DANTE 700
La Comedìa in ceramica MUSEO DELLA CERAMICA DI MONDOVÌ Piazza Maggiore, 1 INAUGURAZIONE: 18 dicembre 2021 ore 17 Chiusura della Mostra: 30 gennaio 2022 Orari: Venerdì e Sabato 15-18 Domenica continuato 10-18 Ingresso alla Mostra gratuito La Mostra è aperta su prenotazione a gruppi e scuole. A richiesta presentazione di argomenti danteschi a cura del Prof. Paolo Lamberti EVENTI COLLATERALI In co’ del ponte della Madonnina Nicola Duberti legge il canto XXVI del Purgatorio in monregalese rustico Con un intervento di Paolo Lamberti, Due Guidi, un Guittone ed un Guittoncino 29 dicembre 2021 ore 16.30 sala conferenze Museo Salvate il soldato Dante: il Poeta in armi. Conferenza del Prof. Paolo Lamberti 8 gennaio 2022 ore 16.30 sala conferenze Museo Dante all’ora del tè. Leggero ma non troppo Canzoneteatro. Voce Ada Prucca. Strumenti Corrado Leone, Attilio Ferrua, Mario Manfredi, Giuliano Scarso. Con la partecipazione di Eleonora Briatore 29 gennaio 2022 ore 16.30 Circolo di Lettura, Mondovì Piazza -
È richiesto il Green Pass
E che collega idealmente il passato con il presente e il prossimo futuro. Mondovì è un luogo ricco di storia e di cultura: lo testimoniano il suo assetto urbanistico, gli antichi monumenti, le eccellenze artistiche. Parti di un tutto che rispecchiano non solo la volontà di valorizzare l’esistente, ma la forte tensione verso il futuro di questa Città. Grazie all’impegno della Società Dante Alighieri, della galleria Gulliarte di Savona e della Fondazione Museo della Ceramica Vecchia di Mondovì, la realizzazione di questa mostra ci dimostra la capacità del nostro territorio di fare sintesi a vari livelli con il contesto che ci circonda. Sulla traccia della tradizione andiamo a ristabilire nuove connessioni, valorizzando attraverso l’arte il legame che unisce città storicamente correlate alla produzione ceramica come Savona e Mondovì ma anche con la più vicina Castellamonte, da cui provengono le opere di alcuni artisti in mostra. Una felice connessione che mettendo insieme risorse, idee, peculiarità differenti, è capace di allargare l’orizzonte delle collaborazioni collocando al centro il dialogo tra realtà economiche, turistiche e culturali differenti, nell’ottica di unione e sviluppo reciproco. Una mostra, dunque, di cui fare tesoro.
Celebrare Dante a 700 anni dalla sua morte significa non solo rendere un doveroso omaggio a un grande italiano che ha raggiunto le vette più alte delle letterature di tutti i tempi. Significa anche riflettere sul lascito culturale, morale, civico di questo straordinario intellettuale e ripercorrere la nostra storia nazionale. Non solo dal punto di vista linguistico, ma dell’identità e dei valori a cui sentiamo di appartenere in quanto italiani. È con questo spirito che l’Amministrazione comunale ha abbracciato l’idea di una mostra dantesca nella nostra Città, promossa e proposta dal Comitato Monregalese della Società Dante Alighieri e ospitata dal Museo della Ceramica. Una collaborazione fruttuosa che prende corpo in questa mostra e che allaccia indissolubilmente le immagini ispirate dalla produzione letteraria del sommo poeta all’arte ceramica, tipica delle nostre zone. Nell’unione di questo percorso iconografico, frutto del lavoro di tanti artisti contemporanei, con la manualità produttiva della ceramica - che con le sue fabbriche manufatturiere fu perno dell’economia del monregalese dall’età napoleonica fino agli anni ’70 dello scorso secolo -, ritroviamo la matrice un percorso che rispecchia la vocazione della nostra Città come centro produttivo delle cosiddette “terraglie”.
Paolo Adriano Sindaco della Città di Mondovì
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I Musei, oggi, devono diventare luoghi di progettualità culturale condivisa che porti a calcare nuovi percorsi. Dunque la tradizione ceramica del territorio diventa materiale da plasmare, attraverso le mani dell’artista, in nuove forme d’arte contemporanea. Attraverso l’ingegno e la creatività di artisti di fama nazionale e locali ricopriamo dunque l’opera di uno tra i più grandi figli del Medioevo, ne riscopriamo i valori e gli ideali, le immagini e le immaginazioni grazie a una tradizione di colori e manufatti tipici del monregalese e colleghiamo infine la nostra realtà con una realtà di afflato più ampio e capace di superare i limiti di espressioni geografiche e temporali.
