Horti Hesperidum Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica Rivista telematica semestrale
MATERIALI PER LA STORIA DELLA CULTURA ARTISTICA ANTICA E MODERNA a cura di FRANCESCO GRISOLIA
Roma 2013, fascicolo II
UniversItalia Horti Hesperidum, III, 2013, 2
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I presenti due tomi riproducono i fascicoli I e II dell’anno 2013 della rivista telematica Horti Hesperidum. Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica.
Cura redazionale: Giorgia Altieri, Jessica Bernardini, Rossana Lorenza Besi, Ornella Caccavelli, Martina Fiore, Claudia Proserpio, Filippo Spatafora
Direttore responsabile: CARMELO OCCHIPINTI Comitato scientifico: Barbara Agosti, Maria Beltramini, Claudio Castelletti, Valeria E. Genovese, Ingo Herklotz, Patrick Michel, Marco Mozzo, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Ilaria Sforza Autorizzazione del tribunale di Roma n. 315/2010 del 14 luglio 2010 Sito internet: www.horti-hesperidum.com
La rivista è pubblicata sotto il patrocinio e con il contributo di
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dipartimento di Scienze storiche, filosofico-sociali, dei beni culturali e del territorio Serie monografica: ISSN 2239-4133 Rivista Telematica: ISSN 2239-4141 Prima della pubblicazione gli articoli presentati a Horti Hesperidum sono sottoposti in forma anonima alla valutazione dei membri del comitato scientifico e di referee selezionati in base alla competenza sui temi trattati. Gli autori restano a disposizione degli aventi diritto per le fonti iconografiche non individuate.
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA © Copyright 2013 - UniversItalia – Roma ISBN 978-88-6507-552-4 A norma della legge sul diritto d’autore e del codice civile è vietata la riproduzione di questo libro o parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilm, registrazioni o altro.
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INDICE
SIMONETTA PROSPERI VALENTI RODINÒ, Presentazione
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FRANCESCO GRISOLIA, Editoriale
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FASCICOLO I
SIMONE CAPOCASA, Diffusione culturale fenicio-punica sulle coste dell’Africa atlantica. Ipotesi di confronto
13
MARCELLA PISANI, Sofistica e gioco sull’astragalo di Sotades. Socrate, le Charites e le Nuvole
55
ALESSIO DE CRISTOFARO, Baldassarre Peruzzi, Carlo V e la ninfa Egeria: il riuso rinascimentale del Ninfeo di Egeria nella valle della Caffarella
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ISABELLA ROSSI, L’ospedale e la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati a Cittaducale: una ricostruzione storica tra fonti, visite pastorali e decorazioni ad affresco
139
MARCELLA MARONGIU, Tommaso de’ Cavalieri nella Roma di Clemente VII e Paolo III
257
LUCA PEZZUTO, La moglie di Cola dell’Amatrice. Appunti sulle fonti letterarie e sulla concezione della figura femminile in Vasari
321
FEDERICA BERTINI, Gli appartamenti di Paolo IV in Vaticano: documenti su Pirro Ligorio e Sallustio Peruzzi
343
FASCICOLO II
STEFANO SANTANGELO, L’ ‘affare’ del busto di Richelieu e la Madonna di St. Joseph des Carmes: Bernini nel carteggio del cardinale Antonio Barberini Junior
7
FEDERICO FISCHETTI, Francesco Ravenna e gli affreschi di Mola al Gesù
37
GIULIA BONARDI, Una perizia dimenticata di Sebastiano Resta sulla tavola della Madonna della Clemenza
63
MARTINA CASADIO, Bottari, Filippo Morghen e la ‘Raccolta di bassorilievi’ da Bandinelli
89
FRANCESCO GRISOLIA, «Nuovo Apelle, e nuovo Apollo». Domenico Maria Manni, Michelangelo e la filologia dell’arte
117
FRANCESCA DE TOMASI, Diplomazia e archeologia nella Roma di fine Ottocento
151
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CARLOTTA SYLOS CALĂ’, Giulio Carlo Argan e la critica d'arte degli Anni Sessanta tra rivoluzione e contestazione
199
MARINA DEL DOTTORE, Percorsi della resilienza: omologazione, confutazione dei generi e legittimazione professionale femminile nell’autoritratto fotografico tra XIX secolo e Seconda Guerra Mondiale
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DANIELE MINUTOLI, Giovanni Previtali: didattica militante a Messina
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GIOVANNI PREVITALI: DIDATTICA MILITANTE A MESSINA DANIELE MINUTOLI
Giovanni Previtali (1934-1988) è stato definito uno storico dell’arte militante1 in quanto dopo una breve adesione al Partito Radicale, all’inizio degli anni Sessanta si iscrisse al Partito Comunista a cui restò legato fino alla morte, senza vedere possibile nel suo lavoro di storico dell’arte una scissione dalla sua anima marxista2. Previtali stesso in una lettera inviata a Ernst H. Gombrich nel 1968 scrive: «Rimane però il fatto che a noi (educati, più ancora che su Marx e Lenin, su Labriola e Gramsci) non riesce di vedere alcuna incompatibilità teorica tra marxismo e libertà, tra marxismo e ragione, tra marxismo e tolleranza»3. A questa auspicata egemonia culturale da parte del Partito Comunista, come dice in un articolo pubblicato sulla rivista NACNotiziario Arte Contemporanea nel 1971, lo studioso cerca di dare Desidero ringraziare in particolar modo Laura Cavazzini e Barbara Agosti che hanno seguito da vicino questo studio, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò per il continuo sprone e Giulia Bonardi per la sua sincera disponibilità. 1 GALANSINO 2009, pp. 173-174. 2 PREVITALI 1973, p. 3. 3 GOMBRICH 1988-1989, p. 8.
