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Toscana CASTELLO POGGIARELLO PAG. 11
Piemonte AZIENDA SAN MICHELE CANTINA PARROCO PAG. 39
Piemonte FRATELLI SERIO & BATTISTA BORGOGNO PAG. 40
Lombardia Emilia Romagna SOCIETÀ AGRICOLA TENUTA MARA S.R.L. PAG. 50-51
CANTINA DI QUISTELLO PAG. 37
Sardegna TANCA GIOIA U TABARKA PAG. 52
Toscana
AZIENDA AGR POGGIO SALV
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PAG. 44
RICOLA VI
Toscana
Toscana
POGGIO SOLATIO PAG. 46
Toscana
BORGO LA STELLA SOC. AGRICOLA SRL FAMILLE GEYER PAG. 48
TENUTA DI BAGNOLO PAG. 49
Veneto FATTORIA MONTE FASOLO PAG. 53
Toscana Toscana ROCCA DI MONTEGROSSI PAG. 45
IL DRAGO E LA FORNACE BY ARKILINE SNC PAG.28 - 30
Trentino Alto Adige DISTILLERIA BERTAGNOLLI PAG. 61
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Anno XIII • Numero 94 • Gennaio Febbraio 2017 www.igrandivini.com In copertina il giovane imprenditore Pietro Mattia Pocci foto di Pamela Bralia
Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Barbara Amoroso, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Pamela Bralia, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Pier Lorenzo Cicerchia, Irene Graziotto, Chiara Martinelli, Giulia Montemaggi, Enea Silvio Tafuro Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)
Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Account
Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Francesca Droghini – f.droghini@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Montemaggi - g.montemaggi@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it
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Aderente al Sistema Confindustriale
L’identikit del vino del futuro circa 12,1 miliardi di euro con un incremento complessivo del 15%. Il Pil del vino sostenibile, invece, toccherà i 4 miliardi di euro con un incremento percentuale intorno al 30%”. I fattori fondamentali di questa crescita saranno, da un lato, la diffusione di cultura e consapevolezza dei consumatori in fase di acquisto e, dall’altro, la maggiore crescita imprenditoriale che solitamente caratterizza le aziende orientate a strategie di sviluppo sostenibile. A questa analisi, si aggiunge anche quella dell’Università della California che ha messo a confronto i punteggi attribuiti dai tre principali magazine statunitensi del vino (Wine Spectator, Wine Advocate e Wine Enthusiast) arrivando a determinare che un nettare biologico, in media, ottiene 4 punti in più di uno convenzionale. E’ quindi facile immaginare che l’attuale quota di circa 83 mila ettari vitati italiani condotti in biologico (ovvero circa il 10% del totale) sia destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni. Fare vini sostenibili non sarà più di nicchia o di moda ma diverrà una grande opportunità. Intanto, in questo 2017 il vero paradigma del vino italiano sarà un altro. Riusciremo a sfondare in Cina, rimediando ai numerosi errori commessi finora? Se i nostri storici sbocchi nelle esportazioni – ovvero gli Stati Uniti e la Gran Bretagna – dovessero mostrare segni di rallentamento significativi a causa delle nuove politiche imboccate rispettivamente da Donald Trump e Theresa May, il nostro Paese si troverà di fronte
ad un grosso problema. E le bollicine, solita locomotiva del nostro export, potranno non bastare per risolverlo. Ricordate l’obiettivo annunciato un paio di anni di fa dall’ex Premier Matteo Renzi in merito al record delle esportazioni da raggiungere entro il 2020? La scadenza si sta avvicinando ma il nostro vino non è ancora riuscito a trovare un’altra via che possa rappresentare una seria alternativa ai soliti noti. La domanda è se varrà la pena insistere con la Cina, provando faticosamente a recuperare terreno rispetto ai nostri competitor Francia e Spagna, oppure se sarà più conveniente battere nuove strade. In questo scenario, la stagnazione ancora in atto sulla distribuzione dei fondi Ocm vino non aiuta affatto. Anzi, rischia di peggiorare le cose e ritardare la fondamentale azione di programmazione nella promozione strategica. E’ quindi lecito domandarsi se le rotte alternative che alcuni Consorzi stanno battendo (Brasile, Messico e sud est asiatico per fare alcuni nomi) possono essere quelle giuste, seppur di fronte a contesti più piccoli. In questo numero abbiamo chiesto un parere, anche riguardo al contesto nazionale e alle dinamiche di un altro segmento chiave come l’enoturismo, ad una produttrice di idee come Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione delle Donne del Vino ed instancabile promotrice di iniziative ed eventi che mettono al centro dell’attenzione il vino. Leggete le sue parole nelle prossime pagine per avere qualche spunto utile in più.•
Giovanni Pellicci Direttore Responsabile
EDITORIALE
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ecisamente sostenibile. Capace di conquistare la Cina, senza rinunciare allo storico feeling con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, pur al netto degli effetti Trump e Brexit ancora tutti da comprendere. Schietto, autoctono e quindi identitario. E’ questo il profilo che dovrà riuscire ad avere il vino italiano del futuro, almeno stando alle tendenze e a ciò che terrà banco nelle prossime settimane, quando prenderanno il via le fiere più importanti d’Europa, da Düsseldorf (19-21 marzo) a Verona (9-12 aprile), fino a Bordeaux (18-21 giugno 2017). Partiamo da quanto l’impatto del biologico sulla produzione vitivinicola sia sempre più evidente, rileggendo i dati presentati dall’Università di Siena in occasione della seconda edizione dell’evento Wine&Siena. Secondo la ricerca illustrata da Maria Pia Maraghini, docente di Economia aziendale all’Ateneo senese, il fatturato delle aziende italiane che producono vino sostenibile vale oggi oltre 3 miliardi di euro, pari a circa un terzo del valore della produzione vitivinicola nazionale. “Pur usando stime prudenziali – spiega la prof - è possibile prevedere che il Pil del vino italiano continuerà a crescere nei prossimi anni più velocemente del Pil dell’agroalimentare che pure è la locomotiva, in termini percentuali di incremento, del Pil nazionale. Il vino sostenibile crescerà ancora di più, con valori doppi rispetto alle aziende vitivinicole tradizionali. Nel 2020 il Pil del vino italiano varrà complessivamente
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62 24 28 IL DRAGO E LA FORNACE
NewsBio & Green
CHEF ANTONINO CANNAVACCIUOLO
OCHE E CAVALLI IN VIGNA
SOMMARIO 5 L’EDITORIALE 8 ULTIME DAL MONDO DEL VINO 11 PRODUTTORI INPRIMO PIANO CASTELLO POGGIARELLO 12 FACCIA @ FACCIA CON... DONATELLA CINELLI COLOMBINI 14 THE WINE TROTTER • ESTONIA 16 LE MARCHE. IL VINO DA SOLO NON BASTA 18 L’INCHIESTA • ON TRADE 23 LA POLITICA NEL VINO 24 CHEF • ANTONINO CANNAVACCIUOLO 27 BEST PRACTICES 28 COVER STORY • IL DRAGO E LA FORNACE 32 TORNA DAL 25 AL 28 MAGGIO LA SELEZIONE DEL SINDACO 35 FRASCATI: UN GRANDE POTENZIALE IN PARTE ANCORA INESPRESSO 36 IL CONSORZIO VALTÈNESI MIRA IN ALTO 37 CANTINA QUISTELLO, BILANCI E PROGETTI 38 BARBERA D’ASTI, UN 2017 RICCO DI NUOVE SFIDE 39 CANTINA PARROCO, “IL NOSTRO BARBARESCO” 40 SERIO & BATTISTA BORGOGNO “DAL 1897 PRODUCIAMO BAROLO” 42 LA TOSCANA DELLE ANTEPRIME VA IN SCENA 44 POGGIO SALVI • LA TRADIZIONE SI UNISCE ALLA PASSIONE PER IL VINO 45 ROCCA DI MONTEGROSSI RESOCONTO DI UNA VENDEMMIA CHIANTIGIANA
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46 POGGIO SOLATIO: VALORIZZARE È IL NOSTRO MESTIERE 48 BORGO LA STELLA, LA PAROLA AL TERROIR 49 MARCHESI PANCRAZI, ESSENZA TOSCANA DEL PINOT NERO 50 UNA NUOVA PAGINA PER TENUTA MARA 52 U TABARKA, DOVE LA PAROLA D’ORDINE È AUTOCTONO 53 MONTE FASOLO LE BOLLICINE “ARANCIO” DEI COLLI EUGANEI 54 PODERE FICARETO: “DA NOI MANGI CIÒ CHE VEDI” 56 FIERE IN CALENDARIO 58 FOOD AND BEVERAGENDA 60 EXTRAVERGINE NEWS 60 DISTILLATI & CO. 61 BERTAGNOLLI • TRADIZIONE IN MOVIMENTO 62 NEWS BIO & GREEN 63 A TUTTA BIRRA 63 BOLLICINE NEWS 64 PELLICOLE DI GUSTO 66 VIGNA & CANTINA DENISE COSENTINO E ALESSIO FORTUNATO 68 VIGNA & CANTINA • SPECIALE PACKAGING 70 NEWS TECNICHE SCOTTON, ELEGANZA E VERSATILITÀ 71 NEXLA, NEXT GENERATION LABEL 73 SPEEDY • SPEDIRE IL VINO NON È MAI STATO COSÌ SEMPLICE
WORLD LEADER IN WINE TECHNOLOGY
27A EDIZIONE SALONE INTERNAZIONALE MACCHINE PER ENOLOGIA E IMBOTTIGLIAMENTO
ORGANIZED BY
11-15 settembre 2017 Messe München - Germania
SUPPORTED BY
www.simei.it www.drinktec.com/simei 11
di Giovanni Pellicci
NORMATIVE 1 LA FIERA DELL'ANNO
NOVITÀ E CONFERME PER VINITALY 2017 Spazi rivisti, nuove location per Toscana, Sardegna e Piemonte e new entry dal mondo nell'edizione in programma dal 9 al 12 aprile prossimi
Aziende vitivinicole già al lavoro per la prossima edizione di Vinitaly, in programma dal 9 al 12 aprile 2017. Conferma quasi totale delle iscrizioni delle aziende presenti lo scorso anno e buon trend di new entry, a conferma della dinamicità del settore. “Per essere attrattivi nei confronti degli espositori – dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – abbiamo messo in campo negli ultimi anni nuovi servizi e progressivi rinnovamenti dei padiglioni, che già per l’edizione 2017 garantiscono più spazio per aumentare il numero di cantine, con un miglioramento complessivo del layout del quartiere fieristico. Inoltre, il piano industriale del prossimo quadriennio di Veronafiere destina 72 milioni su 94 al miglioramento delle infrastrutture di quartiere, alla digital transformation e alla costruzione di parcheggi per oltre 3 mila auto”. Più spazio e un nuovo padiglione. Cresce il Piemonte, grazie all’ampliamento e al restyling del padiglione 10: un miglioramento che incontra le esigenze di accogliere le richieste di nuovi espositori e dall’altro per alcune cantine di posizionarsi all’interno della propria area geografica di riferimento. Aumentano l’area espositiva anche i produttori della Sardegna nel padiglione 8, quello che ospita i saloni speciali Vinitalybio e Vivit-Vigne Vignaioli Terroir e della collettiva Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti). Novità pure per Toscana e Vininternational, con la creazione di un grande spazio espositivo di circa 4.000 metri quadrati che sostituisce le due tensostrutture separate allestite fino all’edizione 2016. Tra i nuovi arrivi, per la prima volta a Vininternational cantine da Usa e Regno Unito, che si aggiungono alla collettiva spagnola realizzata in collaborazione con Icex e agli espositori di Svizzera, Francia, Azerbaijan, Georgia, Croazia, Argentina, Portogallo, Australia e Sudafrica.
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DEMATERIALIZZAZIONE, ADESSO SERVE LA BANDA LARGA Il Dg di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo evidenzia le priorità per il settore dopo l'approvazione del Testo Unico del Vino Il 2017 del vino è iniziato la tanto temuta dematerializzazione sta prendendo concretamente forma. Federvini, commentando le novità inserite all'interno del Testo Unico del Vino approvato lo scorso dicembre, ha evidenziato quali saranno i prossimi step necessari per il settore. "Come operatori non siamo contenti al 100% del Testo Unico ma è un passo che andava fatto - commenta
il Dg di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo - Ci sono ancora retaggi e strozzature burocratiche ma un po' di semplificazione è stata introdotta. Speriamo che i decreti applicativi del Mipaaf aggiungano qualche nuovo taglio lineare ai carichi burocratici e continuino la semplificazione. Una di queste è stata la dematerializzazione. Come tutte le novità, il Registro ha spaventato
molti ma siamo sopravvissuti al passaggio del primo gennaio”. “L'investimento – conclude Cagiano - è alla portata anche delle piccole aziende e tanto più lo Stato investirà sulla banda larga tanto più migliorerà la vita degli operatori che fanno impresa non nelle grandi città ma in aree rurali e remote. Detto ciò, il Ministero delle Politiche agricole ha dimostrato in questo passaggio un atteggiamento collaborativo e formativo. Sta accompagnando sulle strisce pedonali gli imprenditori che vogliono attraversare la strada, e fino ad aprile non sono previste sanzioni in caso di errore. Il Registro è un passo avanti, e gli obiettivi meritano qualche difficoltà in fase di rodaggio".
LE COLLINE DI CONEGLIANO VALDOBBIADENE
CANDIDATE A PATRIMONIO UNESCO DELL'UMANITÀ Le colline di Conegliano Valdobbiadene Prosecco sono state candidate (all'unanimità) dalla Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco a entrare nella lista dei Siti Patrimonio dell'Umanità 2017-2018. Il percorso per la candidatura del territorio collinare tra Conegliano e Valdobbiadene è stato avviato nel 2008; il primo traguardo è stato raggiunto nel 2010 con il suo inserimento nella Tentative List Italiana. Il verdetto è atteso per il 2018.
AGENDA 2017 ni aperte sul sito www. vinitaly.com). Alla vigilia di Vinitaly, l’8 aprile, il calendario il grand I primi mesi dell'anno saranno molto ricchi di tasting OperaWine a appuntamenti promossi sotto l'egida di Verona Fiere cura di Vinitaly International, anticipato dal Tanti appuntamenti prima di Vinitaly. A precedere il 4 all’8 aprile dal corso di certificazione della Vinitaly salone veronese molte le iniziative realizzate pensate International Academy. Sol&Agrifood ed Enolitech. In per promuovere i vini e offrire strumenti di marketing contemporanea con Vinitaly si svolge Sol&Agrifood alle migliori aziende. A fare da filo conduttore, fino a (www.solagrifood.com), preceduto dal 15 al 20 febmarzo, saranno le tappe di Vinitaly International a San braio da Sol d’Oro Emisfero Nord e, nei giorni del 20 Francisco, New York, Miami, Houston e a Chengdu in e 21 febbraio, dagli Evoo Days, la nuova iniziativa di Cina. In programma l’1 marzo il Concorso Interna- formazione e informazione dedicata agli operatori zionale Packaging, mentre dal 31 marzo al 2 aprile della filiera dell’olio extravergine di oliva. Con Vinitaly torna il 5 Star Wines Award con in contemporanea il anche Enolitech (www.enolitech.it), da quest’anno primo giorno (31 marzo) il premio Wine without Walls, ancora più integrato con i padiglioni di Vinitaly, grazie dedicato ai vini senza solfiti o con un contenuto non a un ulteriore avvicinamento del padiglione F che lo superiore a 40 mg/l (per tutte le competizioni iscrizio- ospita al padiglione del Piemonte (pad. 10).
TAPPE NEL MONDO E TANTI EVENTI PRIMA DI ARRIVARE A VERONA
Nella foto Ottavio Cagiano de Azevedo
Ultime dal mondo del Vino
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
AFFARI IN VIGNA
IL GRUPPO TERRA MORETTI SI ALLARGA Nuovi acquisti per il Gruppo Terra Moretti che ha chiuso il 2016 con il closing dell’operazione di acquisto delle aziende Sella&Mosca Spa e Teruzzi e Puthod Srl (già di proprietà Campari). Un'operazione da 62 milioni di euro, di cui 57 in contanti. “Siamo particolarmente soddisfatti di questa operazione, che si colloca nel solco dell’impegno di sviluppo del nostro Gruppo, con l’obiettivo di portarlo ad essere protagonista del panorama vitivinicolo italiano, e non solo. – ha affermato Vittorio Moretti, Presidente del Gruppo Terra Moretti – Per competere, oggi, in uno scenario dai confini sempre più globali, oltre alla qualità del prodotto, occorre disporre di una struttura adeguatamente dimensionata. Di qui la scelta di investire in un’opportunità
che ci consente di affrontare nuove sfide, sempre avendo quale priorità la ricerca dell’eccellenza del prodotto”. “Ad affiancarci in questa operazione sono due partner di prestigio – aggiunge Moretti – che, oltre a contribuire a sostenere finanziariamente l’investimento, contribuiranno in modo decisivo a sviluppare ulteriormente il Gruppo sui mercati internazionali, con particolare riguardo a quelli dell’Estremo Oriente e della Cina, sicuramente dalle grandi potenzialità”. Con queste acquisizioni il Gruppo arriva a superare i mille ettari di terra vitati in proprietà e
conduzione (1.084,3), suddivisi tra Franciacorta, Sardegna e Toscana, con una produzione 2016 di 9,6 milioni di bottiglie ed un fatturato di 63,19 milioni euro. Quanto alle previsioni, il piano industriale prevede che, entro il 2021, il Gruppo arrivi a toccare i 90,11 milioni di euro, con un Ebitda di 24 milioni di euro (pari al 26,6%, rispetto all’attuale 23,6%).
VERSO LA LEGGE SULL'ENOTURISMO
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TENDENZE
AGLI AMERICANI PIACE IN BAG IN BOX Al consumatore statunitense piace il pratico formato familiare da 3 litri. La bottiglia di vetro perde appeal
NORMATIVE 2
L'Italia punta, finalmente, ad una legge sull’enoturismo in grado di fare finalmente ordine, anche sul piano fiscale, su un settore agricolo sempre più fondamentale del nostro Paese. La firma è quella di Colomba Mongiello, componente della Commissione Agricoltura del Senato. “Il testo – spiega la deputata del Partito Democratico – configura economicamente come nuova attività rurale l’ospitalità, l’ac-
Definiti gli acquisti di Sella&Mosca in Sardegna e Teruzzi e Puthod in Toscana. Adesso il Gruppo è il quarto a livello nazionale per dimensione in ettari vitati
coglienza, le visite a cantine e vigneti e la somministrazione di prodotti non cucinati. Queste attività sono comprese nell’ambito delle attività agricole e costituiscono a tutti gli effetti reddito agrario. Si tratta di una proposta che parte dal basso”. “Valuteremo il testo con attenzione nella consapevolezza che sia fondamentale ordinare un settore che, nonostante i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni
di arrivi in cantina, è sempre stato nei fatti spesso trascurato dalle istituzioni” ha commentato il presidente del Movimento Turismo del Vino, Carlo Pietrasanta.
Finalmente anche l'Italia guarda ad una normativa ad hoc per un settore che muove 13 milioni di persone all'anno
Il “bag-in-box” piace sempre di più agli americani. E' una delle tendenze di cui tenere conto nel 2017 appena iniziato ed in cui, al solito, a tenere banco sarà l'export nei mercati esteri, a partire da quello chiave degli Stati Uniti. La considerazione è emersa dall'analisi delle abitudini di consumo degli statunitensi, ai quali il vino piace sempre di più e in tante forme. Anche meno tradizionali di come siamo abituati. Tra le tendenze che emergono, si evidenzia la grande crescita del formato da 3 litri del “bagin-box” con vini varietali o di rossi in blend. Insomma la classica bottiglie di vetro tira sempre meno, mentre il pratico formato da consumo familiare sta prendendo piede, come confermano i dati di vendita del “Naked Grape”, il formato distribuito da E. & J. Gallo Winery sul mercato Usa.
Produttori in primo piano SIENA
CASTELLO POGGIARELLO, GIOIELLO DI SOSTENIBILITÀ Nel cuore delle colline senesi si leva alto il manifesto green di Castello Poggiarello
R
ealtà di spicco del panorama enologico senese, Castello Poggiarello coglie appieno lo spirito della toscanità, costituendone, con i suoi vini, elegante interpretazione. Con i suoi 12 ettari di superficie, di cui 2 di boschi, 2 di uliveti e 8 coltivati a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Merlot, la proprietà dell’azienda si estende su un territorio dalle caratteristiche ideali. La varietà minerale del terreno e la mitezza del clima fanno sì che i vini Igt prodotti assimilino al meglio l’impronta qualitativa dei terroir presenti. Una produzione da 20-25mila bottiglie annue, in costante crescita e frutto di un'accurata selezione delle uve, dalla vigna al banco di cernita. Nettari pregiati che, ottenuti mediante processi di lavorazione total bio, omaggiano l’autentico ed ancestrale legame con la natura, all’insegna di un poetico e rispettoso ritorno alle origini. L’impostazione green di Castello Poggiarello, armoniosamente accompagnata da una meticolosa cura per i dettagli, prevede, infatti, il mancato utilizzo di fertilizzanti artificiali e di
pesticidi convenzionali unitamente all’assenza di lieviti chimici nella fermentazione e di chiarificazione o filtrazione nell’imbottigliamento.
