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CANTINA ENOTRIA AZIENDA VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATI PAG. 32-33
AZIENDA AGRICOLA FRATELLI BIAGI PAG. 31
AZIENDA TORNESI PAG. 53
ÔMINA ROMANA PAG. 38-39
LA CANTINA DEI COLLI RIPANI SOC. COOP. PAG. 43
IL POGGIOLO DI E. ROBERTO COSIMI SS PAG. 54
ABRUZZO MARCHE PIEMONTE EMILIA ROMAGNA TOSCANA VENETO LAZIO CALABRIA TRENTINO ALTO ADIGE SICILIA
TENUTA MARA S.R.L. SOC. AGR. PAG. 34-35
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ROCCA DI MONTEGROSSI PAG. 52
LA CANOSA PAG. 44
VILLA REMOTTI PAG. 48-49
MARCONI VINI SRL PAG. 45
DISTILLERIA BERTAGNOLLI PAG. 65
BARONE MONTALTO PAG. 46
AZ. AGR. ROENO DI FUGATTI R. & C.
VINITÀ ITALIA PAG. 57
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Anno XI • Numero 82 • Gennaio/Febbraio 2015 www.igrandivini.com In copertina, Luigi Menegolli foto di Pamela Bralia
Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Segretaria di Redazione Claudia Cataldo Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Laura Morelli, Pamela Bralia Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)
Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Direttore commerciale Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Account
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Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Francesca Dorghini – f.droghini@igrandivini.com Beatrice Ginanneschi - beatrice@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it
Manuela Orsini - m.orsini@clustereditori.it
Via G. Ciamician, 76 35143 Padova (PD) Italia E-mail: info@unicartbags.it Telefono: +39 049 624181 Fax: +39 049 8689112
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Le sfide nell’anno
dell’Expo
ancora a farsi vedere; hanno influito le decisioni governative cinesi; il netto calo registrato dai nostri vini sfusi su di un mercato da sempre chiave come la Germania (dove la Spagna, a suon di prezzi molto bassi, ha conquistato la leadership) e il forte freno alle importazioni da parte di mercati come quello russo dove l’embargo, pur non interessando il vino, evidenzia una situazione economica generale ben diversa da quella che aveva registrato una crescita media annua superiore al 10% negli ultimi 5 anni. Gli altri nostri competitor sono, a loro volta, caratterizzati da crescite debolucce: per quanto riguarda le esportazioni in bottiglia, i dati con il segno positivo più convinto arrivano da Cile e Nuova Zelanda, mentre Francia, Spagna, Argentina e Sudafrica sono in linea con i nostri numeri. Tra i fattori positivi c’è sicuramente la continuità del mercato Usa. Nel 2014, secondo l’Italian Wine&Food Istitute, le importazioni dei nostri vini hanno superato i 2,4 milioni di ettolitri per un valore di 1,3 miliardo di dollari (al secondo posto, piuttosto distanziati, i vini australiani, poi quelli da Cile, Argentina e Francia). Nel 2015 il mercato statunitense potrà crescere fino a raggiungere la soglia di 1,7 miliardo di dollari di export e, a questo trend, è destinato a contribuire anche il favorevole rapporto di cambio euro/dollaro (le previsioni di Goldman Sachs indicano un rapporto di parità euro/dollaro entro il 2017). Come principale traino delle nostre esportazioni, si confermano le bollicine che hanno chiuso il 2014 con ottimi numeri (+21% in volume e +16% in valore nei primi 8 mesi, senza quindi contare il probabile boom di
fine anno) e risultati molto importanti specie negli Usa (+15,7% in volume e +14% in valore). Ancora Wine Monitor offre una chiave di lettura molto importante di come le nostre etichette sparkling abbiano consentito un cambio di marcia in valore. “Dal 2007 al 2013 il prezzo medio all’export del vino italiano si è apprezzato del 35%, passando da 1,83 a 2,47 euro/litro. Tale rivalutazione sottende, tra le altre cose, una riduzione dell’incidenza dello sfuso (sceso dal 33,6% al 28,5%) e un contestuale incremento del peso degli sparkling (dal 6,5% al 10,2%) e dei vini fermi (dal 59,9% al 61,3%) sui volumi totale dell’export. Se si ipotizzano, da qui al 2020, tassi analoghi di “sostituzione” nella tipologia dei vini esportati e di rivalutazione dei prezzi medi, l’obiettivo dei 7,5 miliardi di euro sembra avvicinarsi”. I primi riscontri su che tipo di anno potrà essere il 2015 li avremo presto. Sicuramente prima del solito. Infatti, complice l’Expo, già il 15 marzo sarà tempo di grandi fiere del vino, con l’inizio anticipato della ProWein di Düsseldorf e quindi il 22 marzo con Vinitaly. Inoltre, sul tavolo del Governo, come potrete leggere nella rubrica La politica nel vino, sono ancora numerose le questioni aperte e da portare in fondo, tra cui in primis il Testo unico per la vite e per il vino. Della serie tanto è stato fatto ma altrettanto resta da fare a sostegno di una filiera determinante per l’agroalimentare italiano e per l’intera economica del nostro paese. Non c’è quindi tempo da perdere nell’imboccare rapidamente la strada della concretezza e del rilancio che il sistema Italia non può rimandare ancora.•
Giovanni Pellicci Direttore Responsabile
EDITORIALE
E
xpo ed export. Ecco due delle parole che si candidano ad essere tra le più popolari nel 2015 del vino italiano. L’evento universale di Milano (al via il 1° maggio con 6 mesi di iniziative) sarà l’appuntamento dell’anno con l’ambizioso obiettivo di far parlare (bene) del nostro Paese in tutto il pianeta e, soprattutto, riuscire a lasciare in eredità messaggi positivi su tematiche fondamentali come il cibo, principale protagonista dell’Esposizione. Sulle esportazioni, l’Italia ha di fronte una sfida molto importante per cercare di conquistare nuovi mercati, visti i numeri raggiunti (e difficilmente ulteriormente migliorabili) in determinati scenari, anche a costo di cambiare mentalità e contemplare nuovi strumenti, finora trascurati (come quelli che il web 2.0 mette sempre più a disposizione). Il tutto, dopo un 2014 che si è chiuso in positivo, seppur in lieve frenata e comunque difficilmente in linea con l’obiettivo-spot lanciato dal Premier Matteo Renzi allo scorso Vinitaly (+50% di export del vino italiano entro il 2020). Le stime di Wine Monitor di Nomisma parlano di rallentamento e di una crescita che potrà essere di poco superiore all’1% rispetto a quanto accaduto nel 2013, con 5,1 miliardi di euro contro i 5,04 dell’anno precedente (la “quota Renzi” arriva a 7,5 miliardi di euro). Come ricorderete però, il periodo tra il 2009 e il 2013, è stato caratterizzato da performance da record per le esportazioni dei nostri vini, con una crescita media superiore al 9%. Nell’ultimo anno vanno però ricordate criticità che hanno determinato questi dati. Oltre alla generalizzata crisi economica ed una ripresa che tarda
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COVER STORY • MENEGOLLI
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22 CHEF • VIVIANA VARESE
SOMMARIO 5
L’EDITORIALE
48 VILLA REMOTTI, FASCINO PIEMONTESE
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ULTIME DAL MONDO DEL VINO
50 TOSCANA IN PROGRESS
12 FACCIA @ FACCIA CON…ANTONIO GNASSI 14 THE WINE TROTTER•RUSSIA
52 ROCCA DI MONTEGROSSI SI FA PRESTO A DIRE CHIANTI CLASSICO
16 LA POLITICA NEL VINO
53 AZIENDA TORNESI •SANGIOVESE, DA GENERAZIONI
18 L’INCHIESTA •LA MEGLIO GIOVENTÙ (PARTE II)
54 IL POGGIOLO
22 CHEF • VIVIANA VARESE
IL PRIMO METODO CLASSICO DI MONTALCINO
24 AROUND FOOD •CIBO E TUTELA DEL CONSUMATORE
56 ROENO: L’EQUILIBRIO FRA VERONA E TRENTO
26 PEFC • FILO DIRETTO CON LE FORESTE DI PROVENIENZA
57 VINITÀ ITALIA,
28 COVER STORY: MENEGOLLI
IL NETWORK DEL VINO D’ECCELLENZA
30 ABRUZZO • IL GUSTO HA PIÙ APPEAL
58 FOOD AND BEVERAGENDA
31 AGRICOLA BIAGI: UN PICCOLO GIOIELLO
60 CALICI IN CINA
DELL’ENOLOGIA ABRUZZESE
61 PELLICOLE DI GUSTO
32 CANTINA ENOTRIA, UNA LUNGA TRADIZIONE ENOICA
61 IL VINO NEL BRIC
34 MARAMIA, IL BIODINAMICO DI TENUTA MARA
62 NEWS BIO & GREEN
37 LAZIO: ANCHE ROMA PROTAGONISTA DI EXPO
63 A TUTTA BIRRA
38 ÔMINA ROMANA, LOCAL E GLOBAL
64 DISTILLATI & CO.
41 LE PROSPETTIVE VITIVINICOLE LOMBARDE
65 BERTAGNOLLI, LA GRAPPA GLAM
42 ELISA DI FRANCISCA: UNA VITA IN PUNTA DI FIORETTO
66 BOLLICINE NEWS
43 VINI DAL CARATTERE PICENO, CANTINA
67 APPUNTI DI VIAGGIO
DEI COLLI RIPANI 44 TENUTA LA CANOSA, L’AFFASCINANTE RISCOPERTA DEL TERRITORIO 45 GRUPPO MARCONI: MARCHIGIANI DOC 46 “AMMASSO”: SORSO DOPO SORSO, LE MERAVIGLIE DELLA TERRA SICILIANA 47 PIEMONTE •A VOLTE IL VINO MIGLIORE NON BASTA
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PIEMONTE •A VOLTE IL VINO MIGLIORE NON BASTA
SOTTO IL CAMPANILE DI SAN MARCO 68 EXTRAVERGINE NEWS 69 PACKAGING 50 ANNI DI STORIA PER FO.GI.BE. 70 VIGNA & CANTINA • ETICHETTE 72 ACQUISTARE ONLINE LE ETICHETTE IN BOBINA 74 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
L’EVENTO DELL’ANNO
SEI MESI DI EXPO A MILANO, IL VINO IN 12 GRANDI EVENTI Intanto le regioni stanno definendo eventi ed iniziative collaterali. Proseguono i lavori per la Carta di Milano E’ scattato il count down per l’apertura dell’Expo di Milano, fissata per il 1° maggio. Già migliaia i biglietti staccati mentre in queste settimane cominceranno ad alzarsi i veli sulle strutture realizzate per accogliere delegazioni ed esposizioni dal mondo. Nel frattempo cominciamo a scoprire i dettagli dei 12 grandi eventi dedicati al vino all’interno dell’apposito Padiglione. Il primo sarà dedicato a Gino Veronelli e Mario Soldati, ovvero due personaggi simbolo della cultura enogastronomica italiana. Grande spazio sarà dedicato anche alla sostenibilità, soffermandosi su come le
aziende e i territori dialogano con l’ambiente. In programma anche tre importanti focus, con tre itinerari che descriveranno il Nord, il Centro e il Sud Italia del vino. A fine Expo (prevista per il 31 ottobre 2015) prenderà il via la Festa della Vendemmia, come evento di richiamo per i visitatori dell’Esposizione Universale di Milano. Nelle prossime pagine potrete inoltre leggere come le varie Regioni si stanno avvicinando all’evento clou dell’anno, tra eventi, iniziative ed itinerari. Intanto vanno avanti i lavori di coordinamento per la “Carta di Milano”, presieduto dal Ministro Maurizio Martina e diretto scientificamente dal Prof.
Salvatore Veca, responsabile di Laboratorio Expo. Per la fine di febbraio è prevista la prima stesura della Carta. Inoltre, il 31 gennaio è in programma l’evento “Expo delle idee”, un grande momento di partecipazione e confronto sui temi fondamentali dell’Esposizione, pensato per contribuire alla scrittura della Carta che si rivolgerà - per la prima volta nella storia delle esposizioni universali - direttamente ai cittadini, alle associazioni, alle istituzioni e alle imprese già nella prime settimane di avvio del grande evento. “La Carta – spiega il Ministro Martina - proporrà impegni e responsabilità precise su tutti i principali temi della questione alimentare globale e sarà il principale strumento di partecipazione consapevole al dibattito espositivo che interesserà tutti i paesi aderenti, i singoli visitatori, le istituzioni e le realtà nazionali e internazionali coinvolte a vario titolo”.
IN MOSTRA
LA VITA E IL PENSIERO DI “GINO” VERONELLI ALLA TRIENNALE DI MILANO Fino al 22 febbraio l’esposizione dedicata al gastronomo che poi si trasferirà a Bergamo in concomitanza con l’Expo Si intitola “Luigi Veronelli – Camminare la terra” la mostra che si apre il 21 gennaio alla Triennale di Milano. Promossa dal Comitato Decennale Luigi Veronelli e Triennale di Milano, in collaborazione con il Comune di Bergamo, l’esposizione proseguirà a Milano fino al 22 febbraio (ingresso gratuito) per poi trasferirsi, in coincidenza con l’Expo, a Bergamo dal 1° maggio al 31 ottobre 2015. Curata da Alberto Capatti, Aldo Colonetti e Gian Arturo Rota, il percorso si sofferma sui diversi lati di Veronelli, editore, giornalista e gastronomo che ha attraversato più di 50 anni di vita italiani. “È camminando la terra – si legge nella presentazione della mostra - che Veronelli ha incontrato le mi-
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gliori energie del Paese, donne e gli uomini che con il loro lavoro e i loro prodotti hanno creato e creano le premesse per la rinascita economica e sociale dell’Italia: da qui la decisione del Comitato, nato per valorizzare la sua opera e il suo pensiero di intitolare la mostra “Camminare la terra”, con un intento che è manifesto, testamento, invito e che fu, di Veronelli, profezia”. Il percorso espositio si sviluppa in più sezioni: La scelta: editoria e giornalismo; Il boom economico e la cucina; Il lungo viaggio in Italia; Il vino e i vini; La cantina di Veronelli; La Rai e l’Etichetta; I NO e l’impegno civile; L’ultima grande battaglia: l’olio.
NOMINE&PREMI
RICCARDO COTARELLA RIPORTA L’ITALIA AI VERTICI DI UIOE Al fratello Renzo il Premio Dino Casini dell’Ais Toscana E’ tornata in Italia la presidenza dell’Union Internationale des Œnologues. Si tratta della federazione, con sede a Parigi, che rappresenta a livello mondiale le associazioni nazionali di categoria dei tecnici vitivinicoli. Il nuovo “ticket” al vertice si compone di Riccardo Cotarella (presidente nazionale di Assoenologi) e di Serge Dubois (in rappresentanza dell’Associazione degli enologi francesi). La famiglia Cotarella, inoltre, si conferma protagonista del mondo dell’enologia. Un altro riconoscimento riguarda, infatti, il fratello di Riccardo Cotarella, ovvero Renzo Cotarella, a sua volta enologo, che ha ricevuto il Premio Dino Casini - Una vita per l’Ais Toscana 2014. Il premio viene assegnato ad un enologo che abbia saputo trasferire in un vino di nuova uscita particolari aspetti di toscanità riscontrati dai sommelier, intendendo con ciò anche la coniugazione di ricerca, innovazione e tradizione. Renzo Cotarella è capo dell’enologia e Amministratore Delegato di Marchesi Antinori dove è giunto, dopo una importante esperienza in Umbria, nei primi anni Novanta, diventandone prima direttore di produzione e responsabile enologia, poi Direttore Generale e oggi appunto Amministratore Delegato. Renzo Cotarella è stato eletto insieme al fratello Riccardo miglior enologo del mondo 2001 da Wine Enthusiast.
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
BILANCI DOP
DOP-IGP: L’ITALIA FA MEGLIO ALL’ESTERO CHE A CASA PROPRIA Il Rapporto Qualivita-Ismea fotografa lo stato di salute di un settore determinante e che con l’Expo sarà grande protagonista L’Italia dei prodotti Dop e Igp ha salutato il 2014 con dati positivi, specie in termini di export. Confermando il suo primato per numero di prodotti iscritti nei registri Ue (sono ben 269 quelli italiani, di cui 161 Dop, 106 Igp, 2 Stg), il nostro Paese ha registrato una produzione complessiva di 1,27 milioni di tonnellate, di cui oltre un terzo è stato esportato all’estero, per un valore di 2,4 miliardi di euro. Protagoniste, in particolare, Dop del calibro di Grana Padano (885 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale, 530 milioni all’export e il 30% della sua produzione che varca i confini nazionali), Parmigiano Reggiano e Mela dell’Alto Adige, ovvero i primi tre prodotti per performance economiche. Secondo i dati diffusi dal “Rapporto QualivitaIsmea” sul 2013, le esportazioni sono cresciute del 5% in valore (per un totale di 2,4 miliardi di euro) e dell’11% in volume. Meno bene il trend sul mercato interno, dopo è stato registrato un calo del -3,8% in valore e del -2,7% al consumo. Nell’anno dell’Expo quella della qualità a tavola sarà una carta fondamentale che l’Italia potrà giocarsi, sia nel promuoversi ulteriormente al mondo sia nell’obiettivo di accrescere la cultura del consumatore tricolore, portando avanti le lotte alla contraffazione.
LE DATE DEL VINO
IL 2015 INIZIA CON LE ANTEPRIME DOCG A Verona di scena l’Amarone 2011 poi la settimana in Toscana. E tanti altri appuntamenti da non perdere Saranno, come consuetudine, l’Anteprima dell’Amarone della Valpolicella e quelle dedicate ai vini toscani gli eventi che apriranno il nuovo anno del vino. Si inizia il 31 gennaio e il 1° febbraio 2015 al Palazzo della Gran Guardia di Verona con l’Anteprima dell’Amarone 2011. Poi sarà la Toscana a tenere banco, con l’intensa settimana che si aprirà sabato 14 febbraio con l’Anteprima Chianti, dedicata all’annata 2014 e alla Riserva 2012. Domenica 15 febbraio a Firenze tornerà l’approfondimento dedicato alla denominazioni più piccole, ovvero i vini del Consorzio Vini Doc Bolgheri, Consorzio Morellino di Scansano, Consorzio Montecucco, Consorzio Vini Cortona, Consorzio Vini di Carmignano, Consorzio Valdarno di Sopra Doc, Consorzio Vini Valdichiana Toscana, Consorzio del Vino Orcia, Consorzio Bianco di
Pitigliano e Sovana, Grandi Cru della Costa Toscana e Colline Lucchesi. Lunedì 16 febbraio ecco la Vernaccia di San Gimignano (annata 2014 e Riserva 2013), questa volta proposta a confronto con i vini della Cote Chalonnaise, a cui seguirà la Chianti Classico Collection (in assaggio le annate 2013 e 2014, la Riserva e la Gran Selezione dal 2013) alla Stazione Leopolda di Firenze di martedì 17 e mercoledì 18 febbraio. Quindi il Nobile di Montepulciano nella città poliziana giovedì 19 febbraio con l’annata 2014. Infine Benvenuto Brunello a Montalcino venerdì 20 e sabato 21 febbraio che, oltre ad assegnare le stelle all’annata 2014, alzerà il sipario sulla 2010, la Riserva 2009
e il Rosso di Montalcino 2013. Cambiando regione, un altro vino rosso sarà protagonista il 22 e il 23 febbraio al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza con “Vini ad Arte 2015”, ovvero l’Anteprima del Romagna Sangiovese Riserva 2012. Per il mondo del vino naturale, sono da segnare in agenda gli appuntamenti promossi da Vinnatur, l’Associazione viticoltori naturali che inizierà il nuovo anno a Genova (1 e 2 febbraio) al Palazzo della Borsa Valori e poi l’evento clou di Villa Favorita, dal 21 al 23 marzo a Sarego, Vicenza. Tra gli approfondimenti, ormai di riferimento per gli addetti ai lavori, nel primo trimestre dell’anno ci sarà il Boroli Wine Forum che il 6 marzo ad Alba si concentrerà sul valore della comunicazione del vino, con protagonisti gli esponenti del G8 del vino.
NORMATIVE
LA TUTELA DELLA BIODIVERSITA’ E’ LEGGE Approvata all’unanimità alla Camera dei Deputati la nuova norma che punta a valorizzare la biodiversità agraria e alimentare La tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare è legge. Approvata all’unanimità alla Camera dei Deputati, la nuova normativa istituisce un sistema nazionale di tutela e valorizzazione che prevede, insieme all’istituzione dell’anagrafe nazionale, la definizione di una rete e di un portale e di un comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare. L’obiettivo è costruire un circolo virtuoso che,
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partendo dal riconoscimento della figura dell’agricoltore e dell’allevatore custode, attraverso la creazione di comunità del cibo, mette in campo azioni concrete per la tutela delle risorse, l’educazione e la sostenibilità ambientale. “Ritengo che con questa legge siamo in grado di connettere la qualità intrinseca dei prodotti con il territorio e la sua storia agraria- spiega il Vice Ministro Andrea Olivero - in questo modo ricono-
sciamo il valore del nostro patrimonio e lo tuteliamo in un percorso che, arricchito anche degli strumenti dell’agricoltura sociale, dà valore alle specificità locali, alle produzioni tipiche e al paesaggio. Credo sia un altro importante tassello in vista del confronto che apriremo sul tema del cibo a Expo Milano 2015”. La legge ha iniziato il suo iter in Parlamento nel maggio 2010 su iniziativa del Pd, con l’onorevole toscana Cenni, membra del-
la Commissione Agricoltura alla Camera, prima firmataria. “Per l’Italia investire in biodiversità – spiega la parlamentare Susanna Cenni - è una condizione necessaria di competitività nel mondo globale, ma anche la possibilità di salvaguardare, difendere e creare sistemi economici locali attorno al valore del cibo. Un sistema che si nutre dei saperi delle nostre comunità e si sviluppa grazie alla ricerca, in una sorta di “open data” della conoscenza sulla biodiversità che passando dal riconoscimento delle nostre peculiarità diventa un vero e proprio investimento in competitività”.
Caratteristiche ▼ INSTALLAZIONE non è richiesta alcuna predisposizione, è sufficiente una presa elettrica.