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un diretto contributo politico con il suo lavoro e cioè attraverso le pubblicazioni di carattere scientifico; in quello stesso testo indica come esempio il suo [...] volume dedicato all’Arte della Enciclopedia Feltrinelli-Fischer che, nella Introduzione e ancor più nelle singole voci, tende a fare il punto sulla costruzione di un metodo marxista di analisi dei prodotti artistici (del passato e del presente), tende cioè a fornire gli strumenti mentali necessari perché il proletariato, anche culturalmente ed anche in questo singolo campo, cessi di essere succube e subalterno. Mutatis mutandis il discorso vale anche per la ricerca storiografica. Il mio interesse si è concentrato, e sempre più intende concentrarsi, sulle connessioni concrete e dimostrabili tra storia dei linguaggi figurativi e storia della società[...]4.
Sebbene l’articolo citato sia del 1971, quindi frutto di una riflessione matura e meditata, il forte temperamento di Giovanni Previtali è già ravvisabile quando, appena ventenne, compie una scelta di campo preferendo ai corsi tenuti da Lionello Venturi, all’Università della Sapienza, quelli di Roberto Longhi, tenuti presso l’Università di Firenze. Insomma lo studioso ha le idee chiare fin da subito, schierandosi apertamente con una linea di studi storico-filologica. È questo il bagaglio ideologico e culturale che Previtali porta con sé a Messina quando, a partire dall’anno accademico 196719685, viene chiamato ad insegnare nella Facoltà di Magistero, primo incarico didattico che lo costringe ad abbandonare la segreteria di redazione della rivista Paragone, fondata dal suo maePREVITALI 1971, pp. 46-47. Arturo Galansino mette opportunamente in relazione queste problematiche con quelle portate avanti nella già citata Enciclopedia Feltrinelli-Fischer del 1971. GALANSINO 2009, p. 177. 5 Archivio della Segreteria della Facoltà di Scienze della Formazione di Messina (= ASFSF), Adunanze della Facoltà di Magistero, Adunanza 13 dicembre 1967, p. 233. 4
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stro Roberto Longhi. Il debutto del suo impegno didattico, e dunque insieme istituzionale e civile, coincide con l’esplosione del maggio francese. In Sicilia riceve il testimone da Ferdinando Bologna, il quale, appena eletto direttore del neonato Istituto di Storia dell’Arte nella Facoltà di Magistero di Messina, viene chiamato all’Università di Napoli6. L’unico a presentare domanda d’incarico per l’insegnamento di Storia dell’arte medievale e moderna è proprio Giovanni Previtali; per questa ragione, sebbene fosse in realtà libero docente di Storia della critica d’arte, l’incarico gli viene comunque conferito7. A distanza di un mese sarà anche nominato direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte8. Viene da sé che, nonostante il primo direttore ad essere designato fosse stato Ferdinando Bologna, di fatto il primo a lavorarci concretamente fu Giovanni Previtali. È dunque lui ad avviare l’Istituto, organizzandolo con inventari e impiantando una biblioteca ed una fototeca9. Sarà quindi il primo ‘organizzatore di cultura’ storico-artistica alla Facoltà di Magistero di Messina. Nel maggio 1969, gli viene conferito all’unanimità anche l’incarico d’insegnamento di Storia della critica d’arte, per il quale aveva ottenuto la libera docenza nel 196610. Nell’arco di apASFSF, Adunanza 28 ottobre 1967, p. 228. ASFSF, Adunanza 13 dicembre 1967, pp. 232-233. 8 ASFSF, Adunanza 16 gennaio 1968, p. 239. 9 «il Prof. Previtali ha inoltre diretto l’Istituto di Storia dell’Arte, recando il proprio contributo alla sua organizzazione (inventari etc.) ed all’impianto della relativa biblioteca e fototeca» (ASFSF, Adunanza 24 gennaio 1970, p. 341). 10 La fortuna dei primitivi. Dal Vasari ai neoclassici, pubblicato nel 1964 presso la collana dei Saggi Einaudi, è il titolo che maggiormente lo aiutò nel conseguimento della libera docenza in Storia della critica d’arte (GIOVANNI PREVITALI (1934-1988) 1989-1990, p. 7). Nel testo riedito nel 1989 da Einaudi, la bellissima nota introduttiva di Enrico Castelnuovo mette in luce l’aspetto, evidenziato all’inizio del presente articolo, della doppia anima del nostro studioso, cioè quel solidissimo connubio che c’è tra l’aspetto prettamente scientifico di Giovanni Previtali, quale storico e critico d’arte, e il suo credo politico. Infatti, Castelnuovo invita a leggere l’opera come «un libro che ha una sua storia, che fu scritto in un certo tempo, in un certo ambiente, in un certo clima»; continua dicendo: «La fortuna dei primitivi [...] risente, necessariamente, 6 7