Il museo della Ceramica di Mondovì è una delle realtà museali più significative di questo tipo presenti Piemonte. È un punto di riferimento importante per il turismo, certamente, ma anche per la vita culturale e artistica della città. Un dinamismo che nel tempo è andato consolidandosi attraverso la collaborazione con Enti e realtà del territorio che hanno portato i locali del Museo a ospitare in questi anni grandi nomi della storia dell’Arte. Da Manet a Kandinskij, da Raffaello a Marras fino ad arrivare, oggi, a ospitare una mostra unica nella sua peculiarità, che unisce la grande tradizione della ceramica (non solo monregalese) con la poetica del padre della lingua italiana, Dante Alighieri, nel 700esimo anno dalla sua morte. Ecco allora che la collaborazione con il Comitato Monregalese della Società Dante Alighieri e con la galleria Gulliarte di Savona ci pone dinanzi a un altro importante aspetto di rilancio e fruizione del nostro territorio che, inevitabilmente, passa attraverso il medium della condivisione di temi e istanze culturali. Il richiamo dell’arte come sprone a riprendere in mano e valorizzare la grande tradizione ceramica del territorio non solo in un’ottica di tutela ma di reinterpretazione, in cui tutti gli attori recitino una parte all’interno di un disegno complessivo.
Luca Olivieri Assessore alla Cultura
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Ritratto di Dante come Artista Ut pictura poesis: così Orazio nell’Ars poetica (v.361) impone un millenario dibattito sui rapporti tra poesia ed arte figurativa. Chi meglio di Dante ha saputo usare le parole per dipingere immagini che tutti i lettori si figurano, dall’oscurità infernale alla dolcezza del mondo purgatoriale al trionfo della luce nel Paradiso? La conoscenza dantesca dell’Ars poetica è sicura, dibattuto è se sia derivata da lettura diretta o da citazioni di altre poetiche medievali: è esplicitamente citata tre volte, nella Vita Nova (XXV 9=16,9 Gorni), nel Convivio (II xiii 10) e nel De Vulgari Eloquentia (II iv 4). Il concetto dantesco di arte si riconosce in Par. I,126-8: come forma non s’accorda/molte fïate a l’intenzion de l’arte, perch’a risponder la materia è sorda, in cui si riconosce sia l’aspetto tecnico che la finalità dell’artista, entrambi messi alla prova dalla materia. L’arte poi, con reminiscenza aristotelica, appare come imitazione della natura, e quindi distinta da essa: Par. XXVII,91 se natura o arte fé pasture / da pigliare occhi, per aver la mente. Più specificamente legato alla pittura è un passo delle Rime (XC), Amor che movi tua virtù dal cielo, vv. 13-15: come pintura in tenebrosa parte,/che non si può mostrare/ né dar diletto di color né d’arte. Qui si coglie la dimensione della materia, che in quanto tenebrosa oscu-
ra il colore e non offre diletto, e vanifica l’arte; non si può non richiamare la stessa sensibilità coloristica che ci offre l’oscurità dell’Inferno unita al dolore, negazione del diletto. La pittura si ritrova nella celebre terzina del Purgatorio, nella cornice dei superbi: Credette Cimabue ne la pittura/tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,/sì che la fama di colui è scura. (Purg. XI, 9496). Dante aveva certamente conoscenza delle opere di Cimabue a Firenze, antecedenti all’esilio, come la Maestà di S. Trinita e il celebre Crocifisso; ma anche i soggiorni del pittore a Roma ed Assisi possono aver offerto a Dante la visione di altre opere; il credette segnala la percezione dantesca di un’esperienza ormai conclusa e superata. Il Giotto attingibile a Dante può essere quello veneto e romano, non certo quello fiorentino che il poeta mai potè vedere. Nello stesso canto, pochi versi prima, è lo stesso Oderisi da Gubbio ad essere riconosciuto e ad offrire un primo esempio di una staffetta di artisti: “non se’ tu Oderisi,/l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’ arte/ch’alluminar chiamata è in Parisi?”/“Frate,” diss’ elli, “più ridon le carte/ che pennelleggia Franco Bolognese;/ l’onore è tutto or suo, e mio in parte. (Purg. XI,79-84). Non stupisca la comparsa di due miniatori, nel Medioevo era arte pari se non superiore alla 6
