Il Giornale di Corte Sant'Alda

Page 1

Ăˆ camminando che si fa il Cammino The path is made by walking Al andar se hace camino Antonio Machado

trame

storie di persone, territori, vigne, cantine, vini...


Le trame... gli orditi, le tessiture delle vite che si intrecciano, erano un’idea ricorrente espressa bene dal piccolo arazzo acquistato tanto tempo fa. L’immagine di “Ischia” di Renata Bonfanti, artista tessitrice di forme, colori, terre e sogni, prima ancora che di fili, è diventata la copertina simbolo di questo intreccio di storie. The plots ... the warps, interlaced lives that are intertwined recurring idea was well expressed by the small tapestry bought a long time ago. The image of “Ischia” from Renata Bonfanti , artist weaver of shapes, colors, lands and dreams even before the wires, has become the symbol cover of this tangle of stories.

...non sono poi così importanti gli ettari, a volte vorrei fosse solo uno, così io e Cesar potremmo godercelo fino in fondo, a volte vorrei fossero cento, così avrei vino per tutti. Mi piace Corte Sant’Alda! Negli anni, questo ARAZZO, un po’ sbiadito ed incompleto, privo di confini e con pochi colori, ha preso forma e carattere con contorni netti e ben definiti. Vivo nella sostanza e nella forma. Non sono poi così importanti gli ettari! Ci sono viti, olivi, ciliegi, orto e boschi; animali selvatici, cinghiali, volpi e caprioli, le nostre galline, i maiali, le mucche... C’è una casa, una cantina e c’è l’uomo. Uomini e donne che, quotidianamente, condividono obiettivi, sentimenti e pezzi di vita, ognuno con il proprio spazio, le proprie aspettative, ognuno di un “colore” diverso che, intrecciandosi con il verde delle piante, il marrone della terra, il rosso del vino, l’azzurro del cielo, dà forma a questo meraviglioso arazzo CIÒ CHE OGGI È CORTE SANT’ALDA. Marinella Camerani The measure in mere hectares are of little importance, sometimes I wish there was only one, so I Cesare, could enjoy it’s fruits all for myself until there was no more, sometimes I wish there were a hundred, so I would have wine in abundance for everyone.How I love my Corte Sant’Alda! Like a tapestry it has taken shape over time in an interweaving of the threads of nature’s weft and warpThis Tapestry, somewhat ‘faded and incomplete, devoid of boundaries and with few colours, took shape and slowly there emerged a character with sharp edges and well defined light and shade: I live in substance and in form. So let us not speak of, or measure in hectares! Not when there are vines, olive trees, cherry trees, vegetable gardens and woodland; wild animals, foxes and deer, our chickens, pigs, cows... There is a house, a cellar and there is humanity; men and women who, on a daily basis, share and strive toward common goals, feelings andemotions. A family evolving, each with their own space, their expectations, each a different but distinct “color” that every day, forms this wonderful tapestry, interwoven with the green plants, the brown earth, the red wine, the blue sky... BECAUSE THIS, TODAY, IS THE CORTE SANT’ALDA. Marinella Camerani

3


VINI VALPOLICELLA, IDENTITÀ POLIEDRICA Clementina Palese

Una denominazione per certi versi bizzarra quella dei vini Valpolicella: una piramide qualitativa che prevede quattro vini diversi da uve raccolte nello stesso vigneto, ma vinificate in modi differenti! Eppure la loro identità è forte grazie a un territorio vocato e alle varietà autoctone veronesi. E bizzarra è pure la distinzione tra la Valpolicella “geografica” e quella “enologica”. La storia dei vini Valpolicella ha inizio attorno agli anni 70, quando l’agricoltura di collina non dava reddito e si stava verificando anche sulle colline del Veronese la migrazione verso la città. La nascita della Denominazione di Origine Controllata Valpolicella (autorizzata con D.P.R. 21 agosto 1968, successivamente modificato con molti decreti ministeriali, l’ultimo dei quali nel 2011) ha rappresentato una chance di sviluppo per l’area geografica denominata “Valpolicella” e anche per quelle aree poco conosciute, ma sicuramente molto vocate per la coltivazione della vite, collocate più ad Est. Il territorio di produzione fin dal 1968 comprende i 5 comuni della Valpolicella geografica “Classica” (Sant’Ambrogio, Fumane, Marano, San Pietro in Cariano, Negrar ) e alcuni comuni limitrofi, quelli della Valpantena e altri dell’Est Veronese, denominati “Valpolicella Allargata” fra i quali anche il comune di Mezzane di Sotto. (Vedi cartina nella pagina a fronte). Per parecchi anni i vini della cosiddetta Valpolicella Allargata sono stati “invisibili” perché le uve, conferite alle Cantine Sociali, perdevano completamente la loro identità. E’ attorno agli anni 80 che la tendenza si è invertita e, ad opera di agricoltori lungimiranti, sono nate piccole realtà che, non senza difficoltà, hanno proposto al mercato vini di grande qualità con caratteristiche proprie, valorizzando così un territorio quasi sconosciuto: quello appunto della Valpolicella non geografica. Tutte queste terre (Classica, Allargata e Valpantena) rappresentano, in ogni caso, un eccellente terroir per la produzione di vino, anzi di vini rossi – al plurale – visto che esprimono il fresco Valpolicella doc, il corposo Valpolicella Ripasso doc, l’opulento Amarone docg e il Recioto docg, passito sempre più raro, tutti – beninteso – «della Valpolicella». Importante perché non chiaro a tutti, è ricordare che questi vini diversi provengono da uve selezionate dallo stesso vigneto costituito da varietà autoctone veronesi. E’ questo che rende particolare e affascinante, ma anche complicato, comprendere le dinamiche reciproche dei vini della denominazione Valpolicella, in particolare per le quantità prodotte. Generalmente, nel medesimo vigneto, le uve migliori vengono destinate alla produzione di Amarone della Valpolicella e, quindi, all’appassimento (come pure quelle per il Recioto) in una percentuale massima stabilita per disciplinare a garanzia della qualità. Percentuale che in base all’annata e alle esigenze di mercato il Consorzio, previa approvazione della Regione Veneto, può decidere di ridurre. Ecco che i volumi delle diverse tipologie di vini della denominazione Valpolicella dipendono dalle scelte dei produttori che ultimamente tendono a mettere a riposo la quantità massima consentita di uve. Questa propensione costante, unitamente all’aumento delle superdici, ha fatto sì che la produzione di Amarone sia proporzionalmente aumentata, insieme a quella del Valpolicella Ripasso, che per modalità produttiva è legato al primo, rispetto a quella del Valpolicella. L’Amarone della Valpolicella ha finalmente conquistato la «G», è stato cioè promosso a denominazione di origine controllata e garantita nel 2010. Da allora i disciplinari dei vini della Valpolicella sono stati disgiunti, tuttavia Valpolicella doc, Valpolicella Ripasso doc, Amarone docg e Recioto docg continuano ad essere prodotti non solo nella stessa area geografica, ma anche nello stesso vigneto e dalle stesse varietà di uva. Le varietà autoctone veronesi costituiscono il 97% dei vigneti della denominazione. La Corvina Veronese è l’uva protagonista di questa denominazione. Prevista dai disciplinari in una percentuale che può variare dal 45% al 95%, può essere affiancata e sostituita (al massimo per il 50%) dal Corvinone; la Rondinella, invece, può entrare nell’uvaggio in una percentuale variabile dal 5 al 30% . E’ possibile utilizzare anche, al massimo per un 25% del totale, uve di vitigni a bacca rossa non aromatici, ammessi alla coltivazione per la Provincia di Verona. Corvina e Corvinone rappresentano il 70% del «vigneto Valpolicella», seguiti dalla Molinara (20%); gli altri vitigni autoctoni veronesi, come l’Oseleta che sta ricevendo ultimamente una grande attenzione, e italiani rappresentano il 7%, mentre gli internazionali sono al 3%. Se nel passato il vigneto in Valpolicella era soltanto una delle colture agricole, oggi attorno alla vite ruota tutta l’economia dell’area. Guardando la Valpolicella nell’arco degli ultimi 20 anni i numeri sono impressionanti. L’estensione del vigneto è raddoppiata raggiungendo 7.596 ettari nel 2015 (pari al 25% della superficie a vite del Veronese e del 10% del Veneto). Tuttavia, questa intensificazione colturale ha interessato aree dove il vigneto era già stato presente in passato e, soprattutto, considerando che la denominazione si estende su 80 mila ettari, il vigneto è solo una delle componenti del bel saggio della denominazione che vanta anche una grande diversità di morfologia, terreni e specie vegetali. Ben sei bottiglie su dieci prendono la via dell’esportazione. I principali Paesi di destinazione sono Germania (18%), Svizzera (14%), Canada (13%), Stati Uniti (10%), Scandinavia (principalmente con Danimarca e Svezia) e Regno Unito. Ambasciatore del territorio di produzione, l’Amarone della Valpolicella contribuisce non poco alla sua valorizzazione turistica. A questo proposito circa il mercato nazionale, che assorbe il 40% della produzione totale di Amarone, colpisce il ruolo importante della vendita diretta in cantina che interessa ben il 12% (dato medio) dei volumi e che sale oltre il 20% nel caso dei produttori più piccoli. Non stupisce invece che oltre il 55% venga venduto nei ristoranti e nelle enoteche. Da una recente indagine a cura dell’Osservatorio dei Vini della Valpolicella curato da Nomisma Wine Monitor è emerso che per il 35% delle imprese intervistate la denominazione d’origine rappresenta il principale fattore di successo dell’Amarone all’estero, e il 50% ritiene che si debba puntare sulla zona di produzione per valorizzare maggiormente l’Amarone nei mercati esteri. L’importanza della notorietà del brand aziendale (21%) e dell’origine italiana (15%) sono considerati meno importanti. E quando si parla di denominazione di origine si fa riferimento non solo al marchio collettivo che rende riconoscibile i vini prodotti in questa area, ma anche al territorio di produzione che, al di là della cementificazione sconsiderata che si è verificata in alcune zone, ha conservato un fascino notevole.

stono a Verona; a partire dal Medioevo, con un’intensificazione negli ultimi due secoli, la stessa pietra è stata utilizzata per realizzazione le marogne di contenimento dei terrazzamenti che hanno consentito di espandere l’agricoltura sui pendii delle colline veronesi. Insomma la Valpolicella, i suoi vini e i produttori sarebbero nelle condizioni di godere di tutto questo in armonia. Peraltro la filiera produttiva è molto articolata contando su 2.347 aziende agricole produttrici di uva (1.698 delle quali producono uva per Amarone) e 7 cantine coperative, L’importante è che il desiderio principale degli “attori” resti quello di salvaguardare un territorio, la qualità di una doc fra le più conosciute e non inseguire facili guadagni.

Clementina Palese è giornalista professionista specializzata nel settore viticolo-enologico e fondatrice delle Donne della Vite.

quotidiano L’Arenda del 16 febbraio 2016 Egregio direttore, leggiamo sull’Arena di domenica 7 febbraio il lunghissimo articolo di Stefano Lorenzetto sulle tristi vicende che riguardano l’Amarone. Articolo come sempre ben scritto e convincente nelle argomentazioni per un pubblico generico, ma che lascia perplessi molti di noi vitivinicoltori per gli spericolati e privi di senso parallelismi tra l’Amarone e i Prosecco e i Lambrusco e soprattutto per la ingenerosità nei confronti dei produttori della cosiddetta zona allargata della denominazione Valpolicella, che include Valpantena, Valle di Mezzane e Valle di Illasi e che è nel disciplinare della doc dal 1968! Sì, anche a Illasi e nelle altre vallate si producono in piena regola i vini della denominazione e i risultati ottenuti sono riconosciuti e apprezzati dalle guide e dalla critica enologica di tutto il mondo, oltre che soprattutto dal mercato, come ben sa chi si occupa di vino e in particolare di Valpolicella e di Amarone. La zona non solo è vocata, ma addirittura più di un blasonato produttore della Zona Classica (quella che comprende i cinque comuni della Valpolicella Storica: Negrar, San Pietro in Cariano, Fumane, Marano e Sant’Ambrogio) ha deciso di fare investimenti importanti in vigneti, tecnologie e immagine proprio sulle colline di Tregnago, Illasi, Mezzane e della Valpantena. Non vogliamo entrare nella malinconica polemica e vicenda giudiziaria che contrappone l’associazione delle Famiglie dell’Amarone, il Consorzio di tutela e le cantine cooperative, ma solo sottolineare che è grave che sul giornale della nostra città e della nostra provincia venga delegittimata una zona produttiva che esiste a pieno titolo e da sempre nella denominazione e in cui da più di 30 anni operano aziende considerate un punto di riferimento per i vini della zona. Siamo coscienti di appartenere alla “allargata” e non abbiamo la storia delle grandi aziende della Valpolicella Classica, ma abbiamo sperimentato e investito, lavorando sui fronti dell’innovazione e della ricerca, apportando cose utili a tutta la doc. Un po’ come è avvenuto in Francia nella zona dell’appellation Saint Émilion rispetto al Bordeaux. Noi riteniamo che l’Amarone sia da interpretare come simbolo di qualità altissima, come strumento di valorizzazione dell’intera denominazione. Invece vediamo che il dibattito e la querelle ruotano sempre e inesorabilmente attorno a quantità e prezzi. Forse perché le cose vanno fin troppo bene nella nostra denominazione che è la più ricca d’Italia e dà i maggiori redditi. Il nostro timore è che l’avidità per conquistare in fretta la maggior fetta del business, da parte di chicchessia, portasse al deragliamento di quella nostra bella realtà. Ci sarebbero altri temi che ruotano attorno all’Amarone, che comunque deve restare un prodotto d’élite, che meriterebbero un approfondimento e che nell’articolo di domenica non vengono minimamente sfiorati pur essendo determinanti per la comprensione della vicenda: dal business del “Ripasso”, al disinteresse diffuso salvo qualche eccezione per il Recioto (che è il papà e l’origine dell’Amarone) e alla quasi scomparsa del Valpolicella d’annata (quello che beveva Hemingway) e del Valpolicella Superiore a causa della forte domanda di Ripasso… Romano Dal Forno (Dal Forno - Cellore di Illasi) Marco Sartori (Roccolo Grassi - Mezzane di Sotto) Marinella Camerani (Corte Sant’Alda – Mezzane di Sotto) Fasoli Natalino (Fasoli – Colognola ai Colli)

PER INFORMAZIONI:

CONSORZIO PER LA TUTELA DEI VINI VALPOLICELLA via Valpolicella, 57 37029 San Pietro in Cariano (VR) Tel 045.7703194 info@consorziovalpolicella.it

La Valpolicella collinare è caratterizzata da 222 chilometri di marogne – i muretti di pietra a secco che sostengono i vigneti in pendenza. I paesaggi terrazzati costituiscono un patrimonio da difendere, non a caso negli ultimi 15 anni sono stati al centro dell’attenzione dell’Unesco che ne ha riconosciuti diversi come Patrimoni dell’Umanità. I terrazzamenti, infatti, hanno bisogno di tutela perché spesso vengono abbandonati per gli elevati costi di gestione e, anche laddove permangono, sono comunque a rischio perché la “sapienza” che serve per il loro mantenimento va inesorabilmente perduta. Esiste uno stretto legame tra i manufatti architettonici e le marogne. La pietra con cui è stata realizzata la Pieve di San Floriano (XII sec.), per esempio, è la stessa che scandisce il paesaggio viticolo terrazzato. Questa pietra delle Prealpi Veronesi è stata utilizzata dalla preistoria, all’epoca Romana e lo è ancora oggi. I Romani la utilizzarono per costruire l’Arena e il Teatro Romano che ancora resi-

4

5


REPERTI ARCHEOLOGICI

Il territorio in cui si trova l’odierno comune di Mezzane entrò a far parte dell’agro di Verona nel I secolo a. C. La città, sorta alle pendici del Colle di San Pietro, divenne municipio romano intorno alla metà del I secolo a.C. La presenza romana nella zona mutò gli usi e i costumi degli abitanti del nostro territorio, Veneti e Cenomani, che divennero cittadini romani a tutti gli effetti con diritto di voto, costruirono e amministrarono la loro città a immagine di Roma e cominciarono a scrivere i documenti visibili al pubblico in lingua latina. Ciò avvenne non solo all’interno delle mura della città, dove si svolgevano le attività politiche, ma anche nelle zone rurali. Lo storico tedesco Theodor Mommsen, alla metà del XIX secolo, visitò Mezzane di Sotto e registrò per la sua raccolta di iscrizioni latine (Corpus Inscriptionum Latinarum) quattro epigrafi colà rinvenute: si tratta di tre iscrizioni in onore delle Giunoni, di Giove Ottimo Massimo, la divinità principale del pantheon romano, e di Silvano (CIL V 3238. 3252. 3302). La quarta epigrafe ricorda che un personaggio di nome C. Caecilius Montanus, figlio di Marco e appartenente alla tribù Poblilia, il distretto in cui votavano a Roma i cittadini di Verona, fece erigere per se stesso il suo monumento funerario (CIL V 3523). Una decina di anni fa, in occasione del restauro della Trattoria La Torre, sono stati rinvenuti murati alla base della torre campanaria di piazza IV Novembre due frammenti dell’iscrizione funeraria di un certo M. Quinctius figlio di Quintus (AE 2009, 398); di lui rimane sconosciuto il cognome ovverosia il terzo elemento dell’onomastica romana. Il panorama epigrafico della località di Mezzane è ora arricchito dal rinvenimento, proprio in località Fioi, di un frammento laterale destro di iscrizione in lingua latina forse di natura funeraria (Fig. 1); la prima riga rimasta potrebbe nascondere il nome comune matri o patri; si nota che lo spazio dedicato all’incisione è stato levigato, mentre rozza è rimasta la cornice. La “Carta Archeologica del Veneto” (F. 49, 241.3) registra come provenienti da Mezzane altri manufatti romani databili fino all’epoca tardoantica. Da Fioi, località oggi sede di Corte Sant’Alda, già proprietà Berti Tonetti, provengono anche resti di murature romane, un rozzo pavimento a mosaico bianco (Fig. 2), frammenti di intonaco affrescato e materiale fittile (Fig. 3).

Di particolare interesse è il recente rinvenimento di un collo d’anfora da vino del tipo Dressel 6a (Fig.4). Questo tipo di anfora era particolarmente diffuso in Veneto. Dal I. a.C. all’età augustea (31 a.C.-14 d.C.) questi contenitori furono usati per i commerci non solo padani, ma anche verso la capitale, le regioni meridionali della Germania, i paesi danubiani, la Rezia e il Norico. Talvolta compaiono su queste anfore nomi di personaggi più o meno illustri da identificare come i produttori del vino o del manufatto. Nel nostro caso è possibile che tale informazione fosse contenuta nella sbrecciatura riconoscibile sul labbro dell’anfora. Questo reperto attesta che qui fu bevuto, se non addirittura prodotto, vino della zona. Secondo lo scrittore del I secolo d.C. Plinio il Vecchio qui si coltivava la cosiddetta vitis Raetica, una vite talmente legata ai luoghi d’origine da perdere in qualità e quantità se trapiantata in altri territori. I vini dell’agro veronese, già in età augustea, si erano conquistati una tale fama da non essere considerati inferiori ai più celebrati tra i vini italici; le uve del Veneto raggiungevano le mense romane per essere servite fra le leccornie dell’antipasto. Persino ad Augusto, particolarmente controllato nell’uso e nella scelta delle bevande, era assai gradito il vino retico e secondo il medico Cornelio Celso era efficace contro la sterilità, poiché poteva essere bevuto anche ben caldo. Ancora nella seconda metà del IV secolo d.C., il vescovo di Verona, Zenone, in un discorso ai fedeli, fra i quali dovevano essere numerosi i viticoltori, mostrò insospettate conoscenze dei complicati processi di vinificazione del cosiddetto Acinaticus, un vino veronese bianco o rosso, ma sempre denso e dolcissimo, con il quale il prefetto del pretorio Cassiodoro provvedeva a rifornire le cantine di re Teodorico. La produzione nell’area veneta e l’esportazione a Roma e nei paesi danubiani e transalpini di vini pregiati fu comunque particolarmente fiorente tra la fine della Repubblica e il I secolo d.C. Un’interessante iscrizione su bronzo (AE 1984, 427), rinvenuta nel XIX secolo nell’alveo dell’Adige, purtroppo andata perduta, ricorda un negotiator vinorum pagi cioè un commerciante di vino di un distretto rurale. Magari un giorno anche a Mezzane verrà alla luce un’epigrafe menzionante una negotiatrix vinorum, così da creare un suggestivo anello di congiunzione tra passato e presente.

1

3

Camilla Campedelli ha conseguito a Zurigo il Dottorato di Ricerca in Storia Antica. Dal 2008 ha lavorato al Corpus Inscriptionum Latinarum presso l’Accademia delle Scienze di Berlino e del Brandeburgo. Ora si trova a Colonia, dove si occupa di Rituali Magici nell’Impero Romano. È autrice di 2 libri “L’amministrazione municipale delle strade romane in Italia”, “Corpus Inscriptionum Latinarum vol XVII: Miliaria Hispaniae Tarraconensis” e di numerosi articoli di Epigrafia e Storia Romana.

