico; comune nei lattanti e nei bambini piccoli, può presentarsi anche negli anziani. I microrganismi responsabili dell’infezione riescono a penetrare la pelle attraverso ulcere, ustioni, traumi locali o preesistenti lesioni dermatologiche batteriche o fungine. È possibile che insorga come complicanza di diabete mellito, nell’abuso di alcol e in condizioni che determinano stasi venosa o linfatica. In genere, i segni che precedono la manifestazione cutanea consistono in malessere, brividi, febbre alta e raramente anche nausea e vomito, che possono durare dalle 4 alle 48 ore. Le lesioni tendono ad aumentare rapidamente di dimensioni, assumendo un aspetto lucido, rilevato con contorni ben marcati e conseguente bruciore e rossore. La patologia non trattata si manifesta nel giro di una settimana per poi tendere e risolversi nell’arco di 1-2 settimane. L’erisipela moderata o iniziale può essere trat-
tata con antibiotici per uso orale e intramuscolare. In questo caso gli antibiotici di elezione sono la penicillina penicillasi-resistente, le cefalosporine di prima generazione od anche l’eritromicina.
• La cellulite
è un’infezione della pelle e dei tessuti sottocutanei. L’infezione può essere procurata, ma non necessariamente, da una soluzione di continuo della cute, ma può essere anche la manifestazione di un’infezione sottostante o più profonda. I paziente che hanno ricevuto un bypass aorto-coronario con utilizzazione della safena risultano maggiormente esposti a questo tipo di infezione, a causa di un compromesso drenaggio linfatico ed di una conseguente insufficienza venosa. La lesione si presenta con dolore, indurimento del tessuto sottocutaneo, febbre, ed eritema della pelle soprastante; le sedi più colpite risultano le estremità. Il trattamento di questo quadro morboso prevede il ricorso ad antibiotici quali le cefalosporine di prima generazione o le penicilline penicillasi-resistenti (oxacillina).
• La follicoline
è l’infezione del follicolo pilifero, che può esitare in microascessi locali con infiammazione molto ridotta: in genere tale quadro non presuppone trattamento farmacologico e può risolversi spontaneamente.
• Il foruncolo
è un’infezione più profonda, e presenta una reazione del tessuto locale marginalmente più intensa. In questo caso possono coesistere dei fattori predisponesti quali l’obesità, la scarsa igiene, ed anche il diabete mellito. In genere il foruncolo si presenta come un nodulo rosso e rigido, doloroso e fluttuante. Il trattamento del foruncolo prevede impacchi caldi e umidi.
• Curiosità a cura di Gaetano Marrocco
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• Antibiotici a base di sangue di
alligatore • I bambini di genitori stressati sono più vulnerabili
Appendicectomia «per bocca»
angue di alligatore: sembrerebbe l’ingrediente di una pozione magica, ma potrebbe presto diventare quello principale di alcuni nuovi farmaci antibiotici. Una recente ricerca dell’“American Chemical Society” ha rilevato come alcune proteine del sangue degli alligatori sono in grado di uccidere numerosi microrganismi, tra cui lo stafilococco aureo resistente alla meticillina, il più comune batterio antibiotico-resistente esistente al mondo. I test di laboratorio hanno mostrato come una piccola quantità delle proteine estratte sia in grado di uccidere un’ampia gamma di batteri e miceti: il prossimo passo sarà identificare l’esatta struttura chimica di queste proteine e, a partire da questa, sviluppare farmaci specifici per medicare le ferite causate dal diabete e quelle dovute a gravi ustioni.
n un ospedale della California l’operazione all’appendice la sia fa «per bocca»: è stata infatti messa a punto una tecnica che prevede la classica appendicite eseguita tramite un’apposita sonda introdotta lungo l’esofago, senza ricorrere dunque al taglio della cute e ai punti conseguenti. La tecnica messa a punto in California è ancora in via sperimentale, ma costituisce un ulteriore passo avanti nella cosiddetta chirurgia laparoscopica endoluminale.
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figli da portare a scuola, poi di corsa in ufficio, senza contare le altre preoccupazioni: fronteggiare la routine quotidiana oggi non è facile per le mamme e i papà. Una recente ricerca condotta presso la Rochester University di New York, pubblicata sulla rivista «Brain, Behavior and
• Bere molta acqua fa bene?
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opinione comune che bere molta acqua aiuti ad eliminare tossine e soluti in eccesso presenti nel sangue, a migliorare la funzionalità renale, ad attenuare il mal di testa, ad idratare la pelle. Una recente ricerca americana, però, non ha trovato alcuna prova a sostegno della tesi che bere litri e litri di acqua al giorno porti particolari effetti
positivi sulla salute. Non sembrerebbe, quindi, che bere oltre il litro e mezzo di acqua consigliato per ripristinare la quantità dispersa naturalmente dal corpo sia necessario o benefico, almeno in assenza di condizioni particolari, come febbre o altre patologie, alimentazione fortemente proteica e ricca di sali, alte temperature, intensa attività fisica.
Immunity», indicherebbe nello stress di mamma e papà un pericolo per la salute dei bambini, poiché li rende più vulnerabili a diverse malattie, tra cui infezioni con febbre ricorrente. Lo studio ha coinvolto i genitori di 169 bambini tra i 5 e i 10 anni. La salute dei piccoli è stata monitorata per tre anni
ed è emersa una chiara associazione tra stress dei genitori e stato di salute dei figli. I figli con genitori stressati si ammalano, secondo lo studio condotto negli Stati Uniti, il 40% in più per anno e presentano sintomi febbrili per il 77% in più rispetto a quelli di coppie non soggette a stress.
• Una delle cause del mal di testa: i denti
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l mal di testa può rendere più difficili anche le comuni attività quotidiane di lavoro, studio, sport, lavori di casa, insomma, la normale routine. Spesso le cause di questo terribile fastidio, che è una patologia molto seria ed articolata, possono derivare anche da problemi ai denti. Mal di testa, dolore cervicale, affaticamento dei muscoli di testa e collo: queste sono alcune delle situazioni di cui i denti possono essere re-
sponsabili. Le cause principali sono i denti mal allineati, con morsi inversi, o semplicemente le forze masticatorie che non riescono ad essere dissipate sull’asse dei denti ed i tessuti circostanti, ma si concentrano a livello dell’articolazione. Anche le classiche otturazioni, se mal
eseguite, o le protesi mal confezionate possono essere responsabili di malocclusioni, e di conseguenza di cattiva masticazione e mal di testa. Che fare allora? Giocare d’anticipo, è questa la strategia giusta. Una visita dal proprio dentista di fiducia, oltre che una corretta regola per la propria igiene orale e per la salute della bocca, diventa anche un momento importante per il benessere del nostro corpo nella sua totalità.