pittura, non foss’altro che per il costo elevatissimo dei codici miniati di alto livello. Entrambi bolognesi di attività, per noi testimoniato con certezza Oderisi in alcuni codici, più sfuggente Franco, devono essere stati conosciuti da Dante o nel primo soggiorno bolognese prima dell’esilio o negli anni successivi ad esso. Qui Dante sembra esprimere anche un giudizio estetico, identificando un passaggio dallo stile di Oderisi, vicino, a seconda dei critici alla tradizione bizantina o a quella francese (di qui l’accenno a Parisi), ad uno più luminoso (ridon), forse per l’uso della foglia d’oro, e più tendente alle masse di colore (pennelleggia), sul modello giottesco. Tuttavia l’intero passo dell’XI canto è costruito per dare risalto al passaggio da l’uno a l’altro Guido: Guinizelli e Cavalcanti, si interpreta di solito; meglio forse Guittone e Guinizelli. Il contesto dei superbi però sembra voler indicare che più che di un’evoluzione nelle arti si parli della vana gloria de l’umane posse (v.91) e Non è il mondan romore altro ch’un fiato / di vento (v.100). E se Dante si cita (forse è nato/chi l’uno e l’altro caccerà del nido, v.99) lo fa consapevole che dopo morto dovrà sostare tra i superbi (Purg. XIII, 136-138). La competenza artistica di Dante era però anche attiva, come ci ricorda un passo della Vita Nova: «Io mi sedea in
parte ne la quale, ricordandomi di lei, disegnava uno angelo sopra certe tavolette; e mentre io lo disegnava, volsi li occhi, e vidi lungo me uomini alli quali si convenia di fare onore. […] Onde partiti costoro, ritornaimi a la mia opera, cioè del disegnare figure d’angeli…. (VN 35 = 23 Gorni)». Disegnare angeli nell’anniversario della morte di Beatrice richiama la donnaangelo, non come paragone di bellezza ma come analogia funzionale, Beatrice tramite con Dio come gli angeli. Il gusto del disegno spiega anche l’attenzione per i miniatori, ma Purg. XXII 74 ma perché veggi mei ciò ch’io disegno, / a colorare stenderò la mano ci lascia intuire che il poeta non era estraneo alle tecniche della pittura. Del resto l’iscrizione all’Arte degli Speziali più che a competenze farmaceutiche fa pensare a conoscenze nell’uso dei pigmenti, visto che i venditori di materie pittoriche erano parte di questa Arte. Quindi, anche se Dante non sembra aver dedicato particolare attenzione all’arte ceramica, avrebbe certo apprezzato questa mostra, piccolo omaggio alla sua memoria nel settimo centenario della morte. Prof. Paolo Lamberti Presidente Comitato Dante Alighieri di Mondovì
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Introduzione a cura del Direttore del Museo Per il Museo della Ceramica di Mondovì è motivo di soddisfazione ospitare la mostra Dante 700 La Comedìa in ceramica, L’iniziativa che si inserisce all’interno delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, è un felice esempio di sinergia tra diversi Enti, Istituzioni e realtà che a titolo diverso operano nell’ambito della valorizzazione culturale. In primo luogo l’evento nasce grazie alla collaborazione tra il Comune di Mondovì e l’Associazione Dante Alighieri (comitati di Mondovì e di Savona), la Fondazione Museo della Ceramica Vecchia Mondovì, la galleria Gulliarte di Savona.
spingersi sempre oltre il limite e attivare il senso di ricerca e di esplorazione. L’iniziativa è, inoltre, una bella dimostrazione di come sia possibile realizzare gli obiettivi di fare rete, di creare sinergie, in una parola lavorare insieme per valorizzare e confrontare le risorse culturali del territorio monregalese con la vicina Liguria che condivide la storica tradizione dell’arte e della produzione ceramica. Un filo rosso frutto di scambi e collaborazioni antiche ha unito e unisce la Liguria al Piemonte. Agli albori del XIX secolo nel borgo del Rinchiuso a Mondovì prende avvio una straordinaria esperienza artistica e industriale legata alla produzione di un tipo ceramico ideato nell’Inghilterra della rivoluzione industriale, poi chiamato in Italia terraglia . Tra i vari luoghi raggiunti dalla terraglia inglese vi fu la Liguria che rappresentò il fondamentale trait d’union per l’inserimento di Mondovì nel circuito di questa innovativa produzione. La regione costiera diede infatti i natali ai primi ceramisti della scuola monregalese e rappresentò in Italia un caso di precoce introduzione del nuovo tipo ceramico.