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pena due anni fa già parlare di sé, destando un vivo interesse per il suo metodo d’insegnamento e per i corsi tenuti: Giotto e la sua bottega, La pittura del Trecento nell’Italia centrale e meridionale, ed esercitazioni sui Metodi della Storia dell’arte11. Al di là dei più noti lavori su Giotto e la pittura del Trecento, dei quali si parlerà più avanti, le testimonianze che è stato possibile recuperare sui seminari dedicati ai Metodi della Storia dell’Arte ci consentono di capire come Previtali insegnasse a leggere l’opera d’arte ai suoi studenti, dando cioè quell’impronta filologica che era tipica del suo modo di fare ricerca e che si imperniava sull’esercizio di ‘riconoscimento’ dell’opera d’arte. Ciò voleva dire insegnare a mettere a fuoco l’ambiente storico, la cronologia, il nome dell’autore di un dipinto o di una scultura attraverso l’analisi dello stile; e, ancora, insegnare a decifrarne l’iconografia e lo stato di conservazione, in radicale rottura con la storia dell’arte intesa in senso crociano. Qualche anno prima, nel 1965, Previtali12 pubblica su Rinascita un articolo dal titolo Note sui metodi della storia dell’arte, dove riconosce all’analisi iconografica e soprattutto all’analisi stilistica e all’atto dell’attribuzione un ruolo principale, e ancora a più di dieci anni di distanza, in occasione del I Congresso nazionale di storia dell’arte, tenutosi a Roma nel 1978, ribadì che «il metodo attribuzionistico, l’analisi formale e il confronto morfologico» sono gli strumenti di una analisi che riesce a dare dei «risultati incredibilmente esatti»13. Nell’anno accademico 1970-1971 Previtali viene confermato ope legis nell’insegnamento di Storia dell’arte medievale e moderna, e della situazione culturale e anche politica nella quale fu scritto e così andrà letta l’opposizione tra filologia e filosofia, tra il vantato razionalismo dei lumi e il romanticismo» (PREVITALI 1989, pp. XV-XVIII). Questa chiave di lettura della storiografia artistica illuministica e romantica è vero che semplifica il quadro storico riducendolo a due linee essenziali, ma effettivamente ricalca la situazione politica italiana degli anni Sessanta, cioè la forte contrapposizione vigente fra i maggiori partiti dell’epoca: il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana. 11 ASFSF, Adunanza 24 gennaio 1970, p. 341. 12 PREVITALI 1999, pp. 65-71. 13 PREVITALI 1999, p. 151. 290
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nuovamente il Consiglio di Facoltà all’unanimità gli conferisce anche l’incarico di Storia della critica d’arte14. Alla fine dello stesso anno, rassegna le dimissioni dall’insegnamento di Storia della critica d’arte15, perché chiamato a ricoprire il medesimo incarico nell’appena nata Facoltà di Lettere e Filosofia di Siena, di cui diverrà successivamente Preside (1976-79) e in seguito anche Prorettore dell’Ateneo (1979-81)16. Il soggiorno messinese fu davvero fecondo per Previtali e diverse sono le opere che hanno visto la luce in questo periodo. Del 1968 e 1969 sono: Ernest H. Gombrich, conservatore viennese; Introduzione a Francesco Negri Arnoldi, Storia dell’Arte; Frammenti del Tanzio a Napoli; Un nuovo programma di lavoro del Warburg Institute. Alla ricerca di una storia della cultura; Le Cappelle di San Nicola e di Santa Maria Maddalena nella chiesa inferiore di San Francesco; Novità su Giotto. La sua attività di ricerca, come le sue pubblicazioni, ASFSF, Adunanza 2 maggio 1970, p. 358. A Messina l’incarico di Storia della critica d’arte viene affidato a Fiorella Sricchia Santoro, mentre a Previtali viene prorogato l’incarico, per l’anno accademico successivo, dell’insegnamento di Storia dell’arte medievale e moderna; così si trova a lavorare ancora un altro anno fianco a fianco con la Sricchia Santoro, per dare inizio a quell’idillio culturale che durò per tutta la breve vita del noto critico. Al momento della rassegna delle dimissioni da parte di Previtali, il Preside di Magistero invita gli eventuali aspiranti a presentare domanda per l’insegnamento in questione. Nell’adunanza del 28 febbraio 1971 si legge che sono pervenute le domande e le pubblicazioni del Prof. Giuseppe Maria Pilo e della Prof.ssa Fiorella Sricchia Santoro. Il Consiglio di Facoltà – evidentemente indirizzato nel giudizio dallo stesso Previtali – ritiene che il lavoro svolto dalla Sricchia sia più vicino alla cultura artistica meridionale, e inoltre maggiormente incline al metodo d’insegnamento tenuto dalla Facoltà per la materia in questione: «Di più largo interesse, soprattutto in riferimento alla cultura artistica meridionale, è la produzione della Prof. Fiorella Sricchia Santoro […] tenuto conto altresì della maggiore omogeneità di metodo e di indirizzo critico (che) ha l’attività scientifica della Sricchia Santoro e l’orientamento seguito nell’insegnamento della materia nella Facoltà, il Consiglio unanime decide di proporre la Prof. Fiorella Sricchia Santoro per il conferimento dell’incarico di Storia della Critica d’Arte per l’anno accademico 1970-71 […]» (ASFSF, Adunanza 28 febbraio 1971, pp. 24-25). 16 GIOVANNI PREVITALI (1934-1988), 1989-1990, p. 8. 14 15
