Rivoluzione TARIP da Modello Burocratico … a Modello Industria 4.0
Manuale d’USO dalla Teoria ... alla Pratica
Normativa, Modelli organizzativi e Tecnologie Abilitanti per applicare la Tariffa Corrispettiva secondo Decreto TARIP Pillole per i frettolosi Ci sono luoghi comuni che frenano l’applicazione della TARIP I punti chiave del DM TARIP 20.04.2017 sono pochi, chiari e semplici Passare a Tariffa costa meno di quanto si creda e conviene a tutti Applicare la Tariffa richiede l’adozione di un modello industriale di tipo 4.0 Ci sono Modalità e Tecnologie da utilizzare da cui non si può prescindere Oggi è noto dove non si deve sbagliare per ottenere risultati nel breve periodo ------------ooo-----------Sintesi di tutte le sintesi Cosa fare ? ...a copiare umilmente ...si rischia di sbagliare poco !! ------------ooo-----------Autore Pierluigi Fedrizzi Seconda Edizione: prevista per ECOMONDO 2021
ORIGINI E MOTIVAZIONI Questo documento è frutto di un più che ventennale periodo di approfondimento delle modalità e tecnologie abilitanti all’applicazione della nuova filosofia di gestione dei rifiuti che si concretizza in una metodologia operativa per addebitare il servizio al cittadino applicando criteri “sinallagmatici” e quindi più equi. Di tutto ciò si è iniziato a parlare compiutamente con l’avvento della Legge RONCHI del 1997 quando, per la prima volta, è stato introdotto il concetto “chi più inquina ... più paga” coniugato in un’affermazione più vicina al cittadino comune: “chi meno produce … meno paga”. Con la Legge RONCHI è nato, per gli addetti ai lavori, lo slogan “dalla Tassa patrimoniale ... alla tariffa Corrispettiva”. Da allora ad oggi ho avuto occasione di discutere e confrontarmi sull’argomento con una molteplicità di persone: curiosi, consulenti, potenziali clienti, clienti di lungo corso, fornitori, simpatizzanti di associazioni ambientaliste, studenti ed altri ancora. Da alcuni di questi interlocutori, pur senza condividerne sempre il pensiero, ritengo di aver mutuato contributi di idee e critiche stimolanti che mi hanno permesso di alimentare il mosaico di conoscenze ed esperienze che mi hanno consentito di operare con un certo successo e competenza in questo settore ed a dedicarmi con piacere anche all’aspetto formativo e divulgativo dell’argomento che si concretizza con questa raccolta ed esposizioni di informazioni. Il retaggio della mia esperienza d’insegnate è stato forse lo stimolo principale a mettere per iscritto, in forma di dispensa didattica riassuntiva, le conoscenze acquisite direttamente ed indirettamente, avendo anche constatato, nei recenti convegni, la mancanza di letteratura adeguata. Manca un compendio multidisciplinare sintetico sull’argomento “Tariffa, Implicazioni e Tecnologie Abilitanti”. Questo lavoro, non ha la pretesa di colmare da solo questa mancanza ma di fornire una raccolta ordinata d’informazioni, di origine e domini diversi, organizzate ed esposte in forma di “Manuale d’USO”. Un Manuale per applicare le Tecnologie Abilitanti che, nel rispetto della definizione di “innovazione combinatoria”, risultano determinati per sviluppare il Processo TARIP sintetizzabile in 4 fasi temporali. Il Manuale prova a descrivere come sia possibile passare indenni dal Modello di tipo Burocratico della TARI Patrimoniale ad un Modello di tipo Industria 4.0 necessario per la Tariffa Corrispettiva TARIP.
RINGRAZIAMENTI Mi scuso per non aver citato come avrei voluto tutte le persone con cui mi sono confrontato in questi 20 anni di frequentazione del settore ma la normativa sulla Privacy, nella sua complessità, non mi consente di ringraziarli in assenza di un’autorizzazione scritta e firmata …quindi o tutti o nessuno. Ringrazio pertanto idealmente tutti coloro che hanno contribuito a migliorato la mia conoscenza a conferma che, più si conosce, più si diventa consapevoli di quanto tanto altro si dovrebbe conoscere per poter affermare di conoscere. E’ mia convinzione che, la ricerca del vero, è sempre un percorso per tentativi partendo da un 50% di ragione ed un 50% di torto in un aperto confronto condito da qualche sano dubbio.
Un grazie alle Aziende che hanno fornito i loro dati ed autorizzato la loro pubblicazione: AMA Ambiente SpA (ex AMNU) – Pergine Valsugana (Tn). viale Industria 4L CONTARINA SpA – Lovadina di Spresiano (TV), viale V. Veneto 6 SEAB SpA – Biella (BI), viale Roma 14
Staff di I&S che pazientemente si confronta con l’Autore
Per ultimo ma non meno importante, un grazie particolare a mia moglie Patrizia che da una vita sopporta i miei dopo cena al computer e corregge pazientemente le bozze dei miei scritti.
Cosa c’è di nuovo nella 2a Edizione Questa seconda edizione si è resa necessaria per approfondire, affinare e chiarire alcuni concetti ed in alcuni casi anche aggiornare tecnologie che in quasi 3 anni, dall’inizio della stesura della prima versione, hanno oggettivamente presentato innovazioni nella parte applicativa. Può comunque stare tranquillo il lettore, che ha fatto tesoro e sposato concetti esposti nella 1a Edizione, perché nulla è cambiato nella sostanza e nella filosofia e la teoria della 4 Fasi è sempre più valida e consolidata. In questi ultimi due o tre anni c’è stato molto fermento; forse più da parte di chi già applica la Tariffa Corrispettiva e che vuole affinare il processo che non da parte di chi la vorrebbe applicare ma per una infinità di problemi non se la sente di avviare il processo. Leggendo l’ultimo Rapporto ISPRA emerge un aumento del numero dei Comuni che si stanno approcciando al passaggio a Tariffa anche se questo numero è sempre troppo piccolo passando da valori di circa 4% del 2017 a circa 10% del 2019. Emerge poi che non solo il passaggio a Tariffa Corrispettiva resta una chimera per le grandi città Metropolitane ma anche la semplice percentuale di Raccolta Differenziata rimane sempre tra le più basse rispetto a Città più piccole. Per facilitare il lettore della versione precedente ad individuare le modifiche e le novità inserite, è stata introdotta nell’ indice una sorta di leggenda utilizzando i simboli # (diverso) e ☼ (sole=novità) messi a fine del testo dei titoli dei capitoli.
☼ ☼☼ # ##
sotto capitolo nuovo tutto quanto compreso in questo capitolo è nuovo capitolo o sotto capitolo con leggere modifiche capitolo o sotto capitolo con modifiche importanti
1.1 1.2 1.3 1.4
Differenza tra TARI (tributaria) e TARIP (corrispettiva) ................................................................................ 1 Pillole di stimolo per dubbiosi frettolosi ......................................................................................................... 2 Slogan come strumento per fissare alcuni concetti .................................................................................. 2 Nozioni e Concetti imprescindibili ................................................................................................................. 2
1.5
Eresie striscianti .................................................................................................................................................. 3
1.6
Acronimi, Organizzazioni, Tecnologie, Normative ..................................................................................... 4
1.4.1 1.4.2 1.4.3 1.4.4 1.5.1 1.5.2 1.6.1 1.6.2 1.6.3 1.6.4 1.6.5 1.6.5.1 1.6.5.2
UIU –> Proprietà -> Tassa ..............................................................................................................................................2 Servizio -->Tariffa > Sinallagmatismo (Contratto e Misura) ....................................................................................2 Utenza -> Cliente -> Contratto ...................................................................................................................................3 Esempi di Tassa (Tributo) e Tariffa ...............................................................................................................................3 La Premialità non è la Tariffa ma un possibile Correttivo alla Tariffa ...................................................................3 Il Cassonetto intelligente e solo uno degli strumenti di Misura .............................................................................3 Enti & Organizzazioni.....................................................................................................................................................4 Soggetti istituzionali .......................................................................................................................................................4 Metodologie ..................................................................................................................................................................4 Tecnologie dell’IT - Information Technology ............................................................................................................4 Normativa di riferimento ..............................................................................................................................................4
Normativa specifica dei rifiuti .................................................................................................................................................... 5 Normativa per i Bandi di Gara – Codice degli Appalti ......................................................................................................... 5
1.7
In una tabella il perché conviene applicare la TARIP ............................................................................... 5
2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6
Luoghi comuni da sfatare che hanno frenato la Tariffa .......................................................................... 6 Perché del ritardo sulla Legge RONCHI (1997) ........................................................................................... 6 TARI, TARIP, TARIC – un po’ di chiarimenti + ................................................................................................ 6 Lo stato dell’arte in Italia sulla Tariffa Corrispettiva a Misura ................................................................... 7 Motivazioni concrete per adottare la Tariffa a Misura ............................................................................. 8 Il Decreto TARIP (20.04.2017): sei punti fondamentali ............................................................................... 8
3.1 3.2 3.3
Sintesi dei dati Italiani sulla Raccolta Differenziata .................................................................................... 9 Raffronto con l’Europa .................................................................................................................................... 9 Le nuove Normative Europee però ci scoprono Leader ........................................................................ 10
4.1 4.2 4.3 4.4 4.5
Storia della Differenziata in CONTARINA SpA ed AMNU SpA ................................................................ 13 Progressione storica delle Tariffe di AMNU SpA ........................................................................................ 13 I Costi dei 341 Comuni a TARIP ..................................................................................................................... 14 Dove si annidano le differenze? .................................................................................................................. 15 Differenza tra Complessità e Complicazione ........................................................................................... 16
5.1 5.2 5.3 5.4 5.5
Le 4 Fasi canoniche del processo Organizzativo TARIP # ...................................................................... 17 Anomalie che possono minare la corretta cronologia ☼ ...................................................................... 19 Processo TARIP …un Modello di Tipo Industria 4.0 .................................................................................... 19 I Modelli di Governance e Normativa “Articolata” ................................................................................. 20 Tre principali Modelli organizzativi in uso in Italia...................................................................................... 20
5.6
L’importanza di Professionalità adeguate nello Startup # ..................................................................... 22
5.7
La riscossione della TARIP (by Cristina Carpenedo) ................................................................................ 23
6.1 6.2
Premessa .......................................................................................................................................................... 25 Sistemi di Identificazione - Pesatura o Svuotamento............................................................................... 25
6.3
Identificazione della Pesata o dello Svuotamento .................................................................................. 26
3.3.1 3.3.2 3.3.3
5.5.1 5.5.2 5.5.3 5.6.1 5.6.2
6.2.1 6.2.2 6.3.1 6.3.2 6.3.3
Prevenzione, Riuso e Riciclo, Termovalorizzazione ................................................................................................10 Differenziare è un Obbligo ........................................................................................................................................10 I nuovi Target Europei .................................................................................................................................................11
Modello di gestione singola largamente diffuso nel Centro-Sud.......................................................................21 Modello di gestione in forma associata..................................................................................................................21 Modello di gestione di tipo “Full In House” .............................................................................................................21 Chi può fornire Servizi Amministrativi in fase di Avviamento ...............................................................................22 Il DEC: Supporto tecnico esterno in fase di Avviamento .....................................................................................23
Peso indiretto - conteggio dello svuotamento ......................................................................................................25 Peso diretto \ dinamico e criticità ...........................................................................................................................26 Tag, Chip, Trasponder, RFID per identificazione dell’Utenza ..............................................................................26 Utilizzo dei TAG\RFID in generale .............................................................................................................................26 Tipi di Tag RFID usati nel settore Rifiuti ......................................................................................................................27
6.3.4
Utilizzo corretto del TAG RFID ................................................................................................................................... 27
6.4
Errori strategici da non fare in fase di Startup ........................................................................................... 27
6.5
La scelta delle scelte: Lettori RFID fissi o mobili ? Ambedue .................................................................. 30
6.4.1 6.4.2 6.4.3 6.4.4 6.4.5 6.5.1
6.5.1.1
Perché Chip RFID e non Codice a barre come ID-Utente ..................................................................................28 Codice di «identificazione visiva» del bidoncino ..................................................................................................28 La protezione da riscrittura dei codici EPC ............................................................................................................29 I Tag incollati ................................................................................................................................................................29 Bin Tag e problematiche ...........................................................................................................................................29 Sistema di lettura Fisso: antenna RFID a bordo mezzo .........................................................................................30 Installazioni dei lettori Fissi e Posizione dei Tag ☼ .................................................................................................................. 31
6.5.2
Sistema di lettura Mobile: lettore RFID in dotazione all’operatore # .................................................................31
6.5.3 6.5.4
Certificare le letture ☼ ...............................................................................................................................................32 Normativa e Sentenze: Principio dell’Equivalenza Tecnologica ☼ ...................................................................33
6.5.2.1 6.5.2.2
Lettori portatili indossati a lettura continua ☼....................................................................................................................... 32 Lettori portatili a lettura forzata ☼........................................................................................................................................... 32
6.6
Ruolo di Esattore del Lettore e di Chi lo controlla .................................................................................... 33
6.7 6.8
Coordinamento acquisti e Responsabilità distribuite # .......................................................................... 34 Scelte tecnologiche: errori e penali # ........................................................................................................ 36
7.1 7.2
Principi e Finalità ............................................................................................................................................. 38 Concetti generali nella Progettazione del Servizio ## ........................................................................... 38
7.3
Sistemi di misurazione volumetrica # .......................................................................................................... 40
7.4
Isole Ecologiche sul Territorio # ☼ ............................................................................................................... 42
6.6.1 6.6.2 6.6.3
7.2.1 7.2.2 7.2.3 7.2.4 7.3.1 7.3.2 7.3.3 7.3.4 7.4.1
7.4.1.1 7.4.1.2
7.4.2 7.4.3 7.4.4
7.4.4.1 7.4.4.2
7.4.5
Bidoncini o Sacchetti con Tag? ...............................................................................................................................33 Sacchetti non taggati ma identificabili ☼..............................................................................................................34 Tessera Sanitaria (TS) o EcoCard (EC) # .................................................................................................................34
Non trascurare le indicazioni che derivano dalle Best Practice ........................................................................38 Indice di Esposizione: frequenze di esposizione e prese ......................................................................................39 Metodo di Raccolta con Trasbordi – Mezzi Madre e Satelliti # ..........................................................................39 Nuove opportunità dai Servizi a Chiamata – OdV # ...........................................................................................40 Attrezzature intelligenti ed eresie ☼.........................................................................................................................40 Sistemi a chiusura controllata e volumetria limitata ☼ ........................................................................................41 Misuratori di Riempimento – Sensori Volumetrici – IoT ☼ ......................................................................................42 Sistemi tramite sacchetti a volumetria pre-definità ..............................................................................................42 Isole Ecologiche Presidiate e Strutturate # .............................................................................................................43 Progettazione di una Isola Ecologica ☼ ................................................................................................................................ 43 Gestione di una Isola Ecologica ☼ ......................................................................................................................................... 43
Isole Ecologiche ed uso Improprio della Premialità # ..........................................................................................44 Isole Ecologiche interrate senza presidio # ............................................................................................................45 Isole Ecologiche fisse: non interrate e non presidiate (Casette) ☼ ...................................................................46 Problema filosofico progettuale ☼ ......................................................................................................................................... 46 Problemi tecnologici ☼ ............................................................................................................................................................. 46
Isole Ecologiche mobili – EcoBus # ..........................................................................................................................47
7.5 7.6
Pratica del Riuso come nuova frontiera .................................................................................................... 48 Lo spazzamento # .......................................................................................................................................... 48
8.1 8.2
Momento di STARTUP –Fasi 1 e 2 .................................................................................................................. 50 Fase 1: Importazione e Bonifica delle Banche Dati # ............................................................................. 51
8.2.1 8.2.2
8.2.2.1 8.2.2.2 8.2.2.3 8.2.2.4
8.2.3 8.2.4
8.3
8.3.1 8.3.2 8.3.3
8.3.3.1 8.3.3.2 8.3.3.3 8.3.3.4
8.3.4 8.3.5 8.3.6
8.3.6.1
Fase 1a: Importazione e bonifica massiva delle banche dati # ........................................................................51 Fase 1b: Ricognizione Digitale del Territorio # ☼ ...................................................................................................52 Concetto di Georeferenzazione e Precisione ☼ .................................................................................................................. 52 Finalità della Ricognizione Digitale del Territorio nel Processo TARIP ## .......................................................................... 53 Organizzazione di un’attività di Ricognizione Digitale e Costi ☼....................................................................................... 54 Descrizione di massima dell’attività da svolgere sul campo # .......................................................................................... 55
Normativa ANNCSU, Censimento Civici e Ricognizione Digitale .......................................................................56 Aggiornamento delle banche dati ed ANPR (AGID) ☼ ......................................................................................56
Fase 2: Distribuzione Contenitori ed Associazione Utenze ...................................................................... 57
Ricognizione Digitale durante la consegna ☼ ......................................................................................................57 Metodi di distribuzione dei contenitori o Kit di attrezzature ................................................................................57 Problematiche legate a contenitori già presenti sul territorio ............................................................................58 Contenitori distribuiti sul territorio ma privi di Chip RFID ....................................................................................................... 58 Contenitori distribuiti con Chip RFID ma senza associazione ............................................................................................. 59 Contenitori distribuiti con Chip RFID associati ma senza variazioni aggiornate .............................................................. 59 Migrazione da Chip RFID LF a UHF su contenitori già associati .......................................................................................... 59
Consegne di mazzette di sacchetti ☼ ....................................................................................................................59 Consegne Anomale - Banche dati non adeguate ☼ .........................................................................................60 Cosa Misurare oltre il RUR ..........................................................................................................................................60 Imballaggi leggeri...................................................................................................................................................................... 60
8.3.6.2 8.3.6.3
8.4 8.5
8.5.1 8.5.1.1 8.5.1.2
8.5.2 8.5.3 8.5.3.1 8.5.3.2 8.5.3.3
8.5.4 8.5.5 8.5.6 8.5.7 8.5.7.1 8.5.7.2
8.5.8
8.6
8.6.1 8.6.2 8.6.3 8.6.3.1 8.6.3.2
8.6.4
Organico e trattamento # ....................................................................................................................................................... 60 Compostaggio Domestico....................................................................................................................................................... 61
Periodo di Gestione – Fasi 3 e 4 ☼ ............................................................................................................... 62 Fase 3 - Raccolta e Misurazione # ☼ .......................................................................................................... 62
Tracciabilità del Servizio # .........................................................................................................................................62 Cosa controllare e chi controlla: Processo Duale +............................................................................................................. 63 Dove vanno a finire i dati: chi ci può accedere ☼.............................................................................................................. 63
Pianificazione e Rendicontazione del PaP - Porta a Porta ☼ .............................................................................63 Localizzazione GPS......................................................................................................................................................65 Fleet Management e Tracciabilità ......................................................................................................................................... 65 Fleet Management e stili di guida ☼ ...................................................................................................................................... 65 Tracciabilità GPS e Precisione # .............................................................................................................................................. 65
Navigatore o Simulatore di Servizio .........................................................................................................................66 Tecnologie GPS e RFID Integrate per un Servizio Monitorato ## ......................................................................67 Trasbordi da Mezzo Satellite a Mezzo Madre ........................................................................................................69 Servizi a Richiesta – Attività a Chiamata.................................................................................................................70 On demand Voip - OdV ........................................................................................................................................................... 70 Gestione di Conferimenti Aggregati – Art. 7 e 8 .................................................................................................................. 70
Metodo di controllo a campione ☼ ........................................................................................................................71
Fase 4 - Trasformare le Misure in Tariffa ...................................................................................................... 72
Premessa d’obbligo ....................................................................................................................................................72 Regolamenti Comunali e “Tariffa” ☼ ......................................................................................................................72 Tariffa Corrispettiva - Principi Generali ....................................................................................................................73 Criteri Tariffari - Produzione Domestica .................................................................................................................................. 74 Criteri Tariffari - Produzione Non Domestica .......................................................................................................................... 74
Complessità delle simulazioni ...................................................................................................................................74
9.1 9.2
Elementi di accelerazione all’innovazione # ............................................................................................ 76 Generalità ed un po’ di storia # .................................................................................................................. 76
9.3 9.4 9.5 9.6 9.7 9.8
Accelerazione del settore e reazione del mercato ## .......................................................................... 79 Software TARI: Raccolta Differenziata Tradizionale ................................................................................. 80 Software per Raccolta Differenziata a Tariffa Corrispettiva #............................................................... 80 Banche Dati e Software Integrati per un Processo 4.0 ............................................................................ 80 Integrazione tra Software TARIP ed altri software .................................................................................... 81 Software specifici per Gestire ed Integrare Processi GA ☼ ................................................................... 83
9.2.1 9.2.2
9.8.1 9.8.2 9.8.3 9.8.4
Una lunga fase d’incertezza .....................................................................................................................................77 Qualcuno ci ha creduto ed ha investito del suo ..................................................................................................78
Cronoprogramma – Gantt ☼ ...................................................................................................................................83 Cronoprogramma – PERT ☼ ......................................................................................................................................83 Flussi operativi e Processi – Agile ☼ ..........................................................................................................................83 Un software di Gestione dei Processi – Business Intelligence ☼..........................................................................83
10.1 Macro Piano Economico Finanziario estrapolato .................................................................................... 84 10.2 A chi spetta investire e quali sono le responsabilità ................................................................................ 84 10.2.1 10.2.2
11.1 11.2 11.3 11.4 11.5 11.6
Costi tipici dell’Ente Gestore - Fasi: [1, 2, 4] ............................................................................................................85 Costi tipici dell’Azienda di Servizio – Fase 3 ............................................................................................................85
Criteri generali di calcolo .............................................................................................................................. 86 Analisi complessiva dei costi delle Tecnologie Abilitanti ........................................................................ 86 Simulazione con numero di abitanti a crescere ...................................................................................... 87 Un quadro complessivo ................................................................................................................................. 89 Vantaggi di una gestione associata o gruppo di acquisto ................................................................... 91 Ipotesi di acquisto con noleggio parziale del Sw .................................................................................... 92
12.1 Dati ISPRA delle componenti di Costo del Servizio # .............................................................................. 93 12.2 Costi delle Tecnologie Abilitanti .................................................................................................................. 94 12.3 Principali voci di Risparmio............................................................................................................................ 94 12.3.1 12.3.2 12.3.3
Compostaggio domestico ........................................................................................................................................95 Conferimento in discariche .......................................................................................................................................96 Ottimizzazione dei Servizi ...........................................................................................................................................96
12.4 Principali voci di Ricavo ................................................................................................................................ 96 12.4.1 12.4.2
Elusione .........................................................................................................................................................................96 Ricavi da materiali di riciclo ......................................................................................................................................97
12.5 Tabelle di Analisi: Risparmio + Ricavi ........................................................................................................... 97
13.1 Progetti pilota e Credito d’Imposta [GA] ................................................................................................ 100 13.1.1 13.1.2
Attrezzature certificate Industria 4.0 ..................................................................................................................... 100 Il processo di certificazione Industria 4.0 .............................................................................................................. 101
14.1 14.2 14.3 14.4 14.5 14.6 14.7 14.8 14.9 14.10
Art. 1: Oggetto e finalità.............................................................................................................................. 103 Art. 2: Definizioni ............................................................................................................................................ 103 Art. 3: Identificazione delle utenze, trattamento dei dati .................................................................... 104 Art. 4: Criteri per la misurazione puntuale delle quantità ..................................................................... 104 Art. 5: Requisiti minimi dei sistemi d’identificazione ............................................................................... 104 Art. 6: Misurazione della quantità di rifiuto ............................................................................................... 104 Art. 7: Determinazione: utenze aggregate domestiche ....................................................................... 105 Art. 8: Determinazione: utenze aggregate non domestiche............................................................... 105 Art. 9: Criteri integrativi ai sistemi di misurazione puntuale ................................................................... 105 Art. 10: Norme transitorie ............................................................................................................................. 106
15.1 15.2 15.3 15.4 15.5 15.6 15.7 15.8 15.9 15.10 15.11
Art. 17: Attività di direzione e controllo ..................................................................................................... 107 Art. 18: Attività di controllo .......................................................................................................................... 107 Art. 19: Avvio dell’esecuzione .................................................................................................................... 107 Art. 20: Verifica del rispetto degli obblighi del subappaltatore .......................................................... 107 Art. 21: Contestazioni e riserve ................................................................................................................... 107 Art. 22: Modifiche, variazioni e varianti contrattuali .............................................................................. 107 Art. 23: Sospensione dell'esecuzione ........................................................................................................ 107 Art. 24: Gestione dei sinistri .......................................................................................................................... 108 Art. 25: Funzioni e compiti al termine del contratto ............................................................................... 108 Art. 26: Il controllo amministrativo contabile ........................................................................................... 108 Tecnologie Abilitanti ed interpretazione dell’Art. 26 ............................................................................. 108
16.1 16.2 16.3 16.4 16.5 16.6
Premessa ........................................................................................................................................................ 110 Il Decreto TARIP ............................................................................................................................................. 110 La teoria delle 4 fasi tradotta in un Capitolato ...................................................................................... 110 Chi fa cosa ..................................................................................................................................................... 111 Necessità di un capitolato per la TARIP ................................................................................................... 112 Come è organizzato un capitolato per la TARIP .................................................................................... 112
17.1 17.2 17.3 17.4 17.5
TARIP ed ARERA: due facce della stessa medaglia .............................................................................. 114 Le fonti dati per Autority ARERA ................................................................................................................. 114 IERI - Piano Finanziario Tradizionale ........................................................................................................... 116 OGGI -Piano Economico Finanziario e Tariffa ........................................................................................ 118 Cambio di rotta imposto da ARERA sui PEF ............................................................................................. 118
15.11.1 15.11.2 15.11.3
16.6.1 16.6.2 16.6.3 16.6.4 16.6.5 16.6.6 16.6.7 16.6.8 16.6.9 16.6.10 16.6.11
17.5.1 17.5.2 17.5.3
17.5.3.1 17.5.3.2
Il punto di vista di un operatore tipo DEC ........................................................................................................... 108 Il punto di vista di un informatico esperto di settore ......................................................................................... 109 Conclusioni sull’interoperabilità ed i formati aperti ........................................................................................... 110
Oggetto, ammontare e forma dell’appalto ...................................................................................................... 112 Disposizioni particolari riguardanti l’appalto ....................................................................................................... 112 Applicazione della Tariffa Puntuale ...................................................................................................................... 112 Ordine da tenersi nell’andamento dei servizi e relative competenze ........................................................... 112 Norme per l’esecuzione dei servizi ........................................................................................................................ 112 Norme in materia di personale .............................................................................................................................. 112 Norme per la misurazione e la valutazione dei servizi ....................................................................................... 112 Qualità dei materiali e dei componenti .............................................................................................................. 112 Norme generali per l’allestimento tecnologico ................................................................................................. 112 Criteri Ambientali Minimi (CAM) ............................................................................................................................ 113 Criteri premiali ........................................................................................................................................................... 113
Filiera Indipendente ................................................................................................................................................. 118 Filiera Interconnessa ................................................................................................................................................ 119 Emergenza COVID-19 ............................................................................................................................................. 120 Riconoscimento oneri aggiuntivi COVID-19 ........................................................................................................................ 121 Copertura misure COVID-19 .................................................................................................................................................. 121
17.6 Piano Finanziario ARERA Compliance ...................................................................................................... 121 17.6.1 17.6.2
Costi Fissi..................................................................................................................................................................... 121 Costi Variabili ............................................................................................................................................................ 122
17.6.3 17.6.4 17.6.5
Costi non inseribili nel piano ................................................................................................................................... 122 Componenti facoltative COVID-19 ...................................................................................................................... 122 I parametri per il calcolo dei DRIVER .................................................................................................................... 122
17.7 Quadro d’insieme dei dati PEF per ARERA .............................................................................................. 123 17.8 ITER di trasferimento dei dati ARERA ......................................................................................................... 124 17.9 Bibliografia cronologica .............................................................................................................................. 125
☼☼ Sono consapevole che un trattato a titolo, “Rivoluzione TARIP” – “Manuale d’USO”, possa contenere argomenti poco stimolanti per chi non è del settore e so capisco pure che chi investito del compito di affrontare in fretta l’argomento, preso dalle priorità apparenti tenda a studiare prima l’indice per cercare le parti di interesse immediato o non va oltre alla lettura del primo capitolo; non è una critica ma una constatazione. E’ una situazione in cui anch’io mi riconosco, in qualche frangente, per tanto, in questa seconda edizione, ho aggiunto un capitolo iniziale dove mi sono sforzato di sintetizzare in poche pagine i principi generali trattati e le informazioni fondamentali sperando così, con una lettura di pochi minuti, di coinvolgere anche i lettori più frettolosi oltre ad informare dello stretto necessario qualche semplice curioso occasionale. Particolare attenzione è stata messa nell’organizzare la sequenza degli argomenti e nel testo dei titoli, nella speranza che anche una veloce lettura possa attrarre l’interesse del potenziale lettore.
Destinatari della sintesi sono anche i media che troppo spesso affrontano l’argomento “Raccolta Differenziata” facendo una comprensibile confusione tra gli acronimi TARI (TAssa RIfiuti) e TARIP (TARIffa Puntuale). Un grandissimo e frequente errore è quello di interpretare la P di TARIP come iniziale di Premiante; un’eresia che dimostra una diffusa non consapevolezza su cosa implica l’introduzione della Tariffa Corrispettiva a Misura che, per essere applicata e dare benefici economici, necessità di adottare, oltre ad una corretta differenziazione dei rifiuti, anche precisi e necessari processi di gestione dell’attività di raccolta. L’auspicio dell’autore è che chiunque, anche solo leggendo attentamente questo solo capitolo, e scorrendo l’indice, possa farsi un’idea d’insieme di cosa ruota attorno ai due acronimi TARI e TARIP consentendo così di disquisire sul tema senza incorrere in errori grossolani e/o diffondere informazioni non corrette. TARI e TARIP …due acronimi simili e due significati profondamente diversi; mai come in questo caso la scelta dell’acronimo TARIP è stata più infelice e foriera di grande confusione e di eresie interpretative.
Se la bolletta al cittadino dipende prevalentemente dalla superficie che abita si parla di TARI (erede della Tarsu) mentre quando il costo dipende prevalentemente dalla quantità di rifiuto prodotto, si parla di TARIP. Per l’Azienda che svolge il Servizio, la differenza tra TARI e TARIP, è così sintetizzabile:
In un contesto di Tariffa a misura (TARIP), le perdite di letture, anche per un solo giorno, non sono più accettabili per impossibilità di addebitare lo svuotamento all’utenza e conseguenti mancati introiti.
Per chi è preposto ad addebitare al cittadino il Servizio di Raccolta, la differenza tra TARI (Tributaria) e TARIP (Corrispettiva), è così sintetizzabile:
L’indagine ISPRA (2020 sul 2019), di cui pi+ avanti si riportano dati riassuntivi ed interessanti rielaborazioni, sintetizza che la Tariffa Corrispettiva (a misura), nelle sue diverse sfaccettature, è applicata in 569 comuni d’Italia su 8.000 per un totale di 4.141.000ab pari al 6,9% della popolazione totale quando 2 anni prima sempre ISPRA (2018 per 2017) riportava che il numero di comuni virtuosi erano 341 per una popolazione di 2.520.000ab pari al 4,2% della popolazione. Il “Manuale d’USO” tratta dell’attività di Raccolta dei Rifiuti e dei cambiamenti comportamentali, da cui il titolo “Rivoluzione TARIP”, che sono chiamati ad adottare Cittadini, Enti Gestori ed Aziende di Servizio, nell’attività della raccolta differenziata per passare da un sistema Tributario ad uno Corrispettivo regolamentato dal DM 20.04.2017. Vengono qui analizzati nel dettaglio i Costi dei Servizi e delle Tecnologie Abilitanti necessarie per erogare i Servizi al Cittadino ma soprattutto viene schematizzato in modo chiaro e comprensibile il Processo cronologico suddiviso in fasi seguito da chi è riuscito nell’intento di applicare la Tariffa Corrispettiva elencando e spiegando gli errori da non commettere seguire.
Stante la grande disparità dei costi al Cittadino che emergono dai Rapporti annuali ISPRA ed alcune manifeste criticità evidenziate nei convegni e sui media, si cercherà di dare risposte ai seguenti punti:
Come siamo messi in Italia rispetto all’Europa. Differenze tra le Regioni Italiane. Raccolta Differenziata dei Rifiuti; metodi e tecnologie. Come fare ad applicare la TARIP (DM 20.04.2017) nei diversi contesti. Come ridurre i costi di esercizio e quindi la bolletta al Cittadino.
Si legge sempre meno e si va sempre di fretta quindi proviamo a fissare in memoria questi concetti base:
Ci sono luoghi comuni che frenano l’applicazione della TARIP. I punti chiave del DM TARIP 20.04.2017 sono pochi, chiari e semplici. Applicare la Tariffa costa meno di quanto si creda e conviene a tutti. Adottare la Tariffa richiede il passaggio da un modello burocratico ad uno di tipo 4.0. Ci sono Modalità e Tecnologie da utilizzare da cui non si può prescindere. Oggi è noto dove non si deve sbagliare per ottenere risultati nel breve periodo.
Applicare la Tariffa presenta oggettive “complessità” che possono solo essere “risolte” con una “organizzazione di processo” e non banalizzate. La “semplificazione e banalizzazione” di processi “complessi” portano a risultati disastrosi e certi quanto prevedibili. Non si realizza il Porta a Porta …senza conoscere il Territorio Porta a Porta.
Non importa COME, purché si MISURI …e si CONTROLLI. Cosa fare? ...a copiare umilmente ...si rischia di sbagliare poco.
Pure volendo semplificare e sintetizzare al massimo quanto ruota attorno agli acronimi TARI e TARIP, non si può prescindere di chiarire alcuni concetti che non sempre sono scontati; spesso se ne parla e se ne scrive senza la consapevolezza del corretto significato dei termini introducendo così inevitabili incomprensioni, tra chi crede di dire una cosa, usando però termini imprecisi e chi ne intende un'altra, interpretando alla lettera quanto sentito o letto. Senza utilizzare terminologie corrette è come parlare e discutere tra sordi.
All’Ufficio del Registro (al Libro Fondiario in Trentino Alto Adige) è registrato il nome del vero Proprietario dell’UIU che, in quanto Proprietario (o quota di proprietà), è tenuto a corrispondere le Tasse Locali e/o Statali definite da apposita normativa. La TARI è una Tassa e quindi il criterio di calcolo rientra nel campo dell’imposizione tributaria patrimoniale e si differenzia significativamente dalla tariffa corrispettiva TARIP.
Il trinomio del titolo è più o meno esplicitato nei principi enunciati da diverse norme legate all’ambiente a cominciare dalla legge Ronchi del 1997 che auspicava il passaggio da Tassa a Tariffa Corrispettiva attraverso due principi, diversi nella formulazione ma che affermano lo stesso principio riferito alle implicazioni derivanti dalla produzione dei rifiuti di qualsiasi origine:
chi più inquina …più paga, chi produce meno rifiuto …meno paga.
Dicasi Utenza il posto dove viene erogato un Servizio ad un Soggetto (=cittadino - azienda). Il Soggetto è chi usufruisce di un Servizio. Il Contratto crea il legame tra l’Utenza servita e chi paga il Servizio che non è detto sia il Proprietario del luogo fisico ma invece il Soggetto che usufruisce del Servizio e che è quindi il Cliente titolare del Contratto.
Nel trinomio (Utenza – Cliente – Contratto) non trova posto il concetto Tributo in quanto la Tariffa pagata dall’Utenza (posto fisico di produzione del rifiuto) non è legata alla proprietà bensì dal numero di persone (componente fissa della tariffa) che in quei locali (Utenza) hanno stabilito la propria residenza ed a quanto rifiuto (componete variabile della tariffa) questi producono misurato in svuotamenti di sacchetti o mastelli del RUR (Rifiuto Urbano Residuo). Proviamo ad elencare e classificare le bollette che paghiamo quotidianamente.
Bolletta ICI-IMU: Tassa sulla proprietà immobile calcolata sulla superficie della UIU e quindi indirettamente sul valore convenzionale dell’immobile. Bolletta TASI: Tassa per sostenere i Servizi Indivisibili come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la sicurezza, l’anagrafe, ecc. (non la pulizia delle strade). Bolletta TARI (Tassa Rifiuti): calcolata sui metri quadrati di proprietà della UIU.
Bolletta Elettricità calcolata sui consumi letti da un contatore. Bolletta dell’acqua calcolata sul numero di litri/mc consumati. Bolletta del riscaldamento calcolato oggi sulle Calorie misurate. Bolletta del telefono calcolata sulla base dei servizi richiesti. Bolletta del GAS calcolata sul numero di litri/mc consumati. Bolletta TARIP (Tariffa Puntuale) calcolato sui Kg di rifiuto prodotto.
Nel mondo TARIP ci sono forse troppi “sacerdoti” che predicano teorie fuorvianti e promettono soluzioni semplici e definitive per applicare la TARIP senza avere letto il DM del 20.04.2017. Gli stessi sanno pure tutto su ARERA quando ad oggi, ARERA stessa, non ha ancora delineato completamente tutta la sua strategia anche se ipotizzabile.
E’ purtroppo ancora molto diffusa “l’eresia” tendente a far credere che per passare da TARI a TARIP sia sufficiente fingere che la lettera P, finale di TARIP, significhi Premialità invece che Puntuale. Questa fantasiosa interpretazione del significato della lettera P è troppo spesso la causa principe dell’insuccesso di ambiziosi progetti di passaggio a Tariffa. Per stroncare questa “fake news” alcuni consulenti hanno saggiamente iniziato a chiamare la TARIP, TARIC (Tariffa Corrispettiva) come sarebbe stato più corretto fosse stata chiamata anche dal legislatore.
Il DM 20.04.2017 parla di Tariffa basata sulla quantificazione del RUR (Rifiuto Urbano Residuo) e di possibili correttivi; eventuale Premialità se quantificata. L’eresia nasce dall’interpretazione degli Art. 9, p2 ed Art. 4, 44, quando il DM parla dei conferimenti nei centri di raccolta con identificazione e quantificazione che deve riflettersi sulla parte variabile (=correttivi) della Tariffa dell’utenza identificata; non è specificato come. Alcune Aziende e Consulenti propongono come soluzione “tout court”, al processo TARIP la semplicistica adozione di attrezzature propagandate come “cassonetti\casette intelligenti” corredati di software per registrare i dati di Premialità. Queste attrezzature possono essere certamente utili in taluni casi particolari, come ad esempio nei “Conferimenti aggregati” (Art.7 e 8) ma possono solo fungere da strumenti di raccolta e trasmissione d’informazioni che aiutano, assieme ad altre di diversa origine, ad assolvere solo in parte alla Fase 3 “Raccolta e Misurazione” di cui allo schema delle 4 fasi Fig. 4a e Fig. 9. Deve essere chiaro che non può esistere alcuna attrezzatura dotata di intelligenza propria capace di assolvere da sola ed autonomamente nemmeno alla singola Fase 3 delle 4 Fasi del Processo TARIP. Enfatizzare l’aggettivo intelligente dell’attrezzatura come risposta a tutte le problematiche TARIP ed ARERA, è fuorviante e paragonabile ai miracolosi intrugli venduti nel Far West Americano.
ATO – Ambito Territoriale Ottimale & ARO – Ambito Raccolta Ottimale Trattasi di delimitazioni areali comprendenti più Comuni amministrativi che presentino caratteristiche omogenee tali da essere oggetto di processi ottimizzati. Consorzio di Bacino Trattasi di un’entità che raggruppa un certo numero di comuni che insistono su un’area circoscrivile o delimitabile con i confini di un bacino idrogeologico. Comunità Montana Trattasi di un’entità che raggruppa un certo numero di comuni che insistono su un’area delimitabile dai confini di una valle principale e valli secondarie. Società Multiutility in Italiano Multiservizi Trattasi di un’Azienda Srl o SpA di diritto Privato ma di proprietà prevalentemente pubblica come un Consorzio di Comuni \ Consorzio di Bacino o una Comunità Montana, o un ARO o un ATO. Una Multiutility può essere anche di proprietà di un singolo Comune ma può anche avere un socio privato. Società in House: Azienda privata di proprietà Pubblica al 100% E’ un modello organizzativo in cui la P.A. provvede da sé al perseguimento degli scopi pubblici (Es. raccolta rifiuti) invece di affidare il servizio ad un’Azienda privata tramite una Gara ad evidenza pubblica. ARERA – Autorità Regolazione Energia, Reti, Ambiente Con legge del 27 dicembre 2017. N.205 ha esteso la sua competenza all’Ambiente. Istituita con la legge n. 481 del 1995, è un'autorità amministrativa indipendente che opera per garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza nei servizi di pubblica utilità e tutelare gli interessi di utenti e consumatori con obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse. CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi. Organismo privato senza fine di lucro istituito col Decreto Ronchi 1997 ed aggiornato col D.lgs 152/2006. ISPRA – Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale istituito con D.lgs 133/2008 Questo ENTE pubblica annualmente un corposo rapporto sulla situazione dell’ attività di raccolta a livello Nazionale ed Europeo. Tipo di contenuti, quantità e qualità dei dati ed esposizione sono assolutamente apprezzabili. Strumento che non può non essere conosciuto. Questo Manuale ne fa largamente uso. PEF – Piano Economico Finanziario Driver Arera – Tecnica, Modalità, Algoritmo Tecnica contabile per riclassificare i costi industriale (organizzazione diversa da Azienda ad Azienda) ma che devono produrre un PEF “ARERA Compliance”. Unbundling – Tecnica contabile tipica di una Multiutility (legame con ARERA) Trattasi di una tecnica di suddivisione dei costi industriali e ricavi tale che consenta un’analisi più rigorosa e mirata onde poter gestire più Aziende in una stessa Azienda ma di avere contemporaneamente anche un bilancio consolidato. Cloud: Modalità di utilizzo di software e banche dati residenti su Hardware Remoto tramite l’uso di Internet. Modalità già nota ed utilizzata col nome di Hosting, ASP etc. RFID - Radio Frequency IDentification: Tecnologia di identificare univoca e certa. Nel mondo dei rifiuti ha sostituito il codice a barre meno sicuro e poco adatto ad usi esterni. Il nome RFID della tecnologia viene spesso confuso col nome proprio del Micro Chip che contiene la tecnologia. Sono sinonimi di RFID anche: Tag e Trasponder. GPS – Global Position System: Tecnologia su cui si basa la Georeferenzazione del dato. il GPS si basa su una costellazione di satelliti (almeno 5). La tecnologia GPS è americana ma sta per essere avviato un sistema analogo e più preciso messo in orbita dall’Europa che si chiama Gallileo. Fleet Management Settore informatico specializzato nella localizzazione dei Mezzi.
La storia della normativa è lunghissima e qui si fa un breve e sintetico accenno nella
consapevolezza che molti dettagli mancano ma non sono determinanti al fine di questo trattato. Il tutto inizia in Europa con …
DL Ronchi 1997 Prima formulazione del principio di: chi più inquina ...più paga. TARI - TAssa Rifiuti – D.lgs. 147, 27.12.2013 (vigore 1 gennaio nel 2014), Assegna ai Comuni il compito di applicare la tassa col metodo normalizzato, DPR 158/99, salvo che non si misuri. Oltre il rispetto del principio “chi inquina paga”, nella determinazione della TARI deve essere rispettato un altro principio fondamentale: quello della copertura integrale dei costi del servizio; comma 654 della L. 147/2013 recita “in ogni caso deve essere assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio” TARIP – TARIffa Puntuale - DM 20 aprile 2017- Definisce i criteri del come Misurare. Ad oggi pertanto, la normativa statale prevede due tipologie di prelievo (tributario oppure patrimoniale) ma tre modalità di tariffazione: la tassa sui rifiuti (TA.RI.), che a seconda del metodo tariffario adottato si articola in “Tari presuntiva” e “Tari tributo puntuale”, e la tariffa avente natura corrispettiva. (Ta.Ri.P., oppure Ta.Ri.C.).
Nel presente documento, in alcuni punti, si fa chiaro riferimento alle difficoltà introdotte in generale nei Bandi di Gara per l’appalto dei Servizi e l’acquisto delle Tecnologie Abilitanti per l’applicazione della TARIP secondo il DM del 20.04.2017.
CdA - Codice degli Appalti: Finalizzato alle Opere Pubbliche e poco adatta agli Appalti di Servizi ANAC - Autorità Nazionale Anticorruzione Linee Guida ANAV 2 – 25.06.2018 definite non vincolanti. PNA – Piano Nazionale Anticorruzione OEPV – Offerta Economica più Vantaggiosa – Art.95, comma 2, del CdA criterio che deve applicare la P.A. per l’acquisto di servizi o forniture per soddisfare alle proprie esigenze o per offrire servizi all’utenza; il principio dovrebbe suggerire che non si deve badare esclusivamente a un risparmio sui costi ma si deve anche considerare la qualità di ciò che viene acquistato e le garanzie che fornisce il fornitore. OEMR – Offerta Economica Massimo Ribasso – Art.95, comma 4, del CdA criterio che teoricamente non dovrebbe mai essere applicato nel acquisire Servizi e Consulenze dove la qualità e professionalità sono fondamentali. Il massimo ribasso, per essere applicato, dovrebbe essere motivato con dettagliata relazione dove si dimostra che: l’acquisto non comprende tecnologie, può essere acquistato ovunque e dove la qualità non è influente.
Purtroppo col criterio OEMR vengono fatti molti acquisti perché nessuno indaga e condanna chi compra col criterio del prezzo più basso anche se questo crea danni e disaggi evidenti ma difficili da dimostrare a posteriori. L’incauto acquisto dovrebbe essere trattato come turbativa d’asta.
Anticipo qui sinteticamente una analisi a cui sarà dedicato un intero capitolo; analisi basata su dati “oggettivi e laici”, ripresi dal rapporto ISPRA del 2020 (dati riferiti al 2019) e solo rielaborati.
Vengono raffrontati, per Macro Aree, i dati TARI (RD% e T.Costi) con quelli (RD.T% e T.Costi.T) dove sono presenti Comuni che applicano una qualche forma di controllo di Tipo Tariffa Puntuale (872/7.914). Tra le tante considerazioni, quella che fa più colpo sono i 3,797 mld€ che si potrebbero risparmiare annualmente se ci si adeguasse alla media dei T.Costi.T del Vento (113,96€/ab) e 1.924 mld€ se ci si adeguasse almeno alla media dei costi TARI (T.Costi) (145,1€/ab).
Il presente lavoro è rivolto a chi abbia interesse e voglia di analizzare in modo scientifico e razionale la Rivoluzione introdotta dal DM TARIP nel Mondo dei Rifiuti. Lo scrivente cercherà di dare informazioni oggettive ed inconfutabili a supporto della la seguente affermazione: La “Raccolta Differenziata a Tariffa” non deve e non può costare più della “Raccolta Differenziata Tradizionale” e l’applicazione della TARIP è lo strumento cardine per progettare e monitorare il servizio ed abbattere i costi.
Il semplice “buon senso” suggerisce che una corretta raccolta differenziata favorisce il miglioramento della qualità della vita e dell’ambientale, allungando la durata delle discariche (problema Italiano) recuperando grandi quantità di materie prime per l’Economia Circolare. Combinando la pratica della raccolta differenziata con la volontà di far pagare il Servizio al cittadino, in proporzione a quanto produce (Tariffa Corrispettiva), nel breve e medio termine, si innesca un processo mentale ed educativo della popolazione che porta, come si spiegherà e dimostrerà, ad un risparmio percentuale certo a due cifre invece che un aumento dei costi, come semplicisticamente e strumentalmente, viene affermato da chi non ha interesse ad avviare questo processo confondendo due concetti base: costi ed investimenti. Un risultato, importante e certo, è che: La Raccolta Differenziata combinata con l’applicazione della Tariffa Puntuale “TARIP”, meglio denominata “TARIC” Tariffa Corrispettiva, rappresentano un atto di “Equità e Civiltà” verso tutti i cittadini oltreché una “Opportunità Economica” per tutti gli attori coinvolti.
Il presente documento intende dare risposta, in modo diretto ed indiretto, alle affermazioni più gettonate, di seguito elencate, che emergono quando si parla di TARIP (Tariffa Puntuale), anche meglio definita come TARIC (Tariffa Corrispettiva):
La tariffa puntuale comporta un aumento di costi per tutti i cittadini: clamorosamente falso. La tariffa puntuale non può essere applicata nei centri storici: falso, vedi Treviso. Le Aziende in House non sono adatte a gestire il processo tariffa: falso …AMNU, CONTARINA, ed altri insegnano. La tariffa puntuale porta ad un grande abbandono dei rifiuti: percentuali del 5%-7% sull’indifferenziato sono fisiologiche ed accettate. La tariffa puntuale fa migrare i rifiuti nei comuni limitrofi: vero, ma solo per i primi mesi.
Ci si chiede spesso perché, sulla base dell’ultimo Rapporto Ufficiale ISPRA 2018 basato su dati 2017, e quindi a 20 anni dal Decreto Ronchi (1997), siano appena 341 su 8.000 i Comuni Italiani che hanno adottato la Tariffa Puntuale (TARIP) anche denominata (TARIC) Tariffa Corrispettiva. Queste 341 Amministrazioni pioniere hanno applicato la Tariffa di propria iniziativa in “autoregolazione spontanea” con una visione lungimirante, adottando “regole semplici e di buon senso” avvalorate dal DM TARIP del 20.04.2017; oggi attendono fiduciose l’arrivo dell’Autority ARERA nella speranza che per non sanzionare gli errori di molti non vengano penalizzati i pochi che hanno avuto coraggio e sono la dimostrazione concreta “che si può”. La causa di questo ritardo è un combinato disposto di queste situazioni:
Obiettivi ed aspettative divergenti tra: Enti Gestori, Aziende di Servizio, Cittadini. Non è mai esistito un vero obbligo di applicare la Tariffa e quindi niente penali. Fino al DM 20.04.2017 è mancata una normativa chiara sul come applicare la Tariffa. Solo alcune Regioni hanno direttive chiare sul Modello di Governance da adottare (DL 138/2011). Paura della Politica di rischiare un cambiamento che non garantisce risultati a breve.
Le definizioni a seguire sono tratte testualmente dal rapporto ISPRA 2019, Pag. 184 e 185. Indica che sia per la parte fissa che per quella variabile viene utilizzato il tradizionale modello di
calcolo esclusivamente presuntivo, basato sul parametro della superficie e dei coefficienti di idoneità alla produzione di rifiuti definiti nel DPR 158/99, o comunque basato sulla quantità e qualità media ordinaria di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte (c. 652, L. 147/2013). Indica che la parte variabile del tributo è calcolata attraverso sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferita; l'applicazione dei sistemi di misurazione previsti dal DM 20 aprile 2017 per il tributo puntuale è facoltativa e non obbligatoria. Indica una controprestazione del servizio rifiuti avente natura patrimoniale (non tributaria), volontariamente istituita dalle autorità comunali che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale: è specificatamente diretta a garantire l’effettiva commisurazione tra la tariffa richiesta a ciascuna utenza e il servizio in concreto ad essa offerto e/o da essa usufruito. La tariffa corrispettiva trova la propria disciplina normativa speciale nel combinato disposto dell’art. 1, c. 667 e c. 668 della L. 147/2013 e, rispetto alla tradizionale tassa sui rifiuti, si caratterizza per una maggiore attuazione del principio “chi inquina paga”. Per la tariffa rifiuti di natura patrimoniale l'applicazione dei sistemi di misurazione previsti dal DM 20 aprile 2017 è obbligatoria. E' una tariffa rifiuti di natura patrimoniale (non tributaria), e che la ripartizione dei costi del servizio rifiuti tra le utenze tiene conto, oltre che della misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti da ciascuna di esse, anche dei sistemi correttivi conformi alla previsione dell’art. 9 del DM 20 aprile 2017.
Parlando di tariffa puntuale, meglio definibile corrispettiva a misura, ISPRA 2018 fornisce, aggiornati al 2017, la seguente tabella sintetica dello stato dell’arte in Italia sull’applicazione della Tariffa Corrispettiva dividendo l’Italia in 3 situazioni: chi non applica alcuna Tariffa, chi applica la TARI e chi applica la TARIP Puntuale, che è l’argomento di questo trattato.
Emerge che ad oggi la Tariffa corrispettiva nel rispetto del DM 2017 è applicata solo da 341 comuni su un totale di 8.000 (4,3%) per una popolazione 2,52 Mio Ab (4,2%). Un’approfondita ed interessante analisi sui 341 Comuni che applicano la Tariffa Puntuale è riassunta nella Fig. 1.b. E’ questo un modo leggermente diverso di proporre i dati di ISPRA ma solamente più mirato allo sviluppo dei ragionamenti che si faranno in seguito; un dato aggiunto interessante è il rapporto tra Numero Utenze Domestiche (NuDom) ed Numero utenze Non Domestiche (NuNDom) che oscilla tra 6 e 9 ma con più frequenza tra 7 e 8.
Si ritiene che le cause principali di una così scarsa diffusione della Tariffa Corrispettiva, nonostante l’evidente convenienza economica che andremmo anche a dimostrare e la volontà politica di adottarla, siano da attribuire ad un combinato disposto di situazioni che ruotano attorno all’impossibilità di cambiare approccio al problema da parte delle singole Amministrazioni Comunali, incardinate attorno ad un “Modello burocratico consolidato” funzionale alla riscossione di un Tributo Patrimoniale ma non adatto a gestire e riscuotere una Tariffa Corrispettiva come la TARIP, che ricalca il modello di gestione di H2O, GAS, Luce, etc. Si averte la mancanza di un “Modello di Governance Guida” atto a supportare gli indispensabili processi organizzativi per gestire la TARIP. Fino ad oggi la definizione di questo “Modello Guida” è stato demandato senza successo alle Regioni e la sua assenza comporta:
Difficoltà nel far coesistere aspettative, impegni e responsabilità tra gli attori coinvolti. Non adeguata Progettazione del processo in assenza di competenze specifiche. Bandi senza prevedere la remunerazione di attività a misura invece che solo a corpo. Appalti troppo lunghi e rigidi per consentire di introdurre modifiche in corso d’opera. Carenza di controlli di processo per mancanza di strumenti e personale adeguato.
Sta arrivando l’abbraccio di ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), esteso dal 2018 all’Ambiente dopo essersi occupato di Luce, GAS ed H2O. Si auspica che l’intervento di ARERA dia un forte contributo di normazione e standardizzazione.
Quando si parla di TARIP, sorge spesso la domanda: Perché applicare la Tariffa Corrispettiva e misurare se già abbiamo un buon livello di Raccolta Differenziata? Ecco le risposte fondamentali sul perché è conveniente passare da TARI a TARIP:
Consente di ripartire i costi del servizio in modo più Equo. Fa emergere gioco forza tutto l’Eluso e così, a parità di costo, TUTTI pagano di meno. Evita il calo di percentuali della differenziata dove già funziona bene. Porta ad un incremento del 5-10% del livello di differenziata già in essere.
Molti non credono, nonostante l’evidenza di fatti oggettivi e documentati che riporteremo, che l’applicazione della Raccolta a Tariffa Corrispettiva (=TARIP) porta nel breve ad una riduzione dei costi; questa negazione dell’evidenza è un comportamento irrazionale. Far pagare una Tariffa, al cittadino secondo il principio sinallagmatico di proporzionalità d’uso del servizio (quantificazione oggettiva del rifiuto prodotto) e non di proprietà (superficie abitata). Applicare la Tariffa, costringe chi gestisce il servizio, dovendo misurare e rendicontare, ad organizzarsi in modo adeguato ed efficiente per gestire il processo di raccolta da cui ne discende obbligatoriamente una riduzione dei costi del Servizio al cittadino. L’applicazione della Tariffa Corrispettiva TARIP persegue almeno tre obiettivi fondamentali: garantire l’equità dei costi, ridurre drasticamente l’elusione ed efficientare l’organizzazione del servizio.