La rassegna si inserisce nell’ambito del progetto Keramos 2021, appuntamento a cadenza annuale sulla ceramica artistica contemporanea. Il progetto, in occasione della sua VII edizione, ha coinvolto otto artisti ceramici operanti tra il Piemonte e la Liguria. Il risultato del loro lavoro testimonia l’inesauribile interesse per l’opera di Dante Alighieri e la sua capacità di sollecitare sensibilità e creatività contemporanee. Il medium della ceramica si è rivelato ideale in tal senso: la ceramica è un materiale sentimentale e si offre agli artisti come materia sfidante, che stimola a
Intorno alla metà del secolo la realtà ceramica monregalese era ormai un fenomeno non più circoscritto alla sola 8
Città: il comune del basso Piemonte, insieme ai vicini centri di Chiusa di Pesio, Vicoforte, Villanova, Mombasiglio, aveva dato vita ad un vero e proprio distretto industriale della ceramica per la lavorazione di terraglia tenera. Quella del monregalese non fu un’esperienza marginale ma una straordinaria fucina economico-sociale attraverso cui si espressero la vitalità e l’apertura della cittadina e del suo territorio verso un impetuoso sviluppo industriale.
fessionale a svolgere la carriera legata al fare ceramica. E, soprattutto, il museo ha saputo intercettare la creatività di artisti contemporanei e ha consolidato grazie a queste collaborazioni la propria reputazione nel settore su scala nazionale e internazionale. Gli sviluppi delle iniziative intendono continuare ad esplorare le potenzialità di un’artigianalità radicata nel territorio che negli anni è stata in grado di reinventarsi, prestandosi dapprima a contesti funzionali e diventando poi forma di espressione artistica trasversale.
Poco resta oggi del prestigioso centro industriale di Mondovì a ricordare i fasti passati, ma di questo immenso patrimonio culturale e imprenditoriale il museo è oggi il custode.
Il successo di questo percorso presuppone la continua ricerca e lo sviluppo di reti e processi di sistema, collaborazioni e partnership anche al di fuori dell’ambito strettamente ceramico.
Inaugurato undici anni fa, il museo è luogo di memoria, cura e diffusione del plurisecolare patrimonio culturale del distretto monregalese.
L’evento espositivo che presentiamo, unitamente agli eventi collaterali curati della Società Dante Alighieri, si offre all’ampio pubblico come interessante occasione per mettere a sistema una rete culturale diffusa che auspico potrà qui mostrarsi in tutta la sua qualità.
Nel corso di questi anni il museo ha interpretato tale obiettivo coltivando la costruzione di una trama di significato intorno allo storico patrimonio museale. Sottraendosi al mero ruolo di magazzino del passato, il museo si è aperto al tempo presente, attraverso nuove dinamiche legate al mondo della produzione, del sociale, della Scuola, di opportunità formative e occupazionali per i giovani che aspirano in modo pro-
Christiana Fissore Direttore del Museo della Ceramica di Mondovì
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progetto a cura di Gulli Antonella/GULLIarte In occasione, dei 700 anni della morte del Sommo Poeta Dante Alighieri, insieme al Comitato Dante Alighieri di Savona, presieduto dalla Dott.ssa Anna Maroscia, si è ideata una mostra, curata da Gulli Antonella, con gli artisti in permanenza in Galleria, i quali hanno sviluppato sulle loro opere i canti della Divina Commedia o personaggi a cui Dante si è riferito nel suo grande capolavoro.
La storia della ceramica di Savona ha radici profonde, una storia ricca di capolavori ed artisti in dialogo col presente. Quella storia deve molto alle possibilità di dialogo e confronto con artisti provenienti da altre aree geografiche, anche stranieri, che hanno lasciato una traccia importante e riconosciuta nell’ambito dell’arte contemporanea.
L’idea ha suscitato interesse ed apprezzamento a più livelli sia locale che oltre i confini regionali. Il Comitato Dante Alighieri di Mondovì, tramite il suo Presidente Prof. Lamberti, ha voluto trasferirla in una location prestigiosa, presso il Museo della Ceramica di Mondovì, nel quale grazie alla Direttrice Dott.ssa Fissore e con il Patrocinio e il supporto del Comune di Mondovì, si svilupperanno alcuni incontri e performance collegate alle opere esposte degli Artisti:
A contribuire alla crescita e promozione dell’arte mediata tramite l’argilla è anche l’attività costante e coerente di Antonella Gulli, titolare dell’omonima galleria GulliArte. In collaborazione con enti, associazioni e privati, ha proposto un ricco programma per la settima edizione di Kéramos 2021. Si tratta di una rassegna, che si è sviluppata negli spazi della galleria, con molteplici mostre collaterali e tematiche. Gli artisti ospitati in galleria sono artisti nazionali ed internazionali, i quali hanno scelto la ceramica come mezzo significativo per le proprie espressioni artistiche.
Sandra Baruzzi, Giovanna Crescini, Guglielmo Marthyn, Anna Matola, Andrea Meneghetti, Brenno Pesci, Tiziana Perano Persea, Fabio Taramasco.
