Assessorato all’Ambiente
[PHON D’AUTORE]
VIACOLVENTO Vittorio Veneto (TV) Museo dell’Arte Bambina, Torre dell’Orologio. 19 maggio – 3 giugno 2012
ARTISTI IN MOSTRA Gianantonio Abate, Salvatore Anelli, Maurizio Armellin, Angelo Barile, Corrado Bonomi, Carmine Calvanese, Gianni Cella, Giancarlo Costanzo, Giuliano Cotellessa, Ferruccio D’angelo, Matilde Domestico, Ernesto Jannini, Fernando Pignatiello, Leonardo Pivi, Manuel Quintiero, Leonardo Santoli, Gianfranco Sergio, Pg Slis, Valerio Tedeschi, Silvano Tessarollo, Vittorio Valente, Webster, Ampelio Zappalorto. Comitato organizzativo Spazio “Il Pettine” di Daniela Grava MAI Associazione Culturale Ideazione Michela Da Ros e Daniela Grava Coordinamento Carmine Calvanese Catalogo a cura di Edoardo Di Mauro Interviste in catalogo Daniele Capra Progetto grafico Alberto Ceschin - Lab’our Fotografie Gaetano De Rosa, Massimiliano Finotti, Valentina Martini, Aurelio Tushio Toscano In copertina: illustrazione di Arianna Pezzè © Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione anche parziale.
“La vita è un bidone” è stata una campagna ambientale dal titolo provocatorio che, qualche anno fa, ci ha permesso di iniziare a parlare di riciclo e riuso di materiali di scarto. Molte le iniziative che si sono succedute nel tempo, sia pubbliche che private, che testimoniano la crescita di consapevolezza dell’importanza del rispetto del nostro ambiente e delle nostre tasche oltreché del decoro della nostra bellissima città. La mostra qui illustrata nasce proprio da questi presupposti e avvalora il messaggio che ogni cittadino può contribuire alla sostenibilità ambientale in modo diverso e personale. Oggi i protagonisti sono gli artisti, capaci di trasformare un oggetto d’uso quotidiano qual è l’asciugacapelli, il phon, in un’opera d’arte. Una rivisitazione sorprendente, originale, divertente che dice un’importante verità: la società necessariamente avanza anche dal punto di vista tecnologico con la conseguenza di creare sempre nuovi bisogni, nuovi oggetti, ma l’intelligenza umana permette di controllare tale crescita, governandola, non subendola. Grazie quindi a questi artisti che con il loro sapiente e originale lavoro lasciano un segno del loro genio dal forte significato simbolico: se la “vita è un bidone” da quel “bidone può nascere una nuova vita”!
Antonella Caldart Assessore alle Politiche Scolastiche e Ambientali
“Il Pettine” nasce nel 1991 come piccolo negozio di parrucchiera. Lì gestivo con entusiasmo l’attività, ma gli spazi erano troppo piccoli per coltivare parallelamente al lavoro una delle mie più grandi passioni: l’arte. Nel 2002 mi sposto in un negozio molto più grande in centro a Vittorio Veneto. “Il Pettine” diventa così salone di acconciatura e al contempo spazio espositivo. Dall’apertura ad oggi, a cadenza trimestrale, promuovo esposizioni di artisti, locali, nazionali e internazionali presentate con inaugurazioni movimentate, musica dal vivo e rinfreschi. Durante la settimana tra una piega e una tinta si può così godere dell’Arte. Collaborando e promuovendo, s’imparano a capire le tendenze e si condividono idee. Perché dunque non fondere il mio lavoro con un progetto artistico? Ecco che con l’aiuto della mia collaboratrice Michela, appassionata d’arte come me, nasce “Viacolvento”: abbiamo chiesto a una ventina di artisti di reinterpretare lo strumento per eccellenza del nostro lavoro: il phon. Un oggetto oggi così indispensabile che, anche se rotto, non deve esser pensato immediatamente come rifiuto, ma può essere rivisto dagli occhi e dalle mani dell’artista. In un ambiente come il mio, dove i materiali da riciclo sono tanti, non sarà così difficile far nascere idee per nuove mostre, così come non mancherà mai lo spazio dentro queste pareti per la nostra amata Arte. Daniela Grava Spazio “Il Pettine” L’originalità e la fantasia rappresentata da Daniela Grava all’interno del mondo artigiano vittoriese ha sempre meritato l’attenzione ed il sostegno di Confartigianato Vittorio Veneto. Il desiderio di inserire un’attività classicamente artigiana come quella dell’acconciatore in un contesto non solo bello ma anche artisticamente orientato, fa del salone di Daniela un insieme che solo per questo merita di essere visitato. Ciò nonostante, se tutto si concludesse in un “salone originale” lo si potrebbe classificare come una semplice impostazione personale dell’attività professionale. La marcia in più di Daniela è il suo voler uscire dal concetto di salone: è la galleria d’arte. È l’esigenza di essere parte attiva nel contesto culturale cittadino sostenendo lei, giovane imprenditrice, gli allievi dell’Istituto d’Arte di Vittorio Veneto e, come la mostra d’arte “Viacolvento”, dettando temi di sviluppo ad artisti affermati. È l’artigiano che trova nuove formule per continuare ad essere, come è sempre stato, parte attiva e viva della propria comunità. È il motivo per cui, accanto a Daniela, c’è sempre la sua Associazione. Enrico Maset Presidente Confartigianato Vittorio Veneto
Antonio Tonon Segretario Confartigianato Vittorio Veneto
VIACOLVENTO A cura di Edoardo Di Mauro
