I Grandi Vini - Luglio/Agosto 2014

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CALABRIA 1 CANTINA ENOTRIA pag. 27

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LAZIO 2 CORTE DEI PAPI pag. 36 3 AZIENDA VITIVINICOLA Giovanni Terenzi pag. 37 4 Ômina Romana pag. 38

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ABRUZZO 7 AZIENDA AGRICOLA PERSIANI pag. 33

OSCANA 5 VAL D’ORCIA TERRE SENESI pag. 55 6 LA LAMA pag. 28

PIEMONTE 9 AZIENDA SAN MICHELE pag. 49 10 CANTINA TERRE DEL BAROLO pag. 50 LOMBARDIA 8 CANTINA SOC. COOP. QUISTELLO pag. 42

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Anno X • Numero 79 • Luglio/Agosto 2014 www.igrandivini.com

In copertina, la famiglia Campani-Atzeni de “La Lama” foto di Linda Frosini

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Segretaria di Redazione Claudia Cataldo Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Laura Morelli, Pamela Bralia, Sara Giusti Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Direttore commerciale Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Account

Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Francesca Dorghini – f.droghini@igrandivini.com Beatrice Ginanneschi - beatrice@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it Alessandra Delle Donne - a.delledonne@clustereditori.it Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it

Errata corrige - p. 46 N.78 - “La quantità di bottiglie prodotte di Timorasso ammonta a 300 000” Associato a:

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Aderente al Sistema Confindustriale


Il semestre chiave dell’Italia il raccolto 2013. Come tradizione decennale I Grandi Vini preferisce attendere che i giochi siano fatti per affidare agli addetti ai lavori in vigna e in cantina i commenti e gli approfondimenti sull’andamento dei singoli territori e denominazioni. Nel frattempo abbiamo ripreso a girare l’Italia con i nostri ormai classici tour. In questo numero potrete trovare dettagliati resoconti dalle Langhe – appena inserite nei siti patrimonio Unesco – e dalla Ciociaria, alla scoperta del Cesanese del Piglio, Docg poco nota ma con tutte le carte in regola per emergere nel ventaglio dei vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo. In evidenza anche le realtà che emergono da Abruzzo, Marche e Lombardia fino alla Toscana dove, gli ultimi episodi di cronaca, invitano a un’approfondita riflessione sulle tutela delle denominazioni dai casi sempre più diffusi di contraffazioni e frodi. Il Brunello di Montalcino ha prontamente reagito ai nuovi assalti fraudolenti, inserendo un’importante novità nel Disciplinare: dispositivi sulle quali anche altri territori a rischio “tarocco” saranno chiamati a riflettere per arginare una problematica sempre più capillare. Sui temi di attualità della filiera abbiamo approfondito gli obiettivi nell’agenda di Sandro Boscaini, fresco di nomina alla guida di Federvini. Mister Amarone, oltre al sostegno all’export e al lavoro in vista di Expo (il padiglione dedicato al vino avrà un ruolo molto centrale e sarà curato da Vinitaly e Veronafiere con un mix tra innovazione e tradizione, ndr), punta ad ambiziosi traguardi, a partire da un nuovo impulso a favore dei consumi interni, capitolo del quale si

parla da anni senza trovare concrete soluzioni all’emorragia in atto. Come sottolinea Boscaini nel Faccia@Faccia di questo numero, il ragionamento deve estendersi dalle politiche agricole anche a quelle fiscali, riducendo il carico di imposte che affligge le aziende, fino al sostegno di modelli di consumo equilibrati e ormai maturi. In tal senso è legittimo attendere ulteriori novità dal Ministro Maurizio Martina che può essere il capofila di un’azione congiunta con altri colleghi di Governo per studiare misure ad hoc che vadano in questa direzione. Sul Ministro, inoltre, è tempo di fare un primo bilancio su quanto fatto finora: il voto – giunti quasi al primo semestre del suo mandato – è positivo ma, dopo l’estate e il superamento dei complicati scogli sulle riforme costituzionali in atto, servirà concretizzare altre azioni a sostegno di una filiera comunque alle prese con l’onda lunga della crisi economica. Fondamentali saranno i numerosi temi inseriti nell’agenda europea, visto il semestre di Presidenza italiana del Consiglio della Ue. Oltre al ruolo dell’Europa nei prossimi scenari dell’agricoltura globali, il Ministro ha sottolineato la necessità di lavorare sulla connessione tra il semestre di Presidenza e l’Expo, annunciando il Consiglio dei Ministri informale di Milano dal 28 al 30 settembre dove la discussione si soffermerà sui temi dell’Esposizione Universale, ovvero “Nutrire il Pianeta, energie per la vita”. Insomma l’Italia ha di fronte una fase determinante non solo interna ma anche per far tornare a crescere il suo peso decisionale. Un’occasione da non perdere.•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

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hi ha visto passare l’estate alzi la mano! E’ tempo di vendemmia ma quella che abbiamo vissuto finora è stata una delle più pazze stagioni estive degli ultimi anni. Con questo andamento meteorologico sempre più caratterizzato da sbalzi termici e frequenti rovesci piovosi (se non addirittura grandine in determinate aree), è praticamente impossibile azzardare pronostici sul raccolto che sta ormai per iniziare. Gli esperti dicono che anche il mese di agosto sarà all’insegna dell’instabilità, con il perdurare della preoccupante (e noiosa) alternanza che ha già fatto dannare agricoltori, operatori e vacanzieri nel mese di luglio. Probabilmente quel caldo di cui i filari potrebbero giovarsi non arriverà in modo così convinto come invece sarebbe fondamentale. Anche settembre, pare, proseguirà all’insegna dell’andamento poco stabile. Ma c’è da fidarsi delle previsioni del tempo? I meteorologi sono già stati fortemente criticati sul fronte turistico ma – al di là degli azzardi – i dati oggettivi sono preoccupanti in alcune zone. L’acqua caduta fino a tutto luglio, oltre alle ovvie ripercussioni sul terreno, crea problemi anche sui grappoli, i quali aumentano di volume, con una carica quantitativa significativa ma anche con il rischio di rotture di acini e, quindi, di pericolosi marciumi acidi. Il fiato resterà sospeso – con le classiche malattie a partire dalla peronospora da tenere sotto controllo, a maggior ragione per chi porta avanti pratiche biologiche e biodinamiche - ma c’è chi ipotizza comunque un andamento qualitativo molto elevato, con una quantità in linea o quasi con

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COVER STORY • LA LAMA

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18 L’INCHIESTA. ARTE E VINO

sommario 5

L’EDITORIALE

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LE ULTIME DAL MONDO DEL VINO

