H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
• Drift Boat Fishing in the Mongolian Wilderness • Swedish Pikeland • The Canyon of Kamacnik • Early Angling Pioneers in Belize
• A pesca con Raimonda • Interview: Massimo Tirocchi • Jurassic Lake: interview to Luciano Alba
CHATBOX
COLLECTOR’S PAGES
• Arte nella pesca: Thomas Weiergang • Storia del mulinello Hardy Lightweight
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
VIAGGI
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www.francovivarelli.com
SOMMARIO
www.h2omagazine.it
F I S H I N G
T R A V E L L I N G
VIAGGI 18 Drift Boat Fishing in the Mongolian Wilderness 34 Swedish Pikeland 70 The Canyon of Kamacnik 78 Early Angling Pioneers in Belize CHATBOX 6 A pesca con Raimonda 46 Interview: Massimo Tirocchi 54 Jurassic Lake: interview to Luciano Alba COLLECTOR’S PAGES 30 L’arte nella pesca: Thomas Weiergang 64 Storia del mulinello Hardy Lightweight
• Drift Boat Fishing in the Mongolian Wilderness • Swedish Pikeland • The Canyon of Kamacnik • Early Angling Pioneers in Belize
Hardy Shadow L’ÉQUILIBRE PARFAIT
CHATBOX
• A pesca con Raimonda • Interview: Massimo Tirocchi • Jurassic Lake: interview to Luciano Alba COLLECTOR’S PAGES
Anno IX - Numero 2 Estate 2016
H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
• Arte nella pesca: Thomas Weiergang • Storia del mulinello Hardy Lightweight
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
SOMMARIO VIAGGI
www.hardyfishing.com
In copertina foto di Jim Klug
Giorgio Cavatorti Direttore Editoriale
Pescare... Viaggiando
H2O anno IX Giugno 2016 Direttore Responsabile Sara Ballotta Direttore Editoriale Giorgio Cavatorti Vice Direttore Dante Iotti Caporedattore Emilio Arbizzi Redazione Giorgio Cavatorti Via Verdi,30 42027 Montecchio Emilia (RE) e-mail: info@cavatortigiorgio.it Hanno collaborato a questo numero: Michele Bianchini, Riccardo De Stabile, Jim Klug, Rasmus Ovesen, Aleksandar Vrtaric, Thomas Weiergang Art Director Giuditta Soavi giuditta.soavi@gmail.com Collaborazione Grafica Omar Gade Stampa: “Tipografia Bertani” Cavriago (RE) Responsabile viaggi di pesca Stefano Bellei Fotografi di Redazione: Marco Agoletti, Alessandro Seletti Traduzioni: Rossella Catellani, Elisabetta Longhi Autorizzazione Tribunale di Bologna n°8157 del 01/02/2011 Poste Italiane spa- Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - aut. Roc N°20825 del 10/03/2011 - DCB Bologna Una copia € 7,00 Arretrato € 10,00 Copyright © 2008 Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Redazione. Fotografie e manoscritti non richiesti non vengono restituiti. Per qualsiasi informazione inerente i viaggi trattati nel magazine, vi invitiamo a contattare la Redazione.
Numero estivo denso di contenuti interessanti. Apriamo con alcuni scatti fotografici sulla splendida vallata del Sesia e con una spedizione di prim’ordine in Mongolia con Rasmus Ovesen. Segue un bel pezzo di Michele Bianchini sulla Lapponia svedese in compagnia del grande trapper Sonny e subito dopo Aleksandar Vrtaric ci racconta di un torrente poco conosciuto in Croazia. Proseguiamo con un’ intervista al Rodmaker di alto livello Massimo Tirocchi e poi parliamo d’arte nella pesca con Thomas Weiergang. Ammiriamo le splendide fotografie del Belize di Jim Klug della Yellow Dog Adventure ricordandoci anche del suo splendido libro sulla pesca in Belize pubblicato da poco. Chiudiamo il numero con un’ intervista all’amico Luciano Alba, titolare del famoso Lodge “Estancia Laguna Verde” in Patagonia Argentina sul Jurassic Lake. Siamo da poco ritornati da questo luogo magico, dove ottimo cibo e trote giganti hanno reso il nostro viaggio unico e assolutamente da ripetere. Giorgio Cavatorti
This summer issue is dense of interesting contents. We open with a few shots of the majestic valley of Sesia and a first-class expedition to Mongolia with Rasmus Ovesen. A nice article by Michele Bianchini on Swedish Lapland with the great trapper Sonny will follow and then Aleksandar Vrtaric tells of a little-known river in Croatia. We continue with an interview to the famous rodmaker Massimo Tirocchi and then we talk about art in fishing with Thomas Weiergang. We admire the beautiful photographs of Belize by Jim Klug of Yellow Dog Adventure and we also remind of his wonderful book on fishing in Belize recently published.We close the issue with an interview to Luciano Alba, owner of the famous Lodge "Estancia Laguna Verde" in Argentinian Patagonia on the Jurassic Lake. We have just come back from this magical place, where great food and giant trout made our trip unique and absolutely to be repeated. Giorgio Cavatorti
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A pescA con
a d n o m i a R
di Giorgio Cavatorti
Io e Raimonda ci eravamo già sentiti più volte al telefono e via mail, in passato aveva scritto anche qualche articolo per questa rivista, ma non ci eravamo ancora conosciuti personalmente. Alcune fotografie da scattare in Valsesia con Dante e un invito accettato all’ultimo momento da Raimonda Lanza di Trabia hanno creato l’occasione. Avevo
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già letto il suo bellissimo libro “Mi toccherà Ballare”, il racconto della vita avventurosa ed eccentrica di suo padre, il principe Raimondo di Trabia, quindi ero in parte preparato all’incontro. Raimonda pesca a mosca da molti anni, ha lanciato le sue mosche in quasi tutti i fiumi più famosi del mondo, dal Yokanga sulla penisola di Cola al Rio Grande
in Argentina, dall’ Irlanda al Sustut in British Columbia e ha pescato nelle migliori pools del fiume Cascapedia in compagnia di Stan Bogdam. La lista dei luoghi e delle diverse esperienze di pesca sarebbe infinita, quindi mi fermo qui. Accompagnati da Mojo, il cane di Raimonda, un bellissimo Shiba Inu che la segue ovunque, fedele e
Raimonda and I had already been in touch several times over the phone and via email. She has even written some articles for this magazine in the past, but we had never got to know each other personally. A photo shoot in Valsesia with Dante and an invitation accepted at the very last moment by Raimonda Lanza di Trabia created the right occasion. I
had already read her beautiful book “I’ll have to dance”, telling the adventurous and eccentric life of her father, prince Raimondo di Trabia, so I was quite prepared for the meeting. Raimonda has fly-fished for many years and has cast her flies in almost all well-known rivers in the world, from the Yokanga River on the Kola peninsula to the Rio Grande in
Argentina, from Ireland to the Sustut river in British Columbia, and she has fished the best pools of the Cascapedia River together with Stan Bogdam. As the list of places and different fishing experiences would be endless, let's move on for now. Accompanied by Raimonda’s dog Mojo, a beautiful Shiba Inu that faithfully and carefully follows her everywhere she
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discreto e che anche per noi è stato un piacevole compagno di viaggio, raggiungiamo il Parco Naturale Alta Valsesia che si estende tra i 900 e i 4559 metri di quota ed è quindi, ad oggi, l'area protetta più alta d'Europa. Il suo territorio, racchiuso alla testata delle valli Sermenza, Landwasser, d'Egua e Mastallone, riassume tutti gli ambienti
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delle Alpi piemontesi: ghiacciai e morene, praterie d'altitudine e zone arbustive popolate da ginepri e rododendri, boschi di larici e abeti. Qui è possibile incontrare stambecchi, camosci e caprioli, volpi, scoiattoli, martore, marmotte ed ermellini e soprattutto l'aquila reale che fanno del Parco il punto di riferimento alpino di
eccellenza per il turismo naturalistico. Molti sono i segni antichissimi della presenza umana e delle culture che si sono evolute, primo tra tutti il popolo Walser che colonizzò i territori attorno al Monte Rosa. Le possibilità di fruizione al Parco sono molteplici, grazie alla fitta rete di sentieri segnalati e alla presenza di rifugi.
goes and a pleasant travel companion for us, we reached the Upper Valsesia Natural Park, which extends between an altitude of 900 and 4559 meters and is therefore the highest protected area in Europe. Its territory encompasses the heads of the Sermenza, Landwasser, Egua and Mastallone valleys and condenses all of the environments of the Piedmont’s
Alps: glaciers and moraines, high grasslands and shrubby areas populated with junipers and rhododendrons, forests of larches and firs. You can come across ibexes, chamois and roe deer, foxes, squirrels, martens, marmots and ermines and, above all, the golden eagle, which make the Park the excellent alpine point of reference for naturalistic
tourism. There are many signs of human presence and ancient cultures that have evolved, first of all the Walser people that colonized the territory around Monte Rosa. The possibilities are numerous, thanks to the network of marked trails and the presence of many shelters. On our first day we fished in the “Gavala� reserve on the Sesia River, which has been
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Il primo giorno abbiamo pescato nella riserva “Gavala” sul fiume Sesia, che l’amico Silvano gestisce egregiamente da alcuni anni, dimostrando a tutti che un fiume amministrato in modo intelligente crea marginalità e indotto turistico sul territorio. Riserva ottima con bei pesci di qualità in un bell’ambiente, ….un grande lavoro quello di Silvano!
I bei colori autunnali hanno fatto da sfondo ad una splendida giornata, tra i racconti di pesca di Raimonda e le ottime trote. La sera, una sorpresa inaspettata per queste vallate: l’Hotel Laida Weg, (www. laidaweghotel.com) di Rima San Giuseppe. Immerso in un bellissimo anfiteatro montano dominato dal monte Tagliaferro (2.964 m) e dalla
cascata di Marànc, Rima è il paese più alto della Valsesia e l’ultimo della Val Sermenza, una valle laterale che prende il nome dal torrente. Dal punto di vista architettonico l’hotel è legato al genius loci Walser di Rima e di queste valli, la cui storia rappresenta un’autentica scoperta per chi si spinge fino a queste quote. La cucina è superba, tanto da
successfully run for a couple of years now by our friend Silvano, thus proving that a properly managed river creates profit margins and tourist satellite activities on the territory. It is an excellent reserve with high quality fish in a beautiful environment ‌Silvano surely did a great job. The nice fall colors provide the background setting for a wonderful
day spent between Raimonda’s fishing tales and excellent trout. In the evening, there was an unexpected surprise among these valleys: Hotel Laida Weg (www.laidaweghotel.com) in Rima San Giuseppe. Immersed in a beautiful mountainous amphitheater overlooked by Mount Tagliaferro (2.964 m) and by the Marà nc Falls, Rima is the highest
village in Valsesia and the last one in Sermenza Valley, a lateral valley which takes its name from the stream. From the architectural point of view, the hotel is linked with the Walser genius loci of Rima and of these valleys, whose history represents a real discovery for whoever comes up here. The food is so exquisite that even Dante was bewildered (those
lasciare stupefatto anche Dante (chi lo conosce sa di cosa parlo). La struttura è caratterizzata da un pub dove si possono degustare ben 400 etichette di whisky diverse, oltre ad una Guinness originale irlandese. L’albergo è un punto di appoggio ideale per scoprire l’Alta Valsesia e il suo Parco Naturale,
per fare sport e degustare i prodotti alimentari del territorio. L’occasione del pernottamento ci ha dato la possibilità di pescare il giorno successivo in una riserva di pesca dell’Associazione Carcoforo Rimasco in compagnia del Guardiapesca Stefano, estremamente gentile e disponibile, il quale ha passato
la giornata con noi facendoci da guida. Ecco come la buona gestione di un fiume e un’eccellente accomodation insieme possono trasformare questa zona in una meta di pesca internazionale molto interessante per turisti stranieri che amano il buon cibo italiano e trote di qualità.
who know him know what I mean). In the building there is a pub where you can taste as many as 400 different whisky labels, in addition to an original Irish Guinness. The hotel is the ideal starting point to discover the Upper Valsesia and its Natural Park, to practice sport and
taste local food products. The following day we've had the chance to fish a reserve managed by the Carcoforo Rimasco Association together with the gamekeeper Stefano, who was extremely kind and helpful and spent the day with us as a guide. Now, that's how
good river management together with an excellent accommodation can turn this region into an international fishing destination which is very interesting for foreign tourists fond of good Italian food and high quality trout.
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BUFFÂŽ is a registered trademark property of Original Buff, S.A. (Spain)
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Fly Fishing for Taimen:
Drift Boat Fishing in the Mongolian Wilderness The barren and weather-beaten country, Mongolia, is home to some of the world’s most exciting trout rivers. In the following, Rasmus Ovesen takes you to the Hövsgöl region in search of the elusive taimen. BY RASMUS OVESEN - PHOTOS: RASMUS OVESEN, ANDERS OVESEN AND MARCELO DUFFLOCQ I WAS 25 YEARS into my disreputable fly fishing career before I managed to haul my butt over to one of Mongolia’s fabled rivers and live out my most persistent childhood dream. However, it wouldn’t take me very long to find my way back there again!
