Quattro Qcolonne
SGRT NOTIZIE
Italia, sistema colabrodo Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P.
70% regime libero
– ANNO XIX n° 1 GENNAIO 2010 –
AUT.DR/CBPA/CENTRO1 – VALIDA DAL 27/04/07
La tragedia di Haiti riporta in primo piano la discussione sulla normativa antisismica in Italia. La legge c’è, adesso tocca agli Enti locali applicare i controlli
Terremoto
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Favara è soltanto l’ultimo esempio dell’incapacità del Paese di prevedere e gestire l’emergenza
Le prime norme per la costruzione sono del 1974, le ultime sono entrate in vigore a luglio 2009 dopo interminabili proroghe. Rispettando le regole le nuove abitazioni saranno sicure, ma il sistema dei controlli è ancora tutto da oliare. E se la terra tornasse a tremare altri centri storici verrebbero distrutti. SERVIZI A PAGG. 2-3
Improvvisamente poveri Viaggio nella crisi
Con la crisi cambiano abitudini e spese della gente: i mercati ortofrutticoli sostituiscono i supermercati C’è chi si trova di colpo in una condizione difficile
L’intervista
SERVIZI A PAGG.
ERNESTO GALLI
LOGGIA
Anni di piombo: «Nessuna regia dietro le stragi» DELLA
Il 12 dicembre 1969 scoppia una bomba alla Banca nazionale dell’agricoltura a piazza Fontana a Milano: 17 morti e 88 feriti. È l’inizio di un decennio di violenza che culmina con la morte di Aldo Moro e con la strage di Bologna. Quarant’anni dopo Ernesto Galli della Loggia, docente di Storia contemporanea all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ricostruisce i fatti di quel periodo.
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Doping a portata di mouse
INTERVISTA A PAG.9
GIALLI
Inchiesta
Stimolanti sessuali, steroidi, anabolizzanti. Sul web si trova tutto, a buon prezzo. Anche il contatto con uno spacciatore di sostanze che migliorano le prestazioni
SERVIZI A PAG.
Sono 115 gli scomparsi in Umbria; 58 nel solo perugino. Caso Marra: arrestato il presunto assassino SERVIZI A PAG.
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Clima
Umanità sotto zero
c o c atastro fisti, e c o lo g isti, allarm isti. Sc e ttic i, ne g azio nisti, disillusi. Gli ap p assio nati de l c lim a sno c c io lano dati, p ro p o ng o no riv o luzio ni, alzano le brac c ia al (se m pre più basso ) c ie lo. È più fre que ntata, pe rò , que lla f e tta d’Italia c he alm e no pe r que st’inv e rno ha lasc iato da parte le g randi que stio ni e si è riv e rsata su do rsali im bianc ate di ne v e, aute ntic a o surro gata. Alla fac c ia de ll’e f f e tto se rra, de l surrisc aldam e nto glo bale, de i g hiac c iai lique f atti. E c hisse ne fre g a, f inc hé le Alp i si rie m p io no di se g g io v ie e b ar-risto ro , se un g io rno a qualc uno so tto i p ie di m anc he rà il te rre no , sc iv o lato a valle . La Marm o lada, la Re g ina de lle Do lo m iti, c o n i suo i 3342 m e tri di alte zza e le sp le ndide c im e , sta g ià c e de ndo : il g hiac c iaio si ritira, ne g li ultim i c inquant’anni se n’è andato di un te rzo . Sp are ndo ha risp utato una c ittà di g hiac c io : 12 c hilo m e tri di g alle rie c he i so ld ati austriac i sc av aro no d urante la Grand e Gue rra. De po siti, c uc ine , allo g g iam e nti; fuo ri la te m p e ratura sc e nde v a a 30 g radi so tto ze ro , ne lle g alle rie e ra c o stante a m e no 5. Là g li Alp e njag e r austriac i si nasc o nde v ano dag li alp ini italiani, e d a que lla strana g ue rra p ie na di f re ddo e p aura. Gli ab itanti de i p ae si v ic ini p o rtano a c asa quanto rie m e rg e dal g hiac c io ; tav o li, m o b ili, o g ni c o sa c he p o ssa se rv ire . L’ultim o ritro v am e nto p o c h i m e si f a, il c o rp o di un f ante italiano anc o ra stre tto ne i b rand e lli d e lla d iv isa, re c up e rato d a due dip e nde nti de lle f univ ie . Da p iù di no v ant’anni do rm iv a là so tto assie m e a c hissà quanta altra um anità, c usto dita p e r anni dalla m o ntag na; c he o g g i, un p o ’ sto m ac ata, c e la re nde .
ANNA G. MILAN
Forme di saluto
Strette di mano e abbracci laterali
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CRONACA
Processo Meredith: 26 e 25 anni ad Amanda e Raffaele. È scontro diplomatico fra Perugia e Seattle SERVIZI A PAG.
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CULTURA
Nella casa museo di Carlo Carnevali, il pittore collezionista di gufi con la bara in corridoio SERVIZI A PAG.
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anto p iac e re . E v ia c o n una b e lla stre tta di m ano . Ciao , c o m e v a? Se g ue frag o ro so abb rac c io c o n av v ic inam e nto di g uanc e . Sarà anc he l’e ra de lla re altà v irtuale , m a c i so no g e sti m o lto um ani c he so p rav v iv o no ne l te m p o . Co n d if f e re nze c ulturali e qualc h e strav ag ante inno v azio ne . L’ultim a f ro ntie ra de l saluto è il “side hug ”, una so rta di abb rac c io late rale c o n inc ro c io di b rac c ia e ac c o stam e nto d e i f ianc hi. Sp o p o la su yo utub e (c irc a 700m ila v isualizzazio ni) l’e sib izio ne di un g rup p o rap p e r am e ric ano c he inne g g ia a que sta nuo v a m o da, sc re ditando il trad izio nale “f ro ntal h ug ”. Mo tiv o ? In que sto m o do si e v ite re bb e il risc hio de l p e ric o lo so e “p e c c am ino so ” av v ic inam e nto di o rg ani g e nitali. L’iniziativ a è p artita in o c c asio ne de ll’“Enc o unte r g e ne ratio n c o nf e re nc e ”, riunio ne di g io v ani c ristiani c he si tie ne o g ni anno in Calif o rnia. Ma se nza o ltre p assare l’O c e ano , b asta p e rc o rre re l’Italia da Sud a No rd p e r risc o ntrare d e lle d if f e re nze . Se v e d e te d ue uo m ini c he si salutano c o n b ac i sulla g uanc ia è p iù f ac ile c he v i tro v iate a Catania p iutto sto c he a To rino . Fuo ri dai no stri c o nfini, c o n un b ig lie tto ae re o p e r Pe c hino c i si p uò to g lie re lo sf izio di un b e ll’inc hino p e r dire c iao . O c c o rre re bb e inv e c e una m ac c hina de l te m p o p e r un’alzata di c ap p e llo o p e r un sig no rile b ac iam ano , g e sti se m p re p iù rari. Po i c i so no i saluti e litari, c o m e que llo sc o ut (le tre dita di m e zzo de lla m ano te se ) o que llo de i m o to c ic listi (dita a V). Inf ine c i so no que lli c he no n salutano , m a que sto è un altro disc o rso .
FRANCESCO MUSI
INCHIESTA
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23 dicembre 1908 - Lo stretto di Messina è colpito da un terremoto di magnitudo 7.2. Reggio Calabria e Messina contano circa 100.000 morti.
13 gennaio 1915 - È la volta della Marsica, in Abruzzo. Avezzano e paesi limitrofi perdono circa 30.000 abitanti. La magnitudo del terremoto è di 7.0.
GENNAIO
2010
15 gennaio 1968 - La storia più recente ci riporta in Sicilia. Il terremoto di magnitudo 6.1 devasta Trapani e la valle del Belice. I morti sono 296.
L’Italia che dorme sul rischio
E sulla possibilità di prevedere i terremoti la comunità scientifica si spacca. Il fisico: «Quelllo dell’Aquila poteva essere calcolato»
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Il sismologo: «Il nostro paese non ha fatto dell’edilizia antisismica una sua priorità. Servono finanziamenti ed una strategia»
ettacinquemila morti, 250mila feriti, un milioSecondo Giulio Selvaggi, direttore del centro nane di senza tetto: è il tragico bilancio, non defi- zionale terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisinitivo, del devastante terremoto che ha messo ca e Vulcanologia (Ingv), «il disastro di Haiti deriva in ginocchio Haiti l’11 gennaio scorso. Le nostre ca- dall’unione di tre elementi: un terremoto potente - anse sono state invase dalle imche se non paragonabile, per magini scioccanti di una capitaesempio, a quello di Sumatra del le, Port-au-Prince, ridotta a cit2004 - un’area con un’altissima tà fantasma: cadaveri ammassadensità di popolazione e, non ti per la strade, edifici ripiegati da ultimo, l’estrema vulnerabilisu se stessi, il terrore negli octà degli edifici». chi dei bambini. Ma anche la Anche l’Italia è stata colpita speranza di chi è sopravvissuto, da terremoti con una magnitumagari estratto vivo dalle mado simile e alcune città - come cerie a distanza di giorni. Catania, Messina, Potenza o BeE il pensiero non può che cornevento - sono ad alto rischio rere all’Aquila, al terremoto che perché all’interno dell’area a neanche un anno fa ha fatto maggiore criticità sismica. Ma 308 vittime e scatenato una vaanche se la fragilità delle abitalanga di polemiche. O all’Umzioni non è nemmeno lontanabria, tornata a tremare con la mente paragonabile a quella di scossa di dicembre in Val TibeHaiti («baracche piuttosto che rina, al confine con la Toscana, case») sulla prevenzione del riche non ha provocato vittime schio sismico nel nostro paese ma solo crolli e una gran paura LA MAPPA SISMICA DELLA PENISOLA ITALIANA Selvaggi è perentorio: «Di certo FONTE: PROTEZIONE CIVILE tra gli abitanti dei comuni di non si può dire che l’Italia sia un Marsciano e Deruta. paese che abbia fatto dell’edilizia antisismica una prioRitorna così in primo piano, anche nel nostro pae- rità. Anzi, vedendo quanto è successo a Favara qualse, il problema delle norme antisismiche e della sicu- che giorno fa, pare che le case cadano giù senza che rezza nelle costruzioni. In sostanza, ci si chiede cosa ci siano terremoti». succederebbe in Italia, uno dei paesi a maggiore riSecondo il direttore del centro terremoti dell’Ingv, schio sismico del Mediterraneo, se si verificasse un la politica dovrebbe pensare a prevenire e non solo ad terremoto simile a quello che si è abbattuto su Haiti. agire d’urgenza, portando avanti serie ed incisive po-
litiche per rendere più sicuro il territorio. «C’è biso- Biagi del Dipartimento di Fisica dell’Università di Bagno di una strategia complessiva, di finanziamenti da ri. «Di solito sono i sismologi a sostenere l’assoluta erogare ai cittadini, di sindaci che non permettano che imprevedibilità dei terremoti. Fisici, ingegneri ed la gente viva in case diroccate». esperti di altre discipline utilizzano anche altri paraLe classifiche europee sul pericolo sismico vedo- metri, non strettamente sismici, che possono aiutare no l’Italia – che si trova nella zona di a fare previsioni». Secondo Biagi, in linea convergenza tra la zolla africana e di principio, non è impossibile prevedeIl pericolo quella eurasiatica ed è quindi sottore un sisma: «si possono indicare con posta a forti spinte che causano l’acbuona precisione l’area, il tempo e la mamaggiore cavallamento dei blocchi di roccia gnitudo: questo perché il terremoto è un nelle prime posizioni insieme alla lungo la fascia fenomeno complesso, per cui non valgoGrecia. La fascia più a rischio è quelno sempre le stesse regole». I segnali ci la che corre lungo l’Appennino (Val appeninica, sono, quindi. Il radon, per esempio, un di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val gas radioattivo rilasciato dal sottosuolo Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del poi Calabria quando le faglie vengono attivate, è una Liri, Beneventano, Irpinia) e arriva specie di campanello di allarme. fino alla Calabria e alla Sicilia occi«Ma da solo non serve a niente, deve e Sicilia dentale. Ciò dipende dal fatto che la essere associato almeno ad altri 4-5 precatena appenninica è giovane e quindi ancora sogget- cursori sismici, come la variazione dei segnali radio, ta a processi di formazione. della temperatura del livello del suolo o del livello delPer quanto riguarda, invece, il contributo che geo- le acque sotterranee. È ciò che è successo nel caso dellogi e sismologi possono dare in termini di prevedibi- l’Aquila, per esempio, in cui convergevano almeno sei lità dei terremoti, Selvaggi non usa mezzi termini: precursori». Ed incalza: «Quello dell’Abruzzo rientra «non esiste oggi un sistema certo che permetta di fa- tra i terremoti prevedibili. Ma non può essere un’unire previsioni a fini di protezione civile, di indicare con versità o un singolo ricercatore a fare questo tipo di precisione il luogo e il momento in cui l’evento si ve- lavoro, ci vorrebbe un ente ad hoc, come il Servizio rificherà. Difendersi dai terremoti significa costruire meteorologico dell’Aeronautica militare che si occubene e fare gli investimenti necessari». pa delle previsioni del tempo». Secondo Biagi, previLa scuola di pensiero che considera gli eventi sismi- sioni del genere non sarebbero la soluzione ma poci imprevedibili è largamente maggioritaria all’interno trebbero servire per predisporre sopralluoghi nelle della comunità scientifica. Ma ci sono anche voci fuo- zone più a rischio, evacuando, eventualmente, almeri dal coro, come quella del professor Pier Francesco no gli edifici pericolanti.
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«Dieci anni per la ricostruzione»
A quasi un anno dal terremoto in Abruzzo, disagi e polemiche rallentano il ritorno alla normalità
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l presidente della provincia dell’Aquila, Stefania i singoli proprietari. «Per gli edifici pubblici del cenPezzopane, la chiama operazione verità. Cambia- tro è già possibile fare una progettazione preliminare re la governance dell’emergenza, in mano al com- – spiega Giulio Tamburini, professore di urbanistica missario straordinario Bertolaall’università aquilana so ed al presidente della Regiointorno ad essi ed al loro ne Chiodi, coinvolgendo magvalore anche simbolic pogiormente comuni e Provincia. tranno poi coagularsi i Scavare sotto i proclami per privati». mostrare il vero volto del caI poli universitari sono poluogo abruzzese e dei paesi stati trasferiti nelle zone che il 6 Aprile sono stati flagelindustriali, la prefettulati dal terremoto. «L’immagira,gli uffici del comune e ne di un territorio felice dove di altre istituzioni sono tutto è stato prontamente ristati sparpagliati su più IL PALAZZO DELLA PREFETTURA DELL’AQUILA DOPO IL SISMA solto ha rallentato le donaziosedi. «Serviranno almeno ni. Le adozioni internazionali dei monumenti presen- dieci anni per riavere il centro storico come prima. tate in occasione del G8 sono state un vero flop». Impossibile l’ipotesi “new town” perché il territorio Il 60% dei beni culturali della provincia aquilana, è in una conca occupata dalla selvaggia espansione urun patrimonio di circa 1700 tra chiese,palazzi stori- banistica iniziata negli anni ‘60». ci,castelli,mura,fontane e quanto altro, è inagibile. «La Il presente intanto è quello dei MAP, i moduli abiProtezione civile affida l’appalto ad una ditta che, a tativi provvisori. Dovevano essere 3.400 in tutta la sua volta, si rivolge a noi per i rilievi e le mappe - di- provincia, ne sono stati consegnati meno di 800. «In ce Walter Emilio Pace, consigliere dell’ordine degli ar- 6 mesi abbiamo realizzato 28 moduli – racconta Mauchitetti abruzzesi - a quel punto richiediamo l’autoriz- ro De Paoli dell’impresa Meltauro – il problema è che zazione ad iniziare i lavori». Mediamente il tutto si poi i comuni devono mettere gli impianti per il svolge nell’arco di un mese, i tempi si allungano quan- gas,l’acqua,l’energia elettrica e spesso perdono moldo si tratta di edifici privati perché vanno rintracciati to tempo». Ad onor del vero le imprese,dopo essersi
aggiudicate gli appalti, spesso presentano delle riserve tecniche sui progetti. A volte sono interventi necessari,che oltretutto rivelano la superficialità dei periti degli enti pubblici. Molto spesso sono un modo per aumentare i ricavi con ulteriori spese, allungando inevitabilmente i tempi. Migliore è la situazione del progetto C.A.S.E, i complessi antisismici permanenti.. Ne sono stati consegnati 3314 su 4449. «L’assegnazione si basa sul cosiddetto “algoritmo gioiello” – lamenta Alessio Di Giannantonio del comitato cittadino 3e32 (l’ora esatta della scossa) – che ha dei criteri generici e non trasparenti». In 10.000 sono alloggiati tra alberghi ed altre strutture di accoglienza temporanea mentre un terzo di tutta la provincia, oltre 30.000 persone, si arrangia con i C.A.S, i contributi di autonoma sistemazione. «Parliamo di soli 200 euro al mese,massimo 300 nei casi particolari, mentre lo Stato spende 1500 euro a persona per la sistemazione negli alberghi». Dopo il sisma le ore di cassa integrazione sono aumentate di oltre il 700% e ad oggi si contano più di 7.500 cassintegrati. «In Umbria il pagamento delle imposte è stato richiesto dopo 12 anni e solo per il 40% delle somme dovute - conclude il presidente Pezzopane – Spero che con noi si faccia lo stesso, non possiamo essere trattati come se vivessimo una situazione di normalità».