12 FACCIA @ FACCIA CON…SANDRO BOSCAINI

44 MARCHE • LA CONERO RISERVA DOCG COMPIE 10 ANNI 46 BAROLO & FRIENDS

14 THE WINE TROTTER • I PAESI SCANDINAVI

49 AZIENDA SAN MICHELE • NEL CUORE DEL BARBARESCO

16 LA POLITICA NEL VINO

50 TERRE DEL BAROLO • UN TASSELLO DI STORIA

18 L’INCHIESTA • ARTE NEL VINO. PERCHÈ

51 APPUNTI DI VIAGGIO

22 CHEF • VINCENZO BACIOTERRACINO

52 TOSCANA • IL TAROCCO VA DI MODA

24 AROUND FOOD

55 VAL D’ORCIA TERRE SENESI: BIO INSIDE

26 BRUNELLO & BRUNELLO: L’ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY

56 FOOD AND BEVERAGENDA

27 CANTINA ENOTRIA • L’UNIONE CHE FA LA FORZA DEL CIRÒ

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Barolo & Friends

59 NEWS BIO & GREEN 60 CALICI IN CINA

28 COVER STORY • LA LAMA

61 PELLICOLE DI GUSTO

31 VITIGNO ITALIA TRA SOSTENIBILITÀ ED EXPORT

61 IL VINO NEL BRIC

32 ABRUZZO. DA 61 A 121 (MILIONI DI €)

62 EXTRAVERGINE NEWS

33 PANE, OLIO E FANTASIA: AGRICOLA PERSIANI

63 BOLLICINE NEWS

34 LAZIO • IL GIUSTO PIGLIO

64 DISTILLATI & CO.

36 NEL CUORE DEL CESANESE

65 A TUTTA BIRRA

37 GIOVANNI TERENZI • UNA FAMIGLIA E LE SUE VIGNE

66 GIANLUCA MAGNI • INTERVISTA

38 ÔMINA ROMANA: L’ECCELLENZA GLOBALIZZATA

68 ZEUS: LA COMPETENZA AL SERVIZIO DELL’ACCIAIO INOX

40 DESTINAZIONE LOMBARDIA

70 VIGNA & CANTINA

42 QUISTELLO & GRAPPELLO RUBERTI

73 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

EVENTI IN CANTINA

AUSTRIA PROTAGONISTA NEL CHIANTI CON CAPANNELLE

Il Raduno del Caveau è ormai una tradizione. E nel 2015 toccherà alla Corea del Sud E’ stata l’Austria la protagonista dell’ottava edizione del “Raduno del Caveau”, l’evento promosso da Capannelle a Gaiole in Chianti. L’ormai tradizionale festa ha accolto una delegazione austriaca

in una festa che ha coinvolto tutto il paese, con balli e assaggi di prodotti tradizionali in Piazza ed una cena gourmet in azienda. Ai fornelli il giovane e promettente chef Richard Rauch dello Steira Wirt Restaurant che ha deliziato gli ospiti di Capannelle con quattro portate, frutto di un equilibrato mix tra innovazione e territorio. Nei calici grandi protagonisti i vini di Capannelle, proposti in degustazione alla cieca per coinvolgere i commensali in un divertente gioco per indovinare tipologia e annata con un soggiorno in Austria in palio. Lo staff, guidato dal Direttore Commerciale Manuele Verdelli e dall’enologo Simone Monciatti (che durante la serata è stato premiato per l’anniversario dei suoi

30 anni di lavoro in azienda) si è divertito a mescolare le carte, proponendo in abbinamento cinque strepitose etichette della casa. Dallo Chardonnay 2006, alla Riserva di Chianti Classico 2006, poi un Solare 2000 in forma splendida, una Magnum di Solare 2005 e, infine, una Magnum di 50&50 2009. Assaggi inebrianti che hanno unito Chianti e Austria sulla rotta del gusto. La serata si è conclusa con la visita degli affascinanti spazi del caveau e il sorteggio del paese che sarà protagonista della prossima edizione, con i suoi sapori e tradizioni. Nel 2015 toccherà infatti alla Corea del Sud, uno dei mercati sempre più emergenti per l’export dell’azienda chiantigiana per quanto riguarda l’Asia.

BERE CONSAPEVOLE

NASCONO I PUNTI DI AFFEZIONE CON #BEVIFIVI Il progetto della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti per un consumo moderato e consapevole La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti lancia i punti di affezione. Si tratta di una collaborazione, fra i vignaioli e gli esercizi specializzati, che ha come obiettivo primo quello di promuovere la consapevolezza nel consumo di vino. Dove consapevolezza significa bere con moderazione, ma soprattutto essere consapevoli di ciò che si beve. “Bere Fivi – spiega l’associazione . significa non solo gustare una buona bottiglia, ma contribuire a salvaguardare e a custodire quei

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territori d’Italia che i vignaioli coltivano, ma che sono patrimonio di tutti e rappresentano il vero tesoro del nostro paese. Per questo lo slogan dell’iniziativa è #bevifivi”. Il progetto consiste nella fornitura di materiale promozionale agli esercizi che ne faranno richiesta, nel segnalare l’enoteca o il ristorante sul sito www.fivi.it e nel divulgare via social network la lista degli aderenti. Gli esercizi saranno inoltre presentati e promossi durante l’annuale Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, che si

terrà a Piacenza sabato 29 e domenica 30 novembre, occasione principe per i consumatori di conoscere, assaggiare e comprare i vini dei vignaioli soci; quelli che potranno poi trovare quotidianamente presso i vari Punti d’affezione.

CONTROLLI

IL MINISTERO LANCIA LA CONVALIDA VIA PEC Una semplificazione all’insegna della lotta contro i casi sempre più diffusi di frode agroalimentare: il via dal 1° settembre Lotta alle frodi è sempre più serrata. Dal 1° settembre 2014 sarà infatti in vigore il nuovo decreto dipartimentale, voluto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per la convalida dei documenti di accompagnamento vitivinicoli tramite la Posta Elettronica Certificata (Pec). Il dispositivo, firmato dal Capo dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari. Si tratta di una nuova e più agevole modalità di convalida che viene messa a disposizione degli operatori vitivinicoli e si aggiunge ai sistemi già presenti (Comune/ICQRF/Microfilmatrice). In particolare, nel rispetto delle prescrizioni nazionali e dell’Unione europea, con la determinazione del Capo dell’Ispettorato è stata data attuazione a quanto previsto dal Decreto ministeriale del 2 luglio 2013, procedendo a un’ulteriore semplificazione degli adempimenti a carico degli operatori, che potranno convalidare i loro documenti direttamente dal proprio computer, senza doversi recare fisicamente presso gli uffici preposti della Pubblica Amministrazione. “Il sistema vino in Italia vanta un fatturato complessivo di 14 miliardi di euro ¬– ha affermato il Ministro Maurizio Martina – e, lo scorso anno, l’export ha raggiunto i 5 miliardi euro, confermando il nostro Paese primo esportatore mondiale in volume. Proprio per questo è necessario tutelare il settore attraverso una politica di semplificazione burocratica. Il provvedimento, insieme alle misure di Campolibero per il vino, rappresenta un passo significativo in questo percorso”.


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

NORMATIVE

A MONTALCINO RITOCCHI AL DISCIPLINARE

VITICOLTURA SOCIALE

CON GORGONA 2013 LA VOGLIA DI RISCATTO E’ IN BOTTIGLIA Il ricavato delle vendite del vino sarà destinato al sostegno dei progetti attivi sull’ultima colonia penale d’Italia Scoprire l’Isola di Gorgona, nell’Arcipelago toscano, davanti a Livorno, vuol dire intraprendere un affascinante viaggio che mescola natura incontaminata, mare di una bellezza inaudita e una storia di riscatto sociale. Si perché l’Isola ospita una colonia penale, l’unica ancora attiva in Italia con l’obiettivo di riformare attraverso il lavoro i detenuti. S volete saperne di più consiglio la lettura di “Ne vale la pena”, saggio scritto da Carlo Mazzerbo, storico direttore del carcere, tornato sull’Isola da circa 2 anni. Ma per scoripre Gorgona può bastare anche un calice. Infatti, nei giorni scorsi è stata presentata la nuova vendemmia del vino firmato Frescobaldi, prodotto con Vermentino e Ansonica e realizzato insieme ai detenuti. Nato ad agosto del 2012, Frescobaldi per Gorgona è un progetto il cui obiettivo è dare ai detenuti la possibilità di fare un’esperienza professionale nel campo della viticoltura e offrire loro concrete opportunità di formazione e lavorative, una volta terminato il periodo detentivo. I proventi delle vendite sono reinvestiti nel progetto legato all’isola: oltre a fornire competenze e materiali necessari per lavorare in vigna, in primavera Frescobaldi ha infatti iniziato il reimpianto di un’altra porzione di vigna, per permettere ad altri detenuti di lavorare e acquisire sempre maggiore professionalità. Gorgona 2013, per volere di Lamberto Frescobaldi che ha sempre sostenuto in prima persona il progetto, ha un partner d’eccezione: il Maestro Andrea Bocelli, che quest’anno ha scritto un testo e firmato l’etichetta del vino.

