Metro Stadio Torino

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Grinta e determinazione ecco le parole d’ordine per una stracittadina che può scrivere la storia

Un’azione di gioco della partita di andata, Juventus-Torino, terminata con la vittoria dei bianconeri.

Il derby del cuore


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Domenica 28 aprile 2013

Moduli diversi Il Torino schiera un 4-2-4

Speciale Toro-Juve

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ARBITRO: MAURO BERGONZI

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La Juventus sceglie il 3-5-1-1 1 3 25 6 17 4 14 11 15 10 7

GILLET D’AMBROSIO GLIK OGBONNA MASIELLO BASHA GAZZI CERCI BIANCHI BARRETO SANTANA

ALLENATORE: Ventura

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BUFFON BARZAGLI BONUCCI CHIELLINI LICHTSTEINER VIDAL PIRLO POGBA ASAMOAH MARCHISIO VUCINIC

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ALLENATORE: Conte

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Metro Stadio è uno speciale di METRO, quotidiamo indipendente del mattino pubblicato dal lunedì al venerdì e distribuito gratuitamente da N.M.E. New Media Enterprise Srl. Registrazione n. 788 del Tribunale di Milano del 15 dicembre 2006. Direttore Responsabile: Giampaolo Roidi Sede legale: N.M.E. via Carlo Pesneti, 130 00156 Roma Amministratore Unico: Mario Farina Realizzazione: Effe Edioriale Srl - Via Carlo Pesenti, 130 00156 Roma - tel. 06412103200 Pubblicità A. Manzoni & C. S.p.A via Nervesa 21, 20139 Milano - tel. 02.574941, www.manzoniadvertising.it Stampa: LITOSUD SRL, via Carlo Pesenti 130, 00156 Roma - Via Aldo Moro 2, 20160 Pessano Con Bornago (MI) Diffusione: per segnalare anomalie: diffusione@metroitaly.it


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Domenica 28 aprile 2013

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Centosei anni di derby Nella storia dei derby è in testa la Juventus con 60 vittorie. Il Torino a secco da 18 anni TORINO. Un batticuore lungo 106 anni. Tutto è iniziato il 13 gennaio del 1907, quando la Juventus ha fatto visita a un neonato Torino. A spuntarla, allora, sono stati proprio i padroni di casa che sono riusciti ad aggiudicarsi il primo derby della

storia per 2-1. Una supremazia cittadina che i granata sono riusciti a confermare anche nei due scontri successivi (terminati 1-4 e 1-0). Per portare a casa il primo successo nella stracittadina, invece, i bianconeri dovranno aspettare

ben due anni: è il 17 gennaio 1909 quando la Juve riesce a imporsi per 3-1 sui cugini. Gli anni del calcio pioneristico, invece, andranno a coincidere con grandi abbuffate di gol. Il 17 novembre del 1912, il Toro ha sbaragliato gli avversari addirittura con un rotondo 8-0, mentre nel febbraio dell’anno successivo, il derby finì con un roboante 86 a favore dei granata. Una valanga di gol che si è ripetuta anche il 29 novembre del 1914, quando il Torino è riuscito a imporsi con un pesante 2-7. La vittoria juventina con maggior scarto di reti, invece, risale al 20 aprile del 1952, quando i bianconeri si assicurarono il derby con un pesantissimo 6-0. Un successo che le “zebre” sono quasi riuscite a replicare nel 1995, quando riuscirono a vincere per 50 (tripletta di Gianluca Vialli, gol di Ciro Ferrara e rigore di Fabrizio Ravanelli).

I NUMERI Dalla nascita della Serie A, sono stati giocati ben 135 derby. In 60 incontri si è imposta la Juventus, in 34 occasioni l’ha spuntata il Toro, mentre 41 sono stati i pareggi. I dati non cambiano molto, poi, se si tengono in considerazione le partite che sono state disputate prima della nascita della Serie A. In tutto sono stati disputati ben 161 stracittadine, con 66 successi per la Juve, 49 per il Toro e 46 “x”. Nella gara di andata di questa stagione, i bianconeri si sono imposti per 3-0 (doppietta di Marchisio e gol di Giovinco). L’ultima affermazione del Torino, invece, risale

al 9 aprile del 1995 (autogol di Maltagliati e doppietta di Ruggiero Rizzitelli. Da allora si sono disputati ben 13 derby, con 8 vittorie juventine e 5 pareggi. I BOMBER Il re dei goleador all’ombra della Mole è Giampiero Boniperti, che in carriera ha segnato ben 14 reti ai “cugini” (13 in campionato, 1 in Coppa Italia). Il miglior marcatore del Torino, invece, è Paolino Pulici con 9 gol (tutti in campionato). Singolare, invece, il caso di Guglielmo Gabetto: 12 reti: 7 con la maglia bianconera, 5 con quella granata.