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ARTISTI IN MOSTRA La Comedìa in ceramica
Sandra Baruzzi Giovanna Crescini Guglielmo Marthyn Anna Matola Andrea Meneghetti Brenno Pesci Tiziana Perano Persea Fabio Taramasco
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Sandra Baruzzi Nasce a Faenza e si sposta successivamente a Castellamonte nel 1986, dove insegna Design e Ceramica presso il liceo Artistico “F. Faccio”. Si diploma dapprima in Arte Applicata della Ceramica all’Istituto d’Arte di Faenza e successivamente in Scultura presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Socia fondatrice ed ex – presidente dell’Associazione degli Artisti della Ceramica in Castellamonte, nel 2006 è chiamata da Dialogart, per la città di Mondovì, come coordinatrice della formazione degli insegnanti per “Musei in Valigia”. Nel 2013 viene nominata membro del Comitato Disciplinare della Ceramica artistica e tradizionale di Castellamonte dal Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, e nel 2015 progetta ed elabora l’evento espositivo con convegno “Espresso e Cappuccino Cups” per l’Assessorato alla cultura della città di Castellamonte.
traverso i suoi occhi il comune dolore dell’abbandono, volente o nolente, della terra madre. Le porte richiamano inoltre gli ingressi di Dante nei tre regni, momenti visualmente significativi nella scansione del viaggio, che riscatta l’amarezza del vagare nell’esilio. L’artista con le sue opere entra in un dialogo aperto e condiviso conducendo in nuovi meandri interpretativi della Divina Commedia. Il testo offre infinite possibilità interpretative, permettendo di riflettere, di confrontare tematiche universali e attualizzarle con l’espressione ceramica in una comunicazione artistica ampia. La parola poetica di Dante viene visualizzata con volumi e colori e creatività, con una lettura personale che si traduce in opere d’arte.
Le opere da lei proposte traggono ispirazione dai versi danteschi appartenenti al canto XVII del Paradiso, in riferimento alla figura del trisavolo del sommo poeta Cacciaguida. La stessa artista rivive attraverso la scultura l’esilio profetizzato al poeta, rivedendo at12
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Giovanna Crescini Nasce a Perugia, dove consegue il diploma in Maestro d’Arte nel 1962 presso l’Istituto d’Arte “Benardino di Betto”. Dopo l’iscrizione all’Accademia delle Belle Arti perugina e le prime esperienze lavorative come grafica pubblicitaria a Milano e disegnatrice d’architettura, consegue le abilitazioni volte all’insegnamento ed inizia una florida carriera come docente fino al 1990. Iscritta al Dizionario degli Artisti Liguri 2015 e socia fondatrice del QuiArte, si è sempre dedicata alla pittura ed alla ceramica. A coronamento di una lunga carriera, una sua opera in ceramica è stata collocata in permanenza nella sede del Museo d’Arte Contemporanea di Palazzo di Penna a Perugia.
delle terre d’ombra. E, assieme a questi, un’intera gamma di colori altri, stesi negli accostamenti più audaci ed icastici, per la creazione di queste “immagini dantesche”. È a tale fantasmagoria cromatica di estrazione futurista, impressa con l’energia e la compattezza della nitida pennellata, che si deve l’impatto visivo, quanto mai emozionante, per chi osserva le opere di Giovanna Crescini.
L’artista propone tre sue opere, una sfera e tre piatti, che rispettivamente ripercorrono alcune tra le vicende e le metafore più pregne della grande opera nella sua completezza: i pietosi invidiosi imprigionati nel Purgatorio, l’uscita a “riveder le stelle” dall’Inferno e l’elogio di San Francesco che ritroviamo nel Paradiso, personale omaggio dell’artista alla sua terra natia. L’ardore del cremisi, la sensualità del cinabro, la maestosità del blu di Prussia, il mistero 14
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Anna Matola Anna Matola nasce a Salerno, dove trascorre la primissima infanzia, quindi si trasferisce con la famiglia a Torino, dove studia e lavora fino al 1994, anno in cui si stabilisce in Liguria. A partire dal 2001 inizia un percorso da autodidatta nel campo della scultura, incoraggiata dalla sua innata predisposizione per il disegno e le materie plastiche. È ad Albissola Marina, diventata ormai la sua città, che riesce a sviluppare con continuità e coerenza la sua ricerca artistica, con una spiccata predilezione per la figura umana (con cui spesso gioca con garbata ironia) e per le installazioni ceramiche, in cui le riproduzioni realistiche, talvolta decontestualizzate e pop, ci restituiscono scene provocatorie e surreali. Vive saltuariamente a Berlino, dove espone fino al 2014 presso la galleria Mianki e lì frequenta gli studi di diversi scultori. Numerose sono le sue esposizioni in gallerie italiane ed estere.
tà del materiale scelto per le sculture è visceralmente realistico. Lonza, Leone e Lupa, rinati e rimodernati, peccaminosi e peccatori. Nella ceramica Anna Matola utilizza come modelli persone, animali e piante, che ritrae fedelmente e talvolta combina tra loro offrendoci con ironia tutti gli indizi ed i possibili esiti di quell’ansiosa ricerca di identità per la quale ogni individuo, con ogni evidenza, si interroga. I suoi personaggi, nudi o vestiti, assumono un aspetto mutevole ed ibrido che diventa perfino esemplare, come nelle opere realizzate ed esposte in questa mostra.