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• Block Notes a cura di Daniele Agrippino Russo
Sanità e
Federalismo • Il Servizio Sanitario pubblico sempre più condizionato dalle disuguaglianze territoriali
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4.300 segnalazioni nell’anno 2007. Tante sono le rimostranze dei cittadini italiani nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale, come risulta dai dati forniti dal “Tribunale per i Diritti del Malato” e diffusi dal Rapporto PIT Salute, che ha il compito di riportare in classi omogenee le più disparate segnalazioni che riguardano il funzionamento della sanità nelle regioni italiane. Il quadro che emerge è contrad-
distinto da luci ed ombre: le A.S.L., uno degli anelli essenziali del SSN, stentano a riorganizzare le attività in funzione dei bisogni dei pazienti/clienti. La consistenza del bilan-
regione ben il 48% del bilancio è destinato a questo settore, ma i risultati ottenuti non sono sempre adeguati, come dimostra il rapporto elaborato dall’Associazione Cit-
nia, infatti, è notevole il fenomeno della “fuga” di pazienti che preferiscono centri di eccellenza fuori regione alle forme di assistenza erogate nel proprio territorio. In pratica, è il paziente che insegue il medico e non il contrario. Questa logica porta con sé una serie interminabile di distorsioni economiche e sociali, il cui annullamento è indispensabile per un miglioramento globale del sistema.
Luci ed ombre sulla sanità italiana nel Rapporto PIT 2007: “Ai confini della sanità. I cittadini alle prese con il federalismo”. cio è sempre più il nodo cruciale: perché quindi non curare seguendo le procedure più opportune, visto il costa la Sanità? Nella nostra
I numeri del Rapporto PIT Salute 18% è il numero delle segnalazioni riguardanti errori medici: • Il 66% di questi avviene in sala operatoria; • Il 28% degli errori medici riguarda la diagnosi; • 18% gli errori in ortopedia; • 12% gli errori in oncologia; • 9% gli errori in chirurgia generale; • 7% gli errori in ginecologia/ostetricia; • 5% gli errori in odontoiatria; • 5% gli errori in oculistica; • Il 91% degli errori sono commessi da medici ospedalieri;
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tadinanzAttiva. Il federalismo sanitario comporta una disuguaglianza evidente nell’accesso delle cure: in Campa-
Altre aree di dolenza del SSN si concentrano sull’ “accesso a informazioni e documentazione” • accesso a informazioni e documentazione (17% 2007, +1,2% su 2006); • invalidità (8,2% 2007, +1,6% su 2006); • mobilità sanitaria (8% 2007, -1% su 2006); • liste di attesa (5,5% 2007, +0,9% su 2006); • intramoenia (1,3% 2007, +0,4% su 2006); • assistenza domiciliare (1,7% 2007, +0,1% su 2006); • assistenza residenziale (2% 2007, +0,6% su 2006) di cui 80% riferibili alle RSA, 14% alla lungodegenza e 6% all’hospice; • farmaci (3,9% 2007, +1,4% su 2006).
Casi di mobilità sanitaria • Il 25% riguarda la mobilità internazionale • Il 51% la mobilità interregionale • Il 24% riguarda la mobilità intraregionale È fuori discussione che questa logica porta con sé una serie interminabile di distorsioni economiche e sociali il cui annullamento è indispensabile per un miglioramento globale del sistema. Ecco che ritorna sempre più pressante il tema del rapporto medico/paziente sul quale il nostro Paese ha investito ed operato ancora poche risorse ed energie.
•Attualità
Il nuovo Testo Unificato in materia di Sicurezza e Salute sul lavoro Una normativa chiara e immediata per il delicato tema della sicurezza di Antonio Izzo e Vincenzo Santagata*
E
’ stato approvato definitivamente il Testo Unificato che regolamenta la materia della sicurezza sui luoghi di lavoro. Un unico testo composto di 306 articoli, raggruppati in XIII titoli, e di 41 allegati, capace di dare un assetto organico e razionale alle numerose disposizioni presenti in materia. La legge del 3 agosto 2007, n. 123, prevede la delega al Governo per l’emanazione di un Decreto Legislativo che garantisca l’uniformità della tutela dei lavoratori sul territorio nazionale, nel rispetto della Costituzione Italiana, che all’art.117 sancisce una competenza in materia, ripartita tra Stato e Regione; il Testo Unificato è infatti stato approvato anche dalla Conferenza Stato-Regioni. La stesura ha beneficiato del contributo delle parti sociali, lavoratori, organizzazioni sindacali, organizzazioni dei datori di lavoro. Le novità contenute nel T.U.: • ampliamento dei soggetti da tutelare; • definizioni di termini come “dirigente” e “preposto”, “norma tecnica”, “buone prassi” e “responsabilità sociale delle imprese”; • unificazione e condivisione di un sistema informativo nazionale (SINIP), accessibile anche alle parti sociali, dove registrare tutti i dati sugli infortuni; • introduzione della materia della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro nei programmi scolastici e universitari. • rafforzamento del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori territoria-
• RIFIUTI e SALUTE Campania, arrivano i medici sentinella
Dal 15 maggio al 30 ottobre 250 professionisti della salute segnaleranno eventuali patologie legate all’emergenza rifiuti. Il monitoraggio riguarda le zone urbane e rurali, i 10 siti di smaltimento e la segnalazione di eventuali sindromi analoghe nella regione. I “medici sentinella”, scelti tra pediatri e medici di base arruolati su base volontaria, lavoreranno sul territorio campano per monitorare e segnalare eventuali patologie legate all’emergenza rifiuti. L’iniziativa, frutto della collaborazione tra Ministero della Salute, Ordine dei Medici e Regione Campania, è stata recentemente annunciata dal capo dipartimento del Ministero della Salute Donato Greco, in aper-
tura del seminario “Salute e rifiuti in Campania”. Il progetto si articolerà in 3 moduli: il primo prevede l’impiego di 100 medici di base, che in ognuna delle cinque province campane segnaleranno eventuali sindromi gastrointestinali, eruzioni cutanee, ittero, nelle zone urbane e rurali. Il secondo modulo riguarda il monitoraggio dei dieci siti individuati per lo smaltimento dei rifiuti, da Ferrandelle a Savignano Irpino a Sant’Arcangelo Trimonti, e vedrà impegnati medici del posto. Il terzo modulo, su scala regionale, per l’eventuale segnalazione di sindromi analoghe, riguarderà i medici che lavorano nei pronto soccorso. I dati su eventuali segnalazioni settimanali verranno inviati ad un sito web allestito dal Ministero della Salute per avere un quadro aggiornato di eventuali anomalie.