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Domenica 28 aprile 2013

Ventura: “Dobbiamo giocare da Toro” Il tecnico incita i suoi a dare il massimo come nella migliore tradizione granata. E avverte: “Non sempre chi è favorito vince” TORINO. Tirare fuori l’orgoglio dimenticandosi della classifica. È questa la ricetta di Giampiero Ventura per affrontare il derby senza essere costretti a recitare il ruolo della vittima sacrificale. Con la Juventus distante ben quaranta punti in classifica, infatti, al Toro non resta che metterla sul piano della grinta e della determinazione. Due armi

grazie alle quali i granata sono riusciti più volte a sgambettare i “cugini”, soprattutto quando erano dati per spacciati. “Loro avranno grande voglia di vincere – ha detto ieri in conferenza stampa il tecnico granata ma noi faremo di tutto per impedirglielo. Se giocassimo dieci partite loro ne vincerebbero nove, ma questa è una gara singola e noi vo-

Rolando Bianchi, capitano del Torino.

gliamo affrontarla da Toro. La Juventus non si preoccupa di nessuno, ha il suo modo di giocare che è impreziosito ulteriormente dalla qualità dei singoli: sotto questo aspetto faccio i complimenti ai bianconeri. Noi abbiamo 40 punti in meno – ha aggiunto Ventura - ma non siamo certo inferiori a loro in quanto a voglia di fare risultato. L'organizzazione tattica conterà sicuramente: è evidente che Antonio Conte quando parla di aspetto motivazionale si riferisce al fatto che domani ci sarà un derby che sarà unito alla possibilità di acquisire punti importanti per il raggiungimento degli obiettivi da parte di entrambe le formazioni. Il nostro campionato sarebbe stato importante se nelle ultime partite non avessimo regalato gli ultimi dieci minuti dei match”. Messi da parte i rimpianti, tuttavia, Giampiero Ventura è sicuro che i suoi ragazzi daranno tutto

in campo per centrare una vittoria storica. “Ci auguriamo che ogni giocatore abbia lo stimolo giusto e che si arrivi al match con la giusta serenità - ha affermato - Uno stress esagerato non paga mai. Ci sono delle partite che vanno preparate e in cui la squadra va caricata, altre invece nelle quali bisogna tenere tranquilli i calciatori perché l'adrenalina è molto forte e si rischia di arrivare al match scarichi”. E Cerci, infatti, promette: “la Juve è una corazzata, ma noi daremo il mille per mille per interpretare al meglio la partita”. “IL DERBY È UNA FESTA” Prima dei saluti, però, il tecnico granata ha voluto sfiorare uno degli argomenti più caldi degli ultimi giorni: quello sugli eventuali problemi di sicurezza che potrebbero verificarsi prima e dopo il match. “Il derby dovrebbe essere la festa dello sport per la città – ha

L’allenatore granata ha riportato il Toro in Serie A.

concluso il tecnico di Genova - l’anno scorso entrambe le squadre hanno vinto i rispettivi campionati e anche in questa stagione stanno raggiungendo i loro obiettivi. Per parlare di rapporto tra tifoserie bisogna

partire dalle piccole cose, smussando i toni. Mi auguro con tutto il cuore che, al di là del risultato, Torino domani dia l’immagine di una città di sport che sta riemergendo e che vuole tornare all’apice”.