La potenza del richiamo alle tre fiere dantesche è evidente, diretto: ritratte simbolicamente nei secoli come impedimenti alla via della salvezza, la statici16
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Guglielmo Marthyn Si diploma nel 1973 alla Scuola Superiore di Grafica di Urbino, e dal 1974 al 2009 diviene titolare della cattedra di Progettazione presso l’Istituto Statale d’Arte di Castellamonte. Negli anni ottanta opera altresì presso l’Azienda R.P. Ceramica di Castellamonte. Dal 1991 si rivolge con maggior interesse al settore delle arti grafiche partecipando a mostre e concorsi, progettando e realizzando al contempo monumenti in ceramica che caratterizzano i contesti urbani delle cittadine canavesane. Attualmente, realizza sculture tematiche in grés ceramico e quadri giocattolo, unendo l’aspetto ludico-estetico con il gusto della progettazione.
da una profonda ricerca dell’equilibrio, anche nelle forme apparentemente imperfette ma che in realtà dimostrano un’abilità unica e completa. Forme che mutano, non finite, figure antropomorfe, ingannevoli, affascinanti e portatrici di un profondo messaggio psicologico, che chiede di essere decifrato ma a cui ognuno rende il proprio personale significato; opere con richiami forti, che incontrano un riscatto comunicativo con l’atto creativo.
La sua opera ci trasmuta nelle fitte vesti degli alberi abitanti della Selva oscura, ma evoca anche la divina foresta spessa e viva del Paradiso Terrestre. Però durezza e fragilità della ceramica richiamano soprattutto la selva dei suicidi: anime imprigionate nella rigidità del legno eppure tormentate quando le Arpie ne spezzano i rami. Le opere di Marthyn celano meraviglie, che possono comparire o infrangersi al contatto con la realtà, caratterizzate 18
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Andrea Meneghetti Nasce nel 1977 a Bassano del Grappa, vive e lavora a Romano d’Ezzelino. È un percorso coerente quello compiuto da Meneghetti in vent’anni di ricerca. Dalla formazione a Venezia fino alle creazioni più recenti, dove il segno è il filo conduttore nelle sue opere. Una ricerca e sperimentazione, iniziata con le sue sagome di lamiera tagliate al laser, ed evoluta usando sempre la medesima tecnica su un supporto ceramico. Alla visione delle opere si percepisce quasi un’ombra leggera, ricavata dalla sua tavolozza ristretta, quasi assente, in bianco e nero. Quella di Meneghetti è una ricerca artistica che assolve il compito più vero dell’artista, leggere il mondo che ci circonda. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Redenzione e ascesa Nell’opera, la prima della serie, si immagina un processo di liberazione dagli Inferi della nostra vita quotidiana per un percorso di purificazione e ricerca di armonia. Animali simbolici ed un albero della vita occupano le facce di un cubo che invita l’osservatore ad una riflessione. Incontro con i saggi Quest’opera, seconda della serie, rappresenta un percorso di ricerca della conoscenza dopo la redenzione, l’incontro con saggi e con esseri che sono evoluti dopo aver fatto esperienza nella vita, dopo cadute e risalite. Ricaduta Quest’opera, terza della serie, rappresenta la ricaduta nei vecchi schemi che avvelenano la propria vita e la mente, l’incontro con esseri mutanti che si sono persi e cristallizzati nel proprio inferno.
I quattro cubi in ceramica inseriti in questa esposizione dantesca, rielaborano in chiave moderna il percorso dell’anima, per trovare la perfezione e aspirare all’elevazione al paradiso, non più come anima umana, ma come entità evoluta nel suo cammino al pari di esseri mistici o fantastici.
Consacrazione L’ultima opera delle quattro rappresenta la vittoria nel proprio percorso, la rottura dei propri schemi e la realizzazione di se stesso come uomo libero in comunione con la natura. Un uomo evoluto in un’entità al pari di esseri quali la fenice, il drago e l’unicorno.