Ho accolto con entusiasmo la proposta di presentare questa rassegna, significativamente ed ironicamente intitolata “Viacolvento”. Questo per l’originalità del tema e la qualità degli artisti invitati, che permettono di approfondire tematiche legate alla scena attuale, pur con uno spirito di divertissement che non guasta in un panorama che ormai vive prevalentemente di gossip e polemiche, prendendosi troppo sul serio e perdendo di vista l’obiettivo primario, che dovrebbe essere un’analisi rigorosa ed anticonformista dell’esistente. Spero poi che questa iniziativa, voluta dall’Associazione Mai e da “Il Pettine” di Daniela Grava, e che si avvale della preziosa collaborazione di Daniele Capra e del patrocinio dell’Assessore alle Politiche Ambientali Antonella Caldart, possa segnare una continuativa ripresa dell’intervento pubblico in sostegno dell’arte contemporanea a Vittorio Veneto, dopo gli importanti episodi degli anni Zero che mi hanno visto direttamente coinvolto, cioè “Symposium Sculpturae”, “Raccolta differenziata”, e “Corpi Rituali”. Da un punto di vista artistico, oltre alla ennesima constatazione di quel clima di estetica diffusa che caratterizza questa fase storica, e permette all’arte di inserirsi e dialogare con la scena urbana e con ambiti per lei inediti ed insoliti, questo progetto consente di porre in essere considerazioni sul rapporto attualmente intercorrente tra l’ambito delle arti visive e l’oggetto, con immediato riferimento a quello, per molti aspetti collegato, pur nella diversità dell’approccio mentale, del design e dell’ universo delle cosiddette “arti applicate”, in questo caso simboleggiato dall’intervento degli artisti su di un oggetto di pratico uso come il phon per capelli, non a caso utilizzato nei saloni di estetica, e varrà la pena ricordare come l’etimologia di questo termine, coniato dal filosofo Baumgarten nel 1750, si riferisce proprio alla rete delle sensazioni , quindi anche alla cura del proprio corpo. Un approccio generato dalla medesima nascita in seno all’estesa categoria dell’artigianato, della “technè” intesa, nell’etimologia antica del termine, come concretizzazione oggettiva dei procedimenti mentali, connubio tra cultura “alta”, ideale e simbolica, e sua applicazione materiale, sinergia a lungo ignorata, ma ormai pienamente compresa nel clima della post modernità. Gli artisti invitati hanno saputo contaminare, con il loro intervento “primario”, la nudità “secondaria” del phon, aggiungendo un altro piccolo ma significativo capitolo al complesso rapporto che lega l’arte al repertorio oggettuale, in mutati modi e maniere, dalla fase delle avanguardie storiche a quella della post modernità, quello che vede nel design, e comunque in una pratica in grado di relazionare estetica e funzionalismo, l’interlocutore privilegiato. Un percorso che fa del rapporto con la società dei fruitori, che si vuole sempre più allargata, la sua ragion d’essere. Dall’intuizione di Walter Benjamin sull’ “opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, alle utopie del “Bauhaus Immaginista” , fino al mixed – media del New Dada e del Nuovo Realismo, ed all’uso di nuovi materiali e dell’oggetto della Pop Art
internazionale, che conobbe sviluppi estremamente interessanti proprio in Italia. Per giungere poi alle esperienze della post modernità, che con vari spunti, digressioni, fughe in avanti e repentini balzi all’indietro, caratterizzano le vicende degli ultimi trent’ anni. Negli anni’80, in Italia, assistiamo ad un rapporto dell’arte con le nuove tecnologie ed i feticci mediali che iniziano a dilagare sempre più invasivamente nel territorio urbano. In un clima post ideologico e di rivalutazione dell’individualismo e degli aspetti esteticamente godibili dell’esistenza, gli artisti adottano un nuovo soggettivismo come criterio di osservazione del sociale, mentre i designer, compresi numerosi esponenti già storicizzati, paiono rincorrerli e, talvolta, superarli, nell’adozione di coefficienti sempre più alti di decorazione e di inventività nella produzione di oggetti che tendono a perdere il loro funzionalismo seriale per penetrare nel territorio della singolarità artistica. Nel decennio successivo verifichiamo una volontaria regressione dell’arte nei territori della smaterializzazione concettuale, dove gli oggetti, pur sempre presenti, vengono scomposti nei loro elementi base, per svelarne i meccanismi di produzione mentale, e dove il design riscopre il minimalismo progettuale e l’importanza della funzione pratica. Nei primi anni di questo nuovo millennio le carte si rimescolano nuovamente, riavvicinando, per taluni aspetti ed in presenza di quello che è un’enorme ampliamento dell’offerta creativa a tutti i livelli, le arti ad un clima simile a quello degli anni ’80, con gli artisti intenti ad esplorare la dimensione ludica ed innocente del gioco e dell’immaginario infantile, e quella di una rinnovata artigianalità del fare artistico, ispirazioni che paiono trovare precisa rispondenza nei territori delle creatività applicate. Gli artisti di “Viacolvento” rappresentano uno spaccato esemplare degli ultimi trent’anni in Italia, dalle esperienze oggettuali del Nuovo Futurismo alla post-transavanguardia, dall’arte relazionale e partecipata al concettualismo ironico, dalla fotografia alle più recenti esperienze del surrealism pop e della street art, queste ultime in grado di rappresentare con fresca inventiva il contraddittorio e sospeso scenario attuale. Gianantonio Abate è un esponente di spicco del Nuovo Futurismo, ed ha in questi anni perseguito con coerenza una ricerca centrata sul rapporto tra nuovi materiali sintetici ed ambiente, gettando uno sguardo nella complessità della comunicazione contemporanea, Salvatore Anelli analizza la contemporaneità con sguardo trasversale, ricorrendo al vasto e stratificato repertorio fornitogli dalla memoria e dal linguaggio, Maurizio Armellin ha da sempre centrato la sua ricerca sulla sperimentazione della pittura digitale e sullo sconfinamento dell’arte dai suoi recinti abituali, Angelo Barile realizza raffinate icone neo pop, velate da un senso di ironico e disincantato mistero in grado di attrarre quasi ipnoticamente lo spettatore, Corrado Bonomi è un sapiente giocoliere dell’arte, in grado di stupire e stimolare chi fruisce la sua opera con arguzie linguistiche ed originali installazioni, su di una linea simile si muove Carmine Calvanese, con una maggiore concentrazione verso il recupero di forme scultoree ispirate alla tradizione dell’avanguardia, integrate da una attenzione originale a forme decorative mediane tra il recupero di archetipi premoderni e lo sguardo rivolto al futuro, Gianni Cella, al pari di Abate, è tra i più significativi protagonisti dell’ondata neo oggettuale