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Domenica 28 aprile 2013

Antonio Conte: “Sarà il titolo della ferocia”

L’allenatore bianconero, a un passo dal suo secondo scudetto sulla panchina juventina, ammette: “non è facile vincere in Italia” TORINO. Un derby che vale tutta una stagione. Anzi, due. Sì perché Antonio Conte si avvicina alla sua prima stracittadina da allenatore della Juve (nella gara di andata, infatti, era squalificato, ndr) con la consapevolezza di poter entrare nella storia. Non solo perché se il Napoli non dovesse battere il Pescara, la Juve,

con un successo, avrebbe la possibilità di vincere il suo secondo scudetto consecutivo, ma soprattutto perché potrebbe farlo in casa di rivali del Toro. Anche per questo, però, nella conferenza stampa di ieri Conte ha predicato umiltà e, soprattutto, ha chiesto ai suoi uomini di concentrarsi solo sulla sfida contro

Gigi Buffon, bandiera della Juventus.

i cugini. “Se il Napoli non vincesse sarebbe scudetto? Quando le domande partono con il ‘se’ significa che sono ipotetiche e a me piacciono solo le cose reali – ha detto Conte – la nostra sfida contro il Torino sarà sicuramente una partita importante, è sempre la stracittadina. È una sfida particolare e me ne ricordo due in cui noi vincemmo lo scudetto, loro retrocessero ma le perdemmo entrambe. I valori non contano e qui in palio ci sono punti importanti. E mi auguro - ha aggiunto l’allenatore bianconero - che sia la Juve che il Toro possano centrare i loro obiettivi, ho tanti amici granata, anche sfegatati. È bello aver ritrovato il Toro a livelli buoni anche se la classifica parla di una squadra che si sta salvando: sarà una stracittadina tra due squadre che giocano un calcio propositivo, fatto di gioco, di idee”. Dopo aver teso una mano agli avversari, però, Antonio

Conte si è lasciato sfuggire qualche battuta su quello che, molto presto, potrebbe diventare il suo secondo titolo sulla panchina della Juve. “È un qualcosa di straordinario - ha affermato – non è facile rivincere, non è facile con i favori del pronostico, non è facile vincere in Italia e penso che sicuramente, se sarà, sarà lo scudetto della ferocia, della voglia, della determinazione, della continuità, tutte cose che abbiamo dimostrato di avere di più rispetto agli altri”. MERCATO Quella di ieri, però, è stata anche un’occasione per parlare della Juve che verrà. Il calciomercato estivo, infatti, potrebbe finalmente regalare ai bianconeri il tanto atteso top player che non è arrivato poco meno di dodici mesi fa. Così, nonostante i tanti nomi che sono stati accostati alla vecchia Signora in questi ultimi mesi, Conte ha deciso di muoversi

Stagione eccellente per il mister della Juventus.

0con i piedi di piombo e di tenere la bocca cucita. “Suarez? Grandissimo rispetto per i miei ragazzi, - ha glissato - queste domande dovete farle a Marotta e non al sottoscritto. Le belle pa-

role di Ibrahimovic sulla Juve? Sono complimenti che arrivano da un grande giocatore, credo che lo pensino in tanti. Se lo chiedete a Suarez vi potrebbe dire la stessa cosa”.


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Domenica 28 aprile 2013

Molti dubbi e poche certez Buona parte del futuro dei granata ruota intorno alla soluzione della comproprietà di Alessio Cerci

Angelo Ogbonna è chiamato al salto di qualità.

TORINO. Le prime risposte importanti arriveranno poco dopo le 17,30 di questo pomeriggio. Sì perché al fischio finale il Torino non solo conoscerà una piccola parte del suo futuro, ma lo farà nel giorno più importante di tutto il campionato: quello del derby giocato in casa propria. In palio non c’è solo la salvezza (che potrebbe essere quasi assicurata da un successo contro i cugini), ma anche una questione di orgoglio, visto che l’ultimo successo del

Toro nel derby risale a 18 anni fa. Anche per questo, in settimana, Kamil Glik ha cinguettato su Twitter affermando che quella di avvicinamento alla stracittadina sarà “la nostra Settimana Santa”. Una frase che è si è rivelata un assist per qualche buon tempone che ha provato a sottolineare come ai granata serva un miracolo per mandare al tappeto i bianconeri. La solita ironia prederby che, tuttavia, trova un fondo di verità fra i numeri. Nelle