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Novità nel disciplinare delle denominazioni che compongono il Consorzio del Brunello di Montalcino. Alcune modifiche hanno infatti interessato il Brunello ed anche il Rosso di Montalcino, il Moscadello e il Sant’Antimo. Niente di clamoroso, sia chiaro: si tratta di modifiche formali. Si parla, infatti, soprattutto di densità di impianto e dell’apertura all’irrigazione di soccorso, fino a questo momento non prevista dai Disciplinari. La novità più significativa, visti anche i recenti fatti di cronaca (che approfondiamo nelle prossime pagine), riguarda un nuovo articolo che introduce il controllo preventivo sulle vendite di uva e vino sfuso. I produttori dovranno comunicare le vendite con un preavviso di 48 ore,

facilitando così ulteriormente il lavoro degli organi preposti al controllo. “Si tratta di un ulteriore passo avanti verso quel processo necessario nel nostro Paese per supportare al meglio le tante eccellenze del made in Italy, di cui il Brunello è un esempio prestigioso – spiega il Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci. - Da molti anni il Consorzio è impegnato a salvaguardare il lavoro dei produttori e tutelare i consumatori, un impegno che richiede una sempre maggiore at-

tenzione e un aggiornamento continuo delle regole, a vantaggio del territorio, del brand e della qualità dei prodotti” .

Tra le novità anche il controllo preventivo sulle vendite di uva e vino sfuso

UNESCO

LANGHE-ROERO E MONFERRATO PATRIMONIO DELL’UMANITÀ I paesaggi vitivinicoli di LangheRoero e Monferrato, in Piemonte, sono patrimonio mondiale dell’umanità. Il sì definitivo alla candidatura è arrivato dal comitato dell’Unesco, riunito a Doha, nel Qatar. E’ il 50/o sito italiano che ottiene il riconoscimento: il primo, nel 1979, erano stati i luoghi dell’Arte rupestre della Val Camonica. L’Italia - prima al mondo per numero di siti riconosciuti dall’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, - iscrive per prima nelle World Heritage List dei luoghi più belli del pianeta un’area geografica

premiata per la cultura legata al vino. Neppure le rinomate colline francesi dove si producono lo Champagne od il Bordeaux ci sono ancora arrivate. Il Piemonte è arrivata al traguardo con una candidatura nata dieci anni fa, a Canelli, nelle cantine che sono chiamate le ‘cattedrali sotterranee’, decollata nel 2008 con il protocollo d’intesa firmato da

La terra del Barolo e del Barbaresco è il 50esimo sito italiano inserito nella lista Unesco

Regione, Province di Alessandria, Asti e Cuneo e dal ministero dei Beni Culturali. Strada facendo si è poi aggiunto il ministero delle Politiche Agricole. Dei paesaggi vitivinicoli del Piemonte fanno parte tre aree nelle Langhe, due nell’Alto Monferrato, un’altra, infine, nel Basso Monferrato per un totale di 10.789 ettari in 29 Comuni. Sono le colline dove i doni della natura ed il sapiente lavoro di generazioni e generazioni di uomini, ogni anno portano a staccare dalle vigne i grappoli d’uva che poi diventeranno Barolo, Barbaresco, Asti spumante, noti in tutto il mondo, ma anche altri vini molto amati. Un’area in tre province, che copre un’estensione di 10.789 ettari in 29 Comuni.


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Sandro Boscaini Presidente Federvini

Mister Amarone alla guida di Federvini Sandro Boscaini ha raccolto l’eredità di Lamberto Vallarino Gancia. Tra le sfide del prossimo triennio anche il rilancio dei consumi interni

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andro Boscaini, Presidente e Amministratore Delegato della Masi Agricola, è il nuovo Presidente di Federvini, la Federazione italiana Industriali Produttori Esportatori ed Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed affini. Dopo l’investitura del Consiglio, il 19 giugno è arrivata l’elezione ufficiale durante l’Assemblea della Federazione riunita a Roma. Boscaini raccoglie il testimone da Lamberto Vallarino Gancia, protagonista di

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due mandati consecutivi, e resterà in carica per il triennio 2014-2016. @ Lei è il primo imprenditore vitivinicolo del Veneto alla guida di Federvini: quale “illuminazione” (citando le parole espresse da Piero Antinori nei suoi confronti, ndr) porterà dentro la Federazione e quali idee ha in mente di sviluppare nel suo mandato? “L’impegno nei prossimi 3 anni sarà quello di rappresentare e valorizzare in maniera

sinergica e armonica tutti i prodotti chiave del made in Italy, partendo certamente dal vino, ma insieme anche agli spirits e agli aceti. Lavorerò per la difesa e la valorizzazione dei marchi aziendali e dei marchi collettivi, impegnerò la Federazione per contrastare la burocrazia autoreferenziale e per realizzare progetti normativi di semplificazione come quelli annunciati per la vite ed il vino e per la gestione dei prodotti sottoposti ad accise”. @ Sull’Expo è in atto una vera e propria guerra politica e giudiziaria. I cantieri sono molto indietro. Siamo ancora in tempo, secondo il suo sguardo da imprenditore, a fare un evento in grado di contribuire al rilancio della nostra economia e quanto “peserà” davvero il vino secondo lei? “Non sta a me commentare le questioni giudiziarie, ci sta pensando la Magistratura, mentre sul rispetto dei tempi vedo uno


sforzo straordinario del Governo. Expo deve rimanere per noi un’occasione importante per stupire il mondo; è una grande vetrina e rappresenta un’opportunità per il settore del vino che non possiamo disattendere. Dobbiamo fare in modo che diventi un punto centrale per la promozione dell’agroalimentare, dello stile di vita e della cultura italiana. In questo ambito il vino è la voce più importante del made in Italy, siamo un Paese leader nel mondo e contiamo su una storia millenaria: lo dobbiamo valorizzare in tutte le sue forme, nei marchi aziendali e in quelli collettivi. Tutta la filiera del vino e i produttori saranno chiamati ad affrontare questa grande sfida di Expo che è e può rappresentare una grande opportunità per rilanciare l’economia nazionale, incentivare l’export e soprattutto far conoscere ancora meglio ed in profondità il nostro Paese”. @ Può fare un elogio e una critica all’operato dei primi 4 mesi del Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina? “Come nota positiva, la sua capacità di ascolto ed esame delle diverse posizioni: è una dote importante per chi fa politica ancora più quando si ricoprono ruoli così importanti come quello di Ministro. E questa sua capacità di ascolto gli ha consentito anche di captare i temi “più caldi” come quello dei controlli e delle sanzioni tanto da raccogliere