della metà degli anni Ottanta, da lui rappresentata con la creazione di una lunga serie di ironici idoli della post modernità, Giancarlo Costanzo è un artista di consolidata esperienza, artefice di una pittura dove si abbinano retaggi della sua formazione costruttivista con il recupero dell’esperienza pop più legata alla figurazione, Giuliano Cotellessa recupera il retaggio della tradizione organicista e biomorfica dell’astrazione novecentesca per spingerla nella dimensione del presente, con un’attenzione marcata al ritmo della composizione, che si ispira con evidenza a quello musicale, Ferruccio D’Angelo è un autore da sempre in grado di esprimersi su più binari espressivi, installazione post-minimale, pittura e fotografia costituiscono il suo patrimonio creativo, in Matilde Domestico l’aggancio con la poetica dell’oggetto è palese, l’artista ha da sempre concentrato la sua attenzione su un oggetto quotidiano come la tazza, con cui ha dato vita ad una infinità di assemblaggi, Ernesto Jannini ha sempre unito riflessione concettuale ed ironia per cimentarsi con le tematiche dell’oggi tramite la pittura e l’installazione, quest’ultima caratterizzata dall’impiego di materiali plastici e di recupero, in una sorta di “archeologia del presente”, Fernando Pignatiello, come egli stesso tiene a ribadire, è un creatore di immagini, oggetti e piccole sculture, con le quali ha reso concreta la sua attenzione alle dinamiche didattiche e partecipative dell’arte, Leonado Pivi è un autore dotato di grande padronanza tecnica nell’impiego di materiali anche ostici come il mosaico ed il marmo, e pone la sua inventiva al servizio dell’analisi dell’attualità, anche di quella più difficile da affrontare, Manuel Quintiero indirizza la sua carica creativa in direzione di un’arte dall’impatto diretto, attenta alle dinamiche socio-politiche del contemporaneo, Leonardo Santoli da anni, con coerenza, realizza opere dove riesce ad armonizzare una figurazione dal sapore neopop con una volumetria complessiva di matrice astratto-decorativa, Gianfranco Sergio nella sua recente e fortunata serie di lavori pittorici, coniuga elementi provenienti dall’immaginario dell’illustrazione con l’iconografia del secondo Futurismo, per giungere ad un esito in grado di raffigurare una sorta di evocazione della contemporaneità, Pg Slis, si esprime con una pittura di forte espressività dove da corpo ad inquietanti visioni metropolitane, Valerio Tedeschi crea col marmo installazioni di grande qualità, impatto visivo ed agilità relativamente all’impatto ambientale, alleggerendo con maestria un materiale di suo duro e massiccio, Silvano Tessarollo persegue da sempre un rinnovamento del linguaggio della scultura, tramite una ricerca coerente relativamente all’impiego di nuovi materiali ed al supporto che la tecnologia può fornire alla creatività artistica per la realizzazione di esperienze formali inedite, Vittorio Valente adopera un materiale duttile come il silicone, con cui si esprime su di una dimensione sia parietale che ambientale, ed uno stile che si ispira al microcosmo cellulare ed alle sue forme che, pur “artistiche” ed eleganti, costituiscono in realtà un monito ed una minaccia, con Webster abbiamo un’espressività che, adoperando le risorse della grafica e della pittura digitale, si avventura in direzione di un’estetica diffusa, Ampelio Zappalorto ha, nel corso della sua carriera, adoperato diverse tecniche e modalità per esprimere valori imperituri dell’arte e non solo, come lo sdoppiamento dell’io, il senso del limite, il rapporto con il materiale, coniugando i miti del passato all’estetica del presente.
Paesaggio Colori olio e acrilico, cm 22x22x9, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
Gianantonio Abate
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Sorridiamo per ben altro di ciò che avviene oggi in arte! Un phon o un altro oggetto di uso quotidiano può stimolare la creatività. Da Bosch a Bruegel, da Paolo Uccello a Chaplin, l’arte ha sempre fatto ridere e sorridere. E così è sempre stato anche per me. Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Mah, non mi pare proprio che l’arte contemporanea sia davvero seria. Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Farei un giro nel Millequattrocento.
Gianantonio Abate è nato a Como, vive e lavora a Saronno (VA) gianartista@gmail.com
Fonopoema Catrame, oro, pigmenti e collage, cm 24x23, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
Salvatore Anelli
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Sorridiamo per ben altro di ciò che avviene oggi in arte! Un phon o un altro oggetto di uso quotidiano può stimolare la creatività. L’uso del ready made di Duchamp ci ha mostrato come l’oggetto oggi si presti a nuovi approcci visivi per aprire lo sguardo a un nuovo mistero, in cui l’oltre è il punto di arrivo. Pensare che il proprio lavoro possa far riflettere sulle vicissitudini del mondo e possa comunicare disagi – anche attraverso modalità autoironiche – dà senza dubbio un valore aggiunto alle opere! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Ormai è un fatto quasi scontato: l’arte quanto più è seriosa tanto più diventa noiosa agli occhi della gente. L’imprevisto accade però ancora: un fatto meraviglioso desta stupore. L’arte è come lo stupore che provò Mosè quando gli apparve l’angelo del Signore in mezzo a un roveto che non bruciava. Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Se l’avessi continuerei, mio malgrado, a fare le stesse cose e con lo stesso impegno con cui ho dato vita alla mia ricerca, con in più il fermo intento di uscire dal frastuono e dall’incomprensione del momento. Vorrei in maniera più pacata verificare con me stesso e con gli altri il mio operato. Come ricordava Eraclito: «per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell’anima: così profondo è il suo logos».
