G I OV A N N I A L B I N I
MISSA PRIMA T E ST A M E NT O S P I R IT U A L E MEMORARE
highSCORE New Music Center
In copertina: Antonello da Messina, « Sant'Agostino d'Ippona », 1472-1473 circa Galleria Regionale della Sicilia, Palermo
© highSCORE New Music Center 2014 27100 Pavia, ITALY – Direttore editoriale: Mario Garuti Direttore esecutivo: Paolo Fosso ISMN 979-0-705049-10-7 www.highscorenewmusic.com
L’opus del compositore e chitarrista pavese Giovanni Albini è stato, fino a qualche anno fa, interamente dedicato alla musica strumentale. Composta per formazioni prevalentemente da camera – come testimoniano ben otto quartetti d’archi, numerosi trii per le più svariate combinazioni di strumenti e diversi brani per ensemble – la musica strumentale sembra essere stata l’ambiente naturale per l’espressione di un linguaggio compositivo fortemente orientato verso l’esplorazione dell’harmonia. Questo termine carico di storia, di speculazioni teoriche, di osservazioni fisiche e acustiche, di riflessioni di carattere etico ed estetico ha trovato in Albini un fedele esploratore. Certo, nella musica di Albini i mezzi d’indagine sono moderni e lo si vede nella serena accettazione della condizione di consonanza e soprattutto dell’intervallo quale fattore principale del moto armonico; lo si vede anche nella gestione della dissonanza e dei corrispondenti archi di tensione; lo si vede nella dimensione ritmica per la maggior parte lontana da speculazioni di tipo metrico o polimetrico; il discorso infatti scorre, fluido e incessante, verso orizzonti che risuonano tanto familiari eppure ancora non uditi. La familiarità, soprattutto nelle composizioni antecedenti al 2010, è spesso dovuta alla presenza più o meno celata di frammenti di musiche del passato – è il caso del Nuovo Concerto Italiano (2008) per violino, mandolino e chitarra sul modello di Vivaldi, oppure della Bagatella (2007) per clarinetto, violoncello e cembalo sul modello di Domenico Scarlatti, ecc. – che l’autore elabora con la curiosità di un bambino intento a smontare il giocattolo preferito per studiarne il meccanismo. Nelle opere del periodo successivo, il gioco si fa sempre più astratto, il meccanismo è svelato e ora conduce il suo autore verso una serie di brani denominati “corale”, in cui gli elementi precedentemente menzionati (come consonanza, dissonanza, intervallo, scala, colore armonico), vengono articolati in una molteplicità di strumentazioni e soprattutto di soluzioni formali diverse. La comparsa della voce, e con essa la conseguente comparsa di un altro codice espressivo – quello del testo letterario, aprono in questo contesto uno squarcio del tutto nuovo sulla poetica del compositore. Si tratta di poche opere tutte composte a partire da un testo sacro; motivo per cui le ritroviamo nella presente edizione. L’ultimo nell’ordine della presente pubblicazione ma il primo ad essere composto è Memorare per controtenore, violoncello e sestetto di chitarre. Risale al 2007 ed intona una preghiera mariana attribuita a San Bernardo. La scelta della voce del controtenore (mantenuto anche nella versione del 2011 per controtenore e coro maschile) conferisce un timbro quasi straniante alla cantillazione che oscilla tra inflessioni modali imperniate sulla nota sol, con tratti di modo dorico (sib), frigio (lab), ed eolio (mib). Al grave, la voce del violoncello sostiene con note lunghe e tenute i frammenti di canto (vi è prima della fine un vero e proprio duetto tra la voce del controtenore e quella del violoncello), mentre le chitarre partecipano alla costruzione delle onde di tensione inspessendo la nota della cantillazione con cluster cromatici, per sfumare alla fine nella nuova consonanza, in un movimento che asseconda la declamazione cantata della preghiera. I quattro brani dell’ordinarium – Kyrie, Gloria, Sanctus e Agnus Dei – con i quali si apre la presente edizione, inaugurano un altro nuovo capitolo nella produzione del compositore che, per la riapertura del Duomo di Pavia dopo i restauri (2012), si confronta per la prima volta con la plurisecolare tradizione della musica sacra a cappella e compone la sua Missa Prima. L’esigenza moderna verso la brevità dei brani liturgici e l’attenzione verso l’intelligibilità della parola sono una sfida che Albini supera senza sacrificare i tratti salienti del