Deve essere chiaro che il DM TATIP (GU 117-22.05.2017) non istituisce l’obbligo della TARIP ma bensì detta le regole da adottare per chi decide di applicarla. La regola aurea dell’impianto normativo rispondere ai seguenti principi fondamentali che recitano:
chi meno produce …meno paga che ricalca la norma europea,
il sistema di suddivisioni dei costi deve essere di tipo corrispettivo \ sinallagmatico e cioè si basa sul concetto di pagare per un servizio come H2O, GAS, Elettricità, etc, la TARIP segue il principio patrimoniale solo per l’obbligo del cittadino di pagarla.
Questo Manuale dedica un capitolo al testo integrale del DM TARIP mentre a seguire sono riportati solo i punti chiave che influenzano l’applicabilità delle misure attraverso le tecnologie abilitanti più oltre descritte. 1. Le singole Utenze Dom e NoDom devono avere un loro codice di univoca identificazione: Art.5, p1 nel rispetto delle norme sulla Privacy Art.3 (momento della consegna). 2. Possono esistere ed essere gestite «utenze aggregate» (condomini, zone sparse, Art.2, d) e sono applicabili sistemi di riparto semplificati: Art.7 e 8. 3. La RUR è la frazione minima di riferimento da misurare per applicare la TARIP (Art. 4, p1) ma possono essere effettuate ed usate, ad integrazione del calcolo, anche misure su altre frazioni utilizzando anche metodi di misura semplificati: Art. 4, p4. 4. Il peso diretto è equiparato a quello indiretto (volume x peso specifico): Art.6, p4,5, e anche se non espressamente detto lo svuotamento è considerato “vuoto per pieno”. 5. Le misure degli svuotamenti di contenitori a volume prefissato (sacchetti e bidoncini) possono essere effettuate con sistemi fissi o mobili e sono ammessi sistemi di misurazione volumetrica (calotte): Art.6, a, b, c, d. 6. Per il peso delle frazioni conferite ed avviate al riciclaggio si possono adottare sistemi semplificati (Art.9) e nel calcolo della Tariffa devono avere un ruolo. Il Decreto TARIP non dice nulla di diverso da quello che già fanno circa 350 comuni italiani in autoregolazione.
Sull’argomento Rifiuti, l’Italia viene purtroppo ricordata dagli stranieri per la cattiva pubblicità che riusciamo a farci da soli aiutati dai media e da quella parte di popolazione esterofila ed incapace di guardare in modo oggettivo anche in casa degli altri. Al lettore che volesse approfondire i dati, qui sinteticamente riportati, si consiglia la consultazione dei rapporti ISPRA che contengono una grande quantità di informazioni utili per capire cosa succede in Italia ed in Europa.
Le due immagini che qui riportiamo si commentano da sole e forniscono una sintesi della situazione Italiana storica sulla raccolta differenziata. Tutti ricordano i disastri di Napoli, Palermo, Roma che sono, si reali, ma forse troppo enfatizzati dalla stampa che non ha il coraggio di dire che le vere cause sono da ricercare nella cronica mancanza di infrastrutture di trattamento della frazione organica e di inceneritori; mancanza che si fa sentire in modo particolare al Sud.
I valori sulla differenziata in Italia, in realtà non sono tanto diversi da quelli di altre grandi città Europee soprattutto se guardiamo alle grandi città metropolitane. Nessuno si scandalizza
nell’apprendere che la percentuale di rifiuti riciclati di Parigi è del 15% (di poco superiore alla media siciliana ed un ¼ di quella di Campania) con la media della Francia pari al 39% inferiore alla media italiano del 52,5% nel 2016 e 55,5% nel 2017) con i risultati oltre all’80% con punte del 85% di alcune Eccellenze del Nord Est Italiano. L’Italia sconta (vedi Fig. 2.c) il fatto di incenerire solo il 22% contro le medie UE28 – 29% ed UE15 – 30% mentre Francia (36%), Germania (32%) e Olanda (46%) utilizzano i termovalorizzatori per eliminare il rifiuto che non riescono a trattare producendo energia e si fanno pagare per trattare anche quello Italiano. Paese UE 28 UE 15 Paesi Bassi Danimarca Germania Spagna Francia Italia
RU prodotto Kg/ab/anno 483 521 520 777 625 443 511 497
RU trattato Kg/ab/anno 474 502 520 777 610 443 511 443
% Riciclo 30 31 25 29 49 18 23 29
% Compost 17 18 28 19 18 11 18 21
% Termo Val 29 31 46 51 32 14 36 22
% Discarica 25 20 1 1 1 57 22 28
% Ter+Disc 54 51 47 52 33 72 58 50
L’Olanda, in centro a Copenaghen, ha costruito un inceneritore la cui altezza è stata utilizzata per costruire un impianto sciistico artificiale per bambini. L’introduzione in Italia della raccolta differenziata a monte, invece di affidandosi ai grandi impianti di separazione, come ad esempio in Germania, è stata sicuramente una scelta coraggiosa per il futuro anche se il combinato disposto di Differenziata a monte + Tariffa corrispettiva a misura presenta maggiori ed oggettive difficoltà organizzative iniziali che si traducono per contro, ove applicate correttamente, in aumento dimostrato della qualità del servizio ed un concreto e significativo abbattimento dei costi al cittadino.
Nel 2018, onde combinare ambientalismo e crescita economica, sono state approvate quattro direttive europee per il recupero dei materiali, la gestione degli scarti, l’inquinamento e lo spreco alimentare. Le potenzialità, secondo la Commissione europea autrice della proposta, poi negoziata tra Parlamento e Governi, sono di: Realizzare risparmi per le aziende di 600 miliardi all'anno, Creare 140mila nuovi posti di lavoro Tagliare di 617 milioni di tonnellate la produzione di C02 entro il 2035 Generare incrementi di PIL dall’ 1 al 7% La CE cerca di coniugare un approccio verde con una serie di risparmi per le aziende tagliano, attraverso il recupero di materie prime, i costi sulle materie prime. L'Europa entra così nell'era dell'economia circolare dopo tre anni di dure trattive ed il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, ha dato il via libera, con un'ampia maggioranza, al testo, redatto dall’Italiana Simona Bonafé per l'Europarlamento. Ad onore del vero nell’applicazione della Tariffa Corrispettiva, l’Italia è molto più avanti degli altri stati Europei con il Veneto in prima fila seguito da tutto il Nord Est e parte dell’Ovest. Non dimentichiamoci che un impianto normativo come la TARIP è pressoché unico in Europa e le Eccellenze Italiane come la venta CONTARINA (Treviso) sono uniche anche in Europa.
Le quattro direttive introducono diverse novità cambiando la politica delle priorità: per primo si dovrà prevenire la creazione dei rifiuti, per secondo privilegiare riuso e riciclo, per terzo organizzare il recupero energetico attraverso i termovalorizzatori. All’ultimo posto la discarica nel limite massimo del 10% entro il 2035.
Per questa ragione diventerà obbligatorio in tutta Europa, come già in Italia, per i produttori di imballaggi dare vita a consorzi che si occuperanno di riciclarli (con metodi che puntano alla massima efficienza facendo risparmiare milioni di euro). Centrale anche l'introduzione di un target allo spreco alimentare: tutti i governi europei dovranno tagliarlo del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030. L'Europa cancella poi le deroghe in bianco alla raccolta separata dei rifiuti, dalla plastica al
metallo passando per vetro e carta: tutti i paesi Ue dovranno farla ed eventuali sconti potranno essere autorizzati solo da Bruxelles a fronte di esigenze motivate e credibili. Conseguenza sono i nuovi target sui rifiuti riciclati dovranno essere: Obiettivo 2025: il 55% , Obiettivo 2030: il 60% , Obiettivo 2035: il 65%
Percentuali che saranno calcolate con nuovi metodi che, nel corso del 2018, sono state al centro di duri negoziati in quanto potrebbero portare a sorprese; la Germania, ad esempio, che si spaccia leader ambientalista, con i nuovi criteri, potrà andar in contro a grossi problemi. L'obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti organici, come cibo e piante, e soprattutto nuovi obiettivi per riciclare i rifiuti da imballaggi: 65% entro il 2025 e 70% entro il 2030 di cui: plastica (50 55%), vetro (70 – 75%), carta (75 – 85%) porteranno gli stati Europei a copiare le Best Practice del Nord Italia maturate nel Nord Est, Nord Ovest d’Italia. Fondamentale il nuovo tetto del 10% entro il 2035 ai rifiuti in discarica (Italia oggi già 28%).
Le due eccellenze di cui abbiamo analizzato e confrontato i dati di dettaglio, forniti dalle stesse, sono state premiate a più riprese da Lega Ambiente come Enti Gestori con le miglior performance nazionali in termini di differenziata e basse tariffe fatte pagare al cittadino. AMNU SpA: Ente Gestore per abitanti <= 100.000: 1° posto 2015, 2016, 2017 applica la Tariffa da circa 10 anni. 15 comuni, 30.000 Utenze , Differenziata >83% CONTARINA SpA: Ente Gestore per abitanti > 100.000: 1° posto 2015, 2016 e 2° posto 2017 applica la Tariffa da 15 anni. 50 comuni, 260.000 Utenze, Differenziata >85% Esistono comunque altre realtà che applicano la tariffa da qualche anno con risultati analoghi sia come percentuale di differenziata che di costi al cittadino. L’immagine a seguire raggruppa, sintetizza e confronta dati riferiti al 2016 provenienti da diverse fonti e sta a dimostrare la congruenza tra le stesse. Gli stessi dati riferiti al 2017 e 2018 mostrano modeste variazioni e quindi confermano l’attendibilità delle macro analisi.
La tabella in alto sx di Fig. 3a, riporta una lista di regioni con i relativi costi €/ab/anno i cui valori potrebbe apparire semplicistici per come sono stati ricavati ma lo scrivente ha effettuato una indagine personale intervistando fonti attendibili residenti nelle regioni citate e ne è emersa una sostanziale attendibilità in linea anche coi dati ufficiali ISPRA dei diagrammi riportati a seguire. Nella parte bassa dell’immagine Fig. 3a sono tabellati i dati forniti da AMNU e Contarina per il 2016 dai quali sono stati ricavati i costi equivalenti €/ab/anno. Questi valori (media 109,76) vanno confrontati con la media del Trentino A.A. e Friuli V.G pari a 130,6 €/ab; emerge che AMNU e Contarina, rappresentano delle eccellenze, non solo nazionali ma anche localmente dove altre realtà “fanno bene”. I dati derivati 2018 danno valori medi in calo di circa il 10%. I due Enti Gestori analizzati presentano un rapporto Ab/dip (vedi parte bassa della Fig. 3a) con valori molto simili (media 867). Nel contempo le stesse fanno pagare ai loro cittadini valori medi di 173€/F3P (F3P = famiglia media di 3 persone). Dal diagramma dei costi, per Zona geografica, espressi in €/ab anno iva compresa, si può estrapolare il seguente calcolo, forse semplificato e grossolano ma comunque significativo. 218,3 -
109,0 = 109,3 * 60.000.000 (popolazione Italiana) = 6,5 Mrd €/anno Lo spreco Italiano annuo causato da una diffusa cattiva gestione delle fasi di “raccolta e smaltimento” del rifiuto pesa circa 6,5 Mrd di €uro/anno; spreco paragonabile ad una manovra economica. Lo spreco potrebbe essere ridotto, velocizzando l’iter di concessione e finanziamento della costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti a partire dagli impianti di trattamento dell’organico che rappresenta circa il 40% in peso del rifiuto prodotto.
Le due Aziende citate evidenziano risultati tendenzialmente analoghi e di grande eccellenza pur adottando attrezzature ed organizzazione di raccolta diverse attraverso le quali applicano comunque una vera Tariffa Corrispettiva in linea da anni con il DM TARIP del 2017. Le differenze sostanziali tra i due Modelli, sono: CONTARINA applica un porta porta (PaP) spinto su tutte le frazioni con uso prevalente di bidoncini e carrellati ed in alcune situazioni di sacchetti taggati. Tariffa calcolata sul RUR (Rifiuto Urbano Residuo). AMNU applica un porta porta (PaP) parziale con il RUR ritirato a domicilio, l’ Umido raccolto per prossimità con un mono operatore ed il rimanete delle frazioni prevalentemente stradale o tramite calotte. Tariffa calcolata sul RUR (Rifiuto Urbano Residuo). La perplessità sul metodo AMNU, da parte di alcuni consulenti ed opinion leader, è molta ma i risultati economici e pratici danno ragione ad AMNU. La diversa impostazione emerge anche dal rapporto Ab/mezzo (fig. 3.a) che è quasi il doppio a favore di AMNU. Allo scrivente il compito di analizzare i numeri e segnalare i risultati. 85,6%
*76,5% 73,5%
83,7% 55,5%
2018
Nella prossima pubblicazione si cercherà di fornire i dati aggiornati al 2019 se disponibili
Riportiamo ad esempio la progressione di risparmio dal 2011 al 2016 da parte di AMNU SpA di
Pergine a fronte di un aumento costante della percentuale di differenziata.
Si noti l’evidenza della differenza tra il costo di una famiglia di 1 persona con la media di 3 persone: 62,28 €/componete > di 150,97/3= 53,2 €/componente.
Estrapolando i costi €/ab x anno delle aziende di eccellenza emerge che mediamente presentano costi (arrotondati) pari a 110 €/ab x anno (tabella alla base di fig.3.a). Nella tabella di fig.3.f questi valori sono riportati nella colonna “Costo totale”. Costi medi (€/ab x anno) per classi di popolazione di comuni a TARIP: ISPRA 2018, Tab. 5.19, anno 2017
Costi medi (€/ab x anno) per classi di popolazione di comuni a TARIP: ISPRA 2020, Tab. 5.21, anno 2019
Nella fig.3.f troviamo valori medi di Costi raggruppati per classi di abitanti. Sembrerebbe che i minori costi €/ab x anno siano raggiunti dai comuni della Classe (5.001-10.000) anche se la differenza con la classe inferiore non è eclatante mentre sembra ci sia un incremento significativo per le Classi di abitanti superiori. Non ci sono dati per la classe >= 150.001 abitanti ma nessuno dei casi di eccellenza gestisce comuni cosi grandi salvo mentre il più grande Comune a Tariffa Corrispettiva che applica in modo consolidato di il DM TARIP 2017 sembrerebbe essere Treviso (70-80.000 ab) gestito da Contarina SpA per il quale il rapporto ISPRA indica i valori di 126,56 euro/abitante x anno con un costo totale medio per kg di rifiuto è pari a 26,61 €centesimi/kg. Un dato medio aggregato, comprensivo anche di Treviso, sembra essere pari a 110 €/ab contro i 157,80 della fig. 3.f. La differenza di circa 40 €/ab, oltre ad un alto livello organizzativo, sono sicuramente determinati dalla maggiore percentuale di differenziata realizzata da Contarina pari al oltre 85% contro il 78,91 della Classe rispettiva di fig.3.f. Si ricorda che questi confronti evidentemente andrebbero effettuati tra realtà analoghe che adottano gli stessi standard di servizio ma l’utilizzo che si vuole fare qui è quello di dimostrare che applicando la Tariffa Corrispettiva (TARIP) con standard analoghi, al netto di aspetti infrastrutturali diversi (disponibilità di impianti), esistono ampi margini di risparmio e non di rincaro dei costi.
Nella regione Trentino Alto Adige sono presenti 2 Comuni con una popolazione superiore a 80 mila abitanti: Bolzano e Trento. Il primo dichiara 168,30 euro/abitante x anno con un costo totale medio per kg di rifiuto è pari a 32,48 €centesimi/kg ed il secondo 170,83 euro/abitante x anno con un costo totale medio per kg di rifiuto è pari a 35,83 €centesimi/kg. Sulla base di elementi noti per conoscenza diretta, questi due comuni non applicano una Tariffa Puntuale definibile Corrispettiva ma un sistema che è sostanzialmente basato sulle superfici e quindi non è significativo.
Nella tabella a seguire (estratto Fig. 3.a) viene riportata una sintesi di Macro Piani Finanziari relativi ad Aziende in House che applicando la Tariffa corrispettiva da anni. Le incidenze minime e massime, se pur da prendere con cautela, sono molto significate e, con un particolare riguardo, quelle relative ai costi del personale nelle loro tre suddivisioni: operativo, amministrativo, tariffa. Le prime due voci pesano dal 37% al 42%; valori significativamente inferiori a 45% - 60% riscontrati i diversi bandi di gara miranti ad esternalizzare il Servizio di Raccolta. I dati indicano che nel processo di ottimizzazione e di passaggio alla Tariffa si ha un risparmio di personale operativo sul campo ma serve incrementare il personale per la gestione ottimizzata dei processi; si ha quindi uno diverso riparto delle voci del Piano Finanziario con l’aumento di alcuni costi e la diminuzione di altri ma con un risparmio complessivo oggettivo sempre garantito.
E’ comunque da tener conto che il Modello in House, tipico dei casi di eccellenza, gode come
minimo di due vantaggi importanti:
i costi non sono gravati dal “giusto utile d’impresa” stimato pari ad un minimo 10-12% una flessibilità di Governance che meglio si adatta al processo di filiera di Fig.4.a
Emerge sulla base di dati oggettivi che l’applicazione della Tariffa porta ad aumentare la differenziata ed a ridurre i costi al cittadino ma sarebbe poco serio affermare che passare da una Differenziata a TARI ad una Differenziata a Tariffa è semplice e banale. Il processo delle 4 Fasi ha le sue “complessità” ma non si può dire che è “complicato” perché le cose complicate si possono “semplificare” mentre quelle complesse si devono solo “organizzare”. L’errore che si tende a fare nell’approcciare la TARIP è quello di cercare di semplificare un processo complesso banalizzandolo trascurando od invertendo per superficialità l’ordine di fasi già note.
Oltre ai concetti sopra espressi, possono aiutare alla causa i seguenti consigli:
Non improvvisare o percorrere strade già costellate di insuccessi “comprovati”. Affidarsi a chi conosce il problema e lo padroneggia da anni con successo. Copiare i modelli organizzativi di successo verificabili e quindi “comprovati”. Non sottovalutare il “fattore umano dell’esperienza”. Non sottovalutare la strategicità delle Tecnologie Abilitanti di supporto. Utilizzare tecnologie collaudate almeno da 2 o 3 anni e non solo in sperimentazione. Non risparmiare sulle Tecnologie Abilitanti, stante l’incidenza quasi insignificante (sempre <<1%), rispetto alle altre voci del PEF.
Nessuno ha la bacchetta magica e gli Enti Gestori che hanno raggiunto risultati significativi non son arrivati da un giorno all’altro ad essere citati come “eccellenze nazionali” e qualcuna anche “eccellenza europea”. Questi Enti hanno ipotizzato un progetto e lo hanno realizzato gradualmente nel tempo, attraversando indenni cambi di politica ed incorrendo sicuramente anche in qualche incidente di percorso traendo però dagli errori gli opportuni stimoli per migliorare. Fondamentale non nascondere il singolo insuccesso e non scappare dalla responsabilità; importante invece sviscerare le cause alla ricerca delle possibili soluzioni. Vale sempre il concetto che: chi fa può sbagliare ma l’errore più grande e non fare nulla …per non rischiare.
Oggi lo Stato dell’arte è noto, le Metodologie operative sono mature, le Tecnologie sono sufficientemente consolidate, i fornitori di Tecnologie e Software conoscono il dominio, i fornitori di Materiali sanno cosa vendono ed i Consulenti hanno avuto occasione di diventare tali. “Come fare? …basta copiare umilmente e …si rischia di sbagliare poco!”.
Le singole parole dello slogan hanno ognuna un significato preciso e necessiterebbero di un’attenta riflessione; evidenzio solo: “copiare”, “umilmente”, “rischia”. Per rispondere a chi è solito interpretare in modo critico e negativo ogni affermazione, ricordo che il verbo copiare dello slogan di copertina può essere declinato con molteplici sfumature. Tra le tante, quella che vorrei assolutamente escludere, è quella che viene associata al famoso “taglia incolla” informatico che troppo spesso viene usato in modo “superficiale” e poco “deontologico” da chi non è capace di riconoscere la professionalità altrui e pensa che i processi possano semplicemente essere clonati senza nemmeno dedicare il tempo necessario per analizzare e capire il contesto di quanto è stato scritto. Un esempio di superficialità è l’interpretazione di quello che, in trasmissioni televisive molto partecipate, è stato definito giornalisticamente il “modello Treviso” (=modello Contarina, ex Priula), citato nel presente lavoro. Questo modello non è clonabile in molti casi. Sono applicabili i principi generali, sono adottabili alcune tecnologie, sono sposabili alcune scelte metodologiche ma la mancanza di contestualizzazione e di consapevolezza dello stato delle cose e dei diversi punti di partenza, non può che portare a disastri e delusioni.
Il processo organizzativo per arrivare ad applicare la TARIP passa attraverso le 4 (quattro) Fasi operative dello schema di Fig. 4.a rappresentate da sinistra a destra in senso non solo numerico ma anche temporale che deve essere rispettato. A loro volta le 4 Fasi possono fare capo, a livello più alto a due Obiettivi fondamentali: STARUP, Obiettivo a breve stimato a grandi linee in 12 mesi. GESTIONE, Obiettivo a medio e lungo termine che dipende dalla durata dell’appalto.
Le 4 Fasi canoniche sono così classificabili: Fase 1: Creazione e Bonifica Banca Dati - Anagrafe Utenze; deve prevedere lo studio delle modalità di aggiornamento. Fase 2: Consegna\Distribuzione Kit Materiali; presuppone la scelta strategica dei tipi di contenitori (Bidoncini e/o Sacchetti).
Fase 3: Raccolta e Misurazione; presuppone un’attività di programmazione delle attività \ percorsi. Fase 4: Applicazione Tariffa sulla base delle misure e Riscossione; presuppone un adeguato periodo di test e di analisi dei risultati (4-6 mesi). Il rigoroso rispetto, in senso temporale, del processo di filiera è la condizione “sine qua non” per la riuscita di un progetto TARIP; esattamente come un processo produttivo di filiera in una qualsiasi organizzazione del Tipo INDUSTRIA 4.0. L’errore più frequente che viene fatto, quando si approccia la TARIP, è che i “livelli decisionali” si focalizzano solo sulla 4, pensando ingenuamente che TARIP = TARI + P e sposando la diffusa eresia che P=Premialità e non P=Puntuale e che quindi sia sufficiente:
Integrare il Servizio di raccolta con qualche attività più di forma che di sostanza. Inserire nel bando di gara la parola premialità. Adattare il software TARI esistente con qualche modifica.
E’ un grossolano errore pensare di applicare la TARIP semplicemente introducendo criteri di Premialità tramite improbabili tessere a punti che rischiano di illudere i cittadini in merito a risparmi in Tariffa che non potranno mai essere realizzati percorrendo semplicisticamente solo questa strada.
La TARIP (Tariffa Puntuale), meglio definibile come TARIC (Tariffa Corrispettiva), condivide con il tributo patrimoniale TARI solo l’aggettivo “patrimoniale” che si esplica nei due obblighi: l’ “obbligatorietà della riscossione”, in capo all’Amministrazione e l’“obbligatorietà del pagamento”, in capo al Cittadino. La TARIP, proprio per la diversa natura di calcolo rispetto alla TARI, comporta una profonda e diversa organizzazione dell’esecuzione del Servizio di Raccolta che stravolge usanze e modalità consolidate di chi eroga sul campo il Servizio. Ciò vale sia per le Aziende in House che per le Aziende private a cui viene appaltato il Servizio. La differenza ruota attorno alla necessità di garantire alla committenza, oltre che il Servizio, la quantificazione dello stesso svolto quotidianamente con una puntuale e certificata misura delle singole quantità prodotte dalle utenze; elemento intrinseco della TARIP. Per la gestione del servizio e della bollettazione della TARIP non è quindi sufficiente una superficiale e generica appendice al software TARI ma serve un sistema integrato di software in grado di affrontare una gestione analoga a quella dell’H2O ed il GAS in linea con le direttive emanate da dall’ente regolatore ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti ed Ambiente). Le parole d’ordine che accompagnano le 4 Fasi (Startup + Gestione) sono Software, Tecnologie ed Integrazione dei processi ma soprattutto competenze organizzative di processo e quindi competenze, non migliori ma semplicemente diverse, da quelle tradizionali e consolidate del mondo dei Tributi; TARI e TARIP … modalità operative ed obiettivi diversi. L’unico legame tra Tributo TARI e Tariffa TARIP resta il contributo periodico e costante proveniente dall’Anagrafe Civile alla “nuova banca dati integrata” mentre l’aggiornamento degli altri dati può avvenire anche attraverso gli Sportelli Territoriali o il Portale Utente e prossimamente, quando consolidato l’iter, utilizzando il servizio fornito dall’ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente) che fa riferimento al Ministero dell’Interno. L’attivazione della Fase 4 (Tariffazione) deve essere preceduta da un necessario e fondamentale periodo di test della Fase 3 (Misure) che sarà tanto più lungo quanto meno accurate ed adeguate saranno state le Fasi 1 e 2 di Startup, propedeutiche ed obbligatorie. La Fase 4 è quindi solo il punto di arrivo e forse la più semplice delle 4 Fasi di filiera, sempreché le altre 3 Fasi siano state impostate ed eseguite correttamente. E’ in oltre da ricordare che, in parallelo allo Startup della TARIP, è indispensabile portare aventi la TARI onde garantire continuità ai flussi finanziari dell’Amministrazione.
Tra 5, 10 anni, quanto evidenziato nello schema di Fig. 4.a, sarà dato per scontato. Oggi però non è assolutamente così, tant’è che non è ancora chiaro a molti operatori di settore, che la scelta dei contenitori giusti (bidoncini e/o sacchetti), delle tecnologie che servono per monitorarli (Tag e Lettori) e la banca dati Utenza - Contenitore, sono gli elementi strategici del processo TARIP. Senza dati certi sugli svuotamenti (peso indiretto) ed una banca dati costantemente aggiornata, non si può pensare di applicare una Tariffa Corrispettiva. Della struttura della Tariffa e del suo stretto legame con il PEF (Piano Economico Finanziario) se ne parlerà più avanti perché l’obiettivo principale di questo documento sono le tecnologie abilitanti per organizzare e quantificare il servizio di raccolta; quantificazione significa misura e senza misura non si può parlare di Tariffa Corrispettiva.
☼ Nella filiera di processo di fig.4.a, che presenta uno sviluppo consequenziale temporale ideale, potrebbero anche insorgere “momenti anomali di stop” che abbrevieremo col termine Fasi Xi perché rappresentano delle incognite (Xi) anche se talvolta prevedibili e che possono insorgere per i motivi più svariati che talvolta non hanno nulla di tecnico. Le Fasi Xi interrompono il processo e quindi allungano i tempi di messa a regime della TARIP. In taluni situazioni le Fasi Xi, potrebbero anche risultare funzionali al processo in quanto permettono il riallineamento dei Sotto processi di Filiera che devono rispettare le Milestone strategiche di verifica intermedia in un “Gant operativo complessivo”. Un po’ come chi corre in compagnia e si deve fermare per aspettare un compagno ritardatario, causa da un malore non prevedibile, per poi proseguire assieme in sintonia. Mai iniziare una Fase, o anche una semplice attività singola, se non esistono tutti i presupposti necessari e funzionali alla stessa. Iniziare solo per mantenere una promessa politica troppo ottimistica o per paura di non riuscire a spiegare un dettaglio dimenticato, porta sempre a situazioni peggiorative.
Le Fase Xi sono normalmente figlie del Modello di Tipo Burocratico che non riesce ad evolversi in Modello di Tipo Industria 4.0; rappresentano le cattive pratiche messe in atto da chi rifiuta il cambiamento servendosi di un sistema legislativo finalizzato alla forma invece che alla sostanza e che consente di sfuggire alla responsabilità del non fare. Citiamo tre possibili Fasi Xi che poi approfondiremo negli specifici capitoli:
Consegne di contenitori alle utenze utilizzando banche dati non aggiornate ed adeguate. Inizio di letture senza la certezza degli accoppiamenti Utenza – Contenitore. Tag dei contenitori non compatibili con i sistemi di lettura adottati. Incompatibilità della posizione dei Tag rispetto alla posizione delle antenne.
Al di là della moda di utilizzare il post-fisso 4.0 in quasi tutti i settori, in questo contesto il termine viene coniugato in Rifiuti 4.0 e viene utilizzato per evidenziare che il processo di applicazione della Tariffa Corrispettiva non può basarsi su un’impostazione giudicata “corretta e sufficiente” solo perché rispetta un processo burocratico descritto sommariamente in un Capitolato frutto di un ripetuto e superficiale “taglia incolla” adattato all’occasione. Adottare concetti e processi di tipo 4.0, significa puntare su un efficientamento solo teorizzato nel CAM (Criteri Minimi Ambientali) e possibile solo grazie all’adozione di tecnologie atte a supportare modelli e processi miranti a ridurre i costi ed ad aumentare la qualità del prodotto Servizio che in questo contesto possiamo definire Rifiuti 4.0. Nel corso di circa 20 convegni, distribuiti tra Centro, Nord, Sud ed Isole, a titolo “Perché e come applicare la Tariffa”, sono emerse reali e non negabili difficoltà nel coniugare le aspettative di Risparmio delle Amministrazioni e quelle Ideologico-Ambientali, con le problematiche operative ed organizzative sul campo delle Aziende di Servizio.
L’applicazione pratica di Rifiuti 4.0 esplicato nelle 4 Fasi, va a cozzare con una Normativa, chiara solo nel come si deve fare a ricavare le Misurare necessarie al calcolo della Tariffa ma farraginosa e
burocratica oltre ad ogni ragionevolezza quando si deve passare all’operatività ed individuare chi deve fare e cosa e di chi sono le responsabilità del non aver fatto. Tre i principali punti critici:
L’inadeguatezza del Codice degli Appalti applicato al Settore dei Servizi. L’assenza di un Modello di Governance Guida adatto a gestire il processo TARIP. La non adeguatezza della struttura Comunale per affrontare Processi di Tipo 4.0.
Il Punto “A. Organizzazione” della Fig. 4.2 introduce alla constatazione che il successo ottenuto da alcuni Enti Gestori, per lo più del Nord-Est, è stato anche favorito dalla chiarezza delle norme fissate dalle Regioni di appartenenza in attuazione del DL 138/2011 che hanno permesso l’adozione di un Modello di Governance (=Organizzazione Industriale del Processo). Il Modello vincente è un Ente di Bacino (Consorzio, ARO, etc) composto da un insieme di Comuni che diventa un unico interlocutore solidale della Società in House che funge da Gestore ed Attuatore delle Direttive.
Nelle Regioni, in assenza di direttive, il tutto è semplicemente rimandato al TUEL (Testo Unico Enti Locali) che non può certo essere considerato un manuale di processo. La disomogeneità di attuazione del DL 138/2011 risulta dal documento «Assetti Organizzativi del Servizio Gestione Rifiuti Urbani - Stato di Attuazione dei Processi di Riordino» – maggio 2016. Di seguito 4 punti che riassumono la situazione della normativa attuale.
Nota ANCI ER del 29 aprile 2016, comma 668, in merito a Tari Corrispettiva: affida chiaramente al singolo comune sia il regolamento sia la misurazione tariffaria in quanto solo con Delibera Tariffaria può garantire copertura integrale dei costi. In sostanza: Il legislatore si preoccupa che non vengano imputati costi di un Comune ad un altro Comune Per contro, il Comma 1-bis dell’articolo 3 bis del dl 138/2011 (definizione ambiti territoriali): affida agli Enti di Governo, le funzioni di organizzazione dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica, compresi quelli appartenenti al settore dei rifiuti urbani, di scelta della forma di gestione, di determinazione delle tariffe all'utenza per quanto di competenza, di affidamento della gestione e relativo controllo. Decisione del Consiglio di Stato, 3236/2015, utile a chiarire il ruolo degli Enti di Governo \ Bacino, spiega che l’autorità dell’ambito territoriale ottimale .. «non sarebbe semplicemente un modulo organizzativo ma l’ente esponenziale al quale i singoli Comuni hanno trasferito le competenze e la tutela dei propri interessi». Molti Enti sono attratti dall’idea di passare a TARIP e liberarsi dal prelievo a TASSA che comporta la creazione del FCDE (Fondo Crediti Dubbia Esigibilità) previsto dalle nuove norme ma il Comune in se non è, organizzativamente e contabilmente, adatto all’adozione della TARIP in quanto la tariffa corrispettiva, rispetto alla Tarsu/ TARI, ha logiche di fatturazione diverse e necessita di una stretta interazione (Contratto di Servizio) tra gestore ed utente ed è dimostrato che l’applicazione del regime IVA porta ad un risparmio ovvio per le Utenze Non Domestiche ma anche per le Utenze Domestiche.
In questo contesto si inserisce la fantasia interpretativa italiana che trova una soluzione nell’introduzione di una modalità denominata TARI Puntuale che è una via di mezzo tra Tassa e Tariffa che nella parte fissa contiene ancora parzialmente la superficie (Tassa) e nella parte variabile adotta le misure (Tariffa) ma che viene addebitata senza esporre l’iva (quindi non recuperabile) in quanto il Comune non è attrezzato per gestirla.
I Modelli organizzativi della raccolta differenziata adottati in Italia sono diversi da Regione a Regione ed evidenziano scelte talvolta al limite della Normativa che viene interpretata anche per trovare risposte ad esperienze pregresse non positive. Da questo punto di vista, se escludiamo le grandi città Metropolitane che non applicano assolutamente la Tariffa ma hanno anche difficoltà ad applicare la TARI, l’Italia è divisa in due Area ben distinte:
Area Nord con 324 su 341 pari la 95% dei comuni a Tariffa corrispettiva (Fig. 1.b): comprese Toscana, Emilia Romagna e Liguria ove per lo più i comuni sono associati o consorziati e guidati da un Ente Gestore Pubblico che si occupa di tutto. Area Centro – Sud con 17 su 341 pari la 5% dei comuni a Tariffa corrispettiva (Fig. 1.b): composto dalle rimanenti Regioni dove il singolo Comune si organizza gestendo in proprio la parte Amministrativa ed Organizzativa ed Appalta il Servizio.
Per conoscenza diretta e quindi in base ad un giudizio soggettivo, di questi 341 comuni, almeno un 20% applicano una Tariffa corrispettiva non ortodossa e quindi non “TARIP rispettosa” in quanto il peso non risulta certificabile nemmeno indirettamente, tanto da sconfinare nel presuntivo e quindi … “TARI”.
A seguire un tentativo di riassumere in 3 schemi la grande varietà delle situazioni italiane. Nei riquadri dedicati alla Gestone di Processo, vengono evidenziate in rosso le fasi di Avviamento, Gestione e Controllo che risultano critiche per tutti i tre i modelli analizzati. E’ un modello che presenta diverse criticità; le due più importanti:
Scarsità ed inadeguatezza del personale per gestire il processo TARIP. Mancanza di un’economicità di scala in alcune voci di costo del PEF.
L’impegno e la buona volontà dei singoli non è sufficiente a superare le criticità evidenziate in rosso nella Fig. 5.a. Per la Gestione ed il Controllo è irragionevole e non opportuno appaltare alla stessa Azienda il controllo. Per fortuna si sta diffondendo la prassi di individuare la figura del DEC (Direttore Esecuzione Contratto) per la fase di Avviamento e di Startup nel suo insieme. E’ purtroppo ancora scarsa la disponibilità di figure professionali che abbiano una reale esperienza specifica già maturata, certificabile e verificabile.
E’ questo un modello che si ritiene un compromesso accettabile per dimensione e costi. Rappresenta anche un ottimo punto di partenza per crescere verso una forma di Ente Gestore in House con funzione di aggregatore, inizialmente di proprietà del Comune capofila e poi degli altri comuni che si aggregano come rappresentato nel Modello [3]. Benché le problematiche del Modello [2] siano minori, non si può prescindere dal ricorrere anche qui, almeno inizialmente alla figura del DEC, per i necessari controlli ed ad una consulenza esterna competente con esperienza specifica già maturata, certificabile e verificabile, per la fase di Avviamento. E’ questo il modello di gestione dove la Tariffa è nata e cresciuta ma soprattutto si è consolidata negli ultimi 10-15 anni evidenziando notevoli risultati sia nelle percentuali di differenziata (oltre 85%) come confermato dai riconoscimenti di Lega Ambiente e dai dati ISPRA ma garantendo contemporaneamente costi ai cittadini tra i più bassi d’Italia. Non fanno naturalmente testo le Municipalizzate delle grandi città Metropolitane che risentono di anomalie di Gestione che derivano dal loro gigantismo e da scelte di politica occupazionale non più sostenibili. La dimensione dei 550.000 ab di Contarina, a cui è però arrivata gradualmente, si ritiene sia quasi il limite superiore mentre una dimensione ideale è stimata attorno a 200.000 ab.
Privatizzare le grandi Municipalizzate è un palliativo perché si cerca di demandare al privato la responsabilità di ridurre la voce di costo più fuori controllo che è quella rappresentata del personale in esubero cumulato in anni di gestione non orientata ai risultati; il privato poi ha un costo in più che è il giusto margine d’impresa.
Emerge chiaramente che, in tutti 3 i Modelli di Governance schematizzati, esistono dei Servizi (riquadro a destra, testo in rosso) per i quali l’Ente Gestore, quale esso sia, spesso non ha le competenze interne per implementarli. Parliamo della fase di “Avviamento \ Startup” di un processo che porterà ad un abbattimento certo dei costi nel medio termine ma che, come in un qualsiasi processo Industriale, necessita di un piano d’investimento (2-3 anni) in attrezzature, riqualificazione del personale ma che soprattutto necessità di una disponibilità immediata di professionalità non formabile in tempi brevi e non facilmente reperibile per i seguenti motivi:
Le figure potenzialmente adatte e disponibili internamente, coprono altri incarichi e comunque dovrebbero essere formate. Le figure adatte e reperibili esternamente non sono facilmente ingaggiabili per la rigidità della normativa anche in merito alle consulenze.
L’ingaggio e la remunerazione di queste figure professionali purtroppo sconta una interpretazione distorta del Codice degli Appalti che prevede “il prezzo più vantaggioso” ma che viene trasformato in “prezzo più basso” assegnando a tutti lo stesso punteggio per non assumersi responsabilità.
Il tempo è danaro e sbagliare i tempi di realizzazione di alcune attività del processo, per mancanza di conoscenza ed esperienza, può implicare un aumento significativo dei costi indiretti che rischiano di far sballare Piani Finanziari già approvati. Attività tipiche per le quali l’Amministrazione dovrebbe avvalersi di professionalità esterne comprovate con lo scopo di rispettare il crono-programmi e quindi anche i costi, sono:
Supporto al reperimento delle banche dati disponibili da cui partire. Molto spesso i Comuni non hanno capacità autonoma di fornire i dati e non hanno nemmeno l’idea della qualità reale dei dati in loro possesso. Analisi del Piano Economico Finanziario della TARI in essere (pregresso) e stesura di un nuovo e diverso PEF finalizzato alla TARIP con una proiezione almeno triennale. Stesura del regolamento TARIP e Simulazione Tariffe. Supporto al recupero dell’eluso emerso attraverso la fase di Startup (1° anno) Supporto al recupero obbligatorio dell’eluso pregresso prima che cada in prescrizione. Altre eventuali necessità da caso a caso.
La sentenza del Consiglio di Stato 380/2017 ha chiarito che, in assenza dell’attività del “maneggio del denaro pubblico”, il requisito di affidabilità patrimoniale di cui agli artt. 52 e 53 d.lgs. n. 446 del 1997, per la realizzazione dei servizi a monte della Tariffa, non solo non è necessario ma prevederlo in un bando di gara, risulterebbe illegittimo. Il requisito dell’iscrizione all’albo è necessario solo per gli incarichi che demandano al concessionario il rapporto con il contribuente/debitore e tutto il rischio delle attività connesse al maneggio di denaro pubblico, mentre NON RIGUARDA I SERVIZI DI SUPPORTO che invece possono essere forniti da tutti gli operatori economici sulla base dei requisiti richiesti dai comuni ai sensi del codice dei contratti d lgs 50/2016. L’affido quindi di Servizi atti all’avvio dell’applicazione della Tariffa corrispettiva, ad organizzazioni capaci di fornire i servizi necessari, deliberato da Amministrazioni non dotate oggettivamente di organizzazione interna opportuna (personale, locali e strumenti), risulta assolutamente legittimo nella sua interezza fino, e compresi, l’elaborazione della tariffa e postalizzazione della stessa, purché il destinatario dei versamenti, attraverso l’ F24, sia l’Amministrazione affidataria, cioè il Comune stesso. La scelta di appaltare per comodità, tutto il processo di filiera, e quindi anche la scelta e l’acquisto delle Tecnologie Abilitanti (software bollettazione compresa), alla società che si aggiudicherà il Servizio di Raccolta, è priva di logica stante gli ovvi conflitti d’interesse. Servono soluzioni ragionevoli ed equilibrate che salvaguardino l’interesse dell’Amministrazione senza nel contempo vessare l’Azienda di Servizio che va responsabilizzata e monitorata.
Per la gestione della TARIP assume rilevanza la funzione del DEC, ovvero del Direttore dell’Esecuzione del Contratto (di servizi e forniture). Questa figura ha una stretta analogia con quella più nota del Direttore dei Lavori che attiene ai contratti dei Lavori Pubblici, comunque normati dallo stesso D.Lgs. n. 50/2016. Entrambe le figure sono disciplinate dal Regolamento di cui al D.M. n. 49/2018 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e le funzioni del DEC sono regolate dagli artt. dal 17 al 26 del citato D.M. che saranno riportati integralmente con commento in coda al presente lavoro. Il ruolo di DEC può essere assunto da figura interna alla Committenza oppure può essere incaricato un Libero Professionista esterno. Non è ancora disponibile un Albo dei DEC e dei criteri precisi per la scelta di questa figura se non quelli minimi di far parte di un albo professionale Tecnico e quelli di verifica del possesso di esperienze di settore.
Per inquadrare correttamente la figura del DEC nell’ambito della normativa nazionale ed interpretare correttamente le mansioni dello stesso in modo da coniugarle con le norme del CAM (Criteri Ambientali Minimi) ed un corretto utilizzo delle tecnologie di Monitoraggio dei Servizi impliciti nella TARIP, ho usufruito della preziosa collaborazione dell’ing. Antonio Sperduti, esperto in normativa sui lavori pubblici che ha frequentato assiduamente i miei convegni di “Alfabetizzazione” all’applicazione della Tariffa da lui rinominati “Evangelizzazione alla TARIP”. Lo ringrazio per il costante spirito critico, costruttivo e propositivo con cui ha affrontato ogni discussione sui vari temi che costantemente sembrano mettono in discussione l’applicabilità della TARIP in un contesto burocratico che rema contro perché disturba la quotidianità; considerazione che condivido.
Alcune delle informazioni di Natura Legislativa e relative interpretazioni derivano da estratti da altri siti ed in particolare da un confronto professionale con la dott.ssa Cristina Carpenedo che gestisce il sito informativo https://www.carpenedocristina.com/ a cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti. --------------Leggiamo e riportiamo quasi integralmente---------------
Con l’entrata in vigore della Legge 147/2013 l’assetto del prelievo sui rifiuti è stato collocato nell’ambito della disciplina dell’imposta unica comunale con il riconoscimento di una discrezionalità importante che consente ai comuni di adottare sia un tributo, denominato TARI, sia un corrispettivo, denominato TARIP (o TARIC) P= Puntuale mentre C=Corrispettivo. La differenza tra TARI e TARIP\TARIC è sia di forma sia di sostanza.
La TARI è una tassa che opera sulla base di un sistema presuntivo che collega il prelievo al parametro della superficie con adattamenti diversi. Coefficienti ministeriali e specifiche norme di settore tentano continuamente di rendere equa un’imposizione spesso inadatta alla complessità delle diverse situazioni che si possono incontrare. La TARIP è un corrispettivo di natura patrimoniale scelto dal legislatore per tradurre il sinallagma dell’obbligazione di pagamento rispetto al servizio reso, nell’ambito della raccolta trasporto e smaltimento del rifiuto prodotto.
Non sfugge in ogni caso alla questione dell’assimilazione che, come conferma il decreto in bozza, comporta sia in regime di tassa che di tariffa l’esclusione dal prelievo per l’intera quantità quando l’utenza superi i limiti normativi. Il comma 668 dell’articolo 1 della legge 147/2013 dà facoltà ai comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità dei rifiuti conferiti al servizio pubblico, come definiti dal decreto ministeriale del 20 aprile 2017, di applicare, in luogo della Tari, una tariffa avente natura corrispettiva. La gestione avviene sulla base delle formule organizzative definite dalla normativa nazionale e regionale nonché dalle scelte locali, in presenza di disposizioni contenute nello stesso comma 668 e 690 che riconoscono l’affidamento ex legge al soggetto affidatario del servizio di gestione dei rifiuti:
668 ultimo capoverso: La tariffa corrispettiva è applicata e riscossa dal soggetto affidatario del servizio di gestione dei rifiuti urbani.
690. La IUC è applicata e riscossa dal comune, fatta eccezione per la tariffa corrispettiva di cui al comma 667 che è applicata e riscossa dal soggetto affidatario del servizio di gestione RSU
La tariffa viene concepita come entrata del gestore, con una significativa norma speciale che assume interesse per ragioni di cassa. Poter governare la fase della bollettazione, permette al gestore importante autonomia di spesa che va bilanciata dalla questione dei mancati incassi.
Infatti la TARIP\TARIC, alla pari della TARI, è caratterizzata da importi di modesta entità che necessitano degli stessi poteri di riscossione che fanno attualmente capo solo agli enti pubblici o alle società pubbliche ma che risultano del tutto assenti quando il gestore è un soggetto privato. Di fatto, benché la norma crei a favore del gestore un affidamento ex lege di carattere speciale, per la logica di favorire la gestione unica del ciclo integrato, ignora e dunque non assegna allo stesso gestore le armi in grado di accelerare ed efficientare la riscossione della tariffa alla pari di un soggetto pubblico. L’attuale sistema di prelievo sui rifiuti sta subendo una forte accelerazione verso la tariffa riscossa dal gestore con estromissione dal bilancio dell’Amministrazione che oggi deve prevedere le mancate riscossioni che sfociano in inesigibilità e l’obbligo di inserire il FCDE (Fondo Crediti Dubbia Esigibilità) a costo sul PEF (Piano Economico Finanziario) di Previsione. Il gestore infatti non è titolare della potestà tariffaria e dunque del potere di fissazione del prezzo a copertura dei costi, per legge in capo all’Amministrazione, che non potrà ignorare le perdite del gestore, da giudicare anche sotto il profilo della performance di riscossione. Il nodo della riscossione si presenta decisivo nel decretare il successo di un modello.
Chi scrive non produce ne rivende attrezzature specifiche come sacchetti, bidoncini, mezzi di raccolta, isole interrate, contenitori più o meno intelligenti, colonnine, pese, sbarre di accesso, compostatori ed altro mentre si è sempre occupato di analizzare metodi e procedure a supporto il Servizio di Raccolta Differenziata finalizzato alla Tariffa a Misura. Questo ha comportato lo sviluppo di software adeguati ma soprattutto verificare e testare l’interfacciamento dei software con tutte Tecnologie IT hardware che il mercato offre alla ricerca, non tanto del minor costo immediato, ma bensì del miglior rapporto costo/prestazioni e normalmente corrisponde anche all’investimento a più veloce ammortamento. Le Tecnologie Abilitanti (insieme di hardware e software), dovrebbero rispondere alle più moderne tecnologie offerte dal mondo dell’IT (Information Technology) ed essere “compliance” con tutto ciò che viene indicato col postfisso 4.0. Le parole che vanno di moda, anche se spesso abusate, sono Cloud, Integrato, Integrabile, Smart, Certificazione, Tracciabilità, Privacy ed altre.
Particolare attenzione va posta nella lettura delle specifiche dei capitolati di gara ed in particolare nell’interpretazione dell’aggettivo integrato utilizzato spesso in modo ambiguo. Integrato: si dice di hardware o software che esistono, sono dimostrabili e di cui si può conosce il costo. Integrabile: si dice di hardware o software di cui non sono certi i costi, i tempi di realizzo ma soprattutto la realizzabilità. In sostanza quando si usa l’aggettivo “integrato” si richiede una caratteristica precisa che impone un’assunzione di responsabilità mentre quando si usa l’aggettivo “integrabile” si fa una richiesta generica che si trasforma in una caratteristica potenziale ma non certa.
Nella Raccolta Differenziata a Tariffa Corrispettiva, assume un ruolo centrale la misurazione della quantità di RUR (Rifiuto Urbano Residuo = Secco Indifferenziato) prodotto, perché ogni svuotamento si traduce in peso e quindi in un costo da addebitare in bolletta all’utenza che è stata identificata come titolare del contenitore. Manca ancora oggi la presa di coscienza che l’impianto TARIP si basa interamente sul sistema di identificazione del contenitore (bidone e/o sacchetto) svuotato e quindi sull’identificazione dell’utente/produttore del rifiuto associato al contenitore. Ne consegue che l’utilizzo congiunto di Chip RFID e Lettore RFID, devono essere trattati, nella loro funzionalità combinata, come un POS (lettore RFID) ed una Carta di Credito Bancomat (Chip RFID applicato al contenitore).
Determinanti quindi sono: affidabilità, certezza e sicurezza degli strumenti e procedure d’uso perché, l’operatore che maneggia il sistema, assume la funzione e la responsabilità di un esattore. Risulta per tanto determinante e giustificata la necessità di trasparenza verso il cittadino in merito agli svuotamenti che vanno registrati e certificati (Art.5, Punto 2, b). Troppo spesso ancora oggi chi scrive di Tariffa (giornalisti e politici) parlano con leggerezza di peso inducendo, nel lettore non esperto, l’errata e fuorviante convinzione che i rifiuti si pesino col bilancino anche se è vero che, prima del DM TARIP del 2017, che ha messo le cose in chiaro, il sistema di pesatura diretto è stato usato ed abusato oltre al ragionevole buon senso. All’Art.6 il DM ha fatto chiarezza su quando si deve pesare e quando non serve assolutamente perché sarebbe uno spreco di costi oltre ad un’inutile complicazione. Si parla di conteggio degli svuotamenti in quanto il DM TARIP sancisce la possibilità e correttezza del calcolo del peso in modo indiretto come determinato dalla formula P= Vc x ps dove P = peso del rifiuto contenuto, Vc= volume del contenitore e ps= peso specifico della frazione. All’Art. 6, commi 5 e 6, il DM spiega come vanno usati i pesi specifici. Il principio del “peso indiretto” sottintende che lo svuotamento è sempre considerato “vuoto per pieno” e che quindi è nell’interesse del cittadino esporre il contenitore solo quando questo è pieno.
La progettazione del servizio, almeno per la frazione oggetto di “misura” (minimo il RUR), dovrà quindi tener conto del coefficiente (=frequenza) d’esposizione che influirà sull’organizzazione dei giri di raccolta. Il principio di svuotamento di volumi prefissati o convenzionali vale anche per i sistemi di conferimento aggregato (condomini), quelli a calotta volumetrica e quelli semplificati per il conferimento nei centri di raccolta già descritti.
La criticità del sistema di pesatura diretta deriva dal costo dell’attrezzatura e dalla precisione difficile da raggiungere per modesti valori di “Peso Netto = Pesata – Tara” dove si rischia di ottenere valori negativi se il sistema non è nelle condizioni ideali operative o non è stato sottoposto alle giornaliere tarature. Il problema è particolarmente sentito per sacchetti e/o contenitori da 50 a 240 litri mentre per i conferimenti nei centri di raccolta presidiati, il DM indica addirittura di applicare sistemi semplificati di misurazione escludendo quindi implicitamente sistemi di pesatura fisica. La pesatura diretta è invece obbligatoria e fondamentale là dove si trasferiscono in entrata ed uscita da centri autorizzati, grandi quantità di rifiuto, utilizzando camion, press-container e scarabilli. In tal caso il peso diretto va registrato e tracciato con appositi moduli (vedi: FIR, MUD) gestiti da specifici software ed è questa la fase dove si deve tener conto di quanto affermato in merito ai pesi specifico (Art. 6, punti 5 e 6).
Nella grande discussione tra pesatura indiretta e diretta, ambedue le modalità hanno quindi un loro preciso ruolo all’interno della filiera. Naturalmente ambedue le attività vanno corredate dell’identificazione del contenitore onde consentire di risalire all’utenza. L’universo degli operatori del settore fa un po’ di confusione nell’utilizzare i termini corretti confondendo le Tecnologie con gli Oggetti e le Caratteristiche con le Funzionalità; ciò origina malintesi nelle fasi di scrittura dei bandi e di acquisizione dei materiali. Forniamo a chiarimento una breve e sintetica spiegazione dei termini da utilizzare:
RFID - (Radio Frequency IDentification) è il nome della Tecnologia. Trasponder - nome dell’oggetto che contiene la tecnologia anche se con trasponder si identificano più frequentemente gli oggetti con tecnologia RFID attiva come quelli contenuti nelle scatole nere degli aerei. CHIP – definizione impropria anche se di fatto un RFID passivo è costituito da due parti: un Chip ed una antenna. TAG - sinonimo di Marcatore e/o Identificatore è una definizione migrata dal mondo di Internet dove viene usato come segna posto.
I TAG o Chip RFID sono molto utilizzati in diversi settori ed in particolare nel settore della produzione industriale; esiste per tanto moltissima letteratura in Internet. Il settore dei rifiuti è stato forse l’ultimo ad adottare la tecnologia RFID e solo recentemente si è passati alla tecnologia RFID UHF che presenta grandi differenze dal punto applicativo rispetto alla tecnologia RFID LF. Siamo in un momento di transizione da LF a UHF e di inizio di adozione dell’HF a cui appartiene la tecnologia NFC contenuta negli smartphone. Oggettivamente non si può quindi affermare che esistano esperienze decennali dell’uso delle tecnologie RFID nel mondo della raccolta rifiuti. Il primo Ente Gestore ad adottare la tecnologia RFID in modo massivo per Taggare i singoli bidoncini del PaP (Porta a Porta) è stato il Consorzio Priula (di cui Contarina SpA rappresenta il braccio operativo), negli anni 2001/03 che utilizzò i Tag 125 KHz al posto dei Codici a Barre che nello stesso periodo era utilizzato dal Consorzio dei Navigli. L’alternativa ai Tag 125 kHz in quel periodo erano i Tag 134 kHz introdotti dalla Germania ed erano usati per Taggare i grandi contenitori da 1.200 litri ed oltre con esigenze e le finalità diverse. Per inquadrare l’argomento RFID nel contesto del presente documento, semplificheremo al massimo il trattamento della tecnologia, limitandoci ad alcuni aspetti pratici legati alla Filiera di
processo delle 4 fasi per l’applicazione della Tariffa. Nell’universo del mondo dei Tag RFID possiamo effettuare le seguenti macro suddivisioni:
Tag di tipo Attivo (con batteria) o Passivo (senza batteria). Tag per uso interno (Indoor) o per uso esterno (Outdoor). Tag a lettura di prossimità (1 -2 cm) o tag con lettura a distanza (0,30 – qualche metro).
Nel settore dei rifiuti, ove si applica la tariffa, salvo rare situazioni pregresse, i Tag \ Chip RFID, oggi in uso, sono del tipo:
Passivo in quanto non essendo dotati di batteria non vanno mai sostituiti e si attivano solo se eccitati da una fonte di energia emessa dall’antenna del lettore RFID. Outdoor perché non devono essere influenzati da agenti atmosferici e sbalzi termici. Radio Frequenza di Identificazione del tipo prevalentemente UHF 860-900 MHz.
