Un instancabile tuttofare

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BANCO DI PROVA TELESCOPICI

g Domenico Pessina, Davide Facchinetti

macchine agricole ma g gio 2012

UN INSTANCABILE TUTTOFARE

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COMPATTO, MA NEMMENO TROPPO PICCOLO: CON PIÙ DI 7000 KG DI MASSA E IL “KIT AGRICOLO” COMPOSTO DA PDP MECCANICA, SOLLEVATORE CON ATTACCO A 3 PUNTI E GANCIO CUNA DI TIPO C, IL TELESCOPICO FARESIN FH 7.30 COMPACT PUÒ FARE VERAMENTE DI TUTTO…

I

l sollevatore telescopico è entrato di prepotenza a far parte del parco macchine della moderna azienda agricola, specie di quella di tipo zootecnico, dove le sue peculiarità, di trasporto e sollevamento di materiali sfusi e confezionati, ben soddisfano le notevoli esigenze in tal senso, soprattutto per quanto riguarda le fasi di alimentazione e gestione delle deiezioni animali. Poiché, come si suol dire, “l’appetito vien mangiando”, dopo le sue prime timide apparizioni in ambito agricolo al sollevatore telescopico sono state via via attribuite mansioni sempre più numerose e variegate, tali da consigliare (e talvolta imporre) l’acquisizione di una serie di dotazioni (in primis la presa di potenza e il sollevatore con relativo attacco a 3 punti) che

di fatto hanno avvicinato, a volte in modo notevole, il sollevatore telescopico al classico trattore agricolo. Il panorama attuale è quanto mai ampio e dinamico; la cosa non è sfuggita a imprenditori dal fiuto fino (per gli affari) e ampia visione (strategica), come sono i fratelli Guido e Sante Faresin di Breganze (VI), che all’inizio degli anni ’90 iniziarono a produrre telehandler, una gamma che oggi conta ben 23 modelli per gli ambiti agricolo, industriale ed edilizio, declinabili in più di 400 versioni. Alcuni di questi sono proposti sia in versione industriale che agricola, come l’FH 7.30 Compact, provato da MA in questa occasione. Un’ulteriore, interessante versione, che ha avuto successo nel mercato spagnolo, di questo telehandler è la “Olitrac”: in pratica, la versione agricola viene equipag-


Il gruppo Faresin

L’FH 7.30 Compact è proposto da Faresin anche in versione “Olitrac”, equipaggiata con motori più performanti e accessori specificamente studiati per l’olivicoltura, tra cui una testata per lo scuotimento degli alberi e la raccolta del prodotto mediante captatore ad ombrello rovesciato.

un’altra azienda del gruppo specializzata nella produzione di benne frantoio con movimento a mascelle agganciabili Il Presidente agli escavatori per Sante Faresin. la preparazione di aggregato proveniente da cava o dal riciclaggio di materiali da demolizione. La MB SpA conta 3 filiali estere. Ma il 2001 è un anno da ricordare anche per la nascita dei primi sollevatori telescopici, e nell’anno successivo stringe una partnership con la francese Haulotte, nasce Faresin Haulotte perfezionata poi nel 2006 quando il Gruppo Faresin diviene l’unico proprietario della società, che da allora ha preso il nome di Faresin Handlers. Risale infine al recente 2008 la fusione tra Faresin Agri Division e Faresin Handlers in Faresin Industries, un’azienda che produce carri miscelatori per la zootecnia e sollevatori telescopici a destinazione agricola, industriale ed edilizia. L’azienda opera inoltre anche nel settore del biogas, dove fornisce dispositivi per miscelazione; ad oggi conta due filiali estere, la tedesca Faresin Deutschland GmbH e Faresin Polska. Il business del gruppo Faresin fa conto anche sulla Faresin Building Division SpA, specializzata nella realizzazione di casseforme, ponteggi e tecnologie per l’edilizia, che fa affidamento su una rete di società locate oltreché in Italia anche in Russia (Mosca e San Pietroburgo), Croazia, Slovacchia e Romania.

Il serbatoio del gasolio è conformato in modo da completare utilmente la copertura della ruota destra.