suo linguaggio compositivo. Anzi, si potrebbe dire che è proprio grazie al fatto di aver voluto rispettare nei brani cantati i tempi della declamazione che risiede il fascino di questi quattro movimenti. Il ritmo della parola plasma il canto, ma ancora più significativamente orienta il ritmo dei cambi armonici, elemento inconfondibile della scrittura di Albini. Così nel Kyrie – le cui tre invocazioni sono unite da un re tenuto a bocca chiusa dai contralti – le armonie si susseguono in modo tale che il nome (Kyrie – Christe – Kyrie) sia intonato da una triade maggiore (Sol, Sib, Re), mentre la parola eleison presenta l’inflessione minore (sol, re, si), fino a chiudere il ciclo sul luminoso Sol maggiore iniziale. I respiri, le cesure tra le invocazioni e le contrapposizioni tra le intonazioni a voce sola alternate a quelle del coro a otto parti amplificano il mutare suggestivo del colore armonico. Nel Gloria si compie un percorso a specchio che vede costruirsi gradualmente intorno al re centrale, mantenuto nella parte dei soprani, un cluster verso il grave, che si rischiara in un limpido Re maggiore sulle parole Domine Deus, Rex cælestis, Deus Pater omnipotens. Segue il percorso inverso che vede il comporsi di un cluster a partire dal re delle voci maschili fino a coprire l’intera ottava e raggiungere di nuovo il re centrale. Sulla parola Altissimus i soprani con un salto d’ottava raggiungono il re acuto, corda di recita per il versetto finale del soprano solista che si chiude con una triade di Re maggiore di tutto il coro. Di sole dodici battute, il Sanctus mette a dura prova tutte e otto le parti corali. Le voci si muovono velocemente attraverso lo spazio sonoro occupando tutti i registri possibili, dal sol grave dei bassi fino al si sovracuto dei soprani primi; un’unica, reiterata triade di Sol maggiore per questa invocazione dell’Osanna. Agnus Dei ritorna nell’atmosfera di raccoglimento. La scrittura rarefatta per coppie di voci (soprani I –II, bassi I-II, tenori III), di non facile intonazione per via delle mutazioni armoniche delle triadi portanti, conferisce a
quest’ultimo brano la serenità che viene invocata nelle ultime battute (Dona nobis Pacem), ancora una volta sulla triade di Re maggiore. L’ultimo nell’ordine cronologico a essere stato composto è il secondo brano dell’edizione, il Testamento Spirituale per voce recitante e quartetto di legni. Composto nel dicembre 2013 come musica d’accompagnamento per la lettura del suggestivo testo scritto da Padre Christian de Chergé, questo brano è la summa dei più recenti interessi del compositore. La struttura musicale alterna due situazioni sonore sostanzialmente diverse, anche se unite da un profondo senso di tranquillità che traspira dai toni pacati del testo letterario. Il brano si apre con un corale a quattro parti, discreto, con dinamiche sommesse e l’estensione registrica raccolta che espone concatenazioni armoniche contenenti sempre almeno una nota in comune. Fatto che conferisce a questi momenti corali (ve ne sono altre due trasposizioni del corale iniziale nell’arco del brano) un inconfondibile senso di pienezza armonica e un sorprendente senso di consonanza imperturbabile. Risulta difficile non pensare ad antichi modelli del passato (Orlando di Lasso e Carlo Gesualdo da Venosa) che, sebbene si trattasse di contesti vocali, avevano saputo sfruttare al massimo la forza espressiva della consonanza perenne. Questa atmosfera viene conservata anche nelle parti del Testamento costruite sul movimento scalare (ascendente e discendente) proprio grazie al reticolo di armonie che giacciono sullo sfondo della forma musicale. Si tratta di armonie, anche in questo caso, collegate grazie a un sofisticato sistema di note comuni che permettono al compositore di esplorare lo spazio sonoro muovendo le parti una o più alla volta senza creare alcuna tensione. Il movimento per grado congiunto che percorre diversi sistemi scalari raggiunge il suo momento di riposo nella nota tenuta, articolando un nuovo equilibrio armonico. La Passacaglia finale rappresenta invece un momento di estasi, un Amen! Insc’Allah! musicale in cui tutto (percorsi armonici e la diminuzione ritmica) converge verso il tremolante Do maggiore conclusivo e verso il senso di riconciliazione – un finale che trova la sua forza proprio grazie alla carica del testo letterario unita a quella del gesto musicale. Nel suo insieme la raccolta dei tre pezzi sacri di Albini si articola come un’esperienza musicale e spirituale; e grazie al linguaggio compositivo dei nostri tempi risuona necessaria e possibile. Ingrid Pustijanac musicologa, direttore di coro