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Durc: il lato positivo del modello umbro
È nato insieme al terremoto di Umbria e Marche, con la legge 68 del 2008. Il Documento Unico di regolarità contributiva è un certificato che attesta la regolarità contributiva di un’impresa per quanto riguarda gli obblighi Inps, Inail e verso la Cassa Edile. È servito, inizialmente, per fissare un paletto nell’assegnazione degli appalti alle imprese impegnate nella ricostruzione umbra. Il Ministero del lavoro, dal 2002, ha premiato l’esperimento introducendo l’obbligo del Durc a livello nazionale. Sono le Casse Edili a rilasciare il documento, e questo permette un’ attività di monitoraggio e di controllo sulla regolarità delle imprese del settore più approfondita. Dal gennaio 2010 una legge della Regione Umbria ha esteso l’obbligo per le aziende di presentare il Durc per concorrere all’assegnazione di tutti gli appalti della pubblica amministrazione. Una legge “per le buone imprese”, come è stata definitia, che le salvaguarda dal rischio di essere scavalcate nella corsa al ribasso dei costi.
GENNAIO
INCHIESTA
2010
6 maggio 1976 - A nord di Udine la terra trema facendo 965 morti. La scossa è di magnitudo 6.4. In Friuli gli sfollati sono circa 45.000.
23 novembre 1980 - Il terremoto (magnitudo 6.9) dell’Irpinia uccide 2700 persone. Quasi 300.000 i senza tetto.
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26 settembre 1997 - Uno dei terremoti più recenti. La scossa di magnitudo 6 colpisce l’Umbria e le Marche. I morti sono 11.
E la legge insegue le macerie
Ci sono 5,5 milioni di abitazioni in zona sismica pronte a crollare. Ma del piano di rottamazione edilizia si continua solo a parlare
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Dopo le tragedie fioccano norme e grandi propositi. È accaduto dopo L’Aquila come dopo San Giuliano. Poi arrivano le proroghe
n pezzo di centro storico che implode su se stesso all’improvviso, come un sintomo che scoppia fuori da un corpo malato. La palazzina di Favara, crollata sulla vita di due sorelline siciliane il 23 gennaio scorso, prende posto accanto alla Casa dello Studente dell’Aquila nella galleria delle "tragedie evitabili" e suscita allarme, indignazione, proclami. All’indomani del terremoto abruzzese, qualcuno si era spinto perfino a proporre una svolta urbanistica, un "piano pluridecennale" per la rottamazione e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano. Il Consiglio nazionale degli architetti ne parlò subito dopo il sisma, due giorni prima del crollo di Favara chiedeva al premier italiano, in una lettera aperta, una legge urgente di governo del territorio per rottamare e riqualificare circa 70 milioni di vani a rischio. Una richiesta buona e giusta, mossa magari da interessi di categoria, complicata in ogni caso da esaudire. L’anno scorso, con le macerie dell’Aquila ancora fumanti, si parlò di estendere gli sgrafi Irpef del 55%, previsti per le ristrutturazioni energetiche degli edifici, anche agli interventi di adeguamento sismico. Si scoprì con orrore che 5,5 milioni di case private, secondo i dati della Protezione Civile, erano a forte rischio sismico. La paura è passata. Se per i centri storici e una bella fetta di case costruite nel dopoguerra occorre rassegnarsi alla speranza, per gli edifici pubblici e le nuovissime abitazione siamo nella classica botte di ferro. Il primo luglio 2009 sono entrate in vigore le "Nuove norme tecniche per le costruzioni". Definiscono criteri di sicurezza generali, caratteristiche di materiali e prodotti, parametri di resistenza meccanica e stabilità per gli edifici allineando l’Italia all’indirizzo normativo comunitario e agli standard europei più rigidi. Dovevano essere operative fin dal 2005, ma per quanto riguarda le costruzioni private la loro applicazione è stata per anni facoltativa. A febbraio dell’anno scorso, due mesi prima del terremoto abruzzese, una legge rinviava di altri 12 mesi, a luglio 2010, il "debutto ufficiale" della normativa. Il valzer delle proroghe è finito col cemento alla
sabbia di mare dell’Aquila, non conforta sapere che in realtà, in Italia, una legge antisismica esiste sin dal 1974. Suddivideva la nostra penisola in aree sismiche più o meno sensibili, dove a seconda del rischio variavano i parametri da rispettare. Trent’anni dopo, nel 2003, con l’ordinanza numero 3274 della Protezione Civile tutto il territorio è stato classificato come sismico e mappato in quattro zone secondo diversi livelli di rischio. Le norme sono state aggiornate. Anche in quel A
SINISTRA:
IL BRACCIO DI UNA
RUSPA IMPEGNATO
NELLA RIMOZIONE
DI CIÒ CHE RESTA
DELLA PALAZZINA DI
FAVARA,
IN PROVINCIA DI
AGRIGENTO,
CROLLATA ALL’ALBA
23 2010.
DEL
A
GENNAIO
na, rimasto in stand-by quattro anni. Adesso che la normativa è aggiornata, tocca agli enti locali vigilare sulla sua corretta applicazione. Le regole sono complesse e questo significa innanzitutto nuove assunzioni e tecnici da formare: Provincie e Comuni, quelli che devono dare le autorizzazioni, non navigano però nell’oro. All’indomani del sisma abruzzese, ci si rese conto improvvisamente che il sistema dei controlli in Italia procedeva a campione in quasi tutte le regioni a rischio. Nonostante la Corte Costituzionale abbia imposto alla Toscana, nel 2006, un controllo più capillare, il processo di adeguamento in tutta Italia non è affatto concluso. La Regione Umbria, a fine gennaio, ha approvato una nuova legge sulle modalità di vigilanza. Con essa il principio di autorizzazione sostituisce quello di semplificazione, che metteva in carico al solo progettista tutta la responsabilità. Le Provincie dovranno autorizzare i progetti e
DESTRA:
LA CASA DELLO STUDENTE DELL’AQUILA
DOPO IL SISMA, 6 APRILE 2009. IN BASSO: LE MACERIE
DELLA SCUOLA DI DI
SAN GIULIANO PUGLIA,
DISTRUTTA
AD OTTOBRE
2002
caso è stata una tragedia a infondere rinnovato ardimento nell’azione del legislatore: 27 bambini e la loro maestra seppellitti sotto il collasso della loro scuola, a San Giuliano di Puglia, il 31 ottobre 2002. Poi è arrivato il decreto legge del 2004, l’emanazione di norme tecniche da parte del consiglio superiore ai lavori pubblici. Infine il decreto ministeriale del 2005, Testo Unico sull’edilizia per mettere ordine nella discipli-
controllare i cantieri in corso d’opera, con nuove e ingenti spese per personale e strutture tecniche. Ma il Patto di stabilità interno rende difficile la copertura finanziaria della legge, e i costruttori sono già sul piede di guerra: i costi dei controlli saranno tutti a loro carico. Ennesima prova che la sicurezza reale ha il suo prezzo, a differenza delle buone intenzioni. La commozione seguita a quel 6 aprile, di ottimi propositi ne aveva partoriti a bizzeffe: per esempio quello di rendere obbligatoria, per legge, l’assicurazione delle case contro il rischio di calamità e quindi anche contro il terremoto. Oggi il Cineas, Consorzio universitario del Politecnico di Milano che cerca di diffondere una cultura del rischio, ci dice che non sono state intraprese finora concrete iniziative legislative. Per il presidente del consorzio Adolfo Bertani, i motivi sono evidenti: “i consumatori temono si tratti di una nuova tassa; il mondo politico teme l’impopolarità; il mondo assicurativo teme di perderci”. Intanto l’Italia dorme serena. Fino alla prossima scossa.
La testimonianza
«Mio figlio morto per imperizia. La Regione doveva sapere»
«S
ono sereno perché ho fiducia nelle istituzioni, anche perché finora hanno mostrato buona fede e vicinanza umana. Credo che alla fine si verrà a capo di questa storia, qualcuno forse farà la galera ma non mi restituiranno mio figlio. Non cerco vendetta, voglio solo che sia fatta giustizia». E dal tono della voce sembra davvero aver trovato una certa tranquillità Roberto Di Simone, padre di Alessio, studente di informatica originario di Penne (Pescara) morto la notte del 6 aprile 2009 nel crollo della Casa dello studente dell’Aquila. La rabbia è aumentata quando ha saputo che il cedimento dell’ala nord della struttura è stato causato dall’assenza di un pilastro che avrebbe dovuto sostenerne le fondamenta. Emerge questo da una perizia consegnata da due consulenti alla Procura ALESSIO DI SIMONE, VITTIMA DEL della Repubblica CROLLO DELLA CASA DELLO STUDENTE dell’Aquila nell’ambito dell’inchiesta in cui sono indagati, per omicidio colposo e disastro colposo, 15 persone tra tecnici, costruttori ed amministratori pubblici. Ma c’è dell’altro: «un pilastro del piano terra, nella mensa, era intriso di umidità, alcune travi erano sottodimensionate, altre erano state scavate per far passare i tubi elettrici e del riscaldamento; il tetto era appesantito da 24 pannelli solari e il cemento utilizzato per i muri di scarsa qualità». Ora Roberto Di Simone chiede che siano accertate le responsabilità di chi ha costruito e di chi era deputato a controllare: «la Regione non poteva non sapere. Nel 2003, su spinta della Protezione civile, aveva commissionato uno studio da cui emergeva un alto rischio per la Casa dello studente e stimava una spesa di un milione e 400mila euro per metterla in sicurezza. Ma non hanno fatto niente». Fare giustizia è un dovere morale per quei ragazzi che hanno perso la vita a causa dell’incuria e della superficialità nella costruzione di un edificio pubblico. Roberto crede che anche il destino si sia accanito contro suo figlio: «il suo compagno di stanza si è salvato, li separava solo un comodino. A maggio o a giugno Alessio avrebbe lasciato L’Aquila, gli mancavano quattro esami per finire la specialistica. Tra le macerie abbiamo trovato intatti i suoi occhiali da sole e dal suo pc, semidistrutto, abbiamo estratto una memoria con le sue foto e i suoi video. Per me è stato importante, così posso sentirlo più vicino».
PAGINE A CURA DI ANTONIO LIOTTA LORENZO SANTORELLI, FRANCESCO TRAPANOTTO MARTINO VILLOSIO
Il rebus degli svaniti nel nulla
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CRONACA
GENNAIO
Sono più di cento gli scomparsi in Umbria. Tra questi c’è Sonia Marra, per la cui sparizione è stato arrestato l’ex fidanzato
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Per alcuni resta il dubbio di un allontanamento volontario. Per altri, il timore che siano stati uccisi e i loro corpi occultati
compaiono da un giorno all’altro, senza lasciare tracce. Svaniscono, lasciandosi dietro un mix di sospetto, angoscia, incredulità, a volte menefreghismo. Non un indizio né un biglietto che ne motivino l’allontanamento. Sono 115 in Umbria, 58 nella sola Perugia, di cui l’ultima, in ordine di tempo, è la badante rumena LUCIA CIOCOIU, sparita da Ponte Felcino il 29 dicembre scorso. Li chiamano “scomparsi”, termine ambiguo che si usa anche per i morti, in questo caso appropriato, perché a volte dietro a uno “scomparso” si nasconde un cadavere occultato o un incidente non ancora scoperto. Non per i famigliari e gli amici, che ne attendono il ritorno anche a dispetto della logica, senza darsi per vinti, con commovente dedizione. Proprio come i parenti di SONIA MARRA, studentessa salentina di Specchia che era venuta a Perugia per studiare biologia ed è svanita nel nulla il 16 novembre del 2006. Aveva venticinque anni. Era addetta alla reception del centro teologico di Montemorcino. Nell’area dell’istituto di studi teologici, nascosta nel sottobosco dell’ampio parco, è stata poi trovata una fossa con tracce della ragazza, tra cui dei brandelli di un braccialetto appartenutole, riconosciuto da Anna Marra, che si è trasferita a Perugia per indagare sulla scomparsa della sorella. Impossibile accedere in quella zona recintata dall’esterno; se di omicidio si tratta, chi ha occultato lì il cadavere è una persona che aveva familiarità con il luogo e facilità di accesso. Sonia aveva un appartamento a Perugia, in zona Elce. La sera della scomparsa, un uomo è stato visto mentre entrava nell’alloggio vuoto. Aveva le chiavi. Prima di andarsene ha lasciato il gas leggermente aperto, forse per depistare. Quell’uomo potrebbe essere Umberto Bindella, trentunenne di Marsciano, un invisibile, come lo definiscono i suoi stessi compaesani, un “mister nessuno” sbattuto di colpo su tutte le pagine dei giornali. Con l’accusa di aver ucciso la sua ex ragazza, semmai lo era, perché temeva che fosse incinta. Sul paese, posto alle pendici del monte Peglia, sono in pochi a ricordarlo. Con fatica ne riconoscono i lineamenti dalle foto dei gior-
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Sono 115 gli scomparsi in Umbria
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nali. «Mio figlio ha la sua età – racconta la titolare di una stazione di servizio a Marsciano – eppure neanche lui se lo ricorda». Non è l’unico. Un altro coetaneo di Bindella dice: «Non l’ho mai visto, davvero, neanche a scuola». Tutti, in compenso, conoscono i suoi genitori, entrambi professori delle medie. «Vengono sempre qui, li ho visti anche stamani – spiega una tabaccaia – ma ovviamente non gli ho detto nulla, figuriamoci! Il figlio invece non
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viene mai. È un ragazzo molto schivo, ombroso, ma come assassino non lo vedo proprio». È un tipo riservato Bindella, e “tranquillo”, come lo definiscono sia la professoressa delle medie sia un ex amico non più in contatto con lui. «Tutta la famiglia è molto riservata» spiegano gli avventori del negozio di caccia e pesca. «Ho aperto questa pizzeria trent’anni fa – racconta un sessantenne davanti al proprio esercizio – e i ragazzi del posto li ho visti crescere dal battesimo al matrimonio, ma non questo Umberto». Gli esercenti, come la titolare di un negozio di scarpe e quella di una rivendita di vestiti, vedevano Bindella da dietro le vetrine, mentre passeggiava assieme ai genitori, oppure da solo, con il suo cane, un pastore tedesco. Umberto Bindella, a Marsciano, non sembra avere molti amici. Un venticinquenne del posto dice: «Un mio amico abita davanti a casa sua e anche lui non l’ha visto quasi mai, nemmeno quando Bindella viveva qui, prima di trasferirsi a Santa Maria degli Angeli». A Marsciano, teatro di un altro recente fatto di cronaca più noto come “caso Spaccino”, c’è chi è stanco di scandali e difende il proprio compaesano: «Ma come si fa ad arre-
stare uno per omicidio se non c’è traccia del cadavere?» dice il proprietario di un negozio per animali. FABRIZIO CATALANO, ventenne torinese, il 21 luglio 2005 si è avviato lungo il sentiero francescano, sul monte Subasio. Non è più tornato. Solo la sua chitarra, che portava sempre con sé, è stata ritrovata da un cacciatore. Ogni ricerca è stata vana. Il giovane frequentava ad Assisi un corso di musicoterapia, presso l’istituto religioso ProCivitate. La madre, Caterina Migliazza, sta scrivenLUOGHI do un libro sulla vicenda. «Per non dimenticare» dice. «Tenevo già un diario dalla sua scomparsa, con una pagina bianca per il suo ritorno». Si è improvvisata giornalista, IN ALTO A SINISTRA detective, ma non ha LA COMUNITÀ LAHUÈN trovato disponibilità. (DAVIDE BARBIERI). «Solo tante porte ACCANTO, UNA VISTA DI ASSISI chiuse» dice «ma sono (FABRIZIO CATALANO). convinta che mio fiIN BASSO IL LAGO DI glio sia stato plagiato». BOLSENA (TATIANA ED ELENA CEOBAN) La moldava TATIANA CEOBAN e sua figlia ELENA, tredici anni, sono scomparse a Gradoli lo scorso 30 maggio, ma il filo della loro ricerca si dipana dal lago fino a Orvieto, dove vive Ala, sorella di Tatiana. Il timore, anzi il sospetto, è che siano state uccise e che il loro corpo sia stato occultato proprio da Ala, insieme con il suo amante, l’elettricista Paolo Esposito, compagno di Tatiana. I due sono in carcere, ma negano tutto. Ammettono la loro relazione, provata anche da un filmato che li riprende mentre fanno sesso, ma dicono sia finita molto tempo fa. Eppure, il giorno prima della scomparsa di Tatiana ed Elena, tra Paolo e Ala ci sono state decine di messaggi e telefonate. GIAN PAOLO MOMMI, ex consigliere comunale di Castiglione del Lago, è stato visto per l’ultima volta a Orvieto, il 31 maggio del 2001. Le speranze di ritrovarlo vivo sono pochissime. Del presunto omicidio è accusata la compagna, Simonetta Perugini. Il movente? Soldi, beni, immobili. DAVIDE BARBIERI è scappato da un istituto di cura per malattie psichiatriche: la comunità Lahuèn di Morrano, alla periferia di Orvieto. Era il 27 luglio di due anni fa. Dieci
giorni dopo il suo arrivo. «Ha trovato il cancello aperto ed è uscito – racconta la madre –, dalla comunità mi dissero che Davide si era allontanato, che loro avevano provato a seguirlo con la macchina, e che mentre lo affiancavano, gli dicevano di tornare indietro. Ma Davide disse di voler andare e si inoltrò nella campagna». Impossibile avere la versione della comunità Lahuèn, dove l’assistente sociale che ha seguito il caso di Davide dice di non poterne parlare per ragioni di segreto professionale. Eppure, la domanda riguardava la fuga, non la sua malattia psichiatrica. Se non altro, lui, ancora lo cercano. IVANO RICCI TORRICELLI, invece, è uno scomparso anomalo, di quelli che nessuno cerca. Non è giovane, non ha famiglia, ha un aspetto che incute timore a dispetto dell’indole mite, e, soprattutto, è malato di mente. Il 13 agosto scorso si è allontanato dalla casa di cura l’Airone di Orvieto. Fabiola Mocetti, responsabile della struttura, racconta: «Quella mattina si è alzato, ha fatto colazione, è andato in lavanderia, ha preso i panni e li ha stesi. Doveva andare a ritirare dei vestiti in un negozio di Orvieto. L’avrebbe accompagnato un’operatrice, perché Ivano ha l’interdizione completa. Mentre l’operatrice andava a prelevare i soldi necessari dalla busta di Ivano, lui, secondo la nostra ricostruzione, ha scavalcato un cancello e si è diretto verso la casa di riposo San Giorgio, dove avrebbe anche parlato con un utente. In seguito è stato avvistato alla stazione, poi più niente». La casa di cura ha subito denunciato la scomparsa. La zona è stata perlustrata senza successo. Eppure è impossibile non notare Ivano, perché è un omone alto e robusto, che si muove con un passo rallentato, goffo. Un parroco, a Narni, dice di averlo incontrato e di avergli dato dieci euro. Poi, però, nessun’altra notizia. Una storia drammatica, quella di Ivano. Suo fratello Valentino, che si occupava di lui, si è suicidato poco più di un anno fa. Lui, di sicuro non si sarebbe dato pace fino che non l’avesse ritrovato. Quelli come Ivano, in fondo, spariscono sempre perché si smette di cercarli.