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continuò incessante e nei due anni successivi, mentre era ancora a Messina, vedranno la luce: Secondo studio sulla scultura umbra del Trecento; la recensione alla mostra Arte in Valdichiana; Il ‘Bambin Gesù’ come ‘Immagine devozionale’ nella scultura italiana del Trecento; l’Introduzione e la voce Attribuzione nell’Enciclopedia FeltrinelliFischer e la voce Masaccio nella Encyclopaedie Huniversalis France. Del 1972 sono invece: Un’arca del 1272 ed il sepolcro di Bruno Beccuti in Santa Maria Maggiore di Firenze, opera di Tino di Camaino; La pittura del ’500 a Napoli e nell’Italia meridionale; La pittura napoletana dalla venuta del Vasari (1544) a quella di Teodoro d’Errico Fiammingo (1574) e Dalla venuta di Teodoro d’Errico (1574) a quella di Michelangelo da Caravaggio (1607), e infine Il ruolo dell’antichità nel Rinascimento17. I corsi tenuti nell’ateneo messinese in cinque anni di intensa attività didattica sono stati veri e propri laboratori per la preparazione di questi contributi, e in altri casi ne hanno affiancato la genesi. Per il corso di Storia dell’arte medievale e moderna, co17Per
quanto riguarda le pubblicazioni del periodo messinese, un elenco dettagliato si ricava dai verbali di due adunanze del Consiglio di Facoltà di Magistero: «L’ampiezza degli interessi scientifici ed il rigore di metodo del Prof. Previtali sono stati inoltre confermati […] da una serie di pubblicazioni (Ernest H. Gombrich conservatore viennese, Paragone, 228, Luglio 1968; Frammenti del Tanzio a Napoli, ivi 229, Marzo 1969; Le Cappelle di San Nicola e di Santa Maria Maddalena nella chiesa inferiore di San Francesco in Giotto e gli affreschi in Assisi Roma 1969; L’ Arca dei Lupicini ed un inedito di Tino di Camaino, in Scritti in onore di Valerio Mariani) che hanno destato vivo interesse fra gli specialisti». ASFSF, Adunanza 24 gennaio 1970, p. 541. L’arca dei Lupicini... in realtà vedrà la luce nel 1972 con un altro titolo Un’arca del 1272 ed il sepolcro di Bruno Beccuti in Santa Maria Maggiore di Firenze, opera di Tino di Camaino, in Scritti di storia dell’arte in onore di Valerio Mariani. L’altra adunanza, di due anni dopo recita così: «[…] ha in questo periodo – Previtali – dato alle stampe numerosi lavori a carattere scientifico, tra quali sono da segnalare alcuni saggi sulla rivista “Paragone” (Ernest H. Gombrich conservatore viennese, luglio 1968, pp. 22-40; Secondo studio sulla scultura umbra del Trecento, marzo 1970, pp. 9-27; Il “Bambin Gesù” come “Immagine devozionale” nella scultura italiana del Trecento, novembre 1970, pp. 31-40) la Introduzione ai volumi sull’arte della Enciclopedia FeltrinelliFischer, Milano 1971 e la voce “Masaccio” nella Encyclopaedie Huniversalis France (1971) [...]» (ASFSF, Adunanza 27 gennaio 1972, pp. 85-86). 292
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me abbiamo già accennato, per primo propose Giotto e la sua bottega, che evidentemente era in relazione con il suo testo appena pubblicato dai Fratelli Fabbri (1967). Subito dopo, invece, propose La pittura del Trecento nell’Italia centrale e ancora La pittura del Trecento nell’Italia meridionale, tema, quest’ultimo, che inizia a mostrare l’intreccio tra didattica messinese e l’attività di ricerca. Per quanto riguarda l’insegnamento di Storia della critica d’arte, presentò invece due corsi su argomenti che sono stati il suo cavallo di battaglia: La fortuna dei primitivi e Giorgio Vasari e la critica d’arte del Cinquecento18, collegati al celebre libro del 1964 e al progetto dell’edizione commentata delle Vite giuntine (1967) intrapreso con Luigi Grassi e Paola della Pergola. Come docente, Previtali ha ottenuto un grande successo anche come relatore di tesi19, almeno a contare il gran numero di studenti che scelsero di laurearsi con lui. La rassegna di titoli scoperti dopo una laboriosa ricerca d’archivio, ricavati dai documenti dell’ex Facoltà di Magistero, rivelano, anche se non in modo sistematico, l’interesse per la cultura artistica meridionale. Evidentemente è da questo momento che inizia quell’opera di ‘rottura’, di cui lo studioso parla nella premessa de La pittura del Cinquecento a Napoli e nel vicereame (1978). All’area siciliana vanno ricondotte le tesi su: Il portale del Duomo di Messina nell’attività di Antonio Baboccio da Piperno (Giuseppina Sorano); Continuità della scultura Gaginesca in Sicilia (Angela Megna); Le opere messinesi di Nell’Adunanza del 27 gennaio 1972, Previtali fa mettere per iscritto il lavoro eseguito all’interno della Facoltà di Magistero, per ottenere la conferma della libera docenza in Storia della critica d’arte: «ha tenuto – Giovanni Previtali – con piena soddisfazione degli studenti e della Facoltà corsi su “Giotto e la sua bottega”, “La fortuna dei primitivi”, “La pittura del Trecento nell’Italia centrale”, “Giorgio Vasari e la critica d’arte del Cinquecento”, “La pittura del Trecento nell’Italia meridionale […]”. (ASFSF, Adunanza 27 gennaio 1972, pp. 85-86). 19 «[…] Il Prof. Previtali il quale ha tenuto i suoi corsi di Storia dell’Arte accompagnandoli con esercitazioni a carattere seminariale su testi fondamentali della moderna critica d’arte è stato inoltre, relatore di numerose tesi di laurea, giudicate, in gran parte col massimo dei voti e col massimo dei voti e la lode». (ASFSF Adunanza 27 gennaio 1972, pp. 85-86). 18