li (RLST) o di comparto produttivo in assenza di RLS aziendali; • ottimizzazione del sistema di vigilanza, mediante un coordinamento tra i vari soggetti e una ridefinizione delle competenze in materia di salute e si-
curezza di INAIL, IPSEMA ed ISPESL; • finanziamenti alle imprese e attività premiali per quelle che investono maggiormente in sicurezza; • individuazione in un apposito articolo (17) degli obblighi non delegabili dal datore di lavoro: valutazione di tutti i rischi, adozione dei relativi documenti, designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi; • inasprimento delle sanzioni penali e pecuniarie. Ogni titolo del T.U. termina con un articolo dedicato alle sanzioni. Il testo unico rappresenta l’elemento basilare per la sicurezza. Il miglioramento degli attuali standard, però, potrà avvenire soltanto attraverso la nascita di una coscienza sociale del problema, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni e non con il semplice inasprimento delle pene. Un aspetto su cui intervenire è quello della ridefinizione dei percorsi formativi degli attori della sicurezza, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Bisogna valorizzare le figure professionali con una preparazione scolastica e universitaria di tipo scientifico. *Ingegneri - Facoltà di Ingegneria Seconda Università degli Studi di Napoli
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• Alimentazione a cura di Romina Romini
Dieta
mediterranea:
A
cosa pensiamo quando parliamo di dieta mediterranea? Succulenti piatti di pasta, pizza, panini croccanti: ci è venuta l’acquolina in bocca, ma non è proprio quello che si intende realmente. Televisione, giornali e riviste associano alla dieta mediterranea piatti di pasta al sugo sul cui sfondo compaiono bottiglie di olio d’oliva; la vera dieta mediterranea però, è quella che abbiamo dimenticato sotto i cumuli di pubblicità, fatta di tanto pesce, carne, frutta e verdura, il tutto insaporito dal nostro olio d’oliva, meglio se extra-vergine, e senza dimenticare i benefici effetti di un piccolo bicchiere di vino o di birra al giorno. Il dramma è che sempre più tendiamo ad avvicinarci ad un tipo di alimentazione “all’americana”,
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fatta di merendine, succhi di frutta zuccherati, sughi pronti, hamburger di carni grasse, cotolette panate: provate a leggere le etichette: alla fine mangiamo solo tanto zucchero, cioè carboidrati. Ci hanno sempre detto però che lo zucchero fa bene, che è il nutrimento giusto per il cervello, ma cosa succede quando introduciamo con la dieta troppi carboidrati? Gli zuccheri passano con la digestione dall’intestino al sangue, ma un’eccessiva quantità rende il sangue troppo denso; per riparare, l’organismo secerne insulina, che arriva dal sangue alle cellule recettrici, nelle quali entra lo zucchero in eccesso. Quali sono le cellule recettrici? Sono le cellule muscolari e quelle del tessuto adiposo: il nostro grasso. Più grasso abbiamo, più que-
sto si riempie di zucchero, che viene immediatamente trasformato in altro grasso. Per questo persone magre possono mangiare piatti di pasta senza ingrassare, mentre persone già grasse ingrassano con un pacchetto di crackers. Ricordiamoci che per ingrassare il bestiame, lo si rimpinza di cereali. D’altro canto ingrassare è solo l’effetto visivo più evidente: quello che non vediamo è che creiamo al nostro organismo uno scompenso ormonale, causa di stanchezza, irritabilità, e vere e proprie patologie cardiovascolari, dislipidemie, diabete alimentare, cancro. Stare bene si può, ma il cibo deve essere trattato con maggiore attenzione. Il cibo può diventare il più potente farmaco che abbiamo a disposizione: come tutti i farmaci, l’abuso o un uso scorretto risulta nocivo. Il cibo è il farmaco che, preso nelle giuste quantità, modula i livelli degli ormoni che regolano tutte le funzioni fisiologiche del nostro organismo. Poche indicazioni possono orientarci verso un modo di nutrirci molto più sano e verso una dieta corretta: la dieta non è però qualcosa da subire per limitato periodo, solo per riuscire a dimagrire. Dieta significa stile di vita, alimentarsi bene, in maniera equilibrata. Le diete basate sulla restrizione della varietà dei cibi e la limitazione delle calorie di solito falliscono: “mangiare meno” e “perdere massa grassa” non sono
due concetti che vanno necessariamente a braccetto. I macronutrienti Il cibo viene suddiviso in 3 classi di macronutrienti: carboidrati, proteine e grassi. Una volta ingeriti, questi agiscono immediatamente sulla secrezione di ormoni specifici. Carboidrati: pane, pasta, dolci, pizza, ma anche frutta e verdura. Questi ultimi sono carboidrati con un più basso indice glicemico: a parità di volume hanno una quantità di zuccheri minore. Passando gradualmente dall’intestino al sangue sono capaci di fornire un costante apporto di zuccheri al cervello, fino a quattro ore dal pasto. I carboidrati, cioè gli zuccheri, sono la fonte di energia per il cervello e di utilizzo immediato per i muscoli; il loro eccesso viene immagazzinato sottoforma di grasso nelle cellule adipose. Proteine: tutti i derivati di animali e pesci, quindi carne, uova, formaggio. Le proteine sono i veri e propri costituenti dell’organismo, base di muscoli, pelle, ossa, capelli. Grassi: gli oli, il burro, la margarina, lo strutto. I grassi sono contenuti in buone quantità anche nelle noci, nelle arachidi, nell’avocado, nelle mandorle. Gli unici che dovrebbero essere introdotti con la dieta sono comunque gli oli insaturi, come l’olio extraver-
• Dagli Inca arriva il mais anti-infarto
intendiamoci bene! di Romina Romini*