La
lettura del libro Più forti dell’odio scritto dal priore Frère Christian de Chergé e altri monaci di Tibhirine (edizioni Qiqajon - Comunità di Bose) è certamente una lettura spirituale. Il libro nasce da appunti, stralci di diari e lettere inviate a loro o da loro. Un carteggio che accompagna la comunità del monastero Trappista di Notre-Dame de l’Atlas in Algeria nella sua vita quotidiana, che scorre alle soglie del deserto, in terra islamica, fino al momento del loro rapimento e del loro successivo assassinio. Una narrazione che testimonia la vita di una comunità semplice che ama la terra in cui la Provvidenza l’ha inviata, una vita che contraccambia, nella gratuità, l’amore della mite e umile popolazione del luogo. Una vera vita monastica scandita dalla preghiera, dal lavoro della terra, dalla serena fatica dei rapporti interpersonali tra i monaci stessi e tra i monaci e il popolo che li circonda, debole ed indifeso. Il monastero viene vissuto come luogo sereno di incontro dove soprattutto i giovani avevano occasione di confrontare le loro diversità e le loro idee, in particolare quelle religiose. È in queto contesto che nasce il Testamento Spirituale di Frère Christian de Cherge il 1° dicembre 1993. «È necessario che la Chiesa assicuri a fianco dell’Islam una presenza fraterna di uomini e di donne che condividano il più possibile la vita dei musulmani, nel silenzio, nella preghiera e nella amicizia. Così si prepara a poco a poco quello che Dio viole nella relazione tra Chiesa e Islam.» Così scriveva Max Thurian della comunità di Taizè. Di questa necessità i monaci del monastero Trappista di Notre-Dame de l'Atlas ed in particolare Frère Christian con il suo testamento spirituale ne sono stati particolarmente consapevoli. Roberto Dionigi
La Chiesa attraverso la liturgia, con il Concilio Vaticano II, ha un suo preciso progetto da realizzare per una actuosa partecipatio, cosciente e fruttuosa in rapporto alla ministerialità musicale. Quest'idea base sboccia e fiorisce dalla Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium n. 112 e dall'Istruzione Musicam Sacram nn. 7.16.47 : "La musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente unita all'azione liturgica", quindi dall'azione liturgica deriva il carattere di parte necessaria ed integrante che viene riconosciuta al canto. Il canto e la musica, infatti, non sono mera sontuosità ma esercizio del munus ministeriale in dominico servitio (cf. SC n. 122).
Il canto occupa uno spazio originale e indispensabile di mediazione tra parola e silenzio: due atteggiamenti essenziali dell'incontro con il "mistero". Per poter realizzare ciò, il canto va preparato a lungo, accompagnato e seguito dalla parola e dal silenzio. È un canto che esprime pienezza ed è forma altissima della infinita bellezza di Dio attraverso l'arte. Essenziale per un'opera d'arte è avere sì un senso, ma non uno scopo [...]. Non "mira" a nulla, ma "significa"; non "vuole" nulla, ma "è". Se così si esprimeva il grande teologo della liturgia Romano Guardini nel 1948 nella sua Über das Wesen des Kunstwerks (trad. italiana: L'Opera d'arte), per noi uomini post-moderni, vale ancora lo stesso criterio quando ci avviciniamo ad un'esperienza artistica come questo trittico di composizioni ad uso sacroliturgico: ogni esperienza artistica introduce nel senso delle cose. Questa esperienza del mistero attraverso la musica che – gratuitamente - come la fede non descrive, non rappresenta ma evoca, ci permette di entrare nel mondo del καλὸς καὶ ἀγαθός che è portatore di senso. I brani composti dal maestro Albini sono suggestioni tra silenzio ed estasi - logos e melos - preghiera e stupore che si fanno carichi di un cuore colmo d'amore gratuito per Dio che si fa bellezza attraverso il caleidoscopio della visione liturgica della musica come arte. Il primo blocco musicale è dato dalla "Messa di apertura del Duomo" composta per occasione d'ingresso ufficiale , e solenne, del popolo santo di Dio nella sua Chiesa madre, la Cattedrale restaurata; dopo