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A Breganze, nell’operosa provincia di Vicenza, opera il Gruppo Faresin, costituito da una serie di imprese tra loro indipendenti, ma che interagiscono tra loro e sono coordinate nella direzione strategica dalla “Faresin SpA Holding”. La storia della Faresin Industries inizia nel 1973, quando i fratelli Guido e Sante Faresin fondano la “Officine Meccaniche Snc di Faresin Guido e Sante”, un’azienda meccanica che si occupava per lo più di fornire dei semilavorati alla vicina Laverda, storico costruttore italiano di macchine per la raccolta di cereali e foraggi. Soltanto 5 anni dopo Guido Faresin inizia con la “Faresin FC2000”, ora Faresin Building, per la produzione di casseforme e altri articoli per settore edile. Nel frattempo, Sante Faresin continua con le Officine Meccaniche e sviluppa un nuovo tipo di carro trinciamiscelatore. In tema, tra il 1995 e il 1997 nasce invece lo “Space”, un carro trainato a miscelazione verticale, e il “Lift”, la versione semovente. Nel 1999 inizia la sua attività la Far Servizio Lamiere Srl, specializzata nella lavorazione di lamiere per conto di terzi con tecnologie all’avanguardia come il taglio laser e al plasma. Nel 2012 è stata acquistata e incorporata da Faresin Industries, proprio per fornire i semilavorati su misura per la costruzione dei carri trinciamiscelatori e dei sollevatori telescopici Faresin. Risale invece al 2001 la fondazione della Meccanica Breganzese (da cui poi si è sviluppata l’attuale MB SpA),

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giata con motori più performanti e diversi accessori dedicati, tra cui una “testata” specificamente studiata per lo scuotimento degli olivi, con raccolta del prodotto mediante captatore ad ombrello rovesciato. Come si intuisce facilmente dal suffisso del suo nome, l’FH 7.30 Compact è una macchina che nell’ambito dei sollevatori telescopici si caratterizza per le dimensioni ridotte, ma che ha comunque un design accattivante, dove il serbatoio del gasolio collocato posteriormente rispetto al vano motore è conformato in modo da completare utilmente la copertura della ruota destra. Rispetto alle precedenti versioni, anche il vano motore è stato ulteriormente abbassato, a tutto vantaggio della stabilità e della visibilità.

LE PRESTAZIONI IN SOLLEVAMENTO Partendo dalla posizione base, il braccio meccanico del Faresin 7.30 Compact raggiunge la massima alzata in 6 s, mentre ne bastano solo 4 per la discesa; l’estensione completa richiede 8 s, mentre il completo rientro 6. La capacità massima di sollevamento è di 3000 kg, che peraltro si riducono di poco (a 2500 kg) nelle condizioni di altezza max (a 6,7 m), con il braccio tutto sfilato, condizione nella quale il telescopico può portare comunque 1000 kg in direzione orizzontale. La movimentazione del braccio telescopico e della base di fissaggio dell’attrezzo terminale si esegue tramite un joystick con impugnatura ergonomica posto sulla destra del posto di guida. Completo è il dispositivo automatico di sicurezza (realizzato grazie ad una serie di celle di carico) che limita i movimenti del braccio al raggiungimento di combinazioni carico/ posizione pericolose per l’innesco di un ribaltamento. Un display intuitivo aiuta l’operatore a tenere sotto controllo la situazione: una serie di led, verdi, gialli e rossi si accendono in sequenza man mano che ci si avvicina ai limiti operativi, mentre al contempo viene emesso un allarme acustico di frequenza crescente; al raggiungimento del limite, tutti i movimenti aggravanti del braccio vengono bloccati. Per risolvere il blocco, è necessario riabbassare lentamente il carico, tenendo premuto un pulsante dopo aver agito su una chiave di riarmo dedicata. Se confrontato con un trattore di pari potenza, quello che più colpisce è la notevole massa complessiva di oltre 7000 kg, distribuiti in modo quasi paritetico, il 46% sull’asse anteriore e il restante 54% su quello posteriore. La capacità di traino dichiarata dal costruttore è di ben 7200 kg.