elementi dalle proposte della filiera vitivinicola e innestarli per l’intero comparto agroalimentare. Il punto debole? Spero di scoprirlo il più tardi possibile”. @ Le piace il pacchetto di riforme inserite in #campolibero? “Ecco un punto che mi riporta alla domanda precedente: abbiamo avuto tante versioni di campo libero prima della sua adozione, alcune anche con previsioni che ci hanno fatto sobbalzare come quella di estendere l’applicazione del contrassegno ai vini IGT, ed ora è più di una settimana che non abbiamo più testi ufficiali: qualche miglioramento nelle fasi di consultazione preventiva possono essere ipotizzate, anche perché la fretta non ha mai aiutato nella ricerca delle migliori soluzioni”. @ Promozione, comunicazione, sistema. Queste sono alcune delle parole chiave di cui si sente spesso parlare in tema di export del vino italiano. Nel frattempo gli ultimi dati stanno segnando una lieve flessione del nostro Paese. Qual è la sua ricetta? “Oggi l’export, nonostante la minor competitività data dalla forza dell’euro, è un’attività, e direi anche una vocazione, ineludibile. Rispetto di Paesi produttori con i quali siamo in competizione – penso ad America Latina, Australia e Spagna – l’Italia deve difendere la qualità dei prodotti, la chiarezza della

presentazione ed una coerenza commerciale tanto più quando sono in gioco le nostre denominazioni più conosciute a livello internazionale. Dobbiamo ancor di più valorizzare i nostri vini con la consapevolezza che, accanto alle produzioni ed alle denominazioni storiche, abbiamo avuto al capacità di sviluppare anche dei nuovi importanti progetti di tutela come ad esempio il Prosecco che sta conquistando i mercati internazionali”. @ Anche sul capitolo dei consumi interni tanti hanno detto la loro ma il trend è sempre più in picchiata. Quali mosse servirebbero per rilanciare i consumi anche da parte degli italiani? “Nel prossimo triennio, e in vista dell’Expo, il settore che Federvini rappresenta sarà chiamato ad affrontare anche la importante sfida di risollevare le condizioni del mercato. Dobbiamo ragionare su cosa accade all’interno del nostro Paese e fare leva, collaborando con le Istituzioni, sul valore del settore che rappresentiamo, che costituisce un tassello importante del made in Italy e del mercato agroalimentare nazionale. Occorre dialogare con il Governo perché possa rivedere il carico fiscale che sta colpendo il settore delle bevande alcoliche, scoraggiando i consumi nazionali; e dobbiamo anche continuare negli sforzi di informazione sui modelli di consumo equilibrati come l’esperienza di questi anni ci ha insegnato”.•

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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini

Paesi Scandinavi,

Christian Bottegal

tra monopoli ed E-commerce

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hristian Bottegal, direttore export di Wine Team Europe, giovane azienda che si occupa della distribuzione e commercializzazione all’estero di aziende italiane, illustra quali sono le potenzialità per i nostri vini nei Paesi scandinavi. Come funziona il mercato del vino nei Paesi Scandinavi? “I mercati delle bevande alcoliche in Svezia, Finlandia e Norvegia sono in regime di Monopolio di Stato. Questo significa che non esiste una distribuzione

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organizzata come in quasi tutti gli altri mercati mondiali, ma che lo Stato gestisce una rete di negozi di bevande alcoliche con lo scopo di controllare maggiormente il consumo, storicamente molto alto. Questo avviene attraverso orari di apertura limitati, il divieto assoluto della vendita ai minori e una tassazione molto alta che rende spesso proibitivo il prezzo di alcuni prodotti. In realtà però le tasse sulle bevande alcoliche rappresentano per i governi nordici un introito irrinunciabile, e per questo sono spesso criticati.

Esistono diversi modi per essere presenti sugli scaffali dei negozi del monopolio. Il più comune sono i tender, dove il Monopolio lancia un’offerta di acquisto, specificando la tipologia e le caratteristiche richieste, le aziende interessate possono poi inviare i campioni che corrispondono ai criteri specificati e che verranno sottoposti ad una valutazione. Tutto questo non significa che non si possa vendere Alcolici nel canale Horeca, dove infatti il mercato è molto simile a qualsiasi altro senza i Monopoli. La vendita però deve passare attraverso degli importatori dotati di una licenza apposita per la vendita di prodotti alcolici”. Quali sono i principali trend di consumi del vino? “Ogni paese ha le sue tendenze, ma se vogliamo trovare alcuni trend in comune allora sono sicuramente legati all’amore e legame con la natura degli Scandinavi, come i vini biologici e packaging eco friendly. Consideriamo inoltre che oltre il 50% del vino venduto in Scandinavia è in Bag in Box, considerato molto pratico”. Qual è il Paese con maggiore potenziale per i vini italiani? “Per consumi la Svezia e Norvegia hanno sicuramente il potenziale maggiore. Amarone e Ripasso sono tra i vini più venduti, sia per la loro qualità, che per la loro adattabilità al consumo anche fuori dai pasti”.

Vini biologici, in Bag in Box e commercio online: tipologie di consumo e canali nei mercati del nord Europa

A causa dei monopoli, si sta registrando in questi paesi un incremento nell’e-commerce per il vino? “E' così, anche se si tratta di un mercato controverso e ancora non del tutto regolamentato. Infatti, l'e-commerce dall'interno della Scandinavia è vietato, ma ciò non toglie che alcuni siti hanno spostato le loro sedi nei paesi baltici e in Germania e spediscono da lì il vino. In teoria, il privato che acquista il vino dovrebbe poi recarsi all’ufficio delle imposte locale per pagare le accise sul vino acquistato, ma questo avviene abbastanza raramente nella realtà”. •


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di Giovanni Pellicci

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l verso è cambiato. Non ci sono dubbi. Il Governo Renzi – tramite il suo ministro Maurizio Martina – ha decisamente dato un nuovo ritmo alle politiche a favore dell’agroalimentare italiano che, ricordiamolo, vale 260 miliardi di euro, ovvero il 17% del Pil tricolore. Fedele agli slogan della campagna comunicativa ed elettorale che hanno portato l’ex Sindaco di Firenze al ruolo di Premier, anche un settore da tutti ritenuto chiave, ma spesso trascurato dagli attori di Governo, sta trovando continuità di azione con misure apprezzate da una filiera che sembra avere, finalmente, trovato capacità di ascolto e recepimento delle tante problematiche da tempo in sospeso. Qualche settimana fa il Ministro e il suo staff hanno tracciato un bilancio dei loro primi 120 giorni di lavoro al dicastero di via XX Settembre. Tra gli obiettivi centrati le misure inserite nel ‘piano #campolibero’ (sono applicate le semplificazioni nei controlli; la diffida per tutte le violazioni alla normativa agroalimentare e altri dispositivi

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Ora mettiamo in agenda anche il rilancio dei consumi inte rni per snellire la burocrazia), soprattutto nel sostegno ai giovani che vogliono tornare alla terra, e l’accordo con le Regioni sull’attuazione della Pac. Le pagine delle prossime settimane sono già fittissime. L’Expo è, ovviamente, la madre di tutte le partite ma ci sono anche altri aspetti working in progress. Tra

della diffida. Seppur tardivamente, il nostro Paese ha posto attenzione al complicato tema dei domini “.vin” e “.wine” (durante il Semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea appena iniziato, l’Italia vuole accelerare sulle azioni di contrasto alla vendita di domini che sfruttino