Salvatore Anelli è nato a Comiso (RG) nel 1951, vive e opera a Rende (CS). www.salvatoreanelli.it
Flower in Fon Vernice spray, pennarello acrilico, anthurium, cm40x20x7, 2012
Maurizio Armellin
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Trovo divertente l’idea di intervenire sull’oggetto, un modo come un altro per aggiungere valore e colore allo stesso, a tutto ciò di cui parliamo e che quotidianamente utilizziamo. Si tratta di ridar vita a qualcosa, di rigenerarlo, porlo all’attenzione in un nuovo contesto, sotto una nuova veste, a seconda dell’interpretazione dell’autore. Ironicamente parlare è rendersi amico dell’oggetto prescelto. Sorridere è così provar piacere, divertirsi e giocare con l’oggetto in una realtà che ritengo spenta e grigia, dove forse mancano un po’ l’ironia ed il colore che aiuterebbero di sicuro a sorridere di più… Per dirla con Guglielmo Achille Cavellini e Tommaso Binga, ironicamente si può essere graffianti, come in una vignetta satirica, ma anche autocelebrativi! Mi ritengo ironico, e credo che coloro che conoscano il mio lavoro abbiano già avuto modo di vedere e degustare… Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Non voglio fare nomi, ma noto spesso che l’arte contemporanea è manifestazione di tristezza e di furbizia, a volte scontata. Credo invece che la semplicità aiuti maggiormente nella comprensione e nella lettura della realtà. Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Polvere di stelle!
Maurizio Armellin è nato nel 1960 a Vittorio Veneto dove vive e lavora. maurizio.armellin@alice.it - www.armellinmaurizio.blogspot.com
Fon in Plexiglas Acrilico, cm60x90x40, 2012
Angelo Barile
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Io respiro e mi nutro d’ironia! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? No, credo assolutamente il contrario. Ci sono troppi artisti e galleristi poco seri… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Acquisterei una navicella spaziale!
Angelo Barile è nato a Torino nel 1960. angelo@angelobarile.it
Fatina Fatata Fatale Phon, figura dipinta, cotone sintetico, cm 30x30x30, 2012 (Foto: M. Finotti)
Corrado Bonomi
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Questa domanda non può essere rivolta a me! Da sempre frequento i luoghi dell’ironia. Anzi, ad essere precisi, dell’autoironia, che è pratica necessaria e salutare… Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Più che seria, seriosa. Se la serietà non è una cosa così negativa, la seriosità invece è sintomo di autoreferenzialità: ci parliamo tra di noi perché solo noi siamo in grado di capirci. Questa è la grande scusa dietro a cui si nasconde l’atteggiamento snob, ignorante e supponente (vedi l’associazione Acacia) che caratterizza l’arte contemporanea italiana. Una lobby che seleziona benestanti ignoranti per vendere loro opere di scarsa qualità. Li fanno sentire speciali così poi li fregano meglio! Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Farei sparire il mercato e i mercanti, galleristi non ne vedo. Poi ogni città con più di trentamila abitanti dovrebbe avere il suo piccolo museo di arte contemporanea, così da accendere un dibattito vero, non come avviene ora, in cui il potere è in mano a pochi musei pilotati dai soliti noti.
Corrado Bonomi è nato a Novara il 20 Marzo del 1956. ginopino12345@libero.it
Salivetto PVC Sagomato, catarifrangente, foto, m 4x1,30x1, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
Carmine Calvanese
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Se l’idea di fare un’opera con un phon dovesse far sorridere, mi verrebbe da pensare che si dovrebbe fare allo stesso modo su tante opere realizzate su tazzine da caffè, su automobili… Recentemente a Milano ho visto un lavoro di Mimmo Paladino su un piccolo aereo! Comunque sia, lavorare su un oggetto di propria iniziativa o su committenza, dai tempi in cui nasce il ready made ad oggi, è sempre stata una sfida stimolante per l’artista! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Di banalità e falsa serietà ne siamo sommersi. L’ultima Biennale è stato un esempio per tutti: finché ci saranno santi protettori, finché ci saranno falsi illuminati, finché ci saranno coloro che dicono che l’80% deve essere dedicato alle pubbliche relazioni e solo il 20% dedicarsi all’arte, sarà opportuno prendersi le dovute distanze. Ho l’impressione che le persone del mondo dell’arte siano smarrite, dato che hanno in testa di perseguire solo affari ed interessi personali. Il sistema oggi è molto malato e vive all’insegna dell’opportunismo! Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Mi verrebbe da dire: andrei su un altro pianeta! Ho la sensazione che manchi poco che qualcuno dica: si salvi chi può! La nostra terra è culturalmente e biologicamente troppo inquinata. Per sopravvivere conosco due ingredienti, uno dei quali non voglio svelare. L’altro è sognare, e mi aiuta a ricercare l’opera che ancora mi entusiasma, la novità che ancora mi fa sorprendere!
Carmine Calvanese è nato a Salerno nel 1956, vive e lavora a Vittorio Veneto (TV). carminecalvanese@libero.it
l vento dell’est Smalto poliuretanico, cm24x20x7, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
Gianni Cella
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? La questione fondamentale prima di tutto per un artista è la sincerità che deve essere la base dei processi creativi, l’ironia viene di conseguenza. Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Non mi sembra… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Vorrei che l’impegno che metto nel mio lavoro e nelle scelte che faccio, fosse direttamente proporzionale all’impegno dei galleristi e dei critici!