gine di oliva, mentre sarebbe meglio bandire quelli animali. I grassi sono importantissimi nella nostra dieta: erroneamente, negli ultimi 20 anni si è diffusa l’opinione che i grassi fanno ingrassare, pertanto mangiamo alimenti senza grassi. Unico risultato: l’aumento di casi di obesità. I grassi sono i precursori di ormoni e della struttura della parete di tutte le cellule, e costituiscono un buon combustibile per l’intero organismo: solo a riposo, il nostro corpo consuma il 70% dell’energia ricavandola dai grassi. Un pasto bilanciato Come per qualsiasi cosa l’equilibrio sta nel giusto mezzo. In ogni pasto quindi, introdurremo una dose di proteine, una di carboidrati e una di grassi. Questi ultimi rallentano l’assorbimento dei carboidrati, e consentono di migliorare l’apporto di zuccheri nel sangue. Il cervello, a sua volta, ottiene una giusta quantità di zucchero nel tempo e si mantiene lucido. La causa dell“abbiocco” postprandiale è infatti l’ingestione di un eccesso di carboidrati, come un grande piatto di pasta: la pasta è costituita esclusivamente da zuccheri ad alto indice glicemico, che immediatamente passano dall’intestino al sangue, causando il picco di insulina; gli zuccheri vengono sequestrati nelle cellule recettrici, privando il sangue del-
la giusta quantità di zucchero. Il cervello quindi risulta affaticato, e provoca la ben nota sensazione di sonnolenza. Dopo un po’, dal cervello stesso partirà lo stimolo della fame, a causa del bisogno di altri zuccheri. Dunque poche regole sono sufficienti per una corretta dieta: • In ogni pasto o spuntino devono sempre comparire tutti i macronutrienti; • Tra pasti principali e spuntini, si deve mangiare 5 o anche 6 volte al giorno, ad intervalli compresi tra un minimo di 2 ore ed un massimo di 5. In questo modo il cervello riceve costantemente il nutrimento di cui abbisogna; • I carboidrati, soprattutto se vogliamo perdere peso, devono derivare principalmente da frutta e verdura, che dovrebbero costituire la maggior parte dei carboidrati
che ingeriti. Pane e pasta possono essere assunti come alimenti che completano il pasto; • Il troppo cibo in un unico pasto, anche se bilanciato, farebbe aumentare comunque troppo i livelli d’insulina nel sangue. La dieta a Zona Questi sono i punti cardine della dieta “a Zona”, ideata dal dottor Barry Sears più di 15 anni fa, che consiglia l’assunzione giornaliera del: • 40% di carboidrati, principalmente sotto forma di frutta e verdura; • 30% di proteine, da carne, formaggi, pesce, uova; • 30% di grassi, preferibilmente monoinsaturi come olio di oliva e di mandorle, oppure Omega 3, concentrati nei pesci di acque fredde, come salmone e baccalà. Queste percentuali sono diverse da quelle della dietologia classica che consiglia una maggiore quantità di calorie derivanti dai carboidrati, anche oltre il 60%, e quantità più basse di grassi, anche meno del 15%. Attraverso questo equilibrio alimentare la mente è più lucida, poiché non vi sono cali di zuccheri, non si accusa stanchezza e si brucia più grasso, si incrementa o mantiene la massa magra e, grazie all’equilibrio ormonale indotto dal cibo, migliorano le prestazioni sia nel quotidiano che in campo sportivo. * Medico Nutrizionista
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na dieta ricca di flavonoidi mantiene il cuore più giovane. E’ blu, ricco di antociani, o flavonoidi, potenti anti-ossidanti. Sono gli stessi “coloranti” naturali del mirtillo, dell’uva rossa, delle arance rosse. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’Università di Grenoble in collaborazione con l’Università degli Studi Milano e con altri centri di ricerca, tra i quali l’Università di Campobasso che partecipano al progetto FLORA, studio finanziato dall’Unione Europea, che esplora gli effetti di una speciale classe di antiossidanti - gli antociani- sulla salute umana. Il lavoro scientifico, pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Nutrition, è uno dei pochi ad aver condotto le indagini in questo campo attraverso studi in vivo. Non è geneticamente manipolato. Diete diverse per due gruppi di topi; uno alimentato con semi gialli, l’altro con i blu per un paio di mesi: a tutti è stato poi indotto sperimentalmente un infarto. Il cuore dei topi cresciuti a mais blu è risultato più resistente. La quantità del tessuto cardiaco infartuato è minore del 30% rispetto ai cuori dei topi cresciuti con dieta in “giallo”.
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• Primo Piano
Il rilancio dell'Oro Bianco Intervista a Franco Consalvo, Presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop
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a crisi legata all’allarme diossina è ormai alla fine. Prima il Giappone, poi la Cina hanno rimosso il blocco alle importazioni italiane di prodotti lattiero-caseari e di mozzarella: i timori per le contaminazioni da diossine, sorti a seguito delle vicende legate alla mozzarella di bufala, sembrano allontanarsi progressivamente anche in quei Paesi che avevano manifestato maggiore diffidenza a causa dell’allarme scattato in Italia. La Cina aveva esteso il blocco, in forma precauzionale, a tutti i prodotti caseari in maniera indistinta, tra cui parmigiano, grana, pecorino, fontine, gorgonzola. La fine della restrizione è il frutto di un lungo negoziato, in cui le autorità italiane hanno fornito all’Aqsiq (Amministrazione di stato per la supervisione di qualità, ispezione e quarantena) una documentazione che, ac-