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Ecco come sarà il 2015
vino italiano 2.0 del
Social commerce, storytelling e realtà aumentata per entrare in cantina anche tramite i nuovi device disponibili sul mercato. Queste le tendenze tecnologiche del nuovo anno. A patto di avere un sito responsive
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rescerà l’intesa tra il vino italiano e il Web 2.0 nel 2015? Seppur ancora in modalità “tartaruga”, anche le aziende vitivinicole italiane stanno migliorando il dialogo con i nuovi strumenti che la rete offre. Tanta strada è però ancora da compiere ma determinate scelte non sono più rimandabili per essere competitivi. Per questo abbiamo interpellato Antonio Gnassi, giornalista e docente universitario per Atenei internazionali e italiani (all’Università di Siena, ad esempio, insegna Strategie e Tecniche dei Nuovi Linguaggi). Esperto di Web marketing, Gnassi è un “blue sky thinker e digital evangelist” ovvero colui che, con conoscenze e voglia di scoprire cose nuove, riesce ad anticipare i trend in atto nel Web e sui social net-
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work. Appassionato esploratore di nuovi linguaggi e tecnologie, Gnassi si occupa dell’ottimizzazione dei motori di ricerca ed è un social network influencer designer, ovvero colui che con le sua azioni operative riesce ad “influenzare” i trend dei social network rispetto ai target che si vogliono raggiungere. Lavora con Internet dai tempi del “www” e, dopo la conoscenza con Donatella Cinelli Colombini (imprenditrice del vino a Montalcino prima e ora anche blogger molto attiva), mette a disposizione la sua professionalità anche nell’ambito del wine&food. Con lui cerchiamo di leggere il 2015 del vino italiano. Non nel calice. Nella rete. La ricerca “Le imprese vitinivicole italiane e il Web” presentata lo scorso dicembre a Verona nell’ambito di
nassi Antognio G
Anto n @com io Gnas si unich iamo
wine2wine dice che la Rete non è più un tabù per le cantine italiane e che le aziende vitivinicole sono sempre più 2.0. Il 94% ha un sito mentre Facebook è scelto nel 73% dei casi come canale social. Dal suo punto di vista quanto il vino è pur sempre in ritardo rispetto ad altri settori e cosa è bene possa accadere in questo contesto nel 2015? “A questi dati ne vanno aggiunti altri, molto significativi, che ci consentono di analizzare, in modo completo, lo scenario. Il 90% delle aziende del vino italiano non ha, infatti, un sito responsive, ovvero un sito pensato per essere consultato agilmente con strumenti diversi dal pc, quali smartphone e tablet. Non solo. Un’altra problematica riguarda i wearable device. Nel corso del 2015 ci sarà l’ingresso di nuovi smartwatch Android mentre gli italiani prenderanno maggiore confidenza con Google Glass (Gnassi è un Glass explorer da oltre un anno, ndr), oggi già abbastanza diffusi tra inglesi e statunitensi. Ecco, nel quadro attuale, nessun sito italiano è pensato per essere visualizzato con queste nuove tecnologie. Altrettanto, le bottiglie di vino attualmente non sono riconoscibili da questi nuovi strumenti che invece hanno le potenzialità per “inquadrarli” e fornire all’utente tante informazioni utili in tempo reale. Nel 2015 poi mi auspico che possa diffondersi il concetto di social commerce, che va oltre e supera quello attuale di e-commerce. Vendere i propri vini tramite i social è possibile, a patto però di cambiare mentalità e superare gli attuali rapporti tra le aziende e i loro distributori. Si tratta di un potenziale molto importante per allargare i confini del mercato e che le aziende dovranno imparare a contemplare per far crescere il loro business. Per fare tutto ciò è sicuramente utile rivolgersi alle giuste professionalità, senza improvvisare”. Qual è il giusto mix da mescolare
in una campagna social che un’azienda vitivinicola italiana di medie dimensioni potrebbe attivare e quale budget annuo suggerisce di stanziare? “La premessa indispensabile da cui dobbiamo partire per qualsiasi campagna è il concetto di storytelling sul quale, ogni piano di comunicazione, deve basarsi. Se il nostro sito già risponde ai requisiti di cui parlavamo prima (ovvero è responsive e ottimizzato in tutti i suoi contenuti per i motori di ricerca e i social media), allora possiamo immaginare un investimento minimo non inferiore ai 7 mila euro all’anno per ottenere buoni risultati. Dobbiamo però avere ben presente che non vale il concetto che più si spende più funziona la nostra campagna. Inoltre dobbiamo misurare anche il ritorno concreto sul nostro investimento, ben oltre il semplice “mi piace”. Tra i social da utilizzare Twitter e Facebook sono sicuramente i più conosciuti anche per quanto riguarda il vino italiano. Specie Twitter consente di ottenere risultati molto interessanti a costi molto contenuti ed è destinato ad ampliarsi, sempre di più, al social commerce. Un altro social molto utile è Instagram, fondamentale per valorizzare proprio il concetto di storytelling attraverso le immagini”. Una recente ricerca di Deloitte evidenzia che il 55% dei consumatori prima o durante l’acquisto del vino viene influenzato dall’uso dello smartphone. Tra app, qr code e altre opportunità tecnologiche quale consiglia di implementare per incentivare i consumi? “Sicuramente App e Qr Code sono molto utili e lo saranno sempre di più. Un’evoluzione molto interessante applicata al vino sarà quella di una App che, tramite la realtà aumentata, consentirà di visitare la cantina di un’azienda semplicemente utilizzando il proprio device, meglio ancora se wearable device, da qualsiasi latitudine. Con il Gps attivo, sarà possibile scoprire i singoli terreni da cui nasce un vino, osservare i filari di vite ed entrare virtualmente dentro la cantina”.
L’Expo di Milano visto con i tempi dei social. Come fare per rendere “popolare” sulla Rete un evento di 6 mesi? “Per essere popolari è indispensabile essere innovativi, anche in termini di immediatezza, ma sarà importante anche valorizzare l’aspetto di legacy, ovvero trasmettere l’eredità che sarà lasciata alle future generazioni rispetto a ciò che stiamo presentando. Utilizzando strumenti di analisi sarà possibile percepire il sentiment di quella notizia, così da tararla anche rispetto al target a cui ci rivolgiamo. Dobbiamo pensare all’Expo come ad un evento che non si esaurisce in 6 mesi ma, anzi, va ben oltre nel futuro, specie in ciò che riuscirà a comunicare e lasciare come testimonianza per le nuove generazioni. Questa sarà la sfida più importante (e complicata, viste le nostre caratteristiche) per il nostro Paese. Un po’ come avviene in occasione di un’Olimpiade, quando l’aspetto più importante è quello di evitare la costruzione di cattedrali nel deserto e ridurre al massimo gli sprechi”. Turismo e vino vanno a braccetto. Ma l’Italia, nonostante le incredibili potenzialità e indiscusso appeal universale, pecca di concrete politiche sul turismo, specie su base nazionale, nonostante un’incidenza che supera il 10% sul Pil e quasi 3 milioni di addetti. Ad un virtuale Ministro del Turismo (che il nostro Paese neanche prevede), cosa suggerirebbe come prima mossa? “Il turismo esperenziale è quello che manca di più in Italia. Prima di muoversi verso una destinazione, sappiamo già tutto o quasi, grazie a ciò che il Web ci mette a disposizione. L’esperienza però la possiamo fare solo vivendo appieno quel determinato luogo. Nel caso delle aziende del vino, ad esempio, non possiamo limitarci a far assaggiare un vino. Dobbiamo andare oltre il concetto di visita così da permettere al turista una vera e propria esperienza. Il nostro patrimonio storico, artistico, naturale ed enogastronomico è infinito e merita di essere valorizzato e vissuto appieno in tutte le sue ricchezze”.•
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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini
Le previsioni sul
vino italiano
in Russia
L’esclusione del vino tra i prodotti alimentari che hanno subito il blocco per l’importazione nel mercato russo non ha impedito una ricaduta negativa, complice anche il pericolo della recessione
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e fino a qualche tempo fa la Russia veniva vista come una mecca per il vino italiano, adesso la svalutazione della moneta e l’embargo imposto sui prodotti agroalimentari italiani, anche se non riguardanti il vino, hanno rallentato il processo di crescita. Christian Bottegal, direttore export di Wine Team Europe, giovane azienda che si occupa della distribuzione e commercializzazione all’estero di aziende italiane, illustra quali sono le potenzialità e le difficoltà di questo complesso mercato. Come funziona il mercato del vino russo? “La Russia, come molti paesi dell’Est Europa, è un mercato molto particolare e delicato, in quanto sono necessarie miriadi di documentazioni fiscali e doganali per esportare il vino. In Russia, i controlli in dogana e sulla documentazione di esportazione sono
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molto severi ed inoltre su ogni bottiglia deve essere applicata una fascetta di stato. Come molti altri, è necessario un importatore che, da un lato importi i vini e, dall’altro, distribuisca le bottiglie in un territorio vastissimo”. Quali sono le tipologie di vino che hanno più appeal? “I vini italiani, in genere, sono molto popolari in Russia, sia perché viene riconosciuta una indubbia qualità, sia perché il made in Italy è molto conosciuto in tutti i settori. Da un lato ci sono i consumatori che bevono vino più per una questione di status e si orientano prevalentemente sui grandi marchi. Negli ultimi anni però è cresciuta una fetta di popolazione del ceto medio che sta lentamente diminuendo il consumo di Vodka a favore di vini di fascia media. Le regioni al momento più popolari sono la Toscana, il Veneto, la Sicilia e il Piemonte”.
Quali sono le città di maggiore consumo del vino? “Sicuramente Mosca e San Pietroburgo. Seguono, ma molto distanti in termini di consumo, città siberiane industriali come Novosibirsk, Omsk e Sorgut, insieme ad altre città del Sud come Rostov on Don”. Principalmente su quale canale commerciale avviene la vendita del vino? “Il vino viene venduto in tutti i canali di vendita. In termini di volumi sicuramente la GDO primeggia. Qui il prezzo è un fattore determinante, come del resto in tutta Europa. A San Pietroburgo e Mosca esiste una ristorazione di alto livello dove è anche possibile vendere vini importanti”. I finanziamenti OCM Vino sono stati una spinta per gli investimenti su questo mercato da parte delle aziende vinicole? “Sicuramente. Per avere successo
in Russia sono necessari grandi investimenti per cui l’OCM ha sicuramente aiutato molte aziende a investire sulla promozione”. Con lo spettro della recessione, alcuni analisti pronosticano un calo dei consumi del vino tra il 10% e il 30%. Cosa ne pensa? “Al momento, il grosso problema in Russia è rappresentato dall’embargo imposto sui prodotti agroalimentari, perché anche se il vino non ne è direttamente coinvolto, ha portato a un aumento dei prezzi di molti beni di largo consumo, come frutta e verdura, anche del 20%. Questo, insieme a una forte svalutazione del Rublo, sta rendendo la vita sempre più difficile a molte famiglie russe, e di conseguenza i consumi ne risentono. Comunque ogni previsione in termini di percentuale sarebbe azzardata in quanto in Russia le cose possono cambiare da un giorno all’altro”.•
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I mali di buropatia del vino italiano Il Decreto Campo Libero rappresenta la strada verso il miglioramento ma sembra non bastare. E c’è chi chiede una Commissione per ridurre le norme
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iusciremo a guarire dalla buropatia? Anche nel 2015 uno dei principali fardelli con cui sono quotidianamente chiamati a fare i conti i viticoltori sarà la burocrazia. Eppure il 2014 appena andato in archivio ha segnato un netto cambio di marcia da parte del Governo nell’attenzione concreta alla problematica. Il Decreto Campo Libero (Decreto legge 91/2014) è il primo passo nella direzione della tanto attesa sburocratizzazione di cui il nostro Paese può trarre beneficio per imboccare una più rapida strada verso la ripresa, attraverso l’eliminazione di alcuni limiti, obblighi di comunicazioni, divieti, autorizzazioni all’esercizio di specifiche frazioni di attività economiche previste da norme di settore. Poi è arrivato il Piano Agricoltura 2.0, sulla semplificazione della gestione della PAC 2014-2020 (tra cui la domanda precompilata che sarà online a marzo 2015 e il pagamento anticipato dei fondi europei già a giugno 2015). Non solo. Il nuovo anno dovrebbe portare in dote il Testo Unico della Vite e del Vino che, dopo la partenza sprint di inizio 2014, si è arenato nella discussione in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati ma dovrebbe a breve
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sbloccarsi. Gli attori della filiera, però, sono piuttosto freddini nei commenti e nelle valutaizoni. E’ quanto è emerso sull’argomento, nell’approfondimento di Vicenza per discutere del labirinto normativo italiano. Promossa dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, la tavola rotonda è stata moderata da Davide Gaeta, docente di Politica Vitivinicola all’Università degli Studi di Verona. “La burocrazia europea rappresenta un fardello insostenibile per le imprese vitivinicole – spiega Gaeta - e in Italia ciò viene aggravato dalla burocrazia nazionale e locale. Tutte le risorse vengono drenate dalla casta degli eurocrati che non vogliono nessuna semplificazione perché, nella cavillosità, risiede il loro reddito garantito”. Quest’ultima frase è di una disarmante verità e fa capire tante cose, anche alla luce dello stallo economico in cui viviamo da anni. I rigidi – e ormai difficilmente comprensibili per il cittadino medio – parametri europei che impongono tassazioni elevate e burocrazie esponenziali, finiscono con il
frenare una possibile ripresa, inseguendo chissà quale equilibrio europeo. Tornando ai temi trattati a Vicenza, un altro tipo di approccio è quello di Domenico Zonin, Presidente dell’Unione Italiana Vini. “Il grande lavoro che abbiamo fatto come filiera per uscire dall’ambito della protesta ed entrare in quello della proposta – ha detto – si è tradotto nel Testo Unico sulla Vite e sul Vino, al quale stiamo lavorando per le ultime limature”. Più critico Sandro Boscaini, Presidente di Federvini: “Le aspettative sui provvedimenti presi per il settore vitivinicolo, a fronte di un titolo promettente che parlava di misure urgenti per il rilancio del settore, sono state per lo più disattese”. Dell’avviso di dover completare il lavoro iniziato si è detto anche Danilo Riponti, Coordinatore del Gruppo legislazione dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino. “Il Decreto Campo Libero – spiega Riponti – ha cercato di introdurre dei correttivi, attraverso l’istituzione dell’Anagrafe Nazionale dei controlli e il Registro unico dei
Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a g.pellicci@igrandivini.com Su Twitter @giopellix
di Giovanni Pellicci
controlli, ma per obiettivi importanti quali la sicurezza, l’igiene alimentare, la tutela del consumatore, la tracciabilità dell’intera filiera produttiva, le imprese devono scontare oneri burocratici eccessivi”. Preoccupazione emerge anche dalle parole di Giuseppe Liberatore, Presidente di AICIG (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche). “La normativa era già complicata sia a livello nazionale che comunitario e rischia di diventare ancora più complessa con l’interiorizzazione delle normative europee a livello nazionale. Servirebbe uno snellimento generale degli orpelli che creano problematiche all’intero sistema e una legislatura che semplifichi l’interpretazione nazionale delle direttive europee. Consiglio di creare una Commissione per la semplificazione e la riduzione delle norme e permettere alle aziende di lavorare con meno burocrazia. Il Decreto Campo Libero rappresenta il primo passo verso il miglioramento auspicato e ci auguriamo che nel 2015 altre importanti novità si possano concretizzare in tempi brevi”. Non siamo convinti che nuovi organismi (siamo già pieni di ogni tipo di ente) possano rendere più rapida la strada della semplificazione ma ci auguriamo che il nuovo anno porti finalmente a compimento il percorso di snellimento in atto dall’ammasso di norme e regole che condizionano la nostra economia. •
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L’INCHIESTA
LA MEGLIO GIOVENTÙ (PARTE II) di Claudia Cataldo
Le pink ladies del vino Sono donne, giovani e produttrici. Sono le giovani quote rosa del settore vitivinicolo che portano avanti con dedizione un lavoro per tanto tempo considerato “da uomini”
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arlotta Pasqua, Arianna Occhipinti, Sophie Ginevra Conte, Violante Gardini. Nomi più o meno conosciuti, aziende più o meno strutturate, figlie d’arte, storie diverse ma legate dallo stesso filo conduttore. Avevamo parlato degli under 40 già sul numero scorso, ma questa volta a raccontarsi sono le donne. Non più in panchina, ma bomber che in campo riescono a portare stile e risultati concreti, ambasciatrici determinate del loro territorio e in prima linea non solo nelle proprie aziende. NOME: Violante Gardini ETÀ: 30 VINO DEL CUORE: Non voglio essere opportunista ma è uno dei miei vini, si chiama Cenerentola, una Doc Orcia: il Nobile di Montepulciano e il Brunello di Montalcino sono le due sorelle più conosciute ma lei, anche se meno famosa, conquista comunque il principe azzurro. Altri vini del cuore li ho trovati visitando zone famose del ventaglio produttivo. Champagne de Sousa per esempio. Cloudy Bay per la Nuova Zelanda, ma
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ce ne potrebbero essere anche molte altre italiane come il Pinot Nero di Franz Haas. Però, ribadisco, la passione per tutti questi vini è nata visitando le cantine, per questo credo fermamente nelle grandi potenzialità del turismo del vino. UNA FIERA IMMANCABILE: Prowein PERSONAGGI STIMATI: Angelo Gaja “Mi occupo di Marketing e vendite vino, in Italia e all’estero (www.cinellicolombini.it). Lo ammetto: adoro il mio lavoro e mi sento ogni giorno molto fortunata. Mi sono appassionata al settore fin da bambina, è stato un processo molto naturale: si viaggia tanto e si hanno amici in tutto il mondo con cui condividere una stessa passione, spesso persone magnifiche che conoscono le loro viti una ad una e che diventano esse stesse simboli del loro territorio, è un mondo che non può non far battere il cuore. Poi ci sono anche difetti, ma sono in minoranza: non
puoi mettere il profumo perché altrimenti coprirebbe i sentori del vino, ad esempio. Ci sono inoltre importanti lati emozionali ed esperienziali: ed è proprio la passione, ad esempio, che il wine lover vuole percepire venendo a visitare una cantina, come ben sa anche il Movimento Turismo del Vino (di cui Violante è presidente per la Toscana, ndr). Esistono barriere, ma niente che lavorando insieme – in squadra – non si riesca a superare. Penso ad alcuni mercati, molto affascinanti ma non semplici: ad esempio mamma (Donatella Cinelli Colombini, ndr) inizialmente aveva timore ad affrontare con il suo brand alcune piazze, e quando poi eravamo pronti questi mercati erano ormai saturi. Il comparto vino è comunque un’area ricca di possibilità, anche e soprattutto per i giovani, sia in ambito aziendale che nel turismo del vino. Basta avere coraggio e tenere sempre gli occhi ben aperti, per anticipare i cambiamenti”.
NOME: Sophie Ginevra Conte ETÀ: 26 VINO DEL CUORE: Brunello Salvioni UNA FIERA IMMANCABILE: Prowein PERSONAGGI STIMATI: dopo mio papà, Elisabetta Foradori “Quando ero adolescente non avrei mai pensato che sarei finita a fare il lavoro dei miei genitori. Si sa, sono gli anni della ribellione: poi senza dire niente a nessuno mi sono iscritta al corso Ais, un po’ per curiosità e un po’ per un latente interesse. volevo capirci qualcosa di più e così è stato. In quel contesto ho avuto modo di conoscere un noto produttore di
Montalcino che ha saputo trasmettermi passione e gioia: in parte è anche merito suo se oggi faccio quello che faccio. Ho lavorato in diverse aziende, ho svolto numerose mansioni: poi è arrivato il momento come back home e sono tornata a Fattoria Tregole (www.fattoria-tregole. com), la mia azienda nel Chianti Classico. Mi piace il contatto con la terra e la gente che si incontra – simpatica – anche se riconosco tutta la complessità di questo lavoro e pertanto la mia ancora presente inesperienza. C’è tanta burocrazia, ancora scarsa propensione al marketing e alla comunicazione, una gestione economica spesso un po’ troppo “fatta in casa”: insomma, ci sono grandi potenzialità ma c’è ancora molto lavoro da fare. Ad esempio dobbiamo puntare su tradizione e territorialità dei prodotti. E poi rendere più cristallina la confusione di denominazioni che ci caratterizza: un nebuloso universo di nomi e prodotti comunicati in maniera sommaria e con scarso impatto, creando spesso confusione nel consumatore (e talvolta anche negli addetti ai lavori)”. 23
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L’INCHIESTA
LA MEGLIO GIOVENTÙ (PARTE II) di Claudia Cataldo
NOME: Arianna Occhipinti ETÀ: 32 VINO DEL CUORE: Poulsard di Overnoy, Chenin Blanc Le Nourrissons di
NOME: Carlotta Pasqua ETÀ: 39 VINO DEL CUORE: Non sono di parte ma sono cresciuta e vivo nella terra dell’Amarone… come faccio? UNA FIERA IMMANCABILE: dipende dal tipo e dalle dimensioni dell’azienda e dai mercati che si vogliono aprire o potenziare. PERSONAGGI STIMATI: Mio padre, spero che prima o poi mi passerà un pizzico della sua sensibilità e capacità di capire i mercati e la loro evoluzione. “Lavoro nell’azienda di famiglia (Pasqua Vigneti e Cantina – www.pasqua.it ), ma mi occupo anche di associazionismo: dal 2010 infatti sono Presidente di Agivi, ovvero l’Associazione dei Giovani Imprenditori Vitivinicoli Italiani. Ho avuto modo di misurarmi anche con altri contesti lavorativi ma la
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Stephan Bernardau. (Ops solo Francia…) UNA FIERA IMMANCABILE: Forse Prowein (ma io non l’ho mai fatta ancora). PERSONAGGI STIMATI: Francesco Paolo Valentini, ha la capacità con poche parole di portare avanti un lavoro egregio in campagna e tenere alta la tensione sui suoi vini. “Sono 10 anni che faccio questo lavoro, quello dell’agricoltore, produttrice di vino (www.agricolaocchipinit.it). Io e questo settore ci siamo scelti a vicenda tanti anni fa, ci siamo – così dico io – presi per mano. Il mio è un lavoro che varia sempre, ogni giorno è diverso dagli altri: mi circondano
passione innata per questo lavoro alla fine mi ha riportato all’origine, arricchita di esperienze in altri settori. C’è tanta creatività in questo comparto, è un mondo affascinate che ti dà tanto ma allo stesso tempo richiede impegno: ad esempio, ti porta ad assottigliare inevitabilmente il confine fra vita privata e professionale. Un aspetto che mi piace molto è che pur essendo tutti competitori, tra i produttori c’è sempre un grande rispetto e una grande volontà di confronto, sarà che in vino riesce ad accomunare i suoi attori con valori forti e solidi legati alla terra e alla natura. Nonostante questo, il settore si presenta ancora molto frammentato e questo è sicuramente un punto a nostro sfavore per la competitività su scala internazionale. C’è ancora molto spazio per crescere in futuro, sopratutto all’estero. Certo, fare
molti altri produttori, spesso persone belle, istintive, appassionate, con cui è piacevole condividere idee e momenti. Certo, devi riuscire a guadagnarti fiducia e credibilità e solo il duro lavoro – le vendemmie che si accumulano – possono renderti credibile agli occhi degli altri. Questo vale in molti comparti e in quello del vino in particolare. Se penso alla produzione italiana, è indubbio che il nostro Paese è ricco di territori e di vini diversi, ognuno a suo modo specchio di una tradizione, di uno o più vitigni, di persone. Se solo si riuscisse a fare squadra e a raccontarci in maniera semplice tutto questo potenziale sarebbe finalmente valorizzato. Non dobbiamo mai perdere di vista che quello che conta è la qualità del vino: troppo spesso ci sono troppe parole, poche verità e poca attenzione alle cose vere. Un appello per il nuovo anno? Non perdiamo mai di vista la viticoltura che è il nostro patrimonio, la nostra storia”.
pronostici non è facile, viviamo in un momento di grandi cambiamenti, sotto tutti i punti di vista: climatici, di abitudini e modelli di consumo, di mercati, politici, e globalizzazione e rivoluzione digitale stanno amplificando e accelerando questi fenomeni. L’importante è capire che non si tornerà indietro ma che ognuno deve trovare il proprio modo di andare avanti ed essere innovativo e competitivo, in un contesto che è sempre in fieri. Dobbiamo puntare sul
marketing e sulla comunicazione, essere preparati e spingere su qualità e innovazione. Sono percorsi lunghi ma sopratutto noi giovani dobbiamo riuscire ad acquisire esperienza, conoscenze, autorevolezza ed affermarci come professionisti e non solo come terza generazione della famiglia. Un consiglio, soprattutto per i giovani che vogliono affrontare il mondo del vino: impariamo a fare sistema e a lavorare insieme per migliorare il nostro futuro”.•
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M ad e in
It al y
Chef
Mediterranea e creativa:
tale chef, tale cucina Viviana Varese sembra essere un vulcano sempre attivo. L’incontro con Oscar Farinetti, il trasferimento a Eataly Smeraldo, un programma televisivo e poi i progetti per l’Expo 2015
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alernitana di origine e milanese d’adozione, Viviana Varese sembra mixare entrambi gli opposti speculari nord/sud: la passione, per la cucina, unita a una determinazione e disciplina quasi militare. Già, perché a una stella Michelin non ci si arriva per caso. Viviana, dopo varie esperienze, compresa quella 26
alla corte di Gualtiero Marchesi, nel 2007 apre, con la sua socia Sandra Ciciriello, il ristorante Alice, nel capoluogo lombardo. Qualche anno di duro lavoro e la “guida rossa” la ricompensa nel 2010; chi si ferma è perduto e il progetto di Alice è stato ampliato con un “trasloco” d’eccezione. Il 2014 è stato un anno di cambiamenti che ha coinciso con la riapertura del suo ristorante Alice dentro Eataly Smeraldo, a Milano. Come mai questa scelta? “C’era la voglia di cambiare, di ampliarci. Poi, l’incontro con Oscar Farinetti, dove mi sono innamorata del suo progetto”. Qual è la filosofia di Alice e quali sono stati i cambiamenti principali rispetto al precedente ristorante? “Essenzialmente i cambiamenti sono dovuti agli spazi. Una cucina più grande, più tecnologica, dove poter fare più preparazioni. Anche la sala si è ampliata, permettendoci di lavorare più in grande”.