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A Perugia, sparite 58 persone
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GABRIELE MARTELLONI
Da Majorana a Caffè, i celebri scomparsi
L’esperto economista che voleva abolire la Borsa e il giovane ragazzo di via Panisperna: due storie parallele unite da un libro di Sciascia
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ra piccolo, anzi piccolissimo, timido e impacciato. Non guidava, e per quanto vivesse a Roma da anni non ne conosceva le strade...». Secondo Ermanno Rea l’alba del 15 aprile 1987 qualcuno passò a prendere il celebre economista Federico Caffè nella sua casa di via Cadlolo, in zona Monte Mario, e lo portò chissà dove. Sulla scrivania lasciò chiavi, documenti, assegni, persino gli occhiali e l’orologio regalatogli dai suoi studenti per la pensione, come una lunga scia di lumaca di fronte a un enigma ancora irrisolto. Ma l’indizio più luminoso era forse l’unica cosa che mancava: dalla libreria era sparito il romanzo di Sciascia sulla “Scomparsa di Majorana”, il fisico siciliano entrato nel gruppo romano dei “Ragazzi di via Panisperna” per volere del padre della bomba atomica, Enrico Fermi, e svanito nel nulla nel 1938. Due persone lontane nel tempo ma unite da una profonda angoscia e dall’aura del genio. Le parole di Fermi «con la sua intelligenza, una volta che avesse deciso di scomparire o di far scomparire il suo cadavere, Majorana ci sarebbe certo riuscito» valgono anche per Caffè, maestro del riformismo e padre di una generazione di economisti alla Sapienza. E cosa può portare un grande intellettuale a sparire – posto che di scomparsa volontaria si tratti – se non la sconfitta delle proprie idee? Consulente di spicco di Bankitalia e difensore dello stato sociale, Caffè già nel 1973 aveva proposto senza successo l’abolizione della Borsa, vista come simbolo del capitalismo sregolato e del malcostume politico italiano. Le delusioni professionali si sommarono ai dolori personali, culminati nella morte del collega Ezio Tarantelli, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1985. Nell’ultima lettera a un amico, schiacciato dalla depressione, scrisse: «Non vorrei finire la mia vita con lo squallore di un suicidio. Ma vie d’uscita non ne vedo».
La via d’uscita, forse, gli si rivelò in un libro. O nelle sue pieghe nascoste. Leonardo Sciascia, nella conclusione del suo volume su Majorana, fa visita a un convento certosino, dove lo portano le tracce del giovane fisico fuggito – secondo alcuni interpreti – spaventato dall’intuizione spaventosa di dove gli studi dell’equipe di Fermi avrebbero portato, ovvero alla costruzione della bomba atomica. Del luogo non viene fatto nome, ma è descritto soltanto come “una specie di cittadella fra i boschi”. Serra San Bruno, dirà anni doE. MAJORANA F. CAFFÈ po Rea nel suo libro su Caffè. Un ritiro claustrale dal mondo, dove conciliare la delusione esistenziale e il rifiuto del suicidio, testimoniato dalla forte reazione alla notizia di quello di Primo Levi? Oggi come in passato la soluzione del ritiro nel silenzio del convento è stata usata per mettere una pietra sopra casi oscuri. Per Ettore Majorana, brillante studioso di 32 anni, si scomodarono persino il filosofo Giovanni Gentile e Mussolini. «I morti si trovano, sono i vivi che possono scomparire» - scrisse sul verbale il capo della polizia Bocchini. Il 25 marzo 1938 Majorana, smilzo, capelli nerissimi e carnagione scura, “da saraceno”, si imbarcò a Napoli (dove aveva da poco ottenuto una cattedra all’università) per Palermo, dopo aver scritto messaggi d’addio ai famiglia-
ri e al direttore dell’Istituto di Fisica, Antonio Carrelli. «Ma i presunti intenti suicidi sembrano abbandonati appena sbarcato sull’isola – spiega il matematico Umberto Bartocci – come dimostrano le altre due missive che spedisce in rapida successione a Carrelli, annunciando il ritorno e la decisione di abbandonare l’insegnamento». Cosa era successo? Rientrato in Italia dopo quattro anni in Germania, il suo distacco dal gruppo romano sembrava essere definitivo. Di lì a poco molti dei suoi componenti (il “papa” Fermi, il “basilisco” Segrè, il “cucciolo” Pontecorvo) si sarebbero ritrovati in America, per partecipare a quel “Progetto Manhattan” che portò alla costruzione della bomba atomica. «Di Majorana, soprannominato il Grande Inquisitore per il suo spirito critico - prosegue Bartocci -, si conoscono solo le simpatie anti-semite e lo stato di agitazione in cui viveva negli ultimi tempi». Si sentiva forse seguito o controllato per certi segreti di cui era al corrente? «Tra tante lacune, il grande assente nelle indagini è la completezza logica: perché ritirare cinque mesi di stipendi arretrati e poi suicidarsi? E come spiegare le lettere spedite a Carelli e non alla famiglia?. Tra le tante piste battute, come quella della fuga in Germania per collaborare all’atomica hitleriana, sembra che nessuno voglia considerare la soluzione più probabile: Ettore Majorana fu assassinato». Secondo i biglietti restituiti a Napoli, nella sua cabina al ritorno si trovavano un professore palermitano, che ricordò di aver parlato con «un uomo goffo dai capelli nerissimi», e l’inglese Carlo Price. Il classico “terzo uomo” dei romanzi gialli? Per Bartocci proprio il recente ritrovamento di documenti (segretati) su quest’ultimo potrebbe risolvere il caso, o almeno portarne a galla gli aspetti finora mai emersi. FABRIZIO ANGELI
CRONACA
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L’America si mobilita per Amanda
GENNAIO
2010
Caso Meredith Stampa e politici d’oltreoceano si scatenano in difesa di Amanda Knox. La parlamentare democratica Maria Cantwell in prima linea con il New York Times. Ma il dipartimento di Stato prende le distanze
A
L’americanista Mario Del Pero: «Si tratta di una polemica montata ad arte. Il caso a livello diplomatico non esiste»
difendere Amanda Knox sarà il superavvocato americano Theodore “Ted” Simon, presidente della National Association of Criminal Defense Lawyers. Un professionista, diventato negli anni un’autorità nella tutela degli americani all’estero. La famiglia Knox ha così scelto un’icona per difendere la figlia in quello che per molti americani è diventato un “processo simbolo”. Simbolo della giustizia italiana che così poco piace ad un popolo abituato a sentenze veloci e pene drastiche. «Ho seri dubbi sul sistema giudiziario italiano – aveva dichiarato la senatrice democratica americana Maria Cantwell all’indomani del verdetto - eravamo certi di una sentenza di innocenza. Non esistevano prove sufficienti per spingere una giuria imparziale a concludere che Amanda fosse colpevole. Temiamo che l’antiamericanismo possa aver inquinato questa sentenza». Timothy Egan, premio Pulitzer nel 2001, dalle colone del New York Times aveva attaccato frontalmente il pm Giuliano Mignini «l’apparato accusatorio contro Amanda Knox ha così tante falle ed è così legato alla carriera di un potente pubblico ministero sotto accusa per comportamento scorretto (ndr il riferimento è al processo sulla morte del medico Narducci) che qualsiasi giuria imparziale l’avrebbe già respinta mesi fa». A latere c’è poi la storiella del parco, che Seattle ha rifiutato di dedicare alla gemellata Perugia come contromisura alla sentenza. Fumo e polemiche che però non accendono alcun fuoco. I toni usati dal segretario di Stato Hillary Clinton, infatti, sono ben più pacati. Nessuna critica ufficiale al sistema di giustizia italiano. Il dipartimento americano ha risposto in modo netto alla stampa, escludendo in modo categorico che la condanna possa essere il frutto di un sentimento ostile. La Clinton, ad ogni modo, ha garantito la massima disponibilità del dipartimento diplomatico a seguire da vicino il caso. La storia spesso va letta al di là dei fatti. A partire dei singoli interessi: il collegio elettorale della senatrice Cantwell è proprio a Seattle, perciò quest’ultima ha tutto l’interesse a farsi portavoce della causa. Lo stesso pm Giuliano Mignini minimizza: «la famiglia Knox abita oltreoceano, sostenere le spese dei viaggi e della difesa è un vero problema. Tutto l’ac-
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2007, omicidio Meredith Nella foto da sinistra Amanda Knox durante il processo, la senatrice democratica dello Stato di Washington Maria Cantwell e il superavvocato Theodore “Ted” Simon. Il giorno dopo la lettura del dispositivo della sentenza la senatrice ha acceso una violenta polemica insinuando che la condanna a 26 anni sia stata dettata da un profondo antiamericanismo.La senatrice ha chiamato in causa anche Hilary Clinton che ha dichiarato «Il Consolato ha seguito ogni fase del processo e non abbiamo indicazioni che la legge italiana non sia stata rispettata» Il celebre avvocato, specializzato nell’assistenza di americani all’estero, affiancherà gli avvocati Ghirga e Della Vedova che hanno seguito la famiglia Knox in primo grado Della sentenza ha detto: «è un tragico esempio di una condanna sbagliata che ha bisogno di una profonda revisione»
La Cnn: Può questa ragazza essere un assassino?