I Tag possono essere distinti per la frequenza della tecnologia RFID adottata:
I Tag LF 125/134 KHz (Low Frequency = Bassa frequenza) adottati all’origine ed in uso ancora oggi. Sono caratterizzati da una antenna circolare ed hanno un codice lettura univoco. I Tag HF 13,56 Mhz usati nella “monetica” come Mayfair (ISO14443) e forse ancora più noti come NFC (Near Field Communication) la cui tecnologia è contenuta anche nei cellulari e la comunicazione tra RFID e lettore avviene per accoppiamento induttivo. I Tag UHF 866 MHz, usati oggi da quasi tutti gli operatori del settore Rifiuti, in sostituzione di LF o in aggiunta ad LF. La lettura avviene per accoppiamento elettromagnetico. Sono caratterizzati, per lo più, da un’antenna rettangolare. I Tag UHF ha più banchi di memoria di cui se ne usano due: - TID univoco (32, 64, 96, 128 bit) di sola lettura - EPC-G2 (RW leggibile e scrivibile) con password - esiste poi anche la possibilità di avere una memoria aggiuntiva usabile per altri scopi.
Per motivazioni tecnologiche e considerazioni normative, oltre ché per criteri di buon rapporto costo \ prestazioni, il conteggio dello svuotamento e l’identificazione del contenitore dell’utente avviene usando la combinazione di due tecnologie:
Tag RFID UHF «nascosto» sotto il bordo o «rivettato e visibile» La Tecnologia UHF consente letture a distanza regolabile (da 5 a 200 cm ed oltre). Codice ottico «parlante» 1D o 2D Il codice grafico stampato a caldo sul bidoncino assieme al corrispondente alfanumerico esplicito.
L’uso scorretto, quando non addirittura la mancanza del codice «parlante=esplicito» sul contenitore, porta ad importanti criticità, spesso sotto stimate. Il codice «deve esserci» ed essere salvato nella memoria EPC del Tag, in chiaro e, se criptato, il criterio deve essere reso noto. La rappresentazione grafica di questo codice nel formato 1D “Barcode” o 2D “QRcode”, viene usato quasi solo per la consegna o come “codice di riserva” temporanea nel caso il Tag RFID non fosse leggibile o fosse stato asportato. La stampa a caldo di questo codice è a costo zero e rispecchia una grande importanza nell’organizzazione operativa della filiera.
Sono sempre i dettagli che fanno franare i grandi progetti e lo Startup della TARIP non fa eccezione. Queste poche precauzioni risultano strategiche:
Il Tag non deve essere del tipo Indoor come sono per lo più i Tag incollati. Chiedere al fornitore il file di corrispondenza tra i vari codici in gioco (TID, EPC, Barcode). Far stampare sul bidoncino, in chiaro e di altezza adeguata, il codice «parlante=esplicito». La memoria EPC deve essere fornita protetta dalla riscrittura tramite password. La posizione del Tag e del Lettore di Tag hanno una forte interazione.
Forse fino ad ora abbiamo dato troppo per scontato l’ovvietà del perché il codice a barre, sia 1D (Barcode) che 2D (QRCode), non siano la scelta tecnologica adatta per essere quella primaria per identificare l’Utenza a cui il Contenitore svuotato fa riferimento. Il codice a barre può certamente essere usato nella fase di Start Up del processo TARIP ed in altre attività secondarie per usi temporanei e/o di supporto. Non è assolutamente consigliabile adottare oggi una soluzione improntata principalmente su codici a barre pensando così di economizzare sulla tecnologia, stante gli innumerevoli problemi diretti in diretti ed a tendere che questa scelta può portare. Particolarmente critico ed improponibile è l’uso di codici 1D o 2D impressi sui sacchetti di plastica. A chi afferma averli usati con soddisfazione, andrebbe chiesto come ha testato la reale funzionalità e se ha effettuato controlli reali e puntuali sulla percentuale di letture perse. Si invita il lettore interessato ad usare il buon senso ed a chiedersi per quale motivo nel campo della “monetica” (carte di credito ed affini) siano spariti codice a barre e bande magnetiche sostituiti da sistemi di tipo “contactless” basati su tecnologia RFID. Nel settore della monetica è usata la frequenza HF (13,56 MHz) nella variante nota come NFC (Near Field Communication) ma è molto simile a quella UHF (866 Mhz) fatte salve le distanze di lettura. Per chi manca di conoscenze tecnologiche ed esperienze vissute nel settore è facile fare confusione e non cogliere immediatamente le differenze sostanziali tra queste situazioni:
Chip RFID incollato su un sacchetto del tipo usa e getta o incollato su un bidone che deve garantirne una durata di lettura pari ad un ciclo di vita (5-7 anni). Codice a Barre stampato sulla fascetta che contiene un rotolo di sacchetti dotati di Chip RFID ed un codice a barre stampato su un sacchetto.
Non ci si stancherà mai di ricordare che, nel caso di adozione di bidoncini dotati di Chip RFID o anche solo dotati di Barcode (frazioni non monitorate), la mancanza di un codice univoco di «identificazione visiva» posto sul corpo del contenitore (non sul Chip), facilmente individuabile e leggibile dall’utente, rappresenta un elemento di forte criticità. La parte numerica finale del codice rappresenta l’unico modo semplice e certificabile a disposizione dell’utente per individuare con certezza il proprio contenitore il cui svuotamento gli verrà poi addebitato oppure potrà essere oggetto di sanzione per esposizioni non conformi. La lunghezza di questo codice, salvato nel EPC in formato ESADECIMALE può essere stampato in chiaro (codice ASCI decimale) sull’etichetta o sul bidone, sotto al codice a barre che lo rappresenta. La sua lunghezza dipende dal numero di bit usati nella memoria EPC (64,96, 128) e quindi potrà\dovrà essere lungo rispettivamente 8, 12, 61 caratteri e mai dispari. E’ consigliato che il codice sia parlante come quello dell’esempio a seguire che però può anche essere diversa a seconda di specifiche esigenze. Importante non inserire nel codice caratteri speciali e spazi bianchi; non che questi non si possano gestire ma la loro assenza semplifica le cose.
La dimensione fisica di questo codice (non meno di 10-15 mm di altezza) deve essere tale da renderlo leggibile senza problemi di sorta anche a chi porta gli occhiali e senza doversi chinare per scegliere il proprio contenitore tra quelli lasciati in loco dopo essere stati svuotati.
Esempi di come deve e non deve essere la stampa sul contenitore [A] - Pessima ed illeggibile (2-3mm)
[B] - Pessima e scomoda (3-4mm),
[C] - Accettabile ma non ottimale (10 mm)
Ricorrere a fiocchetti, calcomanie e scritte con pennarelli indelebili per identificare il proprio contenitore, non è dignitoso, poco pratico e non in linea con il GDPR ma soprattutto è fonte certa di contestazioni.
La memoria EPC dei Tag UHF ha la possibilità di essere protetta da riscrittura e quindi, se questa caratteristica non è garantita, si crea un’enorme falla nel sistema complessivo. Risulta estremamente facile, usando la funzione disponibile sui lettori RFID più evoluti di riscrittura della memoria EPC non protetta diffusa, pensare di leggere (ad esempio passando in auto) un codice contenuto in una memoria EPC di un contenitore a bordo strada e riscriverlo uguale su tutti i contenitori esposti. Tutti gli svuotamenti sarebbero addebitati al codice letto originariamente e memorizzato impropriamente sugli altri. A parte la difficoltà di scoprire l’accaduto, le conseguenze di una leggerezza di questo tipo, già successa in diversi casi negli ultimi anni ma non pubblicizzata, rischia di inficiare la credibilità della bollettazione con un’infinità di cause e potenziali ritardi di incasso da parte dell’ente Gestore tali da mettere in crisi tutto il servizio ed innestare inevitabili risvolti politici. Il Tag è destinato a subire sbalzi termici significativi essendo destinato ad essere esposti all’aperto; per tanto deve essere protetto dall’aggressività ed umidita degli agenti atmosferici ma soprattutto deve essere intrinsecamente protetto dal dover subire dilatazioni lineare non proporzionali alle proprie caratteristiche fisiche. L’antenna di cui è composto un Chip RFID è normalmente in Rame o in Alluminio. Nella tabella allegata vengono riportati i coefficienti di dilatazione termica lineare tra questi due componenti ed i vari tipi di materiale di tipo “plastico” di cui sono composti i contenitori rigidi dei rifiuti. Come evidenziato nella tabella riassuntiva i rapporti di dilatazione termica tra i vari materiale ed in particolare tra Polipropilene e Polietilene ed i materiali Rame e Alluminio vanno da un minimo di 5 ad un massimo di 11. Non esiste una casistica storica da poter riportare e riscontri provati ma l’esperienza pratica e la cultura tecnica di qualsiasi buon “artigiano” suggerisce che incollare assieme due materiali con forti differenze di dilatazione termica porta a situazioni di stress tra le due componenti. Nella fattispecie è fortemente probabile che col tempo (qualche stagione) l’antenna del Tag possa subire danni tali da renderla non leggibile o leggibile occasionalmente. Caso [1 e 2] sconsigliati mentre sono auspicabili i tipi [3 e 4] tenendo anche conto che l’incidenza del costo, anche sui bidoncini di capacità <60 litri, è ridicola. Un discorso particolare va fatto per i Bin-Tag (vedi immagine, 30d x 20h), storicamente usati nei contenitori con volumi da 120 litri a crescere e con frequenze dei Tag di tipo LF. I Bin-Tag nella versione UHF, possono presentare problemi di lettura causate dalla tecnologia UHF che impone il rispetto di alcune regole (orientamento, distanze, dimensioni del Tag e dell’antenna) per garantire una lettura certa in un’ampia combinazione di posizioni tra Tag e Lettore stante le situazioni riscontrate sul campo che riportiamo:
Difficolta di lettura causa interferenza metallica dovuta alla storica installazione del Bin tag in prossimità dei punti di aggancio meccanico, Ridotta distanza di lettura causa la modesta dimensione (<30 mm) dell’antenna lineare UHF del Bin tag.
Per garantire una lettura più certa da diverse distanze ed angolature, in alcuni casi si è dovuto procedere ad installare un Tag UHF, di forma rettangolare e più
grande, montato rivettato come in fotografia. Esistono sicuramente situazioni dove l’accoppiata, BinTag tradizionale ed Antenna UHF, adeguatamente tarati e posizionati per la specifica situazione, funzionano perfettamente.
La madre di tutte le scelte per avviare il Servizio di Raccolta a Tariffa Corrispettiva, è quella di decidere quali attrezzature di misurazione ed identificazione dei contenitori delle utenze siano da ritenersi più adatte per il caso specifico, alfine di:
garantire misure certe e certificate e senza un eccessivo aggravio di costi, essere utilizzate in un contesto operativo molto variegato, dare oggettività di misura sapendo che molto dipende dal personale che lo utilizza.
Nell’immagine a seguire vengono schematizzati i diversi metodi di svuotamento e/o pesatura che, combinati con l’identificazione del contenitore, portano ad una misura valida per un addebito in Tariffa.
Lo schema ha l'obiettivo di spiegare quanto sia importante riuscire a rendere il sistema di misura a prova di "imbroglio\sofisticazione" ed aiutare a valutare quali delle tre soluzioni è ritenuta più idonea: Lettore in mano all’operatore, Lettore indossato o Fisso a bordo mezzo. La freccia di Fig.6.a con scritto “mecc” sta a significare che, il sistema meccanico di svuotamento \ ribaltamento, ha un sensore che indica che è stato svuotato il contenitore e, senza intervento dell’operatore, viene dato al lettore fisso l'impulso di lettura del TAG. A questo punto può succedere che:
il TAG per un qualsiasi motivo non viene letto (guasto, staccato, non installato) il TAG letto è associato ad un contenitore rubato (Black List) il TAG non è associato a nessun Utente (errore di consegna) il TAG si trova dove non dovrebbe (contenitore rubato, banca dati non aggiornata) oltre al TAG del contenitore, vengono letti altri Tag (anti-taccheggio) contenuti.
In tutti questi casi, se il mezzo è dotato di GPS, la posizione dello svuotamento viene comunque registrata anche se lo stesso non può essere associato ed addebitato ad un’utenza. In ognuna delle situazioni sopra elencate, siamo in presenza di un costo non addebitabile e quindi nella necessità di stabilire a chi e con che regole “spalmare” questo costo scoperto.
Col sistema di Letture Fisso che combina "ribalta + lettura", è possibile un controllo efficiente ed immediato dell'anomalia con possibile correzione postuma dell’anomalia riducendo al minimo, a tendere dopo un ragionevole periodo di test, la percentuale di anomalie.
☼ A fronte di alcuni vantaggi oggettivi dei sistemi fissi di lettura RFID vanno ricordati alcuni errori di installazione, con conseguenti correttivi onerosi, che derivano dalla mancata presa di coscienza iniziale che il sistema di acquisizione del dato di svuotamento non è solo una questione di specifiche deducibili da una scheda tecnica ma dipende anche da alcuni fattori oggettivi che coinvolgono gli allestimenti dei mezzi e le loro caratteristiche meccaniche nonché l’uso che il committente intende fare dei mezzi stessi. L’estensore delle specifiche del Bando di Gara del Servizio e l’Azienda che si appresta a sviluppare un Progetto su cui basare l’l’offerta da presentare, nel quotare l’allestimento dei Mezzi di Raccolta, dovrebbero essere perfettamente consapevoli delle seguenti considerazioni:
La distanza di lettura di un Tag UHF può dipendere dalla combinazione dei seguenti fattori: dimensione del Tag, potenza irradiata dall’antenna di lettura e orientamento del Tag rispetto all’antenna. Un’antenna UHF si può quindi comportare in modo diverso a seconda del tipo di Tag che si trova a dover leggere oltre che dai diversi orientamenti ed a parità di tutte queste condizioni anche le condizioni atmosferiche possono influenzare la lettura. Non è infrequente che Tag UHF, applicati su lotti di contenitori simili dello stesso fornitore, presentino caratteristiche interne diverse (Il TID può avere una codifica a: 64, 96, 128 bit) oltre ad una dimensione fisica (altezza \ lunghezza). Un sistema di lettura non può sapere a priori che tipo di Tag andrà a leggere e quindi esiste quasi sempre un reale problema di taratura del sistema; risulta difficile realizzare una taratura che vada bene per tutti i casi.
A questi aspetti va sommata la considerazione che i mezzi su cui vengono montati i sistemi di lettura fissi o anche solo le attrezzature di tracciamento, possono essere diversi gli uni dagli altri per età, funzionalità ed ingombri della parte meccanica di svuotamento e di compattazione; possono anche non essere dotati di Can Bus. Gli allestimenti meccanici non sempre sono pensati all’origine con i necessari spazi per installare le antenne RFID in quanto la problematica è ancora troppo recente perché sia entrato nella filiera produttiva standard degli allestitori di mezzi. In oltre non è infrequente che gli Enti Gestori e/o le Aziende che fanno il servizio di raccolta, al posto dell’acquisto dei mezzi, si avvalgano di Aziende che noleggiano mezzi; si allunga così la filiera di fornitura gestita da non tecnici lungo la quale, molti aspetti importanti si perdono.
Il lettore che vuole approfondire, se giudica credibili le fattispecie descritte, capirà che assieme ad altre questioni pur importanti, sarebbe opportuno accertarsi che i dati necessari al calcolo della Tariffa siano effettivamente reperibili con le attrezzature di cui si sta dotando.
Un corretto approccio degli estensori dei Bandi dovrebbe prevedere che i costi di sperimentazioni sul campo siano remunerati a parte, mettendo tutti (grandi e piccole aziende) in grado di competere stante che non è etico che le Aziende che partecipano ai confronti concorrenziali, debbano sopperire con propri costi all’incapacità della committenza di effettuare una sperimentazione o una selezione mirata assumendosene responsabilità e costi tanto più che esistono normative che consentono di finanziare sperimentazioni per l’innovazione. Con i sistemi di lettura mobili, il processo di lettura del TAG, è di responsabilità dell’operatore e quindi una certa aleatorietà e soggettività non può non essere messa in conto. La percentuale di mancati accoppiamenti tra “utenza e svuotamento” è molto influenzata da due fattori:
comportamento soggettivo dell’operatore, modo d’uso dello strumento portatile che può presentare diverse modalità.
I controlli di congruità tra pesata diretta (Netto= Lordo – Tara) e numero degli svuotamenti reali, è impossibile in mancanza del numero certo dell’attività meccanica dello svuotamento. Col sistema Mobile esiste solo il numero delle letture registrate che risentono della soggettività umana. Un “macro controllo” di congruenza di un’attività giornaliera, tra svuotamenti registrati e pesata diretta, passa attraverso la verifica se:
Questi tipi di controllo necessitano di incrociare dati reali (pesi e svuotamenti) con dati statistici (pesi specifici), non sempre disponibili ed i controlli di tipo statistico individuano possibili anomalie ma
non forniscono certezze assolute su quello che è successo. Le anomalie, per trasformarsi in eventi sanzionabili, necessitano di verifiche e di fatti certi e dimostrabili.
In ambedue i casi (manuale e/o fisso) risulta fondamentale che l’operatore abbia a disposizione uno strumento semplice come una pulsantiera (tasti causale) per segnalare anomalie di svuotamento da associare alle letture.
La disamina va completata analizzando la scelta tra due tipologie di lettori portatili:
lettori portatili indossati a lettura continua (bracciali o a cintura) lettori portatili a lettura forzata (tenuti in mano al momento della lettura)
Dalla corretta funzionalità dello strumento discendono moltissime considerazioni che poi si tramutano in costi diretti ed indiretti sul processo in cui l’uso del lettore è inserito. Il range di costo di questi lettori, a seconda di più o meno opzioni che può mettere a disposizione, oscilla tra 600 e 1.000€uro/cad. Un costo modesto e non significativo rispetto agli altri costi di processo in cui è inserito. Il costo di acquisto è uno a tantum mentre gli eventuali maggiori costi indiretti si ripetono nel tempo. Vanno anche analizzati questi aspetti
in primis la capacità di assolvere allo scopo per cui viene acquistato il lettore poi i costi indiretti che, il non corretto uso e funzionamento, inducono infine deve essere garantita la certificazione e responsabilità.
In conclusione, mi sentirei di affermare che tra il sistema di Lettura Fisso e Mobile, opterei per quello fisso ma non trascurerei l’opportunità di dottare, almeno una parte dei mezzi con entrambe le attrezzature. La giustificazione sta nella bassa incidenza del costo e dalla necessità di togliere qualsiasi alibi agli operatori che tendono a giustificare la mancata lettura con le scuse più variegate.
In merito ai lettori mobili esistono altre discriminati da tener in considerazione.
☼ Fanno parte di questa famiglia tutti quei lettori che come standard restano sempre accesi e sono scelti perché si pensa che facciano risparmiare molto tempo liberando una mano dell’operatore scaricando lo stesso dall’onere di premere un pulsante. Difficile quantificare il risparmio ma sicuramente la lettura continua necessita di batterie adatte al forte consumo. La critica che viene mossa più di frequente è legata alla totale deresponsabilizzazione del operatore ed alle molte indeterminazioni sulla quantità e qualità delle letture che comportano post elaborazioni sofisticate ed incerte.
☼ Fanno parte di questa famiglia tutti quei lettori che come standard restano spenti o in Standby e leggono solo se l’operatore preme un tasto sul lettore avendo individuato cosa leggere e dove si trova indicativamente il tag RFID da leggere. Vengono scelti perché si pensa di responsabilizzare l’operatore che punta il lettore, legge e sente un bip sonoro di avvenuta lettura; la modalità nel suo complesso rendere quindi un po’ più oggettiva l’operazione di lettura e quindi anche l’eventuale ricerca di mancate letture che sono il vero problema da risolvere se si vuole applicare una Tariffa Corrispettiva credibile e rispettosa del principio di misura su cui si appoggia.
☼ Le discussioni a cui si assiste oggi sulla certificazione della lettura, richiesta anche dal DM TARIP, spesso tendono a dimenticare perché deve sempre essere fatta, come la misura viene utilizzata e quante possono essere le situazioni che possono ingenerare incertezze nella misura, enfatizzando invece aspetti che possono talvolta risultare più forzature che reali necessità. Nell’ordine delle priorità da certificare ritengo che vi siano questi fattori:
che tutti i contenitori svuotati siano associati ad un’utenza, che il tag presente sul contenitore abbia il codice protetto da riscrittura, che i dati letti, quando partone dal lettore, arrivino a destinazione. che i dati letti siano inviati alla committenza o a chi per essa che ne garantisca l’integrità originaria.
Sembra invece che, al posto di questi aspetti oggettivi e comprensibili da chiunque, nei bandi sia ritenuto più importante un aspetto, sopra non citato, che tratta delle interferenze elettromagnetiche nella lettura e trasmissione del dato. Problemi trattati da specifica antecedente gli anni 2000 denominata “Common Criteria” nata per i tocken bancari.
Trattasi a parere dello scrivente di un problema fuorviante stante che la combinazione delle tecnologie MTTQ ed https, comunemente usate, danno serie garanzie di correttezza della trasmissione e ricezione dato.
Oggi si parla di blockchain per la conservazione certa del dato in modo che non sia modificabile dopo essere stato registrato. Ritengo che sia una interessante tecnologia da tener in considerazione ma forse esagerata per il contesto; mi ricorda il detto: sparare alle mosche col cannone. Qui non si vuol sminuire l’importanza della certificazione del dato che ha un’indubbia valenza tecnologica ma sembra fuori luogo arrivare a condizionare gare perché si devono acquistare attrezzature con caratteristiche da “sbarco sulla luna” quando i bandi spesso palesano una mancanza di conoscenza del Processo TARIP e delle sue più elementari implicazioni. Dei quattro punti sopra citati, i primi due dipendono da scelte che sono indipendenti dalle tecnologie ma da aspetti organizzativi e quindi da processi da rispettare e magare anche descrivere nel Bando di Gara. Solo la terza e la quarta attengono all’aspetto della certificazione del dato ed appare assolutamente giustificabile.
☼ Corre l’obbligo in questo contesto di ricordare due passaggi importanti del Codice degli Appalti che afferiscono a tentativi di introdurre specifiche illogiche e fuorvianti (volute o incaute) che sono previste dall’Art. 63 – 2b. 3 del CdA (Codice degli Appalti) dove si parla di “alterazione artificiosa dei parametri dell’appalti”. L’Art. 63 trova il suo contraltare nell’ Art. 68, punti 4 e 7 che rimanda poi al Principio della Equivalenza Tecnologica.
Succedere spesso, nel settore rifiuti, che vengano scritti Bandi che contengono specifiche superate o anche scelte ormai comunemente non più in uso che non hanno giustificazione di essere esposte se non per non conoscenza di chi le ha scritte. Tipico è la richiesta di Pesatura Diretta più costosa di quella Indiretta ed ammessa dal DM TARIP 20.04.2017 sia per il Porta Porta che per il conferimento nelle Isole Ecologiche. Il Principio di Equivalenza Tecnologica, consente ad un partecipante evoluto e con esperienza di proporre una alternativa più valida giustificando le motivazioni tecniche concrete e dimostrabili.
Dopo aver disquisito su come leggere non si può certo trascurare su cosa i lettori devono leggere. Ricordo che la fase di lettura vede un’operazione dove il contenitore col Chip RFID è equiparabile ad una carta di Credito in mano a chi paga mentre il Lettore è equiparabile ad un POS in mano a chi incassa.
Le attrezzature da adottare e consegnare (composizione dei Kit) dovrebbero essere ben definite già in sede di progettazione in termini di dimensione, quantità e scorte che tengano anche conto dell’eluso che emergerà. Per questo argomento si rimanda alla Fase 1b della “Ricognizione digitale del territorio”. Grandi discussioni suscitano la scelta tra i sacchetti a perdere ed i bidoncini, comunque dotati di Chip RFID perché destinati alla frazione RUR (Rifiuto Urbano Residuo) e quindi oggetto di misurazione come da DM 20.04.2017. Possono essere adottati ambedue contemporaneamente per zone diverse purché la tecnologia RFID ed i lettori siano uguali onde rendere intercambiabili mezzi ed operatori e poter così ampliare o ridurre, ove necessario, le zone dove è stata adottata una tipologia invece di un’altra. Gli elementi su cui si dibatte sono:
Costi di acquisto; iniziali per i bidoncini ed a consumo e ripetitivo per i sacchetti. il punto di pareggio dei costi è da 2,5 a 3,0 anni. Costi ed organizzazione della distribuzione una tantum per bidoncini e continuativa per sacchetti (vedere capitoli specifici). Problemi di estetica quando non di vandalismo e/o randagismo degli animali. Maggiori o minori facilità fisica di svuotamento
Problemi di identificazione dello svuotamento.
Non è assolutamente detto che i contenitori debbano, a parità di frazione, essere tutti dello stesso volume valendo il principio teorico che il contenitore dovrebbe essere tendenzialmente proporzionale alla capacità produttiva di rifiuto del nucleo famigliare (vedi numero componenti). L’applicazione della TARIP spinge l’Utenza ad esporre il RUR, sì il giorno prestabilito ma solo se il contenitore e pieno visto che non crea cattivi odori. Da qui il concetto di coefficiente di esposizione.
☼ Un elemento che troppo spesso si trascura è il controllo della qualità della frazione differenziata che naturalmente porta alla verifica ed individuazione di chi non rispetta le regole. Senza la collaborazione attiva del cittadino Utente diventa difficile aumentare velocemente la percentuale di differenziata ma soprattutto far si che lo sforzo si trasformi anche in un recupero economico dei materiali di recupero. A tale scopo, se il sistema informativo adottato è efficiente e pensato allo scopo di efficienza multi spetrale, è possibile utilizzare per le frazioni non misurabili quali carta, plastica ed altre se previste, sacchetti con colori adeguati differenziati che siano, in caso di controlli campione o evidenti anomalie, rintracciabili tramite un numero alfa numerico leggibile a vista e posto sul sacchetto. Questi sacchetti vengono forniti in mazzetta da 20 cadauno con indicato sulla fascetta il codice di riferimento leggibile tramite Barcode o QRcode. All’atto della consegna all’utente avviene l’accoppiamento tra Codice della fascetta e codice Utente che lo ritira. La distribuzione può avvenire attraverso distributori automatici o altre modalità. Si ha notizia di possibilità di avere questo servizio attraverso la catena FIT (Federazione Italiana Tabaccai). Adottare questo sistema di controllo a campione consente all’operatore (Ecovigile o altra figura), dotato di uno strumento a basso costo (Palmare o cellulare Android) di effettuare controllo numerosi e semplici e di inviare in tempo reale la segnalazione di non conformità alla centrale ed all’utenza stessa.
Altro elemento di confronto è l’uso di EcoCard (EC) in alternativa alla Tessera Sanitaria (TS) per il riconoscimento dell’Utenza nelle diverse situazioni, attuali e futuribili, che si ritrovano in una corretta progettazione di una raccolta a tariffa; ricordiamo:
Accesso agli Eco Centri presidiati e non. Ritiro di materiali di consumo consegnati manualmente o tramite appositi distributori. Eventuali gestioni di premialità compresa la valorizzazione concreta dei punti cumulati. Accesso alle Calotte Volumetriche di cui si parlerà diffusamente a seguire.
Adottare una EcoCard, rispetto alla TS, presenta diversi vantaggi diretti ed indiretti che elencheremo tra cui quello economico che viene erroneamente e semplicisticamente analizzato per singoli contesti e non generale. Basti pensare che la EC, può essere distribuita assieme ai Kit (bidoncini e/o sacchetti) in sede di consegna degli stessi.
Fin tanto che non entrerà in vigora la nuova Tessera Sanitaria dotata del Chip NFC (Near Field Communication) che ‘di fatto’ si potrà utilizzare come una EcoCard, si andrà in contro a problemi derivanti dalla facile falsificazione del Codice a barre che contiene il Codice Fiscale ed alla scarsa affidabilità di lettura della Banda magnetica. Le istruzioni su come creare un tesserino simile-TS, con codice fiscale di una persona di cui si conoscono un po’ di dati, sono disponibili su Internet mentre l’uso della banda magnetica a striscio, anche se ancora presente, non è più utilizzata nelle carte di credito che oggi adottano sistemi contactless (non a contatto ma di prossimità 1-2 cm) che altro non sono che il sistema RFID NFC contenuti nelle EcoCard e di larga diffusione negli Smartphone Android.
Una considerazione pratica è che, a fronte di un’EcoCard persa, basta una telefonata al Gestore per ottenerne un'altra mentre lo smarrimento di una Tessera Sanitaria comporta una denuncia di smarrimento (perdita di tempo) ed un tempo di attesa per ottenerne un’altra. Non è giustificabile ed accettabile scegliere la Tessera Sanitaria perché evita una rottura di scatole iniziale al Gestore scaricando costi e disaggi più grandi a seguire, per molti anni ed a molti Cittadini.
Abbiamo fin qui parlato di tecnologie ed illustrato gli elementi di conoscenza minima necessari per:
predisporre un Progetto,
scrivere un Capitolato, procedere ad un Acquisto.
Ciò che non deve essere fatto assolutamente è effettuare acquisti svilendo le scelte tecnologiche a favore di minori costi senza tener conto delle implicazioni a breve e medio termine sul servizio.
Lo Startup TARIP è un mosaico di scelte tecnologiche e di modalità operative che si incastrano solo, e solo se, i diversi fornitori rispettano specifiche precise decise da un “gruppo di coordinamento” che ha al suo interno una o più persone che hanno ben chiaro tutto il processo di filiera (Fig.6b) con la conoscenza delle Tecnologie ed il loro legame con i processi da avviare. Più aventi dimostreremo ma qui anticipiamo che l’incidenza dei costi delle Tecnologie Abilitanti sono quasi ininfluenti rispetto ai risparmi operativi auspicabili ed attesi. Basti pensare che se nel PEF la quota di ammortamento e manutenzione dei Mezzi incidono dall’8 al 10%, tutto l’insieme di software e tecnologie abilitanti per lo stesso periodo incidono da 0,5 al 1% annuo; un ordine di grandezza inferiore. L’errore più grossolano è quello di procedere agli acquisti (tipico degli uffici acquisti delle grandi aziende) ridiscutendo con successive trattative costi e tempi finalizzati a rispettare aspetti politico - burocratici mettendo in secondo piano le esigenze operative di chi coordina le attività sul campo e vanificando rapporti di fiducia costruiti tra i tecnici delle parti (cliente e fornitore). La sicurezza comprovata del risultato, la referenza ed esperienza del fornitore, il rapporto fiduciario instaurato tra i tecnici delle parti non possono e non devono essere sacrificati sull’altare “dio sconto”; ciò tanto più che come si vedrà, l’incidenza dei costi di alcuni elementi sono insignificanti e ridicoli.
Le tecnologie possono essere flessibili ma quando si tratta di renderle operative, ogni dettaglio va pensato prima perché, l’insorgere di problematiche postume non considerate, possono far scattare una delle Fasi Xi già citate che, come minimo, comportano ritardi oltre a costi aggiuntivi non preventivati, della cui responsabilità, qualcuno dovrà farsi carico. L’esperienza insegna che, in uno scarica barile di responsabilità, il risultato più probabile è che il vero colpevole sia l’unico a non pagare e che i maggiori oneri vengano scaricati sui cittadini. Nello schema a seguire abbiamo provato ad evidenziare tutte le interconnessioni tecnologiche ed operative che si presentano nella fase di Startup nell’intento di evitare o minimizzare le Fasi X sempre in agguato. La complessità dello schema di Fig.6.b di seguito riportato può spaventare il lettore ma non è nascondendo e banalizzando le diverse implicazioni (=complessità del processo) che si risolve il problema. Se dall’analisi della situazione reale dovessero emergere elementi non considerati in sede di progettazione, propongo questa massima: Meglio arrossire subito (prima di cominciare) che sbiancare dopo (in corso d’opera)
Per evitare questa situazione, la Fig.6.b cerca, in un unico schema di:
Elencare le tecnologie. Evidenziare le problematiche in uno schema a blocchi. Evidenziare i collegamenti tra le tecnologie e le fasi. Individuare i punti di criticità prima che si manifestino. Far sorgere dubbi se le cose non sono chiare. Aiutare a capire chi deva fare cosa.
Molto spesso chi scrive i Bandi di Gara non ha ben chiaro il processo da mettere in gara e quindi privilegia l’approccio burocratico confondendo, specifiche con modi d’uso e responsabilità operative con quelle di controllo, rendendo così difficile individuare chi deve fare cosa e di chi sono le responsabilità di un acquisto non perfettamente compatibile con altri acquisti; il tutto in un processo di deresponsabilizzazione totale del risultato. Alla Committenza spetta controllare ed all’Appaltatore svolgere il Servizio ma qualcuno deve dire e decidere cosa fare e cosa funziona. Esiste la necessità di far emergere chiaramente la catena delle responsabilità già nel bando di gara.
La Fig. 6.b a seguire racchiude più schemi in uno che si possono distinguere in: rettangoli smussati di color verde scuro che rappresentano le attività, quadrati color ocra che rappresentano le attrezzature con le problematiche. Attività di Startup: sconsigliabile se non stata costruita la banca dati partendo dalle banche dati elencate a dx, dall’alto verso il basso, a cui si deve aggiungere ed integrare le tabelle di Codifica dei Tag che devono essere richieste ai fornitori dei contenitori. Attività sul Campo: le letture vanno effettuate per un ragionevole periodo di test finché tutte le letture non risultano associate ad un’utenza censita. La mancata associazione Lettura - Utenza, al netto del comportamento dell’operatore, dipende dal mancato rispetto di quanto indicato nei rettangoli ocra; ignorare per mancanza di conoscenza quanto indicato non è una scusante ma un’aggravate.
I cerchi rossi e tratteggiati stanno ad indicare quanto (Tag, Codifica, Posizione Tag, Posizione Lettore e Caratteristica del Lettore) siano strettamente interconnessi; analizzare i costi ed effettuare ordini senza avere verificato la congruità tecnologica tra queste parti è una grave superficialità che sfiora il dolo. Gli ovali con sfondo grigio rappresentano: Ovale Sw Startup: consente la gestione del database, l’Attività di Startup, e la Gestione delle letture. Ovale Sw TARI: consente la gestione del database, l’Attività Tariffazione Presuntiva senza l’utilizzo di Letture nel periodo di TEST; nessuna lettura in mancanza del file di Codifica. Ovale Sw TARIP: consente la gestione del database, l’Attività di Tariffazione sulla base delle letture associate alle Utenze.
La trattazione qui effettuata delle tecnologie di identificazione ottica (Barcode e QRCode) ed in radiofrequenza RFID (LF, HF, UHF) con relativi sistemi Lettura (Fissi e Portatili), è consapevolmente parziale e volutamente limitata all’utilizzo delle stesse nel mondo della raccolta dei rifiuti anche se i criteri generali sono applicabili a qualsiasi settore ed in modo particolare al settore dei Servizi di Manutenzione con particolare applicabilità ai Servizi classificati come Facility Management; particolari analogie vengono riscontrate nelle Pulizie da dove nel 2003, Contarina a mutuato, su proposta dello scrivente, l’idea di usare il Tag 125Khz ancora in uso in alcune situazioni particolari, dove la lettura per prossimità è un vantaggio. Nel presente trattato sono stati riassunti i funzionamenti intrinsechi delle tecnologie che non sono confutabili; la novità risiede nella spiegazione, supportata da esperienza maturata su casi reali, del come queste tecnologie dovrebbero essere usate nel mondo dei rifiuti. La realtà pratica ed il contesto con cui ci si potrebbe scontrare in fase di applicazione dei suggerimenti riportati, potrebbe essere complicata da fattori “esogeni” non riportati perché mai riscontrati ma non escludibili a priori. È anche da tener conto dell’innovazione straordinaria del IT Quanto illustrato non può essere ignorato solo perché, chi deve affrontare la fase realizzativa del progetto, si trova a scontrarsi con scelte frettolose o superficiali fatte da altri che hanno preceduto: consulenti, capitolati taglia incolla, uffici acquisti non competenti. Perseverare e non far emergere subito le criticità cercando di trovare subito opportuni rimedi, potrebbe ulteriormente aggravare la situazione. In merito a situazioni critiche come queste che sono riconducibili ancora una volta alle Fasi Xi, propongo la seguente riflessione. I processi complicati lo sono perché sono stati complicati senza una vera ragione e quindi si possono ragionevolmente semplificare avendo la voglia ed il coraggio d’intervenire responsabilmente.
I processi complessi invece sono tali in quanto intrinsecamente complesse. Semplificare e banalizzare un processo complesso significherebbe renderlo non più funzionale all’obiettivo. Non è la complessità che rende complicato un processo ma la mancanza di conoscenza dello stesso. La vera abilità è saper distinguere il "complicato" dal "complesso" ed adottare approcci adeguati.
Non aiuta ad affrontare la complessità degli aspetti descritti, la carenza di figure con esperienze concrete e quindi una visione a 360 gradi della problematica legata al passaggio a Tariffa Corrispettiva; figure in grado di applicare il processo delle 4 fasi (Fig.4.a, Fig.9.a) senza confondere aspetti tecnologici strategici con mere questioni burocratiche imposte dall’inadeguatezza del CdA (Codice degli Appalti), applicato ai Servizi. Un’attenta, consapevole e coraggiosa lettura dell’Art. 63 potrebbe giovare ad applicare in modo corretto il principio OEPV (Offerta Economica Più Vantaggiosa) per l’Amministrazione.
La non conoscenza delle tecnologie abilitanti e l’inesperienza diffusa sull’argomento TARIP, porta troppo spesso all’introduzione nei Bandi di specifiche troppo generiche e, quando sono dettagliate, dannose per interpretazioni non corrette delle norme TARIP o contrastanti tra di loro perché frutto di superficiali “taglia incolla” da Bandi scritti per situazioni non comparabili. Aggrava ulteriormente il contesto una cattiva prassi di specifiche volutamente generiche che puntano a non dire e scaricare, la responsabilità del reale funzionamento del progetto, alla parte finale della catena (il Fornitore del Servizio che ha vinto il Bando) a cui vengono imposti servizi non necessari e penali senza una logica. Penali super cautelative legate ad ottenere garanzie su problemi non chiari, non misurabili e non prevedibili, non servono a risolvere i problemi lasciati in sospeso ed ottenere i risultati sperati a prescindere.
Le penali ottengono spesso il solo risultato di rendere più difficile ed onerosa la ricerca di una soluzione ragionevole, applicabile ed economicamente compatibile con i costi previsti a capitolato che talvolta non sono remunerativi e quindi incompatibili con le aspettative.
Alcuni degli errori legati ad acquisti e/o utilizzo non adeguato delle tecnologie IT (Hardware e Software) possono essere aggiustati a posteriori con costi relativamente modesti o comunque accettabili se questi non hanno innestato processi che comporta la ripetizione di attività sul campo (Fase 1: Banche Dati, Fase 2: Consegna attrezzature) con ulteriori costi ma soprattutto ritardi nel processo di filiera ritardando l’inizio della Fase 3 (Raccolta a Misura) e quindi la Fase 4 della Tariffazione con ripercussioni economiche e politiche.
Se siete arrivati a questo punto del Manuale, anche se avete saltato a piè pari alcuni capitoli, è perché siete interessi a capire cosa significa veramente applicare la Tariffa Puntuale e come arrivarci. Allora riprendo e rafforzo alcuni concetti importanti già esposti.
Adottare un criterio di Giustizia, Equità e Democrazia. Far pagare ad ogni famiglia e attività commerciale\industriale, il rifiuto che produce, esattamente come con H2O, GAS, Luce.
Nel applicare le 4 fasi del processo TARIP di fig. 4.a, approfondita nella Fig. 9, va assolutamente considerata la Centralità del Cittadino e l’importanza delle seguenti necessità:
Il Cittadino deve essere reso perfettamente consapevole delle Implicazioni Ambientali del suo operato. Il Cittadino deve essere aiutato e non gli si deve complicare la vita. Il Cittadino deve essere sicuro e convinto che lo sforzo che fa non è inutile e che, «chi non fa e no sta alle regole», è individuabile e sanzionabile. Il Cittadino deve essere reso perfettamente informato della Responsabilità Economica che si assume quando riempie ed espone un contenitore o sacchetto di rifiuto. Il Cittadino deve essere ricompensato con un costo inferiore per un servizio migliore. Il Cittadino ed il Gestore devono essere consapevoli che tutto il processo si basa: > sulla misura \ quantificazione del numero di svuotamenti reali, > sul fatto che gli svuotamenti vengano addebitati alla persona giusta.
Il processo delle 4 fasi non è: facile, ne scontato, ne improvvisabile ma c’è chi lo ha già fatto e quindi è consigliabile informarsi bene e, dopo avere verificato di persona, seguire questi due consigli: a) copiate quello che certamente ha funzionato … rischiate di sbagliare poco. b) non inventate cose sostanzialmente diverse, credendovi più furbi, … avreste un’alta probabilità d’insuccesso.
Progettare il Servizio finalizzato all’adozione della Tariffa Corrispettiva, oltre a rispettare la temporalità delle 4 fasi, necessità di una preventiva e consolidata metabolizzazione dei seguenti concetti generali:
Il cittadino usufruisce di un servizio e quindi deve pagare per quanto produce (principio sinallagmatico = criterio corrispettivo). Il peso di ciò che si deve misurare conviene che sia quantificato a svuotamento (peso indiretto) perché l’Art. 6 del DM lo prevede espressamente e costa meno a tutti. Valutare senza pregiudizi forme di raccolta anche creative purché riconducibili, in termini di misurazione a fattispecie previste dal DM 2017 (Servizi su Richiesta). Ove manca lo spazio per i contenitori singoli, cercare soluzioni alternative atte a riportare una misura volumetrica aggregata (Art. 7 e 8) ad una singola, come: > contenitori fissi a misura volumetrica singola (Calotte), > contenitori dotati di sistemi di rilevamento del riempimento (IoT).
Regola delle 4M Meno volte che il cittadino esporrà, Meno il servizio costerà, Meno il cittadino pagherà e Meno rotture di scatole avrà. La regola delle 4M vale in modo particolare per le Utenze che vivono in case sparse e case abitate saltuariamente dove, un contenitore più grande, necessiterà di un minor numero di svuotamenti, se questo viene svuotato solo quando pieno.
Anche se è vero che l’Italia è lunga e variegata e che è difficile e forse anche non corretto “clonare modelli e situazioni”, sarebbe sciocco non tener conto di indicazioni oggettive che emergono analizzando con occhio critico e senza pregiudizi i numeri che sono disponibili tanto più se forniti da enti terzi e gestori credibili. Lo scrivente ha analizzato la tabella riportata anche in Fig. 3.a ed ha coniato due indici (Nas.1d e Nas.1m) normalmente significativi in una macro analisi.
Nas.1d= Numero medio abitanti serviti con 1 dipendente = 867 abitanti
Nus.1m= Numero medio utenze servite con 1 mezzo = 765 abitanti
Riportiamo i valori medi di questi indici calcolati sulla base dei dati forniti da Contarina SpA (Veneto, 560.000 ab, 50 comuni) e da AMNU SpA (Trentino, 60.000 ab, 18 comuni). Le differenze che emergono tra due Enti Gestori analizzati, trovano giustificazione nel diverso modello organizzativo adottato. E’ interessante notare come il Modello organizzativo diverso tra, AMNU e Contarina, non influenza molto l’indice Nas.1d mentre influenza l’indice Nus.1m che sta in rapporto quasi 1 a 2. L’indice Nus.1m influenza nel PEF il costo di ammortamento dei mezzi ed il numero degli autisti.
Questi due indici, calcolati su un campione più ampio di esperienze, potrebbero risultare molto utili per automatizzare e parametrizzare alcuni costi che sono legati al numero di abitanti ed ai mezzi necessari per garantire il servizio secondo standard medi di dotazione di attrezzature. Lo svuotamento del RUR, con contenitore “sempre considerato pieno”, comporta la modifica di alcuni principi di progettazione del Servizio che vanno ad influenzare l’organizzazione dei percorsi ed a cascata: modalità operative, criteri del servizio, punteggi di gara e risparmio sui costi globali. Il concetto di indice di esposizione (=frequenza di esposizione variabile) scaturisce dal principio fondante della Tariffa sancito dal DM2017 (Art. 6, p3,4,5,6) con la possibilità di adottare la misura indiretta del peso basata sullo svuotamento “vuoto per pieno”.
E’ ormai assodato che la quantificazione (=peso) delle frazioni da monitorare passa attraverso una misura volumetrica o processi che possano riportare a tale principio per poi ricavare indirettamente il peso (vedere Fig. 6.a). Il progettista del Servizio deve quindi valutare tutti i possibili criteri affinché, a parità di volume di frazione prodotta, venga effettuato il minor numero di svuotamenti. Il tutto si può riassumere in questi tre concetti:
ogni contenitore vuotato dovrebbe essere pieno, contenitori assegnati dovrebbero avere dimensione proporzionali alla potenzialità di produzione dell’utenza, a parità di volume prodotto gli svuotamenti diminuiscono se i contenitori sono più grandi.
E’ evidente che, dalla formulazione teorica all’applicazione pratica, passa una certa differenza ma questo non dispensa il Progettista e l’Azienda che svolge il Servizio a non provare a mettere in atto, anche se solo parzialmente ed a tendere, i criteri enunciati che potrebbero portare ad un logico ed oggettivo contenimento dei costi operativi. E’ pure evidente che l’applicazione dei concetti enunciati porteranno risultati solo a tendere, dopo un confronto a consuntivo tra ipotizzato e rilevato, basandosi su dati certi e misurati. Senza dati rilevati con strumenti adeguati e per un ragionevole periodo, ogni ipotesi diventa un esercizio accademico. Per quanto appena enunciato e come indicato anche in altri punti di questo trattato si consiglia un periodo di misurazioni e di testi almeno 6 mesi prima di mettere il sistema a regime.
La raccolta di tipo PaP (Porta a Porta) comporta un’attività di raccolta di dettaglio con mezzi più piccoli e quindi più numerosi. Ne deriva la necessità di una progettazione più complessa in termini di numero di percorsi e di programmazione degli stessi onde evitare frequenti svuotamenti e lunghi tragitti di spostamento. L’ottimizzazione dei Km percorsi dai mezzi passa attraverso una combinazione di diversi fattori. Una strategia adottata è quella di applicare il criterio chiamato “Metodo di Raccolta Cooperativo” o anche metodo del “Mezzo Madre e Satelliti”. Si tratta di individuare dei punti strategici sul territorio, raggiungibili con mezzi di tipo “Autocompattatore” dove questi restano fermi in attesa di conferimento a questi (=trasbordo), da parte di mezzi satelliti più piccoli che raggiungono questi punti situati in posizione più o meno baricentriche. I mezzi grandi garantiscono il trasporto, ai punti di consegna, di grandi quantità con un singolo viaggio mentre quelli piccolo garantiscono la possibilità di percorrere anche la viabilità minore, senza intralciare il traffico locale ed effettuare lunghe tratte di semplice trasferimento per lo
scarico. E’ stato dimostrato che anche la sola riorganizzazione dei percorsi porta a risparmi diretti e subito monetizzabili come: meno km, meno consumi, minori costi di personale. Meno Km percorsi dai mezzi sul territorio significa anche riduzione del traffico locale, dell’emissione di CO2 e quindi aumento della qualità della vita del cittadino.
Nell’intento di ridurre i Km percorsi ed i costi nonché di migliorare la qualità del servizio, va valutata l’opportunità di prendere in considerazione la possibilità di adottare i servizi a richiesta anche chiamati OdV (On demand Voip). I Servizi su Chiamata realizzano economie solo se supportati dalle nuove tecnologie IT (Information Technology); questi servizi sono un esempio tipico di “Innovazione combinatoria” dove vecchie e nuove tecnologie vengono combinate con “italica fantasia”. Un uso intelligente di Sistemi di tipo OdV può fornire risposte alternative e/o integrative all’analisi delle frequenze di esposizione e può anche combinarsi con l’idea delle isole ecologiche itineranti, illustrate nell’apposito capitolo ed identificate con diversi nomi quali: EcoBUS, Stop&GO e Carretta Caretta.
Con l’adozione di servizi a richiesta è possibile studiare percorsi di raccolta standard isolando le anomalie di frequenza espositiva per tipologia di frazione, potendo così far pagare i servizi particolari in modo puntuale senza dover ricorrere a troppe semplificazioni caricando su tutti i servizi di cui godono solo alcuni e non con criteri regolari. Sono Servizi di tipo OdV: la raccolta del verde, svuotamento di qualsiasi frazione conferita in modo aggregato, svuotamento di sistemi dotati di calotta volumetrica, ritiro ingombranti, abbandoni segnalati dai cittadini, richieste per le isole ecologiche mobili, numerosi altri.
☼ Sono recentemente comparse sul mercato Ambientale soluzioni al processo TARIP quasi miracolose attraverso non ben precisate attrezzature denominate genericamente “contenitore intelligente”. In merito a questo argomento, esiste una forte possibilità che si innesti un’ulteriore “Eresia” dopo l’impropria, semplicistica e fuorviante applicazione del concetto di “Premialità”, trattato nell’apposito capitolo.
Per fare chiarezza e senza voler penalizzare alcun fornitore di attrezzature va subito chiarito che non può esiste nessuna attrezzatura dotata di intelligenza propria tale da assolvere autonomamente o anche solo parzialmente, al Processo TARIP come si cercherebbe di far credere tramite messaggi pubblicitari ed affermazioni improprie. L’aggettivo “intelligente” associato all’attrezzatura (Esempio “cassonetto intelligente”) è di fatto un aggettivo commerciale di moda come potrebbe essere “cassonetto 4.0” che oggi viene appiccicata ad ogni termine per rendere l’argomento più appetibile e compleance con la moda del momento; stessa considerazione per la parola “Smart” da cui “Smart City” e “Smart West”. Altre definizioni di moda: AI (Artificial Intelligence) e BI (Business Intelligence). L’intelligenza di un’attrezzatura risiede nel fatto che questa sia dotata di accorgimenti (elettronica dedicata) in grado di raccogliere e fornire funzionalità ed informazioni utili ad un sistema informatico centrale in grado di utilizzare ed integrare queste con altre provenienti da altre fonti e supportare così il processo che porta alla Tariffa Corrispettiva. Ben vengano tutte queste attrezzature e lo sforzo di ricerca dei produttori per renderle adatte alle indicazioni del DM TARIP perché l’informazione puntuale, georeferenziata (quando ha senso) ed in tempo reale, sono la base per una corretta gestione del Servizio di Raccolta.
Bisogna però fare attenzione che non tutto è oro quello che luccica e bisogna fare attenzione ad effettuare grossi investimenti hardware e meccanici perché siamo ancora in un mercato in evoluzione, dove il processo di filiera, ben definito nei suoi macro processi (vedi 4 Fasi), non è ancora ben chiaro nei dettagli ai diversi attori coinvolti nel processo. Infatti le Aziende fornitrici di attrezzature
necessarie a svolgere il servizio e le Aziende software impegnate nel gestire i processi e la raccolta dei dati, rischiano di entrare in conflitto a seguito della tendenza delle prime di cercare di creare innovazione più sulla parte informatica (non hanno competenze) che su quella elettro-meccanica (hanno le competenze). La questione è sottile così come lo sconfinamento tra i campi di competenza. La competizione sul mercato si sta spostando sulle prestazioni informatiche delle attrezzature così il controllo del funzionamento diventa uno strumento di protezionismo del fornitore con un forte vincolo per l’utente finale che, invogliato da una soluzione semplice e che tocca con mano (fisicità dell’oggetto) fa scelte non sempre consapevoli.
Serve la capacità lungimirante dei produttori di attrezzature di rendersi aperti ad inviare ma anche a ricevere informazioni dai gestori del sistema di più alto livello, nel rispetto delle esigenze del cliente finale e non della protezione del mercato del fornitore. Se ciò non viene rispettato, l’intelligenza dell’attrezzatura, invece di un valore aggiunto, diventa il collo di bottiglia del sistema nel suo complesso e, ancora più grave si rischia di perdere una delle caratteristiche fondamentali che possono definire l’attrezzatura finanziabile sotto il capello di industria 4.0. Argomento che sarà trattato in apposito capitolo. Nei prossimi capitoli illustreremo diversi sistemi di raccolta con pro e contro senza sposare nessuno di questi ma cercando di spiegare pregi e difetti e lasciando la libertà di scelta ai progettisti che saranno chiamati a coniugare il tutto nella realtà dove stanno operando. Ricordiamo che sbagliare lo Startup e come sbagliare le fondazioni di una Casa.
☼ Una particolare attenzione va posta ai sistemi di conferimento a chiusura controllata o più comunemente definiti “Metodo a Calotta” che trovano la loro omologazione anche nel DM TARIP 2017, Art.5, b). Si tratta di sistemi ad apertura a volumetria predeterminata che presentano alcuni vantaggi interessanti in determinate situazioni a condizione che rispettino alcune fondamentali caratteristiche tecniche nell’elettronica di controllo.
Questi sistemi di limitazione e/o misura volumetrica presentano molte varianti ed il più noto è quello a misura volumetrica fissa cilindrica di taglie variabili tra i 15 ed i 35 litri; più frequente 25 litri. Sono per lo più applicati alle chiusure dei contenitori in modo che il rifiuto cada in un cassonetto tradizionale che poi viene svuotato oppure in una campana interrata. Nella versione che vede la calotta applicata ad un cassonetto tradizionale, il punto debole è la resistenza degli attacchi al coperchio che con le sollecitazioni degli svuotamenti possono evidenziare nel tempo delle criticità.
Alcuni di questi sistemi non sono abbastanza evoluti per dare info sul loro livello di riempimento. Il sistema di sblocco dell’apertura, dovrebbe poter comunicare in modo bidirezionale con una centrale per ricevere le black list e comunicare il numero dei conferimenti ricevuti onde programmare lo svuotamento prima che il cittadino si trovi a dover lasciare il rifiuto a terra in quanto non più accessibile per “troppo pieno”.
☼ E’ questo un argomento molto delicato e forse anche un po’ di moda, in merito al quale da anni mi sento interpellato in occasione delle fiera di settore Ecomondo che frequento ininterrottamente dal 1997 quando ancora si chiamava RICICLA. Le domande sono sempre due:
avete un sistema per misurare il livello di riempimento dei contenitori ? vi interessa un sistema brevettato per misurare il livello di riempimento ?
La risposta alla prima è ancora: non conosciamo una soluzione che abbia un rapporto costo/benefici ragionevole e che ne giustifichi l’adozione. La risposta alla seconda è sempre: se ha un costo che ne ammortizzi l’impiego in un tempo ragionevole, se ne può parlare, altrimenti ci sono altri sistemi adottabili.
Chi fa queste domande e sta approcciando l’argomento pensa al mondo dell’IoT (Internet of Things) e spesso fa confusione tra sistemi di trasmissione del dato di riempimento ed il sensore che rileva il dato del riempimento. Per una reale applicabilità dei sensori di riempimento nel campo della raccolta differenziata a tariffa servono due condizioni tra di loro strettamente legate:
Per primo serve la capacità, da parte di chi potrebbe utilizzare le informazioni del livello di riempimento, di utilizzarle per ottimizzare veramente gli svuotamenti e non solo per risolvere eventuali emergenze. Per secondo serve che il costo unitario del singolo sensore abbia un costo riferito al volume di rifiuto da svuotare che giustifichi l’investimento della sua installazione.