2

3 4

6

Fig. 1. Frammento di iscrizione latina da Fioi Fig. 2. Resti di pavimento a mosaico Fig. 3. Materiale fittile Fig. 4. Collo d’anfora Dressel 6a

7


SULLA VALLATA DI MEZZANE...

I terreni fertili e la disponibilità idrica hanno favorito l’insediamento nella Valle di Mezzane già in epoca preistorica; il ritrovamento di punte di selci e attrezzi attribuiscono al medio paleolitico i primi stanziamenti. Dal XV secolo a.C. la vallata vide la presenza degli Euganei, tribù preistoriche dedite principalmente all’allevamento di cavalli e all’agricoltura, fino all’arrivo dei romani. Sotto l’impero romano, con la costruzione della Via Cara che portava dal Castrum di San Mauro di Saline, alla Postumia (attuale incrocio delle 4 strade a San Pietro di Lavagno), Mezzane divenne un importante centro con un florido mercato e numerose ville residenziali. L’attività agricola, oggi come allora, rappresenta il fulcro della vita della vallata definendone il paesaggio, le sue caratteristiche fisiche, antropiche, biologiche ed etniche. Geograficamente la vallata di Mezzane si sviluppa da Nord a Sud dapprima con colline coltivate a vigneto ed olivo che salgono di quota dolcemente fino a 500-600 metri s.l.m. Da qui le pendenze si fanno più aspre e le colture arboree lasciano il posto a prati e boschi della Lessinia. Il versante ovest, più ripido, ha terreni ghiaiosi e ciottolosi originati dalla sedimentazione di materiale trasportato da ghiacciai e dal loro scioglimento. A nord il fondovalle è composto principalmente da detriti che si sono accumulati per gravità. A sud, invece, è presente una maggiore componente argillosa per la natura alluvionale di questi suoli. Nel versante Est, quello che ci ospita, i calcari si fanno più compatti e stratificati. Questo tipo di roccia è tipico dei terreni in Lessinia. In quota assume una durezza superiore a quella degli ambienti collinari e, fino a metà del secolo scorso, veniva usata per la costruzione delle caratteristiche abitazioni e stalle. I corsi d’acqua, che dalle numerose sorgenti scendono dai fianchi e confluiscono nel “Progno di Mezzane”, da sempre sono una fondamentale risorsa per l’agricoltura della vallata. Qui a Corte Sant’Alda (versante Est) il biancone è estremamente presente, roccia che in tutti i vigneti si mostra col suo candore, costituito da calcare quasi puro originato da resti di innumerevoli microorganismi marini. L’assenza di componenti grossolani e l’estrema finezza del sedimento lasciano supporre un ambiente di sedimentazione tipico di un mare profondo e lontano dalla terraferma. Pur mantenendo la propria matrice calcarea, il terreno può essere più o meno profondo con presenza di selci e argilla o di scaglia rossa, stretta parente del marmo rosso di Verona. A causa della scarsa disponibilità idrica (a Mezzane la piovosità media si aggira intorno agli 840 mm annui distribuiti su 86 giorni e le temperature medie annue si attestano a 12.9° C) Le radici delle viti si spingono fino agli stati rocciosi non ancora disgregati, nel loro cammino per capillarità assorbono le piccole riserve d’acqua imprigionate nelle microfratture degli strati di calcare. La pianta, con organi radicali profondi, risulta avere una resistenza maggiore sia alla siccità che ad elevate temperature estive. L’acqua del pozzo prelevata a circa 450 mt di profondità è appena sufficiente per rifornire solo quei vigneti dove la roccia dura quasi affiora. La nostra storia parte nel 1986, quando, gli ettari vitati erano 4, con età media di 35 anni e l’unica forma di allevamento conosciuta era la pergola intercalata da ciliegi, parte integrante della struttura di palificazioni del vigneto. Gli olivi piantati su argini e piccoli fazzoletti di terra contribuivano al bilancio produttivo della famiglia rurale. Armati di tanta buona volontà, un po’ di incoscienza e pochi spiccioli in tasca, le tonalità del verde, della terra e del vino del nostro ARAZZO hanno iniziato a riprendere forme e colori. Una piccola rivoluzione “pionieristica” per la realtà della valle di Mezzane è stato il cambiamento della forma di allevamento. Con il 1986, dalla pergola si è arrivati al primo guyot passando per il cordone speronato e l’alberello (sesto d’impianto romantico ma scarsamente applicabile alle nostre varietà) abbracciando totalmente e senza compromessi esigenze qualitative allora all’avanguardia. Col tempo si sono provate varie combinazioni di sesto d’impianto, nel 1986 3x0,8 nel vigneto macie, nel 2005 al 1,4x0,8 del Cavallero, per tornare poi nel 2009, ed oggi nel 2016, ad un sesto d’impianto più razionale di 1,80x 0,8. Una insoddisfazione crescente, dovuta non tanto ai risultati (i primi successi e riconoscimenti sono arrivati fin dal 1995) ma legata alle “MODERNE” pratiche di campagna, ci hanno portato nel 2002, dopo l’incontro con Nicolas Joly a Milano sulla Biodinamica, ad abbracciare un Mondo Nuovo fatto di persone, sentimenti, di piccoli dettagli. Una svolta che ci ha permesso di salvaguardare e migliorare questo paesaggio.

8

9


PERGOLA E GUYOT

In Valpolicella le forme di allevamento più utilizzate sono la pergola nelle sue declinazioni e il guyot. Sono rarissime le forme di allevamento cosiddette a potatura corta poiché corvina, corvinone e rondinella non producono uva dai germogli nati sulle gemme basali dell’anno precedente. La pergola è la tradizionale forma di allevamento veronese e tuttora fortemente presente anche nelle DOC Soave e Bardolino. Diffusa su tutta la provincia di Verona, molto presente anche in Trentino-Alto Adige, la pergola subisce numerose interpretazioni in base alle varietà locali e alle tradizionali dimensioni. Le piante, disposte in file, hanno fusti di altezza variabile tra 1,5 e 2 metri e una o due falde laterali orizzontali che, sorrette da fili e palificazioni, formano una sorta di tetto piatto o inclinato con capi a frutto (elementi produttivi della vite) disposti trasversalmente alla direzione del filare. La pergola doppia con i “tetti” perpendicolari al fusto viene tradizionalmente definita “tendone” e fino all’inizio degli anni 90 era la forma di allevamento più diffusa nella nostra zona. Il suo sesto d’impianto era piuttosto ampio e difficilmente si superavano le 2500 piante per ettaro. L’evoluzione del vigneto a pergola ha portato all’aumento dei ceppi per ettaro a fronte di una sensibile riduzione della produzione per pianta, dimezzando il numero dei capi a frutto e spesso con una conseguente riduzione del numero di gemme per ettaro. Il guyot è una forma di allevamento sviluppata in Francia nel XVII secolo che prevede la disposizione delle viti in filari. Il fusto ha un’altezza che va dai 30 cm a più di un metro e i capi a frutto, piegati e legati nella stessa direzione del filare, hanno la lunghezza massima pari alla distanza tra le viti. Le strutture che aiutano lo sviluppo e il contenimento della vegetazione sono i pali e i fili che passano a coppie su entrambi i lati del filare. Contengono la vegetazione che si sviluppa in verticale creando una parete omogenea con una fascia di grappoli posizionata nella porzione più bassa della parete vegetativa. La disposizione razionale della fascia grappoli e lo sviluppo vegetativo verticale permettono di controllare al meglio l’esposizione al sole e l’arieggiamento dei grappoli. Il corvinone e in particolar modo la corvina sono molto suscettibili alle scottature dell’acino durante l’estate. La perdita della parte di grappoli più esposta alle radiazioni solari è una conseguenza di una bassa resistenza varietale che può essere prevenuta con l’ombreggiamento ad opera delle foglie. L’esposizione all’aria e una bassa umidità prevengono marciumi e muffe a cui spesso la corvina è soggetta. Ecco che allora un guyot ben gestito può coniugare la sufficiente protezione fogliare con la possibilità di esporre il grappolo alle correnti e alla luce meno aggressiva, ad esempio defogliando la parte bassa della parete nel solo lato rivolto a nord e mantenendola integra verso sud. Durante la progettazione del vigneto è fondamentale considerare le peculiarità delle varietà che si vogliono coltivare, l’ambiente che ospiterà l’impianto con le sue caratteristiche e l’obiettivo produttivo desiderato, compresa la densità di viti per ettaro. Elemento, quest’ultimo, che condiziona la quantità di uva prodotta da ogni singola pianta ma soprattutto la sua funzionalità vegetativa e la sua longevità. Aumentando la competizione tra le viti negli impianti fitti, le radici trovano una maggior facilità di sviluppo in profondità piuttosto che lateralmente. Si eleva così anche la resistenza alla siccità e l’interazione tra vite e suolo migliora esaltando così gli effetti del “terroir” legati alla matrice rocciosa. Ne consegueno la riduzione delle dimensioni del grappolo, degli acini e una maggiore concentrazione rispetto a viti più sviluppate. L’alta densità d’impianto comporta un infittimento sulla fila e tra le file di viti. È quindi necessario adattare anche l’altezza del fusto e della parete vegetativa per evitare che le file si ombreggino tra loro se posizionate troppo vicine o se sono troppo alte. Un fusto corto come quello del guyot riduce la distanza tra radici e foglie aumentando la velocità di trasporto linfatico, sempre che non venga interrotto da ferite conseguenti ai tagli di potatura. Il legno vivo del fusto e delle radici sono il “magazzino” per le sostanze di riserva che la pianta accumula fino alla caduta delle foglie. Queste scorte sono utilizzate nelle prime settimane di germogliamento. A Corte Sant’Alda già dal 1986 per i vigneti nuovi si è scelto il guyot: il vigneto Macie, in cui si produce il Mithas, è stato il primo innovativo (per l’epoca) guyot della vallata. Il guyot, rispetto alla pergola, si adatta molto bene all’incremento sostanziale della densità. Per ottenere buoni risultati, però, bisogna prendere consapevolezza dei possibili limiti di carattere fisiologico e produttivo tenendo presente anche il contesto territoriale. È fondamentale rispettare la fisiologia della pianta. Spesso il viticoltore ha la pretesa che una vite, appena messa a dimora, sviluppi radici profonde e fusto nel più breve tempo possibile per entrare in produzione nel giro di due o tre anni. Una volta iniziata l’attività produttiva ci si scontra col fisiologico bisogno della pianta di crescere per occupare spazio e accumulare legno, ma tale comportamento, spesso, non viene assecondato e, anzi, viene considerato un limite. Ecco che allora, per far rimanere la pianta nelle rigide geometrie delle palificazioni e dei fili, bisogna intervenire con tagli di potatura importanti che possono danneggiare la pianta con deleterie ferite che, ripetute negli anni, riducono la vita della pianta. La pergola può essere gestita con più elasticità dal momento che offre degli spazi di accrescimento superiori (in più direzioni) ma, applicando alcuni accorgimenti durante la potatura, si riesce, pur contenendo lo sviluppo, a rispettare il naturale accrescimento necessario per una lunga vita anche nel guyot. Questo è possibile grazie al rispetto dei flussi linfatici già studiati da Poussart e Lafon che, nel 1800 e nel 1900 studiarono teorie riprese e sviluppate negli ultimi anni col metodo Simonit & Sirch. Va ribadito che i risultati derivanti dall’esperta applicazione di queste tecniche sono merito di chi in vigneto ci lavora davvero!

Matteo Piccoli Tosadori Nato a Verona nel 1982, consegue il diploma di Perito Agrario. Dopo quattro anni come tecnico ispettore presso il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella, arriva nel 2007 a Corte Sant’Alda dove assume il ruolo di cantiniere. Dal 2011 al 2015 è tutor di potatura per la Simonit & Sirch – Preparatori d’Uva. Torna a corte Sant’Alda nel 2015 come responsabile tecnico.

10

11


I VIGNETI DI CORTE SANT’ALDA

A maggio 2016, la proprietà fra Corte Sant’Alda e Podere Castagnè si estende su circa 35 ha di cui 20 vitati. L’ultimo impianto a Podere Castagnè risale a questa primavera. Il più vecchio “Macie” è in prossimità della cantina. I nostri vigneti sono coltivati a guyot. Tutte le uve sono certificate Demeter (biodinamica). I vigneti si trovano nel comune di Mezzane di Sotto e producono vini Doc Valpolicella, Recioto e Amarone in località Fioi e Pezza; Soave in località Monte Tombole. Ogni vigneto per le sue caratteristiche, età, esposizione e varietà delle uve viene destinato alla produzione di uno dei nostri 8 vini (vedi schede) fissando così ancor più le sue peculiarità ed il legame con quella particella. Today, in May 2016, the property between Corte Sant’Alda and Podere Castagnè covers about 35 hectares, of which 21 are under vine... The last plant in Podere Castagnè dates back to a few weeks ago. The older “Macie” is near the cellar. Our vineyards are planted with Guyot. All the grapes are certified Demeter (biodynamic). The vineyards are all located in the municipality of Mezzane di Sotto and all intended to produce wine Valpolicella Doc / Recioto / Amarone and Soave in Loc. Monte Tombole. Each vineyard according to its characteristics, age, exposure and variety of grapes is used for the production of one of our eight wines (see tabs) setting its peculiarities and bonding with that parcel.

Castagnè Alto anno di impianto 2011 1,5 ha a Mezzane di Sotto Località Pezza di Castagnè Sistema di allevamento: Guyot 550 m slm esposto a sud/est suolo medio impasto marnoso Vitigni Corvina 45% Corvinone 45% Rondinella 10% 6200 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha

Prà Alto anno di impianto 1999 1,6 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 300 m slm esposto a sud suolo magro calcareo Vitigni Corvina 30% Corvinone 40% Rondinella 30%” 6200 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha

Monte Tombole anno di impianto 2005 2,1 ha a Mezzane di Sotto Località Monte Tombole Sistema di allevamento: Guyot 200 m slm esposto a sud/ovest suolo di medio impasto calcareo/ argilloso Vitigni Garganega 35% Trebbiano di Soave 15% Corvina 20% Corvinone 15% Rondinella 15% 7800 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha

Bosco anno di impianto 1998 0,8 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 350 m slm esposto a nord/est suolo magro calcareo Vitigni Corvina 10% Corvinone 90% 6000 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha

Castagnè Basso anno di impianto 2010 1,5 ha a Mezzane di Sotto Località Pezza di Castagnè Sistema di allevamento: Guyot 450 m slm esposto a sud/est suolo medio impasto calcareo marnoso Vitigni Corvina 40% Corvinone 30% Rondinella 30% 6200 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha

Rossetti anno di impianto 2005 0,8 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 400 m slm esposto a nord/ovest suolo medio impasto calcareo Vitigni Corvina 50% Corvinone 20% Rondinella 30% 6200 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha Retratto anno di impianto 1986 reinnestato nel 2002 1 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 400 m slm esposto a sud suolo magro calcareo Vitigni Corvina 40% Corvinone 40% Altre a bacca rossa 20% 5000 ceppi per ettaro Produzione 40 q/ha

Campi Magri anno di impianto 2004 0,8 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 350 m slm esposto a sud/ovest suolo magro e medio impasto calcareo Vitigni Corvina 40% Corvinone 40% Rondinella 20% 7000 ceppi per ettaro Produzione 70 q/ha

Bianchini anno di impianto 2005 0,5 ettari a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 300 m slm esposto a sud/ovest suolo magro calcareo Vitigni Corvinone 50% Rondinella 50% 6200 ceppi per ettaro Produzione 70 q/ha

12

Alberello anno di impianto 2004 1,8 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 300 m slm esposto a sud/ovest suolo magro e medio impasto calcareo Vitigni Corvina 25% Corvinone 50% Rondinella 20% Altre a bacca rossa 5% 6200 ceppi per ettaro Produzione 70 q/ha

Macie anno di impianto 1986 2,3 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 300 m slm esposto a sud suolo di medio impasto calcareo Vitigni Corvina 40% Corvinone 25% Rondinella 20% Altre a bacca rossa 15% 5000 ceppi per ettaro Produzione 60 q/ha

Valletta anno di impianto 1998 0,8 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 300 m slm esposto a sud suolo magro calcareo Vitigni Corvina 75% Corvinone 10% Rondinella 10% Altre a bacca rossa 5% 6200 ceppi per ettaro Produzione 60 q/ha

Cavallero anno di impianto 2005 1,7 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 300 m slm esposto a sud suolo di medio impasto calcareo Vitigni Corvina 40% Corvinone 40% Rondinella 15% Molinara 3% Altre a bacca rossa 2% 7800 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha

Bine Longhe anno di impianto 1986 0,6 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 350 m slm esposto a sud suolo magro calcareo Vitigni Garganega 85% Chardonnay 15% 5000 ceppi per ettaro Produzione 70 q/ha

Roaro anno di impianto 1998 2,1 ha a Mezzane di Sotto Località Fioi Sistema di allevamento: Guyot 300 m slm esposto a sud suolo a medio impasto calcareo Vitigni Corvina 35% Corvinone 40% Rondinella 20% Molinara 5% 6200 ceppi per ettaro Produzione 80 q/ha

13


Località Fioi. Sul versante orientale della Val di Mezzane, la notevole presenza di rocce calcaree affioranti caratterizzano il terreno per il buon drenaggio.

Località Pezza a quota 550 m s.l.m. Versante occidentale della vallata di Mezzane, terreno marnoso contenente rocce calcaree e argille fini. Pezza at an altitude of 550 m above sea level in western slope of the valley of Mezzane. Marl soil containing limestone and fine clays.

Fioi on the eastern side of the Mezzane Valley. The notable presence of outcropping limestone characterize the soil for good drainage.

Località Fioi. Stratificazioni calcaree. Le fratture tra gli strati rocciosi creano piccole riserve d’acqua disponibili per viti con radici ben formate.

Località Pezza Stratificazioni rocciose profonde, terreno caratterizzato da composizione varia e buona profondità. Pezza. Deep rock layers, soil characterized by varying composition and good depth suitable for the roots.

Fioi. Calcareous stratifications. The fractures between rocky layers create small water reserves available only for vines with well-formed roots.

14

Dal testo “I suoli”, attualmente esaurito, è prevista la ristampa nel 2018 dopo aver inserito le nuove acquisizioni.

acquisite, Marinella continuasse per la sua strada senza farsi condizionare troppo dai risultati della “scienza”.

…le microzonazioni consentono di valutare in maniera molto concreta il rapporto tra ambiente e la caratterizzazione dei vini. I più, infatti, credo pensino che una zonazione aziendale la si faccia innanzitutto per avere strumenti adeguati per le scelte in vigneto, acquisire informazioni utili per migliorare i propri vini. Per noi di CSA questi aspetti vengono dopo. Prima di tutto viene la conoscenza per il puro piacere di sapere (…) Sembrava che leggendo i risultati del lavoro a volte trovassimo conferme a certe nostre intuizioni. Quei pensieri che solo i produttori hanno per il rapporto diretto, quasi carnale, che instaurano con la terra e le piante. Potrebbe sembrare un’immagine retorica ma molto spesso le intuizioni dei produttori trovano conferma nelle indagini scientifiche continuando in un percorso indicato dalla storia e dall’anima più che dalla scienza. La conoscenza stessa diventa un bisogno primario e non uno strumento. Non mi ha sorpreso, quindi, che alla base della scelta di Marinella vi fosse il desiderio del conoscere quasi fosse un bisogno primario. Non mi meraviglierei neppure se alla fine, dopo tutte le informazioni

Liberamente tratto dall’Introduzione a I SUOLI di Fabio Piccoli. The book “I SUOLI” is currently terminated and expected the reissue in 2018 after entering the new data acquisitions. …microzonation let us in very concrete way assess the relationship between the environment and the characterization of wines. Importantly I think that a zonation within the estate is the first phase in determining appropriate tools for vineyard management, and the gaining of useful information to improve wine quality. For Corte Sant’Alda these things arrive later. First of all there is the knowledge for the sheer pleasure of knowing. (…) It seems that by reading the results of work sometimes we can find confirmation of some of our insights. Those instinctive thoughts that only seasoned producers foster, which parallel the growth and health with the earth and plants. It might seem a rhetorical image. Very often, the insights of producers are confirmed by scientific investigations and still continue in a path indicated by instinct and soul rather than by science. Knowledge has become a basic need and not a tool. I was not surprised, therefore, that behind the choice of Marinella there was the desire of knowing if it were a primary need. I would also not be surprised if in the end, after all the acquired information, Marinella continued on his way without being overly influenced by the results of “science.” Freely adapted from the Introduction to “I SUOLI” Fabio Piccoli.