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1985, Sigonella. Nelle foto da sinistra Bettino Craxi (Presidente del Consiglio) Ronald Regan (Presidente USA) Giovanni Spadolini (Ministro della Difesa) e Giulio Andreotti (Ministro degli Esteri). Dopo il dirottamento dell’ Achille Lauro al largo delle coste egiziane ad opera di un gruppo di terroristi palestinesi e l’uccisione di Leon Klinghoffer, passeggero istraeloamericano, tra Italia e Usa si apre un braccio di ferro per la cattura dei responsabili. Craxi non cede alle pressioni di Reagan e fa atterrare in Sicilia il Boeing 737 che aveva prelevato i terroristisi. Sulla pista l’ aereo viene circondato dai militari italiani, americani e dai Carabinieri.È la crisi diplomatica più grave tra Usa e Italia dal secondo dopoguerra ad oggi
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arla la scena del delitto. Racconta quello che gli imputati non confessano. Quel corpo freddo non può dirci il nome del suo assassino, ma è comunque in grado di parlare. Il piumone usato per coprire Meredith testimonia che tra vittima e carnefice c’era dell’intimità. Per quanto crudele, l’assassino non ha retto alla vista di quello scempio e l’ha coperto. A due anni dall’omicidio di Meredith Kercher, tre processi hanno riconosciuto altrettanti responsabili della sua morte: Rudy Guedet, giudicato con rito abbreviato e condannato a 30 anni in primo grado ridotti a 16 in appello, Amanda Knox e Raffele Sollecito, condannati dalla corte d’assise di Perugia a 26 e 25 anni. Ha retto la tesi dell’ accusa che assegna alla ragazza il ruolo di esecutrice materiale del delitto e a Rudy quello del violentatore. Con loro, nella villetta di via della Pergola la notte di Halloween del 2007, c’ era Raffaele che avrebbe tenuto ferma Mez mentre gli altri due infierivano su di lei. Tutti e tre sono stati riconosciuti responsabili di concorso in omicidio e violenza sessuale. Ai primi di marzo, le motivazioni della sentenza di condanna di Amanda e Raffaele e poi la procura deciderà se ricorrere in appello. «È una decisione delicata» spiega Giuliano Mignini, il sostituto procuratore che ha seguito le indagini dall’inizio. In secondo grado sono state riconosciute a Rudy le attenuanti generiche. La pena è stata poi ridotta di un terzo, è previsto dal codice penale per chi sceglie il rito abbreviato. Ma è difficile ipotizzare che Amanda e Raffaele possano usufruire di ulteriori sconti di pena, visto che il giudice di primo grado
1998, Il Cermis. Alle 15.13 del 3 febbraio un aereo Usa del corpo dei marines decollato dalla base di Aviano trancia le funi della funivia del Cermis, in Val di Fiemme. 20 persone precipitano da un’altezza di 80 metri. Il bilancio è di 19 morti. Il Gip di Trento, per una convenzione Nato, rimanda il caso alla giustizia americana. I piloti sono stati giudicati colpevoli, degradati e rimossi dal servizio. Nel 2008 hanno impugnato la sentenza
2010, Haiti. Il capo della protezione civile Guido Bertolaso da Haiti, dove si è diretto dopo il terremoto, ha affermato «gli Usa confondono l’intervento militare con l’emergenza. La situazione è patetica e manca un coordinamento. Troppi show per la tv». Immediata la replica della Clinton «queste polemiche mi sembrano come quelle che si fanno il lunedì mattina sulle partite». Il Ministro degli Esteri Frattini ha preso le distanze da Bertolaso e ha ribadito «il forte apprezzamento per l’impegno degli Stati Uniti e del suo presidente Barack Obama sulla distribuzione degli aiuti alla popolazione di Haiti». Tornato in Italia lo stesso Bertolaso ha definito le precedenti affermazioni semplici valutazioni e non critiche all’operato americano
IRAN. Un caso non ancora scoppiato ma che sulla stampa americana trova già ampio spazio. Gli Usa non apprezzano la doppia strategia italiana con Teheran: accuse al regime da un lato e scambi commerciali dall’altro. L’Italia, infatti, è il primo partner tra i paesi europei per rapporti commerciali con L’Iran. Il 14 gennaio 2010 il Wall Street Journal ha ripreso un articolo, uscito sul Foglio a firma di Giulio Meotti, nel quale si riportano gli stretti rapporti di alcune società italiane con il regime di Teheran. La logica del business non segue dunque la retorica politica. Una situazione che potrebbe non piacere affatto agli Usa
Processo Meredith verso l’appello A marzo le motivazioni della sentenza. La difesa prepara il ricorso
ha dato maggior peso alle circostanze attenuanti (la giovane età) piuttosto che a quelle aggravanti (futili motivi). Amanda è stata condannata ad una pena più severa per via della calunnia ai danni di Patrik Lumumba «dal giorno del primo sopralluogo in casa mi sono accorto che c’era un tentativo di depistaggio – continua Mignini – si voleva far credere che la finestra fosse stata forzata dall’esterno, ma i vetri caduti tra i vestiti di Meredith indicavano che era stata rotta dall’interno». È stata Amanda poi, interrogata all’ inizio come persona informata sui fatti, ad ammettere di essere in casa la notte del delitto. «Tutto si può dire del sistema giudiziario italiano, tranne che sia privo di garanzie», conclude il pubblico ministero. Lungo sì
(nel caso particolare non è stato lunghissimo, le udienze sono iniziate a gennaio e la sentenza è arrivata all’inizio di dicembre, ndr), di certo il processo italiano ha un impianto più garantista di quello americano. Per commentare la sentenza i media d’oltreoceano hanno tirato in ballo superstizioni medievali, l’onore dei pubblici ministeri, proiezioni sessuali e persino fantasie sataniche. Il New York Times lo ha descritto come un processo alle streghe. Non avrà l’autorevolezza del New York Times, ma anche Telenorba, emittente di Bari, si è mobilitata a favore di una campagna mediatica a sostegno di Raffaele Sollecito. I parenti del ragazzo e il direttore della tv locale sono indagati per violazione della privacy, pubblicazione di immagini raccapric-
cento mediatico permetterà alla famiglia di ricevere degli aiuti e dei finanziamenti per continuare la loro battaglia». Tanta retorica quindi ma «dal punto di vista diplomatico il caso non sussiste. Le polemiche che hanno seguito la condanna ad Amanda Knox sono state montate ad arte» dichiara l’americanista e docente di Storia degli Usa all’Università di Bologna, Mario Del Pero. Altra cosa però è il dibattito pubblico. «Timothy Egan ha preso la linea assolutrice criticando severamente la Procura di Perugia. Ha descritto in modo caricaturale il nostro sistema – spiega Del Pero – l’Italia non è un paese che gode di grande fama e rispetto negli Usa. L’elite liberale, che nel New York Times trova largo spazio, è molto critica e allo stesso tempo divertita dalle vicende italiane. Il nostro sistema politico è troppo volatile e litigioso per gli standard d’oltreoceano». Proprio per questo l’Italia è da sempre un partner importante e ambiguo allo stesso tempo. «Gli Stati Uniti temono che il nostro paese voglia mantenere un ruolo privilegiato nei rapporti con il mondo arabo. Questa è una costante di tutti i governi italiani, tanto a destra quanto a sinistra. L’apice si è raggiunto con la crisi di Sigonella, anche perché a Palazzo Chigi c’erano i socialisti, sicuramente più filo-atlantici di altri partiti». Come Sigonella la storia pullula di sfiorate crisi e momenti di rottura nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi. La tragedia del Cermis nel 1998, o ancora l’operazione Abu Omar nel 2003 e il caso Calipari nel 2005. L’americanista Del Pero racconta : «un caso curioso che nessuno conosce riguarda la Chiesa. Nella stampa americana tra il 1948 e il 1956 si è scatenata una feroce polemica contro il Vaticano accusato di vessare le comunità pentecostali. In Italia il fatto non fece notizia ma negli Stati Uniti interessò molti parlamentari, tra cui il futuro presidente Lyndon Johnson. Si rischiò un caso diplomatico. Nel 1956 tutto si concluse con una sentenza della Corte Costituzionale che riconosceva i diritti della chiesa Pentecostale».
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Il segretario di Stato Clinton: nell’appello seguiremo da vicino la famiglia
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SILVIA BALDUCCI
cianti, diffamazione e pubblicazione arbitraria di atti giudiziari. La famiglia Sollecito è stata intercettata dalla procura di Perugia mentre chiedeva il trasferimento di poliziotti scomodi e l’intervento di senatori sulla corte di cassazione per far accogliere il ricorso degli avvocati. Telenorba mandò in onda un filmato girato subito dopo la scoperta dell’omicidio in cui si vedeva il corpo senza vita di Meredith. L’ intento era quello di provare l’ inefficienza della polizia scientifica. Per ora gli unici punti fermi sono quelli scritti dai magistrati nelle motivazioni della sentenza che verrà pubblicata all’inizio di marzo. Dagli Stati Uniti continuano a piovere critiche. Giustificare tanta ostilità come semplice nazionalismo è riduttivo. Il dibattimento è stato seguito in ogni sua fase da personale del Consolato, e alla fine un commento alla sentenza è arrivato anche dal Dipartimento di Stato. «Non so dove vogliano arrivare coinvolgendo persone con alte responsabilità», ha detto alla stampa la madre di Meredith, in risposta alle dichiarazioni della senatrice democratica dello Stato di Washington, Maria Cantwell, che ha promesso un interessamento del Segretario di Stato Hilary Clinton. È stata l’unica dichiarazione sopra le righe della famiglia Kercher. Per due anni mai un’ accusa né una polemica. Neanche dopo la notizia che a Rudy avevano quasi dimezzato la pena. Anche loro avranno avuto difficoltà a capire come funziona la giustizia italiana. Fa parte della loro mentalità, però, l’idea che le sentenze vanno rispettate. SERENA MAUTONE
N VI EL A LA GG CR IO IS I
La denuncia di Rita Battaglia di Federconsumatori
Storie di un benessere che non c’è più
el salotto della casa di Michele Alberini a Città stello mi sta dimostrando una solidarietà che non mi di Castello, c’è un bel computer e un televisore aspettavo. Anche perché sono in molti nelle mie conLcd. Segni di un benessere che non c’è più. Michele dizioni. Io continuo a sperare, forse con la “Croce ha 37 anni, una moglie e tre figlie di 16, 14 e 3 anni. Bianca” c’è una possibilità. Ce la farò, per me, per mia Fino a febbraio 2009 faceva l’autotrasportatore in moglie e per le mie figlie». proprio: ogni mattina saliva sul suo camioncino preLa figlia più piccola di Michele frequenta il primo so in leasing e girava l’Umbria in lungo e in largo con- anno d’asilo. La mensa costa 70 euro al mese. Da segnando merci per conto della Bartolini. «Ho fatto qualche tempo, la piccola non fa più il tempo pieno questo lavoro per due anni. Più o meno riuscivo a ti- e prima di pranzo viene via. Qualche giorno fa, ha rar su dai 1.500 ai 1.800 euro al mese. Niente di ec- chiesto a suo padre «perché non posso mangiare più cezionale, certo, ma abbastanza per vivere bene con con gli altri bimbi?». la mia famiglia». Il problema di come spiegare ai figli le rinunce neMa, dall’inizio dell’anno scorso, la crisi ha fatto sen- cessarie per far quadrare i conti accumuna la storia tire la sua morsa. Una stretta che non di Michele a quella di Silvia Maffucci, Io non ha risparmiato la Bartolini, che da alamministratrice condominiale di 34 lora non ha affidato più alcuna conseanni. Silvia rientra in quella categoria mi arrendo. gna a Michele. E come la Bartolini, che, stando alle statistiche, sembra esnessun’altra azienda. sere tra le più colpite dalla crisi: i diCe la farò Alberini ha restituito il camion e vorziati. chiuso il contratto di leasing. Ogni sua Dieci anni di matrimonio e due fiper me, giornata inizia con il giro delle agenzie glie di 7 e 11 anni. «Per la verità haninterinali in cerca di un lavoro, qualun- per mia moglie no capito benissimo la situazione in que lavoro, che possa dare un po’di recui viviamo. Sembra strano, ma è cospiro in una situazione così complicasì. Sanno che dobbiamo rinunciare al e per ta. Ma, il più delle volte, per lui non ci superfluo. Ai luoghi costosi preferiale mie figlie sono offerte. mo le passeggiate: abbiamo dovuto Se le cose vanno male per tutti, per adattarci». Con uno stipendio mensichi lavora in proprio non ci sono né sussidi di disoc- le di 800 euro la vita non è certo facile: «Non ci sono cupazione, né assegni familiari, né cassa integrazione. trucchi: semplicemente bisogna contare anche i cenPer fortuna, per Michele, c’è la Caritas di Città di Ca- tesimi. Ho messo da parte tutte le mie esigenze per stello. Uomini e donne – e una Chiesa - che senz’alcun gestire le bambine: il primo pensiero è rivolto a loro». clamore prestano ogni giorno un aiuto concreto. Da Silvia ha provato a cercare un altro lavoro che le consei mesi la Caritas diocesana versa alla famiglia Albe- sentisse di allentare un po’ la cinghia, di trovare un rini un sussidio di 400 euro, oltre ad offrirgli prodotti briciolo di serenità: ma «la ricerca è stata vana, il pealimentari e beni di prima riodo non è certo dei necessità. A Michele, migliori». Purtroppo, inoltre, è stata concessa nel suo caso, non ci sol’opportunità di seguire no neanche genitori o un corso da primo socsuoceri pronti a dare corritore aziendale. Assiuna mano e creare, così, stenza e formazione. Anquella rete in grado di che la “Croce Bianca” di mettere al sicuro chi riCittà di Castello lo sta schia di precipitare. aiutando. Per loro MicheL’ex marito lavora cole guida ogni tanto l’amme cassiere in un superbulanza e riesce a mettere mercato: da un anno, seinsieme così altri 350 / condo la sentenza del 400 euro. giudice, dal suo stipenMICHELE ALBERINI, AUTOTRASPORTATORE ORA DISOCCUPATO La casa in cui vive la dio deve sottrarre ogni famiglia Alberini non è di mese 400 euro da dare loro proprietà. «Non paghiamo l’affitto da sei mesi e all’ex moglie e alle bambine. «Questi soldi non arrivame ne vergogno. Il canone è di 460 euro, ma dove li no con puntualità - racconta Silvia -. Anche per lui prendo? Il padrone di casa fin’ora è stato compren- non è facile, so che non se la passa tanto bene». Ma i sivo, ma fra un po’arriverà l’ufficiale giudiziario per lo problemi non sono solo economici: «Nel rapporto sfratto, e cosa potrò dirgli?». Michele non è, però, di- con le figlie sembra piuttosto un fratello maggiore che sperato, nonostante da febbraio non riceverà, salvo un padre. Viene a trovarle quando ha un po’di tempo, proproghe, il sussidio Caritas. ma per lo più devo pensare tutto da me: scuola, spe«Io sono nato a Napoli e per tanti anni ho lavora- se: sono io ad occuparmene. Sono sola e non posso to a Belluno. Da qualche anno sono qui e Città di Ca- contare sull’aiuto di nessuno».
«Sempre più leggero il portafogli del consumatore» R ita Battaglia è vicepresidente nazionale di Federconsumatori, una delle associazioni che hanno denunciato più vigorosamente il calo del potere d’acquisto delle famiglie italiane nell’ultimo anno. La diffusione delle stime ISTAT relative all’ultimo trimestre del 2009, poi, hanno confermato ciò che dall’inizio della crisi economica si sta denunciando. Calano i redditi dell’1,6% e di conseguenza la quantità e la qualità dei beni e dei servizi che le famiglie possono acquistare. Le abitudini cambiano, e se gli italiani hanno risparmiato in media il 15,4% nell’ultimo anno, gli ultimi mesi del 2009 hanno visto un aumento del 0,4% di questa tendenza.
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TARIFFE
Aumenti in Umbria su base annua
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Acqua
7,8
Gas
2,9
Trasporti
2,7
Rifiuti
Parcheggi (abbonamento mensile res.) Parcheggi (strisce blu ogni 10 giorni)
10
20
6,3
Euro 15
65
26
30
140
27,5
Fonte: Federconsumatori, Adusbef, Sipa, Umbra Acque, Osservaprezzi
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Michele e Silvia: scoprirsi poveri all’improvviso
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MERCATO DELLE RINUNCE Redditi in calo, prezzi in salita. Sempre più consumatori cercano qualità e risparmio tra le bancarelle
l mercato: appuntamento fisso della settimana per casalinghe, giovani mamme e pensionati che tra i banchi cercano offerte e occasioni per risparmiare qualche euro. Golf a 20 euro, camicie a 15 euro, maglie a 5 euro fino a stock di federe e asciugamani: i venditori ambulanti rispondono alla necessità di risparmiare in tempo di crisi. E allora invece di negozi e supermarket sono i mercati rionali e di quartieri a riempirsi di clienti affezionati.