Ambedue queste condizioni sono a mio avviso attualmente ancora lontane da essere state metabolizzate da chi le potrebbe utilizzare; la tecnologia sta facendo passi da gigante rendendo obsoleti investimenti recenti e non ancora ammortizzati. Se sui tempi del calo dei costi sono abbastanza fiducioso e quindi nella disponibilità di una soluzione a breve (uno, due, tre anni), sono poco ottimista che, le Aziende, quali dirette destinatarie dei benefici derivabili da queste tecnologie, saranno altrettanto capaci di sfruttare in tempi brevi il combinato disposto di mentalità e tecnologie necessarie per utilizzare e trasformare i dati in una reale ottimizzazione di processo. Abbiamo già discusso sull’opportunità e funzionalità della raccolta tramite l’uso di sacchetti a volumetria predefinita. Fondamentale la distinzione tra sacchetti destinati all’identificazione dello svuotamento e quelli destinati solo a fare da contenitori ad una specifica frazione. Vale, anche per i sacchetti che vengono monitorati, il principio del vuoto per pieno in quanto il peso conteggiato è quello del volume massimo teorico del sacchetto per il peso specifico della Frazione contenuta. Non esistono problemi di identificazione del codice HUF salvo che non ci si avventuri nel campo delle soluzioni che prevedono la lettura “al volo” di un sacchetto lanciato nel mezzo attraverso una o più antenne fisse poste nel mezzo. Si ha notizia di esperienze positive e negative. Non siano in grado di formulare pareri certi per mancanza di esperienze e test effettuati direttamente. Ragionevole pensare che debba esistere una certa percentuale di mancate letture se non altro per l’effetto statistico della posizione del tag rispetto all’antenna.
#☼ Ricordiamo che le Isole Ecologiche vengono anche denominate con gli acronimi:
CRM – Centro Raccolta Materiali; nome più frequente e che useremo di seguito. CCR – Centro Comunale Raccolta; nome pure abbastanza diffuso. CeRD – Centro Raccolta Differenziata; meno frequente ma usato.
Una o più Isole Ecologiche ben progettate, ben localizzate e ben gestite, rappresentano una delle 3 gambe fondamentali del Servizio Raccolta Differenziata a Tariffa.
1- Servizio raccolta differenziata PaP a frequenze fisse 2- Servizio raccolta differenziata su chiamata 3- Servizio di accettazione di rifiuti presso i CRM o CCR sparsi sul territorio
In un progetto di Raccolta a Tariffa, la gestione e monitoraggio delle diverse tipologie di isole ecologiche che si possono mettere in campo, è un elemento strategico. Quello che però non può e non deve essere fatto, è il demandare all’isola ecologica la soluzione di tutte le criticità irrisolte e men che meno pensare di demandare a questa struttura un’applicazione estesa del concetto di Premialità come alternativa alla Tariffa sposando “tout cour” l’Eresia che TARIP = TARI + Premialità. Fa fatta una grande distinzione tra:
Isole Ecologiche presidiate e strutturate anche denominate Centro Raccolta Materiali Isole Ecologiche non presidiate interrate o non (Casette Ecologiche) Isole Ecologiche mobili, semimobili denominate (Eco van, Stop&Go, etc)
Oltre a queste se ne possono elencare una serie, tutte derivanti da combinazioni di quelle citate. Senza avere la pretesa di essere depositari della verità assoluta, di seguito si cerca di valutare pro e contro in base ad esperienze riscontrate direttamente e raccontate da chi le ha vissute. Un’isola ecologica (CRM) è un’area che deve rispondere a criteri di compatibilità Urbanistici ed essere progettata da un Tecnico Professionista abilitato in grado di sviluppare una progettazione che tenga conto di: Impianto elettrico e sanitario, smaltimento delle acque nere e bianche e recinzione con chiusure a cancello. Va poi affrontato il problema principale che è quello di gestire in modo corretto il flusso degli Utenti, il monitoraggio delle frazioni conferite ed un sistema di video-sorveglianza nei periodi di chiusura. Un’Isola Ecologica non presidiata e non monitorata, rappresenta una fonte di criticità sufficiente a far fallire una buona intenzione progettuale.
☼ Va ricordato che prima di tutto un CRM (Centro Raccolta Materiali) è un sito attrezzato per stoccare rifiuti di vario tipo e quindi è un’Opera Edilizia a tutti gli effetti sottoposta a tutte le norme conseguenti che sono:
Progettazione da parte di un Professionista iscritto all’Albo competente. Rispetto delle Norme e prescrizioni Urbanistiche vigente nel Comune ove insiste.
In sede di progettazione va ricordato che risulta determinate ed imprescindibile prevedere i sotto-servizi come una qualsiasi Opera Edile e quindi gli allacci: acqua potabile, scarichi bianchi e neri, elettricità, telefonia se possibile. Dal punto di vista progettuale vanno trattati i seguenti argomenti:
Recinzioni adeguate ed impianti di video sorveglianza Cancelli motorizzati ed eventuali sbarre di controllo accesso Piccolo Ufficio per gli addetti Tettoie per depositi di RAE, oli esausti, etc Sistema sopraelevato di accesso agli scarabilli con automobile Sistema di circolazione dei mezzi che conferiscono e che ritirano gli scarrabili pieni Parcheggio esterno al CRM Fossa di raccolta per sversamenti accidentali
Quanto qui appena descritto non vuole essere un “manuale di progettazione” ma solo un “memo” delle cose di minimo che non si possono trascurare.
☼ Fino al DM TARIP, salo qualche Amministrazione particolarmente attenta si è preoccupata contemporaneamente del presidio, del monitoraggio degli accessi dei cittadini e dei flussi, delle frazioni conferite. Queste Amministrazioni si sono accollate costi notevoli per dotare le Isole Ecologiche di sistemi sofisticati di pesatura tramite bilance collegate a Totem gestiti direttamente dal cittadino con rilascio di scontrino quasi che, invece di andare in un’Isola Ecologica, si andasse in Farmacia o dal Compro Oro; un eccesso di zelo comunque apprezzabile. Oggi si inizia a capire che una Isola Ecologica non presidiata è un invito a creare una mini discarica abusiva.
Con l’acquisita consapevolezza che il CRM rappresenta la 3° gamba della Raccolta Differenziata a Tariffa e che il DM TARIP, oltre che di Tariffa basata sulla quantificazione del RUR (Rifiuto Urbano Residuo), parla di possibili correttivi per i conferimenti nei centri di raccolta con identificazione e quantificazione; quantificazione che deve riflettersi sulla parte variabile (=correttivi) della Tariffa dell’utenza identificata; non è specificato come. Gli Art.9, p2 ed Art. 4, p4, hanno cambiato sostanzialmente le cose avendo chiarito, oltre alla
questione del peso indiretto, anche che per le frazioni consegnate alle isole ecologiche (Art. 4, Punto 4), che sono ammessi sistemi di misurazione\quantificazione semplificati e quindi senza uso di pesature dirette. Per monitorare i flussi di utenze e frazioni conferite si scontrano due filosofie:
Una prima prevede che il cittadino faccia tutto in autonomia compresa l’autoidentificazione e la quantificazione del rifiuto conferito demandando la supervisione del tutto ad un sistema di telecamere. Una seconda prevede la presenza di uno o più operatori, in funzione della dimensione dell’isola dotati di opportuni strumenti informatici portatili in Tecnologia Android in grado di identificare l’Utenza tramite una tessera Sanitaria (sconsigliata) o EcoCard (consigliata).
Lo scrivente, ma anche gli Enti Gestori, tendono ad optare per la seconda soluzione dove gli operatori sovraintendono alle operazioni aiutando chi è in difficoltà e controllando visivamente la congruità dei conferimenti nonché il livello di riempimento dei vari contenitori (bidoni, scarabilli, carelli del RAE). La seconda soluzione, con opportune dotazioni informatiche è in grado di spostare alcune attività, tipiche da sportello, presso l’Isola Ecologica, ottimizzando i tempi sia per gli Utenti che per l’Amministrazione. Si pensi solo alle attività di ritiro, mazzette sacchetti, sostituzione di bidoncini guasti ed altre attività fattibili in un unico posto, furi dal centro storico e dotato di opportuno parcheggio.
Troppe Amministrazioni ed Enti Gestori, pongono un grande sforzo nel cercare di addomesticare alle proprie personali convinzioni e consolidate abitudini, le chiare regole del DM 2017, invece di concentrarsi sul come fare ad applicarle e far rispettare le stesse da tutti gli attori coinvolti: Uffici comunali, Azienda di Servizio e Cittadini. Diffusa è l’eresia tendente a far credere che per passare da TARI a TARIP sia sufficiente: a) fingere che la lettera P, finale di TARIP significhi Premialità invece che Puntuale, b) fare qualche modifica al software TARI in uso per gestire la TARIP.
Questa cattiva informazione rappresenta la causa di molti insuccessi raccontati dalle cronache a fronte di ambiziosi progetti di passaggio a Tariffa. Per stroncare questa “fake news” alcuni consulenti hanno iniziato a chiamare la TARIP, TARIC (Tariffa Corrispettiva) come sarebbe stato più corretto fosse stata chiamata. Nel DM 20.04.2017 si parla di Tariffa a misura e non di premialità; è comunque certo che nel DM non si trova traccia del termine premialità. L’eresia nasce dall’interpretazione degli Art. 9, C2 ed Art. 4, C4, quando il DM parla dei conferimenti nei centri di raccolta e del riflesso della quantificazione sulla parte variabile della Tariffa.
La banalizzazione dei concetti e l’ambigua finalità, hanno aperto la strada all’eretica convinzione che sia sufficiente “adottare improbabili sistemi”, più di immagine che di sostanza, per spingere il cittadino a conferire autonomamente le diverse frazioni differenziate incoraggiando così il suo desiderio di essere ambientalista e spingendolo a raccogliere punti di premialità per il suo comportamento virtuoso; punteggi che poi si potrebbero trasformare in improbabili e poco credibili risparmi in bolletta. Purtroppo il concetto di premialità, molto caro alla parte politica ed idealista della raccolta differenziata, cozza con i costi reali del processo di gestione della stessa.
Non esiste una verità assoluta ma è doveroso da parte dello scrivente chiarire almeno i concetti base su cui meditare attentamente in modo “laico” chiarendo a chi legge che chi scrive non è contrario in senso assoluto alla Premialità, ma bensì a politiche di premialità semplicistiche e generalizzate che possono diventare un’arma a doppio taglio qualora il cittadino dovesse scoprire che il suo sforzo non viene adeguatamente premiato. I conferimenti autonomi, spontanei o sponsorizzati, di qualsiasi tipo di frazione raccoglibile in modo massivo organizzato, se effettuato ad una distanza che comporta l’uso di un mezzo, risulta antieconomico per il sistema ed il singolo. In queste condizioni la pratica comporta:
un costo unitario diretto ed immediato esagerato per l’utenza derivante da: tempo sprecato, consumi di carburante e scomodità, un costo ambientale indiretto che vede una maggiore produzione di CO2/kg del singolo conferimento rispetto alla raccolta e conferimento massivo da raccolta PaP.
Un esempio tipico e la premialità sulla plastica oggetto di autonomo conferimento in EcoCentro o EcoPunto. Questa attività autonoma non produce un abbassamento del costo reale di raccolta PaP della stessa frazione perché l’Azienda comunque dovrà garantire il passaggio di raccolta.
Fermarsi per raccogliere un sacco invece di due non produce un equivalente risparmio pari a quanto si deve riconoscere al cittadino che conferisce autonomamente all’EcoCentro lo stesso sacco.
La vera premialità deriva da una gestione efficiente della Raccolta a Tariffa che deve portare vantaggi chiari, misurabili ed equamente distribuiti a tutte le utenze che devono partecipare in modo consapevole al processo avendo noti i principi che guidano la fornitura di qualsiasi servizio erogato dal pubblico ed esplicati nei seguenti assiomi:
pagare tutti e quindi meno, pagare per quello che realmente si produce, ottimizzare i costi del servizio semplificandone la gestione.
In molti casi vengono adottate Isole Ecologiche Interrate con alti livelli di automazione meccanica ma con scarsa attenzione all’integrazione di queste attrezzature con i sistemi informatici in grado di gestire il loro svuotamento ottimizzato (solo se piene) e la raccolta corretta e sicura dei dati che queste attrezzature producono. Elenchiamo alcune criticità:
alti costi di acquisto ed installazione oltre che di gestione e manutenzione, difficoltà di monitoraggio del sito nell’insieme, difficoltà a garantire una credibile misurazione delle frazioni conferite affinché le stesse siano utilizzabili ai fini della tariffa, difficoltà a garantire la segnalazione dei livelli di riempimento per un economico e tempestivo svuotamento.
In merito ai livelli di riempimento la fotografia mostra l’attività di sollevamento idraulico dell’isola, necessaria anche per svuotare un singolo contenitore pieno (è nella parte non fotografata). Il tempo di “emersione” e “riposizionamento” misurato è di quasi 10 minuti più i tempi di estrazione, svuotamento e riposizionamento del contenitore. Tutto ciò avrebbe forse una giustificazione economica se si usasse un mezzo pluri vasca e si svuotassero almeno 2 o 3 frazioni con bidoni quasi pieni. Risulta poco credibile la possibilità di tradurre questi svuotamenti in elementi accettabili ed usabili per una Tariffa Corrispettiva. Un’altra soluzione è quella di Fig. 7.d con contenitori interrati singoli per ogni frazione controllati da calotte volumetriche per ogni frazione e/o sistemi misti con controllo volumetrico per il RUR e controlli di sola apertura per le altre frazioni. Lo svuotamento è veloce con un mono operatore utilizzando mezzi senza sistemi di aggancio speciali e costosi.
Le varianti sono molteplici così come i sistemi di trasmissione dati. Le elettroniche di calotte volumetriche e sportelli sono uguali e possono trasmettere gli stessi dati. Fino a qualche tempo fa, ed in alcuni casi ancora oggi, era adottata la modalità di avere un trasmettitore Master sulla Calotta volumetrica ed una comunicazione radio tra Calotta volumetrica e sportelli delle altre aperture. Questa tecnica, interessante fin tanto che i costi di trasmissione dati erano significativi, oggi non ha più una giustificazione così importante ed ogni fornitore propone la soluzione tecnica che più ritiene
a lui congegnale purché questa non condizioni l’operatività e non crei vincoli protezionistici nei confronti dell’acquirente.
☼ Da qualche anno si è diffusa l’adozione delle “Casette Ecologiche” di cui riportiamo due immagini reperite in internet tra tante immagini disponibili. Basta cercare con Google e cliccare su immagini e si può scoprire un mondo. Tra le info che Google rintraccia, ci sono diversi articoli di quotidiani che riportano per lo più esperienze negative dopo un entusiasmo iniziale. Come quasi sempre vengono più evidenziati gli insuccessi che non i successi; il che è una regola giornalistica e molto spesso non viene analizzato il perché dell’insuccesso. Essendo stato coinvolto come Consulente ad analizzare i fatti ed avendo dovuto cercare d’integrare queste attrezzature nel sistema Tariffario, provo a dare una spiegazione schematica e più oggettiva possibile dei problemi che sono di tre tipi:
Il 1° problema è di ordine filosofico progettuale. Il 2° problema è di tipo tecnologico. Il 3° problema è di tipo socio culturale.
☼ La fretta e la necessità di rendere evidente alla popolazione che l’Amministrazione sta lavorando in direzione della Tariffa Corrispettiva porta a sposare una delle Eresie che TARIP = TARI + Premialità e quindi l’acquisto di queste casette appare come il primo passo per fare avvicinare i cittadini alla differenziata, senza disturbarli molto ed invogliandoli con premi a punti. Tutto bene finché non si diventa consapevoli che organizzare un criterio di premialità credibile, economicamente sostenibile e non attaccabile, è molto più difficile, impegnativo e costoso di quanto i propugnatori di queste iniziative non vogliano far credere. Una volta analizzato ed interiorizzato quanto descritto al Capitolo “Premialità”, le “Casette” possono entrare a far parte di un progetto più ampio di Applicazione della TARIP .
Fig.7.e – Casetta multi materiale
Fig.7.f – Casetta mono materiale Plastica
☼ Ho già avuto occasione di affermare che i problemi tecnologici si risolvono sempre se:
prima se si evitano, dopo se chi li crea ha la disponibilità di risolverli.
Una superficiale adozione del sistema ed un non corretto funzionamento porta agli insuccessi raccontati in Google e sintetizzati nelle immagini. Le cause di queste situazioni sono un misto di mal funzionamento dei sistemi ed un cattivo comportamento del cittadino che crede che tutto gli sia dovuto e che difficilmente accetta anche il più piccolo disagio se non è preparato, informato e magari anche multato per il suo comportamento non conforme alle regole.
Non esiste un pregiudizio assoluto per l’utilizzo di queste attrezzature ed in particolare se queste sono preesistenti a progetti più organici di Tariffa. Evidenziamo però i seguenti problemi:
modalità di controllo del conferito: ad apertura o volumetrico modalità di riconoscimento dell’utente che si sconsiglia sia basato sulla tessera sanitaria (vedere capitolo apposito)
Le isole ecologiche mobili si collocano tra una modalità di raccolta ed un servizio aggiuntivo di tipo dedicato come potrebbe essere la raccolta dei pannolini o servizi di raccolto a supporto degli invalidi ed altri ancora. L’adozione di questa metodologia, in situazioni critiche diverse da quelle del servizio alla persona in difficoltà, trova giustificazione nella mancanza di spazio per esporre i contenitori singoli (condomini) e/o la difficoltà di accedere con mezzi di raccolta tradizionali alle vie di piccoli centri storici caratterizzati da vicoli e scalinate e/o in particolari zone turistiche a traffico limitato. In questi casi l’adozione di bidoncini tradizionali e/o sacchetti presenta l’handicap di un’ingombrante, antiestetica e prolungata esposizione lungo le vie; esposizione limitata dal momento dell’esposizione fino al momento della presa, per il sacchetto ma prolungata fino al rientro del proprietario che ritira il contenitore vuoto nel caso del bidoncino. Limitatamente ai casi appena esposti e qualche altra situazione particolare, le “Isole Ecologiche Mobili”, più semplicemente chiamate “EcoBus” (altri nomi: Stop&GO, Carretta Caretta, etc.) rappresentano una possibile soluzione dove trasporre assieme la logica di esigenza e la tecnologia funzionale di un CRM\CCR. L’adozione di un EcoBus può risolvere il problema al cittadino che:
non può conferire sotto casa (mancanza di spazio), dovrebbe percorre un lungo tragitto a piedi per conferire in una Casetta Fissa, dovrebbe usare un proprio mezzo di trasporto per conferire ad un CRM (costi e produzione di Co2), richiede unu servizio a Chiamata.
L’ EcoBus è costituito da un piccolo mezzo, opportunamente attrezzati con due o più vasche (raccolta di più frazioni), che si ferma in determinati punti, a determinate ore e vi staziona per un periodo limitato. Il cittadino si presenta e conferisce a questi punti autonomamente o con l’ausilio dell’operatore a seconda se la frazione deve essere monitorata (lettura del Tag) oppure può essere conferita senza registrazione alcuna. Il coinvolgimento dell’operatore è determinante per il risultato e la qualità della differenziata. Diversamente si corre il rischio di ricadere nelle criticità delle Casette non presidiate. I risparmi reali del non presidio, stante che l’autista ci deve essere, nell’analisi economica del Servizio in generale, risulta insignificante e probabilmente azzerata dalla mancanza di qualità della differenziata. Questa metodologie sono identificate con diversi nomi quali: EcoBUS, Le critiche a questa soluzione sono molte come molte sono le criticità risolvibili con la loro l’adozione. I risultati non esaltanti e le critiche da parte dei cittadini, derivano per lo più da un’implementazione improvvisata e da una non sufficiente informazione al cittadino sul come usufruire del servizio. Certo è che questa metodologia di raccolta non può essere una soluzione alternativa al PaP
(porta a porta tradizionale) ma può e deve essere un’opzione integrativa per dare risposta ad una problematica particolare e limitata a specifiche zone. La soluzione, se risolve la criticità, può essere adottata in modo indipendente dal costo in quanto utile a far accettare ad una più alta percentuale della popolazione i piccoli disagi iniziali di un servizio a Tariffa che abbatterà i costi medi e migliorerà la qualità della vita di tutti. Non ha quindi senso cercare di giustificarne l’uso perché costa meno del PaP in quanto il cittadino conferisce autonomamente lasciando l’operatore libero di fare altro. Adottare questi sistemi mobili non è banale e, per non creare disagi ai cittadini, serve una gestione super efficiente del monitoraggio dei percorsi e delle fermate in modo che tutte le fasce di età dei cittadini possano usufruirne con facilità attraverso App e/o Portale del cittadino aggiornati in tempo reale. Dovranno essere noti i percorsi del mezzo a cui il cittadino è autorizzato a conferire, i punti dove il mezzo staziona ed il relativo tempo di fermata onde programmare il punto dove recarsi a conferire o ad aspettare che il mezzo arrivi.
Un accenno, anche se breve, va fatto alla pratica del riuso degli oggetti dismessi; pratica che si sta facendosi strada e che può sicuramente avere una ricaduta positiva. La pratica del riuso, se non inquadrata nel processo di filiera complessivo, strettamente collegato alle isole ecologiche, rischia però di fare più danni dei vantaggi che può portare. La pratica non può essere lasciata ad un’improvvisata e spontanea gestione basata sulla sola buona volontà di cooperative no profit e volontariato associativo. Serve un coordinamento che veda il ritiro, conferimento e deposito del bene, in attesa di cessione o scambio, come uno stato temporaneo, una sorta di purgatorio di beni classificati e monitorati e pronti per ritornare a nuova vita o essere destinati a rientrare nel ciclo del rifiuto.
Un elemento che entra a far parte dei costi da addebitare al cittadino è l’attività di spazzamento che va di norma calcolato con gli stessi criteri della parte fissa della tariffa e cioè sulla base del numero dei componenti per le Utenze Domestiche e sulla base della superficie o scaglioni di superfice per le Utenze Non Domestiche. Sotto la voce Servizio di spazzamento vengono compresi, oltre lo spazzamento meccanico, manuale e misto (meccanico manuale), anche alcuni altri servizi come:
svuotamento dei cestini pulizia delle caditoie altre possibili
La necessità di misurare, monitorare e certificare questi servizi è particolarmente importante perché la loro mancata o non corretta esecuzione, diventa immediatamente evidente e si trasforma in reclami da parte del cittadino a cui vanno date risposte immediate ed oggettive e presi immediati provvedimenti per eliminare le anomalie ed individuarne le cause che, se ripetute, potrebbero essere oggetto di penali. La tracciabilità e certificazione di questi servizi potrebbe essere soggetta a restrizioni sindacali ma il problema è stato da tempo risolto nel mondo dei Servizi di Pulizia in ambienti Pubblici, Autostrade, Aeroporti ed Ospedali tramite aperti e costruttivi confronti col sindacato. La tracciabilità dovrà essere continua per l’attività di pulizia meccanica (tecnologie GPS) dove deve essere monitorata la velocità di trasferimento e di spazzamento (spazzole su e spazzole giù) mentre potrà essere di tipo puntuale (tecnologie RFID) al raggiungimento degli obiettivi oggetto di attività (cestini, caditoie, angoli di piazze, etc). Per la certificazione del raggiungimento degli obiettivi nelle attività non monitorate in continuo col GPS, la tecnologia più adatta è quella RFID in bassa frequenza (leggibile per prossimità) che da la garanzia che l’operatore ha raggiunto il punto dove va erogato il servizio e quindi sono stati rispettati gli elementi contrattuali. Report tipo di analisi di una spazzatrice meccanica monitorata
Il monitoraggio di questi servizi è particolarmente sentito in quanto spesso viene subappaltato ad Aziende Terze e/o a Cooperative e la consuntivazione diventa onerosa oltre che conflittuale. L’oggettività dei fatti può essere garantita senza ledere la privacy dell’operatore. In questo tipo di servizio gioca un ruolo importante il comportamento responsabile dell’operatore che deve essere consapevole che con comportamenti impropri può vanificare la qualità del servizio e provocare reclami da parte del cittadino e quindi costringere il gestore a controlli altrimenti non necessari. Descriviamo due casi limite messi in atto per garantire un’alta percentuale di esecuzione del servizio secondo quando richiesto:
Nello svuotamento dei cestini, il Tag adottato è quello di tipo (LF) in bassa frequenza o (HF) alta frequenza (no UHF) e posto sul fondo del cestino quindi leggibile solo estraendo il cestino ed appoggiando il lettore sul fondo del cestino. Nel tracciare piccoli mezzi (Ape o Tricicli elettrici) con cui si muovono gli operatori, oltre al GPS, può essere applicato un sensore alla porta onde rilevare, oltre che il “mezzo si è fermato”, che l’operatore “dovrebbe” essere sceso o almeno ha aperto la portiera.
In questi due casi, eludere il servizio diventa un comportamento scorretto, voluto e quindi consapevolmente doloso.
Dopo aver disquisito di dati, normative, filosofie, tecnologie, errori da non fare ed aver fornito un primo schema di riferimento delle 4 fasi del processo TARIP, è giunta l’ora di provare a tirare le fila ed entrare nella fase operativa. Il primo passo è fornire una versione più dettagliata della Fig. 4a dove sono stati introdotti maggiori dettagli alle 4 Fasi ed i FOCUS su cui porre attenzione.
Nella parte bassa dello schema temporale di Fig. 9.a viene fornita, tramite delle barre orizzontali, un’ulteriore suddivisione in termini di competenza dello sviluppo delle 4 fasi; grafica che tiene conto di possibili coinvolgimenti di ulteriori attori che potrebbero avere un ruolo importante e vincolante nel processo. Le tre barre [A], [B], [C] rappresentano i tre casi di sviluppo più tipici che si possono incontrare nell’approccio all’applicazione della Tariffa. Invitiamo a porre l’attenzione alle situazioni iniziale di Pre-processo ed a quella finale di Postprocesso; situazioni che possono comportare vincoli critici al Processo TARIP Integrato di tipo [A]; vincoli con cui è “necessario convivere” e con cui “si può convivere” e per questo la barra [C] e definita come Filiera collaborativa. I Pre e Post-processo si riferiscono a situazioni dove il Processo TARIP si inserisce in una situazione che prevede che la Gestione dell’Anagrafe delle Utenze e la Riscossione della Bollette (TARI o TARIP), si debba tenere all’interno di processi gestiti con altri software; tipico il caso di SAP molto diffuso nelle Multiutilities di H2O, GAS, Elettricità. In questi casi sarà sufficiente instaurare uno scambio dati attraverso web service.
Il chiarimento dei ruoli tra gli attori coinvolti nel momento di Startup (Ufficio Tributi ed Ufficio Ambiente) diventa una necessità imprescindibile onde evitare il rischio di contrasti e conflitti di competenze che non possono che portare a incomprensioni, disguidi e ritardi con conseguenti maggiori oneri per l’Amministrazione e disagi per i Cittadini. Nel capitolo a titolo “Coordinamento Acquisti e Responsabilità” abbiamo parlato di queste problematiche e proposto uno schema che trova qui un approfondimento relativamente alla creazione della banca dati TARIP. La cronologia operativa dello Startup ideale sarebbe la seguente:
Importazione delle banche dati nel database del software Gestionale Tariffa. Bonifica delle banche dati anche con la ricognizione digitale del territorio. Utilizzo del nuovo software della Gestione Servizio TARIP per il controllo della correttezza delle letture nel periodo di transizione TARI – TARIP e l’aggiornamento continuo delle banche dati. Bollettazione o simulazione in TARI col nuovo software fino a che i controlli incrociati sulle letture non danno garanzie di congruità per iniziare a bollettare in TARIP. Completamento, col vecchio software TARI, del recupero dell’eluso (ritroso di 5 anni).
Il recupero, importazione ed organizzazione dell’aggiornamento dei dati necessari per creare la nuova banca dati TARIP non sono un problema tecnico ma piuttosto un problema di rapporti tra i fornitori del software di gestione dei processi per arrivare alla Tariffa ed i fornitori tradizionali dell’Anagrafe Civile e dei Tributi (vedi Pre-Processo- Barra [A] – Fig.9.a). L’Amministrazione spesso si trova in difficoltà perché schiacciata tra gli interessi di chi gestisce il dato dell’Anagrafe Civile e della TARI e le aziende specializzate nella gestione del Processo TARIP che, senza questi dati di partenza, non può impostare l’attività organizzativa dello Startup.
La resistenza passiva del Gestore TARI (fornitore del software e/o anche dell’Ufficio interno preposto), nel consegnare i dati al nuovo fornitore del Servizio TARIP, deriva dal fatto che quest’ultimo, invece di un nuovo “Partner” con cui collaborare per nuove ed oggettive esigenze, viene considerato come uno “Scomodo intruso” che modifica il normale tran tran quotidiano. Comportamenti di questo tipo non sono eticamente giustificabile così come sono scorrette richieste economiche esagerate, per rendere disponibili le banche dati, da parte di chi fino a quel momento le ha gestite, adducendo ingiustificate motivazioni anche basate su una distorta applicazione della “privacy”. Il buon senso suggerisce che l’attività di esportazione corretta, dei dati dello stato di fatto, dovrebbero avere un costo sempre inferiore al costo di reimportazione. Qualunque fosse la situazione che si dovessero creare, anche di forte contrasto, a causa della collaborazione forzata, è bene ricordare alle Amministrazioni che le Banche Dati sono e restano comunque di proprietà dell’Amministrazione e che la stessa ha diritto ad ottenere dal gestore delle stesse, senza alcun onere, una copia dei dati aggiornata almeno alla settimana precedente alla richiesta assieme alla documentazione di come questa Banca Dati e le copie storiche sono organizzate. Questa situazione va comunque sempre garantita, se non altro come elemento di sicurezza per poter ricostruire e recuperare il pregresso in caso di eventi straordinari, imprevedibili ed indipendenti.
La bonifica delle banche dati è il momento più strategico di tutto il processo TARIP\TARIC (C=corrispettivo) perché, come si vedrà di seguito con le tabelle di simulazione, il recupero dell’eluso TARI\Tarsu è sempre più alto di quanto ipotizzato e rappresenta, per importo, la prima voce che contribuisce all’abbattimento globale dei costi. E’ scontato che, a parità di tutti gli altri fattori in gioco, dividere un costo su un numero più alto di Utenze, non può che diminuire i costi medi per utenza.
La necessità di bonificare le banche dati è evidente ma diversi sono, obiettivi e modi, rispetto a bonifiche di tipo Patrimoniale. La Tariffa corrispettiva (non patrimoniale) è dovuta da tutti ii produttori di rifiuto, sia Domestico che Non Domestico, indipendentemente dal titolo (proprietà, affitto, altro) per cui l’immobile è utilizzato. Una bonifica fondamentale, per la Gestione di un Servizio TARIP associato (più comuni) è
l’uniformazione della Toponomastica che in moltissimi programmi di Anagrafe e Tributi è ancora affetta dall’errore originario di avere tutto l’indirizzo in un unico campo comprendete Nome via, Civico e Barrato non garantendo così l’univocità dell’indirizzo: “Via G. Garibaldi 2” e diverso da “Via G. Garibaldi\2” e da “Via Giuseppe Garibaldi, 2”. Senza aver eliminato le ambiguità in esempio, risulta impossibile confrontare banche dati di diverse origini, collegarle ai grafi stradali che pure hanno una loro Toponomastica per non parlare dell’assemblaggio di banche dati di Amministrazioni consociate in Consorzi, ARO, etc, creando così il codice ECOGRAFICO univoco.
☼ La Ricognizione Digitale del Territorio che in seguito abbrevieremo in Ricognizione è un’attività che può essere realizzata in diverse modalità a seconda delle diverse finalità per la quale viene eseguita anche se quella più di immediato interesse economico e quella del recupero dell’eluso. L’attività di Ricognizione è spesso associata alla attività di Georeferenzazione tant’è che talvolta viene chiamata superficialmente e semplicisticamente, “Georeferenzazione dei Civici” inducendo così malintesi e confusione sull’utilità e sul cosa comporti l’attività con relativi costi che possono variare moltissimo a seconda degli obiettivi che ci si prefigge. I malintesi nascono dal fatto che la parola Georeferenzazione, con la diffusione dell’uso delle mappe di Google o di Open Street Map sugli Smartphone, è entrata nel gergo comune e spesso se ne fa un uso non corretto e non consapevole dei relativi limiti e precisione. E’ ormai noto che Google con una modesta spesa, attraverso semplici procedure, è in grado di mettere a disposizione le Coordinate LATitudine, LONGitudine dei civi associati agli indirizzi che ha in archivio. Le domande da porsi, sono:
Quanti sono i civici e gli indirizzi che non trovano corrispondenza in Google ? Le posizione dei civici trovati, quanto sono precise ? Costano poco ma servono allo scopo della bonifica ?
Per questo motivo dedicherò un breve capitolo di chiarimento che sarò poi utile anche più avanti quando si parlerà di Localizzazione dei Mezzi e della certificazione degli svuotamenti.
☼ Georeferire, come per altro si può intuire dalla etimologia del termine, significa associare ad un dato, o più in generale, ad un insieme di dati aggregati, la loro posizione geografica sul Territorio rappresentato in piano quando questo, piano non è. Questa posizione viene fornita in coordinate geografiche di tipo LATitudine, LONGitudine che sono tipiche dei sistemi GPS (Global Position System) fornite dai satelliti geostazionari che poi, con opportuni calcoli vengono trasformati \ proiettati sul piano locale X, Y che siamo usi ad immaginare. La figura a seguire sintetizza, per chi ha qualche reminiscenza di geodesia, il processo di trasformazione che qui volutamente non viene approfondito.
Il problema pratico che incontriamo tutti giorni, quando utilizziamo qualche funzione del nostro Smartphone, che sfrutti le coordinate GPS, come ad esempio la Navigazione o la semplice Localizzazione di un indirizzo, è la precisione della posizione del cellulare (quindi di noi che lo tiene in mano) fornita dal GPS in coordinate LAT - LONG, rispetto a quella indicata dal punto indicato sullo schermo su una base cartografica. Le domande da porsi sono:
Quanto è affidabile il sistema se prendo per buono quello che mi indica il GPS ?
E’ più precisa la cartografia che visualizza la posizione o le coordinate LAT, LONG del GPS ? Ma a me ...serve la precisone o mi basta sapere dove sono pressappoco e dove andare più o meno? Poi, quando sono sul posto, navigo a vista ?
Quindi il problema della precisione di Georeferenzazione può essere un problema o no a seconda dello scopo per cui usiamo i dati GPS sulla nostra posizione o su dove dobbiamo andare; da questa considerazione nasce il concetto di: Precisione proporzionale all’obbiettivo per cui mi serve la Georeferenzazione.
Per approfondire l’argomento si rimanda agli atti del Convegno ASITA tenutosi a Trieste nel novembre 2019, (http://atti.asita.it/ASITA2019/Pdf/171.pdf), dove è stato presentato un Progetto di Ricerca, durato 18 mesi a titolo “Toponomastica e Georeferenzazione proporzionale alla finalità”; progetto a cui lo scrivente ha partecipato. La precisione necessaria per una Georeferenzazione dipende da diversi fattori ed è abbastanza facile capire, quale sia il livello necessario, usando il buon senso facendo mente locale a cosa serve la precisione, avendo bene in mente che:
Normalmente la precisione della cartografia è superiore a quella di un GPS standard usato da uno Smartphone o da un Localizzatore GPS automobilistico con un costo attorno ai 150€/cad. La precisione di un GPS standard di un cellulare e di 5.00 ml in situazioni ottimali che escludano gallerie, alberi e boscaglie (tremendi i viali con pini marittimi o alti cipressi), centri abitati storici con vie strette o palazzi altissimi; in questi casi la precisione può andare da 10 a 50 metri. Alte precisioni di rilievo GPS sono fattibili con strumentazioni Topografiche dedicate attraverso elaborazioni di correzione differenziale che portano precisioni sub centimetriche. In attesa dell’entrata in funzione della Costellazione Europea di Satelliti denominata “Galileo” che porterà a precisioni “commerciali gratis” di 50 cm, ci si può oggi affidare a sistemi di elaborazione con precisioni decimetriche ottenibili con costi comunque contenuti.
Quando si parla di Ricognizione Digitale nel processo della 4 fasi TARIP, stante che anche questa attività ha un costo, spesso non preventivato e quindi di difficile giustificazione, la domanda che viene spontanea è: A che cosa serve realizzare la Ricognizione Digitale? Posso evitarla o se la devo fare come, spendere poco?
La risposta non può che essere: Dipende; potrebbe anche non servire a niente: - Se viene realizzata solo per rispettare una generica indicazione del capitolato che la richiede, - Se chi deve decidere non ha una chiara visione del Processo TARIP e delle 4 fasi del Processo, - Se chi deve organizzare il Servizio di Raccolta Tariffa non ha chiara la diversità operativa col Servizio TARIP.
Il quesito potrebbe essere paragonato a quest’altro un po’provocatorio. Seve una Gru in un cantiere Edile?
La risposta è ancora: Dipende dai seguenti fattori: - Se il cantiere è già finito e prima non c’erano i soldi per comprarla, - Se si pensa di costruire un edificio di un solo piano, - Se si intende costruire un edificio in economia e nessuno sa manovrare la Gru.
Il vero problema è che, per effettuare una raccolta differenziata tradizionale del tipo TARI\Tarsu, effettivamente la Ricognizione non servire a nulla mentre, se affronti un Progetto per organizzare un processo secondo le 4 fasi canoniche del passaggio da TARI a TARIP, allora la Ricognizione Digitale del Territorio è auspicabile per far emergere velocemente l’eluso oltre che utile in diversi contesti di svolgimento di alcuni Servizi e controllo con consuntivazione degli stessi. Certo che il modo con cui si realizza la Ricognizione può rappresentare un ottimo investimento oppure può ridursi ad un inutile perdita di tempo perché non rispondente allo scopo per cui è stata proposta. La domanda sull’utilità della ricognizione è quindi mal posta se non contestualizzata.
La Ricognizione Digitale persegue tre finalità strategiche nel progetto TARIP:
Certificare uno stato di fatto propedeutico alla progettazione ed organizzazione del servizio. Consentire di posizionare, in contradittorio con l’Utenza, i contenitori. Georeferenziare il punto di prelievo del rifiuto e di consegna l’indirizzo d’invio della bolletta.
Nel più ampio complesso del processo della 4 fasi, la Ricognizione Digitale viene realizzata con due scopi conseguenti: Aiuto, nella Fase 1, al supporto della bonifica della banca dati da effettuarsi prima ancora di progettare il servizio da mettere in gara. Ciò consentirà al progettista una corretta progettazione con relativo studio del metodo di raccolta e scelta di numero e tipologie di contenitori da mettere in gara.
Individuare e stimare da subito la più probabile elusione parziale o totale che si nasconde nelle seguenti situazioni:
2° Case abitate saltuariamente, Abitazioni in affitto stabile o periodico, Edifici non accatastati, Utenze NoDom non presenti in banca dati Tributi.
Relativamente alle situazioni sopra elencate, l’attività prevede l’individuazione, attraverso il posizionamento in mappa (Georeferenzazione) del punto dove è esposto il Civico. In assenza di Civico di riferimento esposto, il punto sarà comunque posizionato in mappa ed ad esso sarà associata un’opportuna documentazione fotografica atta a supportare una successiva attività di indagine anche tramite una sorta di “sopraluogo virtuale” supportata da un’applicazione software in grado di navigare sulla cartografia i punti georiferiti e visionarne i dati associati raccolti (fotografie e note). Qualsiasi edificio è un potenziale punto di produzione del rifiuto che nel processo TARIP sarà dotato di appositi contenitori (mastelli o sacchetti) forniti di Chip RFID associato all’Utenza. A tendere quindi, nessuna utenza riuscirà più a conferire in contenitori non propri se non con grande fatica e col rischio di essere scoperti e sanzionati. Il costo delle sanzioni, superiori al costo annuo del servizio, renderà non più conveniente i comportamenti non conformi; truffare non converrà più. L’attività di Ricognizione Digitale, così come pensata, può essere utilizzata anche per ottemperare alla sistemazione della Toponomastica ed, in congiunzione con la banca dati TARIP, a costruire gran parte della banca dati necessaria per il Piano di Protezione Civile (vedi Metodo AUGUSTUS).
☼ La Ricognizione Digitale dei centri di produzione del rifiuto sarà effettuata utilizzando squadre composte da uno, o al massimo due, componenti opportunamente formati; operatori locali sarebbero preferibili avendo già cognizione dei luoghi e delle usanze locali. Il numero delle squadre operanti in campo sarà adeguato al numero dei Civici da rilevare ed alla tempistica attesa. Come, e di quanti elementi, formare le squadre dipenderà dagli obiettivi e le squadre dovranno essere coordinate da un Direttore dei Lavori a cui è affidato il compito di:
formare gli operatori; collaudare il sistema software per verificare la congruità dei risultati ottenibili; supervisionare il processo e la qualità dei dati raccolti; impartire le indicazioni per la sicurezza.
Per quanto riguarda il costo dell’attività, questo dipenderà molto da due fattori fondamentali:
la funzionalità del software che sarà adottata per l’attività, il numero delle informazioni, non reperibili visivamente, che si vorranno raccogliere.
Sul costo inciderà molto la tipologia del personale che si dovrà ingaggiare per l’attività di Ricognizione che dovrà essere, di più alto livello in funzione della complessità delle informazioni che si vogliono raccogliere sul campo. Parere dello scrivente è che, per essere veloce e poco costosa, l’attività dovrebbe essere eseguita in modo spedito senza dover fermarsi a chiedere notizie ad alcuno e rilevare tutto quello è rilevabile da parte di una sola persona, anche se ancora studente o senza particolare preparazione ma solo con opportuna formazione. La caratteristica fondamentale di un ipotetico operatore è che sappia usare in modo spigliato le funzioni base di uno Smartphone dove normalmente risiedono le App sviluppate per questa attività.
Nel rispetto delle specifiche del capitolo a seguire ed in condizioni ambientali normali, si può ipotizzare di censire e georeferenziare mediamente da 60 a 70 civici al giorno. Sulla base di altre ipotesi normalmente accettate, viene sviluppata la seguente formula empirica semplificata:
il rapporto Utenze/Civici varia tra 1,8 e 2,4 in funzione della tipologia dell’edilizia della zona, il rapporto medio tra abitanti ed utenze, è mediamente 2.
Per un’analisi di larga massima, il calcolo potrebbe essere:
Min costo/ Utenza = [1,15 x 6 €/civico /2] x Kev (15% quota costi formazione e DL)
dove: Kev = % di evasione espressa in % di Utenze; Utenze = NUdom + NUNdom Con un Kev = 20% otteniamo;
Min costo/civico = 1,2 x 1,15 x 6 €/civico /2 = 8,28 €/civico Max costo/civico = Min + 20%= 1,2 x 9,94 €/civico
Ora per potere effettuare un confronto dei costi di censimento (escluso software ed hardware), con quelli annui complessivi del Servizio, espressi in €/ab nella tabella a seguire, dovremmo esprimere Kev ipotizzata in % Utenze, in % Ab e quindi Kev=20%/2=10% che ci fornirà il coefficiente 1,10.
Prendendo in considerazione il costo medio nazionale CTOT pari a 175,8€/ab (Tabella, Fonte ISPRA 2020), il solo recupero dell’elusione potrebbe ridurre il Costo/ab di:
[175,8 – 175,8/1,10] = 15,98€/ab in modo costante e ripetitivo a parità di altre situazioni.
Risulta evidente che il solo obiettivo di eliminare l’Elusione, trascurando i numerosi altri benefici, giustifica ampiamente l’investimento della ricognizione digitale tanto più che questa è un costo uno a tantum mentre il risparmio di circa 9,1% si ripete tutti gli anni. Il lettore potrà adattare il calcolo alla sua Area Geografica.
Più oltre, in uno specifico Capitolo, l’argomento sarà trattato in modo più esaustivo e preciso calcolando, il recupero dell’elusione, assieme ad altri fattori ed analizzato il processo in modo più realisticamente e scaglionato su un periodo di 3 anni ed ipotizzando anche una % di irrecuperabile. Comunque, se anche si pensasse di poter bollettare e recuperare solo il 40% dell’eluso ipotizzato, nel primo anno di attività, si tratterebbe sempre di 15,98 x 0,4 = 6,4€/ab pari a più della ½ del costo di Ricognizione sia in ipotesi di minimo che di massimo costo. Per chi pensa di bonificare la banca dati TARI per la TARIP, in modo tradizionale usando altre banche dati (idrico ed elettrico), pur non sottovalutando questa prassi, mi corre l’obbligo ricordare che, in talune aree geografiche, l’eluso totale è talvolta condiviso con queste banche dati ed addirittura esistono situazioni di numerosi mancati accatastamenti di edifici che solo la Ricognizione Digitale del Territorio fa emergere.
L’organizzazione dell’attività di ricognizione, descritto in questo capitolo, parte dal presupposto che questa attività deve essere informatizzata al 100% e che i dati raccolti andranno archiviati automaticamente in un sistema centralizzato con un Back Office, grafico ed alfanumerico, in grado di analizzare i risultati e correggere \ bonificare le anomalie individuate. Anche le anomalie devono essere codificate e quindi elaborabili automaticamente per tipologia e rappresentate in modo tematizzato in cartografia. Solo così tutto ha un senso logico, pratico ed economico.
L'operatore (da ora in poi OP) dovrà avere, come dotazione minima, un dispositivo hardware, tipo Smartphone Android, capace di supportare un’applicazione software che, una volta sul territorio, gli consenta almeno due operazioni basilari:
Saper, tramite la posizione GPS, dove orientativamente si trova e, tramite lo zoom, di spostarsi sulla mappa per mettere la cartografia nella scala necessaria all’operazione da effettuare; la presenza di automatismi aiuterebbe. Avere l’elenco e/o il numero delle utenze che si dovrebbe aspettare sulla via dove si trova o al civico che sta per georiferire; la sofisticazione del software aiuta di sicuro.
A seguire una descrizione di come dovrebbe svolgersi di massima l’attività di ricognizione affinché se ne traggano poi utilità immediate e future:
La posizione dell’utenza sarà individuata dall’OP, tramite l’osservazione dell’edificio di appartenenza del civico stesso, posizionandosi sul lato opposto della strada rispetto al civico da mettere in mappa. La posizione del civico rispetto all’immobile individuato e lungo il lato parallelo alla strada, va stimata approssimativamente rispetto alla sagoma dell’immobile come rintracciato in mappa. Individuato approssimativamente la posizione del civico rispetto al lato dell’edificio, questo sarà posizionato con un puntatore o anche col dito. Il punto sarà acquisito dal dispositivo con l’accuratezza riferita alla precisione della carta sottostante. Successivamente al posizionamento del civico, dovranno essere scattate ed associate al punto, minimo 5 fotografie come di seguito indicato: - una foto d’insieme: indicativamente dal lato opposto della strada; - una foto da vicino che riporti il dettaglio del medesimo civico prima visto da lontano; - una foto della campanelleria; - due foto che rappresentino la situazione alla destra ed alla sinistra del civico. Un’ulteriore eventuale fotografia dovrà essere dedicata alla targhetta (se presente) che indica il nome del condominio e del suo amministratore. L’unico dato da digitalizzare sarà il numero del civico;
In caso di mancanza di numero civico già attribuito, questo sarà inserito in mappa in corrispondenza di un logico accesso con foto allegate dimostrative. Il civico dovrà risultare segnalato come mancante (Es: check box o campo note).
L’OP dovrà poi, tramite la stessa applicazione, poter rispondere in modo facilitato (senza necessità di digitalizzare\scrivere), ad alcune domande con risposte precompilate da scegliere da un elenco a scorrimento personalizzabile. Eventuali informazioni aggiuntive necessarie e non previste inizialmente ed evidenziate in fase di test dell’attività, dovranno facilmente essere aggiunte in un elenco a tendina; comunque dovrà essere previsto un campo note compilabile a piacere. L’attività così descritta è stata pensata in modo da potere essere eseguita sul campo da personale non specializzate di difficile reperimento e di costosa formazione. L’attrezzatura hardware e software dovranno essere in grado di operare sia On ine che Off line onde non inficiare l’operatività in caso di mancanza di connessione ed, in caso di Off line, il sistema dovrà essere in grado di trasmettere i dati appena On line. Una prima validazione dei dati sarà effettuata in ufficio e le incongruenze non risolvibili, emerse dall'incrocio dei dati rilevati e quelli a disposizione, dovranno essere risolti successivamente utilizzando mezzi e risorse interne all’Ente o che lo stesso dovrà reperire esternamente. La banca dati bonificata nella Fase 1.a e verificata grazie alla ricognizione digitale, dovrà essere la base di partenza per l’attività di consegna dei kit dei materiali che potrà rappresentare un’ulteriore opportunità di affinamento e bonifica. I dati modificati sulla base della ricognizione e poi della consegna, se fanno parte dei dati sensibili, dovranno poter essere convalidato in un secondo momento da figure autorizzate. Dall’inizio della ricognizione, e per tutto il periodo transitorio, si dovrà garantire l’aggiornamento della nuova banca dati parallelamente alla vecchia banca dati TARI. Nell’ambito delle attività preparatorie dell’istituendo Archivio Nazionale dei Numeri Civici e delle Strade Urbane (ANNCSU) istituito nel 2012, i Comuni sono tenuti a realizzare un’attività di censimento che prevede anche un’attività apparentemente simile a quella di cui alla Fase 1b. L’Agenzia delle Entrate e Istat lo utilizzerà, quando attivo, come unico archivio toponomastico di riferimento per il censimento e la produzione di statistiche territoriali, Riferimenti normativi: art. 41, 42 e 47 del Capo VII del Regolamento anagrafico (D.P.R. 30 maggio 1989, n. 223) e relative Istruzioni per l'ordinamento ecografico allegate al D.P.R. (paragrafi 8, 9, 10 e 11) e dalle specifiche tecniche presenti nell'Informativa Istat del 6 maggio 2014 (aggiornata al 27 novembre 2014. Le specifiche per la “Ricognizione Digitale del Territorio” proposto nella Fase 1b del progetto TARIP, presentano finalità e modalità operative diverse da quanto proposto nel progetto ANNCSU se non altro perché la georeferenzazione del Civico è opzionale per le specifiche ANNCSU e non dà indicazioni sulla precisione. Dalla Ricognizione Digitale sono ricavabili gli elementi richiesti da ANNCSU ma non viceversa.
☼ L’aggiornamento delle banche dati, in tempo reale o a cedenze molto ravvicinate, è uno dei problemi importanti da prendere in considerazione. Con l’adesione delle anagrafi comunali al progetto ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente), sulla base delle indicazioni contenute nell’art 62, comma 2 del D.L. n. 82 del 2005, gli adempimenti anagrafici dovranno essere effettuati dai comuni mediante l’utilizzo dell’ANPR che sarà aggiornata dai comuni con le seguenti modalità:
tramite l’area riservata di questo sito; tramite i sistemi gestionali attualmente utilizzati dai comuni, che dovranno essere modificati per registrare in ANPR i movimenti anagrafici.
L’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente è la banca nazionale centrale unica nella quale confluiscono progressivamente le anagrafi comunali, l’anagrafe centrale unica di tutti i cittadini e i residenti in Italia. Essa contiene i dati anagrafici, gli indirizzi di residenza e rappresenta l’archivio di riferimento delle persone fisiche appunto residenti, per tutti gli altri sistemi nazionali (migrazione da anagrafi locali ad anagrafe centrale in corso). La nuova carta d’identità elettronica (CIE) è il documento di identità che a tendere sostituirà quella cartacea e la precedente (difettosa) carta d’identità elettronica. Al momento quasi tutti i Comuni (eccetto 450) stanno erogando la seconda versione di CIE. Ad oggi, ne sono state emesse circa 14,3 milioni e, come vedremo di seguito, il Team per la trasformazione digitale sta mettendo a punto nuovi strumenti per accelerare il rilascio e snellire le procedure, con la possibilità attraverso la nuova “Agenda CIE” di caricare la foto (anche fatta con lo Smartphone) direttamente online.
La fase 2 non può essere realizzata senza un preciso e dettagliato progetto operativo che veda coinvolto Ente Gestore e chi per esso coordina. L’attività di consegna dovrebbe essere appaltata separatamente rispetto al Servizio di Raccolta in modo da consegnare all’Azienda che esegue il Servizio un insieme di attività precise numericamente e certe in modo da non alimentare contestazioni che ritardano se non addirittura impediscano la realizzazione della Raccolta a Monitorata. Se l’attività viene appaltata assieme al Servizio va verificato, da parte del RUP e/o del DEC che, chi realizzerà l’attività, sia pienamente consapevole dei risvolti (danni economici e ritardi) che una non corretta realizzazione di questa fase comporterebbe e che siano utilizzati strumenti informatici adeguati. Nel progettare questa attività è bene ricordare quanto descritto nel capitolo “Coordinamento Acquisti e Responsabilità” dove nella Fig. 6.a viene riassunto l’insieme delle interazioni tra le varie banche dati e viene indicata in alto a dx una casella che ricorda la necessità di richiedere ai fornitori le tabelle di corrispondenza dei codici dei contenitori (mastelli e/o mazzette di sacchetti) affinché sia popolato il magazzino delle attrezzature. Durante l’attività di distribuzione si possono e si devono effettuare moltissime attività d’indagine e controllo da cui dipendere il successo del progetto Tariffa che, nella Fase 3 successiva, richiede la certificazione della misura del servizio in modo puntuale e preciso.
☼ In mancanza della Fase 1b, la Fase 2 dovrebbe comunque prevedere la Ricognizione Digitale come esposto per la Fase 1b tanto più che il maggior costo sarebbe modesto rispetto all’attività di consegna ed associazione perché la maggior incidenza del costo è rappresentata dall’organizzazione e dal recarsi sul posto e non dalle attività di georeferenzazione. La Ricognizione, concomitante alla Consegna, comporta che venga effettuato almeno un giro completo di consegna su tutto il territorio durante il quale si realizza la ricognizione indipendentemente dal numero di Kit consegnati in ciascun punto (anche zero). Poi, per completare la consegna a tutte le utenze, si procederà con ulteriori giri o inviti a ritirare con una delle modalità di seguito descritte. La ricognizione digitale propedeutica, rispetto a quella concomitante alla distribuzione, presenta il vantaggio di consentire, già in fase progettuale di stimare le tipologie (dimensioni) dei contenitori da consegnare oltre ad una stima più realistica del numero degli stessi per tipologia tenendo conto anche delle nuove utenze emerse (eluso) e delle scorte (rotture e furti).
L’insieme dei materiali da consegnare alle utenze, sono chiamati “Kit di consegna” e possono comprendere: uno o più contenitori, sacchetti, borse, EcoCard e quant’altro previsto dal progetto. La composizione dei Kit può essere diversa a seconda delle tipologie di Utenze Domestiche (utenze singole o condominiali) o Non Domestiche (Negozi, Ristoranti, Studi Professionali, Industrie, etc). Troppo spesso questa attività viene sottovalutata e considerata come un’attività avulsa dal contesto della finalità TARIP quasi che consulenti, fornitori di contenitori e/o aziende incaricate, non fossero a conoscenza delle ripercussioni sulla fase 3. Alcune delle modalità di consegna proposte da pseudo esperti risultano assolutamente inadeguate se non addirittura dannose mentre altre, con qualche adattamento postumo sono riconducibili alle reali necessità nel processo delle 4 fasi. La non corretta gestione della consegna deriva per lo più da due fattori:
Una non conoscenza completa del processo TARIP che porta, in sede di offerta, a sottostimare importanza e costi di un’attività che non è banale. Una scarsa dimestichezza con gli strumenti informatici che sono visti come un elemento non governabile e non usuale nella quotidianità storica.
Le metodologie per la consegna dei KIT si possono dividere sostanzialmente in due gruppi:
Consegna all’Utenza presso la sede dell’Utenza. Consegna all’Utenza invitata al ritiro in un punto comunicato.
Si ricorda che la scelta di una delle due è comunque condizionata dall’aver o no realizzato la Fase 1b e, qualsiasi sia il metodo adottato, va ricercata e garantita la certezza assoluta di assenza di errori nell’associazione tra il KIT in consegna ed il Codice identificativo dell’Utenza a cui si sta consegnando ed a cui saranno addebitati gli svuotamenti nella Fase 3. Queste certezze si possono ottenere solo adottando una metodologia di distribuzione totalmente informatizzata e tracciata dalla A alla Z e che possa consentire:
L’eliminazione di ogni compilazione manuale di moduli con dati da trascrivere in un secondo tempo.
