_____ ilaria pezzin architetto ____ portfolio
dal cucchiaio alla cittĂ Ernesto Nathan Rogers, 1952
FILTRI D’INTIMITÀ.
Progetti per interventi sudamericani
tesi di laurea in collaborazione con Francesco Minervini relatori: A.Vaca Bononato, Buenos Aires. G.Carnevale, Venezia. e con il contributo speciale di Gilberto Corretti, Firenze. italiano/español
ABITARE ABITAR
Questo lavoro di tesi nasce dalla riflessione riguardo le esperienze progettuali svolte in Sudamerica. L’indagine è partita dalla comparazione di due realtà differenti, il tessuto urbano europeo e quello sudamericano, usati come punto di partenza per indagare criticamente, attraverso l’approccio progettuale europeo, la città e la società sudamericana. Il progetto nasce totalmente dal contesto in cui ci si trova? O deve essere in buona parte il frutto della mano originale del progettista? E quanto invece bisogna far risaltare di architettura vernacolare? E ancora, quanto, il progetto, deve riflettere la tipologia di uomo che vive quel contesto o che lo vivrà in futuro? La ricerca fatta in questa tesi si è sviluppata in un percorso teorico che ci ha permesso di tracciare le linee guida delle scelte che, precedentemente, ci avevano guidato in un certo tipo di progettazione e ci avevano portati a certi risultati. Este trabajo de tesis nase de la reflección sobre las experiencias de proyecton hechas en Sudamérica. La investigación surgió de la comparación de dos realidades diferentes, el tejido urbano europeo y el sudamericano, utilizados como punto de partida para investigar críticamente, mediante el enfoque conceptual europeo, la ciudad y la sociedad sudamericana. ¿El proyecto nace totalmente por el contexto en que se encuentra? ¿O debe ser en buena parte el fruto de la mano original del arquitecto? ¿Y cuanto, en cambio, hay que hacer destacarán de arquitectura vernácula? ¿ Y aún, cuanto, el proyecto, debe reflejar la tipología de hombre que vive ese contexto o que lo vivirá en el futuro? La investigación hecha en esta tesis se ha desarrollado en un recorrido teórico que nos permitió trazar las líneas guía de las opciones que, previamente, nos habían dirigido en un cierto tipo de diseño y nos habían llevado a ciertos resultados.
La pratica è fondamentata dalla teoria. Da queste domande capivamo infatti, che tematiche come uomo, città e società legate all’architettura, erano tutte varianti che si trovavano a far parte di un unico tema, l’abitare. Una delle risposte, risultato di tutte queste riflessioni, è stata la cosiddetta “architettura dei filtri”. Il filtro rappresenta un dispositivo architettonico che permette una connessione o una ri-connessione tra uomo e il proprio intorno; solo filtrando, l’architettura potrà riconnettersi con la propria città, irrigida dalla quadricola, e al proprio uomo, in costante movimento globale. Con piccoli interventi che fuidificano il tessuto urbano la disciplina dell’architettura si potrà riavvicinare alla società che la abita costituendo così un tessuto glo-cale, mediando tra la contemporaneità e la propria storia. Solo cosi si continuerà a mantenere la propria identità e quindi si continuerà ad abitare.
La práctica encuentra el fundamento en la teoría. De hecho por estas preguntas entendíamos que cuestiones como hombre, ciudades y empresas vinculadas arquitectura, eran todas variantes que se encontraban como partes de un único tema, el habitar. Una de las respuestas, resultado de todas estas reflexiones, fue la llamada “arquitectura de los filtros”. El filtro representa un dispositivo arquitectónico que permite una conexión o una re-conexión entre el hombre y su alrededor; sólo filtrando, su arquitectura podrá coneterse de vuelta con su ciudad, rigida por la cuadricula, y a su hombre, en constante movimiento global. Mediante pequeñas intervenciones que fuidifican el tejido urbano la disciplina arquitectura se puede acercar a la sociedad que la vive constituyendo así un tejido “glo-cal”, entre la contemporaneidad y la propia historia. Sólo así se seguirá manteniendo su propia identidad y por lo tanto se seguirá a habitar.