Gianni Cella è nato a Pavia nel 1953, dove vive e lavora. www.arte2000.net
Aria Mediterranea a 1/2 fon c/tassa governativa Phon applicato su cartello pubblicitario riciclato, cm 70x40, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
Giancarlo Costanzo
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Assolutamente no. Ogni cosa, un phon, una ruota di bicicletta, un’unghia che cade, tutto può essere arte… Basta avere fantasia per interpretare e ispirazione per creare. L’arte è un’attività umana che – attraverso l’ingegno, l’intelletto, la cultura, la sensibilità ed il buon gusto – tende a rappresentare il bello o anche il troppo brutto. La cosa fondamentale è che colpisca i nostri sensi. L’ironia trova posto in tutto questo. Io stesso sono ironico in molti miei lavori! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Non saprei come interpretare «troppo seria» parlando di arte. L’arte è arte. Importante che sia vera, profonda, piena di sentimento. Essere «seria» da sempre è stata prerogativa dell’arte, già dai tempi dei graffiti nelle grotte preistoriche. Pertanto, escluderei il «troppo» per lasciare solo «seria», anche al giorno d’oggi. Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Unificherei le razze in un unico grande popolo dedito alla pace, alla serenità, all’armonia dello spirito. Così ciò che è di ognuno può essere di tutti e ciò che di tutti è di ognuno. La terra sarebbe una vera, grande e unica opera d’arte. Ahimè, resta solo una grande e unica utopia.
Giancarlo Costanzo è nato a Pescara nel 1949. gio.costanzo@tiscalinet.it
Labrys 3 colori olio e alchidico, cm24x20x7, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
Giuliano Cotelessa
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Personalmente non credo che un phon interpretato come opera d’arte possa far sorridere. Anzi credo che sia piuttosto nella norma. L’arte ci ha abituato a tutto e al contrario di tutto, dalla merda in scatola di Manzoni all’orinatoio di Duchamp, all’arte programmata, giocosa e ludica di Munari. Penso che l’ironia sia una parte fondamentale dell’arte contemporanea come ci hanno dimostrato i futuristi (secondo futurismo) con Fortunato Depero. Un movimento che nell’arte italiana ha avuto molti proseliti (Ugo Nespolo, Aldo Mondino per arrivare ai Nuovi nuovi di Renato Barilli, in modo particolare con i Plumkake e i Nuovi Futuristi). Il mio lavoro nei primi anni della mia carriera era molto ludico e giocoso. Sprizzava fantasia e ironia da ogni poro, nel solco del postmoderno. Penso che ironia, gioco e lucidità’ siano fondamentali nel mio lavoro! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Credo che nell’arte di oggi sia possibile tutto e si possa far tutto senza creare scontenti o problemi di sorta. Quindi non credo che l’arte di oggi sia troppo seria. Anzi io mi diverto molto, sia come artista, che, nelle mostre, come fruitore. Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Ho un sogno da realizzare: vorrei partecipare con una sala alla Biennale di Venezia accompagnato dall’orchestra Roma Sinfonietta diretta dal compositore Ennio Morricone (che ha scritto un saggio critico sulla mia pittura presente nel volume Impact form la generazione del segno). Vorrei dipingere, in estasi sulle celebri note del premio Oscar, realizzando una sorta di performance mescolando pittura e musica. Mi immagino di arrivare alla Biennale in gondola insieme a Morricone, mentre suona con un ensemble le note di C’era una volta in America… Giuliano Cotellessa è nato il 1° novembre 1962 a Pescara dove vive e lavora. cotellessagiuliano006@gmail.com
Vento di primavera Tecnica mista, cm 50x70, data 2012
Ferruccio D’Angelo
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Penso che un artista debba poter accendere sempre la sua immaginazione e creare quel mondo che è proprio del bambino che gli è rimasto dentro. L’idea di poter realizzare un’opera con un phon mi diverte molto! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Più che l’arte, trovo che gli artisti siano diventati troppo seri, al punto che – in alcune inaugurazioni – sono tutti tristemente vestiti di nero, come ad un funerale. In effetti bisogna mettersi la divisa per il momento solenne e piangere il morto… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Farei sparire dalla faccia della terra tutta l’immondizia, l’inquinamento che sta uccidendo ogni cosa. Darei pace alla terra, all’aria, ai fiori, ai fiumi e ai pesci. Da bambino qual sono, mi rendo conto che un uomo non basta a cambiare il mondo e allora meglio continuare a giocare con l’arte!
Ferruccio D’Angelo è nato a Civita (Cosenza). ferrucciodangelo@libero.it
ElettroDomestico Phon, ceramica, stampa fotografica, cm 30x29x9, 2012 (Foto: V. Martini)
Matilde Domestico
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Quando Carmine Calvanese mi ha invitato a partecipare a questa mostra effettivamente mi è venuto da sorridere: gli oggetti costituiscono la materia prima del mio lavoro. Come potevo non essere felice di avere la possibilità di intervenire su un oggetto di uso Domestico? L’ironia è quasi sempre presente nelle mie opere e installazioni: è un modo di esprimere e vedere la realtà. L’humor permette infatti di raggiungere le parti più profonde della dimensione umana, e permette di rappresentare tanti aspetti della nostra quotidianità attraverso una sorta di filtro: grazie all’ironia è così possibile inventare un alfabeto personale, sia linguistico che figurativo. Anche in questo caso ho utilizzato il mio cognome che ormai da tempo mi accompagna nella scelta dei titoli, come ad esempio nella serie Ambiente Domestico, iniziata nel 2006 e tuttora in corso. Il fon usato nella mostra ospita sulla sua superficie un mio (auto)ritratto fotografico, ovviamente umoristico, che mostra cosa succederebbe se mettessi due dita nella presa elettrica! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? L’arte parla di noi, della nostra storia, vita, emozioni, sentimenti e dunque è seria. Ogni artista sceglie poi liberamente quale linguaggio utilizzare per esprimersi, ed è lecito avere questa possibilità. Credo che ci siano persone che in molti casi si prendano troppo sul serio, non dando sempre il giusto peso alle cose, ai fatti. L’incapacità di sorridere è una grande carenza, un’occasione persa… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? La BacchetTazza!