CASTELLO POGGIARELLO Località Caldana, Toiano 53018 Sovicille Tel. +39 0577270606; +39 3475857127 Fax. +39 0577270920 info@castellopoggiarello.it www.castellopoggiarello.it Twitter: @cpoggiarello Facebook: castello poggiarello
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DONATELLA CINELLI COLOMBINI Presidente Associazione Nazionale Donne del Vino
Donatella Cinelli Colombini,
la produttrice di idee
I consumi e le tendenze al femminile; la cultura enologica fin dalle scuole; la legge sull'enoturismo e le nuove rotte dell'export: parola alla Donna del Vino
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n Italia sono le donne il vero motore del vino. Lo dicono i dati e le ricerche. E la tendenza è in continua crescita e, nel 2017, lo sarà ancora di più anche grazie alla prima festa nazionale delle Donne del vino. Si svolgerà sabato 4 marzo con porte aperte in cantine, enoteche e ristoranti al femminile sul tema “Donne, vino e motori”. Se vogliamo approfondire il ragionamento sul vino al femminile, ecco che l’interlocutore di riferimento con cui farlo è Donatella Cinelli Colombini. Non solo perché dà vita a vini in Toscana ed è la Presidente dell’Associazione Nazionale delle Donne del Vino. Ma soprattutto perché è una produttrice seriale di idee. Provare per credere. @ Dopo l’ultima indagine dell’Associazione Donne del Vino come si evolve l’identikit della donna che
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consuma vino in Italia? “Le Donne del vino sono l’avanguardia della nuova agricoltura attenta all’ambiente, orientata alla qualità, fortemente diversificata e capace di esportare. I dati che emergono dall’ultimo sondaggio su 708 iscritte rivelano un profilo molto positivo della donna manager di cantina. Le Donne del vino vendono all’estero oltre il 50% del loro prodotto mentre il dato nazionale è del 24%. La media dei vini Doc/ Docg sul totale della produzione enologica italiana è del 38% mentre nelle imprese delle Donne del vino questa percentuale sale al 69%. Anche sulla scelta di coltivare le proprie vigne con metodi biologici o biodinamici, le donne sono avanti, se infatti la media nazionale è dell’11,8%, le
Donne del vino dichiarano una quota del 27,4%. Persino sulla diversificazione produttiva le donne costituiscono un esempio virtuoso, rispetto al 5,2% delle aziende agricole che possiedono un agriturismo (1.600.000 imprese agricole; 22.238 agriturismi) vediamo che il 30% delle cantine con direzione femminile ha pernottamenti e il 20% offre ristorazione”. @ Dall’analisi dei dati dei consumi, si assiste ad una seppur timida ripresa di quelli pro capite in Italia. Cosa servirà, secondo lei, per dare continuità a questo trend anche nel corso del 2017 in termini di normative, iniziative di promozione e sinergie? “La chiave di tutto sono i giovani, occorre interessarli al vino in una logica di con-
sumo responsabile. Il progetto di insegnare la cultura del vino nelle scuole superiori mi sembra buono, occorre realizzarlo. Le esperienze condotte da Onav in provincia di Brescia sotto la regia di Pia Donata Berlucchi hanno dato ottimi risultati”. @ Vino ed esperienze sensoriali. Tra le sue mille idee dedicate al Nettare di Bacco, quale sarà la prossima per avvicinare il consumatore ad una bottiglia di vino? “Bisogna accrescere la formazione del personale della ristorazione affinché sappia raccontare i vini e i territori del vino anche in inglese. Quindi nelle scuole alberghiere devono diventare obbligatori i corsi da sommelier. Inoltre bisogna puntare sul turismo del vino”. @ A proposito, l’Italia sta finalmente ragionando su di una legislazione ad hoc dedicata all’enoturismo. Cosa, dal suo punto di vista ed esperienza nel settore, non dovrà assolutamente mancare per valorizzare ulteriormente un segmento strategico come questo? “La nuova legge sull’enoturismo deve, a mio avviso, avere due obiettivi: prima di tutto deve innalzare la qualità dell’offerta introducendo degli standard minimi. In questo momento ci sono oltre 20 mila cantine aperte al pubblico ma quelle ben attrezzate non arrivano a 2 mila. Chi accoglie i turisti deve avere un bagno ad uso pubblico, un punto assaggio con i requisiti igienico sanitari, un punto vendita e un percorso per le visite. Inoltre serve che tutte le cantine, e non solo quelle agricole di certe regioni, possano offrire assaggi e esperienze
con il vino a pagamento. Per sviluppare il turismo del vino una delle cose più utili sarebbe introdurre il simbolo cantina nel codice della strada e consentire, in deroga alla normativa vigente, una migliore segnalazione dei percorsi. Mettere i cartelli agli ultimi due incroci prima della cantina, come è permesso attualmente, non basta. Non arrivano i turisti ma neanche i fornitori o le ambulanze, se qualcuno le chiama!”. @ Giochiamo a Fantapolitica. Viene nominata come Ministro del Turismo italiano. Qual è la sua prima mossa? “Mamma mia, per fortuna è impossibile, ci sono tante di quelle cose da fare che non avrei tempo di dormire la notte. La prima mossa sarebbe rifare l’orribile sito del turismo italiano. Un Paese dove arrivano 48 milioni di turisti esteri ogni anno non può presentarsi al mondo con www.italia.it ma l’avete visto?”. @ Export e vino. In Usa siamo fortissimi ma dovremo capire cosa succederà con Trump. In Gran Bretagna saranno da comprendere meglio le ripercussioni della Brexit. In Cina stiamo faticosamente rincorrendo la Francia che è arrivata prima e meglio di noi. Se dovesse scommettere su di una nuova frontiera, magari poco battuta finora, per le nostre esportazioni su quale rotta punterebbe? “Il Brasile appena il nuovo governo entra in azione e l’economia di quel Paese riparte diventa un colosso economico. Il Brasile ha un sottosuolo ricchissimo, un ottimo sistema formativo ed una classe dirigente di origine italiana”.•
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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini
Estonia:
quale interesse per il vino italiano? Un mercato giovane e ancora con poca cultura ma con molte potenzialità, soprattutto grazie a all’appeal del made in Italy
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ercato piccolo ma interessante quello dell’Estonia, che riserva non poche sorprese. Fabio Cagnetti, socio e selezionatore del progetto Vino Nostrum – inizialmente solo e-commerce che oggi possiede anche un enoteca, situata nella capitale Tallinn, e una distribuzione rivolta al mondo Ho.Re.Ca -
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illustra le principali dinamiche. Come funziona il mercato del vino in Estonia? “Non ci sono particolari barriere burocratiche, oltre a essere una delle legislazioni più snelle per quanto riguarda le imprese. Uno dei punti di interesse dell’Estonia come mercato è che Tallinn è raggiungibile in un paio d’ore sia da Helsinki sia da San Pietroburgo, dove il mercato degli alcolici è fortemente regolamentato e per i produttori, soprattutto quelli piccoli, le barriere all’ingresso sono elevate”. Quali sono i principali trend di consumo? “I rossi di corpo fanno la parte del leone, cosa normale per un Paese dal clima freddo. Come in tutti i Paesi nordici è abitudine bere la sera senza necessariamente accompagnare del cibo ma sia il consumo al ristorante - grazie a un’attenzione a sala e cantina che segue il boom della ristorazione nordica - sia l’asporto sono in netta crescita”. Che spazio ha il vino italiano e quali Regioni hanno maggiore appeal? “Il vino italiano ha un ruolo centrale, favorito
da una certa inclinazione di fondo verso i prodotti di casa nostra oltre che dalla presenza di non pochi ristoranti italiani. Si consuma molto Piemonte, seguito da Toscana e Veneto. Registriamo anche un forte interesse verso il Prosecco. Forse la tendenza meno scontata è verso i grandi rossi del Sud, dal Taurasi al Cannonau passando per l’Aglianico del Vulture”. Com’è il livello di cultura media sul vino? “Da scarso a nullo, ma fortunatamente bilanciato da una forte curiosità e disponibilità a farsi consigliare”. C’è attenzione sul mondo del bio o del vino naturale? “Moltissima. Tutto ciò che è “bio” attira interesse e il sistema di produzione biologico o, meglio ancora biodinamico, vengono correttamente percepiti come fattori che giustificano il pagamento di un prezzo più alto. Per noi vendere solo vini di aziende che come minimo pratichino l’agricoltura biologica è stata una scelta dettata sì in primis dall’etica e dall’estetica, ma anche da logiche di mercato”.•
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MARCHE DI STEFANIA ABBATTISTA
Il vino da solo non basta. Dobbiamo adottare l'agroalimentare
“L
e immagini in tv non rendono, a venire qui e toccare con mano, le cose cambiano parecchio”. Alberto Mazzoni, direttore dell'Istituto Marchigiano di Tutela Vini, non usa mezzi termini per descrivere la situazione post-sisma, che da sei mesi sta impattando drammaticamente sulla sua regione. “Le scosse sono continue, ormai siamo abituati. Appena ne arriva una più forte scattano i controlli per l'agibilità e si blocca tutto”. Tra i “comuni del vino” più danneggiati ci sono Serrapetrona, Matelica, San Ginesio, la parte Ovest dei Castelli di Jesi, i comuni a ridosso dei Sibillini. “Ma il vino – spiega Mazzoni – rispetto alla gra-
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vità dell'evento in sé, ha riportato un danno dello 0,01%. Non è un prodotto deperibile e le cantine hanno avuto pochissime perdite di prodotto, per crepe ai serbatoi o danni alle strutture”. La situazione più dura riguarda il comparto agroalimentare, che non va però disgiunto dalla filiera del vino. L'enogastronomia è un traino fondamentale e la vera forza di un territorio sta proprio nel connubio cibo-vino: grazie a questo binomio fortunato si reggono gli
eventi e si spostano i turisti. “Gli artigiani del cibo hanno avuto un danno fortissimo. Il sisma ha danneggiato un intero ecosistema, sono sparite le stalle (ne sono state rifatte appena 20 su 100) e gli animali stanno subendo temperature proibitive sottozero. Le strade sono deviate e interrotte: questo momento delicato esige uno sforzo in più. Se vogliamo ripartire dobbiamo essere noi ad andare dalla gente, con fiere ed eventi: oggi il nostro sistema
A sei mesi dall'inizio delle scosse sismiche, Mazzoni fa un bilancio e spiega come si potrà ripartire. A patto di farlo insieme
enoturistico e ricettivo è a zero, la vendita diretta è saltata. Per il Ciauscolo Igp, il pecorino dei Monti Sibillini, la lenticchia di Colfiorito bisogna fare molto più che i pacchi regalo per il Natale solidale, e dobbiamo muoverci tutti insieme”. Come si fa? “A breve ci saranno Vinitaly e Prowein, lanceremo nuove campagne che coinvolgeranno anche il Bianchello del Metauro. L'IMT sta studiando una strategia comune per sostenere l'agroalimentare. Cibo e vino insieme a cultura e turismo sono il volano che potrà risollevare le nostre Marche, modello e prodotto da esportare in Italia e in Europa, a partire da adesso”. •
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MERLOT KANTHUS® FRUTTI ROSSI FRUTTATO MATURO GRADEVOLEZZA 10
OTTIMA
STRUTTURA
PRODUTTIVITÀ
AMARO VIGORIA
MEDIA
SAPIDO RESISTENZA OIDIO
BUONA
RESISTENZA PERONOSPORA
ELEVATA
ACIDITÀ
9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
FLOREALE DOLCE FLOREALE VIOLA SPEZIATO FENOLO CUOIO TABACCO CACAO
BURRO
LIQUIRIZIA INCHIOSTRO
MIELE CARCIOFO
ERBACEO SECCO VERDURA COTTA ERBACEO FRESCO PEPERONE-POMODORO
Vitigno costituito dall’Università di Udine attraverso l’incrocio del Merlot con 20-3. Presenta discreta vigoria, produttività media, germogliamento medio ed epoca di maturazione precoce. Buona la resistenza alla peronospora e all’oidio. Dà vini con profilo aromatico caratterizzato dalla presenza di composti liberi che presentano interessanti note piraziniche e speziate. Il quadro polifenolico è più che ottimo per qualità, intensità e ampiezza dei relativi composti ed in particolare per l’alto contenuto di antociani. Indicato per vini di medio-lungo affinamento.
MERLOT KHORUS®
MEDIA
VIGORIA
FRUTTI ROSSI FRUTTATO MATURO GRADEVOLEZZA 10 STRUTTURA SAPIDO AMARO PRODUTTIVITÀ
BUONA
RESISTENZA OIDIO
ELEVATA
RESISTENZA PERONOSPORA
OTTIMA
ACIDITÀ BURRO MIELE
9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
FLOREALE DOLCE FLOREALE VIOLA SPEZIATO FENOLO CUOIO TABACCO CACAO LIQUIRIZIA INCHIOSTRO
CARCIOFO
ERBACEO SECCO VERDURA COTTA ERBACEO FRESCO PEPERONE-POMODORO
Vitigno costituito dall’Università di Udine attraverso l’incrocio del Merlot con 20-3. Presenta ottima vigoria, produttività media, germogliamento medio ed epoca di maturazione media. Molto buona la resistenza a peronospora e più che media all’oidio. Dà vini di ampio profilo aromatico e ottimo quadro polifenolico con elevata concentrazione di antociani e tannini. Indicato per vini di medio-lungo invecchiamento.
VIVAI COOPERATIVI RAUSCEDO: IL NUMERO 1 AL MONDO DEL VIVAISMO VITICOLO RAUSCEDO (PN) ITALIA – TEL. 0427.948811 – WWW.VIVAIRAUSCEDO.COM
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L’INCHIESTA ON TRADE... di Claudia Cataldo
ON TRADE:
quanto si vende, ma anche chi e come acquista Segnali di ripresa per il canale horeca: +6,2% a valore e +4% a volume. Qualche indicazione utile per intercettare il consumatore giusto, al posto giusto
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uanto e come vendiamo sul canale on trade? Ce lo chiediamo noi e ovviamente ancora prima se lo chiedono le cantine che spesso raccontano di un mercato interno non dei più floridi, sebbene sia da sottolineare la recente registrazione di una serie
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di segnali ottimistici. Partiamo dal ricordarci quale sia la definizione di on trade, che nel gioco dei contrari sta sensatamente all’opposto di off trade. Lo diciamo in inglese, lingua da cui abbiamo preso a prestito questa terminologia: “the sector of the market in alcoholic drinks comprising sales for consumption on licensed premises”. Traducendo ancora: le vendite di drink consumati all’interno dell’esercizio, ovvero bar, enoteche, ristoranti, insomma tutta la rete horeca. Ecco, torniamo a noi: quanto vino riusciamo a vendere in questo circuito? E a chi? Per rispondere partiamo dalla lettura di alcuni dati molto interessanti elaborati dell’Osservatorio del Vino, il primo e unico punto di riferimento istituzionale per la raccolta, l’analisi, il commento e la diffusione dei dati statistici del settore vitivinicolo, un progetto di Unione Italia-
na Vini, in collaborazione con Nomisma Wine Monitor, Ismea, Creavit, Cirve, Wine Management Lab SDA Bocconi. Ci assiste nella lettura Stefano Baldi, project manager di Nomisma. Baldi si occupa di economia del sistema agroalimentare dal 2007. Dopo 2 anni di esperienza presso il FAS-USDA (ufficio estero del dipartimento dell’agricoltura del governo USA), nel 2012 rientra in Nomisma dove realizza attività di ricerca e consulenza. Dal 2013 partecipa attivamente al progetto Wine Monitor, dove si occupa di market intelligence, comunicazione e supporto commerciale. Lo scorso dicembre, in occasione del wine2wine di Verona, avete presentato i risultati dello studio sulle vendite di vino nel canale horeca e sulle tipologie di consumi fuori casa. Cosa ci racconta di questo lavoro?
