Nascere Mamma - Primavera 2019

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copia omaggio Primavera 2019 - Anno 4 n. 9

Nascere Mamma La rivista dei nuovi genitori

SPAZIO CICOGNA

Voglio nascere a testa in su CRESCERE SANI

Cervello 0-3 Sviluppo esponenziale IN VIAGGIO

Amsterdam una città per tutte le età

VITA DA BABY

Figli unici viziati Ma sarà vero? RUBRICHE

MONDO NONNI VIVERE GREEN LEGGERE INSIEME AMICI A 4 ZAMPE DA MAMMA A MAMMA

Bonus famiglia e figli: le novità per il 2019



EDITORIALE

Una nuova fase da genitori social egg freezing, i nuovi bonus 2019, le indicazioni per un’alimentazione sana in gravidanza, lo sviluppo del cervello da zero a tre anni… Abbiamo poi intervistato una food blogger a indirizzo vegano, ci siamo chiesti da dove derivi il legame speciale che i papà instaurano con le figlie, abbiamo sviluppato il delicato tema della morte raccontata ai bambini, abbiamo proposto alcune gite in Italia e all’estero in vista dei ponti di primavera. Insomma, il nostro ‘bambino’ cresce, ma continua a porsi come uno strumento utile per tutti i genitori. Per questo abbiamo rinnovato anche le rubriche aggiungendone alcune, come quelle dedicate ai nonni (santi nonni) e al vivere green, oltre a un articolo dal taglio un po’ differente, che vuole parlare al cuore delle mamme in modo diretto e personale. Il restyling è stato un lavoro impegnativo (si sa, è sempre difficile affrontare e accettare il cambiamento, vero genitori?), ma il risultato a noi piace. Fateci sapere cosa ne pensate. E buona lettura.

Già dalla copertina avrete notato che qualcosa è cambiato. Ebbene sì: dopo tre anni abbiamo deciso di dare un nuovo look alle pagine della nostra rivista. D’altronde – e molti di voi avranno già avuto modo di farne esperienza in prima persona – quando un bambino soffia su tre candeline, per tutta la famiglia inizia una nuova fase di vita. Finito il periodo dello svezzamento e dei pannolini, superati del tutto (o quasi) i terrible two, ora vi attendono la scuola dell’infanzia, i primi veri amichetti, le attività pomeridiane… Insomma, si diventa grandi. Dal canto nostro, confermiamo l’attenzione alla prima infanzia e il carattere informativo (oltre che ludico e di intrattenimento) che da sempre caratterizza il magazine. Abbiamo però optato per una ventata di novità ‘grafica’ grazie a uno stile più lineare, arioso, contemporaneo, seppur dando sempre molto spazio alle immagini, ai testi e ai box, vere pillole di saggezza. Anche in questo numero troverete tanti articoli ricchi di informazioni e consigli utili: la diffusione del

Laura Sciolla

Direttore responsabile

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SOMMARIO

Baby news

Vita da baby

Bonus famiglia e figli. Le novità per il 2019 18

84 Che bello travestirsi

Social egg freezing: in lotta contro il tempo 22

86 La morte spiegata ai bambini

F@mu. Anche la tua è una ‘famiglia al museo’? 27 Tutti a spasso 28

Spazio cicogna Cosa mangiare in gravidanza? 34 Voglio nascere a testa in su 36 Dono il mio latte come gesto d’amore 40 Mamma a 40 anni 45 Shopping mamma 47 A tu per tu con l’estetista 49

Crescere sani HIV pediatrico. Al via la vaccinazione terapeutica 52 Non scuotete il vostro bambino 56 Cervello 0-3. Sviluppo esponenziale 58

90 Come cambia il papà con maschi e femmine 93 Figli unici viziati. Ma sarà vero? 94 Tutorial: doudou fai da te 97 Giocolandia 99 A tu per tu con la psicologa

In viaggio 102 Viaggi in auto con i neonati 104 Toscana coi bambini. Wellness, fun & green 108 Amsterdam. Una città per tutte le età 115 Turisti si nasce

Rubriche 122 Mondo nonni 125 Vivere green

Il pediatra non fa più paura 63

127 Mamme sul web

Pillole di benessere 65

129 Leggere insieme

Tutti a tavola Mangiare bene per crescere meglio 68 In cucina con Alessia (e Sara) 70 Le ricette di primavera di Alessia Aloe 74 Banana. Dolcezza formato frutta 77 Viva la pappa 79 A tu per tu con la mammaWow 81

131 Consigli di lettura 132 Appuntamenti 137 Amici a 4 zampe 138 Da mamma a mamma 140 Curiosità in pillole



Baby news Per i ‘cervelli’ italiani che scelgono di rientrare nel Bel Paese, la legge 238/2010 e il Dlgs 147/2015 prevedono delle agevolazioni: la riduzione del 30% dell’imponibile fiscale per i professionisti che rientrano dall’estero e uno sgravio del 50%. Nel caso particolare di libere professioniste diventate madri, il Ministero del Lavoro ha voluto ribadire che spetta loro il diritto alla maternità piena: ciò significa che l’indennità resta pari all’80% del reddito e dura cinque mesi. Non viene quindi misurata in base all’imponibile fiscale (abbattuto in virtù delle misure per rimpatriati) ma al reddito percepito. Essendo la legge volta a favorire il rientro di esperienze umane, culturali, professionali, non avrebbe senso penalizzare le lavoratrici madri.


baby news

Bonus famiglia e figli Le novità per il 2019 di Lucia Modici

Anche per il 2019 il Governo ha definito alcune agevolazioni per le famiglie con figli. Tra tutte spicca l’aumento del bonus per i secondi figli e la maternità obbligatoria, che mette in discussione i famosi 1+4 mesi. Scopriamo cosa dice nel dettaglio la nuova Legge di Bilancio 2019 Le famiglie italiane hanno potuto avvantaggiarsi, negli ultimi anni, dei benefici offerti da quattro principali tipologie di ‘bonus’: Bonus mamma domani Bonus bebè Bonus asilo nido Bonus babysitter. Secondo quanto disposto nella nuova Legge di Bilancio per l’anno 2019, il Bonus babysitter, rivolto alle mamme che, rinunciando alla cosiddetta maternità facoltativa, sceglievano di tornare al lavoro, non è stato rinnovato.

Cancellati dunque i 600 euro al mese previsti in caso di rinuncia al congedo parentale della madre.

Bonus mamma domani Per quanto riguarda invece il Bonus mamma domani, detto anche Premio nascita Inps o Bonus gravidanza, la proroga è stata confermata e l’agevolazione sarà rinnovata fino a dicembre 2020, quando si andranno a esaurire le risorse stanziate. Tutte le mamme che entrano nel 18

settimo mese di gravidanza possono dunque richiedere gli 800 euro spettanti, a prescindere dal reddito Isee. Per poter richiedere il Bonus è necessario che la madre sia residente in Italia, con cittadinanza italiana, comunitaria o anche non comunitaria, se le è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico o se è in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo. Il Bonus mamma domani è inoltre previsto in caso di adozione o affidamento preadottivo, nazionale o internazionale.


baby news All’ultimo minuto Il Bonus bebè, introdotto con la manovra del 2015, inizialmente prevedeva un bonus per i primi 3 anni di vita dei nati tra il 1° gennaio 2015 e il 31 gennaio 2017. Con l’ultima manovra era stato rinnovato per i soli nati nel 2018 e per il primo anno di vita. Per il 2019 pareva confermato uno stop. Invece, un emendamento ha permesso di ricollocare alcuni fondi di sostegno alla nascita dei figli.

Bonus bebè o Assegno di natalità Inps Dopo tante discussioni, è stato confermato anche il Bonus bebè: 80

euro al mese per un anno per le famiglie con reddito Isee fino a 25mila euro, oppure 160 euro con Isee fino a 7mila euro. Il Bonus bebè, la cui richiesta può essere presentata per i figli nati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019, ha come obiettivo quello di fornire un aiuto in termini economici alla famiglia per far fronte alle numerose spese, e per questo è riservato ai nuclei a basso reddito. Bisogna inoltre essere cittadini italiani, di un paese dell’Unione europea o extracomunitari (se in possesso del permesso di soggiorno Ce), e naturalmente risiedere in Italia. L’assegno mensile vale anche in caso di figlio adottato o in affido preadottivo. La domanda deve essere inoltrata entro 90 giorni dalla nascita o dall’ingresso nel nucleo familiare del nuovo arrivato, recandosi in un ente di Patronato, inviando la domanda online, tramite il sito dell’Inps, se in possesso del pin

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dispositivo rilasciato dall’istituto, o telefonando al numero del contact center dell’Inps. La novità per il 2019 è un aumento del 20% sull’assegno a partire dal secondo figlio. Perciò, le famiglie con reddito Isee compreso tra 7 e 25mila euro e con due figli potranno ricevere un aiuto corrispondente a 96 euro mensili, mentre a quelle con reddito inferiore a 7mila euro spetterà un assegno fino a 192 euro.

Bonus asilo nido Misura confermata, seppur modificata, per il Bonus asilo nido: si tratta di un cambiamento migliorativo per gli utenti, dato che il contributo per il pagamento delle rette di asili nido pubblici e privati o di forme di assistenza domiciliare (in caso di gravi patologie) per i bambini sotto i 3 anni (nati dal 1° gennaio 2016) sale da mille a 1500 euro. Resterà tale dal 2019 al 2021.


baby news

Essendo erogato su 11 mensilità (in caso di frequenza dell’asilo per questi mesi), arriva a un massimo di 136,37 euro al mese. Non è dipendente dal reddito Isee. Il bambino deve avere la stessa residenza dei genitori richiedenti, i quali devono avere cittadinanza italiana o comunitaria, o anche non comunitaria se è stato riconosciuto lo status di rifugiati politici o se in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo. Per presentare la domanda, i genitori dovranno allegare, sul portale Inps, la documentazione che testimoni il pagamento almeno della retta relativa al primo mese di frequenza. Per l’assistenza domiciliare, invece, si richiede l’attestazione da parte di un pediatra. Chi beneficia di questo contributo non può portare in detrazione fiscale le spese legate alla frequenza dell’asilo nido. Merita un cenno anche il discorso dei congedi. In particolare: Congedo maternità 2019: è l’astensione obbligatoria dal lavoro per la donna negli ultimi mesi di gravidanza e nei primi dopo la nascita del figlio. Con la

nuova Legge di Bilancio la donna, se in buona salute, può decidere di lavorare fino al nono mese di gravidanza utilizzando i 5 mesi di maternità obbligatoria interamente dopo il parto. In questi 5 mesi percepisce un’indennità pari all’80% della sua retribuzione media globale giornaliera. Congedo parentale: l’obiettivo era quello di offrire maggiore flessibilità al congedo parentale, che oggi può essere richiesto sia dalla madre che dal padre, ma per un periodo complessivo non superiore ai 10 mesi. La disposizione mostra delle differenze se si parla di lavoratori dipendenti o autonomi ma, ad esempio, la lavoratrice dipendente può, una volta terminato il congedo di maternità, assentarsi dal lavoro per altri 6 mesi (non per forza continuativi) percependo il 30% della retribuzione. In alternativa, rinunciando al congedo parentale, le neomamme possono richiedere i permessi per allattamento. Congedo di paternità: sono i giorni dopo il parto in cui il padre ha l’obbligo (e il diritto) di restare a casa per accudire il figlio. 20

Il periodo sale da 4 a 5 giorni e resta ferma la sua fruibilità entro i 5 mesi di vita del figlio (nato, adottato o in affido).

Gli altri bonus per le famiglie Carta famiglia 2019: è il nuovo Bonus famiglie numerose, che permette, alle famiglie con almeno 3 figli a carico e con reddito Isee inferiore ai 30mila euro, di disporre di una card con sconti su trasporti, servizi, beni alimentari... Detrazioni per i figli disabili: aumentate le agevolazioni e detrazioni fiscali per le famiglie con figli disabili. Iva agevolata al 5% per pannolini e assorbenti.



baby news

Social egg freezing

In lotta contro il tempo di Carlotta Cordieri

Se in un primo momento l’egg freezing era una speranza per quelle donne che, a causa di patologie ovariche, predisposizione genetica o chemioterapie, vedevano la loro fertilità a rischio, oggi è un fenomeno sociale: la possibilità, per una donna, di scegliere quando avere un figlio. Ma è proprio così? Il regalo ideale per una trentacinquennetrentacinquenne? Il congelamento dei suoi ovociti. Può sembrare incredibile ma, come raccontato su Vogue qualche mese fa, non è un desiderio così raro. Soprattutto negli Stati Uniti sono sempre di più le ragazze che decidono, una volta superati i 30 anni, di regalarsi... la possibilità di ritardare il progetto di una gravidanza. Magari per dedicarsi alla carriera, o anche solo perché ancora non hanno trovato il partner giusto. Un’arma in più per combattere la lotta contro il tempo.

In Italia, il social egg freezing (chiamato ‘social’ perché non legato a motivazioni cliniche) non era inizialmente diffuso: la prassi era principalmente associata a un’esigenza medica, come la diagnosi di un tumore in giovane età. Quando, però, le donne italiane hanno iniziato a pensare al ‘progetto maternità’ come a qualcosa da concretizzare in età adulta (con tutte le difficoltà legate al fisiologico invecchiamento ovarico), ecco che anche nel Bel Paese si è cominciato a ricorrere all’egg freezing per ‘con22

gelare’ il passare del tempo. L’Italia è così diventata il quarto paese per numero di donne che decidono di preservare la propria fertilità per motivi sociali, ai fini di una futura procreazione assistita. Il congelamento di ovociti è, tra l’altro, un settore in cui la medicina italiana è riconosciuta come all’avanguardia: avendo la legge 40 del 2004 limitato il congelamento embrionario, la scienza si è invece concentrata sulla tecnica del congelamento degli ovociti. Questo però non vuol dire che il risultato sia garantito.


baby news Le probabilità Il congelamento di ovociti per ragioni sociali non è da intendersi come una procedura che dà certezza, ma come un aumento delle probabilità di avere una gravidanza in futuro. Oggi, gli ovociti congelati tramite vitrificazione – un processo ultrarapido che evita la formazione di cristalli di ghiaccio intracellulari, responsabili, nella maggior parte dei casi, di danni cellulari – hanno un tasso medio di sopravvivenza allo scongelamento pari all’85%, ma le possibilità di restare incinta scendono sotto il 27%, dato che si abbassa ulteriormente con il passare del tempo (8,2% per le donne tra i 30 e i 36 anni, 3,3% tra i 36 e i 39 anni). Non è un caso, dunque, che gli esperti alzino le antenne: il dottor Timothy Bracewell-Milnes, dell’Imperial College London, ha ribadito di recente alla Bbc che oggi le donne attendono troppo

prima di adottare le misure idonee a permettere loro di difendere la fertilità; secondo Bracewell-Milnes, la cattiva informazione porta a sovrastimare i successi dell’egg freezing, tanto che il congelamento degli ovociti ha indirettamente portato il gentil sesso a posticipare il desiderio di

una gravidanza. Attualmente, l’età media delle donne che preservano la loro fertilità mediante il congelamento degli ovociti è di 35 anni.

La prima gravidanza da embrione umano congelato risale al 1983, ma si concluse con un aborto. Solo nel 1986 ci fu il primo nato. In Italia, nel 1999

Il tempo passa Il numero di ovociti a disposizione di ciascuna donna è già presente alla nascita e va via via riducendosi. Le cellule uovo, inoltre, ‘invecchiano’ insieme alla donna. Per questi due motivi, chi intende posticipare il progetto famiglia valuta l’egg freezing come soluzione per congelare gli ovociti quando risultano ancora ’tanti e buoni’. Si presume che possano essere conservati per 20-25 anni, forse anche di più. 23

Fertilità e società Il social egg freezing diventa un fenomeno sociale molto delicato quando si manifesta in situazioni come quella diffusasi in Cina. Qualche tempo fa, una nota azienda cinese – riprendendo la stessa tipologia di incentivi proposta da alcune società hi-tech statunitensi – aveva diffuso un annuncio secondo cui, tra i benefit di cui le


baby news Un po’ di storia Ad oggi sono circa un migliaio, nel mondo, le persone nate da ovuli congelati. Il primo caso in Australia nel 1986. In Italia si è atteso il 1999 per assistere a un parto a seguito di una gravidanza ottenuta da ovociti congelati mediante vitrificazione, a Bologna. Dal 2012 sono nati i primi bambini da ovociti congelati in pazienti oncologiche. Viene infatti stimato che, delle oltre 700mila donne cui viene diagnosticata una patologia oncologica ogni anno nel mondo, circa il 9% si trovi in età potenzialmente fertile. L’avanzare della medicina è fondamentale per lavorare sulla preservazione della loro fertilità.

dipendenti potevano usufruire, c’era l’‘aiuto aziendale alle manager per far congelare gli ovociti’. Un’offerta che può apparire interessante: la mia azienda mi aiuta a conciliare maternità e carriera supportandomi, qualora volessi ritardare la maternità, attraverso all’egg freezing. Come se la biotecnologia venisse in aiuto alle

donne allargando lo spazio della libertà: ora puoi scegliere tu quando restare incinta. Ma, a ben guardare, non si tratta di una sottile coercizione? Queste donne sentono davvero il desiderio di dare spazio alla carriera o il ricorso al congelamento è il risultato di un ricatto che limita la libertà di scelta? Il dibattito è aperto.

L’alternativa La crioconservazione di frammenti di tessuto ovarico consiste nel prelievo del tessuto, effettuato tramite laparoscopia, e non richiede terapia ormonale, oltre a poter essere effettuata in qualsiasi momento del ciclo mestruale. Il tessuto viene sottoposto a crioconservazione e, allo scongelamento, può essere utilizzato in diversi modi. I frammenti di corticale ovarica possono essere reimpiantati a livello dell’ovaio residuo al fine di ripristinare la funzionalità endocrina e riproduttiva dell’organo, oppure possono essere reimpiantati in siti molto vascolarizzati, diversi dal sito d’origine.

In quest’ultimo caso, poiché il reimpianto permette di ripristinare solo la funzionalità endocrina dell’ovaio, le donne che desidereranno ottenere una gravidanza dovranno sottoporsi a un trattamento di fecondazione in vitro. Alcuni manuali smentiscono la convinzione che sia una tecnica ancora in via sperimentale. Si legge di 86 bambini già nati (fino al 2017) grazie alla crioconservazione. Il principale limite di questa tecnica, se eseguita su pazienti oncologiche, resta il rischio di reintrodurre cellule tumorali nel corpo delle donne ormai guarite. Ma la scienza sta lavorando anche su questo.

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baby news

F@mu

Anche la tua è una ‘famiglia al museo’? di Laura Sciolla

Imparare divertendosi, crescere confrontandosi, vivere il museo come luogo dove stupirsi, ricevere stimoli e, perché no, ridere. Con questa finalità è nato il progetto ‘F@mu: Famiglie al Museo’, il cui apice è rappresentato dalla Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo «Datemi un museo e ve lo riempirò», diceva Pablo Picasso. E se riempissimo i musei di bambini? Si sa quanto sia importante avvicinarli al bello fin da tenera età e quanto sia ancora più significativa l’esperienza se vissuta con mamma e papà. ‘F@mu: Famiglie al Museo’ nasce come una vera missione per Elisa Rosa, architetto e mamma di quattro bambini, fondatrice di Kat – Kids Art Tourism, sito vetrina del turismo culturale per le famiglie in Italia, divenuto negli anni un riferimento per chi vuole visitare le città italiane o approfittare delle attività museali e culturali che la propria città offre ai più piccoli. Nel 2013 Kat ha lanciato la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo, che da allora si tiene la seconda domenica di ottobre lungo tutta la penisola. Nell’edizione 2018 sono stati 800 musei – per il progetto pilota erano stati 300 – in 20 regioni d’Italia ad aprire le porte alle famiglie con bam-

bini, proponendo attività specifiche per i piccoli ospiti: visite didattiche, giochi a tema, iniziative speciali. La Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo è organizzata in collaborazione e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali, delle principali amministrazioni comunali e con la collaborazione e il sostegno della Federazione Italiana dei Club e Centri per l’Unesco. Patrocinano inoltre la manifestazione altre importanti istituzioni, quali la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche della Famiglia, Icom Italia – International Council of Museums Italia e il Touring Club Italiano. Tanti i partner che sostengono l’iniziativa, tra cui Rai Yo Yo. Non è un caso che, per la gioia dei bambini, testimonial ufficiali dell’evento siano Matì e Dadà, i due personaggi protagonisti del cartone animato ‘L’Arte con Matì e Dadà’, il primo cartoon Rai a occuparsi di arte a misura di bambino. 27

Per il 2019 si attendono informazioni sul tema principale che accompagnerà l’edizione; lo scorso anno è stato ‘Piccolo ma prezioso’, a sottolineare il valore dei piccoli, promuovendo allo stesso tempo la proposta dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei, che riguarda realtà disseminate in molte città italiane e meritevoli di essere scoperte dal grande pubblico. La data è invece certa: il 13 ottobre 2019. Le sedi espositive possono aderire gratuitamente all’iniziativa tramite il sito www.famigliealmuseo.it, consultabile anche dalle famiglie per ricevere informazioni sui programmi dei musei aderenti. Alcuni indirizzi proporranno la gratuità, altri organizzeranno laboratori e attività speciali creati appositamente per le famiglie. Per scoprire tutti i musei baby and kids friendly d’Italia. Per tutte le informazioni: www.famigliealmuseo.it


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Arriva la nuova linea di latti di proseguimento e crescita Aptamil® 2 e Aptamil® 3 con Pronutra®-Advance Una ricerca all’avanguardia, una nuova formula di ultima generazione: a partire dai 6 mesi, i latti Aptamil sono arricchiti con una miscela esclusiva di ingredienti associati a un processo di produzione innovativo

Dopo la nascita, il latte materno è sicuramente il nutrimento perfetto: come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la scelta migliore ed esclusiva per i primi 6 mesi di vita e va favorito anche oltre, e comunque fino a quando mamma e bambino lo desiderano. Nel caso in cui il latte materno manchi, su indicazione del pediatra è possibile offrire al bambino un latte specifico per le sue esigenze.

Nei primi anni di vita, i bambini sembrano fragili, mentre in realtà affrontano ogni giorno sfide importanti e avventure sorprendenti, che li aiutano a crescere e costruire la resilienza necessaria per prepararsi al futuro. Proprio per questo è importante sostenerli, contribuendo alla creazione di uno stile di vita sano, a partire da una nutrizione bilanciata e corretta. Aptamil® 2 e Aptamil® 3 sono gli unici latti per la prima infanzia con Pronutra®-Advance, una miscela esclusiva di ingredienti associata a un processo di produzione innovativo. Le nuove formule sono integrate con le vitamine A, C e D, che contribuiscono al normale funzionamento del sistema immunitario, e sono caratterizzate dalla presenza di olio di pesce e dalla miscela prebiotica brevettata Gos/ Fos (9:1).

Aptamil® 2 Pronutra®-Advance è una soluzione adatta al bambino dal 6° al 12° mese, sempre se il latte materno dovesse mancare, e contiene Ala (acido alfa-linolenico), che contribuisce al normale sviluppo cerebrale e del tessuto nervoso. Dopo Aptamil® 2, a partire dal 12° mese compiuto è possibile proseguire l’alimentazione lattea con Aptamil® 3 Latte di Crescita Pronutra®-Advance, che è anche fonte di ferro e contribuisce al normale sviluppo cognitivo del bambino.

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Il latte materno è l’alimento ideale per il lattante ed è raccomandato come alimento esclusivo fino al 6° mese e come componente lattea di una dieta equilibrata durante lo svezzamento e anche dopo l’anno di vita. Se manca o è insufficiente si può utilizzare un latte di proseguimento solo su indicazione del Pediatra. Aptamil® 2 non deve essere utilizzato come sostituto del latte materno nei primi 6 mesi di vita ed è da intendersi come parte di un’alimentazione diversificata. L’inizio dello svezzamento deve avvenire unicamente seguendo le indicazioni del Pediatra.



Spazio cicogna Secondo lo studio europeo Endometriosis All Party Parliamentay Group (Eappg), per i forti dolori legati all’endometriosi si perdono ina media cinque giorni lavorativi al mese. Tra le donne colpite, il 14% riduce l’orario di lavoro, un’altro 14% abbandona o perde l’impiego, mentre il 40% preferisce non mettere a conoscenza della propria malattia ildatore di lavoro, per paura delle conseguenze. Sul fronte istituzionale, in Italia sono stati fatti dei passi avanti: nel 2016 l’endometriosi è stata inserita nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti. E a marzo 2017 gli stadi clinici di ‘moderato’ e ‘grave’ sono entrati nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Si stimano circa 300mila esenzioni.


SPAZIO CICOGNA

Cosa mangiare in gravidanza? di Lucia Modici

Nausee, attacchi di fame, paura di aumentare di peso. Sono molteplici le fonti di preoccupazione per una mamma in dolce attesa, dal punto di vista alimentare. E c’è anche la questione, da tenere sempre a mente, della sicurezza microbiologica degli alimenti. Ecco alcuni consigli a questo proposito Aspetto un bambino e quindi mangio per due. Niente di più sbagliato. Il fatto di avere un piccolo nella pancia non significa che l’apporto di energia quotidiano debba aumentare; piuttosto, cresce il fabbisogno di alcuni nutrienti, ed è a questa necessità che bisogna rispondere. Quali sono, quindi, i presupposti per seguire un’alimentazione corretta in gravidanza? Lo spiega il documento del Centro interdipartimentale di Ricerca e Documentazione sulla Sicurezza alimentare (Ceirsa):

seguire una dieta il più possibile varia, suddivisa in 4 o 5 pasti quotidiani, composta da alimenti freschi e di stagione, per garantire un elevato contenuto di vitamine e minerali; evitare, o ridurre il più possibile, il consumo di grossi pesci predatori, per limitare l’esposizione a metalli pesanti, come il mercurio. Meglio pesci come la sogliola, il merluzzo, il nasello, la trota, il dentice e l’orata; bere almeno due litri di acqua al giorno; 34

evitare il consumo di alcol e limitare quello di tè e caffè, preferendo deteinato e decaffeinato; prestare particolare attenzione alla sicurezza microbiologica degli alimenti. Alcuni cibi, infatti, possono essere veicolo di batteri patogeni, come Salmonella (uova) o Listeria monocytogenes (formaggi con croste e muffe), e di parassiti come il Toxoplasma gondii (insalate pronte, carne cruda, alcuni insaccati), causa di infezioni alimentari o patologie del feto.


SPAZIO CICOGNA Sicurezza alimentare È fondamentale evitare alcuni alimenti, scegliere metodi di cottura appropriati e rispettare alcune norme generali in materia di sicurezza alimentare, come lavarsi sempre le mani prima e dopo aver maneggiato alimenti crudi, consumare cibi preconfezionati subito dopo l’apertura e mai oltre la scadenza, conservare subito in frigorifero gli alimenti cotti e riscaldarli accuratamente prima del consumo.