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ZUCCHINE LOW COST Prima tappa il banco dell’ortofrutta. «Qui la frutta e la verdura sono veramente di qualità, so da dove provengono i prodotti - dice la signora Silvana, perugina in pensione - e poi i prezzi sono più economici riCon pochi spetto al supermercato. Un fattore importante». euro faccio Nella busta di Silvana le mele ad un euro al chilo la scorta e «8 carciofi per 5 euro, di frutta una vero affare». In fila c’è anche Caterina, neoper tutta la laureata trentenne ancora in cerca di lavoro. settimana Convive, il compagno lavora ma il budget è risicato, soldi nel portafoglio non ce ne sono. E allora per risparmiare una volta a settimana va al mercato, attirata dai prezzi convenienti. «Con soli 3 euro riesco a fare una piccola scorta di frutta: mandarini, limoni e arance. Poi sono prodotti di qualità, molti più buoni di quelli che trovi al supermercato». Il suo giro al mercato però finisce dal fruttivendolo. «Non riesco a comprare i vestiti qui, sono tutti cinesi. Per l’abbigliamento vado nei negozi, magari compro meno, ma vesto meglio». SFIZI IN BANCARELLA C’è poi chi in piazza va solo per fare un giro tra le bancarelle, per una passeggiata mattutina con il figlio appena nato o per comprare i prodotti tipici umbri. Come il formaggio, i salumi o la porchetta. Piccoli sfizi che non nascono proprio dalla necessità di risparmiare e di tagliare le spese. Marieclaire, madre di famiglia di origine africana, è invece alla ricerca di prezzi a portata delle sue tasche. «Qui compro tutto, dai prodotti alimentari all’abbigliamento per tutta la famiglia». Tre figli piccoli, da 7 anni operaia agricola in un’azienda di tabacco. Il marito lavora, abitano in una casa popolare («per fortuna non abbiamo un mutuo da pagare») ma arrivare alla fine del mese è difficile, sempre più difficile. Ed è fortunata rispetto a molti suoi amici e conoscenti che sono stati licenziati, hanno le rate del-
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la casa da pagare e il conto in banca in rosso. «Vado spesso ai discount, correndo dietro a sconti, offerte e promozioni. I supermercati sono troppo costosi, inaccessibili. Cerco di risparmiare il più possibile». Oggi dal supermercato tornerà con un accappatoio per la figlia: «spenderò al massimo 10 euro, non c’è proprio confronto con i prezzi dei negozi». «LA COLPA È DEI GROSSISTI» Antonio vende pentole e altri prodotti per la casa. Fa questo lavoro da più di 30 anni. «Da un paio di anni, vendiamo il 30% di merce in meno. Se prima in un giorno riuscivamo ad incassare 250 – 300 Euro, adesso è un miracolo se ne facciamo 150. E le spese sono sempre le stesse. Pago 600 euro all’anno come tassa per il posteggio ad ogni Comune in cui vado a fare il mercato. Poi c’è il commercialista. E poi la pioggia. Perché se un giorno piove, io non è che posso fare il mercato all’aperto. E allora, raccolgo tutto, torno a casa e non lavoro». Il bello del mercato è la trattativa. Molte signore si lamentano con Antonio per i prezzi della merce che ritengono alti. Ma Antonio si difende e punta l’indice contro i grossisti. «Sono loro che si arricchiscono anche a scapito di produttori e rappresentanti. E noi, non è che possiamo abbassare i prezzi più di tanto». MARIECLAIRE,
ANTONIO,
«ALLA MARCA NON RINUNCIO» E poi c’è il popolo del supermercato, che in piazzava difficilmente o per mancanza di tempo o perché ai banchi all’aperto preferisce gli scaffali. Prodotti di marca e non quelli sconosciuti e sottocosto dei discount. Sempre con un occhio però rivolto ai prezzi, cercando gli articoli che costano meno. Come Valentina e Mirko che escono dal supermarket con un carrello pieno di casse di acqua. «Cerchiamo di risparmiare con offerte e promozioni. La spesa maggiore è naturalmente per i bambini». Giovane coppia sposata con un bambino piccolo e uno in arrivo, lavorano entrambi: lui informatico, lei assistente dentista. Mirko è anche il cassiere, il contabile che tiene i conti delle spese e gestisce il budget familiare. «Spendiamo circa 100 euro ogni dieci giorni. Stiamo attenti a ciò che acquistiamo, cercando di fare delle scorte che durino tutta la settimana». C’è poi chi decide di risparmiare e tagliare altri costi. Come l’abbigliamento. «Basta con i vestiti, è una spesa inutile, ne ho tanti. Non li compro più, metto quelli che ho». Parola di Simonetta, madre di famiglia e nonna che non rinuncia invece alla spesa nel supermercato di fiducia. Marche conosciute, prodotti di qualità e
TRA LE BANCARELLE ALLA RICERCA DEI PREZZI PIÙ VANTAGGIOSI
VENDE PENTOLE E ARTICOLI PER LA CASA AL MERCATO
MOLTI
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soprattutto «la pasta che non scuoce. È’ per questo che non vado mai ai discount, non mi fido dei prodotti che trovi li». Nel carrello ci sono poi birra (quella preferita), vino e scatolame. La voce più costosa della lista? «La Basta con carne. A settimana spendo circa 50 eui vestiti, ro». Dal macellaio di fiducia naturalmenne ho tanti te e non importa se i prezzi sono molto è una più alti. Quel che Sispesa inutile monetta cerca è infatti la qualità e non il prodotto più economico e vantaggioso. «Compro però solo quello che realmente mi serve, niente di superfluo. Solo l’essenziale. Né merendine né sfizi neanche per le nipotine». In fila alla cassa la riflessione è amara: «l’Umbria è molto cara rispetto alle altre regioni». Per sopravvivere e destreggiarsi tra i prezzi che salgono e il portafoglio sempre più vuoto, le scelte di madri di famiglie, giovani alle prime armi con le spese casalinghe o coppie di pensionati, sono diverse. C’è il popolo dei discount e dei mercati di quartiere, alla ricerca di prodotti sempre meno costosi e quello che non ha mai varcato la soglia dei supermercati senza logo. Alle bancarelle in piazza va solo per comprare un sacco di mandarini del contadino o i prodotti tipici. E se proprio deve risparmiare cerca offerte, pacchi scorta e promozioni. Sempre e solo nei supermercati di fiducia.
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« LA GENTE NON PAGA PIÙ» Dominique è una signora francese; originaria di Lione: da anni vive a Torgiano; dove il marito manda avanti una ditta di costruzioni di macchine agricole: È anche lei al mercato di Ponte San Giovanni, a braccetto con la figlia Letizia, di 31 anni. E ultimamente, vengono spesso da queste parti. La crisi non risparmia neanche la loro azienda di famiglia. «C’è stato un netto calo degli incassi. – ci racconta Dominique – La gente non paga più. Abbiamo troppi crediti che non riusciamo a riscuotere in nessun modo». Letizia ci spiega come siano cambiate le loro abitudini. «Veniamo al mercato e andiamo al discount e poi sono più di due anni che non vado in vacanza; che altro devo fare?».
AL DISCOUNT E AI BANCHI PREFERISCONO IL SUPERMERCATO DI FIDUCIA
PAGINE A CURA DI BENEDETTA BIDINI, MARIO DE PIZZO, ANDREA GERLI E GIORGIO SPECCHIA
Ma nell’ultimo anno il tasso di inflazione si è attestato sullo 0,8%, il minimo da 50 anni ad oggi. I prezzi non corrono più come un anno fa, quando crescevano del 3,8%. Certo, ma il problema rimane. La crisi si fa sentire anche sulla domanda, incapace di sostenere l’aumento dei prezzi, che quindi tendono a salire di meno. Ma il problema per i consumatori rimane. Le retribuzioni, in sostanza, non crescono di pari passo con l’inflazione, e così nascono le difficoltà per il consumatore. Si dovrebbero anche bloccare le tariffe: se si pensa al gas, la luce, i carburanti, sta aumentando tutto.
Nel 2009 Che consigli darebbe a una famiglia In alcuni settori si parla già di ripremedia per orientarsi negli acquisti? per ogni sa, mentre in altri si iniziano a vedePrendiamo come esempio il settore re solo ora gli effetti della crisi. Per le alimentare: non esiste un supermerfamiglia famiglie è ancora presto per dire che cato o un negozio che offra solo è tutto finito: quali difficoltà inconda 565 a 3600 prodotti di alta qualità o di bassa trano oggi? qualità. Bisogna tener d’occhio il sinAbbiamo un grande problema: rilaneuro in meno golo alimento, anche se si vuole riciare i consumi, che nel 2009 si sosparmiare, badando anzitutto alla sino contratti moltissimo. Le stime parlano del 2,5-3%. curezza: individuare la data di scadenza, controllare la Una famiglia media ha perso 565 euro nell’ultimo an- confezione, l’origine. Queste precauzioni devono esno, ma la situazione più delicata riguarda i più pove- sere sempre mantenute. Sono cambiati molto gli usi ri. Le famiglie a reddito fisso italiane hanno 30 miliar- e i consumi della gente a causa della crisi. C’è stato di di euro in meno rispetto al 2008, avendo accumu- processo di polarizzazione: chi era ricco è diventato lato una perdita di 980 euro. Per le famiglie colpite di- più ricco, chi era povero più povero. La cosiddetta rettamente da cassa integrazione la situazione è anco- classe media, poi, sta scendendo sempre di più verso ra più delicata. Secondo le nostre analisi, il calo sareb- il limite della povertà. Basta un imprevisto, come un be stato di addirittura 3600 euro. Si acquista molto problema di salute che può portare facilmente a granmeno in tutti i settori, ma l’abbigliamento, le calzatu- di spese, nonostante il servizio sanitario nazionale, e re, i beni non ritenuti fondamentali alla portata di una così il reddito della famiglia si va a depauperare. Cofamiglia media hanno subito la contrazione maggio- sa deve fare una famiglia? Molti non comprano più re. Anche nel settore aliprodotti di prima scelta, mentare si registra una didi grandi aziende, ma si minuzione generale degli affidano a prodotti che acquisti. Questo è un dato fanno riferimento ai importante, dato che in gemarchi dei supermercati, nere questo comparto rache costano di meno e ramente fa registrare cali offrono garanzie di quasignificativi. I più poveri, lità. Questo sarebbe già però, tagliano anche qualun buon compromesso. cosa dalle spese sanitarie, Poi ci sono i mercati, che che normalmente non sucomunque risentono anbiscono mai variazioni. È che loro della difficile in crisi anche l’elettronica, congiuntura economica. da sempre in costante au- LA VENDITA DIRETTA NEI FARMER MARKET, ANCORA POCO DIFFUSI Sappiamo che molte mento. persone ci vanno dopo le 12.30, quando i prezzi scendono in vista della chiuQuali dovrebbero essere le politiche da adottare se- sura. Coldiretti ha poi promosso i farmermarket, ovcondo la vostra associazione? vero dei mercati in cui gli stessi agricoltori vendono Da tempo le associazioni dei consumatori invocano i propri prodotti. L’idea ha avuto successo e sta danprovvedimenti. Noi chiediamo una manovra da par- do importanti risultati: beni di qualità e di origine gate del Governo in cui si preveda una detassazione del rantita costano anche il 30% di meno, dato che si salreddito fisso da lavoro e da pensione per almeno 1200 ta l’intera filiera che nel viaggio dal campo alla tavoeuro. Oggi le pensioni sono state rivalutate dello la fa salire il prezzo al consumo. Il problema è che non 0,7%, ma in questo caso si devono considerare an- sono ancora diffusi. Si cercano tutte le escamotage che le tasse regionali e comunali. Così un pensionato per risparmiare. I modi ci sono, l’importante è farli si vede diminuire ancora una volta la sua pensione. conoscere. NEL
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CARRELLO
Incremento dei prezzi a Perugia dal 2008: +1,5% Acqua minerale (6 bottiglie) Pane (1 Kg.)
Zucchero (1 Kg.)
Carne fresca bovino adulto (1 Kg.)
Pasta di semola di grano duro (1 Kg.) Olio
Mele
Zucchine
Prezzo Variazione 1,31
+0,6%
0,88
+1,5%
1,67 17,14 1,40 5,58 1,69 1,99
+0,1% +0,9% +0,1% -3,4% -1,3%
+2,8%
Fonte: Istat, Osservatorio prezzi (Ministero dello sviluppo economico)
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I nuovi “ragazzi di bottega” CULTURA
GENNAIO
2010
In Umbria molti giovani riscoprono l’antica arte della liuteria. La scelta è tra le scuole professionali e il classico apprendistato nei laboratori dei maestri
Tra tecniche tradizionali e modernità, tornano di moda gli strumenti “fatti a mano”. Un mercato di nicchia che vive grazie alle commesse private uando Mastro Geppetto entrò in possesso del celebre ciocco di legno che “piangeva e rideva come un bambino”, capì subito che quel suo burattino sarebbe stato davvero speciale e fu pervaso da un’ansia quasi maniacale di terminarlo il prima possibile e nel migliore dei modi. Chissà se anche il liutaio Matteo Rufini prova la stessa sensazione ogni volta che inizia a lavorare ad un nuovo strumento musicale. Di certo l’atmosfera da antica bottega artigiana è la stessa. Ad accogliere l’ospite nel suo laboratorio è un penetrante aroma di legno. Frassino e abete sprigionano l’anima ferita dall’intarsio di sapienti scalpelli e seghette. Appese alle pareti, evocative sagome di violini e chitarre svelano i trucchi della magia nascosta dietro un antico mestiere. Si cammina tra trucioli scoppiettanti e soffice segatura. Sui banchi da lavoro, trapani e pialle attendono di essere impuUN VIOLINO NON ANCORA ASSEMBLATO gnati da mani abili ed esperte. Ma il maestro di questo laboratorio non è un vecchietto ricurvo con baffi grigi e occhiali come fondi di bottiglia, bensì un giovane rampante di 29 anni. Il primo incontro con la liuteria, Matteo lo ricorda così: «Frequentavo il quinto anno del liceo artistico. Sono venuto a conoscenza quasi per caso della Scuola di Liuteria di Gubbio e sono rimasto affascinato dall’idea». Tre anni alla scuola eugubina, due mesi di stage a Parigi, un anno da un liutaio a Roma e poi finalmente una bottega tutta sua. «Sì, perché la liuteria è un’arte che si tramanda da maestro a discepolo, non si impara solo sui banchi di scuola. Anche a me è toccato fare il ‘ragazzo di bottega’». Un’arte antica quella della liuteria, di origine rinascimentale. La liuteria Passione e pazienza sono da sempre i non si impara segreti del mestiere: «Per fabbricare un solo violino ci vogliono circa 300 ore di lavoro. sui banchi Ma – spiega mostrando la sua ultima opera richiesta da un musicista spagnolo – un pezzo così lo vendo a tremila euro». Le armi del mestiere si tingono di modernità, e a sgorbie e martelli si sono aggiunti trapani e seghe elettriche. Per stare al passo con i tempi cambia il modo in cui oggi ci si fa conoscere: «Uso soprattutto la rete: Facebook, Myspace e il mio sito internet. Il passaparola funziona, ma se non appari cliccando su Google, esisti solo per metà - commenta Matteo – e poi l’ambiente perugino di certo non aiuta chi deve cominciare da zero». Pochi gli ensemble in Umbria; solo una l’orchestra ufficiale, quella del Conservatorio di Perugia. «A richiedere il mio lavoro sono amatori o semi-professionisti – spiega – per fortuna ci sono molte band. Io stesso faccio parte di MATTEO RUFINI LAVORA A MANO SU ALCUNI DETTAGLI DA RIFINIRE due gruppi musicali». E la concorrenza? «A Perugia non siamo molti, e ognuno di noi è specializzato in qualcosa, ci si aiuta a vicenda». La vera concorrenza è quella del prodotto commerciale, più a buon mercato e acquistabile in qualsiasi negozio di musica. Qui, come in altri campi, sono gli asiatici a sbancare il mercato. Sul tavolo, accanto a scalpelli e chiodi, spicca una fotocamera: «I miei clienti chiedono che scatti le foto della varie fasi della lavorazione perché temono che aggiunga ‘pezzi made in China’. Ormai sono in molti a usare questo stratagemma per accorciare i tempi». Gioie e dolori della modernità.