“La nostra attività di supporto all’Osservatorio del vino si divide in due aree. Da una parte ci stiamo occupando dell’analisi dei dati di vendita su un panel di 23 grandi cantine italiane (il cui fatturato cumulato è pari quasi a 2 miliardi di euro, ndr): raccogliamo i loro dati in maniera assolutamente anonima, li aggreghiamo e valutiamo le performance sul canale on trade. C’è da dire che mentre il canale off trade (supermercati, piccolo dettaglio, ecc.) è già oggetto di studio (ad esempio da parte di Nielsen), l’off è invece ancora scoperto e l’obiettivo è proprio quello di tracciarne l’andamento. L’altro nostro filone di competenza riguarda i consumatori e i diversi approcci al vino nei consumi fuori casa. La prima attività, che chiamiamo on trade tracking, viene svolta a cadenza trimestrale: iniziamo adesso ad avere un’annualità completa, così da fare confronti da un anno all’altro. L’altra attività di indagine invece viene condotta su un panel di circa 1000 consumatori italiani: vengono intervistati tramite una maschera costruita su internet e sia in termini territoriali che per genere, classi di reddito ed età è da considerarsi rappresentativo dell’intera popolazione”. Scendiamo nel dettaglio dell’indagine: quali sono i dati raccolti sull’approccio del consumatore e sulle occasioni di consumo? “Partiamo sempre dal tasso di penetrazione del prodotto vino: ovvero fatta 100 la popolazione italiana, quanti nell’ultimo anno hanno bevuto vino almeno una volta? Siamo su un 85% della popolazione (over 18), di cui un 47% sono frequent users. Parlando di away from home abbiamo visto inoltre che circa il 39% consuma vino fuori casa: questo dato sale poi nelle grandi città e in alcune aree specifiche. Inoltre il consumo fuori casa riguarda con maggiore incidenza i millenials – 18/35 anni - (il 46% consuma vino fuori casa) a differenze dei baby boomers – 52/65 anni - (solo il 20% consuma vino fuori casa). Entrando più nel dettaglio: se guardiamo ai criteri di scelta del vino, il criterio di scelta guida è il tipo di vino (bianco, rosso, spumante, con un 30% delle preferenze) e la denominazione (16%). Il prezzo come criterio di scelta invece coinvolge solo il 9% degli intervistati: un’incidenza maggiore la si registra fra i millennials, i quali essendo più giovani hanno in linea di massima un reddito minore. Passiamo all’occasioni di
consumo: in quali occasioni bevo vino fuori casa? Le occasioni sono pranzi e cene di divertimento con amici e gli aperitivi (per un 45% del campione, trend quest’ultimo che è cresciuto tantissimo negli ultimi anni), una scelta molto più popolare fra i millennials (48%) che fra i baby boomers (26%). Infine guardando ai formati preferiti, il 37% predilige la bottiglia da 750 ml, il 34% il calice e solo un 17% il vino sfuso: il calice è più apprezzato dai millennials, la bottiglia invece dai baby boomers”. E dall’analisi on trade tracking che cosa si evince? “L’analisi confronta i dati delle vendite nel periodo luglio 2015/giugno 2016 con l’analogo periodo di un anno precedente. Con lo scorso novembre si è conclusa la prima annualità del progetto, con i dati definitivi sul secondo trimestre 2016 che rappresenta l’ottavo trimestre di dati raccolti sulle vendite di vino nel canale fuori casa. Nonostante nel canale off trade la ripresa dei consumi di vino stenti ancora a consolidarsi, il dato annuale del canale on trade mette in evidenza un sostanziale incremento delle vendite. In particolare guardando i dati a settembre 2016, da rilevazioni sull’annualità ottobre 2015/ settembre 2016, si evince un 4% a volume e un 6,2% a valore: questo racconta una ripresa del canale, dopo un periodo di stallo. C’è da tenere conto che si tratta ancora di uno studio sperimentale anche se c’è da dire che il dato è piuttosto stabile. Guardando all’analisi presentata a dicembre, possiamo segnalare che tra le tipologie le cui vendite in valore aumentano di più si segnalano nell’ordine i vini rossi fermi (+6,6%), gli spumanti (+6,5%) e i vini bianchi fermi (+5,5%). Per quanto riguarda invece i principali canali di vendita dell’on trade (limitando il confronto ai soli vini imbottigliati in confezione da 0,75 litri), la variazione risulta nel complesso positiva con un +10,3% di Hotel e catering e +8,6% nel caso dei ristoranti. Di minore entità ma sempre positivi i tassi di crescita delle vendite a valore nei bar/wine bar (+4,4%) e nelle enoteche (+6,6%). Inoltre il canale prevalente di vendita al dettaglio cambia in base alla tipologia di vino: per i vini fermi i ristoranti si confermano il canale dominante (42% per i bianchi, 35% per i rossi), per i vini sparkling sono i bar e i wine bar a rappresentare la quota maggiore di vendita al dettaglio (41%)”. C
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Le considerazioni di Unione Italiana Vini Parola a Paolo Castelletti, Segretario Generale di Uiv
Si registra un +6,2% a valore e 4% a volume: come possiamo leggere questo dato? “Noi lo leggiamo con grande favore: il dato aggregato rispecchia un trend che è valido per le grandi aziende ma anche per le realtà più piccole, esteso a livello nazionale e confermato anche da enoteche e ristoranti. Il motivo? Un più diffuso ottimismo nei consumatori, il calo dei consumi avviato nel 2008 sembra infatti subire una battuta d’arresto. La crisi ha dimostrato che quando ci troviamo a dover tagliare e ridurre le spese alimentari, il vino è uno dei prodotti che per primo viene meno, come anche gli alimenti di lusso. Ma possiamo anche affermare che con la ripresa economica anche gli acquisti di vino sono tornati a salire. Questo ci dimostra che i consumatori non sono andati persi, ma solo in stand by: il vino oggi non è più un mero alimento come invece accadeva in passato, non fa parte delle commodities, ma è un consumo scelto, voluto, deciso. Si è arricchito di connotazioni voluttuarie, edonistiche, identitarie. Questo è un elemento qualitativo importante, frutto di anni di lavoro che sono andati proprio in questa direzione”. Quali sono i canali o i prodotti che sembrano avere più successo quando si parla di on trade? “Parlando di consumi fuori casa, è importante notare come sempre più si vadano affermando delle modalità di consumo moderne, spesso ibride. Occasioni nuove, spesso spalmate h24 nei vari momenti della giornata, smart, in cui il vino ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista. Per quanto riguarda i prodotti, in primis si possono elencare i successi delle bollicine, ormai definitivamente destagionalizzate. Registrano
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trend di crescita anche i grandi vini rossi e i vini territoriali, mentre perdono sempre più posizioni gli entry level, i prodotti di primo prezzo. Questo non significa che il consumatore voglia spendere a tutti i costi: piuttosto che riconosca un valore aggiunto a quei prodotti che raccontano una storia e che abbiano una spiccata identità. Non a caso la crescita delle vendite è più alta nell’horeca che nella Gdo”. Quali sono i consigli che si sentirebbe di dare alle cantine, alla luce dei dati e delle varie considerazioni? “Per prima cosa direi di tornare ad investire sul mercato interno: dico tornare perché gli investimenti all’estero, negli ultimi anni, sono ben più alti di quelli sul mercato italiano, favoriti anche dagli aiuti Ocm. I produttori non dovrebbero mai dimenticare che la piazza nazionale è la nostra cassaforte, mentre all’estero la situazione può spesso essere volubile, basti pensare all’Inghilterra. Direi poi come punto fondamentale di investire sul valore identitario, quel mix virtuoso fra territorio, vitigno e azienda: l’Italia ha una straordinaria varietà qualitativa che permette di trovare la giusta risposta alle richieste di diversi consumatori e alle diverse occasioni di consumo. Non dobbiamo mai dimenticare la qualità, che deve essere una priorità assoluta per tutti: la metà del vino italiano è ancora venduto come vino comune, possiamo e dobbiamo investire ancora sulle denominazioni. Infine consiglio a tutti di non trascurare il segmento dei giovani consumatori, i millennials, che sono i veri protagonisti del quadro che si sta delineando: attenti, curiosi, informatizzati, sono il target primario anche in mercati esteri come Cina e Usa, nonché i driver del mercato del vino del futuro”. •
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Il vino linfa rilancio di una città
per il
di Giovanni Pellicci
Dalla seconda esperienza di Wine&Siena un'idea per superare una profonda crisi economica e sociale
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l rilancio economico, sociale, culturale e turistico di una città può passare dal vino? E' lecito chiederselo dopo la seconda edizione di Wine&Siena, l'evento organizzato da Gourmet International in collaborazione con la Confcommercio locale e i principali enti della città di Siena il 21 e 22 gennaio scorsi. Siena, come ben saprete, vive una stagione molto complicata dovuta alla crisi che ha colpito la Banca Monte dei Paschi e, di conseguenza, tutti gli ambiti ad essa collegati. La città, già da alcuni anni, sta cercando faticosamente di individuare una nuova rotta da intraprendere per imboccare la strada del rilancio. Stiamo parlando di una realtà da poco meno di 60 mila abitanti, la quale può essere vista come lo specchio di un'Italia che, a sua volta, sta cercando di dare gambe ad una ripresa economica che tarda a prendere forma.
Ecco che il comune denominatore, attorno al quale può prendere forma un progetto capace di intercettare sviluppo e crescita, è il vino. Siena, in questo, è uno scrigno incredibile di eccellenze agroalimentari. Basti pensare che dalla sua provincia arrivano 5 tra le più famose, invidiate e scopiazzate del mondo. Oltre al vino c'è una filiera agroalimentare di prima fascia, in grado di comporre una gamma invidiabile se associata al territorio e all'offerta che questo può proporre presentare al mondo. E' già così, direte voi. Mica tanto. Nonostante il patrimonio che madre natura ha voluto regalare a Siena e della sua provincia, la capacità di valorizzarlo nei modi di cui sopra sono sporadici e non frutto di una programmazione mirata. Invece, con la dovuta programmazione, il vino può rappresentare un asset strategico per
azionare un processo virtuoso, in grado di coinvolgere altri settori chiave per una città, quali la cultura e il turismo e quindi l'economia. Specie se quest'ultima necessita di trovare nuove strade da battere, fallite quelle storicamente di riferimento. Cosa c'entra la politica? Oltre al contesto nazionale, dove il vino è stato rimesso al centro della promozione e dell'export, a livello locale, e in questo caso quello di Siena appunto, un'amministrazione comunale può decidere di puntare chiaramente sul segmento vitinivinicolo quale collettore dello sviluppo. Attivando un virtuoso gioco di squadra. L'evento Wine&Siena è un segnale che va in questa direzione. La seconda edizione ha avuto il merito di allargarsi, coinvolgendo location incredibili per bellezza artistica, portando il Nettare di Bacco a stretto contatto con le bellezze
culturali e provando a stimolare flussi turistici in un periodo di bassa stagione. I numeri delle presenze (tremila il bilancio finale della due giorni di gennaio) e alcuni aspetti organizzativi e promozionali vanno ancora messi a punto, ma ci sentiamo di sposare l'idea di una città che punta ad essere capitale del vino. Preferibilmente non solo per un week end all'anno. Uno degli organizzatori della kermesse (Helmut Koecher del Merano Wine Festival), lo ha detto fin dal primo giorno (era la fine del 2015). La sua idea è quella di trasformare Siena nella Bordeaux d'Italia. Al momento è solo un titolo. Ma è legittimo credere di poter andare oltre e dare ad una città una via da battere con insistenza e a tutti i livelli, a partire dallo sbarco dell'evento all'interno del Complesso del Santa Maria della Scala. Magari già dall'edizione 2018. •
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Chef
di Marina Ciancaglini foto di Andrea Segliani
La mia cucina dei ricordi Antonino Cannavacciuolo, dalla gavetta al successo, senza perdere la voglia di mettersi in gioco
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otto la stazza da gigante buono si nasconde uno degli chef più apprezzati del panorama nazionale. Antonino Cannavacciulo, sangue campano, piemontese d’adozione, patron del ristorante di Villa Crespi - 2 stelle Michelin in provincia di Novara - adesso è anche un volto televisivo in programmi come Cucine da Incubo e Masterchef, apprezzato per la sua spontaneità e simpatia. Com’è nato l’amore per la cucina? “L’amore per la cucina, è cresciuto con me giorno dopo giorno, contribuendo ad arricchire e colmare il mio personale bagaglio. Ho avuto la fortuna di trascorrere l’infanzia in una famiglia dove il ritmo delle stagioni e delle festività veniva scandito dai prodotti di stagione e dai piatti preparati in casa, tra l’odore del mare e il profumo della montagna”. Ci racconta la sua gavetta? “La mia gavetta è iniziata ai tempi della scuola alberghiera, quando nel periodo estivo facevamo stage in cucina. Tutti i posti in cui ho lavorato durante la mia carriera, mi hanno dato la possibilità di migliorare e ogni esperienza è stata fondamentale per la mia crescita sia professionale che personale”. Lei ha girato in molte cucine, come si è evoluto il suo stile negli anni? “Il mio stile in cucina si è evoluto negli anni seguendo il mio istinto ed il mio percorso di vita: per me cucinare significa trasmettere i ricordi e le emozioni ad essi associati”. Quali sono gli ingredienti che nel-
la sua cucina non possono mancare? “Nella mia cucina non possono assolutamente mancare gli “odori”, ovvero le erbe aromatiche, perfette per coccolare ed arricchire ogni ingrediente ed ogni preparazione con aromi unici e inconfondibili”. Nel suo presente c’è anche la tv. Come si trova in questa nuova veste? “Benissimo, non nascondo che inizialmente non fu semplice intraprendere questa nuova strada. Ora sono davvero contento di aver accettato questa sfida, di aver avuto il coraggio di mettermi in gioco e di aver affrontato con determinazione anche questa nuova avventura”. Non crede che un programma come Masterchef alimenti l’illusione che basti saper cucinare per diventare chef? “Credo sia ben chiaro che un programma come Masterchef premi l’impegno e la dedizione di cuochi amatoriali che
decidono di avvicinarsi alla cucina seguendo passione e istinto e, allo stesso modo, non nasconde come la vita in brigata in una cucina professionale sia tutta un’altra cosa”. Quali consigli darebbe a un ragazzo che vuole iniziare questo mestiere? “Il consiglio che mi sentirei di dare più di ogni altro, è lo stesso che mio padre mi diede, quando decisi di intraprendere questa strada: non fare questo mestiere se non hai l’intenzione di farlo bene, dando il massimo in ogni momento che passerai in una cucina, indipendentemente da qualsiasi sia il ruolo a te assegnato”. Quali progetti ha per il 2017? “Non posso, sfortunatamente, dare anticipazioni, a parte la prossima apertura del mio nuovo Bistrot nel cuore di Torino”.• Villa Crespi Orta San Giulio (NO) www.villacrespi.it
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Best Practices di Claudia Cataldo
Cantine cooperative
e qualità
Parla Hans Terzer, enologo di grande esperienza e patron del progetto Appius. “I soci non sono solo produttori di uve ma proprietari”
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he sia tempo di abbandonare il radicato pregiudizio “cantine sociali/scarsa qualità” sembra oggi scontato. E forse lo è ancora un po’ di più da quando alla posizione numero cinque dell’annuale Top 100 di Wine Spectator è spuntato il Barbaresco Asili Riserva 2011 di Produttori di Barbaresco, tanto per dirne una. Ecco che ci torna subito alla mente la presentazione dell’Appius 2011 di San Michele Appiano, lo scorso novembre. E di come qui non sia mai stata una cacofonia accostare il nome di una cantina cooperativa con vini di alta qualità. Ce lo conferma Hans Terzer, braccio, cuore, mente e storia della cantina, enologo con numerose vendemmie alle spalle e patron del progetto Appius. Partiamo dall’Appius. Quanto e cosa questo vino racconta della cantina e del suo enologo? “Dopo oltre 30 anni di esperienza è
nata l’idea di dimostrare che siamo capaci di produrre vini di qualità ancora più alta. Abbiamo scelto i migliori vigneti con delle vigne di una età tale che ci garantisse qualità eccellenti. In più in base all’andamento climatico selezioniamo le uve di determinate zone per avere il massimo risultato ogni anno. Come enologo mi sono messo in testa di produrre un vino che qualitativamente non teme confronti con altri bianchi di spessore internazionale. Appius è la massima espressione della nostra cantina”. Grande qualità (“che non conosce compromessi”), ottimi vini, un racconto puntuale della migliore viticoltura altoatesina. Eppure spesso si hanno ancora pregiudizi sui prodotti delle cantine cooperative: perché secondo lei? “Purtroppo tante cooperative non sono in grado di lavorare nel modo in cui lavoriamo noi. Abbiamo un territorio vocato per produrre vini di grande qualità e delle proprietà piccole gestite e lavorate da vignaioli esperti e appassionati. In più abbiamo un grandissimo rispetto per la materia, che lavoriamo in modo individuale. Questo ci impone di avere da gestire tante etichette con diverse qualità, vitigni e zone”. Quali sono i capisaldi di una corretta gestione di una cantina cooperativa? Quali i plus di es-
sere una cantina cooperativa? Quali i rischi? “Bisogna far capire ai soci che non sono solo produttori di uve ma che sono loro stessi i proprietari. I plus della nostra cantina sono appunto i 340 soci, che ci garantiscono un grandissimo lavoro fatto in vigna che permette a noi di poter lavorare delle uve mature, sane e di qualità. Ricordiamo che tutte le nostre uve vengono raccolte e selezionate a mano. In più abbiamo delle proprietà in zone molto diverse fra loro sia per altitudine (da 400-700 m) che per composizione del suolo (terreni porfireo calcarei e morenici). Queste caratteristiche sono fondamentali per garantire la diversità e l'unicità dei vini”.
In che modo San Michele – Appiano è cambiata e cresciuta negli anni? E lei? “Ho incominciato nel 1977 a San Michele Appiano. La cantina contava 180 ettari di cui 85% vitati con schiava, 3% di altri rossi e il resto bianco. Oggi gestiamo 380 ettari di cui 70% a bacca bianca, 12% di schiava e il restante diviso soprattutto in Pinot Nero e Lagrein. Fine anni 70 esisteva un forte mercato locale. I mercati dove si consumava schiava si trovavano in Austria, Svizzera e Germania. Oggi i mercati più forti sono soprattutto il mercato locale, quello nazionale ma anche l’export sta crescendo in modo notevole. Circa 30% della nostra produzione viene esportato in 40 paesi”. •
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Diverse ed accattivanti, i vini de Il Drago e la Fornace si raccontano sin dall’etichetta
Toscani e ben vestiti: ecco i vini de Il Drago e la Fornace FOTO DI PAMELA BRALIA
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’è un posto, nella campagna senese, ai margini della Francigena, in cui design ed enologia si incontrano in un connubio perfetto. E’ in questo piccolo borgo che nasce “il Drago e la Fornace”, giovane azienda vitivinicola, che ha reso speciali i suoi già ottimi vini caratterizzandoli con etichette studiate e disegnate “su misura” per ogni vino grazie alla collaborazione costante con il team di Archirivolto, studio leader da oltre trent’anni nel mondo del design. E così, da Colle Val d’Elsa, viene omaggiata la tradizione vitivinicola toscana vestendola di una nuovo look, svincolato dai classicismi estetici ma salvaguardando la grande identità
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territoriale e la qualità dei prodotti a catalogo, sia che parliamo delle uve prodotte nelle antiche sulle colline del Chianti che di quelle prodotte nelle tenute poste sull’Etna. I vini toscani, certo, restano il fiore all’occhiello dell’azienda: il profondo e intenso profumo del Carbonaie, il poliedrico Carboncino, il Ribollito, prodotto seguendo un’antico metodo toscano, assieme al solido e ben strutturato Bruno, il Brunello di Montalcino, vini che incontrano sempre più l’approvazione dei palati più vari. Vini dai caratteri diversi e unici che sanno distinguersi a partire dall’abito, ma il cui gusto non delude le aspettative.•
I designer dell’azienda, forti di un’esperienza trentennale nel mondo del design, sono a disposizione per consulenze alle aziende, ai ristoranti e alle cantine, al fine di migliorare il design delle bottiglie e dell’immagine aziendale dei propri clienti.
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Tuscan and well dressed: here are the wines of Il Drago e la Fornace
Different and charming, the wines of Il Drago e la Fornace presents themselves through their labels There’s a place, in the Sienese countryside, at the edge of the Via Francigena, where design and oenology meet. Inthis small village “il Drago e la Fornace” produces its wines. It’s a young winery that has made special its excellent wines through beautiful labels, designed with care for every wine by the team of Archirivolto, leader in
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the world of design for more than 30 years. From Colle Val d’Elsa, the winemaking tradition of Tuscany is honoured with a new image, far from estheticalclassicisms but preserving the identity of the territory and the quality of the products. In fact, both the grapes that growon the ancient hills of Chianti and the grapes produced on Etna
are followed with the utmost care. Anyway, Tuscan wines are the buttonhole of the winery: the intense and piercing perfume of Carbonaie, the poliedric Carboncino, Ribollito, produced according to an ancient Tuscan method, the wellstructured Bruno, andBrunello di Montalcino. All these wines obtain more and more success among the tasters, meeting different exigencies. Differentwines with different characters that stand out starting from their look and whose taste do never disappoint. •
IL DRAGO E LA FORNACE BY ARKILINE SNC Località Santa Maria della Fornace 53034, Colle di Val d’Elsa (SI) tel. +39 0577 922701 info@ildragoelafornace.com www. ildragoelafornace.com
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Torna dal 25 al 28 maggio la Selezione del Sindaco Si rinnova la collaborazione tra I Grandi Vini e l’Associazione Nazionale Città del Vino per promuovere la XVI edizione del Concorso enologico internazionale “La Selezione del Sindaco” che si svolgerà alla Casa del Gusto di Tramonti, in Frazione Polvica, (Salerno) in Costiera Amalfitana dal 25 al 28 maggio.
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l Concorso, patrocinato da Recevin (Rete europea delle Città del Vino), vede ancora la collaborazione con il Forum degli Spumanti di Valdobbiadene e Bio DiVino, rassegna dedicata ai vini biologici a cura di Città del Bio. Come sempre, il concorso è ufficialmente autorizzato dal Ministero per le Politiche agricole e ha il supporto scientifico dell’OIV, l’Organizzazione internazionale della vite e del vino. Confermata anche la collaborazione con il Movimento Turismo del Vino per la promozione del concorso presso le cantine associate. I Grandi Vini sarà uno strumento di comunicazione e di promozione di specifici ‘pacchetti’ offerti per valorizzare al meglio i vini, soprattutto di piccole e medie imprese. “Lo spirito dell’evento resta quello del’esordio di sedici anni fa – afferma Floriano Zambon, presidente delle Città del Vino – cioè quello di
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ribadire il valore del rapporto tra territorio e vino; per questo continuiamo a premiare, insieme alle aziende, anche i loro Comuni. Sindaci e produttori uniti nella promozione dei vini ma anche dei loro territori, delle tradizioni e delle loro originali interpretazioni enologiche”. Altro obiettivo, quello di essere sempre più uno strumento di internazionalizzazione per le Aziende. “Soprattutto per le piccole imprese – afferma Paolo Benvenuti, direttore delle Città del Vino – che attraverso il Concorso possono far conoscere i loro vini in mercati in forte espansione, come abbiamo fatto partecipando, a fine ottobre 2016, alla International Wine&Spirits Fair di Daejeon in Corea del Sud, che quest’anno si svolgerà dal 1 a 3 settembre 2017.” Le aziende che intendono partecipare possono aderire seguendo la procedura di iscrizione on-line su www.
cittadelvino.it e successivamente inviando i campioni dei vini che devono prevenire entro il 23 maggio 2017 alla sede del concorso (Casa del Gusto in Frazione Polvica – 84010 Tramonti, SA) preferibilmente a partire dal giorno 2 maggio: il costo di iscrizione è di € 80,00+IVA (22%) a campione. La valutazione dei campioni sarà effettuata da apposite commissioni internazionali (italiani e stranieri) composte da enologi, enotecnici, assaggiatori, sommeliers e giornalisti del settore enogastronomico. In base al punteggio ottenuto e a quanto determinato dal regolamento OIV saranno premiati ex-aequo tutti i vini di ogni categoria con Gran Medaglia d’Oro (punteggio oltre 92/100); Medaglia d’Oro (punteggio oltre 87/100) e Medaglia d’Argento (punteggio oltre 82/100). La cerimonia di premiazione, con consegna dei Diplomi ai
Comuni e alle Aziende vincitrici, sarà effettuata a Roma entro la prima decade di luglio 2017 nella Sala della Protomoteca in Campidoglio. Sono previsti specifici riconoscimenti per il Forum degli Spumanti (Gran Prix Metodo Classico e Grand Prix Metodo Chamat) e per i vini biologici, nonché per le Aziende cooperative (cooperativa con il miglior vino classificato, con il maggior numero di premi derivanti da distinzioni conseguite, con il miglio vino da vitigno autoctono e al miglior vino biologico premiato). Come sempre, sono previste per le Aziende premiate servizi accessori di comunicazione e promozione, la stampa di bollini autoadesivi certificanti il premio, assistenza tecnica e supporto organizzativo per la presentazione dei vini vincitori in occasione di manifestazioni di promozione vitivinicola a carattere internazionale, nazionale e locale. •
la
Selezione del 2017 indaco
Sel inda
L’Associazione Nazionale Città del Vino invita le Aziende vitivinicole a partecipare al XVI Concorso Enologico Internazionale “La Selezione del Sindaco”
del
Casa del Gusto Comune di Tramonti Costa d’Amalfi 25-28 Maggio 2017
Per informazioni e iscrizioni: www.cittadelvino.it - info@cittadelvino.com
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Terre del Vino
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SOLUZIONI INTELLIGENTI
per la
MODERNA AGRICOLTURA
www.martignani.com MARTIGNANI SRL
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Via Fermi, 63 - Zona Industriale Lugo 1 48020, S. Agata sul Santerno (RA) Italy Tel. (+39) 0545 230 77 | Fax (+39) 0545 306 64 martignani@martignani.com
LAZIO DI CLAUDIA CATALDO
Frascati : un grande potenziale in parte ancora inespresso
Paolo Stramacci, Presidente del Consorzio di Tutela: “l’obiettivo è di far conoscere meglio la qualità dei nostri vini e di riguadagnare la stima che ci meritiamo”
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ambio di stile nel logo e rinnovo dei vertici del Consorzio di tutela del vino Frascati a 50 anni dal riconoscimento della Doc e a 5 anni dalla Docg: così lo scorso autunno è approdato alla presidenza Paolo Stramacci, intenzionato a dare un impulso alla promozione del territorio e dei suoi prodotti. Quali sono i punti forti e quali le eventuali debolezze della vostra denominazione? “Abbiamo un grande nome conosciuto ovunque, una storia unica e siamo a Roma, la città più bella del mondo. Ma il nostro territorio è ancora ricco di contraddizioni. Se da una parte ci manca un po’ di orgoglio per i nostri prodotti tipici, dall’altra c’è chi ci crede e sta lavorando molto seriamente. Se ci sono zone a prevalenza collinare dove molte piccole aziende devono operare con lavorazioni a mano e costi di produzione molto elevati ce ne sono altre che si aprono su terreni gestibili con una competa meccanizzazione e differenti piani di investimenti”. 50 anni di Doc e 5 di Docg: cosa è cambiato in questi anni? “Questi anni hanno visto un cambio di panorama e interessi che ci hanno portati dalla necessità di tutelare territorio e prodotti con la nascita della Doc. Ma oggi, con una maggiore consapevolezza e capacità, si sta imponendo la voglia di recuperare il patrimonio qualitativo, storico e territoriale che abbiamo a disposizione”.