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“Credo che il punto più ricco dal quale potremmo partire per tentare di comprendere l’architettura è la stanza, la semplice stanza, vista come il principio dell’architettura.[...] Io ritengo che un progetto sia una società di stanze. Un vero progetto è quello in cui le stanze si parlano tra di loro. detto in altro modo: il progetto si potrebbe definirsi come una “struttura di spazi nella luce”. Louis I. Kahn, I love beginnins
LA STANZA
ABITARE DOMESTICO
L’architettura parla la stessa lingua del suo luogo. La sua architettura parla la stessa lingua dei suoi cittadini. Non esiste città senza società. Non esiste società senza la propria cultura. L’uomo ha bisogno di abitare. Il filosofo tedesco Martin Heiddeger che in Costruire,abitare e pensare, a metà del secolo scorso, indagando etimologicamente il verbo “abitare” ne trova l’origine nelle parole risiedere, permanere, essere preservato in pace, averne cura. L’uomo che abita “coltiva la sua terra, crea cultura. [...] Non abitiamo perché abbiamo costruito, ma costruiamo e abbiamo costruito nella misura in cui abitiamo, cioè, in quanto siamo coloro che abitano.”
GENIUS LOCI
“... La arquitectura no deriva de una suma de anchuras, longitudes y alturas de elementos constructivos que encierran el espacio, pero precisamente por su proprio vacío, del espacio encerrado, del espacio interior en el que los hombres marchan y viven…[…] El espacio interior, el espacio che…no se puede representar completamente de ninguna forma, que no puede ser entendido y vivido si no que por la experiencia directa, es el protagonista del hecho arquitectónico. Bruno Zevi, Saber ver la arquitectura INTERIORIDAD
interventi nel tessuto GLO-CALE
“No conozco mejor servicio que un arquitecto pueda ofrecer como profesional de lo de hacer evidente que cada edificio debe servir una institución de hombres, ya sea que se trate de gobernar, del habitar, del aprender, o de la salud o del tiempo libre.”
filtri
Louis I. Kahn, Talks with Students
ISTITUZIONE-COMUNITÀ
Crediamo che l’abitare di oggi necessiti di filtri fisici che si interpongano tra l’uomo e la città. L’individuo ha bisogno di ritrovare se stesso attraverso un’esperienza fisica che sottenda l’esperienza del tempo; si deve trovare il tempo per avvicinarsi all’incommensurabile. Una maniera per arrivare a conquistare la propria interiorità. La nostra proposta si sviluppa sul tessuto della città sudamericana, o meglio, pampeana. Abbiamo riconosciuto la città stessa come un altro grande riferimento che ci conduceva nel progetto. È un progetto, questo, che riguarda tutte le scale urbane; residenze, istituzioni e spazi pubblici, proponendo uno sviluppo di spazio fisico. Il tessuto è tanto forte e compatto che ci invitava a lavorare, procedendo al contrario: aprendo l’interno della manzana, disarmando gli angoli, collegandoci con gli spazi vuoti. Filtriamo la città e filtriamo così anche noi stessi.
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FINAL Y PRINCIPIO, ROMPIENDO LA LINEALIDAD |
taller 2, UB Buenos Aires ABITARE LA CITTÀ
Prof.A.Vaca Bononato. Progettazione del dirupo (la barranca) di San Pedro, distretto di BsAs. Questo progetto è costituito da interventi che vogliono connettere il tessuto urbano della città al proprio bordo, costituito dal dirupo, che mette in contatto uomo e paesaggio. “Miradores” che si spingono verso l’orizzonte verde degli alberi e del rio Paranà. un progetto che non contempla il dettaglio costruttivo, quello che importa è l’esercizio. Ma allora di cosa si può parlare, di utopia o di realtà? “Lei sta sull’orizzonte. Mi avvicino di un paio di passi, lei si allontana di altrettanti. Per quanto cammini, non mi avvicinerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve a questo: a farci camminare.” Con queste parole lo scrittore sudamericano Eduardo Galeano spiega che ciò che importa in questo progetto è il processo, non tanto il risultato finale. Attraverso pezzi di altre architetture viene a galla la nostra indagine, un patchwork che al nostra mano risulta dare un ordine.