Foto di Azzurra Primavera
di Marina Ciancaglini
Quali sono le maggiori difficoltà nel creare un nuovo team di cucina? “Le difficoltà sono state molte, anche perché c’era tutta la macchina di Eataly Smeraldo che stava partendo. Le difficoltà principali sono state nel far crescere ed amalgamare persone diverse, che venivano da diverse esperienze. Ma anche per i ragazzi che mi ero portata dietro dal vecchio ristorante non è stato semplice inserirsi in un contesto nuovo, e soprattutto con una strumentazione di cucina più tecnologica”. Il progetto di Alice nasce nel 2007, insieme a Sandra Ciciriello, sommelier e suo alter ego in sala. Dicono che le donne fatichino a lavorare in squadra, non sembra il vostro caso, però. “Ho una quadra formata da molte donne, sia in sala che in cucina, cosa questa più rara. In generale mi piace lavorare con un team misto, dove si crea la giusta armonia”. E’ stata la protagonista di un programma televisivo, La chef e la Boss,
Foto di Azzurra Primavera
Foto di Francesca Brambilla e Serena Serran
che ha ripreso i momenti dell’apertura del nuovo ristorante. Com’è nata l’idea, fin’ora nuova in un format gastronomico? “Real Time voleva fare un programma gastronomico ma di vita reale, dove non ci fossero né gare né cose già viste. Ci hanno contattato per sapere se volevamo essere le protagoniste di un programma che prevedeva di essere seguite dalle telecamere per tre mesi e non solo sul lavoro, ma anche in alcuni momenti della vita privata, e abbiamo accettato”. Ha altri progetti televisivi o è un capitolo chiuso? “Non è un a cosa che escludo a priori, ora stiamo facendo il bilancio de La Chef e la Boss, che essendo una novità assoluta non ha un target già consolidato”. La cucina di un ristorante, soprattutto se di livello, continua a essere un luogo molto maschile. Come mai? La professione del cuoco è davvero più adatta a un uomo? “E’ una professione dura, in cucina la fatica e la tensione è molta, soprattutto in una fase iniziale di avvio di un ristorante, ma ci sono tante altre professioni faticose che le donne scelgono di fare. Comunque la presenza delle donne-chef è un trend che vedo in aumento. In generale, in Italia non ci possiamo lamentare, è il Paese in Europa con il maggior numero di ristoranti stellati con una donna in cucina”.
Parlando della sua esperienza personale, quali sono le rinunce che ha dovuto fare per arrivare a questi livelli? “Ho rinunciato alle serate libere e alle do-
meniche ma non mi ha mai pesato, perché è un lavoro che faccio con grande passione. Potrei dire che per motivi di tempo non mi sono fatta una famiglia, ma in realtà tutto il mio gruppo di lavoro è diventata una famiglia, che festeggia il Natale insieme e che condivide gioie e dolori”. Come definirebbe la sua cucina? “Mediterranea, creativa e colorata” Essendo nel network di Eataly, per l’Expo 2015 ci sarà un suo coinvolgimento? “Sì, Oscar Farinetti mi ha coinvolto, per cui darò una mano nel coordinare le 16 osterie che ci saranno durante i 6 mesi e gestirò una delle osterie nel mese di maggio con Alicette Osteria”.• ALICE c/o Eataly Smeraldo piazza XXV Aprile, 10 – Milano www.aliceristorante.it
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di Marina Ciancaglini
Around food
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allo scorso 13 dicembre 2014 è entrata in vigore una nuova normativa europea in materia di etichettatura dei prodotti alimentari. Si tratta di una novità molto importante, centrata prevalentemente sull’informazione rivolte ai consumatori. Le etichette sono diventate più chiare e leggibili, e con l’obbligo di indicare in modo più evidente la presenza di allergeni, misura questa che vale anche per ristoranti, bar, pasticcerie ed esercizi dove vengono somministrati alimenti al pubblico. Novità anche sul fronte degli oli e grassi vegetali, per i quali le indicazioni dovranno essere più precise, sulla data scadenza (che va indicata sulle singole porzioni preconfezionate e non più solo sulla confezione esterna), sui trattamenti subìti dal prodotto e non sarà più possibile usare il termine “latte”, se si usa latte in polvere o proteine del latte. Con Carlo Rienzi, presidente del Codacons cerchiamo di capire meglio la nuova legge. La nuova etichettature rappresenta una vera tutela per il consumatore? “Sicuramente il provvedimento introduce una serie di misure che vanno nella direzione di tutelare il consumatore, aumentare la trasparenza e rendere le scelte degli utenti più consapevoli”. Non è però obbligatoria l’indicazione dello stabilimento del prodotto. Non è una contraddizione nei termini di tracciabilità? “In realtà l’indicazione dello stabilimento non è mai stato un elemento a garanzia. Molto spesso, infatti, un prodotto è realiz-
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Cibo e tutela del consumatore Con la nuova legge in materia di etichettatura degli alimenti si va verso una maggiore tutela ma non mancano le zone d’ombra zato in uno stabilimento italiano ma con materie prime provenienti da altri paesi, circostanza che crea un inganno a danno dei consumatori, i quali acquistano un alimento credendolo made in Italy, quando in realtà le materia prime provengono dalla Spagna, dalla Cina o dall’Europa dell’Est”. Per quanto riguarda il nostro Paese la nuova legge può rappresentare un valido ostacolo al fenomeno dell’”Italian sounding”? “Noi lo speriamo. Certo i falsi prodotti italiani continueranno a circolare come avvenuto finora, poiché il business di tale mercato è enorme e difficilmente potrà essere fermato. La speranza è che i consumatori europei siano più attenti nel leggere le indicazioni in etichetta e fare acquisti mirati quando si tratta di alimenti tipici italiani”. Sono esclusi dall’applicazione alcuni alimenti come prodotti ortofrutticoli freschi e i mono-ingredienti non trasformati o solo stagionati; le farine, le acque, aromi, spezie, erbe, dolcificanti, gomme da masticare, integratori alimentari. Che cosa ne pensa? “Crediamo che si debba lavorare per garantire trasparenza per tutti gli alimenti, senza alcuna esclusione. A maggior ragione se si considera che le nuove misure imporranno agli esercizi commerciali sforzi non indifferenti per adeguarsi alla normativa”.
Quali sono secondo lei i punti deboli di questa legge? “Sicuramente l’obbligo per i pubblici esercizi di indicare nei menù gli ingredienti utilizzati e la presenza di allergeni. Pensiamo ai buffet o ai catering, costituiti da centinaia di portate, o ai ristoranti che cambiano ogni giorno menù o modificano i propri piatti in base alle forniture del giorno. Inoltre per ristoranti e altre tipologie di locali è materialmente impossibile adeguarsi alla norma se si considera la possibilità di contaminazione di piatti, padelle e cibi che entrano in contatto tra loro nelle cucine”. •
Carlo Rienzi
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Foto PEFC Francia
La sostenibilità?
Un filo diretto con le foreste di provenienza DI CLAUDIA CATALDO
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empre più si parla di sostenibilità legata al mondo vitivinicolo: energie rinnovabili, coltivazioni a basso impatto ambientale, processi produttivi con ridotta impronta ecologica. Ma c’è un aspetto che spesso viene trascurato, benchè altrettanto importante: si pensi alla grande quantità di materiali legnosi e cartacei impiegati – alle botti, al sughero, al packaging, ai pallet per il trasporto, alle etichette – e a quanto si tenga effettivamente conto delle loro provenienza. E se buttare un occhio alla sostenibilità è etico, è altrettanto vero che simili scelte strizzano l’occhio anche al marketing e al fatturato. “I consumatori sono sempre più
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Tema caldo del settore enoico internazionale, la sostenibilità si declina in numerosi protocolli operativi. Ma da dove provengono la carta e il legno che utilizzate? Con PEFC: solo da foreste certificate sensibili e disposti a premiare gli imprenditori che promuovono e tutelano la qualità e l’ambiente: una recentissima indagine in 13 Paesi del mondo della GfK Globus ha fornito un sorprendente 81% di consumatori che a parità di prodotti predilige le aziende che danno garanzie di forniture sostenibili”:
a raccontarlo a IGV è Antonio Brunori, Segretario Generale del PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), il sistema di certificazione forestale più diffuso in Italia e nel mondo, un’organizzazione non governativa e no-profit che promuove su scala internazio-
nale la gestione sostenibile delle foreste e la tracciabilità del prodotto finito. “Avere in vigna o in cantina prodotti con la certificazione forestale PEFC vuol dire fare acquisti che proteggono l’ambiente e presentarsi alla clientela come azienda sensibile al futuro delle foreste – prosegue Brunori – lo hanno già capito molto bene alcune aziende note, come la Marchesi de’ Frescobaldi e la Salcheto di Montepulciano”. Ecco cosa di può fare nella pratica operativa: “Sicuramente cercare prodotti in legno, carta o cartone certificati PEFC. Per le botti è semplice: qui in Italia esiste una azienda produttrice di botti con legno certificato, cioè la Garbellotto (www.garbellotto.it)
che si approvvigiona di rovere proveniente dal massiccio centrale francese, tutto certificato per la gestione forestale sostenibile. Per il sughero basti pensare che un’azienda italiana, il Sugherificio Molinas, ha fatto certificare una propria foresta per ottenere sughero PEFC, anche se la maggior quanti-
tà di sughero certificato viene da Portogallo e Spagna. Ma l’azienda può essere etica anche nella scelta del cartone e legno per il proprio packaging, per la carta delle etichette e dei cataloghi promozionali, per il pallet su cui si trasporta il proprio vino”. Per chiunque fosse interessato a saperne di
più, nel sito www.pefc.it c’è una sezione dedicata alle aziende certificate, dove prendere nomi e indirizzi delle aziende che possono produrre materiale “amico delle foreste” per accompagnare il vino con un messaggio di sostenibilità e di etica. Rendendolo anche più competitivo. •
Sustainability? A direct line with the origin forests The hot topic of the international oenological field take shape in many operative protocols. But where do the employed paper and wood come from? With PEFC only from certified forests Sustainability is a hot topic in the oenological field: renewable energies, low environmental impact, organic growing are recurring words. But there is also another important aspect that is often disregarded: the woodsy and paper materials employed in the production of wine – from barrels to corks, from packaging to labels – and their origins. In fact, if looking for sustainability is ethic, winking at marketing and turnover is better. “Customers are more and more sensible to these topics and are willing to reward the entrepreneurs who promotes and protects quality and envi-
ronment. “A recent study made by GfK Globus among 13 countries all around the world has revealed that 81% of custommers prefers the companies who guarantees sustainable supplies”, says Antonio Brunori, General Secretary of PEFC Italia (Program for Endorsement of Forest Certification schemes), the most important forest certification system in Italy and throughout the world, a no-governmental and no-profit organization that promotes at an international level the sustainable management of the forests and the traceability of the final product. “To employ in the vineyards and in
the cellar products with a PEFC certification means to purchase products that respects the environment and also to show to the customers the image of a company that cares for the future of the forests – says Brunori – many famous wineries, such as Marchesi de’ Frescobaldi and Salcheto di Montepulciano, have already understood it”. Here are some practical actions to do: “First of all, to buy wood, paper and carton products with the PEFC certification. In Italy there is a certified company that produces barrels, Garbellotto (www.garbellotto.it), that employs certified French oak. For what
concerns corks there is Sugherificio Molinas; it has gained a PEFC certification for its own forest, even if the greatest part of quality certified cork comes from Portugal and Spain. A company can make ethic choices even in its packaging, choosing carefully the paper for its labels and catalogues and the pallet employed to transport its wine”. For further information, on the website www.pefc.it there is a page dedicated to the certified companies, where it is possible to find the names and addresses of the companies that produces “forest-friendly” materials. It’s the ideal choice for the wineries that wish to accompany their wine with a message of ethic sustainability, and to make their products more competitive. •
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Black Label Menegolli: l’ Amarone de “La Superba”
Imbottigliato quest’anno il vino custodito dalla botte più grande del mondo DI ELISA BERTI FOTO DI PAMELA BRALIA
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i trovano nel cuore della Valpantena le Cantine Menegolli, circondate dai vigneti di proprietà della famiglia, in una zona da sempre vocata alla produzione di grandi rossi. Un edificio storico del 1450, tutt’ora in fase di ristrutturazione, secondo i dettami ed i vincoli delle Belle Arti che ospita,
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a 11 metri di profondità, la zona dedicata all’affinamento. Una cantina moderna e tecnologica, totalmente realizzata in granito, materiale perfetto per trattenere l’umidità e rilasciarla lentamente; 5 gallerie affrescate, per un totale di 62 dipinti ispirati a Verona e alla sua storia, con una sala centrale su cui si staglia la gran-
de botte “La Superba” dedicata a Giulietta e Romeo, maestoso omaggio alla città e vincitrice, nel maggio 2013, del Guinness World Records con i suoi 429 ettolitri di contenuto. E’ stato imbottigliato quest’anno il vino della Superba, 56666 bottiglie di Amarone Black Label, fiore all’occhiello delle cantine e frutto di una passione che
lega tutta la famiglia Menegolli e che ha fatto sì che la passione del padre Luigi e della madre Flavia si tramandassero ai figli Dario ed Elsa. A garanzia della qualità, nelle Cantine Menegolli c’è un attento controllo della filiera, sia durante la coltivazione e la raccolta delle uve, sia durante il processo di vinificazione per-
chè, ci tiene a precisare Dario, “se l’affinamento in acciaio viene fatto in una struttura adeguata, rigorosamente sottoterra, si riescono a mantenere le condizioni di stabilità che permettono di limitare l’uso dei solfiti e di garantire, comunque, l’integrità delle caratteristiche organolettiche del vino. L’ affinamento in una botte grande garantisce, inoltre, che tutte le bottiglie risultino identiche nelle caratteristiche organolettiche, ad ulteriore garanzia di un prodotto d’eccellenza”. •
Black Label Menegolli: the Amarone by “La Superba”
Bottled this year the wine aged in the biggest barrel of the world Cantine Menegolli rises in the heart of Valpantena surrounded by its vineyards in an area always suited for the production of great red wines. The seat of the winery is an historical building dating back to 1450, now in restoration under the supervision of the Fine Arts, that hosts a 11 meters
deep refining cellar, a modern and technological granite cellar (the ideal material to hold humidity and release it slowly; five galleries with frescoes and paintings of Verona and its history, a central room where rises the big barrel called “La Superba” and dedicated to Romeo and Juliet, that has won in 2013 the Guinness World Records with its 429 hectoliters. This year the winery has bottles the wine of La Superba: 56,666 bottles of Amarone Black Label, the buttonhole of the winery and the fruit of the Menegolli family shared passion, that Luigi and Flavia have passed on to their children Dario and Elsa. A peculiar care in every phase of the production is the guarantee of Cantine Menegolli: from vine-growing to the harvest and during the vinification process nothing is left to the chance. Dario says “If refining in steel is carried out in the appropriate underground structure, it is possible
to preserve the conditions that allow to limit the use of sulphites and guarantee the organoleptic qualities of the wine. The ageing in a big barrel guarantee also uniformity and excellence”.•
MENEGOLLI LUIGI
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Abruzzo
Il gusto ha più appeal DI IRENE GRAZIOTTO
E
letto a marzo 2014, l’Assessore Dino Pepe ha puntato su efficienza e “valore sociale”, investimenti nelle energie rinnovabili e raccolta differenziata, promozione dei prodotti agroalimentari. Quali sono i progetti per Expo 2015? “L’esposizione universale non deve essere semplicemente uno spot della nostra terra: dovremo saper proporre l’Abruzzo come “luogo di destinazione” per i turisti, predisponendo una guida in inglese. Il territorio abruzzese è costellato di tantissime “capitali del gusto”, dal Canestrato di Castel del Monte al Pecorino di Farindola, dal Miele di Tornareccio all’aglio rosso di Sulmona, fino ai vini pregiati delle nostre colline. Lo splendido connubio tra qualità dei prodotti e natura sospesa tra mare e monti suggerisce che la via maestra per la crescita sostenibile della nostra economia sia l’integrazione tra agricoltura e turismo”.