Matilde Domestico vive e lavora a Torino. posta@matildedomestico.com
Viacolvento Materiali vari, cm 46,5x27,5x25, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
Ernesto Jannini* L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Il sorriso è una forma di elevazione spirituale. Mi piace pensare che il sorriso sia stato, agli albori dell’evoluzione, una delle prime forme d’interattività creativa. La pratica di far rientrare un oggetto in un contesto linguistico ha ormai più di cento anni, e ciò è sia un bene che un male: intendo dire che la questione è come dare nuova linfa a questo procedimento che, è inutile nasconderlo, da troppo tempo presenta i suoi acciacchi. Il punto è quello d’immettere correnti di aria fresca negli spostamenti semantici: cioè far circolare nel mondo dell’arte, entità estetiche che presentino una necessità trascendentale; come il sorriso, di cui si parlava. Poi penso che l’ironia, anche mio malgrado, sarà sempre presente nei miei lavori: è la mano invisibile che solleva il velo di Maya! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Magari! Vedo in giro un sacco di vaccate. Gli artisti buoni ci sono. Il motivo è che non ci sono più pettini, sistemi di filtraggio seri. Bisognerebbe chiederne qualcuno speciale a Daniela Grava, titolare dell’omonimo spazio che è lo sponsor di questa mostra! Battuta a parte, voglio dire che la serietà è la linfa vitale dell’arte. Ma l’arte è diventata troppo seria? In realtà stiamo parlando di una storia vecchia. Quando, nel 1971, Hans Haacke denuncia, o se vogliamo, crea attenzione sul legame tra la speculazione edilizia e i sostenitori del Guggenheim Museum, e quindi l’incompatibilità con la mission dello stesso, che dovrebbe garantire il valore dell’estetica, Thomas Messer, il direttore di allora, gli blocca la mostra… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Farei opera di bonifica! Toglierei il novantacinque per cento delle sculture che infestano le piazze del mondo e, cosa più importante, riporterei in vita la biodiversità estinta. Darei degna sepoltura alle mucche, agli squali, alle farfalle usate da Damien Hirst, agli scheletri e ai cavalli di Cattelan, agli scarabei di Jan Fabre. Poi inizierei la mia opera, che sfrutta la luce del sole, e non è inquinante, da collocare esattamente tra la Terra e la Luna e visibile a distanza. Ma in sostanza toglierei, restituirei, riparerei: farei un lavoro in levare, e non in battere, forse perché a me piace il jazz!
Ernesto Jannini vive e lavora a Milano. ernestojannini@gmail.com * NDR: per motivi di spazio il contenuto dell’intervista è stato sottoposto ad editing che ha enucleato le risposte espresse dall’artista.
Cerbottana Acciaio,alluminio, legno di faggio e noce canaletto, cm50x70x15, 2012
Fernando Pignatiello
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Manipolo la materia per trovare idee. Cerco la forma costruendola con altre parti discrete. Cerco di plasmare un’altra totalità, così da meravigliare il mio sguardo. Il caso, seppure accade, non pervade, non sussiste, pertanto non esiste. L’ironia mi serve: per sorprendere, per disarmare e liberare scariche emotive, per innescare il dubbio, per sovvertire le false certezze e la finzione, per l’autenticità e bla bla bla… E non ultimo, l’ironia mi serve per non prendermi seriamente! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? È stato accertato che i manufatti artistici sono beni preziosi, per il mondo della finanza e dei delinquenti! Lo confermano gli strozzini della politica, come l’opportunismo furtivo dei mercanti. Non è una novità oggi giorno: la mobilitazione dei media e il consenso del pubblico coincidono con il mito estetico d’altri tempi. Spesso la merce è il desiderio, i mille volti dell’io artista un accessorio, l’individuo uomo è l’aneddoto, l’evento è grande a dirlo è il ronzio del televisore! Infatti, e non da adesso, si continua a verificare che l’interesse della gente per l’arte contemporanea è inesistente. Sempre più frequentemente gli osservatori, i collezionisti e le fondazioni arroccano le proprie attività, cooptando le scelte dei soliti noti, le solite alleanze e la convenienza dei numeri. Da quando un quadro messo all’asta è diventato l’icona di massimo valore, anche Cezanne, nella tomba non si dà pace: vuole la sua parte! Certamente il Maestro mi perdonerà, ma trovo I giocatori un’aderente metafora, per definire un certo sistema coatto dell’arte, nel senso dell’azzardo. E il talento dell’artista? Sempre di più scoraggiato e disperso: rincorre gli ultimi sesterzi. È plausibile, è serio questo? Nonostante tutto. Quello che resta è lei: la bellezza! Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? La regalerei. Agli uomini che continuano impunemente ad offendere la natura della terra. In modo da trasformare le proprie parti intime in ranocchie, cardi spinosi, sagome di rinoceronti neri estinti! Fernando Pignatiello è nato a Lacedonia in Irpinia d’Oriente. Vive in Lombardia. pigna.f@virgilio.it
Che barba Scultura polimeterica, cm 35x40x35, 2011/2012
Leonardo Pivi
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? L’idea di utilizzare un phon sinceramente non mi ha reso entusiasta in principio: non amo lavorare sugli oggetti pescati da un immaginario non mio, e se questi non hanno un senso in quello che sto facendo è difficile che scatti l’empatia. Non è sempre facile cioè stare al gioco ed essere entusiasti. Ma comunque ho cercato di servirmi di questo asciugacapelli come se si trattasse di un accessorio necessario, concepito come un componente che diverrà parte integrante dell’opera. Mi capita spesso di utilizzare cose e oggetti recuperati, riciclati, rivitalizzati, elementi di natura simbolica, intesi come strumenti utili a raccontare esteticamente, a dare un senso all’opera. L’ironia è poi un elemento che spesso ho utilizzato, ma non sempre vorrei essere letto in chiave ironica. La scultura per la mostra sarà tragicomica! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Mi spiace deluderti, ma penso esattamente il contrario. Trovo poco serio il lavoro di tanti artisti e critici molto in auge sostenuti e blasonati dallo star system, impegnati nel sostenere e difendere a spada tratta lavori quasi sempre banali, piatti, e superficiali. È un sistema ben taroccato dalla macchina mediatica, gestito dalla casta fatta da poche teste che muovono i fili dei burattini per interessi personali. il concettualismo è facile, non deve trarre in inganno, e spesso è poco serio perché ha favorito e celebrato la mediocrità di molti autodidatti passati di grado con estrema superficialità. Altro che arte seria, spero che sull’onda di questa crisi il vento cambi presto ed in meglio, ma ne dubito… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? L’artista ha la bacchetta magica per creare ciò che vuole, credo che tutti coloro che hanno la possibilità di costruire i pensieri con le mani debbano ritenersi molto fortunati. Inoltre ti ringrazio, perché con la tua domanda mi hai suggerito un’idea: realizzerò una bacchetta magica oggi stesso!
