Uscita a Portogruaro

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La biblioteca di Portogruaro Ci rechiamo in Biblioteca a Portogruaro, dove veniamo accolti dalla bibliotecaria, la signora Natascia, che ci mostra gli spazi: il bancone presso il quale viene ricevuta l’utenza, l’emeroteca (la zona riservata ai quotidiani e alle riviste), la stanza in cui sono collocati i libri per gli adulti (stipata di scaffali), quella in cui ci sono i testi che si possono solo consultare e, infine, la sala con i libri per ragazzi, i dvd e la sezione locale. La bibliotecaria ci parla del catalogo in linea – un servizio on line utile alla ricerca dei libri nelle biblioteche in provincia di Venezia e nella regione Veneto – e ci ricorda che in biblioteca si possono trovare anche dvd e audiolibri, poi ci mostra un bellissimo libro animato, dal titolo 600 Punti Neri, che scatena la fantasia degli alunni e ci lascia tutti incantati. Osserva che questo tipo di libri piacciono anche a bambini piccolissimi. La sua “lezione” continua con l’invito a farsi la tessera della biblioteca di Ceggia (valida per tutte le biblioteche del polo regionale veneto), ricordando che i minori devono essere accompagnati dai genitori la prima volta che si presentano. Da una biblioteca si possono prendere a prestito sei documenti: non solo libri, ma anche dvd, audiolibri e riviste (solo dei mesi precedenti a quello attuale). Il libro e l'audiolibro può essere dato in prestito per 30 giorni, al termine dei quali si può chiedere un rinnovo di altri 30, ma poi deve essere restituito, altrimenti l’utente riceverà un sollecito via mail o

per posta. I dvd possono essere tenuti per 10 giorni, le riviste per 15. La bibliotecaria ci mostra alcune riviste per ragazzi disponibili presso questa biblioteca: DADA (una rivista di arte per ragazzi), Focus Junior, Pimpa, Il mio computer, Airone, National Geographic… Nella sala in cui ci troviamo c’è anche la sezione locale con libri di storia, geografia, natura sulla zona di Portogruaro e dintorni, ma anche sul Friuli. Nella stanza è ben visibile una legenda con i simboli posti sul dorso dei libri di narrativa per ragazzi (romanzi, racconti, fiabe, gialli, horror, poesie, mitologia, interculturalità, libri illustrati, …). Sul dorso, questi volumi, hanno posto anche un’etichetta della biblioteca che indica in che sala si trovano, le prime tre lettere del cognome dell’autore e il numero di classificazione. I libri, in biblioteca, sono collocati in ordine alfabetico per cognome dell'autore. La bibliotecaria ci mostra una parte importante del libro: il frontespizio, dove si legge il titolo, il nome dell’autore, quello dell’eventuale traduttore, quello della casa editrice e nell'ultima pagina, prima dell'indice, il numero d’inventario della biblioteca (tutti dati utili al bibliotecario per catalogarlo e collocarlo). I libri che non sono di narrativa non hanno il simbolo di classificazione ragazzi, ma riportano il numero di classificazione decimale Dewey (la più diffusa nelle biblioteche di pubblica lettura). La bibliotecaria, per finire, ci mostra come funziona il catalogo on line Opac (On line Public Access Catalogue).

Il professor Marcarelli mostra agli alunni della classe I A del plesso “Marconi” lo Statuto di Portogruaro

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Documenti storici portogruaresi Terminato quest’intervento, inizia a parlare il professor Marcarelli, che ci introduce all’approccio di alcuni documenti storici conservati presso l’Archivio della biblioteca di Portogruaro. Ci racconta che Portogruaro è stata fondata nel 1140 in una zona paludosa attraversata del fiume Lemene, che proprio in quel periodo comincia a essere navigabile. Il commercio andava in due direzioni: da una parte da e verso i paesi tedeschi (dall’Austria, per esempio, provenivano molti metalli), dall’altra da e verso Venezia e altri porti dell’Adriatico. circa. Leggi che venivano continuamente aggiornate e che, nel caso di Portogruaro, vengono redatte nel 1434: a questa data risale lo Statuto, di cui ci viene mostrata l’edizione originale (in pergamena, scritta in latino – la lingua del diritto – con la scrittura gotica), diviso in varie rubriche (regole) - così dette perché ognuna iniziava con una lettera di colore rosso (ruber in latino). Il professore ci mostra il libro che riproduce in latino il testo degli Statuti e anche un altro volume contenente l’inventario dell’Archivio Comunale di Portogruaro, poi prosegue il suo racconto ricordandoci che la nascita di Portogruaro deriva da una concessione del Vescovo di Concordia e che fino al 1420 – data a partire dalla quale entrò a far parte della Serenissima - la cittadina faceva parte della Patria del Friuli. Con la Serenissima a Portogruaro si ebbe il governo di un Podestà affiancato dal Consiglio della Città.

Lo Statuto di Portogruaro

Durante il Medioevo ogni Comune decise di darsi delle leggi e così fece anche Portogruaro, dal 1300

Che privilegio poter osservare da vicino un documento così antico e così prezioso!

