Software per gestire il SII: scelta ideologica o funzionale?
Il nuovo Codice degli Appalti punta su “Fiducia” e “Risultato”: come scegliere e chi deve farlo
Pier Luigi Fedrizzi ingegnere idraulico ed esperto GISIn un recente bando per la fornitura di una applicazione software per la gestione del Sistema Idrico Integrato si legge testualmente: “Al termine delle indagini sul mercato e le proposte di SIT specializzati nella gestione di reti tecnologiche […], è stato individuato in ESRI ArcGIS la piattaforma desiderata”. Capita purtroppo spesso che si confonda la tecnologia che sta alla base di un software, con le funzionalità del software stesso. E altrettanto frequentemente accade di ricevere, al termine di interlocuzioni e demo tecniche anche approfondite, la frustrante risposta: “[…] sì, tutto bello, ma dall’alto hanno deciso diversamente”. È grave, o forse ingenuo, che si confonda l’insieme di tecnologia e funzionalità, con prodotti e marchi; prassi che peraltro è in pieno contrasto con le direttive del Codice degli Appalti (ANAC) che parla da sempre di “equivalenza tecnologica” e oggi propugna i concetti di “Fiducia” e “Risultato”. Troppo di frequente, infatti, scelte prettamente tecniche vengono operate da chi amministra (ufficio acquisti, direzione) e non da chi deve usare gli strumenti per operare (ufficio tecnico). Per usare una metafora automobilistica, la tecnologia è il motore che sta sotto al cofano della macchina, il software sono gli strumenti necessari per guidare (volante, cruscotto, pedali, leve) e chi conduce il mezzo e ha la patente (competenza specifica) non ha voce in capitolo sulla scelta delle caratteristiche del mezzo.
Tecnologie e funzionalità
Nei software per la gestione degli asset del SII, la tecnologia essenziale è il GIS; le funzionalità sono fornite dalle applicazioni che, usando la tecnologia GIS, permettono la gestione delle geometrie (forma e posizione) e degli asset, con i relativi dati associati. Esiste poi un’ulteriore tecnologia, associata al GIS: il GEODatabase, deputato a memorizzare elementi grafici spaziali, citato anche nel PNRR. Proviamo a chiarire meglio. Le due tecnologie, GIS + GEODatabase, permettono di gestire il dato cartografico (rete e suoi componenti) e le informazioni (attributi) a questo associate, nonché la topologia (relazioni geometriche tra gli oggetti) attraverso specifiche applicazioni che forniscono le funzionalità necessarie ai vari domini / settori: urbanistica, reti tecnologiche, viabilità e infrastrutture in genere. Agli inizi, la scelta della soluzione GIS + GEODatabase era quasi obbligata verso prodotti entreprise che avevano costi importanti ma erano gli unici ad avere la componente spatial dedicata alla gestione del dato cartografico, rispetto a soluzioni più economiche open source che si affacciavano sul mercato. C’erano poche alternative e prezzi alla portata solo di pochi. Ai Vendor di fascia alta si demandava anche la responsabilità della conoscenza di domino da cui nascevano le funzionalità operative; funzionalità che erano, e ancor oggi sono, quelle standard di origine anglosassone (USA & UK), pensate per realtà operative lontane, se non anni luce, almeno diverse miglia dalla nostra. Questo scenario, giustificato un tempo dalla non maturità dei prodotti alternativi e da una
mancanza di funzionalità di base dedicate, è oggi superato. Sono infatti disponibili soluzioni GIS + GEODatabase Spatial, anche open source, largamente diffuse sia nel mondo della ricerca che in ambito commerciale.
Informatica e Ingegneria
Recentemente il mercato del GIS si è evoluto grazie alla comparsa di Società di Ingegneria che, partendo dalla conoscenza di dominio del problema da affrontare e padroneggiando contemporaneamente l’informatica, si sono specializzate nello sviluppo di applicazioni software verticali, basate su tecnologie GIS, diventando così interlocutori ideali per gli utenti operatori delle multiutility, con le quali condividono lo stesso linguaggio. Il mercato italiano propone oggi soluzioni che usano tecnologie open source o miste (open + mercato) che, svincolate da impegni commerciali, offrono il giusto mix di tecnologie disponibili e affidabili, fornendo le funzionalità più adeguate in relazione alle vere necessità di chi ne fa uso quotidiano, a costi compatibili con una capacità di spesa scalabile. A questo punto verrebbe naturale pensare che, potendo godere di un’equivalenza tecnologica per le componenti GEODatabase e GIS, sia logico e doveroso concentrarsi sulle funzionalità (i comandi dell’auto) e le competenze (la patente di guida), nel rispetto dei principi di fiducia e risultato
E pur si persevera
Si continua invece a far confusione tra tecnologie, funzionalità e necessità reali. In buona sostanza, si fanno scelte di carattere oppor-
tunistico perché l’aura che aleggia intorno al Vendor di turno continua a convincere i decisori (non sempre utilizzatori) sull’adeguatezza della scelta. Da qui derivano le risposte sconsolate dei tecnici: “[…] in alto purtroppo hanno deciso così”. Oltre a togliere capacità decisionale e quindi motivazione ai tecnici, così facendo si rischia di adottare una o l’altra tecnologia solo perché di moda o perché gli altri fanno così, senza preoccuparsi se sia completa delle funzionalità che realmente servono. Inoltre, per essere tale, la “scelta più vantaggiosa” non può prescindere dalla ragionevole certezza di ricevere un adeguato supporto (conoscenza di dominio ed assistenza) da parte del fornitore.