Quali sono le iniziative in programma per il rilancio del “sistema Frascati”? “Già dalla vendemmia 2016 ci stiamo muovendo al di sotto dei parametri indicati dal Disciplinare di produzione, con una riduzione delle rese, per cui siamo passati, per la Doc, da 140 a 110 q/ha, e per la Docg da 110 a 90 q/ha, con una selezione delle uve già all’origine, per poter lavorare in cantina su una qualità mediamente migliore. È un piano triennale approvato in Cda che contiamo di applicare anche per i prossimi due anni. E puntiamo a incrementare la percentuale del nostro vitigno rappresentativo, la Malvasia del Lazio, fin dai nuovi impianti”. Qual è la fotografia attuale delle denominazione e come ne vede il futuro? “Abbiamo tanti produttori che lavorano molto bene. Il nostro impegno, per il futuro, e su quello ci stiamo muovendo, è di far conoscere meglio la qualità dei nostri vini e di riguadagnare la stima che il Frascati merita”. Il vigneto urbano di Frascati: cosa ci racconta di questo progetto? “È un progetto iniziato oltre 11 anni fa, che ha incontrato, e secondo noi malauguratamente, molte difficoltà burocratiche, prima di poter essere varato. Come Consorzio dico che dobbiamo essere orgogliosi di questa grande possibilità. Riportare nel centro storico di Frascati, quindi nel cuore della denominazione, un vigneto, contribuirà a dare valore e dignità alla vitivinicoltura locale”.•
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LOMBARDIA DI GIULIA MONTEMAGGI
Con la formula del “3 in 1”,
il Consorzio Valtènesi
mira in alto
P
rima la presentazione a Vinitaly, poi il riconoscimento ufficiale al termine dell’anno appena passato. Così è diventato realtà il progetto del Consorzio Valtènesi di un “patto di territorio” fra i produttori per superare il frazionamento tra le denominazioni vigenti nel comprensorio. Un accordo importante, indirizzato a ridurre Valtènesi, Garda Classico e Riviera del Garda Bresciano ad un unico disciplinare denomina-
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to “Riviera del Garda Classico”. Questo percorso di unificazione, intrapreso soprattutto per ottimizzare l’economia vitivinicola del territorio, ha raggiunto il compimento lo scorso dicembre: dopo i 60 giorni di presenza del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, la neonata denominazione “Riviera del Garda Classico” è
infatti entrata in vigore. Operativa dalla vendemmia del 2017, “Riviera del Garda Classico” comprende la produzione Doc per tutte le tipologie (Bianco, Rosso, Groppello, Chiaretto e Spumante Rosè), ed ospita al suo interno una più circoscritta zona di produzione, Valtènesi, votata a vertice della piramide qualitati-
Riviera del Garda Classico è la nuova denominazione che sarà operativa dalla vendemmia 2017
va. A ciò si aggiunge il rinnovo dei disciplinari produttivi, con l’ampliamento ad est dei confini del territorio di lavoro e con variazioni nella base ampelografica. L’originaria tripartizione è stata, dunque, soppiantata da un senso di unità e di appartenenza che permea l’opera di coloro che hanno creduto nel progetto, nel comune intento di condividere le proprie risorse e convogliarle in un’unica direzione.
Cantina Quistello, analysis and projects 2016 has been characterized by important goals and acknowledgments
D
opo il 2015 – l’anno di Expo Milano che ha visto i vini di Cantina Quistello protagonisti in numerose degustazioni e focus – il 2016 si chiude con un bilancio altrettanto positivo che lascia preludere a nuovi soddisfacenti risultati per il 2017. Le soddisfazioni riguardano sia l’aspetto economico, con una buona remunerazione delle uve per i conferitori, che quello della visibilità e penetrazione nei mercati. 50 mila i quintali conferiti tra Lambruschi – tra cui il Grappello Ruberti vero fiore all’occhiello del territorio su cui l’azienda ha portato avanti importanti progetti di ricerca – e i bianchi di pregio dallo Chardonnay al Moscato al Trebbiano, senza dimenticare la valorizzazione di un prodotto tradizionale come il mosto cotto, usato come condimento. Positivi anche i risultati in merito a risposta del pubblico e operatori grazie all’intensa presenza a fiere di settore sia in Italia che all’estero e ai numerosi riconoscimenti, fra cui il più recente
Cantina Quistello,
bilanci e progetti ottenuto al concorso asiatico di Decanter, che confermano come il percorso intrapreso sia quello giusto. Altrettanto intenso si prospetta l’anno appena iniziato che vede Cantina Quistello im-
Un anno, il 2016, che ha segnato importanti traguardi, anche dal punto di vista dei riconoscimenti
pegnata a Tirreno CT a Carrara, Prowein a Dusseldorf, Vinitaly a Verona, Vitigno Italia a Napoli. Oltre alle fiere, da anni Cantina Quistello punta anche sugli appuntamenti in cantina che permettono al pubblico locale, ma anche ai visitatori di passaggio, di scoprire meglio questa realtà vinicola e la sinergia col territorio grazie a serate enogastronomiche incentrate sull’abbinamento o all’ormai consueto appuntamento con Cantine Aperte a maggio o gli altri appuntamenti del Movimento Turismo Vino.•
After 2015 – the year of Expo Milano, where the wines of Cantina Quistello has been protagonists of tastings and focuses –2016 too ends with a collection of successes that let hope for a even more successful 2017. There’s satisfaction both from the economical point of view, due to the good remuneration of the grapes, and for the visibility on the markets. That is, 50,000 quintals of different kinds of Lambrusco – including Grappello Ruberti, the buttonhole of this land, protagonist of important research projects managed by the cooperative – and of precious white wines, from Chardonnay to Moscato and Trebbiano, and the exploitation of a traditional dressing such as cocked grape must. Also the public’s and the experts’ response have been positive, thanks to a constant presence at expositions both in Italy and abroad. Among the many acknowledgments received, it is worth to mention the most recent one, gained at the Asian Decanter contest, which confirms the goodness of Cantina Quistello’s work. The just began year looks to be as intense as the last one. Cantina Quistello will be at Tirreno CT in Carrara, at Prowein in Dusseldorf, at Vinitaly in Verona, at Vitigno Italia in Neapels. Beside its attendance at national and international contests, Cantina Quistello have always bet on events at its seat, to let local tasters and passing visitors, to discover its oenological specialties. Its synergy with the territory expresses also through wine-and-food events and the usual appointment of Cantine Aperte in May or the other events organized by Movimento Turismo Vino.•
CANTINA DI QUISTELLO Via Roma 46 - 46026 Quistello (MN) Tel. +39 0376 618118 Fax +39 0376 619772 www.cantinasocialequistello.it info@cantinasocialequistello.it
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PIEMONTE DI ENEA SILVIO TAFURO
Barbera d’Asti
un 2017 ricco di nuove sfide Il Consorzio punta al progetto di zonazione per una migliore comprensione dei processi di coltivazione e vinificazione
U
n territorio viticolo che si estende verso sud, tra le città di Asti e di Alessandria. Ma più, un regno del vino disegnato da soffici colline che, nei mesi autunnali, si tingono di quell’acceso rosso fuoco, l’aspetto che distingue all’occhio i vigneti di Barbera. La produzione enologica poggia sulle solide spalle di un Consorzio salito a quota 235 associati e che, con l’intento di affermarsi motore pulsante della filiera, ha trasferito la sede nelle suggestive sale del Castello di Costigliole d’Asti, nel cuore dell’area di produzione. Un’organizzazione con numerosi progetti in cantiere a conferma
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della volontà di supportare lo sforzo e di condividere la passione delle aziende associate. Attività frutto di una stretta collaborazione con l’Università di Torino, una sinergia che dal 2012 vede lo sviluppo di WildWine, dal 2014 di Interflavi e, da quest’anno, vedrà l’inizio dello studio di zonazione enologica di tutta la Denominazione Barbera d’Asti. Strumenti utili a fornire un know how tecnico essenziale al tessuto produttivo vitivinicolo. Il WildWine, per esempio, cerca di isolare e sviluppare starter dei lieviti Saccharomyces cerevisiae e Oenococcus oeni, cioè di quelli indigeni delle uve Barbera, con l’intento di valorizzare le peculiarità territoriali. Nel corso del 2016 sono state presentate quattro vinificazioni di Barbera d’Asti, ottenute dai lieviti autoctoni suddetti ed è stato scelto quello codificato come BBR 38 e destinato alla futura commercializzazione. L’Interflavi, invece, osserva gli effetti della Flavescenza sulle coltivazioni, per trovare forme di convivenza tra le viti e il parassita. Una ricerca che presenterà i risultati in due eventi scientifico-divulgativi previsti nei prossimi mesi: uno ad
aprile e un altro a settembre 2017. Ma è il progetto di zonazione a puntare all’eccellenza enologica. Un lavoro che sarà condotto dal Prof. Vincenzo Gerbi e che punterà a identificare aree uni-
formi per sviluppare delle analisi pedoclimatiche, così da ottenere una migliore comprensione, classificazione e suddivisione dei variegati fattori caratterizzanti il terroir monferrino.•
Cantina Parroco, "il nostro Barbaresco"
AZIENDA SAN MICHELE CANTINA PARROCO Via Giulio Cesare, 7/4 12052 Neive (CN) Tel. 0173 67008 – Fax 0173 67008 info@parrocodineive.com www.parrocodineive.com
L
a storia della Cantina Parroco inizia nel 1973, quando Don Giuseppe Cogno la fonda a Neive insieme ad altri tre viticoltori, chiamandola semplicemente “Azienda San Michele”. Un coraggioso atto in controtendenza: proprio mentre negli anni ‘70 c’era un forte esodo dai campi, si dimostrava che, seguendo la strada della qualità, era possibile non solo restare nelle vigne, ma addirittura esserne appagati. Oggi la gamma svela tutti i viti-
Dal 1973, l'azienda è "pioniera della rivoluzione qualitativa del vino contadino" gni autoctoni delle Langhe, ma uno in particolare rappresenta la “nobiltà produttiva”: il Barbaresco Docg. Esigente e aristocratico, è un Nebbiolo vinificato in purezza, e già l’impatto visivo racconta che siamo al vertice della piramide qualitativa: intenso e cristallino, sfuma dal rosso rubino al granato. Al naso si apre in un bouquet
di lampone e confettura di frutti rossi. Il geranio e la viola spiccano tra i fiori, e subito dopo arriva la speziatura di pepe verde, cannella e noce moscata.
La complessità prosegue con un ricordo di nocciola tostata e di vaniglia, data dall’affinamento in botti di rovere. Un vino di simile fattura può essere consumato giovane oppure aspettato per 5-10 anni, ma può tranquillamente proseguire il suo invecchiamento nel tempo senza tradire le attese. Provare per credere. (s.a.) •
ranium and violet are the prevailing flowery perfumes and immediately after a spicy green pepper, cinnamon and nutmeg aromas surprise the nose. Its complexity continues with inklings of toasted
hazelnut, due to refining in oak barrels. Such a structured wine can be tasted young or after a 5-10 years ageing, but can age even more without betraying the expectations. Just taste it!•
Cantina Parroco, "our Barbaresco"
Since 1973, the winery is a pioneer in the quality revolution of the peasant wine The story of Cantina Parroco starts in 1973, when Don Giuseppe Cogno founded in Neive his winery, together with other three winemakers, and called it “Azienda San Michele”. A countertrend action: in fact, in the 70s people abandoned agriculture but the parish demonstrated that investing on quality winemaking could become a remunerative and satisfactory field. Nowadays the range of wines
includes all the autochthonous grape varieties of the Langhe. One in particular represent the noble buttonhole: Barbaresco Docg. Exigent and aristocratic, it’s a single variety vinification of Nebbiolo and at a first sight it reveals its quality already: an intense and crystal clear color with nuances from ruby red to garnet red. Its bouquet reveals raspberry and red fruit marmalade aromas. Ge-
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Dal 1897 produciamo Barolo,
nel cuore di Cannubi
C
i vogliono poche parole quando si parla di Cannubi, uno dei cru più importanti di Barolo. Qua con dedizione Serio e Battista Borgogno riuscirono a realizzare il loro sogno, costruendo la loro casa e la loro cantina, per un totale di tre ettari di vigneto, e cogliendo così con lungimiranza le potenzialità di uno dei luoghi oggi più noti al mondo del vino. Il 2017 è un anno significativo per la Fratelli Serio & Battista Borgogno: si festeggiano infatti 120 anni di storia e tradizione, di valori e legami familiari, di passione
La cantina Fratelli Serio & Battista Borgogno festeggia 120 anni, fra valori familiari, autenticità e tipicità e autenticità. Oggi la cantina guarda avanti posata ben salda sui suoi cardini: la gestione familiare, l’autenticità dei vini, la tutela del territorio. Possedere
tre vigneti esposti sulla sommità dei tre versanti principali di Cannubi è una fonte inestimabile ed unica: le uve vengono raccolte manualmente, lavorate
separatamente e il vino viene affinato in grandi botti di rovere come da tradizione. Così ogni annata ci regala sfumature uniche ed irripetibili di Barolo: vini che vogliono essere quanto più possibile il riflesso della terra da cui provengono e dell’annata e che si distinguono per eleganza, finezza, longevità. (c.c.)•
vineyard. In fact, they foresaw the potential of one of the most famous oenological areas of the world. 2017 is an important year for Fratelli Serio & Battista Borgogno: it will celebrate its 120 years of story and tradition, of family values, passion and authenticity. Nowadays the winery look ahead from its strong basis: a family management, the authenticity of its
wines and the protection of its territory. It owns three vineyards exposed on the top of three different slopes of Cannubi. It’s a unique and favorable condition. The grapes are harvested manually and processed separately
and wine ages in big oak barrels, according to the tradition. Every year reveals different nuances of Barolo: this wine mirrors its land always and the different years stand out for elegance, finesse and longevity. •
Since 1897 we produce Barolo, in the heart of Cannubi Fratelli Serio & Battista Borgogno celebrates its 120 years of family values, authenticity and typicalnessMoscato giallo
Cannubi is one of the most important cru of Barolo. Here, Serio and Battista Borgogno realized their dream here, building their home and founding their winery with a three-hectare
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FRATELLI SERIO & BATTISTA BORGOGNO Via Crosia 12, Tenuta Cannubi - 12060 Barolo (CN) - Tel. +39 0173 56107 Fax +39 0173 56327 - info@borgognoseriobattista.it - www.borgognoseriobattista.it
∙ VINI & BIRRE ∙
Per informazioni:
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TOSCANA DI BARBARA AMOROSO
La Toscana delle Anteprime va in scena
N
ella settimana dall'11 al 18 febbraio cavatappi e calici toscani avranno solo San Valentino per riposarsi. Sabato 11 febbraio, alla Fortezza da Basso di Firenze, i Consorzi delle provincia di Arezzo aprono la sette giorni delle
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Il 2017 si apre con la sette giorni dedicata alle denominazioni made in Tuscany anteprime con le aziende del Consorzio Vino Cortona e del Consorzio Valdarno di Sopra che degusteranno le annate
2014, 2015 e 2016. Domenica 12 febbraio, di nuovo alla Fortezza da Basso fiorentina, nel padiglione Cavaniglia, il
Consorzio Vino Chianti delle province di Siena, Arezzo, Pisa e Rufina mette in degustazione le annate 2014 e 2016 dalle 9 alle 16 per aziende e buyers, dalle 16 alle 21 per il pubblico. LunedĂŹ 13 febbraio cambia la location, alla Stazione Leopolda di Firenze ecco prota-
gonista il Consorzio Chianti Classico che dalle 10 alle 18 presenta le annate 2016 e 2015, la Riserva e la Gran Selezione 2014. É previsto inoltre l'assaggio di olio Dop Chianti Classico dal raccolto 2016. Il 12 febbraio dalle 14 alle 19 e il 15 febbraio dalle 9 alle 17, il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano presenta, al Museo di Arte Moderna e Contemporanea De Grada, la Vernaccia 2016 e la Riserva 2015. L’anteprima a cura del Consorzio del Vino Nobile si svolge alla Fortezza di Montepulciano dalle 14
alle 18.30 dell'11 febbraio, dalle 11 alle 18.30 del 12, e dalle 9 alle 17 del 13. Il 16 febbraio è previsto inoltre l'incontro con la stampa per annunciare le stelle (da una a cinque) per l'ultima vendemmia; annate in passerella: Nobile 2014, Riserva 2013 e gli altri vini dell'area di Montepulciano. I 45 produttori presenti illustreranno le caratteristiche dei vini in assaggio. Per i 50 anni del Nobile di Montepulciano è prevista inoltre una degustazione delle annate storiche. A chiudere la settimana made in Tuscany sarà venerdì 17 e sabato 18 febbraio il Consorzio del Brunello di Montalcino che dalle 9.30 alle 17 presenta, all'interno del Chiostro del Museo di Montalcino, l'anteprima del 2012, 2011, del Rosso di Montalcino del 2015, del Moscadello di Montalcino e del Sant’Antimo. Si chiude con le premiazioni, alle ore 11 di sabato 18 febbraio, del premio Leccio d’Oro 2017.•
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Poggio Salvi, la tradizione
si unisce alla passione per il vino FOTO DI PAMELA BRALIA
Campo del Bosco sta conquistando anche i millenials
O
ggi Poggio Salvi è un’azienda dal profilo internazionale. Fondata dalla famiglia Bicchi nel 1872, porta con sè i valori e la tradizione che le hanno permesso di diventare un’azienda vitivinicola conosciuta in tutto il mondo. Laura Bicchi ha ereditato la passione per il vino assieme al figlio Jacopo, enologo, che dal
2004 ha rilanciato l’azienda dei nonni. Una ristrutturazione che ha visto in primis l’organizzazione di una rete commerciale moderna e strategica, per far fronte alle difficoltà del mercato internazionale, puntando per il 90% sull’export. “Mio figlio Jacopo e’ arrivato in azienda proprio all’inizio della crisi, in un momento delicato e cruciale per le imprese, difficoltoso anche per il settore vitivinicolo” - racconta Roberto Bonucci ex impiegato di banca in pensione, oggi dedito full time alla parte commerciale di Poggio Salvi. Indubbiamente il rilancio dell’azienda ha implicato scelte coraggiose, ma gli investimenti avvenuti già nel 2001 hanno portato a risultati eccellenti sia in termini di qualità che di ricavi. Oltre alla storica azienda agricola di Sovicille, in cui avviene la maggior parte della produzione vitivinicola, Poggio Salvi ha allargato i suoi possedimenti toscani: Montenero a Montepulciano, in cui è prodotto il Vino Nobile
di Montepulciano e dal 2003 una vigna in affitto nella zona del Morellino di Scansano (a Manciano). Entrambi col tempo hanno contribuito ad incrementare il volume di affari dell’azienda senese. La cantina di Sovicille vinifica etichette che stanno riscuotendo apprezzamento anche da parte di un pubblico giovane: è il caso dell’Igt Campo del Bosco, Barontoli Igt, il Vin Santo del Chianti D.o.c. e il Morellino di Scansano D.o.c.g.. “Siamo soddisfatti perché oggi siamo forti su alcuni mercati esteri – prosegue Rober-
to - le nostre etichette sono molto apprezzate nel Nord Europa e, anche dagli Stati Uniti abbiamo ricevuto segnali positivi”. Campo del Bosco ne è motivo di orgoglio: prodotto con uve 100% sangiovese, una parte di esse viene fatta fermentare con l’aggiunta di “governo” (grappoli appassiti e selezionati) e successivamente fatti affinare in barriques e tonneaux di rovere. “Siamo fieri anche del nostro Vermentino. Alla Leopolda di Firenze è stato scelto dalla giuria per la degustazione sul palco”.•
AZIENDA AGRICOLA POGGIO SALVI di Bonucci Jacopo & C. Ss Loc. Poggio Salvi n. 251- 53018 SOVICILLE (SI) - Tel +39 0577 349045 - Jacopo + 39 338 1974455 - info@poggiosalvi-sovicille.it - www.poggiosalvi.it
Poggio Salvi, tradition and passion for wine merge