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Una guida e un programma televisivo ad hoc in vista di Expo, itinerari turistici, le 6 linee guida del PSV 2014-2020: il progetto dell’Assessore all’Agricoltura Dino Pepe Avete puntato anche su una trasmissione televisiva “Gli itinerari del gusto in Abruzzo”. Ce ne parlate? “E’ stata realizzata con i Gruppi di Azione Locale all’interno del progetto di cooperazione Abruzzo nel Mondo. Le 10 trasmissioni sono dedicate ai luoghi del gusto e mirano alla promozione dell’offerta territoriale rurale di qualità. A ciò si aggiungono l’omonima guida edita da Touring Editore e la creazione di una Scuola del Gusto d’Abruzzo dedicata alla formazione di nuove figure professionali. In più, presenteremo degli itinerari turistici e delle eccellenze enogastronomiche sulle principali reti televisive e radiofoniche ita-
liane ed estere”. Avete anche progetti di promozione all’estero in vista di Expo 2015? “Stiamo valutando iniziative di promozione estere, puntando sulla qualità dei prodotti. Dalla nostra capacità di farci conoscere ed apprezzare offrendo il meglio dipenderà anche la crescita dei nostri flussi turistici”. Diritti d’impianto. Qual è la vostra opinione? Quali possibili benefici o disagi? “Il nuovo aspetto di sola autorizzazione al reimpianto si traduce nella mancata possibilità di aumentare, per il conduttore, la superficie aziendale destinata a vite, pertanto verrà a mancare nelle Regioni con
viticoltura di alta qualità l’espansione del potenziale viticolo. Importante sarà stabilire i criteri di assegnazione che appaiano attualmente penalizzanti per l’Abruzzo con assegnazione su base nazionale e non regionale”. Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020: quali sono le linee guida? “Promuovere l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali. Potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività dell’agricoltura e promuovere tecnologie innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle foreste. Promuovere l’organizzazione della filiera alimentare. Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura. Incentivare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio. Adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali”.•
dell’enologia La storia dell’Agricola Biagi comincia negli anni ’40 con il nonno Giovanni. Oggi l’azienda ha raggiunto traguardi di grande qualità (vedi anche i numerosi riconoscimenti internazionali)
abruzzese
Abruzzo
Un piccolo gioiello AZIENDA AGRICOLA FRATELLI BIAGI Contrada Civita, 93 - 64010 Colonnella (TE) Tel. +39 0861 714066 - Fax +39 0861 714066 info@aziendaagricolabiagi.it - www.aziendaagricolabiagi.com
A
bruzzo, terra generosa e dalle grandi potenzialità vitivinicole. Qua l’Azienda Agricola Biagi opera già a partire dagli anni ’40, quando Giovanni Biagi cominciò a fare vino con metodi tradizionali, gettando le basi di quello che sarebbe diventato un lavoro sempre più orientato alla qualità e alla territorialità. Oggi a condurre l’azienda sono i fratelli Luca e Fabrizio che non hanno dimenticato la passione e la genuinità del nonno prima e del padre poi, arricchendo il know how ereditato con moderni orientamenti produttivi e di marketing , fino a creare un vero e proprio gioellino dell’enologia abruzzese. Nei vigneti collinari di Colonnella vengono coltivati i vitigni tipici del Teramano, come Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Passerina e Pecorino, allevati secondo il metodo tradizionale del tendone oppure a guyot, con un microclima ideale che è il risultato di azioni combinate fra mare e montagna. Oltre ai 30 ettari a vigneto, l’aziende dispone anche di 7 ettari coltivati a frutteto e di numerose piante di olivo, soprattutto Dritta, Leccino e Carboncella, che grazie alle bassissime rese danno un extravergine di grande spessore. I numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali hanno reso merito al motto aziendale “la qualità è il nostro mestiere”. (c.c.)•
A little oenological jewel from Abruzzi Agricola Biagi starts its adventure in the 40s with grandfather Giovanni. Nowadays the winery has reached important targets and have had many international acknowledgments The Abruzzi is a generous land with a great oenological potential. Here Azienda Agricola Biagi has been making wine since the 40s, when Giovanni Biagi started his activity applying traditional methods and betting on quality and typicalness. Nowadays his winery is managed by his nephews, the brothers Luca and Fabrizio, who have not betrayed their grandfather’s passion and genuineness, enriching his know how with a modern spirit. They have created a true little oenological jewel. In the hilly vineyards of Colonnella grow the typi-
cal grape varieties of the province of Teramo: Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Passerina and Pecorino are trained with the traditional tent or guyot. The microclimate in the vineyards is the result of a combining action of the sea and the mountain breeze. Beside 30 hectares of vineyards, the winery owns 7 hectares of fruit trees and many olive trees Dritta, Leccino and Carboncella, which give life to an excellent olive oil. The many international acknowledgments received give credit to the motto of the winery “quality is our business”. •
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Calabria
Cantina Enotria,
una lunga tradizione enoica Una terra da sempre vocata, l’impegno di 32 produttori, i mercati esteri
L
a tradizione enologica di questa fascia costiera della Calabra – siamo a Crotone – affonda le proprie radici indietro sino al 7-6° secolo a.C. e deve i suoi albori alla civiltà punica. La vocazione enologica e la qualità dei vini fecero sì che i Greci le dessero il nome di “Enotria”: terra del vino. È a questa parola evocatrice di antiche tradizioni che la Cantina Enotria si ispira, perché se i mezzi di produzione sono certamente cambiati, è tuttavia rimasta immutata la centralità che la vite ha nell’economia locale come pure nel patrimonio culturale. Cantina Enotria nasce nel 1975 – la regione Calabria veniva isti-
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tuita solo cinque anni prima – per concretizzare finalmente un’esigenza fortemente sentita: quella di avere una struttura in grado di coordinare e appoggiare i produttori. Oggi sono trentadue i viticoltori che fanno capo alla stessa, lavorando vigneti che si estendono su 5.000 ettari e garantendo una produzione fatta di impegno e qualità. Le etichette spaziano dai vini bianchi a quelli rossi fino ai rosati, tutti a base di uve locali. Portabandiera della cantina è il celeberrimo Cirò, prodotto da Gaglioppo in purezza. Un’uva, quest’ultima, che ha fatto molto parlare di sé recentemente per il suo alto contenuto in resveratrolo, un fenolo contenuto nelle buc-
ce che, secondo recenti studi, avrebbe un’azione benefica per il cuore con anche effetti antitumorali. “Ovviamente bevuto in modiche quantità” puntualizza Gaetano Ciancaruso, presidente di Cantina Enotria. A base di Gaglioppo vengono prodotti in maniera tradizionale sia il Cirò Rosso Classico che la versione Riserva “Piana delle Fate” di colore rubino non troppo carico, profumo delicato e vinoso sapore caldo e vellutato, perfetta con le cacciagione e gli arrosti. La variante più moderna del Gaglioppo è il Rosato, con profumi floreali e fruttati, armonico e ben equilibrato, ideale d’estate in abbinamento ad antipasti, primi piatti
con salsa di pomodoro e carni bianche. Di Cantina Enotria trovate anche il Cirò Bianco prodotto da spremitura soffice di sole uve Greco bianco, fermentate a temperatura controllata e in grado di regalare un profilo olfattivo delicato e un sapore gradevole e fresco. (i.g.)•
CANTINA ENOTRIA AZIENDA VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATI Strada Statale Jonica, 106 88811 - Cirò Marina (KR) Tel. 0039 0962 371181 Fax 0039 0962 371181 Cell: 335 8382479 cantinaenotria@infinito.it www.cantinaenotria.com
Cantina Enotria, an ancient oenological tradition A land all long suited for winemaking, the commitment of 32 producers, the foreign markets The oenological tradition of this coast of Calabria – we are in Crotone – plunges its roots in the VIIVIII century b.C. The inclination of this land and the quality of the wines it produced, led the Greeks to call it “Enotria”: the land of wine. Cantina Enotria takes its name from this ancient word and to its tradition. Even if techniques have improved, the importance of vine in the local economy is unchanged. Cantina Enotria was founded in 1975 – the Calabria Region had
been instituted only five years before – to give shape to a sincere need of this area: to have a structure that could coordinate and support the winemakers. Nowadays it counts 32 partners and 5,000 hectares of vineyards, and guarantees a quality production which is fruit of a great commitment. The label proposed are based on local grape varieties and include red, white and rosé wines. The buttonhole of the winery is the famous Cirò, made of Gaglioppo in
purity. This grape variety has recently hit the headlines due to recent studies that have demonstrated its beneficial effect for the health of the heart and for its anticancer effects. “If it’s tasted in small quantities, of course” says Gaetano Ciancaruso, president of Cantina Enotria. The winery produces the traditional Cirò Rosso Classico and Riserva “Piana delle Fate”, a not too bright ruby red wine, with a delicate and winy perfume and a velvety and warm taste
ideal with game and roast meat. A more modern version of Gaglioppo is Rosato, a rosé wine with flowery adn fruity perfumes; harmonic and wellbalanced it’s the ideal wine for appetizers, first corse based on tomato and also with white meat. Cantina Enotria proposes also a Cirò Bianco made with a soft pressing of Greco Bianco fermented at controller temperature: a wine with a delicate bouquet and a fresh and pleasant taste. •
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Emilia Romagna
Maramia: il biodinamico di
Tenuta Mara C
Un Sangiovese in purezza cresciuto fra Mozart e cinguettii, invecchiato fra canti gregoriani, bevuto fra opere d’arte
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i sono voluti cinque anni di attesa e un modo di concepire la terra a 360° chiamato agricoltura biodinamica per dare vita a “Maramia”. Il primo vino biodinamico riminese nasce nel 2010 quando la passione enologica di Giordano Emendatori incontra la comprovata esperienza dell’agronomo Leonello Anello e la dedizione del vignaiolo Leonardo Pironi. Perché un vino biodinamico? Per fare del vino vero e non una bevanda alcolica
fermentata, spesso aromatizzata, con una serie di ingredienti chimici che caratterizzano spesso il vino convenzionale. La strada intrapresa non è di certo facile ma nessuna strada facile è ricca di soddisfazioni. E qui la soddisfazione nasce già in campo: la salute dei vigneti – 7 ettari vitati esclusivamente a Sangiovese dove la cura delle piante è impeccabile – conferma la qualità delle scelte colturali fatte. Non solo sovescio ma anche tutela della biodiversi-
tà e la musica di Mozart che viene diffusa nei vigneti notte e giorno ad accompagnare il ciclo vegetativo delle viti. Il lavoro in vigna viene effettuato esclusivamente a mano. Le uve raccolte subiscono in cantina una cernita severissima sotto gli occhi e le mani di ben 16 addetti. Nei tini, tutti diversamente decorati, il vino fermenta senza controllo di temperature e senza lieviti aggiunti e approda infine nella bottaia dove due guerrieri cinesi vegliano giorno
ricco dove il fruttato si esprime con note di fragoline di bosco e zenzero e uno spunto balsamico dal finale ammandorlato, che in bocca si traduce in una raffinata eleganza, tannini di spessore e aroma pieno. Unico vino prodotto dalla Tenuta Mara, sarà presto possibile goderselo nel-
la sala da musica, perfetta per ospitare concerti grazie alla sua acustica e al piano a coda, ma spazio ideale anche quale sala di degustazione e di ricevimento. La struttura di Tenuta Mara è infatti prenotabile per eventi e matrimoni ed è visitabile su prenotazione.(i.g.)•
TENUTA MARA S.R.L. SOC. AGR. Via Abbazia, 64 47833 Morciano di Romagna (RN) Tel. +39 0541 988870 Fax 0541 859412 info@tenutamara.com www.tenutamara.com
Maramia: the bio-dynamic by Tenuta Mara A Sangiovese in purity that grows among Mozart and tweeting, aged among Gregorian chants and tasted among artworks
choices they have made. Organic manure, protection of bio-diversity, and even Mozart’s music that accompany day and night the vegetative cycle of the vines. The work in the vineyard is manual. The harvested grapes are carefully selected in the cellar by 16 workers. In the differently decorated barrels wines ages without any control of temperature and without added, then it reaches the ageing room where two Chinese warriors guard it day and night accompanied by Gregorian chants. All this give life to Maramia, a wine
nourished by quality and art that has conquered wine-lovers and connoisseurs, due to its precious ruby red color, its frank and rich perfume of wild strawberry and ginger, and a balsamic almond ending, a refined elegance, thick tannins and a full aroma. Soon it will be possible to taste the only label produced by Tenuta Mara in the new music room created to host concerts, thanks to its perfect acoustic and its grand piano. Tenuta Mara can host also wedding parties and events and welcomes the guests who wish to visit it. •
e notte, accompagnati dai canti gregoriani. Nasce così Maramia, un vino nutrito di qualità e arte, che ha conquistato sin da subito l’apprezzamento del pubblico, anche quello esperto. Merito del suo colore, un prezioso rubino di grande luminosità, il profumo franco e
It has taken a 5 years wait and a way of thinking about land called bio-dynamic agriculture to give life to “Maramia”. The first biodynamic wine has been created in 2010 when Giordano Emendatori’s oenological passion met Leonello Anello’s experience in agronomy and Leonardo Pironi’s stubbornness as vine-grower. Producing in a biodynamic way means producing a
real wine and not just an alcoholic fermented drink, usually flavoured, with a number of chemical ingredients that are frequently found in conventional wines. This path isn’t easy but it’s rich of satisfaction. Here satisfaction starts in the vineyard: the health of the vineyards – 7 hectares where grow Sangiovese only and the care for the vines is impeccable – confirms the quality of the
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Hai chiuso col cattivo odore. Lo sgradevole difetto di tappo/muffa oggi può essere definitivamente dimenticato. Il Laboratorio Polo possiede una metodologia di analisi certificata di assoluta avanguardia che consente l'individuazione della vasta gamma di metaboliti che, se presenti nel sughero, causano l'odore di tappo. Grazie ad una strumentazione d'eccellenza, unica a livello mondiale nel settore enologico, il Laboratorio Polo è in grado di eseguire analisi sulle partite di tappi, effettuando un valido controllo quantitativo delle principali molecole particolarmente critiche per il sughero. Inoltre, il Laboratorio Polo, ha messo a punto metodi innovativi di identificazione di molecole cedute al vino da parte di colle, trattamenti di superficie e lubrificanti utilizzati nella lavorazione dei tappi tecnici. Pololab fornisce, in questo modo, la garanzia della qualità del vino conservato in bottiglia. Per l'elevata tecnologia d'analisi e per l'impegno costantemente teso all’ultima frontiera della ricerca, il Laboratorio Polo ha ricevuto riconoscimenti dall’Unione Europea, dal Ministero della Ricerca e dalla Regione Veneto. Pololab è l’avanguardia della naturalità.
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Roma protagonista di Expo
Lazio
Non solo Milano: anche
Sonia Ricci, Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Lazio: “100 prodotti agroalimentari per rappresentare la nostra identità ad Expo 2015” DI CLAUDIA CATALDO
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onia Ricci viene dal management più che dalla politica: esponente Pd, è stata nominata Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio nel 2013, da Zingaretti. Amministratore unico e direttore generale prima, ha dimostrato esperienza e grande conoscenza del settore agroalimentare, soprattutto del sistema delle cooperative. Iniziamo dal tema caldo di questo 2015: l’Expo di Milano. Che progetti ha il vostro Assessorato in merito? “Abbiamo grandi progetti. Expo 2015 rappresenta un’opportunità irripetibile per l’agroalimentare di qualità del Lazio e per questo le nostre imprese verranno coinvolte a partecipare insieme a tutti gli operatori economici del territorio. Il nostro impegno è quello di portare avanti un disegno unitario di promozione e un progetto organico e condiviso di sviluppo con Regione Lazio, sistema camerale, Industriale, Artigianale e Roma Capitale. Vogliamo lavorare insieme per trasformare Expo 2015 in una grande vetrina che avrà il suo fulcro non soltanto a Milano ma anche a Roma”. Come si presenterà il paniere agroalimentare della Regione Lazio? Quali sono le possibilità per le singole aziende? “Partiamo dal fatto che il Lazio è l’unica regione, insieme alla Lombardia, ad avere durante il semestre dell’Expo di Milano uno spazio espositivo permanente di 140 metri quadrati. Il Lazio sarà dunque una regione protagonista, portando alla ribalta il cibo, la cultura e la tradizione dei suoi territori. Per questo abbiamo selezionato 100 prodotti agroalimentari quali nostri punti di forza per rappresentare al meglio l’identità culturale e alimentare del Lazio. Del paniere fanno parte 26 vini, 14 carni e salumi, 26 tra legumi, ortaggi e frutta; 10 formaggi; 8 prodotti da forno e dolciari; 4 oli e 12 altri prodotti. Ci sono le acque minerali, i prodotti freschi, la frutta e i prodotti del mare. Le aziende naturalmente avranno l’opportunità di farsi conoscere e accrescere il loro posizionamento internazionale. Il cartellone di iniziative che abbiamo individuato coinvolgerà anche Roma con numerose location di grande attrazione per il pubblico dei visitatori stranieri”. Molto si parla di Internazionalizzazione, anche nella Legge di Stabilità. Cosa state facendo in tal senso? Qual è il livello di internazionalizzazione delle
aziende agroalimentari laziali? Come può eventualmente essere migliorato? “La Regione Lazio si è rivolta a pieno titolo a favore dell’internazionalizzazione inserendola tra le priorità delle proprie linee di azione, realizzando una cabina di regia in grado di coordinare e mettere a sistema tutte le azioni, i progetti e i sostegni finanziari che coinvolgono non soltanto il settore agricoltura ma anche le attività produttive, il turismo e la cultura. Il nostro impegno è rivolto in particolare a favorire la promozione all’export dei prodotti agricoli e agroalimentari attraverso gli incontri diretti tra le imprese agricole e i buyer esteri. In tal senso rappresenta una grande opportunità la partecipazione del sistema Lazio alle vetrine fieristiche internazionali più importanti quali, per esempio, il Vinitaly di Verona, il Salone del Gusto di Torino, Fruit Logistica di Berlino, Biofach di Norimberga. Da sottolineare inoltre che il ‘piano internazionalizzazione’ è inserito nella legge di stabilità nazionale con specifiche risorse finanziarie e obiettivi rivolti a promuovere il made in Italy e gli investimenti in Italia. Certo, per quanto riguarda il Lazio, il lavoro da fare è ancora molto lungo perché i prodotti e la qualità dell’agroalimentare regionale riesca a farsi conoscere e a competere sui mercati. Alcuni segnali ci incoraggiano a proseguire con fiducia, come i numeri positivi legati all’export del nostro vino, un prodotto che negli ultimi anni ha puntato molto sul miglioramento della qualità”. Quali sono a suo avviso le urgenze con cui la politica italiana si trova a fare i conti relativamente al comparto agroalimentare nazionale? E le urgenze delle vostra regione? “L’Italia, deve scommettere sulla qualità delle proprie produzioni agroalimentari, solo così il settore potrà crescere ed essere competitivo. Un percorso obbligato che prevede però il superamento di alcune questioni cruciali che sono: non sacrificare in alcun modo gli standard qualitativi delle produzioni, al contrario valorizzarli e promuoverli, implementare la ricerca e l’innovazione, stimolare l’aggregazione tra i produttori, varare una politica più orientata alla sostenibilità e alla sicurezza alimentare. In sostanza si tratta delle linee guida che stiamo cercando di applicare su scala regionale per la crescita della nostra agricoltura”.•
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Si aggiunge alla gamma dei prodotti lo Spumante Brut Millesimato da uve Bellone: un antico vitigno coltivato da oltre due millenni a sud di Roma, le cui virtù erano decantate già da Plinio
Lazio
Ômina Romana, local e global DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA
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n gioco di connubi, una fusion fra storia e modernità, fra tradizione e scienza, fra imprenditorialità e vocazionalità del territorio. Ideatore del progetto è il tedesco Anton F. Börner, legato all’Italia per questioni affettive, appassionato di vino, dal piglio ambizioso e innovativo: la sua Ômina Romana, a Velletri, è frutto di scelte strategiche e motivate, come quella di optare per il Lazio in quanto regione vitivinicola dalle grandi potenzialità ancora inespresse o quella di appoggiarsi alle università per lo studio dei terreni e dei vitigni. E i vini? Di altissimo livello, local ma di ambizione global. Attualmente sono circa 80 gli ettari vitati, coltivati
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soprattutto con varietà a bacca rossa (70%), con un 65% di vitigni internazionali e il rimanente autoctoni: niente viene lasciato al caso e a testimoniarlo sono i 360 km di irrigazione, le 20 centraline meteo dislocate fra le viti, le selezioni attuate in fase di vendemmia, i tre team (campo, cantina, marketing) che lavorano spalla a spalla. Monovitigno oppure blend, in bianco oppure in rosso: la gamma è preziosa e oggi si arricchisce anche dello Spumante Brut Millesimato da uve Bellone, con una piccola percentuale di Incrocio Manzoni. Una vera innovazione per la produzione laziale: un prodotto di pregio, dotato di grande freschezza, vivacità, eleganza e complessità, con delicate note
di pesca bianca e crosta di pane al naso. Leit motiv dei vini firmati Ômina Romana è la spiccata mineralità, la longevità e l’eleganza, merito dei terreni vulcanici su cui vengono coltivati i vitigni, caratteristiche queste che ritroviamo nei bianchi come il Viognier ma anche nei grandi rossi, come il Cabernet Sauvignon o il Merlot, oppure nelle cuvée, i cui nomi ricordano gli dèi dell’olimpo. La fenice, logo dell’azienda, è proprio questo: fuoco, vulcano, nascita. Di un grande progetto, dalle ampie vedute. (c.c.)• ÔMINA ROMANA Via Favignano La Parata, 75 - 00049 Velletri (RM) Tel./Fax +39 06 96430193 OMINA ROMANA DISTRIBUTION GMBH Tel. +49 (0)841 658-100 www.ominaromana.com info@ominaromana.com
Ômina Romana, local and global A new label enriches its range of products: Spumante Brut Millesimato made of Bellone, an ancient grape variety that has been growing in the south of Rome for more than two millenniums and whose virtues where praised by Pliny A fusion of history and modernity, tradition and science, entrepreneurial spirit and land: it’s Ômina Romana, Anton F. Börner’s ambitious and innovative project. The entrepreneur, a wine-lover who is tied to Italy for personal reasons, has chosen Velle-
tri, in Lazio, due to its winemaking unexpressed potential. Also, he could count on the universities for the study of the soils and the selection of the grape varieties. His wines are highlevel local labels with global ambitions. Nowadays his winery owns 80
hectares of vineyards where grow red berry varieties (70%), 65% international varieties and 35% autochthonous ones. Nothing is left to the chance: 360 km of irrigation system, 20 weather control units among the vines, a careful selection of the grapes
during the harvest, three teams (vineyard, cellar, marketing) that works side by side, are only some proofs of it. Monovariety or blend, white or red, the range of products by Ômina Romana is rich and precious. Now it has been enriched by Spumante Brut Millesimato a sparkling wine made of Bellone and a small percentage of Incrocio Manzoni. It’s a true innovation in the oenological survey of Lazio: a precious product which is characterized by great freshness, liveliness, elegance and complexity, with light white peach perfuse and crust of bread aromas. The leit motiv of Ômina Romana is the longevity and elegance of its wines and its mineral inklings, due to the volcanic soils where grow the vines. We find these characteristics in its white labels, such as Viognier, but also in its great red wines, like Cabernet Sauvignon or Merlot, or in its cuvée, whose names recalls the Olimpus gods. Logo of this winery is the Phoenix: a symbol of fire, volcano and rebirth. And of a great broadminded project.•
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arà la regione italiana simbolo di Expo 2015: un volano per l’intero ambito vitivinicolo. A parlarcene è Gianni Fava, Assessore all’Agricoltura della Lombardia, impegnato nel settore ecologico e di tutela del territorio – è stato membro della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulle attività illecite relative al ciclo dei rifiuti e Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla contraffazione e pirateria in campo commerciale. Siete la regione ospitante l’Expo 2015: cosa vi aspettate? “Ci aspettiamo un successo, con oltre 6 milioni di biglietti già venduti. Ma lavoriamo per un ritorno su Milano e su tutti i territori lombardi e perché si raggiunga un accordo sulla tutela dei prodotti tipici e la lotta alla contraffazione, a vantaggio di tutti i consumatori”. Avete progetti di promozione all’estero per Expo 2015? “Accanto al World Expo Tour, con la presentazione delle eccellenze lombarde, è prevista la partecipazione a eventi di promozione dei
prodotti di qualità in accordo con Unioncamere Lombardia, con il coinvolgimento diretto dei consorzi di tutela”. Diritti d’impianto: qual è la vostra opinione? Quali benefici o disagi? “La differenza sostanziale tra diritti e autorizzazioni consiste nel fatto che i diritti di impianto sono cedibili, e quindi hanno un valore commerciale di mercato, le autorizzazioni non sono trasferibili da un viticoltore a un altro nemmeno a titolo gratuito e pertanto derivano solo dall’espianto di un proprio vigneto esistente. L’impatto del nuovo regime sulla viticoltura nazionale e regionale non è facilmente immaginabile, in quanto, considerando la costante diminuzione dei vigneti lombardi e italiani, non è possibile prevedere se le nuove assegnazioni potranno soddisfare o meno le richiesta dei produttori”. Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020: quali sono le linee guida? Su cosa punterete a livello vinicolo? “Sulla qualità, sostenendo l’adesione alle Docg, Doc e Igt. Sul pia-
Le prospettive
vitivinicole
lombarde DI IRENE GRAZIOTTO