FASI DELLA LAVORAZIONE
Q
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CHIARA POTTINI
Come nasce l’antenato della chitarra
VINCENZO CIPRIANI CON UNA RIPRODUZIONE TRINITY COLLEGE DI DUBLINO
DELL’ARPA DEL
UN
MOMENTO DELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO
PER UNA TAVOLA ARMONICA
LA
STRUTTURA DI UN SALTERIO, STRUMENTO
TIPICO DELLA ZONA DEL
MEDITERRANEO
MISURE
PER LA COSTRUZIONE DEL GUSCIO DI UN
LIUTO MEDIEVALE
«I
Vincenzo Cipriani, liutaio per passione, da oltre trent’anni si dedica alla ricostruzione di antichi liuti e arpe
l mestiere è nato dalla curiosità, figurati mentre suonano, si ricavano le con il Calendimaggio di Assisi, A SPELLO INSEGNANO A SUONARE COME NEL MEDIOEVO proporzioni. Si può invece ricostruire nel 1954. Nei primi anni della La vocazione storica delle città, grazie alle numerose feste di ambientazione l’accordatura dello strumento dai codifesta i menestrelli suonavano con chitar- medievale, ma anche lo splendido patrimonio artistico e culturale dei centri ci musicali antichi, studiando che tipo di re e mandolini, in costume medievale. storici umbri. Queste le ragioni che hanno portato l’Ensemble Micrologus, uno tonalità e altezze venivano suonate. Gli strumenti usati non erano certo fi- dei più famosi gruppi di musica antica del mondo, ad aprire nella cittadina di Dalla ricerca storica sappiamo invece Spello il primo Centro Studi Europeo di che legni venivano usati; ad esempio, lologici. Piccole ingenuità che si rispecMusica Medievale dedicato ad Adolfo nel Medioevo i più pregiati erano quelchiavano nella festa stessa, ancora non Broegg, fondatore del gruppo, scomassoggettata a regole di maggior rigore li da frutto, il cui taglio era in genere parso prematuramente. storico. Mano a mano abbiamo sentito proibito perché servivano per il sostenNella sede, la bella chiesa di Santa Mal’esigenza di migliorarci, di fare di più: tamento del popolo; quindi melo, pero, ria della Consolazione di Prato, appecosì io, che dirigevo il gruppo musicale ciliegio, noce. Per gli strumenti moderna restaurata, si portano avanti corsi della Magnifica Parte de Sotto, andai da di liuto medievale e di primo Rinasci- ni, invece, si utilizza molto l’acero maun liutaio a Milano per sapere quanto comento, corsi di canto solista su reper- rezzato dei Balcani, in uso già dal Rinastava uno strumento medievale. Mi chietorio del Trecento e del Quattrocento, scimento. La costruzione materiale riseminari e convegni. se una cifra esorbitante. Così tornai a cacalca quella dell’epoca; io gli uso stessi A dicembre si è tenuta “Porte aperte legni, le stesse colle, con in più il supsa e cominciai a farli io». Vincenzo Cialle voci”, audizione curata dalla can- porto di qualche attrezzo moderno, copriani ricorda così il suo primo approctante professionista Patrizia Bovi (nel- me la sega elettrica. Ogni strumento è cio col mestiere della liuteria. Una pasla foto) per la selezione di cantanti che un pezzo unico; spesso è necessario più sione che ha cominciato ad assorbirlo verranno coinvolti nelle prossime profinché, nel 1977, ha lasciato il suo posto tempo per la ricerca che per la costruduzioni del centro. da arredatore e si è messo a costruire zione, come nel caso di un’arpa, riproV.A. strumenti a tempo pieno. Trent’anni di duzioni di quella che si trova al museo lavoro, durante i quali ha fabbricato molti liuti e stru- tempo pieno. Ora, che sono in pensione, passo mol- Trinity College di Dublino; ci è voluta una ricerca di menti di ogni sorta, tra cui il salterio (una sorta di “an- to del tempo aiutando dei giovani che aspirano a di- quasi 8 anni per riuscire ad avere i particolari delle intenato” dello xilofono, strumento tipico della zona del ventare liutai: vengono da me, mi chiecisioni, e poi tre mesi per costruirla». bacino del Mediterraneo, di origine persiana, usato dono consigli, oppure mi invitano nei Il costo? Per avere oggi una riproduOgni anche in Grecia e in Turchia) usato per colonna so- loro laboratori. È molto importante trazione fedele di un liuto antico ci voglionora del film “Mediterraneo”. Tra le braccia di musi- smettere le proprie conoscenze». strumento no dai 1.200 ai 2.500 euro; un’arpa può Ma in cosa consiste il mestiere di cisti affermati, i suoi strumenti hanno girato il moncostare fino a 2.400 euro, anche se per liutaio? «Il primo momento della ricerdo; Stati Uniti, Cina, Cile, Giappone. è un pezzo un modello più piccolo, come quello rafFare il liutaio a tempo pieno è quasi una vocazio- ca è fondamentale: Nei musei si trovafigurato nei dipinti trecenteschi di Tadunico ne. Tuttavia, questa forma di artigianato dal sapore no strumenti dal Rinascimento in poi; deo di Bartolo, bastano 1.200 euro; una antico ha ancora oggi il suo fascino: «La liuteria è pas- per quanto riguarda il Medioevo non viella (violino antico) dagli 800 euro in sione - racconta Cipriani - facendo il liutaio non si cer- c’è nulla. Bisogna rifarsi ad affreschi, miniature, scul- su, mentre il salterio costa intorno ai 1.600 euro. VALENTINA ANTONELLI cano certo vantaggi economici. Prima costruivo a ture, e da questi, in base a proporzioni degli angeli raf-
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La cultura disegna la rinascita della città
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Nel saggio “Fare cultura” di Giuseppina Volucelli, idee per progetti «credibili e non elitari» nei centri urbani
ianificare la cultura perché, in spirito di libertà, scere, di apprendere. Nella Capitale, le lezioni sugli concorra a promuovere lo sviluppo urbano, splendori di Roma e le importanti scoperte fatte con coinvolga settori sempre più vasti della socie- gli scavi più recenti hanno richiamato all’Auditorium tà, strappi aree al degrado e all’indifferenza rispetto ai migliaia di ascoltatori. Ogni giorno nelle nostre città valori. Un tema di viva attualità ma di non facile di- persone di ogni ceto si mettono in fila per vedere una vulgazione che Giuseppina Volucello, mostra, guardare un’opera restauravalida funzionaria della Presidenza del ta, ascoltare una lezione di archeoloNella Consiglio, ha affrontato in un saggio gia. A questa attenzione verso la cul(ed. Rubbettino) scorrevole e di piacetura, che risalta nella indifferenza di cultura il vole lettura. troppi, la risposta a volte è inadegua“Fare cultura” in Italia è questione anta, anche se il nostro Paese in questo “made in tica che chiama in causa le istituzioni campo, occorre riconoscerlo, proItaly” politiche, gli enti preposti alla promogressi ne ha fatti. La chiave del suczione sociale, gli amministratori, i docesso è mescolare sapientemente in è una carta centi, i giornalisti della carta stampata progetti credibili e non elitari la noe dell’emittenza radiotelevisiva pubblistra identità culturale, il patrimonio vincente ca e privata. Per troppo tempo la quesconfinato di opere d’arte, le radici stione cultura è stata relegata nei circoli chiusi di in- antiche e nuove e le tradizioni. Anche nella cultura il tellettuali poco inclini a comunicare e a trasmettere al “made in Italy” mostra di essere una carta vincente. popolo i temi grandi e piccoli della società, dello svi- L’Autrice di questo saggio giustamente definisce “efluppo, del pensiero, della letteratura. Eppure una gran- fimera” la trovata chiassosa e inquinante delle “notti de numero di persone, sia pure prese dal quotidiano bianche, mentre altre iniziative hanno mostrato di insvolgersi dell’esistenza e dai problemi di ogni giorno, cidere anche dove il degrado urbano è più stridente mostra curiosità, voglia di sapere, di vedere, di cono- e triste.
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Ma il nostro è anche il Paese della burocrazia-lentocrazia di gomma, che inesorabilmente sembra macerare governi e progetti di riforma, che rallenta, annacqua, ritarda, frappone cavilli. Anche con questo deve misurarsi chi con una proposta culturale vuole coinvolgere porzioni sempre più ampie di società. Ma un saggio sulla pianificazione culturale e sul “fattore cultura” come aiuto non secondario alla crescita civile induce a riflettere anche sul ruolo della Scuola, oltre che sulla capacità di ideazione e promozione delle istituzioni centrali e periferiche. Nel saggio della Dottoressa Volucello, calabrese per nascita, c’è un filo che lega i diversi aspetti della pianificazione culturale, una idea-base oggi condivisa da tutti coloro che guardano ai fatti della società e al suo sviluppo. La cultura è uno degli strumenti per combattere il degrado, aprire le menti, migliorare la società, promuovere lo sviluppo, sottrarre i giovani da influenze o frequentazioni negative. Un libro, a volte, può portare consapevolezza, speranza, rispetto per la propria dignità. Qualcuno ha detto che la cultura rende un popolo facile da governare ma impossibile a ridursi in schiavitù e che solo la persoI. C. na colta è libera.
«Nessuna regia dietro le stragi»
GENNAIO
CULTURA
2010
Dalla bomba di Piazza Fontana all’assassinio di Aldo Moro. La pagina più nera che ha segnato la recente storia italiana
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A quarant’anni di distanza ripercorriamo insieme ad Ernesto Galli Della Loggia gli eventi di quella stagione di sangue
bb iam o inte rv istato a Ro m a Erne sto Galli De lla Lo g g ia, do c e nte di sto ria c o nte m p o rane a all’Univ e rsità Vita-Salute San Raf f ae le d i Milano e d e d ito rialista d e l Co rrie re d e lla Se ra. Co n lui abb iam o rif le ttuto sug li av v e nim e nti c he hanno se g nato una f e rita p ro f o nd a ne lla re c e nte sto ria d’Italia: g li anni di pio m bo . Dalla strag e di Piazza Fo ntana c he , il 12 dic e m b re 1969, ap rì que lla stag io ne di sang ue , all’o m ic idio di Aldo Mo ro c he , ne l 1978 se g nò una sv o lta sto ric a p e r il Pae se .
Perché ancora oggi è difficile stabilire una verità storica su Piazza Fontana? Il motivo principale è che su Piazza Fontana c’è stato solo un accertamento giudiziario della verità. Gli storici, in genere, non ricostruiscono i fatti con le sentenze dei processi, ma con gli archivi. E negli archivi non c’è nulla su questa vicenda, nessun documento. Abbiamo solo le sentenze della magistratura passate in giudicato. Comunque, quello che sembra certo è che c’è stata un’azione terroristica di gruppi di estrema destra, anche se non è ancora chiaro se i morti provocati siano stati o meno uno sbaglio.
Uno sbaglio in che senso? Nel senso che la bomba è esplosa alle 16.37. A quell’ora la banca era aperta in via del tutto eccezionale, trattandosi di un giorno di mercato agricolo, e al momento dell’esplosione era ancora affollata. Resta incerto se gli attentatori avessero realmente voluto causare quei morti, anche perché contemporaneamente scoppiarono, a Roma, altre due bombe: una alla Banca Nazionale del Lavoro, l’altra all’Altare della Patria. Entrambe esplosero senza provocare morti o feriti. C’è dunque un’incongruenza: se avessero davvero voluto uccidere, avrebbero agito in modo diverso.
bano essere letti in quest’ultima chiave, cioè come l’effetto di un clima particolare - e non di un progetto che ha contagiato le persone, i gruppi, le sigle più diverse. Un clima incline alla violenza? Indubbiamente. In molti ambienti la violenza non era più vista come qualcosa di sanzionabile, ma come qualcosa di ammissibile. Parlo delle fabbriche, delle università, dei cortei, dove c’era una tolleranza altissima verso la violenza pratica, ver-
Quali sono le radici del clima di violenza di quegli anni? Nell’atmosfera violenta degli anni Sessanta e Settanta sono confluiti molteplici fattori. L’esistenza, in Italia, di una tradizione di violenza popolare molto antica, che risale a ben prima della presenza dei partiti politici. È una tradizione che viene da ceti sociali meno abbienti: contadini, miserabili, derelitti. Inoltre, l’Italia ha subìto il ventennio fascista, e tutto ciò
Si è parlato di un coinvolgimento dei servizi segreti nella strage. Non è mai stato dimostrato se dietro agli autori della strage, che ormai sono noti, ci fosse qualcun altro. Anche se sembrerebbe che dopo lo scoppio della bomba ci sia stato un intervento dei servizi segreti, questo non vuol dire che ci sia stato anche prima. I servizi segreti si sono intromessi dopo aver capito che dietro alla strage c’era la mano di gruppi eversivi e che, nell’attentato, era implicato un loro informatore, (Guido Giannettini, n.d.a.) Da quel momento hanno tentato di coprirlo, anche se poi è venuto tutto alla luce. Personalmente non credo che i servizi segreti abbiano coordinato le stragi. Qualcuno, invece, afferma che fossero coinvolti, e che avessero la protezione politica della Demo- A PARTIRE DALL’ALTO: crazia Cristiana, ma è difficile ipotizzare che 1- L’8 E IL 9 AGOSTO 1969 OTTO BOMBE ESPLODONO IN DIVERSI TRENI PROVOCANDO DODICI FERITI. ALTRI ORDIGNI VENGONO TROVATI INESPLOSI. 2 -IL 12 DICEMBRE 1969 UNA BOMBA ALLA BANCA NAZIONALE DELL’AGRICOLTURA A PIAZZA FONTANA, MILANO, UCCIDE DICIASSETTE PERSONE. l’allora classe dirigente organizzasse attenta- 3 -IL 17 DICEMBRE 1973. UN COMMANDO PALESTINESE ASSALTA UN AEREO DELLA PAN-AM A FIUMICINO. TRENTADUE LE VITTIME. ti contro se stessa, essendo al potere da ven- 4 - 4 AGOSTO 1974. ALL’1:23 UNA BOMBA ESPLODE SUL TRENO ESPRESSO ROMA-BRENNERO, CAUSANDO LA MORTE DI DODICI PERSONE. 5 - IL 9 MAGGIO 1978 VIENE RITROVATO, IN VIA CAETANI A ROMA, IL CORPO DI ALDO MORO, DOPO UN SEQUESTRO DI OLTRE CINQUANTA GIORNI. t’anni. In realtà gli anni di piombo segnarono l’ascesa del Pci che, nel 1975, toccò il massimo stori- bale e teorica. Dominava un linguaggio forte: si par- che ne è conseguito: messaggi propagandistici all’inco del consenso, arrivando al 33,5%. Questo portereb- lava di traditori, di assassini. Tutto ciò ha generato for- segna della violenza, utilizzati come chiave di volta dei be a pensare che le bombe siano state messe dallo stes- ti tensioni. processi politici. so Partito comunista, il che mi pare assurdo. Quindi Poi, dopo la seconda guerra mondiale, si è diffuso l’idea della regia politica, secondo me, è un’ipotesi po- E per quanto riguarda la teoria della regia comples- il mito della “Resistenza tradita”, a cui si richiamavaco probabile. siva? no molti terroristi di sinistra, sostenendo che i loro L’idea che tutto corrisponda a un piano da un lato principi erano stati traditi perché il Partito comunista Su Piazza La strage di Piazza è tipica del marxismo, la cui interpretazione della sto- aveva accettato una soluzione democratica e parlaFontanta esiste Fontana ha segnato ria non lascia spazio al caso. Tutto deve tornare, tutto mentare, abbandonando l’idea della rivoluzione. Sel’inizio degli anni di corrisponde a un disegno. Dall’altro, l’idea per cui die- condo questi gruppi bisognava dunque ripartire dal solo una verità piombo. Secondo lei tro ai fatti di quegli anni ci sia stata una sorta di pro- 1945 e portare avanti la lotta. come vanno inter- getto, di orchestrazione, si sposa anche con una caUn’altra ragione, è che dopo la seconda guerra giudiziaria. pretati i fatti di quel ratteristica tipica dell’essere umano: cioè che se acca- mondiale, con la rimessa in moto dell’economia, è enperiodo? de qualcosa di clamoroso, questo qualcosa deve ave- trata in scena una generazione molto numerosa di gioNegli archivi Esistono due tipi re una spiegazione forte. Non può essere accaduto per vani, per loro natura predisposti alla violenza. Non a di interpretazioni: caso. caso, in tutti i movimenti violenti i giovani sono semnon c’è nulla quella secondo cui gli È successo anche con la rivoluzione francese. Il pri- pre in prima fila. attentati che sono avvenuti in Italia da 1969 fino al mo che scrisse un’interpretazione di quell’evento, un A tutto ciò si aggiunge un modo elementare e vio1980 siano stati il frutto di una sorta di orchestrazio- abate gesuita, si inventò l’esistenza di un grande com- lento di pensare alla politica da parte degli italiani, danne, di regia complessiva, e quella che li attribuisce al plotto della massoneria che avrebbe organizzato tut- do enorme importanza alla singola persona. Non a casovrapporsi disordinato di gruppi che hanno agito per to. Una cosa assolutamente ridicola, ma che per decen- so, il nostro è il Paese dove ci sono state figure come Garibaldi e Mussolini, cioè il Paese delle persone-mito. ragioni diverse. Io penso che i fatti di quegli anni deb- ni fu studiata con grande attenzione.
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Ecco, solo tenendo conto di tutti questi fattori, è possibile capire perché una società ricca e sviluppata abbia prodotto, ad un certo punto, tanta violenza.