ultime otto partite, infatti, il Toro viaggia a una media da brividi: solo cinque punti conquistati dei ventiquattro in palio. Un cammino pieno di buche che non si è trasformato in record solo per i demeriti di Genoa e Pescara, uniche formazioni che sono riuscite a fare peggio del Toro. Ma non è finita qui. Sì perché se a febbraio la difesa granata sembrava essere un fortino difficile da espugnare, ora la retroguardia degli uomini di Ventura sembra aver assunto le sembianze di un colabrodo. Con quattro gol incassati a Cagliari, altrettanti a Parma, cinque con il Napoli e altri quattro al Franchi, il Torino non può che essere considerata una squadra malata e in difficoltà. Proprio da questo dato deve ripartire il Toro del futuro. In vista della prossima stagione, infatti, i granata devono mettere a segno quattro colpi. Serve un difensore da affiancare a Ogbonna per dare sicurezza al reparto arretrato, un terzino, un centrocampista capace più di cucire il gioco che di tagliarlo e un attaccante. Ma mentre l’identikit del candidato a ricoprire quest’ultimo ruolo sembra essere quello dello slovacco del Pescara Vladimir Weiss, per quanto riguarda gli altri reparti bisogna ancora aspettare. Prima di procedere agli acquisti, infatti, bisogna risolvere le molte spine che caratterizzano questa rosa. IL RISCATTO DI CERCI Il caso più intricato è sicuramente quello di Alessio Cerci. Dopo aver fallito con la maglia della Roma e dopo la stagione in chiaroscuro a Firenze, sotto la guida di mister Ventura l’Henry di Valmontone ha trovato la Nazionale ed è diventato uno dei giocatori più incisivi del nostro campionato. Cairo e l’allenatore, ovviamente, vorrebbero confermare il calciatore a tutti i costi, ma devono fare i conti con un nodo difficile da sciogliere: quello della comproprietà del cartellino di Cerci fra Toro e Fiorentina. L’estate scorsa, infatti, le due società si erano accordate per una compro-

prietà “libera”, ossia senza una cifra già stabilita per il riscatto dal giocatore. Così, adesso, il futuro del talento romano rischia di essere affidato alle buste. La situazione è chiara: i viola vogliono minimo cinque milioni per cedere la propria metà del cartellino ai granata, i granata hanno risposto ai viola di non essere in grado di sborsare quella cifra. Una fase di stallo alla quale aveva provato a mettere fine il presidente Cairo, che aveva proposto il rinvio della questione alla fine del pros-

Dopo aver deluso con la maglia della Roma e dopo una stagione di alti e bassi a Firenze, ora Alessio Cerci è diventato un giocatore decisivo, arrivando anche in Nazionale.


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zze: il Toro riparte da qui Il rinnovo di Bianchi e il recupero di Ogbonna le altre spine della rosa per il prossimo anno simo campionato. Peccato che da Firenze non sembrino affatto disposti a rimandare la questione. “O ce lo riprendiamo o incassiamo bene da una sua eventuale cessione” ha tagliato la testa al Toro Vincenzo Montella. Prima della partita di domenica scorsa, invece, Cairo era stato chiaro: “Abbiamo ottimi rapporti con la Fiorentina – ha detto - non abbiamo le cifre che ci chiedono i dirigenti viola ma contiamo sulla volontà del giocatore di rimanere a Torino”. Peccato che, dopo lo splendido gol segnato domenica scorsa contro la Fiorentina, la situazione dell’esterno si è ulteriormente ingarbugliata. “Quello di Cerci è un discorso che faremo a giugno – ha detto - sono contento per lui an-

che se dovrò tirargli le orecchie per il gol di oggi. Per lui dobbiamo però fare sempre discorsi belli: non potrò mai dimenticarmi di lui, soprattutto per il gol al Lecce che ci ha fatto salvare”. ADDIO BIANCHI? Altrettanto complicato è il futuro di Rolando Bianchi. Il capitano, che è comunque