I motori

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La gestione del braccio telescopico e della relativa base di fissaggio dell’attrezzo terminale si esegue tramite un joystick con impugnatura ergonomica posto sulla destra del posto di guida. Nel riquadro la legenda dei comandi che sovrintendono ai vari movimenti.

altezza di sollevamento, m

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Omologato anche come trattore agricolo, l’FH 7.30 Compact ha una massa operativa di ben 7000 kg circa; nella versione in prova era equipaggiato con un motore Deutz TCD BF4M-2012, limitato però in modo davvero conservativo (a tutto vantaggio di un’affidabilità eccellente) per erogare una potenza massima di 75 kW (102 CV) a 2300 giri/min e una coppia massima di 430 Nm a 1350 giri/min. A riprova di ciò, in altri equipaggiamenti il medesimo propulsore è offerto da Deutz AG con tarature fino a 140 CV a 2400 giri/min e 520 Nm di coppia a 1600 giri/min. Si tratta di un 4 cilindri turbocompresso da 4038 cm³, con alesaggio di 101 mm e corsa di 126 mm, gestito in modo completamente elettronico e conforme alle direttive antinquinamento Stage 3A. In alternativa, l’FH 7.30 Compact può anche essere equipaggiato con un Iveco F4GE9484FJ che offre prestazioni si-

Il motore montato sull’FH 7.30 Compact in prova era un Deutz a 4 cilindri turbocompresso tarato (in modo davvero conservativo) a 102 CV a 2300 giri/min e 430 Nm a 1350 giri/min.

sfilo del braccio, m

Prestazioni in sollevamento del telehandler Faresin FH 7.30 Compact.



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mili, ovvero una potenza massima di 74 kW (100 CV) e una coppia massima di 430 Nm a 1250 giri/min. Anche in questo caso, Iveco offre il medesimo propulsore in versioni più prestazionali, fino a 125 CV a 2200 giri/min. Al raffreddamento provvede uno speciale radiatore suddiviso in due sezioni, la prima riservata al motore endotermico e la seconda per l’olio idraulico. Il periodico “tagliando” per la sostituzione dei 12 l di olio motore e del relativo filtro è di 250 ore, mentre durata doppia è indicata per gli 80 l dell’olio idraulico e del filtro. Il serbatoio del gasolio ha una capacità di 140 l, che permettono un’autonomia davvero considerevole, se si considera che la tipica operatività del telehandler non richiede al motore elevati regimi continuati e gravose richieste di carico.

La trasmissione

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In serie al motore endotermico è collocata una pompa ad ingranaggi da 41 cm³, a servizio del braccio telescopico e delle funzioni accessorie, che opera su un classico impianto a centro aperto, con una portata di 97 l/min a 230 bar massimi. Viceversa, con il motore Iveco la pompa è da 51 cm³, con una portata di 116 l/min. Per coloro che sono particolarmente attenti ai consumi di combustibile, in opzione è possibile installare un impianto a centro chiuso con pompa

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Load Sensing. La trazione alle ruote viene assicurata da un impianto Sauer Danfoss controllato elettronicamente, operato da una pompa a cilindrata variabile e da un motore idrostatico a due velocità flangiato sull’asse motore. Con il cambio meccanico a due velocità posto in serie alla trasmissione idraulica, l’FH 7.30 Compact raggiunge i 40 km/h di velocità massima. Invece, nelle versioni con la sola pompa a cilindrata variabile si possono comunque raggiungere i 32 km/h. Analogamente ai trattori agricoli provvisti di inversore elettroidraulico, l’inversione del moto è attivata agendo su un comando posto immediatamente al di sotto del volante. Gli assi delle ruote sono di produzione Carraro, con riduttori epicicloidali e freni a disco in bagno d’olio integrati; anche con la sola frenatura di tipo idrostatico, questo telehandler potrebbe garantire un sufficiente livello di sicurezza, ma l’aggiunta dei freni a disco garantisce, nonostante la sua massa, degli spazi di arresto davvero contenuti. Alla frenatura è abbinata la funzione “inching”: premendo leggermente il pedale del freno, viene “parzializzata” la mandata di olio per la trazione, in modo che il mezzo si possa muovere lentamente; un successivo incremento della pressione sul pedale fa sì che la trazione vada in folle. In tal modo, i movimenti fini posso-

Il cruscotto è di tipo tradizionale, ma gli strumenti sono ben visibili e di immediata leggibilità. Nel riquadro: l’inclinometro a bolla, molto utile per mantenere la miglior orizzontalità in una macchina che movimenta carichi gravosi.