About half a year after my first visit in Mongolia – a visit that made an ineradicable impression on me, I find myself on the shore of yet another enticingly beautiful river in the middle of the overwhelmingly vast Mongolian wilderness. The river – which is managed by the expert guiding agency Fish Mongolia – meanders through the Hövsgöl region close to the Russian border, and in its chilly waters lurks the very same fish that has nourished my dreams all these years; the unpredictable and ferocious taimen. The journey to the river is an arduous affair with transfers in Moscow and Ulaanbaatar followed by an 8-hour drive from the regional airport in Mörön. Via winding, dusty and rudimentary arteries we’re led deeper into the wilderness and closer to the river. And along the way, we experience a Mongolia unaltered by time – a fragile and long-forgotten place where local nomads live as their ancestors did and where the fight for their daily bread is an actual fight; a stubborn defiance of the elements. As we wake up the next morning, the real adventure is about to begin! Less than an hour after my brother and I climb aboard our guide Mark Portman’s manoeuvrable NRS drift boat, I suddenly have a thunderous take. We have rounded a couple of the river’s razor-sharp bends, and we now find ourselves on a relatively slow-flowing stretch of the river – a stretch with moderate depths only a few kilometres downstream from the makeshift camp where we’ve spent the night. It is as if I get snatched away from a dream as the bulky RPO Craft Streamer disappears in a big swirl downstream. The line suddenly becomes taut, and the first deep convulsions permeating into the rod handle send immediate shivers down my spine. This is undoubtedly a big fish! The carbon fibres in my strained fly rod sing as the guide tries to strategically place the boat for the ensuing fight. The fish, which was holding at the end of a long, deep run, clings to the bottom. For now, it limits itself to wrenching and wringing at the unexplainable pull from above. It isn’t until I lean back in an attempt to lift the fish from the bottom that it becomes severely agitated and ill tempered. It starts to thrash about in the gin-clear water, and all of a sudden it breaches the surface and thrusts itself partially free of the water. Now, all doubts have been removed. This is truly a massive fish, and the three of us in the boat now find ourselves challenged to control our fraying nerves. THE FISH SPIRALS INTO THE DEEP AGAIN and now lurks in the shadow of the boat. Meanwhile, Mark rows the boat closer to the shore. Along the way I do my very best to maintain solid pressure on the fish, and to my surprise it comes along cooperatively. It isn’t until the fish suddenly finds itself in alarmingly shallow water that it becomes alert and starts to fight back. But at this point it’s already too late. The boat is anchored and Mark and I have jumped into the water – me with a dangerously arched fly rod in a firm grip, and Mark with a spacious landing net perched over his shoulders. It’s now or never! The massive fish is within reach and with a bit of luck it could all be over
soon. Please, nothing must go wrong now! The fish prepares to head for deeper water. It flaps its massive orange-red tail, but before it manages to really take off, I keel it over with a side pressure so relentless, that it makes the leader quiver and sing. In that same instant, Mark shoots the net under the fish, and it’s all over. One of the river’s old giants is now embraced by the cobweb-like mesh of the landing net – and as it lies there in the shallows, I kneel down beside it in total amazement and admiration. The fish is nothing short of massive. It measures a staggering 125cm and must weigh more than 20 kilos – because I truly struggle to even lift it out of the water for a couple of quick pictures. As I submerge the elegant and robust lead-grey and olive-green fish into the water, it immediately breaks free and disappears in the transparent veil of the water – just like a liquid being diluted and absorbed in another liquid. Afterward, scenes of unrestrained joy and exultation play out on the riverbank. IT ISN’T UNTIL we get back into the boat and continue where we left off that I completely understand what has just happened.
I have landed a dream-trout of more than 20 kilos on a singlehanded fly rod, and downstream await countless more pools, deep bends, lies, and falls – all of them carved into a terrain so enthrallingly beautiful that it almost hurts. We have six days of fishing ahead of us – in one of Mongolia’s best taimen rivers, and for once I can just relax and calmly enjoy the roller-coaster ride downstream. SEVEN DAYS LATER I look back on a trip with close to 40 landed taimen, many of them caught on mouse imitations fished intermittently across the river’s flimsy surface. We have sight-fished for full-grown taimen in shallow water, we have experienced spectacular and explosive takes on the surface, we have seen and been in contact with an additional couple of giants, and we have fumbled and failed – without really being bothered or irritated by it. Now and then, we have also found the time to crack out the light fly gear. Because even though the taimen are the river’s real attraction, it also offers exhilarating fly fishing for lenok and grayling. These fish might very well find themselves at the bottom of the food chain, but their reason for being isn’t simply contingent on the fact that they provide the taimen with a solid source of food. They rise willingly and
La Mongolia, un paese brullo ed esposto alle intemperie, è la patria di alcuni dei fiumi di trote più entusiasmanti al mondo. Qui di seguito Rasmus Ovesen vi porta nella regione di Hövsgöl in cerca dello sfuggente taimen. Dopo 25 ANNI di carriera come pescatore a mosca sono finalmente riuscito ad andare in uno di quei mitici fiumi della Mongolia che sognavo costantemente da piccolo. E comunque, non ci ho messo molto a tornarci ancora! Circa sei mesi dopo il mio primo viaggio in Mongolia – un viaggio che mi ha lasciato un ricordo indelebile – mi ritrovo sulla sponda di un fiume di una bellezza seducente nel bel mezzo delle sterminate lande desolate della Mongolia. Il
sfida contro gli elementi. Quando ci svegliamo il mattino, sta per cominciare la vera avventura! Meno di un’ora dopo che io e mio fratello siamo saliti a bordo dell’imbarcazione NRS della nostra guida Mark Portman, improvvisamente faccio una pesca eccezionale. Abbiamo superato un paio di anse del fiume e ci ritroviamo in un tratto relativamente lento – un tratto di profondità moderata, giusto alcuni chilometri a valle rispetto all’accampamento di fortuna dove abbiamo trascorso la notte. È come se venissi strappato via da un sogno quando il grosso RPO Craft Streamer sparisce in un grande vortice a valle.
fiume – che è gestito dall’agenzia di guide esperte Fish Mongolia – attraversa serpeggiando la regione di Hövsgöl, vicino al confine russo, e nelle sue acque gelide si nasconde lo stesso pesce che ha popolato i miei sogni in tutti questi anni: l’imprevedibile e feroce taimen. Raggiungere il fiume è arduo, poiché al trasferimento a Mosca e Ulaanbaatar seguono 8 ore di tragitto via terra partendo dall’aeroporto regionale di Mörön. Percorrendo grandi arterie tortuose e polverose ci inoltriamo in lande desolate, sempre più vicino al fiume. E durante il tragitto ci immergiamo nella Mongolia, un Paese rimasto immutato nel tempo, fragile e dimenticato, dove i nomadi locali vivono come i loro antenati, lottando per il pane quotidiano- una
La lenza si tende improvvisamente e le prime profonde convulsioni che penetrano fino al manico della mia canna mi fanno venire subito i brividi lungo la schiena. Questo è indubbiamente un grande pesce! Le fibre di carbonio nella mia canna sibilano quando la guida cerca di piazzare la barca in maniera strategica per il combattimento che seguirà. Il pesce, al termine di una lunga e profonda risalita, si tiene ancorato al fondale. All’inizio si limita a contorcersi per resistere all’inesplicabile forza proveniente dall’alto. È solo quando io mi appoggio indietro nel tentativo di sollevare il pesce dal fondale che questo si scuote con forza e si arrabbia. Comincia a dimenarsi nell’acqua cristallina e improvvisamente fa breccia nella
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superficie e fuoriesce in parte dall’acqua. Ora tutti i dubbi sono stati rimossi. Questo è un pesce davvero imponente e noi tre in barca ci ritroviamo ora a dover controllare i nervi tesi. IL PESCE VOLTEGGIA DI NUOVO IN PROFONDITÀ e si apposta all’ombra della barca. Nel frattempo Mark rema verso la sponda. Nello spostamento faccio del mio meglio per mantenere una forte pressione sul pesce e con mia sorpresa lui mi segue con accondiscendenza. Solo quando si trova in acque pericolosamente basse, il pesce si allarma e comincia a recalcitrare. A questo punto, però, è già troppo tardi. La barca è ancorata e Mark ed io siamo già saltati in acqua – io con una canna spaventosamente inarcata sotto la mia salda presa e Mark con un retino ricurvo sulle sue spalle. Ora o mai più! L’enorme pesce è a portata di mano e con un po’ di fortuna potrebbe essere presto tutto fuori dall’acqua. Niente deve andare storto adesso! Il pesce si prepara a dirigersi verso le acque più profonde. Sbatacchia la sua imponente coda color rosso arancio, ma prima che riesca davvero a prendere lo slancio, io lo blocco con una pressione laterale così inflessibile che il terminale trema e sibila. Nello stesso istante Mark arriva sotto al pesce col retino e tutto è finito. Uno dei vecchi giganti del fiume è ora abbracciato dalla maglia del retino, simile a una ragnatela – ed eccolo lì nelle acque poco profonde, mentre io mi inginocchio accanto a lui in preda a stupore e ammirazione. Il pesce è semplicemente enorme. Misura la bellezza di 125 cm e pesa senz’altro più di 20 chili – perché io fatico davvero a sollevarlo fuori dall’acqua per un paio di scatti veloci. Quando immergo nell’acqua l’elegante e robusto pesce color piombo e verde oliva, lui immediatamente si libera e sparisce nel velo trasparente dell’acqua – proprio come un liquido diluito e assorbito da un altro liquido. Seguono scene di gioia irrefrenabile ed esultanza sulla sponda del fiume. È SOLO QUANDO torniamo in barca e riprendiamo dove avevamo smesso che capisco del tutto quello che è appena successo. Ho tratto a riva un taimen da sogno da più di 20 chili su una canna da mosca a una mano e a valle mi aspettano innumerevoli altri pool, anse profonde, spianate e cascate – tutte incastonate in un terreno così straordinariamente bello che fa quasi male. Abbiamo davanti a noi sei giorni di pesca in uno dei fiumi migliori della Mongolia per i taimen, e per una volta posso semplicemente rilassarmi e godermi con calma le montagne russe verso valle. SETTE GIORNI DOPO ripenso al viaggio coi suoi quasi 40 taimen tratti a riva, molti dei quali catturati con imitazioni di topi sulla superficie sottile del fiume. Abbiamo pescato a vista i taimen adulti nelle acque profonde, abbiamo sperimentato catture esplosive e spettacolari in superficie, abbiamo visto e perso un altro paio di giganti, abbiamo sbagliato e fallito – senza esserne veramente dispiaciuti o irritati. Di tanto in tanto abbiamo trovato anche il tempo di mettere fuori uso
headlong to well-presented dry flies, and with fighting hearts and solid average sizes they constitute an inexhaustible source of excitement and fun for the dry fly fisherman. The experiences that we take with us from the river are indelible.The whole trip has been masterfully orchestrated – the complex logistics and the inhospitable terrain notwithstanding. The guides, the camp staff, and the rest of the fly fishermen in the group have made the Mongolian wilderness come to life, and through the whole ordeal new friendships have been forged. We have shared food and drinks, the valleys have echoed with songs and laughter – and one magic moment has superseded the other. Just as one alluring pool has superseded the other during our more than 125-kilometre drift-boat ride downstream. FACT FILE: THE HÖVSGÖL REGION is one of those few places in Mongolia where great taimen fishing can still be had – not least due to its remote location in the middle of the Mongolian wilderness, and the conservation efforts of Fish Mongolia. Getting there require a transfer in the capital, Ulaanbaatar, followed by a flight to Mörön and an arduous drive on winding and bumpy roads.
The river remains cool and oxygenated throughout the summer and, since it has relatively steady flows and the riverbed consists mainly of big rocks and boulders, it is usually quite clear. The river is also relatively shallow and is perfect for fly fishing. The season starts in early June and lasts until early October, when the Mongolian winter suddenly sets in with all its icy fury and rage. Drift-boat fishing for taimen is a spectacular experience, and the Mongolian guiding agency and taimen conservation vanguard, Fish Mongolia, specializes in this type of fishing. They offer fishing licenses and travel packages to the Hövsgöl region with a week’s worth of drift-boat fishing, where a new stretch of the river is explored each day for seven days. For more info, please check out: www.fishmongolia.com or send an email to mjohnstad@igc.org Note: Fishing is strictly regulated in Mongolia to conserve its magnificent rivers and fish. All international anglers must have a special taimen permit that can only be acquired through a reputable outfitter like Fish Mongolia.
l’attrezzatura leggera. Infatti, anche se la vera attrazione del fiume sono i taimen, la pesca ai lenok e ai temoli è parimenti inebriante. Questi pesci possono benissimo trovarsi alla base della catena alimentare, ma la loro ragione d’essere non consiste semplicemente nel fornire ai taimen una fonte di cibo. Risalgono alla vista di mosche secche ben presentate e con cuori da combattenti e dimensioni mediamente buone costituiscono un’inesauribile fonte di divertimento per i pescatori a mosca secca. Le esperienze che portiamo con noi dal fiume sono indelebili. L’intero viaggio è stato organizzato magistralmente – malgrado la logistica complessa e il terreno inospitale. Le guide, lo staff dell’accampamento e il resto dei pescatori del
per la capitale, Ulaanbaatar, e da lì prendere un volo per Mörön e proseguire via terra su strade impervie, tortuose e accidentate. Il fiume resta fresco e ossigenato per tutta l’estate ed è solitamente piuttosto cristallino, visto che il flusso è relativamente stabile e il letto del fiume consiste principalmente di grossi sassi e massi. Il fiume è anche relativamente poco profondo ed è perfetto per la pesca a mosca. La stagione comincia all’inizio di giugno e dura fino all’inizio di ottobre, quando prende piede improvvisamente l’inverno mongolo con tutta la sua gelida furia e violenza. La pesca al taimen in barca è un’esperienza spettacolare e
gruppo hanno dato vita alle lande desolate della Mongolia e tutte queste fatiche hanno forgiato nuove amicizie. Abbiamo condiviso cibo e bevande, le vallate hanno riecheggiato di canti e risate – e i momenti magici si sono succeduti gli uni agli altri, proprio così come gli allettanti pool si sono succeduti gli uni agli altri nel nostro percorso lungo più di 125 chilometri sul gommone verso valle. SCHEDA INFORMATIVA: LA REGIONE DI HÖVSGÖL è uno di quei pochi posti in Mongolia dove si può ancora praticare alla grande la pesca al taimen – non da ultimo grazie al fatto che si tratta di un luogo remoto nel bel mezzo delle lande desolate della Mongolia, e anche grazie agli sforzi conservativi di Fish Mongolia. Arrivarci significa passare
l’agenzia mongola di guide, Fish Mongolia, che costituisce l’avanguardia per la conservazione del taimen, è specializzata in questo tipo di pesca. Offrono licenze di pesca e pacchetti viaggio nella regione di Hövsgöl comprendenti una settimana di pesca in barca, con l’esplorazione di un nuovo tratto di fiume al giorno per sette giorni. Per maggiori informazioni, visitate www.fishmongolia.com o inviate una email a mjohnstad@igc.org Nota bene: la pesca in Mongolia è sottoposta a severi regolamenti che servono a tutelare i suoi splendidi fiumi e pesci. Tutti i pescatori stranieri devono essere in possesso di uno speciale permesso per il taimen che si può ottenere solo tramite un fornitore accreditato come Fish Mongolia.