Mese dopo mese I primi tre mesi sono quelli più difficili, spesso caratterizzati da nausee, inappetenza, intolleranza, in particolare verso la carne. In realtà, è proprio in questo periodo che si dovrebbe porre particolare attenzione all’apporto proteico, vitaminico e salino, senza aumentare la quota calorica complessiva; scegliere, quindi, proteine ad alto valore biologico, in altre parole quelle provenienti da carni, pesce, uova e formaggi, dato che le proteine vegetali (contenute in pasta, pane, legumi) non sono sufficienti a coprire il fabbisogno di amminoacidi essenziali. Gli esperti suggeriscono di sostituire l’alimento sgradito con altri di pari valore nutritivo. Per esempio, se è la carne a non essere tollerata, si possono inserire il pesce, le uova, i latticini. Un’altra fonte di squilibrio sono gli attacchi di fame, che portano a esagerare nel consumo di alimenti ricchi di glucidi (pane, pasta, dolciumi), il che provoca anche notevoli incrementi di peso. Nei mesi seguenti, il fabbisogno proteico aumenta gra-

datamente, da 1 grammo a 1,5/2 grammi al giorno per chilo di peso corporeo. Sono infatti le proteine i fondamentali per la costruzione dei

I glucidi, infine, sono in genere i più graditi dalla futura mamma, ma sono anche i maggiori responsabili dell’eccessivo aumento di peso. È opportuno dare prefrenza agli amidi (pane, pasta, patate, cereali, legumi) piuttosto che agli zuccheri semplici (zucchero, dolci). Pane e riso integrali possiedono una maggiore quantità di sali minerali e vitamine, utili per combattere la stitichezza, frequente in gravidanza.

L’alimentazione ha una diretta influenza sulla salute della gestante, sull’andamento della gravidanzae sullo stato di nutrizione del neonato tessuti. Anche i sali di calcio e fosforo (contenuti in latte, latticini e uova) sono necessari alla formazione dello scheletro, mentre il ferro (contenuto nel fegato degli animali, nei legumi, nel tuorlo d’uovo e nella frutta secca) lo è alla formazione dei globuli rossi del sangue. Parallelamente aumenta il fabbisogno di vitamine: le troviamo nella frutta e nella verdura cruda, nonché nei cereali integrali e nei prodotti comunque non raffinati. La quota lipidica, cioè i grassi, non subisce variazioni particolari ma è comunque necessaria perché favorisce l’assorbimento di alcune vitamine. 35

Il peso ideale La gestante dovrebbe trovarsi all’inizio della gravidanza possibilmente intorno al suo peso ideale, stabilito in base all’età, all’altezza e alla costituzione, e conservarlo durante i primi tre mesi, dopodiché l’aumento deve essere graduale fino a raggiungere, al momento del parto, un incremento massimo di 8-10 chilogrammi circa.


SPAZIO CICOGNA

Voglio nascere a testa in su di Carlotta Cordieri

Mettere la testa a posto è un concetto che una mamma si aspetta di dover affrontare quando i figli saranno in età adolescenziale. Invece, a volte, la questione va gestita molto prima: ad esempio se, durante la gravidanza, il bambino si presenta podalico. Cosa fare? Che possibilità offre la medicina? Ci sono dei rischi? La prima domanda che naturalmente ci si pone è: cos’è la presentazione podalica? Con presentazione si indicano le parti del corpo fetale rivolte all’ingresso pelvico. Quando si parla di presentazione podalica, in particolare, ci si riferisce al fatto che si è in presenza di un bambino che scende nella pelvi della mamma con il sederino (natiche o podice, in ostetricia). Normalmente, al sopraggiungere della 32a settimana, il bambino ormai cresciuto inizia a percepire la diminuzione dello spazio intorno a sé. Così, spontaneamente, orienta

la testa verso il basso affinché gli arti inferiori possano occupare la parte più ampia dell’utero (posizionandosi in presentazione cefalica). In alcuni casi, però, questo non avviene. Perché? Non sono note le cause della presentazione podalica; alcuni studi hanno rilevato correlazioni significative con fattori riguardanti la madre, il feto e la gravidanza, che tuttavia spiegano solo in parte la variabilità nella frequenza della presentazione podalica. Eccone alcuni: 36

Bambini speciali

Credenze antiche ritenevano che i podalici fossero bambini speciali a cui bisognava dare la possibilità di affacciarsi al mondo ‘come più preferivano’. In alcuni paesi si ritiene che questi bambini possano sviluppare grandi competenze curative nelle mani, essendo una parte del corpo che mantengono protetta fino alla nascita.


SPAZIO CICOGNA Stress materno e bambino podalico Verena Schmid, nota ostetrica e autrice di diversi libri, offre una teoria alternativa per spiegare il bambino podalico: secondo lei lo stress emotivo materno aumenta la possibilità che il feto si porti in posizione podalica. Presenta il caso di una mamma il cui piccolo, inizialmente cefalico, si è girato in presentazione podalica all’improvviso, dopo la visione di un video sul parto con il primo piano della testina del neonato che usciva dall’orifizio vaginale. Un colloquio e un massag-

epoca gestazionale inferiore a 37 settimane; liquido amniotico in quantità supe- riore alla media (polidramnios); gemellarità; patologie malformative dell’utero o della pelvi; impianto placentare anomalo, come la placenta previa; malformazioni del feto.

gio rilassante sono stati sufficienti per far ritornare il bambino in posizione cefalica. La paura del parto è stata il movente del rivolgimento podalico. Ma anche i papà giocano un ruolo importante nell’infondere sicurezza alla propria compagna, in modo da far capire alla futura mamma che non è sola. Secondo questa teoria, quindi, un percorso di gravidanza fisiologico e sereno, senza intoppi e preoccupazioni, è un ottimo punto di partenza per un corretto posizionamento del feto.

la testa verso il basso entro il termine della gravidanza. In Italia, la presentazione podalica del feto si verifica nel 3-4% dei feti singoli a termine (dati raccolti nel 2015 nell’indagine del Certificato di assistenza al parto, in linea con quelli internazionali). Le possibilità che il feto si metta in posizione corretta da solo prima del

La diagnosi Segnali clinici significativi sono: movimenti fetali dolorosi localiz zati nella parte bassa del bacino o sotto l’ombelico; sballottamento della testa sotto l’arcata costale invece che a livello pubico; battito cardiaco fetale percepito al di sopra della linea ombelicale; reperimento delle natiche del bim- bo all’esplorazione vaginale. La conferma diagnostica viene offerta mediante esame ecografico.

Statistiche Anche se intorno alla 32a settimana un quarto dei bambini risulta essere podalico, il 97% dei neonati sposta 37

termine della gestazione sono circa del 46%, se si tratta della prima gravidanza, e del 78% nel caso della seconda o terza gravidanza. Si rileva, inoltre, che molti bambini podalici si girano al momento del parto a causa delle contrazioni che si manifestano durante la fase di dilatazione, nascendo alla fine cefalici.


SPAZIO CICOGNA Cosa cambia con un bambino podalico? La presentazione podalica è fonte di preoccupazione per le future mamme, perché normalmente equivale a doversi sottoporre a un cesareo. Ma oggi esistono delle alternative. Anche secondo le Linee guida nazionali il taglio cesareo non è più considerato la prima opzione: al contrario, si raccomanda di offrire a tutte le donne con una gravidanza senza complicazioni (fisiologica) e feto singolo in presentazione podalica il rivolgimento per manovre esterne (Rme), da effettuare a partire da 37 settimane e con una probabilità di successo che si aggira tra il 40% e il 60% delle donne al primo parto vaginale e tra il 60% e l’80% delle donne multipare. Le manovre esterne consistono nell’esercitare – da parte di personale medico qualificato e sotto guida ecografica – una pressione sulla testa e sul podice fetale con entrambe le mani, al fine di far compiere al feto una capriola,

in avanti o all’indietro. Solitamente, dopo la manovra si esegue un monitoraggio cardiotocografico, che verrà ripetuto nelle successive 24 ore. Il rivolgimento non è consigliabile in caso di precedenti cicatrici uterine, gravidanza gemellare, sanguinamenti vaginali, anomalie del feto o placentari, travaglio in corso, liquido amniotico scarso.

Perché cefalico è meglio? Cercare di modificare la posizione del feto è una prassi tipicamente occidentale. Eppure studi e trial hanno dimostrano che il cesareo, in presenza di bambino podalico, riduce di due terzi il rischio di complicanze neonatali. Inoltre, è spesso difficile trovare operatori disponibili o formati ad assistere un parto podalico per via vaginale. Ma questo non vuol dire che il parto podalico per via vaginale non sia possibile o da valutare, soprattutto per le pluripare.

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Per il rivolgimento del bambino podalico Oggi, prima di arrivare alle manovre esterne o al cesareo, alcune ostetriche propongono delle tecniche di provata efficacia che dovrebbero aiutare il bambino a fare il ‘capitombolo’. Una di queste è la Moxibustione (o moxa): derivante dalla medicina tradizionale cinese, si avvale di uno stick di artemisia vulgaris caldo che, messo vicino al piede della mamma, stimola le strutture riflesse. Anche l’agopuntura e la digitopressione sono state applicate con non pochi successi, e senza alcun effetto nocivo né sulla mamma né sul feto.



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Dono il mio latte come gesto d’amore di Laura Sciolla

Anche piccole quantità di latte materno possono essere un dono prezioso per i neonati pretermine. In Italia sono 38 le Banche del Latte, cui è affidato il compito di guidare e gestire la donazione del latte. Un lavoro coordinato dall’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato, di cui abbiamo intervistato il presidente, il dottor Guido Moro In Italia viene donato solo un terzo del latte materno di cui avrebbero necessità i neonati prematuri. Un dato che dimostra come ci sia ancora tanto lavoro da fare. Tuttavia, guardando al passato, il risultato è comunque più che soddisfacente, come spiega il presidente dell’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato (Aiblud – www. aiblud.com), il dottor Guido Moro. Qual è la situazione in Italia per quanto riguarda la donazione del latte materno? «L’Italia può vantare ben 38 Banche

del Latte. Siamo i primi in Europa, il che non può che essere fonte di vanto. E, insieme alla Francia, siamo l’unico paese in cui tutta l’attività viene regolata da leggi specifiche: da quando è nata l’Associazione, nel 2005, si sono volute tracciare linee guida univoche, confermate dal Ministero della Salute, in modo che tutto il processo delle Banche sia regolamentato e controllato per un’efficienza e sicurezza sempre maggiori». Quanto latte materno si raccoglie lungo la penisola? 40

«Dall’ultima indagine rilevata a livello nazionale in collaborazione con il Ministero della Salute, datata 2017, è risultato che nell’anno precedente siamo riusciti a raccogliere 10mila litri di latte materno. Il che risponde a un terzo del latte di cui i bambini prematuri accolti nei centri di neonatologia avrebbero bisogno. Siamo già soddisfatti del risultato, ma non ci fermiamo: il nostro impegno è rivolto a sensibilizzare il grande pubblico e gli operatori sull’importanza della donazione. Penso alla grande disparità tra nord e sud Italia: Lombardia e Toscana sono in


SPAZIO CICOGNA cima alla classifica per numero di Banche del Latte, ma ci sono regioni come la Liguria e la Sardegna dove non ce n’è nemmeno una. E se la Liguria si può approvvigionare dal Piemonte, l’isola sarda è totalmente isolata». E poi bisogna informare le future mamme... «Esattamente: stiamo lavorando con il Ministero per una campagna di sensibilizzazione tra gli ambulatori, i consultori, i corsi preparto. Tutti devono sapere quanto qualche goccia di latte materno possa essere importante, rappresentando la vita, o la via per la guarigione, per i bambini nati prematuri (per un neonato di peso inferiore a 1500 grammi sono sufficienti 20 centilitri di latte al giorno, ndr)». Ci spiega meglio questo concetto? «Il latte umano è un alimento unico e inimitabile per la peculiarità dei nutrienti, le componenti enzimatiche e ormonali, i fattori anti infettivi e di crescita. Studi scientifici dimostrano che questo latte è in grado di proteggere i neonati da una serie di patologie che, se si manifestano in un essere di peso inferiore ai 1500 grammi, possono dimostrarsi letali; come nel caso dell’enterocolite necrotizzante. Donare il proprio latte significa contribuire alla vita, e anche al risparmio economico di un intero sistema sanitario: abbiamo calcolato che il costo per aprire, avviare e gestire le Banche del Latte è di gran lunga inferiore alle

spese da sostenere per la degenza e la cura dei neonati malati». Come avviene la donazione del latte? «Dopo che una donna si è dichiarate disponibile e si è sottoposta a semplici esami medici, può portare autonomamente il latte materno alla Banca, oppure usufruire del servizio di ritiro a domicilio. Puntiamo all’implementazione di questo servizio: per una neomamma, appena dimessa dall’ospedale, che vive a Milano (ad esempio) e che magari ha già un altro figlio, dover prendere la metropolitana per trasportare il suo biberon fino alla Banca del Latte non è esattamente un percorso confortevole. Non è un caso, dunque, che il 60% della raccolta avvenga tramite personale sanitario a domicilio. Una procedura che, tra l’altro, rafforza il rispetto delle norme igienico sanitarie richieste dalla donazione. Ma c’è di più: a Milano – e ora anche a Torino – è nato il sistema di raccolta Human Milk Link (www.human-milklink.org): un’ostetrica si reca a casa della mamma, l’assiste ove ci siano dei problemi, la consiglia sulla raccolta del latte, porta nuovi biberon qualora siano esauriti. Poi sigilla il biberon e lo consegna alla Banca. A misura di mamma». Qual è la situazione in Europa? «È partita da noi, nel 2010, la formalizzazione di una Banca europea, la 41

Europe Milk Bank Association. Nazioni come Gran Bretagna, Francia, Norvegia, Svezia e Finlandia avevano già un loro sistema di raccolta, ma, si sa, l’unione fa la forza. Ciò ci ha aiutato a sostenere l’apertura di nuove Banche, come quelle in Russia. Nel continente europeo contiamo 250 Banche del Latte».

La procedura Secondo le Linee guida per la costituzione e l’organizzazione di una Banca del Latte Umano Donato redatte dalla Società Italiana di Neonatologia (Sin), tutto il latte donato deve essere pastorizzato prima dell’uso. La pastorizzazione, che consiste nel riscaldamento del latte a bagnomaria (in genere a 62,5°C per 30 minuti), distrugge la maggior parte dei germi patogeni e tutti i virus, in modo che il prezioso alimento possa essere utilizzato senza rischi; al tempo stesso, ne rispetta sufficientemente le peculiari caratteristiche biologiche e nutrizionali. Il latte pastorizzato viene congelato e stoccato in biberon sigillati ed etichettati e viene fornito ove e quando ve ne sia richiesta.


SPAZIO CICOGNA La vaccinazione anti-rotavirus

Passato e presente

Guido Moro, presidente Aiblud

La prima Banca del Latte è nata nel 1971 all’interno dell’Ospedale Meyer di Firenze: forte della sua tradizione come Ospedale degli Innocenti, al Meyer si era iniziato a raccogliere latte materno per i neonati abbandonati. Nel tempo la pratica è stata allargata ai bambini nati prematuramente. Oggi sono 38 le Banche del Latte in tutta Italia, la cui attività e regolamentata dalla Aiblud. Le Blud italiane fanno riferimento alle Linee Guida per la costituzione e l’organizzazione di una Banca del Latte Umano Donato della Società Italiana di Neonatologia (Sin).

Donare il latte. Come, quando, chi Come donare il latte Chi desidera offrire una quota del proprio latte alla Banca può contattare il centro di riferimento più vicino e sottoporsi a un semplice controllo, che consiste nella valutazione della storia clinica della mamma e nell’esecuzione di esami specifici per escludere la presenza di disturbi come epatite B, epatite C, infezione da Hiv. Le donatrici ricevono inoltre informazioni sulle procedure della raccolta, del trattamento termico, dell’utilizzo del latte umano. È necessario firmare un consenso scritto per il trattamento dei dati personali e per l’esecuzione degli esami. La donazione può essere effettuata consegnando il biberon del latte direttamente presso una Banca del Latte oppure attraverso la raccolta a domicilio.

Quando È preferibile che la donazione inizi il prima possibile dopo il parto: entro il primo mese, non appena la neomamma sente che l’allattamento al seno è ben avviato. Non è incoraggiata invece la donazione oltre il sesto mese dal parto, quando le caratteristiche del latte divengono meno

adeguate ai fabbisogni dei neonati che lo ricevono. Molte donne preferiscono raccogliere il latte per la Banca dopo la poppata del figlio. Questa pratica, determinando lo svuotamento completo dei seni, è anche un valido stimolo per la produzione di latte e come prevenzione dagli ingorghi mammari.

Chi non può donarlo La selezione delle donatrici ha lo scopo di individuare le condizioni che controindicano la donazione, non solo nell’interesse del ricevente, ma anche della donatrice stessa e di suo figlio. L’idoneità della donatrice viene accertata da una figura medica. I criteri di esclusione sono rappresentati da stili di vita inadeguati (uso di droghe o di determinati farmaci, fumo di sigaretta, abuso di alcolici e caffè, diete incongrue), terapie materne, malattie infettive materne, test sierologici positivi per alcune infezioni virali (epatite B, C, Hiv), controindicazioni temporanee (per esempio, mamme sottoposte a tatuaggi o applicazione di piercing nei 6 mesi precedenti la donazione, oltre che recenti trasfusioni con emoderivati).

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SPAZIO CICOGNA Aiblud Onlus – Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato Per l’elenco completo delle Banche presenti nelle città italiane: www.aiblud.com

Abruzzo Chieti

Lecco

Calabria Cosenza

Presidio Ospedaliero Macedonio Melloni

Crotone

Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico Clinica Mangiagalli

Policlinico Colle dell’Ara

Osp. Civ. dell’Annunziata S. Giovanni di Dio

Campania Napoli

Osp. Buon Consiglio Fatebenefratelli

Emilia Romagna Bologna

Ospedale S.Orsola – Malpighi U.O. Semplice Terapia Intensiva Neonatale

Cesena

Osp. Bufalini – Divisione Pediatrica

Modena

Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena Divisione di Neonatologia

Reggio Emilia

Azienda Ospedaliera S. Maria Nuova - Unità Funzionale di Neonatologia Divisone di Pediatria

Friuli Venezia Giulia Udine

Azienda Ospedaliera Santa Maria della Misericordia - Divisione di Neonatologia

Pordenone

Azienda Ospedaliera S. Maria degli Angeli Unità Operativa di Pediatria - Neonatologia

Lazio Roma

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù U.O.di Dietologia Clinica

Lombardia Bergamo

ASST Papa Giovanni XXIII

Brescia

Ospedale Manzoni

Milano Milano

Milano

Ospedale San Giuseppe

Marche Ancona

Toscana Arezzo

Ospedale Nuovo San Donato Patologia Neonatale

Firenze

Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer – Servizio Dietetico

Grosseto

Ospedale della Misericordia Patologia Neonatale

Lido di Camaiore

Ospedale Unico Versilia USL 12 Patologia Neonatale

Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona Presidio ad Alta Specializzazione G. Salesi

Lucca

Piemonte Torino

Policlinico Le Scotte – Istituto di Pediatria Preventiva e Neonatologia dell’UniversitàTrentino Alto Adige

Azienda Ospedaliera O.I.R.M - S. Anna S.C.D.U. Neonatologia

Vercelli

Ospedale S. Andrea di Vercelli

Moncalieri

Presidio Ospedaliero Moncalieri Centro di Assistenza Neonatale

Puglia Bari

Presidio Ospedaliero di “Venere” Divisone di Neonatologia

Foggia

Ospedali Riuniti-Divisione di Patologia Neonatale

San Giovanni Rotondo

IRCCS Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza – U.O. TIN Neonatologia

Sicilia Agrigento

(attualmente inattiva)

Az. Ospedaliera S. Giovanni di Dio – Sezione Neonatologia Palermo Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli – Patologia Neonatale

Terapia intensiva neonatale Ospedale dei Bambini, ASST Spedali Civili

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Ospedale Campo Marte – Divisione Pediatrica

Siena

Trentino Alto Adige Trento

Ospedale S. Chiara – U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale

Umbria Perugia

Ospedale Santa Maria della Misericordia

Veneto Camposampiero

U.L.S.S. 15 Presidio Ospedaliero P. Cosma – Divisioni Pediatria e Patologia Neonatale

Treviso

Ospedale Santa Maria di Cà Foncello – Divisione di Neonatologia

Verona

Banca del Latte Umano Donato Verona – Ospedale Borgo Roma

Vicenza

Banca del Latte Umano Donato Vicenza – Ulss Vicenza


Lulabi Il bello di essere piccoli Quando nasce un bambino, nasce una nuova famiglia. Un evento unico che determina tanti cambiamenti e la necessità di dotarsi di tutto l’occorrente per accogliere al meglio l’arrivo di questa nuova vita

affrontare con allegria il momento del passaggio dal pannolino al vasino e per imparare a lavarsi le manine da soli utilizzando gli step a 1 o 2 gradini. Perché crescere è bello, ma sentirsi autonomi è un grande traguardo. Il simpatico coniglietto Lulabi personalizza ogni prodotto. E c’è poi il mondo magico di Fairy Tales e dei suoi abitanti: la Fatina, il Principe Ranocchio e l’Unicorno, che danno vita a tovagliette e stoviglie per le prime pappe in (quasi) autonomia. Simpatici animali diventano piatti, tazze e posate, come accade nelle linee Elefantino, Gufetto e Scimmietta. La qualità degli articoli e la costante ricerca in termini di design sono i punti di forza di Lulabi. Gli articoli Lulabi si possono facilmente acquistare nei negozi specializzati per l’infanzia. Tutti i materiali impiegati sono di alta qualità e vengono svolti test per l’utilizzo presso laboratori italiani per garantire la massima sicurezza, pensando a genitori attenti e premurosi.

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Per saperne di più visitate www.lulabi.it e seguite le pagine Facebook (@Lulabi.Pengo) e Instagram (Be.Lulabi), sarete sempre aggiornati sulle novità.

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SPAZIO CICOGNA

Mamme a 40 anni di Laura Sciolla

35, 40, anche 45. Superata l’idea che per diventare mamme si debba essere delle giovincelle, restano concrete le probabilità di complicanze durante la gravidanza. Ma una volta nato il bambino, le madri quarantenni si confermano delle vere super mamme C’è un primato che tocca l’Italia in ambito ‘cicogna’: un bambino su cinque è figlio di mamme che hanno compiuto 40 anni. Un vero record in Europa. Rimanere incinta over 40 è ormai una condizione normale nel nostro paese, legata in parte ai mutamenti sociali odierni e in parte a scelte di natura personale. Tanto più che, sebbene superata questa età le possibilità di avere una gravidanza si riducano notevolmente, la Fivet e altre tecniche d’inseminazione artificiale possono dare risposta anche ai casi più complessi (è bene ricordare che anche la fertilità maschile, dopo i 35 anni, subisce una flessione). Non solo: una volta riusciti nel concepimento, la gravidanza potrebbe manifestare complicanze legate all’età: il diabete gestazionale, la placenta previa, l’emorragia post partum, la preeclampsia; aumentano inoltre i rischi di gravidanza extrauterina, parto prematuro e aborto spontaneo,

di anomalie cromosomiche (come per la sindrome di Down che, dopo i 45 anni, può verificarsi in un bambino su 35 rispetto all’1 su 1500 per le mamme ventenni). E poi tutti gli stress a cui il corpo è sottoposto. Ma la generazione X (detta anche Boomerang o Peter Pan, per la sua propensione a ritardare alcuni tradizionali riti di passaggio prima di entrare nell’età adulta) ha preso ormai questa strada. Con vantaggi da non sottovalutare, secondo alcuni esperti: diventare madre ‘in ritardo’ significa aver preso una decisione in modo ponderato e consapevole; aver acquisito una maggiore stabilità (sia economica che emotiva), una più ampia consapevolezza dell’impegno richiesto, una capacità di gestione della serenità interiore più completa. Studi specifici hanno rilevato che le mamme over 40 sono più presenti nella vita dei figli, riducendo così il numero di incidenti casalinghi, e li 45

preparano meglio alle esperienze prescolastiche e scolastiche. D’altra parte, c’è chi fa notare come i 40 anni siano uno spartiacque nella storia di una donna, il momento in cui inizia una nuova metà della vita: con una gravidanza, si andrebbero a unire due fenomeni naturali, la maternità e la maturità individuale. Rimanere incinta diventa un trampolino per rinnovarsi in una ‘seconda fase della vita’: la manager in carriera che ora è pronta per diventare madre; la figlia che si sente in colpa per non aver ancora dato dei nipotini ai genitori; la donna che dopo anni di precarietà va alla ricerca di una stabilità. L’orologio biologico suona per ciascun individuo in maniera del tutto personale. L’importante è affrontare questa bella avventura con serenità e rivolgendosi a personale medico esperto, che possa guidare nel percorso, anche con esami e controlli adeguati.



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SPAZIO CICOGNA A T U P E R T U C O N L’ E S T E T I S TA

ESTETICA E G R AV I D A N Z A A cura di Isotta Ognibene È davvero utile per la donna sottoporsi a trattamenti estetici durante la gravidanza? La risposta è sì, a patto che non si pensi all’estetica come a un qualcosa di superfluo o lezioso. Durante la gravidanza e nei mesi del post parto, il corpo cambia profondamente e mai come in questo periodo è importante ritagliarsi dei momenti in cui poter pensare al proprio benessere e alla cura di sé. A confermarlo ci pensa anche la comunità scientifica, che afferma a gran voce che le cure estetiche per la mamma non sono un vezzo, ma la necessità di riappropriarsi del proprio tempo e dei propri spazi per costruire relazioni soddisfacenti nella propria sfera sociale. In questa fase, il corpo della donna deve però essere trattato con prodotti e manualità specifici, che vanno inseriti in uno schema tecnico ben preciso che tenga conto dell’eccezionalità di un momento in cui corpo e psiche sono in trasformazione. I cambiamenti che la donna vive sono la risposta fisiologica di un corpo che si adatta a nuove funzioni, a diversi stimoli ormonali e a nuove emozioni. Dopo il 1° trimestre – quando si raggiunge una stabilizzazione, poiché si è un concluso il processo di organogenesi (formazione di organi e apparati) – la gestante si può sottoporre a trattamenti estetici. Da quel momento, la futura mamma ha il via libera a cominciare

quando ne sente il bisogno. Spesso accade alla fine del 2° trimestre, quando si comincia ad avvertire il peso del bambino. I trattamenti estetici in dolce attesa sono sicuri e non presentano controindicazioni, ma solo benefici. Tuttavia, devono essere eseguiti da personale specificatamente formato per trattare la donna nel rispetto delle sue necessità. Per tutelare ulteriormente la futura mamma e il bambino, è possibile che venga richiesto dalla struttura un certificato medico che attesti l’idoneità della gestante a sottoporsi ai trattamenti. La scelta di un centro estetico specializzato è sicuramente preferibile rispetto a uno generalista. Non tutti, infatti, sono in grado di trattare donne incinte, perché bisogna considerare molti aspetti che necessitano di una formazione dedicata. Un massaggio può sembrare innocuo, ma durante la gestazione ogni cosa va valutata nel modo giusto. E anche il bambino trae benefici dai trattamenti cui si sottopone la futura mamma, il cui benessere influenza positivamente il piccolo. Il linfodrenaggio, ad esempio, rafforza il sistema immunitario e favorisce la riossigenazione dei tessuti, con effetti positivi anche sul liquido amniotico. Senza dimenticare i vantaggi per la donna in questa fase, quali un rapido sollievo dai fastidi legati alla postura e al gonfiore degli 49

arti, la prevenzione o l’attenuazione di antiestetici segni permanenti, come smagliature e macchie, e il monitoraggio dell’aumento dei volumi, per vivere con serenità la nuova fisicità.