La raccolta di tutte le informazioni possibili ed utili alla bonifica della banca dati approfittando del momento “unico” d’incontro tra Ente Gestore e Utenza. La georeferenzazione del Civico di cui si parlato sopra nel caso che il processo sia stato iniziato senza aver ottemperato a monte a questa necessità.
La distribuzione totalmente informatizzata (completamente senza carta), con una banca dati preventivamente bonificata, consente di consegnare regolarmente i KIT anche alle Utenze non presenti nella banca dati originarle (=eluso) e che quindi non potevano comparire negli elenchi Excel e/o Moduli prestampati che semplicisticamente si immagina si possano usare. L’esperienza dimostra che l’uso di moduli cartacei compilati manualmente e successivamente digitalizzati od anche, compilare direttamente le celle di Excel in campo, comporta una quantità assolutamente inaccettabile di errori con l’aggravante che chi ha fatto l’errore non è assolutamente tracciabile. Risultato: - processo non controllato, operatore ed azienda, non tracciati, - quando gli errori emergono, è praticamente impossibile risalire alla responsabilità.
Con la consegna informatizzata invece ogni dato di questo processo\attività viene tracciato e si può ricostruire chi ha operato oltre all’ora, il giorno ed il valore del dato modificato del quale si può memorizzare e conoscere anche il valore precedente. La consegna informatizzata consente anche l’adempimento agli obblighi legati alla Privacy (vedi nuovo GDPR) che quasi sempre vengono trascurati anche in relazione alle consegne a delegati al ritiro. Sulla scorta di esperienze vissute, non dovendo compilare nulla, nemmeno la firma che viene acquisita firmando sullo schermo di uno Smartphone qualsiasi, i tempi di consegna sono molto più veloci e quindi si realizza un’attività a minor costo senza considerare i vantaggi futuri della mancanza di errori.
Analizzando le 4 Fasi si può affermare che lo “Startup” alla Tariffa Corrispettiva a misura è quasi più semplice per chi comincia da zero che per chi ha introdotto la differenziata da tempo pensando semplicemente all’applicazione della TARI. Esistono molti casi dove la differenziata è già una realtà consolidata e con livelli anche superiori al 70% dove l’Amministrazione si trova in difficoltà a passare a Tariffa non avendo ancora acquisito consapevolezza su cosa la Tariffa comporta, in termini organizzativi e contrattuali, per l’Azienda che svolge il Servizio. Per trovare una soluzione in grado di recuperare situazioni pregresse, non in linea con gli obiettivi del DM TARIP 2017, talvolta basta analizzare la situazione, con calma e competenza opportuna, e cercare la soluzione (tecnicamente e politicamente) percorribile nella consapevolezza che comunque si dovrà andare in contro a nuovi costi (sostituzione e taggatura contenitori del RUR) anche se l’investimento precedente non è stato ancora completamente ammortizzato e questo costo non era stato previsto nel bando di gara.
Nella bonifica della situazione in essere, oltre all’accoppiamento Chip RFID codice Utenza, ha un ruolo importante il codice di “Autoidentificazione” del bidoncino che deve essere applicato in modo che la sua posizione sia ben visibile e leggibile (vedere capitolo specifico). Le situazioni più tipiche da bonificare sono: Il problema comporta dei costi ed è risolvibile in due modalità: Applicare un’etichetta adesiva ad alta aderenza e protezione che contenga il Chip RFID e che abbia stampato, ben visibile, il codice di “Identificazione” numerico.
Il costo di questa operazione, a parte l’etichetta, che può costare da 1 a 1,5 €/cad a seconda di caratteristiche (quantità, dimensione e tipo di stampa impressa), sta principalmente nell’attività di andare sul campo e, dopo aver opportunamente pulito la superficie del contenitore nel punto stabilito, ivi applicare l’etichetta. Questa scelta risulta tanto più opportuna quando la vita residua dei bidoncini risulta breve (durata media = 4 - 6 anni in funzione della qualità della plastica) ma analisi tecniche potrebbero essere azzerate da questioni di opportunità politica. Il costo globale potrebbe essere paragonabile a quello dell’alternativa di … Sostituire in toto il bidoncino con uno adeguato alle esigenze, con Chip applicato al posto giusto e codici stampati in presso fusione riconducendo l’operatività a quella di una partenza ex novo.
Vale esattamente quanto sopra descritto. Lavoro da rifare ed extra-costi non previsti. Questa situazione potrebbe essere non grave ma dipende molto dalla gestione che è stata fatta della movimentazione dei contenitori dovuta agli spostamenti delle utenze (cambio residenza) sul territorio. Sono possibili due soluzioni:
il bidone si sposta assieme all’Utenza sul bidone subentra la nuova Utenza.
Senza un rigoroso tracciamento delle movimentazioni dei contenitori, il rischio che si debba rifare la fase di consegna è molto alta ed in questo caso risulta estremamente difficile organizzare una attività che non sia fatta direttamente a domicilio dell’utenza. Si può anche decidere consapevolmente di accettare una quota di errori nella prima fatturazione con conseguenti contestazioni e nuova emissione delle bollette errate dopo la correzione degli errori emersi.
Questa fattispecie non è frequente ed è riscontrabile in quelle situazioni dove l’avvio all’applicazione della Tariffa era iniziato alcuni anni fa quando la tecnologia LF (Low Frequency = 125 Khz) era quella più usata. Parliamo per lo più di Enti Gestori che gestiscono il Servizio in House per un numero significativo di Amministrazioni comunali che sono proprietari dell’Ente stesso. Il problema in questo caso è abbastanza semplice se si hanno a disposizione gli strumenti tecnologici (Hardware + Software) necessari ed opportuni per gestire l’attività. Le condizioni che si devono realizzare per una migrazione indolore sono:
Disponibilità di un software che gestisca il magazzino dei contenitori distribuiti sul territorio ed associati alle Utenze e che consenta di gestire almeno due identificativi. Un hardware che possa leggere e scrivere l’identificativo Utente in LF ed UHF collegato in tempo reale con il database del sistema centrale.
La situazione ideale e quella che consente di gestire e storicizzare più identificativi onde garantire l’associazione del contenitore all’Utenza anche in condizione critiche quando addirittura in presenza di sabotaggio dell’insieme contenitore e Tag d’identificazione. Gli ID da conservare, e che possono puntare al medesimo Utente, sono:
ID (univoco) TID ed EPC (riscrivibile) della Tecnologia Rfid UHF (866 MHz) ID (univoco) UID e RW (riscrivibile) della Tecnologia Rfid NFC (13,56 MHz) ID (univoco) UID della Tecnologia RFID LF (125/134 KHz) ID Barcode la cui «univocità» è sottoposta ad una serie di condizioni
L’hardware ideale è quello descritto col termine PA nella fig.10. Ciò non esclude che si possano utilizzare altre combinazioni di hardware e software alla ricerca di soluzioni dove l’hardware utilizzato per questa operazione, che potrebbe avere uno spazio temporale di circa un anno, possa poi successivamente essere utilizzato per altre finalità. A cosa dare priorità sarà un’attenta analisi pratica di operatività sul campo combinata con i costi di adeguamento dei software ed i tempi uomo risparmiati.
☼ Vi sono moltissimi casi dove non vengono adottati i mastelli taggati per il conferimento del RUR e le frazioni che si vogliono monitorare. Abbiamo già disquisito nel capitolo “Scelte da non sottovalutare” su pro e contro relativamente all’adozione, per le frazioni da monitorare, di sacchetti a perdere e/o mastelli, ambedue dotati di Chip RFID. Qui ricordiamo che, per una consegna corretta dei sacchetti taggati, il fornitore deve fornire questi in mazzette confezionate (rotoli con quantità da stabilire - 10, 20, 30). Le mazzette devono essere legate con una fascetta dotata di un Chip RFID che contenga (memoria EPC) l’informazione del range di numeri con cui questi sono taggati. Tali informazioni saranno anche contenute nel file di corrispondenze che l’acquirente dovrà chiedere al fornitore dei sacchetti. La mancanza di questo servizio, con inizializzazione della memoria EPC, fa costare meno i sacchetti alla fonte ma trasferisce i costi (più alti) di creazione di questa informazione su un altro centro di costo. L’utilizzo dei sacchetti con Chip RFID per il RUR impone che nei costi complessivi si prevedano anche i costi di distribuzione e/o rifornimento delle utenze che possono essere realizzati in diverse modalità.
Elenchiamo le principali:
Utilizzo di distributori elettro meccanici informatizzati. Distribuzione presso centri di raccolta opportunamente attrezzati. Distribuzione tramite appalto a cooperative di servizio.
☼ Una Fase anomala tipica è quella dell’incertezza iniziale della Società di Servizio che si trova a dover ottemperare ad un Capitolato di Gara non chiaro nei contenuti e troppo generico negli obiettivi, quando non in contrasto con gli stessi o, ancor peggio, troppo ambizioso e pretenzioso nelle richieste senza aver tenuto conto, in fase di progettazione e di stesura del Capitolato, della non derogabilità della cronologia temporale del 4 fasi canoniche. In casi come questi, altro non potendo fare, si cercherà di effettuare comunque una consegna informatizzata (zero carta) accoppiando i Kit di consegna ad un Codice certo come il Codice Fiscale (Tessera Sanitaria) per le Utenze Domestiche e la Partita IVA per le non domestiche (carta intestata dell’Azienda). In tal caso è assolutamente raccomandato di raccogliere la foto del documento utilizzato onde evitare future contestazioni. Esistono sul mercato software adatti allo scopo già funzionanti e testati. Affidandosi ad aziende \ consulenti che conoscono bene il problema, anche in situazioni critiche, utilizzando software adeguati e quindi con qualche costo aggiuntivo e qualche ritardo, sarà possibile riportare l’iter nel flusso operativo del Modello delle 4 Fasi.
Le maggiori esperienze maturate fino ad oggi, hanno basato la Tariffa, almeno per le Utenze Domestiche, sul conteggio degli svuotamenti del RUR in linea con quanto confermato dal DM 2017 che recita testualmente all’Art.4: Il RUR è la frazione minima di riferimento da misurare per applicare la TARIP ma possono essere effettuate ed usate, ad integrazione del calcolo, anche misure su altre frazioni.
Tra le Aziende che da anni applicano la Tariffa ed i Consulenti, è in atto un confronto per valutare l’ipotesi di introdurre, come suggerisce il DM 2017, altri parametri di misura utile ad affinare il sistema e renderlo sempre rispondente al principio fondante del pagare per il servizio di cui si usufruisce. Le frazioni sotto osservazione sono due:
La misura e tariffazione di questa frazione è in fase di sperimentazione dal 2017 presso AMNU SpA di Pergine. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità conferita della plastica indirizzando il cittadino verso comportamenti più virtuosi in parte spontanei ed in parte indotti sotto la spinta economica. Si tratta di cercare di eliminare vaschette e contenitori che producono grandi volumi e piccoli pesi ed inquinano la frazione Plastica abbattendone il “valore di recupero”. Dopo 2 anni di sperimentazione, i risultati sembrano assolutamente incoraggianti rilevabili dal notevole aumento della qualità della plastica conferita che indirettamente riduce il costo di trattamento ed i ricavi dalla vendita in un momento critico di ristagno della richiesta da parte dei tradizionali paesi esteri. La frazione dell’organico ha un’incidenza media Italiana del 39,7% in peso (vedi tabella a seguire, Fonte ISPRA) Il confronto tra 2016 e 2019 vede un leggero calo complessivo rispetto 2016 ed un valore costante al Nord.
Lo smaltimento di questa frazione ha un costo significativo, soprattutto nelle zone d’Italia sprovviste di impianti di trattamento industriale dell’organico a livello locale (Provincia o Regione) facilmente raggiungibili dalle zone di produzione. Risulta evidente la mancanza di stimolo anche alla semplice pratica della Raccolta Differenziata se il costo dello smaltimento dell’umido è paragonabile a quello dell’indifferenziato ed ambedue tendono costantemente al rialzo in mancanza di impianti di trattamento. A seguire una tabella riassuntiva dei costi di trattamento dell’Organico la cui gestione può seriamente mettere in crisi tutto il sistema di Raccolta in generale oltre che le previsioni dei PEF stante che lo smaltimento stesso potrebbe trovare soluzione nel trasporto a destinazioni che ne fa raddoppiare, se non triplicare, il costo rispetto a quello standard di trattamento (90 x 3 = 270 €uro/ton). Una situazione già vista dove si combinano situazioni locali, condizionamenti politici e perverse regole di mercato che solo il legislatore potrebbe calmierare.
Tenuto conto che il 40% dei Comuni d’Italia ha una %RD inferiore agli obiettivi del 65% e che tra le percentuali più basse le troviamo tra alcune grandi città del SUD e Centro.SUD con valori di %RD paragonabili se non inferiori al valore della %di Produzione nazionale media di dell’Organico che e pari a 39,7%, verrebbe da dire, forse un po’ semplicisticamente ma provocatoriamente: Perché, invece di progetti costosi e poco realistici di improbabili Porta Porta, in attesa di avvicinarsi ad obiettivi più ambiziosi e realistici, le Amministrazioni ed i Politici che le governano, non iniziano a costruire Impianti di Trattamento dell’Organico e, adottando un po’ di sano pragmatismo, si concentrano in una iniziale raccolta differenziata di due Frazioni: Umido e tutto il resto. Il Risultato sarebbe di incrementare di molto la %RD in essere e di eliminare i problemi di Igiene e Salute Pubblica generati dall’organico lasciato per strada ed eliminare l’organico dalle discariche.
Incrementare il compostaggio domestico e far adottare piccoli impianti di compostaggio a livello condominiale in attesa della disponibilità di impianti industriali a livello provinciale è una buona idea e ridurrebbe significativamente i costi. Uno stimolo potrebbe essere l’introduzione di elementi premianti nella formulazione della Tariffa Corrispettiva; ciò impone però all’Ente Gestore l’introduzione di elementi di controllo su chi pratica veramente e correttamente il compostaggio (vedi Albo Compostatori ed Ispezioni). A supporto di una corretta gestione dell’Albo Compostatori, reso obbligatorio da alcune Regioni, diventa imprescindibile che la posizione della compostiera sia Georeferita e che la stessa sia dotata di Chip RFID. Ai progettisti si consiglia di fornire, anche a che si vuol cimentare col compostaggio domestico, il contenitore dell’organico che pure dovrà essere dotato di Chip RFID in modo da consentire, oltre al monitoraggio della compostiera, previsto dai regolamenti, un controllo incrociato sull’uso reale del binomio bidoncino organico e compostiera. L’utente non avrà così alcun alibi per giustificare sversamenti dell’organico o impossibilità di differenziare correttamente in caso di non funzionalità della compostiera od altre motivazioni improprie. Lo sconto in bolletta per il Compostaggio domestico (circa il 30%) sarà così garantito solo a chi garantisce comportamenti corretti e ragionevolmente certificabili.
Il piccolo maggior onere del fornire anche il contenitore dell’umido ai destinatari di compostiere domestiche e la dotazione di Chip RFID ad ambedue i contenitori, è ininfluente rispetto agli enormi vantaggi di gestione che poi ne possono derivare.
☼ La durata del periodo di gestione a regime dipende dalla durata del Bando decurtata della durata del Momento di Startup e del periodo di Test del sistema di certificazione delle misure. Sulla durata del periodo di gestione si possono evidenziare le seguenti anomalie ed illogicità:
Bandi di Gara troppo lunghi Bandi di Gara troppo corti
Bandi di Gara troppo lunghi della durata variabile da un minimo di 5 anni ad oltre 10 che, se non sono chiari nel definire le finalità dell’Amministrazione (Tariffa corrispettiva) e modalità per arrivarci, inchiodano per troppo tempo l’Amministrazione all’impossibilità di procedere a qualsiasi innovazione nella direzione della Tariffa corrispettiva in quanto l’Azienda di Servizio ha buon gioco ad esigere maggiori retribuzioni per svolgere attività non previste e che comportano una riorganizzazione del servizio. Bandi di Gara troppo corti di 12, 18 mesi assolutamente insufficienti sia per mettere a regime e rendere economicamente sostenibile gli investimenti da fare sia da parte dell’Ente Gestore che dell’Azienda a cui si affida il Servizio, tenendo conto che lo StartUp significa avviamento e sperimentazione per tutti gli attori coinvolti.
☼ In un Servizio di Raccolta Rifiuti di tipo 4.0 vanno gestiti e trattati i seguenti punti:
Progettazione dei percorsi dei mezzi con le relative frequenze in funzione della frazione Simulazione a tavolino del percorso e del relativo riempimento del mezzo Localizzazione della posizione e monitoraggio dell’attività in tempo reale dei mezzi Registrazione certificata dei dati di vuotamento ed invio alla centrale Confronto tra programmato ed eseguito sia dei percorsi che degli svuotamenti Servizi on Demand (Servizi a Domanda) - vuotamenti su richiesta del cittadino Trasparenza totale operatore - cittadino sulle attività svolte Coinvolgimento attivo del cittadino tramite portale ed apposite App di segnalazione dei disservizi e delle anomalie sul territorio segnalabili anche dai cittadini
Tutti questi aspetti sono gestibili se esiste una forte integrazione tra i sistemi di lettura (RFID) e di localizzazione (GPS) dei mezzi che operano per la raccolta sotto un costante e puntuale monitoraggio in tempo reale tramite una Centralina a bordo mezzo (cuore del mezzo) e la Sala di Controllo in grado di rilevare in tempo reale le anomalie, rispetto a standard Statistici di previsione di svuotamento, e lo svolgimento temporale del servizio rispetto a “milestones” ipotizzati.
La strategicità della tracciabilità del dato dello “Svuotamento” è tale perché ogni lettura si tramuta in “Addebito al cittadino” sotto forma della parte variabile della “Tariffa Corrispettiva”. Tracciare le letture eseguite da apparecchiature (mobili o fisse), i mezzi che trasportano il rifiuto e, in modo indiretto, “l’operatore esattore”, diventa l’elemento cardine del Processo Tariffa corrispettiva. Il processo deve sempre garantire:
una corretta gestione delle attività programmate (efficienza ed ottimizzazione), un controllo delle letture effettuate da chi sta alla cassa (certezza e correttezza).
Col termine generico tracciabilità può si può intendere:
Tracciabilità dei mezzi dottati di sistemi GPS ed in modo indiretto la georeferenziazione dei dati acquisti tramite i lettori fissi e mobili. Tracciabilità degli svuotamenti tramite la registrazione dei dati (Art. 5, P 2,b) e quindi si ritorna alle tecnologie RFID.
La somma di queste due funzioni viene comunemente definita Monitoraggio del Servizio oppure anche Controllo della Qualità del Servizio. Tracciabilità Mezzi + Tracciabilità Svuotamenti = Controllo di Qualità ARERA
La tracciabilità si può quindi definire semplicemente come il controllo in tempo reale di attività
che devono essere rendicontate in termini di confronto tra percorsi programmati ed eseguiti ma soprattutto in termini di attività di svuotamenti di contenitori e di corrispondenza tra numero di svuotamenti attesi e numero utenze a cui questi svuotamenti vanno addebitati. La domanda che però ci si pone è: chi controlla? La Tracciabilità di un sistema di raccolta deve essere pensato e realizzato in funzione degli obiettivi che il CAM (Criteri Ambientali Minimi) impone e che, nel Capitolato del Bando di Gara, viene talvolta citato senza la reale consapevolezza di tutte le implicazioni che comporta nei rapporti tra:
l’Azienda che svolge il Servizio, la Committenza chi si aspetta di applicare la Raccolta la Tariffa, il RUP \ DEC nominato dalla Committenza che deve controllare.
Si tratta di sposare la logica del Processo Duale di “condivisione delle informazioni” che prevede la sostituzione di attività manuali di “scambio informazioni” attraverso l’utilizzo di file Excel che di automazione non hanno nulla nella realtà pratica. Il dato, una volta generato alla fonte (=lettura di un tag) deve essere trasmesso ad un sistema che, semplicemente e più efficientemente, lo mette a disposizione di chi è autorizzato a visionarlo e/o trattarlo nella forma in cui il suo “profilo utente” è autorizzato; parliamo di semplice consultazione di controllo, oppure scarico per ulteriori verifiche. Stiamo parlando di applicazioni Cloud. Il Processo Duale rende realizzabili i CAM che altrimenti restano meri principi non applicabili.
☼ La fruibilità “Duale” dei dati raccolti comporta l’utilizzo di software web nativi, intrinsecamente Cloud compliance, che consentono attraverso una profilazione dell’utente su più livelli, una collaborazione tra tutti gli attori interessati. La fruibilità “Duale” necessita di un database integrato in Cloud e per tanto, in presenza di molteplici fornitori di dispositivi hardware, l’Ente Appaltante si farà cura di prescrivere a tutti i fornitori di dispositivi, utilizzati per tracciare e certificare attività, contestualmente alla fornitura dell’hardware, la fornitura di moduli software di comunicazione bidirezionale (trasmissione e ricezione) col Cloud della Committenza. Sarà cura del fornitore software principale, preposto all’archiviazione ed utilizzo dei dati raccolti per la tariffazione, fornire le specifiche delle modalità di trasmissione dei dati (formati, frequenze, etc) e nello stesso tempo garantire, dal momento dell’acquisizione del dato, la sua conservazione nella forma originale assieme alla data (aa.mm.gg.hh.ss) del dato ed evitare possibili manipolazioni o aggiustamenti da parte di chi non è e non deve essere autorizzato ad apportare modifiche al dato originale. Il sistema Cloud dovrà garantire:
Un utilizzo immediato in modalità Smart Working per rispondere alle nuove esigenze emerse con l'emergenza COVID 19. La possibilità di esportare in modo autonomo la Banca Dati in formati standard e documentati, al fine di garantire alla committenza ed al DEC la possibilità di ulteriori eventuali elaborazioni tramite altri software. La Certificazione ISO 27001 del SITO fisico e Organizzazione che gestisce il Cloud a cui si appoggiano Software e Database.
☼ L’attività di raccolta differenziata del tipo PaP (Porta a Porta) comporta l’utilizzo di mezzi, per lo più di dimensioni medio piccole, che devono svolgere, con frequenze programmate, una attività che si tramuta in una fitta rete di percorsi finalizzata a coprire tutti i punti di produzione del rifiuto e quindi una visita obbligatoria e programmata a tutti i civici. Fino ad oggi, in assenza di necessità di certificare (=identificare) e quantificare (=misurare) le quantità raccolte per frazione di rifiuto, l’approccio tipico al problema, salvo qualche raro caso, è stato quello tradizionale di disegnare i percorsi su uno stradario cittadino utilizzando, nei casi più evoluti, un CAD o le funzionalità di Google Map. Il rispetto dell’attività da svolgere è per lo più lasciato alla conoscenza del territorio da parte dell’autista ed il controllo dell’esatto e completo esecuzione del percorso è lasciato al concetto che:
Il software di localizzazione del mezzo (Fleet Management) viene usato solo in caso di contestazioni e per provare a ricostruire, dopo qualche giorno dalla contestazione, cosa è realmente successo con scarsissime possibilità di successo.
Una moderna ed efficiente organizzazione del servizio di raccolta deve poter andare oltre a questo approccio manuale e fortemente soggettivo rendendo la programmazione e consuntivazione del servizio il più oggettiva possibile ed indipendente dalle capacità e conoscenze degli operatori.
Servono software e tecnologie specifiche, scelte perché considerate necessarie, sono un investimento e non un costo e perché un loro corretto utilizzo consente di:
abbassare i costi di realizzazione del servizio stesso, aumentare la sicurezza e la soddisfazione dell’operatore, migliorare la qualità del servizio verso il cittadino attraverso l’automazione della segnalazione di anomalie e disfunzioni, intervenire per tempo con gli opportuni rimedi ove necessario.
Scoprire un’anomalia e risolverla prima di una contestazione può evitare: una protesta del cittadino, una segnalazione all’ Amministrazione ed un rischio di penale.
Una veloce ed efficiente “pianificazione” e “rendicontazione” stanno alla base della “gestione operativa” dove l’insieme di veicoli, percorsi ed operatori sono l’elemento chiave per garantire un servizio efficiente ed ottimizzato. In una gestione operativa a misura (=a tariffa) non può esistere rendicontazione se questa non è associata ad una programmazione. In oltre, in un “Servizio a misura” diventa irrinunciabile, l’applicazione dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) necessari alla Committenza per monitorare la qualità del servizio e la quantificazione dei pesi da attribuire alle Utenze (Tariffa corrispettiva); da questi dati derivano alcuni elementi base per l’analisi dei costi industriali necessari all’Azienda che svolge il servizio e che interessano ad ARERA. Serve quindi una visione “temporale” delle informazioni con la possibilità di evidenziare eventi ed anomalie potendo definire, per ciascuno di questi, report e rappresentazioni grafiche in mappa (=tematizzazioni) che aiutino i responsabili dell’Azienda e gli eventuali DEC nel monitorare l’attività di servizio. Servono quindi strumenti software integrati per programmare, pianificare e rendicontare; strumenti accessibili contemporaneamente da più utenti (vedi concetto duale), in base alle rispettive competenze e responsabilità, da qualsiasi posizione geografica dotata di accesso Internet in quanto la tempestività dell’intervento è strategica e fondamentale. Caratteristiche funzionali minime richieste:
La Gestione anagrafica Operatori e Mezzi con lo storico e scadenziario manutenzioni. La Pianificazione Avanzata –della sequenza: Mezzi (percorsi), Operatori (turni), Servizi supportati da DSS (Decision Support System) per la Gestione in tempo reale di imprevisti sempre possibili. La Generazione automatica degli OdL “ordini di lavoro” digitali. Integrazione della Progettazione col navigatore di bordo. Rendicontazione: =confronto semi automatica tra servizio (OdL) Programmato e Realizzato. Il Magazzino attrezzature specifiche: Black Box, PC.Car, SIM dati per un immediato ripristino.
Nello schema a seguire vengono riportate range di incidenze tipiche dei costi onde meglio inquadrare il problema e stabilire le priorità d’intervento per ottimizzare il servizio e ridurre i costi tramite un opportuno efficientamento dell’attività.
I valori riportati sono frutto di un’indagine tra Aziende di rilievo e mediati tramite elaborazione e quindi vanno presi come valori indicativi. La somma dei minimi e dei massimi è stata forzatamente portata a 100%.
La Localizzazione dei mezzi nel mondo della Raccolta dei Rifiuti, viene adottata ancora troppo spesso solo perché lo prevede il Capitolato d’Appalto. Il Sistema GPS a bordo mezzo viene visto, da chi svolge il servizio, come un’imposizione, un fastidio ed un costo non evitabile perché il Bando di Gara lo prevede. Ne consegue che l’acquisto di questa tecnologia viene effettuato mirando a spendere il meno possibile in quanto non se ne ravvisa un’utilità reale e per tanto l’acquisto viene recepito come un costo secco e non un investimento per migliore l’organizzazione. Le tecnologie GPS vengono percepite, solo in seconda battuta o dopo qualche brutta esperienza, come un possibile strumento funzionale alla progettazione ed ottimizzazione del servizio di raccolta. Spesso, nemmeno la stessa committenza ha la consapevolezza che la tecnologia serve, oltre che per un oggettivo controllo contrattuale doveroso anche per la possibilità ottimizzare le attività in una collaborazione tra Azienda, Amministrazione e DEC.
Il “fleet management” o “gestione della flotta” in italiano o anche, in senso più generico, la “localizzazione dei mezzi”, è la tecnologia a cui si pensa per prima cosa quando si parla genericamente di tracciabilità. Le funzionalità fornite da questa tecnologia, ancorché sofisticate, sono nate e si sono sviluppate per analizzare informazioni dove la precisione della posizione dell’evento registrato ed il dettaglio dei movimenti del mezzo, tra una tappa e l’altra, sono quantificati in qualche decina di metri (20-50 m) se non qualche centinaio, accontentandosi talvolta, anche del Kilometro. Le funzionalità disponibili dello strumento sono quindi mutuate per lo più dall’esperienza / esigenza di una “Macro gestione d’insieme” della posizione del mezzo e le applicazioni più evolute effettuano anche un dettagliato monitoraggio, tramite Can BUS, di alcune funzioni del mezzo (velocità, consumi, giri del motore, sensori, etc) finalizzate alla manutenzione del mezzo. L’incidenza del risparmio, derivante da un tale uso, non è influente rispetto ai veri costi del Servizio di Raccolta.
Ricordiamo la Macro analisi già citata che evidenzia come la parte del leone dei costi è data del Servizio Raccolta (Mezzi e Personale) che a sua volta deriva dal costo del personale operativo (4050% dei costi) rispetto ad un modesto 8-10% dei costi complessivi della voce Mezzi.
☼ Recentemente si stanno diffondendo proposte, per lo più provenienti dal mondo della ricerca, sulla possibilità di analizzare gli stili di guida finalizzati alla sicurezza (uomo - mezzo), al contenimento dei costi di manutenzione e dei consumi del carburante. Senza voler sminuire questa tecnica di analisi, estremamente sofisticata ed interessante, per altri contesti ed impiego dei mezzi, presenta ancora una volta una modesta incidenza di abbattimento dei costi nel settore della Raccolta Rifiuti porta porta; attività che prevede spostamenti a bassissime velocità e su brevissimi tratti (da civico a civico), fatto salvo che per i trasferimenti. Pragmaticamente, potrebbe essere interessante rilevare tramite l’accelerometro, disponibile in quasi tutti i localizzatori, gli eventi che intercettano, dei Mezzi in attività, passaggi in velocità sui rallentatori e salita e discesa senza la dovuta cautela dai marciapiedi.
Nella gestione dell’attività di raccolta rifiuti del tipo PaP (Porta a Porta = da civico a civico), la precisione standard del GPS (da 5 a 50 ml) non è adeguata allo scopo. Se la precisione di localizzazione deve servire come elemento di supporto al monitoraggio ed alla certificazione degli eventi lettura\svuotamento, centrali nel processo Tariffa, la precisione dovrebbe essere garantita tra i 2 ed i 5 m. Basti ricordare che, il valore 5,60 m, è uno dei parametri normativi di larghezza minima di una strada (distanza da marciapiede a marciapiede), 2,80 m (3,50 quelle di nuova costruzione) la larghezza di una corsia e tra i 2,00 ed 2,50 m circa la larghezza di un Mezzo raccolta. Tenuto conto che l’antenna GPS è posizionata normalmente in centro cabina (stella gialla della figura), con questi valori di precisione risulta anche difficile interpretare su che lato della strada era fermo il mezzo e dove è stato effettuato realmente lo svuotamento. Una posizione reale è un elemento determinate per una serie di considerazioni necessarie alla certificazione di uno svuotamento ed individuare eventuali anomalie ma anche per questioni di sicurezza legate a come è stato svolto il servizio in caso di incidenti stradali o di infortuni agli operatori. Senza troppo entrare nel dettaglio, per stimolare la curiosità di chi si volesse approfondire suggerirei di osservare la posizione dell’antenna GPS (Stella Gialla) con i punti di Carico (Triangoli rossi) a cui viene associata la coordinata GPS di lettura.
Servirebbe un capitolo a parte per spiegare i concetti che stanno alla base della Soluzione adottata da Contarina SpA e qualche altra Azienda che ha approfondito l’argomento e che hanno colto l’essenza e l’importanza della precisione raggiungibile avendo un grafo aggiornabile ed un efficiente algoritmo di “geocoding” che consentono una reale progettazione ed una affidabile rendicontazione. E’ comprensibile e giustificabile l’iniziale maggior difficoltà ad affrontare questo argomento, con relativi costi, da parte di chi non ha conoscenze di cartografia o non ha già maturato qualche esperienza concreta di localizzazione e quindi ha vissuto direttamente qualche aspettativa delusa.
Qui ricordiamo solo i seguenti fattori tecnologici:
La precisione di un GPS standard in aperta compagna può arrivare a qualche metro (da 3 a 5 m) mentre in zone abitate con edifici di altezza superiore a una o due volte quelle della cabina del mezzo (effetto canyoning), possono arrivare anche a 30 - 50 m con valori comunque superiori alla larghezza della strada. Qualsiasi percorso costruito collegando punti GPS, anche molto vicini, non può fornire una visione reale del percorso effettuato che per tanto non può essere adottato per certificare attività non essendo garantita la correttezza del nome delle vie percorse. La cartografia standard di Google, Open Street Map ed altri, intesa come assi stradali e posizione dei civici quando presenti, ma soprattutto il livello di aggiornamento della stessa (nuove vie, rotatorie, cambi di toponomastica), non consente di avere informazioni certe e certificabili ma soprattutto non consente una navigazione di dettaglio per essere usata per un confronto tra attività programmata ed eseguita. Esistono sperimentazioni di geolocalizzazione di precisione adottando sistemi integrati che combinano la correzione differenziale dinamica e sistemi di navigazione inerziale. I risultati sono sorprendenti.
Una risposta dedicata e specifica al Servizio di Raccolta passa attraverso un software in grado di coniugare mondi tecnologici diversi per lo sviluppo del quale necessitano conoscenze interdisciplinari e specifiche di dominio che trovano nella cartografia e nella georeferenziazione delle informazioni, il punto di incontro. Parliamo di una soluzione specifica e dedicata, pensata e realizzata per le esigenze del servizio raccolta dei rifiuti che sia in grado di integrare:
il mondo del Fleet Management, il mondo del GIS (Geographics Information System), il mondo dell’identificazione Geolocalizzata (RFID + GPS), il mondo della Tariffazione basata su attività eseguite puntualmente sul territorio.
Il sistema descritto è in uso presso alcune Aziende Pubbliche e Private impegnate in prima linea da anni nell’applicare la Raccolta a Tariffa da 5, 10, 15 anni. Il sistema gestisce attualmente circa 700 mezzi, dove la flotta pubblica più grande è quella (circa 300 mezzi) attrezzata dalla Società in House CONTARINA SpA di Spresiano (TV) mentre la flotta privata più grande (70 mezzi) è di una Azienda privata che svolge il Servizi di raccolta di tipo PaP in appalto, è quella della ditta LAVORGNA SpA, San Lorenzello (Bn). Recente l’adozione del sistema nel contesto complesso dei 5 Municipi di Roma (compreso centro storico), nel territorio gestito dalla società ALEA SpA di Forlì e da REVET SpA, Pontedera (Pisa) per la gestione il Servizio Svuotamento Campane su una vasta area di territorio Toscano. La soluzione rovescia il paradigma di cercare di aggiungere funzionalità GIS in un Navigatore tradizionale di tipo Fleet Management ma bensì implementa un Navigatore (simulatore di servizio) in un GIS. Un sistema ibrido dedicato mettere a disposizione molte funzionalità utili e necessarie per aggiungere, ad un sistema di semplice Localizzazione, un sistema di Organizzazione del servizio; da qui il nome di Sistema LeO.
La Toponomastica (nome via, punto di inizio e di fine) del grafo stradale di partenza possono essere quelli commerciali (Google, Tom Tom, OSM - Open Street Map) ma può essere anche quella ufficiale dell’Amministrazione responsabile dell’emissione della Tariffa derivata o fornita dagli Uffici Cartografici della Regione o Provincia. La gestione ed aggiornamento di un proprio grafo stradale, con la gestione dello storico, consente di utilizzare, dal giorno di attivazione, nuovi sensi unici, introdurre nuove rotatorie e gestire un tutt’uno composto da tutta la viabilità da percorrere comprese: strade private con autorizzazione, percorsi nei parchi pubblici e nelle grandi aree commerciali (Ikea, Aeroporti).
La rete aggiornata e le funzionalità aggiuntive consentono al sistema “Copilota” di guidare, un operatore qualsiasi, nello svolgere nel dettaglio un servizio programmato lungo un percorso dove, cosa e come fare, non è lasciato al solo buon senso dell’operatore. L’insieme hardware e software costituisce un sistema che consente di progettare e simulare l’attività di raccolta in sede, verificando in fase di progettazione, tempi, grado di riempimento del mezzo, numero di svuotamenti per poi trasmettere al PC di bordo tutte le informazioni necessarie per replicare la simulazione studiata e realizzare uno strategico confronto automatico tra programmate ed eseguito.
Come premessa a questo argomento va evidenziato che il costo di un mezzo attrezzato per la Raccolta Differenziata finalizzata alla Tariffa Corrispettiva (=Tariffa a Misura=TARIP), si differenzia da un Mezzo per la Raccolta Differenziata tradizionale (TARI), per le Tecnologie hardware e software necessarie a Misurare e Tracciare ma, ancor prima, ad Organizzare il Servizio. L’investimento necessario risulta modesto, nell’ ordine di 1/20 o 1/30 rispetto al costo del mezzo allestito (Telaio + Motore + Cassone \ Vasca). A fronte di un investimento quasi insignificante, si può ottenere un’influenza strategica su Organizzazione, Produttività e quindi abbattimento dei costi. Sarebbe opportuno affrontare ed approfondire questo argomento, più di quello che normalmente si fa.
Abbiamo già detto che con Monitoraggio del Servizio si deve intendere la somma ed integrazione della Tracciabilità GPS (mezzo di raccolta) e della Tracciabilità RFID (lettori mobili e/o fissi). Dal punto di vista tecnologico ciò è realizzabile utilizzando un insieme di hardware e software integrati che forniscono le funzionalità di massima rappresentate e descritte nello schema funzionale di Fig. 10. L’immagine presenta sul bordo destro un monitor volutamente tagliato a metà in quanto si vuol evidenziare che nella rimanete parte si dovrà trovare tutta la rimanente parte di software gestionale con cui la tracciabilità del servizio deve condividere la banca dati di cui abbiamo ampiamente parlato. Il sistema che andiamo a descrivere è assolutamente scalabile nelle funzionalità e può essere implementato anche per gradi purché hardware (black box) e l’installazione (cavetterie) siano pensati subito fino dall’inizio per la configurazione a tendere stante che l’installazione fatta al momento dell’allestimento ha un costo veramente modesto rispetto ad una installazione successiva che impone anche un fermo del mezzo e rimodulazione del Servizio.
Nell’immagine di fig. 10 troviamo rappresentati 3 grandi blocchi riquadrati da contorni a tratteggio differenziato riassumibili in:
[CS] - Centrale Servizi Integrata Centrale Operativa\Sala di Controllo in Cloud.
[CM] - Centrale Meccanica Autonoma Centrale Controllo della Meccanica del Cassone Allestito. [CB] – CAN BUS del Mezzo \ Motore del Mezzo da allestire.
La suddivisione viene schematizzata per inquadrare le competenze in sede di scrittura delle specifiche di gara, come abbiamo fatto nel Capitolo dove abbiamo trattato del “Coordinamento e Responsabilità Acquisti” nella fase di Startup. Quando il mezzo viene acquistato compreso di allestimento, vengono coinvolti più fornitori che poi fanno capo al costruttore dei mezzi o dell’allestitore dei mezzi a seconda di chi partecipa alla gara.
La forte interazione tra le varie parti impone che sia descritto in modo chiaro, semplice e senza margini di ambiguità, gli obiettivi e desiderata della committenza. A tale scopo serve avere chiaro e come punto fisso il software che la Committenza intende utilizzare e l’infrastruttura (Hardware + Software + Servizi) che intende adottare affinché, Costruttori ed Allestitori, abbiano una chiara situazione di cosa devono offrire e delle responsabilità che ciascuno si deve assumere. Per essere certi del risultato, il primo sforzo lo deve effettuare la Committenza che si deve assumere la responsabilità di ingabbiare chi offre, pur nelle more del Codice degli Appalti, dentro un recinto da dove non si possa sgarrare approfittando delle interpretazioni ideologiche del CdA. Vedi applicazione del “Principio di Equivalenza Tecnologica” (Sentenza del TAR Toscana 2020). Specifiche troppo dettagliate possono essere bypassate mentre se viene semplicemente affermato che l’hardware deve poter ospitare ed essere compatibile al 100% con quello che la Committenza ha già scelto, tutto si semplifica. La Centrale Servizi Integrata è il Centro del mondo per la gestione del Servizio e può vivere senza le informazioni derivanti da [CM]e [CB] e quindi il sistema è applicabile senza problemi anche a mezzi vecchi e/o presi a noleggio semplicemente adattandoli allo scopo. Il sistema vive e funziona imperniato sulla comunicazione tra la Centrale Cloud [CS] e la Centralina a Bordo Mezzo [BB= Black Box]. Più la [BB] è evoluta più il sistema potrà essere efficiente ed essere Industria 4.0 “Complenace”. Elenchiamo gli elementi di cui si compone il sistema denominato LeO (Localizzazione e Organizzazione):
Enne mezzi in movimento dotati di una [BB= Black Box] che comunicano, in modo bidirezionale, via (>=2G) in modo bidirezionale con la Centrale LeO. In Italia il 2G continuerà ad essere usato. Enne dispositivi [BB= Black Box] a bordo mezzo che fungono da gestore di periferiche e sensori del mezzo allestito oltre a fungere da ponte verso altre periferiche come il PC.Car che ospita il Navigatore più altre funzionalità di comunicazione bidirezionale con [CS] Enne dispositivi [NE= Navigazione, non obbligatoria], composti da PC.Car + Monitor (opzionali), collegati a [CS] tramite [BB], in grado di supportare l’operatore nel realizzare il percorso di raccolta (OdL) assegnato al mezzo. Enne dispositivi [S=Sensori, non obbligatori] collegati fisicamente a [BB] che raccolgono ed inviano informazioni alla centrale. Enne device, con una propria intelligenza [LRf= Lettori Rfid fissi] a bordo mezzo, collegati fisicamente a [BB] che registrano gli svuotamenti e li inviano alla centrale [CS]; strategico che i device [LRf] possano comunicare in modalità >= 2G con la centrale [CS] in modo bidirezionale ottenendo dalla [CS] informazioni come Black & Withe List e comandi di riconfigurazione. Enne device [LRm= Lettori Rfid mobili] in mano agli operatori che raccolgono le letture e le inviano, assieme a dd.hh.mm.ss alla centrale [CS] in alternativa o in aggiunta ai sistemi fissi [LRf]. Possono coesistere due tipi i lettori Rfid manuali [LRm] a seconda delle esigenze di progetto: >[LRb] UHF e Barcode con scarico tramite Wi-Fi verso la centralina [BB] o in sede tramite cavo USB >[LRa] UHF e LF con scarico autonomo da Remoto in modalità >=2G delle letture associate alle relative coordinate GPS ma che può scaricare anche in sede tramite cavo USB. Enne Palmari Android [PA=Palmari Android Rugged] che possono interagire (Lettura\Scrittura) con [CS] in base alla profilazione dell’utente potendo supportare diverse App Android e quindi essere utilizzati in diverse tipologie di attività.
Recentemente alcuni allestimenti, ed in particolare gli autocompattatori chiusi, sono dotati di Centraline PLC (Programmable Logic Controller) di il controllo dei sistemi olio-dinamici che pilotano i sistemi meccanici, sia in termini manutentivi che di controllo delle funzionalità. A parte le informazioni per la manutenzione, in merito alla quale non mi addentro per mancanza di conoscenze e competenze, per le finalità dell’organizzazione della raccolta, risulta interessante avere, come minimo e forse anche sufficiente, l’informazione del livello di riempimento e l’eventuale informazione di anomalie sospette che potrebbero impedire l’utilizzo del mezzo il giorno successivo.
Come rappresentato in di Fig.10, gli allestitori di [CM] si stanno orientando a fornire ai loro clienti i dati di gestione della Meccanica (Cassone\Compattatore) tramite un loro portale Cloud. Molti dei dati gestiti, tra cui la pressione di compattazione variabile in funzione della frazione, appaiono più utili al fornitore che non all’utilizzatore del Mezzo che si trova a dover interagire con [CM] attraverso un’ulteriore Centrale Web mentre gli sarebbe più funzionale avere i dati strettamente necessari direttamente nella Centrale [CS] potendoli acquisire ed utilizzare semplicemente leggendoli direttamente, tramite le porte I/O analogiche e digitali disponibili su [BB]. L’alternativa è quella che [CS] acquisisca i dati necessari tramite Web Service dalla centrale [CM]. Resta da vedere se lo scambio può essere bidirezionale e se ciò a un senso pratico stante che questa caratteristica fa parte di quelle richieste per l’ammissione ai finanziamenti 4.0 del MISE.
Il CAN BUS è la centralina del motore che fornisce attraverso due protocolli di trasmissione separati tutte le informazioni del mezzo. Un protocollo è uno standard con specifiche pubbliche mentre un altro protocollo e specifico di ogni marca mezzo ed è dedicato al controllo del motore ed alla sua manutenzione. Il sistema LeO fornisce informazioni così dettagliate che, Km percorsi, Velocità medie e max, etc, sono efficientemente calcolate e messe a disposizione senza la necessità di un collegamento al CAN BUS.
L’interazione automatica (=integrazione) è assolutamente possibile ed anche già disponibile in taluni casi analizzati. Direi che è sicuramente auspicabile anche se non sempre di facile attuazione. Come nel caso della condivisione o collegamento tra le banche dati, le difficoltà nascono dallo scontro d’interessi tra gli attori in causa. Per i dati di minimo del compattatore sopra citati, sarebbe comunque auspicabile fossero sempre resi disponibili con acquisizione diretta che aprirebbe la porta alla regolazione della pressione di compattazione in funzione della frazione che il mezzo sta raccogliendo facendo parte questa info dell’ OdL (Ordine di Lavoro) assegnato alla copia Autista-Mezzo che è nota al sistema.
Abbiamo già accennato brevemente ai sistemi di Raccolta Cooperativo basati sulla strategia dei Trasbordi da Mezzi Satelliti a Mezzo Madre con tracciamento completo dell’operazione: coordinate GPS, identificazione dei due mezzi, registrazione del peso conferito, data ed ora dell’attività. La raccolta differenziata di tipo PaP (Porta a Porta) comporta un’attività di raccolta di dettaglio con mezzi più piccoli, quindi più numerosi dell’attività di raccolta tradizionale; ciò comporta una gestione di molti percorsi che nel loro insieme devono coprire tutta la rete stradale della zona oggetto del servizio. Lo svolgimento corretto di questa attività impone:
una programmazione più spinta con una schedulazione che non può più essere effettuata con un semplice foglio Excel come vedremo di seguito; un’ottimizzazione dei Km percorsi dei mezzi attraverso una combinazione di diversi fattori tra cui quello principale risulta essere strategico la partica dei trasbordi da mezzi satelliti a mezzi madre compattatori.
L’ottimizzazione prevede di individuare dei punti strategici sul territorio, raggiungibili con mezzi “Autocompattatori” di grandi capacità che restano fermi in attesa di ricevere il conferimento, da parte di mezzi satelliti più piccoli che raggiungono questi punti situati in posizione più o meno baricentriche. I mezzi compattatori garantiscono il trasporto di grandi quantità di rifiuto con un singolo viaggio ai punti di consegna e pesatura mentre, quelli piccoli, garantiscono la possibilità di percorrere agevolmente tutta la viabilità, anche quella meno accessibile, e poter poi scaricare in un punto vicino. Un sistema tipo LeO consente di far sì che ogni mezzo satellite sappia dove si trova il mezzo madre anche se questo si dovesse spostare e quindi sapere sempre qual è il mezzo madre più vicino ed in grado di ricevere il suo carico quando il mezzo è pieno. All’atto dello svuotamento il mezzo madre riconosce il mezzo satellite e viceversa ed il mezzo madre, dotato di pesa, registra data, ora e peso di ogni singolo satellite che in esso conferisce. Essendo noti gli svuotamenti dei singoli satelliti ed il peso indiretto, è possibile effettuare dei controlli di congruenza tra numero di svuotamenti registrati, peso complessivo, dello svuotamento e quindi “range calcolato” del peso specifico della frazione. Corre l’obbligo di ricordare che chi scrive è consapevole che questi conteggi (Volume, Peso, Peso specifico) non possono essere precisi ma solo approssimati mentre il peso totale è sicuramente corretto.
I pesi conferiti dai singoli satelliti e del mezzo compattatore sono invece da ritenersi corretti se i sistemi di pesatura sono certificati, tarati e manutenutati oltre che usati correttamente. L’attività di trasbordo monitorato rappresenta una fase strategica nel processo di raccolta con
certificazione degli svuotamenti perché l’automazione di questo passaggio diventa il primo punto di controllo del regolare funzionamento del processo; un “milestone” di processo che consente di effettuare un’analisi automatica e difficilmente eludibile di congruenza tra “peso scaricato” dal satellite nel mezzo madre ed il “peso indiretto” teorico che il satellite dovrebbe avere caricato in base alle letture effettuate e registrate. Due le anomalie riscontrabili:
Svuotamenti effettuati senza averli registrati; quindi danno per l’Azienda e la Committenza con vantaggio per l’Utenza che non paga.
oppure
Letture registrate senza però aver effettuato lo svuotamento; quindi vantaggio per l’Azienda che fa il servizio e danno per l’Utente che paga un servizio senza usufruirne.
Il sistema tecnologico di controllo è teoricamente perfetto, anche se non infallibile, ma sicuramente sufficiente a far emergere immediatamente (Alert automatici) situazioni sospette o palesi tentativi di frode attraverso attente analisi dei pesi specifici calcolati (Cap. 5, P4,5 del DM). Il sistema, per non funzionare dovrebbe essere boicottato manomettendo la strumentazione in modo doloso oppure depotenziato introducendo nell’automatismo fasi manuali che rendendo il processo dipendente da scelte soggettive di personale con certezza di impunità.
Si collocano qui tutti quei servizi che nella Fig.9.c vengono elencati sotto il titolo di Attività a Chiamata e che da una stima incidono tra il 10-ed il 20% rispetto alle Attività Programmabili \ Schedulabili. Abbiamo già accennato brevemente a sistemi in grado di gestire servizi a richiesta detti anche OdV (On demand Voip). Un uso intelligente del sistema on demand può fornire valide ed economiche alternative organizzative al concetto di frequenza di esposizione che talvolta può risultare inutilmente oneroso. I Servizi a Richiesta affidati a Call Center tradizionali, risultano, in alcuni casi, inadeguati allo scopo ed inducono nell'utente una sensazione di frustrazione e d'impotenza per le lungaggini e l’inefficienza nelle risposte. I servizi di tipo OdV, sono in grado di gestire, con un alto livello di automazione, numerosi processi di richiesta di servizi e/o segnalazione di eventi che necessitano di essere poi trasformati in OdL (Ordine di Lavoro) da tracciare e consuntivare. L’applicabilità del sistema risulta particolarmente interessate per la gestione di raccolta di diverse frazioni in presenza di:
Case sparse – territori vasti Zone turistiche – seconde case Criticità dei centri storici Raccolta ingombranti e/o segnalazioni Raccolta del verde ed altri servizi particolari
La tecnologia fornisce funzionalità tipiche di un sistema SSD (Sistema di Supporto Decisionale) in quanta automatizza l'iter: richiesta (telefonica o SMS), instradamento e smistamento intelligente sulla base della combinazione dei due numeri in gioco, chiamato e chiamante, e della posizione georeferita del chiamante con successiva attivazione di diversi processi di risposta scelti tra una lista di desiderata espressa dall'utente stesso. Il DM TARIP Art. 7, C 1, 2 e 3 prevede l’utilizzo delle utenze con conferimenti aggregati e ne chiarisce i metodi di riparto. Il sistema LeO in abbinamento alla tecnologia OdV rende tecnicamente ed economicamente gestibile questa fattispecie in diversi contesti ed in particolare per le utenze domestiche condominiali come pure in caso di piccoli agglomerati abitativi disagiati. Il sistema è applicabile a tutte le frazioni ed è una valida alternativa a:
Misurazione con sistemi di apertura a volumetria fissa; parliamo delle calotte ad apertura monitorata applicabili a contenitori più o meno capienti. Sistemi che adottano sensori volumetrici per la segnalazione del livello di riempimento.
Specificatamente alla frazione RUR, la tecnologia OdV, consente di applicare, ad un grande contenitore, il concetto di svuotamento “vuoto per pieno” tipico del singolo bidoncino senza gravare
il contenitore di costi non giustificati. Si può quindi evitare di non dover ricorre alla pesatura fisica del contenitore e quindi eliminare la forzatura di dover vuotare e pesare il contenitore anche non è pieno (finalità tariffaria), ogni volta che il mezzo passa dove il contenitore è posizionato. Non ha alcun senso ed è inutile applicare questi sistemi, finalizzati all’ottimizzazione del servizio, se la struttura organizzativa nell’insieme (Committenza e Azienda di Servizio), oltre a dottarsi delle tecnologie necessarie, non hanno concordato un cambio di operativa che potrebbe anche essere diversa da quella prevista in origine dal Bando.
Un condominio ha due cassonetti tradizionali per RUR (A e B) dotati di chiavi diverse assegnate a due gruppi di Utenze suddivise semplicemente per Scala A e B o più specificatamente tra Utenze virtuose e meno virtuose. La lista delle Utenza che conferisce in A e B sono trasmesse dal Condominio al Gestore mentre il cassonetto preesistente va solo dotato di chiave, Chip RFID ed adesivo con istruzioni. Quando il cassonetto non è più in grado di ricevere (è pieno), uno o più condomini compongono il numero impresso sul cassonetto. Un processo automatico riceve la chiamata ed organizza, a seconda della posizione del mezzo, lo svuotamento nel giorno stesso o il successivo. L’addebito degli svuotamenti sarà effettuato adottando i criteri ammessi dal DM 2017 che prevede anche di adottare, se ritenuto opportuno, le correzioni sulla base dei Kb = Coefficiente di produttività per utenza domestica in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare.
☼ Fa parte del sistema di Monitoraggio anche il controllo a campione, possibile ed auspicabile, affinché il Cittadino sia consapevole che se adotta comportamenti non corretti potrebbe essere individuato e sanzionato. Il come fare è analogo alla consegna di mazzette di sacchetti Taggati ma solo numerati.
Nei capitoli precedenti abbiamo cercato di spiegare che:
Le Misure stanno alla base della tariffa e che senza misure corrette e certificabili la tariffa corrispettiva non si può applicare. Il Decreto TARIP da tutte le indicazioni necessarie e precise, se si sanno interpretare sul come fare a misurare caso per caso. Le Tecnologie ed i metodi per misurare le quantità di rifiuto prodotte ed identificare i produttori dello stesso sono note ma devono essere applicati in modo corretto.
Il Decreto TARIP 20.04.2017, qui riportato integralmente, ha delineato:
I criteri per la realizzazione la misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico. I criteri generali di ripartizione dei costi del servizio atti ad ottemperare alla direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo Art. 14.
Restano ora da chiarire i criteri di massima sul come Trasformare le Misure in Tariffa. Parlare di PEF, Tributi, Tariffe e Riscossione (bonaria e coattiva) necessita di professionalità specifiche con continui e costanti aggiornamenti nella parte legislativa; per tale motivo ho già avuto occasione di affermare che, per i Modelli di Governance di tipo [1] e [2], almeno nella fase di Startup, sarebbe opportuno un supporto esterno professionale specifico. Questo Manuale d’USO cerca di trasferire i 20 anni di esperienza in questo settore; periodo che ha portato l’estensore a confrontarsi, non solo con Tecnici ma anche con Responsabili Amministrativi, e quindi a cercare di compendiare gli aspetti amministrativi e gestionali con quelli tecnologici qui trattati.
☼ Definizione di Regolamento da dizionari di lingua Italiana: “Insieme coerente di norme giuridiche emanate da un organo amministrativo nel quadro della legislazione vigente per regolare determinati settori di attività, o anche serie di norme autonome per disciplinare il funzionamento di attività operative che fanno capo all'autorità (Stato, Regione, Provincia, Comune) ma di cui usufruisce il singolo cittadino”. E’ fondamentale ricordarsi che un Regolamento Comunale per la Tariffa Corrispettiva non può che limitarsi a chiarire ed integrare quanto indicato nel DM TARIP 20.04.2017 ed altre norme successive come quelle dall’Autority ARERA. Ogni elemento introdotto in un Regolamento che non sia strettamente conforme alle norme, anche se di buon senso, può essere impugnato dal cittadino e vanificare il processo di riscossione delle bollette.