15


I DODICI SENSI

“Un giorno in un tranquillo mondo bidimensionale, mentre alcune rette fluttuavano sul piano, accadde un fatto imprevedibile: un punto fece la sua comparsa. Piccolo com’era non fu degnato di uno sguardo. Lentamente però, cominciò ad allargarsi sempre più diventando minaccioso e, dopo qualche tempo, finì per schiacciare tutte le rette in un angolo del piano: sembrava che fosse giunta la fine del mondo. Le più disparate interpretazioni si avvicendavano e la disperazione era ormai dilagante quando da un giorno all’altro, il cerchio che le stringeva agli angoli incominciò a farsi sempre più piccolo. Diminuiva ogni giorno di più e le rette ripresero fiducia: la fine del loro mondo non ci sarebbe stata. Poi i cerchio sparì e di questo evento incomprensibile non si fece più parola. Cosa era accaduto? Una sfera aveva attraversato un piano, cioè un elemento tridimensionale aveva intersecato un mondo bidimensionale, ma nessun abitante di quel mondo, non possedendo una terza dimensione, aveva potuto leggerne il passaggio”. (Flatlandia 1884 Edwin Abbott Abbot edito in Italia da Adelphi 2003) È solo accettando di ricercare l’esistenza di una dimensione a noi sconosciuta, i suoi paradigmi, i suoi strumenti di lettura che possiamo capire che cosa è la biodinamica. Altrimenti, al di là dei metodi utilizzati, resterà sempre un mondo oscuro. Se ci spostiamo da un mondo bidimensionale ad uno tridimensionale, tutto sarà diverso e diverse saranno anche le nostre azioni. Se poi passiamo dal nostro mondo tridimensionale materiale ad un mondo a quattro dimensioni, dove introduciamo anche ciò che non è materia ma energia pura, le azioni saranno ancora diverse. Differenti saranno gli strumenti ed i materiali che andremo ad utilizzare, le chiavi di lettura e soprattutto gli obiettivi perché questa dimensione ci permetterà di elevarci a conoscenze nuove. Il nostro essere e stare a Corte Sant’Alda, quello che facciamo, anche in vigna, non potrà che assumere un nuovo significato ben più ampio e complesso della produzione di semplici beni di consumo. Siamo noi con la nostra sensibilità, storia, conoscenza, e con le nostrre aspettative, a determinare l’operato. L’azienda agricola diventerà un unico essere vivente con una sua anima. Importante è avere fiducia nei nostri sensi ed avere il coraggio di essere “protagonisti” delle nostre scelte e del nostro lavoro. L’uomo, infatti, attraverso la conoscenza, si differenzia da tutti gli altri esseri viventi per la potenza e la profondità del suo pensiero e della sua anima. I nostri sensi diventano strumento fortissimo nelle nostre mani per arrivare a questo Mondo Superiore. Sensi che non saranno più solo cinque, bensì, secondo gli insegnamenti di Steiner (“L’enigma dell’uomo” Editrice antroposofica-Milano 1973), dodici: SENSO DELLA VITA – SENSO DELL’IO – SENSO DEL PENSIERO - SENSO DEL CALORE - SENSO DEL MOVIMENTO – SENSO DEL’EQUILIBRIO – SENSO DEL LINGUAGGIO - SENSO DEL TATTO – SENSO DELL’OLFATTO – SENSO DEL GUSTO – SENSO DELLA VISTA e SENSO DEL SUONO. Se parliamo di vino, fare biodinamica è relativamente semplice, il protocollo è chiaro e fruibile a tutti (www.demeter.it/standards-demeter/). Fanno parte di questo protocollo le dinamizzazioni, i preparati, il cumulo, i sovesci ed un elenco ben preciso di sostanze/prodotti ammessi e loro quantità, nulla di più di una ricetta da applicare. Sostanzialmente diverso è CREDERE nell’esistenza di forze ed energie. Credere alla forza dei nostri gesti, anche agricoli, che, se non accompagnati o motivati da un sentimento o stato d’animo, si svuotano di significato e l’uomo diventa macchina. Si può essere bravi praticanti, ma essere credenti è un’altra cosa. 12 SENSES “One day in a quiet two-dimensional world, and some lines were floating on the floor, something unpredictable happened: one point appeared. At first, it was small and didn’t merit a second glance. But slowly it began to expand more and more, becoming threatening and, after some time, eventually crushed all the lines in every corner of the plain: it seemed that was the end of the world. The disparate interpretations alternated and despair was now rampant, when overnight, the circle that gripped the corners began to be getting smaller. It decreased every day and confidence was regained: the end of their world would not be. Then the circle disappeared and this incomprehensible event was not spoken of again. What had happened? A ball had crossed a plain, a three-dimensional element had intersected a two-dimensional world, but no inhabitant of that world, not having a third dimension, he could read the passage.” (Flatland 1884 Edwin Abbot Abbott) Just as accepting and searching for the existence of a dimension unknown to us, on the paradigms and the reading tools, we can understand what biodynamics is. Otherwise, the methods used therein will always remain a dark world. If we move from a two-dimensional to three-dimensional world, everything will be different and our actions will also be different. If you then move the material three-dimensional world to a higher world, introducing what is not matter but pure energy our actions will again be different. Many will be the tools and the materials that we will use. The key of interpretation and especially the goals because this size will allow us to rise to new knowledge. Our being and staying in Corte Sant’Alda, what we do, even in the vineyard, can only take on a new meaning far more extensive and complex than the production of simple consumer goods. We will, with our sensitivity, history, knowledge and expectations determine our actions, characterizing not only what we take, but the farm will become a single living being with a soul. It is important to have confidence in our senses and have the courage to ask ourselves questions central to our choices and our work. Mankind, in fact, through it’s knowledge is different from all other living beings for the power and depth of thought and of the soul. Our senses then become very strong instruments in our hands to reach this higher world. Ways that will no longer be only five but according to Rudolph Steiner’s teachings, twelve SENSE OF LIFE - SENSE EGO - SENSE OF THINKING - SENSE OF HEAT - SENSE OF MOVEMENT – SENSE OF BALANCE - LANGUAGE SENSE - SENSE OF TOUCH – SENSE OF SMELL - SENSE OF TASTE - SENSE OF SIGHT AND SENSE OF SOUND. If we talk about wine, biodynamics is relatively simple, the protocol is clear and accessible to all (http://www.demeter.it/standards-demeter/). This protocol consists of: dynamizations, preparations, cumulation, the green manure and a specific list of substances / products allowed and quantity, nothing more than a recipe to apply. Substantially different is BELIEF in the existence of forces and energies. Belief in the strength of our gestures, also agricultural, that unless accompanied or motivated by a feeling or mood, are emptied of meaning and man becomes machine. We may be good practitioners, but being a believer is another thing.

16

17


I LAVORI DI CAMPAGNA

Qui a Fioi si coltivava la vite fin dai tempi dei Romani. L’agricoltura di duemila anni fa era molto diversa da quella di oggi. I contadini mescolavano le colture, gli alberi da frutto sostenevano le viti, gli spazi liberi venivano seminati a cereali e a legumi e i pascoli, circondati dai boschi, lambivano le coltivazioni. La ricchezza delle varietà era caratteristica indispensabile di un’agricoltura di sostentamento lontana duemila anni dalle colture intensive che ricoprono ora il nostro paesaggio. Dopo la caduta dell’Impero Romano, seguì un periodo di abbandono e di recessione dell’agricoltura. Fu grazie alla diffusione dei conventi, che nel Medioevo l’agricoltura divenne non solo l’attività centrale della vita dei monasteri (ora et labora) ma anche fulcro dell’economia dei villaggi circostanti assumendo importanza sociale e religiosa. Così fu anche nella vallata di Mezzane. Allora, ma anche in epoca romana e fino al 1800, il minerale curativo più utilizzato era lo zolfo, al quale venivano affiancati, di volta in volta, secondo i luoghi e le diverse conoscenze, decotti, fumigazioni o altri artifici naturali. A Corte Sant’Alda prendiamo spunto da questa agricoltura antica e dai suoi valori. Non consideriamo il paesaggio uno strumento produttivo da cui trarre solo profitto. La terra che lavoriamo è un ambiente vivo, in continua trasformazione, che ospita noi, le nostre colture e una grande varietà di piante spontanee e animali che arricchiscono la biodiversità. Sentiamo la responsabilità di custodire i tesori di questa terra che abitiamo e trasformiamo come ospiti di passaggio. Lavoriamo in modo tradizionale e rispettoso usando per prevenzione e terapie solo elementi naturali. I vigneti vengono inizialmente trattati con zolfo e rame, verso i primi di luglio si prosegue con silice e Ampelomyces quisqualis (fungo antagonista dell’oidio), sperimentando ed utilizzando sempre di più sostanze alternative. La pulizia del sotto-fila, attività che impiega molto tempo durante la primavera e l’estate, viene eseguita solo meccanicamente e poi rifinita manualmente con la zappa. Quest’ultima operazione, anche se molto dura, permette all’uomo di creare un rapporto quasi “personale” con la singola vigna dando la possibilità di osservarne la crescita. Facciamo molta attenzione al compattamento del suolo che può causare asfissia e ristagni d’acqua deleteri per le viti e per i microorganismi che popolano il terreno. Sottoponiamo a test anche queste attività per capire se siano veramente rispettose dell’ecosistema. La potatura, uno dei momenti più delicati ed impegnativi per la pianta, avviene solo a foglie cadute quando le temperature sono molto basse. Nella potatura applichiamo metodi di taglio già noti nel XIX secolo quando, a causa delle forti morie per le malattie del legno, si rese necessario aumentare l’attenzione alle conseguenze dei tagli. Il nostro obiettivo è quello di avere sempre, prima ancora di guardare alla quantità di uva, una pianta in equilibrio prolungandone così la vita. La qualità del vino, infatti, migliora con viti di una certa età. Il nostro è un lavoro complesso, di grande osservazione e sintesi: partendo dalla conoscenza del terroir, utilizzando gli insegnamenti della tradizione, della biodinamica, della scienza e della nostra esperienza, arriviamo a raccogliere uve che esprimono tutte le energie del vigneto. WORKING THE LAND Here in Fioi, grapes have been grown since Roman times. The two thousand years ago agriculture, up until the last century, was very different from that of today. Farmers mixed crops, fruit trees and supported the maintained the vines. The free spaces were sown with cereals and legumes and crop filled pastures surrounded by forests. The wealth of variety was truly the essential feature of agriculture that is two thousand years distant from the intensive crops that now cover our landscape. The Roman Empire was followed by a period of neglect and agricultural recession. It was thanks to the spread of the convents in medieval times where farming became not only the central activity of the life of the monasteries (ora et labora) but also became the fulcrum of the economy of the surrounding villages assuming social and religious importance. The same happened in the Mezzane valley. Since Roman times and until 1800 sulphur was the most widely used curative mineral, which was joined from time to time and according to the different knowledge and locations, by decoctions, fumigation or other natural artifices. In Corte Sant’Alda we take inspiration from this ancient agriculture and its values. We do not consider the landscape a productivity tool from which to draw profit alone. The earth is a living environment that we work in constant transformation, which is home to us, our crops and a variety of wild plants and animals that create this rich biodiversity. We feel the responsibility of being the guardians of the treasures of this earth we inhabit and transform as passing guests. We work in a traditional and respectful way using only natural elements for prevention and therapies. The vineyards are first treated with sulfur and copper until early July when we continue with silica and Ampelomyces quisqualis (antagonist fungus mildew), experimenting and using at the same time more and more alternatives. The cleaning of the sub-row, activity that takes a long time during the spring and summer, is performed mechanically and then finished by hand with a hoe. This last, very tough operation allows man to create an almost “personal relationship” with the single vineyard giving us the opportunity to observe the growth closely. We pay careful attention to the compaction of the ground which may cause asphyxiation and stagnation of water deleterious to the vines and for microorganisms that inhabit the soil. We submit to tests to see if these activities are truly respectful of the ecosystem. The pruning, one of the most delicate and demanding for the plant, occurs only when the leaves are fell and the temperatures are very low. In the pruning we apply cutting methods already known in the nineteenth century when, because of the strong die-offs from diseases of the wood, it became necessary to increase attention to the consequences of the cuts. Our goal is to have always, before you even look at the quantity of grapes, a plant in balance, thus prolonging its life. The quality of the wine improves with vines of a certain age. Ours is a great observation and synthesis of complex work, starting from the knowledge of the terroir by using the teachings of tradition, biodynamic, science and our experience, to pick grapes that express all the energies of the vineyard.

18

19


I LAVORI IN CANTINA

Se pensiamo alla vita di un vino, specie un Amarone o un grande Valpolicella, ci rendiamo conto che i momenti in cui l’uomo interviene sono rari. All’inizio, durante la vendemmia, e alla fine, quando il vino viene messo in bottiglia. Durante il resto del tempo, l’uomo, nel nostro caso la donna, dovrebbe essere semplice MINISTRO. Nel suo originale significato: ESSERE A SERVIZIO DI. Come in campagna, anche in cantina, dovremmo assecondare, con i nostri gesti, il divenire del fiore in grappolo e del mosto in vino. Dovremmo essere semplici controllori. È vero il detto che, se non si fa nulla da una buona uva, otteniamo un buon Aceto e non un buon Vino! Tutto dipende dal significato che diamo a “Fare Nulla” ma soprattutto, che cosa vuol dire per ogni singolo produttore fare del “Buon Vino” C’è un mondo agricolo, che si muove su un livello emozionale, su antichi gesti supportati da nuove conoscenze, ma sempre e comunque gesti semplici in cui la parola reddito ha un significato più ampio, non solo economico. Secondo il vocabolario, “Reddito è un flusso di ricchezza durante un periodo di tempo”. C’è ricchezza economica, l’azienda deve poter sopravvivere e generare benessere, ricchezza intellettuale, spirituale, ricchezza nelle relazioni. Ecco perché il vino deve essere un mezzo che ci permette di accrescere il nostro reddito, nelle sue diverse espressioni; allora sarà sincero, buono e naturale. Tutto ciò ci porta alla elementare conclusione che la cantina non può essere una fabbrica e il vino non è un prodotto dell’agroindustria perché non si può fare, non si costruisce e non si modifica. Bisogna semplicemente essere a suo servizio, un suo “ministro”. Il cantiniere, come un artigiano, quale è, può plasmarlo e farlo suo, scegliendo di volta in volta quando e come vendemmiare, se affinarlo o farlo invecchiare, se utilizzare legno, cemento o anfora, se tenerlo al caldo o al freddo. E così, partendo dall’uva, il vino avrà due matrici, quella del terroir indelebile e universale e quella di chi l’ha plasmato, come una pietra quando diventa opera d’arte. A Corte Sant’Alda la prima selezione delle uve avviene in pianta, eliminando i grappoli non maturi o imperfetti. Il programma di vendemmia viene fatto quotidianamente secondo le informazioni raccolte su zuccheri, acidità e previsioni metereologiche. Dopo aver diraspato, i chicchi passano su un tavolo di selezione, dove 6 persone controllano nuovamente l’uva che, pressata, viene messa a fermentare in tini troncoconici di rovere da 40/60 hl. Le fermentazioni partono spontanee, la loro durata varia secondo il risultato che si vuole ottenere. Durante la fermentazione alcolica si effettuano delestage, rimontaggi e follature a mano. Al suo termine, trascorso qualche giorno, il nuovo vino, quello che esce naturalmente dai tini (i torchiati vengono venduti a fine vendemmia) viene messo in botte in attesa che parta la fermentazione malolattica. Si effettua ancora un travaso prima dell’estate. Da questo momento in poi, tutta la nostra attenzione è volta a mantenere quelle situazioni ideali per rendere minimo ogni intervento fino all’imbottigliamento. In questi 30 anni di cantina abbiamo capito che sono diversi, non solo ogni annata, ma ogni giorno di vendemmia, di fermentazione, di affinamento. Solo chi vive la cantina quotidianamente con la sua sensibilità, instaurando con questo ambiente silenzioso e un po’ cupo un rapporto di complicità ed intima conoscenza, si sente veramente Ministro del vino in un percorso che non può essere altro che facile e naturale. Scritto a quattro mani da Marinella Camerani e Leonardo Garbuio. Dopo uno stage di 3 mesi a Corte Sant’Alda e laureatosi in Enologia nell’ottobre 2015, Leonardo ha iniziato il percorso di cantiniere con Noi. WORKING IN THE CELLAR If we think about the life of a wine, maybe an Amarone or a great Valpolicella we realize that the moments when man intervenes are very few. At first during the harvest, and at the end when the wine is bottled. Throughout the rest of the time, at least the man, or in our case the woman, should be simply a MINISTER in its original meaning: BE OF SERVICE TO… In both the countryside and the cellar we should satisfy the demands of the harvest, selecting and caring for the grapes, and transforming them into wine We should be simple controllers, although it’s ‘certainly true the figure of speech that if nothing is done with good grapes we get a good vinegar and not a good wine! Everything depends on the meaning we give to “Do nothing” but above all, what it means for each individual producer to make good wine! There is an agricultural way, which moves on an emotional level, a level of ancient gestures supported now by great knowledge, but always simple gestures where the word ‘income’ has a broader meaning, not just economic. Income is: wealth flow during a period of time. economic wealth, the company must be able to survive and generate wealth, intellectual wealth, spiritual wealth in relationships... That’s why the wine must be a means that allows us to grow as people and so can not be anything but sincere good and natural. This leads to the simple conclusion that the winery can not be a factory and the wine is not an industry because it simply can’t be, wine is not built and not transformed. We must simply be in it’s service, one of it’s ministers. The winemaker, as a craftsman, can mould it and make it his own, choosing from time to time when and how to harvest, whether or refine it to age, whether to use wood, concrete or pitcher, if you keep it warm or cold, and so while starting from the grape, wine will have two matrices, one of the permanent and universal terroir and that of those who have shaped, like a stone when it becomes work of art. At Corte Sant’Alda the first selection of grapes takes place in the plant, eliminating the unripe bunches or problems. The Harvest program is done on a daily basis according to information gathered on sugars, acidity and meteorological forecasts. After de-stemming, the grapes pass on a sorting table, where six people again control the grapes, which are pressed to ferment in vats truncated cone of 40/60 hl. Fermentations start spontaneously, lasting about 15 days during which we make a delestage, of pumping over. Later the fermented wine, just what comes naturally from the vats is put in barrels waiting for the malolactic fermentation. We carry out a first transfer for the separation of dense lees and a second before the summer. From this moment on, all our attention is focussed on maintaining the suitable situations to minimize the use of sulfur until bottling. In the 30 years of our cellar we realized that not only every vintage is different but every day of harvest, the fermentation of aging is different. Only those who live on a daily basis and establish a peaceful environment within the cellar with a sombre ratio of complicity and intimate knowledge can really become Ministers of wine in a location that can not be anything but easy and natural. Co-written by Marinella Camerani and Leonardo Garbuio. After an internship of three months in Corte Sant’Alda in 2015 and graduation in Enology October 2015, Leonardo began the vintner path with us.