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Crescere sani Si chiamano comunemente coliche, si dice ne soffrano molti neonati nei primi mesi di vita e si manifestano con pianti improvvisi e dirotti, che esplodono in genere verso sera e durano fino a un paio d’ore. Molti medici, però, considerano il termine inappropriato, poiché qui colica rimanderebbe non tanto a un dolore addominale – che nessuno studio è mai riuscito a dimostrare – quanto proprio al pianto. Su centinaia di bambini cui si attribuiscono coliche gassose, sembra infatti che solo qualche decina soffra realmente di disturbi intestinali, gli altri semplicemente piangono, e per infiniti motivi e disagi differenti (stanchezza, voglia di coccole…). Riprova ne è il fatto che nessuno dei tanti trattamenti proposti si è mai rivelato efficace.


CRESCERE SANI

Hiv pediatrico

Al via la vaccinazione terapeutica di Sara Lanfranchini

Di anno in anno, il calo (leggero ma progressivo) dei casi di infezione da Hiv nel mondo è una realtà, ma i dati restano ancora drammatici, anche quando si parla di bambini. A fine anno, però, è arrivata una notizia confortante: è pronta per il 2019 la seconda fase di sperimentazione del primo vaccino terapeutico contro l’Hiv. Un progetto dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma Mentre nel mondo si conta ancora un numero elevatissimo di infezioni pediatriche da Hiv (Human Immunodeficiency Virus) – un totale di un milione e 800mila casi, con 180mila nuove infezioni ogni anno – l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù lancia un nuovo, atteso progetto: alla vigilia del 30 ° World Aids Day, celebrato il 1° dicembre

scorso, l’ospedale romano ha reso noto che ormai tutto è pronto per il lancio, nel 2019, della seconda sperimentazione del primo vaccino terapeutico contro l’Hiv. Il vaccino è stato sviluppato in collaborazione con il Karolinska Institutet di Stoccolma e, grazie a un finanziamento dello statunitense National Institute of Health, verrà 52

presto testato su una vasta schiera di bambini in tre paesi: oltre all’Italia, saranno coinvolti Thailandia e Sudafrica, ovvero gli stati con la più alta percentuale di bambini nati infetti per trasmissione verticale (da madre a figlio), un tipo di contagio che interessa ogni anno il 95% dei nuovi casi pediatrici.


CRESCERE SANI Sperimentazioni parallele In materia di cura dell’Hiv, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è coinvolto anche in altri due studi, nuovamente legati all’attività del consorzio Epiical: Carma include bambini con infezione per via materna trattati sin dai primi giorni di vita con terapie antiretrovirali in diversi centri europei. I dati preliminari hanno permesso di identificare nuovi marcatori di malattia che potranno essere utilizzati in studi futuri di immunoterapia. Earth è invece dedicato ai bambini con infezione materna da Hiv in diversi centri del Sudafrica (Johannesburg e Cape Town) e del Mozambico. Attualmente sono stati arruolati 40 neonati con infezione da Hiv (la previsione è di arrivare a cento) che verranno seguiti per i prossimi due anni. La finalità? Arrivare alla formulazione di nuove strategie di remissione virologica. A rendere possibile questa nuova fase di sperimentazione è il lavoro del consorzio Epiical (Early-treated Perinatally Hiv-infected Individuals: Improving Children’s Actual Life with novel immunotherapeutic strategies): nato nel 2015 e composto da 27 partner accademici tra i più prestigiosi al mondo nell’ambito della ricerca sull’Hiv pediatrico, punta a mettere a

sistema la ricerca di nuove immunoterapie che permettano la remissione virologica (cioè il controllo della malattia) senza ricorrere ai farmaci antiretrovirali attualmente disponibili. Spiega il dottor Paolo Palma, immunoinfettivologo dell’Ospedale Bambino Gesù: «La nostra sfida è riuscire a ottenere, grazie al vaccino terapeutico, un controllo della malattia tale da ridurre al minimo nei bambini il ricorso alle terapie antiretrovirali, che sono certamente molto efficaci ma gravate di tossicità nel lungo termine. Un bambino che nasce con Hiv, infatti, inizierà le cure già nel primo anno e dovrà proseguirle per tutta la vita senza interruzioni».

Oltretutto, va tenuto conto che i neonati con Hiv sono molto fragili e la progressione in Aids è più veloce che negli adulti, anche se sottoposti a terapia. «Il successo di questo vaccino – prosegue il dottor Palma – potrebbe ridurre il rischio dei fallimenti terapeutici legati alla ridotta aderenza nel tempo alle cure antiretrovirali e diminuire sensibilmente i costi per i sistemi sanitari nazionali, che spesso costituiscono un impedimento all’accesso alle terapie, specie nei paesi più poveri […] Siamo fiduciosi che dalla ricerca pediatrica arriveranno le nuove risposte terapeutiche alle esigenze dei pazienti di tutte le fasce d’età».

L’Hiv nel mondo In base alle ultime stime Unaids relative al 2017, sono 36,9 milioni le persone che vivono con l’Hiv nel mondo. Di queste, 21,7 milioni hanno accesso a terapie antiretrovirali, un numero ancora troppo basso ma tuttavia incoraggiante, se paragonato agli appena 5 milioni calcolati alla fine del 2008. Di tutte le persone attualmente infette, ben 1,8 milioni sono bambini sotto i 15 anni, con circa 180mila nuove infezioni pediatriche ogni anno (per il 95% sono conseguenza di trasmissione verticale, da madre a figlio). Solo nel 2017, 110mila bambini e adolescenti sotto i 14 anni sono morti

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a livello globale per cause legate all’Aids (considerati anche gli adulti, il numero totale dei decessi sale a 940mila). Negli ultimi dieci anni in Italia sono 82 i bambini nati con Hiv. Le madri non hanno fatto il test in gravidanza o hanno rifiutato la terapia. Nei paesi industrializzati come il nostro, oggi l’infezione in età pediatrica rappresenta un fenomeno in regressione, sempre più confinato a realtà sociali che sfuggono alle maglie della prevenzione, ormai piuttosto consolidate. Nuovi casi d’infezione, invece, sono descritti tra gli adolescenti, che costituiscono una fetta di popolazione particolarmente a rischio.


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Cos’è il vaccino terapeutico Rispetto ai ben noti vaccini profilattici, che hanno funzione preventiva e si somministrano a individui sani per evitare i contagi, la vaccinazione terapeutica è a tutti gli effetti una strategia di cura: è destinata a persone già infette e mira a ‘educare’ il loro sistema immunitario per favorirne la reazione contro il virus.

Nella pratica, nel bambino viene iniettato il dna di una specifica proteina del virus dell’Hiv, ovvero una serie di informazioni genetiche che cominciano immediatamente a essere sintetizzate dalle cellule del paziente, stimolando e migliorando la risposta immunologica del suo organismo. Non esiste ancora, invece, un vaccino profilattico contro l’Hiv. Già nel 2013, all’epoca della prima sperimentazione (effettuata dall’Unità

Operativa di Infettivologia del Bambino Gesù su 20 bambini nati infetti per via materna), la somministrazione del vaccino terapeutico aveva ottenuto risultati positivi: abbinata, in quel caso, alla terapia antiretrovirale classica, aveva determinato un aumento significativo delle risposte immunologiche, un primo passo importante perché potenzialmente in grado di consentire un controllo della replicazione del virus.

La denuncia di Msf Attiva dal 2000 nella cura dell’Hiv nel mondo, la ong Medici Senza Frontiere (che solo nel 2017 ha fornito trattamenti antiretrovirali a quasi 216mila persone in 27 paesi tra Africa, Asia ed Europa dell’Est) ha recentemente puntato il dito contro una delle principali criticità legate alla diffusione dell’Hiv e alle sue possibilità di cura: la carenza di terapie specifiche per i bambini. Ai piccoli pazienti, infatti, vengono perlopiù destinati regimi di cura obsoleti e subottimali, che comportano un rischio aumentato di effetti collaterali importanti, resistenza ai farmaci antiretrovirali e fallimento del trattamento.

Sempre secondo Msf, la copertura terapeutica destinata all’infanzia è drammaticamente bassa: soltanto il 52% dei bambini sieropositivi è stato sottoposto a trattamento nel 2017. Mentre l’Oms raccomanda ai bambini con diagnosi di Hiv d’iniziare immediatamente le terapie antiretrovirali, permane infatti il problema della scarsa disponibilità delle stesse nei paesi in via di sviluppo, proprio quelli, cioè, in cui la diffusione del virus è ancora troppo vasta; solo nell’Africa subsahariana, ad esempio, vive il 90% di tutti i bambini sieropositivi, con tassi di mortalità ancora molto elevati.

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Sindrome del bambino scosso di Mattia Lerner

Il bambino piange in modo inconsolabile e il genitore, magari stanco e stressato, lo scuote con forza per calmarlo e farlo smettere. Tutto fuorché un gesto veniale. Al contrario, è una delle forme meno note – ma non poco diffuse – di maltrattamento nei primi mesi di vita, meglio conosciuta come Sindrome del bambino scosso Si chiama Sindrome del bambino scosso (Shaken Baby Syndrome – Sbs) ed è un fenomeno spesso ignorato dai genitori e sottovalutato dai pediatri. Eppure comporta esiti gravi per il neonato e per il suo futuro. Anche nota come ‘trauma cranico abusivo’, riguarda bambini di età inferiore ai 2 anni – in particolare di pochi mesi – e fa riferimento a una forma di maltrattamento fisico perpetrato generalmente in ambiente familiare. John Caffey – il medico che riscon-

trò per primo la Sbs nel 1946, per poi formalizzare la definizione nel 1972 – rilevò, in bambini scossi violentemente e ripetutamente per ovviare al loro pianto inconsolabile, l’emergere di un trauma sull’encefalo e di successivi danni neurologici.

Le cause L’arrivo di un bambino porta gioia ed entusiasmo, ma anche una serie del tutto comprensibile di preoccupazioni e un notevole carico di stress. 56

Fin dal suo ingresso nel mondo, fin dal primo vagito, il piccolo si rivela per quello che è: un essere indifeso che ha bisogno di cure costanti, di amore e grande attenzione, di una dose esorbitante di disponibilità da parte dei genitori – o di nonni, babysitter ed educatori – che lo devono nutrire, accudire, rassicurare, coccolare e proteggere. Diventare genitori può essere uno shock meraviglioso quanto dirompente, e serve tanta pazienza per assumersi questa responsabilità.


CRESCERE SANI Scuotimenti virtuosi Non scuotere il bambino non significa che questi vada trattato come vetro soffiato sul punto di rompersi. Quindi, via libera ai giochi: il cavalluccio sulle ginocchia, un leggero dondolio, giri in bici appena è un po’ più grande e passeggiate col piccolo in fascia. Ma anche una frenata brusca in auto (rigoroso l’uso del seggiolino) non provoca danni. Una pazienza che certe esplosioni di pianto irrefrenabile possono mettere a dura prova. Capita allora che, per placare il piccolo urlante, mamma e papà, impotenti e spazientiti, agiscano su di lui con manovre consolatorie inappropriate, e spesso del tutto inconsapevoli, come lo scuotimento, dannoso anche se protratto solo per pochi secondi (nulla a che vedere, però, con il dondolio, anche insistito ma dolce, che abi-

tualmente si utilizza per cullare il piccolo e favorirne la tranquillità e l’addormentamento).

Le conseguenze sul bambino Nel neonato e nel bambino molto piccolo, i muscoli cervicali sono ancora fragili, non in grado di sostenere correttamente la testa. Uno scossone implica quindi che il cervello, muovendosi liberamente nel cranio, subisca un trauma, con ecchimosi, gonfiore e sanguinamento dei tessuti. Si tratta di lesioni gravissime, che implicano danni di ordine neuropsicologico: disturbi di apprendimento, attenzione, memoria e linguaggio, danni alla vista o cecità, disabilità uditive, paralisi cerebrale, epilessia, ritardo psicomotorio e mentale. Le conseguenze dipendono dalla gravità dell’abuso: si stima che solo nel 15% dei casi non ci siano ripercussioni sulla salute del bambino. In un quarto dei casi diagnosticati la Sbs porta al coma o alla morte. Quanto ai sintomi, si parla di vomito, inappetenza, difficoltà di suzione o deglutizione, irritabilità estrema, letargia, assenza di sorrisi o vocalizzi, rigidità, difficoltà respiratorie, eccesivo aumento della circonferenza cranica,

cattivo controllo del capo, frequenti pianti inconsolabili e, nei casi più gravi, convulsioni, stati di incoscienza e arresto cardiorespiratorio.

Incidenza e fattori di rischio Poiché la diagnosi è complessa e mancano dati epidemiologici certi a livello sia europeo che italiano, l’incidenza del fenomeno è difficile da stimare. Nel nostro paese, si presumono 3 casi ogni 10mila bambini con meno di un anno, ma potrebbero essere di più. Nel solo Ospedale Regina Margherita di Torino, nel 2017, si sono registrati 6 casi di Sbs. Il picco si riscontra tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, cioè quando maggiore (e più difficile da comprendere) è il pianto del neonato e minore è il controllo del capo. Stando ai dati diffusi dalla Società Italiana di Neonatologia, i principali fattori di rischio sono i seguenti: madre minorenne, famiglia monogenitoriale, basso livello d’istruzione, abuso di alcol o stupefacenti, disoccupazione, violenza familiare e disagio sociale. Molto spesso, però, la causa va ricondotta solo all’esasperazione dei genitori.

La campagna Non scuoterlo! è il nome della campagna di informazione e prevenzione lanciata in Italia dalla Fondazione Terre des Hommes, in collaborazione con 6 tra i più prestigiosi ospedali pediatrici e con il sostegno della Società Italiana di Neonatologia e dell’Autorità garante per l’infanzia. 57


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Cervello 0-3 Sviluppo esponenziale di Nora Cinaschi

Pensiamo a come cresce un bambino nei primi anni, alla quantità (e qualità) di competenze che acquisisce: gattonare, camminare, sorridere, mangiare autonomamente, parlare… Facile dedurre a quale incredibile sviluppo sia sottoposto il suo cervello. Ma cosa accade esattamente? Alla nascita, il cervello umano pesa circa un quarto di quanto peserà in età adulta e cresce di un paio di grammi al giorno fino ai 12 mesi (il suo periodo di sviluppo più rapido), quando supererà il chilo; intorno ai 3 anni, avrà raggiunto un volume non troppo dissimile da quello dell’uomo o della donna che sarà. Ciò che ne consegue è la produzione di miliardi di cellule nervose: a 2 anni, il cervello creerà qualcosa come 2 milioni di giunzioni sinaptiche al secondo, una dimostrazione di iperattività neuronale incredibile,

e ben superiore, come vedremo, all’attività di un cervello maturo.

Struttura e fasi di sviluppo Nei primi anni il cervello cresce e attiva nuove abilità, ognuna facente capo a un’area specifica: tronco encefalico: è la parte più sviluppata alla nascita. Controlla i riflessi e le funzioni vitali, il pianto, la suzione, il respiro, il battito cardiaco, la fase Rem del sonno; insieme all’amigdala, me58

diatore centrale delle emozioni, concorre alla gestione di ansia e tranquillità; lobo parietale: da esso dipendono tatto, gusto, coordinazione mano-occhio; si sviluppa (come i lobi occipitale e temporale) a partire dai 3-6 mesi dietro stimoli sensoriali e ambientali; lobo occipitale: controlla la vista, tra i sensi che si sviluppano di più nei primi mesi; basta pensare che il neonato, anche se già vede e percepisce l’alternanza buio/luce, in principio è terribilmente miope;


CRESCERE SANI lobo temporale: coordina i 2 sensi già sviluppati alla nascita (udito e olfatto), ma anche la comprensione linguistica; lobo frontale: controlla il pensiero e i comportamenti volontari, come camminare o parlare (il lato sinistro si occupa della produzione del linguaggio, il destro interpreta il contenuto emozionale dei discorsi). Il suo sviluppo si attiva tra i 6 e i 12 mesi; cervelletto – coordina le funzioni motorie e sensorie e l’equilibrio; il suo sviluppo favorisce l’apprendimento del linguaggio verbale e musicale.

L’importanza degli stimoli Già in gravidanza il feto sviluppa diverse capacità, come riconoscere la voce della mamma, sperimentare i sapori o muoversi in base a stimoli esterni. Il suo cervello ha iniziato a formarsi, tanto che alla nascita il bambino possiede un’infinità di connessioni neuronali e ‘competenze innate’:

ascolta i suoni, possiede riflessi arcaici come la suzione o l’istinto di aggrapparsi (riflesso di Moro). Se i geni sono sicuramente responsabili della formazione di neuroni e sinapsi, è però l’esperienza che perfeziona le connessioni, aiutando

il bambino ad adattarsi all’ambiente. Ad esempio, il cervello umano è ‘programmato’ per imparare una lingua madre, ma il particolare linguaggio di ogni bambino, la dimensione del suo vocabolario, l’accento dipenderanno dal contesto sociale

Cervello ed emotività È dimostrato che i neonati hanno già una vita emotiva. Secondo il neuropsicanalista Allan Schore, lo sviluppo cerebrale nei primi anni sarebbe connesso alla relazione del bambino coi genitori, e soprattutto con la madre, da cui dipende specialmente fino ai 3 anni. Lo sviluppo socio emotivo, quindi, sembrerebbe determinato in larghissima parte da quel primo, essenziale attaccamento positivo, in mancanza del quale potrebbe risultare alterata la crescita delle aree emotive del cervello. A confermare questa tesi arriva anche uno studio recente condotto dalla Washington University su 127 bambini segui-

ti dall’età prescolare all’adolescenza: chi ha ricevuto, nei primi anni dell’infanzia, un supporto materno superiore alla media sembrerebbe presentare uno sviluppo maggiore dell’ippocampo (la regione del cervello coinvolta in funzioni come l’emotività, l’apprendimento e la memoria), addirittura doppio rispetto agli altri. Ciò non significa che a un supporto materno minore corrisponda per forza un ippocampo ridotto, e quindi il rischio di una personalità disturbata o problematica. Non c’è infatti nessun legame diretto di causa-effetto, anche se sembra più che plausibile un’aumentata probabilità.

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CRESCERE SANI Un cervello sempre più veloce Oltre a peso e volume, anche la velocità di elaborazione neurale muta col tempo, diventando un tratto distintivo del grado di sviluppo del cervello nelle varie fasi della vita. Nel neonato, il cervello funziona molto più lentamente che in un adulto e la trasmissione delle informazioni è circa 16 volte meno efficiente.

in cui cresce, dalla tipologia, quantità e qualità delle ore in cui ascolta/parla con gli altri. La crescita, insomma, non è determinata solo da un programma genetico: nei primi 3 anni i fattori ambientali svolgono un ruolo essenziale, così come la ripetizione, il movimento, la stimolazione multisensoriale.

La potatura Le attività che il cervello svolge influiscono sul suo sviluppo, si dice addirittura che il cervello sia ‘attività-dipendente’. Ogni esperienza stimola certi circuiti neurali, e ogni volta che si ripete li rinforza (e qui ha inizio l’apprendimento), a scapito di altri circuiti che restano inattivi e alla lunga si spengono. Questo processo si chiama potatura, si verifica

Proprio durante l’infanzia, però, questa velocità di elaborazione cerebrale aumenta esponenzialmente, raggiungendo il suo culmine nell’adolescenza, in funzione della progressiva mielinizzazione degli assoni delle cellule nervose, ovvero di quei lunghi cavi di collegamento tra neurone e neurone. Il processo di mielinizzazione è più rapido nei primi 2 anni di vita, ma poi prosegue a ritmi inferiori almeno per tutti i 30 anni successivi. 60

per tutta la vita ma è più evidente nell’infanzia: diversi studi hanno dimostrato che il cervello di un bambino di 6 anni attiva da 5 a 7 volte più connessioni tra neuroni di un bambino di 18 mesi o di un adulto, un potenziale di massa dendritica immenso, che però viene perso per l’80% verso i 10-11 anni. Per tornare all’esempio precedente, provate a far imparare una seconda lingua a un bambino, a un ventenne o a un adulto: solo il primo potrà arrivare a esprimersi senza accento (il periodo critico per l’apprendimento linguistico termina con la pubertà). La buona notizia – per noi adulti – è che il cervello umano è a tal punto plastico da consentirci a qualunque età di sviluppare nuove connessioni (e apprendimenti), sebbene con sforzi maggiori.



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CRESCERE SANI

Il pediatra non fa più paura di Sara Lanfranchini

Una strategia vincente Come sempre, il gioco ci viene in aiuto. Largo a libri sul tema (tra i tanti, ‘Buongiorno dottore’, Babalibri 2010), alla valigetta-gioco, per prendere confidenza con gli strumenti del mestiere, e anche alla tv: per i più grandini, provate ‘Le storie di paura di Masha – La paura del dottore’, basta un clic sul web.

Temere i controlli periodici, le visite dopo un’influenza o i vaccini è molto comune tra i bambini: perché non sanno cosa aspettarsi, perché il camice spesso li spaventa. Per superare i momenti di crisi, state loro accanto e rassicurateli, scopriranno che il pediatra è loro amico Esiste un termine scientifico, iatrofobia, per definire la paura dei medici o semplicemente di chi indossa un camice o una divisa ospedaliera: un concetto eterogeneo per una fobia che, in effetti, può assumere sfumature differenti, più o meno vaste e gravi. Un tipo particolare di paura del dottore riguarda il pediatra, e dunque i bambini: quanti di loro fanno il diavolo a quattro ogni volta che si presenta la necessità di un controllo o di una visita in seguito a una malattia (e un discorso affine si può fare per il dentista, per i vaccini…)? Nei primi mesi di vita, di norma, agli incontri con il pediatra tutto fila piuttosto liscio: il neonato può piangere un po’, perché non gradisce essere toccato da estranei, misurato e sballottato; tuttavia, se la visita viene condotta con la giusta delicatezza, basterà un abbraccio della mamma (o del papà) per risolvere l’eventuale crisi. Con il passare del tempo, invece, que-

sto genere di fobia potrebbe radicarsi e acuirsi: in genere ciò accade in seguito a esperienze negative, come periodi di ospedalizzazione o cure invasive, vissute dal piccolo con apprensione; esperienze che vanno solo ad amplificare la sua ansia ogni volta che si tratta di andare dal pediatra. Ciò che si evidenzia è un disagio emotivo che può sfociare in autentica paura: di provare dolore, di un ricovero (non meglio definito e quindi tanto più inquietante), anche solo di dover prendere una medicina (ma per fortuna, oggi, i farmaci per bambini hanno un sapore piuttosto gradevole). Allora, cosa si può fare per alleviare questo stato di timore e rifiuto? Innanzitutto, è importante infondere fiducia: spiegare al bambino che il pediatra è un amico, in grado di verificare che sia in salute e di curarlo se si sente poco bene. Inoltre, mai lasciarlo solo durante la visita: mamma e papà possono tenere 63

il figlio per mano o addirittura in braccio. Ed è bene che medico e genitore, nel confrontarsi, coinvolgano sempre il bambino e, con parole semplici ma precise, gli spieghino cosa sta capitando, che si tratti di un controllo, di un vaccino («adesso il dottore ti farà una piccola puntura, sentirai un po’ bruciare ma poi passerà tutto») o persino di un intervento. Il bambino ha il diritto e la necessità di essere informato, e ogni termine difficile (e potenzialmente spaventoso) andrà chiarito senza mentire: sapere con relativa esattezza cosa succederà lo aiuterà a ridimensionare le sue paure. E il pediatra? Dal canto suo, lo specialista può adottare modi di fare accoglienti e simpatici, può decorare lo studio con qualche giochino e, quando non indispensabile, può accantonare il camice a favore di un abbigliamento informale, per rassicurare il piccolo paziente fin dal primo incontro.



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Tutti a tavola A dispetto della tanto acclamata dieta mediterranea, gli ultimi dati della Childhood Obesity Surveillance Initiative dell’Oms, relativi al 2015-’17, mostrano che i bambini italiani sono tra i meno ‘in linea’ d’Europa: mentre tra i maschi il 21% è obeso e il 42% in sovrappeso, tra le femmine i dati scendono, con il 14% delle bambine obese e il 38% in sovrappeso. Complessivamente, in Italia (e in Grecia, Spagna, a Cipro e Malta) è obeso circa un bambino su cinque (18-21%), mentre Francia, Norvegia, Irlanda, Danimarca e Lituania vantano tassi di obesità intorno al 5-9%. C’è però un dato positivo: anche se la situazione è ancora critica, nel nostro paese l’obesità infantile è apparentemente in regressione.


tutti a tavola

Mangiare bene per crescere meglio di Nora Cinaschi

Medici e nutrizionisti non fanno che ripeterlo: una dieta sana e bilanciata assicura uno sviluppo corretto e protegge dalle malattie. E in molti casi potrebbe fare la differenza, come nei bambini che soffrono di diabete È stato appurato da tempo che alimentazione e stile di vita influiscono in maniera importante sul nostro benessere. E se ciò è vero in età adulta (quando gli eccessi a tavola, la sedentarietà e lo stress sono tra le prime cause di molte patologie), è altrettanto evidente che le buone abitudini alimentari, la base per il mantenimento a lungo termine della salute, si apprendono fin dall’infanzia. Proprio in questo periodo è bene iniziare a prestare attenzione alla dieta: mangiare bene (ovvero in modo vario e bilanciato, limitando i grassi di origine animale e

gli zuccheri) è infatti il primo passo per garantire una crescita equilibrata e proteggere i bambini dall’insorgenza di molte malattie.

Il diabete nell’infanzia Un caso esemplare è quello del diabete. Ma mentre per il diabete mellito di tipo 2, la forma più comune e diffusa della malattia, è ben nota la connessione con stili di vita scorretti e cattive abitudini a tavola, solo negli ultimi anni gli studiosi hanno rilevato un legame 68

stretto anche tra regime alimentare e diabete mellito di tipo 1, ovvero la forma che riguarda in modo prevalente l’infanzia. In Italia, questo tipo di diabete interessa il 93% dei casi pediatrici (dagli 8 ai 15 bambini su 100mila ogni anno) contro poco più dell’1% dei bambini affetti da diabete di tipo 2. Sebbene le varie forme della malattia abbiano origine diversa (oltre ai tipi citati ne esistono altri, il diabete secondario ad altre patologie, il Mody, che è una forma genetica, il diabete mellito gestazionale…), tutte sono caratterizzate da


tutti a tavola un aumento del glucosio nel sangue (iperglicemia), dovuto all’incapacità dell’organismo di utilizzare la sua principale fonte di energia, cioè il glucosio stesso, a causa di bassi livelli di insulina o della resistenza dei tessuti all’azione di questo ormone. A differenza delle altre tipologie, però, nel diabete di tipo 1 (le cui cause non sono ancora note, anche se si ipotizzano origini genetiche e ambientali), questa carenza di insulina è assoluta: si tratta infatti di un genere di diabete autoimmune, in cui i linfociti operano una distruzione sistematica delle cellule pancreatiche deputate alla produzione di insulina, esattamente come si comportano contro virus e batteri.