Lo Statuto visto da vicino 3


Un altro prezioso documento che ci viene mostrato è una lettera del Doge Alvise Mocenigo, in pergamena, con sigillo di piombo: si tratta di un documento attraverso il quale il Doge esercita il suo potere ed emana le sue volontà.

Lettera del Doge Alvise Mocenigo

Vediamo, ancora, un testo fondamentale per coloro che vogliono occuparsi di storia locale portogruarese: Il volume, di Antonio Zambaldi (autore del XIX secolo), che raccoglie gli Annali di Portogruaro (il racconto, anno per anno, di ciò che è successo). Il professore ci mostra, poi, anche una raccolta di documenti notarili su “i cimiteri degli ebrei”, steso su carta (non più su pergamena), quasi tutto in volgare: si tratta di un documento meno curato di quelli visti finora, di uso più comune. Anche questi documenti (come gli Statuti) sono stati editi: il professore ci mostra il volume in questione. Vediamo, proseguendo, una stampa del 1620 contenente provvedimenti presi da un ispettore mandato da Venezia a controllare che la giustizia venisse amministrata in loco in modo corretto. Infine vediamo due carte. La prima rappresenta la Patria del Friuli (probabilmente di fine XVI – inizio XVII secolo). Osserviamo che si tratta di una carta un po’ approssimativa.

Carta della Patria del Friuli (probabilmente di fine XVI – inizio XVII secolo) 4


La seconda è una carta militare austriaca di inizio XIX secolo (l’originale è conservato a Vienna, nell’archivio militare dell’Impero austroungarico). Osserviamo che a sud di Ceggia c’è solo palude e il professore ci ricorda che c’è voluto il lavoro di centinaia di persone per bonificare questo territorio, eliminando la malaria e favorendo, anche, lo sviluppo economico.

Carta militare austriaca di inizio XIX secolo del Veneto orientale

Visita alla città di Portogruaro

Anche lei ci ricorda la data di nascita di Portogruaro (1140), frutto di un accordo tra il Vescovo (che possedeva delle terre in loco) e i portolani (che utilizzavano i corsi d’acqua del territorio per i loro commerci). Elisa interagisce coi ragazzi chiedendo loro di individuare cosa indica il numero 6 nella pianta che ci ha dato (il numero 6 indica il Lemene) e, poi, ci illustra le due ipotesi circa le origini del nome Portogruaro: Porto (trattandosi appunto di un porto) gruaro (da gru, animali presenti in questa zona paludosa) Nome derivante da un termine usato per indicare il guardiano dei boschi. Nella pianta sono visibili (nn. 5 e 8) due grandi strade, parallele al fiume Lemene, che sono quelle percorse dai carri che trasportavano le merci in epoca medievale. Un altro elemento importante, all’epoca, era costituito, naturalmente, dalle mura che circondavano la città, costruite subito dopo il primo nucleo dell’abi-

Usciti dalla biblioteca, incontriamo la guida che ci condurrà in giro per Portogruaro alla scoperta dei tesori di questa bella cittadina. Elisa – così si chiama il nostro cicerone – ci fornisce una pianta della Portogruaro medievale, contrassegnata da dei numeri che indicano i luoghi più significativi della città.

L’incontro con la guida 5


tato (oggi ne rimane una parte miserrima e il materiale con cui erano state costruite è stato utilizzato per edificare dell’altro). Esse comprendevano le porte (allora 5, ora solo 3) e dei torrioni. Ci rechiamo sul Ponte di Sant’Andrea, da cui possiamo vedere i mulini (n. 13), fatti costruire nel XII secolo dal vescovo (che veniva da Concordia, ma si trasferì ad abitare a Portogruaro per la maggior salubrità del luogo) e da lui dati in affitto

reno sottostante. Elisa ci dice che nel 1800 la sua cima è stata dapprima colpita e distrutta da un fulmine e, poi, ricostruita più alta di prima. Anche sul muro del campanile vi sono due stemmi: uno è quello della città, l’altro è quello di un’altra famiglia nobile locale. Una curiosità: da un po’ non vengono più fatte suonare le campane per paura che le vibrazioni possano accentuare la pendenza della torre campanaria. Il numero 14 indica il duomo. Nella pianta la facciata è rivolta verso il fiume, però, non verso la strada, come invece la vediamo oggi: la carta riproduce la Portogruaro del XV secolo, ma nel 1800 il duomo viene rifatto e oggi la sua facciata dà su quella che nel medioevo era chiamata la via della mercanzia Lungo questa via trasportavano sale, legumi, … verso il nord, da cui provenivano pelli, metalli, …..