il capocannoniere stagionale del Toro con 10 gol, ha il contratto in scadenza e la valigia pronta. “Ora la priorità è completare al meglio il campionato – ha detto al riguardo il presidente Cairo - non voglio parlare di futuro. Di rinnovo non stiamo parlando con nessuno per una politica aziendale. Da parte nostra quando ci metteremo a discutere di rinnovo, Rolando sarà sicuramente tenuto in grande considerazione per quanto ha dato in tutti questi anni”. Ma mentre la società prende tempo, domenica scorsa Dan Ashworth e Keith Burkinshaw (rispettivamente direttore tecnico e osservatore del West Bromwich Albion) erano al “Franchi” di Firenze per visionare da vicino Rolando Bianchi e Mounir El Hamdaoui. Diciamo la verità, sembra difficile che il capitano, dopo l’esperienza al Manchester City, decida di tornare in Premier League, eppure le cinque partite che rimangono prima della fine del campionato potrebbero essere le sue ultime in maglia granata. Certo, una sua eventuale partenza aprirebbe un problema di difficile soluzione: trovare un altro bomber capace di fornire importanti garanzie da un punto di vista fisico e tattico. Garanzie che diventano fondamentali se si pensa che Barreto, che nelle ultime settimane ha mostrato un’ottima condizione, non riesce a fornire garanzie sulla sua integrità fisica. ANGELO OGBONNA E IL SUO ‘ANNO NERO’ Assai diverso, invece, è il caso di Angelo Ogbonna. Solo dodici mesi fa il difensore di Cassino sembrava uno dei pezzi pregiati del mercato nostrano, tanto che, dopo una stagione in Serie B giocata da protagonista, Cairo aveva chiesto qualcosa come 17 milioni per il suo cartellino. Un prezzo alto, troppo alto per un ragazzo dall’ottimo potenziale ma che doveva ancora dimostrare tutto o quasi. Così, quella che doveva essere la stagione della prova di maturità, si è trasformata per Ogbonna in un calvario fatto di prove non alla sua altezza e di numerosi problemi fisici. Incidenti di percorso che, tuttavia, non hanno spento l’interesse per il giocatore da parte dei molti grandi club. Primo fra tutti il Manchester United, che avrebbe

inviato il figlio di Ferguson a monitorare da vicino il difensore. Nei giorni scorsi, però, Angelo ha voluto rinnovare il suo amore per la maglia del Toro. “Oggi come oggi non c’è un Torino senza di me – ha detto Ogbonna - sinceramente, dopo 10 anni, mi è difficile immaginarmi da qualche altra parte. Sono cresciuto in questa città e in questa piazza. Credo di aver dato e di continuare a dare molto. A volte mi imbarazza persino dirlo perché preferirei espri-

mere il mio amore per questa maglia attraverso il campo e non con le parole. Mi sento adottato dal popolo granata e lo ringrazio come ringrazio il presidente che mi ha dato fiducia e permesso di diventare quello che sono, oltreché l’allenatore, che ha saputo trovare in me l’input giusto per far emergere e accrescere le mie qualità”. Il messaggio è stato lanciato. Ora la palla passa al presidente.

Rolando Bianchi, capocannoniere del Toro con 10 gol.



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Il futuro balla sulle punte Dopo l’acquisto di Fernando Llorente, la Juve cerca un attaccante per imporsi anche in Europa TORINO. Un mosaico al quale devono essere aggiunte solo poche tessere per diventare un capolavoro. Nonostante i bianconeri siano a un passo dal conquistare il secondo titolo consecutivo, infatti, società e tifosi sono perfettamente consapevoli che per arrivare a competere nuovamente con le grandi d’Europa c’è ancora molta strada da fare. Un’esigenza resa macroscopica dalla doppia sfida di Champions con il Bayern Monaco (uno squadrone che martedì scorso è stato capace di affondare per 4-0 una corazzata come il Barcellona) e che passa

inevitabilmente attraverso il mercato. Base di partenza per ogni discorso sul futuro di questa squadra è il destino di Arturo Vidal. Il centrocampista cileno ha dato vita a una stagione pazzesca ed è finito nel mirino proprio del Bayern, che lo seguiva già dai tempi del Leverkusen. Nei giorni scorsi Conte ha ribadito a gran voce che il suo centrocampista non si sposterà da Torino, gelando così le speranze dei bavaresi e chiarendo una volta per tutte che i bianconeri non hanno bisogno di far cassa per piazzare qualche altro colpo importante. Per

Luis Suarez è in rotta con il Liverpool.

la prossima stagione, però, la Juventus può contare su un’altra certezza: l’arrivo in Piemonte di Fernando Llorente, il bomber basco che ha detto addio al Bilbao per provare a vincere qualcosa anche a livello di club. Un acquisto importante, anche perché Conte non è mai sembrato pienamente convinto di Matri e Quagliarella. È L’ORA DI LUIS SUAREZ? Proprio per questo, ad affiancare Vucinic, Quagliarella e Giovinco ci potrebbe essere un’altra stella di primissimo livello, il top player che i bianconeri avevano inseguito la scorsa estate, quando alla fine erano stati costretti a ripiegare su Nicklas Bendtner. In questi giorni dall’Inghilterra rimbalza la notizia di un interessamento di Marotta per Luis Suarez, l’uruguaiano dal talento cristallino ma dai colpi di testa imprevedibili. A Liverpool sarebbero stanchi delle sue bizze (ultima il morso al braccio di Ivanovic nell’incontro fra i Reds e il Chelsea della scorsa settimana) e sarebbero disposti