Dopo 5 mesi con Maurizio Martina al Ministero delle Politiche Agricole è tempo di fare un bilancio questi il Testo unico del vino, ancora in discussione. Fivi, ovvero i Vignaioli Indipendenti, ha chiesto ad esempio attenzione nella tutela delle esigenze dei vignaioli/produttori italiani ma anche del diritto dei consumatori alla completa e corretta informazione, in particolare sulla definizione di vitigno autoctono, sull’etichettatura e sull’istituto

il made in Italy agroalimentare in modo improprio). Lo stesso è avvenuto su altri aspetti, a conferma di una buona capacità di ascolto delle esigenze della filiera. Questa strada imbattuta va ora proseguita, all’insegna della continuità anche a favore di altre due azioni fondamentali. Supportare l’export – i cui dati relativi ai primi mesi del 2014

Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a g.pellicci@igrandivini.com Su Twitter @giopellix

sono in lieve calo rispetto all’ottimo 2013 – e trovare la soluzione al ‘sudoku’ dei consumi interni, in calo da anni senza che nessuno trovi il modo di fermare l’emorragia. Sull’export l’Italia è stata capace di esportare nel corso del 2013 ben 11,2 miliardi in valore di prodotti agroalimentari nel mondo (paesi extra Ue), segnando un saldo positivo nella bilancia commerciale di 1,6 miliardi (sono state 9,6 miliardi le importazioni). Risultati straordinari: ma per raggiungerli ancora il Ministero deve diventare, sempre di più, il regista alla Pirlo delle nostre azioni sistemiche. E per rilanciare i consumi nostrali serve un’azione congiunta che coinvolga anche altri dicasteri e quindi altri dispositivi normativi. Il Ministro ha parlato di “aver scritto le prime pagine di un nuovo capitolo, per costruire un disegno strategico complessivo per l’agroalimentare italiano del futuro”. Siamo curiosi di poter leggere le prossime. Con la consapevolezza di quanto sia importante dare continuità alla “scrittura” e poter arrivare a sfogliare un bel libro.•


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L’INCHIESTA arte E vino di Claudia Cataldo

Il vino si fa bello Sempre più aziende investono per “farsi l’abito buono”, ovvero dotarsi di strutture funzionali ma anche esteticamente appaganti: viaggio alla scoperta delle cattedrali del vino. Il perchè? Intanto date un’occhiata al giro d’affari

A

rte, design, esposizioni, istallazioni. E vino, of course. Vino e arte duettano con grande complicità di sguardi, forse uniti da un comune pubblico sensibile alla passione, al bello e al buono. Oggi le cantine rappresentano la committenza privata più importante nei confronti della grande architettura: si parla di cattedrali del vino e opere imponenti, di strutture green e integrate nel paesaggio, di creazioni creative (mi si scusi il gioco di parole) che adottano un concept ben preciso, spesso griffate da grandi nomi dell’architettura internazionale. Il luogo di lavoro e produzione diventa opera d’arte, l’enoturista si frega le mani e le cantine si danno un tono, un’identità, una magnificenza che si dipana fin dentro al bicchiere. La Toscana, terra in cui questo binomio si è fatto strada fin dagli anni ’90, lancia il progetto “Cantine d’autore: new art &

wine in Tuscany”, su idea della Federazione delle Strade Del Vino attraverso la struttura operativa dell’Associazione delle Città Del Vino (con un finanziamento della regione di 70 mila euro). Perché ottimizzare l’offerta turistica attraverso la valorizzazione di questa coppia di assi? La risposta sta nelle potenzialità del settore, con un milione di presenze – per un giro d’affari di 850 milioni di euro – registrate in Toscana solo nel 2013. Sempre in Toscana viene lanciato “Spazio diVino”, il bando che punta alla promozione e valorizzazione dell’area del Chianti attraverso la progettazione di punti di presentazione della produzione vinicola locale (cantine, aree di sosta, belvederi, l’immagine interna di un Chianti Store), nell’ambito di Cattedrali del vino (organizzato dall’Ordine

degli Architetti di Roma e Provincia). In Italia gli esempi non mancano, anzi. Basti pensare alla reggia di Antinori, a Bargino (alle porte di Firenze): circa 100 milioni di euro e un progetto durato 8 anni. Sempre in Toscana, ecco che spunta l’archistar Renzo Piano per Rocca di Frassinello, mentre in Umbria troviamo Arnaldo Pomodoro per Calstelbuono. Rocca di Frassinello (Gavorrano, Grosseto) è costituita da

gruppo Pernod-Ricard

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de “alambicco” di vetro con due anime, una sospesa formata da due bolle ellissoidali e una sommersa, scolpita nel terreno. Andando oltre frontiera, ci sono Francia, Spagna e USA che anche in questo campo dicono la loro. E se la Francia è – come sempre quando si parla di vino – l’apripista, oggi in Spagna l’argomento sembra essere particolarmente sentito. Una fra tutte, Bodega Ysios, opera del famoso Santiago Calatrava, in Italia conosciuto per il Ponte della Costituzione di Venezia: la cantina è una struttura colorata e di grande impatto, d’avanguardia, inaugurata nel 2001 (quando ancora l’enoturismo era ante litteram). Poi si scopre che Bodega Ysios ha fatto causa a Calatrava perché il tetto si è andato deteriorando con il tempo: è stato richiesto un indennizzo di 2 milioni di euro (questo il costo stimato per un nuovo progetto e la sua realizzazione), affinché Domecq Bodegas possa procedere con i lavori indipendentemente dalla durata del procedimento giudiziario. Come dire, anche le archistar piangono.•

Foto di: Michel Denancé

una parte apogea dove si trova il piazzale di ricevimento, gli uffici e la sala degustazione; il resto della struttura si sviluppa invece per tre livelli sottoterra e ha come centro e cuore nevralgico la barriccaia, illuminata da un occhio centrale che riceve la luce attraverso un gioco di specchi. La struttura della sala delle barrique richiama il lavoro di Ricardo Bofill per Château Lafitte-Rothschild, conclusosi nel 1986. Castelbuono (Cantine Ferrari, ovvero famiglia Lunelli), invece, si fregia del Carapace di Arnaldo Pomodoro (progettista: architetto Giorgio Pedrotti) inaugurato nel 2012 con queste parole “la prima opera d’arte al mondo in cui si vive e si lavora”. Anche qui il vero cuore è la barriccaia, luogo sacro del vino, che prende forma ellittica e dona grande suggestione. E poi: Colle Massari, Petra, Pieve Vecchia, Le Mortelle, Salcheto, eccetera eccetera. Nella zona del Montegrappa Distelleria Nardini ha scelto Massimiliano Fuksas per festeggiare i traguardi pluricentenari della famiglia. Così è nato Bolle, un gran-

Rocca di Frassinello in Toscana progettata da Renzo Piano

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L’INCHIESTA arte E vino di Claudia Cataldo

Il punto di vista Paola Rossi, architetto, ideatrice e curatrice dell’area concorsi dell’OAR (Ordine degli Architetti di Roma)

“Quando si parla di cattedrali del vino ci si riferisce ad un concetto architettonico ma anche, mi piace pensarlo, ad un luogo vocato al dio Bacco, dove i riti ed i segreti sono quelli della produzione vinicola. É un luogo calato in un territorio non costruito ma comunque pur sempre antropizzato. Nella progettazione ci sono punti chiave, funzionalità e un know how da seguire. Non si deve inoltre mai dimenticare il rapporto con l’ambiente circostante: il committente vuole naturalmente che la sua cantina sia visibile, ma questo non deve tradursi in una violenza verso il territorio. Un brutto vizio, molto italiano? Quello delle archistar. Siamo il Paese con il maggior numero di architetti al mondo, perché non dare spazio a nuovi talenti? È quello che si è voluto fare con Spazio diVino. E poi basta pensare che l’architettura è solo per i big: anche una piccola cantina (con un piccolo budget) può diventare l’occasione per una buona architettura”.