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Giovanni Angelo Montorsoli (Emilia Calafiore); Antonino Alberti Barbalonga (Nicoletta Ines Di Giacomo); Alonzo Rodriguez (Carmela Foti); Filippo Tancredi artista messinese (Vincenza Germanò); Agostino Scilla pittore messinese del XVII secolo (Milena Como); Giuseppe Velàsquez pittore siciliano del sec. XVIII (Giuseppa Pietra Paola Grasso); Jacopo di Michele detto Gera nella cultura del suo tempo20 (Mattia Cammaroto); Giovanni di Nicola e la diffusione della pittura pisana sul Mediterraneo occidentale21 (Maria Grazia Cammaroto); Mariano Rossi pittore saccense del sec. XVIII (Lidia Rita Cannistrà); Pietro Ruzzolone nella storia della pittura del suo tempo (Caterina Anna Maria Ciolino); Vicende del patrimonio artistico messinese dopo il terremoto del 1908 (Elisabetta Provenzale); Andrea Carreca pittore trapanese (Vincenzo Mammano). All’area napoletana vanno invece ricondotte le tesi su: Deodato Guinaccia pittore napoletano del sec. XVI (Rosanna Antonia Caruso); Fabrizio Santafede (Franca Teresa Baesso); Gerolamo Imparato: tardo manierista napoletano (Caterina Rita Maria Santamaria). Due sole tesi riguardano l’ambito «Non si conosce la data di nascita di questo pittore, attestato a Pisa dal 1361 al 1395» ma inserito nell’area siciliana perché «il 19 marzo 1387 si impegnò con Colo d’Amato, setaiolo di Pisa, a dipingere il trittico con S. Anna, la Madonna e il Bambino tra s. Giovanni Evangelista e s. Jacopo (Palermo, Museo diocesano, già nella locale chiesa dell’Annunciata). L’opera reca la firma: “Jacopo di Migele dipintore ditto Gera da Pisa me pinse” [...] Il dipinto siciliano era forse destinato a una chiesa o a un altare che i setaioli pisani avevano a Palermo, dove si registra la presenza di altre due tavole di J. con S. Giorgio e S. Agata (Palermo, Galleria nazionale), frammenti di un disperso polittico, stilisticamente affini e forse coeve al trittico» (http://www.treccani.it/biografie/). 21 «Non si ha alcuna notizia circa la data di nascita di questo pittore, attivo prevalentemente a Pisa tra gli anni Venti e Sessanta del Trecento» ma anche questo inserito nell’area siciliana perché «la sua attività artistica sembra limitata al territorio pisano, con l'eccezione [...] di una tavola (Zeri, 1952) raffigurante una Madonna col Bambino (Palermo, Galleria regionale della Sicilia), inviata in Sicilia secondo una prassi diffusa fra i pittori pisani della fine del XIV e dell'inizio del XV secolo» (http://www.treccani.it/biografie/). Previtali forse ebbe modo di conoscere questo pittore assieme a Jacopo di Michele detto il Jera nel redigere La fortuna dei primitivi, esattamente quando si incontrò col Da Morrona e la sua Pisa illustrata nelle arti del disegno (1787-1793), rispettivamente citati il primo a p. 434 del II volume, e il secondo a p. 129. 20
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calabrese: La scultura dal ’300 al ’500 a Cosenza e provincia (Raffaele Crocco); Pietro Negroni detto “lo zingarello di Cosenza” (Rosa Maria Reale); e infine una tesi su Gandolfino da Roreto pittore piemontese del XV sec. (Giuseppa Andino)22. L’impegno didattico messinese è perciò una delle palestre in cui matura il libro su La pittura del Cinquecento a Napoli e nel vicereame, edito da Einaudi nel 1978, che nasce a Messina come dispensa universitaria23. Sul frontespizio di quel fascicolo oggi quasi introvabile, si legge che si tratta dell’anno di corso 1970-197124. Il progetto nacque probabilmente alla fine degli anni Sessanta, ma effettivamente vide la luce sotto forma di dispensa universitaria nel 1972. Fu l’ultimo corso tenuto nell’ateneo messinese25. Il rinascimento meridionale costituiva per Previtali uno «straordinario capitolo di storia dell’arte che nessuno ha ancora potuto scrivere»26. Questo capitolo si andò man mano definendo nella sua mente proprio negli anni Sessanta e con La pittura del Cinquecento a Napoli e nel vicereame la volontà di compiere un’ «opera