no essere molto precisi. L’asse anteriore è fisso, mentre quello posteriore può essere oscillante con un angolo di ±5°; la trazione è integrale permanente, ed entrambi gli assi si avvalgono di un differenziale di tipo autobloccante che permette una differenza massima di rotazione tra le due ruote del medesimo asse del 45%. Lo sterzo idrostatico può agire sulle sole ruote anteriori oppure anche su quelle posteriori, sia in modalità concentrica che a granchio, per effettuare l’avanzamento trasversale. Le diverse modalità vengono selezionate tramite un selettore dedicato, e il successivo riallineamento delle ruote è agevolato da apposite spie che segnalano il raggiungimento della posizione corretta.

Le cabine La cabina, omologata ROPS e FOPS, è fissata al telaio principale per mezzo di supporti antivibranti ed è caratterizzata da ampie superfici vetrate antiriflesso. Il sedile ha sospensione meccanica a rigidezza regolabile, poggiatesta variabile in altezza e due braccioli ribaltabili. Il cruscotto è di tipo tradizionale, ma gli strumenti sono ben visibili e di immediata leggibilità; interessante è la presenza di un inclinometro a bolla, molto utile per mantenere la miglior orizzontalità in una macchina che mo-

In alto: nonostante la presenza del FOPS, la visibilità dell’attrezzo terminale dal posto di guida verso l’alto è ottima. In basso: l’insonorizzazione consente un abbattimento della rumorosità di 4,5 dB(A).


La gamma Faresin Handlers si può far montare una presa di potenza integralmente meccanica (a 540 o a 1000 giri/min), a differenza di quanto avviene su alcuni modelli concorrenti, dove invece la pdp è movimentata da un motore idraulico dedicato (quindi con un’efficienza significativamente minore). Per alcuni modelli è anche disponibile l’allestimento “LV”, che contiene entro 2 m sia l’altezza che la larghezza del telehandler. Ulteriori opzioni il montaggio di un cambio meccanico a due velocità posto in serie alla trasmissione idrostatica, per raggiungere agevolmente i 40 km/h.

vimenta carichi gravosi. L’impianto di riscaldamento e sbrinamento e il tergicristallo con l’impianto lavavetri sono di serie; l’aria condizionata è a richiesta. La cabina è disponibile in 3 differenti versioni: la Blue Sky pratica ed essenziale, la King Cab con un’ottima visibilità sul campo di azione della macchina, e la King Cab Tractor, che si differenzia dalla precedente per una larghezza maggiore di 50 mm circa, l’assenza del montante centrale sul lato destro e il vetro anteriore apribile (quale uscita di sicurezza in caso di emergenza). La disponibilità di attrezzature intercambiabili è ampia: una forca doppia per rotoballe, un braccetto con gancio, una forca con griffa per il letame, diversi tipi di benne e un porta accessori dotato di agganciosgancio idraulico di tipo rapido.

Il Faresin FH 7.30 Compact abbinato a diversi attrezzi terminali si rivela un vero jolly per la movimentazione di materiali sfusi e imballati.

La versione agricola dell’FH 7.30 Compact prevede un sollevatore con attacco a 3 punti di categoria 2, una pdp integralmente meccanica (in basso a sinistra, a 540 o a 1000 giri/min) e un gancio di traino (in basso a destra, omologato CUNA, di categoria C).

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22.45 EVO, pensato per l’ambito industriale, che a fronte di una massa di 16700 kg assicura una capacità massima di movimentazione di 4500 kg e un’altezza massima di sollevamento che arriva addirittura a 21,5 m. Le configurazioni possibili sono innumerevoli, tanto che è possibile diversificare la gamma in oltre 400 versioni. Il posto di guida prevede 3 diversi modelli di cabina, dalla Blue Sky alla King Cab, che si sdoppia nell’allestimento “Tractor”; i vari modelli sono poi disponibili in versione industriale e agricola e su molti di questi ultimi

Per il settore agricolozootecnico, il motto del gruppo Faresin potrebbe essere “movimentare e alimentare”, dato che l’offerta riguarda una vasta gamma di sollevatori telescopici e carri miscelatori, sia semoventi che trainati. Sono offerti infatti ben 23 differenti modelli di sollevatori telescopici, personalizzabili in differenti allestimenti e talvolta anche con differenti motorizzazioni; si parte dall’FH 6.25, un telehandler compatto nelle dimensioni, ma che ha una massa operativa di 4500 kg e una capacità massima di sollevamento di 2500 kg, per arrivare al poderoso