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compagnata dalle garanzie fornite dall’Unione Europea, ha confermato che i formaggi italiani esportati sono sicuri. Un risultato, quello ottenuto dall’Italia, su cui ha inciso positivamente anche il plauso di Bruxelles alle operazioni messe in campo dal Ministero della Salute, che ha disposto analisi e severi controlli sull’intera filiera del latte. Il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, con il suo presidente Franco Consalvo, pensa già a riprendere e intensificare i contatti con la Cina. Dottor Consalvo, la diossina è un problema reale per il settore? Quale sarà la sorte del mercato delle mozzarelle di bufala nei prossimi mesi? “Il 95% dei casertani ha ripreso la comercilizzazione, così come il 70% dei salernitani; per il restante 30% sono ancora in corso verifiche che certamente non daran-
no sorprese. In seguito al piano di monitoraggio partito ad aprile, in sinergia con le istituzioni competenti, l’intera filiera è controllata. Possiamo senz’altro affermare che, grazie ai controlli eseguiti oggi in Italia, nessun settore risulta più controllato e garantito del nostro. Si riparte da questa vicenda, quindi, più forti e determinati di prima”. Cosa ne pensa del blocco, in parte revocato dai Paesi asiatici? “Si tratta esclusivamente di una eccessiva preoccupazione e rivendicazione politica, poichè il problema non è così rilevante”. L’ha sorpresa che sia stata proprio la Cina a sollevare il problema, visto l’uso di sostanze tossiche che si riscontra nei suoi prodotti? “Considerato che la Cina ha un periodo di quarantena di 21 giorni sui latticini, quel Paese non può effettivamente parlare di mozzarella
fresca: il problema è essenzialmente politico, non legato a preoccupazioni effettive relative al prodotto”. In che maniera il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop ha affrontato il problema? “Il Consorzio è stato, ed è, molto vicino ai propri associati per tutelare i loro interessi. Tuttavia, il Consorzio si è adoperato anche per la tutela dell’interesse del consumatore, evitando la commercializzazione di prodotti contaminati. I controlli sono seri, a garanzia di tutti ed escludono quelle aziende produttive che non risultano in regola”. In che maniera il consorzio si adopererà per salvaguardare la categoria? “Oltre ai periodici controlli esercitati dalle aziende competenti e dalle Asl di riferimento, la Regione Campania ha sviluppato un Piano di monitoraggio per
• Mozzarella di bufala, nessun rischio diossina
Caseificio Russo Center - Capua
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• Mangia 1 kg di mozzarella in 3 minuti
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la diossina già nel 2003, aggiornato nel 2007, il quale rappresenta, a mio avviso e non solo, uno strumento efficace di controllo e di garanzia contro questo tipo di problema”. Dottor Consalvo, i produttori non in regola sono risultati pochi: si è trattato quindi di una bufala mediatica o di un problema che merita attenzione? “Possiamo tranquillamente dire che si è trattato di una bufala mediatica. Come hanno evidenziato anche molti giornalisti c’è stata una eccessiva informazione negativa in relazione al problema. Noi abbiamo la coscienza pulita: tutto questo accanimento ha compromesso soltanto l’immagine di un paese e di un settore che opera in maniera totalmente coscienziosa. Anche io sono un produttore, per cui è mio interesse che il prodotto sia garantito, e che tutti i controlli siano efficienti”.
l Terzo Salone della Mozzarella di Bufala Campana, svoltosi a Paestum dal 18 al 20 aprile 2008, ha avuto un ruolo più importante delle precedenti edizioni: non solo la promozione della mozzarella di bufala campana dop e degli altri genuini prodotti agricoli salernitani, ma soprattutto la dimostrazione che l’emergenza rifiuti in Campania non ha alcune influenza sulla qualità dei prodotti. Durante la manifestazione si è infatti svolto il primo campionato di mangiatori di mozzarella di bufala Dop. A gareggiare per ottenere il titolo di campione del mondo erano undici concorrenti: ogni candidato ha ingoiato 20 bocconcini, uno dopo l’altro, incurante delle sbavature e delle telecamere. Il vincitore si chiama Gino Palladino, ha 40 anni, fa l’attore: il suo record è stato di un chilo in tre minuti. Il premio? Un buono acquisto da 500 euro, da spendere in mozzarella di bufala, ovviamente.
i è conclusa la seconda fase del Piano di controllo ufficiale predisposto dal Ministero della Salute, in collaborazione con la Regione Campania, per la determinazione dell’ampiezza del fenomeno di contaminazione da diossina della mozzarella di bufala. Il Programma di campionamento, approvato dalla Commissione Europea, prevedeva il controllo degli allevamenti conferenti il latte bufalino nei caseifici ubicati nelle province di Caserta, Napoli ed Avellino; in quelle di Salerno e Benevento e in tutte le filiere produttive quali la bovina ed ovicaprina. A conclusione di questo percorso, effettuato in tempi veramente brevi, i risultati hanno evidenziato che il “problema diossina” esiste in modo circoscritto. Al termine di queste ulteriori verifiche gli allevamenti effettivamente contaminati dalla diossina sono stati sottoposti a bonifica e non hanno potuto riprendere la commercializzazione del
loro latte fino a bonifica avvenuta. Una prova della qualità del sistema di controllo sulla sicurezza alimentare che è riuscito a mettere in sicurezza una filiera alimentare complessa come quella della bufala campana.
• “MediCareNetwork” tra i produttori Dalle informazioni raccolte direttamente da “MediCareNetwork” tra i produttori campani, si registra un generale disappunto per la cattiva pubblicità che ha investito indiscriminatamente tutte le aziende. “Nelle ultime settimane, i consumatori - come riportano gli operatori del Caseificio ‘Russo Center’ di Capua - dopo un’iniziale diffidenza, hanno ripreso gradualmente gli acquisti presso le strutture che operano in piena trasparenza”.