20

21


CÁ FIUI Valpolicella D.O.C. Nome del Vino Ca’ Fiui Area Val di Mezzane Vigneto Alberello – Bianchini Rossetti – Cavallero (4,8 ha) Altitudine 350 metri s.l.m. Esposizione Sud - Est Suolo Medio impasto calcareo Uve Corvina 40% Corvinone 40% Rondinella 15% Altre 5% Sistema impianto Guyot Densità per ettaro 6.500/7.800 Resa per Ettaro 90 quintali Vendemmia Manuale Anno Impianto 2004 / 2005 Fermentazione Con lieviti indigeni in tini troncoconici da 40 hl Temperatura Di cantina Macerazione Circa 15-20 giorni Affinamento In tini troncoconici da 40 hl da 6 a 10 mesi Analisi Alcool 12,5 %vol. Estratto secco 28 g/l Acidità 5,80 g/l Zuccheri Residui 1,6 g/l Bottiglie Prodotte Circa 25.000 Analisi Sensoriale Rosso vivo. Note di ciliegia, lampone. Secco e vellutato con buona acidità, in risalto la mineralità. Abbinamento Pasta, carni alla griglia o arrosto, pesce al forno, zuppe di pesce saporite Temperatura di servizio Servire a 18/20°C

Nome del Vino Valmezzane Area Val di Mezzane Vigneto Roaro – bosco – Valletta Pra’ Alto – Retratto – Cavallero (4.9 ha) Altitudine 350 metri s.l.m. Esposizione Sud – Sud/Ovest – Nord/Est Suolo Medio impasto calcareo Uve Corvina 40% Corvinone 40% Rondinella 15% Altre 5% Sistema impianto Guyot Densità per ettaro 6.200/7.800 Resa per Ettaro 60/80 quintali Vendemmia Manuale Appassimento Naturale delle uve da Settembre a Gennaio Anno Impianto 1986/2005 Fermentazione Con Lieviti indigeni in tini troncoconici da 40 hl Temperatura Di cantina Macerazione Un mese circa Affinamento In botti di rovere francese da 5, 10 e 25 hl Analisi Alcool 15,5 %vol. Estratto secco 33 g/l Acidità 6 g/l. Zuccheri Residui 0,3 g/l. Bottiglie Prodotte Circa 14.000 Analisi Sensoriale Rosso intenso, quasi granata. Fruttato, con note minerali, spezie e tabacco. Gusto pieno, corposo, equilibrato ed intenso. Abbinamento Carni alla griglia, arrosto e brasato con sughi saporiti, cacciagione, formaggi stagionati. Temperatura di servizio Servire a 18/20°C

marchio marchiodidiqualità qualitàdei deiprodotti prodotti derivati derivati da da terreni terreni preparati preparati ee coltivati coltivati con con ilil metodo metodo biodinamico di agricoltura biodinamico di agricoltura

marchio marchiodidiqualità qualitàdei deiprodotti prodotti derivati derivati da da terreni terreni preparati preparati ee coltivati coltivati con con ilil metodo metodo biodinamico di agricoltura biodinamico di agricoltura

CAMPI MAGRI Valpolicella Ripasso D.O.C. Superiore Altitudine Esposizione Suolo Uve Sistema impianto Densità per ettaro Resa per Ettaro Vendemmia Anno Impianto Fermentazione Temperatura Macerazione Affinamento Analisi

Bottiglie Prodotte Analisi Sensoriale

Abbinamento Temperatura di servizio

Campi Magri Val di Mezzane Campi Magri – Pra Alto Retratto – Bine Longhe (4,2 ha) 350/400 metri s.l.m. Sud - Sud ovest Medio impasto calcareo Corvina 40% Corvinone 40% Rondinella 20% Guyot 6.500/7.000 60 - 80 quintali Manuale 1999 / 2004 Prima fermentazione con Lieviti indigeni in tini troncoconici da 40 hl, “ripasso” sulle vinacce dell’Amarone per 6-10 giorni. Di cantina Circa 15-20 giorni In botti di ciliegio da 15 hl per circa 2 anni Alcool 13,5 %vol. Estratto secco 30 g/l Acidità 5,80 g/l. Zuccheri Residui 1,8 g/l Circa 20.000 Rosso carico. Note di ciliegia e prugna matura. Armonioso, caldo, con retrogusto speziato, complesso, elegante e persistente. Primi piatti con ragù di di carne, arrosti, formaggi semistagionati, affettati. Servire a 18/20°C

marchio marchiodidiqualità qualitàdei deiprodotti prodotti derivati derivati da da terreni terreni preparati preparati ee coltivati coltivati con con ilil metodo metodo biodinamico biodinamico didi agricoltura agricoltura

Località Fioi Fioi -- Via Via Capovilla, Capovilla, 28 28 -- 37030 37030 Mezzane Mezzane di di Sotto Sotto (Verona) (Verona) Italia Italia Località Telefono +39 +39 045 045 8880006 8880006 Fax Fax +39 +39 045 045 8880477 8880477 -- info@cortesantalda.it info@cortesantalda.it Telefono www.cortesantalda.com www.cortesantalda.com

Nome del Vino Area Vigneto

RECIOTO Recioto della Valpolicella D.O.C.G. Nome del Vino Area Vigneto Altitudine Esposizione Suolo Uve Sistema impianto Densità per ettaro Resa per Ettaro Vendemmia Appassimento Anno Impianto Fermentazione Temperatura Macerazione Affinamento Analisi

Bottiglie Prodotte Analisi Sensoriale Abbinamento Temperatura di servizio

Recioto Corte Sant’Alda Val di Mezzane Retratto – Valletta (1.5 ha) 350 metri s.l.m. Sud Medio impasto calcareo Corvina 35% Corvinone 35% Rondinella 30% Guyot 6.200 60/80 quintali Manuale Naturale delle uve da Settembre a Gennaio 1986/1999 Con lieviti indigeni in tini troncoconici da 40 hl, arresto spontaneo della fermentazione Di cantina Un mese circa In botti di rovere francese 10 hl per circa due anni Alcool 15 %vol. Estratto secco 42 g/l Acidità 6 g/l. Zuccheri Residui 90 g/l. Circa 2.000 Rosso carico con sfumature granata. Note di frutta matura, spezie, pepe nero, tabacco. Al palato pieno ed elegante Formaggi stagionati e saporiti, cioccolato. Vino perfetto da meditazione Servire a 16/18°C

marchio marchiodidiqualità qualitàdei deiprodotti prodotti derivati derivati da da terreni terreni preparati preparati ee coltivati coltivati con con ilil metodo metodo biodinamico biodinamico didi agricoltura agricoltura

Località Fioi Fioi -- Via Via Capovilla, Capovilla, 28 28 -- 37030 37030 Mezzane Mezzane di di Sotto Sotto (Verona) (Verona) Italia Italia Località Telefono +39 +39 045 045 8880006 8880006 Fax Fax +39 +39 045 045 8880477 8880477 -- info@cortesantalda.it info@cortesantalda.it Telefono www.cortesantalda.com www.cortesantalda.com

VALMEZZANE Amarone della Valpolicella D.O.C.G.


MITHAS Valpolicella D.O.C. Superiore

Name Name Soave Soave Corte Corte Sant’Alda Sant’Alda Area Area Valley Valley of of Mezzane Mezzane Vineyards Vineyards Monte Monte Tombole Tombole –– Bine Bine Longhe Longhe (1,6 (1,6 ha) ha) Altitude Altitude 200/300 200/300 meters meters above above sea sea level level Exposure Exposure South South west west –– South South Soil Soil Medium Medium textured textured calcareous calcareous // clay clay soil soil Grapes Grapes Garganega Garganega 80% 80% -- Trebbiano Trebbiano di di Soave Soave 20% 20% Training Training system system Guyot Guyot Number Number of of plants plants per per hectare hectare 7.800/6.500 7.800/6.500 Average Average yield yield 80 80 quintals quintals Harvest Harvest Manual Manual Vineyard Vineyard year year 2005 2005 -- 1988 1988 Fermentation Fermentation With With indigenous indigenous yeasts yeasts inin 50 50 hlhl steel steel tanks. tanks. Temperature Temperature Grapes Grapes cooling cooling Maceration Maceration Some Some hours hours befor befor press press Ageing Ageing Some Some months months on on his his own own yeasts, yeasts, inin steel steel tanks tanks Analytics Analytics data data Alcohol Alcohol 12,50% 12,50% vol. vol. Dry Dry extract extract 19,3 19,3 g/l g/l Acidity Acidity 5,7 5,7 g/l g/l Residual Residual sugar sugar 1,9 1,9 g/l g/l Bottles Bottles per per vintage vintage About About 12.000 12.000 Sensory Sensory analysis analysis Intense Intense yellow. yellow. Ripe Ripe apple, apple, citrus, citrus, final final characteristic characteristic of of bitter bitter almonds. almonds. Fruity, Fruity, good good texture texture Food Food combination combination Risotto, Risotto, white white meats meats and and fish. fish. Excellent Excellent as as an an aperitif. aperitif. Service Service temperature temperature 10/12°C 10/12°C

Name Name Mithas Mithas Area Area Valley Valley of of Mezzane Mezzane Vineyards Vineyards Macie Macie (2,3 (2,3 ha) ha) Altitude Altitude 350/ 350/ meters meters above above sea sea level level Exposure Exposure South South Soil Soil Medium Medium textured textured calcareous calcareous soil soil Grapes Grapes Corvina Corvina 40% 40% Corvinone Corvinone 40% 40% Rondinella Rondinella 20% 20% Training Training system system Guyot Guyot Number Number of of plants plants per per hectare hectare 6.200 6.200 Average Average yield yield 60 60 quintals quintals Harvest Harvest Manual Manual Grapes Grapes drying drying Natural, Natural, from from September September till till January January Anno Anno Impianto Impianto 1986 1986 Fermentation Fermentation With With indigenous indigenous yeasts yeasts inin 40 40 hlhl oak oak barrels barrels Temperature Temperature Cellar Cellar temperature temperature Maceration Maceration About About one one month month Ageing Ageing 10 10 and and 25 25 hlhl french french oak oak barrel barrel ff or or about about 44 yars yars and and one one year year inin bottle. bottle. Analytics Analytics data data Alcohol Alcohol 15,5 15,5 %vol. %vol. Dry Dry extract extract 33,8 33,8 g/l g/l Acidità Acidità 5,80 5,80 g/l g/l Residual Residual sugar sugar 0,4 0,4 g/l g/l Bottles Bottles per per vintage vintage About About 2.000 2.000 Sensory Sensory analysis analysis Intense Intense red red garnet. garnet. Scent Scent of of cherry cherry jam. jam. The The elegant elegant palate, palate, with with good good structure, structure, long, long, mineral. mineral. Food Food combination combination Aged Aged cheeses, cheeses, mixed mixed nuts nuts and and furred furred game. game. Service Service temperature temperature 18/20°C 18/20°C

marchio marchiodidiqualità qualitàdei deiprodotti prodotti derivati derivati dada terreni terreni preparati preparati e e coltivati coltivati con con il il metodo metodo biodinamico biodinamico didi agricoltura agricoltura

MITHAS Amarone della Valpolicella D.O.C.G.

marchio marchiodidiqualità qualitàdei deiprodotti prodotti derivati derivati dada terreni terreni preparati preparati e e coltivati coltivati con con il il metodo metodo biodinamico biodinamico didi agricoltura agricoltura

Località Località Fioi Fioi -- Via Via Capovilla, Capovilla, 28 28 -- 37030 37030 Mezzane Mezzane di di Sotto Sotto (Verona) (Verona) Italia Italia Telefono Telefono +39 +39 045 045 8880006 8880006 Fax Fax +39 +39 045 045 8880477 8880477 -- info@cortesantalda.it info@cortesantalda.it www.cortesantalda.com www.cortesantalda.com

Name Name Mithas Mithas Area Area Valley Valley of of Mezzane Mezzane Vineyards Vineyards Macie Macie (2,3 (2,3 ha) ha) Altitude Altitude 350/ 350/ meters meters above above sea sea level level Exposure Exposure South South Soil Soil Medium Medium textured textured calcareous calcareous soil soil Grapes Grapes Corvina Corvina 40% 40% Corvinone Corvinone 40% 40% Rondinella Rondinella 20% 20% Training Training system system Guyot Guyot Number Number of of plants plants per per hectare hectare 6.200 6.200 Average Average yield yield 60 60 quintals quintals Harvest Harvest Manual Manual Grapes Grapes drying drying Natural, Natural, from from September September till till January January Anno Anno Impianto Impianto 1986 1986 Fermentation Fermentation With With indigenous indigenous yeasts yeasts inin 40 40 hlhl oak oak barrels barrels Temperature Temperature Cellar Cellar temperature temperature Maceration Maceration About About one one month month Ageing Ageing 10 10 and and 25 25 hlhl french french oak oak barrel barrel ff or or about about 44 yars yars and and one one year year inin bottle. bottle. Analytics Analytics data data Alcohol Alcohol 15,5 15,5 %vol. %vol. Dry Dry extract extract 33,8 33,8 g/l g/l Acidità Acidità 5,80 5,80 g/l g/l Residual Residual sugar sugar 0,4 0,4 g/l g/l Bottles Bottles per per vintage vintage About About 2.000 2.000 Sensory Sensory analysis analysis Intense Intense red red garnet. garnet. Scent Scent of of cherry cherry jam. jam. The The elegant elegant palate, palate, with with good good structure, structure, long, long, mineral. mineral. Food Food combination combination Aged Aged cheeses, cheeses, mixed mixed nuts nuts and and furred furred game. game. Service Service temperature temperature 18/20°C 18/20°C

AGATHE Rosato Verona I.G.T. Name Name AGATHE AGATHE Area Area Valley Valley of of Mezzane Mezzane Vineyards Vineyards Roaro Roaro parte parte (0,2 (0,2 ha) ha) Altitude Altitude 300 300 meters meters above above sea sea level level Exposure Exposure South South Soil Soil Medium Medium textured textured calcareous calcareous soil soil Grapes Grapes Molinara Molinara 100% 100% Training Training system system Guyot Guyot Number Number of of plants plants per per hectare hectare 6.200 6.200 Average Average yield yield 80 80 quintals quintals Harvest Harvest Manual Manual Vineyard Vineyard year year 1998 1998 Fermentation Fermentation With With indigenous indigenous yeasts yeasts inin 55 hlhl Tuscan Tuscan amphoras. amphoras. Temperature Temperature Cellar Cellar temperature temperature Maceration Maceration 55 days days –– 22 days days after after the the fermentation fermentation isis started started Ageing Ageing In In amphora amphora until until the the bottling bottling Analytics Analytics data data Alcohol Alcohol 13,0 13,0 %vol. %vol. Dry Dry extract extract 19,9g/l 19,9g/l Acidità Acidità 5,6g/l 5,6g/l Residual Residual sugar sugar 2,0g/l 2,0g/l Bottles Bottles per per vintage vintage About About 600 600 Sensory Sensory analysis analysis Intense Intense pink pink color color ,, scents scents of of pomegranate pomegranate and and raspberry raspberry ,, floral floral notes notes inin the the background. background. Fresh, Fresh, fruity fruity ,, smooth. smooth. Good Good balance balance between between softness softness and and acidity. acidity. Food Food combination combination Shellfish, Shellfish, fried fried fish, fish, white white meat. meat. Perfect Perfect as as an an aperitif aperitif Service Service temperature temperature 10/12°C 10/12°C

marchio marchiodidiqualità qualitàdei deiprodotti prodotti derivati derivati dada terreni terreni preparati preparati e e coltivati coltivati con con il il metodo metodo biodinamico biodinamico didi agricoltura agricoltura

Località Località Fioi Fioi -- Via Via Capovilla, Capovilla, 28 28 -- 37030 37030 Mezzane Mezzane di di Sotto Sotto (Verona) (Verona) Italia Italia Telefono Telefono +39 +39 045 045 8880006 8880006 Fax Fax +39 +39 045 045 8880477 8880477 -- info@cortesantalda.it info@cortesantalda.it www.cortesantalda.com www.cortesantalda.com

SOAVE Soave D.O.C.


LA MIA FAMIGLIA è legata a questa terra, alla vallata di Mezzane, a questa casa circondata da viti, ulivi e boschi che guarda l’orizzonte piatto e aperto a sud verso mondi diversi. Qui tutto si intreccia, i nomi della terra e quelli delle persone, le emozioni, gli affetti e la nostra vita di questi trent’anni. L’inizio di tutto e il succedersi delle trasformazioni, cicliche come le vendemmie, la nascita delle mie figlie e l’incontro con Cesar. L’essere tante cose insieme, mamma compagna ed imprenditrice, centro della famiglia e della casa, viticoltrice e tessitrice di relazioni da un continente all’altro senza dimenticare mai le radici. Io, Marinella, compagna di Cesar, mamma di Bianca, Federica e Alda, quasi amica di Stefano che con Alda mi ha reso nonna di Olivia. Quanti cambiamenti! Che equilibrismo stare al centro del mio intreccio di affetti e sentimenti che si evolvono di continuo, un esercizio difficile e al tempo stesso naturale come respirare. La mia Famiglia ha preso forma a Corte Sant’Alda, il luogo magico dove per la prima volta ho respirato il vento della libertà, dove ho cresciuto le mie figlie e condivido la mia vita con Cesar. Trent’anni spesi giorno per giorno a cercare di capire le persone e la terra, imparando che se vuoi imprigionare la natura o ancor peggio modificarla hai perso in partenza. Questa terra ha visto fondersi la mia famiglia e il mio lavoro senza possibilità di separazione. Qui la grandinata che distrugge ti colpisce come un dolore famigliare ma allo stesso tempo ti fa capire quanto poco abbia a che fare con il dolore vero, ti insegna a guardare avanti lasciandoci tutto alle spalle e continuando con più forza e convinzione di prima. Il rapporto quotidiano con la terra e con tutti gli altri elementi della natura mi ha permesso di vivere profondamente. Vivere qui mi ha portata a distinguere il reale dall’immaginario, l’utile dall’inutile, l’onestà dei sentimenti e dei rapporti. Questo luogo, la terra, gli alberi, gli animali… anche il vento e la pioggia sono diventati componenti della mia famiglia e come tali cerco di capirli, di rispettarli apprezzandone le caratteristiche e accettandone i limiti come ho cercato di fare con le persone che amo. Qualche volta, seduta qui in corte, i ricordi corrono veloci e mi capita di pensare ai quattrocento anni della mia grande quercia che dal bordo del cortile ha visto scorrere le vite di persone che si sono incontrate qui per amore o per lavoro. Persone che sono solo passate per andare chissà dove e persone che hanno vissuto qui tutta la vita. Penso che Corte Sant’Alda sia fatta anche dei sospiri di quelle persone, del loro lavoro, delle discussioni e delle strette di mano, di un intreccio infinito di cui ora tutti noi siamo parte. La mia famiglia, allargata e variopinta, è l’essenza della mia vita e prende linfa da questo luogo magico che appartiene solo a se stesso e respira e vive come ognuno di noi.

MY FAMILY is tied to this land, to the Mezzane valley, this house surrounded by greenery overlooking the flat horizon and open to the south towards different worlds. Here, everything is intertwined, the names of the earth and those of the people, the emotions, affections and our life of these thirty years. The beginning of everything and the succession of transformations, such as the cyclical harvests, the birth of my daughters and a meeting with Cesar. Being so many things together, mother, partner and entrepreneur, the center of the family and home, winegrower and weaver of relations between continents without forgetting the roots. I, Marinella, companion of Cesar, mother of Bianca, Federica and Alda, who with Stefano made me Grandma of Olivia. How many changes! That balancing act to be the center of my tangle of emotions and feelings that evolve constantly, a tough exercise and at the same time as natural as breathing. My family took shape in Corte Sant’Alda, the magical place where for the first time I breathed the wind of freedom, where I raised my daughters and I share my life with Cesar. Thirty years lived day by day trying to understand the people and the land, learning that if you want to imprison the nature or even worse change it you have lost at the start. This land has seen a merging of my family and my work without the possibility of separation, where the hailstorm that destroys hits you like a familiar pain, but at the same time, it makes you realize how little it has to do with the real pain and teaches you to look forward leaving everything behind and continuing with more strength and conviction than before. Where the daily relationship with the earth and with all the other elements of nature has allowed me to live deeply, helping me to distinguish the real from the imaginary, falsehood, from honesty of feelings and relationships. Our location, earth, trees, animals, wind, rain have become members of my family, and as such I try to understand them, to respect them and appreciate their characteristics and accept their limits as I have tried to do with the people I love. Sometimes sitting on the wall thoughts run fast, and I happen to think of the four hundred years of my big oak tree that from the edge of the courtyard saw in its shadow, the lives of people who came together for love or for work, people who are just passing to go somewhere and people who have always lived here. I think this place is also made of their sighs, their work, the discussions and handshakes, an infinite tangle of which now we are all part. My family, enlarged and colourful, is the essence of my life and takes succour from this magical place that belongs only to itself and breathes and lives as each of us.