Campo del Bosco is conquering millenials too Poggio Salvi is now a winery with an international profile. Founded by the Bicchi family in 1872, embodies the values of tradition that have let it to become a well-known reality around the world. Laura Bicchi has inherited her parents’ passion for winemaking and together with her son Jacopo, oenologist, has relaunched their family
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winery. The first step of this restyling has been the organization of a modern and strategic commercial net, to face the complexity of the international market. “My son Jacopo started to work here right when the crisis began, a delicate moment for the enterprises and hard for the wine sector” says Roberto Bonucci, former bank clerk and now devoted full time to the commercial office of Poggio Salvi. “The realaunching of the winery has entailed difficult decisions, but the investments started in 2001 has led to excellent results, both in terms of quality and
of incomes. Beside the historical farm of Sovicille, seat of the greatest part of the production, Poggio Salvi has enlarged its Tuscan properties including Montenero in Montepulciano (that produces Vino Nobile di Montepulciano) and since 2003 a rented vineyard in the area of Morellino di Scansano (in Manciano). Both these plots has contributed to increase the volume of sales of the Sienese winery. The wines of Poggio Salvi are very well-appreciated by the young tasters: for instance, Igt Campo del Bosco, Barontoli Igt, Vin Santo del Chianti
Doc and Morellino di Scansano Docg . “We are satisfied because nowadays we are strong on some international markets – says Roberto – our labels are appreciated in the northern Europe and in the US”. Campo del Bosco is one of the buttonholes of the winery: 100% Sangiovese, part is fermented with a part of “governo” (selected dried grapes) and then refined in barriques and oak tonneaux. “We are proud of our Vermentino too. At Leopolda in Firenze it has been selected by the jury for a tasting on the stage”.•
Rocca di Montegrossi, resoconto di una vendemmia chiantigiana
I
primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati da un eccessivo sviluppo vegetativo delle piante causato dal clima fin troppo mite. Di contro, nei mesi da aprile fino alla metà di giugno si è andati incontro ad un periodo molto perturbato, con temperature decisamente basse che hanno portano forti rischi di gelate e grandinate. La grandine ha colpito i vigneti in ben tre occasioni distinte, producendo, fortunatamente, un danno quantitativo e non qualitativo, questo perché gli acini sulle piante non erano ancora formati. L’estate poi è proseguita con temperature equilibrate e con
un agosto relativamente fresco. All’inizio di settembre l’uva presentava un leggero ritardo di maturazione, che è stato colmato in breve tempo grazie all’eccellente posizione dei vigneti dell’azienda. I mesi di settembre e ottobre sono proseguiti nel migliore dei modi, con temperature miti, notti fresche e poche precipitazioni: questo ha consentito la perfetta maturazione di tutte le varietà di uve presenti nei vigneti. Inoltre l’andamento regolare delle temperature, che hanno fat-
to lavorare perfettamente le viti dal punto di vista fotosintetico con conseguente grande produzione di antociani, ha donato un colore straordinario a tutti i vini. La vendemmia e la fermentazione dell’uva si sono svolte con regola-
rità e i mosti ottenuti sono ottimi per colore e profumi. Ad oggi si può affermare che la vendemmia 2016 ha dato ottimi risultati su tutte le varietà prodotte, e particolarmente sul Pugnitello e il Cabernet Sauvignon.•
Vendemmia sicuramente complessa la 2016 a Rocca di Montegrossi, ma dagli eccellenti risultati
ROCCA DI MONTEGROSSI Loc. Monti in Chianti San Marcellino 53013 Gaiole in Chianti (SI) - tel. +39 0577 747977 www.roccadimontegrossi.it - roccadimontegrossi@chianticlassico.com
Rocca di Montegrossi, report of a year in Chianti
2016 has been a complex year at Rocca di Montegrossi but also with excellent results
The first months of the year have been characterized by an excessive vegetative development due to a too mild climate. On the other hand, from April to June rains and low temperatures has caused risk of frost and hailstorms. Hail has stroke the vineyards three times, causing quantitative damages but not influencing the quality, fortunately. And that’s because the grapes weren’t formed yet. Summer has continued with normal
temperatures and august has been relatively fresh. At the beginning of September, the grapes showed a little late in ripening but they completed it soon and naturally, thanks to the excellent position of the vineyards. September and October passed in the best possible way, with a mild climate, fresh nights and few rainfalls: this favored the perfect ripening of all the grapes varieties that grow at Rocca di Montegrossi. Also, the regular weather trend has let the vines to do their photosynthetic process perfectly and to produce a great quantity of anthocyanins, giving extraordinary colors to the wine. Harvest and fermentation has been
regular and the result was excellent for what concern colors and perfumes of the must. Nowadays we can say that year 2016 has given excellent results in all the produced grape varieties and in particular on Pugnitello and Cabernet Sauvignon.•
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Poggio Solatio:
valorizzare è il nostro mestiere Un possedimento familiare da valorizzare, un’azienda biologica, il recupero di filari antichissimi
Q
uello che trapela dalle parole di Samanta Pelacani è l’orgoglio di gestire un’azienda che è riuscita a farsi portavoce di valori colturali e culturali che rischiavano di andare perduti. Poggio Solatio nasce infatti nel 2008 per valorizzare un terreno di famiglia ma col tempo ha saputo non solo creare una solida realtà agricola – incentrata sulla produzione di olio pregiato da ulivi secolari di cultivar Frantoio, Moraiolo, Leccino del Corno
e Madonna dell’Impruneta – ma anche scoprire filari di vigne pluricentenarie che giacevano trascurate nella campagna circostante e riportarle in auge. I vigneti di Poggio Solatio non formano dunque un appezzamento compatto ma si rivelano allo sguardo dello spettatore come una serie di piccole vigne. Il clima favorevole della zona, con i suoi venti costanti, facilita il regime biologico e crea le premesse per vini che rifiutano l’uso di coadiuvanti e presentano solo una piccolissima quantità di solfiti. Poggio Solatio produce due vini, uno rosso ed uno bianco. Il rosso rappresenta il tradizionale patrimonio ampelografico toscano: 80% Sangiovese e 20% di Colorino e Canaiolo; le uve vengono raccolte manualmente, circa 1 kg a pianta, il mosto rimane a contatto con le bucce per 30 giorni e il vino affina poi in barrique francesi per almeno un anno: intensa frutta rossa al naso, soprattutto
Poggio Solatio: our vocation is to enhance what we have
A family plot of land, an organic winery and the recovery of ancient vines
Samanta Pelacani’s words communicate her pride in managing a winery that has become the symbol of fading cultural and agricultural values. Poggio Solatio was founded in 2008 to exploit a family plot of land but in time, it has become a strong reality. It produces also olive oil from age-old olive trees Frantoio,
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amarena e frutti di bosco, mentre il palato rivela tutta la sua carica tannica mitigata dai sentori terziari di tabacco e fumé. Il vino bianco nasce anch’esso da due autoctoni regionali: il Trebbiano e la Malvasia Toscana e rivela una fragrante personalità declinata sulla frutta esotica, buona acidità e salinità.•
Moraiolo, Leccino del Corno and Madonna dell’Impruneta. Its aim is to discover and recover ancient grape varieties that had laid abandoned for years and to give them a new splendor. The vineyards of Poggio Solatio do not look like a unite plot but a series of little separated vineyards. The favorable climate of this area, with constant winds, helps to preserve the biological system and create the preconditions to a very reduce use of chemicals in the vine growing. Poggio Solatio produces two wines, a red and a white one. The red wine represents the traditional ampelographic patrimony of Tuscany: 80%
POGGIO SOLATIO Via Riboia, 6 50023 Impruneta (FI) Tel.: +39 3480722302 www.poggiosolatio.com info@poggiosolatio.com Facebook: Poggio Solatio Instagram: Poggio Solatio
Sangiovese a 20% of Colorino and Canaiolo. The grapes are harvested manually, about 1kg per vine, and the must ages with the marc for 30 days. Then the wine is refined in French barrique for one year. The result is an intense bouquet with red fruits perfumes, sour black cherry and mixed berries, and a taste with prevailing inklings of tannins, tobacco and smoked aromas. The white wine too is the fruit of two regional autochthonous grape varieties: Trebbiano and Malvasia Toscana. It reveals a fragrant character with exotic fruit perfumes, a good acidity and a savory taste. •
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Borgo La Stella la parola al terroir
Borgo La Stella, nel cuore del Chianti Classico, vede la conduzione familiare dei Geyer, padre, figlio e figlia. I valori? Genuinità, pulizia ed eleganza Borgo La Stella: terroir speaks
Borgo La Stella, in the heart of Chianti Classico, is managed by the Geyer family, father, daughter and son. Genuineness, cleanness and elegance are their values Borgo La Stella represents the perfect combination of terroir, personality, respect and passion. The winery rises between Castellina and Radda in Chianti, in the heart of Chianti Classico, 600 meters above the sea level. It is managed by Oscar Geyer (who was born in Germany and has spent
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orgo La Stella rappresenta la sintesi perfetta fra terroir, personalità, rispetto e passione. A condurre l’azienda chiantigiana – fra Castellina e Radda in Chianti, nel cuore del Chianti Classico, a 600 metri di altezza – è Oscar Geyer, tedesco di nascita e belga d’adozione, assieme ai figli Christian Oscar e Valentina Geyer: viticoltori che assecondano le peculiarità della terra e accolgono le sfide del Sangiovese,
lavorando su terreni terrazzati nei loro 6 ettari a vigneto. “La nostra prima annata è stata la 2009 – racconta Oscar –. Abbiamo improntato fin da subito tutto il nostro lavoro alla qualità e alla genuinità dei prodotti. Il prossimo obiettivo? La Gran Selezione”. Sarà la Gran Selezione, infatti, a coronare la gamma dei vini di Borgo La Stella, al momento ancora in progress e in commercio solo fra qualche anno. Per adesso è possibile assaggiare
i Chianti Classico 2012 e 2013, due ottime annate e due vini che stupiscono, ma anche il Chirone 2011 e Cronos 2012, due Igt Toscana da uve Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot, eleganti e succosi. E' inoltre in uscita il Chianti Classico Riserva 2014, profondo e rotondo. Tutti i vini di Borgo La Stella sono un racconto, che si snoda goccia dopo goccia, che parla di eleganza, pulizia di profumi, autenticità e valori familiari. (c.c.)•
BORGO LA STELLA SOC. AGRICOLA SRL FAMILLE GEYER Loc. Borgo la Stella 60 - Vagliagli - 53017 Radda in Chianti - Sl - Tel. +39 (0) 577 740 699 - Fax +39 (0) 577 740 699 Mobile +39 (0) 347 273 5740 - ogeyer@skynet.be - www.borgolastella.com
many years in Belgium) together with his children Christian Oscar and Valentina Geyer: winegrowers who know how to support the land and its peculiarities and take up the challenges of Sangiovese, working on their terraced 6-hectare vineyard. “Our first year was 2009 – says Oscar –. Since the very beginning, we shaped our work on quality and genuineness. Our next step is Gran Selezione”. Gran Selezione will enrich the range of wines of Borgo La Stella: this label is in progress now, and will be marketed only in few years. Nowadays we can taste Chianti Classico 2012 and 2013, both excellent years and two surprising wines; also, Cronos and Chirone,
two elegant and juicy Rosso Toscana Igt made of Sangiovese, Cabernet Sauvignon and Merlot. Also Chianti Classico Riserva 2014 will be soon available, characterized by roundnes-
sand depth. All wines by Borgo La Stella tells a story that unravels drop by drop, and talks about elegance, cleanness of perfumes, authenticity and family values. •
Marchesi Pancrazi essenza toscana del Pinot Nero
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uella della Tenuta di Bagnolo è una storia che parte da molto lontano, più di quanto si possa immaginare. Tutto ebbe inizio con la famiglia fiorentina dei principi Strozzi che, in pieno Rinascimento, decise di costruire la Villa sulle colline di Montemurlo (Prato), rimanendone proprietaria fino al 1965, quando l’ultima Strozzi lasciò la Tenuta in eredità agli attuali padroni, i Marchesi Pancrazi. Originari di Cortona, i Marchesi
Marchesi Pancrazi: the Tuscan essence of Pinot Nero
The story of Tenuta di Bagnolo and how the marquises Pancrazi have built the success of its wine Tenuta di Bagnolo has a long story at its back. Everything started with the princes Strozzi family from Florence who during hte Reinassance built their Villa on the hills of Montemurlo (Prato). They maintained the property until 1965, when the last Strozzi left the estate in heritage to the current owners, the marquises Pancrazi. Native of Cortona, the marquises Pancrazi have
Storia della Tenuta di Bagnolo e di come i Marchesi Pancrazi hanno costruito il successo del suo vino Pancrazi hanno dato e continuano a dare un contributo significativo alla produzione vinicola della Tenuta di Bagnolo, da 25 anni interamente a base di Pinot Nero. Questo orientamento originale, del tutto inusuale per un territorio generalmente vo-
tato ad altre coltivazioni, trova la sua ragione d’essere in un errore del vivaista che, negli anni ’70, fornì al Marchese Pancrazi delle barbatelle di Pinot Nero al posto del tradizionale Sangiovese. Una casualità dai tratti quasi beffardi, ma che, propiziamente, ha posto le basi per quello che, nel tempo, è divenuto l’aspetto maggiormente caratterizzante dell’azienda. Impiantati ai piedi del Monte Ferrato ad un’altitudine di 150 metri s.l.m., i vigneti beneficiano di un clima fresco, di un terreno argillo-scistoso ricco di minerali e di riserve idriche garantite da un’umidità ottimale. A ciò si aggiunge un minuzioso
been given an important contribution to the wine production of the estate. For 25 years, Tenuta di Bagnolo has based its production exclusively on Pinot Nero. This original production philosophy, unusual for a territory devoted to other grape varieties, has its origin in a mistake: in the 70s the marquis Pancrazi’s nurseryman gave him plants of Pinot Nero instead of the traditional Sangiovese. This almost mocking casualty put the basis of what in time has become the main peculiarity of this winery. The vineyards grow at the foot of Mount Monte Ferrato, 150 meters above the sea level. Here the vines enjoy a fresh climate, a clayey soil rich of minerals and water supplies guaranteed by an ideal hu-
midity. A careful work in the vineyard, with manual harvests in perforated boxes, makes the rest. These details are crucial for the characterization of the marquises Pancrazi’s wines: from Villa di Bagnolo to Vigna Baragazza, both aged 12 months in French oak barriques and refined other 12 months in bottle, to Rosato, all these wines are a refined and innovative expression of the Tuscan taste on the elegant and strong notes of Pinot Nero.•
lavoro in vigna, con la raccolta manuale e in cassette forate, ed in cantina. Dettagli fondamentali per la caratterizzazione qualitativa dei vini dei Marchesi Pancrazi: dal Villa di Bagnolo al Vigna Baragazza, maturati per 12 mesi in barriques di rovere francese ed affinati per altri 12 mesi in bottiglia, sino al Rosato, prodotto per salasso, si assiste ad un raffinato quanto innovativo elogio della toscanità sulle note decise ed eleganti del Pinot Nero.•
TENUTA DI BAGNOLO Via Montalese 156 59013 Bagnolo, Montemurlo (PO) Tel. +39 0574 652439; Fax. +39 0574 657247 info@pancrazi.it www.pancrazi.it
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Una nuova pagina per Tenuta Mara L FOTO DI PAMELA BRALIA
’importante certificazione riconferma la capacità che ha Tenuta Mara di costruire valore attorno alla propria realtà produttiva e al proprio vino, il MaraMia. Ad illustrare cosa significa in termini pratici la certificazione è l’architetto De Carolis che ha seguito l’iter col quale si attesta la sostenibilità degli edifici per la produzione vinicola, per quello che attiene qualità ecologica, qualità socio-culturale e qualità economica. Perché intraprendere il percorso di certificazione? “Essendo Tenuta Mara un’azienda biodinamica e che quindi ha già una filosofia di rispetto dell’ambiente, del prodotto e del consumatore, la certificazione è una scelta di coerenza che ha comportato sacrifici economici
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La certificazione CasaClima Wine segna un’ulteriore pietra miliare nella storia dell’azienda biodinamica romagnola
iniziali ma che saprà restituire benefici in termini di qualità ambientale ed economica”. Come si è concretizzato il progetto? “Fondendo esigenze estetiche e funzionali. Mattoni e laterizi provengono da cemento di recupero Ytong, certificato biologico, mentre gli isolanti sintetici, come pure il poliuretano espanso, sono stati interamente sostituiti da una loro versione ecologica. Idem per pavimentazione e tinteggiature mentre gli infissi sono in legno massello naturale derivante da
foreste gestite in modo consapevole”. Come siete riusciti a realizzare il risparmio energetico? “Adottando vetri con sistemi di oscuramento esterni che evitano l’innalzamento della temperatura e riducono il consumo di energia. Tenuta Mara ha inoltre impianti di geotermia – 15 pozzi che raggiungono i 150 metri di profondità per un’efficace scambio termico – pannelli fotovoltaici, drenaggio e raccolta dell’acqua piovana, un bacino di filtro depurazione. Il tutto supervisionato da un
sistema domotico, che gestisce tutti gli impianti ottimizzando e verificando i consumi nelle varie aree”. Una scelta forte cui l’azienda non è nuova. Sin dagli albori Tenuta Mara impronta il proprio lavoro su scelte territoriali: Sangiovese, tutela della biodiversità in vigneto, oltre ad operazioni manuali e musicoterapia. La prima annata risale al 2010 e anche la 2014, l’annata più difficile di sempre, conferma la lungimiranza delle scelte aziendali in materia di lavoro in vigna e soprattutto sul terreno che, come testimonia Leonardo Pironi, vigneron di Tenuta Mara, “con il regime biodinamico è letteralmente cambiato in due anni: soffice, profumato, pullulante di vita”. Una vita che contribuisce al profilo organolettico del vino, oltre che alla
sua salubrità. Il MaraMia 2015 nasce da un’annata eccezionale, non solo sul nostro territorio, ma in tutta Italia. Fin dal primo sguardo il colore ci dona un vino luminoso e di grande spessore. Il
naso è seducente, more, lamponi, tabacco e grande mineralità; si avvertono sentori di rosmarino e piccole note balsamiche. La bocca è suadente con un attacco ampio di tutto il palato, caratter-
A new page for Tenuta Mara
The certification CasaClima Wine represents another milestone in the story of this biodynamic winery The important certification confirms the ability of Tenuta Mara to increase to build up values around its own productive reality and its wine, MaraMia. Architect De Carolis tells us in practical terms what it all means: it’s he who followed the entire procedure that certifies the sustainability of the production structures in winemaking, for what concern ecological quality, sociocultural quality and economic quality. Why did you decide to start the certification process? “Because Tenuta Mara is a biodynamic winery that works according to a philosophy that respect the environment, the final product and the consumer. This certification is a coherent choice that has entailed economical sacrifices but that will certainly pay back in terms of environmental and economical quality”.
