Gli articoli di www.Egittologia.net Il museo Egizio di Torino (Itinerario)
Chantal Milani
IL MUSEO Il Museo Egizio di Torino è il primo al mondo per data di fondazione e secondo solo al Museo del Cairo per l'importanza delle raccolte. Fondato nel 1824 dal re Carlo Felice di Sardegna ha nella collezione di Bernardino Drovetti, Console Generale di Francia in Egitto, il proprio nucleo originario, costituita da diverse migliaia pezzi che illustrano arte e vita quotidiana dell’antico Egitto. La collezione Drovetti fu poi arricchita nel corso del tempo da acquisizioni e da reperti provenienti dagli scavi in loco avviati da Ernesto Schiaparelli, archeologo e direttore del Museo alla fine del secolo scorso e in seguito da Giulio Farina. I reperti comprendono un arco di tempo compreso tra il predinastico (4000 a.C.) e l'annessione all'Impero Romano (31 a.C.). Contesto geografico. Prima di partire con la spiegazione dei reperti presenti nel Museo ritengo opportuno fare una panoramica sulla terra che ha visto nascere, crescere, evolvere questo splendido Popolo. Tutta la storia della civiltà egizia è incentrata sul fiume Nilo (nome greco Neilos) lungo 6000 km costellato da 6 cateratte il cui corso termina nel Mediterraneo in cui sfocia aprendosi a ventaglio per formare il Delta. Da sempre fu considerato più di un semplice fiume: personificato, divinizzato, adorato. "Salute a te, o Nilo che sei uscito dalla terra che sei venuto per far vivere l' Egitto! [...] tu, ricco di alimenti, ci porti ogni nutrimento, creatore di ogni cosa buona, noi ti veneriamo, Nilo dal dolce odore, benigno quando viene; tu fai crescere le erbe per il bestiame, [...] rendi ricchi i magazzini, e ampi i granai, dai qualcosa ai poveri, [...] la tua acqua è bevuta da tutti [...] Sei abbondanza di ogni cosa buona: chi è triste diventa gioioso così tutti sono lieti [...]" - Inno al Nilo Il Nilo origina dall’ unione di due grandi fiumi, il Nilo Bianco che drena i grandi laghi africani (l.. Vittoria) a regime costante e il Nilo Azzurro che drena le montagne etiopiche sottoposte a monsoni e che quindi ne aumentano la portata al termine della primavera nella stagione delle inondazioni, quando il fertile limo, fango di colore nero, depositandosi sulla terra arida riusciva a renderla estremamente fertile. Infatti, gli antichi Egizi chiamavano il loro Paese kemet “terra nera”, per differenziarlo dal deserto deshret “terra rossa” che lo circondava, e indicavano se stessi remet-en-kemet “il popolo della terra nera”. Il sacro Nilo assicurava per tutto l’anno l’acqua scandendo i ritmi su cui gli egizi basavano le loro stagioni: alla metà di luglio Sothis tornava a brillare nel cielo mattutino e il dio Khnum dalla testa di ariete apriva le porte della sua caverna sul fondo della prima Il Presente documento è di proprietà dell’Autore. E’ permesso l’utilizzo per qualsiasi scopo di studio e di divulgazione senza fini di lucro e comunque citando sempre l’autore. Per informazioni contattare r.milani@iol.it o info@egittologia.ne t .