Il patrimonio bufalino campano nelle cifre dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura • 250mila: i capi registrati • 130mila: le bufale in lattazione • 1.900: gli allevamenti • 80%: la percentuale dei capi nel territorio campano • 20%: la percentuale dei capi dislocati nel basso Lazio, in Puglia e in Molise • 35 milioni: i chili di mozzarella di bufala campana Dop prodotti nel 2007 • 10 %: l’incremento della produzione rispetto al 2006 • 300 milioni di euro: il fatturato per l’anno 2006 • 7%: l’incremento delle esportazioni • 3mila: gli imprenditori coinvolti nella filiera produttiva • 370: i caseifici • 30mila: gli addetti impegnati nell’indotto nell’area Dop 23
• Innovazione Tecnologica
Ipertermia:
terapia del calore contro il cancro L’AORN “Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta” all’avanguardia nell’utilizzo di nuove tecnologie
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na innovativa apparecchiatura distrugge le cellule neoplastiche e ne blocca la rigenerazione. L’ipertermia, ossia l’alta temperatura, può contribuire alla cura del cancro. Ipertermia significa febbre, il meccanismo naturale del corpo umano per combattere le malattie. In campo oncologico può essere utilizzata per indurre energia ed elevare la temperatura delle cellule cancerogene, allo scopo di distruggere un tumore maligno senza danneggiare i tessuti sani vicini. Come funziona in concreto la cura con l’ipertermia? L’ipertermia si propone oggi, in
patologie selezionate, come possibile scelta terapeutica in campo oncologico, non come alternativa, ma in associazione con le terapie tradizionali (chemioterapia e radioterapia). Attraverso l’uso di campi elettromagnetici a radiofrequenza, focalizzati da apposite antenne (Ipertermia transcutanea loco-regionale), l’organo bersaglio è riscaldato fino ad una temperatura vicina o superiore ai 43° C, per circa 60 minuti. L’interesse dell’Ipertermia in oncologia è andato crescendo, in questi ultimi anni; è stato, infatti, dimostrato che la radioterapia e la chemioterapia, se utilizzate in
• Storia dell'Ipertermia L
’uso del calore per il trattamento terapeutico è una pratica conosciuta fin dall’antichità: Ippocrate nel 400 a.C. e Galeno nel 200 d.C. registrano l’utilizzo di ferri incandescenti per il trattamento di piccoli tumori non ulcerati. Dopo il Rinascimento, numerose sono le testimonianze di regressione spontanea di tumori in pazienti affetti
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da malattie come tubercolosi, vaiolo, malaria: affezioni che causano l’aumento della temperatura oltre i 40 gradi. La prima evidenza documentata della funzione del calore per il trattamento delle neoplasie risale al 1866, quando il medico tedesco Bush descrisse la remissione spontanea di un sarcoma del viso in un suo paziente con febbre molto eleva-
associazione con trattamenti di Ipertermia, possono avere, a parità di dose, una maggiore efficacia o conservare la stessa efficacia, a dosi inferiori. Il calore potenzia gli effetti della radioterapia e della chemioterapia sul tumore, senza aumentare gli effetti collaterali (cioè gli effetti debilitanti su tessuti ed organi sani derivanti dalla citotossicità della chemioterapia e radioterapia), permettendo un significativo miglioramento nel controllo della crescita tumorale. Il calore rimane intrappolato nelle lesioni tumorali generando morte cellulare. L’effetto di necrosi avviene per inibizione
dell’attività di riproduzione delle cellule neoplastiche, con meccanismo di apoptosi (rottura del DNA) sulle cellule neoplastiche quiescenti, che appaiono particolarmente sensibili alle alte temperature. L’ipertermia moderata in vivo è in grado di aumentare il flusso sanguigno della massa tumorale, permettendo ai farmaci chemioterapici di agire in profondità nella massa stessa ed ossigenare la zona trattata aumentando l’effetto citostatico delle radiazioni ionizzanti.
ta. Nei successivi decenni la metodologia si diffuse in tutta Europa, fino a contare un elevato numero di casi, raccolti negli anni ’30 da Cooley. Proprio gli anni Trenta videro la prima innovazione tecnica legata a questo trattamento: dall’apparecchiatura ideata da Westermark, che consentiva il ricircolo di acqua riscaldata, si passò all’uso delle radiofre-
quenze; nel dopoguerra, poi, si iniziarono le prime sperimentazioni con microonde ed ultrasuoni. L’Ipertermia si distingue poi come scienza autonoma grazie ai primi congressi internazionali tenuti negli Stati uniti negli anni ’70, sviluppandosi costantemente fino all’ultimo appuntamento, tenutosi a St. Louis, nell’aprile del 2004.
• A Caserta il primo Centro pubblico di Ipertermia Oncologica
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na grande conquista per la sanità campana: il macchinario per l’Ipertermia sarà installato presso una struttura pubblica e sarà utilizzato in regime ambulatoriale. “Le potenzialità dell’ipertermia sono molto alte - spiega il Prof. Giovanni Pietro Ianniello, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera ‘Sant’Anna e San Sebastiano’ di Caserta – poiché questo apparecchio, attraverso l’uso di campi elettromagnetici a radiofrequenza, permette di di-
struggere le cellule tumorali utilizzando il calore. Il macchinario in dotazione della struttura è quello di ultima generazione. Questo strumento rappresenta una ulteriore chance per il malato oncologico non come alternativa, ma in associazione con le terapie tradizionali (chemioterapia e radioterapia). Inizialmente tratteremo i tumori superficiali, quali melanomi, epiteliomi, tumori della mammella. I risultati incoraggiano a proseguire su questa strada con sempre maggiore decisione”.
• Un’Azienda di Rilievo Nazionale
e con apparecchiature altamente innovative di Luigi Annunziata *
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’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione “Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta” è una struttura di riferimento regionale di III Livello per l’emergenza: i suoi Dipartimenti, ed i suoi Reparti accolgono ogni giorno migliaia di pazienti. La struttura è in grado di offrire quotidianamente ai cittadini una gamma di servizi diagnostici, terapeutici e riabilitativi. La posizione strategica e l’implementazione del parco tecnologico dei dipartimenti offre un contributo in più nella cura delle malattie. Consapevoli del fatto che l’ambiente e le apparecchiature destinate alla cura influiscano allo stesso modo sullo stato fisico e psicologico del malato, e quindi sulle sue condizioni di salute, si è ritenuto opportuno potenziare al massimo l’Azienda. Per questo motivo i nuovi edifici preposti ai ricoveri sono dotati di
confortevoli camere di degenza ed inoltre l’Azienda ha avviato la procedura per l’acquisto di nuove apparecchiature: due angiografi ed una TAC-multislice in grado di affrontare in maniera più moderna e meno invasiva la patologia cardiaca. La sala operatoria è inoltre dotata di un moderno microscopio per interventi di massima precisione del sistema nervoso periferico e centrale. L’ipertermia è l’elemento caratterizzante di questa nuova configurazione, in quanto l’acquisizione di apparecchiature altamente innovative favorirà significativi miglioramenti in sede di diagnosi e terapia oncologica. * Direttore Generale
L’acquisto del macchinario conferma la grande attenzione che l’Azienda ha nei confronti della ricerca e all’innovazione tecnologica. “Grazie ai fondi stanziati dall’Assessorato alla Sanità della Regione Campania, - sottolinea l’ingegnere Nicola Tufarelli, direttore dell’Unità Operativa Tecnologica Ospedaliera - si è potuto procedere all’acquisto del nuovo macchinario. Il Programma Operativo FESR è rivolto primariamente all’implementazione del parco tecnologico delle Aziende
Sanitarie che operano nell’ambito della diagnosi e della cura delle malattie oncologiche. L’utilizzo dell’apparecchiatura permetterà non solo di apportare significativi miglioramenti in sede di terapia, ma anche di ridurre notevolmente i tempi di attesa dei pazienti. La scelta si è orientata su questo specifico macchinario non solo per la sua validità operativa, ma anche perché, grazie all’innovazione delle antenne flessibili, permette al paziente una libertà di movimento preclusagli dalle apparecchiature di vecchia generazione”.