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L’ ARTE NELLA PESCA
Thomas Weiergang
Name My name is Thomas Weiergang Birthdate I was born in 1973 Birthplace Silkeborg, in the middle of the mainland of Denmark, Jutland > Thomas, as an artist who draws fish and fishing subjects, I suppose that you are also a passionate angler. What comes first: the passion for fishing or for drawing? And when did your passion for fishing cross your drawing passion? I really can’t tell you. I started fishing when I was old enough to hold a rod, and I suppose I was old enough to hold a pencil as well at that time. I’m one of those guys who just continued drawing even when I became a teenager, and drawing fish was not something you bragged about to the girls. I do remember drawing lots of stuff
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for articles we made in our fishing-club magazine, and I guess that’s what spurred me to practice. A turning point for me was when I had my first article published in the magazine ”Sportsfiskeren”. The text was accompanied with a drawing of a carp, because that was the theme of the article. I think I was 15, and I’ve been involved with the magazine more or less continually since. > Tell us about your favorite fishing techniques and your favorite drawing techniques. I love all kinds of fishing techniques. Actually what I love most is exploring new techniques. But there are a few things I must do every year: Zander and pike fishing in the winter, coastal seatrout fishing, salmon fishing with both spin and fly, carp fishing, dry fly fishing for sea trout…The list is long…
I draw with technical pens, use colour pencils and acrylic paint on paper. Sometimes I do paintings with just acrylic on paper, it differs. > Your most frequent subjects are Salmonids, why? It's because of the Scandinavian background in which you grew up as fisherman? Yes, I suppose my subjects in paint and pen reflect the most popular species in Denmark. I like to draw salmonids, there’s something really gracefu about them. And yes – I love fishing these species. But I’ve drawn all kinds of other species as well, even some I’ve never caught myself such as tarpon and permit. > A curiosity: in which situations you usually paint? At home, outside, night, day, after 5 beers, after a danish-seatrout fishing day...
Nome Thomas Weiergang Data di nascita Sono nato nel 1973 Luogo di nascita Silkeborg, al centro della Danimarca, nello Jutland > Thomas, visto che come artista disegni pesci e soggetti di pesca, suppongo che tu sia anche un appassionato pescatore. Cosa viene prima: la passione per la pesca o quella per il disegno? E quand’è che la tua passione per la pesca s’incontra con quella per il disegno? Davvero non saprei. Ho cominciato a pescare quand’ero abbastanza grande per tenere in mano una canna, e suppongo che a quell’epoca io fossi anche abbastanza grande per tenere in mano una matita. Sono uno di quelli
che ha continuato a disegnare anche da adolescente, e disegnare pesci non era qualcosa di cui ti potevi vantare con le ragazze. Ricordo di aver disegnato molto per gli articoli della rivista del nostro club di pesca e suppongo fosse questo a spronarmi alla pratica. Una svolta per me fu quando pubblicarono il mio primo articolo sulla rivista ”Sportsfiskeren”. Il testo era corredato dal disegno di una carpa, perché era quello l’argomento dell’articolo. Penso che avessi 15 anni, e da allora ho collaborato alla rivista in modo più o meno continuativo. > Parlaci delle tue tecniche di pesca e di disegno preferite. Amo tutti i tipi di tecniche di pesca. In realtà ciò che amo di più è sperimentare nuove tecniche. Ci sono però alcune cose che sento la necessità di fare ogni
anno: la pesca al lucioperca e al luccio in inverno, la pesca costiera alla trota di mare, la pesca al salmone sia a spinning che con la mosca, la pesca alla carpa, la pesca alla trota di mare con mosca secca…la lista è lunga… Disegno con penne tecniche, uso le matite colorate e la vernice acrilica su carta. Talvolta dipingo solo con vernice acrilica su carta, è molto diverso. > I tuoi soggetti più frequenti sono i salmonidi: perché? È per il background scandinavo in cui sei cresciuto come pescatore? Sì, suppongo che i miei soggetti con pitture e penna riflettano le specie più popolari in Danimarca. Mi piace disegnare i salmonidi, c’è qualcosa di davvero elegante in loro. E sì, certo, amo
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These days I mainly pick up the brush and pen when I’m off work and have a few days of vacation. I have a quite demanding job as a high school teacher, so I have very little time during a normal week to do freelance work. > Your work is both on commission and for pleasure. How do you live the two situations? Yes – I take on the occasional comission, but I also draw exactly what I like as well. It’s a mix. > Do you usually participate in fairs and events?
Yes I do. But so far, I’ve only participated in Danish events. > You told me that the interest for your work is growing. You made illustrations for different publications and not long ago one of your beautiful atlantic salmon subject was used for the NASF (North Atlantic Salmon Fund) T-shirt. What are your future goals or dreams as an artist, if you have any? Well as I said, I have a great job, and have no ambition of making a career in the business. But I do have an ambition to improve my craft continually.
> Thanks Thomas for your time, now it's time to let H2Omagazine readers know where they can see your works on the web, and how to contact you directly. I have two websites: an online portfolio with lots of different stuff: photos, drawings, digital drawings etc. and a more specialized site showcasing some of the stuff I’ve made with fish full scale and off scale portraits. http://thomasweiergang.com/ http://www.fishtrophy.dk/home thomas.weiergang@gmail.com
pescare queste specie. Comunque ho disegnato anche altre specie, persino alcune che non ho mai pescato, come il tarpone e il permit. > Una curiosità: in quali situazioni dipingi solitamente? A casa, fuori, di notte, di giorno, dopo 5 birre, dopo una giornata trascorsa a pescare la trota di mare danese... Perlopiù prendo in mano il pennello e la penna quando non lavoro e ho alcuni giorni di vacanza. Ho un lavoro piuttosto impegnativo, insegno in una scuola superiore, dunque ho molto poco tempo per lavorare da freelance. > Lavori sia su commissione che per piacere. Come vivi le due situazioni?
Sì – accetto le commissioni occasionali, ma disegno anche esattamente ciò che mi piace. È un mix.
nessuna ambizione di fare carriera in questo campo. Desidero però migliorare continuamente la mia arte.
> Partecipi abitualmente a fiere e manifestazioni?
> Grazie Thomas per il tuo tempo. Adesso è ora di far sapere ai lettori della rivista H2O dove possono vedere le tue opere sul web e come contattarti direttamente.
Sì, però finora ho partecipato solo a manifestazioni danesi. > Mi hai detto che l’interesse per il tuo lavoro sta aumentando. Hai fatto illustrazioni per diverse pubblicazioni e non molto tempo fa uno dei tuoi bei salmoni atlantici è stato usato per la T-shirt del NASF (North Atlantic Salmon Fund). Quali sono i tuoi obiettivi futuri o i tuoi sogni di artista, se ne hai? Beh, come dicevo ho un buon lavoro e
Ho due siti web: un portfolio online con diverso materiale (foto, disegni, disegni digitali ecc.) e un sito più specializzato per presentare un po’ delle cose che ho fatto con ritratti di pesci in scala e fuori scala. http://thomasweiergang.com/ http://www.fishtrophy.dk/home thomas.weiergang@gmail.com
Swedish Pikeland by Michele Bianchini
I turned back on my mobile again only after getting to Luleå, a big city in the north of Sweden.I knew I had to call a certain “Sonny”, owner of the fishing lodge that I just knew through email. My somewhat rusty English, his little understandable English and the weak signal did not make the conversation any easier, however, I understood very well that I would soon have dinner and
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immediately thereafter I would float-fish for pike. At 11 p.m. The journey from the airport to the lodge lasted about 2 and a half hours and my only company were Sonny’s words on the phone, two tired mates and an endless number of reflecting pools here and there. We surely counted at least 100 of them.
After a quick presentation during dinner, we asked him several questions, of course with regard to the flies to use. Sonny is not a fly angler, but he told us that you could use any surface bait to see the wave made by the fish attacking it. I did not believe it. After 2 minutes we had already finished unloading the “useless” luggage, ready to leave equipped with 9’ # 9/10 for
Riaccendo il cellulare soltanto dopo essere arrivato a Luleå, grande città situata a Nord della Svezia; sapevo di dover chiamare un certo “Sonny”, proprietario del lodge di pesca, conosciuto soltanto tramite qualche mail. Il mio inglese un po’ arrugginito, il suo poco comprensibile e lo scarso segnale non hanno facilitato la conversazione, ma ho capito benissimo che da lì a poco avrei cenato e subito
dopo pescato lucci. A galla. Alle 11 di sera. Il viaggio dall’aeroporto al lodge dura circa 2 ore e mezza e le uniche cose che mi fanno compagnia sono le parole di Sonny al telefono, due compagni stanchi e il numero infinito di specchi d’acqua presenti qua e là. Ne avremo contati almeno 100. Dopo una timida presentazione a
tavola, lo abbiamo tempestato con mille domande, ovviamente relative alle mosche da utilizzare. Sonny non è un pescatore a mosca, ma ci dice che si può usare qualsiasi esca che lavori sulla superficie dell’acqua per vedere l’onda del pesce che lo attacca .Non ci credo. In 2 minuti avevamo già scaricato i bagagli “inutili”, per poi ripartire armati di 9’ # 9/10 verso uno dei tanti laghi presenti. Nonostante le gambe fossero
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one of the many lakes. Despite my legs were still stiff due to the journey, we began a nice walk in the wood, full of mosquitoes, in order to reach the boat. Sonny left us there and from then on it was up to us. After becoming familiar with the rows, I started to look aroundthe lake was not big, but it forked more and more against the green shore at different points. There were no mountains, a cuckoo seemed to give
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the rhythm of casting and there was not much light, but enough considering that it was past midnight. My friend Marco immediately showed my father Andrea and me why he had come to Lapland, as he landed a small pike after only 3 casts! Incredible. We began to get tired, so we unanimously decided to go back to the lodge after catching some pike. Two
rooms, a kitchen, a bathroom with a shower and a comfortable living room with a TV were our base. We went to sleep. It was 11 in the morning and a short but intense breakfast just a few steps from the house allowed us to talk to Sonny to organize our day: another lake, different from the one of the previous evening, bigger and with some islets in the middle. One of the two boats had an electric motor, but I chose
ancora dure dal viaggio, abbiamo iniziato una discreta camminata nel bosco, pieno di mosquitos, per raggiungere la barca. Sonny ci lascia qui e adesso tocca a noi. Dopo aver preso confidenza con i remi, inizio a guardarmi attorno; il lago non è grande, ma con diversi punti che si ramificano sempre di più per poi perdersi contro la verde riva. Non ci sono montagne, un cucù sembra dare il ritmo di lancio e c’è
poca luce ma abbastanza per essere oltre mezzanotte. Il mio amico Marco fa subito capire a me e a mio padre Andrea che è venuto in Lapponia con le idee chiare, salpando un piccolo luccio dopo soli 3 lanci ! Incredibile. La stanchezza inizia a farsi sentire e dopo aver catturato qualche luccio, l’unanime decisione è quella di ritornare al lodge. Due camere, una cucina,
un bagno con doccia e una comoda sala con tv e divani è la nostra base. Andiamo a dormire. Sono le 11 del mattino, una breve ma intensa colazione proprio sotto casa, ci permette di scambiare qualche parola con Sonny per organizzare la giornata: un altro lago, diverso dalla sera precedente, più grande e con qualche isola al centro. Una delle due barche ha il motore elettrico e io scelgo quella con
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the one with rows so I could train a little bit and the two older anglers could take the other one. I was not in a hurry and initially I shot a lot of photos- it was a beautiful day without wind and full of colors. From the corner of my eye I saw my two mates fighting against pikes and I felt their happiness. I began to fish, or better to say, I tried some flies that I had built before my departure. They worked well, but the
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poppers a customer had given me as a gift were the best till the last day. We met again in the late afternoon, all of us happy and incredulous for the number of pikes caught, photographed, or missed and of chases with the tail just behind the fly! We were very satisfied as we went back to the lodge, urged by Sonny’s calling for dinner. Sonny’s wife had cooked a sort of elk stew with home-made
cranberry jam, combined with various cans of beer that I had bought in the morning. That dinner was delicious and different than usual. After dinner we went fishing again. My friend Marco was so happy and satisfied that he decided to have a rest, whereas my father and I went back to the lake that we went to on the first day,convinced by Sonny’s words. Colors were breathtaking that evening
i remi per tenermi un po’ in allenamento e per lasciare l’altra ai due pescatori più anziani. Non ho fretta e in prima battuta scatto molte foto, la giornata è bellissima, priva di vento e piena di colori. Con la coda dell’occhio vedo i miei due compagni che combattono con i lucci e li sento contenti. Inizio a pescare, o meglio, provo qualche mosca che avevo costruito prima della partenza; funzionano bene,
ma i popper regalati da un mio cliente regnano sovrani fino all’ultimo giorno. Ci ritroviamo nel tardo pomeriggio, tutti contenti e increduli per il numero di lucci presi, fotografati, sbagliati e di inseguimenti con tanto di onda dietro alla mosca ! Ritorniamo molto soddisfatti al lodge, spronati da una chiamata di Sonny il quale ha chiesto se eravamo pronti per cenare. La moglie di Sonny ci ha
cucinato una sorta di spezzatino di alce con marmellata di mirtilli rossi fatta in casa che abbiamo accompagnato con varie lattine di birra comprate dal sottoscritto al mattino. Cena squisita, ma soprattutto diversa dal solito. Dopo cena si ritorna a pescare. Il mio amico Marco era talmente contento e soddisfatto che ha deciso di riposarsi, mentre io e mio padre siamo tornati al lago della prima giornata,
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and the contrast between the black of the water and the dark red of the light sunset behind the trees in the distance was really something we had never seen before. There were just a few goodsized pikes, fights were demanding and exciting, most of all because they were always caught on the surface with mice and frogs. The next day we decided to visit the
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area, which was rather isolated, even if there was a small town the name of which I do not remember, where you could buy some food and a few gifts to bring home. Fishing for pikes can be alternated with fishing for graylings; the nearby river was very appropriate, but unfortunately it was almost unusable due to the rain in the days before our arrival. However,
we could make some casts and catch some grayling on nymphs and dry flies. It was a beautiful week spent in excellent company and I am happy and grateful for getting to know a helpful factotum like Sonny. For sure a trip to do over again. I came back home with tears filling my eyes while asking myself: “How many trips do I have to do in my country to have so much fun?“
convinti dalle parole di Sonny. Quella sera i colori erano mozzafiato e il contrasto tra il nero dell’ acqua e il rosso scuro del timido tramonto dietro agli alberi in lontananza era davvero una cosa mai vista. Pochi lucci ma di ottima taglia, combattimenti impegnativi ed esaltanti, soprattutto perché presi sempre a galla con topi e rane. Abbiamo approfittato del giorno seguente per visitare la zona,
abbastanza sperduta ma c’era una piccola città della quale non ricordo il nome, dove si può comprare cibo e qualche pensierino da portare a casa. La pesca al luccio può essere alternata alla pesca al temolo, il vicino fiume si presta benissimo, ma sfortunatamente era quasi impraticabile per le piogge dei giorni precedenti al nostro arrivo. Comunque sia siamo riusciti a fare qualche lancio e qulache temolo, a ninfa
e a secca, siamo riusciti a prenderlo. E’ stata una bellissima settimana, passata in ottima compagnia, felice e davvero grato di aver conosciuto una persona disponibile e “tuttofare” come Sonny. Sicuramente un viaggio da ripetere.Ritorno a casa con gli occhi lucidi e con la domanda che mi batte in testa : “ Quante uscite devo fare nel mio paese per divertirmi così tanto? “
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interview
PROFILE PROFILE OF OF A A RODMAKER RODMAKER
Massimo Tirocchi DI CAVATORTI GIORGIO In Italia ci sono molti appassionati di canne in bambù, ma pochi possono dire di costruirle di mestiere, uno di questi è Massimo Tirocchi. Le sue canne sono molto apprezzate da appassionati di canne in legno di tutto il mondo. Conosco Massimo da molti anni, ma è stato alla fiera di Somerset( USA) che mi sono davvero reso conto di quanto il suo lavoro sia apprezzato.