ASFSF Verbali di laurea della Facoltà di Magistero. Verbali di laurea 57, 58, 59, 60, 61, 62, 62 bis, 62 ter, 63, 63 bis, 63 ter, 64. 23 PREVITALI 1978, p. XXII. 24 Notizia apparentemente smentita dalle parole di Previtali stesso, che nella premessa al testo del 1978, dice che il primo abbozzo del libro in questione vide la luce come dispensa universitaria a Messina nel 1972. Quanto detto comunque non impedisce che l’idea di questo testo sia nata qualche anno prima. Infatti se andiamo a guardare più da vicino il fascicolo del 1972, di più di duecento pagine, ci accorgiamo che nell’intestazione di ogni capitolo è riportato in basso l’anno di corso. Per il primo e secondo capitolo, compare l’anno accademico 1970-1971. Il terzo capitolo, è stato svolto didatticamente in due rispettivi anni accademici (1970-1971/1971-1972); il quarto, invece, è stato svolto interamente nell’anno accademico 1971-1972. 25 Non compare fra i corsi elencati nell’Adunanza del 27 gennaio 1972. Previtali lascia il testimone a Fiorella Sricchia Santoro. Infatti, leggendo il conferimento incarichi per l’anno accademico 1972/1973, ci accorgiamo che entrambi gli insegnamenti, di Storia dell’arte medievale e moderna e di Storia della critica d’arte, passano in mano alla studiosa (ASFSF, Adunanza 14 maggio 1972, p. 103). 26 PREVITALI 1976B, p. 58. 22
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di rottura»27 raggiungerà un momento di massima funzione e coerenza interna. La tappa messinese per Giovanni Previtali si concluse quindi con la pubblicazione della dispensa. Dopo il trasferimento a Siena i rapporti con Messina ebbero modo di riallacciarsi in occasione della mostra dedicata ad Antonello allestita a cavallo tra 1981 e 1982 presso il Museo Regionale di Messina. Previtali già in precedenza si era concentrato a più riprese su Antonello e sulla sua bottega, in una serie di interventi che uscirono all’incirca nel periodo in cui prese parte al comitato scientifico della mostra. Si trattò di una mostra ‘didattica’, come era solito fare lo studioso, pensata in occasione del cinquecentenario della morte del pittore, anche se il progetto vide la piena realizzazione solo due anni dopo. Didattica, perché si era ben pensato di non spostare le antiche tavole dai loro luoghi di conservazione, sostituendo gli originali con fotografie. Una simile scelta appare pienamente coerente con gli scrupoli che Previtali si era posto di fronte alla questione della conservazione e, in questo caso, di fronte allo spostamento delle opere d’arte, il tutto compensato dall’amore per le foto che in questo genere di allestimenti curati da lui ha trovato il suo pieno compimento. Nella mostra del 1981, come racconta un articolo di semplice cronaca28, tutte le opere esposte, circa una decina, erano di Antonello. I dipinti provenivano tutti dalla Sicilia, tranne le due tavolette di Reggio Calabria con San Girolamo penitente e la Visita dei tre angeli ad Abramo. Per l’occasione erano state richieste solo due opere all’estero, la Crocifissione di Sibiu (allora a Bucarest) e la Pietà del Prado, che peraltro non furono concesse in prestito. Alle dieci opere esposte, come detto, si alternavano dei fotocolor a grandezza naturale dei dipinti, e inoltre, per facilitare ulteriormente la comprensione del maestro, venne installato un videotape29. PREVITALI 1978, p. XXII. SCALFARI 1981. 29 Il risultato fu diverso rispetto alla mostra del 1953: Antonello da Messina e la pittura del ’400 in Sicilia, allestita al Palazzo Comunale di Messina. Allora, l’impegno profuso dal Soprintendente Giorgio Vigni e dall’Ispettore Giu27 28
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Appena un anno prima dalla mostra, Previtali pubblicò nella sua rivista, Prospettiva, ben due articoli, dedicati al pittore messinese (rispettivamente in Prospettiva nn. 20 e 21 del 1980): Da Antonello da Messina a Jacopo di Antonello. 1. La data del ‘Cristo benedicente’ della National Gallery di Londra e Da Antonello da Messina a Jacopo di Antonello. 2. Il ‘Cristo deposto’ del Museo del Prado. Entrambi gli articoli sono il frutto di una conferenza tenuta nel dicembre del 1978 all’Institute des Hautes Etudes de Belgique30. Con questi studi Previtali dà un contributo importante alla ricostruzione della vita del pittore e non lo fa partendo dai documenti bensì, com’era solito fare, attraverso l’analisi stilistica delle opere, coerente con l’idea che il «metodo attribuzionistico [...] resta il fondamento di ogni ricerca specificamente storico-artistica»31. Previtali si concentra su singoli aspetti della contorta vicenda biografica del pittore, individuando una serie di nodi, con i quali chiunque si accinge a studiare Antonello si deve oggi confrontare. Il suo lavoro, in realtà, non si concentra solo sul maestro, ma anche sul suo seguito, facendo ampi riferimenti a Jacobello, figlio di Antonello, e al nipote Salvo D’Antonio, forse vero continuatore dell’arte dello zio. Quest’ultimo è poi stato al centro di un altro saggio di Previtali, pubblicato sempre su Prospettiva nel 1983: Alcune opere di Salvo d’Antonio da ritrovare32.