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LA PROVA

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n sollevatore telescopico Faresin FH 7.30 Compact è stato provato nello scorso mese di Marzo a Concamarise (VR) nella splendida realtà agricola dell’azienda Finato Martinati (vedi box), dove oltre alla classica produzione cerealicolo-zootecnica si sono sviluppate recentemente altre attività, tra cui la produzione di energia da fonti rinnovabili (biogas e fotovoltaico). La macchina, attrezzata nell’occasione con una benna per materiali leggeri da 2,25 m di larghezza con un volume utile di carico di 1,8 m³, aveva una massa complessiva di 7290 kg, che con il braccio in posizione di trasporto erano distribuiti per il 61% (4450 kg) sull’asse posteriore e il restante 39% (2840 kg) su quello anteriore. Si tratta di una ripartizione corretta, tenendo conto delle possibilità di carico anteriore dell’attrezzo terminale, a garantire una stabilità ottimale del veicolo a pieno carico. Con l’FH 7.30 Compact, in un’area in battuto di cemento antistante dei silos a trincea è stata eseguita una routine di prelievo, rivoltamento e miscelazione di pollina e letame pressoché maturi, al fine di preparare un composto atto a sostenere la fermentazione della biomassa vegetale (silomais) nel digestore per la produzione di biogas. Il materiale di partenza era stato accatastato in cumuli di conformazione conica, con un volume di circa 38 m³ di letame e 14,5 m³ di pollina; considerando le rispettive masse volumiche, la quantità totale di prodotto movimentato è stata di 20,5 t, operazione svolta in 39,5 min, per la quale il telehandler ha consumato 4,8 l (4,0 kg) di gasolio. Per effetto di questi dati, la produttività della macchina in tali condizioni è risultata di 31,1 t/h di prodotto movimentato, con un consumo di combustibile di 0,23 l/t (0,19 kg/t) di prodotto, che corrispondono a 7,3 l/h (6,1 kg/h). Date le condizioni di carico del motore non particolarmente gravose e la capacità del serbatoio del gasolio di 140 l, l’autonomia è molto elevata, di oltre 19 h, tale da non imporre alcun rabbocco anche nella più lunga giornata di lavoro che si possa immaginare. L’esemplare in prova era equipaggiato con la cabina ver-

Nella routine di lavoro delle prove, il Faresin FH 7.30 Compact era abbinato ad una benna per materiali leggeri con volume utile di carico di 1,8 m³.

L’azienda agricola Finato Martinati Un esempio da seguire Di proprietà del Cavaliere del Lavoro Dott. Guido Finato Martinati, rappresenta una realtà storica del veronese; si producono mais, tabacco, riso, triticale, erbai e latte, grazie a circa 200 bovine in lattazione di razza Frisona italiana. Da poco è stato installato un impianto per la produzione di energia elettrica con un gruppo elettrogeno da 700 kW alimentato a biogas, a cui si affianca un moderno impianto fotovoltaico da 250 kWp. A Federico Tambalo, che gestisce i 334 ha dell’azienda, il compito di descriverne le dotazioni. MA - Quali sono le colture principali praticate? FT - Fino all’anno scorso circa la metà dei seminativi erano dedicati al tabacco, con la restante parte destinata ad avvicendamento con mais, triticale, erbai e riso vialone nano coltivato biologicamente. Ora con il nuovo impianto a biogas (e la crisi del mercato del tabacco) abbiamo incrementato la superficie a mais a discapito di quella coltivata a tabacco, che ora copre solo 50 ha circa. MA - Come è strutturato il vostro parco macchine? FT - Abbiamo ben 25 trattori da 40 a 250 CV tutti Fiat New Holland, per un totale di oltre 2500 CV installati; si tratta di una dotazione acquisita per via di una stretta amicizia del Conte Finato Martinati con l’attuale dirigenza CNH. Oltre ai trattori, abbiamo due semoventi scavallanti per i trattamenti sul tabacco, un telehandler New Holland e il nuovo Telehandler di Faresin, anche in questo caso arrivato da noi grazie ai forti legami del proprietario