Normalmente un Regolamento dovrebbe trattare i seguenti punti comportamentali delle Utenze evidenziano con chiarezza i comportamenti tra Utenze Domestiche e Non Domestiche. Elenchiamo alcuni punti non esaustivi ma indicativi in merito ai comportamenti:
Modalità di differenziare (documentazione specifica) Modalità di esposizione: a giornata o contenitore pieno o combinazione luogo e posizione del contenitore Giorni (frequenze) ed orari di esposizione per singola frazione Giorni ed orari di accesso ai CCR (Centri Comunali di Raccolta) Materiali e quantità massime conferibili ai CCR Modalità di conteggio di eventuali premialità se previste Quantità minime e massime conferibili al PaP (Porta a Porta) Iter da seguire per cambi di residenza; entro e fuori Comune Modalità per segnalare malfunzionamenti del Servizio Elenco dei comportamenti non ammissibili e sanzionabili Modalità e tipi di controllo possibili Sanzioni per il mancato rispetto di comportamenti non consoni Regole generali sul metodo di calcolo della Tariffa Domestica e Non Domestica Criteri di pagamento e sanzioni per il mancato pagamento
Dalla lettura di questo elenco ne discende che non può esistere un Regolamento Standard per la Raccolta differenziata a Tariffa da sottoporre ad un Comune od Ente Gestore mentre esistono principi base di partenza (=regole standard di minimo) da non scordare o travalicare. La stesura di un Regolamento operativo che diventa a sua volta un Manuale d’Uso, è un lavoro di Gruppo all’interno del quale non possono mancare le conoscenze degli elementi fondamentali imprescindibili per trattare il l’argomento.
Vanno messe a fattor comune e compendiate le seguenti conoscenze:
La conoscenza approfondita del DM TARIP finalizzato alla Tariffa Corrispettiva. Le regole emanate dall’Autority ARERA riguardanti il PEF e la qualità dei Servizi; regole a cui il settore è impreparato ed in particolare le singole piccole realtà comunali. Il funzionamento di base delle Tecnologie Abilitanti che sono imprescindibili in quanto strumenti fondamentali per consentire di coniugare: Servizio, TARIP ed ARERA. La situazione dei luoghi per cercare di coniugare i principi generali del DM TARIP con l’applicabilità degli stessi alla realtà a cui si vuole applicare la Tariffa col supporto di un Regolamento Comunale (scripta manent) che funga da linea guida per il cittadino.
A copiare umilmente …si rischia di sbagliare poco !! Non copiare in modalità “taglia incolla” …ma analizzare e contestualizzare quello che si vuol riportare.
Ricordarsi che: serve documentarsi e capire quello che da altre parti è stato fatto cercando di non inventare l’acqua calda ma soprattutto di non sottovalutare i dettagli che rappresentano un patrimonio di esperienza di Organizzazioni e Professionisti che hanno studiato il da farsi nel rispetto delle norme e nell’interesse dell’Ambiente e del Cittadino. Ricordarsi che: essere Tecnici significa essere in grado di affrontare e capire la differenza tra “cosa complicata” e “processo complesso”. In questo trattato sono stati raccontati, in almeno due punti, gli errori (=costi economici e ritardi) che la semplificazione e banalizzazione introdotti dalla superficialità di analisi, possono introdurre. Ricordarsi che: La Tariffa Corrispettiva è un Processo di tipo Industria 4.0 che è sintetizzato nel Modello delle 4 Fasi la cui analisi è necessaria per individuare gli elementi base per il Regolamento Comunale ma non è strettamente sufficiente. Ricordarsi che: In Internet si trova di tutto; anche Regolamenti e Piani Finanziari. Basta cercare ma non è detto che quello che si trova sia sempre corretto così come non è detto che quello che sta scritto in questo documento, sia oro colato. Starà al lettore inquadrare il contesto e valutare l’attendibilità dei contenuti. Va ricordato lo stretto legame tra il Regolamento e l’Aggiudicazione del Bando di Gara per il Servizio di Raccolta.
L’ assegnazione della gara con le proposte dall’Azienda vincitrice, integrate con le proposte migliorative, possono influenzare o andare in contrasto con i contenuti del Regolamento che il documento di sintesi che regola il comportamento di tutti gli attori in campo: Amministrazione, Azienda di Servizio e Cittadini. Sul come Trasformare le Misure in Tariffa Corrispettiva esiste in internet una grande mole di documentazione ma non esiste un documento che tratti in modo organico e chiaro l’argomento con riferimenti normativi e spesso si confonde il Regolamento Comunale per la Tariffa con una libera interpretazione del DM 20.04.2017. Mancano nel DM indicazioni fondamentali quali:
Criteri sul come ripartire la globalità dei costi tra Domestiche e Non domestiche, Criteri univoci sul come suddividere i Costi tra Fissi e Variabili nelle due fattispecie di Domestiche e Non Domestiche
ARERA ha ora preso in mano il pallino ma le bocce sono ancora in movimento. Ad ARERA dedicheremo a seguire un intero capitolo in questa edizione, perché nella precedente si era in piena “bagarre” su tempi, modi ed influenza della sua discesa in campo. Ribadiamo per tanto che sia ragionevole e corretto, in attesa di indicazioni più precise, copiare (prendere spunto ragionato) da chi applica la Tariffa Corrispettiva a misura da anni. Stante le positive esperienze consigliano, almeno come primo approccio, di prendere spunto da questi Enti Gestori ritenendo ragionevole che questi, se sono stati precursori della TARIP, lo siano stati anche nelle scelte strategiche che hanno portato a ricavare le percentuali di seguito riportate. Anche una qualche consulenza non è da trascurare.
Per completezza d’informazione, i valori percentuali riportati, rispetto agli anni precedenti si discostano di valori che oscillano attorno allo 0,30% dimostrando un certo consolidamento di tendenza. Riportiamo ancora una volta uno schema semplificato del criterio di calcolo della Tariffa corrispettiva per le Utenze Domestiche prendendo spunto dai dati resi pubblici da Contarina SpA (Treviso). Si noti come la componente di superficie, e quindi legata alla patrimonialità, sia completamente assente nel calcolo della tariffa si per la componete fissa che variabile. E’ pure da evidenziare che, se la quota fissa incide per il 59%, la quota del 41% su cui gli attori (cittadino o operatore) possono applicare comportamenti non conformi, diventa modesta e disincentivante.
Riportiamo ancora una volta uno schema semplificato del criterio di calcolo della Tariffa corrispettiva per le Utenze non Domestiche prendendo spunto dai dati resi pubblici da Contarina SpA (Treviso). Si noti come la componente di superficie qui abbia un ruolo non eliminabile se non altro perché un immobile può potenzialmente essere produttore di quantità di rifiuto in funzione della sua destinazione d’uso che può anche variare nel tempo. Uno dei criteri di calcolo potrà essere sicuramente quello delle categorie produttive ma non esiste una regola codificata e precisa.
Da molte parti emerge la richiesta di avere un simulatore per la Tariffa Corrispettiva quasi come si trattasse semplicemente di studiare un algoritmo matematico per risolvere un problema chiaro, noto e scientifico. Non è così. Mentre il problema di Simulare il costo TARI con una pseudo Tariffa, chiamata “normalizzata” è un problema già risolto ed implementato in diversi software, costruire un simulatore TARIP è un po’ come costruire un ottimizzatore di percorsi e la risposta alla sua realizzabilità suggerisce subito una risposta ambigua del tipo: dipende da cosa si vuole ottenere e dai dati di partenza.
Nel simulatore TARIP, i dati di partenza minimi sono le quote parziali del PEF (Costi Fissi e Costi Variabili) che tratteremo più avanti e un ragionevole campione di letture di svuotamenti effettuati in una zona più o meno grande dove il data base è stato bonificato e le consegne sono state effettuate regolarmente. Un simulatore tariffario è un po’ come il modellatore di una rete di fluidi in pressione; problema semplice se si parla di fluidi incomprimibili (H2O) molto più complesso per il (GAS) dove il volume è comprimibile (h e t). Anche per un simulatore tariffario abbiamo un problema che vede in gioco molte più equazioni (ipotesi di partenza) delle incognite e quindi ci si pongono alcune questioni preliminari:
di capire se il modello che abbiamo pensato converge o non converge, quali sono i punti fissi da cui possiamo partire per una prima ipotesi, quali sono i valori di partenza da cui partire per iniziare a cercare una soluzione, quali sono i valori di riferimento per poter affermare di aver trovato una soluzione.
Una soluzione realistica al problema della simulazione TARIC potrebbe anche essere quella
pragmatica di avere un software flessibile che consenta di ricalcolare la tariffa su base TARIC enne volte in poco tempo potendo modificare alcuni parametri (input) di partenza (misure e normativa) ed altri che di fatto esprimono una scelta politica; vedi la percentuale di riparto dei costi totali tra Domestiche e non Domestiche. Se la simulazione è accettabile o no diventa un problema che più che tecnico è politico e di convenienza perché emergono palesi i costi di ciascuna categoria di attività e classe di componenti famigliari. E’ da ricordare che la letteratura disponibile e numerosi relatori di convegni dichiarano che almeno il 90% delle Utenze si trovano con costi diversi tra TARI e TARIC; chi in meno e chi in più anche se tendenzialmente tutti dovrebbero pagare meno perché la “platea dei pagatori” sarà molto più ampia grazie all’eluso che emergerà. Questo è una di quelle problematiche che è di difficile classificazione tra complessa o complicata. Rimandiamo il lettore al capitolo dove la differenza tra i due aggettivi è stata teorizzata.
☼ Il software dedicato al mondo della raccolta dei rifiuti comprende una vasta gamma di applicazioni che, fino all’avvento del DM TARIP del 20.04.2017, ed alla scesa in campo dell’autority ARERA doveva sottostare solo alle specifiche norme legate alle attività di Trasferimenti e Trattamento dei Rifiuti nella fase che chiameremo di “Post Raccolta”.
Il settore dell’Igiene Urbana tra gli anni 2017 e 2018 ha subito uno shock di stimoli a seguito di tre eventi storici per il settore Ambiente dopo la Legge Ronchi del 1997.
Entrata in vigore del DM TARIP del 20.04.2017 che norma in modo semplice e chiaro l’applicazione del principio che “chi più inquina, più paga” coniugato, per il comune cittadino, in “chi meno produce, meno paga” L’inizio nel 2018 dell’attività dell’Autorità di Regolamentazione ARERA nel Campo dei rifiuti; attività che va oltre ai regolamenti Regionali e mette tutti, Privato e Pubblico di fronte ad obblighi e scadenze non derogabili. Approvazione nel 2018 delle quattro direttive europee per il recupero dei materiali, la gestione degli scarti, l’inquinamento e lo spreco alimentare da parte della Comunità Europea. Il combinato disposto dei tre eventi citati in premessa ha sparigliato le carte agli attori coinvolti nella tradizionale Raccolta Rifiuti mettendo tutti di fronte a necessità stringenti ed obiettivi ambiziosi. Difficile stabilire quali dei tre eventi sopra citati abbia più valenza nell’accelerare i processi di riorganizzazione della Raccolta Differenziata attraverso una necessaria evoluzione del sistema di gestione del Ciclo del Rifiuto, da un Modello di tipo Burocratico ad una di Tipo Industria 4.0. Modello 4.0 che oggi ARERA sollecita ed impone; modello che mira deciso all’obiettivo di uniformare la qualità del servizio verso l’alto e contemporaneamente livellare verso il basso i costi attraverso una determinazione analitica di standard operativi rispettosi di criteri di gestione manageriale; l’auspicio al cambiamento trova riscontro nei già gitati obiettivi indicati dalla Commissione Europea.
Molto è stato scritto ma resta di grande attualità la domanda: Se devo rispettare le direttive ARERA ed applicare la Tariffa Corrispettiva” cosa devo fare ?
In questo capitolo si cercherà di individuare e classificare gli strumenti software atti a rispondere alle molte domande che i tecnici operativi del settore, più attenti ai problemi sul campo che al burocratese, si stanno ponendo un po’ spaventati. Nelle due figure a seguire i due schemi base fondamentali che raccontano l’approccio alla gestione della Raccolta Differenziata dei Rifiuti finalizzato alla Tariffa ma che oggi necessita ancor prima definire finalizzato a rispondere alle indicazioni dell’Autority ARERA.
Con l’aiuto delle Fig.14.a si può raggruppare i software necessari alla gestione in 6 grandi gruppi \ fasi come estensione dello schema della 4 Fasi più volte citato e riportato in Fig.14.b:
Software per la gestione del Rapporto col Cittadino [Fasi 1,2,4] Software per la gestione della Raccolta Differenziata a Misura [Fase 3] Software per il Trasferimento e Trattamento del post Raccolta [Fase 5] Software per il Controllo di Gestione e Rapporti con ARERA [Fase 6]
La necessità di software specifici per applicare la Tariffa Corrispettiva era già evidente prima del
DM 2017 grazie alle iniziative autonome di alcuni Enti Gestori come Contarina SpA (ex Priula) che autonomamente si sono avventurati con successo, già nei primi anni 2000, anticipando il Decreto TARIP sulla strada della Raccolta Differenziata pensata come un Servizio al cittadino che andava misurato nella quantità (Tariffa) e qualità (ARERA). Per perseguire idea della Tariffa, un po’ idealistica ai tempi, questi pionieri sono stati obbligati ad investire in specifiche e nuove applicazioni dedicate, fatte realizzare ad hoc da alcune piccole società informatiche che si erano pure rese disponibili ad investire in un settore con numerose incertezze, pochi potenziali clienti a bassa capacità di spesa iniziale ed anche con scarsa concorrenza. Una lunga fase d’incertezza (periodo 1997 – 2017) caratterizzata da una non esatta codifica delle esigenze, ha portato alla nascita di un grande e frammentato numero di applicazioni mirate a risolvere, piccoli benché importanti problemi che fino ad ora hanno completato solo parzialmente il “grande puzzle della Tariffa Corrispettiva”. Prima del DM 2017 non era normato il modo di misurare e gestire l’attività a misura e quindi alcuni grandi gestori pubblici hanno affidato da sviluppare, col solito criterio “Time and material”, ai “soliti” grandi Gruppi dell’IT nazionali, l’adattamento allo scopo di applicazioni esistenti con risultati che sono, per chi è del settore, scontati: costi elevati senza avere prodotti mirati e rispondenti a necessità che per altro non erano ancora codificate per gestire il processo oggi sintetizzabile in “Processo TARIP”. Ancora una volta, la pubblica amministrazione italiana e le grandi SpA Pubbliche (Grandi Multiutilities) hanno cercato di banalizzare le complessità invece che affrontarle e risolverle nel loro complesso ed adottando applicazioni specifiche e puntuali quando servivano; complice il Codice degli Appalti.
Il risultato è che oggi, per il processo TARIP, sono disponibili soluzioni parziali, accrocchiate e di difficile integrazione, sviluppate usando tecnologie riciclate che vanno dallo storico RPG dell’AS400, alle applicazioni ancora oggi diffuse in Cobol, alle personalizzazioni di SAP, per arrivare alle nuove Applicazioni Web e Mobili su base Android. Il passaggio da Tassa a Tariffa ha comportato, per gli attori che ci hanno creduto, la ricerca ed adozione di applicazioni informatiche rispondenti a precise esigenze operative del Servizio ma soprattutto necessarie alla gestione del più stretto rapporto col cittadino; rapporto generato dal maggior coinvolgimento di quest’ultimo, nel migliorare il servizio e ridurre i costi. Per questo suo impegno il cittadino pretende giustamente riscontri e risposte esaustive relativamente a svuotamenti, addebitati e criteri con cui gli viene addebitato il servizio; un “customer care” spinto e preciso. Allo stato attuale i software per il settore Raccolta Rifiuti (definizione semplificata) possono essere suddivisi in due macro gruppi:
Software per la raccolta differenziata Tradizionale (=Tassa TARI + Software per il post Raccolta) Software per la raccolta differenziata a Tariffa (=Tariffa TARIP + Software per il post Raccolta)
Da una veloce e superficiale lettura dei titoli, la distinzione sembrerebbe non esistere, anche perché in una grossa fetta dell’Italia (Centro Sud), come ricordato nel capitolo dove si parla di “Eresie”, molti pensano che TARIP sia uguale TARI + P (premialità); la P di Puntuale è un concetto che da quasi fastidio solo a sentirne parlare perché suona di “rottura di scatole” e “quotidianità disturbata”. Oggettivamente siamo difronte a due processi assolutamente diversi, con problematiche e finalità diverse e dove, gli stessi attori (Committenza, Enti Gestori, Aziende che svolgono il Servizio), fanno fatica a cogliere l’essenza della differenza; non è quindi facile riorganizzare la struttura e formare il numeroso personale coinvolto nella raccolta. La tendenza a rimandare e cercare di fare come sempre fintanto che non si è costretti e fortissima. L’incapacità di cogliere la diversità del contesto è tanto vera che nemmeno i Bandi di Gara si sono ancora adeguati ai concetti insiti nell’applicazione della Tariffa Corrispettiva.
Tutto ciò crea notevoli problemi nel soddisfare le aspettative della Committenza in assenza del supporto di Capitolati scritti senza tener conto delle sostanziali differenze di gestione tra TARI e TARIP e dei conseguenti diversi impegni da parte delle Aziende incaricate del servizio che devono mettere in campo una diversa organizzazione a cui non sono abituati per non tradire le aspettative genericamente citate nei bandi. Spesso le Aziende che vincono le Gare sono esse stesse vittime del fatto che devono rispondere ad un Capitolato che parte da presupposti sbagliati e che fa una grande confusione tra TARI e TARIP.
Il processo di filiera fig. 4.b, più dettagliatamente descritto in fig.9, è una novità con cui gli attori della Raccolta Tradizionale non si sono mai confrontati fin tanto che non si è rispolverato il concetto espresso nelle due affermazioni, spesso citate ma evidentemente poco approfondite, figlie del Decreto RONCHI 1997 e del DM TARIP 20.04.2017: chi più inquina ...più paga, chi meno produce ...meno paga.
Senza la necessità di applicare il secondo dei due principi, chi addebita al cittadino (Ufficio Tributi) il costo del servizio di raccolta, non ha interesse ne necessità di conoscere chi produce il rifiuto così come non ha necessità di conoscere quanto la singola utenza produce con quantità suddivisa per frazione. Il cambio di paradigma, da tassa a tariffa, ha trovato impreparato anche il mercato informatico di settore; mercato che, seguendo le regole della domanda\offerta, ha visto nel tempo molte aziende investire in software per dare risposte alle esigenze della Raccolta Tradizionale da addebitare come un ulteriore tassello dei Tributi (TARI) invece che in processi di gestione della raccolta a Tariffa finalizzata alla TARIP ed oggi anche a dare risposte ad ARERA. Rari, parziali ed incompleti i software dedicati alla Raccolta a Tariffa essendo stata quest’ultima modalità, prima del 2017, applicata in soli 341 comuni su 8.000 (Fonte ISPRA 2018 su dati 2017, vedi figg. 1.a e 1.b); comuni per lo più raggruppati in Consorzi, Comunità di Valle e SpA Pubbliche Multiservizi (vedi Modelli Organizzativi, figg. 3.b e 3.c) collocati nel Nord Italia. Il Recente Rapporto ??ISPRA vede il numero dei Comuni salito a circa 800 ma comprende anche i Comuni a TARI Puntuale e lascia qualche dubbio, non sul dato di ISPRA ma sule dichiarazioni degli intervistati da ISPRA.
La gestione dei processi e quindi anche l’adozione dei relativi software, nei comuni medio piccoli, diventa più complessa a causa delle implicazioni introdotte nei Modelli Organizzativi (vedi Figg. 3.a e 3.b) adottati in talune parti d’Italia con maggior frequenza al Centro-Sud. Lo scrivente, quale amministratore e titolare di una Società d’Informatica Tecnica, si è avvicinato al problema della Raccolta Differenziata a Tariffa a seguito una casuale frequentazione tra ingegneri con la passione per i sistemi informativi territoriali (GIS Geographical Information System) con l’ingegnere Corrado Giacomelli, di rientro nel 1997 (Anno della Legge Ronchi) da una esperienza professionale Germanica, che ha posto il problema dell’ “ottimizzazione di percorsi di raccolta” per l’applicazione della modalità di Raccolta Porta a Porta. In seguito apparvero evidenti le analogie tra le problematiche di espletamento del servizio PaP e la gestione dei sotto servizi (H2O, Gas, Fognature) basate sull’adozione di tecniche GIS in grado di georeferenziare le Utenze sul territorio e di raccogliere tutte quelle informazioni che ARERA chiedeva allora in quei settori e che oggi chiede anche nel settore Ambiente. Il combinato disposto dell’anima “Gissara” della mia società che aveva già disponibile un efficiente Web GIS orientato al Data base, la capacità di sviluppare Applicazioni gestionali Web native ed una granitica convinzione del Consorzio Priula di voler implementare la Tariffa Corrispettiva ex novo in tecnologia Web nativa collegata al GIS, ha favorito il fatto che i due stakeholder mettessero assieme risorse umane e competenze di dominio, entusiasmi e risorse economiche per una causa condivisa. A distanza di 20 anni (un era geologica nell’informatica) dalla scelta strategica di sviluppare tutto con tecnologie Web Oriented ed a qualche anno dall’accettazione diffusa da parte del mercato del concetto di applicazione informatiche erogate in Cloud, la diffusione dei software Web nativi di tipo gestionale, è ancora molto limitata. Chi poi conosce bene il settore “Rifiuti” sa che ancora oggi, nonostante i restyling di “Webizzaaione” realizzati con la finalità di modernizzare il software, si contano su una mano monca le applicazioni gestionali ERP, nate “Client Server”, che sfruttano veramente le potenzialità delle nuove tecnologie software Web native e quindi in grado di sfruttare anche la potenzialità del 5G la cui diffusione è alle porte. La tecnologia 5G darà un ulteriore scossone al settore IT in generale ed all’utilizzabilità del Cloud come sistema di controllo remoto delle attrezzature aprendo così la possibilità di dare la denominazione di Industria 4.0 anche agli allestimenti tecnologici dei mezzi di raccolta dei rifiuti equiparandoli a mezzi remotizzati.
Quello che non è comprimibile, nell’informatica in generale, sono i tempi di sviluppo ed ancor meno i tempi di apprendimento e maturazione delle conoscenze di dominio necessari a riprogettare e riscrivere da capo applicazioni complesse con nuove tecnologie. Se nel manifatturiero 6 mesi consentono di acquisire una azienda e riconvertire i livelli di base della manodopera, inserendola in un processo produttivo, nell’informatica la manodopera sono gli sviluppatori e non è così facile convertire il tutto per una serie di motivazioni che chi è del mestiere capisce senza problemi. Comunque ne enuncio qualcuno in ordine sparso:
Il materiale umano ha una formazione molto specialistica che, come minimo è a livello di Diploma media superiore ma mediamente di laurea triennale lo sviluppo, usando tecnologie moderne, necessita di compatibilità tra i gruppi di lavoro in competizione, difficile coesistenza generazionale tra gestori di progetto, difficile trasferimento di competenze di dominio tra generazioni diverse, creazione veloce di nuove competenze non disponibili da acquistare.
A tutto ciò si somma la cronica carenza di personale (sviluppatori) con competenze IT (Information Technology) reali ed allineate alle esigenze di mercato ma anche disponibili ad occuparsi di sviluppo software che è considerato manovalanza e quindi non di prestigio e prospettiva. Tutti vorrebbero fare gli Analisti e gestori di progetto senza avere ne le competenze tecniche ne quelle di dominio. Un esercito di generali senza soldati o un esercito di soldati senza Generali all’altezza. Grandi player del mondo IT, anche non presenti direttamente nel mercato di settore, si stanno muovendo per cogliere le opportunità intravedibili adottando le strategie di Google, Facebook ed altri con acquisizioni ed integrazioni anche se su scale diverse e non comparabili. Nel settore “Rifiuti” si stanno muovendo numerosi attori che partono da mercati, convinzioni ed esperienze diverse. Essendo chi scrive coinvolto direttamente esprimo un parere ovviamente soggettivo e forse anche influenzato da una visione strategica commerciale limitata ma certamente suffragato da 20 anni vissuti nel settore ambiente ed in settori connessi. Il mercato è guidato dal business e dalla convinzione che, per crescere, il grande deve mangiare il piccolo anche solo perché è più grande. Il modello di Business corrente non prevede che il piccolo (la PMI) possa essere funzionale al grande e conservare anche la dignità ed il diritto a condividere il successo col grande; la filosofia corrente è: Rischio io e quindi comando io nel bene e nel male e quindi compro Azienda, Clienti e Competenze anche perché io sono in grado di sostenere investimenti e di partecipare ai grandi appalti.
A conferma di ciò è noto che il 78% del lavoro nel settore IT in Europa è realizzato da PMI mentre queste partecipano solo al 28% delle gare di settore lasciando quindi obbligatoriamente alle grandi aziende un margine di posizione non proporzionale agli oneri del lavoro e dei rischi di extra costi dovuti a valutazioni di progetto errate con ribassi più basati sulle strategie di gestione della gara che non su un’analisi realistica delle specifiche. Stante queste premesse, alla data del presente documento, è in corso un grande partita di “Risico” tra grandi e piccole aziende di settore, tra chi è affermato e meno, tra chi si sa vendersi meglio o meno, tra chi ha ancora voglia di rischiare e chi ha deciso di tirare i remi in barca e vendere ad un grande Player.
Per concludere questo argomento, ritengo di poter affermare che l’aspetto più pericoloso, derivante degli attuali movimenti di mercato (fusioni, acquisizioni, etc), sia per i clienti in cerca di soluzioni, quello di non capacitarsi che grandi Player o RTI (hardware + software + competenze) selezionati sulla base di capacità economiche e di potenziali capacità di mettere a fattor comune le loro competenze tecnologiche (vedi norma dell’avvalimento) senza però essere padroni dello Specifico Dominio, possono anche non essere una garanzia sufficiente e certa di risultato nel breve e medio termine. Il codice degli appalti poi complica la vita alla Committenza impedendo spesso alla stessa di scegliere il fornitore che più gli dà fiducia e garanzia obiettiva di risultato.
Il software per la raccolta tradizionale si concentra nel gestire la raccolta e trasportare in discarica o trasportare dagli impianti alla discarica le varie frazioni focalizzandosi sulla certificazione dei trasporti di grandi quantità senza occuparsi dell’origine delle quantità stesse. Se il cittadino non si lamenta del servizio, a nessuno interessa se la raccolta è stata fatta un giorno o l’altro, ad un’ora invece che ad un'altra, stante che non esiste alcun legame tra chi produce e dove chi produce deposita il rifiuto. Anche conoscere chi, cosa e quanto viene conferito nei rari centri di raccolta non è di interesse ed influenza minimamente le procedure di chi si occupa di addebitare al cittadino i costi del servizio che fino alla TARI è visto come un Tributo dovuto per la proprietà e commisurato ai m2 di proprietà. Tutto si svolge nell’anonimato più assoluto e nel modo più iniquo immaginabile.
Molto è stato sviluppato per la gestione degli impianti di raccolta, selezione e stoccaggio, per la gestione dei Mezzi (manutenzione, consumi, etc), per la gestione del personale (turni), per la localizzazione dei mezzi finalizzata ai contenziosi; quest’ultimo settore migrato dalle numerose applicazioni di fleet management delle grandi flotte.
Il software per la raccolta a Tariffa Corrispettiva (TARIC = TARIP) necessita di monitorare e dettagliare il servizio fino alla singola utenza riconoscendo, per ogni singolo vuotamento, a chi questo svuotamento sarà addebitato; semplice a dirsi ma complesso da realizzarsi. La sostanziale differenza è che tra Servizio realizzato ed addebito dello stesso esiste un’interazione quotidiana e strettissima che sta a monte del servizio di trasporto in discarica o agli impianti di trattamento. Questa necessità non è venuta a cadere, anzi rappresenta la naturale continuazione di un’attività a monte che con la TARIP va gestita in tutta la sua complessità; un passaggio che precedentemente abbiamo battezzato come passaggio obbligato da sistema Burocratico a sistema di tipo Industria 4.0. Citiamo in modo semplificato e sintetico le funzionalità che dovrebbero garantire i software necessari al processo pre TARIP (Fasi 1, 2, 3) come descritto in Fig. 4.a:
Gestione del processo di creazione, bonifica e manutenzione della banca dati del servizio. Gestione della movimentazione magazzino Contenitori \ RFID legato a guasti, furti e rotture dei contenitori. Gestione della fase di consegna dei kit di attrezzature necessari al servizio. Gestione ed aggiornamento in tempo quasi reale delle informazioni derivanti da: aumento o diminuzione dei nuclei famigliari, cambio di residenza delle Utenze sul territorio, disservizi. Gestione dei conferimenti delle frazioni autorizzate agli EcoCentri da parte dei cittadini. Gestone dei flussi di richieste a vario tipo originate da Utenze domestiche e non domestiche. Monitoraggio di dettaglio dei conferimenti della singola Utenza a cui addebitare lo svuotamento. Organizzazione delle raccolte in modo ottimizzato garantendo gli stessi livelli di qualità del servizio senza percorrere il territorio a vuoto con costi inutili e conseguente inquinamento e disaggi. Accesso in tempo reale alla banca dati amministrativa onde monitorare la morosità degli aventi diritto al servizio.
Qui si innesta la Fase 4 (Tariffa e Riscossione) che deve partire da un insieme di dati certi prodotti dalle Fasi 1, 2, 3. La TARI può esistere anche in assenza dei punti a -> i mentre la TARIP non può assolutamente prescindere da tutto ciò ed è questo che gli operatori di settore fanno difficoltà a metabolizzare.
E’ già stato detto che il processo di gestione della TARIP (filiera di Fig. 4.a), è di tipo Industria 4.0 (Fig. 4.b) e richiede una forte integrazione tra tecnologie, software basati su una Banca Dati di tipo Grafico\Alfanumerico che condivide in tempo reale informazioni univoche dove il singolo dato viene archiviato e modificato in un unico punto. Possono fare eccezione all’affermazione (… in un unico punto) solo quelle situazioni previste in fig. 9 ed indicate come Pre e Post – Processo dove la fonte di aggiornamento del dato, per motivazioni imprescindibili, è originato in altro punto o contesto (vedi anagrafe Civile e/o Catasto) oppure ancora sia preesistente una recente banca dati, frutto di investimenti significativi dell’Amministrazione. In tal caso si possono adottare strategie diverse per l’aggiornamento periodico o in tempo reale dei dati condivisi attraverso procedure ad hoc dedicate denominate “web service”
ma che devono rispondere a reali necessità pratiche e non ad interessi (=caprici) di qualche singolo attore coinvolto. I «Pre & Post-processi sono criticità da mettere in conto e non sono mai questioni «Tecniche» ma situazioni derivanti da problemi di rapporti tra “aree” di competenza e di responsabilità da assumersi.
L’aggiornamento dei dati necessari alla TARIP è una necessità che risulta fondamentale per garantire il Servizio quotidiano mentre l’aggiornamento dei dati TARI può essere assolutamente indipendente dal Servizio e per questo si parla di banca dati TARIP; la banca dati TARIP può anche raccogliere solo in lettura dati presenti in Anagrafe e TARI mentre ad oggi i programmi TARI non avendone mai avuto la necessità non prevedono la gestione dei dati necessari al servizio cosi come non prevedono la gestione del Contratto.
Il software per la gestione integrata del rifiuto qui descritto non è totalmente esaustivo in quanto descrive per lo più il processo TARIP e quindi la gestione integrata del rapporto con l’utenza ma non la gestione del rifiuto rispetto all’impianto col trasferimento dei dati al Software Amministrativo e la gestione Attiva e Passiva della Contabilità Industriale che le Aziende in House (SpA Pubblica = Multiutilities) devono avere per gestire il rapporto con i Fornitori ed i loro Clienti ai quali possono effettuare servizi anche fuori del campo del Servizio di Raccolta standard dei rifiuti Domestici e Non Domestici. E’ scontato che il risultato del Servizio di Raccolta diventa l’input Attivo del programma di Contabilità Generale e che il monitoraggio della raccolta diventa l’Input Passivo per la Contabilità Industriale (Km percorsi, ore lavorate, mezzi e personale impiegato) necessari per realizzare i Servizi con i relativi costi legati al PEF a cui è vincolata la Tariffa (vedi ARERA).
Nello schema a seguire uno sforzo di mettere assieme tutti i processi ed i programmi necessari per raggiungere l’obiettivo finale.
☼ La gestione del Ciclo Integrato del Rifiuto è un grande Processo Industriale basato sulla filosofia dell’Economia Circolare. Questo grande processo è suddividibile almeno due sotto-processi (Raccolta e Post Raccolta) ed a loro volta questi sotto processi sono suddivisibili in altri sotto-processi. Ogni processo ha un suo Iter che per l’espletazione deve integrare: attività, persone, tempi e qualità. Un processo industriale non si sviluppa senza l’ausilio di tecniche operative e strumenti a supporto di queste tecniche. Gli strumenti sono le Tecnologie Abilitanti di cui abbiamo parlato ma anche queste devono essere gestite ed integrate se ci aspettiamo un risultato che potremmo paragonare all’esibizione di un’orchestra guidata da un abile direttore d’orchestra. Rispetto a questo esempio il ciclo del Rifiuto ed in particolare il Processo della Raccolta di cui ci siamo occupati non può esistere un direttore d’orchestra umano perché improvvisamente può mancare sia il direttore che il suonatore ma anche, ed è molto più grave, lo spartito o qualche pagina dello spartito. Ecco che quindi nasce la necessita di avere strumenti oggettivi per garantire una direzione dell’orchestra che garantisca un buon livello di risultato in modo oggettivo ed indipendente dal direttore e dagli orchestrali.
Stante che la soddisfazione del Partecipante al Concerto come la soddisfazione del Cittadino rispetto alla Servizio di Raccolta, dipende dalla qualità del servizio, ecco che diventa determinate un software a supporto della gestione ed integrazione dei processi che tracci ed individui i punti di debolezza e che consenta di intervenire in brevissimo tempo. Di seguito citeremo in modo sintetico alcune filosofie per la gestione dei Processi senza avere la pretesa di farne un trattato esaustivo ma solo per introdurre una necessità.
☼ Il cronoprogramma è composto da un diagramma che rappresenta graficamente la pianificazione delle lavorazioni gestibili autonomamente, nei suoi principali aspetti dal punto di vista della sequenza logica, dei tempi e dei costi. Il diagramma di Gantt usato principalmente nelle attività di project management, è costruito partendo da un asse orizzontale - a rappresentazione dell'arco temporale totale del progetto, suddiviso in fasi incrementali (ad esempio, giorni, settimane, mesi) - e da un asse verticale - a rappresentazione delle mansioni o attività che costituiscono il progetto. Da completare …
☼ Uno degli aspetti non tenuti in considerazione in questo tipo di diagrammazione è l'interdipendenza delle attività, caratteristica invece della programmazione reticolare, cioè del diagramma PERT. Ad ogni attività possono essere in generale associati una serie di attributi: durata (o data di inizio e fine), predecessori, risorsa, costo. Da completare ….
☼ Si ritiene che il metodo Agile possa essere pensato anche per la gestione e la realizzazione di un complesso di Servizi come quelli richiesti da una gestione della raccolta del rifiuto a tariffa dove esistono processi che sono schedulabili ed altri non schedulabili e dove la richiesta può variare nel tempo, nella frequenza e nella tipologia e dove struttura di risposta alla richiesta di servizio e fortemente influenzata dal fattore umano e dalla disponibilità degli strumenti (mezzi). Esiste una forte analogia tra il processo di sviluppo di un software e la richiesta di espletamento di un servizio. Da completare
☼ Un software di gestione dei processi in grado di fornire funzioni di BI (Business Intelligence) potrebbe essere la soluzione. Un software di questo tipo dovrebbe poter fornire queste funzionalità minime: Da completare
I costi che qui si andranno ad analizzare sono quelli riferiti alle “Tecnologie Abilitanti” all’applicazione della Tariffa diffusamente descritte nei precedenti capitoli. Questi stessi costi si dovrebbero trovare nei PEF (Piani Economici Finanziari) di settore ma spesso non compaiono perché la loro reale incidenze risulta essere così modesta da essere considerata accessoria stante il Modello di Governance in House di cui abbiamo i dati. Riportiamo qui un interessante Macro analisi, con valori minimi e massimi, per un PEF riferito ad Aziende considerate virtuose come quelle qui citate ed altre che da anni applicano la tariffa. L’incidenza percentuale annua delle “Tecnologie Abilitanti”, come vedremo più avanti in questo capitolo, pesano dal 0,3% – 0,6% e trovano spazio nelle due voci: “Amministrazione, Tariffa, Riscossione” (4% - 6%) o “Altre non citate” (8% - 22%) delle altre voci non citate. Non è azzardato affermare che queste incidenze sono pressoché insignificanti e proprio perché tali sono poco considerate e lesinare su questi importi non ha alcun significato, stante le percentuali a due cifre di risparmio che si possono ottenere da una corretta applicazione dei processi organizzativi consentita dall’adozione delle giuste tecnologie.
La banca dati, le tecnologie ed i software di gestione del processo di filiera (Fig. 1), come abbiamo già detto e dimostreremo più avanti, incidono su base quinquennale, in percentuali sempre molto inferiori all’1% annuo rispetto al costo globale del servizio e per questo motivo spesso viene generalmente sottostimata la loro importanza che viene pesata semplicisticamente sulla base del costo invece che sulla base della strategicità. Proprio per la non riconosciuta strategicità delle così dette “Tecnologie Abilitanti”, la scelta e l’acquisto delle stesse viene spesso demandato alle Aziende che partecipano ai Bandi di Gare per il Servizio; bandi che spesso contengono solo generiche indicazioni sull’ Obiettivo Tariffa che le Amministrazioni si prefiggono. La scelta delle “Tecnologie Abilitanti” dovrebbe essere di esclusiva competenza e responsabilità dell’Ente Gestore (Comune o sua società In House) perché l’Ente Gestore continuerà ad esistere anche dopo la conclusione della gara mentre l’Azienda a cui è stato Appaltato il Servizio di Raccolta può cambiare; in alcuni casi anche prima della scadenza ufficiale dell’Appalto ed in questo caso, la proprietà ed il controllo delle “tecnologie abilitanti” fa la differenza nel passaggio tra la l’Azienda di servizio in essere e quella subentrante. La collocazione ed evidenziazione dei costi delle Tecnologie Abilitanti in un PEF pluriennale, vede la necessità di una suddivisione e raggruppamento delle voci di costo con criteri diversi da quelli operativi temporali (4 fasi di Fig. 4.a); questo perché diverse sono le Entità Giuridiche e/o Settori Aziendali a cui i costi vanno imputati in funzione del Modello di Governance adottato che al momento vede più frequente i Modelli [1 e 2]. Per rendere generale la simulazione e chiari i centri di costo ci appoggiamo alla Fig.15 individuando due Entità di competenza a cui assegnare i Centri di Costo A, B, C. Ente Gestore: Fasi: [1, 2, 4]; Centro di Costo [B]: - Gestisce il processo di Startup e la Banca dati, - Monitora il servizio, - Emette la Bolletta, - Gestisce la Riscossione bonaria. Azienda Privata o in House: Fase [3]; centri di costo [A+ C] Svolge il Servizio di raccolta sul Campo: - con una gara d’Appalto, - a seguito di un incarico in House. In questo contesto, l’adozione di un software di Gestione dei Processi, diventa imprescindibile indipendentemente dal Modello di Governance adottato; nei Modelli [1 e 2] diventa poi un’assoluta necessità per rispettare le indicazioni del CAM (Criteri Ambientali Minimi) che a loro volta sono prodromiche agli obiettivi, anche se non del tutto ancora puntualizzati, di ARERA.
A
B
C
Gli investimenti fatti dall’Ente Gestore Appaltante in termini di Tecnologie ma soprattutto nelle Banche dati aggiornate ed Esperienza operativa acquisita, devono rimanere patrimonio dell’Ente Gestore. I tempi di ammortamento di questi investimenti devono e possono essere ipotizzati molto più lunghi del periodo di appalto. Anche l’ammortamento dei contenitori sul campo va presa in considerazione perché un piccolo maggior costo può garantire una qualità ed una durata di vita che va oltre il periodo di gara e garantire un corretto decoro cittadino oltre ad un indolore (anche per i cittadini) startup dell’azienda che subentra. I costi delle tecnologie per la Programmazione, l’Esecuzione dei Servizi e Monitoraggio del Servizio di Raccolta, in quanto legati al mezzo ed alle attività che col mezzo vengono svolte, possono (è prassi consolidata) essere messi a carico dell’Azienda a cui è stato affidato il Servizio di Raccolta con un “vincolo contrattuale preciso” che le Tecnologie scelte siano congruenti e compatibili con quelle che ha scelto o intende scegliere, l’Ente Gestore. L’Ente Gestore deve vedersi garantita la certezza e l’integrità dei dati di Lettura (elemento strategico della TARIP) che andrebbero trasmessi ai server dell’Ente, preferibilmente in tempo reale o, in subordine, almeno con cadenze orarie da concordare. Le Tecnologie scelte dall’Azienda dovrebbero consentire all’ Ente Gestore \ Appaltante, in un sistema “duale integrato”, di monitorare e controllare la corrispondenza contrattuale delle attività appaltate nel rispetto del CAM (Criteri Minimi Ambientali). Tutto l’infrastruttura Hardware e Software dedicata al servizio sul campo, in questa analisi di costi, compare sotto la dicitura LeO (Localizzazione e Organizzazione) ed suoi costi dipendono macroscopicamente da:
Numero di Mezzi totale usati per il Servizio e semplicemente localizzati, Numero dei Mezzi dotati di sistema di Guida Assistita al Servizio (Navigazione), Numero dei mezzi e/o persone dotate di sistema per registrare gli svuotamenti, Tipologia del sistema di rilevamento delle Letture (Fisso, Mobile o ambedue).
In questo capitolo prenderemo in considerazione solo i costi delle Tecnologie Abilitanti riferite alle 4 Fasi del processo di applicazione della Tariffa (Fig. 11), che sono la novità, tralasciando i costi della Fase 5 in quanto noti e stra noti e quelli della Fase 6 perché, alla data di scrittura del presente trattato, non possono ancora essere noti stante che non è ancora stato ben definito cosa e come ARERA vorrà avere i dati.
L’infrastruttura Software ed Hardware che compongono le “Tecnologie Abilitanti” che d’ora in avanti sarà presa a riferimento come costi e quantità, sono quelle note allo scrivente e che sono in uso presso gli Enti Gestori citati che le stanno effettivamente usando per gestire la Tariffa corrispettiva da alcuni anni (chi 15, chi 10, altri da non meno di 3 anni); si ritiene che questa scelta possa essere considerata una garanzia per la terzialità degli elementi che emergeranno dalle tabelle di comparazione. I costi dell’hardware dipendono da quantità per prezzo unitario e la quantità (esempio numero mezzi da allestire completamente per le letture) dipende dal tipo di servizio che si pensa di erogare mentre il prezzo unitario dipende dal livello di sofisticazione dell’ allestimento. Quantità ed allestimenti sono qui ipotizzati sulla base di valori medi adottati dalle stesse aziende prese a riferimento per le “Tecnologie Abilitanti” adottate. I costi del software dipendono essenzialmente dal numero delle Utenze gestite e dal numero dei Comuni (quota importazione banche dati), secondo un algoritmo di proporzionalità inversa in quanto la complessità del software è una variabile indipendente dal numero delle Utenze gestite. Difatti, a parte qualche specifica esigenza, organizzazioni grandi o piccole, presentano quasi le stesse problematiche mentre non hanno equivalenti capacità di spesa. Parametrare quindi i costi al numero delle Utenze da gestire ed al numero di Comuni che compongono queste Utenze, diventa un’esigenza pratica per dare oggettività ai costi. Dal costo di acquisto discende il costo di gestione complessiva annua dei servizi (Assistenza, Aggiornamento, Cloud) come una % del costo complessivo dell’infrastruttura tecnologica.
I riquadri riassuntivi a seguire sono degli estratti dalle tabelle di tipo OX-ROI-xxx.xls utilizzate per calcolare nel dettaglio (Computo Metrico Estimativo), tutti i costi (nessuno escluso) onde formulare una “Stima certa” comprensiva di tutte le voci di costo da prevedere in un progetto per l’approccio alla Tariffa Corrispettiva in grado di coprire le voci previste secondo il criterio di competenza [A + B + C] di figura 8 oppure delle 4 Fasi di filiera di fig. 4.a. Da questo calcolo sono esclusi i costi di:
Fornitura dei materiali di consumo come: etichette, RFID, sacchetti, bidoncini di varie dimensioni e contenitori di grandi dimensioni. Attività aggiuntive da effettuarsi sul campo come: censimento dei punti di produzione del rifiuto, consegna dei contenitori; Per queste attività sono pero stimate i software e le tecnologie per effettuare le attività.
Le tabelle sono divise verticalmente i fasce di informazioni e riportano il confronto di due situazioni alla volta per ragioni di spazio di editing. Tutte le estrazioni riportano in testa l’indicazione sintetica di: numero abitanti (ab), numero comuni coinvolti (c), numero utenze totali stimate (ut) e poi in verticale, a seconda del caso: Descrizione voce,
Quantità: Q.x quando esiste, Prezzo unitario: P_Unit.x, Incidenza rispetto al totale: %inc.x Importo corrispondente Importi.x
Le possibili simulazioni sono molte da cui si possono estrarre i costi per analizzare gli stessi in base ai Modelli di Governance descritti ed adottati da una specifica situazione. Qui riporteremo esempi di simulazione per tre situazioni:
Simulazione di investimento con numero di abitanti a crescere. Simulazione di investimento per lo stesso numero di abitanti ma con acquisti graduali nell’arco di tre anni. Simulazione di investimento con distinzione tra costi del Gestore e dell’ Azienda.
Per motivi spazio e leggibilità riportiamo il confronto tra le soluzioni 1 e 2 ed a seguire le soluzioni 2 e 3 con relative differenze. Le tabelle riportano anche delle celle che consentirebbero di simulare modelli di pagamento con un investimento iniziale contenuto e quote parziali a noleggio distribuite su tre anni; quote che potrebbero sommarsi ai costi anni di gestione annuo che saranno evidenziati più avanti. Queste simulazioni non vengono riportati in questa sede. L’estrazione di Fig.15.a1 rappresentano una “Sintesi” di un Computo Metrico Estimativo di cui vengono riportati solo i Parziali per tipologia di costo relative ai costi delle Tecnologie Abilitanti per le Fasi [1,2,4] di Fig. 1 che corrispondono anche alla somma dei due centri di costo [A + C] di Fig.14. Riassunto della parte Dbw – Fasi 1,2,4 – Area [A+B]: solo costi iniziali in acquisto OX-ROI-xxxx--v06Apf.xlsm \ LeO Cod_T Raggruppamento x Tipologie Sw Fornitura Software Sv Sviluppi Personalizzazioni Sr Servizi: Banche Dati, Install.ni, Avv.ento Ss Servizi: Specialistici x Avviamento Fo Servizi: Formazione Software Tr Trasferte a vario titolo AL Allestimenti non previsti F3 Fornitura Hardware Mc Fornitura Materiali Dbw: Totale Acquisto --> Nol.Fin Importo_Noleggio_Finanziario --> Acq.Init Importo_Acquisto_Iniziale -->
%Nol 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% Sw.€/ab 0,0%
Sol.1 - 8.000ab, 3c, 4.333ut Noleggi %Incid Importo.1 81,35% 48.773 0,00% 10,83% 6.490 2,83% 1.694 1,87% 1.120 1,12% 674 0,00% 2,00% 1.200 0,00% 6,10 100,0% 59.951 ( -8.800 ) 100,0% 59.951
Sol.2 - 16.000ab, 7c, 8.666ut %Nol Noleggi %Incid Importo.2 0% 72,47% 56.019 0% 0,00% 0% 16,84% 13.020 0% 4,38% 3.388 0% 2,48% 1.920 0% 1,74% 1.348 0% 0,00% 0% 2,07% 1.600 0% 0,00% Sw.€/ab 3,50 100,0% 77.295 0,0% ( -16.820 ) 100,0% 77.295
Dif. 2-1 7.246 6.530 1.694 800 674 400 17.344 17.344
L’estrazione di Fig.15.b1 rappresentano una “Sintesi” di un Computo Metrico Estimativo di cui vengono riportati solo i Parziali per tipologia di costo relative ai costi delle Tecnologie Abilitanti per la Fase [3] di Fig. 2a che corrispondono anche alla somma del centro di costo [B] di Fig.8. Riassunto della parte LeO – Fase 3 – Area [C]: solo costi iniziali in acquisto OX-ROI-xxxx--v06Apf.xlsm \ LeO Cod_T Sw Sv Sr Ss Fo Tr Hw LR MC
Raggruppamento x Tipologie
Software Sviluppi Personalizzazioni Servizi Interni: Installazioni + Carto + Attivaz + Conf Servizi Specialistici Esterni Formazione Locale e Remota Costo Trasferte Hardware: LeO + Scar + Spaz (Pc.Car + BB) Lettori RFID Mobili e Fissi Materiali Accessori Totale x Tipi --> Nol.Fin Importo_Noleggio_Finanziario --> Acq.Init Importo_Acquisto_Iniziale -->
Sol.1 - 8.000 ab, 3 c, 4.333 ut €-Nol
%Incid
0% 0%
-
0%
-
42,7% 8,6% 9,5% 0,0% 2,9% 1,1% 17,5% 17,6% 0,0% 100,0%
%N
Sw.€/ab 0%
3,19 -
100,0%
Importo.1
Sol.2 - 16.000 ab, 7 c, 8.666 ut %N
25.524 0% 5.140 0% 5.680 1.760 674 10.460 0% 10.540 59.778 ( -26.070 ) 0% 59.778
€-Nol
%Incid
-
36,6% 8,4% 6,8% 0,0% 3,1% 1,5% 23,9% 19,8% 0,0% 100,0%
-
2,10 -
100,0%
Importo.2
33.678 7.710 6.260 2.880 1.348 22.036 18.220 92.132 ( -44.360 ) 92.132
Dif. 2-1
8.153 2.570 580 1.120 674 11.576 7.680 32.353 18.290 32.353
L’estrazione di Fig.15.c1 rappresentano l’aggregato e fusione delle due tabelle di figg. 13.a1 e 13.b1 come somma delle tecnologie abilitanti divise con i criteri di cui sopra. Nella colonna Q.x vengono riportate le quantità degli hardware previsti con relativa scorta minima da acquistare per avere a magazzino quanto serve per una assistenza immediata in loco senza dover tener fermi i mezzi o il personale. Aggregato dei costi Dbw e LeO per settore: solo costi iniziali in acquisto Sol.1 - 8.000 ab, 3 c, 4.333 ut
Cd.T Raggruppamento sintetico Sw Software: Consegna, Tariffa, Loca.zione, Navi.zione Sv Sviluppi e/o Personalizzazioni Software Sr Servizi: Dati, Cartografia, Installazioni, etc Ss Servizi Supporto Specialistici Esterni Fo Servizi: Formazione, Avviamento Tr Costi di Trasferte Hw Hardware Mobile: Palmari e Lettori RFID HL Allestimenti Fissi: Localizzazione AF Allestimenti Fissi: BoxStar + Scar PC Allestimenti Fissi:PC.Car Navigazione Mc Materiali vari: Tag + Staffe Totale fornitura -->
Q.1
2+ 7+ 4+ 4+
1 1 1 1 -
%Inc 62,1% 4,3% 10,2% 0,9% 2,4% 1,7% 3,3% 3,0% 7,3% 4,9% 0,0% 100,0%
Importi.1 74.297 5.140 12.170 1.020 2.880 2.022 3.900 3.640 8.780 5.880 119.729
Sol.2 - 16.000 ab, 7 c, 8.666 ut
Q.2
4+1 15 + 1 8+1 10 + 1 -
%Inc 52,9% 4,6% 11,4% 1,2% 2,8% 2,4% 3,6% 4,4% 9,1% 7,6% 0,0% 100,0%
Importi.2 89.696 7.710 19.280 2.040 4.800 4.044 6.100 7.460 15.360 12.936 169.426
Diff. 2-1 15.399 2.570 7.110 1.020 1.920 2.022 2.200 3.820 6.580 7.056 0 49.697
L’estrazione della Fig.15.d1 rappresenta una “Super Sintesi” dove si possono ritrovare gli importi totali delle tabelle precedenti. La tabella viene completata con i costi di gestione annua (assistenza, aggiornamenti, hosting e traffico telefonico) e la stima dei costi di installazione onde avere un quadro completo e realistico dei costi.
Costi Incidenze delle Tecnologie divisi per: area di competenza e distinti tra Acquisto e Gestione Dbw + LeO: Totali Acquisti e Ricorsivi Dbw: Totale acquisti LeO: Totale acquisti Totale fornitura Stima Costi Installazioni Dbw: Costi annui di Gestione LeO: Costi annui di Gestione Totale costi ricorsivi Totale generale investimento 1° anno
--> -->
--> -->
Ta.1 Ta.2 Ta Tb
Tc
Sw.€/Ut 11,26 5,89 17,15
TF.€/Ut 13,84 13,80 27,63
( -63,9% ) ( -56,3% )
3,25 2,06 8.307 63.645
Sw.€/Ut Importi.1 6,46 59.951 3,89 59.778 10,35 119.729 2.870 14.080 8.930 23.010 ( -41,7% ) 145.609 ( -37,7% )
TF.€/Ut 8,92 10,63 19,55 1,84 1,44 16.613 127.290
Importi.2 Diff. 2-1 17.344 77.295 32.353 92.132 49.697 169.426 3.390 6.260 1.890 15.970 3.580 12.510 5.470 28.480 58.557 204.166
Sol.2 - 16.000ab, 7c, 8.666ut Sol.1 - 8.000ab, 3c, 4.333ut Costo Servizio annuo ominicomprensivo 220 €/ab x 3 anni % 1° anno 1° anno x 3 anni % 1° anno 1° anno Analisi incidenze: 1° anno e 3 anni 10.560.000 3.520.000 5.280.000 1.760.000 Costi del servizio raccolta (stima di massima) 127.570 127.570 62,5% 97.529 97.529 67,0% Ta.1 Acquisto Software e Servizi 41.856 41.856 20,5% 22.200 22.200 15,2% Ta.2 Acquisto Hardware 6.260 6.260 3,1% 2.870 2.870 2,0% Tb Stima Costi Installazione Mezzi 85.440 28.480 13,9% 69.030 23.010 15,8% Tc Costi Ricorsivi annui 261.126 204.166 100,0% 191.629 145.609 100,0% Totale Generale Investimneto 0,82% | 2,47% 1,93% 1,21% | 3,63% 5,44 €/ab 2,76% 7,98 €/ab Incidenze: €uro/Utenza, 1° anno, 3 anni
€
Diff. 2-1 30.041 19.656 5.470 58.557
€
La Fig.15.d1è divisa orizzontalmente in due parti da una riga grigia: Nella parte alta troviamo riportati i totali delle tabelle precedenti dove i valori sono evidenziati con sfondi di due colori diversi:
verde: costi del software Dbw riferiti ai punti di Fase 1,2,4 azzurro: costi del software LeO riferiti ai punti di Fase 3.
Nella parte bassa della tabella sotto la riga grigia viene riportata un’analisi tabellare dei costi in 3 (tre) anni; periodo che, a seconda del mese di partenza e della capacità organizzativa, si dividono in:
Startup di 1 o 2 anni, prima di essere a regime (=avere le misure certe per applicare la Tariffa) Gestione a regime per almeno 1 anno
Nella riga alla base della medesima tabella, viene riportata una analisi di incidenza percentuale delle tecnologie rispettivamente:
importo totale nei tre anni ipotizzati, importo medio concentrato nei tre anni, Importo per il primo anno che vede il momento di maggior investimento.