How did the project take shape? “Combining esthetical and functional needs. The bricks comes from recycled cement Ytong, certified as organic, while insulates, and polyurethane too, have been replaced by their ecologic version. The same for pavements and paintings, while window fixtures are made of wood from sustainable forest management”. How did you realize your energy saving? “Through external obscuring systems that avoid temperature increase and reduce the consumption. Tenuta Mara has also geothermal systems – 15 pool 150 meters deep that guarantee an efficacious thermal exchange – photovoltaic panels, drainage and gathering of rainwater, a purification system. All this is supervised by a domotic system that optimizes the facilities and
izzato da polpa succosa, fresca e quasi salata; il tannino è presente ma di estrema setosità. Dopo le difficoltà dell’annata 2014 questo 2015 ci ha regalato un grandissimo MaraMia.•
SOCIETÀ AGRICOLA TENUTA MARA S.R.L. Via Ca’ Bacchino, 1665 47832 San Clemente (RN) – Italy Tel. +39 0541 988870 Leonardo Pironi +39 328 2196982 info@tenutamara.com - www.tenutamara.it
verify the consumption of the different areas”. A courageous choice but not a new one. Since the very beginning of its activity, Tenuta Mara has shaped its work on important choices based on its territory: Sangiovese, protection of biodiversity in the vineyard, manual work and music therapy. Its first year, dated 2010, and even 2014, the most difficult year of ever, confirm the farsightedness of the corporative choices, both for what concern the work in the vineyard and soil. As Leonardo Pironi, vigneron of Tenuta Mara, says: “With biodynamic management the soil has changed dramatically in two years: it has become soft, perfumed and swarming of life”. All this life contributes to the organoleptic profile of the wine and to its healthiness. MaraMia 2015 is the fruit
of an excellent year, not only in our territory but in the whole Italy. At a first sight it reveals bright colours and a great substance. Its perfumes are seducing: blackberry, raspberry, tobacco and minerals, rosemary inklings and light balasmic aromas. Its taste is intriguing, with an ample starting and a fresh and almost savoury pulp; tannins are evident but velvety. After the difficult year 2014, this 2015 has given us an excellent MaraMia.
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U Tabarka,
dove la parola d’ordine
è autoctono
Vini di territorio che parlano di Sardegna, di una terra ammaliante, di fenicotteri e uve autoctone
A
volte i grandi progetti hanno solo bisogno di una piccola contingenza che inneschi la scintilla. L’azienda Tanca Gioia nasce da una gita in barca fra due amici lombardi di vecchia data che decidono di mettere a frutto dei terreni a Carloforte, trasformando campi arsi e abbandonati in vigneti rigogliosi vista mare. I
U Tabarka, where the keyword is autochthonous
Wines of the territory that talks about Sardinia, a charming land among flamingos and autochthonous grape varieties Sometimes great projects needs only a spark to begin. The story of Tanca Gioia starts during a boat trip: two longstanding friends from Lombardia decided to make the most of some lands in Carloforte, converting abandoned fields into luxuriant vineyards overlooking the sea. In these vineyards, in a land
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such as Sardinia, cannot but grow autochthonous grape varieties, exploiting the great potential of an island with a rich and still mostly unknown ampelographic patrimony. Giancu represents the buttonhole white grape variety of the island, but Vermentino deserves as well a taste, with its white flowers per-
vigneti, in una terra come la Sardegna, non potevano che essere autoctoni per valorizzare una volta ancora la grandissima potenzialità di quest’isola che possiede un patrimonio ampelografico ancora troppo poco conosciuto. Il Giancu rappresenta l’uva bianca isolana per eccellenza e parimenti il Vermentino offre un sorso in purezza, dove il fiore bianco sfuma nella polpa e in un orizzonte salino che lo rende un vino di grande freschezza. Il Ciù Roussou nasce dal Bovaleddu, detto anche Muristellu, ovvero Bovale di Spagna ibridato in Sardegna, ed è un vino che si sa presentare da solo: grande carica polifenolica (“ciù roussou” significa appunto “più rosso”), polposo e levigato, frutta rossa e spezie. Il Roussou è invece un Carignano del Sulcis in purezza ed è stato il primo vino prodotto in azienda, disponibile ancora oggi in quantità limitata data la rigorosa selezione delle uve. La particolarità di questi terreni sabbiosi è tale da poter colti-
vare la vite a piede franco: è così che viene forgiato il Ventou de Ma, vento che soffia dal mare, frutto di una triplice cernita che ne fa un’essenza stessa del Vermentino, più che una semplice interpretazione, un po’ come la natura di questo territorio che più che essere un’isola è l’Isola. •
fumes and its sapid taste that give it a great freshness. Ciù Roussou is made of Bovaleddu, also called Muristellu, that is Bovale di Spagna of Sardinia: it’s a wine that doesn’t need any presentation, with a powerful polyphenol content (“ciù roussou” means “more red”), pulpy and smooth, with red fruity and spicy inklings. Roussou is a Carignano del Sulcis in purity and it has been the first wine that this winery has produced: a limited quantity due to a rigorous se-
lection of the grapes. The peculiarities of these sandy soils let to grow the vine with “piede franco” (with the original roots and not grafting it on an American one). In this way, they prodcuce Ventou de Ma, the wind that blows from the sea, a fruit of a peculiar selection that makes it the purest expression of Vermentino. More than an interpretation, this wine is like the nature of this land, that more that being an island is “the” island. •
TANCA GIOIA – U TABARKA Località Gioia 09014 Carloforte (CL) Tel.: +39 335 635 9329 / +39 349 098 6275 Fax +39 031 887 855 info@u-tabarka.it www.u-tabarka.it Facebook: U Tabarka
Le bollicine “Arancio” dei Colli Euganei
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Una gemma nei Colli Euganei”: questo è la Fattoria Monte Fasolo, che da più di trent’anni persegue un obiettivo: valorizzare il territorio e le sue peculiarità enologiche, percorrendo la strada della qualità. Gli ettari vitati sono 60, per 300mila bottiglie complessive. La gamma di vini è ampia, e nel ventaglio aromatico spicca una perla di fine piacevolezza: il Colli Euganei Moscato Fior
The sparkling “Arancio” from Colli Euganei
The light and easy-to-drink sparkling wine by Fattoria Monte Fasolo celebrates Moscato giallo “A jem in the Colli Euganei”: it’s Fattoria Monte Fasolo, a winery that has been promoting and exploiting its territory and oenological peculiarities for more than 30 years, in the name of quality. In its 60 hectares of vineyards, it produces about 300,000 bottles per year. The range of its wines is rich and among many labels, a pearl stands out due to its unique aromas: Colli Euganei Moscato Fior d’Arancio Spumante. An easy-to-drink sparkling Docg, the only one in this area, made of Moscato giallo in purity. Vineyards face southeast, the soil is calcareous and the yield per hectare is about
Leggero e beverino, lo spumante di Monte Fasolo celebra il Moscato giallo d’Arancio Spumante. Una Docg beverina e festosa, l’unica di questa zona viticola, da uve Moscato giallo in purezza. I vigneti sono esposti a sud-est, con un terreno di origine calcarea e una resa per ettaro di 90/100 quintali. Le peculiarità tipiche del
90/100 quintals. This wine exalts the typical characteristics of Moscato, enriching them with precious intense vivid perfumes of citrus and flowers, and sage inklings. In the last ten years, this label has stood out at many contests. One of its strong points is its not too invading sweetness that makes it tempting, due to its low alcohol content too (5,5-6,5 % by vol.). Excellent as aperitif it gives its best with dry patisserie and almond cakes. An original way to taste it is with Asian cuisine: the combination of intense and aromatic nuances exalts its taste. •
Moscato si ritrovano tutte nel calice, impreziosito dall’intensità dei profumi, vividi di agrumi e fiori d’arancio, con un accenno di salvia. Numerosi i concorsi degli ultimi 10 anni in cui questa etichetta ha svettato nella sua categoria.
Uno dei punti di forza è la dolcezza non stucchevole, che rende il sorso invitante, anche grazie al tenore alcolico contenuto (5,5-6,5 % vol.). Adatto come aperitivo, dà comunque il meglio con biscotti e torte secche o di mandorle. Una rivisitazione originale è quella che lo vuole in abbinamento alla cucina asiatica, dove si esalta grazie ad una corrispondenza di aromaticità e intensità. (s.a.) •
FATTORIA MONTE FASOLO Via Monte Fasolo, 2 - 35030 Cinto Euganeo (PD) Tel. + 39 0429 634030 - Fax + 39 0429 634800 info@montefasolo.com- www.montefasolo.com
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Azienda Bioagrituristica
Podere Ficareto Da noi “Mangi ciò che vedi”
DI CHIARA MARTINELLI FOTO DI PAMELA BRALIA
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ioagriturismo Ficareto ha una sua connotazione tutta particolare, lo si capisce sin dal nome. Non è il classico agriturismo toscano confezionato ad hoc per il turistica amante del verde. E’ come lo si vede: rustico, sano e genuino. In fin dei conti la massima del suo proprietario recita così: “Mangi ciò che vedi”. Una frase eloquente, che mette in piazza tutte le sue amabili produzioni a chilometro zero, comprese quelle che a breve vedremo gi-
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ronzolare nei campi della tenuta. A Giovanni Dell’Aquila, titolare eclettico e ideatore di un percorso alternativo nelle campagne della Montagnola senese e Val di Merse, abbiamo chiesto soprattutto le novità. Quali saranno i prossimi ospiti di Ficareto? « Nei mesi a venire? Bhe, la lista è lunga: arrivano i vitelli Black Angus, altri maialini, una scrofa e finalmente i cavalli. Ci siamo affiliati al CSI per la parte equestre e siamo entrati nel circuito
Un viaggio tra colori, profumi, sapori e emozioni del centro Ippico Punto di Vista con il tour “Siena a cavallo in tre giorni». Cos’era Podere Ficareto prima della tua gestione? «Prima di me c’erano i miei genitori, Cesare e Laura. Sono loro
che hanno costruito Ficareto ristrutturandolo con sistemi innovativi e puntando sul Bio. Sono stati i primi in Toscana ad utilizzare il sistema d’irrigazione goccia a goccia e tra i primi nel biologico». La tua fervente creatività è presente ovunque. C’e un recinto a forma di cuore, un’area dedicata ai Maiali Social e una serie di cene evento con degustazioni a tema del tipo “Paghi ciò che mangi” «I bovini di razza Angus e Cha-
AZIENDA BIOAGRITURISTICA IL FICARETO Strada di Ficareto 6 Ancaiano - Siena www.podereficareto.it info@podereficareto.it
rolaise vivono nel cuore di un recinto. Ma tutto ciò fa parte della filosofia del Bio e del “Mangi ciò che vedi”. Podere Ficareto ha intrapreso la strada dell’allevamento a terra per polli e per suini. I nostri cuccioli sono nutriti con alimenti biologici provenienti dai nostri orti e hanno a disposizione dieci ettari di bosco per pascolare e divertirsi. La novità riguarda i Maiali Social, ovvero le razze di Grigio Senese e di Large White, sempre allevati allo stato semi brado. Sono suini che ascoltano musica jazz attraverso un impian-
to di filodiffusione e sono ripresi 24h su 24 in diretta streaming. Nelle cene mi sbizzarrisco a seconda di ciò che ci regala la natura». Come si esprimerà il tuo spirito visionario nel “vino” ? «Avendo intrapreso la strada dell’agricoltura Bio non mi potevo fermare qui: ci ho riflettuto molto e alla fine ho capito che per chiudere il cerchio mancava il vino. Et voilà, da Marzo 2017 ci sarà anche il primo vino di Ficareto». Svelaci almeno il nome dell’etichetta..
«Sarà un Chianti Biologico e si chiamerà “Per Cesare”, in ricordo di mio padre. Per fine mese sapremo se avremo in gestione una casa vinicola e un castello... mica male vero?». “Coltelli e Cavatappi fatti e misfatti”: è il titolo di un libro che tu hai scritto qualche anno fa.. «Il titolo potrebbe dare ad intendere che si parli di ricette o vini da abbinare; in realtà si tratta di una storia intrigante in cui si parla di passioni. Il protagonista è Gio’, un giovane nato nel sud
d’Italia. L’amore per la sua terra, per i sapori e i profumi, lo porta ad intraprendere la strada della ristorazione. Un percorso pieno di intrighi, misfatti, onori e amori, in cui incontrerà chef, mâitre e direttori. L‘intento di questa storia è quello di trasmettere al lettore la forza di rialzarsi “se eravate tristi”, di amare il vostro lavoro “se lo odiavate”, di guardare il vostro collega e “stringerli la mano”, di far gioire il vostro cuore, pensando a tutte quelle persone che con “il nostro lavoro” ricevono amore».•
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3-5 FEBBRAIO
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Febbraio 2017
25-28 FEBBRAIO
18-21 FEBBRAIO
ENOLIEXPO Fermo www.enoliexpo.com
GOLOSITALIA Montichiari www.golositalia.it
BEER ATTRACTION Rimini www.beerattraction.it
15-18 FEBBRAIO BIOFACH Norimberga www.biofach.de 11
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11-14 FEBBRAIO
17-19 FEBBRAIO
19-22 FEBBRAIO
CUCINARE Pordenone www.cucinare.pn
SALON DES VINS DE LIMOGES Limoges www.salon-vindefrance.com
TIRRENO CT Carrara www.tirrenoct.it
3-5 MARZO
Marzo 2017
FIERE
IN CALENDARIO
2017
Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità
19-21 MARZO
WEINMESSE INNSBRUCK Innsbruck www.cmw.at/en/exhibitions/
3
3-5 MARZO BUONVIVERE Piacenza www.buonvivere.info
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PROWEIN Dusseldorf www.prowein.it 4
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4-5 MARZO SALON DES VINS Brive la Gaillarde www.salon-vindefrance.com
In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.
Socio AFLOVIT Sezione AVIT
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Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - info@vicopad.it
Aprile 2017
FIERE
22-23 APRILE 9-12 APRILE 9
VINITALY/ENOLITECH Verona www.vinitaly.com www.enolitech.it 12
8-11 MAGGIO 8
19-20 MAGGIO LE SALON DE LA REVUE DU VIN DE FRANCE Paris salon.larvf.com
Giugno 2017
TUTTOFOOD Milano www.tuttofood.it/it
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12-14 APRILE
WINE & GOURMET Tokyo www.wineandgourmetjapan.com
Maggio 2017
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21-23 MAGGIO VITIGNO ITALIA Napoli www.vitignoitalia.it
22-24 MAGGIO LONDON INTERNATIONAL WINE FAIR Olympia www.londonwinefair.com
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IN CALENDARIO
ONLY WINE FESTIVAL Città di Castello www.onlywinefestival.it
9-11 GIUGNO WINEXPO GEORGIA Tbilisi (Georgia) winexpo.ge
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24 - 27 APRILE SALÓN DE GOURMETS Madrid www.gourmets.net/salon
Luglio 2017 6-8 GIUGNO EXPOVINIS BRASIL Sao Paulo (Brasile) www.expovinis.com.br
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18-21 GIUGNO VINEXPO BORDEAUX Bordeaux www.vinexpobordeaux.com
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8-10 LUGLIO BĚIJĪNG INTERNATIONAL IMPORT FOOD EXPO Běijīng www.cipfe.com
15-18 LUGLIO CULTIVATE Columbus (U.S.A) cultivate17.org
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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
CUCINARE Pordenone, 11 – 14 febbraio 2017
WINE & GOURMET JAPAN Tokyo, 12 – 14 aprile 2017 Giappone, terra di opportunità per il vino italiano: appuntamento quindi ad aprile 2017 alla fiera annuale Wine & Gourmet Japan, che si terrà nella città di Tokyo. Quest’ottava edizione comprenderà seminari, corsi di approfondimento, vari contest e degustazioni, nonché una vasta offerta di prodotti tipici locali. L’Italia avrà un padiglione tutto suo dal design esclusivo e comprensivo di uno stand da degustazione. Si stima che all’evento saranno presenti oltre 75.000 visitatori tra importatori, distributori, sommelier e appassionati. www.wineandgourmetjapan.com
GOLOSITALIA & ALIMENT Montichiari, 25 – 28 febbraio 2017 Golositalia & Aliment, la fiera dedicata al mondo del food e delle attrezzature professionali torna al centro Fiera del Garda di Montichiari (Brescia) dal 25 al 28 febbraio 2016. Giunta alla sesta edizione, Golositalia & Aliment, che nasce dal sodalizio delle fiere Golositalia e Aliment Attrezzature, presenta un format unico nel suo genere, che coniuga le ultime novità del professional equipment ai prodotti tipici del made in Italy ed esteri, interessando tanto il pubblico professionale quanto gli appassionati di enogastronomia che possono qui conoscere, degustare ed acquistare prodotti spesso difficilmente reperibili. www.golositalia.it
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In arrivo la quinta edizione di Cucinare per Piacere, per Mestiere, l’evento fieristico gastronomico del Nordest, in programma alla Fiera di Pordenone dall’11 al 14 febbraio 2017. Oltre 150 espositori in rappresentanza dei due macro-settori presenti alla kermesse: da una parte le eccellenze agroalimentari, rappresentate da cantine, birrifici, salumifici, caseifici del Bel Paese, dall’altra le tecnologie per la cucina. Quattro giornate ricche di degustazioni, appuntamenti, mini corsi di cucina, show cooking e molto altro. Nelle varie sezioni, si segnala Beer&Co. dedicata all’affascinante universo dei birrifici artigianali e Vinum, la nuova area interamente dedicata alle cantine, con momenti di apprendimento e degustazioni guidate a cura di esperti del settore. www.cucinare.pn
ENOLIEXPO Fermo, 3 – 5 febbraio 2017 EnoliExpo Adriatica è l’unica fiera in Italia prevista nel 2017 per il settore viticoltura-olivicoltura e per l’enologia ed industria olearia. Oltre all’area espositiva, non mancherà l’attività convegnistica e i numerosi workshop al servizio del visitatore. Gli incontri andranno a snocciolare di volta in volta aspetti specifici e concreti legati ai diversi settori, toccando argomenti legati alle procedure in campo, alla normativa, fino all’export e al marketing. Le filiere del Vino e dell’Olio, insomma, si danno appuntamento a Fermo. www.enoliexpo.com
Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
IWINETC Catania, 28 – 29 marzo 2017 La nona Annual International Wine Tourism Conference, Exhibition & Workshop (IWINETC) si terrà in Sicilia, a Catania, i prossimi 28 e 29 marzo. Si tratta dell’evento di riferimento a livello internazionale per l’industria del turismo enogastronomico: tre giornate intense, di cui due giorni di conferenze e uno di workshop, dedicate alla
formazione, alla promozione e al networking, con un’area espositiva per scoprire le migliori wine travel destination. Sono previsti momenti di incontro per mettere in contatto i tour operator internazionali con tutti gli operatori che si occupano di servizi enoturistici, accoglienza e ristorazione. www.iwinetc.com
VINEXPO Bordeaux, 18 – 21 giugno 2017 In una delle capitali del vino più note al mondo, torna l’appuntamento con Vinexpo. Quattro giorni di incontri e appuntamenti dedicati ai vini e agli spirits provenienti da tutto il mondo. Un salone che è business ma anche stile, bello da visitare oltre che ricco di opportunità. Espositori da oltre 42 Paesi e buyer provenienti da tutto il mondo, con numeri davvero interessanti. www.vinexpobordeaux.com
WELLNESS FOOD FESTIVAL Cesena, 1 – 2 aprile 2017 Sta per arrivare Wellness Food Festival, la kermesse dedicata al mondo bio, vegan e fusion che, dopo il debutto dello scorso aprile con personaggi del calibro di Carlo Cracco, sabato 1 e domenica 2 aprile 2017 torna a Cesena Fiera per la sua seconda edizione. Sempre in tandem con Hobby & Garden, il Salone degli orti e dei giardini, dedicato agli amanti del pollice verde e della vita all’aria aperta in campagna. www.wellnessfoodfestival.it
ONLY WINE FESTIVAL Città di Castello (PG), 22 - 23 aprile 2017 Torna per il quarto anno consecutivo a Città di Castello Only WIne Festival, il primo salone dedicato ai giovani produttori e alle piccole cantine, organizzato da Fiera Show in collaborazione con AIS Associazione Italiana Sommelier, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, la Regione dell’Umbria e del Comune di Città di Castello. Ad essere protagoniste dell’edizione 2017 di Only Wine saranno, ancora una volta, le migliori 100 piccole cantine e i produttori under 40 italiani, selezionati da AIS Associazione Italiana Sommelier, con le loro produzioni. Nelle prestigiose location del centro storico della cittadina tifernate troveranno spazio la Mostra mercato, nella quale saranno presenti tutte le 100 cantine selezionate, le sessioni di degustazione guidata a cura dei sommelier AIS e le aree tematiche per abbinamenti e approfondimenti di gusto. Tra i temi novità di quest’anno ci sarà certamente la comunicazione del vino, con la presenza in evento di stampa e blogger di settore. Il loro “compito” sarà quello non solo di promuovere Only Wine presso il pubblico degli wine lovers , ma anche di approfondire la conoscenza delle cantine presenti e di farsene portavoce, visto che molte di esse -proprio per le piccole dimensioni o per la loro “tenera età”- non hanno spesso visibilità adeguata alla qualità della loro produzione. L’ingresso del pubblico a tutte le aree di Only Wine Festival è libero. Per partecipare ai banchi d’assaggio è necessario acquistare gli appositi ticket che danno diritto a più degustazioni, anche in abbinamento a eccellenze gastronomiche tipiche, mentre le sessioni guidate dai sommelier AIS sono a pagamento e su prenotazione. www.onlywinefestival.it.