Zlatan Ibrahimovic sembra già essersi stufato dell’avventura al Psg.

a lasciare partire l’attaccante. L’unico ostacolo alla trattativa è il prezzo richiesto dal Liverpool, che per nessun motivo vuole svendere il proprio gioiellino. Cifre alte, forse troppo alte anche per la squadra che sta dominando il nostro campionato. Più o meno lo stesso discorso che vale anche per Zlatan Ibrahimovic. Il fenomeno del Psg sembra già essersi scocciato della sua avventura francese e sembra aver ini-

ziato il suo corteggiamento alla vecchia Signora. L’ipotesi è suggestiva, anche se a complicare la fumata bianca ci sono diversi elementi. In primo luogo, tatticamente, Ibra e Llorente non sarebbero proprio una delle coppie meglio assortite della storia. Un problema che potrebbe essere gestito con un po’ di turnover se non fosse per le considerazioni di carattere economico. Zlatan ha 32 anni e guadagna circa 12

milioni l’anno. Così, anche se dovesse accettare di decurtarsi l’ingaggio, percepirebbe comunque una cifra spropositata per il budget a disposizione della Juve. Anche per questo è tornata di attualità la pista che porta dritta ad Alexis Sanchez, splendido contropiedista soffocato nel gioco tutto passaggi del Barcellona. Tre splendide alternative che però rischiano di rimanere solo dei bei sogni.

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Runtogether tifosi in pista Supporter granata e bianconeri insieme in una corsa per celebrare sport e amicizia TORINO. Ora il derby di Torino si vince a passo di marcia. Tutto merito della Base Running Asd, società specializzata nella promozione delle attività podistiche, che ha avuto un’idea tanto semplice quanto geniale: far sfidare i tifosi del Torino e quelli della Juventus in una corsa tutta speciale. È questa la “Runtogether”, la sfida podistica che è andata in scena questa mattina e che ha visto migliaia di supporter bianconeri correre al fianco di altrettanti fan granata in un unico serpentone umano che vuole trasmettere i valori di sport e di amicizia, ma che vuole ricordare come la stracittadina della Mole sia prima di tutto una grande festa cittadina. Proprio per questo, alle dieci di questa mattina migliaia di sostenitori delle due squadre sono partiti dallo stadio Olimpico per un derby di corsa che,

dopo undici chilometri (uno per ogni giocatore della propria squadra) si è concluso sotto la Curva Scirea dello Juventus Stadium, in un percorso che rappresenta un vero e proprio cordone ombelicale della città, un filo che unisce de lega insieme in un ideale abbraccio le due sponde di Torino. L’idea alla base della manifestazione è semplicissima: alla partenza i tifosi granata e quelli bianconeri (ognuno con la maglia della sua squadra del cuore o con quella fornita dagli organizzatori) sono stati divisi in due blocchi ben distinti. Poi, dopo il segnale dello starter, i partecipanti si sono mescolati in un unico, coloratissimo, fiume in piena che è stato diviso nuovamente al momento di arrivare al traguardo. Ed è stato proprio qui che la corsa, sport individuale per eccellenza, si è trasformata per un giorno

in una disciplina di “squadra”. Ogni runner che ha preso parte alla gara, infatti, è stato dotato di un “chip” capace di rilevare il tempo impiegato per concludere la corsa. E proprio la somma di tutti i tempi individuali ha portato all’incoronazione della squadra vincitrice. Un evento dal gusto davvero speciale, che si ispira all’ormai tradizionale corsa che va in scena da qualche anno a Madrid, dove i tifosi delle Merengues (ossia delle “Meringhe”, visto il completo bianco del Real) e quelli dei Colchoneros (ossia i Materassi, visto il tessuto biancorosso con cui erano state confezionate le prime maglie dell’Atletico) si sfidano a colpi di marcia. Insomma, un modo davvero originale per allentare la pressione su una partita troppo spesso caratterizzata da tensioni aspre e anche violente.