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Dualidad. Ciudad y territorio. Blanco y negro. Y u o. Contrariedad e igualdad. Buscamos lo dual e inlograble. Siempre. Reiteración y fragmentación de las partes como método de amalgama de las mismas. Fusión y fundición de las partes. Fragmentos. Rodolfo Kusch
ABITARE LA CITTÀ
fotomontaggi
plasticomontaggi
urbanomontaggi
L’ECOMUSEO DELLA GRANDE GUERRA | composizione
arch. e urbana, 2011, IUAV Venezia ABITARE IL TERRITORIO
Prof.A.Ferlenga. Teatri di guerra, trame di sguardi. Intervento di recupero della zona museale di monte Zebio, Altopiano di
sezione longitudinale
Il progetto avanzato nel Monte Zebio ha lo scopo di ridare valore ad un area trincerata della prima guerra mondiale così da creare un vero e proprio museo all’aperto. Esso prevede la collocazione di un edificio polifunzionale che comprende un percorso con annessi ambienti espositivo/didattici che aiutino a spiegare il luogo, una zona ristoro, una foresteria con parcheggio annesso e delle nuove stalle conspazi di vendita per prodotti locali. Il progetto si sviluppa secondo tre temi compositivi: 1-I propilei, ossia i due edifici che aprono e che chiudono l’intervento, costituiti dalla zona ristoro e dalle stalle. 2-L’infrastruttura territoriale, che consiste nel percorso ipogeo il quale ricorda l’idea di trincea in cui si scende e si incontrano il museo e le aree didattiche. 3-I frammenti, che rompono con l’andamento del percorso ipogeo, spaccandosi e risaltando con la loro lamiera rossa.
pianta scala 1:200
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plastico esplicativo scala 1:500
ABITARE IL TERRITORIO
i materiali
render finali, esterni ed interni
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altri progetti
RI-VIVERE IL BORDO | Workshop di progettazione urbanistica, 2010, IUAV Venezia
Prof. D.Longhi. Analisi e progetto per il recupero del bordo urbano della città di Bassano del Grappa. Questo corso intensivo di progettazione si è sviluppato in due parti: la prima settimana è stata dedicata all’analisi della città, mettendo in luce i punti forti e i nodi critici dell’area. Le successive due settimane sono state dedicate alla progettazione del limite fisico prospicente via dei Martiri, il bordo che si rivolge al monte grappa, sacro alla Patria. Tentando di frammentare per rendere più permeabile la zona, abbiamo costituito dei percorsi di risalita in tre punti precisi. Abbiamo poi ampliato il nuovo intervento costituendo dei terrazzamenti, un belvedere finale e bloccando la zona al traffico delle auto. Il progetto può essere quindi vissuto in maniera totale dai cittadini e dai turisti che ne hanno il completo utilizzo. nQuesto, non si costituisce come un intervento fine a se stesso, bensì in supporto ad un’altra area critica, quella riguardante il palazzo del cinema Astra, ormai in disuso da tempo. Riformare tutta l’area sarebbe, per la città, la sfida più grande di questo decennio.