Quando guardo questa foto, il primo pensiero va a mio padre. E’ un sentimento intenso, dolce e struggente. E’ il suono di un violino gitano, una musica semplice, energica e profonda, arriva al cuore indifeso e puro, perché ti sei lasciato andare, hai deposto le armi e lasciato da parte la corazza. Così è il suo ricordo, e così è per me questa etichetta. Nessun rilievo a secco, nessuna carta speciale, l’annata “1986” messa lì in disparte, quel nome “RECIOTO DELLA VALPOLICELLA AMARONE” austero ed intrigante, questo vecchio pezzo di carta ingiallita ti disarma per la sua semplicità, per la storia che racchiude e racconta, per l’energia che emana. Come sarà questo vino che, perso dentro la sua bottiglia in un angolo della cantina, ha pazientemente aspettato il suo momento di gloria? Allora, come oggi, non ho mai pensato di conservare le bottiglie. Mai avrei immaginato che una femminista, ribelle, scapestrata come me avrebbe festeggiato nel 2016 i 30 anni di CORTE SANT’ALDA. Mille sono i ricordi che vedo in questa bottiglia ed altri mille potrebbero riaffiorare se la aprissi perdendomi in questo vino! Non lo farò! Mi è restata solo Lei che, solitaria e impolverata com’è, avrà un posto speciale nella vecchia libreria di mio padre, assieme ai suoi libri, a targhe e oggetti. Testimoni di una vita lunga, intensa e felice. Trent’anni di Corte Sant’Alda sono tanti ma non è “il vero traguardo”. È la fine di una tappa e l’inizio di un’altra, un momento importante di riflessione, di grande soddisfazione e gioia da condividere con chi ha camminato al mio fianco, con chi ha creduto in me fin dall’inizio, con chi mi ha dato la possibilità di esprimermi, di provare e di sbagliare. Con chi ha capito i miei errori e mi ha perdonato. Perché no, anche con chi, ancora oggi non mi perdona nulla, pazienza, la vita scorre egualmente! La mia, al termine di questa tappa, è una vita intensa, senza rimpianti, senza rancori, circondata da una “GRANDE FAMIGLIA” bellissima! Guardo con soddisfazione questa bottiglia, vorrei tanto aprirla, ma resterà lì a suggello del percorso fatto e di quello che dovrò ancora fare. Marinella Camerani

When I look at this beautiful picture, the first thoughts go to my father. And an intense feeling, sweet and poignant emerges. It’s the sound of a gypsy violin, simple music, energetic and profound that leaves the heart defenceless and pure, it will liberate you, you will lay down your weapons and leave your armour on the sidelines. That’s the way I remember my father, and this the emotion I feel when I look at the label . I note no embossing stamp, no special paper, the year “1986” placed there, that name “Recioto della Valpolicella Amarone” austere and intriguing, but this old piece of yellowed paper disarms you with its simplicity. The story within and the energy that emanates. This wine, lost inside its bottle in a dark and dusty corner of the cellar, patiently waiting for its moment of glory. For many years, I never thought to store bottles, I never imagined that a rebellious, reckless feminist like me, in 2016, would be celebrating 30 years of Corte Sant’Alda. Myriad are the memories that I see in this bottle and many more would surely resurface when anticipating losing myself in this wine! Only this solitary and dusty old bottle remained with me. It will have a pride of place in my father’s old library, along with his books, plaques, and souvenirs of a long, intense and happy life. Corte Sant’Alda’s thirty years, are a great achievement but they are not “The real goal.” At the end of one stage and the beginning of another, there is an important moment of reflection, of great satisfaction and joy to share with those who have walked beside me, with those who have believed in me from the beginning, with whom gave me the opportunity to express myself, to try and to make mistakes. To all those who understood my mistakes and forgave me. And even to those who, even today do not forgive me anything, patience, life flows equally! At the end of this stage, it is an intense life, no regrets, no grudges, surrounded by a “large beautiful family”! I look with satisfaction upon this bottle, I’d love to open it, but it will stay here as an emblem of the journey made and of what I will have to do on my journey into the future. Marinella Camerani


I MATERIALI DEL VINO

Nella storia del vino diversi sono stati i materiali utilizzati per la costruzione dei recipienti che lo contenevano. Tante e forse troppe le attenzioni che l’uomo ha dedicato nella seconda metà del secolo scorso alla ricerca di qualcosa che potesse essere di più facile utilizzo che di reale necessità qualitativa. In questa ricerca, l’acciaio non ha avuto rivali: era facile da lavare, inerte sotto il punto di vista chimico e ci sono voluti pochi decenni perché in cantina si sostituissero le vecchie vasche in cemento, vetroresina e molto spesso anche le botti in legno con serbatoi inox. Indubbiamente le vasche in inox offrono dei vantaggi che difficilmente possono essere uguagliate da altre tipologie di materiali soprattutto in fatto di igiene e di “possibilità” di forma, ma l’abuso di questo materiale ha portato, ad un decadimento qualitativo dei vini specie quando viene utilizzato non solo per le fermentazioni o altre operazioni di lavorazione ma anche per l’affinamento prolungato del vino utilizzando a volte veri e propri escamotage tecnologici quali l’inserimento di doghe, micro ossigenatori ecc. Il vino è un composto vivo e che risente delle caratteristiche del materiale e della forma del contenitore ed è per questo che, ormai diversi anni fa, qui a Corte Sant’Alda si sono iniziate diverse sperimentazioni legate all’interazione tra il vino e i materiali di cui è costituito il recipiente che lo contiene. Negli anni 2000 ci sono stati i primi confronti tra i vini fermentati in troncoconiche di legno rispetto a quelli, con la stessa tipologia di uva, in vinificatori inox. Da allora è stato un vero e proprio susseguirsi di ricerche volte non tanto a trovare “l’elemento perfetto” quanto il materiale che potesse esaltare e allo stesso tempo rispettare il più possibile le caratteristiche identitarie vino. E così le sperimentazioni sono continuate con il cemento sia vetrificato che non, dalla quale è scaturita una vera e propria ricerca scientifica. L’ultimo viaggio di Corte Sant’Alda alla scoperta dei materiali del vino è stata la terracotta: al di la delle considerazioni tecniche ci piaceva il pensiero che ciò che provenisse dalla terra potesse ritornare nuovamente nella terra. Un viaggio non solo tecnico ma le cui origini sono molto lontane nel tempo visto che questo materiale era l’unico utilizzato dagli antichi greci e romani e prima di loro da coloro che abitavano nella zona caucasica. Confortare le impressioni organolettiche con analisi analitiche approfondite dei metalli e dell’evoluzione del vino è stato come fare un viaggio all’interno di ciò che è infinitesimamente piccolo ma non per questo inconsistente e trascurabile. E’ stato bello scoprire la dinamicità del vino vinificato all’interno di contenitori “NATURALI”, ovvero contenitori senza nessun tipo di rivestimento dove l’ossigenazione avviene spontanea. In questi 30 anni parlando di legno abbiamo sperimentato non solo essenze, provenienti da varie regioni, ma forme e capacità diverse, passando dal piccolo caratello in rovere nazionale per il recioto, alla barrique, alla tonon, a botti da 5-10-25 hl. in castagno rovere e ciliegio. Per arrivare alle ultime troncoconiche da 60 hl in rovere francese per le fermentazioni. Ricercare, provare e a volte sbagliare ci ha permesso però di comprendere ulteriormente come il legno “grande”, utilizzato sia in fermentazione che in affinamento è in realtà il materiale più appropriato. Il legno grande, per uve come quelle della Valpolicella dove i tannini sono sempre eleganti e mai invasivi, consente la naturale evoluzione ed esaltazione del vino diventando, custode del nostro terroir oltre che di una tradizione centenaria. Scritto a quattro mani da Marinella Camerani e Federico Giotto THE WINE MATERIALS In the history of wine different materials were used for the construction of the vessels that contained it. Much, perhaps too much attention has been devoted, in the second half of the last century to the search for something that would be easier to use rather than for it’s real qualitative needs. In this research, the steel has had no rivals: it was easy to wash, inert from a chemical point of view and it took a few decades for the cellar to replace the old concrete tanks, fiberglass and very often the wooden barrels with stainless steel tanks. Undoubtedly stainless steel vat offer advantages that can hardly be equalled by other types of materials, especially in terms of hygiene and form “chance”, but the abuse of this material has led to a deterioration of the quality wines especially when it used not only for fermentations or other machining operations but also for prolonged aging of wine sometimes using real technological ploys such as the insertion of oak slats, micro oxygenators, etc. Wine is a living compound and one that reflects the characteristics of the material and the shape of the container and that is why, now several years ago, here in Corte Sant’Alda we have started various experiments related to the interaction between wine and the materials that is made up of the vessel that contains it. In the 2000s there were the first comparisons between wines fermented in wooden frustoconical compared to those with the same type of grape, in stainless steel vats. Since then there has been a real succession of research aimed not so much to find the “perfect item” as to the material that could enhance and at the same time to respect as much as possible the wine characteristics. Therefore, the experimentation continued with vitrified and unvitrified cement, from which a true scientific research has emerged. The last voyage of discovery for Corte Sant’Alda, with regards to wine materials, was clay: beyond the technical considerations we liked the thought that what came out of the earth could return again to the land. A voyage not only technical but with origins go very far back in time, as this was the only material used by ancient Greeks and Romans and before them by those who lived in the Caucasian area. Acommodating the organoleptic impressions with detailed analytical analysis of metals and evolution of the wine was like taking a journey into something infinitesimally small but certainly not insubstantial or insignificant. It was great to discover the dynamism of wine vinified in “NATURAL” containers, or containers without any type of coating where the oxygenation takes place spontaneously. In these 30 years talking about wood, we experienced not only essences from various regions, but different shapes and capacities, from small oak cask nationally for the Recioto, the barrique, the tonneau, to be 5-10-25 hl made of chestnut, oak and cherry. To reach the last 60 hl truncated in French oak for fermentation. Seeking, trying, and sometimes making mistakes, however, has allowed us to further understand how the “big” wood, used in fermentation and aging is actually the most appropriate material. The big wood for grapes like those of Valpolicella, where the tannins are always elegant and never invasive, allows the natural evolution and exaltation of the wine becoming the guardian of our terroir as well as a centuries-old tradition.

22

23


LA CRISTALLIZZAZIONE sensibile,

detta anche cristallizzazione del cloruro di rame, è un metodo di analisi sensibile che nasce da una idea di Rudolf Steiner. Steiner chiese al suo braccio destro e collaboratore scientifico più vicino, Ehrenfried Pfeiffer, di trovare “quel sale sensibile” che potesse mostrare i contenuti qualitativi di un alimento. In quel periodo Steiner era preoccupato della perdita di forze nutrizionali all’interno delle sostanze alimentari, diretta conseguenza del modo in cui i prodotti agricoli venivano coltivati mediante la recente introduzione di massa dei concimi minerali. Pfeiffer trovò nella soluzione di cloruro di rame al 10% la soluzione al quesito del suo maestro. Perché il cloruro di rame? Tra i vari sali provati da Pfeiffer il cloruro di rame mostrava delle capacità particolarmente adatte al fine di rilevare le “qualità” delle sostanze alimentari. Questo sale non interagisce mai con la sostanza in esame ma si dispone durante un periodo breve a formare un cristallo. Lo sviluppo, le geometrie e le forme che verranno “disegnate” saranno oggetto di osservazione di interpretazione. Nel caso del vino viene utilizzato 1 ml di vino bianco o rosso, 2 ml di cloruro di rame e 2 ml di acqua pura disposti in una piastra Petri (piastra di vetro larga 9 cm). Questa piastra viene poi messa all’interno di una specifica cabina che, generando una lieve fonte di calore dal basso, permette all’acqua di evaporare e quindi al sale di migrare dal centro della piastra fino alla sua periferia e disporsi secondo una struttura cristallina influenzata dal campione in esame. E’ qui il cuore della cristallizzazione sensibile. Il sale infatti, in modo “sensibile”, senza interagire con la sostanza ma influenzato dalla sostanza stessa, forma un cristallo: questa formazione è diretta conseguenza dei “contenuti” della sostanza. Pochi sanno che un vino sano, naturale, “biodinamico” ha contenuti di materia organica ed inorganica generalmente più elevati di un vino convenzionale. Da analisi chimiche più approfondite si possono rilevare all’interno di questi vini “sani” una maggiore presenza di aromi, molecole organiche e biochimiche oltre che importantissimi sali e minerali (estratto secco, ceneri). E’ come se la sostanza fosse più densa, e quindi più saporita. Sia la quantità di questi principi all’interno della sostanza sia la loro organizzazione armonica a formare l’alimento, sono SENSIBILMENTE RILEVATE dal cloruro di rame. In questo caso ( vino sano) il sale viene completamente utilizzato nel suo percorso di migrazione dal centro alla periferia e si dispone in modo tipico a formare il cristallo. Il cristallo così formatosi ha delle precise caratteristiche che poi saranno oggetto dell’interpretazione. In particolare viene riconosciuta una struttura, una tessitura, un vacuolo che è il punto di partenza dell’evaporazione, un campo mediano ed una periferia. Il compito dell’osservatore è quello di interpretare in modo specifico tutte queste formazioni e zone e quindi trarre il giudizio sulla qualità del prodotto. Questa analisi non appartiene alla lista delle analisi scientificamente riconosciute. La scienza convenzionale non può attraverso i suoi strumenti, descrivere scientificamente una analisi di questo tipo e con queste caratteristiche così particolari ed uniche. Questo è il limite che talvolta separa la scienza convenzionale con la scienza dell’osservazione olistica goetheniana propria della biodinamica.

Cristallizzazione rara e interessante. Multivacuolare. Tre centri ben formati a segno di grande vitalità. Poi struttura armonica e tessitura piena. Ottima immagine di grande qualità. Rare and interesting crystallization. Multivacuolare. Three centers well in a sign of great vitality formats. Then harmonic structure and texture full. Excellent high quality image.

SENSITIVE CRYSTALLIZATION, also called crystallization of copper chloride, is a sensitive method of analysis that is born from an idea by Rudolf Steiner. Steiner asked his right-hand man and closest research associate, Ehrenfried Pfeiffer, to find “that salt sensitive” that could show the qualitative content of a food. In that period Steiner was concerned about the loss of nutritional forces within food substances, as adirect consequence of the manner in which the agricultural products were cultivated using the recentmass introduction of mineral fertilizers. Pfeiffer found in copper chloride 10% of the solution to the question of his master solution. why copper chloride? Among the various salts tested by Pfeiffer copper chloride showed the capacity particularly suitable in order to detect the “quality” of food substances. This salt never interacts withthe test substance, but when you have a short time to form a crystal. The development, the geometries and shapes that will “draw” will be subject to interpretative observation. In the case of wine it used 1 ml of white or red wine, 2 ml of copper chloride and 2 ml of pure water placed in a Petri dish (9 cm wide glass plate). This plate is then placed within a specific cabin which, by generating a slight heat source from below, allows the water to evaporate, and then the salt to migrate from the center of the plate to its periphery and become disposed according to a crystalline structure influenced from the sample. And here is the heart of the sensitive crystallization. The salt in fact, is so “sensitive”, without interacting with the substance but influenced by the same substance, a crystal form: this formation is a direct result of the “content” of the substance. Few people know that a healthy, natural wine, “biodynamic” has content of organic matter and inorganic generally higher than a conventional wine. For more in-depth chemical analysis you can detect within these “healthy” wines increased presence of aromas, organic and biochemical molecules as well as important salts and minerals (dry extract, ashes). As if the substance was denser, and therefore more flavorful. Both the quantity of these principles within the substance both their harmonic organization to form the food, are SIGNIFICANTLY DETECTED by copper chloride. In the case of healthy wine the salt is completely used in its migration path from the center to the periphery and is arranged in a typical way to form the crystal. The crystal thus formed has specific characteristics that will then be the object of interpretation. In particular, a structure is recognized, a weave, a vacuole that is the starting point of evaporation, a median field and a periphery.The observer’s task is to interpret specifically all these formations and zones and then make the judgement on the quality of the product.This analysis does not belong to the list of scientifically recognized analysis. Conventional science can not through its tools, scientifically describe an analysis of this type, with their special and unique features . This is the limit that sometimes separates conventional science with observation holistic science goetheniana own biodynamicphoto descriptions c1 c2C1) full crystallization, harmonious and well-formed. Vacuole centered and speculate. Well-formed structure to the outskirts and weaving full. Beautiful image biodynamic wineC2) rare and interesting crystallization. Multivacuolare. Three centers well in a sign of great vitalityformats. Then harmonic structure and texture full. Excellent high quality image.

Cristallizzazione piena, armonica e ben formata. Vacuolo centrato e speculare. Struttura ben formata fino alla periferia e tessitura piena. Bella immagine da vino biodinamico.

24

Full crystallization, harmonious and well-formed. Vacuole centered and speculate. Well-formed structure to the outskirts and weaving full. Beautiful image biodynamic wine

25


VENDEMMIA 2010

L’andamento meteo irregolare in inverno e in primavera, caratterizzato da rapidi abbassamenti di temperatura ed eccessi di caldo, ci ha messo a dura prova. La raccolta è iniziata il 23 di settembre e si è protratta sino al 20 ottobre a causa delle frequenti piogge che ne hanno rallentato i ritmi. La stagione relativamente fredda, ma con buone escursioni termiche, ha prodotto una buona dotazione di colore, una struttura acidica sostenuta e soprattutto un quadro aromatico dallo spettro molto ampio, con note di frutta e ciliegia che fanno ricordare le migliori annate. L’uva destinata alla produzione di Amarone è stata comunque raccolta con la cura necessaria per garantire l’appassimento ottimale, che è terminato con la pigiatura delle uve il 15 dicembre, Il risultato finale si è rivelato ottimo, con uve sane e un calo percentuale superiore al 35%.

VENDEMMIA 2011

L’andamento stagionale si è caratterizzato per un inverno piovoso e prolungato a cui è seguita una primavera precoce e calda con temperature al di sopra della media. Tra marzo e aprile sono caduti 80 millimetri di pioggia contro i 160-200 dello stesso periodo nell’anno precedente. Il caldo anomalo ha generato un germogliamento anticipato, in alcuni casi anche di 10-12 giorni rispetto al normale. L’attività’ vegetativa è iniziata già dai primi di aprile, facendo temere per le gelate tardive che però non ci sono state. A fronte di temperature sopra la media le varietà precoci hanno iniziato la fioritura il 28 di aprile, con un anticipo di circa 10-15 giorni rispetto alla media. Le piogge di giugno hanno bilanciato il maggio particolarmente caldo e hanno favorito l’ingrossamento degli acini. Vista l’annata calda le operazioni di selezione delle uve per il fruttaio, hanno avuto inizio in anticipo e si sono completate il 15 settembre 2011. Possiamo quindi parlare di annata molto precoce. Il 15 settembre si è iniziata la raccolta delle uve fresche per il Valpolicella, dopo avere atteso che il forte vento asciugasse sui grappoli i residui di acqua apportati dalle forti piogge del giorno precedente.

VENDEMMIA 2012

La vendemmia 2012 a Corte Sant’Alda è iniziata il 12 settembre e terminata il 12 ottobre. Fatta eccezione per le uve del Soave e Chardonnay, raccolte il 2 settembre. L’annata è stata mediamente buona, le piogge primaverili hanno creato un po’ di problemi al momento della fioritura, per cui, a causa di un po’ di peronospora larvata, abbiamo perso in alcuni vigneti circa un 15% della produzione. Il caldo estivo ci ha costretto nel mese di agosto a continui interventi con irrigazione di soccorso, specialmente per quei terreni calcarei dove la siccità e la mancanza di acqua a volte fanno danni irreparabili. Il vino ottenuto è un vino caldo ed alcolico per le uve provenienti da terreni irrigati, mentre un po’ crudo e con una buona acidità per le uve provenienti da terreni che hanno sofferto la siccità. Una leggera grandinata a luglio, in una parte marginale dei vigneti (Albertini - Cavallero) ci ha costretto ad una cernita attenta e puntuale. Abbiamo messo in appassimento circa 190 q di uva, che è stata pigiata a partire dal 20 dicembre. Ottenendo alla fine circa 75 hl di Amarone 2012.

VENDEMMIA 2013

L’inverno trascorso è stato caratterizzato da una buona distribuzione di piogge e neve che hanno consentito un importante accumulo di riserve idriche nel suolo. Le perturbazioni di fine inverno hanno rallentato leggermente la ripresa vegetativa, ma in ogni caso essa si è presentata ai primi di aprile, come normalmente avviene. La primavera 2013 è stata caratterizzata da un’elevata piovosità e temperature relativamente basse. L’andamento freddo e piovoso è continuato anche nel primo mese dell’estate e, fino a metà luglio, sia le piogge che le temperature sotto la media del periodo, hanno contribuito a mantenere quel ritardo di 12 / 14 giorni nello sviluppo della vite rispetto alla norma. Non è stato facile in queste condizioni controllare la peronospora che nella sua forma larvata in alcuni vigneti ci ha colpito in maniera pesante. Sempre per effetto di questo clima oidio ed insetti no hanno destato preoccupazione. La svolta a metà luglio, quando l’anticiclone africano ha riportato in alto le temperature oltre la media, con positive conseguenze sulla maturazione dei frutti. Pur restando una settimana di ritardo rispetto allo scorso anno, l’accumulo di gradi-calore è in perfetta sintonia con gli scorsi anni. La vendemmia è iniziata regolarmente il 18 settembre, è durata 37 giorni fino al 14 novembre, 1.100 q.li di uva sono stati raccolti e pigiati subito per la produzione dei diversi valpolicella. 8025 cassette sono state messe a riposo per un totale di 503 quintali di uva. Il 24 dicembre abbiamo pigiato la prima uva, in attesa che le fermentazioni partissero spontaneamente ed al ritorno dalle vacanze di natale, il 7 gennaio, a fermentazioni iniziate abbiamo proseguito il nostro lavoro, pigiando il 14 marzo le uve per il recioto

VENDEMMIA 2014

L’inverno e stato mite e molto piovoso, con circa 550 mm di pioggia contro una media stagionale di 200 mm. Le forti escursioni termiche primaverili hanno causato fenomeni di filatura e cascola fiorale riducendo così il numero di “potenziali acini”. A metà giugno, il ciclo vegetativo della vite, aveva un anticipo rispetto al 2013 di circa 10 giorni ma è poi drasticamente rallentato a causa delle piogge intense di luglio (+60% di precipitazioni rispetto al 2013) continuate anche in agosto. Condizioni di basse temperature e ridotta insolazione hanno limitato la maturazione con conseguente abbassamento rispetto alla media di grado zuccherino, tonalità del colore, tannini, ed estratti. Inoltre le frequenti piogge estive hanno creato condizioni favorevoli allo sviluppo di muffe e marciumi che, grazie agli innumerevoli sforzi di carattere agronomico e fitosanitario, non hanno ulteriormente aggravato la situazione. Per complicare maggiormente le cose siamo stati colpiti da due successive grandinate, per fortuna non su tutti i vigneti ed allo stesso modo ma alla fine della vendemmia abbiamo verificato una perdita media del 20%. La vendemmia è iniziata il 5 settembre con lo chardonnay e poi, non senza rischi, è stata interrotta per 2 settimane di sole che hanno asciugato le uve zuppe dalle piogge, permettendoci di portare avanti anche la maturazione delle uve. Durata Vendemmia 32 giorni, 880 q.li di uva pigiata (1.100 nel 2013), 64 raccolta e messa in fruttaio per appassimento ( 502 nel 2013). Terminata il 27 ottobre. 30 dicembre pied de couve per l’Amarone. 7 gennaio inizio pigiatura. 26 febbraio fine fermentazioni. 4 marzo fine ripassi.