con Sante Faresin. Ci sono poi due operatrici semoventi Powell, per la raccolta iniziale del tabacco a due file, e due trainate della Mantovani a una fila, per la successiva raccolta finale. Disponiamo inoltre di una vasta gamma di attrezzature sia per la preparazione del terreno che per lo spargimento di liquami e letame, nonché per la distribuzione localizzata di concimi e prodotti fitosanitari. In pratica, tutte le lavorazioni sono eseguite con personale e mezzi dell’azienda; recentemente abbiamo acquisito anche un New Holland T7.250 con 4 cingoli in gomma, che per la distribuzione dei liquami sui nostri terreni è davvero l’ideale. MA - I vostri impianti aziendali? FT - Di recente abbiamo installato un impianto di cogenerazione a biogas che, grazie ad un possente motore Jenbacher, riesce ad erogare circa 700 kW di energia elettrica più una quota praticamente equivalente in termini di calore, cui si abbina un impianto fotovoltaico da 250 kWp, anch’esso entrato recentemente in funzione. Poi abbiamo 42 essiccatoi per tabacco, per una capacità complessiva di 9-12 t di massa verde, due gruppi elettrogeni di soccorso da 230 kW ciascuno, 3 motocarrelli elevatori ed altre attrezzature specifiche per la cura del tabacco. MA - La manodopera? FT- Rispetto alla superficie coltivata, abbiamo poco personale: fino allo scorso anno lavoravano 10 trattoristi e fino a 30-40 operai stagionali, ma quest’anno, data la diminuzione della superficie destinata al tabacco, dovremmo avere ancora meno addetti.

Federico Tambalo gestisce l’azienda Guido Finato Martinati. MA - Davvero impressionante! C’è dell’altro? FT- Sì, c’è la parte zootecnica dell’azienda, che conta circa 200 vacche in lattazione, tutte Frisone italiane. Anche in questo settore per noi è importante essere all’avanguardia: l’allevamento è a stabulazione libera con 270 cuccette, dotato di una sala di mungitura della De Laval a spina di pesce da 8+8 postazioni e raschiamento automatico delle deiezioni, che vengono stoccate in vasche da 8600 m3 complessivi in attesa di essere sfruttate per la produzione di biogas. La mandria viene alimentata tramite soluzioni automatizzate, che si avvalgono tra l’altro di un carro trinciamiscelatore semovente Zago, ora affiancato da un nuovissimo Faresin Leader 1100. Da non dimenticare un trattore Fiat dedicato alla pulizia delle corsie, un caricatore telescopico JCB, un carrello elevatore e una macchina semovente per la pulizia delle cuccette e il rinnovo delle lettiere. La parte zootecnica dell’azienda, che produce circa 2,4 milioni di litri di latte all’anno, impegna a tempo pieno altre 4 unità.


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sione King Cab: detto dei discreti livelli sonori rilevati all’orecchio del conducente ai vari regimi motore e a veicolo immobile, va sottolineato che, quando presente, l’insonorizzazione riduce efficacemente di 4-5 dB(A) la rumorosità, tale da portarla a livelli comparabili con quelli della maggioranza dei trattori agricoli di pari potenza.

LIVELLI SONORI ALL’ORECCHIO DEL CONDUCENTE E AMBIENTALI DEL SOLLEVATORE TELESCOPICO FARESIN FH 7.30 COMPACT, EQUIPAGGIATO CON LA CABINA VERSIONE KING CAB. Regime motore, giri/min

Rumorosità, dB(A) Orecchio conducente sx dx

800 (min)

66,2

66,9

1100

68,8

70,2

1400

73,6

74,4

1700

78,6

79,8

2000

80,4

81,1

2300

82,5

83,8

84,0

84,6

2500 (max)