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Tiziana Perano | Persea Nasce ad Imperia, ma di origine Piemontese. D’adolescente per un incidente è costretta ad una lunga degenza e convalescenza. Da questa esperienza nasce l’interesse per la ceramica. A 14 anni, infatti, inizia a frequentare il laboratorio del ceramista Gianni Senardi, a sua volta allievo di Jean Santilli (in arte Messer Nicolò), uno degli artisti di Bussana Vecchia. Quando Gianni Senardi si ritira dall’attività, lascia il proprio laboratorio a Tiziana Perano, la quale decide di tornare in Piemonte, nella terra paterna. Inizialmente Persea produce ceramica tradizionale con una preferenza per la tecnica Raku. Ben presto però, seguendo il suo desiderio di conoscenza, di ricerca di spiritualità, e seguendo il suo duplice amore per l’arte preistorica e per la natura, l’artista incomincia ad elaborare manufatti dalle forti connotazioni simboliche. Nel laboratorio di Pratoferrero l’evoluzione successiva ha portato Persea a scoprire la simbologia degli animali, con la costruzione di un bestiario fantastico dove suggestioni sciamaniche e totemiche sia della cultura degli Indiani d’America sia della cultura orientale, si
accompagnano alla ricerca esistenziale di senso dell’artista. Il cavallo ha da millenni un significato simbolico legato al potere ed alla guerra. Il Dante che scrisse il sonetto e fu feditore a cavallo a Campaldino lo sceglie come simbolo dell’Italia giardino dell’Impero, trasfigurandola in un destriero da battaglia non governato dall’Imperatore, suo legittimo cavaliere, e inselvatichito dalla pretesa della Chiesa di governarlo, senza averne la capacità. La figurazione si ha nel sesto canto del Purgatorio, dove Dante spezza l’invenzione del viaggio per parlare direttamente in prima persona, nella più lunga invettiva del poema: segno del suo totale coinvolgimento.
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Brenno Pesci Nasce nel 1948 a Medesano; nel 1956 si trasferisce a Torino per spostarsi pochi anni dopo nel Canavese, e lì iscriversi all’ Istituto d’Arte “F. Faccio” di Castellamonte. Venuto a contatto con ceramisti del calibro di Renzo Igne, nel 1970 si diploma in Arti Applicate per la Ceramica. Conclude nel 1974 la collaborazione lavorativa con la SACCER per dare il via ad un percorso da docente dell’Educazione Artistica. Socio fondatore ed ex – presidente dell’Associazione Artisti della Ceramica in Castellamonte, promuove durante la sua presidenza il progetto “Castelnuovo Nigra paese da presepe”. Si interessa sempre più alla scultura ed alcune sue opere sono visibili in musei italiani e francesi.
re della metafora del trapasso e dei trasportatori. Le sculture in ceramica hanno un che di antico, qualcosa che ci ricorda un nostro passato non vissuto, del quale - forse esiste traccia nelle profondità della nostra mente inconscia. C’é in ogni opera di questo Artista, un tratto plastico, rude e deciso ma ingentilito dalla ricchezza espressiva delle ceramiche, che ricorda l’Arte Sumerica, nella floridezza delle forme arrotondate ed abbondanti, nelle posture scarne ed essenziali e nei movimenti lenti e ponderati.
Dalla terra lavorata e raccolta con le sue stesse mani nasce un potente sguardo concentrato sulla figura dei grandi Traghettatori: il vacuo e dinamico Caronte infernale remante ed il più posato, fiero Angelo, ministro celeste che conduce senza fatica le anime al Purgatorio, là ove Caronte non può più spingersi. L’artista quasi sembra accompagnare tra e con le dita tale passaggio, in ono24
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Fabio Taramasco L’artista Taramasco approfondisce, attraverso la continua sperimentazione, le peculiarità della ceramica come forma d’espressione. Elemento caratterizzante e costante del suo lavoro è, infatti, la ceramica. Materiale tipico del suo territorio di appartenenza, racconta di un legame profondo con il luogo di nascita. Per Taramasco la rinomata tradizione ceramica albisolese è un passato da rielaborare contaminandolo con nuove tecniche. La ceramica diventa, quindi, un medium, mezzo e supporto per dar vita a progetti sempre diversi, nei quali spesso traspare una venatura ironica, poetica, onirica. Nelle opere in ceramica, sviluppate su mattonelle o su formelle, Taramasco, riabilita storie ed immaginari che, innestati in un uso peculiare di materiali e tecniche, sensibilizzano lo sguardo ad una lettura nuova – e quindi differente nel suo valore sentimentale e concettuale – di elementi attinti dalla grande storia umana. L’artista ha tratto ispirazione dal concetto di donna, cardine del Dolce Stil Novo. É una figura dalla quale i poeti traggono ispirazione, una sorta di Musa. Essa non viene vista come un essere umano
e terreno, ma la sua posizione viene elevata a tal punto da essere considerata una creatura mistica e sublime, che può condurre gli animi alla salvezza. Le farfalle intorno al corpo femminile richiamano la “nuvola di fiori/che da le mani angeliche saliva/e ricadeva in giù dentro e di fori” (Purg. XXX, 28-30) . La donna angelicata non va intesa, come ancora nei Siciliani, come complimento galante alla bellezza. Dante, rielaborando Guinizzelli, la rende parallelo funzionale all’angelo, entrambi messaggeri tra l’uomo e Dio. Solo così si spiega uno dei massimi paradossi della Commedia: a fianco del più grande poeta latino e di uno dei massimi teologi del Medioevo Dante sceglie come guida a Dio una sconosciuta ragazza fiorentina, sposata ad un nobilastro intrigante e morta in giovane età.