VENDEMMIA 2015

L’inverno, con valori di temperature nella media, ha concesso alle piante un buon periodo di riposo fino al primo germogliamento negli ultimi giorni di marzo. La primavera ci ha regalato lunghi e tiepidi periodi soleggiati con poche piogge ma qualche temporale. Il 19 maggio, durante un temporale la grandine ha colpito alcuni dei nostri vigneti riducendo, per fortuna in alcune isolate zone, la produzione fino al novanta per cento. Il caldo estivo e la scarsità di piogge nei mesi di giugno, luglio e agosto hanno permesso un ottimo controllo sulle malattie. E’ stato quindi possibile ridurre il numero di trattamenti a base di rame e zolfo, interrompendoli definitivamente al 16 Luglio. Dalla fine di Agosto ampie escursioni termiche giorno/notte hanno permesso di raggiungere gradazioni zuccherine abbastanza elevate ma accompagnate anche da una corretta maturazione fenolica. Con il 10 di settembre è iniziata la vendemmia del Soave, i vigneti di garganega sono stati leggermente colpiti dalla grandinata ma la produzione è comunque inferiore ai 50 q.li. In meno di venti giorni la vendemmia finisce, l’uva non è molta e il tempo è dalla nostra parte, appena 3-4 giorni di pioggia interrompono la raccolta. Alla fine vengono raccolti 620 quintali di uva fresca e 220 di uva in cassetta. La grandine ci ha colpito pesantemente il 19 maggio. In alcuni vigneti anche considerevolmente. In alcuni i vigneti (Castagnè) si è raggiunta una perdita del 90%. La riduzione media di produzione è stata di circa il 40%. Iniziata 10 settembre con lo chardonnay. Durata 20 giorni, 620 q.li uva fresca nel 2015 (880 nel 2014, 1.100 nel 2013), 220 q.li di uva a riposo nel 2015 (264 nel 2014, 502 nel 2013) Terminata il 30 settembre. 19 novembre pied de couve per l’Amarone. 1 Dicembre inizio pigiatura. 4 gennaio termine fermentazioni. Ripassi fino al 13 gennaio

26

27


IL VINO E LA CREATIVITÀ DEL TATTO

…A un certo punto ho cominciato a provare un certo disagio per il modello standard dell’apprezzamento del vino, un modello che viene quasi sempre trasmesso come se fosse ovvio, naturale, e l’unico possibile. Così ovviamente non è: questo modello ha una storia e risponde a determinati scopi ed esigenze. Questo disagio, peraltro, negli ultimi anni, è condiviso da tanti appassionati: da più parti si dice che bisogna cambiare modo di approccio al vino, che occorre un linguaggio più libero e meno autoreferenziale, ecc. Il modello della degustazione analitica standard, basato su elenchi e tabelline nelle quali costringiamo ad entrare il nostro apprezzamento, è il modello che si basa sul paradigma oggettivo: c’è un soggetto che percepisce un oggetto e, nel caso in questione, lo valuta e lo giudica come se fosse qualcosa che esiste di per sé, indipendentemente da me o da noi che lo beviamo. Le domande che ho cominciato a pormi, come filosofo e come estetologo ma innanzitutto come amante del vino, sono domande in apparenza semplici ma, credo, decisive e profonde. Per esempio: perché la “valutazione” del vino “più oggettiva” sarebbe quella che si fa in una stanza, in silenzio, con tanti bicchieri in fila come polli d’allevamento in batteria – una situazione totalmente astratta e artefatta – e non, eventualmente, quella dove il vino è messo alla prova nel suo ambiente “ordinario” e comune, in cui si mangia, si parla, si ascolta musica, si legge qualcosa? Ovviamente conosco la risposta, ma allora la domanda diventa quella relativa al significato della critica oggi, all’interno dell’economia di mercato, Oppure: perché qualcuno sostiene in modo dogmatico pensieri come “un grande vino deve essere comunque complesso”? I Beatles, per esempio, sono stati indubbiamente grandi senza essere complessi, e perché il vino non potrebbe altrettanto? E la complessità sta nel vino o nella mia relazione interattiva con esso? L’epistenologia (…) parte del presupposto che il “vino” non sia riducibile a un oggetto/merce da misurare. Metto le virgolette al vino perché non credo che esista qualcosa come “il vino” in sé: esistono vini, bottiglie incontrate, esperite, bevute. In ogni caso, per motivi che attengono tanto alla storia che alla cultura di questa bevanda, il vino possiede proprietà che vanno molto al di là della sua catalogazione secondo schede di riferimento prefissate e univoche. Quindi, a mio avviso, il vino si può percepire anche come un’entità viva e vitale da incontrare e con cui si può entrare in relazione. E come in tutte le relazioni, si creano immagini, percorsi, metafore, nuove possibilità. Il mio saggio (Epistenologia. Il vino e la creatività del tatto -Mimesis Edizioni) propone dunque di lavorare creativamente e attivamente, attraverso la relazione col vino, a nuove lingue: più individuali e personali, da un lato, ma anche altrettanto comunicabili e condivisibili, dall’altro. Può sembrare non immediato, ma in questo saggio cerco di convincere che tra la descrizione: “sentori lievi di bacche rosse inizialmente, poi emerge un soffuso sottofondo di roccia vulcanica, per chiudere su un tripudio di erbe caramellate” e “pomeriggio d’inverno con te, sdraiati sulla spiaggia” non c’è alcuna differenza in termini di “oggettività” rispetto al “vino”. Sono due modi entrambi convenzionali e negoziali, ma non per questo arbitrari, di fare-segno col vino. Credo però che oggi qui, abbiamo più necessità della seconda descrizione che della prima, perché meno irrigidita e più viva. Ciò che crediamo essere il linguaggio “tradizionale” e solido della degustazione è stato in realtà codificato da poco: le ruote degli aromi, le schede con le crocette e i punteggi, la successione (che pare naturale!) vista-olfatto-gusto, sono tutte cose diventate norma col tempo. In particolare, dalla seconda metà del Novecento, con la scuola enologica di Davis. Se si va a vedere come parlavano di vino i grandi esperti del pas-

28

sato non si trovano certe descrizioni. Quindi bisogna comprendere che la grammatica del vino degli ultimi 50 anni si inserisce in un discorso più ampio, che lega una certa idea di scienza oggettiva e un po’ riduzionista anche alla sensibilità. I limiti di questo linguaggio sono dunque essenzialmente due: il primo, non comprendersi come storicamente e culturalmente prodotto. Il secondo limite è legato alla rigidità e alla povertà espressiva di questo linguaggio, che riduce ogni esperienza col vino a poche parole, sempre le stesse, inserite in un codice fisso e univoco, del tutto non caratterizzato, che prescinde dai contesti, dalle esperienze, dai cambiamenti che anche il vino subisce e produce. Le lingue del vino sono molte, perché col vino si possono progettare differenti percorsi e obiettivi: venderlo, abbinarlo al cibo, berlo per intossicarsi, berlo per condividere un momento importante. Quando si scrive di vino bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di mettere a nudo i propri presupposti, cosa noi ci aspettavamo, il contesto in cui lo abbiamo bevuto, ecc., così da dare al lettore più informazioni possibili non solo sul vino ma sull’esperienza con quel vino. Per me, la descrizione scritta di un vino è come la fotografia di una relazione in un dato momento: coglie un aspetto, una particolare situazione, mai il tutto (…) Godere il vino e, se si vuole proprio parlarne, aprirsi a narrazioni più aperte, duttili e creative realizzate con strumenti linguistici molteplici (non necessariamente verbali)… Lo scopo non è costringere l’immaginazione nel giudizio, piuttosto è liberare il giudizio nell’immaginazione. Tutti i vini sono uguali, dunque? Certo che no. Esattamente come ci sono persone con cui è più facile entrare in relazione, fare certi discorsi, progettare o scambiare esperienze, così ci sono vini più vivi e vitali di altri che favoriscono uno scambio attivo e che producono orizzonti di senso dentro ai quali ci sentiamo più soddisfatti e felici. Estratto di Intervista a Nicola Perullo… Intravino.com 4/01/2016

Nicola Perullo (Livorno, 1970) è professore associato di Estetica all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Ha lavorato con A. G. Gargani a Pisa, dove si è laureato e addottorato, e con J. Derrida a Parigi, dove ha seguito corsi di perfezionamento. Si è occupato di filosofia del linguaggio ordinario e di Wittgenstein, di decostruzione e di Derrida, di estetica del ‘700 e di Vico. Negli ultimi dieci anni, la ricerca si è indirizzata verso i rapporti tra pensiero filosofico e cibo, per introdurre la possibilità di un’estetica del gusto e della gastronomia. Alcuni lavori specifici hanno contribuito a codificare questa disciplina in Italia. Attualmente, si sta occupando dei rapporti tra cibo, arte, etica e società e di filosofia del vino.

29


TRAME DI MEMORIE E DI ATTESE

“Una giovane donna senza nome s’affaccia a un destino che ancora non sa, eppure è il suo. Un velo trascorre fra una generazione e l’altra, da una mano di donna all’altra: è un pezzo di stoffa. Fibra di lino ruvida e poi, a poco a poco, sgualcita dal tempo che passa. Non ha colore, ombra e luce soltanto carpisce dalle mani che sfiorano, prendono, toccano, muovono”. (da Attese di Elena Loewenthal) Trame: questo sarebbe stato il fil rouge di un racconto lungo trent’anni. Marinella, su titolo, contenuti, veste grafica, del nuovo “giornale” - riduttivo chiamarlo così, perché in realtà si tratta di una dichiarazione d’intenti raccolta in un diario personale prima ancora che “aziendale”, che indossa i panni che Marinella ama di più, quelli di una elegante semplicità - non aveva dubbi. Ogni volta che mi parlava di trama-ordito-arazzo, il mio pensiero volava all’immagine di quel velo, narrato da Elena Loewenthal, scrittrice e studiosa di ebraistica, nel suo libro Attese. Un velo che unisce storie di donne diverse (dalla Bibbia al Novecento), il velo nel quale Elvira e il suo amato custodiscono una manciata della Terra Promessa, lo stesso velo che un giovane rabbino tiene tra le mani a Venezia, mentre attende, con fede incrollabile, l’arrivo del Messia. Un “intreccio sottile ma robusto, trama e ordito infinite volte”. Un racconto di donne tenaci, sapienti, donne che sanno aspettare. E con la loro attesa paziente disegnano il corso della storia. Quell’immagine sembrava fatta apposta per Marinella e la sua storia. Quella raccontata in queste pagine dove si intrecciano terra, vino, affetti, libertà sognate e vissute, incontri che cambiano la vita. E nascite. Proprio come quel tessuto di mistero, che trattiene la memoria e racconta attese. Ordito: una serie di fili longitudinali tesi agli estremi nel telaio. Trama: un’altra serie di fili orizzontali che passano sopra e sotto ogni ordito. Trama da trans e meo “andare oltre”, ordito da ordo “ordine”. Ogni incrocio tra trama ed ordito è un attimo, un momento della nostra vita che si svela man mano che si disegna l’intero tessuto. Marinella ha costruito la sua trama giorno dopo giorno, guidata dall’istinto, da intuizioni, da curiosità. Da sentimenti e da dubbi. Capovolgendo il suo quotidiano, una due tre e chissà quante altre volte, volgendo lo sguardo là dove il papà aveva seminato nel tempo passato. Scoprendo, fermandosi dove sentiva che la scena le apparteneva. Libera dalle catene dei pregiudizi e da false illusioni. Al centro delle scelte con coraggio. Credendo nella forza dei gesti, sempre motivati dai sentimenti. Affidandosi agli insegnamenti steineriani, a quei dodici sensi che aiutano a “sentire” il mondo superiore, al loro fondamentale ruolo nella biodinamica che donerà anima al vino di Marinella. In un incrocio tra trama e ordito è avvenuto, tanti anni fa, il nostro incontro. E dalle nostre personali passioni – arte e vino – è nata un’intuizione felice, “Arte in cantina”. L’arte, la cultura, è entrata in cantina negli anni Novanta, quando ancora non era “di moda”. Quando abbinare buon vino a un quadro, un disegno, un libro, una musica, una voce, era una novità che incantava e attirava gente diversa che spesso non aveva mai visto i sacri luoghi del vino. Anche l’arte ha dato valore aggiunto a questo angolo incontaminato della Valle di Mezzane. Al respiro della terra, al profumo del vino, al quotidiano in cantina. Anche l’arte ha forgiato, con amore e creatività, l’anima di Corte Sant’Alda. Per costruire l’arazzo è necessario muoversi da un punto ad un altro. Proprio come nella vita. In questo divenire, in cui ogni momento trascorso ne esclude un’infinità di altri ancora da vivere, Marinella ha capito che pensare bene aiuta a crescere meglio. Guardare con fiducia al giorno che verrà, vivere il presente fino in fondo, viverlo al meglio, aiuta a crescere con una dinamica positiva. Essere credente, nel cuore, nell’anima, aiuta. Sempre. Anche ad accettare il mistero e l’imponderabile. Maria Teresa Ferrari P.S. In questa pagina, dominata dalle “parole in libertà”, anch’io nel mio cuore serbo un grazie particolare. È tutto per Federica, che un giorno mi regalò una bottiglia di Mythos – il vino che più amo – con l’augurio di incontrare presto l’amore. Da allora, quel vino racchiude la forza dell’amore e la speranza, squisitamente femminile, che ogni volta si rinnova nel mistero della luna. STORYLINES OF MEMORIES AND EXPECTATIONS A young woman with no name looks out to a destiny that is yet unknown, yet it is hers. A veil elapses between one generation and another, from a woman to another hand: a patch of cloth. Rough linen fiber, gradually, creased by time passing. It has no color, shadow and light it is only snatched from the hands that touch, take, touch, and move. ‘Attese’ by Elena Loewenthal. Textures: this would be the common thread of a story thirty years long. Marinella, the title, the content, the artwork, the new “journal” although it would be an understatement to call it that, because in reality it is a statement of intent in collecting personal journals from even before “business” began, wearing the clothes of elegant simplicity that Marinella loves, had no doubt. Every time she spoke to me of the weft-warp-tapestry, my thoughts flew to the image of the veil, narrated by Elena Loewenthal, writer and scholar of Jewish Studies, in her book ‘Attese’. A veil that combines stories of different women (from the Bible to the twentieth century), the veil in which Elvira and her beloved preserve in the Promised Land, the same veil that a young rabbi holds in his hands in Venice, while waiting with unshakable faith, the arrival of the Messiah. A “thin but strong weave, weft and warp over again.” A tale of stubborn women, scholars, women who wait and whose patience in waiting, outline the course of history. That image seemed made for Marinella and her history. The stories told in these pages mingling earth, wine, suffering, dreams of freedom and life, life-changing encounters. And births. Just like that of the mystery fabric, which holds the memory and tells of the wait. Weft: a series of longitudinal wires argument to extremes in the loom. Warp: another series of horizontal wires that pass above and below each weft. Warp from trans and meo “go beyond”, hatched by ordo “order”. Each cross between warp and weft is a moment, a moment of our life that unfolds as you weave the entire tapestry. Marinella has built its plot from day to day, guided by instinct, by intuition, by curiosity. By feelings and doubts. Changing daily, one two three and who knows how many more times, turning her gaze to where the beloved father had sown in the past. She is discovering, stopping where she felt that the scene belonged. Free from the chains of prejudice and false illusions. At the center of courageous choices. Believing in the power of gestures, always motivated by feelings. Relying on Steiner’s teachings, in those twelve ways that help to “feel” the upper world, their essential role in the biodynamic that will give blood to the Marinella wine. In a cross between warp and weft it occurred many years ago, our meeting. And from our personal passions - art and wine - was born a happy intuition, “Art in the cellar.” The art, culture, came into the cellar in the nineties, when it was not “in fashion”. This combination of good wine, a painting, a drawing, a book, music, a voice, it was a novelty that charmed and attracted different people who often had never seen the sacred wine places. Even art has given added value to this pristine corner of Mezzane Valley. The breath of the earth, the scent of the wine, the daily newspaper in the basement. It can be said that art has forged with love and creativity, the soul of Corte Sant’Alda. To weave the tapestry it is necessary to move from one point to another. Just like in life. In this becoming, where every moment spent excludes countless others still living, Marinella felt good thinking helps to grow better. Looking forward to the day that will be, living the present to the end, to live it to the fullest, it helps to grow up with a positive trend. To be a believer, in the heart, in the soul, it helps. Always. Also to accept the mystery and imponderabile. Maria Teresa Ferrari P.S. On this page, dominated by the “words in freedom”, I in my heart have a special thanks. It’s all for Federica, who one day gave me a bottle of Mithas - the wine I love most - with the hope to meet soon the amore, that wine contains the power of love and hope, exquisitely feminine, that every time is renewed in the mystery of the moon.

Pensieri scritti al volo pensando al significato della propria relazione con Corte Sant’Alda These thoughts were written in one go thinking about the meaning of their own relationship with Corte Sant’Alda

30

Maria Teresa Ferrari Laurea in Scienze Politiche, giornalista professionista, critica d’arte, collabora con l’Arena, il Giornale di Vicenza e Brescia Oggi. Scrive anche per Il Sole 24 Ore. Negli anni ha collaborato con tante riviste, tra cui Meridiani, Itinerari del gusto, Week End, Dove. Curatrice di eventi e mostre è stata consulente di numerose realtà pubbliche e private, fra queste, Fondazione Arena di Verona, Provincia di Verona, Teatro Stabile di Verona, Amici dei Civici Musei, Museo di Castelvecchio, Consorzio per la promozione turistica Verona Tuttintorno.

31


LA GRANDE FAMIGLIA DI CORTE SANT’ALDA

I fili che compongono l’ordito e la trama, gli intrecci della struttura su cui si fonda l’azienda agricola Corte Sant’Alda, si dipartono tutti da Marinella Camerani e si estendono alle relazioni che quotidianamente nascono e si rinnovano, i rapporti di lavoro, di conoscenza e di amicizia che, messi tutti insieme, compongono quella che possiamo chiamare una grande famiglia. Il concetto di Grande Famiglia è uno dei fili rossi che attraversano l’imprenditoria e si moltiplicano all’infinito nella piccola e media impresa dove si definiscono ancora meglio. Famiglie in cui, in un modo o nell’altro, il gene dell’imprenditorialità si tramanda di padre in figlio finchè ad un certo punto non compare una figura tanto carismatica da accentrare e moltiplicare la visibilità dell’impresa, della famiglia, di tutti i componenti le relazioni famigliari e alla fine di allargare queste relazioni molto al di là dei semplici legami di sangue. Marinella eredita dal padre il gusto del fare impresa ma pensa a qualcosa di assolutamente unico che rispecchi il suo carattere e i suoi valori e da qua si parte. Intorno a Marinella si cementa la famiglia e tutti quelli ammessi a confrontarsi col suo progetto. Qualcuno diceva che non esiste il “buon carattere”, che se si ha carattere ciò che lo distingue è quasi sempre la tenacia, la forza e una qualche spigolosa rudezza a cui si aggiungono spesso esplosioni di creativa “follia”. In Marinella a tutto questo si aggiunge la cultura di uno spirito libero che ha preso a piene mani quanto di meglio credeva potesse esserle utile della filosofia steineriana e delle sue applicazioni nella biodinamica senza per questo sentirsi inquadrata in uno schema rigido. A Corte Sant’Alda tutto è sperimentazione e ricerca. Nulla viene dato per scontato. In questa ottica è possibile immaginare come le relazioni di lavoro con Marinella vadano molto al di là del mero scambio utilitaristico di prestazioni e denaro. Dal dissodare la terra e raccoglierne i frutti ad immaginare e studiare nuove metodologie produttive fino allo svolgere le attività commerciali e di marketing più innovative, qualsiasi figura operativa e professionale finisce per essere coinvolta a dare il meglio di sé al progetto di Marinella. È un processo lento e non lineare, fatto magari da strappi, interruzioni e improvvise accelerazioni, oppure da tappe di avvicinamento ritmate dagli obiettivi e dagli anni. Incontrarsi e aprirsi alla conoscenza dell’altro, dare e ricevere, scontrarsi e ritrovarsi per capire, lavorare intorno all’idea originaria di essere intermediari privilegiati tra l’uomo e la natura. E’ divertente come in questo processo trovino spazio l’avvocato filosofo, lo chef, il cuoco inventivo, l’architetto un po’ artista, la mamma area manager e l’agronomo creativo, il social media manager, il contadino, l’urbanista e l’enologo più raffinato con la critica d’arte, il tecnico di controllo, il fotografo, il giornalista, la liutaia e il sommelier poeta. Un groviglio di competenze a prima vista del tutto casuali e slegate che invece si intersecano nell’incontro di persone, di curiosità, di emozioni... In mezzo sempre lei, Marinella provoca, inventa e tira i fili di una grande famiglia che a vederla quasi tutta insieme in questi primi festeggiamenti dei trent’anni di Corte Sant’Alda dà l’idea d’essere in continuo divenire. L’azienda agricola di Marinella è fatta da tutte quelle persone che si intrecciano tra una ricerca catastale, una vendemmia, un’analisi chimica, un contratto, una degustazione e un parere legale... E senza saperlo condividono tutti un pezzo del progetto di Marinella.