Allora Massimo, un rodmaker di fama internazionale domiciliato in Abruzzo, sembra una barzelletta giusto? > Sì Giorgio, mi fa sorridere ogni volta che ci penso, e se 10 anni fa me l’avessi detto t’avrei preso per matto. Scherzi a parte, In realtà lo considero un nuovo punto di partenza, dopo circa una decina di anni e tantissime ore passate nel laboratorio tra pialle e trucioli. Non fraintendermi, è un tempo speso sempre con enorme piacere personale. Il resto poi l’hanno fatto un po’ di incoscienza, la voglia di rimettersi in discussione, la grande pazienza di mia moglie, che ringrazio, e il desiderio continuo di apprendere. Imparare e confrontarsi con i migliori: sono queste le due motivazioni principali che mi hanno portato negli ultimi 5 anni a frequentare in modo assiduo le fiere e i raduni di rodmaking negli USA. Come è iniziata questa scommessa? > Per gioco ovviamente. La pesca con la mosca artificiale e le lavorazioni con il legno sono passioni che mi accompagnano dagli anni della prima adolescenza. Nel 2006 andai a pesca in Toscana (era il mese di novembre e da noi in Abruzzo la stagione alla trota era già chiusa). Proprio quel fine settimana, in Toscana, si stava svolgendo il primo corso di Rodmaking tenuto dall’IBRA (Italian Bamboo Rodmakers Association). Bastò uno sguardo alla sala dove si svolgeva il corso per capire che l’anno successivo dovevo assolutamente partecipare anch’io. Avevo montato dei blank di canne in grafite prima di quell’incontro, ma il mio vero percorso da Rodmaker è iniziato grazie all’IBRA. I primi 3/4 anni sono stati di puro apprendistato soprattutto nella definizione del tipo di azione che volevo ottenere. Poi nel 2011 un viaggio di pesca in Patagonia mi ha dato la possibilità, da un lato di testare realmente il risultato del lavoro svolto nei miei primi anni da rodmaker hobbista, e dall’altro di conoscere persone che a vario titolo hanno arricchito le mie conoscenze tecniche (uno tra tutti Steve Hoye, secondo me uno dei maestri nella rifinitura delle canne da pesca) e mi hanno dato la spinta necessaria a decidere di partecipare nel 2012 al mio primo Somerset Fly Fishing Show. Da quell’anno ho mollato il mio vecchio lavoro e ho deciso di intraprendere il mestiere di Bambù Rodmaker. Giorgio, più che una scommessa la chiamerei una storia d’amore travolgente che, di fatto, ha cambiato (mi piace credere in meglio) la mia vita. Quali sono le tue canne più apprezzate all’estero? > Faccio una premessa. Mi sono dedicato esclusivamente alla costruzione di attrezzi consoni alla tipologia di pesca che ho praticato e conosco. Principalmente torrenti piccoli o di medie dimensioni popolati da trote. Questa scelta per lo più mi porta a costruire attrezzi di lunghezze variabili che vanno dai 6’ agli 8’ (raramente 9’) per code dal #3 al #5. Non costruisco ad esempio canne a due mani per la pesca al salmone. Inoltre
sviluppo in proprio i miei Taper (gergo tecnico per indicare il disegno/progetto della struttura che conferirà la tipologia di azione alla canna) e prediligo azioni medie o medie/veloci. Il risultato sono canne che per certi versi si adattano bene alla tecnica di lancio moderno, senza però perdere la piacevolezza di pescare con una canna in bambù refendu. La maggior parte degli ordini che ricevo sono ordini su commissione. Parlo molto con il cliente per capire le sue aspettative, i suoi gusti di pesca, il suo bagaglio tecnico. Quindi suggerisco il tipo di canna che secondo me meglio si adatta alle sue esigenze. Stesso discorso per quanto riguarda la vestizione della canna. Nella costruzione lavoro solo a mano, non utilizzo macchinari di alcun genere; va da sé che non riesco a realizzare un gran numero di pezzi l’anno, ma questo è ciò che voglio. Ogni volta desidero che siano davvero uniche, personali….come un abito su misura disegnato per il cliente. Vendo le mie canne per lo più negli USA e nel Nord Europa (Norvegia, Francia, Svezia). Credo che la cosa che colpisce di più sia la loro capacità di esprimere una “personalità propria” sia in termini di azione, sia in termini di rifiniture. I modelli che in assoluto vendo di più sono canne di lunghezze 7’ o 7’1/2 per coda del #4 o del #5 (che sono anche le misure e i pesi che secondo me consentono al rodmaker di realizzare strumenti di pesca molto performanti anche in chiave moderna). Come vedi il mercato delle canne in legno? > Piccolo. Anche se piccolo è sempre un concetto relativo. Ad esempio se pensiamo agli 11 milioni di pescatori a mosca americani, anche una loro piccola percentuale di utilizzatori di bambù, rappresenterebbe un numero considerevole. In realtà le cose stanno in maniera diversa.Perché solo il 20%/30% di quegli 11 milioni praticano assiduamente la pesca con la mosca. E tra loro, quelli che utilizzano attrezzature “classiche” sono una strettissima minoranza. E questo è un discorso che riguarda gli Stati Uniti che di certo rappresentano uno dei maggiori mercati; parlando poi dell’Europa le dimensioni si riducono ulteriormente. Di certo comunque quello del refendu è un mercato di nicchia. Da questo deriva anche la mia scelta di realizzare canne da pesca costruite manualmente, privilegiando i piccoli numeri per garantire un elevato standard qualitativo. All’inizio del nuovo millennio costruire canne in refendù in serie (modello catena di produzione), credo sia un’idiozia. Tuttavia c’è da considerare che negli ultimi anni la famosa “rinascita” del bambù ha portato molti nuovi adepti. Tra loro però sono un gran numero quelli che decidono per l’autocostruzione. In questa rinascita l’influenza del famoso libro di Hoagy Carmichael e Everett Garrison (A Masters Guide to Building a Bamboo Fly Rod) credo abbia avuto un ruolo determinante. Diciamo quindi che accanto ai nuovi appassionati che hanno lasciato la fibra di carbonio per il refendù o la fibra di vetro, ci sono coloro che rappresentano lo zoccolo duro: appassionati di vecchia data e/o veri e propri “cultori” collezionisti. Come
In Italy there are a lot of people keen on bamboo rods, but just a few can boast of being professional manufacturers, one of these is Massimo Tirocchi. His rods are most appreciated by lovers of wooden rods all over the world. I have known Massimo for several years, but it was not until the Somerset (USA) exhibition that I realized how much his work is appreciated. Well then Massimo, an internationally renowned rodmaker based in Abruzzo: it sounds like a joke, doesn’t it? > Yes, it does, Giorgio, it makes me smile every time I think of it, and if you had said it ten years ago, I would have thought you were crazy. Joking aside, actually I consider it as a new starting point, after about ten years and so many hours spent in the workshop among planers and shavings. Don’t get me wrong, it is worth the time and I really enjoy it. The rest was the result of a mix of imprudence, soul searching, my wife’s immense patience that makes me so grateful, and the desire to go on learning. Learning and comparing oneself to the best: these are the main motivations that have led me to regularly visit rod-making exhibitions and conventions in the USA over the last 5 years. How did this bet start? > For fun, of course. The passion for fishing with artificial flies and wood working have accompanied me since the early years of my adolescence. In 2006 I went fishing in Tuscany (It was November and in Abruzzo the trout
season was already closed). Just that weekend, in Tuscany, the first rod-making course held by IBRA (Italian Bamboo Rodmakers Association) was underway. A glance at the room where the course was being held was enough to make me understand that I would participate by all means the following year. I had mounted blanks of graphite rods before that meeting, however my true rod-maker’s path began thanks to IBRA. The first 3/4 years were nothing but apprenticeship, above all in the definition of the type of action I wanted to achieve. Then, in 2011, a fishing trip to Patagonia gave me the chance on one hand to really check the result of the work I had done in my first years as a rodmaker hobbyist, and on the other hand to get to know people that have since then enriched my technical knowledge in many ways (one of them is Steve Hoye, who is, in my opinion, one of the masters in the finishing of fishing rods) and have given me the necessary stimulus to make up my mind and participate in 2012 in my first Somerset Fly Fishing Show. That year I left my old job and decided to take up the bamboo rod-making profession. Giorgio, rather than a bet I would call it a passionate love story that has really changed and, I hope, improved my life. Which of your rods are most appreciated abroad? > Just a short introduction. I have exclusively devoted myself to the manufacture of tools suitable for the type of fishing that I have practiced and known, which is principally small and medium-sized streams populated by trout. This choice mostly led me to make tools
of variable lengths from 6’ to 8’ (rarely 9’) for #3 to #5 tails. For example, I do not make any two-hand rods for salmon fishing. Moreover, I personally design my Tapers (this technical jargon indicates the design/project of the structure which will convey the type of action to the rod) and prefer medium and medium/ speedy actions. All results in rods that are in some way well adapted to the technique of modern casting, but without losing the pleasure of fishing with a refendu bamboo rod. Most of the orders I receive are orders on commission. I talk a lot to my clients in order to understand their expectations, their fishing tastes, their technical expertise. Then I recommend them the type of rod that, in my opinion, best meets their needs.The same could be said as regards the dressing of the rod. For the manufacture I only work by hand, I do not use machines of any sort; it goes without saying that I cannot make a big number of pieces a year, but that’s just the way I want it. Every time I want the rods to be really unique, customized like a custom-tailored suit. I sell my rods mostly in the USA and in North Europe (Norway, France, Sweden).What impresses most is their ability to express their own “personality” both in terms of action and finishing. The patterns I sell most are rods with length of 7’ or 7’1/2 and #4 or #5 tails (which are also the measures and weights that in my opinion enable the rod-maker to make high performing fishing equipment, also in terms of modernity). How do you see the wooden rods market? > It is small. Even if small is always a relative
detto all’inizio lo spazio è davvero ridotto. Veniamo alla pesca, so che oltre ad avere viaggiato molto, spesso guidi stranieri in Italia, parlaci di questa attività > In realtà ho iniziato a viaggiare per motivi legati alla pesca solo negli ultimi anni. Ho sempre pescato prevalentemente in Italia e moltissimo nei fiumi abruzzesi, che ovviamente sono quelli che conosco di più. Qualche anno fa un cliente (poi divenuto ottimo amico) aveva organizzato il viaggio per il suo decimo anniversario di matrimonio a Roma. Ovviamente, voleva spendere qualche giorno a pesca. Così li ho invitati in Abruzzo e abbiamo passato tre giorni splendidi nella zona dell’Alto Sangro, che tu conosci bene. Da lì poi è stato un passaparola e ogni anno accompagno un po’ di gente in giro per i fiumi abruzzesi. Sfortunatamente al contrario di quello che accade in altri Paesi, qui da noi il concetto di guida di pesca è assolutamente poco diffuso. Nel mondo anglosassone invece è del tutto normale farsi accompagnare da guide di pesca. Se a questo si aggiunge la scarsa organizzazione territoriale in termini di sviluppo turistico legato alla pesca, il quadro non è incoraggiante. Ovviamente parlo dell’Abruzzo che è la Regione dove vivo. Eppure le potenzialità a livello territoriale non mancherebbero. Paghiamo come altre Regioni la scarsa attenzione alla tutela delle acque e spesso questo comporta il dover evitare di portare turisti su fiumi che ormai hanno assunto l’aspetto indecoroso di canali di scolo per non dire peggio. Fortunatamente l’Abruzzo ha dei fiumi potenzialmente eccezionali come il Sangro (che fa parte a tutto titolo di un pezzo di Storia della Pesca a mosca italiana), il Tirino che
da molti viene considerata una delle più belle risorgive in Italia e non solo. Abbiamo laghi stupendi come quello di Scanno o di Villetta Barrea e alcuni piccoli torrenti che davvero conservano quasi intatte le loro sembianze iniziali come il Giovenco o l’Aventino. Inoltre la Scuola Italiana di Pesca a Mosca (SIM) si sta muovendo nella giusta direzione per avviare dei processi tali da favorire lo sviluppo turistico del settore pesca. Al momento i grandi latitanti sono i politici, purtroppo sono le loro scelte a determinare la possibilità concreta di sviluppare questa filiera turistica in Abruzzo nei prossimi anni. Credi che ci sia speranza sul fronte turistico legato alla pesca in l’Italia? > Assolutamente sì. Noi siamo un Paese a grandissima vocazione turistica. Per quanto riguarda nello specifico la pesca, sia essa con la mosca artificiale o meno, sia essa in acqua dolce o salata, è necessaria un’inversione di tendenza da parte delle amministrazioni pubbliche sul tema di gestione delle acque. Quanto detto in precedenza, relativamente alla situazione dei fiumi abruzzesi, è vero un po’ su tutto il territorio nazionale, dove però esistono delle aree con altissime potenzialità di sviluppo. Il Trentino ad esempio si sta muovendo con anticipo rispetto a tutte le altre Regioni. Si deve però intervenire per risolvere problemi enormi, e purtroppo diffusi, come ad esempio la gestione dei depuratori, delle dighe, così come educare le popolazioni che vivono nei pressi di questi corsi d’acqua nel rispetto dei fiumi e della natura che li circonda. Ovviamente facendo un po’ di autocritica e migliorando anche il comportamento dei fruitori occasionali
di tali corsi d’acqua (come noi pescatori). Se prima non s’imbocca questa direzione volta al risanamento e rinaturalizzazione dei fiumi, ogni sforzo di sviluppo turistico rischia di essere addirittura controproducente. Parliamoci chiaro Giorgio, in Italia gli stranieri vengono per molti buoni motivi: cibo, cultura, tradizione ecc….la pesca potrebbe essere una sorta di ciliegina sulla torta da offrire a quanti scelgono l’Italia per i mille buoni motivi di cui sopra. Non possiamo quindi permetterci di portare degli ospiti stranieri a pesca in fiumi che hanno degli standard qualitativi notevolmente inferiori a quelli dei fiumi dove questi ospiti sono soliti pescare. Non avrebbe molto senso. Canada e USA negli ultimi anni stanno cercando concretamente di riportare i loro corsi d’acqua ad una condizione prossima a quella naturale di un tempo. Stanno abbattendo dighe, perché nel conto del rapporto costi e benefici che queste strutture hanno avuto sui territori, si è capito che alla fine ci si è rimesso. Svezia e Norvegia sono anch’esse molto impegnate in queste attività. Noi da questo punto di vista siamo indietro, molto indietro. Per concludere direi che lo sviluppo del mercato turistico della pesca in Italia ci può essere a patto che le attività di organizzazione dell’offerta turistica “pesca” a livello nazionale/territoriale viaggino di pari passo con la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e delle coste interessate da questi flussi turistici. Giorgio prima di salutarti e di ringraziarti per questa gentile intervista, vorrei ringraziare Giovanni Neri che è l’autore delle foto a corredo di questa Intervista. Grazie ancora e alla prossima!