Alimentazione come prassi e cura Il trattamento per eccellenza del diabete di tipo 1 è la terapia farmacologica (iniezione sottocutanea di insulina), associata all’autocontrollo della glicemia e all’esercizio fisico. Tuttavia, recentemente è stato evidenziato come anche l’alimentazione potrebbe fare la differenza. E la buona notizia è che non si tratta di diete particolarmente complesse o

restrittive, ma di regimi alimentari in realtà validi per tutti: quindi tanto per i bambini affetti da diabete di tipo 1 quanto per gli altri e per le loro famiglie. Di seguito le principali indicazioni nutrizionali per una dieta varia ed equilibrata: ridurre l’apporto di zuccheri e grassi saturi; mai saltare la colazione; evitare digiuni prolungati; consumare pasti completi; (carboidrati, proteine, grassi, fibre) a pranzo e a cena; prediligere i carboidrati complessi (pasta, pane, riso, meglio se integrali) a quelli semplici (zucchero, miele, marmellate…); consumare almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, variandone i colori; consumare legumi almeno 3 volte a settimana; scegliere il pesce almeno 2 volte a settimana; preferire le carni bianche e magre; mangiare un solo tipo di proteine animali per pasto; limitare salumi e formaggi, privilegiando quelli magri e freschi; preferire l’olio extravergine d’oliva a burro e margarina.

Gli obiettivi dell’alimentazione Incoraggiare sane abitudini alimentari. Assicurare un accrescimento ottimale. Ottenere il controllo glicemico (e ridurre il fabbisogno insulinico). Affrontare evenienze particolari. Raggiungere e mantenere il peso ideale.

L A R I PA R T I Z I O N E D E I N U T R I E N T I 50-55%*

C A R B O I D R AT I C O M P L E S S I C A R B O I D R AT I S E M P L I C I

MAX 10%* 10-15%*

PROTEINE LIPIDI P R E D I L I G E N D O I G R A S S I M O N O E P O L I N S AT U R I

F I B R E 0,5g/kg di peso corporeo S O D I O m e n o d i 6g al giorno * D E L L’ A P P O R T O C A L O R I C O G I O R N A L I E R O

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25-30%*


tutti a tavola

In cucina con Alessia (e Sara) di Sara Lanfranchini / Foto Alessia Aloe

Polpette di pane al sugo

Un conto è cucinare tout court, un altro è farlo con e per i bambini. Per imparare a coinvolgerli e conquistarli ai piaceri della tavola, e per scoprire quattro nuove ricette primaverili imperdibili, abbiamo intervistato Alessia Aloe: le mani, l’occhio e lo spirito creativo del blog Diritto in cucina Dall’amore per la cucina alla passione per le ricette dedicate ai bambini, dall’idea di trasformare la cucina in un gioco alla scelta di un’alimentazione vegana, controllata e completa per tutta la famiglia, a partire dalla prima infanzia. Scopriamo la filosofia gastronomica e qualche piccolo segreto di Alessia Aloe, giovane mamma, cuoca e autrice del blog Diritto in cucina – Siamo quel che mangiamo. Come ti sei avvicinata alle ricette per bambini e qual è la tua idea di cucina? «È successo naturalmente due anni fa, diventando mamma di Sara. La

cucina per bambini è un tema che mi ha sempre interessata: essendo mio marito un pediatra, capitava spesso di affrontare l’argomento vista la mia passione per la cucina. Per me, cucinare è una sintesi di emozioni, ricordi, condivisione, risate attorno alla stessa tavola, tradizioni e nuove scoperte. Da qualche anno, inoltre, ho capito che la cucina è anche la prima pillola del nostro benessere. Spesso mangiamo i cibi più vari senza pensare agli effetti sul nostro corpo. Dovremmo invece avere una maggiore consapevolezza: quello che decidiamo di mangiare, e ancor prima di acquistare, incide sulla salute nostra e del mondo che ci 70

circonda. Nel mio piccolo, cerco di non rendermi responsabile di effetti negativi sul mio corpo e sull’ambiente, mi sento in dovere di fare tutto questo per mia figlia». Quali sono i principi fondamentali in fatto di alimentazione per la prima infanzia? «Il buon senso prima di tutto, cercando di rispettare, per quanto possibile, i tempi e le propensioni del bambino. No a improvvisazioni e sperimentazioni, ma lasciarsi guidare da fonti accreditate. Far crescere e nutrire un bambino è un atto naturale, ma rimane essenziale seguire le linee guida che la scienza fornisce».


tutti a tavola Alessia Aloe Calabrese, dopo la laurea in giurisprudenza ha vissuto a Napoli, Roma, Firenze, Milano. Adesso vive a Parma. La sua passione per la cucina è nata a quattro anni, quando i genitori le regalarono la sua prima cucina giocattolo; poi, mamma e nonna le hanno insegnato i segreti della cucina tradizionale. Ha seguito numerosi corsi di cucina, anche con chef stellati, fino al diploma di cuoca naturale a La Sana Gola di Milano. Alessia crea ricette e foto per l’editoria e per marchi di prodotti ed è autrice del blog www.dirittoincucina.com, dove condivide ricette sane e gustose per tutta la famiglia. Da quasi due anni, poi, cucina, fotografa e scrive con la supervisione di sua figlia Sara: al suo svezzamento ha dedicato la sezione ‘Junior’, dove presenta ricette e consigli di sana alimentazione per i più piccoli. Infine organizza corsi di cucina a domicilio, individuali e di gruppo. Il suo sogno? Un antico casale immerso nelle campagne tosco-emiliane, dove vivere con la sua famiglia e accogliere chi vuole stare bene in mezzo alla natura, dove mettere insieme le mani in pasta e gustare le sue specialità. Quali ingredienti non mancano mai nella tua cucina? «In generale, spezie ed erbe aromatiche. Poi frutta – dando ragione a mia nonna che diceva che, senza frutta, la casa sembra più triste e vuota – legumi di ogni tipo e verdure. Ovviamente nel rispetto delle stagioni. Adesso, per esempio, non mancano cipollotti di Tropea, fave e piselli freschi, barbabietole, fragole, nespole… Tutte cose che anche mia figlia adora».

Meglio sperimentare o attenersi a menù semplici, di facile accettazione da parte dei bambini? «L’alimentazione è bella perché è variegata. Per me è importante far scoprire a mia figlia tanti sapori e alimenti nuovi, ricchi di diversi nutrienti (anche quei cibi che normalmente si credono poco adatti ai bambini). Ma parlo di una fase avanzata dello svezzamento: agli inizi, così come raccomandano i pediatri, è bene introdurre gradual-

Ghiacciolini

mente i nuovi alimenti per verificare se creano allergie». Quanto conta il gioco in cucina per avvicinare i piccoli alla scoperta degli alimenti, del benessere e del gusto a tavola? Hai qualche strategia da condividere con i lettori? «Il gioco è uno strumento di conoscenza. Con il gioco i bambini sono più invogliati a mangiare di tutto perché sanno cosa c’è nel loro piatto. Per quanto possibile, io consiglio

Cake pop

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tutti a tavola di cucinare in presenza dei bambini e, man mano che crescono, di coinvolgerli nelle preparazioni. Per loro sarà anche un’ottima palestra educativa ed emotiva: impareranno numeri, parole, azioni e si sentiranno più responsabili quando direte loro di impastare gli ingredienti della loro pizza. Sara ormai è la mia aiutante, la sua curiosità è sempre viva, e vuole sporcarsi le mani e assaggiare di tutto. Per coinvolgere i bambini, si può ad esempio riporre insieme la spesa, ripetendo man mano il nome di ogni cosa, o utilizzare il cibo nei giochi di apprendimento: nell’insegnare i vari colori, possiamo associarli agli alimenti e poi spiegare che la barbabietola rossa e la carota arancione le useremo per preparare una pappa squisita che mangeremo tutti insieme. Ed è proprio questa la mia ‘regola’: mangiare tutti insieme, se possibile, e non lasciare mai solo il bambino a tavola. Inoltre, cercare

di avere nel piatto tutti le stesse cose, o comunque simili, per invogliarlo: “Guarda, anche mamma e papà mangiano quello che mangi tu”. Se i genitori sono sereni a tavola, anche i bambini lo saranno». La tua cucina è prevalentemente vegana, anche nel caso dei bambini. Ci racconti come funziona e come si evitano carenze, soprattutto in una fase così delicata dello sviluppo? «Funziona come per ogni tipo di alimentazione dei bambini: mai improvvisare ma partire dalle indicazioni di un bravo pediatra di cui ci si fida. Poi, ricordare che bisogna garantire una certa quantità di nutrienti, come per l’alimentazione onnivora. Cambiano soltanto i cibi che li contengono: le proteine saranno nei legumi, che a svezzamento avviato dovranno essere presenti sia a pranzo che a cena, i grassi nell’olio e nei semi oleosi, come

Pancake alla banana

mandorle e sesamo. Un alimento che ho aggiunto da subito nelle pappe, e che uso ancora, è la tahina, la crema di sesamo: è sorprendente sapere che 100 grammi contengono tre volte il contenuto di ferro presente in 100 grammi di carne di manzo, e anche tre volte la quantità di calcio di 100 millilitri di latte. Con la giusta conoscenza e consapevolezza, la dieta vegana va benissimo fin dalla nascita, senza dar esito a carenze e anzi apportando tanti benefici. Questo non è il mio parere, ma il frutto di studi scientifici e di indicazioni dell’Oms. L’unica integrazione necessaria è la vitamina B12 (in gocce), che non è presente negli alimenti di origine vegetale in modo assimilabile dal nostro corpo. Per prima cosa, comunque, una volta deciso di non far mangiare determinati alimenti ai propri figli, è indispensabile chiedere indicazioni al proprio pediatra di fiducia».

Alessia Aloe con la figlia Sara

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tutti a tavola

Le ricette di primavera di Alessia Aloe

Su questo numero, le quattro ricette di stagione sono a cura dell’autrice del blog Diritto in cucina – Siamo quel che mangiamo. Grazie ad Alessia Aloe impariamo a preparare – per i nostri bambini e per tutta la famiglia – piatti vegani sfiziosi e molto originali, capaci di elaborare con creatività ingredienti di tutti i giorni e profumi più esotici, dallo zenzero agli edamame DA 12 MESI

Dahl di lenticchie rosse I NG R E D I E NT I ( 4 p e r s o n e )

D A 8 MES I

Crema di barbabietole con sesamo nero I N GREDIENTI (4/6 p e rson e )

5 barbabietole grosse 1 carota grossa 1 cipolla media 4 foglie di alloro acqua qb olio evo semi di sesamo nero sale (dopo l’anno di età)

250 g di lenticchie rosse decorticate 1 l circa di acqua calda 1 carota 1 scalogno 1 spicchio d’aglio 5 cm di zenzero fresco 4 pomodorini (in conserva interi) 1 cucchiaino di zenzero in polvere 1 cucchiaino di curry 1 cucchiaino di curcuma in polvere prezzemolo olio di sesamo sale (dopo l’anno di età)

Pulite e tritate finemente scalogno, carota, aglio e zenzero. Scaldate le spezie in polvere in un tegame con un filo d’olio, mescolate per qualche istante. Aggiungete il trito e fate insaporire senza soffriggere. Lavate bene le lenticchie in un colino sotto l’acqua corrente. Ponetele nel tegame, mescolate e versate l’acqua calda, ricoprendole abbondantemente. Aggiungete i pomodorini tagliati in 8 parti. Portate a bollore e cuocete a fuoco medio-basso per 30 minuti, gli ultimi 10 con il coperchio. Mescolate di tanto in tanto. Ultimata la cottura, aggiungete un filo di olio, mescolate, coprite e lasciate riposare per 5-10 minuti. Servite con riso basmati cotto al vapore o pane.

Lavate e private gli ortaggi della buccia. Tagliateli a pezzetti grossolani e poneteli in una pentola dai bordi alti. Coprite a filo con l’acqua. Aggiungete le foglie di alloro leggermente spezzate. Coprite e cuocete per 15-20 minuti dopo il bollore. Eliminate le foglie di alloro e frullate il tutto fino ad avere una crema liscia e uniforme. Versate nelle ciotole, aggiungete un filo d’olio e un cucchiaio raso di semi di sesamo. Servite con pane o pasta, o aggiungetene qualche cucchiaio alla crema di cereali e brodo.

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tutti a tavola DA 12 MESI

Biscotti mandorle e mele senza zucchero I NG R E D I E NT I ( 4 p e r s o n e )

150 g di farina tipo 1 100 g di farina di mandorle 1 mela gialla 50 ml di olio di mais 40 ml di bevanda di avena al naturale 1 cucchiaino di polvere lievitante 1 cucchiaino di cannella in polvere (facoltativa) 1 cucchiaino di buccia grattugiata di limone non trattato

Preriscaldate il forno a 180°C. In una ciotola miscelate le farine, la polvere lievitante e gli aromi. A parte emulsionate olio e bevanda di avena, fino a ottenere un composto cremoso. Versate i liquidi nella ciotola dei secchi. Lavate, sbucciate la mela e grattugiatela direttamente nella ciotola. Amalgamate subito tutti gli ingredienti fino ad avere un impasto omogeneo. Rivestite una teglia con un foglio di carta da forno. Create delle palline grandi quanto una noce e posizionatele sulla teglia. Schiacciatele leggermente. Infornate per 20 minuti controllando man mano la doratura. Sfornate e fate raffreddare su una griglia. DA 8 MES I

Gnocchi di patate al pesto di pistacchi con edamame I N GREDIENTI (4/6 pe rson e )

600 g di patate 200 g di farina tipo 1

Per il pesto

100 g di pistacchi sgusciati non salati 20 foglie di basilico 3 cucchiai di olio evo sale (dopo l’anno di età)

A ltr o 150 g di edamame (fagioli di soia) olio evo foglie di basilico

Fate cuocere le patate al vapore. Quando riuscirete a infilzarle con la forchetta, spegnete, allontanate il cestello dall’acqua bollente e lasciatele intiepidire. Pelatele, schiacciatele e mescolate con un cucchiaio per stemperarle. Incorporate la farina. Create i vostri gnocchi, della dimensione che preferite, e posizionateli sul piano di lavoro o su vassoi infarinati. Portate a bollore l’acqua. Preparate il pesto frullando i pistacchi a farina, aggiungete il basilico lavato, l’olio e il sale (facoltativo). Appena l’acqua bolle, fate cuocere gli edamame per 4-5 minuti. Scolateli e versateli nella ciotola in cui condirete gli gnocchi, unite il pesto e mescolate. Cuocete gli gnocchi e scolateli circa un minuto dopo che vengono a galla, versateli direttamente nella ciotola con il condimento, aggiungendo dell’acqua di cottura se necessario. Amalgamate uniformemente e servite, ultimando con qualche foglia di basilico fresco e un filo d’olio.

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My Sanity Un sostegno in più Mettere al mondo il proprio bambino è un momento fondamentale nella vita di tutte le mamme. MySanity sa come porsi concretamente al loro fianco sin dall’inizio di questo cammino. Con la Linea Mamma, tanti prodotti utili, comprese le fasce gravidanza e post parto

Sgambatura: deve essere anatomica, con un elastico morbido che accompagni il giro gamba senza ostacolare la circolazione del sangue.

Fascia post parto Nel post parto, un’alternativa alla guaina è rappresentata dalla fascia addominale: ha un’altezza maggiore rispetto a quella indicata durante la gravidanza, quando la sua funzione era dare sostegno solo ‘sotto’ la pancia. Viene posizionata all’altezza dell’addome e ha una chiusura regolabile con il velcro. Il metodo migliore per indossarla è da sdraiate, facendo passare la fascia aperta e ben distesa sotto la schiena e chiudendola sull’addome dopo averla tirata con forza, in modo che sia ben stretta. Anch’essa assicura una perfetta aderenza e vestibilità e può essere indossata facilmente sotto gli abiti.

Fascia gravidanza A partire dal quarto/quinto mese di gravidanza, è particolarmente indicato l’utilizzo di una guaina che dia sollievo quando il peso dell’utero, ingrossato per la presenza del bambino nel pancione, incomincia a farsi sentire maggiormente, affaticando la schiena della futura mamma. Sarà utile, quindi, indossare una guaina per la gravidanza.

Tuttavia – ammoniscono in genere i ginecologi – se è vero che, per qualche tempo dopo il parto, l’utilizzo della guaina o della fascia può essere d’aiuto e di sollievo per la neomamma, è anche vero che occorre evitare un uso prolungato di questi ausili, per permettere ai muscoli addominali di recuperare tono nel minor tempo possibile. In generale, le donne che hanno partorito con il cesareo possono indossare la guaina o la fascia per tutto il puerperio, vale a dire i primi 50 giorni successivi al parto. Le donne che hanno partorito naturalmente, invece, dovrebbero indossare questi ausili per non più di 3 o 4 settimane dopo il parto.

Fascia sotto ventre: la parte anteriore della guaina deve essere morbida, per adattarsi con facilità all’aumento di volume del pancione, ma deve anche essere sostenuta da una fascia elastica sotto ventre più robusta e contenitiva. Tessuto estensibile: deve essere realizzata in tessuto naturale e traspirante, ma anche elastico ed estensibile, che avvolga senza comprimere le zone più critiche, come il punto vita e l’addome, adeguandosi al graduale e naturale aumento di volume della pancia. Nella parte interna possono essere applicate anche delle stecche ricoperte in tessuto di cotone, per evitare l’arrotolamento della guaina. Rinforzo posteriore: la guaina deve sostenere la zona bassa della schiena; per questa ragione è necessario che la parte posteriore sia dotata di un rinforzo, che permetta una migliore distribuzione dei carichi sulla colonna vertebrale.

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tutti a tavola

Banana

Dolcezza formato frutta di Mattia Lerner

Il frutto più amato dai bambini è anche ricco di vitamine e oligoelementi, aiuta a rinforzare le difese immunitarie e si presta a un’infinità di usi in cucina Squisitamente dolce, è originaria dell’Asia sudorientale (ma viene coltivata anche in Centro e Sudamerica) ed è uno dei frutti che maggiormente incontrano il gusto dei bambini. Stiamo parlando della banana, morbida, pratica e incredibilmente golosa. È composta per il 75% di acqua, per il 23% di carboidrati (soprattutto zuccheri semplici) e per il 2% di proteine, grassi e fibre, con un apporto di 89 kilocalorie per 100 grammi. Un frutto nutriente, ma anche ricco di vitamine dei gruppi A, B, C, E. La vitamina C, in particolare, è un potente antiossidante e un alleato del sistema immunitario: offrite le banane ai vostri bambini (anche come spuntino o a merenda) per rinforzarne le difese naturali. Tra gli oligoelementi presenti nel frutto vanno poi ricordati calcio, ferro, fosforo, magnesio, potassio, rame e sodio, oltre a piccole percentuali di dopamina, serotonina, tiamina e noradrenalina: queste sostanze rendono il frutto indicato per chi fa sport e, sicuramente, anche per bambini e ragazzi che richiedono al loro organismo un notevole dispendio

di energia. La banana, inoltre, è tra gli alimenti consigliati in caso di disturbi gastrointestinali non gravi, come vomito e diarrea. Molto scarso, infine, il rischio di reazioni allergiche (collegato esclusivamente al modesto contenuto di proteine Ba1, Ba2 e Mus XP1, al cui effetto potenzialmente allergizzante sono esposti solo pochi soggetti sensibili): per questo i pediatri le consigliano ai bambini fin quinto/sesto mese di vita. La banana si può gustare fresca, ovviamente, ma anche essiccata, frullata, da sola o in abbinamento ad altri frutti (mela, pera, kiwi, ananas…), oppure cotta. In questo caso, largo alla fantasia: dalle rondelle in padella con cannella e miele alle torte. Per dolci fatti in casa più digeribili e saporiti, infatti, potete sperimentare un impasto alternativo, sostituendo una parte di farina con della banana. Da ultimo, provate il sorbetto alla banana: è sufficiente congelare una banana intera matura e poi frullarla fino a ottenere una consistenza cremosa; per guarnire, un pizzico di cannella o una spolverata di cacao amaro in polvere. 77

Curiosità

In India, oltre alla polpa del frutto, si mangiano anche i fiori del banano, sia crudi che cotti. Se volete una pelle più sana e bella, mangiate banane: la vitamina E che contengono contrasta i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento dei tessuti. Perché la buccia dopo qualche giorno diventa marrone? È effetto di un accumulo di zuccheri quando il frutto supera il punto di maturazione: l’aspetto esterno non sarà particolarmente invitante, ma l’interno assume un gusto ancora più dolce. Se volete comunque evitare che le banane anneriscano, sigillate lo stelo con la pellicola per alimenti: assorbendo meno ossigeno resteranno gialle più a lungo.



Purea di frutta Le puree di frutta Alce Nero sono preparate con frutta e verdura biologica 100% italiane e banana fairtrade. Senza zuccheri aggiunti e senza glutine, permettono di nutrire i bambini senza l’utilizzo di aromi, amidi, coloranti e conservanti. La confezione da spremere le rende un prodotto pratico da utilizzare. Disponibili nei gusti mela e banana, mela carota e albicocca, pera. Alce Nero

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tutti a tavola A T U P E R T U C O N L A M A M M AW O W

ESPLORA, M A N I P O L A E G U S TA I mondi incantati della cucina creativa

A cura di Silvia Grassini, fondatrice di CucinaWow Alzi la mano chi non ha mai conosciuto un bambino che, davanti a un piatto di zucchine trifolate o di spinaci al burro, abbia fatto i capricci. Ok, vedo qualche mano alzata… e con broccoli, cavolfiori e carciofi come va? La promozione della salute inizia già da piccoli. Nei primi anni vengono gettate le basi per uno stile di vita sano, sulle quali si potrà poi costruire da adulti. Pediatri e nutrizionisti ci dicono che è importante mangiare cinque porzioni al giorno di frutta e verdura. Tuttavia, i bimbi non sono sempre felici a tavola, perché loro non giudicano il cibo in base al suo valore per la salute, ma lo gustano con tutti i sensi: aspetto, sapore e profumo sono importanti. I bambini hanno un’innata voglia di esplorare il mondo che li circonda e lo fanno attraverso il gioco. Frutta e verdura diventano bellissimi mondi da esplorare, manipolare e gustare. Schiacciare, infilare le dita, spappolare un frutto o una carota lessa, portare le manine ‘sporche’ alla bocca è ciò che rende i bambini meno schizzinosi nei confronti della verdura. Cucinare insieme fa bene: sviluppa la creatività, calma l’aggressività, consola e gratifica. I bambini creano con le proprie mani, trasformano gli alimenti in storie, assaggiano nuovi cibi, si sentono grandi. Se si dà loro la possibilità di familiarizzare con il cibo, di conoscerlo attraverso tutti i sensi, saranno poi

incuriositi dal suo sapore. Tuttavia, se non vogliamo che dopo il loro passaggio la cucina sembri un campo di battaglia, dobbiamo dare delle regole oppure trovare un luogo dove possano sperimentare in tranquillità e sicurezza. CucinaWow è anche questo. Attraverso i laboratori di cucina creativa, genitori e bimbi, fianco a fianco, imparano a trasformare un grissino e una fetta di mortadella in un cipresso, a creare gufetti tostati, bruchi di uva, funghetti di pera. Un mondo incantato si aprirà davanti ai loro occhi stupiti e curiosi, tra le loro piccole ma abili manine, e state certi che non potranno resistere all’assaggio di qualche nuovo sapore.

Consigli per la mammaWow 1. Fai partecipare i tuoi bambini alla scelta del menù, all’acquisto e alla preparazione del cibo. 2. Fai in modo che l’atmosfera a tavola sia piacevole. 3. Non usare il cibo come minaccia o castigo, ma nemmeno come compenso o consolazione. 4. Organizza i pasti in modo fantasioso, variato e avvincente per godere il cibo con tutti i sensi. Info e idee su www.cucinawow.it/bambini e sulla pagina Facebook cucinawow.it

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C U C I N AW O W T 349 1419817 www.cucinawow.it info@cucinawow.it

CucinaWow è un’organizzazione nata con lo scopo di diffondere la cultura e i principi della cucina creativa e artistica a un pubblico più ampio, attraverso una rete nazionale di food artist che, sul proprio territorio, organizzano corsi, laboratori didattici, eventi e show di cucina creativa, ‘buona, bella, etica’.



Vita da baby Intorno agli otto mesi il bambino inizia a realizzare che la mamma è una persona distinta da lui e ad accorgersi – non senza apprensione – che ogni tanto può allontanarsi e scomparire alla sua vista. Gli psicologi dell’età evolutiva definiscono questa fase come angoscia dell’ottavo mese o ansia da separazione: la paura, insomma, di venir abbandonato dalla mamma, che si manifesta con irrequietezza, difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni, urla e pianti rabbiosi o disperati. In tutti questi casi il piccolo va rassicurato con coccole, carezze, parole dolci e contenimento fisico. Può essere un periodo complesso, ma è uno step necessario nella vita del lattante per la definizione della sua identità e autonomia.


vita da baby

Che bello travestirsi di Nora Cinaschi

Travestirsi, e così far finta di essere qualcun altro, è un atto cruciale per la crescita emotiva e cognitiva del bambino. Allora, perché confinare quest’opportunità – oltretutto estremamente divertente – a un unico giorno dell’anno? C’è qualcosa che scatta, una specie di magia, ogni volta che un bambino mette un costume, una maschera, che impugna una bacchetta magica o semplicemente indossa qualche vecchio abito di mamma e papà. Travestirsi significa fingere di essere altro da sé, un modo non solo per attivare la fantasia, ma anche per manifestare passioni, desideri oppure qualche elemento inespresso, addirittura per sconfiggere una paura. Per i bambini di tutte le età, il travestimento è un gioco simbolico che aiuta a crescere, a sviluppare in maniera armonica il fronte cognitivo e a dare voce all’emotività.