SORGENTEDELVINO LIVE Piacenza, 11 – 13 marzo 2017 Non solo vini naturali da tutta Italia, ma anche mostre, jazz e gite in battello: in occasione della nona edizione di Sorgentedelvino LIVE, dall’11 al 13 marzo 2017 a Piacenza Expo, tante attività enogastronomiche e non solo, con la possibilità di degustare e acquistare vini italiani e internazionali prodotti in modo etico e naturale, rispettando la terra, le persone, il territorio e il consumatore. Visitare la mostra-mercato di vini etici è anche l’occasione per scoprire la città e i suoi dintorni o dedicarsi all’arte, alla musica, alla cultura. www.sorgentedelvinolive.org
VINITALY Verona, 9 – 12 aprile 2017 L’evento – il più importante del mondo del vino italiano e non solo – ha bisogno di poche presentazioni, ormai giunto alla sua cinquantunesima edizione. Riconferma quasi totale delle aziende singole e nuovi espositori, layout rivisto e ampliato per Piemonte, Toscana, Sardegna e Vininternational: sono queste alcune notizie che anticipano l’edizione del 2017. Grande attenzione, sulla scia dell’anno passato, sarà rivolta ai buyer e agli ospiti internazionali, affinché l’aspetto business della fiera venga sempre più potenziato, anche e soprattutto in chiave di vendite estere. www.vinitaly.com
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ExtravergineNews
EVENTI
di Chiara Martinelli
VERSO ENOLIEXPO
SINERGIE
ACCORDO STORICO PER L’OLIO PUGLIESE Fare sistema per affrontare il mercato attraverso ricerca, qualità e innovazione Sono oltre cinquantaduemila gli olivicoltori pugliesi uniti con l’obiettivo di implementare le attività di ricerca e sviluppo sulle nuove tecnologie nel settore agricolo ed agroalimentare al fine di innovare la filiera olivicola. Un contratto di rete siglato a Bari che vede la partecipazione di quattro grandi organizzazioni: il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori e della Cia Puglia, i rappresentanti dell’Associazione Provinciale degli Olivicoltori
di Foggia, di Oliveti Terra di Bari, dell’Organizzazione dei Produttori Olivicoli di Foggia, di Apol Associazione produttori Agricoli di Lecce. Si tratta del primo accordo di settore per acquisire conoscenze di natura scientifica, tecnologica e commerciale al fine di realizzare nuovi prodotti, processi e servizi atti al miglioramento della coltivazione e della produzione olivicola. Il contratto di rete tra le sue strategie prevede anche la realizzazione di
nuovi marchi per la commercializzazione e la definizione di standard di qualità e tracciabilità dei nuovi prodotti in base alle normative vigenti in materia di olio extravergine d’oliva. “È un passo importante per tutta la nostra Regione – spiega Benedetto Accogli, presidente del consiglio di gestione del contratto di rete e massimo rappresentante di Apol Lecce -. Questa nuova sfida servirà al nostro settore per combattere i problemi che purtroppo ci stanno attanagliando, su tutti la Xylella, e per puntare al rilancio del nostro olio extravergine d’oliva».
Un’occasione per un confronto diretto tra chi vende e chi acquista: questo il tema nel mirino di Enoliexpo, l’evento organizzato con la passione di chi ancora crede nello scambio vis a vis di tutti gli attori della filiera. La radice del termine richiama sia i produttori di vino che di olio: due realtà che si miscelano per quest’occasione, con la consapevolezza che domanda ed offerta hanno una unica visione d’insieme a livello nazionale. Enoliexpo sarà un’avventura libera, si concentrerà sulla formazione e sull’aggiornamento professionale, esulando dai temi politici per dare massimo spazio alle domande dell’operatore del vino e dell’olio, aiutandolo a trovare efficaci risposte. La lavorazione del vigneto e dell’oliveto, la trasformazione in cantina o in frantoio, le norme e le strategie di mercato: un universo che s’interseca, partendo dai suoi valori migliori, la passione per la terra, per il lavoro, per il prodotto e per il risultato finale.
Distillati & Co di Barbara Amoroso
INTERVISTA
PREMIO NONINO RISIT D'AUR 2017 A ISABELLA DALLA REGIONE L'agronoma premiata per aver salvato dall'estinzione antiche specie di mele friulane. Isabella Dalla Ragione, agronoma fondatrice e presidente dell'Associazione Archeologia Arborea, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento istituito dalle distillerie Nonino proprio per premiare la conservazione e la valorizzazione della biodiversità non solo in viticoltura. Che cosa significa per lei questo premio? "Ha un grande valore, prima di tutto perchè viene dalla famiglia Nonino che è molto legata alla sua terra. Poi perché un riconoscimento da
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visibilità a un lavoro paziente, da 'formichine', non vistoso. Anche se ammetto che, dal punto di vista mediatico, riceviamo molta attenzione: perfino il The New York Times ci ha dedicato un'intera pagina lo scorso settembre". Chi è più sensibile secondo lei al concetto di biodiversità, le vecchie o le nuove generazioni? "Il concetto di biodiversita è recente nell'accezione con cui lo usiamo oggi e le nuove generazione riconoscono l'importanza di questo lavoro. Sono
quelle di 'mezzo' che hanno perso la sensibiità verso il tema, anche a causa degli interessi legati al mondo dell'agricoltura". Proteggere la biodiversità è nell'interesse di tutti. In che modo si sostiene un progetto
come il suo? "Si può sostenere in diversi modi. Le piante hanno bisogno di manutenzione costante, salvarle è molto impegnativo. Per questo ho costituito un'associazione: per dare un futuro alla salvaguardia della biodiversità".
Bertagnolli,
tradizione in movimento
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on grande entusiasmo la distilleria trentina fondata nel 1870 presenta due nuove collezioni. La prima, estiva e colorata, “Aquafrutta” propone quattro acquaviti di frutta della tradizione Bertagnolli che, grazie ad un restyling che unisce qualità, sorpresa ed innovazione, vengono catapultate verso nuovi orizzonti. Uva Blu, Uva Fragolino, Pera Williams e Sorbo dell’Uccellatore: profumi eleganti e colori sgargianti, per una collezione che stupisce: piace classica a temperatura ambiente, meraviglia se bevuta ghiacciata, conquista quando miscelata. La seconda collezione, più tradizionale, è un tributo al territorio di appartenenza: il Trentino e le Dolomiti di Brenta – Patrimonio UNESCO. Le sette «Grappe trentine alle erbe di montagna» nascono dall’infusione di selezionate erbe officinali locali, colte a mano sui pendii di montagna, in
La storica distilleria rivisita due collezioni, sorprende con una nuova campagna, e si riconferma Azienda dell’Eccellenza a BIBENDA 2017 Grappino® Bertagnolli, ottenuto dalla distillazione di selezionate vinacce trentine con alambicco discontinuo a bagnomaria alimentato a vapore. La collezione si completa con le classiche grappe alla Ruta, Ginepro, Mugo, Amara e Asperula e due ricette artigianali della tradizione trentina: Cirmolo e Camomilla. Anche quest’anno a Distilleria Bertagnolli è stata assegnata la valutazione d’eccellenza dalla Guida BIBENDA 2017: 5 grappoli di “Talento Italiano”, un’ulteriore conferma della qualità superiore delle Grappe Bertagnolli. L’azienda conferma inoltre la sua vocazione innovativa con nuovi momenti di comunicazione
quali la campagna pubblicitaria #bertagnollidicoche: un insieme di annunci insoliti e coinvolgenti
sulla grappa, un botta e risposta tra Livia, Beppe e tutta la famiglia Bertagnolli: “Livia dice che è più buona dell’anno scorso”, “Beppe dice che l’anno scorso è venuta meglio”, ma anche “Beppe dice che la nuova etichetta è stupenda” e “Livia dice che non sa ancora se le piace o no”. In chiusura, il claim “Livia, Beppe e tutta la famiglia Bertagnolli amano parlare di grappa. Vuoi dire la tua? Assaggia e scrivici. #bertagnollidicoche”. Grappa Bertagnolli si riconferma “tradizione in movimento”: attenta a conservare il meglio di una storia secolare, ma anche proiettata verso nuovi mondi.•
Bertagnolli, tradition on the move
The historical distillery revisits two collections, surprises with a new promotional campaign and confirms its leadership as Azienda dell’Eccellenza at BIBENDA 2017 With a great enthusiasm, the distillery from Trentino founded in 1870 presents its two new collections. The first one is summery and colorful, “Aquafrutta”, and proposes four fruit aquavits of the Bertagnolli tradition that, thanks to a restyling that combines quality, surprise and innovation. Uva Blu, Uva Fragolino, Pera Williams and Sorbo dell’Uccellatore: elegant perfumes and vivid colors for a surprising collection. This distillates are excellent if tasted at room temperature but marvelous if
tasted ice-cold and seducing if mixed. The second collection is a more traditional one and a tribute to its territory: Trentino and the Dolomiti of Brenta – World Heritage site. The seven Trentine mountain herbs Grappa are the fruit of an infusion of selected local medical herbs picked manually on the mountain slopes, in Grappino® Bertagnolli, with selected marc of Trentino distilled in discontinuous bain-marie steam alembic. The collection includes the classical Grappa of rue, juniper, pine,
bitter, woodruff and two traditional receipts of Trentino: pinus cembra and chamomile. This year too Distilleria Bertagnolli has received the excellence appraisal by Guida BIBENDA 2017: 5 bunches of “Italian talent”, another proof of the quality of its Grappa. The distillery confirms its innovative vocation with its new promotional campaign #bertagnollidicoche: unusual and captivating announcements on Grappa. It’s an interview between Livia, Beppe and the Bertagnolli family: “Livia says it’s better than the last year”, “Beppe says that the last year it was better”, but also “Beppe says the new label is cool” e “Livia says she
doesn’t know if she likes it or not”. And then the claim: “Livia, Beppe and the Bertagnolli family loves to talk about Grappa. Would you like to give your opinion? Taste it and write to us. #bertagnollidicoche”. Grappa Bertagnolli is tradition on the move: attentive to the best of its age-old history but also projected to new challenges. DISTILLERIA BERTAGNOLLI Via del Teroldego, 11/13 38016 Mezzocorona (TN) Tel | 0461 603800 info@bertagnolli.it bertagnolli.it
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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini
Oche e cavalli in vigna
Gli animali nel ciclo produttivo del vino, in un’ottica di ecostenibilità, tra costi e benefici
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a gestione di un vigneto in modo eco-sostenibile passa anche per pratiche di lavoro il meno impattanti possibili. Per questo l’Università degli Studi di Perugia ha avviato una ricerca, in collaborazione con l’azienda vitivinicola umbra Di Filippo, sull’uso dei cavalli da lavoro e delle oche in vigna. Roberto di Filippo, titolare della cantina, spiega quali sono i vantaggi. La sua azienda, che da anni pratica un’agricoltura bio, ha intrapreso un progetto di lavoro in vigna grazie all’ausilio degli animali, in particolare con i cavalli e le oche. Partiamo dai cavalli, qual è la loro funzione e quali i benefici?
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“Dal 1994 facciamo agricoltura biologica e dal 2009 abbiamo anche introdotto l'agricoltura biodinamica. Con queste tecniche ci siamo resi conto di aver aumentato i passaggi dei trattori in vigna, rovinando in parte i benefici dell'agricoltura naturale. Per questo abbiamo iniziato ad usare i cavallo da lavoro. Il principale beneficio è di avere un minor compattamento; inoltre la lavorazione del suolo è più superficiale, quindi si evita di interrare in profondità gli strati del terreno e di uccidere i microorganismi aerobi”. E per quanto riguarda le oche? “Le oche puliscono perché sono erbivore e concimano. Inoltre produciamo carne di qualità superiore, con grassi “buoni” perché gli animali allo stato brado si nu-
trono in gran parte di erba. Le università di Perugia e di Camerino stanno facendo degli studi sulla nostra azienda e la cosa più importante che sta emergendo è che con queste tecniche c'è un sostanziale risparmio di risorse e di energia perché sulla stessa superficie convivono due colture. L'unico svantaggio è che c'è, ovviamente, un aumento di impiego di risorse umane ma questo è uno svantaggio dal punto di vista dell'economia odierna che tende a dare sempre meno spazio all'intervento dell'uomo, spesso a scapito della qualità e dell'ambiente”. Di media quante oche sono necessarie a ettaro? “Circa 100, abbiamo 400 oche su 4 ettari, divise in due allevamenti settorializzati
in modo da lasciar riposare il terreno per alcune settimane dopo avervi lasciato pascolare le oche. Ci sono anche dei ricoveri notturni per proteggere le oche dai predatori, ogni mattina i cancelli automatici si aprono per lasciare le oche al pascolo”. Da un punto di vista di gestione economica, è più costoso gestire la vigna così rispetto a delle lavorazioni meccanizzate? “In questo momento siamo ancora in fase di ricerca e messa a punto del sistema, quindi è sicuramente più costoso. Il sistema dovrebbe portare a dei vantaggi sicuramente ambientali e salutistici visto che si produce anche una carne più salubre. É difficile misurare la convenienza di un sistema del genere in base alla finanza attuale, ma non sempre un tornaconto finanziario corrisponde ad una produzione di benessere. Se invece analizziamo il sistema da punto di vista ambientale, qualitativo e umano abbiamo dei risultati positivi”. Per ora lavorate con gli animali su 4 dei 30 ettari vitati. C’è l’idea di ampliare lo spazio? “Abbiamo in programma di ampliare la superficie, per questo anno vorremo lavorare oltre 10 ettari con i cavalli, e predisporre un altro campo dove inserire le oche”.•
A tutta Birra
PREMI
BIRRIFICIO 26 NERO FESTEGGIA IL NUOVO ANNO “IN POLE POSITION”
di Chiara Martinelli
BREWERIES TOUR
CHE NE DICI DI UNA VISITA GUIDATA IN BIRRERIA? Da Hibu on Tap cene degustazione in famiglia Un giro in birreria. E’ questa l’iniziativa di Hibu, una serie di visite guidate presso lo stabilimento di Burago di Molgora (Mb). Sarà mastro Lorenz a fare da cicerone e a raccontare come nascono le birre: dalla creazione alla bollitura, filtrazione e imbottigliamento. A fine mese partirà la prima visita per poi ripetersi con cadenza mesile fino alla tre giorni di maggio in cui si festeggeranno i 10 anni di attività (dal 12 al 14). Un programma curioso che prevede come primo step il passaggio di rito allo spaccio della Patty per poi partire alla volta di Concorezzo presso il locale Hibu on Tap dove ci sarà una cena degustazione. Tre le birre abbinate ad un menù composto da antipasto, hamburger (ce n’è anche per vegetariani e vegani) con tanto di patatine pelate a mano e dolce. Info: Le iscrizioni si chiudono tassativamente alla 30° persona e vengono prese via mail da patrizia@birrificiohibu.it.
Ipnotica vince il premio Luppolo D’Oro Best Italian Beer 2016 nella categoria IPA e Etichetta d’Oro nel “Packaging Beer Awards” Con birra Ipnotica il Birrificio 26 Nero si è aggiudicato il premio Luppolo D’Oro Best Italian Beer 2016 nella categoria IPA e Etichetta d’Oro, premio “Packaging Beer Awards”, creato per valorizzare l’impegno delle aziende italiane che investono nel miglioramento dell’immagine del proprio prodotto. Un riconoscimento gratificante, soprattutto perché il 26 Nero ha inaugurato lo scorso maggio i nuovi locali produttivi unendo le sinergie di Fabio Massellucci (mastrobirraio Birrificio 26 Nero) e Luca Rotolo (mastrobirraio Arribal) già collaboratori e oggi soci orgogliosi del lavoro svolto. Patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole e promosso da FederBirra il Best Italian Beer 2016, è un tributo rivolto ai produttori di birra artigianale italiana. Un’occasione che riunisce tutti gli attori della filiera favorendo un contatto diretto tra rivenditori e distributori, produttori ed esperti di marketing e comunicazione. L'etichetta della birra Ipnotica che ha vinto il premio "Etichetta d’Oro" nel “Packaging Beer Awards” è stata realizzata da Linda Frosini
Bollicine News di Giovanni Pellicci
BOLLICINE: IL DIVARIO TRA TALIA E FRANCIA E' SEMPRE PIU' STRETTO Se il vino italiano riuscirà a ritoccare verso l'alto il record delle esportazioni registrate nel 2016 il merito sarà ancora una volta degli spumanti made in Italy. E i francesi bevono sempre più spumante Quanto a bollicine, l'Italia è sempre più vicina alla Francia. I dati sull'export 2016 (ancora non definitivi) che è appena andato in archivio confermano l'ampio divario in valore (circa 1,5 miliardi di euro) tra il Belpaese e i cugini d'Oltralpe alla voce esportazioni di bollicine ma, nel corso degli ultimi 12 mesi, le esportazioni di spumanti italiani hanno continuato a ridurre le distanze. La crescita a valore è stata superiore al 25%, a fronte di una leggera
flessione degli spumanti francesi (-1%). Ad evidenziarlo sono le stime di Nomisma Wine Monitor che, in attesa di avere tra le mani i dati definitivi dell'ultima annata, ha tracciato il suo consueto quadro di fine anno. Gran parte del merito di questo dato va riconosciuto al Prosecco che ha registrato performance migliori del più blasonato Champagne, il quale ha chiuso il 2016 con valori di export molto vicini a quelli
del 2015, così come il Cava spagnolo, in leggera flessione (-3%). “In alcuni tra i principali mercati mondiali, gli spumanti italiani mettono a segno crescite nell’export a fronte di cali dei principali concorrenti – spiega Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma - Basti pensare al Regno Unito, dove le importazioni dall’Italia aumentano, nel periodo gennaio-ottobre 2016, di oltre il 38% in volume rispetto allo stesso periodo del 2015; al contrario, quelle dalla Francia si riducono del 4% mentre dalla Spagna calano di oltre il 13%”. Ma non è solo la Gran Bretagna a dare soddisfazione ai nostri produttori di spumanti. Anche negli Stati Uniti, che rappresentano il principale paese al mondo per import di sparkling, i vini italiani si distinguono. A fronte di una crescita nelle
importazioni (sempre riferite ai valori dei primi dieci mesi dell’anno) pari all’11%, quelle provenienti dall’Italia superano il 30%. La stessa tendenza si ripete in Canada (+9% l’import totale, +20% quello italiano), in Svizzera e in Germania. All’opposto, gli spumanti spagnoli vedono ridursi la loro quota (calcolata sulle importazioni della categoria) dal 6,2% al 5,3% in Uk e dal 19,2% al 15,5% in Germania. Non solo le nostre bollicine crescono più dei francesi nell’export, ma sono gli transalpini ad aumentare gli acquisti dei nostri spumanti. “Tra il 2010 e il 2015 - conclude Pantini – l’export degli spumanti Dop italiani verso la Francia (al netto dell’Asti) è praticamente decuplicato, passando da meno di 4 mila a quasi 46 mila ettolitri, per un controvalore superiore ai 15 milioni di euro”.•
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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )
La moglie del cuoco, il gusto senza “fuochi d’artificio”
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ome vorreste il vostro 2017? Magari dal sapore leggero, ma piacevole al palato? Un gusto semplice che non perde, però, la concretezza degli ingredienti? Eccovi allora servito il nostro primo menù dell’anno: La moglie del cuoco di Anne Le Ny (On a failli être amies, 2014), una pellicola che è la sintesi perfetta di un pasto light, ma con la giusta dose di “sostanza”. Voce del verbo “prendere per la gola”: la protagonista del film, Marithé, all’ennesimo bivio della sua vita, non sa bene quello che vuole. Ma una cosa sa benissimo: che i piatti cucinati da Sam hanno un sapore speciale. Parlano chiaro le sue espressioni colorite (non prive di parolacce) dopo aver assaggiato le delizie dello chef, e quelle smorfie un po’ stereotipate di chi “trangugia” con appetito, ma senza prestare molta attenzione ai sapori. «Quanto è buono! È la cosa migliore che mi è capitata… da quando abbiamo divorziato», scherza a tavola con l’ex marito, nel pranzo di compleanno al ristorante “Le Moulin Blanc”. Eppure il menù “meritava” ben altra dignità di particolari: uovo affumicato alla carota gialla, tartare di tonno in gelatina di lampone, mousse di branzino in salsa teriyaki, per chiudere con la torta speciale alle fragole. «È la migliore di tutta la mia vita!», è il massimo che sa dire Marithé: segno evidente che il gusto non è il “cuore” della storia, ma semmai un suo “condimento”. Per i più critici, invece, è un semplice “decoro”, per assecondare le mode. Alcuni passaggi del film in realtà lo richiamano da vicino. Come la battuta dello chef: «non c’è niente di meglio al mondo che mangiare il proprio pane… è mitologico». E poi quell’odore “al naturale”,
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senza profumi addosso, che Sam sente annusando Marithé: profumi che sanno di pane fresco, pere e champignon. Ma il gusto non può e non deve essere sempre “il” protagonista delle nostre storie, a volte può rappresentare soltanto un momento di vita “normale”. Come normale vuole essere la storia raccontata in questo film francese ambientato a Orléans, che ha per protagonisti tre anti-eroi del quotidiano: lontani dagli stereotipi della “manager-donna di successo” o dello “chef senza scrupoli”, Marithé, Carole e Sam sono delle persone semplici. La prima (l’attrice Karin Viard) è un’impiegata di un centro di formazione e ricollocamento professionale per adulti. Carole (Emmanuelle Devos) invece è la “moglie del cuoco” cui accenna il titolo, proprietaria del ristorante, che vive e lavora all’ombra del marito ai fornelli, Sam (Roschdy Zem). È questa l’intelaiatura su cui poggia il film, che ben presto sfocerà nella più classica commedia degli equivoci, senza mai virare il “triangolo” amoroso verso lo scontato e il banale. Perché banali non sono affatto i temi di fondo: la realizzazione personale sul luogo di lavoro, la costante ricerca della propria vocazione e il difficile percorso di riconquista dell'autostima. Tre fragilità a confronto, che esprimono la “rivincita” delle persone normali, in una Orléans che si fa specchio di una qualsiasi “provincia” d’Europa: temi molto di attualità nella società «liquida» di oggi (il compianto Bauman docet). Così, tra il serio e il faceto, grazie al suo stile misurato e sempre sotto le righe, La moglie del cuoco ha un sapore leggero, ma non troppo. Una volta tanto, un gusto senza “fuochi d’artificio”, quasi a ricordarci che i protagonisti dei film, a volte, siamo noi.•
Elegante collezione realizzata con tecnologie uniche e innovative. Design raffinato ad alta resa sensoriale: il vino si evolve nel calice con piacevoli profili aromatici attenuando le componenti alcoliche. SUPREMO, Ambasciatore dello Stile Italiano nel Mondo.