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Alessandro Lunelli, Cantine Ferrari (Castelbuono) “Il progetto del Carapace è stato un lavoro a sei mani: l’artista (Arnaldo Pomodoro, amico di famiglia, ndr), i progettisti e il committente. Nasce prima di tutto come sogno enologico, come passione verso questa terra e questa uva: abbiamo sempre sostenuto che bello e buono andassero a braccetto, che il buono del vino dovesse coniugarsi con il bello dell’opera d’arte, senza mai trascurare la funzionalità degli ambienti. Ci sono voluti più di 5 anni per realizzare questa scultura. Perché l’abbiamo fatto? Non certo per un ritorno economico, piuttosto per il piacere stesso di rendere più belli e accoglienti i nostri luoghi. Nel 2012 ci siamo anche aggiudicati il premio Unesco La fabbrica nel Paesaggio, per l’integrazione sia con l’ambiente circostante che con le attività del luogo. Oggi si registrano più di 10 mila visite all’anno: appassionati di arte, vino o entrambi. E anche il territorio non può che beneficiarne”.

Al final el trabajo de un enólogo es muy similar al de un artista. Los dos crean a partir de una idea que quieren compartir y con la que pretender trasmitir, emocionar. (Bodega Ysios)


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Chef

di Marina Ciancaglini foto di Sara Giusti

Baciòt, un alfiere della qualità

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made in Campania

e origini del suo soprannome sono facilmente riconducibili all’abbreviazione del cognome Bacioterracino, nato sul luogo di lavoro ma ormai anche in famiglia lo chiamano così. Vincenzo è uno chef partenopeo Doc, preciso e rigoroso ai fornelli quanto sentimentale, tanto da essere nella cucina dello splendido hotel Parker’s di Napoli sin dal 1990, il cui ristorante George ha tenuto a battesimo, nonostante le offerte di lavoro arrivate in questi anni. La sua gavetta se l’è fatta in famiglia, dove si cucinavano i piatti della tradizione napoletana, nella ristorazione napoletana negli anni di Maradona, mescolando esperienze internazionali. Qual è la più importante caratteristica che deve avere un cuoco? “La vocazione, senza dubbio. Senza, puoi imparare a cucinare ma questo lavoro richie-

de troppi sacrifici per poterli affrontare senza una vera passione che ti muove”. Da circa 25 anni in una cucina di un hotel. Com’è cambiata in questo periodo la ristorazione alberghiera? “Da quando sono arrivato i cambiamenti sono stati molti. In quegli anni negli alberghi non si mangiava bene, il protagonista era il caposala, che eseguiva le ultime fasi della preparazione, dalla disposizione nel piatto al condimento, direttamente al tavolo. Si può intuire che cosa toglieva in termini di qualità, persino una pasta al sugo veniva condita in un secondo momento, davanti al cliente. Gualtiero Marchesi ha apportato molte innovazioni sulla visione della cucina, con la nouvelle cuisine, le porzioni più piccole e l’arte dell’impiattamento. Lo chef diventa il vero protagonista e questo ha ripercussioni, più o meno dirette, in tutta la ristorazione. Adesso molti hotel hanno al proprio interno ristoranti importanti, anche stellati, aperti a tutti, non solo ai clienti che vi alloggiano”. Come definisce la sua cucina? “Fortemente territoriale, di stagione, attenta alla tradizione campana ma rivisitata. Voglio che dopo una cena da me la gente si ricordi che cosa ha mangiato. Questo è quello che differenzia un bravo chef da uno meno bravo”. A proposito di cucina rivisitata, cosa pensa della cucina molecolare?

“Era un’esperienza che andava fatta, più che altro per capire alcuni processi chimici ma come cucina fine a se stessa non ne vedo il senso. Adesso avverto l’esigenza di un ritorno alle cose più semplici, sempre con grande attenzione alle materie prime”. Parlando di qualità del cibo in questa regione, non si può non trattare un argomento delicato e di grande attualità, ossia la Terra dei Fuochi e del conseguente inquinamento da diossina di molti terreni che potrebbe avere delle conseguenze nella catena alimentare. Il danno di immagine al comparto è stato alto, qual è la sua percezione da addetto ai lavori? “Quella della Terra dei Fuochi è una realtà che si conosce da molti anni ma che solo grazie a persone come Roberto Saviano è stata palesata all’attenzione mediatica nazionale e internazionale. A causa di questo scandalo adesso ci sono molti più controlli che in passato e di, conseguenza, molta più sicurezza. L’importante è affidarsi a fornitori seri, cercare di acquistare prodotti che rientrano nelle Denominazione di origine e anche fare tanta comunicazione. Non dobbiamo dimenticare che i nostri prodotti sono tra i più buoni in Italia e meritano di essere tutelati. Io faccio parte dell’Associazione di Campania Gold, insieme a molti miei colleghi, cerchiamo di portare avanti un concetto di cucina e di ingredienti di alta qualità. Questo è quello che si merita la nostra terra”.•

Ristorante George • Grand Hotel Parker’s C.so Vittorio Emanuele 135, 80121 Napoli • www.grandhotelparkers.it

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Vincenzo Bacioterracino racconta i cambiamenti nella ristorazione, la sua cucina napoletana e le risorse di una regione spesso offesa dall’uomo

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Nuove tendenze:

di Marina Ciancaglini

Around food

quando il supermercato è di lusso

Materie prime artigianali e cibi selezionati. Tutto all’insegna della qualità, anche in un periodo di crisi

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efinirli supermercati è fuorviante, così come chiamarli gastronomie è riduttivo. Piuttosto sono dei grandi e polifunzionali spazi dedicati al gusto, con una prevalente presenza di prodotti

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alimentari di nicchia, un rapporto diretto con i fornitori, una cantina selezionata, dei punti di ristorazione di qualità e con un'offerta che contempla anche l’organizzazione di corsi di cucina e di degustazione. Eataly, creazione di Oscar Farinetti, è stato il capostipite, con negozi in tre continenti che continuano ad aumentare, e protagonisti i prodotti enogastronomici di qualità del made in Italy, anche se poi sono presenti sugli scaffali anche marchi più industriali. Il risultato è una diffusone del concetto del “piccolo è bello”, anche se il pericolo è di globalizzazione del prodotto artigianale. Altri hanno seguito, in parte ricalcandone la

filosofia, in parte distaccandonese, proponendo un’immagine meno standardizzata, più simile ai negozi di una volta, pur con le dimensioni e la scelta di un supermercato. Un esempio è GranGusto, a Napoli, un mix tra mercato, enoteca e ristorante. In questo caso, non si tratta di una catena ma di un negozio singolo, disposto su due piani, dove i prodotti campani sono protagonisti assieme anche ad un’ampia selezione nazionale e qualcosa che arriva dall’estero. Il ristorante propone una cucina territoriale, espressa, e l’immancabile pizza. Grazie ai contatti diretti con produttori, per lo più artigianali, i prezzi sono non distanti da quelli

della grande distribuzione. In questa direzione, anche i classici supermercati hanno degli spazi dedicati ai prodotti di qualità e a chilometro 0. Entrambi i casi sembrano avere successo, nonostante la crisi economica. Questo probabilmente è da ricercare anche nel rinnovato interesse nei confronti della cucina e della salubrità delle materie prime, ora che al ristorante si va meno frequentemente e che gli scandali delle frodi alimentari degli ultimi anni hanno fatto perdere fiducia al consumatore verso una proposta che dà poche garanzie sull’origine. www.eataly.it www.gran-gusto.it