Una analisi di incidenza media abitante anno nei tre anni di riferimento Le incidenze percentuali sono calcolate prendendo a riferimento un costo complessivo del servizio sulla base di costi medi per abitante riportati in letteratura ufficiale e riassunti nel diagramma allegato alla Fig.3a; 220€/ab anno è il costo del Lazio e 218,3€/ab anno e la media nazionale. Si osservi che, a fronte di un costo per Servizio raccolta di 1,760Mln€/anno e quindi 5,280Mln€uro in 3 anni, i costi delle Tecnologie Abilitanti sono di 191.629 €uro pari al 3,63% con una media annua di 1,21% di cui 2,76% si concentrano nel primo anno. Un’analisi non legata al costo del Servizio Raccolta è quella dell’incidenza (media triennale per abitante) sulla bolletta ricavabile da 191.629/8.000/3 = 7,98 €/ab anno. Calcoliamo ora per la Sol.1 l’incidenza annuale su un periodo di 5 anni sommando al costo di complessivo di 3 anni, ulteriori 2 anni di costi di gestione:
191.629
+
23.010
x
2
=
237.649
/(
1.760.000
x
5
)=
0,0270 / 5
=
0,54%
Un altro conteggio interessante è il seguente; consideriamo una media di 8.000ab/4.333Ut = 1,85 ab/Ut x 220€/ab= 407€/Ut = costo medio di una bolletta. Da queste analisi emerge che la somma dei costi delle Tecnologie Abilitanti alla Tariffa: Acquisto iniziale + Gestione annua, proiettati su un arco di 5 (cinque) anni risultano essere veramente modesti o come precedentemente definiti “ininfluenti” rispetto ai costi del Servizio di Raccolta nel suo insieme. Questo spiega in parte il fatto che nel PEF si trascurano questi costi e che poi quando emergono si cerca di ridurli al minimo ritenuto strettamente indispensabile senza avere la consapevolezza che invece questi ricoprono un ruolo strategico. Si osservi come, i valori sopra esposti, calino in modo significativo solo raddoppiando il numero degli abitanti; da 7,98€/ab nel caso di 8.000 ab si passa a 5,44€/ab nel caso di 16.000ab mentre passando a 36.000ab, questo valore scende 3,34€/ab. Aumentando di 4,5 volte gli abitanti da gestire il costo medio €/ab si riduce a meno della metà a conferma che l’applicazione della tariffa gode di evidenti risparmi di scala. Riportiamo a seguire un estratto della tabella di Fig.16.a da dove emerge che questi costi sono dell’ordine di grandezza dei ricavi dalla vendita delle frazioni differenziate e monetizzabili.
Per una analisi di dettaglio si allega anche il quadro comparativo tra 8.000ab e 36.000ab da cui emerge con ancor più evidenza che i costi di acquisto e di gestione degli strumenti ICT necessari al processo non influenzano in alcuna modo i costi complessivi mentre possono, se utilizzati correttamente in un contesto di Rifiuti 4.0, far calare i costi del Servizio di % a 2 cifre come risulta dalle esperienze di chi applica i processi in modo corretto ed ottimizzato. Riportiamo i dati Ufficiali: Costo medio Italiano €/ab = 218,3, Contarina 110€/ab, AMNU 100€/ab Scegliere Hardware, Software, Servizi in un Processo di Filiera di tipo 4.0 significa anche scegliere un Partner e non un banale Fornitore. Nella scelta col criterio più vantaggioso per l’Amministrazione sempre più si pesa il 20% il Costo e l’ 80% la Soluzione Tecnica. Un ruolo importante dovrebbero avere la certezza dei tempi di avvio ed minor rischio d’impresa anche se fattori di difficile valutazione. Dettaglio comparativo tra 3 comuni con 8.000 ab e 11 comuni con 36.000 ab Sol.1 - 8.000 ab, 3 c, 4.333 ut
CR Raggruppamento sintetico Sw Software: Consegna, Tariffa, Loca.zione, Navi.zione Sv Sviluppi e/o Personalizzazioni Software Sr Servizi: Dati, Cartografia, Installazioni, etc Ss Servizi Supporto Specialistici Esterni Fo Servizi: Formazione, Avviamento Tr Costi di Trasferte Hw Hardware Mobile: Palmari e Lettori RFID HL Allestimenti Fissi: Localizzazione AF Allestimenti Fissi: BoxStar + Scar PC Allestimenti Fissi:PC.Car Navigazione Mc Materiali vari: Tag + Staffe Totale fornitura -->
Dbw + LeO: Totali Acquisti e Ricorsivi Dbw: Totale acquisti LeO: Totale acquisti Totale fornitura Stima Costi Installazioni Dbw: Costi annui di Gestione LeO: Costi annui di Gestione Totale costi ricorsivi Totale generale investimento 1° anno
--> -->
--> -->
Ta.1 Ta.2 Ta Tb
Tc
Q
2+ 7+ 4+ 4+
1 1 1 1 -
%Inc 62,1% 4,3% 10,2% 0,9% 2,4% 1,7% 3,3% 3,0% 7,3% 4,9% 0,0% 100,0%
Sw.€/Ut 11,26 5,89 17,15
TF.€/Ut 13,84 13,80 27,63
( -63,9% ) ( -56,3% )
3,25 2,06 8.307 63.645
Sol.3 - 36.000 ab, 11 c, 19.499 ut
Importi.1 74.297 5.140 12.170 1.020 2.880 2.022 3.900 3.640 8.780 5.880 119.729
Importi.1 59.951 59.778 119.729 2.870 14.080 8.930 23.010 145.609
Costo Servizio annuo ominicomprensivo 220 €/ab Sol.1 - 8.000ab, 3c, 4.333ut Analisi incidenze: 1° anno e 3 anni % 1° anno 1° anno x 3 anni Costi del servizio raccolta (stima di massima) 1.760.000 5.280.000 Acquisto Software e Servizi Ta.1 67,0% 97.529 97.529 Acquisto Hardware Ta.2 15,2% 22.200 22.200 Stima Costi Installazione Mezzi Tb 2,0% 2.870 2.870 Costi Ricorsivi annui Tc 15,8% 23.010 69.030 Totale Generale Investimneto 100,0% 145.609 191.629 Incidenze: €uro/Utenza, 1° anno, 3 anni 7,98 €/ab 2,76% 1,21% | 3,63%
Q
7+1 30 + 1 15 + 1 17 + 1 -
Sw.€/Ut 3,62 2,30 5,92
( 0,0% ) ( 0,0% )
%Inc 48,6% 4,3% 10,5% 1,2% 3,0% 2,6% 3,9% 5,8% 11,2% 8,9% 0,0% 100,0%
TF.€/Ut 5,18 7,00 12,18 1,01 0,91 37.380 286.402
Importi.3 Dif. 3-1 115.453 41.156 10.280 2.570 24.895 5.615 2.870 830 7.040 2.240 6.066 2.022 9.200 3.100 13.880 6.420 26.560 11.200 21.168 8.232 0 237.412 67.986
Importi.3 Dif. 3-1 100.915 40.964 44.365 136.497 237.412 67.986 11.610 5.350 19.720 3.750 17.660 5.150 37.380 8.900 286.402 82.236
Sol.3 - 36.000ab, 11c, 19.499ut
% 1° anno 58,2% 24,7% 4,1% 13,1% 100,0%
3,34 €/ab
1° anno
x 3 anni
7.920.000
23.760.000
166.604 70.808 11.610 37.380 286.402
166.604 70.808 11.610 112.140 361.162
1,21%
Dif. 3-1 39.034 28.952 5.350 26.700 100.036
0,51% | 1,52%
Calcoliamo ora per la Sol.3 l’incidenza su 5 anni sommando al costo di complessivo di 3 anni, ulteriori 2 anni di costi di gestione:
361.162
+
37.380
x
2
=
435.922
/(
7.920.000
x
5
)=
0,0110 / 5
=
0,22%
Una complessiva analisi dei costi su tre anni e comparativa tra le diverse composizioni di utenze e comuni, è quella riportata a seguire. Vi si possono ritrovare gli stessi totali ed incidenze delle altre tabelle ma un maggior dettaglio dei costi di gestione suddivisi in Dbw e LeO ed un diverso raggruppamento dei centri di costi ordinati in una sorta di cronoprogramma temporale di massima. Per poter interpretare questo quadro si ritiene necessario aver prima approfondito ed interpretato le regole di lettura delle precedenti tabelle. Importante osservare nel quadro a titolo “Raggruppamento x Tipologia CRA” (Costi Ripetitivi Annui) che, del 100% di questi costi, più di 1/3 sono costi che di fatto sono solo anticipazioni del fornitore del Servizio di Cloud per conto dell’Azienda che fa il servizio. Gestire in proprio questi costi, come era, ed è ancora prassi corrente, è oggi assolutamente
antieconomico e contro corrente in un’epoca dove il Cloud sta per essere adottato anche nella PA dove era considerato fino ad ieri “il pericolo assoluto”. Estratto comparativo complessivo Sw Sv Sr Ss Fo Tr AL Hw Mc Attività Dati DbwS Com Con Crm ICO Rac Tar Loc Pgm ODS Nav App Box Mc Inst Fo Sv
Tb
P.As.Sw P.Ag.Sw P.As.Hw P.Host P.Traf TCR.Dbw P.As.Sw P.Ag.Sw P.As.Hw P.Host P.Traf TCR.LeO
Ta+Tb+Tc P.As.Sw P.Ag.Sw P.As.Hw
P.Host P.Traf
Raggruppamento x Tipologie Gruppo_Software Gruppo_Sviluppi Gruppo_Servizi Gruppo_Servizi Specialistici Esterni Gruppo_Formazione Gruppo_Trasferte Gruppo_Allestimenti Mezzi Gruppo_Hardware Consegna e Raccolta Gruppo_Materiali di Consumo Totale Generale Gruppi -->
%Incid 62,05% 4,29% 10,16% 0,85% 2,41% 1,69% 8,74% 9,81% 0,00% 100,00%
Raggruppamento x Attività Crono Sr.Importazione e Normalizzazione Dati Sw.Manutenzione ed Aggiornamento Dati Sw. App x Comunicazione Sw+Hw Consegna Sw+Hw x EcoCentri Sw+Hw x Altre applicazioni ICO di Dbw Sw+Hw x Raccolta Sistemi RFID Mobili Sw.Tariffazione + Riscossione + M.Spec Sw.Centrale Loc + Nav Sw.Pianificazione e Gestione Mezzi Sw. Gestione Servizi a Richiesta Sw+Hw - Navigatore Bordo Mezzo Sw. LeoSmart + LeOMemo Sw+Hw x Raccolta Sistemi RFID Fissi Materiali di consumo Totale Forniture --> Installazioni software ed attivazioni Formazione e Trasferte Sviluppi e Personalizzazioni Totale Servizi --> Totale Generale --> Stima installazioni mezzi a cura cliente -->
%Incid 4,67% 12,12% 1,71% 3,59% 2,51% 0,00% 2,67% 21,81% 13,99% 2,34% 5,01% 7,83% 1,07% 9,15% 0,00% 88,47% 3,14% 4,09% 4,29% 11,53% 100,00% 2,40%
Dbw: Totale acquisti --> Assistenze Sw Dbw --> Aggiornamenti Sw Dbw --> Assistenze Hw Dbw --> Hosting Dbw --> Traffico SIM: Lettori Manuali Dbw: Costi Annui di Gestione --> LeO: Totale acquisti --> Assistenze SW_LeO --> Aggiornamenti Sw_LeO --> Assistenze Hw_LeO --> Hosting LeO --> Traffico SIM: LeO + Lettori RFid --> LeO: Costi annui di Gestione --> Totale Costi annui di Gestione --> Totale Acquisti + Costi Gestone --> Raggruppamento x Tipologia CRA Assistenze Sw Dbw + LeO --> Aggiornamenti Sw Dbw + LeO --> Totale Ass + Agg Sw Assistenze Hw Dbw + LeO --> Totale Ass Hw Totale Servizi Erogati da I&S al Cliente Totale Hosting Dbw + LeO --> Totale Traffico SIM --> Costi Anticipati da I&S per il Cliente
50,1% 9,7% 9,7% 4,5% 0,0%
OX-ROI-xxxx--v06Apf.xlsm \ Dbw
Super Sintesi Incidenze 220, €/ab Ta.1 Ta.2 Tb Tc
Costi del servizio raccolta (stima di massima) Acquisto Software e Servizi Acquisto Hardware Stima Costi Installazione Mezzi Costi Ricorsivi annui Totale Generale Investimneto
Incidenze Costo Medio : 3 anni
28,2% 49,9% 9,57% 9,57% 3,50%
14,9% 19,2% 100,0% 31,25% 31,25% 62,49% 2,87% 2,87% 65,4% 31,94% 2,69% 34,6%
Importi.1 74.297 5.140 12.170 1.020 2.880 2.022 10.460 11.740 119.729 Importi.1 5.590 14.508 2.050 4.300 3.000 3.200 26.115 16.755 2.805 5.994 9.380 1.280 10.950 105.927 3.760 4.902 5.140 13.802 119.729 2.870 -
%Incid 52,94% 4,55% 11,38% 1,20% 2,83% 2,39% 13,01% 11,70% 0,00% 100,00%
59.951 4.750 4.750 50 4.530 14.080 59.778 2.440 2.440 610 2.820 620 8.930 23.010 145.609 23.010 7.190 7.190 14.380 660 660 15.040 7.350 620 7.970
45,6% 9,7% 9,7% 4,5%
Sol.1 - 8.000ab, 3c, 4.333ut
1° anno
%Incid 7,00% 10,49% 1,53% 3,10% 2,07% 0,00% 3,25% 16,82% 13,86% 2,20% 3,95% 11,12% 0,94% 10,59% 0,00% 86,91% 3,32% 5,22% 4,55% 13,09% 100,00% 3,69%
34,2% 54,4% 9,5% 9,5% 3,5%
13,6% 16,8% 100,0% 30,20% 30,20% 60,39% 4,39% 4,39% 64,8% 30,86% 4,35% 35,2%
Importi.2 89.696 7.710 19.280 2.040 4.800 4.044 22.036 19.820 169.426 Importi.2 11.860 17.774 2.600 5.250 3.500 5.500 28.495 23.475 3.725 6.698 18.836 1.600 17.940 147.252 5.620 8.844 7.710 22.174 169.426 6.260 -
%Incid 48,63% 4,33% 10,49% 1,21% 2,97% 2,56% 16,04% 13,78% 0,00% 100,00%
77.295 5.410 5.410 70 5.080 15.970 92.132 3.190 3.190 1.180 3.710 1.240 12.510 28.480 204.166 28.480 8.600 8.600 17.200 1.250 1.250 18.450 8.790 1.240 10.030
42,5% 9,7% 9,7% 4,5%
Sol.2 - 16.000ab, 7c, 8.666ut
x 3 anni
1° anno
%Incid 7,60% 10,35% 1,67% 2,84% 1,68% 0,00% 3,77% 14,02% 14,44% 2,30% 3,02% 12,58% 0,93% 12,46% 0,00% 87,68% 2,47% 5,52% 4,33% 12,32% 100,00% 4,89%
27,2% 57,5% 9,5% 9,5% 3,5%
12,9% 15,7% 100,0% 29,21% 29,21% 58,43% 5,38% 5,38% 63,8% 29,86% 6,34% 36,2%
Importi.3 115.453 10.280 24.895 2.870 7.040 6.066 38.088 32.720 237.412 Importi.3 18.050 24.561 3.975 6.750 4.000 8.950 33.295 34.290 5.450 7.172 29.868 2.200 29.590 208.151 5.875 13.106 10.280 29.261 237.412 11.610 100.915 6.690 6.690 90 6.250 19.720 136.497 4.230 4.230 1.920 4.910 2.370 17.660 37.380 286.402 37.380 10.920 10.920 21.840 2.010 2.010 23.850 11.160 2.370 13.530
Sol.3 - 36.000ab, 11c, 19.499ut
x 3 anni
1° anno
x 3 anni
1.760.000
5.280.000
3.520.000
10.560.000
7.920.000
23.760.000
97.529
97.529
127.570
127.570
166.604
166.604
22.200
22.200
41.856
41.856
70.808
70.808
2.870
2.870
6.260
6.260
11.610
11.610
23.010
69.030
28.480
85.440
37.380
112.140
145.609
7,98 €/ab
191.629
1,21% | 3,63%
204.166
5,44 €/ab
261.126
0,82% | 2,47%
286.402
3,34 €/ab
361.162
0,51% | 1,52%
Per valutare la convenienza anche solo economica spicciola di un Servizio Cloud, basti pensare i costi necessari per garantire un h24 di un sistema informativo integrato come quello ipotizzato ed ai problemi di sicurezza dei dati. Non è più sufficiente avere un armadio server da qualche parte (sottoscala senza aria condizionata) ed un bravo dipendente tutto fare che si occupa anche d’informatica.
Si pensi ai risvolti della sicurezza dei dati di lettura degli svuotamenti e l’anagrafica delle Utenze per non parlare della necessità ed obbligatorietà delle copie di sicurezza dei dati nel loro insieme che mai potranno essere al sicuro quanto in un centro appositamente attrezzato anche per eventi catastrofici.
Nel caso di più comuni, di dimensioni medie molto piccole (caso in esame), un Modello di Governance associata porta, come accennato in altre parti del documento, ad una economia di scala in senso generale oltre che nell’acquisto del software. Di seguito i costi che competono ad un’Amministrazione o Ente Gestore che poi appalta il Servizio di Raccolta comparando lo stesso numero di abitanti 1 e 2 comuni (Fig.17.b), rispetto a 3 e 7 (Fig.17.a) Riassunto della parte Dbw – Fasi 1,2,4 – Area [A+B]: solo costi iniziali in acquisto OX-ROI-xxxx--v06Apf.xlsm \ Dbw Cod_T Raggruppamento x Tipologie Sw Fornitura Software Sv Sviluppi Personalizzazioni Sr Servizi: Banche Dati, Install.ni, Avv.ento Ss Servizi: Specialistici x Avviamento Fo Servizi: Formazione Software Tr Trasferte a vario titolo AL Allestimenti non previsti F3 Fornitura Hardware Mc Fornitura Materiali Dbw: Totale Acquisto --> Nol.Fin Importo_Noleggio_Finanziario --> Acq.Init Importo_Acquisto_Iniziale -->
%Nol 60% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% Sw.€/ab 48,8% FT.€/ab
Sol.1 - 8.000ab, 3c, 4.333ut Noleggi %Incid Importo.1 29.264 81,35% 48.773 0,00% 10,83% 6.490 2,83% 1.694 1,87% 1.120 1,12% 674 0,00% 2,00% 1.200 0,00% 6,10 100,0% 59.951 29.264 ( -8.800 ) 7,49 51,2% 30.687
Sol.2 - 16.000ab, 7c, 8.666ut %Nol Noleggi %Incid Importo.2 60% 33.611 72,47% 56.019 0% 0,00% 0% 16,84% 13.020 0% 4,38% 3.388 0% 2,48% 1.920 0% 1,74% 1.348 0% 0,00% 0% 2,07% 1.600 0% 0,00% Sw.€/ab 3,50 100,0% 77.295 43,5% 33.611 ( -16.820 ) FT.€/ab 4,83 56,5% 43.684
Dif. 2-1 7.246 6.530 1.694 800 674 400 17.344 12.996
Riassunto della parte Dbw – Fasi 1,2,4 – Area [A+B]: solo costi iniziali in acquisto OX-ROI-xxxx--v06Cpf.xlsm \ Dbw Cod_T Raggruppamento x Tipologie Sw Fornitura Software Sv Sviluppi Personalizzazioni Sr Servizi: Banche Dati, Install.ni, Avv.ento Ss Servizi: Specialistici x Avviamento Fo Servizi: Formazione Software Tr Trasferte a vario titolo AL Allestimenti non previsti F3 Fornitura Hardware Mc Fornitura Materiali Dbw: Totale Acquisto --> Nol.Fin Importo_Noleggio_Finanziario --> Acq.Init Importo_Acquisto_Iniziale -->
%Nol 60% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% Sw.€/ab 50,4% FT.€/ab
Sol.1 - 8.000ab, 1c, 4.333ut Noleggi %Incid Importo.1 29.065 84,07% 48.441 0,00% 7,79% 4.490 2,94% 1.694 1,94% 1.120 1,17% 674 0,00% 2,08% 1.200 0,00% 6,06 100,0% 57.619 29.065 ( -7.300 ) 7,20 49,6% 28.554
Sol.2 - 16.000ab, 2c, 8.666ut %Nol Noleggi %Incid Importo.2 60% 33.117 80,58% 55.195 0% 0,00% 0% 9,84% 6.740 0% 2,47% 1.694 0% 2,80% 1.920 0% 1,97% 1.348 0% 0,00% 0% 2,34% 1.600 0% 0,00% Sw.€/ab 3,45 100,0% 68.497 48,3% 33.117 ( -10.500 ) FT.€/ab 4,28 51,7% 35.380
Dif. 2-1 6.754 2.250 800 674 400 10.878 6.825
Il costo €/Ut del software è inversamente proporzionale al numero delle Utenze e l’algoritmo tende ad essere favorevole ai piccoli comuni che si aggregano o che fanno anche gruppo di acquisto o che comunque si uniscono anche solo per condividere voci di costo come la formazione e le figure esterne di consulenza (vedi DEC).L’economicità dell’aggregazione risulta evidente nella Fig.17.b (riga verde in basso) dove si trovano i due valori Sw.€/ab = 6,06 pari a Sw.€/Ut=11,26 per 8.000ab e Sw.€/ab = 3,45 pari a Sw.€/Ut=6,46 per 16.000ab; la convenienza emerge in molto significativi fino a 30.000 Utenze (circa 60.000 ab) per poi attenuarsi lentamente. Il costo €uro/Utenza cala in particolare nell’acquisto del software (Fasi 1,2,4), nella gestione e nella formazione ma non nei costi di importazione delle banche dati. Ciò è giustificato dal fatto che la differenza di costo d’importazione e macro bonifica del database, tra un comune singolo piccolo ed uno grande, è minimo mentre incide abbastanza il fatto che i dati provengono da software diversi ed in formati diversi come quando si deve costruire un database unico. Quanto affermato emerge dall’analisi delle colonne Importo.2 delle tabelle (Figg. 15.a e 15.b) dove la differenza sta nel fatto che i 16.000ab della prima (Fig.17.a) fanno parte di un insieme di 7 comuni mentre la (Fig.17.b) presenta 16.000ab in solo due comuni. La tabella di Fig.17.a presenta un piccolo maggior costo di circa 1.600€ nella Riga: Sw – Col: Importo.2 perché ogni comune vuole e/o deve avere un accesso autonomo al suo database ed un maggior costo di circa 6.000€ alla Riga: Sr – Col: Importo.2 dovuta al fatto l’operazione di importazione dati viene eseguita 7 volte invece che 1 volta.
Nella Fig.17.b è stato anche ipotizzato di noleggiare il 60% del costo del software spalmandolo su tre anni accorpandolo così nei costi di Gestione Annua. La tabella a seguire simula questo calcolo partendo dagli importi di Acquisto Iniziale e Noleggio che sono esposti alla base di Fig.17.b divisa orizzontalmente in tre fasce:
Calcoli finanziari e Pagamenti Sviluppo dell’investimento in 5 anni Analisi delle incidenze come in tutte le altre tabelle
Le celle con colori sul viola si riferiscono a dati di noleggio mentre quelle in azzurro si riferiscono a valori in acquisto. Nella tabella a seguire, questi due valori qui si ritrovano nella colonna “Quote”. Acq.Init Nol.Fin R.NolFin R.Ass R.Agg R.Host R.Gest T.Ratei Base
Mesi
Calcoli finanziari e Pagamenti 1° Anno - Acquisti Importo_Acquisto_Iniziale --> 1° Anno - Costi Annui Ricorrenti Importo_Noleggio_Finanziario --> Rateo Importo_Noleggio_Finanziario --> Contratti Assistenza Sw + Hw Contratti Aggiornamento Sw Contratti Hosting Dbw Totali costi di Gestione Totali Ratei --> OX-ROI-xxxx--v06Cpf.xlsm \ Dbw Sviluppo investimento 1° anno: Acquisto 1° anno: acquisto + Ratei senza Istat 2° anno: Ratei + Istat 3° anno: Ratei + Istat 4° anno: Ratei + Istat 5° anno: Ratei + Istat
Quote--> 28.554 Importo 29.065 5.280 2.385 2.360 2.250 6.995 12.275 Istat/RR 0,5% 12 0,5% 0,5% 0,5% 0,5%
Costo Servizio annuo ominicomprensivo 220 €/ab Analisi incidenze delle Tecnologie Roma.M Costi del servizio: 1 anno e 3 anni Acquisto Software e Servizi Acquisto Hardware Stima Costi Allestimento Costi Ricorsivi : 1 anno e 3 anni Totale Costi Sw + Ser + Hw Incidenze: 2° -> 3° anno, 1° anno, Tot 3 anni
Acconto SAL 30% 40% 8.566 11.422 Anni Tasso 3 5% <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> Contratti 13.990 14.060 14.130 14.130 14.201
Nol.Fin 29.065 10.560 10.560 10.560 ( 31.680 ) ( 2.615 )
Saldo 30% 8.566 n° Rate 2 10.560 4.770 4.720 4.500 13.990 24.550 { 53.104 } Totale 28.554 53.104 24.620 24.690 14.130 14.201
Quote--> 35.380 Importo 33.117 6.010 2.700 2.665 2.500 7.865 13.875 Istat/RR 0,5% 0,5% 0,5% 0,5% 0,5%
Sol.1 - 8.000ab, 1c, 4.333ut
%inc
1° Anno
3 Anni
Acconto SAL 30% 40% 10.614 14.152 Anni Tasso 3 5% <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> <- 6m - Rata - 12m -> Contratti 15.730 15.809 15.888 15.888 15.967
Sol.2 - 16.000ab, 2c, 8.666ut
Roma.M
%inc
1.760.000
5.280.000
78,8%
56.419
1,7%
1.200
0,0%
13.990 71.609
56.419 1.200 41.970 99.589
100,0%
1,36% 0,6% | 1,9%
2,4 €/ab
19,5% 100,0%
4,1 €/ab
Nol.Fin 33.117 12.020 12.020 12.020 ( 36.060 ) ( 2.943 )
Saldo Dif. 2-1 30% 10.614 6.826 n° Rate Dif. 2-1 2 12.020 1.460 5.400 630 5.330 610 5.000 500 15.730 1.740 27.750 3.200 { 63.130 } { 10.025 } Totale Dif. 2-1 35.380 6.826 63.130 10.026 27.829 3.209 27.908 3.217 15.888 1.757 15.967 1.766
1° Anno
3 Anni
3.520.000
10.560.000
79,4%
66.897
1,9%
1.600
0,0%
15.730 84.227
66.897 1.600 47.190 115.687
18,7%
0,80% 0,4% | 1,1%
10.478
1.740 12.618
Il presente capitolo riporta alcune tabelle di sintesi di un modello di simulazione che costruisce una Bilancio Costi – Benefici derivanti dall’applicazione della Tariffa Corrispettiva a Misura in un contesto ove già si applica la Differenziata. Il Bilancio ipotizza un arco temporale di 3 anni ritenuto mediamente necessario per ammortizzare i costi iniziali delle Tecnologie Abilitanti ed rendere strutturale l’abbattimento dei costi derivanti dalla nuova organizzazione del Servizio e dalle azioni intraprese per attivarlo.
L’analisi dei costi tipici del Servizio (mezzi, personale, etc) non è oggetto di questo documento ma quando questi costi vengono citati ed utilizzati si fa riferimento a Costi totali Medi (€/ab x anno) riportati nei Rapporti ISPRA di cui si riportano valori di due anni: 2017 e 2018. Costi medi (€/ab x anno) per classi di popolazione esaminate x comuni a TARI: ISPRA 2018, Tab. 5.12, anno 2017
Costi medi (€/ab x anno) per classi di popolazione esaminate x comuni a TARI: ISPRA 2019, Tab. 4.12, anno 2018
Costi (€/ab x anno) per classi di popolazione esaminate x comuni a TARIP ISPRA 2018, Tab. 5.19, anno 2017
Costi medi (€/ab x anno) per classi di popolazione esaminate x comuni a TARI ISPRA 2019, Tab. 4.19, anno 2018
Nella Tabella a seguire sono stati riassunti, e mediati (2017-18) alcuni valori delle due copie di
tabelle di Figg.19.b (Costi medi in TARI – Colonne C) e 19.c (Costi medi in TARIP – Colonne D) e confrontati con i valori estratti dalla Tabella di Fig.16 che calcola i costi delle Tecnologie Abilitanti per numero di abitanti compresi nelle classi statistiche. La Colonna C-D evidenzia che i risparmi sono più elevati nella classe abitanti più bassa che evidenzia anche minori costi medi. Qui vengono confrontati dati di sole 3 classi di abitanti in quanto numero di abitanti inferiori e superiori i modelli risentono della non economicità di scala come già indicato nella descrizione dei Modelli di Governance nell’apposito capitolo. Salvo i valori della colonna B ed valori Medi calcolati, i dati sono Fonte ISPRA 2017-18
Evidenziamo che i valori medi della colonna A= Ricavi della Fig.19.d, confrontati con i valori della colonna B= Costo delle Tecnologie Abilitanti, rintracciabili alla base della tabella della Fig.16, dimostrano che il Costo €/Ab anno delle Tecnologie Abilitanti, inversamente proporzionali al n.ro degli abitanti, risulta essere <= dei valori di colonna A = Ricavi della vendita delle Frazioni Valorizzabili mentre i valori medi dei Ricavi è tendenzialmente costante e quindi indipendente dal numero degli abitanti, i valori dei Costi delle Tecnologie €/ab tendono a calare considerevolmente con l’aumento degli abitanti fino a raggiungere 1,41/156,02=0,009=0,9% ed ancora mento per realtà oltre ai 500.000ab.
I costi delle tecnologie abilitanti sono state trattate nei relativi capitoli e qui le ricordiamo solo come titoli:
Costi del Servizio - tabelle Fig.19.c Costi in Acquisti (Dbw + LeO): Software + Hardware + Formazione – Figg.13.a1, 13.b1 Costi ripetitivi di Gestione (Assistenza, Aggiornamenti, Hosting) – Fig.15.d1 Costi di Servizi di supporto allo Startup previsti nel Capitolo “Come Fare” ma non quantificati.
L’Analisi è scientifica ma, dovendo essere generale, semplice ed orientativa, ha costretto lo scrivente ad effettuare alcune semplificazioni ed introdurre, nei casi riportati, alcune ipotesi (%Eluso, %Differenziata, %Compostaggio) che derivano da un compendio di esperienze dirette e discusse con persone che operano negli Enti Gestori italiani più quotati e considerati. Data per scontata ed acquisita la volontà della parte politica di procedere ad applicare la Tariffa corrispettiva (TARIP) e considerato pragmaticamente di non poter contare sul realizzarsi delle seguenti situazioni:
costruzione in tempi rapidi (2 o 3 anni) di nuove infrastrutture pubbliche quali impianti di trattamento organico, aperture nuove discariche e men che meno la costruzione di termovalorizzatori, riduzione dell’eccesso di personale operativo non specializzato modifica sostanziale dei bandi di gara in corso
…ci si deve chiedere dove sarebbe possibile intervenire per abbattere i costi di cui alla figura 3.a (Fonte Stampa 2016) e Fig.19.b o almeno non aumentare gli stessi nell’attesa di passare a Tariffa e realizzare i costi di Fig.19.c. Ci concentreremo quindi sui punti dove si potrebbe intervenire, applicazione la TARIP, senza aumentare i costi ma riducendo i costi in tempi ragionevolmente brevi (circa 3 anni iniziando già dal 1° anno. La Fig.19.d e relativa leggenda riporta la formula del Bilancio Costi Ricavi con relativa leggenda. Nella formula il simbolo “+” indica che la frazione comporta un costo mentre i simbolo “–“ ed il simbolo “±” sta ad indicare che a seconda di certe situazioni può valere uno dei due.
La Fig.19.e riportate le percentuali medie delle diverse frazioni divise tra le solite 3 area in cui le statistiche dividono l’Italia e nel rettangolo a contorno rosso sono evidenziate le frazioni che incidono maggiormente nel bilancio. La Figura 17.e si riferisce all’anno 2016 ma i valori sono sostanzialmente costanti. Bilancio Costi – Ricavi nello smaltimento del RU Rifiuto Urbano
Stante le significative incidenze in peso (41,2% incidenza media Italiana) evidenziamo l’importanza della gestione dell’organico e della plastica a fronte 7,8% di peso ha un volume notevole ed un recupero problematico. La plastica è il vero problema .. non è una novità ma è anche il materiale più riciclabile che ci sia !!
Le figg. 18.a,b rappresentano due diagrammi a quadrupla entrata con i quali si cercherà di rendere più chiaro i criteri di calcolo adottati nella simulazione di risparmio riassunto nella tabella di Fig.18 dove si ritrovano pure le stesse percentuali graficate nelle figg.18. Il calcolo ipotizza una % di RD (Rifiuto Differenziato) a cui si vuole arrivare applicando contemporaneamente una % >= di ZERO di CD (Compostaggio Domestico). Si lavorerà quindi sull’incremento di %RD in quanto l’Amministratore è interessato a capire quanto si potrebbe risparmiare in 3 anni partendo dalla situazione (% e costi) in essere all’anno ZERO di riferimento; costi che resterebbero costanti, se non in aumento, se non si intervenisse applicando la TARIP. Tutti valori delle figg.15 sono espressi in percentuale e quindi il modello è perfettamente parametrizzato ed il calcolo è indipendente dalla % di differenziata e % di compostaggio da cui si parte ma conta l’incremento che si pensa di realizzare nelle due fattispecie. E’ importante, ove possibile, incentivare la pratica del Compostaggio Domestico in attesa che gli Enti preposti (Provincie e Regioni) costruiscano o favoriscano la costruzione di Impianti industriali di compostaggio. Questa pratica riduce a ZERO i costi di smaltimento del Organico (41,2% media Nazionale) per la parte Compostata, in attesa che si costruiscano impianti industriali locali che ritirano l’Organico ad 80-90€uro/ton contro i 160€/ton che costa l’Organico del Centro Italia trasportato a a 4.500Km per il trattamento. Il Compostaggio domestico riduce a ZERO il costo della quantità compostata.
Nel rettangolo verticale a sfondo verde uniforme vengono rappresentate le % di Organico (20% del 41,2% e 5% del 41,2%) del RU (= Rifiuto Urbano) che potrebbe essere destinata a Compostaggio Domestico riducendo a ZERO questa quota di costo. Nel rettangolo verticale tratteggiato a sfondo multi colore viene identificata la quota di Organico depurata dal compostaggio nelle tre situazioni: % già Differenziata, % che si intende differenziare e % che rimane ancora da differenziare. Nel rettangolo orizzontale a sfondo celeste (tratteggiato e non) viene rappresentato l’incremento (22, 3%) di differenziata che si pensa di poter realizzare in 3 anni. Questo valore sarà tanto più alto quanto più basso è il valore di partenza. Nei Piani Finanziari delle Aziende virtuose, incidono nell’ordine del 10% quando invece è frequente trovare costi del 25-35%.
Analizzando i costi €/ab ponendo contemporaneamente attenzione a:
percentuali di differenziata magari abbastanza buona (>70%), costi di discarica non eccessivi (<140 €/ton), costi di smaltimento dell’organico accettabili (<100 €/ton),
ci si trova talvolta ad osservare ancora costi di molto superiori a quelli delle eccellenze nazionali.
La sempre più frequente richiesta delle Amministrazioni di passare alla Tariffa corrispettiva assieme all’avvento di ARERA, saranno sicuramente un forte stimolo ad affrontare il problema del miglioramento dei processi adottando Modelli organizzativi di tipo Industria 4.0.
Qualsiasi maggior ricavo va a diminuire i la somma dei Costi stante che i Ricavi vanno a far parte del PEF col segno negativo. Ciò si riverbera immediatamente sul montante dei costi da addebitare ai cittadini. A regime ma cominciando già il primo anno, tutti i produttori di rifiuto (=tutte le Utenze) devono pagare e l’eluso dovrà tendere a ZERO% ; pur con situazioni diverse in Italia si stima tra il 20% ed il 40% l’elusione totale che corrisponde a circa una media di 15% di utenze. Se tutti pagano, a parità del costo del servizio, tutti pagano meno.
Il problema del recupero dell’eluso non è di tipo tecnico organizzativo in quanto la “Ricognizione digitale” descritta come Fase 1b offre un grande supporto ed una sufficiente certezza di successo a
costi assolutamente convenienti. Si tratta bensì di un problema legato alla volontà politica di mettere i cittadini difronte ai propri doveri civici ed all’evidenza che di seguito sintetizziamo. Eliminare l’elusione è una necessità economica ed un dovere civico finalizzati all’equità sociale.
Far emergere l’eluso non significa penalizzare i più deboli ma individuare indistintamente chi non paga per poi destinare eventualmente risorse per aiutare tramite le detrazioni i cittadini che veramente necessitano di essere aiutati con abbattimento dei costi o servizi più mirati
Nel bilancio non è stato conteggiato questo contributo e ciò va a rinforzare l’ipotesi esposta sulla convenienza dell’applicazione della Raccolta differenziata a Tariffa. ISPRA stima valori di 8-9 €uro/ab x anno come da tabella Fig.19.c
Non tener conto dei ricavi da riciclo è una prudenza che nel migliore dei casi pesa un 10% dei costi ma che a tendere calerà in quanto le fonti di acquisto stanno sempre più diminuendo soprattutto per materiali di bassa qualità. Emerge un’evidente necessità di migliorare la qualità della differenziata in termini di diminuzione delle impurità e quindi si dovrà intervenire su più fronti per raggiungere questo scopo. Oltre alla scontata comunicazione e formazione al cittadino servirà, come per altro ci si sta già orientando, ad adottare maggiori controlli sia nell’attività del tradizionale PaP ma soprattutto in tutti quei passaggi di filiera autogestiti dal cittadino nei conferimenti alle isole ecologiche fisse e mobili non presidiate dove la presenza di personale di supporto, opportunamente dotato di strumenti di identificazione e monitoraggio, garantiscono un sicuro aumento della qualità delle frazioni di riciclo rivendibili.
Lo schema tabellare delle figg.19 e 19.x riporta un modello di simulazione completamente parametrizzato che consente di calcolare tutta una serie di valori ed indici partendo da alcuni input di base. L’impostazione e la rappresentazione dei valori di queste tabelle è sempre la stessa. Potranno cambiare i valori di partenza ma i criteri di calcolo sono sempre gli stessi. Input.1: Riquadro [C1:J2] questi dati vengono forniti dall’Amministrazione specifica o presi dalle medie ufficiali della zona di appartenenza. Input.2: Riquadro [K1:L7] questi dati vengono forniti parzialmente dall’Amministrazione specifica ed altri presi dalle medie ufficiali della zona di appartenenza.
Ci si concentra nell’analizzare tre aspetti di immediata evidenza: Risparmio (=minor costo) per diminuzione conferimento in discarica aumentando la quota della differenziata; Si ipotizzando un obiettivo di aumento graduale in 3 anni del RD (Rifiuto Differenziato) pari alla differenza della % in essere (valore di Cella L4, bianco su sfondo verde) per arrivare al valore Obiet% RD di Cella L5. Risparmio (=minor costo) per adozione della pratica di compostaggio domestico fino ad una % [cella L7] della frazione media di umido stimata per la zona [Cella L6]. Un valore del 10% in L7 significherebbe un 10% x 39,5%= 3,95% del RU Maggiori incassi derivanti da un recupero dell’ Eluso stimato in % diverse tra Utenze Domestiche, Non Domestiche e Turistiche \ 2e case e indicato nelle celle I5,I6,I7 con una % media pesata riportata in cella I4. Questo valore si ipotizza recuperare gradualmente nei tre anni di analisi fino ad un massimo del 70% dell’accertato (Celle H9, H12). I valori di partenza delle celle L2:L5 vengono dedotti dal rapporto ISPRA individuando quelli riferiti alla zona più vicina e rappresentativa, rispetto al Comune su cui si effettua l’analisi. Il Numero degli abitanti e delle utenze vengono di solito forniti da chi richiede l’analisi o altrimenti vengono stimati con regole empiriche basate su dati statistici e di esperienza.
Colonna [C9:C13] fornisce il risparmio progressivo totale e medio in €/ab (Dichiarati) che è un valore assoluto ed indipendente dai costi in essere. Colonna [D9:D13] fornisce il risparmio progressivo totale e medio in % riferiti ai costi in essere. Le tre copie di celle [F12, G12; I12, J12; L12, L12] riportano incidenza e valore delle due componenti di risparmio (Compostaggio e Differenziata) e quella di recupero (eluso).
A seguire tre esempi di cui due con parametri zonali (RD, RU, RUR, etc) di partenza simili; in coda un’esempio con parametri zonali diversi. Prima di entrare nel dettaglio evidenziamo come il recupero dell’ Eluso sia una variabile indipendente rispetto ai parametri di Zona (figg.19.a e 19.c) e che il recupero dell’eluso incide, pur in situazioni diverse, quasi sempre per un valore >= al 50% del bilancio attivo. Da qui l’affermazione che la “Bonifica delle banche dati”, supportata dalla “Ricognizione digitale”, ambedue necessarie, porta come primo effetto, ad una emersione dell’eluso già entro il primo anno; questo importante risultato economico può essere raggiunto prima ancora che sia avviata la bollettazione a “Tariffa Corrispettiva” e con la “TARI in corso”.
E’ inconfutabile che, il recupero dell’ Eluso sia un significativo fattore di finanziamento dell’impianto iniziale del sistema TARIP anche se di applicazione eccezionale. Per rendere strutturale questo effetto, deve essere implementato un puntuale aggiornamento dei dati che consentono il costante monitoraggio di tutti i punti di produzione del rifiuto sul territorio nonché l’andamento dei costi e della qualità del Servizio a Tariffa.
☼ Lo scrivente ha avuto modo di verificare che, per mezzi che costano da 60 a 120.000 €uro/cad, chi si occupa dell’acquisto e manutenzione della parte meccanica, spende volentieri 5-10.000 €uro/cad in più per una cabina più comoda o un dettaglio meccanico che migliora la funzionalità e la comodità di utilizzo da parte degli autisti. Per contro, quando si tratta di allestire questi mezzi con sistemi di monitoraggio (lettura RFID, tracciamento GPS, etc) e relativi software, la scelta spesso avviene in modo superficiale ed al prezzo più basso senza considerare la strategicità dell’acquisto e considerare che, tra il prezzo più basso e quello più alto, lo scostamento reale è forse di 1.000€uro su un massimo di 4.000€uro/cad con una incidenza percentuale ridicola sul costo globale del mezzo. Pur con qualche variazione percentuale dei numeri esposti, non esiste nessuna logica economica ed imprenditoriale in queste scelte stante che il servizio si può fare con un mezzo o l’altro ma che se l’allestimento in tutte le sue parti non è affidabile, testato e certificato, viene inficiato tutto il processo TARIP con ripercussioni economiche molto gravi.
Fino al 2019 era possibile accedere a finanziamenti interessanti fino al 50% affidandosi a soggetti abilitati e certificati che hanno titolo per Scrivere e Coordinare questi progetti. Per approfondimenti si rimanda alla circolare n.ro 5/2016 dell’Agenzia Entrate, Art. 3 DL 23.12.2013, n.ro145 “Destinazione Italia”). Con la nuova finanziare le cose sono cambiate di molto e l’attività di gestione è diventata molto onerosa rendendo di fatto poco appetibile istruire la pratica di finanziamento. Per Industria 4.0 si intende una tendenza dell'automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti. La Legge 27.12.2019, n. 160, art 1, c.d. “Legge di Bilancio 2020” ha previsto, in sostituzione del c.d. maxi / iper-ammortamento, il riconoscimento di un credito d’imposta da utilizzare in compensazione nel modello F24. Le Imprese che svolgono il Servizio di Raccolta Rifiuti vi possono accedere e gli investimenti agevolabili possono essere:
beni strumentali nuovi “generici” (in precedenza maxi-ammortamento); beni strumentali nuovi di cui alla Tabella A, Finanziaria 2017 (in precedenza iperammortamento); beni immateriali di cui alla Tabella B, Finanziaria 2017 (in precedenza maxi-ammortamento sui beni immateriali).
Le misure dell’agevolazione sono le seguenti:
Per i beni materiali nuovi “generici” il credito d’imposta spetta nella misura del 6% del costo, nel limite massimo di costi ammissibili pari a € 2.000.000. Per i beni materiali di cui all’allegato A della Finanziaria 2017 (beni industria 4.0) il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 40% del costo, per la quota di investimento fino a € 2.500.000 e nella misura del 20% per la quota superiore ad € 2.500.000, con un limite massimo di costi ammissibili pari ad € 10.000.000. Per i beni immateriali di cui all’allegato B della Finanziaria 2017 (beni industria 4.0) il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 15% del costo, per la quota di investimento fino ad € 700.000.
Per i beni Industria 4.0 è necessaria una perizia tecnica semplice attestante le caratteristiche tecniche dei beni stessi e l’interconnessione al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura. Se il costo unitario del bene non supera € 300.000,00, l’onere documentale può essere adempito attraverso un’autocertificazione del legale rappresentante. Gli elementi fondamentali, per essere certificati industria 4.0, sono di seguito riportati. Rientrare nei beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestiti tramite opportuni sensori e azionamenti – Allegato A (par. 11 Circ. AE 4/E).
Al fine dell’applicazione dell’iper-ammortamento, il bene in analisi deve obbligatoriamente avere tutte le Controllo per mezzo di CNC e/o PLC;
Interconnessione ai sistemi informatici di fabbrica con caricamento da remoto di istruzioni e/o part program; Integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica o con la rete di fornitura e/o con altre R01 macchine del ciclo produttivo; Interfaccia tra uomo e macchina (HMI, ecc.) semplici e intuitive; Rispondenza ai più recenti parametri di sicurezza, salute e igiene del lavoro. Al fine dell’applicazione dell’iper-ammortamento, il bene in analisi deve essere dotato inoltre di almeno due tra le seguenti ulteriori caratteristiche per renderlo assimilabile o integrabile a sistemi cyberfisici:
Sistemi di tele-manutenzione e/o telediagnosi e/o controllo in remoto; Monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo mediante opportuni sensori e adattività alle derive di processo; Caratteristiche di integrazione tra macchina fisica e/o impianto con la modellizzazione e/o la simulazione del proprio comportamento nello svolgimento del processo (sistema cyberfisico). Rientrare nei beni Sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità – 9 tipologie di beni. Rientrare nei dispositivi per l’interazione uomo macchina e per il miglioramento dell’ergonomia e della sicurezza del posto di lavoro in logica 4.0 – 4 tipologie di dispositivi.
Rientrare nei beni immateriali Allegato B (par. 14 Circ. AE 4/E), software applicativo agevolabile a due condizioni:
Il primo è che i software devono essere “connessi a investimenti in beni materiali Industria 4.0”; Il secondo è che per i beni immateriali il beneficio dal 2018 sarà solo il superammortamento, con aliquota specificata in precedenza.
Il processo ha un approccio riportato nel seguente schema a flusso.
Nel dettaglio:
Descrizione tecnica del bene: descrizione tecnica del bene per il quale si intende beneficare dell’agevolazione che ne dimostri, in particolare, l’inclusione in una delle categorie definite nell’allegato A o B, con indicazione del costo del bene e dei suoi componenti e accessori (così come risultante dalle fatture o dai documenti di leasing). Descrizione caratteristiche: descrizione delle caratteristiche di cui sono dotati i beni strumentali per soddisfare i requisiti obbligatori e quelli facoltativi applicati relativamente ai sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità. Requisiti di interconnessione: verifica dei requisiti di interconnessione affinché il bene, coerente con quanto stabilito dall’art. 1 comma 11 della Legge 11 dicembre 2016, possa essere definito ‘’inteconnesso’’ ai fini dell’ottenimento del beneficio di iperammortamento al 250% è necessario e sufficiente che:
Scambi informazioni con sistemi interni (esempio: sistema gestionale, sistemi di pianificazione, sistemi di progettazione e sviluppo del prodotto, monitoraggio, anche in remoto, e controllo, altre macchine dello stabilimento, ecc.) e/o esterni (esempio: clienti, fornitori, partner nella progettazione e sviluppo collaborativo, altri siti di produzione, supply chain, etc.) per mezzo di un collegamento basato su specifiche documentate, disponibili pubblicamente e internazionalmente riconosciute (esempi: TCP-IP, HTTP, MQTT, etc.). Sia identificato univocamente, al fine di riconoscere l’origine delle informazioni, mediante l’utilizzo di standard di indirizzamento internazionalmente riconosciuti (esempio: indirizzo IP).
Descrizione modalità di interconnessione: descrizione delle modalità in grado di dimostrare l’interconnessione della macchina/impianto al sistema di gestione della produzione e/o alla rete di fornitura. Rappresentazione flussi di processo: rappresentazione dei flussi di materiali e/o materie prime e semilavorati e informazioni che vanno a definire l’integrazione della macchina/impianto nel sistema produttivo dell’utilizzatore (allo scopo, si potranno utilizzare: schemi a blocchi, diagrammi di flusso, risultati di simulazioni, etc.).
MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE Criteri per la realizzazione da parte dei comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico o di sistemi di gestione caratterizzati dall'utilizzo di correttivi ai criteri di ripartizione del costo del servizio, finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati. (17A03338) (GU n.117 del 22-5-2017) IL MINISTRO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE di concerto con IL MINISTRO DELL'ECONOMIAE DELLE FINANZE Visto il decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158 «Regolamento recante norme per l'elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani»; Visto il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale e, in particolare, la parte quarta recante norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinanti; Visto l'art. 1, comma 667, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, come modificato dall'art. 42, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, secondo cui «Al fine di dare attuazione al principio "chi inquina paga", sancito dall'art. 14 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono stabiliti criteri per la realizzazione da parte dei comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità' di rifiuti conferiti al servizio pubblico o di sistemi di gestione caratterizzati dall'utilizzo di correttivi ai criteri di ripartizione del costo del servizio, finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati, svolto nelle forme ammesse dal diritto dell'Unione europea»; Visto l'art. 1, comma 668, della legge n. 147 del 2013, secondo cui «i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico possono, con regolamento di cui all'art. 52 del decreto legislativo n. 446 del 1997, prevedere l'applicazione di una tariffa avente natura corrispettiva, in luogo della TARI»; Considerato il combinato disposto dei commi 668 e 688, dell'art. 1 della legge n. 147 del 2013, da cui si evince che la misurazione puntuale della quantità di rifiuti, è finalizzata ad attuare un modello di tariffa avente natura corrispettiva, di cui al citato comma 668; Considerato che tale tariffa commisurata al servizio reso è tra gli strumenti economici più efficaci per l'attuazione della gerarchia gestionale dei rifiuti urbani ai sensi dell'art. 179 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152; Considerato che la determinazione puntuale della quantità dei rifiuti prodotti dalle singole utenze permette di rafforzare il principio «chi inquina paga» nella gestione dei rifiuti urbani; Acquisito il concerto del Ministero dell'economia e delle finanze espresso con nota protocollo n. 4242 del 1° marzo 2017; Acquisito il parere della Conferenza Stato-città ed autonomie locali, espresso nella seduta del 2 marzo 2017;
DECRETA: 1. Il presente decreto stabilisce i criteri per la realizzazione da parte dei comuni di: a) sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti dalle utenze al servizio pubblico; b) sistemi di gestione caratterizzati dall'utilizzo di correttivi ai criteri di ripartizione del costo del servizio in funzione del servizio reso. 2. I criteri di cui al comma 1, sono finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati, svolto nelle forme ammesse dal diritto dell'Unione europea.
1. Ferme restando le definizioni contenute all'art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ai
fini del presente decreto si intende per: a) «rifiuto urbano residuo - RUR»: il rifiuto residuale dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati (CER 200301); b) «utente»: persona fisica o giuridica che possiede o detiene, a qualsiasi titolo, una o più utenze; c) «utenza»: unità immobiliari, locali o aree scoperte operative, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani e/o assimilati e riferibili, a qualsiasi titolo, ad una persona fisica o giuridica ovvero ad un «utente»; d) «utenza aggregata»: punto di conferimento riservato a due o più utenze per le quali non sia possibile la misurazione diretta della quantità conferita da ciascuna utenza.
1. L'identificazione delle utenze avviene mediante l'assegnazione di un codice personale ed univoco a ciascuna utenza, secondo quanto precisato all'art. 5. 2. Il trattamento, la gestione e la conservazione dei dati personali devono avvenire nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 30 aprile 2003, n. 196, recante «Codice in materia di protezione dei dati personali». 3. Le infrastrutture informatiche di rilevazione, misurazione, elaborazione, gestione, aggiornamento e conservazione dei dati devono essere strutturate per garantire l'esattezza, la disponibilità, l'accessibilità, l'integrità, l'inalterabilità e la riservatezza dei dati dei sistemi e delle infrastrutture stesse, nel pieno rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, per permetterne l'utilizzo facilitato, il riutilizzo e la ridistribuzione, come definito dal decreto-legge 18 ottobre 2012, n.3 179, per un congruo periodo di conservazione e devono essere soggette a standard di sicurezza certificati.
1. La misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti si ottiene determinando, come requisito minimo, il peso o il volume della quantità di RUR conferito da ciascuna utenza al servizio pubblico di gestione dei rifiuti. 2. Possono altresì essere misurate le quantità di altre frazioni o flussi di rifiuto oggetto di raccolta differenziata, ivi compresi i conferimenti effettuati dagli utenti presso i centri di raccolta comunali. 3. I sistemi di misurazione di cui al comma 1 devono rispettare quanto stabilito all'art. 6. 4. Per la misurazione di frazioni o flussi di rifiuti conferiti diversi da quelli previsti al precedente comma 1, sono ammessi sistemi semplificati di determinazione delle quantità conferite.
1. L'identificazione dell'utenza a cui è associata la misurazione puntuale della quantità di rifiuto avviene in modalità diretta e univoca, attraverso idonei dispositivi elettronici di controllo integrati nel contenitore o nel sacco con cui il rifiuto è conferito, ovvero mediante idonee attrezzature installate in appositi punti di conferimento quali ad esempio i contenitori con limitatore volumetrico. Il riconoscimento avviene mediante il codice utenza, ovvero attraverso altre modalità di univoca identificazione che permettano di risalire al codice utenza anche attraverso ad esempio il codice fiscale dell'utente titolare dell'utenza e dei suoi familiari conviventi. 2. I sistemi di misurazione puntuale devono consentire di: a) identificare l'utenza che conferisce mediante un codice univocamente associato a tale utenza oppure attraverso l'identificazione dell'utente che effettua i conferimenti; b) registrare il numero dei conferimenti attraverso la rilevazione delle esposizioni dei contenitori o dei sacchi oppure del conferimento diretto in contenitori ad apertura controllata a volume limitato o degli accessi nei centri comunali di raccolta effettuati da ciascuna utenza. I dispositivi e le modalità organizzative adottate devono garantire la registrazione di ciascun singolo conferimento, associato all'identificativo dell'utenza o del contenitore, con indicazione del momento del prelievo; c) misurare la quantità di rifiuti conferiti, attraverso metodi di pesatura diretta o indiretta in conformità a quanto stabilito all'art. 6.