Leonardo Pivi è nato a Cesena (FO) nel 1965. leonardopivi@libero.it
Remembers piume nere e bianche su phon, polvere di porcellana, valigia in pelle vintage, abbigliamento, cm 90x30x80, 2012
Manuel Quintiero
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? No, non è un caso, io credo che in ogni opera debba esistere un sentimento reale che sia ironico, drammatico, o di rabbia . lavoro sfruttando la mia conoscenza per esprimere me stesso aldilà del sorridere o piangere. Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? L’arte dal mio punto di vista è un sentimento serio, e lo è sempre stato... Ma fare arte e autodefinirsi un artista non è facile, bisogna avere la forza di insistere! Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Nulla, è come se guardassi un film dove già conosco il finale. Potrei dire che vorrei togliere molte delle difficoltà del mondo in cui viviamo. D’altronde se è cosi che vanno le cose, è giusto che si lotti per far si che la situazione migliori. È bello vivere con le sorprese che le persone e la vita ti possono regalare… Se vuoi che un tuo desiderio si realizzi, basta crederci!
Manuel Quintiero è nato a Salerno nel 1985. Arak1cbe@hotmail.com
Pippo Tecnica mista e acrilico, cm24x20x7, 2012
Leonardo Santoli
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Il phon come utensile artistico abbinato al titolo della mostra è spiritoso e geniale: complimenti all’ideatore! E proprio il titolo ironico mi ha spinto ad accettare con entusiasmo di realizzare un phon. Le mie opere riflettono sogni e realtà e stati d’animo differenti: l’ironia può essere presente, anche se non sempre. Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? L’arte riflette inevitabilmente la società. E questa è una società tragi-comica! Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Utilizzerei i phon trasformati dagli artisti per far crescere capelli fluenti a tutti i calvi!
Leonardo Santoli è nato a Firenze il 1.1.1959. Vive tra Pelago (Fi), la Trappola di Monzuno, Cà Mondarca di Riola di Vergato e Bologna. leonardo.santoli@tin.it - www.leonardosantoli.it
Sorvolando il cielo mimetico Acrilico su plastica, cm24x23x7, 2012
Gianfranco Sergio
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Il recupero di un phon, che è oggetto di uso quotidiano, nel mio caso è accompagnato da un’ idea progettuale che tende a farlo rivivere nello spazio, dando vita a nuove microarmonie, in cui l’ironia risulta essere la cifra emblematica dell’arte! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Nel panorama attuale dell’arte, così complesso e variegato di stili e stilemi, non mancano gli artisti che hanno fatto dell’ironia, il perno della loro ricerca, il loro verbo… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Colorerei le grandi aree metropolitane, cominciando a recuperare le architetture industrial. Vorrei così dare l’opportunità agli artisti di esprimersi con la massima libertà di pensiero ed azione!
Gianfranco Sergio è nato a Rende (Cosenza) nel 1961, vive e lavora a Como. www.gianfrancosergio.com
Luftwaffe Scotch, cm 40x40x15, 2012 (Foto: Toscano - De Rosa)
PG Slis
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? L’ironia più che un’arma è l’ossigeno della relazione umana. È l’esternazione della coscienza e dell’accettazione dei limiti della propria umanità, perciò ritengo sia una cosa molto seria! Cerco di non farla mancare mai ne dentro ne fuori il mio lavoro. Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? L’arte non cambia Il suo carattere, quello che cambia riguarda principalmente le persone ed il sistema che pretendono di gestirla! E, tranne in qualche raro caso, è proprio in questo ambito che le cose si fanno spesso molto poco seriamente ma in modo conveniente… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Per prima cosa ne farei comparire una a testa. Poi farei sparire anche te :)
Pierluigi Slis è nato a Wuppertal (Germania) nel 1974. Vive e lavora a Revine Lago (TV). pigi@pigislis.com - www.pgslis.com
Difetto d’effetto Marmo, cm 25x20x17, 2012
Valerio Tedeschi
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Penso che ci sia confusione riguardo la definizione e la differenziazione tra ciò che è ironico e ciò che è goliardico. L’idea di fare un opera con un phon fa certamente sorridere! Ed è questo a mio parere il risultato raffinato che la potente arma dell’ironia deve raggiungere: un sorriso delicato e non una grassa risata! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Io credo che l’arte rispecchi e abbia sempre rispecchiato il presente. Ma penso che sia superfluo commentare il presente che stiamo vivendo. Quindi non trovo che l’arte sia diventata troppo seria. Al contrario sarebbe salutare ritornare ad esserlo. Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Vorrei essere più giovane, più bello, ricco e famoso!
Valerio Tedeschi (1958) vive e lavora a Mergozzo sul lago Maggiore. info@valeriotedeschi.com
Bel Cavéio Carta, cera, colori, fondotinta, filo, elastici, asciugacapelli, cm 40x45x130, 2012
Silvano Tessarollo
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Credo che l’ironia sia un buon condimento in un’opera d’arte! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? L’arte segue/insegue e qualche volta anticipa il suo tempo. Seria o non seria non è questo un problema… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? La spezzerei, troppo facile!