Tumori superficiali trattabili con ipertermia • • • • • • • •
Melanomi Epiteliomi Sarcomi delle parti molli Metastasi cutanee Tumori ossei superficiali Tumori dei tessuti connettivali Pacchetti linfonodali Recidive superficiali
Tumori profondi trattabili con ipertermia • • • • • • • • • • • • • • • • •
Pancreas Fegato Stomaco Colon Reni Pleura Polmone Laringe Lingua e faringe Mandibola Massiccio facciale e guance Testa e collo Cervello Ossa profonde Arti Organi genitali Pelvi
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•Benessere
Cosa sono
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e vene varicose sono vene che hanno perso il loro normale tono, e che si presentano ingrossate, tortuose e con tipici “nodi”. Il termine più appropriato per indicare questa condizione è “insufficienza venosa cronica”. Si manifestano con maggiore frequenza nelle due vene safene: la grande safena che corre lungo la faccia interna della gamba e della coscia, e la piccola che sale lungo il polpaccio fino al cavo del ginocchio. Le vene varicose sono causate dal cattivo funzionamento di particolari “valvole” situate all’interno delle vene degli arti inferiori che servono per facilitare il ritorno del sangue al cuore.
Perché compaiono
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e vene devono essere elastiche e pienamente efficienti per garantire lo scorrimento del sangue in senso inverso. Per facilitare questa funzione, le valvole si chiudono al passaggio del sangue impedendone il riflusso in basso. Il cattivo funzionamento di queste valvole è alla base della malattia varicosa. Le varici alle gambe sono più frequenti nei soggetti obesi e durante la gravidanza ed esiste una predisposizione familiare.
Come si manifestano
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n primo segno dello sviluppo delle varici è dato dalla comparsa di sottili linee blu che delineano le vene sotto la cute. Nelle forme più gravi, le varici venose appaiono come raggruppamenti di vasi visibilmente dilatati, tortuosi e bluastri. Le varici sono in genere associate a senso di pesantezza della gamba, dolore, faticabilità, sensazione di calore, irrequietezza notturna e occasionali crampi notturni. I sintomi possono accentuarsi dopo che
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si è stati a lungo in piedi, soprattutto se fermi, nei mesi più caldi, durante il ciclo mestruale e nelle prime fasi della gravidanza. Per le donne più giovani l’aspetto delle gambe è molto più importante e il trattamento viene richiesto per ragioni estetiche prima ancora della comparsa dei sintomi.
Quali sono i rischi
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na pressione venosa sempre elevata, oltre che causare raccolta di liquidi nei tessuti (edemi), può anche modificare visibilmente la colorazione della pelle nelle zone colpite. Le venule troppo dilatate possono rompersi provocando la formazione di macchie marroni che, da ristret-
te aree cutanee, nei casi più gravi possono allargarsi ai tessuti circostanti. Quando sono presenti colorazione rosso-bruna attorno alla caviglia, eczema con intenso prurito, edema, indurimento sottocutaneo e ulcera si parla di sindrome da stasi.
Cosa si deve fare • Se si svolgono attività che costringono a stare molto tempo in piedi, sollevarsi spesso sulle punte: questo semplice movimento facilita la risalita del sangue dalla gamba verso il cuore. • Non restare a lungo seduti con le gambe a penzoloni, come può accadere in treno o in automobile. Per lunghi viaggi in automobi-
Le vene varicose
le non indossare indumenti stretti e fermarsi almeno ogni ora per una breve passeggiata. • D’estate non esporre le gambe al sole né fare sabbiature. Camminare a lungo dentro l’acqua del mare immersi fino al bacino; anche il nuoto è molto utile. È dannoso invece passeggiare sulla battigia facendosi schiaffeggiare le caviglie e le gambe dalle onde. • Evitare giarrettiere, elastici e gambaletti che ostacolano la risalita del sangue. • Ridurre il peso corporeo in eccesso. • Non indossare scarpe con i tacchi troppo alti o troppo bassi: in ambedue i casi manca l’effetto pompa della pianta del piede e la circolazione delle gambe ne risente. • Preferire la doccia al bagno perché più difficilmente l’acqua calda corrente provoca vasodilatazione. • Camminare almeno un’ora al giorno. Nuoto e bicicletta sono le attività fisiche più indicate per chi ha problemi di circolazione. • Evitare di fumare e di bere alcolici perché riducono la funzionalità circolatoria.
Quando rivolgersi al medico • Quando si avverte prurito alla caviglia o questa presenta una colorazione brunastra e la pelle tende a fessurarsi. • Quando compaiono i segni di una flebite (dolore, rossore, gonfiore, prurito). • Quando il dolore alla gamba con varici si fa persistente e fastidioso. • Una visita medica è sempre necessaria per valutare l’opportunità di un intervento chirurgico di rimozione delle vene varicose o per altre forme di intervento (es. terapia sclerosante).
•Terapia
Nuove prospettive terapeutiche per il diabete tipo 2 del Prof. Gabriele Riccardi*
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l diabete mellito colpisce il 5–10% della popolazione ed è ulteriormente in crescita. I due principali tipi di diabete, tipo 1 e tipo 2, sono causati da diversi meccanismi: il tipo 1 origina dalla distruzione immunologica delle betacellule del pancreas che secernono insulina, cui consegue la necessità della terapia sostitutiva con insulina; il diabete tipo 2 è caratterizzato da un
graduale lento declino della secrezione di insulina, in aggiunta ad una alterata sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina, meglio definita come insulino-resistenza. Per il diabete tipo 2, che rappresenta il 90-95% dei casi di diabete, la terapia si basa sia su una corretta alimentazione associata a regolare attività fisica sia sull’uso di diversi tipi di farmaci che stimolano la secrezione o
l’azione insulinica. Si ritiene comunemente che il diabete tipo 2 sia una condizione relativamente benigna; per molti non è neppure da considerare una vera malattia ma viene annoverata tra i disturbi legati agli eccessi alimentari. Questo convincimento è profondamente errato: anche se lo stile di vita ha un suo ruolo tra le cause di questa patologia, essa si manifesta soltanto
se sono presenti gravi alterazioni metaboliche, spesso di natura genetica. Inoltre, senza una tempestiva diagnosi e una appropriata terapia la glicemia elevata favorisce il deterioramento non solo dei vasi arteriosi del cuore e del cervello (ciò può determinare l’infarto e l’ictus) ma anche dei piccoli vasi a livello dei reni, della retina e dei nervi con conseguenze gravi per la salute.