Non solo Expo, ma anche lotta alla contraffazione, ammodernamento e vantaggi per le produzioni sostenibili. Queste le tracce individuate dall’Assessore all’Agricoltura Gianni Fava no strutturale saranno sostenuti gli investimenti di ammodernamento, per migliorare la qualità e ridurre i costi di produzione delle imprese agricole e agroindustriali. Saranno incentivati anche gli interventi di carattere ambientale, favorendo lo sviluppo di tecniche di colti-
vazione sostenibili, le produzioni integrate, il biologico. Sosteniamo i vigneti terrazzati di montagna e supportiamo i progetti integrati di filiera o di area. Restiamo in attesa poi di capire quali saranno i confini e gli ambiti di intervento attraverso l’Ocm”.•
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Marche
Elisa Di Francisca:
una vita in punta di fioretto Fuori dalla pedana, la medaglia d’oro marchigiana sa trasformarsi in...campionessa di gusto DI STEFANIA ABBATTISTA
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e fosse un vino, nella retroetichetta ci sarebbe scritto che è persistente e vigoroso, allo stesso tempo piacevole e beverino. Armonicamente alcolico, sui 13% vol. Sicuramente Docg e in stretto connubio con la sua terra di provenienza. Dal color giallo paglierino con riflessi oro (gli stessi della bellissima medaglia di Londra 2012). Se fosse un vino, dicevamo. Lei è invece “solamente” la nuova ambasciatrice del Verdicchio nel mondo per la campagna 2015 promossa dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT). Ecco un’atleta innamorata del vino e dello sport: due ambiti che possono anche andare d’accordo. Elisa Di Francisca marchigiana Doc: com’è il suo rapporto con il gusto e col vino? Da atleta, segue accorgimenti particolari a tavola (e nel calice)? “Ho sempre avuto un ottimo rapporto con il buon cibo e il buon vino. Sono curiosa e amo conoscere cosa mangio, le diverse proprietà e scegliere i prodotti migliori. Quando viaggio adoro fare shopping enogastronomico e assaggiare i prodotti tipici del posto. Da
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atleta seguo attentamente la dieta a zona. Anche nella zona è previsto un calice di vino ed io non me lo faccio mancare mai!”. Come vive il suo nuovo ruolo di ambasciatrice del Verdicchio nel mondo? Dopo l’annuncio, cosa le hanno detto i produttori del grande bianco autoctono? “Lo vivo con estremo orgoglio perché il Verdicchio è
un’eccellenza del mio territorio, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e io mi sento ambasciatrice sana di questo prodotto. Dopo l’annuncio i produttori del bianco autoctono mi hanno detto: «Finalmente dopo tanti anni di degustazioni e brindisi sei riuscita ad entrare a far parte della nostra famiglia!». E io ne sono lusingata”. Vignaioli e atleti professionisti: entrambe le scelte richiedono dedizione e
sono un po’ delle missioni, più che dei semplici lavori. Troviamo 3 analogie che accomunano i due mondi: “Uno: la cura e l’attenzione dei particolari, due: il sacrificio, tre: la passione. Inoltre, quando un atleta professionista vince, festeggia spesso con il vino!”. I suoi primi due obiettivi per il 2015? “Centrare la qualificazione olimpica per Rio 2016 (visto che dalle prossime Olimpiadi purtroppo potranno andare solo due atlete del fioretto) e la ricerca della mia serenità interiore”. Chiudiamo con un abbinamento di gusto: a parte il Verdicchio (troppo facile!), qual è il suo secondo vino “del cuore”, da bere accanto al suo piatto preferito? “Il secondo vino del cuore è un rosso, non della mia terra: l’Amarone. Molto strutturato e con una forte personalità, come la mia. Lo abbino spesso e volentieri ad un piatto che mi ricorda le origini del mio babbo, la Sicilia. Si tratta di una ricetta che mia madre cucina alla perfezione e che ho appreso da lei: la pasta al forno con le melanzane”.•
Cantina dei Colli Ripani
L
’intenzione dell’ azienda picena di tutelare e valorizzare la propria produzione vinicola nasce nel 1969, ma è nel 1977 che gli associati, all’epoca circa 100, effettuano la prima vinificazione. Oggi quel numero è più che tri-
La passione per la qualità, il piacere di condividerla
plicato, ma sono rimasti intatti i principi su cui si fonda la Cantina: l’attenzione al benessere e al piacere del consumatore sono mantenuti e rispettati con una continua ricerca volta a coniugare qualità e tradizione vinicola della zona. Quattro le linee di vini prodotte: Pharus, l’eccellenza che nasce da grappoli selezionati, Colli Ripani, dall’ottimo rapporto qualità-prezzo, la linea ‘settantase77e, per il canale HO.RE. CA. ed i prodotti bio. Grande l’attenzione ai dettagli, percepibile non solo dalla qualità dei vini, ma sin dalle bottiglie, come dimostra il processo di rinnovamento del brand iniziato con il re-styling del packaging di alcune linee della Cantina, accattivante e decisamente all’avanguardia. A garanzia del consumatore, lo standard qualitativo è assicurato dalla certificazione UNI EN ISO 9001:2008.•
Marche
Vini dal carattere piceno,
LA CANTINA DEI COLLI RIPANI SOC. COOP. Contrada Tosciano, 28 63065 Ripatransone (AP) Tel. 0735 9505 info@colliripani.it www.colliripani.it
Wines with a “Piceno” character: Cantina dei Colli Ripani Passion for quality and the pleasure to share it
our wines, but also by the appealing and cutting-edge packaging of some of our lines. For consumer protection, quality is guaranteed by UNI EN ISO certification 9001:2008.•
The intention of our winery to protect and enhance the value of its production dates back to 1969, but it is only in 1977 that about 100 members made their first wine. Nowadays their number has tripled, but the philosophy of our cooperative has remained unchanged: care for consumers’ welfare and pleasure and continuous research for combining high quality with the wine-making culture of the region. We have four product lines: Pharus, the excellence from selected grapes, Colli Ripani, offering the best value for money, ‘settantase77e, a line produced for the hospitality industry, and finally organic wines. A great attention to details is revealed not only by the quality of
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Marche The charming rediscovery of the land of Tenuta la Canosa In the heart of the countryside of Ascoli Piceno, to the discovery of ancient grape varieties
Tenuta la Canosa,
l’affascinante riscoperta
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del territorio
n progetto ambizioso quello di Riccardo Reina: la valorizzazione di una terra da tempo sottovalutata ma da sempre vocata alla produzione vitivinicola, il Piceno, all’estremo sud delle Marche. Così, con la ristrutturazione di un casale del 1700 e la costruzione della moderna cantina a basso impatto ambientale nel comune di Rotella, comincia nel 2005 l’avventura straordinaria dell’azienda La Canosa. Cento ettari di terreno, di cui 25 vitati, su cui mai si era intervenuti in passato con sostanze chimiche su cui vengono impiantati vitigni autoctoni, coltivati su questi terreni già dal
1100 dai monaci Benedettini. 8 le etichette dell’azienda: i bianchi Pekò - Offida Pecorino Docg- e Servator -Offida Passerina Docg-, i rossi Nummaria -Rosso Piceno Superiore Doc-, Signator -Rosso Piceno Doc-, e i due vini di punta, Nullius e Musè, affinati in Tonneau che ben sanno strutturarsi tra sentori fruttati e morbidezza, oltre ai 2 spumanti metodo Charmat, Passerina Brut e Rosè Brut. Tenuta La Canosa offre la possibilità di soggiornare per periodi settimanali o per week-end, presso la casa-vacanze di recente inaugurazione, di gustare nel proprio ristorante le eccellenze gastronomiche del territorio esaltate, ovviamente, dai vini dell’azienda.•
Nel cuore della campagna di Ascoli Piceno, alla riscoperta di antichi vitigni
LA CANOSA Via Contrada San Pietro, 6 – Fraz. Castel di Croce - 63030 Rotella (AP) - Tel. 0736 374556 - Fax. 0736 375256 info@lacanosaagricola.it - www.lacanosaagricola.it
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Riccardo Reina’s project is an ambitious one: to exploit and promote an underestimated land with a great potential: the Piceno area, in the south of Marche. In 2005 he started his adventure restoring a XVIII century farm and building a modern cellar with a low environmental impact in the municipality of Rotella. La Canosa is a 100 hectares estate, 25 of which are vineyards that grow in a soil that had been never cultivated with chemicals. He planted autochthonous grape varieties that had been grown by Benedictine monks in 1100. The winery proposes eight labels: the white wines Pekò (Offida Pecorino Docg) and Servator (Offida Passerina Docg), the red wines Nummaria (Rosso Piceno Superiore Doc) and Signator (Rosso Piceno Doc) and the two buttonholes Nullius and Musè, refined in tonneaux, well-structured, fruity and soft, beside two Charmat method sparkling wines Passerina Brut and Rosè Brut. La Canosa welcomes its guests for weekly stays or week-ends in its recently opened agritourism, and in its restaurant that proposes specialties of the territory exalted by its wines. •
Vitigni del territorio e una lunga tradizione: è così che nascono i vini Marconi
Gruppo Marconi: Marchigiani Doc due spumanti metodo Charmat (Verdicchio e Passerina Brut), due bevande a base di vino e visciole e due grappe. Il tutto nel pieno rispetto di una tradizione che sa rinnovarsi ed adeguarsi alle tecnologie più moderne ed evolute: perchè è con un occhio sempre rivolto alle prime due generazioni che Michele e Giusy guidano l’azienda, occupandosi dei 17,50 ettari di vigneto, senza trascurare alcun lato della commercializzazione, che avviene per la maggior parte attraverso la GDO e l’Horeca e solo per una minima, ma crescente, parte attraverso il canale estero. (e.b.)•
MARCONI VINI SRL Via Melano, 25 60030 San Marcello (AN) Tel. 0731 267223 Fax 0731 269140 info@marconivini.it www.marconivini.it
Marconi: Doc wines from Marche Local grape varieties and an ancient tradition: that’s how Marconi wines are made The story of Marconi started in the first half of the last century, when in 1947 the actual owner’s grandfather and father decided to join the world of winemaking and loose wine. Since then many things have changed: nowadays the winery is managed by Michele Marconi and his sister Giusy, and has found the perfect combination to create products with an unmistakable character. The groups has two societies: the farm Falcone Reale Srl and the commercial Marconi Vini Srl. Together they produce, bottle and market seven doc labels of Marche
Marche
C
omincia nella prima metà del secolo scorso la storia dell’azienda Marconi quando, nel 1947, il nonno ed il padre dell’attuale titolare Maurizio Marconi cominciarono a dedicarsi alla viticoltura ed alla vendita di vino sfuso. Da allora sono cambiate le generazioni e gli obiettivi: oggi l’azienda, gestita da Michele Marconi e dalla sorella Giusy, ha raggiunto la perfetta combinazione per ottenere prodotti dal carattere inconfondibile. Due le società del gruppo: l’azienda agricola Falcone Reale Srl e quella commerciale, la Marconi Vini Srl. Insieme producono, imbottigliano e commercializzano sette doc marchigiane (Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, Lacrima di Morro d’Alba, Lacrima di Morro d’Alba Superiore, Rosso Conero, Rosso Piceno, Falerio Pecorino), tre Igt (Passerina, Marche Rosso, Marche Bianco),
(Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, Lacrima di Morro d’Alba, Lacrima di Morro d’Alba Superiore, Rosso Conero, Rosso Piceno, Falerio Pecorino), three Igt (Passerina, Marche Rosso, Marche Bianco), two Charmat method sparkling wines (Verdicchio and Passerina Brut) and two drinks based on wine and sour cherry, and two grappa. The production respects the tradition but employs the most modern technologies to guarantee quality: Michele and Giusy manage the winery and its 17.5 hectares of vineyards keeping an eye on tradition but with a modern spirit. In fact, they follow the distribution carefully, addressing their wines to GDO and Horeca but also looking towards the foreign markets. •
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Sicilia
Ammasso: Sipping the splendors of Sicily A rich and powerful wine, with a surprising balance: the purest expression of the quality of Barone Montalto
Ammasso,
sorso dopo sorso, le meraviglie della terra siciliana
U
no degli obiettivi principali della Barone Montalto è da sempre questo: far conoscere nel mondo i vini di una terra forte e ricca come quella siciliana, luogo unico per la coltivazione dei vigneti. Barone Montalto è la massima espressione dell’isola e, infatti, può contare su terreni diversi e complementari tra di loro: dal terreno calcareo della Valle del Belice, alle argillose terre della Valle dei Templi, al clima caldo e siccitoso della parte sudorientale della Sicilia, tutti coltivati seguendo il protocollo di qualità Barone Montalto. Nella prima di queste zone, proprio nei pressi della Cantina di Santa Ninfa, si trovano i vigneti da cui si produce il prodotto icona dell’azienda: l’Ammasso, massima
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espressione qualitativa della Barone Montalto, frutto di un’attenta quanto impegnativa ricerca. Tre le fasi che si susseguono nella produzione del vino: alla prima, che prevede un’accurata selezione delle uve, segue la disposizione delle stesse su un unico strato in piccole cassette. Termina il ciclo un appassimento di 4 settimane nella “fruttaia” ventilata ed a temperatura costante. (e.b.)•
One of the main aims of Barone Montalto has always been this one: promoting in the world the wines of Sicily, a rich and generous land where some very unique vines grow. Barone Montalto is the greatest expression of an amazing island which encloses different and complementary soils: from the calcareous soil of the Belice Valley to the clayey one of the Valley of the Temples, and to the warm and dry climate of the south-west side of Sicily, all under the careful growing rules of Barone Montalto. In the first of these areas, close to the cellar of Santa Ninfa, are the vineyards that give life to Ammasso, the purest expression of the quality guaranteed by Barone Montalto, fruit of a careful and demanding research. The production of this wine is made of three phases: a careful selection of the grapes, the storage in small boxes and a 4 weeks drying in airy room at controlled temperature. •
Un vino ricco e potente, dallo straordinario equilibrio, massima espressione dell’alto livello qualitativo della Barone Montalto L’Ammasso è stato premiato con l’argento Decanter Wine Awards 2014, con il bronzo all’International Wine Challenge 2014 e con l’argento al Concorso enologico internazionale di Vinitaly 2014 BARONE MONTALTO C.da Salinella - SS. 188 Km. 45500 91029 Santa Ninfa - Trapani Tel. 0173 636311 ammasso.baronemontalto.it info@baronemontalto.it
Piemonte
A volte avere il vino migliore non basta DI STEFANIA ABBATTISTA
Il Piemonte fa il punto su se stesso, tra luci (la qualità) e ombre (la frammentarietà). E alla vigilia dell’Expo, scopre un’inedita unione d’intenti
N
el panorama vinicolo italiano il Piemonte rappresenta un faro di eccellenza. Barolo, Barbaresco, Dolcetto, Asti, solo per citarne alcuni, rimangono i capisaldi dell’enologia di casa nostra. I punti deboli non vanno rintracciati nella competenza e nemmeno nella qualità delle moltissime aziende medio-piccole che permeano la regione, quanto nell’incapacità (ancora) di fare davvero sistema. In una recente dichiarazione, l’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero ha constatato: “l’eccessiva competitività che sfiora la litigiosità rappresenta la debolezza del nostro comparto”. Ma non c’è solo la frammentaria piccolezza del “difendere il proprio orticello” che a volte sabota i grandi vini piemontesi. Va sottolineato infatti come tutt’oggi l’export - che vale 1,4 miliardo di euro e rappresenta il 16% del totale delle vendite di vino italiano all’estero - sia un gigante che molti piccoli produttori non sanno bene come affrontare. Le ombre sono dunque tutte nella difficoltà di fare sistema, specialmente se si parla di mercati fuori dall’Unione Europea, come ad esempio la Cina, dove il vino piemontese
ha più difficoltà a penetrare (decisamente meglio va invece in Europa). Il futuro sarà legato dunque alla capacità di mettersi insieme e fare rete: quasi un dovere, per sfruttare al meglio i circa 400 milioni che arriveranno nei prossimi 5 anni, tra fondi Ocm e Psr. E la regione sarà chiamata a un piano compatto di comunicazione, marketing e promozione, esportabile anche fuori dall’UE. Nell’attesa, c’è qualcosa che ha già unito i vari Consorzi, anche se sotto il segno di un sonoro no: Expo 2015, in merito al quale Giorgio Bosticco, Presidente del Consorzio Piemonte Land of Perfection e Direttore del Consorzio di Tutela dell’Asti Docg, si è recentemente pronunciato, con dichiarazioni che non lasciano spazio a dubbi. Il costo che i Consorzi piemontesi dovrebbero sostenere per esporre è troppo alto, ma il dissenso va anche oltre la mera moneta, e tocca proprio il nervo sco-
perto della necessità di una comunicazione coerente e globale: “Non è solo un problema di costo, che è molto alto - ha detto Bosticco - ma anche di progettualità. Che senso ha infilarci in quella batteria di dispenser senza un disegno di marketing e comunicazione? Noi vogliamo lavorare più sulla denominazione che sulla marca. Anche se dicono che stanno vendendo gli spazi, non è quella la strada”. Bosticco e la Regione stanno preparando un progetto alter-
nativo, per fare in modo che il “no” a Expo venga sostituito da altre azioni chiave, capaci anche di sostenere il flusso turistico indotto che, partendo da Milano, vede nel Piemonte una delle mete d’elezione per prolungare la sosta, vista anche la vicinanza geografica. Su Expo permangono a tutti i livelli dubbi e polemiche, ma paradossalmente proprio sulla base dei disaccordi si creano spesso punti di contatto per percorsi alternativi. •
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Villa Remotti,
fascino piemontese FOTO DI PAMELA BRALIA
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na residenza d’epoca incorniciata dai vigneti di Fubine Monferrato: ecco Villa Remotti, riportata al suo antico splendore da Raffaella Rossi nel 2006 quando, ripristinandone gli storici vigneti, questa villa ottocentesca diventa cuore pulsante di un’azienda vinicola. Alla qualità del suolo argilloso si aggiunge la favorevole esposizione a sud ovest dei pendii collinari, fattori valorizzati da un lavoro accurato e appassionato sia in vigna che in cantina. Nascono così i tre vini di Villa Remotti: una Barbera d’Asti Docg, una Barbera versione chinata e infine uno Chardonnay. La Barbera è la produzione classica di queste terre e il nome “Fanciot” – che significa
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“fanciullo” nella parlata locale – rievoca le risa e i giochi di un tempo lontano. Questo vino, a dispetto del nome, è però un vino sabaudo, importante, che nasce nel vigneto con la miglio-
Incastonata nel cuore del Piemonte, l’azienda coniuga produzione vinicola e ricettività d’alta classe
re esposizione. Di colore rosso rubino, Fanciot sfoggia un profumo intenso di frutta in confettura che sfuma in note eteree e un buon equilibrio gustativo fra tannino e rotondità, rivelandosi
perfetto per accompagnare carni, formaggi stagionati e primi importanti. Il “Barbachina” è invece la versione chinata della Barbera, un’alternativa alla tradizione piemontese del
Barolo Chinato. Aromatizzata alla China Calissaia, il “Barbachina” è ideale per un aperitivo insolito o come digestivo a fine pasto, da accompagnare anche al cioccolato. Infine, lo Chardonnay “Sha’ar”, un divertissement bianco in una terra di vini rossi: giallo paglierino vivace, dal profilo leggero e fresco al naso, con note floreali e fruttate che si ritrovano anche al palato. Già la prima annata, il 2012, aveva dato risultati importanti e quest’ultima vendemmia promette di regalare grandi soddisfazioni. Sha’ar è perfetta per accompagnare pietanze di pesce o per una pausa di relax magari in una delle quattro camere che si possono affittare a Villa Remotti. La struttura mette infatti a disposizione due appartamenti con vista sui vigneti, dove potere immergersi nella quiete del Monferrato – dichiarata Patrimonio Unesco – e, al contempo, avere Milano a portata di mano, ideale per Expo 2015.(i.g.)• VILLA REMOTTI Strada privata Remotti - 15043Fubine Monferrato (AL) Tel. +39 335 6560624 villaremotti@yahoo.it - www.villaremotti.it
Villa Remotti, the charm of Piedmont In the heart of Piedmont, a winery that combines winemaking and high-class welcoming An historical estate among the vineyards of Fubine Monferrato: it’s Villa Remotti, restored to its ancient splendor by Raffaella Rossi in 2006 and converted into a winery. Beside an excellent clayey soil, the vineyards enjoy a favorable south-west exposure that combined with a careful and enthusiastic work give life to special wines. The three labels by Villa Remotti are a Barbera d’Asti Docg, a Barbera Chinato and a Chardonnay. Barbera is the typical grape variety of this area and its name “Fanciot” – child in the local dialect – recalls the laughs and games of a past time. This wine, in spite of its name, is an important wine, created with the grapes of the best vineyard. Fanciot has a ruby red color, an in-
tense fruity perfume of marmalade that fade in ethereal inklings, and a well-balanced taste that makes it the ideal companion for meat, seasoned cheese and structured first dishes. “Barbachina” is a Barbera Chianto, an alternative to the traditional Barolo Chinato. Aromatizzata alla, il “Barbachina” is a wine aromatized with China Calissaia: an unusual aperitif or an excellent digestive at the end of the meal or with chocolate. Chardonnay “Sha’ar”, is a white divertissement in a land of great red wines: a lively straw yellow wine with a light and fresh perfume, and flowery and fruity taste. Its first year, 2012, had already given great satisfaction but this last is very promising. Sha’ar is ideal with fish or for a relaxing drink. Villa Remotti offers two apartments overlooking the vineyards to enjoy the calm of Monferrato – Unesco Pstrimony – few steps from Milano and Expo 2015. •
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Toscana in progress
Expo 2015. Tra mancate partecipazioni e risposte positive, si racconterà un Tuscan Lifestyle rivolto al futuro DI MARINA CIANCAGLINI
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nche in Toscana fervono i preparativi per il prossimo Expo. Nello specifico del vino, molte polemiche si stanno registrando da parte di Consorzi e aziende private per quanto riguarda gli alti costi di partecipazione. Lo stesso Consorzio del Brunello sembra abbia declinato la partecipazione. Il rischio, chiaramente è che quelle che sono veramente le punte di diamante della qualità toscana non siano rappresentate. L’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana Gianni Salvadori spiega lo stato dei lavori. Expo 2015. Per la partecipazione toscana come stanno procedendo i lavori e come sarà organizzato lo spazio espositivo? “Saremo presenti all’interno del Padiglio-
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ne Italia dal 1° al 28 maggio 2015 con uno spazio espositivo di circa 200 mq che avrà un allestimento multimediale pensato per presentare la Toscana come punto di riferimento globale per la sperimentazione della qualità della vita e l’umanizzazione della società e dell’economia. Oltre a ciò, la nostra Regione avrà a disposizione, per l’intera durata dell’evento, un ufficio di circa 30 mq di fronte a Palazzo Italia. A settembre, inoltre, la Toscana avrà un ruolo da protagonista sul tema creatività e conservazione all’interno del programma di eventi che animerà Expo 2015”. Quali sono gli obiettivi della Regione per l’Expo? “Nella nostra idea l’Expo non deve essere solo una bella vetrina, ma anche un luogo in cui gettare le basi per nuove opportunità di business. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che a Milano saranno presenti anche importanti rappresentanti della comunità economica internazionale, oltre che un pubblico più generico. Per questo motivo la Toscana ha creato un ricco programma di eventi ed incontri che si terranno in parte a Milano ma soprattutto sul territorio regionale per creare un collegamento fisico tra la sede di Expo e la Toscana, con l’obiettivo di attrarre sul nostro territorio una parte dei visitatori dell’evento milanese”. Quali sono i punti di forza della Toscana che si vogliono comunicare a un pubblico internazionale? “L’immagine che la Toscana vuole comunicare al mondo è quella di una regionelaboratorio del buon vivere, che si impegna ogni giorno perché il suo famoso stile di vita rimanga intatto e, contemporaneamente, sia al passo con i tempi, frutto
di investimenti costanti in tutti i settori”. Fin’ora qual è la risposta delle imprese private toscane per quanti riguarda la partecipazione? “Direi una risposta estremamente positiva. In questi mesi abbiamo lanciato una call for ideas per raccogliere le 10 idee innovative, e applicabili, da portare all’Expo 2015 come biglietto da visita dell’eccellenza regionale. Ci siamo trovati nella difficile situazione di doverle selezionare tra un numero altissimo di proposte. Il nostro tessuto produttivo è consapevole dell’opportunità che può rappresentare l’evento milanese ed ha l’intenzione di non farsela sfuggire. Abbiamo già preso contatti con alcuni di più importanti Paesi che parteciperanno ad Expo: Giappone, Usa, Messico, Argentina e Emirati Arabi. Porteremo le loro delegazioni in Toscana per 3 giorni durante i quali gli faremo visitare le nostre imprese per fargli toccare con mano l’eccellenza toscana e gettare le basi per future relazioni economiche. Oltre a questo, stiamo lavorando sul fronte dell’incoming turistico”.• PIT, DOPO LE POLEMICHE TRA ISTITUZIONI E PRIVATI, DOVE STIAMO ANDANDO? “Durante il confronto degli ultimi mesi, tra la Regione Toscana e tutti i soggetti portatori d’interessi del mondo agricolo, è stato condotto un importante lavoro di approfondimento sui contenuti del Piano paesaggistico, a partire dalle numerose osservazioni presentate al Consiglio regionale, a seguito dell’adozione del piano nel luglio scorso”. Spiega l’assessore regionale Giann Salvadori. “Grazie a questa fase, all’interno del piano paesaggistico è stato più chiaramente confermato il ruolo che svolge l’agricoltura, quale principale e fondamentale elemento in grado di mantenere e rinnovare il paesaggio rurale. Il maggiore problema, più volte richiamato e ribadito nei documenti che compongono il piano, è infatti rappresentato dall’abbandono delle attività agricole, di drammatica entità specialmente nelle aree marginali, e tale da determinare perdite di natura economica, sociale e dei caratteri propri dei paesaggi e dei territori rurali. All’inizio del mese di dicembre la Giunta regionale ha licenziato con propria deliberazione le risposte alle osservazioni pervenute sul Piano adottato. L’ultima fase è quella di competenza del Consiglio regionale, che sarà chiamato ad inizio 2015 ad esprimersi sulla sua definitiva approvazione”.