Carnevale tutto l’anno Carnevale è appena passato, i costumi da principessa Disney, da Paw Patrol e Superman sono stati riposti nell’armadio, e se ne riparla il prossimo anno. Niente di più sbagliato. Perché ai bambini piace e serve travestirsi ben più spesso che in quell’unico, speciale giorno dell’anno. Ecco allora che in ogni casa – e sicuramente in ogni asilo nido e scuola dell’infanzia, dove, in effetti, in genere già capita – dovrebbe esserci un cesto dei travestimenti: bastano un baule o una scatola capiente da riempire di 84

capi e mettere a disposizione dei bambini. E non parliamo solo dei costumi di Carnevale propriamente detti, ma più in generale di tutto ciò che può servire allo scopo del mascheramento. Quindi anche una cravatta ormai inservibile, una vecchia gonna da sera, un mantello, la vestaglia e la camicia da notte della nonna (magari quelle di una volta, di pizzo e seta), un grembiule da cucina; e poi i costumi degli anni passati, con relativi accessori, anche quelli appartenuti agli altri componenti della famiglia: una corona e una bacchetta magica (le bambine le adoreranno), ali e


vita da baby Mi vesto da cattivo Travestirsi significa anche mettere in gioco conflitti e aspetti proibiti, situazioni altrimenti inaccettabili nella vita reale. Si può ad esempio provare a essere cattivi, si può diventare un mostro o una strega, e così dar voce alle paure primordiali comuni a tutti i bambini: impersonare proprio quel cattivo, e quindi quella paura, permette al bambino di interiorizzarla e superarla, di sentirsi più forte di fronte a essa. Nulla di male, quindi, se al prossimo Carnevale (o in casa), vostro figlio smanierà per il costume da mostro o da fata malefica: ricordate che è solo un gioco – ma un gioco importantissimo – e incoraggiatelo.

antenne da ape, coda e orecchie da gatto, un cappello da marinaio o a punta da mago, una gonnellina di tulle, la spada di Zorro, il cestino di Biancaneve, tuta e copricapo da pompiere… Insomma, non buttate via niente, in questo caso più che mai il riciclo sarà funzionale al divertimento, al mixaggio di elementi e allo sviluppo della fantasia del vostro bambino.

Il gioco simbolico Ogni processo di simbolizzazione si fonda sulla possibilità di sostituire ciò che non c’è con un oggetto esistente ma diverso, talvolta anche solo un dettaglio o addirittura un pensiero, e poi ‘fare finta che…’: che quell’elemento sostitutivo sia ‘veramente’ altro da sé, tanto da arrivare a corrispondere, nel significato e nel valore, allo scopo immaginato, andando ben al di là della sua funzione reale. In parole semplici, una comune gonnellina di tulle può diventare l’incredibile abito di Cenerentola, tre palline su un piatto sono

per incanto dei meravigliosi bignè, una coperta colorata è un tappeto volante. Sono tutti esempi di gioco simbolico, attraverso il quale il bambino esplora il mondo e prova il piacere di trasformarlo, trasformando contemporaneamente se stesso in qualcosa di nuovo. È, in un certo senso, anche un processo di costruzione dell’identità, che qui passa attraverso la possibilità di assumere, nel gioco di finzione, un’identità differente: diventare un personaggio – Spiderman o la Sirenetta, ad esempio – permette di scoprire e sperimentare altre caratteristiche del proprio io, e magari di far provare un po’ di fiducia in sé anche al bambino più timido e insicuro. Mettersi nei panni dell’altro è un atto emozionante che libera creatività e desideri inespressi, e osservando il vostro bambino noterete che ha livelli di articolazione e complessità mutevoli: in genere si attiva nel secondo anno di vita, ma è soprattutto a partire dai tre anni che raggiunge l’apice (per poi proseguire indisturbato, se piace, anche fino all’età adulta).

E se non vuole travestirsi? Capita, soprattutto quando molto piccolo, che il bambino non accolga volentieri l’idea di travestirsi, perché non riesce a cogliere il lato divertente del gioco o proprio perché costume e maschera lo spaventano terribilmente, in una fase in cui ancora non sa distinguere tra realtà e fantasia (la paura delle maschere è infatti molto comune prima dei tre anni). In questi casi non forzatelo, avrà tantissimo tempo in seguito per scoprire il piacere e la meraviglia di travestirsi. 85


vita da baby

La morte spiegata ai bambini di Sara Lanfranchini

È uno degli argomenti più delicati da affrontare con i bambini, perché entrano in gioco il dolore, proprio e loro, l’incertezza, la paura. Eppure la morte fa parte del quotidiano, e non serve un grave lutto privato perché il tema, con le relative perplessità, si faccia strada nell’immaginario dei piccoli. Vediamo come farsi trovare pronti quando arriveranno le prime, ostiche domande Se c’è un tabù condiviso in modo quasi universale nella nostra società, questo riguarda la morte e la possibilità e capacità di parlarne con i bambini. La convinzione diffusa è che l’infanzia vada messa al riparo a ogni costo dalle brutture della vita, e quindi certi temi finiscono più o meno consciamente per essere evitati, bypassati, nella speranza che questo ‘silenzio’ possa preservare la purezza dei bambini, il loro essere ancora intatti, spensierati, felici. Un’idea comprensibile, ma che si scontra inevitabilmente con la realtà:

pur augurandosi sempre che nessun evento drammatico si verifichi, o che al massimo accada il più tardi possibile, magari quando i bambini saranno ormai degli adulti o quasi, la verità è che la morte non solo è un fatto naturale, sta nell’ordine delle cose e così probabilmente andrebbe letta, ma informa costantemente la quotidianità. Basta pensare alle fiabe classiche, costellate di madri che non ci sono più (molto più numerose, in effetti, dei padri deceduti), di lupi e streghe cattive che puntualmente muoiono. La crudeltà senza appello di questi 86

ultimi (abbinata alla costante dipartita) potrebbe in qualche modo rassicurare i bambini, ma spesso è più che sufficiente questo perché in loro comincino a formularsi i primi interrogativi: cos’è successo alla strega? Non torna più? Cosa vuol dire che è morta? Dove si va quando si muore? E non parliamo poi della tv, che certo non risparmia visioni sul tema, e chiaramente dell’eventualità che una morte si verifichi anche nella realtà, persino se non eccessivamente tragica (bastano il cagnolino della zia, il pesce rosso, il nonno dell’amichetto).


vita da baby Molti studi hanno rilevato un evidente processo di rimozione e occultamento della morte nella società occidentale, che si riflette in una difficoltà a trattare l’argomento in particolare con i bambini: da un lato per proteggerli (ma così si rischia solo di lasciarli soli, con il loro dolore e una marea di domande senza risposta), dall’altro perché la morte di fatto fa paura anche agli adulti. Per offrire ai genitori qualche strumento in più per affrontare la questione abbiamo coinvolto Cristina Arienta, psicologa e psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza: «È importante parlare con i bambini, rispondere alle loro domande, chiamare le cose con il loro nome e offrire spiegazioni: più un concetto è chiaro, più si fisserà in modo fluido

nella loro mente. Oltretutto, se una cosa è narrabile, vuol dire che la si può affrontare, anche se dolorosa. I bambini sono molto concreti, sono centrati sul qui e ora: una risposta pragmatica sarà dunque più comprensibile, e loro hanno un grande bisogno di capire, di recepire il senso delle cose e di ciò che accade, di sistemarlo tra le loro conoscenze. Questo sarà importantissimo anche per il loro essere adulti in futuro». I bambini possono porci domande difficili: perché si muore? Dove si va quando si muore? Un genitore cosa può rispondere? «Per comprendere meglio un evento come la morte, i bambini hanno bisogno di immaginare la persona che non c’è più da qualche parte.

Piangere fa bene Quando provano un dolore forte, i bambini dovrebbero essere incoraggiati a esprimere le loro emozioni, quindi anche a piangere. È infatti dimostrato che il pianto è salutare: ha una funzione liberatoria, scarica i nervi, allevia il dolore (e aiuta anche a espellere le tossine in eccesso); una volta asciugate le lacrime, poi, l’umore migliora e ci si sente meglio. Quando un bambino piange, si apre totalmente, si lascia andare, si consegna con fiducia a chi gli sta accanto ed è lì per aiutarlo. Quando muore una persona cara, piangere permette di elaborare e superare il dolore. E così sarà meno difficile affrontare anche la sfida più dura. 87

Il ricordo della nonna, del nonno, del gatto va reso visibile: e allora va bene sfruttare anche piccole storie che aiutino nella comprensione e accettazione (la nonna è andata su una stella, è nel mare; il luogo è indifferente, può variare anche in base ai gusti del bambino, ma serve per visualizzare, per creare un punto di riferimento). In linea di massima, non c’è una risposta giusta, l’essenziale è rendersi disponibili a spiegare: per farlo, però, il genitore deve avere dentro di sé una certa chiarezza sul tema, deve essersi già costruito una sua narrazione, formulata sulla base delle proprie idee o del proprio credo. Viceversa, gli consiglierei di prendersi del tempo, di dire al figlio: “La mamma e il papà ti risponderanno presto, ma ci devono pensare,


vita da baby Letture consigliate I libri ci vengono in aiuto, anche per affrontare con i bambini un tema delicato e complesso come la morte. Ve ne consigliamo tre (i primi due dietro suggerimento di Cristina Arienta), tutti adatti dai tre anni in su:

perché la tua domanda è molto importante”. Il problema maggiore, comunque, riguarda il rischio che, soprattutto nei più grandini, si insinui un pericoloso senso di responsabilità rispetto all’accaduto: questo succede perché i bambini sono fortemente autoreferenziali, ma devono essere immediatamente sganciati da questo dubbio. Se continuano a fare domande è perché qualcosa nella loro testa non torna (se non le fanno, o è tutto chiaro, oppure esprimeranno la loro preoccupazione con un sintomo, ad esempio uno stato d’ansia). Per fortuna, proprio le domande rendono il dubbio manifesto, e per il genitore diventa più facile capire e intervenire». È bene portare i bambini ai funerali o al cimitero? «È soggettivo, molto dipende da chi è morto e da come vive il lutto il genitore. Di certo, quando muore una persona cara, il bambino avrebbe bisogno di staccarsi da lei nella quotidianità, e partecipare al funerale potrebbe essere utile. Tuttavia, se il genitore non se la sente di stare con il bambino (perché ciò significa dedicarsi totalmente a lui, alle sue domande e al suo dolore,

anziché al proprio), allora è meglio posticipare. Quando si sentirà pronto potrà trovare un momento d’intimità col figlio, ritagliarsi uno ‘spazio/tempo vuoto’ perché lui possa chiedere e ottenere tutte le risposte che gli servono; potrà anche portarlo al cimitero con sé a salutare il defunto. Fino ad allora, è meglio aspettare». Come cambia la percezione della morte nel bambino in base all’età? «Nei bambini piccoli il sentimento è più lineare, più pulito, in un certo senso è tutto più semplice: sentono una mancanza e lo dicono, o magari manifesteranno la loro tristezza più in là, quando davvero realizzeranno che quella persona amata non c’è più. Crescendo, invece, nascono in loro maggiori pensieri, a livello cognitivo i bambini diventano più introspettivi e cominciano a formarsi dei costrutti che vanno ad aggravare il dolore (oltre al fatto che, verso la fine della scuola dell’infanzia, iniziano a comprendere meglio anche il concetto di non reversibilità legato alla morte): alla mancanza si somma il trauma, e bisogna stare più attenti. I bambini, come detto, potrebbero 88

‘La carezza della farfalla’ di Christian Voltz (Arka, 2005) ‘Tu non ci sei più e io mi sento giù’ di Anna Rita Verardo e Rita Russo (acquistabile sul sito emdr.it) ‘Non la rivedrò più la nonna?’ di Melanie Walsh (Motta Junior, 2015)

provare un senso di responsabilità rispetto all’accaduto. Per proteggere il figlio, che è poi il primo pensiero del genitore, mamma e papà devono innanzitutto ricordare che il bambino non deve prendersi cura di nessuno: se in un determinato momento non sono in grado di stargli accanto e offrirgli il loro supporto (perché la morte di una persona cara può essere terribile innanzitutto per loro), allora è bene che chiedano momentaneamente aiuto ad altri adulti, per prendersi del tempo e rigenerarsi. Un genitore può piangere davanti al bambino, può manifestare il suo dolore, ma non deve ‘chiedere’ aiuto al figlio: si rischia un rapporto di accudimento invertito, che non potrà che avere conseguenze negative sul suo sviluppo futuro».



vita da baby

Come cambia il papà con maschi e femmine di Mattia Lerner

«Io adoro il mio papà», esclamano le bambine; «il mio papà è il migliore del mondo», ribattono i bambini. Il padre, dal canto suo, ama tutti allo stesso modo, incondizionatamente. Ciò nonostante, pare che i suoi comportamenti e le sue reazioni cambino in base al sesso dei figli Dato come presupposto che l’amore tra genitori e figli prescinde dal sesso degli uni e degli altri, è piuttosto evidente che qualche differenza c’è non solo nel tipo di rapporto che i bambini instaurano con mamma o papà, ma anche nella relazione che proprio i padri intrecciano con maschietti e femminucce. L’esperienza e anche alcuni studi ci dicono che lo stesso papà – che vuole educare i figli tutti nello stesso modo, e in linea di massima persino lo fa – in verità non ragiona né si comporta in maniera uguale nei

confronti del suo bambino o della sua bambina. E neppure in via ipotetica: avete mai provato, tra il serio e il faceto, a interrogare un uomo sulle sue ambizioni e aspettative di futuro padre? Tendenzialmente, al maschio vorrà insegnare a giocare a calcio, a suonare la chitarra, magari immaginerà di guardare e commentare il mondo insieme, ‘da uomo a uomo’; e quante volte lo si sentirà scherzare sulle dritte che darà al figlio adolescente in fatto di gentil sesso («nessun problema, gli spiego tutto io»). Con una femmina, invece… beh, con una 90

femmina sarà tutta un’altra faccenda. Il papà – praticamente qualunque papà – sentirà l’impulso irresistibile di proteggerla, sempre. E anche se molti uomini, proiettandosi nel futuro, immaginano di preferire un figlio maschio – magari per un’idea di maggior affinità e possibilità di condivisione – quando alla fine stringeranno tra le braccia la loro bambina, nella loro mente scatterà un attaccamento speciale (oltre alla scoperta, successiva e rivelatoria, che anche le femmine giocano a pallone, suonano…).


vita da baby Papà più sensibili con le bambine Uno studio della Emory University di Atlanta ha rivelato che verso le figlie i papà sono tendenzialmente più sensibili e attenti. Attraverso la combinazione di analisi comportamentale e risonanza magnetica, è stato dimostrato che l’attività cerebrale dei padri cambia in base al sesso dei figli: davanti al pianto delle bambine (si parla dei primi tre anni di vita) i papà hanno reazioni più rapide, davanti a un loro sorriso i neuroni paterni si accendono più in fretta. Sembra inoltre che con i maschi i giochi siano più fisici, le parole utilizzate maggiormente afferenti alla sfera del successo, mentre con le femmine i papà cantano e parlano di emozioni. Non sono chiare le ragioni, ma di certo molto fanno sia l’istinto che il retaggio culturale, anche al di là dei soliti luoghi comuni: è infatti provato che le nozioni di genere (e anche i pregiudizi, tuttora insiti nella nostra società) possono influire sul modo in cui gli adulti, inconsciamente, trattano i bambini. Con il risultato di contribuire a plasmare la loro personalità, ad esempio indirizzando le bambine verso ambiti più analitici, che sacrificano il lato «Sono sicuro che sarei stato ugualmente felice se avessi avuto dei maschi, ma c’è qualcosa di speciale nel legame tra un padre e le sue figlie, qualcosa che non può essere spiegato. E che non cambierei per nulla al mondo». Doyin Richards (scrittore, giornalista, blogger, membro del parenting team Today)

Leggere i papà complessive) per spiegare ai bambini quante cose sa e può fare un papà. Il papà è bravissimo ad aggiustare le cose, è un giocatore formidabile, ha polso e sa stabilire le regole, e poi sa rispondere a tutte le domande. Pubblicato a febbraio da Gribaudo, ‘Le sei storie del papà’ è un libro per piccolissimi: sei racconti (96 pagine

pratico, e i bambini verso attività concrete, a scapito dei loro bisogni emotivi.

Effetti sui figli Maschi e femmine guardano al loro papà con occhi diversi, ma per entrambi lui è un riferimento, sulla base del quale si forgeranno gli atteggiamenti dei primi e, nelle seconde, si formerà una certa idea del maschile (e spesso un ideale). Per i maschietti il papà è un modello: i suoi comportamenti, la sua disponibilità a collaborare, la sua più o meno marcata dolcezza e propensione all’accudimento dei figli, anche il modo in cui si relaziona con la madre segneranno facilmente la strada da seguire. Un uomo che non partecipa alle questioni domestiche, probabilmente lascerà che nel figlio si insinui l’idea che è così che si fa, e il 91

L’autrice è la scrittrice, educatrice e dirigente scolastico Sara Agostini, le illustrazioni sono di Marta Tonin.

bambino crescerà poco collaborativo e con un’immagine forse anche un po’ antiquata del ménage familiare. Al contrario, un padre che si dà da fare, che cambia i pannolini, cucina o gioca con i bambini al pari della mamma, offrirà una prospettiva più ricca e ampia, tale da abbracciare anche la parità dei sessi. Quanto alle bambine, per loro il papà è il primo uomo: senza arrivare a un complesso di Elettra di matrice junghiana, è facile che il padre diventi per loro una sorta di specchio, di termine di paragone inconscio per la valutazione degli altri uomini che incontreranno nella loro vita. Ai papà, quindi, il consiglio di fare molto bene il loro ‘lavoro’, di prestare attenzione ai figli e alla loro madre: ne va dell’immagine di sé e dell’altro che bambini e bambine porteranno nella loro futura vita di adulti.


Contro le coliche infantili nasce Baby Bottle Zerø.Zerø™ Il biberon anti-colica Suavinex Zerø.Zerø™ – zero confusione, zero coliche – rivoluziona l’attuale gamma di prodotti per l’allattamento

Il nuovo biberon anti-colica Suavinex Zerø.Zerø™ è disponibile in due versioni, da 180 ml e da 270 ml, e in tre tipologie di flussi: flusso lento, flusso medio e flusso adattabile (concepito appositamente per combinare l’allattamento al seno con quello tramite biberon). Dopo aver eseguito il test di usabilità in condizioni reali, il 92% delle madri intervistate evidenzia la somiglianza con il capezzolo, in particolare per la ruvidità al tatto. Inoltre, le mamme sottolineano la tranquillità e il rilassamento che il bambino sperimenta durante la poppata. Essere a proprio agio è fondamentale, motivo per cui questo biberon è consigliato sia per l’allattamento con latte materno che per i bambini allattati artificialmente. Grazie alla sua somiglianza fisica e fisiologica con il seno materno, evita che nel bambino si crei confusione in caso di allattamento misto seno-biberon: zero coliche e zero confusione.

La Baby Bottle Zerø.Zerø™ Suavinex è caratterizzata da un’innovazione assoluta, una bustina anti-colica brevettata che si ispira al funzionamento delle ghiandole mammarie ed è studiata appositamente per ridurre le coliche. Il sacchettino interno, infatti, si restringe con il risucchio del bambino, evitando l’introduzione di aria dall’esterno, che di solito si insinua nei biberon per compensare il vuoto creato all’interno. Innovativa ed esclusiva, la bustina anti-colica impedisce all’aria di entrare nel biberon e quindi nell’intestino del bimbo, riducendo sensibilmente le coliche, oltre a eliminare il rischio di ossidazione del latte a causa dell’aria nel biberon, contribuendo così a conservare intatte le sue sostanze nutritive. Inoltre, il nuovo biberon Suavinex è dotato di tettarelle dal design speciale che simulano la forma, la lunghezza e la sensazione del capezzolo della madre come mai prima d’ora. Queste tettarelle in silicone ultra morbido riproducono l’esperienza di suzione dal capezzolo. Dunque consistenza e posizione inclinata, che ricalca quella dei capezzoli, ma non solo: le tettarelle propongono tre tipi di flusso, il che significa che il biberon Zerø.Zerø™ consente continuità di utilizzo e si adatta a qualsiasi tipo di situazione. È anche indicato per i bambini prematuri con suzione debole.

www.suavinex.com

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vita da baby

Figli unici viziati Ma sarà vero? di Sara Lanfranchini

Pare di no, non più di chi ha fratelli e sorelle, almeno. Tra dicerie e presunte verità, proviamo a far luce su cosa accade, nelle famiglie, in presenza di uno o più bambini Non solo viziati, ma anche narcisisti, iperprotetti, egoisti, malinconici, soli… Sono tante le etichette apposte con faciloneria ai figli unici, i quali, dal canto loro, magari non sono nessuna di queste cose, e se lo sono è soltanto per pura, sacrosanta indole personale. Eppure certi stereotipi, a forza di sentirli, una lieve apprensione tra i genitori mono-figlio la possono seminare, e il dubbio resta: ci sarà, dunque, un fondo di verità? La scienza dice di no: nessuno studio scientifico ha mai provato l’esistenza di diversità tra chi cresce ‘unico’ e chi è circondato da fratelli e sorelle. È piuttosto evidente, infatti, che tutto si gioca sull’educazione, sulla quantità e qualità delle attenzioni che i genitori rivolgono ai figli. Quindi potranno essere viziatissimi quei fratelli o sorelle cui viene detto sempre di sì e, allo stesso modo, un genitore apprensivo tenderà a iperproteggere i figli anche se numerosi. Ciò detto, è abbastanza evidente che la moltiplicazione (anche solo

per due) della prole qualche trasformazione la comporta. E se il tipo di educazione scelto probabilmente non cambia, magari muteranno certi modi, di sicuro i tempi. Insomma, avere uno o più figli non è – non può essere – la stessa cosa, così come non lo è avere o meno uno o più fratelli e sorelle. Ad esempio, il bagaglio di attenzioni e tempo che il figlio unico riceve per intero si dovrà suddividere in due o più parti con il proliferare dei fratelli. Il che può essere un peccato – tutti i bambini hanno diritto a ricevere il massimo da mamma e papà – ma potrebbe anche diventare una ricchezza. In fondo, basta sostituire un verbo: non ‘suddividere’ ma ‘condividere’ (spazi, giochi, tempo, cure). Si tratta del principio basilare della vita in comune, e tutti nell’infanzia dovrebbero farne esperienza: al genitore il compito di crearne le condizioni, portando il bambino al parco, da amici, all’asilo, ovunque possa frequentare i coetanei. D’altro canto, un monito ai genitori 93

mono-figlio gli psicologi lo lanciano: per quanto possibile, bisognerebbe frenare la tendenza a riversare sul bambino troppi desideri, richieste e aspettative, anche ammantati da profondo e sincero amore. Pare infatti che dai figli unici si pretenda di più, perché lì confluiscono, in mancanza di fratellini o sorelline, tutte le aspettative genitoriali.

In Italia Nel nostro paese il tasso di natalità è pari a 1,32 figli per donna e il 46,8% delle famiglie ha un figlio solo, meno della media europea (dati Istat 2018, relativi al 2017). Le ragioni sono tante, di ordine sociale e personale: assenza di politiche e strutture adeguate a supportare le famiglie, precarietà lavorativa, età materna avanzata all’epoca del primo parto.


vita da baby TUTORIAL

Doudou fai da te

Cos’è il doudou? A cosa serve? Scopriamo l’origine e il significato di quello che, per molti neonati, è il primo peluche. Che, peraltro, può essere creato anche a casa da mamme, nonne, zie (e magari papà), in poche mosse Di doudou, sul mercato, ne esistono di morbidissimi e divertenti. Nulla vieta, però, di creare un proprio doudou fatto in casa. Lo si può realizzare all’uncinetto, ma forse questa tecnica è riservata alle mamme più abili e pazienti. Altrimenti, vi proponiamo una soluzione davvero semplice.

SEGUI il t e crea ilutorial doudou!tuo

orecchie

Corp

o

Il doudou (si pronuncia ‘dudù’) fa parte dei cosiddetti oggetti transizionali, in cui il bambino rivede la sua principale figura di riferimento, normalmente la mamma, riconoscendola come corpo esterno ma comunque amico. I doudou, infatti, ‘sanno di mamma’, e questo buon odore permette al bambino di calmarsi (prima della nanna, ad esempio, o quando la madre si allontana). Affinché acquisisca l’odore materno, gli esperti consigliano ai genitori di cominciare a sistemarlo nel lettone già un mese prima della nascita. Non esiste il doudou ideale: può essere a forma di orsetto o coniglietto, può assumere tratti meno definiti o può anche soltanto essere una copertina. È composto da una parte centrale più voluminosa e da un’altra simile a un morbido fazzoletto, normalmente annodato a un’estremità per favorire la presa da parte delle manine del neonato. Il tutto in tessuto. L’importante è che lo si ponga nella culla in totale sicurezza, considerando che solo dai 4 mesi il bambino inizia a essere in grado di muovere gli arti e di spostare ciò che accidentalmente gli può finire sul viso. 94


vita da baby OCCORRENTE

Stoffa di un colore a piacimento

Stoffa di un altro colore a piacimento

(normalmente tinte tenui):

(normalmente bianca, per fare la

2 pezzi da 20x20 cm

testa): 2 pezzi da 10x10 cm

Stoffa per le orecchie: 4 pezzi da 1x2 cm

Ago, filo, forbici, pennarello e cotone

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PROCEDIMENTO

01 Sovrapporre le due stoffe quadrate piĂš grandi e cucire tra loro i bordi per creare il corpo, in modo che entrambi i lati riportino la fantasia prescelta. 02 Sovrapporre i 2 pezzi da 10x10 cm e tagliarli in modo da ottenere 2 semicerchi identici, con un lato curvo e uno dritto. Cucire tra loro i 2 lati curvi in modo da formare una tasca. Riempirla di cotone quanto basta per creare la testa, cucirla e attaccarla saldamente al centro della stoffa quadrata del corpo. 03 Aggiungere le orecchie, ciascuna ottenuta dalla cucitura di 2 pezzetti di stoffa tra loro. 04 Con il pennarello, disegnare un volto basilare, gli occhi, il naso e la bocca.

IL TRUCCO

OPZIONE RICICLO

Cucire sempre al rovescio e poi rigirare il tessuto: in questo modo le cuciture rimarranno nascoste. L’ideale per chi non è un asso a cucire a mano.

Per costruire un doudou fai da te si possono usare anche abiti smessi, ad esempio vecchie t-shirt. Sapranno certamente di mamma.

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Cubo multiattività Tanti giochi in uno per il simpatico cubo multiattività in legno. Ogni lato presenta diverse attività: ingranaggi, forme a incastro, labirinto 3D nella parte superiore, orologio arcobaleno e sonagli scorrevoli. Globo

Farfalla forme e colori Un divertente gioco sul tema della natura con cui sviluppare le capacità logiche, di associazione e di motricità fine. Un grande puzzle di una coloratissima farfalla da ricomporre e un maxi puzzle di un prato con tanti insetti sagomati, tra cui la coccinella, la libellula e l’ape. Per bambini da 1 a 4 anni.

