Il Nuovo Codice degli appalti nel settore della raccolta rifiuti
diPierLuigiFedrizzi
Quali sono le implicazioni del NCd A nelle forniture delle tecnologie abilitanti (software e hardware) e servizi connessi per il settore della raccolta rifiuti a Tariffa Corrispettiva TA RIP?
Nel nuovo codice degli appalti (NCdA), operativo dal 1 luglio 2023, elemento centrale è la DIGITALIZZAZIONE, con la creazione, dal 1/1/2024, del FVOE “Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico” che signi ca:
• Gestire il ciclo di vita digitale dell’appalto
• Superare le autocerti cazioni
• Passare dal concetto di “documenti” al concetto di “dati”
• Acquisizione diretta delle informazioni già disponibili alla PA
• Riduzione drastica della veri ca dei requisiti
• Il progetto prevede la interoperabilità tra le varie piattaforme adottate dalle stazioni appaltanti
• L’Intelligenza Arti ciale nella gestione amministrativa degli appalti.
I punti critici che creano perplessità
Prima di passare allo speci co settore della raccolta ri uti evidenziamo quelle che, a nostro avviso, possono essere considerate criticità.
1. Subappalto “illimitato” contenuto eventualmente solo su speci ci argomenti. Non è chiaro se il sub-appaltatore deve garantire gli stessi standard dell’appaltatore ed eseguire le attività
allo stesso prezzo.
2.Superpoteri al RUP, Responsabile Unico del Progetto, avendo sostituito la parola Procedimento con Progetto. La nuova gura del RUP avrà tante ed indubbie competenze (tecniche, manageriali, amministrative, giuridiche) e quindi responsabilità enormemente aumentate col rischio, quasi una certezza, di non trovare suf cienti gure professionali nella PA dovendo essere scelto tra i dipendenti di ruolo, anche non dirigenti, che non possono ri utare l’incarico. La scarsità di gure adatte sarà aggravata dal principio di rotazione degli incarichi, non essendo permesso allo stesso RUP di occuparsi più volte dello stesso argomento (illogicità pura).
3. Sarà a carico del RUP veri care, in
caso di adozione del criterio di “avvalimento”, che le gure interessate abbiano le caratteristiche richieste, e per tutta la durata dell’appalto, tramite veri che periodiche.
4. L’introduzione delle stazioni appaltanti quali cate e ridotte di numero, costringeranno i Committenti a rivolgersi ad Entità più grandi (Capoluoghi di Provincia o Consorzi) o all’ANAC, che sceglierà la stazione appaltante.
5. Le limitazioni introdotte, impediranno a molti Tecnici Progettisti - che in Italia devono essere iscritti ad un Albo professionale - di partecipare ad Appalti di Progettazione a cui accedevano precedentemente, indipendentemente dalle forme giuridiche
di aggregazione degli stessi. Inoltre, non è chiaro il signi cato di “equo compenso” sul quale si applica una maggiorazione del 10% se si adotta la tecnica BIM, obbligatoria per lavori sopra i 5 milioni di euro.
Aspetti positivi
Già il PNRR, ad esplicazione delle parole Ripresa e Resilienza e prima del NCdA, raccomandava di perseguire Ef cienza e Qualità attraverso la riduzione della burocrazia (gold plating), l’eliminazione degli ostacoli normativi (regulatory sandbox) suggerendo che le attività di raccolta dati per la digitalizzazione della PA fossero effettuate una sola volta (once only) e usabili da tutti (opendata); aveva anche già ssato a 139.000€ la soglia per l’af damento di Forniture e Servizi no a ne 2023.
Nel Nuovo Codice degli Appalti questi concetti sono stati tradotti in italiano e sintetizzati nelle due parole chiave citate nei primi due articoli dove si parla di: “Risultato” come
obiettivo principe del fare e “Fiducia” come premessa da riconoscere a chi deve fare.
Il NCdA nel settore della Raccolta Ri uti
Come CEO di una PMI Innovativa, provo ad analizzare il NCdA dal punto di vista di due soggetti che operano nel mondo della raccolta ri uti secondo le direttive ARERA e nell’ottica dell’applicazione della Tariffa Corrispettiva TARIP.
Una PMI che fornisce Hardware, Software e Servizi connessi
Le nuove soglie e relativi iter faranno piacere alle PMI perché nalmente possono sperare di accedere direttamente alla fornitura di Software e Servizi grazie alle sole loro competenze e referenze di dominio, de nite dal NCdA come “pregresse esperienze idonee”.
Le PMI sono state spesso costrette ad operare in subappalto di Main Contractor o occasionalmente in RTI, con ruoli non proporzionali alla strategicità del loro apporto.