lunghi anni di assordante silenzio il risuonare di questi brani vocali tra arcate maestose e la pienezza della cupola maciachinea ha stupito il visitatore, ha aperto gli occhi e gli orecchi al fedele che impressionato da tanta sonorità e luminoso splendore - in quella domenica pomeriggio del 21 ottobre 2012 si è trovato a sostare per quell'evento unico, quasi trovandosi nella "Urbs beata Jerusalem". La composizione della messa, di indole musicale moderna, ricalca però il typos arcaico del "far musica" del musicista di chiesa: si è deciso, infatti, di comporre le parti dell'ordinario (Kyrie - Gloria - Sanctus Agnus Dei) - canti il cui testo è sempre fisso, indipendentemente dal giorno o dalla festa- e di inserirle come 'unicum' nella celebrazione: orientano così il fedele all'atteggiamento di commosso ascolto di fronte alla grandezza del trascendente, alla lode dell'Inno, al vibrante trisaghion e all'intensa litania di frazione del panis angelorum. Il secondo componimento che incontriamo è il testamento spirituale di Frère Christian de Chergé, priore del monastero di Tibhirine, in Algeria. Questo scritto si rifà ad una situazione di persecuzione vissuta, a partire dalle prime tensioni del 1993 fino al martirio tra la notte del 26 e 27 marzo 1996, da un gruppo di sette monaci dell'Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza. Il 21 maggio dello stesso anno, dopo inutili trattative, il sedicente «Gruppo Islamico Armato» annunciò la loro uccisione. Il 30 maggio furono ritrovate le loro teste, i corpi non furono mai recuperati. In questo villaggio isolato tra i monti, i monaci cistercensi di origine francese vivevano in armonia con i loro fratelli musulmani. Tuttavia quando un attacco terroristico sconvolse la regione, la pace e tranquillità che caratterizzavano la loro vita furono in procinto di essere cancellate. Man mano che la violenza e il terrore integralista della guerra civile si diffusero nella regione, i monaci si ritrovarono davanti ad un bivio: decidere se rimanere o ritornare in Francia. Nonostante l'invito delle autorità locali ad andarsene, i monaci decisero di restare al loro posto pur di aiutare la popolazione locale, mettendo così in grave pericolo la loro stessa vita per amore di Cristo. Anche in questo caso la commozione musicale accompagna l'andamento del testamento adagiando parola su musica, tessuto musicale su forma finissima di innamoramento di Dio dell'uomo. "Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con Lui [...]" (dal Testamento spirituale). La terza anta della nostra opera, la preghiera Memorare, discussa l'attribuzione a Bernardo de Clairvaux - si ipotizza più recente, intorno al XV secolo - conclude il trittico pavese: Maria ha "meditato in cuor suo", sin dall'inizio della storia gesuana, ciò che le stava accadendo (Lc 2,19.51) e quello che accadeva a suo Figlio ma si è affidata a quel Dio che non l'ha mai tradita. Ora, per rivolgerci a Lei nel momento dell'angoscia a volte taciamo, perchè non sappiamo cosa dire. Ma la musica che si fa silenzio, canta dal cuore quello che non possiamo tacere. Un silenzio che sembra rispondere a tutte le nostre inquietudini offerte alla Vergine. Una supplica che si fa canto per una Madre che accoglie chi si presenta a Lei con cuore di figlio. "Sed audi propitia, et exaudi. Amen". don Riccardo Santagostino Baldi segr. commissione pastorale liturgica Si ringraziano le Edizioni Qiqajon per il testo del Testamento Spirituale di Frère Christian de Chergé, dal libro: Più forti dell'odio, Edizioni Qiqajon, 2006, Comunità di Bose, 13887 Magnano (BI). ISBN 88-8227-200-1 Traduzione dal francese a cura di Guido Dotti.
a Sua Eccellenza Mons. Giovanni Giudici,Vescovo di Pavia
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17
TESTAMENTO SPIRITUALE di Padre Christian Marie De Chergé Priore del Monastero di Notre-Dame d’Atlas
da un'idea di Roberto Dionigi
Algeri, 1 Dicembre 1993 – Tibhirine, 1 Gennaio 1994
h.=40
Flauto
° 9 & 4
Clarinetto in Sib
Corno di Bassetto
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Si ringraziano le Edizioni Qiqajon per il testo del Testamento Spirituale di Frère Christian de Chergé, dal libro: Più forti dell'odio, Edizioni Qiqajon, 2006, Comunità di Bose, 13887 Magnano (BI). ISBN 88-8227-200-1 Traduzione dal francese a cura di Guido Dotti.