IL CHIANTI FA ROTTA SU CUBA Il vini del Consorzio Docg saranno a L’Avana in compagnia dei sigari cubani Il vino Chianti contempla nuovi orizzonti nelle missioni estere. Se l’export è infatti la voce chiave per l’andamento delle vendite, ecco che mercati finora inesplorati, o quasi, diventano di interesse per allargare, sempre di più i confini delle vendite. E’ il caso del Consorzio Chianti che fa rotta su Cuba in occasione del “17° Festival Internazionale Habanos 2015”, in programma dal 22 febbraio al 1° marzo prossimi a l’Avana. Il Consorzio è stato infatti invitato come patrocinatore ufficiale a prendere parte, con i suoi vini e produttori, all’evento mondiale dedicato al sigaro cubano. Un’altra denominazione dell’area Chianti che anche nel 2015 guarderà con sempre maggiore interesse all’estero, è il Chianti Colli Fiorentini che ha chiuso il 2014 festeggiando i suoi 20 anni (ideato un bollino celebrativo che sarà applicato sulle bottiglie). I 26 produttori che aderiscono al Consorzio hanno infatti trovato nuova linfa nel-
le esportazioni, specie in mercati di riferimento come gli Usa e il Giappone, e anche grazie ai fondi stanziati dalla Ocm Vino. L’anno nuovo sarà fondamentale per dare continuità al nuovo trend in atto, con missioni già in agenda proprio negli Usa e nel paese del Sole Levante ma anche a Bordeaux. Intanto la storica Presidente marina Malenchini si appresta a concludere il suo mandato. In lizza per raccogliere la sua eredità c’è Marco Ferretti (azienda La Querce), suo attuale vice. (g.p.)
LIAISON TRA IL GALLO NERO E L’ACETO BALSAMICO DI MODENA IGP Accordo strategico tra due marchi d’eccellenza dell’agroalimentare italiano per eventi promozionali congiunti Chianti Classico & Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena, due territori del gusto, uniti dall’eccellenza. Il Chianti Classico ha infatti inaugurato il 2015 stringendo un accordo di collaborazione con il Consorzio Aceto Balsamico di Modena IGP per promuovere l’eccellenza italiana nel mondo. L’intesa punta a realizzare eventi promozionali congiunti, tra due marchi forti che si incontrano e intraprendono un viaggio insieme per scoprire e promuovere le eccellenze del made in Italy. “L’ingresso di nuovi e più agguerriti competitori sul mercato globale ci obbliga a progettare vantaggi competitivi – afferma Giuseppe Liberatore, Direttore Generale del Consorzio Vino Chianti Classico – e l’alleanza strategica con partner di qualità è uno degli strumenti in cui il nostro Consorzio ha da sempre creduto. Già in passato abbiamo sperimentato partnership con i migliori prodotti del made in Italy eno-gastronomico, dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma, dalla Mozzarella di Bufala Campana DOP al Gorgonzola, tutti partner che ci hanno consentito di affrontare, con successo e su vari mercati internazionali, questo momento di iper-competizione. Sono quindi molto soddisfatto della liaison stretta con il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP, che ci permette di valorizzare ulteriormente anche le nuove strutture commerciali create dal Consorzio negli ultimi mesi. L’Enoteca del Mercato Centrale, il ristorante Crystal Lounge allo Stadio Artemio Franchi a Firenze e “the House of Chianti Classico” a Radda in Chianti fanno parte di quei progetti speciali con cui abbiamo recentemente rinnovato le strategie marketing consortili e che sono e saranno il teatro di eventi congiunti con l’Aceto Balsamico”. (g.p.)
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Toscana
Si fa presto a dire
Chianti Classico
Da un “figlio d’arte”, una lezione sul rispetto per la natura come base di eccellenza. Nella vita come nel vino
M
arco Ricasoli Firidolfi è alla guida di Rocca di Montegrossi (un simbolo del Chianti Classico, al pari di Brolio e Cacchiano) da 20 anni, personalizzando la discendenza dei Ricasoli, una delle famiglie che hanno scritto la storia del Chianti Classico. In lui l’ereditarietà si è fusa con una “vocazione naturale” al rispetto e alle buone maniere; oggi i vini della sua
It’s easy to say Chianti Classico A lesson about respect for nature as the basis for excellence. Both in life and wine For 20 years, Marco Ricasoli Firidolfi has been managing Rocca di Montegrossi (a symbol of Chianti Classico, together with Brolio and Cacchiano), giving a personal mark to the lineage of the Ricasoli family, one of those who have written the history of Chianti Classico. He has been able to fuse a natural vocation with respect and good manners. Nowadays his wines mirrors the character
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azienda rispecchiano in toto il carattere di chi li produce: eleganti, “puliti”, armoniosamente inseriti nel contesto senza calpestarlo. Anzi. Venti ettari, convertiti dal 2006 al regime biologico e dal 2010 certificati. Marco Ricasoli precisa: “la burocrazia è tanta, ma la certificazione è un segno di sincerità verso il consumatore. Più della mia parola, vale ciò che posso dimostrare”. L’amore per l’ambiente lo ha portato, fin dal ‘94, a praticare la lotta integrata in vigna, e oggi Marco vive tutta l’azienda in chiave di risparmio energetico: dal sistema di riciclo dell’acqua piovana all’impiego di energie rinnovabili. Il biologico non è una moda da cavalcare, ma un convinto stile di vita. Anche in cantina, dove attenzione e pulizia sono regole imprescindibili. I vini? Tutti importanti, si fa-
of their producer: they are elegant, clean and harmoniously blended with their environment. The winery can boast 20 hectares of organic vineyards (the conversion is dated back to 2006 but the certification arrived in 2010). Marco Ricasoli explains: “there is much bureaucracy but certification is a sign of honesty towards the customer. More than my word, it counts what I can demonstrate”. His love for the environment has driven him to practice the integrated pest management and now the whole winery is oriented towards the eco-save and renewable energies. Organic growing is not a trend to follow but
tica riconoscerne uno di punta, in una logica di impegno equamente distribuito. Un accenno particolare al Vinsanto (una chicca da circa 2000 bottiglie, ottenuto da uve che appassiscono su un originale sistema di reti mobili) e al cru Chianti Classico vigneto San Marcellino. Prodotto solo nelle migliori annate. Per
davvero, non per fare effetto. Qui a Monti in Chianti di sostanza ce n’è tanta e di trucchi nessuno. (s.a.)•
a life-style. Also in the cellar care and cleanliness are the keywords. His labels are all interesting and important. His Vinsanto is worth a word (a pearl, about 2,000 bottles, made with grapes that are dried on an original
system of moving racks). Also, the cru Chianti Classico San Marcellino, produced only in the best years. For real, and not just to say. Here at Monti in Chianti there is much substance and no tricks. •
ROCCA DI MONTEGROSSI Loc. San Marcellino – Monti in Chianti 53013 Gaiole in Chianti (SI) Tel. 0577 747977 - Fax 0577 747836 roccadimontegrossi@chianticlassico.com www.roccadimontegrossi.it
Cinque ettari a Sangiovese, Brunello e Rosso di Montalcino, Riserve solo nelle “annate bone”. Integri, generosi e tosti
A
Sangiovese, da generazioni
sta, abbiamo prodotto giusto per il consumo domestico”, racconta Maurizio). Tornesi produce Brunello di Montalcino, Rosso di Montalcino, un Igt e Riserve solo “negli anni buoni”, per un totale di Sangiovese, for generations Five hectares of Sangiovese, Brunello and Rosso di Montalcino. “Riserva” only in the good years. Honest, generous and stubborn An historical winery of Montalcino, that generation after generation has proved a strong tie with its land and has related its growth with the story of a family, the Tornesis, Narciso first, then Beppe, Gino and Maurizio. Sangiovese grows in five
Toscana
zienda storica dell’area di Montalcino, che ha visto generazioni cedere il passo ad altre generazioni, con un solido attaccamento alla terra che ha fatto da filo conduttore della crescita aziendale e della storia della famiglia: stiamo parlando di Tornesi, prima Narciso, poi Beppe, poi Gino e infine Maurizio. Cinque ettari di vigna, su un totale di nove, coltivati solo a Sangiovese, attorno al poggio delle Benducce e Castelnuovo, luoghi suggestivi dove la storia di queste terre si incontra con la coltivazione della vite. La conduzione del vigneto è estremamente tradizionale (vendemmia a mano) e rispettosa (no diserbanti, pochissimi interventi chimici), come anche la produzione dell’olio (“annata tragica que-
25 mila bottiglie: tradizionale è anche la tecnica di cantina, con soli botti grandi. Nel 2009 l’azienda ha costruito una nuova cantina, con una bella terrazza panoramica affacciata sul Monte Amiata:
“facciamo tante degustazioni e le nostre porte sono sempre aperte per il turista e l’appassionato”. Fra un sorriso e un buon bicchiere di Brunello, una sosta da Tornesi è quasi d’obbligo. (c.c.)•
of their nine hectares of vineyards, that spread all around the suggestive hills of Benducce and Castelnuovo. The management of the vineyard is traditional (manual harvest) and respectful (no herbicides and few chemicals), as well as the production of olive oil (“This one has been a terrible year” says Maurizio. Tornesi produces Brunello di Montalcino, Rosso di Montalcino, an Igt and in the best years a Riserva, for a total amount of 25,000 bottles. Also the techniques employed in the cellar are traditional: only big bar-
rels. In 2009 the winery has built a new cellar, with a panoramic terrace that overlooks the Mount Amiata: “We organize many tastings and our doors are always open for tourists and wine-lovers”. For a smile and a glass of Brunello, a stop at Tornesi’s is a must.•
AZIENDA TORNESI Loc. Le Benducce 207 53024 Montalcino (SI) Tel. 0577 848689 – 340 5552728 www.brunellotornesi.it
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Toscana
Il primo metodo classico
di Montalcino
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odolfo Cosimi inizia ad occuparsi di vino appena maggiorenne, raccogliendo l’eredità del papà Roberto. La sua culla è Montalcino, la terra del Sangiovese grosso, unica al mondo. Poteva proseguire nel solco della strada tracciata, ma Rodolfo è uno di quei vignaioli che non hanno paura di osare e cercano caparbiamente qualcosa di personale, un proprio timbro con cui marchiare la tradizione. Nasce così un progetto inedito per Montalcino: le bollicine metodo classico da uve 100% Sangiovese. Solo 4.000 bottiglie per l’annata 2012, mentre la 2013 invece uscirà nel gennaio 2018 in contemporanea col Brunello, dopo 36 mesi di riposo sui lieviti. Proprio il Brunello - così come gli altri vini fermi del Poggiolo - può contare su un uso del legno che è frutto di una ricerca a 4 mani con le tonnellerie: Cosimi seleziona rovere francese, russo, mongolo e americano, a seconda dell’annata che si trova ad “addomesticare”. Il metodo classico invece è una novità assoluta: dotato di bella acidità e struttura, deci-
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Rodolfo Cosimi e Cecilia Martinez
Rodolfo Cosimi e le sue bollicine: come essere innovatori in uno dei territori più vocati al mondo so in bocca e nel colore (è di una trasparenza appena ambrata). Adatto al lungo invecchiamento, non ammicca al gusto massificato e sposa i palati più ricercati. È un pas dosè, perfetto a tutto pasto e ideale con crostacei e pesce. Così Il Poggiolo lancia proposte innovative e rompe gli schemi (uno dei vini dell’azienda è stato chiamato, con ironia canzonatoria verso molti clichè forzati, “Bionasega”). Con “le sue bollicine” Cosimi ha cercato (e trovato) la propria voce in un territorio di tradizioni un po’ ingombranti anche se eccellenti. Pronti a scommettere che queste bollicine faranno molto parlare di sè. (s.a.)•
The first classic method sparkling wine from Montalcino Rodolfo Cosimi and his sparkling wine: innovation from one of the most suited lands for winemaking Rodolfo Cosimi started his adventure in the world of wine when he was only eighteen, following the steps of his father Roberto. His land is Montalcino, unique homeland of Sangiovese grosso. He could limit himself to his father’s tradition but Rodolfo is a winemaker who dares to risk and wants to leave his mark on tradition. So he launched himself into an innovative project: a sparkling wine from Montalcino made of 100% Sangiovese. Only 4,000 bottles for 2012 harvest, while the 2013 one will be ready in January 2018 (together with Brunello), after a 36 months ageing on the yeasts. Brunello – as well as the other labels by Il Poggiolo – ages in special wood barrels which are fruit of a careful research handed on with the producers: Cosimi selects oaks from France, Russia, Mongolia and America, and chooses them according to the different years. His classic method sparkling wine is a brand new wine: it reveals a good acidity and structure, a sharp taste and a clean light amber colour. It is suitable for a long ageing and can satisfy the most demanding tasters. It’s a pas dosè, suitable for the whole meal but ideal with shellfish and fish. Il Poggiolo proposes innovative wines that goes out of the common paths. With its sparkling wine Cosimi has found his personal note in a territory with an important and excellent tradition. We are sure that his sparkling wine will soon make a name of itself.•
IL POGGIOLO DI E. ROBERTO COSIMI SS Loc. Pod. Sasso al Vento, 262 53024 - Montalcino Tel: 0577 848412 Mobile: 327 4767170 Fax: 0577 848412 info@ilpoggiolomontalcino.com www.ilpoggiolomontalcino.com
STUDIOFABBRO.COM 12-2014
SANGIOVESE VCR: I 10 MIGLIORI CLONI! Dal 1969 i Vivai Cooperativi Rauscedo hanno selezionato un gran numero di cloni negli areali di coltivazione del biotipo “Brunello”, “Chianti”, “Prugnolo”, “Morellino”, “Todi” e “Romagnolo”. Fra gli oltre 20 cloni selezionati, 10 sono risultati particolarmente ricchi di colore e dotati di un quadro polifenolico stabile e di alto pregio qualitativo. Un patrimonio unico per i viticoltori. Vivai Cooperativi Rauscedo: il numero 1 al mondo del vivaismo viticolo.
VCR 5
(Biotipo Brunello) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
MEDIA
VCR 106
Potenziale enologico: per vini ricchi in antociani, fruttati, di ottima struttura, da medio-lungo invecchiamento; tannini particolarmente morbidi e rotondi.
VCR 23
(Biotipo Romagnolo) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
MEDIA
VCR 109
VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
MEDIA
VCR 207
VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
MEDIA
Potenziale enologico: per vini con ottima struttura, dotati di tannini dolci, rotondi. Interessante il taglio con il VCR 106. Molto accentuate le componenti speziato-fenolico e fruttato.
(Biotipo Todi) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
(Biotipo Morellino)
MEDIA
Potenziale enologico: per vini fruttato-floreali da breve–medio invecchiamento. Evidenti sono anche le note speziate. Discreta la struttura.
Potenziale enologico: per vini di elevati sentori speziati da medio-lungo invecchiamento: è il classico Prugnolo.
VCR 105
(Biotipo Morellino) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
(Biotipo Prugnolo)
MEDIA
Potenziale enologico: per vini speziato-fruttati di corpo, sapidi, da prolungato invecchiamento. Evidenti le note di floreale (viola) e speziato-fenolico.
Potenziale enologico: per vini da lungo invecchiamento, speziati, ricchi in colore; ottimo il taglio con il VCR 5 e il VCR 103.
VCR 102
(Biotipo Morellino) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
MEDIA
Potenziale enologico: per vini con ottimo contenuto in antociani, di buona struttura, speziati, per lungo invecchiamento in taglio con VCR 23 e/o R 24.
VCR 235
(Biotipo Chianti) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ
MEDIA
Potenziale enologico: per vini con buon contenuto in antociani, strutturati, speziato-fenolici. Indicato il taglio con VCR 209 per vini da lungo invecchiamento.
Per maggiori informazioni, consultate il Quaderno tecnico n. 3 all'indirizzo www.vivairauscedo.com/quaderni-tecnici Via Udine, 39 33095 Rauscedo (PN) – Italia Tel. +39.0427.948811 Fax +39.0427.94345 www.vivairauscedo.com vcr@vivairauscedo.com
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Veneto
Roeno: vini da premi L
’azienda Roeno è stata sin dalle origini espressione di questo territorio unico dove cresce l’Enantio, uno dei pochi vitigni a piede franco sopravvissuto alla fillossera. A testimoniare lo stretto legame che intercorre fra l’Enantio e questa zona è Plinio il Vecchio nel primo secolo dopo Cristo. Oggi dal vigneto ultracentenario dell’azienda, con piante che sfiorano i 150 anni, nasce l’Enantio Terradeiforti Riserva Doc, un vino rosso rubino intenso, dal ventaglio aromatico complesso – sensazioni fruttate che sfumano in speziatura, incenso e tabac-
Roeno: the balance between Verona and Trento We are in Valdadige Terra dei Forti, the homeland of Enantio Since the beginning of its story Roeno has been the expression of the unique territory that give life to Enantio, one of the few grape varieties that has resisted to phillossera. A proof of the close tie between Enantio and this area is Plinio il Vecchio’s writings, I century a.C. Nowadays, the age-old vineyard of Roeno, where grow 150 years-old vines give life to Enantio Terradeiforti Riserva Doc, an intense ruby red wine, with a complex bouquet – fruity inklings with spices, incense and tobacco – ideal with game. Enantio is not yet very well known in Italy but it’s well appreciated abroad already. A proof is guidebooks like Gilbert&Gaillard 2014 that has awarded Enantio Riserva Terradeifoerti Doc 2009. Among the best ten Italian Riesling there is
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co – ideale in abbinamento con la selvaggina. L’Enantio, ancora poco conosciuto in Italia, è invece già molto apprezzato all’estero e dalle guide come la Gilbert&Gaillard 2014 che ha premiato con la medaglia d’oro l’Enantio Riserva Terradeifoerti Doc 2009. Si è invece classificato fra i dieci migliori Riesling
italiani il “Praecipuus” che col suo giallo paglierino e gli aromi varietali caratteristici – dalla pesca all’idrocarburo – si rivela un compagno ideale per l’aperitivo. Infine, la vendemmia tardiva “Cristina” annata 2011 da Pinot Grigio, Chardonnay, Traminer, Sauvignon insignita dei Tre Bicchieri nella Guida
Vini d’Italia 2015 del Gambero Rosso. Qui le uve, raccolte manualmente a frutto stramaturo, danno vita ad un vino giallo dorato, dal profumo intenso e fine con sentori di frutta secca, che colpisce per la morbidezza e la dolcezza, adatto a formaggi grassi ed aromatici, torte e persino cioccolata.(i.g.) •
Siamo in Valdadige Terra dei Forti, patria dell’Enantio
“Praecipuus” with its straw yellow colour and its characteristic bouquet – from peach to hydrocarbon – the ideal companion for an aperitif. Last but not least, the late harvest “Cristina” 2011 made of Pinot Grigio, Chardonnay, Traminer and Sauvignon has been
awarded with three glasses by Gambero Rosso guidebook Guida Vini d’Italia 2015. The grapes manually harvested give life to a gold yellow wine, with an intense perfume and dry fruit perfumes, soft and sweet, ideal with aromatic and fat cheeses, cakes and chocolate. •
AZ. AGR. ROENO DI FUGATTI R. & C. Via Mama, 5 37020 Belluno Veronese (VR) Tel. +39 045 7230110 Fax +39 045 7270863 info@cantinaroeno.com www.cantinaroeno.com
Vinità Italia is a network that after an preparation period started in 2011, has taken shape in 2014 with the aim to penetrate in a modern and effective way the world markets. President Guido Rambelli defines it a “future holding”: surely, at the basis of this project there is an “international” and innovative idea, that is, to join the oenological jewels and export them to USA, Brazil, UK, Sweden and Russia. These are the reference countries for the four wineries that share the network. 4 wineries. There is the best of the Italian tradition: Villa Caplet from Veneto (Amarone), Fattoria Campigiana (Chianti Classico Riserva) and Fattoria La Peschiera (Brunello di Montalcino) from Tuscany, Bartolomeo Demaria (Barolo) in Piedmont. These wineries proposes to the foreign importers their buttonholes: a visiting card that can open every door. Verona Vinità proposes other 14 wineries and about 250 labels in all. This number – says Rambelli – is growing: we have contacts throughout all Italy of winemakers who share our vision of wine as business, beyond any bureaucracy and the words of some consortium. Verona Vinità is a promising project that is worth to keep an eye on.•
VERONA VINITA’ Srl Via Brugnoli Bernardino 37063 - Isola della Scala (VR) Tel: 045 7302638 info@veronavinita.it www.veronavinita.it
Vinità Italia,
il network del vino
Veneto
Vinità Italia, the network of excellence wine International prospective and active vision for a network addressed to foreign importers
d’eccellenza
S
i chiama Vinità Italia: la Rete che, dopo un periodo di gestazione iniziato nel 2011, si è costituita nel 2014 attorno al mondo del vino di qualità, col chiaro intento di penetrare nel modo più attivo, moderno ed efficace possibile i mercati di tutto il mondo. Il Presidente Guido Rambelli ama definirla “futura holding”: di sicuro alla base del progetto c’è un’idea “internazionale” e innovativa. Unire i gioielli enologici ed esportarli all’estero, passando per Stati Uniti, Brasile, Inghilterra, Svezia e Russia. Questi adesso i Paesi di riferimento, per le 4 aziende che compartecipano al network. Si pesca dal meglio della tradizione: Villa Caplet in Veneto
Prospettive internazionali e visione attiva per una rete che si rivolge agli importatori esteri
(Amarone), Fattoria Campigiana (Chianti Classico Riserva) e Fattoria La Peschiera (Brunello di Montalcino) in Toscana, Bartolomeo Demaria (Barolo) in Piemonte. Le 4 aziende propongono così agli importatori d’oltreoceano le punte di diamante: un biglietto da visita ideale in grado di “aprire tutte le porte”. Nella carta vini di Verona Vinità ci sono poi altre 14 aziende per un totale di circa 250 etichette. Il numero – spiega Rambelli – è destinato a crescere: i contatti sono avviati in tutte le regioni italiane, per trovare produttori animati da una visione comune del vino come
business. Una visione snella che non aspetta le lunghe pratiche burocratiche e le parole di un certo associazionismo consortile, ma vuole imboccare una strada autonoma, con una compartecipazione economica che all’estero apprezzano e che innegabilmente funziona. Ecco uno di quei progetti da seguire nel tempo perchè in continua evoluzione e dalle interessanti prospettive. (s.a.) •
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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
ENOLIEXPO Fermo, 30 gennaio - 1 febbraio 2015 Due le filiere rappresentante, quella vitivinicola e quella olivicola, in questa seconda e attesa edizione di Enoliexpo Adriatica, a Fermo: a sfilare saranno le nuove tecnologie e i macchinari più all’avanguardia, all’insegna della meccanizzazione razionale, consapevole e mirata, con momenti di riflessione e numerosi spunti operativi. Un momento espositivo, ma anche l’occasione per fare il punto di due comparti fondamentali dell’agroalimentare made in Italy. “Senza l’innovazione non c’è futuro per la vitivinicoltura - sottolinea Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini, 800 soci e 16 denominazioni controllate - e nel momento in cui vi è una fiera biennale legata al mondo viticolo ed enologico che punta proprio all’innovazione come EnoliExpo non possiamo che sostenerla con convinzione”. www.enoliexpo.com