Hollie & Rollie La balena e il pesce palla nuotatori. Girando la rotella sotto la loro pancia, possono nuotare davvero facendo divertire il bambino e

Lisciani

aiutandolo a sviluppare le sue capacità visive e motorie. Ok Baby

Giocolandia Bubble Go Un amico pratico e divertente per accompagnare il bambino nelle sue passeggiate grazie al

Vespa cavalcabile

comodo maniglione. Dai 16 mesi si trasforma in un cavalcabile dal

Con uno stile inconfondibile, Vespa Primavera

design moderno. Dotato di giochi

cresce con il bambino. Le ruote di supporto

al volante, luci e suoni, funziona

possono essere rimosse una volta che sarà

con 3 batterie. A partire dai 6

diventato un guidatore esperto. Adatta per bambini

mesi.

da 1 a 3 anni, si ispira al modello originale,

Smoby

con i rumori realistici del motore, le luci e il suono del clacson. Disponibile nelle versioni rosso fiammante e rosa fashion. Chicco



SPAZIO VITA DACICOGNA BABY A TU PER TU CON LA PSICOLOGA

DIVENTIAMO G E N I T O R I Dinamiche di coppia durante la gravidanza A cura della dottoressa Sara Fontana La gravidanza può essere un’avventura affascinante e gioiosa per una coppia, ma non si devono sottovalutare gli aspetti delicati che questa fase comporta. La gravidanza è una sfida che, se vissuta al meglio, può rinsaldare una coppia e preparare il terreno per l’infanzia serena del nascituro. I cambiamenti dell’assetto ormonale della futura mamma, tipici della gravidanza, possono portare in lei alterazioni nell’umore e nel comportamento, il che può disorientare sia la mamma che il futuro papà, che si trova di fronte a una persona per molti aspetti ‘nuova’, diversa non solo a livello fisico ma, per certi versi, anche caratteriale. Prendere confidenza con questa nuova realtà può non essere immediato e facile. È stato dimostrato come la donna incinta inizi presto a visualizzare il suo nuovo ruolo di mamma, a immaginarlo e a investire affettivamente sul bambino che porta in grembo molto prima della sua nascita. Questo processo può essere accompagnato non solo da fantasie positive, ma spesso anche da paure, preoccupazioni, derivanti dalla storia personale e familiare della mamma e del papà. Per il futuro padre, le cose non vanno diversamente: il nuovo ruolo inizia a essere ricoperto già durante la gestazione, e il fatto che il bambino sia portato in grembo dalla mamma, l’investimento sempre maggiore di quest’ultima nei confronti del nascituro, possono essere vissuti già in gravidanza con un sentimento di esclusione e allontanamento.

Esprimere verbalmente le proprie paure e preoccupazioni a volte rappresenta per i genitori un tabù: il fatto di manifestare il timore che il bimbo alteri l’equilibrio della coppia può essere vissuto con senso di colpa, come una mancanza di amore verso il bambino stesso; la paura del parto (tocofobia) e del dolore che la mamma proverà nel mettere al mondo il figlio può rimanere inespressa perché si teme possa essere considerata un timore puerile, una banalità da minimizzare. È stato dimostrato, invece, come dare voce a queste paure e ad altre, parlarne apertamente col partner e con uno specialista, risulti estremamente utile: a livello di coppia favorisce la visione del punto di vista dell’altro e questo permette sia di rinsaldare il rapporto nell’ottica del nuovo assetto che si sta creando sia di comprendere meglio le ragioni delle eventuali tensioni o dei cambiamenti umorali e comportamentali di entrambi. Parlare apertamente della paura del dolore durante il parto, ed elaborarla con l’aiuto di uno specialista, pare abbia addirittura l’effetto di ridurre, di fatto, la percezione del dolore e la durata del travaglio. Già durante la gravidanza, i membri della coppia devono avere chiaro che, pur cambiando ruolo e diventando ‘mamma e papà’, dovranno riuscire a essere sempre e comunque ‘coppia’. Questa realtà, coronata da intimità e complicità, va protetta già durante la gestazione, in modo che l’avventura della gravidanza possa rinsaldare e non sfaldare la coppia genitoriale, anche per preservare gli equilibri del nascituro.

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NUOVO CENTRO DI SALUTE PSICOFISICA Torino

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In viaggio Il 2019 sarà l’anno del turismo lento: un scelta volta a valorizzare i territori italiani meno conosciuti dal turismo internazionale e a rilanciarli in chiave sostenibile. Nuove esperienze di viaggio, dunque, come i treni storici ad alta panoramicità, gli itinerari culturali, i cammini, le ciclovie, i viaggi a cavallo. Sarà soprattutto la montagna, dicono dal Ministero, la grande protagonista di quest’anno: il turismo lento potrà essere il motore di sviluppo dei territori montani con i loro borghi, i sentieri, i paesaggi e l’artigianalità. Soluzioni di vacanza che ben si combinano con le esigenze delle famiglie con bambini piccoli, alla ricerca di situazioni senza stress, aria buona e momenti in mezzo alla natura.


in viaggio

Viaggio in auto con i neonati di Lucia Modici

Intraprendere un viaggio con un bambino piccolo è un po’ come fare un trasloco. Ma se si sceglie l’automobile come mezzo di trasporto, il ‘carico’ non sarà un grosso problema. L’importante è non dimenticare le cose essenziali. Potreste pentirvene, e amaramente Ponti di primavera in arrivo? Allora si parte! I dubbi prima di intraprendere un viaggio, più o meno lungo, con un neonato sono leciti, eppure la Sin – Società Italiana di Neonatologia ha dichiarato con chiarezza che «i neonati, contrariamente a ciò che si pensa, possono affrontare ogni tipo di viaggio, purché si presentino le condizioni necessarie al loro comfort». Il suggerimento, se possibile, è solo di attendere la prima decina di giorni dopo la nascita, periodo nel quale alcune condizioni (avvio dell’allattamento, calo ponderale, eventuale ittero…) potrebbero essere da monitorare con la consulenza del proprio pediatra.

Poi, si può partire. Programmare un viaggio in automobile è forse la soluzione più semplice: sia per la comodità di gestire gli orari, sia per la facilità di cancellare ‘last minute’ la gita, sia per lo spazio a disposizione per i bagagli che, si sa, possono essere particolarmente ingombranti quando si tratta di bambini piccoli. Ecco alcuni consigli per un viaggio on the road. Dove viaggia il bambino? I bambini devono viaggiare negli appositi seggiolini (secondo la legge, diversi a seconda del peso e dell’età). Anche se, ogni tanto, la tentazione di togliere 102

il bimbo da quella posizione poco comoda si fa irresistibile, non bisogna cedere: piuttosto, optare per una sosta aggiuntiva. Un suggerimento utile è di provare, prima della partenza, a posizionarlo nel seggiolino e vedere come si comporta, magari abituandolo giorno per giorno a tragitti sempre più lunghi. Quando partire? Aspettare l’orario della nanna o programmare la partenza dopo cena potrebbero essere modi per alleggerire il viaggio: il bambino dormirà per parte del tragitto. Parola d’ordine, dunque: seguire i suoi ritmi.


in viaggio Che precauzioni prendere?

In auto è bene non abusare dell’aria condizionata, posizionandola – se necessaria – a temperature non molto inferiori a quelle esterne, e comunque non al di sotto dei 22-23 gradi (ed è una buona idea arieggiare gli interni di tanto in tanto). Occorre inoltre prevedere una sosta ogni due ore circa e ogni volta che il bambino deve essere nutrito. Vestirlo con tessuti e fibre naturali potrebbe rendere il viaggio più confortevole. Come intrattenerlo? Ci sarà comunque un momento in cui il bambino sarà sveglio. I neonati, si sa, modulano la giornata secondo il ritmo pappa/nanna. Appena sono un po’ più grandicelli, invece, reclamano attenzioni di altro genere. Per questo si consigliano giocattoli adatti all’età, libricini morbidi per attività manuali e sensoriali (e anche per i dentini!), cd con canzoncine o una playlist pronta caricata sul cellulare. Anche le audiostorie sono un piacevole intrattenimento.

Auto in affitto o auto propria? La scelta tra la propria auto e una a noleggio dipende da molte variabili, tra cui la meta, i costi, le dimensioni del veicolo... Se opterete per un rent a car, ricordate di verificare la disponibilità e il prezzo del seggiolino da affittare (normalmente si tratta di una cifra giornaliera). E, una volta sul posto, controllate la qualità e l’adeguatezza del prodotto prima di confermarlo.

Ricordate poi il suo kit per il viaggio: cambio di pannolini cambio di vestiti scorta di ciucci copertina per la nanna fazzoletti (per le emergenze) e salviette umidificate acqua e bevande varie (se è già svezzato) snack salati e dolci in confezione monodose a portata di mano (per i più grandi).

Dopo 30 minuti di viaggio Secondo uno studio dell’Università di Bristol, i neonati, perlopiù quelli nati prima del termine (età compresa tra 13 giorni e due mesi e peso medio di 2,5 chilogrammi), durante i viaggi in auto mostrano segni di carenza di ossigenazione dopo circa 30 minuti. Il capo, ciondolando, occlude in parte le vie aeree e il piccolo fa fatica a respirare. Una conferma dell’importanza di fermarsi più volte durante il tragitto. 103


© Rossellini

in viaggio

Toscana coi bambini Wellness, fun & green di Laura Sciolla

La piazza di Montecatini Alto

Toscana: terra di mille cipressi impettiti, di dolci colline che circondano borghi da fiaba, di grandi vini ed eccellenze gastronomiche. Ma la regione del centro Italia è anche meta ideale per le vacanze in famiglia, fra centri termali di pregio e parchi divertimento super attrezzati Messi a dura prova dall’inverno, ora è il momento di recuperare le energie. La primavera è il momento ideale per ritagliarsi qualche momento con i propri cari. E allora, cosa c’è di meglio di una breve vacanza in Toscana, cominciando con l’abbraccio avvolgente delle acque termali? È vero, non sempre queste acque sono consigliate per i bambini piccoli, ma esistono alcuni centri di riferimento che garantiscono benessere per tutta la famiglia e per tutte le età.

divertimento. La storia delle Terme di Montecatini inizia nel 1700, quando il Granduca Leopoldo di Toscana ordina i primi lavori di canalizzazione delle acque e di costruzione

Terme di Montecatini Cominciamo da qui il nostro tour nella Toscana del benessere e del

Piscina Termale Redi

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degli edifici, sebbene già i Romani avessero apprezzato le proprietà delle sorgenti della zona (e diverse testimonianze lo dimostrano). Come si diceva, le acque termali di Mon-


in viaggio

Parco di Pinocchio e Collodi Butterfly House Mens sana in corpore sano? Bene, allora ci spostiamo di qualche chilometro, a Collodi (sempre in provincia di Pistoia), per entusiasmarci in uno degli indirizzi più peculiari della Toscana. Parliamo del Parco di Pinocchio (aperto tutti i giorni da marzo a novembre, solo nei

La ‘balena’ di Pinocchio

weekend durante il resto dell’anno): è dal 1956 che accoglie le famiglie di tutto il mondo, giunte qui per immergersi nel favoloso mondo di Pinocchio. Il Parco – dove l’autore de ‘Le avventure di Pinocchio’ Carlo Lorenzini, detto Collodi, aveva trascorso l’infanzia – trasforma in realtà una favola magica: i giovani ospiti potranno entrare nella bocca della balena, conoscere la fatina buona e il grillo parlante. Negli anni il Parco si è evoluto, pur rimanendo fedele a uno dei più classici libri per bambini: ogni giorno vengono organizzati laboratori e giochi, e accanto alle giostre d’epoca è stata creata una biblioteca virtuale. È anche presente un’area ristorante. Se però Mangiafuoco non vi avrà convinti ad andare nel Paese dei Balocchi, e avrete ancora un po’ di tempo a disposizione, vi invitiamo

©WWF Toscana

tecatini non presentano particolari controindicazioni. Anzi: le acque che sgorgano dalla sorgente Leopoldina – una delle quattro sorgenti locali – risultano specialmente indicate anche per i neonati, sia per la temperatura che per le loro caratteristiche chimiche. Ne è provata l’azione rilassante e lenitiva per tutto ciò che riguarda le problematiche della pelle; inoltre, stimolano la serotonina (andando a influire sul buon umore) e garantiscono un’ottima pulizia delle vie respiratorie. La terapia termale per la cura di sinusite, rinite e otite è consigliata per i bambini da 36 mesi compiuti, ma un tuffo nella Piscina Termale Redi, specificamente studiata per accogliere i piccoli ospiti, è davvero per tutti. Donne in dolce attesa comprese, per le quali vengono organizzati corsi ad hoc, con benefici a carico del microcircolo periferico, della schiena e del benessere psicofisico in generale. www.termemontecatini.it

Tramonto sul litorale

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a visitare anche lo Storico Giardino Garzoni, i cui spazi verdeggianti sono perfetti per un sonnellino in passeggino, e soprattutto la Collodi Butterfly House: inaugurato nel 2007, questo splendido edificio-serra in pietra e vetro autoportante ospita centinaia di farfalle originarie delle zone tropicali o equatoriali, libere di volare in quella che è una perfetta ricostruzione del loro ambiente d’origine. www.pinocchio.it

Oasi Dune di Tirrenia Ci dirigiamo ora verso la costa: superata la deviazione per Pisa (non c’è bisogno di sottolinearlo ma, per chi non ci fosse mai stato, la torre pendente merita sicuramente una sosta), tra Marina di Pisa e il comune di Tirrena il Wwf si è ritagliato un angolo di paradiso. L’Oasi Dune di Tirrenia è un’area naturale protetta istituita nel maggio del 1997: presenta un rigoglioso sviluppo di macchia mediterranea e pini, oltre a dune alte fino a 12 metri. L’area è attraversata da alcuni sentieri (fra cui un percorso natura per disabili), che consentono di scoprire le essenze e i protagonisti di questo habitat, tra sabbia, boschi e zone ricoperte d’acqua. Grazie alle piccole dimensioni, 24 ettari, l’oasi è a misura di


in viaggio

Cavallino Matto | Educazione stradale

bambino. Il porta bebè da spalla è consigliato per i più piccoli. Si effettuano visite guidate su prenotazione scrivendo a pisa@wwf.it: durata di un’ora, massimo 15 partecipanti, contributo minimo di 3 euro. Presenti numerosi parcheggi e, in prossimità, spiagge attrezzate e libere. Cosa desiderare di più? www.wwf.it

Cavallino Matto La bussola ci guida ancora verso sud. Neanche un’ora ci separa da quello che è definito il parco

Cavallino Matto | Speedy Gonzales

divertimenti più green della Toscana. E non è solo una trovata pubblicitaria: il Cavallino Matto – a Marina di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, aperto da marzo a novembre – è completamente immerso nel verde, esteso su un’area di 100mila metri quadrati nella pineta. Il parco garantisce un ventaglio di emozioni per tutti: dai bambini piccolissimi agli adolescenti, fino agli adulti più spericolati. Se la novità del 2018 è stata il Jurassic River, un percorso da brividi di 600 metri, tutto ambientato nella preistoria e con

gran tuffo finale, per il 2019 c’è attesa per il Flying Swinger, rivisitazione in chiave moderna delle classiche ‘catene’. Ma anche i più piccoli possono trovare spazio per divertirsi: ci sono le Canoe delle Favole, il percorso con le macchinine elettriche, l’African Village, la zona dedicata al Far West e innumerevoli aree giochi. All’interno non mancano ristorante, pizzeria, self service e bar. Trenino turistico dalla stazione (dal 1° giugno); in alternativa, pista ciclabile e pedonale di collegamento. www.cavallinomatto.it

Omaggio al genio

‘Squilibrio’ di Mario Ceroli

Vinci: veduta dalla torre

Quest’anno c’è una ragione in più per recarsi in Toscana: parliamo della ricorrenza dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Tutta la penisola celebrerà l’anniversario, ma c’è un luogo che merita qualche festeggiamento in più. È Vinci, paese natale di Leonardo, in provincia di Firenze e a pochi chilometri da Montecatini Terme. Quest’anno è previsto un cartellone con oltre 50 eventi, dalla scienza alla letteratura, dal teatro alla musica, dall’enogastronomia allo sport, per toccare tutte le branche del sapere studiate e approfondite dal vinciano più famoso di sempre. Il Museo Leonardiano, dove si svolgeranno molti degli appuntamenti in calendario, è tradizionalmente attento al coinvolgimento dei più piccoli con percorsi guidati e laboratori ideali per i bambini dai 6 anni in su (www.museoleonardiano.it). Da segnalare, poi, i grandi eventi sportivi di richiamo internazionale, come il Giro d’Italia e la Mille Miglia, che passeranno da Vinci sempre in omaggio a Leonardo. 106


in viaggio

Dove dormire Bagni di Pisa Benessere in famiglia Bagni di Pisa, che fa parte di Italian Hospitality Collection, è un elegante resort termale in posizione strategica tra Pisa, Lucca e Livorno. La tradizione termale del territorio si unisce all’accoglienza offerta da questa antica villa padronale. La spa rappresenta uno dei fori all’occhiello della struttura: da segnalare il nuovo reparto di fangoterapia, quello per le cure inalatorie (le cure fangoterapiche, la balneoterapia e le inalazioni sono convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale) e l’Hammam dei Granduchi, piccola grotta naturale dotata di una cascata di acqua termale. Presente anche una piscina esterna, sempre alimentata con acqua termale. Il centro è direttamente collegato alla struttura alberghiera. A Bagni di Pisa il benessere è dedicato a tutta la famiglia. Per i piccoli ospiti sono disponibili menù e cocktail personalizzati, merende e percorsi benessere con massaggi e trattamenti specificamente pensati per loro. Da non perdere le lezioni di cucina tenute dallo chef Umberto Toscano. Dall’hotel, poi, sono facilmente raggiungibili le attrazioni preferite dai bambini, come il Parco di Pinocchio di Collodi, gli stabilimenti balneari della Versilia, il Carnevale di Viareggio. Per le mamme (e i papà), invece, si segnala Equilibrium, programma benessere di durata variabile da tre giorni a una settimana, che prevede un mix di educazione alimentare ispirata alla macrobiotica, trattamenti termali, tecniche antistress e attività fisica. Largo Shelley, 18 – San Giuliano Terme (Pi) T 050 88501 www.bagnidipisa.com

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© I Amsterdam

in viaggio

Amsterdam Una città per tutte le età di Laura Sciolla

Amsterdam è la meta ideale per una vacanza in famiglia. Non sono molte le città in cui è possibile, nella stessa giornata, fare una crociera sui canali, pedalare per il centro in tutta comodità, ma anche unire la passione per l’arte a momenti di divertimento e relax, grazie alle ampie aree verdeggianti. Questa è Amsterdam Il modo migliore per visitare Amsterdam con i bambini piccoli? In bicicletta, ovvio. È questa la modalità preferita dagli olandesi doc quando si devono spostare. Non appena il bimbo è in grado di stare seduto, mamme e papà lo caricano sulle loro bici, nei seggiolini o nei carretti appositi, e via per il reticolato di piste ciclabili che attraversa la città. Perché non fare la stessa scelta da turisti? Bisogna solo prestare un poco di attenzione – i ciclisti autoctoni sfrecciano a velocità impressionanti e non sono disposti a cedere il passo ai neofiti del luogo – e poi il divertimento è assicurato. Muoversi con le due ruote significa

non avere problemi di parcheggio (anche perché i posti bici sono tantissimi e ben segnalati) ma anche evitare l’ingombro di passeggini e affini. E con una ‘fiets’ (bicicletta in olandese) si possono comodamente percorrere le vie del centro toccando i punti di maggior richiamo della capitale. Come il Dam, la piazza simbolo di Amsterdam, su cui si affacciano, tra gli altri, il Palazzo Reale, il museo Madame Tussauds e la Kalverstraat, affollata via dello shopping – ma forse è meglio non addentrarsi in bicicletta visto il traffico pedonale – A breve distanza, quando il profumo dei tulipani vi avvolge, vuol dire che siete arrivati al Singel, il famoso mer108

cato dei fiori affacciato sul canale. Ancora poche pedalate e si apre piazza Rembrandt, fulcro della movimentata vita notturna della città. Un quartiere in cui, forse, i vostri figli torneranno tra qualche anno, da soli… Chi invece ha voglia di scoprire l’Amsterdam dei musei, può spostarsi verso sud dove hanno sede il Rijksmuseum e il museo di Van Gogh. Il Rijksmuseum (www.rijksmuseum.nl/it) è un viaggio nella storia olandese dal Medioevo al XX secolo: le bambine resteranno affascinate dalle case di bambole del ’600 che il mercante di seta Johannes Brandt regalò alla moglie Petronella Oortman, ricca


© John Lewis Marshall

in viaggio

La facciata del Rijksmuseum

levatoio in legno costruito sul fiume Amstel nel 1934. Se però non appartenete alla categoria dei ciclisti appassionati, o se avete un figlio ancora neonato, allora una valida alternativa alla bici è accomodarsi su una delle imbarcazioni che fluttuano tra i canali seguendo circuiti circolari in modo da avvicinarsi alle maggiori attrazioni della città: parliamo delle boat sightseeing con formula ‘hop on hop off’ (sali e scendi). Scoprirete che Amsterdam dall’acqua è davvero suggestiva. E, chissà, forse il rollio della barca farà da dolce ninna nanna al vostro bambino, garantendovi qualche momento di romanticismo.

© Chris Toala Olivares

Ma, si sa, i bambini hanno anche voglia di stare all’aria aperta, e Amsterdam regala molteplici possibilità per godere del verde cittadino. Qui i parchi certo non mancano: come il Vondelpark, polmone di circa 48 ettari ideale per fare un picnic e giocare, ma anche spazio adibito a manifestazioni e concerti. Un po’ più lontano si trova lo Sloterpark: parchi giochi, piscine, una spiaggia urbana affacciata su un grande lago e vari indirizzi dove mangiare e bere lo rendono il riferimento per eccellenza di ogni gita all’aria aperta. Rientrando, sosta obbligata per una foto al Magere Brug, il più celebre dei ponti di Amsterdam: un ponte

© Koen Smilde

dama olandese; i bambini, dalle decine di modellini di navi con cui gli olandesi partirono alla conquista del mondo. Il Van Gogh Museum (www.vangoghmuseum.nl) è invece il riferimento per tutti gli appassionati d’arte: i visitatori apprezzeranno la sua storia e le sue opere, ma anche i piccoli potranno cominciare ad avvicinarsi alla pittura grazie alla presenza di schermi interattivi che uniscono didattica e gioco. Per evitare code è preferibile prenotare l’ingresso online, definito per fasce orarie. Entrambi i musei prevedono l’ingresso gratuito fino ai 18 anni, dispongono di guardaroba e offrono piacevoli aree di ristorazione.

Barche nei canali

Famiglia durante la Festa del Re

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in viaggio

Da fare tutto l’anno...

© DigiDaan

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© Persfoto

© Marie Charlotte Pezé

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© Mike Bink

© Ronald Van Weeren

01. Artis Royal Zoo A pochi minuti dal centro, è un vasto parco zoologico in cui sono ospitati un’ampissima varietà di animali, dal giaguaro alle giraffe, dagli istrici ai pappagalli. Ci sono anche un acquario e un’area dove ci si può fare una foto ‘a braccetto’ con i lemuri. All’interno sono presenti due ristoranti e un parco giochi. Disponibili carrettini per trasportare i bambini, che fino ai 2 anni non pagano l’ingresso. Acquisto online con riduzione. www.artis.nl // 02. Nemo Science Museum Già l’edificio ha un suo fascino, per il disegno nato da un progetto di Renzo Piano; all’interno, poi, i bambini (e gli adulti) non potranno che essere catturati dai 4 piani dedicati alla scienza in tutte le sue forme. I più piccoli si divertiranno con le bolle, gli esperimenti acustici, i giochi con l’acqua. All’ultimo piano, bar ristorante aperto anche ai visitatori esterni. www.nemosciencemuseum.nl // 03. Muiderslot Con una bella gita in bicicletta (ma anche in auto o coi mezzi pubblici) si può raggiungere questo tipico castello medioevale. La visita è di per sé ricca di fascino, ma i più piccoli potranno sbizzarrirsi anche con le tante attività proposte. Visite guidate in formato ‘family’. www.muiderslot.nl

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04 Gite in bicicletta Per sentirsi davvero ‘olandesi’, non si può non fare un tour in bicicletta. Le piste ciclabili sono ovunque e ci sono realtà come MacBike (www.macbike.nl) che propongono diverse tipologie di veicoli ideali per il trasporto dei più piccoli. Amsterdam conta più centri per il noleggio; quello vicino alla stazione dei treni è tra i più forniti in ottica family. // 05. Fun Forest Amsterdam Non lontano dal centro città, è un parco avventura con diversi percorsi, anche per bambini. www.funforest.nl // 06. Fattoria Ridammerhoeve Una deliziosa fattoria didattica nel parco di Amsterdamse Bos. Qui i bambini possono entrare in contatto con gli animali domestici: un centinaio di capre da latte, una sessantina di agnelli, galline e pulcini, maiali, mucche e anche un vitello, un cavallo e un pony. Da provare la colazione. www.geitenboerderij.nl

... da fare nella bella stagione 110


© Koen Smilde Photography

in viaggio I Amsterdam City Card I Amsterdam è il pass proposto dall’Ente del Turismo per visitare Amsterdam senza pensieri. Nell’offerta sono inclusi il Rijksmuseum, il Van Gogh Museum, l’Artis Royal Zoo, il Nemo Science Museum, l’Eye Filmmuseum, l’Amsterdam Tulip Museum e molti altri. Inoltre, sono compresi gli spostamenti tramite i mezzi pubblici della città (Gvb) per 24, 48, 72 o 96 ore. Il pacchetto offre in omaggio una crociera nei canali di Amsterdam e prevede una serie di sconti in teatri, ristoranti e negozi. Anche alcune attrazioni nei dintorni della capitale aderiscono al progetto. La Card è acquistabile comodamente online: può essere inviata a casa (in 6 giorni lavorativi e al costo di spedizione, variabile a seconda della destinazione) oppure si può ritirare negli uffici I Amsterdam Visitor Center dello Schiphol Airport o della Stazione Centrale. Per informazioni e per l’acquisto www.iamsterdam.com/it

Appuntamenti di primavera Il 27 aprile, come da tradizione, è il Giorno del Re, la festa più importante per gli olandesi. In tutta Amsterdam tante attività per grandi e piccoli, compresi divertenti truccabimbi, giochi, eventi sportivi e tanti, tantissimi mercatini spontanei. Non dimenticate di vestirvi di arancione. Tutte le info sul sito dell’Ente del Turismo. Nel mese di aprile si rende omaggio al tulipano, da sempre simbolo dei Paesi Bassi. Per Amsterdam in Fiore, 500mila coloratissimi (e talvolta rari) tulipani fioriscono nei giardini di musei, residenze private e in altre istituzioni cittadine.