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Pane, caffè e cucina di qualità dai fratelli Franco in via Tiepolo angolo corso Dante

L

a filosofia è semplice, quanto impegnativa. “GV – pane e caffè dei f.lli Franco” è una panetteria, caffetteria, pasticceria, gelateria, gastronomia “self-made”. Tutto viene preparato, cucinato e confezionato tra le pareti di via Tiepolo 8, angolo corso Dante. Il locale con l’aria da bistrot e la cucina a vista della serie “vedere per credere” - è stato inaugurato un paio di mesi fa. I gestori, i fratelli Giuseppe e Vittorio Franco, (GV è il loro acronimo) hanno puntato tutto sulla qualità e sulla varietà. Hanno spostato il negozio di qualche numero civico (la vecchia panetteria-pasticceria si trovava al 118 di corso Dante) per ampliare lo spazio ed includere altre attività, come la caffetteria, con prossima torrefazione di caffè, la gelateria e la gastronomia, con servizio ai tavoli. Quarantaquattro i posti a sedere disponibili, a tutte le ore, per un caffè al volo, un aperitivo o un pranzo veloce. GV è aperto, infatti, dal lunedì al sabato dalle 6 alle 21 e la domenica dalle 8 alle 13. La mattina funziona come un bar con colazioni “caffè, cappuccio & brioche” e affini, poi subentra la panetteria con la vendita di pane, pizze e focacce e a pranzo arrivano, al banco della gastronomia e ai tavoli, i piatti cucinati dalle sapienti mani degli chef. Ogni giorno il menù cambia – la scelta è tra 2 primi, 2 secondi e 2 contorni - ma se non vi soddisfa potete sempre ordinare qualcos’altro: Giuseppe e Vittorio asseconderanno le vostre richieste. La cucina è sempre aperta e il forno è sempre caldo: alle 16 si può ancora pranzare con una pizza al prosciutto o una stracciata, tra le specialità della casa: carne ai ferri accompagnata da rucola e pomodorini. Dalle 18, poi, spazio agli aperitivi e agli apericena con ricco buffet da sod-

disfare anche i palati più esigenti. Domenica l’apertura è fino alle 13 per garantire, tutti i giorni, pane fresco e offrire ai clienti un servizio da “grand hotel” con colazioni a buffet che, verso l’ora di pranzo, diventano veri e propri brunch con ampia scelta tra dolce e salato. Tante le prelibatezze e molte le specialità preparate solo con materie prime di qualità. Nonostante la crisi, i fratelli Franco hanno deciso di optare più per la qualità che per la quantità. I fornitori sono attentamente selezionati e i prodotti freschi vengono elaborati quotidianamente sotto gli occhi dei clienti. Ogni giorno si sfornano panini, pizze e focacce, si preparano torte e pasticcini, ma anche panettoni, colombe e bugie, secondo le stagioni e le festività. Si lavora il gelato e la pasta fresca (tagliatelle, gnocchi e agnolotti) e si cucinano i piatti della tradizione, semplici ma gustosi, accompagnati da verdure rigorosamente di stagione. Ai fornelli non si segue

l’estrosità, ma la semplicità e il risultato è un piatto fresco e genuino, non azzardato nei gusti ma ricercato nella scelta delle materie prime. Una qualità “self-made” che porterà addirittura i fratelli Franco a seguire, a breve, passo a passo, l’intero processo di torrefazione del caffè per offrire così il vero espresso italiano in panetteria. “G GV – pane e caffè dei f.lli Franco” si trova in via Tiepolo 8/b. Tel: 011/6598688.

IA R E T A GEL LE A N A I ARTIG

pane e caffé dei f.lli FRANCO tutte le domeniche colazione a buffet dolce/salato fino alle ore 13.00 dal giovedì al sabato apericena €8,00

via Tiepolo 8/b - Torino • Tel. 011.6598688 •lun-sab 6-21 • dom 8-13


STADIO

Domenica 28 aprile 2013

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Il ritorno degli Statuto Il gruppo che porta il Toro nel cuore festeggia 30 anni di carriera con un nuovo album TORINO. In trent’anni di carriera sono riusciti a sfatare un grande tabù. Quale? Quello che stabilisce che la musica italiana non può occuparsi direttamente di temi sociali e, soprattutto, di pallone. Così, dopo essersi presentati a Sanremo con un brano che prendeva in giro il Festival, gli Statuto hanno continuato a infischiarsene delle convenzio-