concept. For example, if we think of the 11 million American fly fishermen, even a small percentage of them using bamboo would mean a remarkable number. Actually, things are different. Because only 20%/30% of those 11 million practice fly fishing regularly. And among them, those who use “classical” equipment are a very small minority. The aforesaid concerns the United States, which surely represent one of the leading markets but if we talk about Europe, sizes become smaller and smaller. However, the refendu market is certainly a niche. This is one of the reasons why I make fishing rods manually, preferring small numbers so as to guarantee a high quality standard. I think it would be stupid to build series of refendu rods in a production chain at the beginning of the new millennium. Nevertheless in the last few years the famous “rebirth” of bamboo has created many new followers. However, most of them prefer to make the rods themselves. The famous book by Hoagy Carmichael and Everett Garrison (A Masters Guide to Building a Bamboo Fly Rod) has played a major role in this revival, I think. Let’s say, then, that besides the new followers who have abandoned carbon fiber and taken up refendu or glass fiber, there are those who represent the hard core: long-standing enthusiasts and/or really “keen” collectors. As I said at the beginning, there is not much space indeed. Let’s talk about fishing: I know that not only do you travel much abroad, but you often guide foreigners in Italy, too. Let’s talk about this activity of yours. > Actually, I started to travel for fishing reasons just in the last years. I have always fished mainly in Italy and very often rivers in Abruzzo, which are obviously those I know best. Some years ago a client (who then became a very good friend of mine) had organized a trip to Rome for his tenth wedding anniversary. Of course he wanted to spend some days fishing, too. I thus invited them to Abruzzo and we spent three wonderful days in the Upper Sangro area, which you know well. This gave rise to a grapevine and every year I accompany some people around on Abruzzo’s rivers. Unfortunately, unlike what happens in other countries, the fishing guide concept is not widespread at all here. In the AngloSaxon world, instead, it is quite normal to ask a fishing guide to accompany you. If you add to this the lack of organization on the territory in terms of tourist development connected with fishing, the picture is not encouraging. Of course I am talking about Abruzzo, which is the region where I live. Yet local opportunities would not be lacking. Like other regions, we pay the price for our insufficient attention to the preservation of waters and this often implies avoiding to take tourists on rivers which have now assumed the undignified aspect of drainage channels, if not worse. Fortunately Abruzzo has got potentially exceptional rivers such as the Sangro (which is in effect a part of the Italian fly fishing history), Tirino, which is considered by many people one of the most beautiful wellheads in Italy, and many others. We have got wonderful lakes like Scanno or Villetta Barrea, as well
as some small streams which preserve almost all of their initial appearance indeed, like Giovenco or Aventino. Furthermore, the Italian fly fishing school (SIM) is going into the right direction to start such processes as to favor the tourist development of the fishing sector. At the moment the big “shirkers” are politicians and unfortunately the actual opportunities of developing this tourist industry in Abruzzo in the next years will depend on their choices. Do you think there is any hope for fishing tourism in Italy? > Yes, definitely. Our country is a considerable tourist destination. As for fishing specifically, both with and without artificial fly, freshwater or saltwater, public administrations should change their minds and politics as concerns water management. What we said earlier with regard to the situation of Abruzzo’s rivers is more or less true for the whole national territory, where there are, however, areas with very high development potentialities. For example, Trentino is on the forefront compared to all other regions. In spite of this, it needs interventions to solve huge and unfortunately widespread problems such as the management of purifiers, dams, as well as to educate people living near these water-courses and teach them respect for rivers and surrounding nature. Of course, with a bit of self-criticism and even by improving the behavior of occasional users of such water-courses (like us fishermen). If we do take this line of action, of reclamation and renaturation of rivers, every effort towards tourist development risks to be even counter-productive. Let’s not mince our words, Giorgio, foreigners have got good reasons for coming to Italy: food, culture, tradition, etc….fishing could be a sort of cherry on top of the offer to those who choose Italy for the many good reasons above. We cannot then allow ourselves to take foreign guests fishing on rivers which have got quality standards considerably below par compared to that of the rivers where these guests usually fish. It would be senseless. In the last years Canada and the USA have been concretely trying to bring their water-courses back to their natural condition of the past. They are demolishing dams, because if you consider the benefits and costs these structures have brought about for the territories, it is clear that the latter have prevailed in the end.. Sweden and Norway are greatly engaged in these activities as well. From this point of view we are lagging behind, very much behind. To conclude, I would say that the fishing tourist market in Italy can well develop, provided that the activities connected with the organization of the tourist “fishing” offer at national/ local levels go at the same pace as the renaturation of the water courses and coasts involved in these touristic flows. Giorgio, before saying goodbye and thanking you for this kind interview, I would like to thank Giovanni Neri, who is the author of the photos accompanying this interview. Thanks once again and see you next time!
interview to Luciano Alba, owner of di Giorgio Cavatorti
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I’ve come back to spend a few weeks on the Jurassic lake once again after some years, and I must say that fishing on the Strobel Lake has not decreased, but has even improved. Moreover, some new lagoons which have recently been opened to customers and are inhabited by very combative 3/4 kg rainbow trout are incredible, just to say the least. It is certainly the place with the biggest trout in the world…. The occasion of spending some
days fishing with Luciano, the owner of the Estancia Laguna Verde lodge, gave me the chance to ask him some questions for an interview.
December 2008. It is a fishing lodge that hosts up to 10/12 anglers per week, with 7 double bed rooms with en suite bathrooms with one guide every two anglers per week, which we think is a number of fishermen that allows us to offer very good fishing to all our guests, with plenty of water every day. Our service is personalized and we try to make everyone feel at home at the lodge. There´s a very good chef in charge of all
the meals for the guests and a waitress/hostess.We have a team of 6 professional guides per week. With my father Roberto we are at the lodge approximately half the season each, to host all the groups coming every week, while the other stays in charge of our office, as well as other businesses and activities.
When did Estancia Laguna Verde start its activity and how is it organized? > Estancia Laguna Verde started to work as a lodge on
Tell us about this wonder of nature: Lake Strobel
Sono ritornato dal Jurassic da qualche settimana e, a distanza di anni, devo dire che la pesca allo Strobel Lake non è diminuita, forse anche migliorata. In più alcune nuove lagune aperte da poco ai clienti, popolate da iridee da 3/4 kg molto combattive, sono a dir poco incredibili. È sicuramente il posto con le trote più grandi del mondo…. L’occasione di passare qualche giorno di pesca con Luciano, il titolare del lodge Estancia Laguna Verde mi ha dato la possibilità di
fargli qualche domanda per un’ intervista:
che questo sia il numero di pescatori che ci permette di offrire un’ottima pesca a tutti i nostri ospiti, con tanto spazio sull’acqua ogni giorno. Il nostro servizio è personalizzato e cerchiamo di far sentire tutti a casa propria nel nostro lodge. Ci sono una cameriera/hostess e uno chef incaricato dei pasti per gli ospiti. Abbiamo un team di 6 guide professioniste a settimana. Con mio padre Roberto stiamo al lodge ciascuno per metà della stagione, per ospitare tutti i gruppi
che arrivano ogni settimana, mentre gli altri si occupano dell’ufficio e delle altre attività.
Quando ha aperto i battenti l’Estancia Laguna Verde e com’è organizzata? > L’Estancia Laguna Verde ha cominciato a operare come lodge nel dicembre 2008. È un lodge di pesca che ospita fino a 10/12 pescatori a settimana, ha 7 stanze doppie con bagno privato e una guida ogni due pescatori. Noi pensiamo
Parlaci di questo miracolo della natura: il lago Strobel > Il lago Strobel è certamente, come hai detto tu, “un miracolo della natura”. Le sue caratteristiche biologiche lo rendono un paradiso per le trote, che godono dell’eccezionale qualità delle sue acque, ricche di mosche scud, serpenti e altre
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> Lake Strobel is certainly, as you mention, “a wonder of nature”. Its biological features make it a paradise for trout that enjoy an amazing quality of the water full of scuds, snails and other food sources, which is the main factor why the trout get so big and are so strong. I also think that it is a paradise for fishermen. Every day I´m on the water and I can´t help thinking of the beauty and clarity of its water. Lake Strobel gives you the
chance to catch very large trout, sightfishing, sometimes using dry flies or mouse patterns, which is my favorite type of fishing for any species.
of difficulties and requires effort and preparation. I would like to believe that in these years we have improved our organization, logistics and preparation, to offer our guests the best service, such as internet access, phone, laundry service, very good food with products like lamb and beef, which are produced very close from our lodge, and a very good selection of wines and drinks that we personally choose. We have also done a lot of work on our roads, so as to access easier to all our Estancia
and have many fishing options like fishing Strobel Lake and Barrancoso River and several of the small lakes and lagoons in our property. We have also leased from our neighbour a nice part of his ranch to offer our guests a bigger area to fish. I think it is going to be a very nice addition for the next season.
What are the main difficulties in managing a lodge which is so far away from everything? > Certainly running a lodge in such a remote location has a lot
What kind of clients do you typically host? > In general our clients come from the USA, Europe, Australia,
fonti di cibo, che è poi il motivo principale per cui le trote diventano così grosse e forti. Penso che sia un paradiso anche per i pescatori. Ogni giorno sono sul lago e non posso fare a meno di ammirare la bellezza e la trasparenza delle sue acque. Il lago Strobel dà la possibilità di prendere trote di dimensioni considerevoli, pescando a vista, talvolta usando mosche secche o modelli di topi, insomma il mio tipo preferito di pesca.
Quali sono le principali difficoltà nel gestire un lodge che dista così tanto da tutto? > Gestire un lodge in un luogo così remoto presenta certo un sacco di difficoltà e richiede sforzo e preparazione. Voglio pensare che in questi anni abbiamo migliorato l’organizzazione, la logistica e la preparazione, per offrire ai nostri ospiti il miglior servizio, compresi accesso a internet, telefono, servizio lavanderia, cibo eccellente con prodotti
come manzo e agnello, che sono prodotti in prossimità del nostro lodge, e una buona selezione di vini e bibite che scegliamo personalmente. Abbiamo fatto molti lavori sulle nostre strade, in modo da facilitare l’accesso alla nostra Estancia, e abbiamo molte opzioni di pesca come il lago Strobel, il fiume Barrancoso e diversi laghi minori e lagune di nostra proprietà. Abbiamo anche affittato dal nostro vicino una bella porzione del suo ranch per offrire ai nostri ospiti
un’area maggiore in cui pescare. Che tipo di clienti ospiti generalmente? > In generale i nostri clienti vengono dagli USA, da Europa, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, e anche dal Sudamerica, in particolare da Argentina, Cile e Brasile. Credo che una delle cose migliori del soggiorno al lodge sia la possibilità di incontrare persone davvero appassionate che amano stare
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New Zeland, South Africa, etc., and also from South America, especially from Argentina, Chile and Brasil. I always think that one of the best thing of being at the lodge is the chance of meeting really incredible people that enjoy the outdoors and travelling the world to fish in remote places. I feel the same way, I like going to places that are remote and offer the chance to fish in incredible landscapes, surrounded by nature at its best.