Prima della strage di Piazza Fontana, nell’estate del 1969, ci furono anche attentati alle linee ferroviarie. In quel caso penso ci sia stato un coinvolgimento dei servizi segreti internazionali. L’Italia, e in generale tutta l’Europa, ha vissuto in quegli anni un periodo di debolezza politica estrema, dovuto da un lato alla sconfitta degli Stati Uniti in Vietnam, dall’altro al processo di “finlandizzazione dell’Europa”. La Finlandia aveva perso la guerra con l’Unione Sovietica nel 1945, ma aveva conservato la sua indipendenza. L’URSS non avrebbe però tollerato un governo conservatore, e impose al Paese una guida social-democratica. La Finlandia doveva essere un “buon vicino” non solo dal punto di vista politico, ma anche commerciale. Inoltre, in quegli anni, l’Europa subì la minaccia missilistica sovietica. Non avendo alcun armamento nucleare, il vecchio continente puntò su una risposta degli Stati Uniti che, però, non fu immediata, visto l’andamento della guerra in Vietnam. A tutto ciò si aggiunsero i servizi segreti cecoslovacchi, che cercarono di contattare le Brigate Rosse, e la questione israelo-palestinese. L’Italia era una base logistica fondamentale per i palestinesi, e questo non piaceva agli israeliani. Il nostro Paese si trovò quindi nel mezzo di tale scontro. È in questo scenario che si collocano gli attentati ai treni che, se non sono stati rivendicati, è perché non ce ne era bisogno. Come dire: “chi doveva capire, capì”. Non era necessario un comunicato all’opinione pubblica, come ad esempio facevano le Brigate rosse. Perché l’Italia avrebbe appoggiato i palestinesi? Per non avere attentati, paradossalmente. Questo però non poteva lasciare indifferenti gli israeliani. Storicamente, l’amicizia del nostro Paese con il mondo arabo, era iniziata quando Enrico Mattei, presidente dell’Eni, finanziò la rivoluzione algerina contro la Francia per avere petrolio dai Paesi arabi.
Arriviamo ai giorni nostri. Dopo i pacchi bomba alla Bocconi e al Centro identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo, esplosi lo scorso dicembre, si è parlato di un “ritorno” degli anni di piombo. Si dice che siano stati gli anarchici, ma secondo me si tratta semplicemente dell’azione di gruppi appartenenti a frange folli, presenti in tutte le società. Sono gesti che non hanno alcun valore politico.
Gli anni Settanta hanno cambiato l’approccio degli italiani alla politica? Probabilmente hanno determinato il rifiuto della violenza la quale, in una democrazia come l’Italia, non ha prodotto grandi mutamenti politici. L’uccisione di Aldo Moro, per esempio, impressionò molto l’opinione pubblica ma, di fatto, non servì alle Brigate rosse a raggiungere i loro obiettivi. Fu un omicidio e basta. Se i sequestratori lo avessero liberato, Moro sarebbe diventato una mina vagante, esattamente ciò che sarebLa violenza be servito loro. Con di quegli anni tutte le lettere che aveva scritto avrebbe non ha creato sconvolto il quadro politico. Uccidendodei grandi lo, le Br hanno cancellato ogni possibicambiamenti le trattativa con lo politici Stato, creando rifiuto nell’opinione pubblica. Per questo la loro azione è semplicemente primitivismo politico.
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PAGINA A CURA DI LAURA CORSI, LORENZO MATERAZZINI, MARIA GRAZIA LOMBARDI
Un click, 300 euro e ti dopi SPORT
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GENNAIO
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Uno spacciatore contattato sul web vende e prescrive farmaci a distanza: «Ti farò un programma con giorni e mg stabiliti»
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Comprare sostanze illecite su internet è un gioco da ragazzi. Molti portali offrono ogni tipo di prodotto: dagli steroidi al viagra
asta una semplice ricerca su google. Immes- re garantisce che tutto proviene «da se alcune parole-chiave (anabolizzanti, ste- Spagna, Portogallo e dalle farroidi e così via), spunta una serie stermina- macie, in scatola e originale». ta di siti dal contenuto esplicito. «Benvenuti in steroid- Molti dei prodotti nella lista center.com! Spedizioni dalla Tailandia. Ordine mini- sono venduti in Italia, ma mo: 250 dollari (circa 180 euro, ndr)». Si paga trami- solo a persone malate e te il circuito Western Union, che però applica com- dietro prescrizione memissioni piuttosto alte sul trasferimento di denaro dica. Invece, alcuni dei farmaci proposti, co(anche fino al 15%). Allora è meglio andare su bellezzaedieta.com, com- me il Winstrol Depot, pletamente in lingua non è nemmeno comitaliana, ma possedu- mercializzato da noi. I In to dalla americanlife- prezzi proposti sono style.com, società più alti rispetto al mer3 giorni che opera negli Stati cato legale, ma non di Uniti, dove le leggi molto. lavorativi Dopo aver manifesu farmaci e doping stato la nostra totale sono molto più perriceverai missive che in Euro- ignoranza rispetto al tepa. Qui si può paga- ma, il mediatore si imla roba re tutto con la carta provvisa medico e fa una di credito: servizio rapido e nessun costo aggiuntivo. prescrizione al volo: Ma bisogna attendere una ventina di giorni per la spe- «Per cominciare ti basta dizione. Il menù è tra i più vari: prodotti dimagranti, un multidose di Deca, stimolanti sessuali, steroidi, integratori per il body- Boldone e Sustanon. Il building, medicinali per l’allungamento del pene dal tuo preventivo amnome inequivocabile («Alzare, Extent, Virility») che monta a 310€ + 30€ di promettono un miracoloso guadagno di dimensioni spedizione. Ricevi in 3 giorni lavorativi. Ti «fino a sette centimetri e mezzo». Ma c’è di più. Avete qualche timore sulla spedizio- farò un programma ne di sostanze illegali dall’estero? Non volete passare nel mezzo delle forche caudine della dogana? Non c’è problema. Se approfondite la ricerca, trovate qualche spacciatore all’avanguardia che promette la vendita di «steroidi e anabolizzanti dall’Italia». Lascia il suo indirizzo di posta elettronica qua e là per la rete in modo da farsi contattare, così gli scriviamo una email fingendo un nostro interessamento. Passano appena undici minuti e arriva una risposta rapidissima. «Ciao: eccoti la mia list price», esordisce l’email. Più giù un elenco di ventisette prodotti vietati, A SINISTRA: UNA LISTA DI SOSTANZE ILLECITE CHE È STATA PROPOSTA DOPO UN NOSTRO FINTO INTERESSAMENTO con tanto di prezzo A DESTRA: LA PUBBLICITÀ DI UN SITO CHE PROMETTE MIRACOLI PER ACCRESCERE LA MASSA MUSCOLARE accanto. Il vendito-
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CRESCE
IL NUMERO DEI DOPATI
NEGLI SPORT AMATORIALI, ANCHE
GRAZIE ALLA FACILITÀ CON CUI SI PROCURANO SOSTANZE SUL WEB
In quale modo contrastate il commercio di sostanze illegali che pullula su internet? Il controllo sulla rete non può essere totale per una serie di ragioni. Intanto perché su internet esistono di milioni di siti e miliardi di pagine all’interno dei siti. E poi perché il web non ha confini, né geografici né statuali.
con gior ni e mg stabiliti. Stai tranquillo che comunque sono sostanze pulite. Finito il ciclo ti farò assumere dei farmaci che riequilibrano il tutto». Il nostro spacciatore-medico-preparatore non avrà più risposte da noi. Ma quanti sono quelli che realmente cascano nella sua rete, non lo sapremo mai.
Quando la farmacia è in veterinaria
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ANTONIO DI BARTOLOMEO
Il mondo dei prodotti illegali per i cavalli: più di 150 casi l’anno. Anche i caratteristici palii coinvolti posti. Oltre 150 i casi di doping scoperti ogni anno. Le sostanze agiscono sul sistema nervoso dell’animale ed eliminano la sensazione del dolore: «I farmaci utilizzati sono più o meno gli stessi che per l’uomo – spiega la dottoressa Della Rocca, del Dipartimento di analisi clinica veterinaria dell’ Università di Perugia -. Sono eccitanti o mascheranti, ma di solito vengono utilizzate sostanze che nascondono malattie scheletrico-muscolari dell’animale. Il cavallo riesce a correre e magari anche a vincere, ma le sue condizioni sono in realtà
precarie: muscoli e tendini subiscono danni irreparabili, a causa soprattutto del-
la produzione eccessiva di acido lattico. Dopo poco tempo l’animale passa allo stato vegetativo, perché i muscoli non reagiscono più». Anche i caratteristici palii, divenuti mete di turismo e feste patronali dell’intera cittadina, non sono sfuggiti a questo. Di recente, infatti, la tradizionale Corsa dell’ Anello di Narni, in provincia di Terni, che dal 1371 mette in competizione le varie contrade della cittadina umbra in onore del Santo Patrono del paese, San Giovenale, è stata teatro di un caso di doping. Il cavallo del terziere di Santa Maria nel giugno scorso vinse la gara, ma le analisi successive riscontrarono la presenza di sostanze dopanti. «Si trovarono tracce di una sostanza illecita nel sangue del cavallo – ha detto Carlo Tosti, responsabile dell’ Ente Corsa dell’Anello – probabilmente derivata dall’utilizzo di un antidolorifico. Il titolo naturalmente è stato revocato e consegnato alla scuderia arrivata secon-
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abrina Castelluzzo è vice questore aggiunto presso la sezione operativa della polizia postale e delle telecomunicazioni. Le sue volanti non sono le storiche Romeo Alfetta. Il suo terreno di operazione è il multiforme mondo della rete.
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nabolizzanti, acidi grassi, sedativi, antidolorifici e addirittura cocaina. Somministrati per sonda, singolarmente o in un cocktail che nel gergo candido dell’ ambiente viene chiamato milk shake, beverone micidiale che con il frullato di latte, ovviamente, non ha nulla a che vedere. È così che si drogano anche i cavalli, è così che nell’ ippica si cambiano le regole del gioco. Un fenomeno odioso e perverso che colpisce l’ animale innocente per mano dell’ uomo cattivo, pronto a far prevalere le esigenze di vittoria e di guadagno al di sopra di ogni regola, di ogni tutela per la salute del cavallo e di ogni morale sportiva. Poco importa della salute dell’animale, tanto un altro è subito pronto a prenderne il posto. Un tempo queste pratiche riguardavano esclusivamente l’ambiente delle corse illegali, ma oggi si sta affermando anche nelle gare ufficiali e professionistiche, creando un giro d’affari di milioni di euro. Ogni anno fra trotto e galoppo sono oltre 3.500 le gare disputate. Venticinquemila i prelievi e i controlli effettuati sui cavalli che si classificano ai primi tre
«Oscurare i siti è del tutto inutile»
da (il terziere Mezule, ndr), come il regolamento della gara prevede per casi come questi». La situazione, però, non è stata subito chiara: «Le analisi che abbiamo effettuato – continua Tosti – a Parigi e a Milano, hanno riscontrato la I muscoli presenza di una molecola degli dopante, ma talmente picanimali cola che poteva risultare ansubiscono che irrilevante. danni E comunque, è riconducile enormi ad antidolorifici che non sono vietati. Probabilmente il medicinale è stato somministrato in tempi non sospetti e il cavallo non è riuscito a smaltire per tempo la sostanza. La scuderia e il fantino non hanno fatto alcuna ammissione di responsabilità e non riuscivano a spiegarsi come possa essere successo. Anche per questo non sono stati squalificati per un anno, come invece il regolamento prevede».
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GIUSEPPE LISI
Come operate quando LO SCUDETTO DELLA POLIZIA trovate un sito dove DELLE COMUNICAZIONI vengono vendute sostanze proibite in Italia? Va detto che un sito di questo genere non viene registrato in Italia. I server che li ospitano si trovano in giro per il mondo e solo il Paese che ha la sovranità su quel server può chiuderlo. Noi possiamo solo oscurarlo agli utenti italiani, ma è un’operazione che ha un effetto limitato nel tempo. Perciò quando incappiamo in siti che propongono sostanze dopanti o stupefacenti, noi informiamo il dipartimento compente della polizia, che si occuperà esso stesso di contrastare l’importazione, lo spaccio e l’uso di prodotti illegali. È questo il nostro obiettivo finale. Dove si trovano i server nei quali vanno più volentieri a rifugiarsi i cyber-criminali? I Paesi più ambiti stanno fuori dall’Unione Europea. In passato, soprattutto i pedopornografi si rifugiavano in server russi. Oggi molti registrano i siti in Africa. Ovviamente i posti preferiti sono quelli che più difficilmente, per un motivo o per un altro, rispondono alle nostre richieste di collaborazione. Non mi sorprenderei se ora ci fosse una corsa ad accaparrarsi siti sui server di Haiti, un Paese che ha ben altre preoccupazioni al momento. A.D.B.
Quattro Colonne SGRT Notizie
Periodico del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Agg.to di Giornalismo Radiotelevisivo
Presidente: Innocenzo Cruciani Coordinatori didattici: Nunzio Bassi Dario Biocca Numero 1 - Anno XIX Direttore responsabile: Antonio Socci Redazione degli allievi della Scuola a cura di Sandro Petrollini Registrazione al Tribunale di Perugia N. 7/93 del marzo 1993. Segreteria: Villa Bonucci 06077 Ponte Felcino (PG) Tel. 075/5911211 Fax. 075/5911232 e-mail: sgrtv@sgrtv.it http://www.sgrtv.it
Spedizione in a.p. art.2 comma 20/c legge 662/96 Filiale di Perugia
Chiara, ragazza in pedana
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Scuola, amici, determinazione e tanto lavoro in sala scherma perché “senza allenamento non si va da nessuna parte”
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Giovane promessa del Club Scherma Foligno, classe ‘92, in gara a Roma con una speranza:qualificarsi per la Coppa del Mondo
campioni a volte sembrano uscire fuori dal no la stessa costanza, eppure Chiara va avanti: nulla, improvvisamente arrivano alla ribal- «non lo sento come un peso, ormai è un’abita e il grande pubblico li applaude. Ma la tudine. Studio prima, alle cinque e mezza stacstrada per il successo è lunga e può iniziare a co e vado a scherma». È di essere una ragazza otto anni, quando ti mettono tra le mani un fio- normale: ogni girono sui banchi al liceo scienretto e poi ti ritrovi a diciassette ad aver vinto tifico, la passione per il disegno, il piacere di staun torneo di livello internazionale. A Chiara re con gli amici, i progetti per il futuro come Micheli è successo così, un po’ per caso un po’ per passione di famiglia. «Sono una figlia d’arte in un certo senso. Mio padre faceva scherma e anche mio fratello maggiore. Mi hanno quasi spinto a forza, poi…. Diciamo buon sangue non mente ». La sua arma è la spada, la stessa delle campionesse della nazionale Bianca Del Carretto, Nathalie Moellhausen, Francesca Quondamcarlo e Cristina Cascioli, oro ai campionati del mondo in Turchia, ad Antalya. Anche lei però, come la maggior parte dei piccoli schermitori, aveva cominCHIARA MICHELI, A SINISTRA, PRIMA ciato con il fioretto. Con il CLASSIFICATA DELLA SECONDA PROVA tempo è cresciuta e le sue REGIONALE OPEN NEL MARZO 2009 capacità non sono sfuggite all’occhio esperto del suo istruttore: «facevo sia le gare di fioretto sia l’iscrizione alquelle di spada, poi i risultati migliori sono ve- l’università, si nuti dalla spada e viste anche le caratteristiche era già classififisiche, sono abbastanza alta, ho lasciato per- cata quinta nel dere il fioretto del tutto». Campionato Non c’è solo altezza o un fisico longilineo die- Italiano Cadettro una vittoria o un buon piazzamento, serve ti di Spada anche concentrazione, lucidità. «Ci vuole tan- Femminile, dal ta freddezza, tanta grinta, – spiega Chiara, che gennaio 2009 è aggiunge con un pizzico di sincera concretez- atleta di Inteza – poi tanto allenamento, perché senza non resse Federale arrivi da nessuna parte». E lei si allena, tutti i e negli ultimi giorni «due ore cinque giorni alla settimana». due anni è stata convocata agli allenamenti colTanti altri ragazzi, alla sua stessa età, non han- legiali della Squadra nazionale Under 20 di Spa-
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da femminile. E poi le gareil momento in cui tutto il avoro e la tensione di mesi entra in gioco: dodicesima al Torneo Internazionale Spada Femminile Coppa del Mondo Under 20 di Bratislava, nona alla 2° prova Campionato Italiano Giovani, dodicesima al Campionato Italiano Giovani, settima nella gara di Coppa del Mondo Under 20 a Lignano Sabbiadoro, sesta nella prima prova open Nazionale a Ravenna. Infine la vittoria più bella e più difficile, il Torneo Internazionale Spada Femminile di Fucecchio nella Cadetti. La più bella perché «ero arrivata sempre a un passo dal piazzarmi bene», la più difficile perché «la prima dopo la morte del mio maestro, ci è voluta una forza d’animo pazzesca. Era veramente un grande e gli devo praticamente tutto». Chiara si allenava da quando aveva otto anni con Carlo Carnevali, commissario tecnico della spada azzurra, morto improvvisamente a cinquantadue anni il 31 dicembre 2008. Il commissario tecnico narnese seguiva gli spadisti della nazionale maschile e femminile dal 2002 e con lui Matteo Tagliariol ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino. A guidare Chiara adesso c’è Daniele Pantoni, maestro federale, con lui Chiara si sta concentrando sul prossimo passo: il Trofeo città di Roma, il 5 e 6 febbario, prova valida per selezionarsi per la Coppa del Mondo. VALERIA RADICONCINI
Scherma? Perché no!