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Dal 21 marzo al 12 maggio, non appena il

profilo ondulato dei campi si tappezza di boccioli in fiore, i giardini di Keukenhof esplodono in un caleidoscopio di colori. A soli 35 chilometri da Amsterdam, questa esposizione floreale è una delle maggiori attrazioni della nazione. Ideale per le famiglie, tra profumi e atmosfere rilassanti. www.keukenhof.nl La domenica di Pasqua, le fattorie didattiche della città organizzano divertenti ‘cacce all’uovo’, laboratori di decorazione uova e merende in compagnia. Il calendario sul sito dell’Ente del Turismo.


in viaggio

Dove dormire

NH City Center

La catena spagnola conquista Amsterdam con oltre 10 hotel nelle zone più strategiche della città. Nh City Center ben si presta ad accogliere le famiglie con bambini. Affacciato su un canale, si trova a soli 10 minuti dal mercato dei fiori, a 5 dalla piazza Dam e a 15 dalla Stazione Centrale. A pochi passi di distanza, anche negozi, ristoranti e caffè. All’interno, le 213 camere sono state rinnovate nel 2016. Per i piccoli ospiti c’è da segnalare l’angolo delle colazioni a loro dedicato. Merita una visita il Ristorante d’Vijff Vlieghen, che offre piatti della tradizione olandese da gustare in sale risalenti al XVII secolo. NH City Centre è anche premiato con la certificazione Green Key per l’impegno nel rispetto dell’ambiente.

NH City Center

Per info: www.nh-hotels.it

Dove mangiare Melksnor: family cafè con due aree gioco bimbi e persino una piscinetta piena di sabbia sulla terrazza. Ottimi i pancake e gli smoothie. www.melksnorcafe.nl Café Restaurant Amsterdam: ex fabbrica del XVIII secolo ora riconvertita, presenta un menù bimbi e un’accogliente sala giochi. Le installazioni luminose sono state ‘rubate’ allo stadio dell’Ajax. www.caferestaurantamsterdam.nl The Pancake Amsterdam: per un pranzo veloce, ottimi pancake dolci e salati. A detta di molti, i migliori della città. www.pancakes.amsterdam

Klm è la compagnia di bandiera olandese. Offre voli diretti dalle principale città italiane. Per le famiglie con bambini piccoli, lo staff ha sempre un occhio di riguardo. Su tutti i voli Klm è possibile trasportare gratuitamente un passeggino pieghevole per ciascun bambino e, volendo, un seggiolino auto da applicare sul sedile. Per i bambini sopra i 2 anni è possibile richiedere – per i voli intercontinentali – pasti speciali e sfiziosi senza costi aggiuntivi. Inoltre, i giovani viaggiatori riceveranno in regalo un kit giochi firmato Bluey, la mascotte di Klm. Ma anche sui voli europei Bluey addolcirà la traversata grazie a un libro di attività e a un porta-passaporto Bluey. All’aeroporto di Schimpol, poi, è presente un’area esterna chiamata Airport Park, dov’è possibile respirare un po’ di aria fresca, mentre all’interno vi sono diverse aree gioco, prima e dopo il check-in. Chi viaggia con volo intercontinentale può usufruire del Baby Care Lounge, uno spazio accogliente dove nutrire e far riposare i bambini più piccoli. www.klm.it Per info Sito turistico olandese: www.holland.com/it Sulla città di Amsterdam: www.holland.com/global/tourism/destinations/amsterdam.htm Per la card turistica: www.iamsterdam.com/it

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© Marie Charlotte Pezé

Come arrivare


Il biberon con la tettarella simile al seno della mamma Philips Avent ha progettato Natural, il biberon specifico per abbinare allattamento al seno e artificiale. Grazie all’esclusiva tettarella ampia e anatomica e ai diversi formati, facilita e accompagna dolcemente la crescita del bambino

Grazie alla sua forma, il biberon è facile da assemblare, pulire e utilizzare. È disponibile in diversi formati, tutti privi di Bpa*, per seguire al meglio la crescita del bambino. I modelli in plastica (Pp) possono essere trasparenti, decorati o colorati, quelli in vetro borosilicato di alta qualità sono resistenti al calore e agli sbalzi termici e possono essere riposti in frigo, scaldati e sterilizzati. Anche la gamma di tettarelle Natural comprende misure per ogni fase dello sviluppo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di offrire il latte materno come alimento esclusivo fino al sesto mese di vita del bambino, e di proseguire anche durante lo svezzamento, se possibile e se desiderato da mamma e bambino. A volte, però, accade che la mamma abbia bisogno di un aiuto, perché non può allattare o perché deve allontanarsi. In questi casi, la mamma può estrarre il suo latte in modo che anche i familiari possano provvedere alla poppata, dando al piccolo il miglior alimento possibile. In ogni caso, è importante scegliere il biberon giusto. Il biberon Natural è stato progettato da Philips Avent proprio per abbinare l’allattamento al seno a quello al biberon. La tettarella Natural in silicone è stata migliorata per assomigliare al seno materno: ampia, dalla forma anatomica e dotata di esclusivi petali, ultramorbida e flessibile, permette un contatto confortevole durante l’allattamento e aiuta il bebè a passare facilmente dal seno al biberon. La valvola anticolica, progettata per evitare l’ingestione di aria, aiuta a ridurre l’incidenza delle coliche.

*In conformità con il regolamento Ue 10/2011. www.philips.it/avent

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capacità di 180 ml circa.

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Rubriche Nel mondo, la Festa della Mamma si celebra in almeno tre date differenti. In Italia la ricorrenza cade la seconda domenica di maggio (quest’anno sarà il 12), proprio come succede nei due terzi dei paesi del globo; a San Marino, invece, i festeggiamenti si tengono il 15 marzo, nei paesi balcanici l’8 marzo e in molta parte del mondo arabo nel giorno dell’equinozio di primavera. Sul suolo italiano la tradizione trae origine da due fatti risalenti agli anni Cinquanta: nel maggio del 1956, al Teatro Zeni di Bordighera, si tenne la prima cerimonia ufficiale della Festa della Mamma; esattamente un anno dopo, il parroco di Tordibetto di Assisi celebrò per la prima volta la mamma nel suo valore religioso, come punto di incontro e dialogo tra le culture. In occasione della Festa, i bambini offrono regali alle loro madri, disegni o altri lavoretti, e recitano poesie dedicate alla mamma.


RUBRICHE | MONDO NONNI

Nonni per legge di Laura Sciolla

Sono, oggi più che mai, gli angeli custodi delle famiglie italiane. Ai nonni tocca il compito di elargire pillole di saggezza, rappresentare la storia familiare e, perché no, regalare piccoli vizi ai bambini. Figure così significative da essere tutelate dal codice civile. Lo sapevate? Quante volte si sente dire «meglio limitare la frequentazione dei nonni, sai quanti vizi?». Eppure, i dati smentiscono questo proposito: l’Italia risulta essere il primo paese in Europa per il numero di ore che i nonni dedicano quotidianamente ai nipoti: 33%, contro il 28% della Grecia, il 24,3% della Spagna, il 15% della Germania, il 9,4% della Francia, fino all’1,6% della Danimarca (dati dello Share – The Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe). Balza all’occhio come la percentuale vari proporzionalmente al vigore con cui la crisi economica ha colpito le diverse nazioni europee e ai livelli di welfare messi

a disposizione delle famiglie. È stato rilevato infatti che, specie in periodi di ristrettezze economiche e di conflittualità genitoriali, o in presenza di famiglie monoparentali e di scarsi servizi compensativi sul territorio, i nonni diventano dei veri e propri angeli custodi. Tanto che è stata istituita – in seguito a una legge entrata in vigore nel 2005 – una ricorrenza per celebrare l’importanza del loro ruolo all’interno delle famiglie e della società in generale: è la Festa dei Nonni, che cade il 2 ottobre e, guarda caso, coincide con la giornata in cui la Chiesa celebra proprio gli angeli custodi. Ma non solo: il vincolo che lega nonni e nipoti trova riconoscimento, oltre che a livello sociale e costituzionale attraverso il concetto di famiglia, anche nel codice civile italiano. All’art. 317 bis si sancisce il diritto dei nonni «a mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni» (norma entrata in vigore dal 2014). Questo vuol dire che, se per qualsiasi ragione entrambi i genitori, o uno solo, dovessero impedire questa frequentazione – magari in fase di separazione giudiziale – i nonni potrebbero rivolgersi al Tribunale per i Minorenni, per l’adozione dei provvedimenti più opportuni a garanzia di questo fondamentale rapporto. In questi anni si sono già presentati casi che hanno ricevuto risposte giuridiche positive: in un caso specifico in cui un genitore impediva fermamente ai nonni di frequentare i nipoti, il giudice è intervenuto per frenare l’‘abuso di esercizio genitoriale’ confermando «l’importanza che assumono la conoscenza e la frequentazione dei nonni, nella vita e nella formazione educativa dei minori, in funzione di una loro crescita serena ed equilibrata, quali componenti di una famiglia allargata, all’interno della quale sono collocati». 122


«Un popolo che non ascolta i nonni, è un popolo che muore»

Anche la Corte Europea ha La legge, dunque, tutela i diritti affermato che il rapporto dei nonni. Come si diceva in nonno-nipoti rientra tra i legami apertura, oltretutto, nella società familiari ‘protetti’ dall’art. 8 contemporanea le famiglie della Cedu (Convenzione euhanno bisogno del loro supporropea per la salvaguardia dei to; spesso non ci sono neppure Papa Francesco diritti dell’uomo e delle libertà molte alternative, specialmente fondamentali) e ha ammonito gli stati membri perché in presenza di difficoltà economiche e intensi ritmi di vita. adottino tutte le misure necessarie al fine di preservare Ma, soprattutto, i nonni sono figure di riferimento il legame. Si sta valutando se interpretare il ‘diritto alla fondamentali per i nostri bambini. In un mondo visita’, menzionato nei regolamenti relativi a separaglobalizzato e sempre in movimento, i nonni rappresentano zione, divorzio e responsabilità genitoriale (regolala tradizione, il radicamento e la saggezza, mento del 2003 n. 2201), come riferito non solo alla rafforzano la dimensione di famiglia ampia e forniscono frequentazione del minore da parte dei genitori, ma un riferimento storico ai piccoli. Pur a fronte di qualche anche dei nonni. vizio in più. Altrimenti, che nonni sarebbero?

Bonus nonni La misura è stata proposta per riconoscere uno sconto Irpef, pari al 19%, per le spese affrontate dai nonni in favore dei nipoti. Sono infatti sempre di più i nonni che pagano le rette scolastiche o le attività sportive e che sostengono le spese mediche dei nipotini: spese regolarmente documentate che, secondo molti, meriterebbero lo stesso trattamento fiscale riconosciuto a quelle sostenute dai genitori per i figli. Fino a oggi i nonni hanno potuto portare in detrazione simili spese solo in caso di convivenza con i nipoti o quando li sostengono con assegni alimentari, sempre che il loro reddito sia inferiore a 2840,51 euro. In futuro forse le cose cambieranno, ma per ora la concretizzazione del Bonus Nonni pare essere una meta ancora lontana. 123 22


Huggies® vi accompagna nel vostro viaggio di genitori Extra Care Bebè, Extra Care e Ultra Comfort, tre proposte firmate Huggies® per garantire ai bambini il massimo dell’asciutto e della protezione, anche in movimento Huggies® Extra Care Bebè per la protezione della pelle Nei suoi primi mesi di vita, la pelle del neonato è delicatissima: proprio per questo motivo, Huggies® Extra Care Bebè è stato studiato per offrirgli tutta la protezione di cui ha bisogno: capiente tasca posteriore, che trattiene la pupù liquida per evitare le fuoriuscite; materiale soffice che assorbe la pupù liquida, per aiutare a mantenere la pelle del bambino asciutta; barriere situate più in alto, attorno alle gambe, per una migliore protezione contro le fuoriuscite di pupù; banda elastica in vita per una perfetta vestibilità; indicatore di pipì, per aiutare a capire quando è il momento di cambiare il pannolino; prodotto dermatologicamente testato; decorato con disegni del personaggio Disney Winnie The Pooh; disponibile nelle taglie 1 (2-5 kg) e 2 (3-6 kg).

indicatore di pipì, per aiutare a capire quando è il momento di cambiare il pannolino; decorato con disegni del personaggio Disney Winnie The Pooh; disponibile nelle taglie 3 (4-9 kg), 4 (7-14 kg) e 5 (11-25 kg).

Huggies® Ultra Comfort per bambini sempre in movimento Huggies® conosce bene le esigenze dei bambini attivi: sono sempre alla scoperta di novità, esplorano il mondo, cercano l’avventura. Per loro, il benessere è avere la massima libertà di movimento. Huggies® Ultra Comfort è il nuovo pannolino unisex studiato per offrire 24 ore su 24 di comodità: canali attivi per distribuire il bagnato in modo più uniforme; effetto anti-mucchio per una maggiore libertà di movimento; forma anatomica per una migliore vestibilità; banda elastica in vita; decorato con disegni dei personaggi Disney Minnie & Micky; disponibile nelle taglie 3 (4-9 kg), 4 (7-18 kg), 5 (11-25 kg) e 6 (15-30 kg); Huggies® Ultra Comfort sostituisce Huggies® Bimba/ Bimbo.

Huggies® Extra Care anche per bambini che crescono Per la cura e la protezione della pelle, Huggies® Extra Care è il nuovo pannolino traspirante che aiuta a proteggere la pelle delicata dei bambini, in tutte le fasi della crescita: porosi cuscinetti assorbenti per la cura e la protezione della pelle; banda elastica in vita per una perfetta vestibilità;

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RUBRICHE| AMICI | vivere RUBRICHE A 4green ZAMPE

Sono una mamma green di Carlotta Cordieri

Green non è solo una moda. È una presa di coscienza rispetto a quali comportamenti e abitudini possono, da una parte, contribuire a proteggere l’ambiente e, dall’altra, migliorare la nostra vita. Di seguito 4 mosse per essere una mamma green

Smettere di stirare

Zero pannolini

Quanto tempo passano le mamme davanti all’asse da stiro? Eppure, alcune donne hanno scelto di rinunciare a questo annoso compito, e senza rimpianti. Come? Prima di tutto, per ridurre le pieghe è consigliabile non accumulare gli abiti nella cesta dei panni sporchi e, in fase di lavaggio, utilizzare un detersivo non aggressivo riducendo anche l’intensità della centrifuga. Poi, bisogna stendere con cura ogni capo, fino all’asciugatura. Infine, si deve cambiare mentalità: se un abito non risulta perfettamente liscio, poco danno, si sarà risparmiato tempo prezioso (oltre che elettricità) per dedicarsi ad altre faccende domestiche.

È chiamata Ec (Elimination Communication) la scuola di pensiero che porta il neonato ad abituarsi al vasino bypassando l’uso dei pannolini. Dal punto di vista della salvaguardia ambientale, la natura ringrazia visto l’enorme volume di pannolini che vengono gettati ogni giorno nella spazzatura. Tra gli ulteriori vantaggi annoverati dai sostenitori, spiccano la riduzione degli eritemi sulla pelle del neonato e l’opportunità di evitare la fase dello spannolinamento. Ma è una scelta che comporta comunque fatica, essendo basata sull’osservazione continua del bambino e sulla ricerca del giusto canale di comunicazione, con il genitore che continua a mettersi in gioco, superando pregiudizi e aspettative.

Mangio bio

Il riordino dei giochi

È il momento dello svezzamento? Optare per alimenti biologici è la scelta di un numero sempre più elevato di famiglie. Bio significa zero pesticidi e concimi di sintesi, quindi meno inquinamento e più salute. Ciò riguarda frutta e verdura, ma anche carne biologica da animali allevati liberamente nei campi, con mangimi a loro volta biologici, senza l’assunzione di ormoni. Diversi studi hanno dimostrato che gli alimenti biologici presentano una più alta concentrazione di vitamina C, minerali e altri nutrienti. Inoltre, da non sottovalutare il fattore gusto: i prodotti biologici risultano più dolci e saporiti, il che è rilevante quando si deve insegnare ai nostri piccoli il valore della ‘giusta’ alimentazione. Per ottenere la certificazione bio le aziende devono rispettare standard precisi definiti dalla Comunità europea.

Imparare a ordinare i giochi rientra in un concetto di educazione all’ordine mentale. Il Metodo Montessori ha molto da dire in proposito. Sarebbe meglio non lasciare i giochi tutti accumulati all’interno di un cestone, ma disporli ordinatamente in un luogo in cui il bimbo possa identificarli, prenderli in autonomia e poi rimetterli al loro posto. Se si preferiscono le scatole, allora meglio suddividere i giochi per tematica in pratici contenitori, lasciati comunque sempre a portata di mano del bambino. Quando si vuole insegnare l’ordine, la regola numero uno resta comunque l’esempio: nella cameretta, così come in cucina, in salotto o in bagno, sono i genitori a dover per primi cercare di ordinare gli spazi. E in breve tempo anche il riordino diventerà parte del gioco. 125



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Giada Sundas

La mamma più famosa del web di Sara Lanfranchini / foto Nicolò Pignatta

Prima web star, poi scrittrice e oggi sceneggiatrice per la celebre Pozzolis Family. Scopriamo chi è la mamma che ha fatto entusiasmare migliaia di utenti social e di lettori Il novembre scorso, alla libreria Nuova Idea di Borgosesia, nel Vercellese, abbiamo incontrato Giada Sundas, anche conosciuta come ‘la mamma più famosa del web’. La sua pagina Facebook conta qualcosa come 34mila follower, e se ne aggiungono di nuovi ogni giorno. Il suo successo è iniziato da lì, da quando nel 2014 è nata sua figlia Mya e Giada, allora ventunenne, ha iniziato a pubblicare sul suo canale social (www.facebook.com/GiadaSundas) post divertenti, tra l’esilarante e il paradossale, dedicati alla sua nuova, intensa vita di madre. Una madre come tante, ma anche una madre più unica che rara. Giada Sundas ha infatti un dono: sa raccontare come pochi altri cosa sia la maternità, cosa comporti per una donna e come l’arrivo di un bambino possa meravigliosamente (e spesso tragicamente, ma è un tragico sempre condito di ironia) trasformare la vita di una coppia. I suoi post sono diventati virali nel giro di pochissimo tempo e Giada, contattata da diverse case editrici, ha scelto Garzanti per tradurli in un libro (arricchendoli di nuovi episodi e riflessioni). Il risultato è ‘Le mamme ribelli non hanno paura’ (2017), un romanzo che nasce come una lunga lettera indirizzata a sua figlia, che l’autrice immagina già

grande: un libro scritto sull’onda dell’emozione, denso e coinvolgente, capace di far passare dal riso al pianto in un pugno di righe. Il successo che ha accompagnato la pubblicazione è stato travolgente, e da web star Giada Sundas è diventata scrittrice. «Questo libro è stato un progetto innovativo – spiega – di testi sulla maternità ce n’erano già tanti, ma di altro tipo: molti manuali di pedagogia e pochi altri titoli più personali, ma anche un po’ superficiali. Io, invece, ho voluto parlare della verità dei sentimenti, compresi i più negativi (lo sconforto, la stanchezza comune a tante madri, ad esempio). Questo, però, è uno dei motivi per cui il mio libro è stato anche molto criticato (oltre a essere piaciuto tantissimo a migliaia di lettori e lettrici, ndr). Dopo l’uscita delle ‘Mamme ribelli’ c’è stato un vero e proprio boom di blog e pagine di mamme ‘imperfette’, ci sono stati libri a cascata su questo modello, è nata una specie di corrente. Lo ritengo un fatto positivo, perché significa che la figura della madre nella sua complessità si sta affermando in modo più consapevole». A questo primo titolo, l’anno scorso ne ha fatto seguito un secondo, ‘Mamme coraggiose per figlie ribelli’, un prodotto molto diverso per struttura e intenti, più articolato e più controllato, ma in cui si conferma il medesimo stile, una scrittura pop che attinge a innumerevoli affluenti, tv, pubblicità, riferimenti alti e bassi. Un libro salutato nuovamente con entusiasmo dal pubblico. Oggi, invece, Giada ha abbracciato un nuovo progetto: «Sto scrivendo contenuti per la famiglia Pozzoli, famosa per i suoi video sul web (su Facebook, YouTube e Instagram la trovate come The Pozzolis Family, ndr), e in particolare sto lavorando alla sceneggiatura del loro nuovo spettacolo teatrale, che nel 2019 toccherà tante città in tutta Italia. Sono davvero felice di questa collaborazione, Alice e Gianmarco Pozzoli sono due comici fantastici; Alice, in special modo, è perfetta nei panni della mamma moderna. E rispecchia la mia personalità, siamo molto simili. Direi che ci siamo proprio trovati». 127



RUBRICHE | Leggere insieme

Uguaglianza ed emozioni con NubeOcho di Sara Lanfranchini

Chi l’ha detto che certi temi, coi bambini, non si possono trattare? Ci racconta come ha deciso di farlo l’editore di una giovane casa editrice spagnola dedicata all’infanzia, da qualche anno approdata anche in Italia Valori, diversità, sentimenti, tutte cose che possono e devono passare attraverso i libri, anche quelli destinati ai bambini. Ne è convinta NubeOcho, casa editrice madrilena specializzata in libri e albi illustrati per l’infanzia, che traduce in diverse lingue (inglese, catalano e, dal 2017, anche italiano) e che distribuisce in buona parte del mondo. Proprio nel nostro paese – cui gli editori Luís Amavisca e Miryam Aguirre sono legati per averci vissuto a lungo in passato – quest’anno usciranno 12 nuovi titoli (per un totale di 42 pubblicazioni in italiano). NubeOcho è riconosciuta come casa editrice ‘impegnata’, cosa significa? «NubeOcho – spiega Luís – è nata per colmare delle lacune e proporre proprio quei libri che ancora mancavano. Libri che affrontassero temi difficili in modo semplice, così da arrivare con immediatezza ai bambini. La collana Siamo8, ad esempio, è dedicata all’educazione emozionale, mentre Égalité promuove l’uguaglianza, che non riguarda solo il colore della pelle ma anche i sessi, con le bambine protagoniste al pari dei bambini. Ad esempio, con ‘Daniela la pirata’ (uscito nel 2018, ndr) abbiamo creato la prima bambina pirata della letteratura e offerto una storia che spiega bene ai più piccoli cosa sia il maschilismo. La nostra terza collana è NubeClassici: storie nuove ma ‘classiche’ per il modo in cui vengono narrate o per il gusto vintage delle illustrazioni».

questo collaboriamo con i più validi illustratori spagnoli, ma anche con talenti inglesi, statunitensi, italiani… li scegliamo cercando di guardare alle immagini come farebbe un bambino, quindi preferendole semplici, bidimensionali, molto colorate». E rispetto alle nuove uscite, può darci qualche anticipazione? «A settembre lanceremo una nuova collana, Nuvola di cartone, ovvero libri cartonati abbinati a canzoncine scaricabili con il Qr code: i primi titoli sono ‘La giraffa Raffa’ e ‘Postine e postini’, destinati a bambini dai due anni e caratterizzati entrambi da rime orecchiabili e illustrazioni vivaci e attraenti. Ma già in primavera avremo qualche bella novità per i lettori più giovani: ‘Il viaggio di Broccolo’ (testi di Pilar Serrano, illustrazioni di Agnese Baruzzi) è adatto dai 3 anni o anche prima, un racconto buffo per invogliare a un’alimentazione sana; ‘Non sono stato io’ rimanda invece al tipico atteggiamento di chi vuole evitare un rimprovero ed è opera di due autori internazionali, lo scrittore svizzero Daniel Fehr e l’illustratrice inglese Pauline Reeves; infine, ‘Il giorno del tuo arrivo’ è un libro che parla di adozione, firmato dalla statunitense Dolores Brown e dall’illustratore iraniano Reza Dalvand». www.nubeocho.com

Proprio le illustrazioni sono tra i vostri tratti caratterizzanti, da dove deriva tanta cura? «Miryam e io abbiamo lavorato entrambi nel mondo dell’arte, per noi le immagini sono importantissime. Per «NubeOcho significa ‘nuvola otto’, un gioco di parole un po’ dada che rimanda a un’espressione in uso negli Stati Uniti: ‘I’m in cloud nine’, ossia sono in paradiso, tocco il cielo con un dito. Ecco, noi di NubeOcho ci sentiamo giusto un passo indietro». Luís Amavisca 129


Il corpo in gravidanza BioNike accompagna le donne in gravidanza proponendo efficaci alleati dermocosmetici per preservare il benessere della pelle La gravidanza regala alle donne un fascino particolare. Già nei primi tre mesi, l’alta quantità di ormoni in circolo dona grandi benefici alla pelle, che risulta più turgida e luminosa. Non è raro che in questa fase la pelle secca risulti più idratata, quella grassa si normalizzi e l’acne migliori notevolmente. Tuttavia, durante questo periodo il corpo subisce cambiamenti importanti e questo può generare alcune problematiche, che è possibile prevenire e contenere con l’utilizzo di trattamenti appositamente studiati. Per accompagnare le future mamme alle gioie del lieto evento, BioNike propone preziosi alleati dermocosmetici per preservare il benessere generale della pelle, prevenire le smagliature e attenuare il fastidio delle gambe pesanti, fornendo per ogni problematica prodotti specifici, affidabili ed efficaci.

Smagliature: gli alleati per prevenirle La crescita del feto e l’aumento di peso costringono la pelle a una notevole tensione, particolarmente accentuata in alcuni punti critici quali l’addome, il seno, i fianchi e le gambe. La pelle del corpo in gravidanza ha quindi necessità di trattamenti idratanti, protettivi e soprattutto preventivi, per evitare la disidratazione e la formazione di smagliature. Per chi ama le texture leggere in olio, c’è Defence Body Olio Nutriente Smagliature; per chi preferisce, invece, texture corpose in crema, gli esperti BioNike consigliano Defence Body Crema Elasticizzante Smagliature. Per enfatizzare i benefici di questi prodotti

è utile accompagnare l’applicazione con un massaggio prolungato, che favorisce l’assorbimento dei principi attivi e stimola la vitalità della pelle.

Gambe pesanti? Ecco la soluzione Spesso le donne in dolce attesa lamentano disturbi alle gambe, alle caviglie e ai piedi: sensazione di pesantezza, tensione, gonfiore. Il massaggio può essere di grande beneficio per alleviare questi sintomi, in particolare se abbinato a un prodotto dermocosmetico specifico, formulato con sostanze che favoriscono il drenaggio fisiologico mediante attività protettiva e tonificante dei capillari. Defence Body Drenante Defaticante Gambe, dalla texture leggera e non grassa, dona immediato sollievo e una percepibile sensazione di benessere. Aiuta inoltre a migliorare la microcircolazione cutanea, favorendo il drenaggio dei liquidi in eccesso e garantendo un effetto fresco prolungato.

www.bionike.it 130


RUBRICHE | consigli di lettura Per i bambini alla scoperta dei libri, di

spiega ai più piccoli che tutti

quanto possono essere attraenti,

temiamo qualcosa, ma possiamo

interessanti e curiosi. Con ‘Quelli

sentirci meno soli se impariamo a

là’, gli autori accompagnano

condividere le nostre paure.

i piccoli in un ballo allegro e scanzonato che ha per protagonisti

Gli oggetti della casa I piccoli Montessori

gli animali; ma non animali qualsiasi: sono tutti in bianco e nero, perché bianco e/o nero

Testo di Adeline Charneau Illustrazioni di Mizuho Fujisawa L’Ippocampo, 2019 // 48 pagine 11,90 € // Da 15 mesi

può davvero essere il loro manto

La collana ‘I piccoli Montessori’

la canzone composta da Teresa

si arricchisce di un nuovo titolo, composto da 35 carte gioco per i bambini e da un libretto per illustrare

Per bambini e genitori

in natura. Il ballo dei protagonisti si può anche cantare, scaricando Porcella attraverso il Qr code presente sulla quarta di copertina.

le attività ai genitori. Le carte raffigurano gli oggetti domestici e il giovane lettore può dedicarsi ad abbinare ciascuna immagine con il

Teo fa le smorfie Primi passi verso il linguaggio

suo corrispettivo reale, da rintracciare negli ambienti della casa. Un modo divertente per favorire, attraverso le immagini classificate, lo sviluppo del

Di Grazia Lombardi e Valentina Minelli Fabbrica dei Segni, 2019 48 pagine // 15 € // Da 2 anni

linguaggio nei più piccoli e aiutarli ad acquisire un vocabolario via via sempre più ricco e preciso.