We know that you and your father are very fond of fishing, what are the other rivers you fish in Patagonia? > Yes, both my father and me are really fanatic fishermen and try to fish as much as possible. I fish a lot in northern Patagonia in the summer, especially PulmarĂ and Quillen rivers, in the province of Neuquen. Now fishing is not as good as it used to be, but it is an area that I particularly love, since I used to go
there when I was very young and I have shared great fishing moments with my father, so for sure they are two of my favorite rivers in Patagonia. The Barrancoso River, that goes through our Estancia, is also among my favourite rivers in Patagonia.
friends who were not fishermen, so I couldn´t do any fishing at that moment. I would certainly like to travel to Italy again and do some fishing. My grandparents came to Argentina from Italy and I still have relatives that live there, so it is a country I have always wanted to visit. I´m also going to start learning Italian this year. My father speaks the language very well and has been to Italy several times. I hope I will be able to visit you soon.
Are you going to come and fish in Italy in the next future? > I have been to Italy only once in my life, travelling with some
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all’aria aperta, viaggiare per il mondo e pescare in luoghi remoti. Io sono così, mi piace andare in luoghi lontani che offrono la possibilità di pescare in paesaggi incredibili, circondati da una natura incontaminata. Sappiamo che tu e tuo padre siete grandi appassionati di pesca; quali sono gli altri fiumi in cui pescate in Patagonia?
Patagonia. Anche il fiume Barrancoso River, che attraversa la nostra Estancia, è tra i miei preferiti. Verrai a pescare in Italia in un futuro prossimo? Sono stato in Italia una volta sola in vita mia, in viaggio con alcuni amici che non erano pescatori e quindi non ho potuto pescare. Certamente mi piacerebbe tornarci per pescare! I
> Sì, sia io che mio padre siamo fanatici pescatori e cerchiamo di pescare il più possibile. Io pesco molto nella Patagonia settentrionale in estate, specialmente sui fiumi Pulmarí e Quillen, nella provincia di Neuquen. Ora la pesca non è così buona come in passato, ma è un’area che io amo particolarmente, visto che ero solito andarci quand’ero molto giovane e ho condiviso grandi momenti di pesca con mio padre, per cui sono senz’altro due dei miei fiumi preferiti in
miei nonni sono venuti in Argentina dall’Italia e io ho ancora parenti che vivono lì, dunque è un Paese che ho sempre desiderato visitare. Quest’anno comincerò anche a studiare l’italiano. Mio padre parla molto bene la lingua ed è stato parecchie volte in Italia. Spero di potervi venire a trovare presto.
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CORSO PER GUIDE DI PESCA IN TRENTINO
È appena giunto al termine il primo corso per guide di pesca in Trentino organizzato da Accademia Ambiente Foreste e Fauna del Trentino – Fondazione Edmund Mach, con la collaborazione di H2O magazine e Trentinofishing. Quattordici aspiranti guide provenienti da tutta la provincia hanno partecipato a un corso di formazione di 64 ore articolato in varie attività quali: entomologia, salvataggio in fiume, normative e regolamenti dei fiumi del Trentino, aspetti assicurativi e fiscali, e non ultimo terminologia specifica in lingua inglese. Molto spazio è stato dato all'attività sul campo con professionisti del settore. La parte teorica e pratica del “lavoro” di guida è stata affidata a Luca Castellani, affermata guida di pesca professionista. The first course for fishing guides in Trentino has just come to an end. It was organized by Accademia Ambiente Foreste in Trentino - Edmund Mach Foundation, together with H2O magazine and Trentinofishing. Fourteen aspiring guides from across the province attended the 64-hour training course with the following activities: entomology, river rescue, rules and regulations of Trentino rivers, insurance and tax issues, and, last but not least, specific terminology in English. Much space was given to the activity on the rivers with fishing experts. Both the theoretical and practical part of the course were handled by Luca Castellani, well-known professional fishing guide.
COLLECTOR’S PAGES
Il mulinello Hardy
Lightweight di Riccardo de Stabile
In questo articolo cercheremo di allontanare i collezionisti dall’infondata convinzione secondo cui i mulinelli postbellici sarebbero poco interessanti da collezionare. Per molti il 1940 segna un limite temporale oltre il quale le antiche attrezzature, e in special modo i mulinelli, sembrerebbero presentare una mancanza di varietà, rarità o interesse. Desideriamo qui dimostrare quanto invece vi sia da apprendere e da apprezzare nella produzione postbellica di Hardy. La politica aziendale del miglioramento e dello sviluppo creò molti esemplari oggi rari e quotati tra i mulinelli definiti sprezzantemente “moderni”. Infatti, numerosi mulinelli prodotti da Hardy negli ultimi sessant’anni hanno abbastanza varianti per offrire al collezionista molte opportunità di dedicarsi alla ricerca e alla scoperta. Molti autori moderni, specialmente stranieri, fino ad oggi hanno congedato sbrigativamente i mulinelli di questo periodo. Uno di questi mulinelli, amato da molti pescatori a mosca e ancora usato tutt’oggi, è il modello Lightweight. Il Lightweight era stato sviluppato specificatamente per sfruttare i vantaggi commerciali riscontrati dal mulinello Saint George e veniva prodotto con materiale in eccesso proveniente dalle fusioni usate per l’Uniqua da 3 3/8 pollici. Gli appassionati sapranno che la caratteristica principale del Tournament St. George”modificato era il suo peso, ridotto in maniera sostanziale per le gare e portò al raggiungimento di alcune distanze veramente fenomenali da parte dei concorrenti che utilizzarono questo modello. Il primo Lightweight da 3 once pesava meno delle 3 ½ once del St. George alleggerito. Le somiglianze tra i componenti dei due modelli che contribuirono a raggiungere questo risultato erano minime ma efficaci. Il Lightweight rimase in catalogo per 29 anni, eppure, sorprendentemente, molto poco è stato scritto sul suo sviluppo. Benché un’indagine iniziale confermi l’idea che il mulinello sia di semplice costruzione, un esame più approfondito delle varie differenze, a volte piccole, mostra che il Lightweight godeva dello stesso principio di costante miglioramento e sviluppo come tutta la restante attrezzatura di casa Hardy. Il Lightweight si rivolgeva a quei pescatori a mosca che richiedevano un mulinello più leggero dei modelli storici della Hardy, ed era raccomandato come adatto a canne da trota come il modello Fairchild, la CC de France e la Phantom. Venne descritto nel supplemento del 1936 con un peso dichiarato di 3 ½ once, ridotto per il catalogo seguente a 3 ¼ once. Il mulinello era pensato secondo i principi convenzionali, con un costante controllo del dente d’arresto ed era disponibile solo nella misura da 3 3/16 pollici, con il tamburo largo ¾ di pollice. In termini di rapporto tra capacità di lenza e peso aveva un vantaggio di 1-3 once sul 3” St.
George e i mulinelli da 3 1/8 pollici modello Uniqua e Perfect. I tre modelli successivi raggiunsero il peso di 3 ½ once. Nondimeno, questo mulinello spicca tra quelli contemporanei per le sue dimensioni esigue. L’illustrazione pubblicata sui cataloghi Hardy mostra una struttura di 3 rivetti sul disco posteriore del mulinello. Questo dispositivo peculiare corrisponde al meccanismo di controllo unico dei primi modelli del Lightweight e può essere usato come metodo di riconoscimento per il collezionista. Una molla semicircolare è fissata ad un’estremità da un paio di rivetti e poggia su un dente d’arresto scanalato che è tenuto in posizione dal consueto perno coperto da disco. Il mulinello ha un alberino da 3/16 pollici di diametro, un dispositivo di chiusura del tamburo a 3 viti, un pomello in materiale composito ed un piede in lega con nervature. I dettagli del produttore ed il nome del modello sono impressi sul disco posteriore coi consueti caratteri ricurvi da 1/16 di pollice. L’illustrazione originale fu pubblicata continuativamente nei cataloghi Hardy fino al 1958, presumibilmente perché il costo di commissione di nuove immagini era notevolmente più alto di quanto non lo sia oggi. L’assenza di un’illustrazione da catalogo aggiornata con regolarità è sfavorevole e, di conseguenza, la nostra ricerca ha dovuto seguire una via più tortuosa prima di arrivare alle risposte che offriamo qui. I primi miglioramenti al Lightweight compresero la sostituzione del dente d’arresto e della molla “C” con la consueta molla singola con meccanismo di scatto a percussione e il dente d’arresto che compensava il meccanismo di controllo senza regolatore. La data precisa di questi cambiamenti non è chiara. In base al numero esiguo di mulinelli che abbiamo visto con il dente d’arresto e la molla a “C”, ci sentiamo di ipotizzare che questa modifica avvenne dopo la prima uscita del mulinello e, forse, persino prima che le esigenze dello sforzo bellico interrompessero la produzione regolare. Nel 1948 Hardy’s pubblicò un catalogo inteso solo ai fini dell’esportazione (il mercato interno all’epoca era ancora in balia dei razionamenti e delle privazioni collettive di un’economia esausta) e comprendente la gamma della propria attrezzatura disponibile. Il Lightweight era ancora presente a pag. 23, e così anche un nuovo mulinello, il modello LRH Lightweight, che sarebbe diventato indissolubilmente legato ad esso. Questo nuovo mulinello era anch’esso 3 3/16 pollici di diametro, ma con l’aggiunta di un regolatore montato su una corona , un dente d’arresto e una molla di scorta, un guidafilo in acciaio inossidabile. I fori sulla bobina furono probabilmente resi possibili dalla maggiore robustezza dell’alluminio ora disponibile. Oltre a questi cambiamenti, ci sono altre due differenze, il cui significato risulterà chiaro in seguito. La prima è un dettaglio
In this article we will try to dispel the collectors’ unfounded idea that postwar reels are not very interesting to collect. For many people the year 1940 marks a time limit beyond which the old gears, particularly reels, apparently seem to lack variety, rarity or interest. Instead we would like to prove, that we can learn a lot from Hardy’s post-war production and appreciate it as well. The corporate policy of improvement and development created many specimens which are today rare and included among the reels which are scornfully defined as “modern.” In fact, several reels manufactured by Hardy in the last sixty years have got enough variations to offer the collector many opportunities to devote himself to research and discovery. Many modern authors, especially foreign ones, have till now offhandedly dismissed the reels of this period. One of these reels, loved by many fly anglers and still used today, is the Lightweight model. The Lightweight model had been specifically designed to profit from the commercial advantages observed in the Saint George reel and it was manufactured with redundant material coming from melts used for 3 3/8 inch Uniqua. Enthusiasts will know that the modified Tournament St. George’s main feature was its weight, substantially reduced for competitions, which enabled really extraordinary distances for the
competitors who used this model. The first 3 ounce Lightweight weighed less than the lighter St. George’s 3 ½ ounces. The similarities between the components of the two models which contributed to reach this result were minimal, but effective. The Lightweight model remained in the catalogue for 29 years, yet, surprisingly, very little has been written about its development. Even if an initial survey confirmed the idea that the reel’s construction is easy, a deeper investigation of the various and at times even small differences, shows that the Lightweight model applied the same principle of constant improvement and development as all other Hardy’s equipments. The Lightweight model addressed those fly anglers who required a lighter reel than the traditional Hardy models, and it was recommended as suitable for trout rods, such as the Fairchild, CC de France and Phantom models. It is described in the supplement of 1936 with a declared weight of 3 ½ ounces, reduced for the following catalogue to 3 ¼ ounces. The reel was designed according to conventional principles, with a constant control of the notch, and it was only available in the 3 3/16 inch size, with the drum as large as ¾ inches. As for the ratio between line capacity and weight, it had an advantage of 1-3 ounces compared to the 3” St. George and the 3 1/8 inch reels of the Uniqua and
Perfect models. The three following models reached the weight of 3 ½ ounces. Nevertheless, this reel stood out among the contemporary ones for its small size. The picture published in Hardy’s catalogues shows a structure of 3 rivets on the rear disc of the reel. This peculiar device corresponds to the unique control mechanism of the first Lightweight models and can be used by collectors as an identification method. A semicircular spring is fixed to one end through a couple of rivets and lies on a grooved notch which is held in position by the usual pivot covered by a disc. The reel has a small shaft with a 3/16 inch diameter, a 3 screw locking device of the drum, a knob in composite material and an alloy foot with ribs. The details of the manufacturer and the name of the model are engraved on the rear disc with the usual 1/16 inch curved letters. The original picture was published uninterruptedly in Hardy’s catalogues till 1958, presumably because the commission cost for new pictures was remarkably greater than it is today. The lack of a regularly updated catalogue picture is unfavorable and, consequently, our research had to follow a more contorted path before getting the answers that are explained below. The first improvements made to the Lightweight model included the replacement of the notch and of the “C” spring by the usual single
spring with spring percussion mechanism and the notch which compensated for the control mechanism without regulator. The precise date of such changes is not clear. Based on the small number of reels that we have seen with the notch and the “C” spring, we dare hypothesize that this change occurred after the first launch of the reel and, maybe, even before the war interrupted the regular production. In 1948 Hardy’s published a catalogue for export only (the domestic market of that time was still at the mercy of the rationing and collective deprivations of an exhausted economy), including the range of its available gears. The Lightweight model was still present on page 23 and so was a new reel, the LRH Lightweight model, which would indissolubly be linked to it. This new reel was 3 3/16 inches of diameter too, but with the addition of a regulator mounted on a crown, a notch and a spare spring, a stainless steel lineguide. The holes on the spool were probably made possible by the fact that the aluminium which was now available was steadier. In addition to these changes, there are another two differences, whose meaning will be clarified further on. The first one is a minor aesthetic detail regarding the profile of the edges. The Lightweight model has a relief knurled edge, while the LRH Lightweight model has a wire-worked edge. The second
estetico minore che riguarda il profilo dei bordi. Il Lightweight ha un bordo zigrinato in rilievo, mentre il mod. LRH Lightweight ha il bordo lavorato a filo. La seconda è il numero di ponti. Fino a quel momento, il Lightweight aveva una cassa con tre ponti mentre la cassa del LRH Lightweight ha quattro ponti. Il modello successivo Lightweight tradisce la comune origine della colata sulla cornice del mulinello, usata sia per il LRH Lightweight che per il Lightweight. Si suppone che, per ragioni di praticità ed economia, il Lightweight fosse costruito con la stessa colata sulla cornice a partire dal momento in cui fu introdotto il LRH Lightweight o pochissimo dopo. C’era bisogno solo di una piccola lavorazione a macchina dei bordi per fare il bordo zigrinato in rilievo alla cornice. Il catalogo del 1957 dissipa ogni dubbio (anche in assenza di illustrazioni aggiornate anno per anno dei due mulinelli) che entrambi fossero assemblati a partire da componenti fondamentalmente
simili. A quell’epoca venne cambiato il meccanismo di controllo del filo montato sul LRH, e l’originario dispositivo di chiusura a 3 viti su entrambi i mulinelli fu sostituito col nuovo dispositivo di chiusura a 2 viti. È inutile chiedersi se i miglioramenti descritti sopra in dettaglio vennero sviluppati per il Lightweight, e se il mod. LRH Lightweight era lo stesso mulinello “della domenica”, o se il LRH Lightweight fu progettato su un foglio di carta bianco e le sue caratteristiche migliorate vennero incorporate nel Lightweight. Comunque, sembrerebbe del tutto ragionevole ipotizzare che il LRH Lightweight sia semplicemente un Lightweight de Luxe. Prima di passare all’ultimo mulinello descritto in questo articolo, c’è una possibile versione mancante del mulinello Lightweight che dobbiamo considerare. Esiste un Lightweight non trovato finora con una cassa a 4 ponti e un dispositivo di chiusura a 3 viti? Hardy illustrò il suo catalogo del 1960 con la prima nuova immagine
del Lightweight. Ha una cassa a 4 ponti, un dispositivo di chiusura a 2 viti ed un piede in lega con nervature. Questa è la struttura che noi crediamo fosse in produzione dal 1957. Facendo riferimento ancora una volta alla lista del catalogo per il LRH Lightweight, questa volta nel catalogo Hardy del 1962, possiamo stabilire una data probabile per la nostra ultima variante del Lightweight. Se facciamo riferimento al testo che accompagna la presentazione del LHR Lightweight, vediamo che il mulinello era ad avvolgimento destro o sinistro, a scelta, mentre in precedenza il mulinello era disponibile ad avvolgimento sinistro con un costo supplementare. La conclusione è che il nuovo guidafilo era ora fissato al mulinello. Inoltre, il guidafilo reversibile necessitava di una cornice a 3 ponti, in modo che potesse essere attaccato al ponte nella posizione delle ore 6 sul quadrante dell’orologio. Se siamo d’accordo
nell’affermare che la stessa cassa venne da quel momento in poi usata per il Lightweight, la data del nostro ultimo mulinello è il 1962. Anche se Hardy pubblicò un’immagine aggiornata del LHR Lightweight nel catalogo del 1963, che mostra che il mulinello ha anche un piede liscio in lega, il Lightweight non fu altrettanto fortunato e non apparve nel catalogo del 1964. Per concludere, ci sono ancora molte notizie interessanti da ricavare da uno studio dei mulinelli Hardy posteriori al 1937. Esortiamo gli altri collezionisti a prestare attenzione a quei mulinelli con varianti che ancora passano, senza essere notati e riconosciuti, tra le mani di rivenditori, case d’aste e super esperti: saranno queste le rarità del domani che arricchiranno chi le saprà riconoscere.