Secondo un’indagine, risulterebbe che le PMI riescano ad accedere direttamente a non più del 25% delle commesse pur realizzando in pratica, sotto forme diverse (subappalto, avvalimenti “impropri”, consulenze, etc.) il 75% del lavoro relativo alle stesse, con una ingiusta cessione di uno o più livelli provvigionali commerciali.
Una committenza pubblica che deve procedere alla propria digitalizzazione
Parliamo di molte piccole e medie Multiutilities e di piccoli e medi Co-
muni Italiani alle prese con la necessità di investire nella Digitalizzazione importi inferiori o uguali ai 139.000 euro.
Il Committente, PA o società a capitale pubblico, finalmente ha la possibilità/libertà, se ne ha voglia e coraggio, di scegliere in autonomia il partner/fornitore a cui af darsi per i suoi progetti di digitalizzazione, potendo utilizzare come fattori decisionali importanti anche “la ragionevole certezza di tempi e qualità del risultato”.
Nell’iter di assegnazione di una commessa sottosoglia potranno finalmente aver peso fattori discrezionali basati sulla “diligenza del buon padre di famiglia” per le scelte di “qualità e costo”, come citato nel Codice Civile ed impianto delle norme ARERA. Banalmente avranno un peso:
• Il toccare con mano e vedere prima di comprare: dimostrazioni speciche
• Il veri care la serietà dell’Azienda proponente: conoscenza diretta del dominio
• Solidit à economica ed esperienza nella fornitura di servizi di supporto: assistenza.
Sembrano ragionamenti semplicistici e idealistici ma riscontrabili nell’interpretazione del NCdA.
Soglie e numeri reali
A supporto della ragionevolezza degli importi sottosoglia, liberati dalle pastoie ideologico/burocratiche, riporto in tabella un’analisi dei costi d’investimento per l’acquisto delle Tecnologie Abilitanti (Hardware e Software) necessarie e suf cienti ad
attivare tutti i processi fondamentali per adempiere sia alle direttive ARERA che all’applicazione dalla Tariffa Corrispettiva TARIP. La tabella riporta in sintesi il Piano di investimenti per un Comune di 25.800 abitanti che si pone l’obiettivo di passare da TARI a TARIP e che vuole capire quali costi andrebbe a sopportare in 5 anni. I costi sono suddivisi in 2 parti:
• In verde: tutto ciò che compete al Comune e che deve restare patrimonio del Comune anche oltre la durata dei 5 anni dell’eventuale Servizio di Raccolta appaltato: la creazione della banca dati TARIP e tutti i software di gestione in cloud, dalla consegna dei contenitori, alla gestione delle letture, la bollettazione, la gestione delle isole ecologiche.
• In azzurro: la stima dei costi per le tecnologie in cloud necessarie alla gestione e allestimento dei mezzi, con sistemi di lettura RFID e localizzazione.
I prezzi riportati si riferiscono al top di
gamma, composto da tecnologie collaudate e software funzionanti presso almeno 3 Aziende che applicano la TARIP da più di 3 anni (in alcuni 5) e che dichiarano costi medi annui al cittadino inferiori del 20% rispetto alla media nazionale TARIP, pari a 150,30€/ab/anno.
I costi medi in €/ab/anno di chi non applica la TARIP (corrispettiva) ma la TARI (tributaria) sono passati dal 2019 al 2021 rispettivamente da 175,79€/ ab a 185,59€/ab (+ 5,6%).
Nella tabella, il Comune ha un costo TARI pari a 202,5€/ab (testo rosso); 52,20 € in più rispetto al costo medio nazionale di chi applica la TARIP 150,30€/ab. Nella parte bassa della tabella vengono riportati alcuni indici che suggeriscono quanto non abbia senso, per “burocrazia difensiva”, rinunciare a puntare sulle eccellenze che danno ducia e certezze garantendo anche un risultato. Nascono naturali le considerazioni:
• A livello nazionale, chi applica la TARIP (ISPRA 2021) presenta un
costo inferiore di ben 35,29 € /ab rispetto a chi applica la TARI.
• Le Tecnologie Abilitanti incidono solo per il 0,41% dei costi globali annui ma rappresentano l’elemento strategico per abbattere % a due cifre dei costi (organizzazione, raccolta, personale, etc.)
• Le Tecnologie Abilitanti, indipendentemente dal costo annuo di questo comune, incidono per circa 4,16€/ab e 8,64€/utenza.
Ha senso, di fronte a questi numeri, non optare per una procedura di assegnazione diretta o un confronto competitivo veloce applicando “coraggiosamente” i criteri più volte citati, solo per risparmiare “importi insigni canti”?
Per la PA c’è spazio per utilizzare la possibile discrezionalità decisionale, nella sua accezione positiva, evitando la paura della rma e la burocrazia difensiva, e applicando semplicemente “criteri tecnici oggettivi” ed i “principi del buon padre di famiglia” citati anche nel Codice Civile.