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Brunello & Brunello: l’eccellenza del made in Italy Da Montalcino e da Solomeo l’alta qualità fa il giro del mondo

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na tavola rotonda che ha visto protagonisti Brunello Cucinelli, Fabrizio Bindocci, Silvio Franceschelli e Fabrizio Viola, quella che si è tenuta il 15 luglio nel Piazzale della Fortezza di Montalcino. Si è parlato di eccellenze made in Italy, di grandi marchi che fanno parlare di Italia all’estero, cercando di capire come, anche in tempi di crisi, è possibile vendere e mai svendere un prodotto di altissimo livello. Protagonisti indiscussi della serata Montalcino e Solomeo, oggi luoghi che evocano fascino e che, attraverso la valorizzazione di un prodotto hanno conquistato notorietà a livello interna-

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di elisa berti FOTO DI SARA GIUSTI zionale. “Cucinelli e il Brunello – ha detto l’Ad di Banca Mps, Fabrizio Viola - sono due esempi da seguire per chi vuole costruire qualcosa partendo dal genius loci, rispettando e valorizzando il territorio, cogliendo e sviluppando le capacità locali e attraendo professionalità e capitali da fuori. Occorre non sedersi mai sugli allori del successo ed essere consapevoli che il mercato globale ci offre opportunità, ma le offre anche a molti competitor a volte dotati di prodotti peggiori, ma con maggior capacità di trovare ascolto grazie a costi ridotti e ad una crisi che limita le possibilità di acquisto dei consumatori tradizionali”.

Ed è proprio a quel mercato globale che punta il Consorzio, come sottolinea il Presidente Bindocci. “Il Brunello ha saputo conquistare la leadership internazionale in un settore difficile come quello dell’enogastronomia grazie alla competenza e al duro lavoro dei propri produttori, uniti al rispetto del territorio e ai valori della tradizione”. Dello stesso avviso anche il Sindaco di Montalcino che, collaborando strettamente con il Consorzio, parla del suo paese come una realtà che, nonostante le palesi difficoltà degli ultimi anni, sta riuscendo ad emergere ed a consolidare una posizione di indiscussa notorietà nel mondo dell’enogastronomia.•


Calabria

Cantina Enotria,

l’unione che fa la forza del Cirò In un territorio la cui viticoltura ha radici antichissime, si continua a investire sulla produzione di vitigni autoctoni e su un sistema di produzione centrato sulla qualità di marina ciancaglini FOTO DI SARA GIUSTI

C

antina Enotria prende il nome dall’antico popolo, gli Enotri, che già praticava la viticoltura in questa terra ai tempi della Magna Grecia. Siamo a Cirò, nella realtà vinicola più grande della Calabria e qui, dall’impegno e dalla capacità di unirsi di 25 viticoltori, è nata, circa mezzo secolo fa, la realtà di Cantina Enotria. La filosofia aziendale si concentra nella valorizzazione del territorio attraverso una viticoltura rispettosa dell’ambiente, in un’ottica di collaborazione tra i viticoltori associati nelle varie fasi produttive, partendo da un accurato lavoro in vigna. La superficie vitata si estende

per circa 130 ettari, su terreni di medio impasto nella zona della Doc Cirò, dove vengono coltivate le principali varietà autoctone, come il Gaglioppo, a bacca rossa, e il Greco Bianco. La cantina si sviluppa su 12.000 mq e si avvale di tutte le più moderne attrezzature, con impianti di refrigerazione, tini di acciaio inox e una selezione di barrique italiane e francesi per l’affinamento dei vini più strutturati. La produzione, incentrata prevalentemente sul Cirò Doc bianco e rosso, del quale la cantina è un’importante portavoce nei mercati internazionali, è garantita dal Sistema Qualità di CERTIQUALITY/MILANO.•

CANTINA ENOTRIA AZIENDA VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATI Strada Statale Jonica, 106 - 88811 - CIRO’ MARINA (KR) Tel: 0962 371181 - Fax: 0962 370327 - cantinaenotria@infinito.it - www.cantinaenotria.com

Gaetano Cianciaruso, Presidente di Cantina Enotria

Cantina Enotria, united we stand In a land where vine-growing has very ancient roots, they keep on investing on autochthonous grape varieties and quality productions Cantina Enotria takes its name from an ancient people, the Enotrians, who used to grow vines already in the Magna Greece era. We are in Cirò, in the most important wine-making area of Calabria. Here, thanks to the commitment and the entrepreneurial spirit of 25 partners, rises Cantina Enotria, founded about half a century ago. The corporate philosophy of this winery is based

on the exploitation and promotion of its territory through a quality production that respects the environment. The partners cooperate during all the phases of the production, starting from a careful work in the vineyards. The cooperative manages about 130 ha of vineyards that grow on average mixture soils in the Doc Cirò area. Here grow the most famous autochthonous grape varieties,

such as Gaglioppo, a red berry variety, and Greco Bianco. The cellar spreads over 12.000 square meters and is equipped with the utmost modern systems, such as refrigerator systems, stainless steel vats and a selection of Italian and French barrique for the ageing of the structured wines. The production is principally based on Cirò Doc white and red. In fact this winery is one of the most important promoters of this typical wine in the world and its production is guaranteed by the certification CERTIQUALITY/MILANO.•

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St r e v

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La Lama

anche i piccoli vincono Soli 5 ettari, nel Chianti Classico senese. Un suolo e un clima generosi, che incontrano la pazienza di chi è disposto ad aspettare pur di fare le cose per bene di Claudia Cataldo foto di Linda Frosini

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eduti in un ristorantino tipico del Chianti Classico – nella piazzetta di Castelnuovo Berardenga, provincia di Siena – ci lasciamo consigliare sul vino: il personale di sala sembra ben preparato e anche per chi è del settore lasciarsi guidare ha sempre la sua dose di fascino, con quel tanto di rischio che si è disposti a correre sperando di scovare qualche chicca del territorio ancora poco conosciuta. Sulla tavo-

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la arriva una bottiglia di Sottol’aia, Chianti Classico Docg annata 2009 (2009? Siamo nel 2014…), un’etichetta pulita con un tralcio di vite e un grappolo di colore violaceo attaccato ad un cipresso, un bel sole arancione e una casetta – anch’essa con un cipresso – in lontananza. In dorato, La Lama. Facciamo un passo indietro: nel 1969 Giulio Campani, nato “sulle lastre” (così si è soliti appellare i senesi doc) e una vita da dirigente del Mps,

abbandonata la vita d’ufficio per sopraggiunta età pensionabile decide di acquistare una proprietà nelle campagne del Chianti. Un po’ per moda, un po’ per passione, un po’ perché in realtà lui – orfano di guerra – nelle campagne c’era in parte cresciuto, acquista l’azienda La Lama e comincia a fare vino e olio quasi per gioco, ascoltando con curiosità racconti e consigli di chi quella terra la lavorava da sempre. La svolta arriva negli


anni ’90, con la gestione del figlio Duccio e della moglie Tiziana: avvocato affermato lui, innamorata follemente di questo posto lei, decidono di dare una veste più professionale alla produzione, per prima cosa iscrivendo i vigneti alla Docg (nel 1992) e arrivando così all’imbottigliamento. Ma non subito: i primi vini imbottigliati sono del 2009, con l’annata 2006. “Questo ci ha permesso di avere il tempo necessario per fare tentativi, provare, assaggiare e trovare la giusta ricetta – racconta Tiziana – La fretta è nemica della qualità, per cui abbiamo voluto dedicare tutto il tempo necessario a questa fase preliminare di sperimentazione, lavorando su diversi tipi di legno, diverse tostature e provenienze, blend e vinificazioni”. La fretta è nemica della qualità, potrebbe