one is the number of bridges. Until then, the Lightweight had had a case with three bridges, while the case of the LRH Lightweight model has four bridges. The following Lightweight model betrays the common origin of the casting on the frame of the reel, used both for the LRH Lightweight and the Lightweight models. The Lightweight model is supposed to have been built with the same casting on the frame since the introduction of the LRH Lightweight or immediately thereafter, for practicality and economic reasons. Only a small machining of the edges was needed to make the relief knurled edge of the frame. The catalogue of 1957 confirms with no doubt (even if there are no pictures of the two reels updated year by year) that both of them were assembled starting from substantially similar components. In those times the line control mechanism mounted on the LRH model was changed, and the original 3 screw locking device was replaced with a new 2 screw locking device on both reels. It would be useless to wonder whether the improvements described above in detail were developed for the Lightweight model, and if the LRH Lightweight model was the same “Sunday” reel, or if the LRH Lightweight model was designed on paper and its improved features were incorporated into the Lightweight. However, it seems absolutely reasonable to hypothesize that the LRH Lightweight model was simply a Lightweight de Luxe. Before going on with the last reel described in this article, we must consider a possibly missing version of the Lightweight model. Does a Lightweight exist, and which has never been found so far, with a 4 bridge case and a 3
screw locking device? Hardy published the first new picture of the Lightweight in the catalogue of 1960. It has a case with 4 bridges, a 2 locking device with 2 screws and an alloy foot with ribs. We think that this structure has been manufactured since 1957. If we refer once again to the list contained in the catalogue for the LRH Lightweight, this time in Hardy’s catalogue of 1962 we can establish a probable date for our last version of the Lightweight. If we refer to the text accompanying the presentation of the LHR Lightweight, we see that you could choose between right and left winding, whereas the left winding was previously available at a higher cost. The conclusion is that the new line guide was now fixed to the reel. Moreover, the reversible line guide needed a frame with 3 bridges, so that it could be fixed to the bridge in the position of the 6 o’clock quadrant. If we agree in saying that the same case was used for the Lightweight from then on, the date of our last reel is 1962. Even if Hardy published an updated picture of the LHR Lightweight in the catalogue of 1963, showing that the reel has also got a smooth alloy foot, the Lightweight was not so lucky and did not appear in the catalogue of 1964. In conclusion, there is still a lot of interesting news to obtain from a study of Hardy reels after 1937. We encourage the other collectors to pay attention to those reels with versions which end up unnoticed and unrecognized, in the hands of dealers, auction houses and super experts: these will be tomorrow’s rare pieces which will make you rich if you can recognize them.
1° LIKE A RIVER PHOTO CONTEST 1° classificato: Alessandro Belluscio Photographer website: www.alessandrobelluscio.com Alessandro Belluscio è un fotografo di action sport, outdoor e lifestyle. Alo, come tutti lo chiamano, ha trascorso gli ultimi 10 anni viaggiando e fotografando persone e atleti dalle Alpi alle montagne di tutto il mondo: dalla Scandinavia alla Patagonia, dalle Rockies nord-americane al Giappone passando per l’Uzbekistan e altri interessanti posti. Fondatore e direttore della prima rivista di freeski italiana - 4Skiers magazine, dopo 5 anni Alo lascia il progetto. Lo stesso anno viene contattato e inizia una collaborazione come editor di downdays, il media europeo di freeski. Dopo 3 anni, Alessandro è ora di tra le Alpi Svizzere, in Engadina. E’ un libero professionista al 100%, parte di un collettivo di fotografi e filmer VisualWorking. Nell’ultimo decennio, le foto di Alo sono stata pubblicate dai più importanti media di outdoor: Powder mag., Freeskier US, Skiing the next level, downdays, Skiing US, FryFlyt Norway, Bravoski Japan, etc. Alo ha lavorato e collaborato con importanti brand come SMITH Optics, RedBull, Armani EA7, Level Gloves, COLMAR, Tecnica Group, The North Face, Casio G-Shock, Atomic Skis etc. E anche con prestigiosi resort come Courmayeur-MontBlanc, Livigno, Corvatsch-Sankt Moritz, VOSS Norway etc. Alo è stato invitato più volte al Nineknights invitational (solamente 4 fotografi invitati al mondo per questo prestigioso evento) ed ha vinto per ben 3 volte il premio per la miglior action photo. L’esposizione permanente di Alo è visibile a Livigno - Mottolino, a 2400m Gli obiettivi di Alo per il futuro è di spingere i limiti della fotografia outdoor e action: esplorare nuovi posti, sviluppare nuove tecniche ed idee da portare al suo personale punto di vista in ambito professionale e privato. E scattare sicuramente più foto di fly fishing! Alo è supportato da Carl Zeiss Lenses
ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente
Alessandro Belluscio is an action sports - outdoor - lifestyle photographer. Alo, as people call him, spent the last 10 years traveling and shooting photographs around the Alps and on mountains all over the world: from Scandinavia to Patagonia, from the Rockies to Japan via Uzbekistan. Founder and chief editor of Italians 4Skiers magazine, after 5 years Alo left the project. The same year, Alo started a collaboration with downdays, the Europen freeski media group. After 3 years, Alo is now based in the Swiss Alps, in Engadin and is a full time freelance photographer, part and lead photographer of VisualWorking, a collective of photographers and video makers. In the last decade, Alo's photos were published on the most important outdoor magazine: Powder mag. , Freeskier U.S., Skiing the next level, downdays, SKIING U.S., FryFlyt Norway, Bravoski Japan, etc. Alo collaborated with important brands such as SMITH Optics, RedBull, Armani EA7, Level Gloves, COLMAR, TECNICA group, The North Face, Casio G-Shock, Atomic Skis etc. And also with important Alpine resorts like Courmayeur-Mont Blanc, Livigno, Corvatsch-Sankt Moritz, VOSS Norway etc. Alo has been invited several times at the Nineknights invitational event (only 4 photographers from all over the world are invited to this prestigious event every year) and won three times the best action photo prize. Alo's permanent photo exhibition is displayed in Livigno - Mottolino at 2400m. Alo’s objective for the future is to push the limit of outdoor action photography: explore new locations, discover new techniques and ideas to bring his unique point of view in very ambitious projects both personal and professional. And shoot more fly fishing photos! Alo is supported by Carl Zeiss Lenses
ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente EXPORIVA CACCIA PESCA AMBIENTE Passione e cultura il leitmotiv di questa 11^ edizione La manifestazione si consolida come punto di riferimento per gli appassionati di caccia e pesca del nord e centro Italia Si è chiusa in positivo domenica 3 aprile 2016, nel quartiere fieristico di Riva del Garda (Trento), l’11^ edizione di ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente, la fiera dedicata alla caccia alpina e di selezione e all’arte della pesca che riconferma i numeri del 2015 con 15.037 ingressi registrati alla chiusura dei tornelli. Una fiera che fa del suo punto di forza il mix perfetto fra cultura e passione; una mostra mercato che affianca ad una ricca offerta commerciale, con 209 aziende presenti, un’importante parte convegnistica, con oltre 20 appuntamenti scientifici, dedicati alla venatoria ed all’alieutica, tra cui spiccano quelli organizzati dalle Associazioni di Pesca della Provincia di Trento. La pesca ha fatto registrare una grande presenza di scuole di pesca a mosca con oltre 15 istruttori
che si sono avvicendati sulla vasca di lancio di oltre 35 metri e, ospiti stranieri del calibro di Robert Gillespie, hanno coinvolto signore e bambini in questa tecnica di pesca a basso impatto ambientale. Lodge di pesca stranieri hanno consolidato la partecipazione della parte turistica legata alla pesca, che insieme ad un importante stand di Trentinofishing, hanno completato l’offerta turistica trentina della pesca. Ad ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente gli appassionati di pesca hanno potuto acquistare le ultime novità di settore a prezzi favorevoli ma non solo; iniziative originali come i minicorsi di cucina “Salmerino in tavola”, hanno riscosso un grande successo di pubblico, interessato a nuove e facili ricette da riproporre anche a casa. E’ questa quindi l’essenza di ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente, un giusto equilibrio fra business, cultura, folklore e divertimento. Un’ 11^ edizione che ha avuto molto in comune con la precedente, sancita anche quest’anno da una grande cena di gala, con oltre 270 partecipanti, ospitati nella Sala Mille del Palazzo dei Congressi. Un’edizione che ha già anticipato quale sarà il tema su cui punterà il prossimo anno: “Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla caccia, la pesca e l’ambiente”. Le date della 12^ edizione di ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente sono già fissate per il 31 marzo – 2 aprile 2017.
THE CANYON OF
Kamacnik By Aleksandar Vrtaric
With its breathtaking beauty and unique scenery, one of the smallest but also one of the most beautiful waters in Croatia, this little stream has been a particular attraction for many years. Located in the green forest of Gorski Kotar just a few hundred meters from the town of Vrbovsko, Kamacnik cuts its gorge into the Velika Kapela massive and it cascades down the river Dobra whose entrance has been turned into a lake by a dam. The Kamacnik spring is typically karst - the water comes from underground caves. Ranging only 3 kilometers in length from its very source to the river-mouth where it merges with river Dobra, this stream is adorable and, as the local people say,
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every meter of its course is different from the previous one. The trails leading over rock edges and charming wooden bridges that overlook a murmuring creek to a beautiful green valley will not only amaze the joyful heart of a pure blooded fly angler but everyone who can't stay immune to beautiful and intact nature as well. After walking an additional kilometer you will find a clearing that holds a deep, dark lake, the well of Kamacnik. Fly fishing in the Kamacnik Canyon The best thing about Kamacnik Canyon is the fact that once you get your feet in the extremely cold water, you know you
Con la sua bellezza da togliere il fiato e i suoi scenari unici, questo ruscelletto, che è uno dei più piccoli ma anche dei più bei corsi d’acqua della Croazia, costituisce da molti anni un’attrazione particolare. Situato nella foresta verde di Gorski Kotar, appena qualche centinaio di metri dalla città di Vrbovsko, il Kamacnik scava la sua gola nel massiccio di Velika Kapela e sfocia a cascata nel fiume Dobra, il cui ingresso è stato tramutato in un lago da una diga. La primavera del Kamacnik è tipicamente carsica – l’acqua
arriva da grotte sotterranee. Quest’adorabile torrente è lungo appena 3 chilometri dalla sorgente alla foce, dove si unisce al fiume Dobra, e, come dicono i locali, ogni metro del suo corso è diverso dal precedente. I sentieri che conducono su cigli rocciosi e incantevoli ponticelli in legno sovrastanti un torrente in una bella vallata sorprenderanno non solo il cuore di un pescatore, ma di chiunque non resti indifferente allo splendore della natura. Dopo aver percorso un altro chilometro troverete una radura che ospita
un lago scuro e profondo, la fonte del Kamacnik.