THE GREAT FAMILY OF CORTE SANT’ALDA The threads that make up the warp and weave, the plots of the structure on which the farm Corte Sant’Alda is built, all branch off from Marinella Camerani and extend to the relations that arise and are renewed on a daily basis, labor relations, knowledge and friendship which all combine to make up what we call a big family. The concept of a Great Family is one of the principal threads running through entrepreneurship which multiplies indefinitely in the small and medium enterprises where it is more clearly defined. Families in which, in one way or another, the entrepreneurship gene is passed down from father to son, until at some point there appears a figure so charismatic and central to magnification of the company’s visibility, the family and all the component family relations and expansion of these relationships far beyond the simple blood ties. Marinella inherited from her father, not only a taste for doing business but also a quest fort something unique that reflects her character and values, from here we go forward. Around Marinella cementing family and all those admitted to confront with his project. They say there is no “good character”, that if you have this character that distinguishes you it is almost always the tenacity, strength and some edgy harshness that you often add within the “madness” The creative explosion. Marinella added to all this the culture of a free spirit who took the best beliefs of the Steiner philosophy and its applications in the bio-dynamic without feeling framed in a rigid schedule. In Corte Sant’Alda all is experimentation and research. Nothing is taken for granted. In this view you can imagine how the working relationship with Marinella goes far beyond the mere exchange of utilitarian performance and money. From tilling the land and reaping the benefits to researching and developing new production methods as well as carrying out commercial and innovative marketing activities. Within these activities, any operational professional figure would always end up being involved in giving the best of themselves to the project. It ‘a slow, non-linear process, made perhaps from tears, interruptions and rapid acceleration, or by stages of approach punctuated by objectives and age. Meet and open up to knowledge, giving and receiving, clash and come together to understand, to work around the original idea of being privileged intermediaries between man and nature. It’s funny how in this process we can see the role of the philosopher lawyer, chef, inventive chef, architect a little’ artist, the area manager and the creative agronomist, social media manager, the farmer, the planner and the refined winemaker and art critic, the control technician, photographer, journalist, the lute and the sommelier poet. A tangle of skills at first sight completely random and unrelated instead intersect in the encounter of people, curiosity, emotions. Between these, Marinella causes, invents and pulls the strings of a large family to see it through these early celebrations of Corte Sant’Alda’s thirty years of constant evolution. Marinella is made by all those people that are woven between a cadastral research, a vintage, a chemical analysis, a contract, a tasting and legal advice ... and without knowing all share a piece of the project Marinella. Paolo Marangon

Paolo Marangon

32

Paolo Marangon architetto e creativo polivalente si occupa di comunicazione, design, arte e scrittura creativa.

33


pozza

stalla bovini

abbeveratoio

vigneto

castagneto

posto di osservazione

azienda agrituristica con ospitalità

altitudine

260 mt/slm 250 mt/slm

230 mt/slm

strada per Moruri

210 mt/slm località Molinetto bosco Balt

ulivi

vigneto Le Rive

vigneto Ruvaln

bosco Balt

torrente Ruvaln

Questi vigneti sono stati acquistati nel 2009 quando Alda propose di fare vini più semplici, facili, giovani, ma non per questo meno autentici. Decidemmo di tentare questa strada nuova per noi di Corte Sant’Alda. Riuscire in questa impresa mantenendo però stile tradizionale, varietà tipiche, fermentazioni naturali e conduzione biodinamica del vigneto e la nostra filosofia si presentava come sfida irrinunciabile. In cantina non si poteva modificare molto, le tecniche di fermentazione naturale con i lieviti indigeni erano ormai collaudate, gli affinamenti in botti grandi usate anche per i vini di Corte Sant’Alda erano l’unica strada percorribile per mantenere un’impronta tradizionale senza ricorrere alle barrique. Le scorciatoie enologiche non ci interessavano! Solo cambiando il lavoro in vigneto ed interpretando al meglio le caratteristiche di quelle uve si sarebbe potuto raggiungere l’obiettivo. I vigneti di Adalia sorgono in località Molinetto, nel versante opposto della vallata a quota 200-300 metri sul livello del mare, dove i terreni sono più facili e ricchi ma mantengono sempre la matrice calcarea. Le terrazze di viti allevate a pergola, circondate da bosco e olivi con un’esposizione più fresca ci sono piaciuti subito! Seppure poco distante da Fioi, questo posto aveva geometrie e colori completamente differenti in un contesto diverso, utile per dare vita a un nuovo cammino. Questi 4 ettari di viti di 15 anni, circondati da boschi (BALT), attraversati da un ruscello (RUVALN), con fiori di cardi selvatici (ROASAN), danno naturalmente uve più fresche e leggere, ottime per una fermentazione spontanea in acciaio. L’intento di fare vini per la Gente (LAUTE), dopo anni di grande impegno, ci sta dando grandi soddisfazioni. I nomi scelti per i vini sono originari della lingua dei cimbri, popolo di origine tedesca insediatosi in Lessinia in modo strutturato dall’inizio del XIV secolo. These vineyards were purchased in 2009 when Alda proposed to make the simplest wines, easy, younger but no less authentic.To succeed in this endeavor, whilst retaining the traditional style, typical varieties, natural fermentation and run biodynamic vineyard and our philosophy we were presented with an indispensable challenge. In the cellar we could not change much, the natural fermentation techniques with indigenous yeasts were already tested, the aging in casks used for the Corte Sant’Alda wines were the only way to maintain the traditional footprint without resorting to the barrel’s “oenological shortcuts” that did not interest us! Only by changing the work in the vineyard and interpreting the best features of those grapes have we attained this goal The vingeti Antalya arise in Molinetto, on the opposite side of the valley at an altitude of 200-300 meters above sea level, where the soils are “easier” and rich but always retain the limestone matrix. The terraces of vines trained by the pergola, surrounded by woods and olive groves exposure coolerwe liked right away! Although not far from Fioi, this place had completely different geometries and colours in a different context, useful to create a new path.These 4 hectares of 15 year old vines surrounded by forests (BALT), traversed by a stream (RUVALN), with thistle flowers (ROASAN), give rise to naturally fresh, spontaneous but hardy grapes which give a wonderful fermentation. The intent to make wines for the People (LAUTE) after years of hard work is giving us great satisfaction.The names chosen for the wines originate in the Cimbrian language.

strada per Mezzane di Sotto

arnie api orto

pollaio vigneto alberi da frutto

vigneto recinto maiali

Podere Castagnè è una famiglia accogliente... una piccola corte con quello che cerchi: silenzio, allegria, solitudine e magia. È una folata di vento, un posto dove assaggiare profumi ed annusare sapori, cercare sassi e pensieri strani. “Tutta la natura sussurra i suoi segreti a noi attraverso i suoi suoni. I suoni che erano precedentemente incomprensibili alla nostra anima, ora si trasformano nella lingua espressiva della natura”. Rudolf Steiner Quando si arriva a Podere Castagnè non si può che restare incantanti dalla bellezza del paesaggio, dagli orizzonti infiniti verso sud (sembra di vedere il mare), dalle cime del Carega a nord. Un luogo fino a poco tempo fa incontaminato, perché abbandonato da tempo. Nel 2006, quando l’abbiamo scoperto, non ci sono sfuggiti due aspetti così veri e contrastanti fra loro: il prezioso potenziale di questo luogo e la grande difficoltà di riuscire a creare qualche cosa di bello ed armonico senza alterare l’equilibrio naturale di questo posto. Come le antiche popolazioni ci siamo insediati coltivando da subito gli appezzamenti più fertili facendo l’orto e allevando piccoli animali, gradualmente abbiamo ripulito parte del bosco permettendo così al Castagneto di rivivere (una volta presente in tutta la zona da cui il nome Castagnè), introducendo alcune mucche, qualche maiale, per arrivare ai tre ettari di vigna, piantati nelle due rade. Abbiamo volutamente conservato quanto fatto precedentemente evitando di deturpare il paesaggio, consapevoli che la maggior parte della proprietà (15 ettari) sarebbe rimasta selvaggia. Con la ristrutturazione della piccola corte circondata da muri, quasi a ricordare un monastero Benedettino, gli ospiti hanno la possibilità di soggiornare qualche giorno nelle 4 camere a disposizione dove frutta, verdura, uova, affettati, torte fatte in casa e vini, sono i protagonisti di spuntini e colazioni preparati con lo stesso amore che ci lega a questa terra e a tutto ciò che essa ci dà. Podere Castagnè is a friendly family... a small court where you can encounter silence, joy, solitude and magic. It is a gust of wind, a place where you can taste and smell scents and flavors, search the stones and ancient thoughts. ”All nature whispers its secrets to us through its sounds. The sounds that were previously incomprehensible to our soul, now are transformed into expressive nature of language. “Rudolf Steiner When you come to Podere Castagnè you can not help but be enchanted, by the beauty of the landscape, the endless horizons towards the south (it seems to see the sea) to the tops of Carega north.A pristine place until recently recently abandoned.In 2006, when we arrived here, they could not escape two aspects so real and conflicting with each other, the great potential and the great difficulty of being able to create something beautiful and harmonious without altering the natural balance of this place.As the ancient peoples we immediately settled cultivating the most fertile plots, gardening and raising small animals, gradually we have revitalised the forest , and in doing so revived Chestnut production (once present throughout the area, and from which the name Castagnè originates). Then came the introduction of some livestock ( cows, a few pigs) We then set about the task of planting three hectares of vines in two tranches in such a way as to adhere to tradition, and not deface the natural, deeply wild beauty of the surrounding 15 hectares of landscape With the renovation of the small courtyard surrounded by walls, as if to recall a small Benedictine monastery, guests have the chance to stay a few days in one of the 4 rooms where we make available fruits, vegetables, eggs, meats, home-made cakes and wines and breakfasts prepared with the same love that binds us to this land and all that it gives us.

ADALIA Az. Agr. Camerani Località Fioi

Via Capovilla, 28 37030 Mezzane di Sotto (VR) Italia Telefono (+39) 045 8880006 Fax (+39) 045 8880477 info@adaliavini.com www.adaliavini.com

34

35


Come arrivare in cantina Le uscite consigliate sono sulla Autostrada A4 Milano-Venezia. A - VERONA EST per chi arriva da Milano (Aeroporto Catullo Brennero/Bologna), seguire le indicazioni Vicenza SS 11 fino a Vago di Lavagno. B - SOAVE per chi arriva direzione Venezia (Padova), seguire le indicazioni Verona SS 11 fino a Vago di Lavagno. C - Per chi arriva dalla città o dintorni è sempre consigliato, per il traffico, prendere l’Autostrada A4 o la Tangenziale Est direzione Vicenza fino all’ultima uscita: Vago di Lavagno sulla SS 11. A - B - C - Raggiuto Vago di Lavagno, imboccare al semaforo la Valle di Mezzane, oltrepassare una grande rotonda, si attraversa il paese San Pietro di Lavagno e proseguendo diritto per circa 6/7 Km si arriva a Mezzane. Dopo la Piazza, girare a destra prima del Bar Centrale, Via Aleardo Aleardi, oltrepassare diritto via Casale Farina ti e proseguire fino a quando si trovano i cartelli che portano all‘Azienda. Dal secondo cartello inizia una strada irta e sterrata della lunghezza circa di 600/700 mt. che porta direttamente alla cantina.

Lago di Garda VALPOLICELLA

MEZZANE DI SOTTO

VERONA

Per Podere Castagnè Raggiungere Podere Castagnè è davvero facile. Raggiunta l’uscita dell’autostrada A4 al casello di Verona Est in meno di cinque minuti si attraversa San Martino Buonalbergo che dista 1,5 km. Da qui si prende la Strada Provinciale 37b per Castagnè, attraversando il borgo di Marcellise e Pian di Castagne’, per arrivare subito dopo alla piazza di Castagne’. Da qui il podere dista circa 1 KM. Percorrendo in tutto 14 chilometri e mezzo in meno di 20 minuti. How to get to the winery Shop hours are: Monday to Friday 9.30 a.m. – 12 p.m. / 2.30 – 5 p.m. Saturday by appointment. For tastings, visit our website www.cortesantalda.com

da S. Martino B.A. 14.4 km / 23

da Vago 8 km / 10 minuti

Gli orari del punto vendita sono: dal lunedì al Venerdì dalle 9,30 - 12.00 / 14,30 - 17,00. Sabato e festivi solo su appuntamento. Per visite e degustazioni consultare il nostro sito internet www.cortesantalda.com

Shop hours are: Monday to Friday 9.30 a.m. – 12 p.m. / 2.30 – 5 p.m. Saturday by appointment. For tastings, visit our website www.cortesantalda.com

We recommend taking the following exits from the A4 Milano-Venezia motorway. A – VERONA EST exit if you are coming from Milan (Catullo Airport / Brennero / Bologna); follow the signs for Vicenza SS 11 going to Vago di Lavagno. B – SOAVE exit if you are coming from Venice (Padua); follow the signs for Vicenza SS 11 going to Vago di Lavagno. C – If you are arriving from Verona or the environs, due to heavy local traffic it is best to take the A4 motorway or the Tangenziale Est heading to Vicenza as far as the last exit: Vago di Lavagno on the SS 11. A – B – C: When you reach Vago di Lavagno, at the traffic light head to Valle di Mezzane. Go through a large roundabout and through the town of San Pietro di Lavagno. Go straight for about 6–7 km to Mezzane. After the square, turn right before the Bar Centrale, onto Via Aleardo Aleardi. Go straight past Via Casale Farinati and continue on this road until you see signs for the farm. The second sign is at the start of a winding dirt road. Go about 600 or 700 metres on this road, which leads straight to the winery. For Podere Castagnè It is very easy to get to Podere Castagnè. From the Verona Est exit off the A4 motorway it takes less than five minutes to go through the town of San Martino Buonalbergo, which is 1.5 km away. From here, take the Strada Provinciale 37b for Castagnè, going through the town of Marcellise and Pian di Castagnè. Immediately after this is the square of Castagnè, and the farm is about 1 km away. Total distance is 14.5 km and travel time is less than 20 minutes.

E’ fuorimoda scrivere una lettera,

tanto più se manoscritta con penna stilografica. Chi ne possiede una e la usa? Inviaci una lettera manoscritta, magari a penna stilografica, raccontaci qualche cosa, sulla vite, sul vino, su come ci hai incontrati o cosa ti aspetti da noi e dai nostri vini… Non vorremmo però complimenti o ringraziamenti piuttosto critiche, punti di vista diversi. Facci salire sul tuo arazzo, tappeto magico e portaci in luoghi nuovi, in dimensioni a noi sconosciute dandoci così la possibilità di migliorare e crescere insieme. Grazie In these technological days, it seems strange old fashioned but rather comforting to be hand writing a letter days, especially with a fountain pen. Who has one and uses it? We would like in our own small way to encourage and promote this initiative. Send us a handwritten letter, perhaps with a fountain pen, tell us ... how you have met ... Please don’t think that we are in any way fishing for compliments, rather we are seeking critically constructive, different views from our friends across the world. Let us climb aboard this magical carpet to take us to new places, in dimensions unknown to us, thus giving us the opportunity to improve and grow together. Thank you

36

Marinella Camerani

19 Giugno/June 2016

37


VALPOLICELLA WINES, MULTIFACETED IDENTITY (page 4) Clementina Palese A name for the almost bizarre distinctions and identities of Valpolicella wines: a qualitative pyramid that has four different wines from grapes harvested in the same vineyard, but vinified in different ways! Yet their identity is strong thanks to the territory and to the Verona native varieties. There is also a strange distinction between the Valpolicella “geographical” and that “wine.” The history of the Valpolicella wines begins around the year 70, when the hill farming brought little or no income and this caused a great migration to the more prosperous city. The birth of the Designation of Origin Valpolicella (authorized by Presidential Decree August 21, 1968, subsequently amended by several ministerial decrees, the last in 2011) represented a chance for the development of the geographical area called “Valpolicella” and also for the little known areas that were certainly very suited for the cultivation of vines, located farther east. The production area since 1968 includes the 5 municipalities of the geographical Valpolicella “Classica” (St. Ambrose, Fumane, Marano, San Pietro in Cariano, Negrar) and some bordering municipality, some in Valpantena and other Eastern Veronese areas, called “Valpolicella allargata” (enlarged) which is where we find the municipality of Mezzane di Sotto. For several years the wines of Valpolicella Enlarged were “invisible” because the grapes, harvested and transported to the cooperative wineries for production, completely lost their identity. In the 1980s that trend was reversed and thanks to the vision of some far-sighted farmers, a new tradition of smaller single winery producers emerged and has subsequently greatly enhanced the quality wine market with its own characteristics, thereby bringing into the light an almost unknown territory: precisely that of the non-geographic Valpolicella. All these lands (Classical, Enlarged and Valpantena) represent, in any case, an excellent terroir for wine production, particularly of red wines, expressing as it does the fresh Valpolicella doc, the full-bodied Valpolicella Ripasso DOC, the opulent Amarone and the increasingly rare Passito: Recioto DOCG, all of course - “della Valpolicella.” It is to be remembered that these different wines come from selected grapes from the same vineyard and consist of Verona native varieties. This is what makes the wines special and fascinating, but also complicated, when we begin to understand the dynamics within the Valpolicella appellation wines, in particular for the quantities produced. Generally, in the same vineyard, the best grapes are used for the production of Amarone della Valpolicella (as well as the Recioto) and therefore dried in a stated maximum percentage to regulate quality assurance. This Percentage depends on the vintage and market requirements, the Consortium, subject to approval of the Veneto Region, may decide to reduce or augment these percentages. Here it is that the volumes of the different types of wines of Valpolicella appellation depend on the choice of producers which tend to set the maximum amount of grapes. This constant propensity - together with the increase of the surfaces - has meant that the production of Amarone has increased proportionally, together with that of Ripasso. Same grapes, the same vineyards, self-discipline In 2010 Amarone della Valpolicella finally Acquired the “G”, which means it has been promoted to designation of origin and ‘guaranteed’. Since then, the disciplinary controls of Valpolicella wines are distinct, however Valpolicella Doc, Doc Valpolicella Ripasso, Amarone and Recioto DOCG are produced not only in the same geographical area, but also in the same vineyard and of the same grape variety. Verona native varieties, which account for 97% of the appellation vineyards. Corvina Veronese is the main protagonist of this appellation. Providing by specification a percentage that can vary from 45% to 95%, it can be flanked and replaced (to up to 50%) by Corvinone; Rondinella, which instead, can enter into the process at a percentage varying from 5 to 30%. and ‘can also be used for a maximum of 25% of the total, grapes of red grapes, allowed for cultivation in the Province of Verona. Corvina and Corvinone account for 70% of the “Valpolicella vineyards’, followed by Rondinella (20%); other indigenous grapes Veronese, as Oseleta which is receiving a lot of attention lately, and Italians account for 7%, while international are at 3%. If in the past the vineyards in the Valpolicella were only one of the agricultural crops, today the whole area’s economy revolves around them. Regarding the development of the Valpolicella over the last 20 years the numbers are staggering. The extension of the vineyard has doubled to 7,596 hectares in 2015 (equal to 25% of the workable surface of the Veronese and 10% of Veneto). However, this crop intensification affected areas where the vines had already been present in the past and, above all, considering that the designation covers 80,000 hectares, the vineyard is only one component of the fine essay of the appellation which also boasts a great diversity of morphology, soil and plant species. Six out of ten bottles enter into export markets. The main destination countries are Germany (18%), Switzerland (14%), Canada (13%), United States (10%), Scandinavia (mostly with Denmark and Sweden) and the United Kingdom. As an ambassador of the production area, the Amarone della Valpolicella contributes greatly to its tourist development. With regard to the domestic market, which accounts for 40% of total production of Amarone, there is also the important role of direct selling in the cellar makes up affects 12% (average figure) in volume and rises to over 20% in the case of smaller producers. It is no surprise that more than 55% is sold in restaurants and wine bars. A recent survey by the Observatory of Valpolicella Wines edited by Nomisma Wine Monitor found that for 35% of the companies interviewed the designation of origin is the key to the success of Amarone abroad, and 50% believe that we should focus on the production area to further enhance the Amarone in foreign markets. The importance of the reputation of corporate brands (21%) and Italian origin (15%) are considered less important. And when it comes to the designation of origin, we refer not only to the collective mark that makes recognizable wines produced in this area, but also the territory of production, which, beyond the reckless overbuilding that occurred in some areas, offers some considerable charm. The hilly Valpolicella features 222 km of marogne - the dry stone walls that support the sloping vineyards. The terraced landscapes constitute a patrimony to defend, not surprisingly in the last 15 years it has been at the center of attention for UNESCO which has recognized the land as a World Heritage site. The terraces, in fact, need protection because they are often abandoned due to high operating costs and, where they remain, are still at risk because the age old, generational “wisdom” that serves for their maintenance has become inexorably lost. There is a close link between the architectural artefacts and “marogne”. The stone from which the church of San Floriano (XII sec.) was built, For example, is the same that marks the vineyard terraced landscape. This stone of the Veronesi Prealps has been used since prehistoric times, Roman times and it still is utilised today. The Romans used it to build the Arena and the Roman Theatre that still stand in Verona; since the Middle Ages, with an intensification during the last two centuries, the same stone was used for construction of containment terraces which allowed to expand agriculture on the slopes of the hills of Verona. In short, the Valpolicella, its wines and the producers would be in a position to enjoy all this in harmony. Moreover, the production process is very complex counting on 2,347 farms producing grapes (1,698 of which produce grapes for Amarone) and 7 cooperative cellars, The important thing is that the main desire of the “key players” remains to safeguard the territory, DOC quality and values in the long-run over the desire to chase quick profits.