Ambientale a 7,5 m sx

MACCHINE AGRICOLE ma g gio 2012

1400

24

73,5

dx 77,7

Dal punto di vista veicolistico, l’FH 7.30 Compact è omologato per viaggiare su strada pubblica a 40 km/h, e ciò lo paragona, in termini di potenzialità di trasporto, a qualsiasi moderno trattore agricolo, tenendo conto anche della possibilità di accoppiare qualsiasi attrezzatura portata o trainata, grazie al “kit agricolo”, composto da un sollevatore con attacco a 3 punti di categoria 2, una pdp integralmente meccanica a 540 o a 1000 giri/min e un gancio di traino omologato CUNA di categoria C. Grazie alla parte idrostatica della trasmissione del moto alle ruote, che agisce da potente freno se messa in scarico, e ai freni a disco comunque presenti, le prestazioni in frenata sono veramente degne di nota, variando tra 5 e 5,5 m/s² di decelerazione media indipendentemente dalla velocità di percorrenza, e tali da rendere la marcia sicura anche in emergenza e con un attrezzo trainato al seguito. Viceversa, la medesima trasmissione idrostatiLa routine di lavoro ha riguardato il prelievo, il rivoltamento e la miscelazione di letame (sopra) e di pollina (in mezzo) pressoché maturi, al fine di preparare un composto (sotto) atto a sostenere la fermentazione della biomassa vegetale nel digestore per la produzione di biogas.


Prestazioni in accelerazione e frenata del Faresin FH 7.30 Compact.

Raggi minimi di volta a 2 e 4 ruote sterzanti del Faresin FH 7.30 Compact.

Livelli vibrazionali rilevati sull’FH 7.30 Compact in una routine di prelievo, trasporto e rivoltamento di deiezioni zootecniche secche.

dei materiali all’interno e tra i diversi fabbricati dell’azienda zootecnica, il cui impiego può essere esteso anche nel pieno campo grazie all’interessante kit agricolo, per l’esecuzione di numerose lavorazioni complementari e di rifinitura delle principali colture cerealicole, nonché per la gestione della fienagione.

R ECCELLENTE!

Presa di potenza: assolutamente lodevole la scelta tecnica di montare una pdp esclusivamente meccanica, a tutto vantaggio della sua efficienza. Cabina: la versione BluSky consente una visibilità eccellente verso l’alto, cosa che in un telehandler è fondamentale. Design: si potrebbe invocare il classico “anche l’occhio vuole la sua parte”, che in questo caso rimane davvero soddisfatto dalle linee armoniose e filanti. Serbatoio gasolio: oltre alla notevole capacità di 140 l per un’autonomia veramente senza problemi, la collocazione sul lato destro consente agevoli rabbocchi, mentre la sua conformazione completa al meglio la protezione offerta dal parafango.

GUARDA IL VIDEO E LA FOTO GALLERY

http://bit.ly/faresin

S SI PUO’ MIGLIORARE…

Protezione della pdp: davvero efficace quando installata, risulta invece un po’ macchinosa la rimozione e il riposizionamento per la manutenzione del codolo terminale. Scaletta di accesso alla cabina: i gradini sono collocati esattamente uno sotto l’altro ed in sagoma con la macchina; inoltre, la fascia di arresto al piede è di fatto presente su un solo lato. Una scaletta telescopica che si renda disponibile quando si apre la portiera potrebbe essere una soluzione migliore. Insonorizzazione cabina: per un miglior comfort in tutti i frangenti, sarebbe utile che tutte le versioni fossero dotate di pannelli fonoassorbenti.

MACCHINE AGRICOLE ma g gio 2012

ca paga un po’ pegno nell’accelerazione, specie per far raggiungere al veicolo la velocità massima, ma va detto che dopotutto un sollevatore telescopico non è un mezzo espressamente concepito per i trasporti. Ciò che invece risulta veramente importante per un telehandler è la manovrabilità, e in questo caso le 4 ruote sterzanti sono realmente provvidenziali nel ridurre (di ben il 30%) il raggio minimo di volta (da 6,35 a 4,40 m) rispetto alla tradizionale funzionalità della sterzata del solo asse anteriore. La possibilità di muovere la macchina anche di lato, con la funzionalità a granchio (o a passo di cane), esalta oltremodo l’agilità di questo sollevatore telescopico. Nessun problema anche per quanto riguarda i livelli vibrazionali, che nella routine di lavoro eseguita sono risultati molto bassi, anche grazie alla superficie non accidentata dell’area operativa. In ogni caso, la cabina montata su silent-block e soprattutto il sedile dotato di sospensione meccanica a rigidezza regolabile sono in grado di assicurare un comfort più che buono al conducente della macchina. In definitiva, il Faresin FH 7.30 Compact è un telehandler moderno, un vero jolly per la movimentazione

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