DOPO IL RESTAURO | laboratorio di restauro, 2010,
IUAV Venezia
Prof. R.Codello. Analisi e progetto illuminotecnico del nuovo museo di Tadao Ando a Punta della Dogana, Venezia. Riprogettare la soluzione illuminotecnica di Tadao Ando. La sensazione avuta entrando nel museo era quella di una maestosità data dalla lunghezza e dall’altezza dell’edificio, un ambiente però un poco “sovrailluminato” nel quale le sorgenti luminose principali poste sopra le capriate in alcuni punti infastidivano l’occhio. Ovviamente questi corpi illuminanti (posti a 7 m da terra) risultano necessari ai fini di una buona lettura dell’opera, ma si può essere sicuri che il modo migliore per far scendere la luce sia questo? La mia proposta è stata quella di pensare ad un’illuminazione di tipo indiretto, con meno contrasti tra luci ed ombre. Il progetto si colloca per tutta la lunghezza del tesone, in alto tra le capriate, tra la catena e il puntone. Esso si compone di un canale principale ospitante l’impianto d’aerazione e quello elettrico, in alluminio verniciato a polvere. I corpi illuminanti principali distano da questo canale 46 cm, uno in corrispondenza di ogni capriata. Questi, rivolti verso l’alto, mandano il fascio luminoso dove incontrano il riflettore, una lamiera di acciaio anodizzato verniciato bianco. L’alluminio è stato il materiale applicato, per la sua leggerezza e duttilità, coefficiente di riflessione 75-87%, vs vetro riflettente(20-30%). Oltre a questo tipo di illuminazione, ne ho collocata un’altra sotto, mediante l’uso di due canalette, una per l’illuminazione lineare e l’altra per quella a spot.
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TRADURRE IL VUOTO | Architettura degli interni, 2010, IUAV Venezia
Prof. L.C.Palazzolo. Analisi della spazialità interna del museo di Arte Romana a Merida. Luigi Moretti scriveva: “i volumi interni hanno una concreta presenza di per se stessi, indipendentemente dalla figura e corporosità della materia che li rinserra, quasi che siano formati da una sostanza rarefatta priva di energie ma sensibilissima a riceverne.” Questa materia di cui parla Moretti viene, in questo corso, tradotta in gesso. Lo spazio interno di questo museo di Rafael Moneo viene trattato al contrario, in negativo, cosicchè gli spazi che nella realtà sono pieni, quali muri e coperture, vengono assunti come spazi vuoti e viceversa. Lo studio dell’edificio viene fatto attraverso il dispositivo spaziale, un plastico di sintesi che permette di capire i principi compositivi dell’opera. Questo museo si basava su un’idea di romanità dove la classica volta a botte romana veniva scomposta e sezionata in vari muri sequenziali che davano un ritmo, accogliendo ad ogni pausa la discesa di luce zenitale. Il vuoto che diventa pieno. L’edificio, composto ora solo dagli spazi interni, assume un aspetto totalmente diverso e, con esso, la percezione cambia. Tolto l’involucro, rimane la sostanza. “Lo spazio interno è, a volte, la ragione di nascimento della fabbrica; il seme, il simbolo più ricco dell’intera realtà architettonica”. Strutture e sequenze di spazi, L.Moretti, 1953.
“VOLTE SENZA MURI, MURI SENZA VOLTE”
IUAV CLUB HAUS, la piazza coperta | workshop,
2011, IUAV Venezia
Prof. G.Corretti. Progetto per l’area universitaria degli ex magazzini frigoriferi, Venezia. Nel “buco Miralles” di fianco al cotonicicio, sede dell’università IUAV nonchè area degli ex magazzini frigoriferi, viene proposto un intervento di risanamento con un’area adibita a servizi per gli studenti IUAV e Ca’ Foscari, di snodo e unione tra le due realtà. La grande struttura si compone di servizi fortemente necessari agli studenti e che tuttavia si trovano dislocati in zone lontane: bar, zona ristoro, copisteria e aula plastici. Esercizio veloce e ,se vogliamo un po’ ludico, questo workshop si poneva lo scopo di “pensare giocando”, una sorta di esercizio creativo allo stato puro. Quello che contava era il percorso, non tanto il risultato.
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non solo architettura
GRAFICA | DISEGNI | SCHIZZI
progetto grafico PIAZZALINERI flyers di laurea 2011-2014
portfolio 2011
i camini di Venezia 2009, china su carta
mani che colorano il mondo 2013, matita su carta
schizzo per tatuaggio 2013, matita su velina
not only photography 2005-2007, esercizi di disegno
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fine!