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Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese.
S’il m’arrivait un jour - et ça pourrait être aujourd’hui - d’être victime du terrorisme qui semble vouloir englober maintenant tous les étrangers vivant en Algérie, j’aimerais que ma communauté, mon Église, ma famille, se souviennent que ma vie était donnée à Dieu et à ce pays.
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Che essi accettassero che l'unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come potrei essere trovato degno di tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell'indifferenza dell'anonimato.
Qu’ils acceptent que le Maître Unique de toute vie ne saurait être étranger à ce départ brutal. Qu’ils prient pour moi: comment serais-je trouvé digne d’une telle offrande? Qu’ils sachent associer cette mort à tant d’autres aussi violentes laissées dans l’indifférence de l’anonymat.
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La mia vita non ha più valore di un’altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso, non ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.
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Ma vie n’a pas plus de prix qu’une autre. Elle n’en a pas moins non plus. En tout cas, elle n’a pas l’innocence de l’enfance. J’ai suffisamment vécu pour me savoir complice du mal qui semble, hélas, prévaloir dans le monde, et même de celui-là qui me frapperait aveuglément.
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J’aimerais, le moment venu, avoir ce laps de lucidité qui me permettrait de solliciter le pardon de Dieu et celui de mes frères en humanité, en même temps que de pardonner de tout coeur à qui m’aurait atteint. Je ne saurais souhaiter une telle mort. Il me paraît important de le professer. Je ne vois pas, en effet, comment je pourrais me réjouir que ce peuple que j’aime soit indistinctement accusé de mon meurtre.
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Sarebbe un prezzo troppo caro per quella che, forse, chiameranno “grazia del martirio”, il doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’islam. So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell'islam che un certo islamismo incoraggia. E' troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti.
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C’est trop cher payé ce qu’on appellera, peut-être, la "grâce du martyre" que de la devoir à un Algérien, quel qu’il soit, surtout s’il dit agir en fidélité à ce qu’il croit être l’Islam. Je sais le mépris dont on a pu entourer les Algériens pris globalement. Je sais aussi les caricatures de l’Islam qu’encourage un certain idéalisme. Il est trop facile de se donner bonne conscience en identifiant cette voie religieuse avec les intégrismes de ses extrémistes.
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30 L'Algeria e l'islam, per me, sono un'altra cosa: sono un corpo e un'anima. L'ho proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo, imparato sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria e, già allora, nel rispetto dei credenti musulmani. Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o idealista: “Dica adesso quel che ne pensa!”. Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.
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L’Algérie et l’Islam, pour moi, c’est autre chose, c’est un corps et une âme. Je l’ai assez proclamé, je crois, au vu et au su de ce que j’en ai reçu, y retrouvant si souvent ce droit fil conducteur de l’Évangile appris aux genoux de ma mère, ma toute première église, précisément en Algérie, et, déjà dans le respect des croyants musulmans. Ma mort, évidemment, paraîtra donner raison à ceux qui m’ont rapidement traité de naïf, ou d’idéaliste: "qu’il dise maintenant ce qu’il en pense!" Mais ceux-là doivent savoir que sera enfin libérée ma plus lancinante curiosité. Voici que je pourrai, s’il plaît à Dieu, plonger mon regard dans celui du Père pour contempler avec Lui Ses enfants de l’Islam tels qu’il les voit, tout illuminés de la gloire du Christ, fruits de Sa Passion, investis par le Don de l’Esprit dont la joie secrète sera toujours d’établir la communion et de rétablir la ressemblance, en jouant avec les différences.
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31 Di questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per quella gioia, attraverso e nonostante tutto. In questo grazie in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e ai loro, centuplo accordato come promesso! E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio dire questo grazie e questo adDio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inšallah!