Silvano Tessarollo è nato a Bassano del Grappa (Vicenza) nel 1956. info@silvanotessarollo.it
Emergenza Silicone colorato e phon su tela, cm30x30x10, 2012
Vittorio Valente
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Credo che inserire un phon in un opera non faccia più sorridere nessuno. Chi si occupa di arte ha visto ormai produrre opere con oggetti di qualsiasi genere. Il problema è sempre quello di riuscire ad inserire l’oggetto nel contesto del proprio lavoro. L’ironia per me è molto importante ed è una costante all’interno delle mie opere, anche se in misura variabile. Ad esempio nel ciclo Guerrieri Silenziosi e Viaggio Allucinante giocavo ironicamente con il significato e il significante, invertivo i valori, mascherando bellezza con elementi ritenuti negativi, pericolosi… Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? Sì, spesso è troppo seria. A volte sembra esclusivamente una ripetizione del reale, senza fantasia e creatività. Preferisco gli artisti ironici, anche in modo irriverente. Forse bisognerebbe prendere spunto da Pulp Fiction, dove il regista Quentin Tarantino procede sul filo di un’ironia irriverente, dell’ umorismo nero, in una dialettica in cui buffonesco e tragico sono mischiati. In quel film c’è il confronto tra commedia e tragedia, segnato dalla grande ambiguità culturale, etica, politica… Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? Più che aggiungere delle cose, sicuramente ne eliminerei. Il bello è già presente nella nostra cultura, si tratta di identificarlo. Invece il potere in tutte le sue forme e le lobby che lo gestiscono in modo spesso prepotente, nel sistema dell’arte contemporanea e non solo, mi infastidisce molto. Di questo ne farei volentieri a meno!La terra sarebbe una vera, grande e unica opera d’arte. Ahimè, resta solo una grande e unica utopia.
Vittorio Valente è nato ad Asti nel 1954, si trasferisce con la famiglia a Genova nel 1957. vittorio.valente@fastwebnet.it
You are not in Disneyland anymore Tecnica mista, cm 238,5x98, 2012
Webster
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? In molte delle mie opere l’elemento sarcastico e umoristico è spesso un punto di partenza e un ingrediente fondamentale. Perciò l’utilizzo di un phon, come di un qualsiasi altro oggetto, non mi sconcerta, anzi. Il phon rappresenta per me solo un oggetto, un mezzo per comporre il messaggio. Mi fa sorridere invece la forma che voglio dare all’opera, il linguaggio e la cifra stilistica che la compongono… Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? No, non lo trovo affatto. L’arte è una cosa seria, se è arte. Sono però d’accordo con Goethe quando afferma che l’arte moderna è il commercio al mondo in cui è più facile entrare e tirarvi fuori qualche soldo! Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? La utilizzerei per innalzare il senso del bello e il ruolo stesso che l’arte dovrebbe avere nella vita di qualsiasi individuo. Sarebbe un modo per fare dell’arte un fattore connaturato alla vita di ogni persona!
Webster è nato a Conegliano (TV) nel 1974. websterinc.design@libero.it - www.websterstudio.it
Abano Materiali vari. dimensioni variabili, 2012.
Ampelio Zappalorto
L’idea di fare un’opera con un phon fa sorridere. È solo un caso o pensi che l’arma dell’ironia non debba mai mancare in un tuo lavoro? Un caso raro. L’ironia va dosata! Non trovi che al giorno d’oggi l’arte sia diventata un po’ troppo seria? l contrario. Vedo poca serietà nel contemporaneo, forse intendi quelle opere generate da Noia, Tedio e Uggia?4 Se avessi la bacchetta magica, cosa faresti? La possiedo già. Si chiama pennello!
Ampelio Zappalorto è nato a Vittorio Veneto, dal 1984 vive e lavora a Berlino e in Veneto. ampeliozappalorto@libero.it
Grazie a Carmine Calvanese Un grande uomo e artista; senza di lui non scriverei su questo catalogo. Grazie ad Andrea Maroelli per la sua grande professionalità. Grazie a tutti gli artisti che hanno partecipato con entusiasmo a questo progetto. Insegnandomi che tutto è possibile. Un grazie speciale va a Michela Da Ros e Arianna Pezzè. In questo progetto giorno dopo giorno mi hanno sostenuta, aiutata e continuano a farlo in tutte le mie “strampalate” idee. Grazie a Marco Dall’Antonia Un uomo instancabile; lo ringrazio per la sua viva collaborazione, per l’affetto e per la spinta dimostratami nel credere in me, nei miei percorsi nell’arte e nella vita. Grazie a Piero Da Roit Se avessi la bacchetta magica? La userei per trasformare in arte e musica tutto ciò che vedo.
Daniela
Ringrazio il Comune di Vittorio Veneto e l’Assessore all’Ambiente Antonella Caldart per aver sostenuto questo progetto. Ringrazio inoltre tutti gli sponsor: Confartigianato Vittorio Veneto, nelle persone del presidente Enrico Maset e del segretario Antonio Tonon; Shockblaze - Performance Bikes; “Cadelach Hotel Ristorante Benessere” e in particolare a Giorgia Grava; Agriturismo “Le Colline”, in particolare a Silvia Gandin; “PER” di Carlo Perenzin; Luigi Dal Mas; Azienda Vinicola Coletti; Labtek; “Il Parchettista” di Riccardo Zanchetta; “Augusta Pizzeria” di Davide Casagrande; “Cose Buone“ di Gaetano e Giulia; Osteria Vittoria; “Bianconiglio” di Davide Cagna.
essorato all’Ambiente
IL PETTINE di Daniela Grava Via Manin 90, Vittorio Veneto (TV) ilpettinevolante@hotmail.it - d.ani.g@hotmail.it Facebook “Il Pettine” - tel. 0438 59697