Integrato e non solo integrabile Chi deve gestire rete, asset, interventi e manutenzioni, ha bisogno di applicazioni che utilizzano i giusti strumenti, integrati (ante) fra loro e non solo potenzialmente integrabili (post). La principale criticità è rappresentata dalla frammentazione delle scelte tecnologiche adottate nel tempo, relative a singole e specifiche funzionalità, che oggi risultano slegate tra loro e non integrate in un sistema. Citiamo due casi eclatanti di non integrazione: software di modellazione e GEODatabase, manutenzione di campo con Asset Management. È anacronistico che si parli di software per la gestione del SII (Sistema Idrico Integrato) dove l’integrazione è strategica e, nelle gare di appalto, questa caratteristica fondamentale, o non viene richiesta o, se citata, non valorizzata nelle valutazioni. Per rimanere sulla nostra autovettura, è come aver acquistato una macchina con motore al posto giusto ma volante a destra e pedaliera a sinistra: per guidare dobbiamo essere in due.
Nasce il WMS
Il WMS (Water Management System) è la risposta del mercato a questa mancanza di integrazione. Si crea la necessità di riuscire a raccogliere in un punto unico e ad analizzare in cruscotti dedicati, tutte le informazioni provenienti da fonti dati diverse, gestite da software diversi, forniti da fornitori diversi. Va detto che, fino a qualche tempo fa, non erano diffuse molte soluzioni nativamente
e completamente integrate, ma non si può neppure ignorare che una delle più grandi (in termini di Km di rete gestita) applicazioni GIS integrate, adottata da una primaria Utility italiana, non solo esiste ma è in uso da oltre 20 anni, è interfacciata con SAP ed è sviluppata e mantenuta da un’azienda al 100% italiana.
I bandi PNRR
Con i finanziamenti PNRR, i gestori si sono concentrati sull’ammodernamento della rete, focalizzandosi sulla sostituzione delle condotte vetuste, sulla digitalizzazione delle reti (intesa come rilevazione e restituzione dei dati secondo uno standard GIS), sulla creazione di distretti per l’individuazione delle perdite. Tutto bene, apparentemente.
Dopo una prima rilevazione, i distretti e la loro modellazione devono però poter essere ridefiniti e rimodellati di continuo e in autonomia, perché un modello di rete o distretto non sono elementi statici che vengono progettati oggi e che andranno bene per sempre. La rete evolve, i consumi cambiano e, dovendosi adeguare ai cambiamenti climatici, anche le fonti di approvvigionamento vanno periodicamente riviste. Questo processo, detto digital-twin, ha bisogno di essere verificato e ricalibrato continuamente, per essere certi che resti adeguato alle mutanti esigenze e condizioni. Ecco che risulta strategico un sistema GIS nativamente integrato, in grado di raccogliere da subito vecchi e nuovi dati e di modellare work in progress, stante i tempi del PNRR. La nostra autovettura, per poter circolare, deve eseguire i tagliandi e le revisioni e rispettare le normative, adeguandosi ai loro cambiamenti.
ARERA-compliance
Vanno poi considerati gli adempimenti ARERA, che richiedono ai gestori del SII la compilazione di registri da restituire, ad oggi, su complicati fogli Excel e reperibili solo tramite un sistema integrato dove il GIS ha un ruolo centrale.
Volendo fare un esempio pratico, la georeferenziazione delle utenze è diventata definitivamente obbligatoria dal 01/01/2024 con la delibera 609/2021 che introduce l’“Identificazione univoca del punto di fornitura”. Conoscendo a quali condotte e dove sono allacciate le utenze, e localizzando le interruzioni di servizio, si ottengono automaticamente le utenze interessate dal disservizio (macro-indicatore M2), potendo pianificare e ottimizzare gli interventi manutentivi.
Conclusione
ARERA con i suoi indicatori di qualità tecnica e commerciale è diventata centrale per il SII e l’adeguatezza delle funzionalità del software di gestione, non dipendono dalla “marca del GIS”, ma dalle indispensabili competenze (informatiche e di dominio idrico) dell’azienda che le sviluppa.
Applicazioni che integrino nativamente la gestione degli asset, la modellazione, la rilevazione, la manutenzione e la produzione dei temuti macro-indicatori ARERA, oggi esistono e sono anche sviluppate in Italia. Purtroppo, l’esterofilia imperversa e i criteri di scelta sono troppo spesso inquinati da presupposti fuorvianti, associabili anche alla “burocrazia difensiva” (ce l’hanno tutti, quindi andrà bene anche per me).