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Cette vie perdue, totalement mienne, et totalement leur, je rends grâce à Dieu qui semble l’avoir voulue tout entière pour cette joie-là, envers et malgré tout. Dans ce merci où tout est dit, désormais, de ma vie, je vous inclus bien sûr, amis d’hier et d’aujourd’hui, et vous, ô amis d’ici, aux côtés de ma mère et de mon père, de mes soeurs et de mes frères et des leurs, centuple accordé comme il était promis! Et toi aussi, l’ami de la dernière minute, qui n’aura pas su ce que tu faisais. Oui, pour toi aussi je le veux ce merci, et cet A-Dieu envisagé de toi. Et qu’il nous soit donné de nous retrouver, larrons heureux, en paradis, s’il plaît à Dieu, notre Père à tous deux. Amen! Inch Allah!
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Ob.
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dim. poco a poco 25
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Ob.
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Cl.
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Cr.B.
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Cl.
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Œ
37
rall. inesorabilmente
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27
Fl.
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Ob.
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Cl.
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Cr.B.
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38
39
MEMORARE
q.=52 Controtenore
12 &8
Giovanni Albini
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Ϫ
Ϫ
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Violoncello
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Me - mo - ra - re.
q.=52
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12 +28 œ ™ œ ™ œ ™ œ ™ 8
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dal niente p *) glissando di armonici.
q.=52
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U™ ∑
12 &8 <‹>
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CHITARRA 3
CHITARRA 4
CHITARRA 5
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in Re
CHITARRA 6
Êin Re
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12 +28 ∑™ 8
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pp poco
12+81 ∑™ 8
‰
12 +28 ∑™ 8
**) tremolo leggero e uniforme.
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Ct.
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Me - mo - ra
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A tempo
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rall.
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mp
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a sae -cu - lo non
Vc.
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17
Ct.
A tempo
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mf espress. ben vibrato pizz. sonoro
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pizz. sonoro
mp
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42 rall.
A tempo
20
Ct.
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Vc.
1
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Ct.
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Ϊ
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A tempo
IX
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dal niente a f, con forza
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poco
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A tempo
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Ct.
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ta - li_a - ni - ma - tus con - fi - den - tia,
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p
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œ œJ
ad
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j j j j j j j j j œ œ œ bœ œ œ bœ œ œ
ve - nio,
co - ram
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ge - mens pec - ca - tor
as -
rall. moltissimo
˙
#œ œ™ J
bœ J
Ϫ
Ϫ
œ
bœ J
= 35
Ct.
q.=52
j U U & nœ œ Œ ™ Œ ™
Vc.
Ϫ
Ϫ
Me - mo - ra
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f
12+81 œ ™ 8
U U Ϫ Ϊ
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2 œ™ ‰ 12 8 +8
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q.=52
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Ϫ
Ϫ
Œ
Me - mo - ra - re.
Ϫ
Ϫ
Ϫ
U Œ
4 4
U Œ
4 4
Me - mo - ra - re,
2 ™ ‰ 12 8 +8 ∑
Œ
∑™
mf
= 42
Ct.
q=q. mp
4 & 4 œJ œJ œJ œJ œJ œJ Œ No - li, Ma -ter Ver - bi,
3:2 3:2 5 ‰ bœj œj œj œj œj œj œj œr bœr œj Œ 4
?4 ∑ 4
1
œœ œ
œœ œ
Œ
œ b œœ
œœ œ
œœ œ
Œ
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pizz.
rall.
5 4∑
∑
Œ
∑ p
rall.
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3
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Œ
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Œ
4 &4 Ó <‹> 4 &4 ∑ <‹> 4 ¢& 4 ∑ <‹>
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U œ œœ œ
p (buca) XII
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p
b˙ æ
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‚‚ U ‚‚
XII
Ó
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p
p
∑ ∑
5 4∑ 5 4∑
U œ
œ œœ œ
p
mp sulla buca
2
U Œ
Œ bœ ˙ A - men.
q=q.
° 4 & 4 œœ <‹> œ
rall.
sed au -di pro pi -tia_et ex - a - u - di.
ver - ba me - a des-pi -ce - re,
q=q.
Vc.
3:2 œ œ œ œ œ œbœr œj Œ J J J J J R
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pizz. sonoro
U
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mp pizz. sonoro mp
œ œ
INDICE MISSA PRIMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7
TESTAMENTO SPIRITUALE . . . . . . . . . . . . 17 MEMORARE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39