Io e la mia paura

‘Percorso guidato di educazione delle funzioni buccali e

Di Francesca Sanna Emme Edizioni, 2019 // 34 pagine 14,90 € // Da 3 anni

prelinguistiche’: così recita il

Una bambina si trasferisce in un

collaborazione tra una psicologa e

paese nuovo, ma non appena

una logopedista e rivolto, oltre che

arriva la sua inseparabile

ai bambini, a genitori ed educatori.

ombra, Paura, inizia a crescere

Il libro è la storia di Teo, un bimbo

a dismisura: la bambina si trova

che sorride, si arrabbia, gioca,

bloccata, non se la sente di uscire,

mangia un gelato e, ogni volta, si

di farsi nuovi amici a scuola,

produce in una smorfia diversa. Nel

Quelli là

a volte non riesce neppure a

farlo, invita i piccoli lettori a imitarlo:

Testo di Teresa Porcella Illustrazioni di Santo Pappalardo Bacchilega Editore, 2019 // 48 pagine 10 € // Da 2 anni

dormire. Poi, finalmente, un giorno

una via ‘leggera’ per proporre loro

le si avvicina un bambino, e anche

esercizi per la stimolazione del

lui ha una piccola ombra con sé.

linguaggio mediante la ripetizione

Un volume pensato per divertire i

Con questo racconto poetico e

di movimenti bucco-facciali, suoni e

bambini nei loro primi passi

commovente, Francesca Sanna

parole.

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sottotitolo di questo testo nato dalla


RUBRICHE | APPUNTAMENTi

Il Castello dei ragazzi di Mattia Lerner / Foto Archivio Castello dei ragazzi

Con la biblioteca, la ludoteca, i laboratori e le attività domenicali, un luogo rivolto espressamente a bambini e ragazzi (e ai loro genitori), per farli crescere a forza di giochi, letture e scoperte A Carpi, in provincia di Modena, c’è un luogo pensato per i bambini, i ragazzi, le loro famiglie e le scolaresche. Si chiama Castello dei ragazzi e si trova all’interno del Palazzo dei Pio, prestigiosa dimora rinascimentale che oggi ospita tre percorsi espositivi – Museo del Palazzo, Museo della Città e Museo al Deportato – al fine di offrire una collocazione razionale e strutturata al variegato patrimonio storico artistico della città. In questo contesto, il Castello dei ragazzi è uno spazio speciale dedicato alla lettura, al gioco, alla scoperta e all’apprendimento, con tante attività permanenti e iniziative temporanee (attualmente, ad esempio, è allestita la mostra ‘La poesia degli animali’ di Simona Mulazzani). Il Castello comprende innanzitutto una biblioteca, Il falco magico, i cui ricchi materiali sono rivolti a un pubblico da 0 a 16 anni. A Il falco magico, tra le altre cose, va il merito di aver aderito, insieme al Reparto di Pediatria dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, al progetto La lettura che cura, volto alla promozione della lettura in corsia: a disposizione dei pazienti e delle loro famiglie, albi illustrati, romanzi, racconti, favole e fiabe,

da leggere ad alta voce o in intimità. Qui è inoltre attiva la Bancarella della biblioteca, dove i visitatori possono acquistare libri, riviste, cd, dvd, videogame e giochi usati, donati dagli utenti stessi; i proventi sono investiti per incrementare il patrimonio del Castello dei ragazzi. Altra importante istituzione interna è la Ludoteca, una delle prime inaugurate in Italia, nel 1981 (ma in un’altra sede); dai primi anni Duemila si trova all’interno del Castello. Il progetto, sostenuto dalla Facoltà di Pedagogia dell’Università di Bologna, puntava a creare una realtà culturale che promuovesse il gioco, esperienza fondamentale sul piano pedagogico, e che offrisse a bambini e ragazzi occasioni di svago, socializzazione, integrazione e coinvolgimento. Per i più piccoli, gli scenografi Emanuele Luzzati e Roberto Rebaudengo hanno progettato e realizzato la Casa sull’albero: un luogo pieno di suggestioni dove i bambini possono inventare avventure, trasformarsi in personaggi fantastici, giocare con i coetanei. Per i più grandi, invece, al primo piano è allestita una grande sala con una postazione video,

Teatrino di Emanuele Luzzati - Biblioteca Il falco magico

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un touch screen, uno spazio laboratoriale per attività artistiche e creative e il cosiddetto Teatro della luce, per giochi di luce e ombre ed esperimenti scientifici. In Ludoteca si possono anche prendere in prestito giochi e giocattoli, per proseguire il divertimento a casa. Tra le attività periodiche vanno poi ricordate le DomenicheInCarpi: incontri, laboratori e aperture straordinarie tutte le prime domeniche del mese (dalle 15 alle 19). Il prossimo appuntamento sarà il 5 maggio con ‘La storia (dei bambini) prende corpo’: letture di racconti originali creati dagli alunni della scuola dell’infanzia nell’ambito di un progetto che vede al centro l’installazione omonima di Chen Jiang Hong, pittore e illustratore cinese residente a Parigi, noto per i suoi lavori e libri raffinati (in Italia sono editi da Babalibri) che invitano al sogno e al viaggio.

La mostra Fino al 1° maggio, la Sala Estense di Palazzo dei Pio si apre al mondo della pluripremiata illustratrice Simona Mulazzani con l’esposizione ‘La poesia degli animali’: si scoprono balene che cantano ed elefanti capaci di ascoltare il cielo, coccodrilli addormentati e silenziosi gatti viaggiatori. Il percorso si concentra sui libri dell’artista dedicati ai piccoli e su immagini di grande formato, dove gli animali sono raffigurati con linee morbide e colori ricchi e pastosi, per un’immersione totale nelle figure. Accanto alle immagini sono riprodotti alcuni spazi ispirati ai libri: la cucina della famiglia di topi, la stanza coi lettini in cui dormono gli animali, il pulmino su cui si parte per un viaggio immaginario. La mostra, le iniziative collaterali e le visite guidate sono a ingresso gratuito. castellodeiragazzi.carpidiem.it

Mostra ‘La poesia degli animali’

Casa sull’albero

Ludoteca

Mostra ‘La poesia degli animali’

Per i futuri genitori Per mamme e papà in dolce attesa, il programma Essere Voce propone un ciclo di incontri per scoprire la bellezza e l’utilità del racconto e della voce nei mesi che precedono il parto: parlare e cantare, recitare filastrocche e ninnananne aiuta a entrare in contatto con il bambino, creando con lui un legame ancor prima della nascita. A Il falco magico, ogni terzo giovedì del mese alle 16.30. 123 133 22



RUBRICHE | appuntamenti Per tutta la famiglia

Litigare fa bene A Milano, il 24 e 25 maggio (per 11 ore totali), si terrà un seminario aperto a genitori, insegnanti ed educatori. Condotto dalla formatrice e counselor Laura Petrini, è dedicato al metodo Litigare fa bene, ideato dal pedagogista Daniele Novara, fondatore e direttore del Centro PsicoPedagogico di Piacenza: una realtà che, da oltre 25 anni, si occupa di gestione dei conflitti e dei processi di cambiamento, concentrandosi in larga parte sul mondo dell’infanzia. La metodologia alla base di Litigare fa bene insegna agli adulti come agire per far litigare i bambini in modo costruttivo, e così liberarli dalle loro paure. www.cppp.it

© Mattia Gaido - Teatro Regio Torino

Year of Magic a Gardaland Un anno magico – e ricco di novità – aspetta i bambini di ogni età a Gardaland. Da non perdere la Foresta Incantata, attrazione walk-through per le famiglie tra alberi parlanti e creature fantastiche.Tanti anche gli spettacoli per i più piccoli: il ‘Welcome Show’, con Prezzemolo attorniato di fate e cavalieri, la ‘Fata delle bolle’ e ‘Magic Elements’, a base di effetti speciali e giochi d’acqua e di fuoco. Da quest’anno, poi, al Peppa Pig Land ci saranno anche Suzy Sheep e Danny Dog, mentre al Gardaland Sea Life Acquarium arrivano i cavallucci marini. Un’esperienza indimenticabile sarà il soggiorno nel nuovo 4 stelle Gardaland Magic Hotel, aperto dal 31 maggio. www.gardaland.it

Per i genitori

A Torino, l’opera in fasce Da alcune stagioni il Teatro Regio di Torino, regno dell’opera per il capoluogo piemontese, propone una serie di iniziative volte ad avvicinare le famiglie con figli, anche piccoli, al mondo della lirica. Quest’anno è stato riconfermato il progetto Operabiberon, rivolto a bambini di età compresa tra zero e tre anni. Non un vero spettacolo operistico, ma la magia di suoni, musiche e voci per un gioco musicale ispirato a ‘L’elisir d’amore’ di Donizetti. La data: il 18 maggio, con tre spettacoli distribuiti durante tutta la giornata. Per i più grandicelli (tre-sei anni), di nuovo l’opera di Donizetti ma in versione ‘pocket’, con adattamento e testo a cura di Vittorio Sabadin, dal 9 all’11 maggio al Piccolo Regio. Da non perdere le visite guidate nei retroscena del Teatro Regio. www.teatroregio.torino.it

Matera-Basilicata 2019, Capitale europea della Cultura È già nel pieno del suo svolgimento il calendario Matera-Basilicata 2019. Con la nomina a Capitale europea della Cultura, la Città dei Sassi, insieme a tutto il territorio, per quest’anno ha messo in piedi una grande operazione collettiva basata su un processo di co-creazione tra operatori locali, partner europei, istituzioni, imprese e cittadini. ‘Open the future’ è il filo conduttore del programma studiato per un pubblico di tutte le età, bambini compresi. A partire dalla primavera, ad esempio, saranno tante le attività nel Giardino dei MomEnti, grazie all’Associazione delle Mom, le Mamme Materane all’Opera. Per essere aggiornati sul calendario, sempre in evoluzione: www.matera-basilicata2019.it

Per i bebè

Per tutta la famiglia 135


Essere mamma e donna con carattere e stile Perché una mamma non è mai solo una mamma. Avere un bambino non significa mettere in secondo piano il gusto personale e i propri tratti distintivi. MyMia è la nuova borsa firmata Nuvita, pratica e totalmente personalizzabile

in modo che tutto il necessario sia a portata di mano quando serve; ad esempio, contiene una tasca per un cambio bebè e una per i pannolini, scomparti multiuso con elastico fermaogetti, una tasca in rete dove infilare crema e talco, un portabiberon e un comparto termico rivestito in alluminio isolante. All’interno, tutto è ben visibile e facilmente afferrabile anche con una sola mano, quando ad esempio si ha il bambino in braccio o lo si sta cambiando ed è necessario tenerlo sott’occhio.

Diventando mamma si scopre la parte migliore di sé, quella capace di affrontare e riorganizzare la propria vita in base alle necessità del bambino. Con naturalezza inaspettata ci si adatterà a essere donna e mamma contemporaneamente, anche nello stile, nel look e negli accessori, senza però mettere in secondo piano il gusto personale e il proprio carattere distintivo. MyMia è l’innovativa borsa di Nuvita sviluppata sulle reali esigenze delle mamme, che combina funzionalità e design per adattarsi a ogni situazione e look. MyMia è unica nel suo genere, essendo la sola borsa mamma completamente personalizzabile in mille modi diversi, grazie alla varietà di colori e fantasie degli interni, degli esterni e degli accessori, che possono essere combinati a seconda del proprio gusto e delle necessità. Innanzitutto, la scocca, in materiale XL Extralight®, super leggera, impermeabile e particolare nel suo genere, è disponibile in vari colori, dai più classici a quelli più accesi; successivamente si abbina l’interno in tinta unita o fantasia, ricco di spazi ben organizzati e comprensivo di materassino imbottito per il cambio. Aggiungendo poi i manici, la tracolla e i ganci per il passeggino nella tonalità preferita, ecco creato il proprio modello di borsa personalizzato. MyMia è ultra capiente e ben organizzata,

Come se non bastasse, MyMia è così bella e originale che si può riutilizzare anche una volta che il bambino è cresciuto. Basta sostituire il contenitore interno per trasformarla in una borsa da viaggio, una borsa per il mare o nella borsa ideale per le attività del tempo libero. MyMia è anche disponibile in due modelli in edizione limitata, nella versione in oro o argento con dettagli in pelle vernice. Per creare il proprio modello di MyMia basta visitare il sito mymia.nuvitababy.it e, con l’aiuto del configuratore online, scegliere i vari componenti che si vogliono abbinare; una volta creata la propria borsa, la si potrà ritirare nei punti vendita indicati, per poi indossarla e distinguersi con stile e carattere. Perché una mamma non è mai solo una mamma. www.nuvitababy.it

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RUBRICHE | AMICI A 4 ZAMPE

Allergia al gatto: cosa fare? di Nora Cinaschi

È così fastidiosa da indurre molti a rinunciare all’adozione di un gatto. Però esistono rimedi e accortezze per ovviare al problema, oltre a una serie di razze considerate praticamente anallergiche: i candidati perfetti con cui condividere vita e casa Almeno un terzo della popolazione soffre di allergia ai gatti (molto più frequente di quella causata dai cani), che si manifesta con starnuti, difficoltà nella respirazione, prurito, occhi irritati, fino a rinite e asma. Tuttavia, a differenza di quanto si sente spesso dire, non sono il pelo dell’animale o l’animale in sé i responsabili: la causa è da rintracciare altrove, ovvero nella presenza della proteina Fel D1 nella saliva, nell’urina o nella forfora dei gatti. Questa proteina, poi, finisce per accumularsi nel pelo dopo che l’animale si è leccato – da qui la credenza diffusa che vede proprio nel pelo il fattore incriminato – e di conseguenza in tutti gli spazi a cui il felino ha accesso. Per ovviare a questi inconvenienti, che possono condizionare negativamente il rapporto con l’amato amico a quattro zampe, si può ricorrere a una serie di rimedi: lavarsi le mani dopo ogni contatto, e sicuramente dopo aver pulito la cassetta (come accennato, la proteina Fel D1 si concentra nell’urina); spazzolare il manto del gatto con frequenza; eliminare i tappeti, dove i peli tendono ad accumularsi; evitare che l’animale soggiorni in alcuni ambienti della casa, come le camere da letto; e poi soluzioni più drastiche, come terapia farmacologica e vaccino. Se invece un gatto ancora non l’avete, ma lo vorreste e siete consapevoli di essere soggetti a rischio di allergia, esistono alcuni fattori da tenere presenti prima di scegliere il felino più adatto a voi. Innanzitutto, va considerato che maschi castrati e femmine sterilizzate secernono una quantità di proteina Fel D1 ridotta: i primi perché è di gran lunga inferiore il loro livello di testosterone (uno dei principali ormoni che stimolano la produzione dell’allergene); le seconde per un motivo affine, in quanto un’altra delle prime sostanze stimolanti è il progesterone, che la gatta produce nel periodo dell’ovulazione e in gravidanza. In alternativa, sono state individuate alcune razze feline quasi anallergiche, che potrebbero rappresentare i candidati ideali per l’adozione:

Siberiano - è considerato un felino altamente ipoallergenico: nonostante il manto lungo e vaporoso, produce le più basse quantità di proteina Fel D1 in assoluto. Norvegese delle foreste - anche in questo caso il pelo lungo e folto non significa alto rischio: la quantità della proteina è quasi nulla, ideale per i soggetti sensibili. Balinese - sembra un Siamese a pelo lungo; la sua passione per le spazzolate aiuterà a eliminare, col pelo, buona parte della proteina, già presente in dosi poco notevoli. Bengala - la muta del manto, che ricorda quello di un leopardo, è minima, cosa che riduce l’impatto sui soggetti a rischio, oltre alla ridotta presenza della proteina incriminata. Devon Rex - pelo cortissimo e bassa produzione di Fel D1 rendono quasi insignificante la dispersione della stessa nell’ambiente e, quindi, il fastidio per chi soffre di allergia. A questa lista si possono aggiungere altre razze: il Giavanese, l’Orientale a pelo corto, il Blu di Russia, il Cornish Rex, il LaPerm, il Siamese. Non rientra invece tra i gatti ipoallergenici lo Sphynx, in cui l’assenza di pelo può trarre in inganno: questa razza produce infatti Fel D1 in quantità simili alla maggior parte degli altri gatti.

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RUBRICHE | da mamma a mamma

Sarà tutto in... salita di Laura Sciolla

Pensieri che scorrono, idee che rimbalzano, riflessioni non sempre espresse. Un flusso di emozioni che rivolgo a te, mamma Spesso mi capita di dire: sarà tutto in salita! Ovviamente faccio confusione perché, mentre pronuncio queste parole, intendo dire che andrà sempre meglio; ma chissà perché la parola ‘discesa’ (sarà tutto in discesa) mi dà l’idea di qualcosa di negativo. Forse perché penso alla salita come alla via per arrivare alla tanto ambita cima? Sta di fatto che è con questa frase – una volta corretta – che mi viene naturale confortare le neomamme. Riflettiamoci un attimo. I nove mesi della gravidanza sono forse il momento più magico per una donna.

Certo ci sono la nausea dei primi mesi (ma poi passa), il mal di schiena (ma non per tutte e poi… passa), la paura del parto (ma poi passa). Sogni e timori si abbracciano in un vortice di emozioni fino a quando si sente il primo vagito e lì… tutto ha inizio. In ospedale ci sentiamo accudite, coccolate, supportate. Ci sono gli amici che ti vengono a trovare, le infermiere che ti danno consigli, i dottori che ti confortano, ma poi arriva il momento di andare a casa… «Non hai ancora capito come si fissa l’ovetto in macchina?», dirà la neomamma al neopapà.

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Ma a parte questo, che sarà solo il primo, piccolo litigio tra genitori, il rientro a casa può rappresentare un momento di sconforto. Perché a casa siete tu, lui/lei e il papà. È vero, ci sono le nonne, le amiche mamme già affermate e i conoscenti amanti del ‘ho letto su Internet che…’; sta di fatto, però, che sarai tu a dover gestire in toto questo esserino di 50 centimetri. Quando si dice, «i primi 40 giorni sono difficilissimi, i primi tre mesi difficili, ma poi...». Prima domanda: perché piange? Avrà fame, avrà sonno, avrà le coliche sono le tre classiche risposte. Il problema è che ci vuole un po’ per interpretare i vagiti del tuo piccolo. Col senno di poi capisco perché si parla di miglioramento dopo la ‘quarantena’: perché comincia la fase del ‘forse inizio a capire qualcosa di più’. Questo non vuol dire che i dubbi trovino pace (solo a me è parso di dover scalare l’Everest? Altro che discesa...): mangia abbastanza? Pesa abbastanza? Ciuccio sì o no? Quale pannolino, detergente, olio, culla, tutina, bavaglino, giochino scegliere? Mannaggia, però, quando finisce questa salita? Presto si apre la questione dello svezzamento e può accadere che si manifestino i primi malanni; per non parlare delle occasioni di distacco dal piccolo, per scelta o necessità. Il bivio è quanto mai angusto, dal momento che le opzioni sono nonna, babysitter, nido, ma tu comunque pensi che l’unica soluzione adeguata sarebbe ‘mamma’.

In ogni caso, superato questo primo periodo di orientamento (in cui ti auguro di essere riuscita a dormire almeno quattro ore a notte), arrivano i tanto auspicati mesi in discesa. Ma quando pensi di aver finalmente trovato il tuo equilibrio… i denti! Senza parlare di quella fase che potrei definire ‘vivace’, in cui il gattonante ha capito cosa sia la libertà e si muove come una pallottola impazzita in tutta la casa, cercando i buchi più pericolosi per infilarci le dita, e rifiutandosi magari di dormire. E, ancora, lo spannolinamento, a cui segue il momento di togliere il ciuccio. In un batter d’occhio ti trovi ai terrible two, il periodo in cui l’affermazione della sua identità diventa una priorità assoluta, anche a costo di buttarsi per terra al supermercato sotto gli occhi severi dei passanti. Si può pensare che la tempesta si calmerà con l’ingresso alla scuola dell’infanzia. Ma nuova avventura, nuove questioni: lecito chiedersi se si è davvero giunti alla discesa. Poi ci saranno le elementari, le medie, la scelta della scuola superiore e tutta la fase adolescenziale. Quante volte si sente ripetere «bambini piccoli, piccoli problemi, bambini grandi…», oppure «quando avrà 15 anni ricomincerai a non dormire di notte...». Beh, allora forse ho ragione a dire che sarà tutto in salita. Ma quando finisce?

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RUBRICHE | CURIOSIT in pillole

I falsi miti dell’acqua del rubinetto

Niente promesse da marinai

Il 90,3% degli italiani beve acqua in bottiglia, cosa che fa di noi i maggiori consumatori in Europa, con 206 litri all’anno pro capite: un’abitudine costosa, che contribuisce a inquinare il pianeta. Ma è davvero necessario bere acqua minerale? Studi recenti dicono di no: la plastica delle bottiglie (il materiale più usato) potrebbe rilasciare nell’acqua sostanze dannose, come ftalati e bisfenolo A, cosicché l’acqua del rubinetto sembra a tutti gli effetti la scelta migliore. Arrivando da falde adiacenti a quelle che forniscono l’acqua imbottigliata, è di buona qualità, ricca di sali minerali e sicura, perché attentamente controllata. Una scelta sana, economica e rispettosa dell’ambiente.

Ogni promessa ha un valore, e insegnare questo principio ai bambini ne ha uno ancora più grande. Un genitore non dovrebbe mai promettere se sa di non poter tenere fede agli impegni presi: rischia di ledere il legame di fiducia col figlio, perdendo credibilità. D’altro canto, sarà bene insegnare ai bambini – tipici i loro «te lo prometto, non lo faccio più!» – che non serve fare promesse esagerate solo per assecondare mamma e papà: un bambino non può snaturarsi, e aspettarsi da lui l’impossibile lo farà solo sentire inadeguato. Meglio ridimensionare le promesse: «Ti prometto che quando vuoi spegniamo la tv», questo può già essere un buon compromesso.

Che paura le convulsioni

La passione per i libri nasce in famiglia

Di certo fanno paura, ma le convulsioni febbrili (che possono comparire sotto i 5 anni, di più tra i 12 e i 18 mesi, e maggiormente nei maschi) sono in realtà un evento benigno. Tuttavia è naturale che il genitore si faccia prendere dal panico: durante la crisi il bambino non è cosciente e i suoi movimenti convulsi facilmente spaventano. In questi casi, però, l’adulto dovrebbe mantenere la calma e ricordare che le convulsioni febbrili non hanno nulla a che vedere con altre malattie, come meningite o epilessia. Cosa fare? Innanzitutto mettere il bambino a terra sul fianco, allentare i vestiti e chiamare il pediatra (o il 118 se ha meno di 18 mesi o la crisi dura più di 15 minuti).

A fine 2018 è stata diffusa l’ultima rilevazione Istat sulla lettura in Italia. Al di là dei dati globali (+9,3% di libri pubblicati, +14,5% di copie stampate, mercato digitale in crescita, il 41,1% delle donne che legge contro il 34,5% degli uomini...), emergono alcune evidenze che interessano le famiglie. Ad esempio, si scopre che «la quota più alta di lettori si riscontra tra i ragazzi di 11-14 anni», ovvero ex bambini la cui passione per i libri ha spesso radici nell’infanzia: «L’abitudine alla lettura si acquisisce in famiglia», si legge infatti nel rapporto. Tra i giovani, legge l’80% di chi ha entrambi i genitori lettori e solo il 39% di chi proviene da case in cui non si legge.

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Con il freddo è arrivata la bronchiolite

Millennials e genitori

La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce i bronchioli, cioè la parte finale delle vie respiratorie inferiori. A esserne colpiti sono i bambini di età inferiore ai 2 anni, con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita. L’infezione è tipica della stagione fredda: da dicembre a gennaio di quest’anno si sono registrati quasi 300 accessi al solo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, il 40% degli accessi registrati complessivamente nella passata stagione. A dicembre 2017 il numero di accessi era stato di 252, sceso poi a 241 a gennaio 2018 e dimezzatosi a febbraio e marzo.

I Millennials stanno per compiere 40 anni; il 53% di loro oggi ha già figli. Secondo vari studi, per i Millennials uno dei pilastri della vita è essere genitore, e un genitore che lavora, in particolare. Soprattutto le mamme sentono di riconoscersi in un’identità chiaramente definita, consapevoli di aver fatto una scelta libera, senza altre ambizioni come la carriera o lo svago tipico di chi ancora non ha una famiglia; sono soddisfatte di come fanno le mamme e non hanno un unico modello di riferimento ma molteplici; e, infine, trovano la maternità gratificante (58%) e ‘godibile’ (52%), molto più di quanto dichiarino le mamme della generazione X e ancor più le Baby Boomer.

Lo stress è causa di infertilità o viceversa?

Non demonizziamo gli schermi

In Italia 2 coppie su 10 hanno problemi di fertilità e di queste il 4% è sterile. Secondo la definizione dell’Oms, si parla di sterilità quando, in una coppia, uno o entrambi i membri sono affetti da una condizione fisica permanente che preclude il concepimento. Si parla invece di infertilità quando, per cause relative all’uomo o alla donna, non si riesce a ottenere una gravidanza dopo un anno di rapporti costanti e non protetti. Negli ultimi anni, gli studi relativi agli aspetti psicologici legati all’infertilità si sono moltiplicati: si è rilevato come le coppie infertili manifestino livelli più alti di ansia e depressione, bassi livelli di autostima e mostrino stati di colpa, vergogna e rabbia. Ma vengono prima l’infertilità o le problematiche psichiche? La risposta non è univoca.

Secondo le nuove linee guida del Royal College of Pediatrics and Child Health, associazione che riunisce i pediatri britannici, gli schermi, quello della televisione compreso, non sono dannosi di per sé. Il problema non è l’uso, ma la quantità – da limitare sia nei piccoli che negli adolescenti – e la scelta del momento. L’unica raccomandazione, infatti, è di evitare gli schermi prima di andare a dormire, in quanto possono provocare insonnia: i dispositivi stimolano il cervello e la luce blu può disturbare la secrezione dell’ormone del sonno, la melatonina. Non è oltretutto dimostrata l’efficacia delle modalità notturne da impostare su molti telefonini, computer e tablet, che solo secondo alcuni risolverebbero il problema del disturbo del sonno.

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