seppe Carandente, fece sì che a Messina sopraggiungessero circa la metà delle opere di Antonello allora conosciute e identificate (SRICCHIA 1986, p. 8). È Roberto Longhi a farci entrare nel vivo di quella mostra con il famoso Frammento siciliano (LONGHI 1953, pp. 3-44). Questo saggio si rivela una vera e propria recensione alla mostra e segue passo per passo il catalogo di Vigni e Carandente. Benché Longhi, come egli stesso dichiara, non prese parte per voler suo all’organizzazione di quell’epocale esposizione, ne fa una descrizione accurata quanto polemicamente critica. Non condivide la selezione delle opere del Quattrocento siciliano che facevano corona a quelle di Antonello, proponendo una scelta differente, mentre tesse le lodi all’abilissimo Carlo Scarpa che ne ha curato l’allestimento. 30 PREVITALI 1980A, Nota p. 32. 31 PREVITALI 1999, p. 201. 32 PREVITALI 1983-1984, pp. 124-134.
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Dopo la tappa senese (1970-1983) nel 1983 fu chiamato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Napoli per ricoprire l’insegnamento di Storia dell’arte moderna e medievale, succedendo nuovamente a Ferdinando Bologna, proprio come era avvenuto nel 1967 a Messina. A Napoli continua quella campagna di studi, iniziata già nel periodo messinese, incentrata sull’arte rinascimentale del Mezzogiorno, aiutato di fatto dalla sua presenza fisica nella città. Nell’arco di tempo trascorso fra la docenza a Messina e quella a Napoli, diversi sono stati i contributi33 in cui Giovanni Previtali, oltre ad ampliare il campo d’indagine sulla cultura artistica meridionale, denuncia con forza l’atteggiamento di quegli studiosi che, pur occupandosi di simili soggetti, non hanno ancora ammesso «l’esistenza di una pittura regnicola [...] che abbia una importanza tale che valga la pena di parlarne»34. Ancora una volta il suo pensiero in merito non si limita al solo raggio d’azione prettamente artistico ma è fortemente intriso di connotazioni ideologiche. Infatti alla base del giudizio negativo dell’arte meridionale e della sua sfortuna critica, come dice lo studioso, non c’è solo l’eredità della tradizione delle fonti relative a quei contesti, ma «c’è invece da chiedersi se non ci si trovi di fronte ad un ulteriore ed inatteso aspetto di quella che gli storici politici e gli economisti sono soliti chiamare la “questione meridionale”»35. Così il rinnovato impegno profuso nella città partenopea si concretizzò di fatto, oltre ad una serie di impegni presi dallo studioso36, nel 1986 con una mostra da lui organizzata sul «prin-
Qui si ricordano: PREVITALI 1975, pp. 17-34; PREVITALI 1976A, pp. 51-54; PREVITALI 1976B, pp.57-62; PREVITALI 1976C, pp. 691-699; PREVITALI 1980C, pp. 209-217. 34 PREVITALI 1975, p.17. 35 PREVITALI 1976C, pp. 691-699. 36 Entrò a far parte del comitato scientifico di Napoli ’99, fondò la collana dei saggi Arte d’Occidente e ancora si inserì nelle iniziative dell’Istituto Suor Orsola Benincasa. Per quest’ultimo tenne nel marzo del 1985 una lezione su La pit33
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cipale pittore meridionale» del Cinquecento: Andrea da Salerno. La mostra si tenne presso La Certosa di Padula37. Nel 1987 tenne ancora un ultimo corso dedicato a La pittura del primo trentennio del Cinquecento a Napoli38. Infine progettava, assieme agli allievi napoletani, completamente calato in quel clima storico artistico, una riedizione delle Vite di Bernardo De Dominici39(17421745), la testimonianza cioè più incisiva, e problematica, della letteratura artistica napoletana e regnicola. Dai vari saggi di argomento meridionale fin qui citati, si evince come il perno dell’intera produzione bibliografica di Giovanni Previtali in questa stagione sia stata la dispensa messinese concretizzatasi poi ne La pittura del Cinquecento a Napoli del 1978, testo a cui infatti gli stessi contributi più volte rimandano40. L’ultimo articolo, comparso sulle pagine de L’Indice dei libri41, è una recensione al libro di Fiorella Sricchia Santoro, Antonello e l’Europa (1986). La recensione compare due anni dopo la pubblicazione del testo. Benché qualche anno prima si fosse dichiarato sfavorevole alla pubblicazione di monografie sui singoli artisti, perché tenderebbero a congelare gli studi su quell’argomento, al lavoro della Sricchia riconosce la virtù di non aver isolato Antonello, secondo l’idea romantica dell’artista considerato genio o eroe, ma di essere riuscita, attraverso un dialogo serrato con i suoi contemporanei, a rievocare l’intera cultura mediterranea in cui il maestro operava. Con tono quasi