VINITALY Verona, 22 – 25 marzo 2015 MILLÉSIME BIO Montpellier, 26 - 28 gennaio 2015 Importante salone dedicato ai vini da agricoltura biologica: ospita produttori provenienti da tutto il mondo, oltre 560, da Germania, Sud Africa, Argentina, Austria, Bulgaria, Cile, Egitto, Spagna, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Svizzera, USA. Nato nel 1993, è un appuntamento per soli professionisti: di rilievo è anche il contest, all’ottava edizione, i cui vini vincitori restano in degustazione per tutti i giorni di fiera in un’apposita area self service. www.millesime-bio.com
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Confermata la sinergia fra Vinitaly, Sol&Agrifood ed Enolitech, per offrire ai professionisti del vino in arrivo da 120 Paesi una panoramica completa della produzione italiana, fatta di vini di qualità, tradizione alimentare e tecnologie innovative. Vinitaly continua ad essere il Salone del vino più importante nel nostro Paese, con tante aziende, incontri, degustazioni, aree tematiche, in quest’annata speciale in cui ha un ruolo primario anche in vista di Expo (a Vinitaly è andato l’incarico di
occuparsi infatti del Padiglione Vino). “Con l’Expo, il 2015 sarà un anno importante per il nostro Paese, e il vino e l’olio extravergine di oliva, insieme all’agroalimentare di qualità sono produzioni trainanti del made in Italy, che però non potrebbero esistere – afferma Ettore Riello, presidente di Veronafiere – senza il know-how tecnico delle migliori aziende. Veronafiere lo sa bene, e proprio per questo ha sempre puntato sulla contemporaneità dei tre saloni, che pur indipendenti, si completano tra loro dando un’immagine unitaria agli operatori economici in arrivo da tutto il mondo”. www.vinitaly.com
Food&Beveragenda
IDENTITÀ GOLOSE Milano, 8 – 10 febbraio 2015
di Claudia Cataldo
Il congresso internazionale del vino torna sotto i riflettori, nella Milano pre Expo. Undicesima edizione dell’evento, con il pay off “una sana intelligenza”: chef, nutrizionisti e altri professionisti si confronteranno sulle sfumature di gusto e sulle tendenze in fatto di cucina, ma anche sulla definizione di “sano” in tavola e sul consumo critico e consapevole che si diffonde da qualche anno a macchia d’olio. Tante le tavole rotonde, i cooking show e gli appuntamenti di grande interesse. www.identitagolose.it
I MIGLIORI VINI Roma, 12 – 15 febbraio 2015 L’evento è l’ormai noto appuntamento firmato Luca Maroni, in programma a Roma presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia. I wine tasting saranno guidati dallo stesso
BIOFACH Norimberga, 11 – 14 febbraio 2015 Parola d’ordine “organic”, ovvero biologico. Il Biofach di Norimberga è un appuntamento storico per il settore: da 25 anni infatti è l’appuntamento internazionale del bio, la piazza d’incontro fra professionisti e produttori, dove guardare con attenzione ai nuovi trend e ai più rilevanti interessi dei consumatori. “Live, cook and taste”, ovvero vivi, cucina e assaggia: con questa filosofia il salone si presenta ancora una volta come leader europeo, se non mondiale, del food&beverage certificato bio. A fargli da spalla è il Vivaness, dove ad essere biologica è la cosmesi: prodotti naturali derivati da materie prime selezionate e secondo lavorazioni artigianali. www.biofach.de
Maroni; in più spazio anche alle grappe e al buono d’Italia, con assaggi delle eccellenze gastronomiche nostrane. Novità di questa edizione saranno le cene o i pranzi in compagnia dei produttori, con gli chef Pasquale Fiore e Claudio Salerno (Casale Baldetti). www.lucamaroni.com
PROWEIN Düsseldorf, 15 – 17 marzo 2015 Fiera ormai di grande rilievo, una delle più importanti del panorama internazionale, torna il salone tedesco di casa a Düsseldorf. La macchina organizzativa ha i motori accesi già da un bel po’, dalla scorsa estate gli espositori hanno prenotato la loro presenza e da tempo è stato annunciato che il padiglione bio quest’anno “non s’ha da fare”. Vini e spirits provenienti da tutto il mondo aspettano la vetrina tedesca per spingere l’acceleratore e lanciare il proprio business (soprattutto per l’export). www.prowein.com
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di Cristiano Magi
2015, l’anno dell’Expo! Cogliere l’occasione e promuoversi nel mondo
S
iamo già immersi nel nuovo anno, carico come sempre di aspettative e desideri da realizzare, tutti con un occhio puntato su Milano per l’imminente Expo, intenti a pensare a come non perdere un’occasione così importante. Soffermiamoci però un attimo sull’anno passato, per capire com’è andata e progettare il futuro. Il 2014 si è chiuso con un bilancio positivo, almeno per i grandi marchi del vino italiano. Secondo un sondaggio di Tre Bicchieri (Il Gambero Rosso) il mercato nazionale è in parità rispetto alle previsioni e l’export non ha deluso le aspettative. Tra i paesi di riferimento troviamo Nord America, Cina, Russia, Germania, Australia e Nuova Zelanda, con ovvie preoccupazioni per quanto riguarda la Russia a causa della questione Ucraina. Le stime Wine Monitor sono invece più caute, rilevando non solo i dati di aziende top player: nel 2014 per l’istituto c’è stato un piccolo aumento delle esportazioni, intorno all 1%. Si tratta di un valore basso ma comunque previsto. Questo il recente passato, ma come sfruttare questi pochi mesi che ci separano da Expo? Certamente concentrarci sul web non sembra una cattiva idea. Secondo una recente indagine condotta su 3.439 imprese del settore e presentata a Wine2Wine – il forum di Veronafiere-Vinitaly – le aziende che negli ultimi anni hanno utilizzato internet sono cresciute più in fretta, hanno raggiunto una clientela internazionale e hanno assunto più persone. L’aspetto più rilevante riguarda le lingue: il 96% di quelle intervistate utilizza anche l’inglese sul web (dato sorprendente
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rispetto a altri settori), mentre solo il 6% il cinese: se quello asiatico è un mercato che vi interessa cercate di fare tradurre al più resto, ma in maniera professionale, almeno le pagine del vostro sito. Ancora meglio sarebbe avere una persona dedicata per gestire i social in lingua, ma fate un passo alla volta se non siete sicuri della vostra capacità di investimento. Una notizia positiva e un’occasione, stavolta in campo non virtuale, è certamente rappresentata dalle prossime aperture in Cina della catena di supermercati Conad. Il 19 febbraio 2015 – giorno del capodanno cinese – apriranno infatti cinque nuovi negozi dislocati a Shanghai, Jiangsu e Zhejiang, riforniti con prodotti tipici italiani e naturalmente con vini nazionali. Verranno anche installati distributori automatici in zone strategiche delle città: dopo una prima fase di sperimentazione potrebbero arrivare a 200 apparecchi in totale. Inoltre sarà attivata anche la possibilità per i consumatori cinesi di fare acquisti on-line. Per questa operazione Conad si è affidata a un imprenditore locale che ha assunto anche il rischio di impresa: sarà la strategia buona per entrare nel mercato? Da tifosi del made in Italy ci speriamo. Intanto l’anno appena trascorso ha visto anche la prima cinese raggiungere il certificato di terzo livello dell’Associazione italiana Sommelier: si chiama Liu Jie, è originaria di Wenzhou, ha 26 anni e lavora in via Sarpi, la strada al centro della China Town di Milano. Sono questi gli ambasciatori dei quali l’Italia ha bisogno. Cina e Italia sono un po’ più vicine, grazie al vino, nell’anno dell’Expo. •
PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )
A cena con Babette, i migliori film da proiettare a tavola È arrivato il momento di festeggiare. Non solo il 2015 appena iniziato, ma anche i nuovi traguardi di questa rubrica: mese per mese, cinquanta puntate tonde tonde in compagnia di film golosi. E quale migliore occasione per celebrare anche l’uscita di un libro? Devo chiamare in causa qui il direttore de I Grandi Vini in persona. Quel Giovanni Pellicci con il quale una sera d’inverno, rigorosamente a cena, abbiamo scambiato due chiacchiere sul cinema e i sapori. Nessuno avrebbe immaginato che la nostra mangiata cinque anni dopo si sarebbe trasformata in un’avventura editoriale. Così è nato “A cena con Babette”, nella sfida raccolta con entusiasmo dall’editore Morellini: 160 pagine da sgranocchiare, particolarmente indicate per tutte le “buone forchette” e i buongustai che amano ricercare il gusto fin dentro le immagini del cinema. E se i film gourmand sono particolarmente succulenti, quale gioco può essere più sfizioso di quello che
abbina alla magia del grande schermo un bel piatto e un ottimo vino? La grande abbuffata e Chocolat, Lunchbox e Chef… pellicole vecchie e nuove che fanno da antipasto ad un menù da degustare prima con gli occhi e poi con il palato. Caramel, ad esempio, con le sue calde atmosfere libanesi, potrebbe essere il film ideale da assaggiare con un pizzico di gorgonzola dolce e un bicchiere di Marsala nella versione Vergine Riserva. Ma questo è solo il dessert. Se volete assaporare anche gli altri originali suggerimenti che creano il menù, occorre scorrere gli antipasti e i primi piatti, con Ratatouille e la carabaccia, Bottle Shock e la “ghiacciata”, i carciofi alla giudìa de La Cena, ottimi con un Prosecco Superiore Docg. Per poi scivolare veloci sulla seconda portata, con Cous Cous e il Syrah, l’aragosta alla catalana di Mangiare bere uomo donna e il topinambur associato al Dolcetto Doc di Fuori Menù. Ma perché dovremmo proprio
Le tensioni in Crimea possono influire sul mercato del vino ma è chiaramente riferita alla crisi in Ucraina e più precisamente alla sospensione delle consegne di due navi da guerra commissionate alla Francia dalla Russia per un valore di circa un miliardo di euro. Per adesso si tratta solo di schermaglie verbali ma lo scenario è complesso e i colpi di scena potrebbero non mancare. Osservando quanto sta accadendo tornano alla mente le parole dell’intellettuale, scrittore e investitore Nassim Nicholas Taleb e in particolare la sua teoria sui Cigni Neri. I Cigni Neri sono per Taleb tutti gli eventi che non possono essere previsti e che hanno un forte impatto, avvenimenti che vengono poi dichiarati come prevedibili a posteriori, con il poco utile senno di poi, da esperti di varie discipline. Il termine deriva da una frase del poeta latino Giovenale: “rara avis in terris nigroque simillima cygno” (un uccello raro a questo mondo e davvero simile a un cigno nero) spesso abbreviata in “rara avis”. La frase veniva utilizzata nelle discussioni filosofiche per indicare un fatto impossibile e si basava sulla convinzione che tutti i cigni fossero bianchi. Poi, alcuni secoli più tardi, l’imprevedibile: il Cygnus atratus, il cigno nero,
( di Cristiano Magi )
Il crollo del rublo e la crisi dell’economia russa potrebbero creare problemi seri per il mercato del vino. L’agroalimentare europeo è già sotto embargo dal 7 agosto e secondo i dati raccolti da Coldiretti gli acquisti di prodotti italiani in Russia sono diminuiti in 3 mesi di circa 300 milioni di euro. Il vino – almeno fino a dicembre 2014 – non rientra tra quelli che stanno subendo restrizioni o blocchi alle importazioni ma la situazione è fluida e nessuno può davvero sapere cosa accadrà nel prossimo futuro. Intanto ripercussioni ci sono già state sull’export dei nostri vini: nell’ultimo anno le esportazioni sono aumentate solo di qualche punto percentuale rispetto ad un ben più florido trend che, negli ultimi cinque anni, aveva registrato aumenti superiori al 10%. A novembre Vladimir Bessonov, parlamentare membro del comitato di difesa della Duma di Stato, ha dichiarato alla stazione radio Russia News che sarebbe bene vietare la vendita di vino francese in Russia e che il solo parlarne potrebbe portare ai risultati sperati, senza però aggiungere ulteriori particolari. La tensione non riguarda il vino in sé
fu avvistato in Australia. L’attuale situazione Russa rientra esattamente nella definizione di Cigno Nero: nessun esperto l’ha prevista o poteva prevederla ed ha un forte impatto. Cosa dovrebbe fare allora un’azienda? Se possibile meglio essere o diventare antifragili (capaci di guadagnare da situazioni di incertezza) o almeno rendersi resilienti, pronti a trasformarsi rapidamente per adattarsi ai possibili nuovi scenari. Essere robusti potrebbe non bastare: immaginate un’azienda (o un paese) che domini le esportazioni sul mercato russo ma non abbia altri sbocchi e non sia preparata a differenziare in poco tempo i propri investimenti nel caso di un embargo sui propri prodotti. Questa fragilità è evidente soltanto nel momento della crisi perché viene nascosta per lungo tempo dai guadagni che fanno ignorare la possibilità di un Cigno Nero. Speriamo ovviamente in una soluzione positiva delle tensioni ma ricordiamo nuovamente che internazionalizzare è una scommessa e che un’azienda viene indicata – non casualmente – anche con un altro termine: impresa. Intanto i produttori di vino della Crimea hanno proposto alla Banca Centrale russa di creare una banconota da 200 rubli – un taglio non in uso – con raffigurati da un lato la montagna simbolo dell’area e dall’altra i vigneti della regione. Verrà stampata e entrerà in circolazione in questo 2015? Conoscete qualche esperto che possa prevederlo?
Il vino nel BRIC
Sarà un inverno russo?
andare “a cena con Babette”? Gli appassionati di queste colonne avranno intuito il gioco di parole con il capolavoro ll pranzo di Babette, che fin dal titolo guida il lettore verso il “fantastico mondo” dei sapori. Così “A cena con Babette” non si presenta come un corso di cucina, né come un saggio sul cinema, ma è piuttosto un gioco a lasciarsi trasportare dalle emozioni gustative dei film per prolungarle con assaggi enogastronomici invitanti. Una carrellata di una quarantina di film serviti su un piatto d’argento, come nella bella copertina disegnata da Sara Rambaldi. Anche l’ironia di Totò non poteva mancare al banchetto, nell’inedita postfazione del semiologo e scrittore Gianfranco Marrone. Sentite già l’acquolina in bocca? Per una volta la fame potrete saziarla in libreria, tra un disegno illustrato, le storie golose raccontate dai film e il binomio piatto-vino per chiudere in bellezza. Bon appétit!
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Dalla vittoria contro la norma che impedisce la comunicazione del territorio di appartenenza ai progetti per il Vinitaly. La Fivi appare unita e coesa
NewsBio & Green di Marina Ciancaglini
Vignaioli indipendenti
unitevi I
n Italia sembra che non sia così facile fare sistema. Un caso virtuoso sembra essere quello della Federazione italiana dei Vignaioli Indipendenti (Fivi), con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e l’autenticità dei vini italiani. Il Presidente Matilde Poggi illustra quali sono gli ultimi fronti sui quali la Fivi si sta muovendo, primo su tutti il successo nel far cambiare una norma del Regolamento europeo che rischiava generare un ulteriore ostacolo alla promozione territoriale. I soci FIVI avevano
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annunciato un atto di “disobbedienza”, autodenunciandosi se non si fosse modificata la norma che impediva di indicare, nella comunicazione aziendale, il territorio di appartenenza. A fine anno la svolta: Il Ministero ha deciso di dare indicazione ai propri uffici periferici affinché un’indicazione della provincia o della Regione, anche nel caso in cui il nome del capoluogo o della regione siano registrati come DOCG, DOC o IGT diverso da quella del vino prodotto, possa essere data in etichettatura. Cosa rappresenta questa vittoria? “Per noi è la dimostrazione che l’attua-
le Ministro e i suoi collaboratori hanno una grande disponibilità al dialogo e all’ascolto. siamo andati anche oltre le nostre richieste in quanto è stata inserita la possibilità di scrivere la Regione anche in etichetta, pur con le necessarie ed adeguate cautele”. Questa svolta, a seguito dell’incontro di una vostra delegazione lo scorso 18 dicembre con il responsabile dei controlli, può essere interpretato come l’inizio di un maggiore dialogo tra Istituzioni e chi produce? “La svolta è dovuta alla sensibilità di chi ci ha accolto che ha saputo ascoltare e interpretare le nostre richieste. Abbiamo riscontrato una grande apertura”. All’interno dell’Associazione c’è concordanza su questa azione di forza? “Assolutamente sì, sia a livello di Consiglio che tra i vari associati”. Solamente la Fivi si è mossa contro questa normativa sull’etichettatura, e di fatto se non vi foste mossi non ci sarebbe stata nessuna modifica. Potrebbe fare da sveglia per le altre associazioni o singoli? “Questo lo speriamo. E’ vero che, pur avendo da tempo sollevato il problema anche in presenza delle altre associazioni di categoria, nessun altro associazione di categoria ha deciso di darci
l’appoggio. La Fivi porta avanti le cause dei vignaioli ma la nostra indipendenza non ci preclude di fare alleanze su cause condivise. Quello che ci interessa è il risultato”. Quello che emerge, effettivamente, è una grande coesione interna e una capacità di muovervi insieme. A proposito della mostra-mercato dei Vignaioli Indipendenti a Piacenza di fine novembre, qual è il bilancio? “Ormai giunti al quarto anno, direi molto positivo, sia come adesione dei produttori che di pubblico partecipante. Quello che credo attiri sia la qualità media dei vini e la possibilità di avere un contatto diretto con il vignaiolo, che riconduce a una dimensione di artigianalità. Che è ben diverso dalle altre fiere sui vini naturali, anche se circa la metà dei nostri associati lavorano in biologico. Qui emerge il concetto del vignaiolo, del seguire tutta la filiera e del rispetto verso la natura”. State pensando di strutturarvi maggiormente anche al Vinitaly, giusto? “Sì esatto. Fino all’anno scorso avevamo un piccolo ufficio, da quest’anno avremmo la disponibilità di un’area di 300 mq all’interno del padiglione 8, con circa 50 aziende che parteciperanno sotto il cappello della Fivi.”•
A tutta Birra
NUOVE ROTTE
di Chiara Martinelli
BIRRA OLMO Verso un Cr/Ak di successo “Fino a tre anni fa abbiamo cavalcato il mercato con ricette tostate in casa e affinate fuori, presso impianti molto grandi” – racconta Anthony Pravato, uno degli spin off di Birra Olmo - “poi ci siamo resi conto che volevamo produrre birra di alta qualità e occorreva cambiare rotta“. Da gennaio il gruppo si chiamerà Cr/Ak, Creative Revolution Alternative Knowledge con un nuovo birrificio da 4000 lt a cotta, il cui processo sarà interamente controllato all’interno, dalla fermentazione, maturazione, fino all’imbottigliamento e packaging. “I tempi di produzione saranno più lunghi rispetto a prima, più passaggi, con spostamenti per la maturazione in almeno tre fermentatori – continua Antony – “ma solo così otterremo una birra limpida e fragrante, il massimo della qualità”. Una rivoluzione necessaria quindi, che cambia il passato e si apre al futuro con birre non convenzionali. Ne sono già un esempio la Soul Stout nera, molto morbida, con fiocchi di avena, tabacco cipriano e note d’incenso; la White Rabbit, una double blanche dall’aroma speziato con sentori di coriandolo e note pepate. Il messaggio trasmesso è un altro elemento che contraddistingue gli obiettivi del gruppo, la bevanda al malto dev’essere sensibile a ciò che accade nel mondo, ai temi del sociale. La Guerrilla Ipa è una birra contro l’omofobia, mentre alla base dello stesso Cr/Ak c’è un concept ben preciso: tutti possono fare qualcosa, rischiando, mettendosi in gioco, provandoci e mettendocela tutta. Proprio come questi quattro ragazzi, che hanno voluto alzare l’asticella della produzione birraia artigianale, buttandosi con passione nella loro impresa. www.birraolmo.it
MOVE ON
BIRRIFICIO FREE LIONS Un trasloco, i kamikaze e un salto a San Sebástian Il 2015 segnerà il passo per il birrificio FreeLions. Anno ricco di stimolanti avventure imprenditoriali: primo step il trasloco. Ingrandirsi è d’obbligo per un microbirrificio che ha visto raddoppiare la produzione dal 2012 ad oggi . “Stiamo valutando le varie strutture, forse ci sposteremo in qualche località nei dintorni di Roma” – esordisce Andrea Fralleoni, titolare di Free Lions insieme a Massimo Serra, ex socio fondatore di birrificio Turan. Semplici dettagli logistici questi. Interessante invece l’idea di uno shop all’interno dei nuovi locali, arredati con una taste room dedicata alle degustazioni come avviene nelle cantine vitivinicole. L’attenzione passa subito alle birre “in fermento”: ecco Triplice, presentata all’evento romano di “birre sotto l’albero”, ispirata alla dea celtica, per Free Lions è la start up della linea belga. “Esiste già la +39 ma si tratta di una blanche un po’ fuori dallo stile belga integrale” – precisa Andrea. La carrellata delle novità prosegue con la linea Kamikaze. Sono gli “One Shot”, birre da “un solo colpo” (il nome è esplicito), una collezione limited edition dedicata agli amanti degli shottini di birra, ciascuna numerata. Un “one shot” ogni tre mesi è l’ideale per rompere la monotonia e diversificare in maniera divertente la produzione con insolite pillole di birra da “un sorso” e via. Andrea e Massimo si sono spostati anche nei Paesi Baschi, a San Sebástian, dove un birrificio è già funzionante proprio grazie alla loro iniziale consulenza tecnica. Hanno già realizzato quattro birre. Se per la befana in Italia uscirà la Kamikaze n. 3, per l’assaggio delle birre basche dovremo attendere la primavera. www.freelionsbeer.it
PROSSIMI EVENTI
“LE COTTE” DELLA MERLA E SELEZIONE BIRRA Gli eventi più attesi d’inizio anno Si svolge a Sarezzano (Alessandria) a fine gennaio, durante i giorni della merla, l’evento dedicato alla birra artigianale e all’omonimo periodo dell’anno. Certo non sarà la moderata temperatura a spingere un tour da queste parti, però vale la pena mettersi in gioco in questa “fredda festa” d’inverno che per l’occasione sfodera birre alla spina con un “non altrettanto” moderato tasso alcolico. D’altra parte bisognerà pur scaldarsi presso la Locanda del Grue e soprattutto temperarsi con gli estrosi abbinamenti di birra e gatronomia locale. Alcuni assaggi curiosi: salamino alla birra, farinata, polenta, spezzatino alla birra e come dessert il Birramisù. Non mancherà un tributo al vin brulé: la birra sarà servita perfino calda e si trasformerà per l’occasione in BirBrulé. Per info: birredellamerla@gmail.com In ordine cronologico sarà la volta di Selezione birra, in calendario a febbraio, il grande spazio all’interno della fiera Sapore di Rimini riservato per eccellenza alla bevanda al malto. La pluralità di microbirrifici vecchi e nuovi che vi partecipano, si affacciano per la prima volta sulla scena birraia nazionale facendo capolino con le loro neonate creature artigianali. Grande attesa per gli incontri con i professionisti del settore, i workshop, le tendenze, e per i brewer l’atteso oscar voluto da Union Birrai intitolato alla “Birra dell’anno”. Info su www.saporerimini.it.