Tra questi, particolarmente promettenti sono i farmaci che agiscono sul sistema ormonale delle incretine (GLP-1 e GIP), ormoni prodotti fisiologicamente dall’intestino in risposta all’ingestione di cibo e in grado di stimolare le betacellule del pancreas a produrre insulina riducendo, pertanto, la glicemia. L’unico problema per un uso clinico di questi ormoni è rappresentato dalla loro rapida degradazione enzimatica in circolo. Tuttavia la ricerca farmacologia ha permesso di creare un analogo sintetico del GLP1, chiamato Exenatide, che sommi-
nistrato sottocute rimane efficace per diverse ore stimolando la secrezione di insulina in maniera “intelligente” cioè solo quando la glicemia è elevata, evitando così il rischio di ipoglicemie. Il miglioramento del controllo glicemico non si associa (come spesso accade con altri farmaci ipoglicemizzanti) ad aumento di peso ma, al contrario, si accompagna ad un significativo calo ponderale; l’unico effetto collaterale di un qualche rilievo è un modesto senso di nausea avvertito da circa un terzo dei pazienti trattati e che, tuttavia, nella gran parte dei casi
tende a decrescere, fino a scomparire, col perdurare del trattamento. La possibilità di ridurre al tempo stesso la iperglicemia e il sovrappeso in pazienti in cui queste condizioni sono spesso concomitanti rappresenta un indubbio vantaggio terapeutico giacché essi rappresentano due meccanismi fondamentali della malattia, intimamente connessi allo sviluppo di complicanze.
• Ricerca Farmacologia
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egli ultimi anni la ricerca farmacologica ha dedicato molta attenzione alla terapia del diabete tipo 2 con l’obiettivo di superare alcune problematiche, legate alle insuline e agli ipoglicemizzanti orali attualmente disponibili, che spesso impediscono il raggiungimento di un compenso glicemico ottimale; tra queste particolarmente rilevanti sono le ipoglicemie e l’aumento di peso. Ciò ha favorito la scoperta di nuovi farmaci in grado di correggere l’aumento della glicemia senza indurre bruschi abbassamenti della glicemia e incremento ponderale.
* Cattedra di Endocrinologia e Metabolismo, Università Federico II, Napoli
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•Eventi
• Giornata Mondiale dell’Asma 2008 Il 6 maggio in tutto il mondo, il 10 a Roma
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i è tenuto a Roma il 10 maggio il Word Asthma Day (WAD), in cui sono state presentate iniziative divulgative sulla malattia ed eventi sportivi, allo scopo di dimostrare attivamente come con l’asma sia possibile convivere. La malattia infatti può essere ben gestita, attraverso l’intervento combinato dell’educazione e del trattamento farmacologico, e il paziente asmatico può fare una vita sostanzialmente normale e anche un’attività fisica a livello agonistico, ad eccezione degli sport di “endurance” che comportano sforzi intensi e prolungati, specie se effettuati in ambienti climaticamente sfavorevoli (come la corsa prolungata,
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lo sci di fondo, il ciclismo). Molti pazienti asmatici sono “rassegnati” al fatto di dover sopportare limitazioni più o meno importanti nella loro vita quotidiana, come non poter correre o giocare liberamente (per i bambini), non poter fare adeguata attività sportiva amatoriale o agonistica (giovani e adulti). Ritengono “inevitabile” provare spesso i sintomi dell’asma (la tosse, la costrizione toracica, il respiro sibilante, e la sensazione di difficoltà respiratoria) e dover ricorrere frequentemente all’uso dei farmaci di emergenza. E’ importante che il paziente asmatico sappia che questo atteggiamento “rinunciatario” non è giustificato.
Asma e attività fisica L’attività fisica non è controindicata nei soggetti con asma, e molti atleti, anche a livello agonistico e primatisti mondiali, sono asmatici, tuttavia l’ecessivo sforzo fisico può essere un fattore scatenate di una crisi, ed il soggetto asmatico deve sapere come prevenirla e trattarla. L’asma negli atleti professionisti è frequente: dal 4 al 23% in varie casistiche; alle Olimpiadi di Syndey la percentuale degli atleti che soffrivano di asma ha raggiunto il 22%. I giovani con asma devono essere stimolati a fare sport, sia perché l’allenamento fisico ha un effetto “desensibilizzante” sulla sensibilità dei bronchi a reagire a stimoli asmogeni, sia perché aumenta l’autostima e la sicurezza del paziente. Le strategie terapeutiche L’asma è una malattia che risponde molto bene ai farmaci attualmente a disposizione, tra questi il ruolo essenziale è svolto dai cortisonici somministrati per via inalatoria a dosi basse e sotto controllo medico. Gli studi effettuati hanno dimostrato che l’educazione del paziente permette di ottenere risultati positivi nel mantenere il controllo dell’asma quasi quanto la terapia farmacologica L’asma sotto i cinque anni Nel bambino in età prescolare, gli episodi di difficoltà respirato-
ria associati al “respiro sibilante” sono particolarmente frequenti, e vanno riconosciuti da parte dei genitori ed adeguatamente trattati. Tuttavia è importante che i genitori sappiano che questi episodi non sono sempre l’inizio dell’asma, che in molti casi ci può essere una remissione spontanea dei sintomi dall’età di 5 anni in poi, e che solo bambini con fattori di rischio per sviluppare l’asma (allergia, familiarità) hanno una certa probabilità di rimanere asmatici anche successivamente. L’asma e il lavoro Circa il 15% di tutti i casi di asma possono essere legati all’attività lavorativa, sia perché nell’ambiente di lavoro ci possono essere sostanze a cui il soggetto può diventare allergico e sviluppare quindi asma (come le farine per i fornai-pasticceri, le vernici per verniciatoricarrozzieri,i derivati epidermici animali per stabularisti-allevatori-veterinari, etc), sia perché nell’ambiente di lavoro il paziente asmatico può trovare condizioni microclimatiche (aria secca e/o fredda) o ambientali (fumi o gas irritanti) che possono far peggiorare l’asma. Se una causa professionale dell’asma viene riconosciuta, ciò può portare all’eliminazione del rischio e al miglioramento o addirittura alla guarigione della malattia.
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