tura a Napoli tra Cinquecento e Seicento, pubblicata poi nel 1991 (PREVITALI 1991). 37 ANDREA DA SALERNO NEL RINASCIMENTO MERIDIONALE 1986. 38 GIOVANNI PREVITALI (1934-1988) 1989-1990, p. 9. 39GIOVANNI PREVITALI (1934-1988) 1989-1990, p. 9. Il progetto fu realizzato da Andrea Zezza e Fiorella Sricchia Santoro, la quale lo ricorda affettuosamente nell’introduzione al testo commentato (DE DOMINICI 1742 (2003), p. XI). 40 Alle pubblicazioni ricordate alla nota 33 vanno aggiunte fra le più importanti: PREVITALI 1988A, pp. 73-76; PREVITALI 1988B, pp. 119-122; PREVITALI 1991. 41 GIOVANNI PREVITALI (1934-1988) 1989-1990, p. 9.
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poetico, Giovanni Previtali ci regala le sue ultime riflessioni sul pittore messinese in queste poche righe: “Genio di periferia” se mai ce ne fu uno, Antonello “da Messina”, proveniente dai margini meridionali di un sistema culturale che comprendeva l’intera Europa Occidentale fino ai Paesi Bassi e all’Inghilterra, fu costretto, per affermarsi e restare a livello dei grandi, a viaggi di aggiornamento culturale sul continente (il primo anteriore al 1457), e, perfino quando era oramai artista affermato e famoso, ad una drammatica riconversione dalla cultura fiamminga (riscoperta peraltro nei suoi valori più profondi, risalendo fino a Van Eyck) a quella “prospettica” dell’Italia centrale42.
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PREVITALI 1999, pp. 199-202.
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PREVITALI 1978 = G. PREVITALI, La pittura del Cinquecento a Napoli e nel vicereame, Torino 1978. PREVITALI 1980A = G. PREVITALI, Da Antonello da Messina a Jacopo di Antonello. 1. La data del ‘Cristo benedicente’ della National Gallery di Londra, in «Prospettiva», 20, 1980, pp. 27-34. PREVITALI 1980B = G. PREVITALI, Da Antonello da Messina a Jacopo di Antonello. 2. Il ‘Cristo deposto’ del Museo del Prado, in «Prospettiva», 21, 1980, pp. 45-57. PREVITALI 1980C = G. PREVITALI, Fiamminghi a Napoli alla fine del Cinquecento: Cornelis Smet, Pietro Torres, Wenzel Cobergher, in Relations artistiques entre les Pays-Bas et l’Italie à la Renaissance, Rome 1980, pp. 209217. PREVITALI 1983-1984 = G. PREVITALI, Alcune opere di Salvo d’Antonio da ritrovare, in Studi in onore di Luigi Grassi, «Prospettiva», 33-36, 19831984, pp. 124-134. SCALFARI 1981 = E. SCALFARI, Tutto un mondo firmato Antonello, in «la Repubblica», 22 ottobre 1981. PREVITALI 1988A = G. PREVITALI, Presenze fiamminghe nel Mezzogiorno: Ettore Cruz e Hendrick de Clerk, in La cultura degli arazzi fiamminghi di Marsala tra Fiandre, Spagna e Italia, atti del convegno (Marsala, Auditorium di S. Cecilia, 7-9 luglio 1986), a cura di M.G. Aurigemma e M. Azzarello, Palermo1988, pp. 73-76. PREVITALI 1988B = G. PREVITALI, Un’aggiunta all’Alibrandi, in Scritti di storia dell’arte in onore di Raffaello Causa, Napoli 1988, pp. 119-122. PREVITALI 1989 = G. PREVITALI, La fortuna dei primitivi dal Vasari ai neoclassici, seconda edizione riveduta e ampliata con nota introduttiva di Enrico Castelnuovo, Torino 1989. PREVITALI 1991 = G. PREVITALI, La pittura a Napoli tra Cinquecento e Seicento, Napoli 1991. PREVITALI 1999 = G. PREVITALI, Recensioni, interventi, questioni di metodo. Scritti da quotidiani e periodici 1962-1988, a cura di R. Naldi e A. Zezza, Napoli 1999. SRICCHIA SANTORO 1986 = F. SRICCHIA SANTORO, Antonello e l’Europa, Milano 1986. Testi non a stampa PREVITALI 1972 = G. PREVITALI, La pittura del ’500 a Napoli e nell’Italia meridionale, dispense del corso tenuto presso la Facoltà di Magistero di Messina, dattiloscritto 1972.
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