Oskar, voce della band.

ni mettendo uno dietro l’altro pezzi che dichiaravano il loro amore per il Torino o che raccontavano storie di umanità e disagio di chi lavora in fabbrica. Una tradizione che la band ha deciso di portare avanti anche in “Un giorno di Festa”, il nuovo disco in uscita il 30 aprile e che, la sera stessa, sarà lanciato con un concerto-evento all’Hiroshima Mon Amuor Oskar, come vi state preparando a questo derby? Premetto che questo dovrebbe essere il derby nel nostro stadio, il Filadelfia, che ancora non c’è. Sinceramente mi aspettavo una maggiore partecipazione da parte dei tifosi del Toro, visto che all’andata allo Juventus Stadium ci avevano riservato solo il settore ospiti. Questa poteva essere una grande occasione per vedere tutto lo stadio colorato di granata e invece non ci sarà il tutto esaurito. A livello di tifoseria, poi, siamo stati falcidiati

da alcune diffide che, in un secondo momento, sono state tolte. Siamo sicuri che, però, faremo bella figura ugualmente. Che partita ti aspetti? Sulla carta non dovrebbe esserci gara. Ma anche negli anni Sessanta e Settanta i grandi dislivelli tecnici in favore della Juve venivano livellati dal nostro agonismo. Allora la Juve ci temeva e spesso ne prendeva. Questo tipo di atmosfera deve essere recuperato perché il nostro è un derby da rifondare, ma se i nostri ragazzi scenderanno in campo con la consapevolezza di cosa significa per noi il derby, allora possono giocarsela. Il tuo ricordo più bello del derby? Quello del 1975 che vincemmo 3-2 in rimonta. Io giocavo nelle giovanili del Toro e sono riuscito ad andare a fare il raccattapalle al derby mentre mio padre era al solito posto sugli spalti. Mi ricordo che lui perse

Gli Statuto presenteranno il disco con un concerto all’Hiroshima Mon Amour.

la calma con un tifoso della Juve e lo prese per il collo. Poi mi guardò e mi disse: “Mi raccomando, tu non devi farlo mai”. A livello sportivo, invece, non dimenticherò mai quello della buca di Maspero. Il 30 aprile esce il nuovo disco degli Statuto “Un giorno di festa”, raccontacelo. Sono 12 canzoni: 11 inediti e una cover. Il disco ha un sound molto attuale ma che si lega alle nostre radici. Anzi, a nostro parere, è il disco più bello della nostra storia. I temi sono molti diversi, c’è il riorganizzarsi dei tifosi, c’è una canzone dedicata allo storico Capitano Giorgio Ferrini e tutti i diritti di questa canzone andranno al Museo della Memoria storica Granata. Nello stesso giorno ci sarà anche una grande festa

all’Hiroshima Mon Amour. È il nostro compleanno: il primo concerto lo abbiamo fatto il 30 maggio del 1983. Ci sarà Emiliano Mondonico, che oltre ad essere l’allenatore che ci ha fatto raggiungere i migliori risultati sportivi degli ultimi anni è anche un appassionato di musica e un romantico di calcio, poi ci sarà Domenico Beccarini del Museo Granata e il figlio di Ferrini, Amos. Saranno presenti anche Alessandra Contini, la cantante de Il Genio, Enzo Bosso e Ron, che è diventato anche il nostro editore. Al momento stiamo ancora aspettando le risposte di Enrico Ruggeri, di Fabio De Luigi e di Nikki. Quanto è difficile conciliare calcio e musica in Italia? Noi siamo stati dei precursori, ora aprire degli spiragli

sul calcio grazie alla musica è diventato più usuale. Noi nell’87 abbiamo fatto Ragazzo Ultrà, siamo stati i primi a parlare di calcio con i video col Torino e con Pulici. Poi, anche grazie agli Oasis, si è dimostrato che ci può essere affinità fra calcio e musica. Come al solito sarà un disco molto attento al sociale. Sì, in “Un giorno di Festa” parliamo di una situazione oggettiva: quella della disoccupazione. Io, insegnando a scuola, entro in contatto con tanti ragazzi che hanno i papà in cassaintegrazione e i fratelli maggiori che escono dall’università senza trovare sbocchi. In questa situazione c’è un unico lato positivo: ossia che si instaura un rapporto nuovo fra padre e figlio. Andrea Romano



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