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Distillati & Co di Giovanni Pellicci
NUOVI AUMENTI
COLPI DI ACCISE SUI DISTILLATI ITALIANI Dal 1° gennaio 2015 è scattato il quarto incremento dall’ottobre 2013
Con il nuovo anno è entrato in vigore il nuovo aumento delle accise sull’alcool. Si tratta del quarto ritocco verso l’alto applicato dall’ottobre 2013 che va colpire un comparto già in sofferenza per la crisi dei consumi. Coinvolti prodotti quali, oltre alla Grappa, gli Amari, il Limoncello, gli aperitivi e altri prodotti simbolo del made in Italy. AssoDistil e Federvini hanno chiuso il 2014 mobilitandosi ed organizzandosi attraverso una serie di incontri sul territorio, così da raccontare la crisi vista dalla base, ovvero dagli imprenditori che, tutti i giorni, lottano per garantirsi la sopravvivenza. “Secondo i dati dell’Osservatorio congiunturale Format – afferma Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil – relativi al terzo trimestre del 2014, le aziende attribuiscono il calo del fatturato, nell’80% dei casi, alla crescita delle accise. Il clima di sfiducia è generalizzato, anche perché l’aumento sarà scaricato soprattutto sui prezzi, gli investimenti e l’occasione. Secondo i dati Format, la metà delle imprese del settore denuncia un pesante deterioramento della liquidità aziendale”. “L’impatto di questa manovra sul fronte occupazionale è greve - aggiunge Sandro Boscaini, presidente di Federvini – e si rischia il taglio di oltre 6.700 posti di lavoro, indebolendo gravemente un settore produttivo che esprime alcune eccellenze regionali molto famose nel mondo: dalla Grappa al Limoncello, dagli Amari alla Sambuca, dal Nocino di Modena al Mirto di Sardegna”.
IN LIBRERIA
TRA GRAPPA E CUCINA NUOVA ALLEANZA DI GUSTO La grappa si beve! Sì, ma si “mangia” anche, visto che può essere un’ottima alleata della nostra cucina. Spunti e suggerimenti utili potete trovarli sul libro “Assaggi di grappa. Per conoscerla, sceglierla e abbinarla”, firmato dalla giornalista Maddalena Baldini per Trenta Editore (80 pagine per 12 euro, in vendita da questo mese) dove il distillato italiano svela tutte le sue potenzialità e soprattutto la sua versatilità visto che è eccellente bevuto da solo ma anche se ben dosato nelle ricette e se miscelato per cocktails. Il libro si divide in 4 parti. La prima sezione è dedicata a una sintesi generale della storia e dell’evoluzione della grappa, da semplice elisir con finalità mediche a bevanda ufficiale. La secon-
da è riservata alla parte un po’ più tecnica: scelta della materia prima, sistema di distillazione, invecchiamento e prodotto finale. Il terzo e il quarto capitolo sono rispettivamente dedicati a 10 piatti proposti e realizzati dallo Chef Giuseppe Rai (Ristorante UNA Hotel Tocq di Milano) e 10 Cocktails ideati e miscelati dal Barman Leonardo Veronesi (Locale Rivabar di Riva del Garda).
Il volume curato da Maddalena Baldini offre spunti interessanti per impiegare la grappa anche in golose ricette
PREMI
RED CANZIANI FUORICLASSE DI SOLIDARIETA’ Distillare un po’ di ottimismo. Questo potrebbe essere un buon proposito per iniziare l’anno nuovo per tutti. Sicuramente lo è per Roberto Castagner, l’industriale veneto della grappa, che ha consegnato la nuova edizione del Premio Fuoriclasse 2014 al musicista Red Canzian. Canzian ha
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destinato all’associazione “Per mio figlio – onlus” l’assegno ricevuto come premio Fuoriclasse “Per questo invito tutti a distillare – ha detto Canzian - oltre alla solidarietà, anche un sano e contagioso ottimismo. Traendo ispirazione dai fuoriclasse, per non smettere di migliorare”.
Al musicista il premio voluto da Roberto Castagner con donazione a favore della Onlus “Per mio figlio”
Bertagnolli,
la Grappa glam Perché anche la grappa sa essere giovane e alla moda!
B
ertagnolli è la più antica Distilleria del Trentino con oltre 140 anni di storia, tradizione, qualità ed innovazione. Fondata nel 1870 a Mezzocorona (TN), mediante l’utilizzo di alambicchi a bagnomaria discontinui, è specializzata nella produzione di Grappa da vinaccia a kilometro zero, proveniente
quasi interamente dalla Piana Rotaliana, terra vocata alla coltivazione della vigna. A seguito del recente restyling dell’immagine corporate e delle grappe classiche, fortemente voluto dai cugini Livia e Beppe Bertagnolli, quarta generazione della dinastia al timone dell’azienda di famiglia, a Vinitaly 2015 Distilleria Bertagnolli si presenterà con un’ulteriore importante novità. “Vogliamo abbandonare la visione puramente accademica e restrittiva del mondo della Grappa, e conquistare i giovani desiderosi di conoscere le eccellenze del made in Italy – dice Livia Bertagnolli, popolare e dinamica Donna della Grappa trentina – Occorre iniziare a parlare di Grappa in modo fresco, im-
mediato e semplice! Come lo facciamo? Con eventi, comunicazione social e coinvolgendo bartenders nell’ideazione di ricette di cocktail base grappa: on air in questo momento un cocktail-tour che tocca le più glamour città italiane. Grappa e giovani, un binomio difficile ma non per questo impossibile. Il tassello con il giusto incastro esiste, va solo cercato. E noi pensiamo di averlo trovato. Ci stiamo lavorando… seguiteci!” Orientata verso nuovi business e target alternativi, Distilleria Bertagnolli è online con l’e-shop e sui social network. #grappabertagnolli www.bertagnolli.it•
Bertagnolli, a glam Grappa Because even Grappa can be young and trendy!
DISTILLERIA BERTAGNOLLI Via del Teroldego, 11/13 - 38016 Mezzocorona Trento - Tel. 0461 603800 - Fax 0461 605580 info@bertagnolli.it - www.bertagnolli.it
Bertagnolli is the most ancient distillery in Trentine and can boast a 140 years-old story. Founded in 1870 in Mezzocorona (TN), it produces zeromiles grappa processing in its discontinuous bain marie alembics marc from the Piana Rotaliana only. After a recent restyling of the corporate image and of the classic grappa – a project promoted by the cousins Livia and Beppe Bertagnolli, the fourth generation of the family - Bertagnolli will launch at Vinitaly 2015 an important novelty. “We want to abandon the academic and limited view of the world of grappa and let young people to approach it and know the excellence of made in Italy – says Livia Bertagnolli, popular and dynamic lady of the Trentine grappa – we have to start talking about grappa in a simple way, through events, social communication and also involving bartenders who can create cocktails based on grappa: in this moment a cocktail-tour around the
most glamour cities in Italy is on air. Grappa and young people is a difficult match but it’s not impossible. The right combination exists and we think we have found it. Follow us!”. Distilleria Bertagnolli is on-line with its e-shop and on the social networks. #grappabertagnolli www.bertagnolli.it•
Dal 1870 Distilleria Bertagnolli, Grappe e distillati trentini pluripremiati nel mondo
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TREND
Bollicine News di Giovanni Pellicci
BILANCI
UN ALTRO ANNO RECORD PER LE BOLLICINE ITALIANE Il 2014 si è chiuso con performance in crescita sia all’estero che in Italia Fare meglio di così non sarà facile. Ma le potenzialità ci sono. Il mondo delle bollicine made in Italy si è appena lasciato alle spalle un anno super. Anzi un biennio. Si perché nel 2013-2014 gli spumanti italiani hanno registrato un andamento decisamente positivo alla voce
export, con dati in crescita sia in termini di volumi venduti che di valori. Il tutto con il classico boom di fine anno che ha migliorato ulteriormente lo scenario, grazie ai milioni di tappi italiani fatti saltare tra i nostri confini e altrove. Bene per il Prosecco (leggasi anche l’ap-
profondimento dedicato in questa pagina), il Trentodc, il Franciacorta e l’Asti. Per il Franciacorta, ad esempio, il 2014 è stato caratterizzato da una crescita delle vendite pari al 5,4% in Italia e del 12,9% oltre confine, specie in mercati chiave come il Giappone, gli Usa, la Germania e l’Uk. Ci sono le condizioni, specie qualitative, per continuare su questa strada e confermare questi dati anche nel 2015. E quando si tratta di un augurio cosa di meglio se non, appunto, le nostre bollicine?
EXPORT EFFERVESCENTE (Elaborazione Ismea su dati Uiv – relativi ai primi 8 mesi del 2014) Volume +21,7% Valore +16,4% Mercati di riferimento: Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Russia, Svizzera, Giappone e Cina
SCOPERTE
IL TRENTODOC HA LA SUA CARTA D’IDENTITÀ Una ricerca traccia origine e composizione, scoprendo quasi 2000 composti volatili E’ stata definita la carta di identità del Trentodoc, così da certificare la sua origine. Il lavoro, che ha permesso di tracciare perfettamente il vino dal terreno alla bottiglia e rilevare i quasi 2000 composti volatili che lo caratterizzano, è stato reso possibile grazie ad una serie di innovative analisi chimiche e molecolari. Il tutto nell’ambito del progetto ”Nuove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici”, coordinato dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, realizzato in partnership con la Fondazione
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Edmund Mach, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e sviluppato nell’ambito della piattaforma AGER - Agroalimentare e Ricerca, iniziativa sostenuta da un consorzio di 13 fondazioni bancarie italiane, tra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Il progetto, che ha preso in esame anche il Lambrusco modenese, ha previsto l’indagine della filiera e il campionamento dei vari produttori di Trentodoc, per un totale di 200 campio-
ni analizzati tra suoli, tralci, mosti e vino. “Grazie alla collaborazione con la Fondazione Mach – commenta Andrea Pisoni, consigliere di amministrazione del Consorzio Trento doc – la nostra denominazione si rafforza come prodotto di eccellenza: la ricerca mette infatti in evidenza elementi, fino ad oggi inesplorati, che rendono oggettivo il legame fra il territorio e le bollicine trentine che, oggi più di ieri, si possono definire di montagna”.
VALORE E OCCUPAZIONE NEL CONEGLIANO VALDOBBIADENE DOCG Il Consorzio illustra i dati: bene il lavoro per giovani under 40 e quote rosa Giovani e quote rose vanno d’accordo con il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati del Rapporto del Centro Studi del Distretto diffusi dal Consorzio di Tutela e relativi all’anno 2013. L’indagine evidenzia un alto livello di occupazione giovanile (pari al 45,6% del totale) e quote rosa che hanno toccato il 40,7% tra gli under 40 impiegati nelle 170 case spumantistiche della Docg. Soprattutto i giovani: sono oltre il 32% quelli che, con meno di 40 anni, ricoprono il ruolo di titolare o co-titolare nelle aziende del distretto. Sempre nell’ambito del personale dirigenziale, il tasso di incidenza dei giovani che ricoprono il ruolo di responsabile export è pari al 47,9%, mentre quello delle attività di direttori commerciali è pari al 21,9%. “Questi dati ci fanno capire come quella del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore sia una denominazione in cui non contano solo le percentuali di crescita, i fatturati e le esportazioni in continua espansione – afferma il presidente del Consorzio di Tutela, Innocente Nardi -. Nel corso del 2013, la dimensione dell’offerta del Conegliano Valdobbiadene ha raggiunto un valore stimato alla produzione pari a 362,2 milioni di euro e il mercato internazionale dello Spumante Docg ha ottenuto un nuovo massimo con un valore della produzione pari a 132,2 milioni di euro. Dietro tutto questo però c’è un elemento fondamentale: il creare valore per il territorio che si traduce in occupazione, indotto legato al turismo, tutela e valorizzazione dell’ambiente”. CONEGLIANO VALDOBBIADENE DOCG IN DATI (dati 2013)
Giro di affari 327,2 milioni di euro Crescita in valore (assoluta) +6,6% Crescita in valore (Italia) +11,4% Crescita in volume (Italia) + 10,5% Quota export: 42% Principale mercato: Germania (29,6 milioni di euro)
Appunti di viaggio di Irene Graziotto
Sotto il campanile
di San Marco
Tra lo sciabordare delle onde e giardini privati, tra Ponte della Malvasia Vecchia e Riva del Vin, l’altra faccia della Serenissima: la Venezia enoica
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ettersi alla ricerca del vigneto perduto significa spostare indietro le lancette dell’orologio a quando Venezia dominava i mari ed era città d’acqua e di vino. Se oggi infatti le ultime tracce della viticoltura si trovano soprattutto a Mazzorbo e S. Erasmo, un tempo la vite spandeva i suoi tralci a Burano e all’Isola delle Vignole e a lungo si importarono le uve dalla terraferma per vinificarle in città. È un lunedì di dicembre e con
lo scafo che galleggia nel vapor leggero puntiamo verso Torcello. Qui il Consorzio Vini Venezia ha ricreato uno dei vigneti più suggestivi della laguna, all’interno di un progetto che ha analizzato vigne sparse per tutta Venezia, con l’obiettivo di censire le varietà presenti e trovare magari qualche esemplare pre-fillossera. Ne è emerso un giardino dell’Eden: viti pluricentenarie, ibridi interspecifici, varietà tradizionali come il Tai e la Glera ma anche l’armena Rushaki e le
tre piante di Terra Promessa che un monaco carmelitano portò da Israele e piantò nel Convento di Santa Maria di Nazareth a Canareggio, a breve sede di un vero e proprio hortus conclusus aperto al pubblico. D’altra parte Venezia era cuore pulsante del commercio mediterraneo: si importava Vin di Cipro e da Creta la Malvasia – così popolare che le mescite ne presero il nome – localmente cresceva la Dorona e il mozartiano Marzemino mentre dal Friuli arrivavano Ribolla e
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Picolit. Il vino divenne status symbol, come nella pellicola Leone di Vetro dove emblema della riscossa veneziana contro i Francesi è il Raboso, la cui eredità è stata raccolta dal Malanotte Docg, a base di uve in parte passite che danno vita ad un vino più morbido rispetto al passato. Ma il vino era ed è rimasto bevanda delle calli e della piazza, anche quella di San Marco dove – come si vede in un quadro del Guardi – sotto il Campanile all’ombra di un tendone, i magistrati si ristoravano chiedendo una porzione di vino, quella che sarebbe diventata l’ombra. •
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ExtravergineNews
CEQ
di Giovanni Pellicci
ASSOCIAZIONI
SI ESTENDE LA RETE DELLE CITTÀ DELL’OLIO Concluse le celebrazioni per il Ventennale: con il nuovo statuto nel 2015 entreranno anche GAL e Parchi E’ destinata a crescere la rete delle Città dell’Olio che ha chiuso il 2014 caratterizzato dai festeggiamenti per il Ventennale di vita. Nel 2015 gli orizzonti sono destinati ad ampliarsi per l’associazione che si occupa di promozione e
tutela dell’extravergine di qualità italiano. Con la modifica statutaria (votata all’unanimità) decisa dall’Assemblea dei Soci (350 soggetti tra enti territoriali di vario livello) riunita a Siena per la tappa speciale del Girolio, potranno entrare nell’associazione anche GAL e Parchi. “Città dell’Olio cambia pelle e diventa una realtà ancora più strutturata per dare contenuti, servizi ai soci e progettualità – spiega Enrico Lupi, Presidente dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio -. Per farlo serve avere un
riconoscimento istituzionale per dare, in un momento di difficoltà come quello attuale per le realtà olivicole, il giusto riconoscimento a quegli amministratori che con impegno lavorano sui territori per accrescere il valore del prodotto e delle imprese che vi lavorano e investono, così come è fondamentale tenere accesi i riflettori sull’importanza del paesaggio e degli olivicoltori che con il loro lavoro quotidiano contribuiscono a mantenere il territorio, la cultura e le tradizioni”.
PREMI
FLOS OLEI, PREMIA LA QUALITÀ E LA PASSIONE NELL’EXTRAVERGINE Ben 742 prodotti passati in rassegna nel nuovo lavoro di Marco Oreggia e Laura Marinelli
Pioggia di premi extravergine con la sesta edizione di Flos Olei, la Guida dedicata al mondo dell’olio di qualità con respiro internazionale (edita in doppia lingua, italiano e inglese). Il lavoro curato da Marco Oreggia e Laura Marinelli ha passato in rassegna 48 paesi, 500 produttori e 742 oli extravergine di oliva. Una ventata di qualità in un settore alle prese con gravi difficoltà, a partire dal drammatico raccolto registrato nella stagione 2014 e i continui
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attacchi di coloro che spacciano per extravergine produzioni di scarsissimo valore. La tracciabilità dei prodotti va quindi rafforzata per sostenere il settore, la sua qualità e coloro che lavorano in modo serio e certosino. Per fortuna di serietà e passione ce n’è eccome in giro e Flos Olei è lo strumento ideale per soffermarsi sui produttori di grande qualità italiani e non solo. Tra i tanti premi consegnati durante la cerimonia di presentazione della
Guida, è andato all’Azienda Agricola Biologica Americo Quattrociocchi quello di azienda dell’anno e a Oliveto Fonte di Foiano quello di realtà emergente.
FILIERA DELL’OLIO, LA COMPETIZIONE PASSA DALLA COOPERAZIONE Il Consorzio traccia gli obiettivi per il rilancio di un settore che vive l’anno zero
Il mondo dell’olio extravergine d’oliva si è messo alla spalle uno degli anni più duri della storia. Il 2014 sarà ricordato per il crollo produttivo ma anche per i tanti, troppi casi, di contraffazione registrati in Italia. Il 2015, per stessa ammissione degli addetti ai lavori, è da ritenersi l’anno zero. Per questo il Consorzio Extravergine di Qualità chiede un cambio di marcia, in cui unire le forze, cooperando per competere. “Noi del Consorzio consideriamo e riteniamo che le due anime di questo paese siano essenziali per mantenere alta la reputazione dell’olio italiano, quella produttiva e quella commerciale. Come Consorzio abbiamo sperimentato molte volte, partecipando a iniziative promozionali in giro per il mondo, che aziende di marca e aziende agricole aventi portafogli e posizionamenti diversi, possono proficuamente collaborare. L’Italia dell’olio deve fare oggi e per l’immediato futuro, quello che ha sempre saputo fare meglio degli altri: produrre oli italiani eccellenti per venderli nel mondo come prodotti ad alto valore e selezionare e importare oli dal mediterraneo per costruire e proporre blend di diversa origine”. Il Ceq ha quindi chiesto di sostenre ed incentivare investimenti in nuovi oliveti efficienti nelle aree vocate, così da innalzare la produzione; tutelare le due anime della filiera olivicola olearia italiana, quella produttiva e quella commerciale rispondente ai requisiti etici e qualitativi e, infine, riconoscere e tutelare la dizione ”Alta Qualità” proposta per differenziare l’olio extravergine italiano rispondente ai requisiti qualitativi del disciplinare nazionale.
PACKAGING
50 anni
C
di storia per FO.GI.BE.
inquanta anni di attività sono tanti e significano serietà, clientela affezionata, professionalità, versatilità, un know how consolidato e grande attenzione al prodotto finito. Facciamo un passo indietro: era il 1964 quando la famiglia Fontanelli cominciò ad occuparsi di imballaggi. I primi furono i fratelli Brunetto, Dario e Serafino, che riuscirono ad intercettare le esigenze e le richieste della clientela locale impegnata economicamente nel settore del vino, delle calzature e mobiliero. Col passare degli anni l’azienda è cresciuta, senza però mai rinnegare il forte legame con il suo territorio di appartenenza, ovvero la Toscana e il centro Italia più in generale. Negli anni 1970 ci fu il primo – e unico – cambio di sede, dove le sempre più sofisticate e moderne tecnologie trovarono la loro giusta collocazione. Negli
anni ’80, infine, la trasformazione da Scatolificio Fontanelli Serafino & C. in FO.GI.BE. Srl, nome che negli anni ha saputo connotarsi per la puntualità e l’affidabilità, fino a conquistarsi una sua leadership nel settore della fabbricazione di scatole da imballaggio. “Non sono anni facili – racconta Duilia, parte dello staff – ma quando si lavora bene si è ripagati. Per questo è importante ricordare questo nostro traguardo, per spiegare da dove veniamo e verso dove vogliamo andare”. Oggi FO.GI.BE. è il partner ideale per chi cerca un packaging personalizzato e di impatto, che sia nel settore vitivinicolo come in altri. Grazie a diverse tecnologie di stampa, alla grande attenzione alla fase creativa e ad un’assistenza a 360° gradi, viene offerto un prodotto su misura, competitivo nei prezzi, rispettoso dell’ambiente
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Era il 1964 quando l’azienda cominciò a produrre imballaggi. Un traguardo importante, sinonimo di professionalità e grande cura del cliente e del prodotto e di grande qualità. Scatole di ogni forma, dimensione, fattura e stampa, consegnate nel rispetto dei tempi e delle richieste – anche le più originali - del cliente.•
FO.GI.BE. ringrazia clienti e amici che hanno reso possibile raggiungere questo importante traguardo dei 50 anni di attività. 73
di Max Brod
Etichette
La chiarezza tanto attesa
E
’un punto d’arrivo atteso da tempo, e a renderlo possibile è oggi il Ministero delle Politiche Agricole: “Finalmente è stata fatta chiarezza sull’uso dei nomi geografici dei vini, semplificando in tal modo il lavoro delle aziende vitivinicole e tutelando i consumatori che adesso potranno avere informazioni più chiare e complete nella scelta del vino”.
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L’applauso proviene da Coldiretti che constata come, grazie ad una circolare esplicativa del Ministero delle Politiche agricole, fortemente sollecitata dall’organizzazione, la regione o la provincia di produzione di un vino Dop o Igp ora potranno apparire ‘’in chiaro’’ sull’etichetta. La circolare, datata 31 dicembre 2014, prevede che i disciplinari di produzio-
ne dei vini a Dop e Igp possano stabilire a priori con lista positiva le condizioni per l’impiego di nomi geografici più ampi, ma stabilisce da subito che in assenza di queste indicazioni puntuali, minimizzando i caratteri di stampa, ed evitando forme ingannevoli o descrittive enfatiche o evocative, si possa comunque aggiungere il territorio la provincia o la regione di appartenenza.
Il ministero delle Politiche Agricole chiarisce una volta e per tutte la normativa in materia della dicitura della regione di appartenenza del vino
‘’La circolare - conclude la Coldiretti - va così a colmare un vuoto normativo che in taluni casi aveva già portato gli organismi di controllo a elevare non conformità a carico dei produttori per etichette ritenute irregolari per il semplice fatto di specificare meglio la zona di produzione senza tuttavia pregiudicare la necessaria tutela delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche’’.•
Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità
COLDIRETTI La Coldiretti con un milione e mezzo di associati è la principale Organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo. Dal 2013 presieduta da Roberto Moncalvo la cui elezione e’ coerente con il processo di rinnovamento della classe dirigente sul territorio.
In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.
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PACKAGING
Acquistare online le etichette in bobina
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