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di Irene Graziotto
Denise Cosentino e Alessio Fortunato: la meglio gioventù enologica (in Cina) Unici Italiani chiamati a lavorare come esperti internazionali dal governo cinese, spiegano perché l’Italia non può lasciarsi sfuggire questo treno Giovani, preparati, caparbi: il meglio che l’Italia può offrire e che la Cina ha giustamente deciso di valorizzare chiamando al proprio servizio per potenziare non solo la propria crescita enologica ma anche per sviluppare le relazioni commerciali con l’Italia. Perché se il Dragone è certamente un Paese per alcuni versi arretrato, per altri non bada a età, genere, provenienza: l’importante è avere stoffa da vendere. Sono due i fronti su cui si muove la Cina odierna. Il primo è quello di Paese produttore, con il secondo vigneto più grande al mondo – 0,83 milioni di ettari cresciuti nel 2015 di 34 mila unità – la forza economica e la lungimiranza di chiamare al proprio servizio esperti da tutto il mondo. Così facendo “negli ultimi dieci anni la Cina come produttore è riuscita a fare quello che Italiani e Francesi
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hanno fatto in secoli. Investimenti altissimi stanno portando il vino cinese a livelli alti, in
grado di competere benissimo a livello internazionale” racconta Alessio Fortunato, Professore
universitario in Wine Business presso la cinese Northwest A&F University, consulente enologo per aziende cinesi e consulente commerciale per importanti aziende italiane interessate al mercato asiatico. Il secondo fronte è quello di mercato di destinazione in continua ascesa grazie ad una classe media che vede nel vino non più (solo) uno status symbol ma anche una bevanda sempre più quotidiana. Obiettivo del vino italiano è capire come intercettare questo target e “se nell’era del 2.0 tutto viaggia sui social, questo è ancor più vero per una società come quella cinese. Utilizzare mezzi di comunicazione e promozione innovativi mescolati con aspetti della cultura cinese e quella del nostro Paese può essere la tattica giusta per attrarre i consumatori cinesi” afferma Denise Cosentino – Visiting Lecturer alla North West A&F University in Yangling Cina ed enologo consulente selezionata tra più di 140 applicanti per partecipare alla seconda edizione del Ningxia Winemaker Challenge oltre che Contributor per il Corriere Vinicolo e, come Fortunato, China Manager della Gilbert & Gaillard International. Quello che è certo è che l’Italia non può più perdere tempo: “Chi arriva prima si mangia la torta” ha detto Zuming Wang, vicesegretario generale del dipartimento governativo per la legislazione sugli alcolici in Cina (Chinese Alcohol Bureau) intervenuto al wine2wine di Veronafiere, moti-
vando la limitata presenza dell’Italia rispetto ad altri competitor come la Francia che occupa il 43,3% del mercato cinese rispetto al nostro 5,6%. Perché l’Italia deve investire
in Cina e non può lasciarsi sfuggire questo treno? Fortunato: “Conosco molto bene Zumin Wang ed ha buoni motivi nel fare queste affermazioni, basti pensare che circa 5 milio-
ni di persone entrano nella classe media in Cina ogni anno. Questi consumatori sono attratti ad acquistare nuovi beni, come il vino. Ora il punto è capire se consumeranno vino italiano o di altri Paesi. Fino al 2014 la Georgia era poco presente in Cina, ora i vini della Georgia sono ben accettati e richiesti dal mercato. L’esempio della Georgia è eclatante per capire che lavorando bene tutto è possibile nel mercato”. Si taccia l’Italia di promozione dilettantistica. Il nostro ritardo, rispetto per esempio alla Francia, va attribuito a motivazioni solo temporali o davvero sbagliamo tattica? Cosentino: “Le motivazioni temporali sono innegabili. Ma si tratta soprattutto di tattica, dal momento che altri Paesi, che come l’Italia hanno iniziato a calcare
il mercato in ritardo rispetto ai francesi, ad oggi hanno performance migliori di quelle italiane. Il mercato cinese è complesso fatto di dinamiche, soprattutto culturali, molto diverse. Il che richiede una visione a lungo termine nonché una conoscenza reale che si può acquisire solo vivendo e lavorando in Cina, con i Cinesi”. Come si inserisce l’operazione di AliBaba in questo panorama? Fortunato: “L’operazione di Alibaba potrebbe avere un significato per aziende italiane che producono grandi volumi e sono già presenti in Cina. Altrimenti dubito che porti dei reali vantaggi in termini di notorietà. Si può vendere online ed è una grande risorsa ma punterei prima a far conoscere il vino agli addetti che lavorano in questo settore e a venderlo online solo successivamente, altrimenti esso rimane un
Nicola Biasi
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vino come un altro e non ci sono differenze per il consumatore cinese”. Come sta cambiando la Cina come Paese produttore? Cosentino: “La qualità è di molto migliorata e ci sono sempre di più boutique wineries e aziende a livello familiare che si affiancano a quelle storiche come la Zhang Yu di Yantai (Shandong), la più antica azienda vinicola cinese fondata nel 1918”. Cosa si conosce di vini italiani in Cina? Quali miti da sfatare? Fortunato: “Si conoscono in linea generale i vini principali, quelli che sono stati promossi maggiormente, come Barolo, Chianti, Amarone, Nero d’Avola ma se poi si va nello specifico la conoscenza è assai limitata. Va sfatata la tesi che i Cinesi preferiscano solo i rossi. Il consumo di sparkling e rosè aumenta in maniera sempre maggiore in Cina tanto che questo trend è seguito anche dalle aziende
vinicole nazionali che ne stanno capendo il grande potenziale”. Voi come siete arrivati in Cina? Che prospettive di crescita offre questo paese a due giovani esperti? Fortunato: “Noi siamo gli unici due Italiani esperti di vino che lavorano come esperti internazionali e dipendenti pubblici per il governo cinese. Siamo stati invitati nel 2013 dal governo stesso per migliorare il mercato del vino in Cina dalla produzione alla commercializzazione partendo proprio dalla formazione dei futuri esperti di vino”. Infine, come sta cambiando il ruolo femminile nel mondo del vino? Fortunato: “Esistono molte donne che lavorano nel mondo del vino in diversi ruoli, winemaker, proprietarie d’azienda, consulenti e wine educator. Sicuramente non esistono pregiudizi per le donne del vino in Cina, i tempi sono cambiati”. •
di Irene Graziotto
Packaging, quando l’abito fa il monaco Se l’etichetta è il veicolo principe per comunicare un vino, non è l’unico: packaging, tappo, controetichetta possono essere strumenti altrettanto utili
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a prima impressione conta. Tuttavia il packaging, biglietto da visita dell’azienda e vera e propria strategia di mercato in grado di aumentare le vendite in maniera incisiva, è spesso sottovalutato e autoreferenziale. Ma nulla è meno scontato e pieno di insidie se usato male. Prima ancora di vedere
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l’etichetta, è l’imballaggio stesso che veicola il prodotto sia fisicamente che a livello valoriale. A livello concreto, esso deve garantire alla bottiglia una protezione che la faccia arrivare a destinazione integra e che attenui quanto più possibile le vibrazioni durante il trasporto, mantenendo così intatte le proprietà organolettiche del vino.
È fondamentale inoltre che l’imballaggio consenta anche all’etichetta di arrivare integra: una scritta rovinata riduce infatti notevolmente l’appeal del prodotto e, qualora sia irrimediabilmente deteriorata, rende la bottiglia inutilizzabile per la vendita anche dal punto di vista legale. Detto ciò, non va dimenticato che l’imballaggio ha anche una funzione comunicativa. Rispetto agli inizi quando il packaging era un semplice mezzo asservito alla logistica, oggi si sta sempre più evolvendo in uno strumento di marketing e presentazione. Oggi è diventato un argomento di vendita e fa la differenza tra due concorrenti: in base al confezionamento utilizzato, il consumatore capisce se si tratta di un vino di bassa o alta qualità e intuisce inoltre il tipo di approccio ambientale che la cantina possiede. A fare da portabandiera della filosofia produttiva aziendale e della sua eventuale sensibilità ambientale – un argomento da non sottovalutare vista la crescente domanda di vino “sostenibile” – sono poi la bottiglia e il tappo. Se infatti fino a qualche anno fa una bottiglia pesante, sopra i 600 grammi, dava importanza al vino ed era sinonimo di vino costoso, oggi rischia invece di ostacolare la vendita. La leggerezza della bottiglia è infatti determinante per certi mercati sensibili al tema “eco-friendly”, quali ad esempio il Canada, dove in Ontario la normativa prevede un limite di 420 grammi, o la Svezia che adotterà tale misura a partire dalla vendemmia 2016. Ma anche il consumatore privato cerca
sempre più spesso un prodotto sostenibile, propendendo per bottiglie con un vetro più leggero o riciclato e per chiusure a basso impatto ambientale – va letto in quest’ottica il recente successo registrato dai tappi a impronta carbonica zero della Nomacorc. Ma il ruolo della bottiglia non finisce qui: sempre più spesso essa presenta il marchio aziendale sul vetro, un espediente che funge sia da strumento di marketing che come validissimo stratagemma per evitare la contraffazione, vera e propria piaga in Paesi quali la Cina. A veicolare il messaggio in maniera principe è però l’etichetta che fa i conti con un limite intrinseco, quello spaziale, e deve però riportare i necessari riferimenti, un ruolo sempre più rivestito dalla controetichetta. Fondamentale, dunque, capire da subito qual è l’obiettivo, ovvero ciò che si vuole comunicare. Definito questo, le informazioni in etichetta vanno inserite in una piramide visiva con l’elemento di maggiore importanza più in rilievo e poi a scalare. Assolutamente da evitare è, invece, l’affollamento: più informazioni si inseriscono, meno se ne comunicano e quando il consumatore incontra difficoltà di lettura si sposta su altro. L’altro limite delle etichette riguarda non tanto i costi di realizzazione – che non vanno certamente sottostimati perché un’etichetta che funziona può vendere molto – quanto le tempistiche, spesso legate ad un evento in particolare come le fiere di settore o le anteprime. E se in passato la tipografia aveva un ruolo di 73
NEXLA di Etiservice
pura realizzazione, oggi, sempre di più, essa riveste un ruolo di creazione dell’etichetta sviluppata congiuntamente con l’azienda, rendendo quest’ultima parte attiva del processo decisionale come succede nel progetto NEXLA di Etiservice, un acronimo che sta per Next Label, vale a dire l’etichetta che ancora non c’è ma deve essere elaborata e studiata insieme al cliente. L’offerta del mercato si inoltre allargata con tipografie online e partner tecnologici come Pixartprinting che hanno reso accessibile non solo alle agenzie di grafica ma anche alle aziende la possibilità di cre-
are brochure e imbottigliare il vino con la propria etichetta a prezzi concorrenziali. Le nuove tecnologie in campo consentono non solo di poter sbizzarrirsi su colore e fattura, ma permettono anche di avere etichette che non si rovinano nemmeno durante l’immersione nei secchielli del ghiaccio. Inoltre, l’etichetta può oggi dare un immediato riscontro in materia di recensioni e informazioni, con i QR code che rimandano immediatamente al sito internet del produttore e applicazioni come Vivino che forniscono, con una
PACKAGING
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semplice foto della bottiglia, punteggio, critiche e prezzo medio. In materia di sicurezza vengono invece in aiuto NFC e altre soluzioni che permettono di monitorare lo spostamento delle bottiglie e l’eventuale loro contraffazione, migliorando così la tracciabilità di filiera. •
NEXLA,
next generation label
I
n un contesto economico caratterizzato da repentini cambiamenti di prodotto e processo e dalla rapida evoluzione del mercato verso nuove specifiche esigenze dei consumatori, NEXLA rappresenta la concreta e innovativa risposta alle sfide dei mercati. L’azienda Etiservice srl nasce nel 1996 dall’ambizione di creare un etichettificio in grado di rappresentare un reale vantaggio competitivo per i clienti e con la convinzione che il packaging sia elemento determinante per l’immagine di un prodotto e le sue potenzialità in termini di sell-out. La capacità di Etiservice di anticipare i tempi precorrendo le logiche che oggi sono alla base delle politiche di comunicazione delle maggiori aziende leader, hanno permesso al’azienda di crescere costantemente in termini di fatturato e clientela. L’ambizioso obiettivo
di Etiservice è quello di essere una fabbrica di idee capace di risolvere ogni tipo di problema, creando nuove soluzioni tecniche e comunicative non “per” il cliente ma “con” il cliente. La struttura produttiva è improntata sull’ innovazione tecnologica e sulle più moderne tecniche di stampa, quella organizzativa e commerciale è snella, elastica, flessibile, capace di anticipare e rispondere tempestivamente alle esigenze e ai bisogni del mercato realizzando soluzioni nuove e prodotti fortemente personalizzati e unici. Tutto questo è rappresentato dal Brand Image NEXLA, acronimo di Next Label, vale a dire l’etichetta che ancora non c’è ma deve essere elaborata e studiata insieme al cliente rendendo quest’ultimo parte attiva del processo decisionale e di realizzazione per creare prodotti innovativi e profondamente identitari. Il
Un progetto unico, che si avvale di oltre vent’anni di esperienza e di un modo nuovo di lavorare personale coniuga una elevata competenza tecnica, maturata nel corso degli anni, ad una propensione verso l’innovazione di processo e di prodotto; tutti all’interno di NEXLA improntano il loro lavoro sulla base di radicati valori professionali e il reparto grafico interno è in grado di supportare il cliente in ogni fase di elaborazione del prodotto, dalla realizzazione di una nuova idea personalizzata, fino alla condivisione di eventuali miglio-
ramenti su prodotti esistenti. Dopo aver creduto e portato avanti il progetto di stampa offset rotativo (in un mondo dominato dalla flessografia) e continuando ad investire in tecnologia e innovazione per creare la “prossima” etichetta, qualche anno fa l’azienda ha introdotto la stampa digitale offset Indigo, un sistema di stampa digitale personalizzata orientata ad un livello qualitativo superiore con tempi certi e scarti ridottissimi. NEXLA rivela inoltre una forte spinta verso l’etica ambientale. I materiali ed i processi di produzione si evolvono verso una riduzione dell’impatto ambientale e delle emissione di CO2; gli attori del mercato enologico stanno guardando in modo positivo e fattivo a questo aspetto, non solo con la spinta del nuovo green marketing, ma con un visione illuminata verso l’idea di tutelare il pianeta. NEXLA farà parte di questo processo, trasponendo il nuovo concetto di Love Marketing nel Love Labelling: creare insieme un prodotto qualitativamente e tecnicamente all’avanguardia per trasmettere un valore emozionale e culturale forte e duraturo.• ETISERVICE POMEZIA SRL Via del Mare 32 00071 Pomezia (RM) www.nexla.it
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frontiera dell’azienda in fatto di spedizioni b2b e b2c di generi alimentari e bevande, è possibile avvalersi di soluzioni efficaci e personalizzate; come il ritiro a domicilio, l’imballo antirottura, il trasporto e la consegna. Il tutto accompagnato dal disbrigo accurato delle pratiche burocratiche e doganali richieste. In particolare, il ritiro, attivo tutti i giorni, prevede la messa in sicurezza delle bottiglie di vino, confezionate in speciali cantinette a prova di urti e sollecitazioni. A ciò si aggiunge la vidimazione gratuita delle vostre
fatture extra UE per il recupero dell’IVA sulla merce. Un’assistenza decisamente capillare, arricchita da un moderno sistema di track and trace che permette di monitorare costantemente la spedizione grazie alla nuova ed esclusiva piattaforma gestionale dell’azienda. A conferma, inoltre, dello spirito cosmopolita di Speedy, svetta la sua collaborazione con Usa Export Solutions, società specializzata nell’importazione e nell’esportazione di bevande alcoliche negli Usa, che consente la consegna negli States dei vostri prodotti in 15-20 giorni lavorativi. Un impegno, quello sul fronte americano, che riserva importanti novità per
Speedyfood&wine assicura alle vostre bottiglie viaggi in totale sicurezza e puntualità nell’arrivo il futuro di Speedy. A cominciare dalle spedizioni private, che interesseranno, oltre al food&wine, tutto il made in Italy e a tariffe più vantaggiose. Lavori in corso e grandi progetti dunque, che testimoniano la volontà dell’azienda di soddisfare al meglio le esigenze dei propri clienti. • SPEEDY Via delle Tre ville 103/105 50013 Campi Bisenzio Tel.+ 39 0554636 Fax.+39 055463601 www.speedyworld.it info@speedyworld.it
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Nel corso degli ultimi anni il modo di “fare impresa” è cambiato, la globalizzazione e la crisi economica hanno reso più complessa l’analisi dello scenario competitivo di riferimento e modificato radicalmente la definizione strutturale dei processi produttivi e dei modelli economici dell’impresa. Il nostro Gruppo ha scelto di integrare la gamma dei servizi offerti ai propri clienti attraverso un ampliamento delle aree di attività e delle competenze di I-Dika Trading Services. Nata negli anni ’80 a completamento della I-Dika, che opera dal 1968 come spedizioniere internazionale, I-Dika Trading Services si propone oggi di fornire supporto consulenziale per l’attività di commercio internazionale e la gestione in ambito amministrativo e finanziario dei propri clienti. Dalla redazione del bilancio alla gestione degli incassi, dall’analisi della situazione economico-patrimoniale-finanziaria complessiva al il miglioramento del merito creditizio, mirando all’ottimizzazione della gestione dei finanziamenti bancari e alla riduzione dei costi. Il Gruppo I-Dika intende così rivolgersi alle imprese di piccola e media dimensione o in fase di start-up del settore vitivinicolo, per le quali è stato sviluppato un servizio di consulenza “su misura”. Offrendo al cliente la possibilità di terziarizzare tutte quelle attività non strettamente riguardanti la creazione, la vendita e l’innovazione del prodotto, liberandole dai relativi costi fissi e dalle problematiche a esse legate.
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