ARCHAEOLOGICAL FINDS (page 6) The territory is located in the municipality of Mezzane today, joined Verona in the first century. B.C. The city, built on the slopes of the hill of San Pietro, became a Roman town around the middle of the first century BC The Roman presence in the area changed the habits and customs of the inhabitants of

38

our land, the Venetians and Cenomanian, which became Roman citizens in all respects with voting rights; They built and administered their cities in the image of Rome and began to write the documents in Latin. This happened not only within the city walls, where they carried out political activities, but also in rural areas. German historian Theodor Mommsen, the mid-nineteenth century, visited Mezzane di Sotto and recorded for his collection of Latin inscriptions (Corpus Inscriptionum Latinarum) four inscriptions found there: these are three inscriptions in honor of Giunoni, of Jupiter Optimus Maximus, the chief deity of the Roman pantheon, and Silvanus (CIL V 3238. 3252. 3302). The fourth inscription reminds that a character named C. Caecilius Montanus, son of Marcus and belonging to Poblilia tribes, the district in which they voted to Rome citizens of Verona, built for himself his funerary monument (CIL V 3523). About ten years ago, on the occasion of the restoration of Trattoria La Torre, were found walled up at the base of the bell tower in Piazza IV Novembre two funerary inscription fragments of a certain M. Quinctius the son of Quintus (AE 2009, 398); his surname remains unknown surname, the third element Roman onomastics. The panorama of the town of epigraphic Mezzane is now enriched by the discovery, the location of Fioi, a right lateral fragment of inscription in Latin, perhaps funerary in nature (Fig. 1); the obscured first line could hide the common name or patri matri; We notice that the space devoted to engraving has been sanded, while the crude frame has remained. The “Carta Archeologica del Veneto” (F. 49, 241.3) is registered as coming from Mezzane. Other Roman artifacts dating back to the late ancient era. From Fioi, The location which now houses Corte Sant’Alda, already owned Berti Tonetti, also come the remains of Roman walls, a coarse white mosaic floor (Fig. 2), and fragments of plaster and painted clay material (Fig. 3).

ABOUT MEZZANE VALLEY... (page 8) The fertile land and water availability favored the human settlement in the valley of Mezzane in prehistoric times, as evidenced by the discovery of flint tools and tips dating back to the Middle Paleolithic age. From the fifteenth century BC the valley saw the presence of the Euganei, prehistoric tribes mainly devoted to horse breeding and agriculture, until the arrival of the Romans. Under the Roman Empire with the construction of the Cara road which led from the Castrum of San Mauro di Saline, to Postumia road (actually crossing at four streets in San Pietro di Lavagno) Mezzane became an important center with a thriving market and a number of residential villas. Agricultural activity, now as then, is the hub of life in the valley, defining the landscape and its physical characteristics, human, biological and ethnic. Geographically the Mezzane valley stretches from north to south, first with hills covered with vineyards and olive trees that rise gently up to 500-600 meters s.l.m. From here the slopes are more rugged and tree crops give way to meadows and the forests of Lessinia. The western slope, steeper, has gravelly and stony soils originated by sedimentation of material transported by glaciers and their dissolution. To the north, the valley floor is composed mostly of an accumulation of debris caused by gravity, . In the south, however, there is a greater clayey component in the alluvial nature of these soils. In the east side, the one that is hosting us, the limestones are more compact and stratified. This type of rock is typical of Lessinia land. In proportion assumes a hardness greater than that of the hilly environments and, until the middle of last century, was used for the construction of homes and stables. The rivers that descend from numerous sources from the sides and flow into the “Progno Mezzane” have always been a key resource for agriculture in the valley. Here in Corte Sant’Alda (East side) Biancone stone is extremely present, the rock that in all vineyards is shown with great candour, consisting of almost pure limestone originated from the remains of innumerable marine microorganisms. The absence of coarse components and the extreme fineness of the sediment suggest a typical sedimentation of a deep sea environment, far away from the mainland. While maintaining its limestone matrix, the ground may be more or less deep with presence of flint and clay or a red stone which is a close relative of red Verona marble. Because of water availability (in Mezzane average rainfall is around 840 mm per year spread over 86 days and the average annual temperature stood at 12.9 ° C) The roots of the vines go so far into the rock and absorb small reserves of water trapped by capillary action in microfractures of layers of limestone. The plant with deep root organs has even greater strength during drought and high summer temperatures. The well water drawn from about 450 meters of depth is just sufficient to supply only those vineyards where the hard rock seems to emerge. Our story starts in 1986, the hectares of vineyards were 4, pergola with an average age of 35 years and only one known planting pattern were punctuated by cherry, an integral part of the vineyard piling structure and where olive trees planted on embankments and small plots of land contributed to the production budget of the rural family. Armed with good will, a bit ‘of unconsciousness and a little money in our green hued pockets, the earth and wine of our Tapestries have begun to take shape and color. A small revolution, as “pioneering” for the reality of the Mezzane Valley, was the change in the type of training system. In 1986 arrived the first Guyot, passing through the cordon and the sapling (a romantic facility but hardly applicable to our varieties) embracing fully and without compromise quality requirements then at the forefront. In time they try various combinations of the plant in 1986 3x0.8 m in Macie vineyard in 2005 to 1,4x0,8 of Cavallero, then returning in 2009, and today in 2016, one-sixth of a more rational system of 1,80x 0.80. Though the awards and recognitions started to arrive since 1995 we were dissatisfied by “MODERN” vineyards practices, In 2002, after the meeting with Nicolas Joly in Milan, during a Biodynamic conference, we decided to embrace a new world made of people, feelings, little details in our small way of trying to preserve and improve the landscape.

PERGOLA AND GUYOT (page 10) In the Valpolicella, the most widely used forms of cultivation are the pergola in its variations and Guyot, This is considered rare as a farming to pruning method since Corvina, Rondinella and corvinone do not produce grapes from buds born from basal buds of the previous year. The pergola is the traditional form of farming in Verona and also very prevalent in the DOC Soave and Bardolino zones. As this method is widespread throughout the province of Verona and in Trentino-Alto Adige, it undergoes numerous interpretations based on local varieties and traditional size. The plants, arranged in rows, have trunks of varying height between 1.5 and 2 meters and one or two horizontal side flaps that are supported by wires and pilings which form a kind of flat or sloping roof with fruit bearing branches (productive elements of the vine) arranged transversely to the direction of the row. The double pergola with “roofs” perpendicular to the shaft is traditionally defined as a “tent” and until the beginning of the 90’s was the most common form of farming in our area. This planting was quite extensive and hardly exceeded the 2,500 plants per hectare. The evolution of the pergola vineyard has led to the increase of the strains per hectare compared with a significant reduction of the production plant, and a halving the number of fruit bearing branches, often with a consequent reduction in the number of buds per hectare. The Guyot is a form of farming developed in France in the seventeenth century that provides for the provisions of the vines in rows. The trunk has a height ranging from 30 cm to over a meter and the fruit bearing cane, are folded and tied in the same direction of the row, they have the maximum length equal to the distance between the vines. The structures that help the development of the vegetation and the containment are the poles and wires passing in pairs on both sides of the row containing the vegetation that grows vertically, creating a homogeneous wall with bunches positioned in the lower portion. The rational layout of the clusters and the vertical vegetative growth range allow you to control the best exposure to the sun and the aeration of the bunches. The corvinone and especially the corvina are very susceptible to berry sunburn during the summer. The loss of the part most exposed to solar radiation in grape bunches is a consequence of low varietal resistance which can be prevented with shading by the leaves.

Exposure to air and low humidity prevent rot and mold to which the corvina is often subjected, so a well-run Guyot can combine sufficient foliar protection with the ability to expose the grapes to the air currents and less aggressive light, for example defoliating the lower part of the wall on the side facing north and keeping it intact on the south facing side. During the design of the vineyard is crucial to consider the peculiarities of the varieties the farmer want to grow, the environment that will host the vineyard, its characteristics and the desired production goal, including the density of vines per hectare. These are fundamental elements that affect the amount of grapes produced by each individual plant, especially with regard to its vegetative functionality and longevity. In fact, increasing the competition between the vines in the dense plants, the roots are at greater ease of development in depth rather than laterally. It raises the drought resistance and the interaction between the vines and improves the soil thus enhancing the effects of the “terroir” related to the rock matrix. Another effect is the reduction of cluster size, resulting in a higher concentration than the more developed vines. The high planting density leads to a thickening on the row and between rows, sois impartant to adapt the height of the stem and the vegetative wall to prevent the rows overshadowing each other when placed too close or if they are too high. A short trunk like that of Guyot reduces the distance between the roots and leaves, and can increasing the lymphatic transport speed if not interrupted by injuries resulting from the pruning cuts. The living wood of the trunk and roots are the “stock” for reserve substances that the plant accumulates until the fall of the leaves. These stocks are used in the first weeks of germination. Corte Sant’Alda already in 1986, for the new vineyards, chose the Guyot, the Macie vineyard, which produces the Mithas, was the first innovative (for the time) Guyot of the valley. Guyot, compared to the pergola, is well suited to the substantial increase of the density. For good results, however, we must be aware of the possible physiological and productive limits bearing in mind the local context. It is essential to respect the physiology of the plant, very often the winemaker claims that a vine, just planted, develops deep roots and stem in the shortest possible time to go into production within two or three years. Once the production activity begins there is a clash with the physiological needs of the plant to grow, to occupy space and accumulate body, such behavior is unfortunately not taken into consideration and, indeed too often is regarded as a restriction. So for the plant to remain in the rigid geometry of the piling and the wires, the farmer must intervene with important pruning cuts that often damage the plant with deleterious wounds that, repeated over the years reduce the life of the plant. The pergola can be handled with more flexibility, it offers higher growth areas (in different directions) but, by applying some tricks during pruning, it is possible, while limiting the development intelligently, to respect the natural growth necessary for a long life for the guyot. This is possible thanks to the respect of the lymph flows already studied by Poussart and Lafon who in 1800 and in 1900 developed theories taken up and developed with the Simonit & Sirch method. The success and the results derived by the expert application of these techniques, however, are credited with those who work in the vineyard (really)!

HARVEST 2010 (page 26) The irregular weather of last winter and spring, characterized by rapid drops in temperature and heat excesses, put us to the test. The harvest began on September 23 and lasted until October 20 because of the frequent rains that have slowed down the pace. The relatively cold season, but with good temperature, produced a good amount of colour, an acidic structure supported and especially aromatics from the very broad spectrum, with fruit and cherry notes which remember the best years. The grapes for Amarone production were collected with the necessary care to ensure optimal drying, which ended December 15, The result turned out great, with healthy grapes and a drop percentage higher than 35%. HARVEST 2011 The seasonal pattern was characterized by a rainy and prolonged winter that was followed by an early and warm spring with temperatures above the average. Between March and April 80 millimeters of rain fell against 160-200 for the same period in the previous year. The abnormal heat generated early budding, in some cases up to 10-12 days than normal. The vegetative activity has already begun from early April, raising fears for late frosts but we were not. In the face of above average temperatures early varieties began flowering on April 28, with an advance of about 10-15 days compared to the average. The June rains have balanced a particularly warm May and have encouraged the grapes to swell. Given the warm and early vintage, the operation of selection of the grapes for the fruit cellar began early and was completed between 5 and 15 September 2011. We can therefore talk about a very early vintage. September 15 started the collection of fresh grapes for Valpolicella, after waiting for the strong wind on the grapes to dry the residue of water contributed by the heavy rains of the previous day. HARVEST 2012 The vintage 2012 in Corte Sant’Alda began on September 12 and ended on October 12. Except for the Soave and Chardonnay grapes, harvested 2 September. The vintage was average good, the spring rains created some problems at the time of flowering, so, due to some late blight, we lost in some vineyards about 15% of production. The hot summer has forced us in August to continuous interventions with emergency irrigation, especially for those calcareous soils where drought and lack of water sometimes cause irreparable damage. The resulting wine is a warm and alcoholic wine, for grapes from irrigated land, while a little ‘raw and with good acidity to the grapes from soils that have suffered drought. A light hailstorm in July, in a marginal part of the vineyards (Albertini - Cavallero) forced us to a careful and accurate sorting. We put in drying about 190 q. of grapes, that when pressed yielded about 75 hectoliters of Amarone 2012. HARVEST 2013 The winter was characterized by a good distribution of rains and snow which allowed an important accumulation of water reserves in the soil. The late-winter disruption slightly slowed vegetative growth, but in any case it occurred in early April, as normally happens. Spring 2013 was characterized by high rainfall and relatively low temperatures. The cold and rainy trend continued even in the first month of summer and until mid-July. The rains kept temperatures below the average for the period delayed 12/14 days in the growth of the vine beyond the norm. It ‘s not been easy in these conditions to control downy mildew in its hidden form and some vineyards were hit heavily. Again due to this climate powdery mildew and insects had aroused concern. The turning point was mid-July, when the African anticyclone brought us high temperatures, well above average, with positive effects on fruit ripening. While remaining a week later than last year, the accumulation of degree-heat was in perfect harmony with the past years. The harvest started regularly on September 18, lasted 37 days until November 14th, 1100 q. of grapes were harvested and immediately pressed for the production of different Valpolicella. 8025 boxes have been set aside for a total of 503 tons of grapes. On December 24, we pressed the first grapes, waiting for the fermentations to depart voluntarily and on our return from Christmas holidays, January 7, we started to press the grapes for amarone and March 14 for the recioto. HARVEST 2014 The winter was mild and rainy, with about 550 mm of rain compared to an average of 200 mm. The strong spring thermal excursions caused spinning phenomena and flower drop thus reducing the number of “potential berries”. In mid-June, the vegetative cycle of the vine, had an advance compared to 2013 by about 10 days but then slowed dramatically because of heavy rains in July (+ 60% of precipitation compared to 2013) continuing for most of August, which also led to sudden changes of temperature. Conditions of low temperatures and reduced heat gain limited the maturation and consequently not only the sugar content but mostly color, tannins,

extract, distinctive elements of the quality of the wine. Frequent summer rains created conditions favorable to the development of mold and rot that, thanks to the numerous agronomic and plant health efforts, which further aggravated the situation. To further complicate things, we were hit twice with these conditions, not on all the vineyards and in the same way, but at the end of the harvest, we have verified an average loss of 20% The harvest began on September 5th with the chardonnay and then, not without risk, was suspended for two weeks of sun that allowed the grapes to dry the waterlogging by the rains and carry on ripening Duration 32 days, 88 tons of grape (11 in 2013), 26 in the loft (50 in 2013) After October 27 December 30 pied de couve for Amarone January 7 start crushing February 26 end of fermentations March 4 end of secondary maceration. HARVEST 2015 The winter, with temperatures values in the average, gave the plants a good rest until the first bud in the last days of March. Spring gave us long and warm sunny weather with little rain but some thunderstorms. On 19 May, a fierce hailstorm hit some of our vineyards reducing, fortunately only in some isolated areas, the production of up to ninety percent. The average production reduction was approximately 40% The summer heat and lack of rain in the months of June, July and August allowed an excellent control over disease, and therefore it was possible to reduce the number of copper-based and sulphur treatments. Since the end of August, large day / night temperature variation allowed the grapes to reach fairly high sugar content, but also accompanied by proper phenolic maturity. On September 10 we began the harvest of Soave, the Garganega vineyards were slightly affected by the hail but production was still less than 50 quintals In less than twenty days the harvest ended, the grapes were few and the weather was on our side, just 3-4 days of rain stopped the harvest. Harvest began on September 10 with Chardonnay. Duration 20 days, 62 tons fresh grapes in 2015 (88 in 2014, 110 in 2013), 22 tons at rest grapes in 2015 (26 in 2014, 50 in 2013) After September 30 November 19 pied de couve for Amarone December 1 start crushing January 4th term fermentations Ripasso, second maceration until January 13

IL VINO E LA CREATIVITÀ DEL TATTO (pages 26-29) ... I began to feel some discomfort for the standard model of the appreciation of wine, a model that is almost always transmitted as if it were obvious, natural, and the only one possible. So obviously it is not: this model has a history and meets certain goals and requirements. This discomfort, however, in recent years, is shared by many wine appreciators: many have said that we must change our way of approach to the wine, which should be a freer and less self-referential language, etc. The model of standard analytical tasting, based on lists and tables in which we force to enter our appreciation, is the model that is based on the objective paradigm: there is a person who receives an object and, in this case, judges it as if it were something that exists in itself, independently, those who appreciate it. There are questions that I began to ask myself, as a philosopher and as an aesthetician but first as a wine lover, questions are simple in appearance but, I think, decisive and deep. For example: because the “evaluation” of the wine “more objective” would be one that is undertaken in a room, in silence, with many glasses lined up like battery chickens - a completely abstract and artificial situation – and obviously the conditions where the wine is put to the test in its “ordinary” environment and town, where you eat, you talk, you listen to music, you read something? Obviously I know the answer, but then the question becomes that of the meaning of criticism today, within the market economy, or because someone expresses such dogmatic thoughts as “a great wine must still be complex”? The Beatles, for example, have undoubtedly been great without being complex, so could the same not be also said in the case of wine? And does the complexity lie in wine or in my interactive relationship with it? The epistenologia (....) The assumption that the “wine” can not be reduced to an object / goods to be measured. I put quotation marks to wine because they do not believe there is something like “wine” itself: there are wines, encountered bottles, exhausted, drunk. In any case, for reasons that relate both to the story that the culture of this drink, wine has properties that go far beyond its cataloguing according to unambiguous predetermined reference cards. So in my opinion, the wine can also be perceived as a living and vital entity with which to meet and can enter into a relationship. And as in all relationships, creating pictures, routes, metaphors, new possibilities. My essay (Epistenologia. Il vino e la creatività del tatto – Mimesis Edizioni) therefore proposes to work creatively and actively, through the relationship with the wine, to establish new languages: more individual and personal, on the one hand, but also remain communicable and sharable, on the other. It may seem not immediate, but in this essay I try to convince you that from the description: “hints of red berries initially, then emerges a diffused substrate of volcanic rock, to close on a riot of caramelized herbs” and “winter afternoon with you, lying on the beach “there is no difference in terms of” objectivity “than the” wine. “ Are two ways both conventional and negotiating, but not arbitrary, do-sign with the wine. I believe that here today, we have more need for the second description than the first, because it is less rigid and more alive. What we believe to be the “traditional” language and was actually codified recently: the wheels of aromas, cards with the spreaders and the scores, the sequence (which seems natural!) view-smell-taste, are all things that have become standard over time. In particular, the second half of the twentieth century. At the wine school of Davis. If you go to see how they talked about wine the great experts of the past are not certain descriptions. So you have to understand that the wine grammar of the last 50 years is part of a broader discussion, that binds a certain idea of objective science and a little ‘too reductionist to sensitivity. The limits of this language are thus essentially two: the first, do not understand how the product historically and culturally produced. The second limitation is related to the stiffness and the expressive poverty of this language, which reduces every experience with the wine into the same few words, set in a fixed and unique code, totally no characterized, that is independent from the context, the experiences, by changes that the wine undergoes. Wine languages are many, because with the wine, you can configure different paths and goals: sell it, match it with the food, drink to intoxication, drink it to share an important moment, When writing of wine we should have the intellectual honesty to expose their assumptions, what we expected, the context in which we have drunk it, etc., So as to give the reader information as possible not only on wine but on ‘ experience with that wine. For me, the written description of a wine is like a photograph of a report at any given time: captures one aspect, a particular situation, never the whole (...) Enjoy the wine and, if you really want to talk about it, open up to more open and creative stories, using more flexible and creative linguistic tools (not necessarily verbal) .... The purpose is not to force the imagination in judgment, rather it is free the imagination judgment. All wines are the same, then? Of course not. Just as there are people with whom it is easier to enter into a relationship, do certain things, design or exchange experience, so we are more alive and vital than other wines that promote an active exchange and producing horizons within which we feel more satisfied and happy. Extract from an interview with Nicola Perullo on intravino.com


trame

di CORTE SANT’ALDA Questa è la copia N°. Da un’idea di Marinella Camerani A cura di Paolo Marangon Fotografie di Paolo Brutti e Mauro Fermariello

Località Fioi - Via Capovilla, 28 37030 Mezzane di Sotto (Verona) Italia Telefono +39 045 888 0006 Fax +39 045 888 04 77 info@cortesantalda.it www.cortesantalda.com


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.