1. La misurazione della quantità di rifiuto conferito avviene mediante pesatura diretta, con rilevazione del peso, o indiretta mediante la rilevazione del volume dei rifiuti conferiti da ciascuna utenza e può essere: a) effettuata a bordo dell'automezzo che svolge la raccolta, attraverso l'identificazione del contenitore o del sacco;
b) effettuata da un dispositivo in dotazione all'operatore addetto alla raccolta attraverso l'identificazione del contenitore o del sacco; c) integrata nel contenitore adibito alla raccolta; d) effettuata presso un centro di raccolta. 2. Nei casi di pesatura diretta, la quantità di rifiuti, per frazione di rifiuto oggetto di misurazione prodotta dalla singola utenza (RIFut), e' calcolata come sommatoria delle registrazioni del peso conferito (PESconf) per ciascuna utenza espresso in chilogrammi. Pertanto, la quantità di rifiuto di riferimento per utenza (RIFut) è determinata dalla formula: RiFut = ΣPESconf. 3. Nei casi di pesatura indiretta il volume dei rifiuti conferito è determinato dalle dimensioni del contenitore esposto dall'utente o dalla capacità del sacco conferito ovvero ritirato dall'utente oppure dalla dimensione dell'apertura di conferimento dei contenitori con limitatore volumetrico. 4. Nei casi di registrazione di cui al comma 3, la quantità di rifiuto per le frazioni di riferimento, prodotta dall'utenza (RIFut), può essere calcolata anche come sommatoria del prodotto del volume espresso in litri del contenitore conferito per lo svuotamento, o del sacco ritirato o del volume accessibile nel caso di contenitore con limitatore volumetrico, moltiplicato per il coefficiente di peso specifico (Kpeso). Pertanto, la quantità di rifiuto di riferimento per utenza (RIFut) è determinata come: RIFut = ΣVOLcont*Kpeso. 5. Il comune stabilisce, per ciascun periodo di riferimento e per ciascuna frazione di rifiuto, il coefficiente di peso specifico (Kpeso) in base alla densità media dello specifico flusso di rifiuto, determinata come rapporto tra la quantità totale di rifiuti raccolti e la volumetria totale contabilizzata. 6. In sede di prima applicazione, se non sono disponibili dati storici appropriati, il coefficiente di peso specifico può essere ricavato da idonei rapporti di prova eseguiti su campioni di rifiuti di volume predefinito. 7. In caso di compresenza di sistemi di pesatura diretta e indiretta per la medesima frazione di rifiuto, la relativa quantità di rifiuti conferita dalla singola utenza (RIFut), è individuata mediante sommatoria dei quantitativi totali derivanti dalle singole modalità di misurazione. 8. Sia nel caso di pesatura diretta che di pesatura indiretta le dotazioni elettroniche, i contenitori nonché gli strumenti di pesatura devono rispettare tutti gli standard tecnici applicabili, fermo restando quanto previsto dal precedente art. 4 in materia di protezione dei dati personali e di gestione informatizzata degli stessi.
1. Qualora non sia tecnicamente fattibile o conveniente una suddivisione del punto di conferimento tra le diverse utenze, ai fini dell'applicazione della misurazione puntuale, le quantità o i volumi di rifiuto attribuiti ad un’utenza aggregata sono ripartiti tra le singole utenze secondo il criterio pro capite, in funzione del numero di componenti del nucleo familiare riferito all'utenza. 2. Il riparto tra le singole utenze può avvenire anche utilizzando i coefficienti indicati nella tabella 2, «Coefficienti per l'attribuzione della parte variabile della tariffa alle utenze domestiche», di cui all'allegato 1, del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158. 3. L'uso dei parametri di cui al comma 2 è ammesso anche per quelle porzioni di territorio in cui, per ragioni tecniche o di dispersione territoriale o di sostenibilità economica, non sia possibile implementare sistemi di misurazione puntuale.
1. Il rifiuto residuo proveniente dalle utenze non domestiche presenti in utenze aggregate deve essere conferito in maniera separata rispetto a quello conferito dalle utenze domestiche. 2. Alternativamente, il comune utilizza i coefficienti di produttività per ciascuna tipologia di utenza non domestica indicati nelle tabelle 4a e 4b, «Intervalli di produzione kg/m² anno per l'attribuzione della parte variabile della tariffa alle utenze non domestiche», di cui all'allegato 1 del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158, ovvero coefficienti di distribuzione ottenuti mediante appositi studi effettuati a livello locale ovvero coefficienti ottenuti dalla rilevazione della distribuzione dei conferimenti e delle quantità, tipici del territorio di riferimento.
1. In fase di definizione della parte variabile della tariffa per il servizio di gestione dei rifiuti urbani, il comune può adottare criteri di ripartizione dei costi commisurati alla qualità del servizio reso alla singola utenza, nonché al numero dei servizi messi a disposizione della medesima, anche quando
questa non li utilizzi. 2. Le frazioni avviate al riciclaggio devono dare luogo a correttivi ai criteri di ripartizione dei costi. In tali casi, l'utenza per la quale è stato svolto il servizio di ritiro è identificata ovvero è registrato il numero dei conferimenti ai centri comunali di raccolta, effettuato dalla singola utenza, di frazioni di rifiuto avviate al riciclaggio.
1. I comuni che, nelle more dell'emanazione del presente decreto, hanno applicato una misurazione puntuale della parte variabile della tariffa, adeguano le proprie disposizioni regolamentari alle prescrizioni del presente decreto entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore. Il presente decreto entra in vigore decorsi quindici giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 20 aprile 2017
Per la gestione della TARIP assume rilevanza la funzione del DEC, ovvero del Direttore dell’Esecuzione del Contratto (di servizi e forniture). Questa figura ha una stretta analogia con quella più nota del Direttore dei Lavori che attiene ai contratti dei Lavori Pubblici, comunque normati dallo stesso D.Lgs. n. 50/2016. Entrambe le figure sono disciplinate dal Regolamento di cui al D.M. n. 49/2018 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le funzioni del DEC sono regolate dagli artt. Dal 17 al 26. In sintesi quali sono le funzioni del DEC?
Il DEC impartisce all'esecutore tutte le disposizioni e le istruzioni operative necessarie all’esecuzione del contratto e che devono essere comunicate al RUP (Responsabile Unico del Procedimento). L'esecutore è tenuto ad uniformarsi alle disposizioni, impartite attraverso ordini di servizio, fatta salva la facoltà di “iscrivere le proprie riserve”. L’eventualità che tali disposizioni siano impartite senza l’uso di strumenti informatici è lasciata dal DM come residuale. Il DEC redige, inoltre, i processi verbali di accertamento di fatti, che devono essere inviati al RUP e le relazioni per il RUP medesimo.
Il DEC svolge il coordinamento, la direzione e il controllo tecnico-contabile dell'esecuzione del contratto in modo da assicurarne la regolare esecuzione nei tempi stabiliti e in conformità' alle prescrizioni contenute nei documenti contrattuali e nelle condizioni offerte in sede di aggiudicazione o affidamento. Le attività di controllo del DEC sono indirizzate a valutare i seguenti profili: a) la qualità del servizio o della fornitura; b) l'adeguatezza delle prestazioni o il raggiungimento degli obiettivi; c) il rispetto dei tempi; d) l'adeguatezza della reportistica sulle prestazioni e le attività svolte; e) la soddisfazione dell'utente finale; f) il rispetto da parte dell'esecutore degli obblighi in materia ambientale, sociale e del lavoro.
Il DEC effettua la “consegna del servizio” con modalità analoghe a quelle che il Direttore dei Lavori adopera per la “consegna dei lavori”, come dettagliato e specificato dall’art. 19 del DM.
Parimenti al controllo sull’Appaltatore il DEC, è tenuto al controllo delle imprese subappaltatrici autorizzate, nonché dei subcontraenti, che non sono subappaltatori, e di tutte le attività accessorie riportate dall’art. 105 del D.lgs. n. 50/2016, che è quello che tratta del subappalto.
Il DEC si deve attenere alla disciplina prevista dalla Stazione Appaltante e riportata nel capitolato d’appalto.
Il DEC propone al RUP le modifiche nonché le varianti dei contratti in corso di esecuzione, indicandone i motivi in apposita relazione, nei casi e alle condizioni previste dall'articolo 106 del codice. La regolamentazione è analoga a quella prevista per i Lavori, il DM indica le modalità operative a seconda dell’origine, dell’entità delle variazioni e della necessità di fissare nuovi prezzi non previsti dal contratto originario. Il DEC può comunque disporre modifiche di dettaglio non comportanti aumento o diminuzione dell'importo contrattuale, comunicandole al RUP.
Nel caso di contratti per il servizio di raccolta dei rifiuti urbani questo articolo non è di usuale applicazione, in quanto, per sua natura, il servizio non può essere sospeso.
Il DEC, nel caso in cui nel corso dell'esecuzione si verifichino sinistri alle persone o danni alle proprietà, compila una relazione nella quale descrive il fatto e le presumibili cause e adotta gli opportuni provvedimenti finalizzati a ridurre le conseguenze dannose. Tale relazione è trasmessa al RUP. Restano a carico dell'esecutore: a) tutte le misure e tutti gli adempimenti per evitare il verificarsi di danni all'ambiente, alle persone e alle cose nell'esecuzione dell'appalto; b) l'onere per il ripristino della situazione preesistente o il risarcimento di danni ai luoghi, a cose o a terzi determinati da mancata, tardiva o inadeguata assunzione dei necessari provvedimenti. Il DEC deve inoltre gestire le richieste di indennizzo presentate dall’Appaltatore
Il DEC, a fronte della comunicazione dell'esecutore di intervenuta ultimazione delle prestazioni, effettua entro cinque giorni i necessari accertamenti in contraddittorio con lo stesso e, nei successivi cinque giorni, elabora il certificato di ultimazione delle prestazioni e lo invia al RUP.
Durante l'esecuzione del contratto il direttore dell'esecuzione provvede al controllo della spesa legata all'esecuzione del servizio, attraverso la tenuta della contabilità del contratto, il direttore dell'esecuzione accerta la prestazione effettuata, in termini di quantità e qualità, rispetto alle prescrizioni previste nei documenti contrattuali. Tale accertamento è comunicato al RUP. Resta ferma la facoltà dell'esecutore di presentare contestazioni scritte in occasione dei pagamenti. “La gestione della contabilità è effettuata, secondo le modalità dell'ordinamento delle singole stazioni appaltanti, mediante l'utilizzo di strumenti elettronici specifici, che usano piattaforme, anche telematiche, interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari, al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di tecnologie”. Tali strumenti elettronici devono essere in grado di garantire l'autenticità, la sicurezza dei dati inseriti e la provenienza degli stessi dai soggetti competenti.
Analizzando le necessità del DEC atte a supportarlo nello svolgimento delle sue funzioni inquadrate nel art. 26, serve uno sforzo interpretativo delle parole del legislatore onde evitare che, un’interpretazione restrittiva e mal pesata basata su una lettura troppo “semantica”, ottenga il risultato opposto che ci si dovrebbe aspettare dalla Normativa; Normativa che non dovrebbe mai perdere di vista l’obiettivo principale della norma che resta ed è quello di garantire al cittadino un servizio efficiente con i minori disagi ed al minor costo possibile nel rispetto del criterio dell’Offerta economicamente più vantaggiosa dove il vantaggio non può essere interpretato come comodità di chi deve adempiere alle questioni burocratiche ma per chi deve eseguire il Servizio (l’Azienda sul campo) ed usufruire del Servizio (il Cittadino cliente). …omissis …mediante l'utilizzo di strumenti elettronici specifici, che usano piattaforme, anche telematiche, interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari, al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di tecnologie”
Col contributo dell’ing. Antonio Sperduti, professionista “tecnologico” operante sul campo, elenchiamo alcune caratteristiche che le Tecnologie Abilitanti (programmi informatici e attrezzature hardware) dovrebbero presentare per poter essere fruibili ed utili al DEC. I dati raccolti sul campo dovrebbero essere ricoverati direttamente su una piattaforma Web ad accesso profilato e monitorato in modo da consentire una collaborazione tra tutti gli attori interessati ma nello stesso tempo garantire il criterio dell’autenticità ed originalità del dato ed evitare possibili manipolazioni o “aggiustamenti” da parte di chi non è e non deve essere autorizzato ad effettuare modifiche del dato originale. Consentire la visualizzazione e la contabilizzazione automatica delle “misure” tipiche della TARIP, ovvero le prese delle frazioni del rifiuto monitorate ed i percorsi dei mezzi oltre che il rispetto della programmazione dei diversi Servizi. Consentire alla committenza, o eventuale DEC, di esportare in modo autonomo, set di dati raccolti e quindi disponibili, in strumenti di uso diffuso come ad esempio Excel, Libre Office, per
effettuare ulteriori analisi di controllo che non erano stati originariamente previsti e quindi non disponibili nelle funzioni di base. Il trattamento e la conservazione dei dati, di proprietà dell’amministrazione, devono essere garantiti da tecnologie database dei tipi più usati tra quelle Open (MySQL, Postgres) e/o quelle Proprietarie (SQL, Oracle); fondamentale che il formato dei dati sia documentato e che in caso di eventi eccezionali (catastrofi, contenziosi, altro), sia possibile l’esportazione massiva dei dati da parte di terze parti. Con queste caratteristiche il DEC potrebbe disporre, per le frazioni del rifiuto e dei servizi monitorati, di una contabilità con misure certificate praticamente in automatico, in quanto la contabilità risulterebbe: autentica, in quanto non manipolabile dagli attori del processo; sicura, in quanto proveniente da dispositivi elettronici la cui alterazione sarebbe immediatamente evidenziata sulla piattaforma Web; con provenienza certa, in quanto correttamente associata all’utente, georeferenziata e con data certa (anzi con ora, minuto e secondo certi). Rispettate le considerazioni descritte, il Capitolato d’Appalto potrebbe essere impostato come un appalto misto corpo + misura e non esclusivamente a corpo, come solitamente avviene, ma questa è un'altra storia che non può essere trattata in questo capitolo. Le aspettative tecnico pratiche attribuibili al DEC sono ragionevoli, condivisibili e facili da garantire tanto che dovrebbero essere date per scontate. Va però posta attenzione al pericolo che tra le aspettative e necessità pratiche della Committenza e DEC incaricato, si frapponga una difficile attuazione pratica delle norme dettate dal legislatore e riscontrabili nel Codice (Codice degli Appalti) al quale non interessa tanto il raggiungimento del risultato ma bensì il rispetto di principi più o meno torici ed ideologici espressi talvolta attraverso testi che lasciano adito ad interpretazioni che hanno più del filosofico che del tecnico. Dal sunto dell’Art. 26 sopra evidenziato, estraiamo la parte che spesso comporta interpretazioni fuorvianti. …omissis … interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari, al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di tecnologie”
Partendo dalla parte finale della frase è fondamentale che con la scusa di “non limitare la concorrenza” ed interpretando in modo improprio la locuzione “formati aperti e non proprietari” e pensando che il concetto “interoperabilità” sia la soluzione ad ogni problema, si vadano ad introdurre nel capitolato specifiche improprie e fuori contesto che rischiano di falsare le valutazioni escludendo dalla partecipazione alla gara, Aziende che ne avrebbero invece appieno titolo per la padronanza delle tecnologie e le conoscenze di dominio richieste. Situazioni analoghe su cui non mi dilungo sono quelle che impediscono talvolta alla Committenza di poter optare per soluzioni gradite e veramente vantaggiose. Sui contenuti virgolettati mi sento di dire: Oggi non esistono, anche perché nessuno ha interesse che esistano, formati chiusi; eventualmente si dovrebbe parlare di database noti e standard, di tracciati dei dati documentati e di codifiche in chiaro e non criptate; un formato chiuso sarebbe un tentativo di truffa e quindi è scontato che non debba esistere. Una qualsiasi cosa \ situazione che non ha un proprietario, come un cane randagio, un libro o un documento in Internet senza un autore verificabile, è di per se pericolosa. Nella tecnologia, la mancanza di una proprietà o di una qualche entità di riferimento che ne garantisca il funzionamento e la continuità operativa, è ad alto rischio; il mondo Open nell’informatica e un paradiso ideale ma da prendere con le dovute e consapevoli cautele. Le parti dei software commerciali open vanno dichiarate affinché il fornitore se ne assuma le responsabilità così come le parti di codice dove il venditore non è detentore del codice sorgente; va pure posta attenzione alle attrezzature che trasmettono dati senza che l’integratore di sistema possa poter intervenire. Si potrebbe scrivere un libro sull’argomento ma non è il luogo e mi limito a suggerire che se si acquista qualcosa, e quindi la si paga, almeno teoricamente si ha una qualche garanzia e possibilità di rivalersi se ne dovesse ricorrere la necessità. Sull’altro termine “interoperabilità”, è assolutamente vero che esiste il problema dello scambio dei dati e di interfacciamento dei software, ma come si legge in altri punti del presente lavoro, quando si realizza l’evento definito genericamente “interoperabilità”, si tratta per lo più di scorretti comportamenti commerciali (si rimanda alla Fig. 9) o di incauti acquisti effettuati perché costava meno (MePa docet). Compatibilità, interoperabilità, leggibilità dei dati ed interfacciabilità tra sistemi
sono termini che non trovano limitazioni in aspetti tecnologici ma dipendono da aspetti economici e quindi dalla correttezza commerciale tra gli attori coinvolti e le persone che li rappresentano. Concludiamo questo capitolo ricordando la Regola aurea dell’incauto acquisto. Le cose che costano troppo poco nascondono sempre una sorpresa come gli interessi attivi troppo alti. Nessuno regala nulla e lavora gratis e se qualcuno lo fa …la questione è dubbia o poco credibile. L’incauto acquisto è un istituto preciso anche se poco applicato e la Corte dei Conti e in agguato.
In caso di incauto acquisto, a fronte di una giusta rimostranza, si rischia di ricevere una risposta del tipo …è gratis, cosa vuoi da me? …costava pochissimo, cosa pretendi? L’approfondimento sull’art 26 è stata la scusa per raccontare una delle situazioni dove concetti o specifiche, apparentemente corretti ed ineccepibili, possono essere suscettibili di interpretazioni diverse se non contrapposte. Anche il consiglio di copiare da chi fa già bene va letto, interpretato ed associato a due attività: Andare a vedere dove le modalità e le tecnologie assieme funzionano. In visita formativa, sentire più fonti: Amministrative, Informatiche ed Operative.
Il presente capitolo è la sintesi di una memoria dell’ing. Antonio Sperduti (Sora, Frosinone, Lazio), che traendo spunto da quanto esposto nel presente documento, ha affrontato il problema di redigere un Capitolato per un bando di Gara finalizzato ad assegnare il Servizio di Raccolta Differenziata atto ad applicare la TARIP.
Fino ad oggi la diffusione dell’applicazione della Tariffa Puntuale TARIP in Italia è stata merito e vanto quasi esclusivamente di Aziende “Municipalizzate” o “In House” e nel momento in cui la TARIP, in conformità al D.M. 20 aprile 2017 - G.U. n 117 del 22.05.2017, diventerà un’alternativa obbligatoria alla TARI, si porrà il problema di applicarla correttamente anche negli appalti di servizio tra un’Amministrazione Pubblica ed un Appaltatore Privato. Finora non erano stati sviluppati appositi Capitolati che stabilissero con chiarezza le attività a carico dell’Amministrazione Pubblica e quelle di competenza dell’Appaltatore Privato; inoltre, gli appalti di questo tipo sono stati finora gestiti “a corpo”, ma con l’introduzione delle “misure”, che sono una peculiarità della TARIP, questi appalti di servizi dovranno essere gestiti necessariamente con appalti MISTI “a corpo e a misura”. La gestione a misura delle frazioni monitorate del rifiuto e dello spazzamento meccanizzato si rende indispensabile per accertarsi che il servizio sia effettivamente svolto secondo le disposizioni di contratto, assicurando all’Appaltatore un compenso commisurato alla quantità e qualità del servizio svolto.
Deve essere chiaro che il D.M. 20 aprile 2017 del MATTM, pubblicato in GU n. 117-22.05.2017, non istituisce l’obbligo della TARIP ma bensì detta le regole da adottare per chi decide di applicarla. Per tanto non è pensabile che un Capitolato di Servizio venga redato senza tener conto delle implicazioni che il DM TARIP impone. Il Capitolato dovrà coniugare in modo chiaro e preciso i criteri di misura onde consentire alle parti, “Committente” ed Azienda aggiudicataria”, di raggiungere l’obiettivo della Tariffa corrispettiva rispettando i principi indicati dal DM TARIP ma adottando regolamenti e metodi applicabili.
Il processo organizzativo oggi più credibile e che ha trovato più applicazioni, pensato per arrivare ad applicare la TARIP, è quello basato sulla Regola delle 4 fasi, formulata ed ampiamente descritta, dall’ing. Pierluigi Fedrizzi nel suo trattato a titolo “Rivoluzio TARIP – Manuale d’Uso” [5] di prossima pubblicazione e che il sottoscritto ha avuto la fortuna di poter leggere in anteprima nel corso della sua stesura. Un Capitolato per la TARIP dovrebbe per tanto basarsi su questa teoria che qui riporto sinteticamente con schema e descrizione.
Fase 1: Creazione e Bonifica Banca Dati, Anagrafe Utenze Digitale, compreso lo studio delle modalità di aggiornamento Fase 2: Consegna\Distribuzione Kit Materiali che presuppone la scelta dei contenitori (Mastelli e/o Sacchetti) Fase 3: Raccolta e Misurazione che segue la programmazione di attività e percorsi Fase 4: Applicazione Tariffa sulla base delle misure e Riscossione
Il completo e rigoroso rispetto, in senso temporale, del processo di filiera è la condizione “sine qua non” per la riuscita di un progetto TARIP; esattamente come un processo produttivo di filiera in una qualsiasi organizzazione del Tipo Industria 4.0. A loro volta le 4 Fasi possono essere suddivise in due Obiettivi:
STARTUP, Obiettivo a breve stimato a grandi linee in 12 mesi GESTIONE, Obiettivo a medio e lungo termine che dipende dalla durata dell’appalto
Le parole d’ordine che accompagnano le 4 Fasi sono Software, Tecnologie ed Integrazione dei processi, ma soprattutto competenze nuove e quindi diverse da quelle tradizionali e consolidate della Riscossione Tributi.
Il successo ottenuto da alcuni Enti Gestori, per lo più del Nord-Est dell’Italia, è stato anche favorito dalla chiarezza delle norme fissate dalle Regioni di appartenenza, in attuazione del Modello di Governance DL 138/2011, che hanno permesso l’adozione di un modello di organizzazione del processo di tipo industriale. Il Modello di successo più diffuso è un Ente di Bacino, composto da un insieme di Comuni, che diventa unico interlocutore solidale della Società in House che funge da Ente Gestore ed attuatore delle direttive. In altre Regioni, in assenza di direttive, il tutto è semplicemente rimandato al TUEL (Testo Unico Enti Locali) che non si può dire che sia assimilabile ad un manuale di processo e le “condizioni a contorno” possono essere anche molto diverse. In molte regioni l’insuccesso di fatto degli ATO dei rifiuti ha determinato situazioni in cui gli Enti Locali hanno sostanzialmente affidato il servizio o a imprese private con gare pubbliche o a micro società in house, con elevata frantumazione degli Ambiti Territoriali di Raccolta. Rebus sic stantibus ovvero tenendo conto della situazione di fatto, è opportuno definire quali sono i compiti che gli attori del Servizio di Raccolta dei Rifiuti Urbani devono assumere a loro carico a prescindere dal Modello di Governance dominante. Con riferimento alla prassi delle “4 FASI” si riporta la seguente matrice delle Attività e Competenze come da Fig. 1. ATTIVITA’
COMPETENZA
La Fase 1 può, anzi deve, essere attuata indipendentemente dallo stato del servizio, può essere espletata anche se è in corso un appalto affidato ad una Impresa Privata sulla base della TARI, in quanto non coinvolge le competenze dei soggetti attuatori del Servizio di Raccolta. La Fase 2 può essere attuata indifferentemente dalla Stazione Appaltante (generalmente Ente Locale) o dall’Appaltatore. In qualche caso la sua attuazione da parte dell’Ente Locale comporta minori possibilità di errori ed una più rapida attuazione della TARIP, per questioni legate al Codice degli Appalti ed al Cronoprogramma dell’Appalto che non spiegheremo in questo documento. La Fase 3 è di competenza esclusiva dell’attuatore del servizio azienda in house o privata sulla base delle specifiche di capitolato indicate dalla Stazione Appaltante. La Fase 4 è di competenza esclusiva dell’Ente Locale o Consorzio di Enti Locali costituito sulla base del TUEL. Tutte le fasi necessitano di un sistema di software di supporto che sia in grado di trasferire le informazioni (ovvero i dati raccolti) da una fase a tutte le altre.
In ampie zone d’Italia la principale criticità è legata all’elevata frammentazione del servizio di raccolta. E’ vero che l’adozione del Modello di Governance costituito da un Ente di Bacino, unico interlocutore di una Società in House, risolverebbe questa criticità, ma la pluridecennale storia della gestione dei rifiuti ha insegnato che mettere d’accordo gli Enti Locali su questa necessità è molto difficile, forse impossibile. Finora la TARIP ha attecchito nei territori in cui è vigente il predetto Modello di Governance in quanto tutte le innovazioni e le correzioni di rotta necessarie all’applicazione di un modello 4.0 avvengono “in house”, senza generare attriti e conflitti. Nel caso in cui il servizio di raccolta venga esternalizzato con una gara che deve seguire il Codice degli Appalti [6], la situazione si complica notevolmente e non può essere concretizzata se non fissando le regole come, finora teorizzate, in un capitolato scritto per la TARIP. Probabilmente il primo capitolato in Italia scritto pensando alla TARIP, teorizzata secondo i concetti finora illustrati, è stato quello per la gara del servizio di raccolta indetta dal comune laziale di Cori, in provincia di Latina [7].
La WORM snc, che con la mia collaborazione ha progettato il servizio per Cori, ha utilizzato un Capitolato Speciale d’Appalto organizzato come segue: Rispetto al passato l’appalto non sarà a CORPO, come la quasi totalità dei capitolati scritti per la TARI, ma MISTO a corpo e misura in quanto le raccolte delle frazioni soggette a lettura e lo spazzamento in cui sono tracciati i percorsi delle spazzatrici, saranno pagati a misura, il resto ancora a corpo. Questa sezione è quella che recepisce tutte le indicazioni fornite dal Codice dei Contratti e quindi seguirà le continue modificazioni del D.Lgs n. 50/2016. In questa sezione viene esplicitata la teoria della TARIP secondo le 4 fasi e le conseguenze per l’Appaltatore della mancata registrazione delle “misure”.
Vengono chiarite le competenze dell’Ente Appaltante e quelle dell’Appaltatore e l’ordine delle attività necessarie all’attuazione della TARIP. Per ogni frazione del rifiuto urbano e per ogni servizio collaterale messo in appalto vengono evidenziate le modalità generali di esecuzione e le indicazioni per il caso specifico Non ci sono sostanziali differenze rispetto agli attuali capitolati per la TARI. Si chiarisce che le “misure” fatte per la TARIP sono anche la contabilità del servizio effettuato; considerato che il passaggio da TARI a TARIP non potrà essere immediato e che bisogna prevedere una fase di transizione viene specificato come pagare l’Appaltatore nel periodo transitorio. Per la TARIP non tutti i materiali e non tutti i mezzi sono idonei, vengono fornite le specifiche per i materiali ed i mezzi che potranno essere utilizzati; in questa fase le specifiche sono scritte per l’Appaltatore, ma valgono, per le forniture di competenza, anche per la Stazione Appaltante che, se non opportunamente indirizzata, corre il rischio di acquisire dotazioni inidonee senza che all’Appaltatore possa essere imputata colpa alcuna. Vengono specificate le caratteristiche che devono avere i mezzi, il software e le dotazioni fornite agli utenti affinché le 4 fasi della teoria TARIP possano e debbano scambiarsi i dati tra di loro.
Vengono introdotti i CAM che per i rifiuti sono per ora quelli dell’“Affidamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani (approvato con DM 13 febbraio 2014, in G.U. n. 58 dell’11 marzo 2014)”, ma dovrebbe essere in procinto di essere emesso un nuovo DM dal Ministero dell’Ambiente, in acronimo MATTM. Considerato che queste gare vengono svolte con il criterio dell’Offerta Economicamente più Vantaggiosa (in acronimo OEPV) sono specificati i criteri premiali da adottare.
☼ ARERA è l’Autority regolatore che dopo essersi occupata di Elettricità, GAS, H2O, ora è stata chiamata a regolamentare il settore dei rifiuti. Nella 1° Edizione erano state fatti solo alcuni accennai al mondo di ARERA anche perché l’obiettivo del Manuale d’USO era di vedere il problema dal punto di vista delle Tecnologie e del “Come fare per Misurare”. Nel frattempo ARERA ha provocato un dibattito tra gli operatori che ha quasi fatto dimenticare che, a parte gli aspetti burocratici (necessari ma non sufficienti), la Raccolta Differenziata organizzata per arrivare alla Tariffa Corrispettiva è, e resta strettamente legata alla Misura (Paghi per quello che produci). La confusione tra gli operatori era ed è ancora tanta sulla TARIP ed è stata alimentata dall’entrata in gioco di ARERA ma anche da parte delle società di software che operano nel settore che corteggiano gli operatori proponendo soluzioni software “miracolose” e “già pronte” per risolvere contemporaneamente due questioni su cui spesso non hanno nemmeno l’esperienza pratica di averle mai affrontate computamente:
1° perché non hanno mai portato realmente a bollettazione a tariffa corrispettiva delle realtà un po’ complesse; al massimo hanno in corso le Fasi 1 e 2. 2° perché non hai mai avuto occasione di misurarsi con ARERA nei campi dove opera da anni come il GAS e l’H2O.
Ho deciso di inserire nel Manuale d’USO anche l’argomento ARERA con la finalità di fare chiarezza, prima allo scrivente il ruolo ed i legami diretti ed indiretti che ha ARERA con la Tariffa Corrispettiva, prima di cercare di completare alcuni schemi con cui ho cercato di sintetizzare i processi in cui sono inserite la 4 Fasi di figg. 4.a e 9.a. Mi sono deciso ad approfondire ed esplorare un campo più Burocratico che Tecnologico non Tecnologico, solo dopo essermi confrontato con diversi operatori che applicano la Tariffa Corrispettiva ed aver capito che:
Non puoi applicare la Tariffa Corrispettiva se non si rispettano le direttive ARERA. Non rispetti le direttive ARERA se non applicare il processo della 4 Fasi della TARIP.
Applicare la TARIP e rispondere ad ARERA …significa prendere 2 piccioni con la stessa fava
Tariffa e ARERA sono due facce della stessa medaglia perché l’una non può prescindere dall’altra ed ambedue necessitano dei dati generati dello svolgimento del Servizio a Tariffa. Prima di ogni regolamentazione, uno sparuto numero di Amministrazioni, pioniere e con una visione lungimirante, ha applicato di propria iniziativa la Tariffa in “autoregolazione spontanea”, adottando “regole semplici e di buon senso” avvalorate poi per fortuna dal DM TARIP del 20.04.2017. Il risultato sorprendente di queste eccellenze, di cui il “Manuale d’USO” racconta esperienze e tecnologie adottate, è che sono state capaci di massimizzare 3 obiettivi:
costi al cittadino inferiori a quasi due volte la media nazionale; percentuali di differenziata consolidate ed in aumento maggiori del 85%; un servizio di assoluta qualità apprezzato dalla quasi totalità dei cittadini.
Oggi queste aziende, dopo aver centrato i 3 obiettivi appena elencati, precedendo anche ARERA in molti aspetti, attendono fiduciose la Regolamentazione del settore nella speranza che, per non sanzionare gli errori di molti, non vengano penalizzati i pochi pionieri che hanno avuto coraggio di osare dando dimostrazione provata “che in Italia si può” fare anche meglio del resto d’Europa.
Le fonti dei dati numerici da trasmettere all’Autority e dai quali discende la possibilità di efficientare (=risparmi) e migliorare (=qualità per il cittadino) il servizio, derivano dalle elaborazioni:
Analisi dei costi Industriali; Analisi della qualità del Servizio;
Le Analisi di tempi e quantità di una singola attività si ricavano da misure puntuali e rigorose associate a due momenti che rappresentano dall’80 al 90% dei costi del servizio.
Programmazione dell’attività di raccolta; Rendicontazione dell’attività di raccolta.
Citiamo ad esempio cosa interessa conoscere ad ARERA in merito ad un’attività di Reclamo dell’Utente:
Quanti reclami in un anno; Tempo intercorso tra: richiesta, presa in carico, risoluzione del problema; Tempi di attesa allo sportello; Grado di soddisfazione del cliente verso il fornitore del Servizio.
Di queste attività, come di molte altre, viene richiesto un valore totale di previsione ed a consuntivo, gli scostamenti rispetto alle previsioni nonché valori massimi e medi con diversi dettagli. Stesso dicasi per le attività di raccolta, sia presso l’Utenza che negli Ecocentri. Tutti questi valori hanno unità di misura come Peso (kg, ton), Tempo (giorni, ore, minuti), Lunghezze (Km) che, moltiplicate per i costi unitari di Personale, Mezzi, distanze di destinazioni e di discarica o di trasformazione, Vendita di materiali recuperabili, si trasformano in Costi Industriali riclassificati con appositi algoritmi (detti Driver) in Piani Economici Finanziari (PEF). Dal PEF discende la suddivisione tra quota Fissa e Variabile dei costi mentre le misure sul campo influenzano la parte variabile della tariffa corrispettiva.
Al momento dell’andata in stampa di questa 2 Edizione si sono chiariti diversi dubbi ma sono ancora in sospese diverse questioni sollevate dagli attori coinvolti. A fine capitolo elenchiamo una selezione bibliografica di documenti consultati e fonte di alcune questioni qui trattate sinteticamente senza la pretesa di essere stati esaustivi. Il pubblicato da ARERA è chiaro nelle line guida ed interpretabile più a chi con ARERA ha già un vissuto nell’Elettrico, GAS ed H2O ma è ancora ostico e di difficile coniugazione nella prassi consolidata per chi opera solo nel mondo Rifiuti. E’ comprensibile che sia così perché ARERA, nel mondo Rifiuti, è ancora in fase di attivazione dopo essere passata attraverso una fase di ascolto e di proposte interlocutorie con invito alle parti di fare osservazioni; queste le tappe percorse:
Scadenza termini per inviare osservazioni ad ARERA: 16 settembre 2019 Pubblicazione delle ultime proposte di ARERA: 31ottobre 2019 Inizio applicazione norme: 1 aprile 2020
Le prime tempistiche sono state annunciate nel convegno dell’11 settembre 2019 a Roma a cui hanno partecipato 650 persone provenienti da tutt’Italia, compreso lo scrivente, ed a distanza di quasi un anno, in cui il COVID19 ha dato il suo contributo, provo a sintetizzare un parere\sensazione, del tutto personale, suffragato anche dal confronto con alcuni operatori di settore presenti al convegno, rappresentanti le tipologie in elenco:
Enti Gestori Pubblici (Società in House) Consulenti di vario tipo Operatori Privati che svolgono il Servizio Aziende del settore IT specializzate nel settore Tariffa Associazioni quali Lega Ambiente e Rifiuto ZERO
Il mondo dei Rifiuti, nel presentare alcune analogie col mondo del GAS e dell’H2O, presenta due sostanziali differenze:
L’interlocutore di ARERA, nel settore Rifiuti e soprattutto al Centro Sud, non è un Ente Gestore e quindi la filiera della raccolta del dato è lunga, ed alle volte, non attrezzata per reperire e fornire le informazioni richieste.
La Misura del Servizio (base di una Tariffa Corrispettiva), nel mondo Rifiuti, è lungi dall’essere un contatore esatto, certificato, collaudato e letto automaticamente in modalità oggettiva; aiuterebbe allo scopo una interpretazione corretta del DM TARIP.
Mi sono fatto convinto che, per chi ha iniziato da tempo un percorso virtuoso di organizzazione del servizio, avendo come obiettivo l’applicazione della TARIP, le intenzioni dichiarate da ARERA non potranno che aiutare ad aggiustare il tiro ed a fare ordine in una giungla interpretativa dell’analisi dei costi che vanno a confluire nei PEF (Piani Economici Finanziari) che sono, assieme alle Misure, la base per formulare le Tariffe, siano di tipo Patrimoniale o Misto patrimoniale (TARI) che di Tipo Tariffa Corrispettiva vera (TARIP). ARERA ha dato indicazioni per iniziare a distinguere con maggior dettaglio nei PEF i costi da imputare alla “Quota Fissa” della Tariffa ed alla “Quota Variabile” migrando da un Modello tradizionale a “Filiere indipendenti”, ad un nuovo Modello a “Filiera interconnessa” come meglio rappresentato nei due schemi tratti dalle slide pubblicate da ARERA La fig.11.a del Capitolo precedente è un esempio di matrice di suddivisone dei costi in Fisse e Variabili incrociato con Domestiche e Non Domestiche adottata in un periodo ante ARERA dalla Società CONTARINA SpA che è stata una antesignana in tutti i sensi. Per chi invece in questi anni ha vivacchiato rimandando “sine die” il momento di affrontare seriamente l’analisi puntuale dei costi, il ché ha portato alle grandi disparità di costo al cittadino (rapporto fino a 1/3, 1/5, citate in fig.3.a), si tratterà sicuramente di una rivoluzione copernicana che non sarà indolore. Qui verranno in aiuto proprio le Tecnologie Abilitanti all’applicazione della Tariffa che rappresentano quattro enunciati imprescindibili:
Uno: la Tariffa non si applica se non ci sono le misure per applicarla che sono alla base della sua definizione stessa; Servizio Misura Tariffa. Due: la Tariffa costringerà Aziende Private e Pubbliche che fanno il servizio ad organizzarsi e mettere in campo le strategie necessarie al controllo di processo. Tre: non si fa controllo di gestione senza una puntuale automazione dei processi che fornisca dati oggettivi, certificabili e misurabili. Quattro: i dati necessari al controllo di processo sono quelli che chiede ARERA per usarli come input dei driver (formule di calcolo) che forniranno all’Ente Gestore la quota Fissa e Variabile del PEF da utilizzare nella calcolo della Tariffa.
Potremmo anche definire la “Tariffa a Misura”, come la scusa, “necessaria” e “forse “sufficiente”, per riorganizzare il servizio e “costringere” tutti gli operatori, Pubblici e Privati, a tener sotto osservazione i costi industriali che dovranno rispondere a “parametri standard”, almeno per vaste aree di Italia.
Ultime, ma non meno importanti, sono le indicazioni deducibili da affermazioni ed interpretazioni di scelte effettuate da ARERA che spingerà la stessa verso a incentivare “aggregazioni” con nomi diversi:
Tutto ciò coincide e ci rimanda a quanto descritto nel capitolo dove si parla di Modelli di Governance. Lo spirito di ARERA è sicuramente quello di scardinare la situazione largamente diffusa nel Centro Sud di piccole Gestioni del Servizio Raccolta gestito da singole Amministrazioni con costi non giustificabili anche se esistono alcuni casi virtuosi che però non fanno testo. La questione è semplicemente: un processo industriale non può essere gestito con criteri burocratici da Pubblica Amministrazione ma va gestito da tecnici e da manager che rispondono dei risultati.
Prima di entrare nel merito su cosa vuole ARERA e come ci si può arrivare riportiamo un PEF (Piano Economico Finanziario) tradizionale con i costi raggruppati nelle note macro voci con due colonne degli importi (Preventivo anno in corso +1 e Consuntivo) con a destra la classificazione in costi F (Fissi) e V (Variabili) secondo il criterio ARERA.
Si parla molto di Tariffa ma poco del PEF (Piano Economico Finanziario) che è l’origine della stessa in quanto è l’insieme delle componenti di costo che la determina e su cui si sta concentrando ARERA e che ne ha fatto perno focale della gestione dei rifiuti. La determinazione dei fabbisogni del PEF, ante ARERA, era data dal calcolo relativo alla
produzione dei rifiuti dell’anno precedente moltiplicata un fattore di conversione in Euro (costo standard unitario), definito dal MEF. Il risultato del fabbisogno era una cifra calcolata sul consuntivo dell’anno precedente per il quale si hanno dati certi e consolidati. Questa cifra rimaneva come base massima per il disegno degli importi PEF. Il PEF era il bilancio di previsione dei costi della gestione dei rifiuti e rispetto ai normali bilanci di previsione, presentava una differenza importante; le voci di costo che lo componevano andavano ad identificare due totali differenti, quello dei costi fissi e quello dei costi variabili. Queste due tipologie di costi venivano spalmate sugli utenti secondo le logiche definite nel D.P.R. n. 158 del 1999 e successive modificazioni sino ad arrivare alla TARIP di cui si parla in questo documento. Nella preparazione del PEF era data larga facoltà ai comuni sulle modalità di indicazione dei costi, l’importate era raggrupparli tra fissi e variabili, cosa che a volte era quasi insostenibile (troppe voci di dettaglio o una sola voce per fissi e una per variabili).
ARERA non ha eliminato il PEF ma lo ha abbastanza stravolta pur conservando il concetto di costi fissi e variabili; alcuni costi sono migrati da una parte all’altra ed alcuni non saranno più inseribili come voci di costo (es. altre attività esterne al ciclo integrato RU) mentre altre sono state aggiunte (Es. RCtv e RCtf + altre) modificando significativamente il PEF ante ARERA. La composizione deve però sottostare ad un determinato schema specificato da ARERA in un file XLSX (ultima versione è l’allegato alla Determinazione 02/DRIF/2020). Le varie voci devono essere calcolate sulla base di dati consuntivi dell’anno o degli anni precedenti (anno – 1 e anno – 2) e tramite parametri immessi da ARERA, alcuni dei quali determinati soggettivamente quali i parametri PG e QL o ancora i vari gamma e il CUeff. Una volta redatto il PEF, bisogna confrontare il totale dei costi e la loro suddivisione tra fissi e variabili, con quelli dell’anno precedente e se questi non rientrano nei range indicati da ARERA, nel documento accompagnatorio al PEF, bisognerà indicare i motivi degli eventuali scostamenti, in questo caso ARERA interverrà o invalidando i conteggi effettuati, che vedranno una nuova versione del PEF, o indicando correttivi che dovranno essere posti in opera al più presto. Oltre al documento di accompagnamento, il soggetto che presenterà il PEF, dovrà anche allegare un documento di veridicità di quanto immesso nel PEF, a firma del legale responsabile del soggetto stesso.
Le strade della TARIP e di ARERA si sono incrociate e gioco forza dovranno procedere parallelamente. Non sarà ARERA a cambiare la TARIP ma sarà ARERA ad utilizzare i dati che necessari a produrre la Tariffa Corrispettiva e TARI e TARIP partiranno dai costi Fissi e Variabili calcolati da ARERA.
Le codifiche utilizzate nei due diagrammi a seguire sono le medesime che ritroveremo nelle tabelle (Figg.19.a,b,c,d) dei Costi rilevati e pubblicati nei rapporti ISPRA spesso citati nel presente documento. Alcune voci possono andare a decrementare il montante dei costi del PEF quali il Contributo CONAI o riporti +/- dagli anni precedenti. La filiera indipendente prevede l’imputazione dei costi generali CG ai due processi indipendenti e semplificati:
raccolta rifiuti differenziati che sono quelli della raccolta differenziata raccolta rifiuti in differenziati
I rifiuti indifferenziati possono essere destinati direttamente agli inceneritori, in altri casi dopo un trattamento meccanico-biologico (TMB) possono essere destinati alla discarica od agli inceneritori. Un elemento da non trascurare è la grande quantità di rifiuti indifferenziati che confluiscono alle discariche o agli inceneritori; in ambedue le situazioni si ha un notevole impatto ambientale con un’emissione di grandi quantità di gas serra. Gli inceneritori ne emettono grandi quantità in tempi brevi, a causa della combustione mentre le discariche ne emettono piccole quantità che fuoriescono dal terreno ma in tempi molto lunghi, che possono superare i trenta-quaranta anni, a causa della trasformazione del rifiuto.
Non è questa la sede per discutere attorno a tesi ambientalistiche contrapposte ma la realtà è che questo diagramma rappresenta lo schema di raccolta più usato all’estero anche da quelli stati che sembrano apparentemente più virtuosi dell’Italia solo perché hanno adottato in modo più massiccio di noi la pratica dell’INCENERIMENTO. Sull’argomento si rimanda al Capitolo che tratta del Contesto Europeo. Il nuovo modello a filiera interconnessa, che è la via Italiana a cui si dovrà allineare anche l’Europa, parte invece direttamente dal territorio con la differenziazione a monte dove al cittadino è stata demandata la grande responsabilità di partecipare in modo pro-attivo nella differenziazione, rendendo così il cittadino consapevole e direttamente responsabile dell’applicazione del principio fondante della tariffa: “Paghi per quello che produci”. Le fonti del rifiuto sono la raccolta porta a porta e la raccolta stradale (due modelli organizzativi differenti che possono però coesistere in determinate situazioni), i centri di raccolta, lo spazzamento e il lavaggio delle strade. Un’importanza crescente sono i centri di riutilizzo/riparazione che sono in grado di attivare il processo di riuso, senza percorrere l’intera filiera del rifiuto.
Il rifiuto urbano così raccolto segue quindi tre flussi distinti che riguardano: le frazioni differenziate secche, Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano, il residuo non differenziato. Come destinazione finale lo schema ARERA distingue l’incenerimento senza recupero di energia, denominato con la voce R1, e l’incenerimento con recupero di energia, denominato con la voce D10. Le frazioni indifferenziate seguono quattro differenti flussi che possono cambiare in funzione del modello organizzativo adottato: cernita e pulizia / pretrattamento, impianti di riciclaggio, incenerimento e discarica. A sua volta dall’impianto di cernita e pulizia / pretrattamento il rifiuto ha due destinazioni: impianti di riciclaggio, inceneritori, discariche. Gli impianti di riciclaggio possono avere materia prime da riutilizzare nei cicli di trasformazione industriali oppure materiali da smaltire negli inceneritori e nelle discariche. La Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano ha come destinazione gli impianti di compostaggio o digestione anaerobica. Tali impianti a loro volta generano materiali di compostaggio oppure materiali che devono essere smaltiti negli inceneritori (R1 oppure D10) oppure nelle discariche. Il residuo indifferenziato ha invece tre destinazioni: impianti di trattamento meccanico-biologico, inceneritori o discariche. Gli impianti di trattamento meccanico-biologico generano materie prime, materiali destinati al compostaggio/digestione anaerobica, materiali per l’inceneritore e la discarica. Da questo schema si evince come ARERA intenda controllare tutti i flussi dei materiali, calcolandone performance di gestione e di trattamento. Il modello di filiera ARERA ha quindi imposto un insieme di driver di ripartizione dei costi che sono strettamente correlati alle prestazioni della raccolta e della soddisfazione dei cittadini. A fronte del decreto “Cura Italia”, Arera ha fatto sapere quanto segue:
Nella delibera 158/2020/Rif/R, vengono riportate tutte le azioni intraprese a fronte del COVID19, relativamente a riduzioni o azzeramento della quota variabile per utenti domestici e non domestici che in qualche modo sono stati interessati dal COVID19 (attività utenze non domestiche chiuse, utenti domestici senza regolari introiti). ARERA si è occupata anche dei gestori, per i quali prevede che gli stessi possano accedere a fondi della Cassa per i servizi energetici e ambientali, per poter far fronte alle minori entrate a fronte COVID 19. Tali fondi dovranno essere poi restituiti nell’arco dei tre anni seguenti (2021-2023). Nel 2021, inoltre sì dovrà recuperare quegli importi relativi al 2020, ove le tariffe adottate, siano state quelle del 2019, come indicato dai vari DPCM erogati durante l’emergenza. La data ultima di presentazione del PEF 2020, ad oggi, è stata posta al 30 settembre 2020. Per tenere conto dell’emergenza COVID-19 sono introdotte le componenti 𝐶𝑂𝑉𝑇𝐹,2020𝑒𝑥𝑝 𝑒 𝐶𝑂𝑉𝑇𝑉,2020𝑒𝑥𝑝 che devono essere quantificate sulla base di criteri oggettivi e verificabili. La componente di costo variabile 𝐶𝑂𝑉𝑇𝑉,2020𝑒𝑥𝑝 ha natura previsionale ed è destinata alla copertura degli scostamenti attesi rispetto ai valori di costo effettivi dell’anno di riferimento per il conseguimento degli obiettivi specifici riferiti alla gestione dell’emergenza da COVID-19. La componente di costo fisso 𝐶𝑂𝑉𝑇𝐹,2020𝑒𝑥𝑝 ha natura previsionale ed è destinata alla copertura degli scostamenti attesi rispetto ai valori di costo effettivi dell’anno di riferimento per il conseguimento degli obiettivi specifici riferiti alla gestione all’emergenza da COVID-19. Per gli anni 2020 e 2021 la componente 𝐶𝑂𝑆𝑇𝑉,𝑎𝑒𝑥𝑝 ha natura previsionale ed è destinata alla copertura degli oneri variabili attesi relativi alle misure di tutela delle utenze domestiche disagiate. Nell’anno 2020, l’Ente territorialmente competente può determinare la componente 𝑅𝐶𝑁𝐷𝑇𝑉 nei limiti della riduzione attesa della quota variabile TVnd derivante dall’applicazione dei fattori di correzione adottati con la deliberazione 158/2020/R/RIF per le utenze non domestiche.
Il piano finanziario per ARERA riporta le seguenti macro categorie di numeri:
Costi: fissi – variabili – non inseribili perché non pertinenti. Componenti facoltative COVID-19. Parametri di calcolo dei driver.
Le tabelle riporta la riclassificazione ARERA del PEF tradizionale con la colonna all’estrema destra che indica l’Ente Territoriale competente.
Le attività esterne al ciclo integrato della raccolta del rifiuto urbano vanno evidenziate in una voce a sé stante e non devono contribuire nel calcolo della tariffa. Le attività esterne sono indicate nell’articolo 1 dell’MTR.
Le componenti facoltative previste nella deliberazione 238/2020/R/rif sono di seguito riportate.
Sono stati identificati dei parametri quantitativi che sono utilizzati come driver per la determinazione di alcuni input ai conteggi, ma anche come indicatori di efficienza a se stanti. Queste sono classificate come:
Grandezze fisico-tecniche. Coefficienti di gradualità. Limite di crescita.
Riclassificazione dei costi fissi e variabili per il rispetto condizione art. 3 MTR riclassifica TVa
E
riclassifica TFa
E
Il quadro d’insieme dai dati per ARERA si può rappresentare attraverso la seguente immagine. Ci sono un insieme di incombenze che devono essere espletate nella gestione dei rifiuti e che rappresentano le fonti dei dati per ARERA:
FIR - Formulari identificazione rifiuto, Registro di carico e scarico, MUD - Tracciabilità, Autorizzazioni alla Gestione e Corresponsabilità di tutti i soggetti implicati nella gestione.
Prima della presentazione ad ARERA, il PEF deve essere anche sottoposto all’Ente di Controllo Fig.12.c), il quale oltre a verificare il PEF ed al limite rigettarlo, dovrà interagire con soggetto e comune, in quanto alcuni dei parametri da inserire nel PEF devono essere identificati dallo stesso. Alla fine dell’identificazione del totale degli introiti dovuti per appianare la spesa relativa alla accolta e allo smaltimento dei rifiuti, questi dovranno essere ripartiti tra utenze domestiche e non domestiche, utilizzando percentuali definite dal Comune o Ente che le deciderà autonomamente in base alla situazione del globale delle tipologie di utenze (Esempio: zona turistica o industriale). ARERA, finora, non ha fornito specifiche tali da poter avere indicazioni sulla composizione della tariffa ma si è limitata alla regolamentazione relativa alla TARI e alla TARIP. Ho solamente indicato, a seguito delle problematiche derivanti dal lockdown dato dal COVID19, delle regole guida per le agevolazioni da elargire più che altro a quelle attività che hanno dovuto chiudere a fronte dei DPCM emanati. Data l’emergenza COVID19 e la difficoltà nell’arrivare alla determinazione dei PEF come richiesti da ARERA, in parte per la novità e in parte per il lockdown, le tariffe, per l’anno in corso, potranno essere emanate mantenendole uguali a quelle utilizzate nell’anno 2019 e poi conguagliate nell’arco di tre anni a partire dal 2021. L’art. 107 del decreto “Cura Italia” ha momentaneamente spostato la presentazione del PEF al 31/07/2020. Ovviamente ARERA non è stata molto contenta di questa intromissione ed ha fatto sapere che nonostante quanto indicato dal Governo, si dovrebbe comunque cercare di rientrare entro la data da lei indicata e risponde al Governo in questa maniera. Comunicato Emergenza Covid-19 Misure sulle “tariffe della TARI e della TARI corrispettivo” riportato nella Newsletter del 27/3/2020).
Il processo di trasferimento segue un flusso di dati che ha fonti diverse:
Contabilità analitica. Ripartizione dei costi per destinazione (per es. Comune). Contabilità Generale e Ragioneria. Dati provenienti dall’Ente territoriale di controllo competente.
Questa mole di dati deve essere adeguatamente documentata, avere un alto livello di affidabilità e qualità; così viene utilizzata per la redazione di due tipologie di Piani:
Piano Finanziario del Comune. Piano Finanziario del Gestore.
Sono volutamente richieste due tipologie di piani da parte di ARERA in quanto in questo modo è possibile eseguire dei controlli di conformità nell’attribuzione dei costi e di incrocio dei dati. L’attribuzione dei costi è uno degli aspetti più delicati in quanto vanno ad incidere nel calcolo della tariffa al cittadino. I Piani Finanziari sono quindi inviati all’ente di controllo territoriale che avrà il compito di eseguire le prime verifiche di conformità:
Se conformi sono inviati ad ARERA. Sono non conformi sono inviati all’organizzazione per eseguire le necessarie rettifiche.
I piani finanziari inviati ad ARERA seguono lo stesso ciclo di verifica e validazione eseguito dall’ente territoriale di controllo:
Se conformi sono validati ed archiviati. Sono non conformi sono inviati all’ente di controllo per le necessarie rettifiche.
Il processo in questo momento viene gestito tramite documenti digitali in formato Excel che bene si prestano ha fare ipotesi e continui cambiamenti ma che sono assolutamente inadatti a gestire un processo di ‘caricamento’ sull’infrastruttura informatica di ARERA con un portale dedicato, come è stato realizzato con la Procedura ‘ORSO’.
Di seguito è riportata la bibliografia cronologica
CONCLUSIONI La TARIP presenta ancora difficoltà di applicazione, qualora il servizio di raccolta dei rifiuti urbani non dovesse essere gestito da un’azienda “in house”, ma affidato ad un appaltatore attraverso una gara regolata dal Codice degli Appalti. Il vero problema è che mentre in una Gestione in House, il “chi fa cosa” è una questione interna, sia di responsabilità che di costi, Appaltando il Servizio nasce la necessità di definire esattamente chi fa cosa da dove discendono responsabilità e remunerazione per ogni cosa. Per comprendere chi fa cosa ed avere una linea guida, sicuramente possono aiutare le seguenti strategie:
Definire le caratteristiche minime teoriche della TARIP e per questo, a mio avviso, sarebbe già sufficiente adottare la Teoria delle 4 Fasi. Adottare un Capitolato specifico che faccia propria la teoria della TARIP traducendola in diritti e doveri e adottando il metodo misto “a corpo e misura”. Per il primo punto si spera che provvederà l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) con una propria determinazione.
Per il secondo punto spero di aver dato un contributo concreto alla causa della TARIP col lavoro svolto nel redigere il Capitolato del Comune di Cori dove ho cercato di mettere in pratica la Teoria delle 4 Fasi, come formulata dall’ing. Pierluigi Fedrizzi nel suo testo “Rivoluzione TARIP – Manuale d’Uso”.
SOMMARIO FIGURE Fig. 1 - Didascalia delle 4 Fasi ........................................................................... Errore. Il segnalibro non è definito. Fig. 2 - Matrice delle attività e competenze relative alle 4 fasi ........................................................................ 111
FONTI ESTERNE