I mulini di Portogruaro

Il Ponte su cui ci troviamo è molto antico, pare risalga a un periodo anteriore al 1140 e che fosse stato di legno (prima della nascita di Portogruaro esisteva già un piccolo porto un po’ più a nord). Si trova vicino all’omonima chiesa: il duomo della città. Sul ponte sono ben visibili il leone di San Marco (si ricordi che Portogruaro diventa della Serenissima dal 1420) e due stemmi: in uno vi sono le immagini di una chiesa (il campanile era una torre di sorveglianza in origine. Ancora oggi è di proprietà del Comune e non della Chiesa) e delle gru (sono il simbolo della città e la proteggono), mentre nell’altro c’è un’aquila (è lo stemma della famiglia nobile locale che ha finanziato la costruzione in pietra del ponte). Torniamo a guardare i mulini ed Elisa ci fa osservare che le ruote sono in metallo, ma una volta erano di legno (probabilmente quercia). Nel medioevo erano 10: segno che si macinava moltissimo!.

Il duomo

Per ricostruire il duomo, oltre al materiale ricavato dai resti dell’edificio preesistente, viene usato anche quello ottenuto dall’abbattimento di altre chiese (almeno tre), demolite appositamente. L’altro edificio significativo della città è il Municipio, il luogo dove vengono redatte le leggi che la popolazione ha deciso di darsi già a partire dal XIII secolo. Nella seconda metà del XIV secolo due fratelli fiorentini avevano dato l’assalto al palazzo comunale e l’avevano messo a ferro e fuoco. I cittadini l’avevano poi ricostruito con l’aiuto, anche, del Patriarca di Aquileia. Elisa ci fa osservare la forma della merlatura che incornicia la parte superiore del palazzo (si tratta di merli a coda di rondine) e la presenza di una campana, che serviva a richiamare i cittadini quando c’era un’assemblea. Anche sulla facciata del Municipio c’è lo stemma di Portogruaro, ma ve ne sono anche altri: quelli delle famiglie nobiliari che hanno dato dei Podestà alla città. Per terra, davanti all’edificio, ci sono dei “testoni” di pietra scolpita. Non si sa chi ritraggano, ma risalgono al XVII secolo e sono state poste qui all’inizio del XX secolo. Il campanile Le finestre, che ricordano quelle di molti palazzi Il numero 15 nella pianta corrisponde al campanile veneziani, sono incastonate in un arco trilobato. del duomo. Non si può non vedere che pende in mo- La facciata è divisa in tre parti: prima è stata codo piuttosto vistoso a causa di un cedimento del ter- struita la parte centrale, poi le laterali (nel XVI se6


colo), che sono simmetriche. Nella parte sinistra del palazzo c’erano le carceri, chiuse nella seconda metà del XIX secolo. Accanto al palazzo si trova il Pozzetto delle gru (o Pozzetto del Pilacorte - nome dello scultore di fine XV secolo cui si deve l’opera), con le sue due gru bronzee. Al centro della piazza del Municipio si trova un vistoso monumento ai caduti che divide la cittadinanza tra favorevoli e contrari alla sua rimozione. La sua costruzione risale agli anni ’20 del 1900. Ci avviamo verso Porta San Giovanni, uscendo dalla quale, nel medioevo, si andava verso il fondaco (si tratta dei magazzini dove le imbarcazioni scaricava-

no le merci da caricare sui carri e avviare al nord). Dentro il palazzo appena fuori Porta San Giovanni (sopra la porta c’era l’immagine di un leone, scalpellata via dai francesi e non più ben visibile) veniva scaricata una delle merci più preziose di allora: il sale. Proseguiamo lungo Via del Rastrello e ci fermiamo sopra l’omonimo ponte, così chiamato perché da questo ponte ogni sera veniva calata una sorta di grata (un rastrello, appunto), che doveva impedire l’accesso delle imbarcazioni in città. Poco più avanti c’è un’altra porta, Porta Sant’Agnese, con un arco a sesto acuto, attraverso il quale passavano i carri, e un altro più piccolo per i pedoni.

Il municipio

La via che parte da questa porta e conduce verso il centro della città, oggi Via Cavour, era detta Via dei siori (dei ricchi). Camminando sotto i portici, possiamo vedere delle lunette affrescate (lacunari) e, rivolgendo lo sguardo all’altra parte della strada, delle finestre che ricordano quelle dei palazzi veneziani (persino pentafore). Elisa ci dice che al pianterreno di questi palazzi si trovavano i magazzini dei mercanti, al primo piano le abitazioni nobiliari e nel sottotetto le stanze dei servi oppure il granaio. Passiamo davanti, anche, alla chiesetta più antica di Portogruaro, che era stata quella del vescovo all’epoca in cui la città era stata fondata. Il nostro giro termina dov’era iniziato, in Villa Comunale, un edificio che risale al XVI secolo ed era stato fatto costruire dai nobili Della Frattina. Si distingue per una particolarità: il suo portico non è parallelo alla strada ma un po’ obliquo. Non si tratta di una casualità, ma di una scelta ben precisa: così co-

struito, permetteva a chi arrivava da Porta Sant’Agnese di vedere subito il palazzo.

Al primo piano del palazzo si trova una bellissima loggia e, quasi di fronte, dall’altra parte della strada, si scorge un palazzo completamente affrescato con scene mitologiche. Con quest’ultima tappa, termina la nostra visita. Ringraziamo e salutiamo Elisa, per avviarci a prendere il treno che ci riporterà a Ceggia. 7


Sul ponte del Rastrello

Momento di relax al parco

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