nuotano nel ruscello dalla sorgente alla foce ed è facile avvistarle lungo tutto il suo corso. Ci sono molte trote di ogni dimensione ed età – dalle più piccole a quelle che faranno battere più forte il vostro cuore nell’attimo stesso in cui le avvisterete – e con l’acqua così cristallina è difficile non vederle. Questa riserva è ottima, visto che la società di pesca se ne occupa con grande cura, inoltre quella del torrente Kamacnik è un’area in cui si può praticare solo il "catch and release". È adatta alle mosche secche e alle ninfe, ma il più delle volte le ninfe sono più produttive, dunque assicuratevi di mettere nella vostra scatola di mosche abbastanza ammo – caddis (secche e ninfe), gammarus, modelli classici come la Hare's ear, la Pheasant
La pesca a mosca nel canyon di Kamacnik La cosa migliore del canyon di Kamacnik è che, una volta messo piede nell’acqua ghiacciata, sapete di pescare in acque incontaminate che non sono mai state inquinate o modificate dall’uomo. Questo canyon è un paesaggio protetto che si estende per 7444 ettari di pura bellezza e freschezza, e sapere di potersi mettere in ginocchio e bere l’acqua lo rende anche migliore. Sebbene il fiume Dobra sia alquanto ricco di temoli, questi non vivono nel torrente Kamacnik. Belle e robuste trote fario e iridee
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are fishing the true intact water that has never been polluted or changed by human hand. This canyon is a protected landscape covering 7444 ha of nothing but beauty and freshness and knowing that you can bend on your knees and drink the water makes it even better. Although the river Dobra is pretty rich in grayling, they do not live in Kamacnik stream. Healthy and beautiful brown and rainbow trout are swimming in the stream from the mouth to its source and it is easy to spot them all along
the way. There are plenty of rainbow and brown trout in all sizes and generations – from the smallest to those that will make your heart beat faster the second you spot them and with the water so clear it is hard to miss them. The fishery is very good here as the fishing society takes good care, moreover Kamacnik stream is a distric where only "catch and release" fishing is allowed. It is suitable for dry flies and nymphs but most of the times nymphs are more productive, so be sure to fill your fly fishing box with
enough ammo – caddis (dry and nymph), gammarus, classical patterns like Hare's ear and Pheasant tail and some stoneflies. Of course, if you happen to meet a local fly angler, with some kind words, greetings and fun and educational stories, you will most definitely get a handful of flies that work the best here. As Kamacnik stream is a small water with lots of trees rising around it, it would be more appropriate to fly fish with somewhat shorter rods and although there are nice and big fish, the #4 or #5 rods are just ideal. The clear water also means that you need some extra quality tippets, the best fluorocarbon there is in very fine diameter – with all that, you are all set and ready to hook some
lips and enjoy the evil, jumping and headshaking action. A place to rest your body and soul Of course, fly fishing is not the only thing you can do in Kamacnik Canyon so it would be great if you could take a few days off and come visit this place. A nice walk from the rivermouth upstream to the source is fun with a fly rod but it may be even funnier without it as you can see more things. The source of Kamacnik is something unique and it is not easy to describe – an incredible mixture of blue and green color, extreme freshness, the water that tastes like pure energy and
tail e alcune stonefly. Certo se vi capiterà di incontrare un pescatore a mosca del luogo, scambiando alcuni saluti, parole cortesi e storie divertenti ed istruttive, otterrete certamente una manciata di mosche che funzionano meglio. Siccome il torrente Kamacnik è un piccolo corso d’acqua con tanti alberi attorno, sarebbe più appropriato pescare a mosca con canne un po’ più corte e, benché ci siano bei pesci di grosse dimensioni, le canne da #4 o #5 sono proprio quello che ci vuole. Acqua cristallina vuole anche dire che
avrete bisogno di alcuni finali sottili, il miglior fluorocarbon che ci sia in diametri molto ridotti – così siete pronti ad allamare qualche pesce e a godervi la lotta con quegli esseri splendidi che saltano e scuotono la testa.
e venire a visitare questo luogo. Camminare dalla foce a monte verso la sorgente con una canna è divertente, ma potrebbe esserlo ancora di più senza, visto che si ha la possibilità di vedere più cose. La sorgente del Kamacnik è qualcosa di unico e non è facile da descrivere – è un incredibile mix di blu e verde, estrema freschezza, l’acqua che sa di pura energia e la profondità ancora da determinare. In effetti nessuno sa davvero quanto sia profonda la sorgente. Questa è una bell’area di relax, per fare trekking e andare in bici, e se per caso siete pittori, poeti, scrittori o fotografi, qui troverete una grande fonte di ispirazione. Persino il famoso alpinista e scrittore croato Zeljko Poljak ha descritto il Kamacnik
come una "gola intrisa di fascino selvaggio" nel suo libro intitolato "Montagne croate". Quest’area è anche rinomata per il buon cibo e il fatto che si possa mangiare un gulasch di orso o di cervo a meno di 10 euro la rende ancora più attraente. I ristoranti sono veramente a buon mercato e anche gli alloggi sono piuttosto economici. Che voi ci veniate in primavera, estate, autunno o inverno, troverete il canyon di Kamacnik ugualmente bello da togliere il fiato, dunque controllate la vostra agenda e prendete seriamente in considerazione il Kamacnik – non solo l’amerete, ma senz’altro ci tornerete!
Un luogo in cui riposare corpo e anima La pesca a mosca non è certo la sola cosa che si può fare nel canyon di Kamacnik, potreste dunque prendervi alcuni giorni
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the depth that has yet to be determined. Indeed, nobody really knows how deep the source is. This is a great area for relaxation, for trekking and biking and if you happen to be a painter, poet, writer or a photographer, you will find plenty of inspiration here. Even the famous Croatian mountaineer and writer Zeljko Poljak described Kamacnik as a "gorge filled with wild romance" in his book called "Croatian mountains". This area is also well known for good food and the fact that you can
have a bear or a deer goulash for less than 10 euros makes it even more attractive. The restaurants are really affordable when it comes to prices and accomodation is quite cheap too. Weather you are here in spring, summer, fall or winter, you will find Kamacnik Canyon equally beautiful and breathtaking, so check your plans and seriously consider Kamacnik – not only will you love it but you will definitely come back!
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…… the best book ever written about permit fishing….. Giorgio Cavatorti
www.klugphotos.com
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FISHING ADVENTURES
Early Angling Pioneers in Belize by Jim Klug
Aside from the lodge owners and the Belizean guides that built the country’s infrastructure from the ground up, there were a number of famous (and some not-so-famous) fishermen and clients that contributed to the emergence of Belize as a world-class destination for sportfishing and fly fishing. Beginning in the ‘50s, Joe Brooks, Ted Williams, Tom McNally, Henry Shakespeare and a host of other well-known anglers and writers traveled to British Honduras at a time when catching flats species on light tackle and fly equipment was still a new concept. These early visitors to the area returned with stories of pristine waters, untouched and endless flats, and fish that would eat almost anything that you put in front of them. Early magazine stories and newspaper articles promoted the new fishery, creating a buzz in the United States and a small but steady stream of customers for the early lodges. One American angler who probably fished Belize more than anyone throughout the 45year period from 1960 to 2005 was Winston Moore, one of the sport’s greatest gentlemen and an incredibly accomplished angler. Born in 1924, Winston grew up in California, attended the University of Southern California, and served in the U.S. Navy during World War II. He moved to Boise, Idaho, in 1957, where he bought a bankrupt sporting goods supply company that he quickly turned around and built into one of
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the largest and most successful distribution businesses in the country. From there, he moved into commercial development, building more than three million square feet of commercial real estate in the Boise area and becoming one of the largest developers in the region. This success allowed him to spend a large amount of time fishing throughout the Caribbean and, specifically, throughout Belize. In 1974, Winston began fishing Ambergris as one of El Pescador Lodge’s first guests. That year alone he made seven different trips to Ambergris, where often he was the only guest at the just-opened lodge. From helping train the first guides on Ambergris Caye to his live-aboard adventures and explorations of southern Belize, Winston arguably did more to help put Belize on the sportfishing map in the early years than any client alive. Throughout his many visits, Winston always worked hard to raise the bar for fly fishing in the country, from buying boats for guides with no resources, to promoting and exposing new lodge and live-aboard operations to writers and agents that he knew from throughout the fishing industry. During the mid-80s and well into the early ‘90s, Winston spent a great deal of time exploring the southern waters of Belize via the live-aboard vessels that were owned and operated by Belize River Lodge. Over the course of many decades spent
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A parte i proprietari dei lodge e le guide del Belize che hanno costruito l’infrastruttura del Paese da cima a fondo, diversi pescatori famosi (e non) e clienti hanno contribuito a far sì che il Belize diventasse una meta internazionale per la pesca sportiva e la pesca a mosca. A partire dagli anni ‘50, Joe Brooks, Ted Williams, Tom McNally, Henry Shakespeare e un sacco di altri rinomati pescatori a mosca e scrittori hanno visitato l’Honduras britannico in un’epoca in cui prendere le specie delle flat con attrezzatura leggera e da mosca era ancora un concetto nuovo. Questi primi visitatori della regione fecero ritorno portando con sé storie di acque pure, di flat sterminate e incontaminate e di pesci che mangiavano quasi tutto ciò che si offrisse loro. I primi racconti sulle riviste e alcuni articoli su quotidiani promossero il nuovo spot, facendo scalpore negli Stati Uniti e creando così un piccolo ma costante stuolo di clienti per i primi lodge. Il pescatore americano che probabilmente pescò nel Belize più di chiunque altro nei 45 anni dal 1960 al 2005 fu Winston Moore, un pescatore incredibilmente esperto e uno dei più grandi gentiluomini dello sport. Nato nel 1924, Winston crebbe in California, frequentò la University of Southern California e prestò servizio nella marina statunitense durante la seconda guerra mondiale. Nel 1957 si
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trasferì a Boise, nell’Idaho, dove acquistò una ditta fallita di attrezzatura sportiva che in breve tempo rivoluzionò, trasformandola in uno dei distributori maggiori e con più successo del Paese. A quel punto sviluppò il commercio fino a costruire più di tre milioni di metri quadrati di area commerciale nella zona di Boise, divenendo uno dei maggiori costruttori della regione. Questo successo gli permise di trascorrere moltissimo tempo a pescare nei Caraibi e in particolare nel Belize. Nel 1974 Winston cominciò a pescare ad Ambergris, dove fu tra i primi ospiti del lodge El Pescador. Solo quell’anno fece sette diversi viaggi ad Ambergris, dove spesso era il solo ospite del lodge appena aperto. Dall’aiuto nell’addestrare le prime guide ad Ambergris Caye, alle sue avventure ed esplorazioni del sud del Belize condotte in prima persona in barca, Winston probabilmente fece di più di qualunque altro cliente al mondo per rendere il Belize una meta per la pesca sportiva. Nelle sue numerose visite Winston lavorò sempre alacremente per innalzare il livello della pesca a mosca nel Paese: dall’acquisto di barche per le guide prive di risorse, alla presentazione e promozione del nuovo lodge e delle operazioni a bordo, a scrittori e agenti che lui conosceva nel settore della pesca. Dalla metà degli anni ’80 e fino all’inizio
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fishing throughout Belize, Winston always kept meticulous records, immersing himself in the study of bonefish, followed by tarpon, and, finally, permit. To this day, he is still one of the few anglers to have landed more than 100 permit on a fly (on the flats), and he was certainly one of the first. Numerous other anglers soon began to find their way to Belize, following in Winston’s footsteps at a time when these Caribbean waters were still largely untouched and unexplored. Fly fishermen such as Will Bauer, Mike Michalak, Craig and Jackie Mathews, Brian O’Keefe, George Anderson, Jack Samson and others quickly realized the potential that the area held for shallow-water flats fishing. They were drawn to the waters of Belize throughout the ‘80s and ‘90s, when most of the established fly fishing world still viewed Belize as a remote, backwater, off-the-grid destination. This small group of fanatical fishermen enjoyed a long period of time when they had the flats of the country largely to themselves. Their love of the area and obsession with the species of Belize helped pioneer one of the most famous and well-known saltwater fishing destinations on the planet.
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degli anni ‘90 Winston passò molto tempo a esplorare le acque meridionali del Belize a bordo delle imbarcazioni del Belize River Lodge. Nel corso di molti decenni trascorsi a pescare da un capo all’altro del Belize, Winston tenne sempre resoconti meticolosi, incentrati soprattutto nello studio del bonefish, poi del tarpon e infine del permit. Ad oggi è tuttora uno dei pochi pescatori ad aver preso più di 100 permit a mosca (sulle flat), ed è stato certamente uno dei primi. Numerosi altri pescatori hanno presto cominciato a recarsi in Belize seguendo le orme di Winston in un’epoca in cui queste acque caraibiche erano ancora ampiamente intatte e inesplorate. Pescatori a mosca come Will Bauer, Mike Michalak, Craig e Jackie Mathews, Brian O’Keefe, George Anderson, Jack Samson e altri si resero conto ben presto del potenziale dell’area per la pesca nelle acque basse delle flat. Furono attirati dalle acque del Belize per tutti gli anni ’80 e ‘90, quando la maggior parte del mondo della pesca a mosca vedeva ancora il Belize come una destinazione remota, isolata, fuori dagli schemi. Questo piccolo gruppo di appassionati pescatori poté godere di un lungo periodo di tempo in cui aveva a propria disposizione le flat del Paese. Il loro amore per la regione e la loro ossessione per le specie del Belize contribuirono ad aprire la strada verso una delle più famose e rinomate destinazioni d’acqua salata del pianeta.
PROSSIMI VIAGGI - NEXT TRIPS
BRITISH COLUMBIA, ZONA TERRACE, ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE: Fiumi Copper, Skeena e Kalum. Lodge tutto compreso 9 notti, 8 giorni di pesca con guida e barche a disposizione. Euro 3900 escluso voli e licenze di pesca.
CORRIENTES, ARGENTINA, OTTOBRE 2016 Settimana di pesca al dorado a Corrientes, una delle città piu antiche dell’Argentina, e giornata di visita alle cascate di Iguazu. 8 giorni di lodge a pensione completa, comprensivo di barche e guide. Euro 3400 escluso voli.
CROCIERA DI PESCA ALLE MALDIVE DAL 27-11-2016 AL 04-12-2016 Pesca ai grandi Carangidi e Triggerfish a bordo di una imbarcazione di 30 metri, con guide e cuochi a disposizione. Costo euro 2950 incluso il volo.
CILE MARZO 2017 Verso la metà di marzo 2017 andremo nel sud del Cile a pesca nei fiumi Baker, Cochrane ed altri. Prevista qualche discesa con gommone. Lodge e guida tutti i giorni. Prezzo 3500 escluso voli.
Hardy Shadow L’ÉQUILIBRE PARFAIT
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