Provare dai sei anni e scoprirsi appassionati
Una tradizione che dal tredicesimo secolo arriva ai nostri giorni passando per la nascita della Federazione Schermistica italiana, nel 1909. All’inizio era una disciplina esclusivamente maschile, dal 1928 le schermitrici italiane sono salite in pedana e il primo oro olimpico femminile fu vinto a Helsinki da Irene Camber nel 1952. Una disciplina completa, che può essere praticata a partire dai 6-8 anni. «Fino ai dieci anni vengono sviluppate molto le competenze trasversali- spiega Jonathan Volpi, istruttore nazionale del Club Scherma Foligno – in particolare coordinazione, equilibrio, capacità di concentrazione. Dopo gli undici si sviluppano l’elasticità, la resistenza e si insegna a capire meglio quando è il momento dell’azione» I bambini iniziano tutti con il fioretto, poi vengono indirizzati in base alle loro preferenze e capacità, possono proseguire con il fioretto e provare la spada o la sciabola, praticando per un certo periodo due armi. Una crescita sportiva che porta l’atleta schermistico a maturare intorno ai dodici o tredici anni. LE ARMI Fioretto - Il bersaglio valido è il busto e può essere colpito solo di punta. È un’arma convenzionale, ossia regolata da convenzioni che stabiliscono come attribuire il punto negli incontri, detti assalti. Deve il suo nome al piccolo bottone a forma di fiore che si applicava sulla punta della lama in allenamento, per evitare di ferirsi. Con nla sciabola è disciplina olimpica sin dal 1896 La sciabola lo è dal 1900
Sciabola - Il bersaglio valido è l’intera figura dell’atleta dal bacino in su Specialità esclusivamente maschile fino al 1997-98, permette al tiratore di portare la stoccata non solo di punta, ma anche di taglio e controtaglio. Spada - Specialità non convenzionale, ottiene il punto il primo che tocca con la punta dell’arma l’avversario. Il bersaglio valido è tutto il corpo. A questa arma si deve il colore bainco della divisa degli schermidori. Anticamnete i duelli erano combattuti «al primo sangue».: qualsiasi feria dalla quale uscisse del sangue comportava la sconfitta del tiratore, una divisa bianca rendeva più facile individuare le ferite V.R. Antonina Zetova in campo con il figlio
l campionato di quest’anno non è iniziato sotto il migliore degli auspici. Alcuni cambiamenti societari e una compravendita di atlete hanno fatto preoccupare le ragazze della squadra di pallavolo femminile Sirio Despar Perugia, che per qualche mese non hanno nemmeno preso lo stipendio. Si è risolto tutto in tempo per l’inizio del campionato e, alla fine del girone di andata, la Sirio si conferma una squadra vincente. Vince di più della omologa squadra maschile, la Rpa Perugia Volley, che ha già collezionato ben sette sconfitte consecutive dall’inizio del campionato e non è mai riuscita a vincere un titolo nelle altre competizioni, nazionali e internazionali. L’allenatore della Sirio, Emanuele Sbano, non ne fa una questione politica «non saprei dire come funziona negli altri sport, ma credo che la pallavolo sia una disciplina culturalmente femminile. Lo dimostra l’affluenza di pubblico che durante le nostre partite è sempre calorosa rispetto ai matchs della Il coach Emanuele Sbano: «Non è uno Rpa maschile». La Sirio Perugia ha infatti 3 fun club, che contano una trentina di iscritti ciascuno, si definiscono “fedelissimi”, seguono la no in campo dipende anche dal tipo di allenamento che squadra anche in trasferta e biasimano «quelli che al Pa- le sportive fanno prima e durante la gravidanza». EmlaEvangelisti ci vanno solo quando la Sirio è particolar- blematico è il caso di Antonina Zetova, l’opposta bulmente agguerrita, come nell’anno d’oro 2007, quando gara della Sirio, tornata a Perugia a 36 anni, dopo tre c’era Simona Gioli che non sbagliava un solo palleg- di maternità, con tanto di famiglia al seguito. Quest’angio». Simona Gioli ora gioca in Russia, ma a Perugia era no è stata promossa capitano. «Pensavo che non avrei soprannominata “mamma fast” perché ha avuto un fi- mai più giocato in un campionato italiano perché è glio, poco più che ventenne, ma tornò in campo dopo molto competitivo – spiega Zetova - Eppure eccomi. soli sei mesi di maternità, in forma fisica eccezionale. Sono felice di essere tornata. Qui è richiesto il massi«La maternità segna un’interruzione nella vita atletica mo dello sforzo ma ho tutti gli stimoli che mi servodelle ragazze e della squadra – spiega Sbano – il ritor- no. Non avrei voluto spegnermi lentamente in un cam-
- per compensare gli sforzi in eccesso. Non abbiamo problemi di doping e comunque siamo controllatissimi. C’è stato solo un caso l’anno scorso. La schiacciatrice americana Willoughby è stata trovata positiva all’esame, quindi sospesa per 2 anni. Pare prendesse anabolizzanti, ma qui nessuno sapeva niente, è stata una sua scelta». La crisi – «L’estate scorsa sembrava che non saremmo riusciti nemmeno a iscriverci al campionato. Invece dopo 40 anni di gare e vittorie alla fine siamo sempre qui». Lo dice Alfonso Orabona, il presidente della Sirio Perugia e sua memoria storica, visto che segue il club dal 1975. «Per mandare avanti una squadra di serie A come questa ci vogliono almeno 2 milioni di euro l’anno. La crisi purtroppo ha colpito anche noi». Una mole di debiti ha, infatti, scoraggiato l’acquisto della squadra da parte di Andrea Bindocci, l’amministratore delegato delle officine meccaniche Cecconi, che aveva manifestato l’intenzione di sport per maschi, è cultura femminile» acquistare integralmente la società. Una trattativa durata qualche mese, ma l’accorpionato minore. Sono una della vecchia scuola, mi al- do alla fine è saltato. O almeno rinviato a quando i buleno tantissimo». Per una mamma che torna, un’altra chi di bilancio saranno in qualche modo sanati. Il camse ne va: è l’opposta Elisa Togut, che quest’anno ha la- pionato delle 17 atlete della Sirio è partito così lo scorsciato la squadra perché in dolce attesa. so settembre, con il 50% della società in mano al preChampions League nel 2008, Supercoppa italiana, sidente Alfonso Orabona, che avrebbe «volentieri ceScudetto, Coppa Italia e Coppa Cev nel 2007, e di nuo- duto l’incarico a qualcun altro» e l’altra metà divisa tra vo Champions League nel 2006. Una collezione di ti- il padrone storico Carlo Iacone e Andrea Bindocci, toli lunga 40 anni, con una sola retrocessione in serie che ha assunto la carica di Direttore Generale, con A2, nel 1995. Gli allenamenti sono frequenti, ma il do- l’impegno di acquistare l’altro 50% della società quanping sembra essere rimasto fuori dal PalaEvangelisti. do i debiti saranno onorati. «Noi prendiamo i normali integratori – spiega Sbano MARIA GRAZIA LOMBARDI
Le super mamme della Sirio Despar
LA STORIA
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Nella folle casa dell’arte Dalla tela alla lamiera, dal colore alla forma. Carlo Carnevali, artista umbro, si racconta attraverso le sue opere
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«Si può dare un senso anche al modo in cui si dispone un tappeto, si può trovare una funzione a qualsiasi cosa»
osa rende un uomo un artista, cosa rende arte quel che potrebbe essere un semplice scarabocchio? È la vita che si respira guardando la sua opera, l’amore che c’è nel crearla. Se è vero che ogni uomo ha almeno un talento da scoprire, capirlo può deviare il corso degli eventi: una sorta di “sliding doors” che segna il momento in cui tutto cambia. È quel che è successo a Carlo Carnevali che, svestiti i panni del ferrista in sala operatoria, non ha esitato a indossare quelli del pittore. «Sono passati trent’anni e non mi sono mai pentito della scelta che ho preso» confessa mentre racconta il suo modo di vedere, sentire il mondo. Un mondo riflesso nella sua “casa laboratorio” sorvegliata dal silenzio e custodita dalla quiete. Un luogo che racchiude in ogni suo particolare la cura e l’attenzione per il bello. Opere d’arte in giardino, cabine telefoniche trasformate in dimora per gufi di cartapesta, un’acquasantiera all’entrata riempita, però, di sale «per allontanare la sfortuna, almeno così si dice» scherza. «Si può dare un senso anche al modo in cui si dispone un tappeto, si può trovare una funzione a tutto» per questo che Carnevali ama raccogliere qualsiasi oggetto che colpisca la sua attenzione, persino un cartello con qualche errore ortografico scritto da un venditore ambulante. Colleziona stampelle di legno, bastoncini del gelato, bicchieri. Gomme da cancellare, mestoli di legno, chiavi antiche. Tutte queste cose hanno un loro posto preciso, studiato, che trasforma il caotico in armonia. «C’è sempre un oltre, un artista raccoglie da tutto ciò che gli passa davanti, da un diseL’arte gno di un bambino al lavoro di un collega». deve essere Sarà per questo che sulle pareti ci sono vomitata e entrambi: i segni lasciati da altri artisti non mediata che di tanto in tanto ospita e quelli dei figli degli amici che passano a trovarlo. La sua arte raccoglie ogni stimolo esterno: «quando inizio un lavoro non so mai dove mi porterà. L’opera nasce in itinere, non decido mai prima cosa fare. La materia si trasforma in arte attraverso l’inconscio. Tanto che non riesco più a capire quello che faccio, quale materiale caratterizza il mio stile». Sperimentare, ecco l’imperativo categorico di
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Carnevali. Commistione di tecniche è il suo metodo, originalità il risultato che ottiene: «L’arte deve essere vomitata e non mediata. È un divenire continuo», proprio come un bulimico delle emozioni che non riesce a frenare l’istinto della scoperta che viene poi metabolizzata attraverso l’opera d’arte, assumendo forme e colori diverse a seconda degli stimoli ingurgitati. Etichette di vini destinati alla beneficienza, piastrelle in ceramica, lamiere dipinte, tavolette di legno al posto della tela. Interpretare un simile processo creativo diventa arduo e forse impossibile, per questo spesso non ci sono titoli esemplificativi sui
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Gufi, superstizione e cabala ma la morte non fa paura
U
na targa accoglie all’ingresso chi si avventura oltre il cancello della villa di Carlo Carnevali: “Folle volo”. È quasi una dichiarazione programmatica: «È dedicata – spiega il pittore al folle volo di Ulisse, oltre le Colonne d’Ercole, come ne parla Dante nella Divina Commedia». Un volo oltre i confini della conoscenza tradizionale, perché l’arte non può essere altro che provocazione. E come tale deve rompere gli schemi, superare le barriere – spesso psicologiche – imposte dal comune sentire, per vedere oltre, per spingersi più in là. A partire dalla superstizione. Nella villa del folle volo i gufi portano fortuna e l’acquasantiera contiene sale. Prima di entrare è necessario toccare i granelli, per scongiurare la malasorte. Nella parete di fronte un grosso gufo dorato sorveglia il corretto svolgimento del rito apotropaico,
accompagnato da una frase: “gufattento, non gufare”. Fortuna e superstizione sono presenti un po’ ovunque nella casa-museo di Carlo Carnevali, ma non sul tema della morte. Non c’è paura nell’affrontare un argomento troppo spesso visto come tabù. Carlo Carnevali ha la propria bara in corridoio, fra le tele dipinte. L’ha costruita lui stesso, assecondando il proprio stile, senza paure: «il tempo scorre, per me come per tutti. E io sono pronto. Serenamente. Qui dovranno conservare le mie ceneri, una volta cremato». Anche nel giardino la morte viene esorcizzata, resa meno spaventosa e fatta più intima. All’interno di una vecchia cabina telefonica della Telecom trovano posto quattro luminarie da cimitero: «Questa installazione l’ho chiamata ‘verba volant’, perché si parla e si chiacchiera tanto durante la vita, ma alla fine
suoi lavori: «se devo cercare un significato a quel che faccio, mi blocco. Una cosa ti piace o non ti piace, è quasi una questione fisica. A volte mi infastidisco quando c’è qualcuno che vuole per forza dare un senso a un mio lavoro». Piccole stranezze di un uomo che, in tutte le sue manie, incarna la personalità tipica dell’essere artista: apparentemente noncurante di una realtà a cui resta, però, profondamente ancorato. SUSANNA LEMMA
IN ALTO ALCUNE OPERE DI CARLO CARNEVALI SOPRA UN’INSTALLAZIONE DEL GIARDINO DELLA VILLA E UNO SCORCIO DELLO STUDIO. IN BASSO LA SUA BARA E L’INSEGNA DELLA CASA
non rimane nulla e finiamo tutti sottoterra, indistintamente». Il desiderio di fisicità dato dalle collezioni di chiavi e chiodi non stride con la facilità con la quale il pittore umbro veleggia sul tema dell’aldilà. Con un particolare gusto anche per la cabala: il numero 7 e il numero 15 ricorrono spesso nelle sue creazioni e nei suoi discorsi. Il 7, «come numero perfetto; i 7 peccati capitali, i 7 giorni della creazione e
Dalla sala operatoria ai musei internazionali
C
arlo Carnevali nasce a Colombella di Perugia nel 1951. Le sue esperienze artistiche iniziano nei primi anni Settanta quando a Milano durante la leva militare incontra in caserma il pittore Franco Azzinari, «un artista e un uomo raro», stringendo con lui un’amicizia che lo porterà in breve tempo ad interessarsi e ad approfondire lo studio del disegno e delle tecniche pittoriche. Con un diploma da infermiere professionale già in tasca, nel 1980 si iscrive all’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia dove si diploma con una tesi sullo studio dell’arte rupestre del periodo Aurignaziano (30.000 a.C.). In questi anni i suoi Maestri di pittura sono Nuvolo e Gatto, «ma si rivelano determinanti e importanti anche Bruno Corà e Aldo Iori». Negli anni successivi compie una serie di viaggi di studio, che lo portano a conoscere personalmente Antoni Tàpies di cui studierà il lavoro, la tecnica e i materiali (carta, gesso, legno, stoffe, fuliggine). Nel 1987 allestisce alla Rocca Paolina la mostra personale “Tra morfemi e cromie” con testo critico di Bruno Corà. Negli anni successivi espone in Germania, Francia, Spagna, Turchia e Cipro. Conosce l’artista americano Gary Moeller, direttore del dipartimento artistico della Rogers State University di Claremore, in Oklahoma, dove, nel marzo 2001 viene invitato a insegnare e ad esporre le sue opere. Nel Dicembre 2008 è nominato “accademico di merito” dal Consiglio Accademico della Accademia di Belle Arti. Nel gennaio 2009 alla Rocca Paolina allestisce “Dinamismi modulari”: in mostra, oltre alle opere pittoriche, illustrazioni per libri, manifesti, scenografie teatrali e grandi dipinti parietali. Tra gli ultimi progetti, la realizzazione di una camera d’arte per l’hotel Albornoz di Spoleto: 94 stanze ognuna diversa progettata da un artista italiano diverso. In cantiere la collaborazione con l’architetto Gae Aulenti, di una scultura per l’aeroporto Sant’Egidio di Perugia. LAURA SANSAVINI
della settimana» e il 15, collegato invece alle tavolette con cui giocava (e giocavamo) da piccoli con 15 tessere numerate, da mettere in ordine crescente nei 16 spazi disponibili, forma che ricorre anche in molti suoi quadri. ALESSANDRO GAMBERI