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alla pubblicazione di libri; la sua attività coinvolge le scuole superiori della città. Il Comitato di Savona è nato nel 2006 e da allora ne è presidente Anna Maroscia. Dalla sua costituzione sono state svolte varie manifestazioni, mostre d’arte, incontri culturali ed ogni anno è stata realizzata una pubblicazione, anche con la collaborazione degli studenti degli Istituti Superiori di Savona e provincia
La Società Dante Alighieri è nata nel 1889 grazie ad un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci con lo scopo di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo”. Per mezzo dei Comitati – 400 nel mondo e 80 in Italia – partecipa con attività varie ad accrescere e ampliare la cultura italiana in tutti i suoi aspetti e soprattutto la conoscenza della nostra lingua. La legge Maroni ha attribuito alla Dante Alighieri, accanto all’Università per stranieri di Perugia e all’Università di Siena e Roma 3, la competenza ad attribuire, agli stranieri che lo richiedono, la certificazione della conoscenza della lingua italiana. La sede centrale della Società Dante Alighieri è a Roma, in palazzo Firenze e ne è Presidente Andrea Riccardi, vice Presidenti sono Ferruccio De Bortoli, Gianni Letta, Luca Serianni; Segretario Generale Alessandro Masi. Il Comitato di Mondovì ha più di un secolo di vita alle spalle. La sua attività è di carattere culturale, ha organizzato cicli di conferenze con docenti universitari e delle Superiori, collaborato con i Dialoghi Eula di Villanova, contribuito
Paolo Lamberti Presidente Comitato Dante Alighieri di Mondovì Anna Maroscia Presidente Comitato Dante Alighieri di Savona
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IL VALORE DELLA SINERGIA Il nostro modello di consulenza sfrutta appieno la forte integrazione tra le attività di gestione e distribuzione all’interno del Gruppo Azimut. Un vantaggio competitivo assoluto in termini di efficienza, che pochissimi altri operatori possono vantare. Nell’ambito di Azimut Capital Management opera Azimut Global Advisory, una struttura dedicata ad un nuovo modello di business ed alla valorizzazione della piattaforma di Consulenza Evoluta del Gruppo. Non solo risparmio gestito, dunque ma una consulenza più ampia supportata dalla forza del Gruppo Azimut e dalla possibilità di attingere alle competenze di partner specializzati appositamente selezionati.
La nostra mission consiste nell’individuare, sulla base delle esigenze del cliente, la direzione più opportuna per investire e supportare nella gestione complessiva del portafoglio. L’indipendenza da gruppi finanziari, assicurativi ed industriali, rende liberi di evolvere in modo flessibile, senza condizionamenti, in funzione del contesto di mercato e delle esigenze del cliente. Proprio per questo, gli oltre 1600 professionisti che compongono la rete dispongono di un elevato grado di autonomia che permette di personalizzare il rapporto con i clienti.
Dott. Daniele Polti Wealth Manager & Private Asset Advisor
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Mostra realizzata con il patrocinio e il supporto
Il presente catalogo è edito in occasione della mostra
FONDAZIONE MUSEO DELLA CERAMICA DI MONDOVÌ P.zza Maggiore 1 dal 18 dicembre 2021 al 30 Gennaio 2022 Progetto mostra / allestimento a cura di: Antonella Gulli, Art Director In collaborazione con: Dott.sa Christiana Fissore, Direttrice Museo della Ceramica di Mondovì Prof. Paolo Lamberti, presidente Società Dante Alighieri – Comitato di Mondovì Andrea Meneghetti, Grafica Galleria GULLIarte Corso Italia 201r Savona contatti | info : 019 812894 | 347 8055044 | info@gulliarte.it www.gulliarte.it Facebook & Istangram pagina ufficiale: @gulliarte.it GULLIarte orario galleria: 11.00 – 12.30 | 15.30 – 19.30 chiuso il lunedì mattina Le fotografie sono di proprietà privata, sono vietate le riproduzioni anche parziali. Copyright © 2021 GULLIarte 30
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