essere il pay off dell’azienda. Ecco spiegato perché sulla nostra tavola c’è un Chianti Classico Docg del 2009, mentre in commercio si trovano già annate 2013. Il Sottol’aia è un Sangiovese in purezza, invecchiato per 18 mesi in piccole botti da 10 hl: riposa poi a lungo in bottiglia, perché è lì che trova la sua rotondità e il suo fare schietto. La filosofia è la stessa per gli altri due vini dell’azienda: la Riserva, ovvero il Terzo Movimento, prodotta solo nella annate migliori, invecchiata in botti di rovere e poi in tonneaux, e il Caliptra, un blend di Cabernet Franc (70%) e Merlot, lasciato per 18 mesi in tonneaux di rovere. Sono le piccole dimensioni dell’azienda a rendere possibile determinate cure in vigna e in cantina, con le uve dei quattro appezzamenti - diversi

per composizione dei terreni ed esposizioni - vendemmiate e lavorate “su misura”, sotto l’occhio vigile dell’enologo Mirko Ferrucci. La dimensione familiare è rassicurante, divertente: le etichette sono state create da Giovanni Atzeni, fratello di Tiziana, artista e sommelier; Sarah, la figlia, sta invece già seguendo le orme dei genitori e sarà lei – almeno così sperano mamma e papà – a prendere in futuro le redini dell’azienda. Torniamo a noi, seduti in quel ristorantino davanti ad un bicchiere di Sottol’aia: frutta, viola mammola e vaniglia al naso, corpo elegante, quasi fosse un manto di seta che ti accarezza la bocca. Perfetto anche in una sera d’estate, con una tagliata appena scottata. Insomma anche i piccoli vincono. In questo caso, la nostra copertina. •

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Da destra, Giovanni Atzeni e l’enologo Mirko Ferrucci

La Lama, the little ones win too Only five hectares in the Sienese Chianti Classico, a generous soil and climate and the patience of those who can wait to do it right Sitting at a typical restaurant of Chianti Classico – in the main square of Castelnuovo Berardenga, province of Siena – we ask for an advice before ordering our wine: the waiters seem knowledgeable and for an expert of the field it is quite charming to risk a little, hoping to discover a local unknown pearl. We taste a bottle of Sottol’aia, Chianti Classico Docg 2009: a fine label with a vine brunch and a purple grape enlaced to a cypress, an orange sun and in the distance a little house with another cypress. The name of the producer is written in gold letters, La Lama. Let’s go back a little: in 1969 Giulio Campani, who was born in Siena and had spent for his whole life working for Mps bank as manager, retired and bought an estate in the countryside of Chianti. Partly for fashion and partly for passion – but partly because he was born and had grown up in that countryside – he bought La Lama and started to make wine and oil just for fun, following the good advices of those who have always been working that land. The turning point for his winery is represented by his son Duccio’s management, in the 90s, who, together with his wife Tiziana decided to give a more professional drive to the production. First of all, they registered their vineyards to the Docg (in 1992) and started to bottle their wine. The first bottles are dated 2009 and enclose the results

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of the 2006 harvest. “We have chosen to let us take all the necessary time to make our tests and find our ideal recipe – says Tiziana – hurry is the enemy of quality. We wanted to dedicate a proper time to experimentation, working with different kinds of wood, different toasting and origins, different blends and ageing methods. Hurry is the enemy of quality could be our pay off. That’s why we propose a Chianti Classico Docg 2009, while you can already find on the market the 2013 harvest. Sottol’aia is a Sangiovese in purity, aged for 18 months in small barrels (10 hl): then it refines in bottle for a long time to get it roundness and its sincere taste. The same philosophy gives life to the other two labels of this winery: Terzo Movimento Riserva, a vintage wine produced only in the best years, aged in oak barrels and tonneaux, and Caliptra, a blend of Cabernet Franc (70%) and Merlot, aged 18 months in oak tonneaux. Due to the small size of the winery, it is possible to manage vineyards and cellar with a special care, processing differently the grapes of the four vineyards – which differs for composition of the soil and exposure – under the watchful eye of the oenologist Mirko Ferrucci. The family philosophy of this winery is reassuring and its products genuine and funny too: its labels have been created by Giovani Atzeni, Tiziana’s brother, an artist and sommelier; Sarah,

La Lama Strada Comunale della Lama, 6 53019 San Gusmè (SI) Tel./Fax 0577 359079 Mobile 335 486668 www.az-agr-lalama.eu azienda.lalama@hotmail.it

her daughter is already following her parents’ footsteps and in the future she will take their place at the helm of the winery. Let’s go back to us: siting at that restaurant, we taste a glass of Sottol’aia: fruit, violet and vanilla perfumes, and an elegant body, like a silk mantel that caresses our mouth. It’s the ideal wine for a summer evening, with roasted meat. In short, the little ones win too, in this case our cover story. •


Vitigno Italia:

tra sostenibilità ed export Nuove tendenze, attenzione all’export, spumantizzazione in metodo classico e aziende green. Ecco cosa ha proposto l’evento campano di Marina Ciancaglini foto di Sara Giusti

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itigno Italia, (Napoli, 8-10 giugno), è uno degli eventi enogastronomici che gode di una location tra le più belle in Italia: il Castel dell’Ovo, proprio sul lungomare napoletano. Già di per sé meriterebbe una visita: degustare vini provenienti da tutta Italia con un panorama diviso tra il Vesuvio e il mare non è cosa da poco. Il fatto da notare però è un altro, ossia quanto un evento apparentemente generalista riesca a tenere il passo con alcune esigenze di mercato e con dei cambiamenti sui consumi. Mi spiego meglio. Benissimo organizzare una manifestazione, con una bella ambientazione, che avvicini il pubblico finale a un prodotto culturale oltre che alimentare come il vino, ma è indubbio che le aziende vinicole guardino al mercato estero, come sfogo commerciale spesso più rassicurante e talvolta anche più professionale di quello italiano. Vitigno Italia si è dimostrato in grado di recepire questa esigenza, organizzando un vero e proprio incoming di buyer, coinvolgendo paesi come gli Stati Uniti, il Brasile e l’Asia, solo per citarne alcuni. Ovviamente, un altro protagonista indiscusso è stato il vino

della Campania. Due le tendenze principali da segnalare. La prima è l’inizio di un protagonismo di questa regione sulla produzione di metodi classici, che a dispetto della posizione a sud, possono vantare suoli, in particolare nella provincia di Avellino e nella zona del Falerno, di matrice vulcanica; inoltre ci sono notevoli escursioni termiche, che aiutano le uve a conservare la giusta aci-

dità. Pioniere nella spumantizzazione è stato Feudi di San Gregorio, seguito da altri casi tra cui Villa Matilde, che recentemente ha presentato un Aglianico spumantizzato la cui volontà è quella di “esprimere, con un metodo di vinificazione non tradizionale in Campania, quelle che sono le caratteristiche di un vitigno autoctono”, afferma Maria Ida Avallone, titolare dell’azienda. La seconda

tendenza riguarda un generale orientamento, a cui la Campania non fa eccezione, verso la ricerca e rispetto nei confronti della sostenibilità aziendale. Oltre a piccole aziende che producono vini naturali, San Salvatore, realtà cilentana, si pone come esempio di azienda dinamica che, oltre a lavorare in biologico, ha presentato un Fiano e un Aglianico senza solfiti aggiunti.•

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Abruzzo

Da 61 a 121(milioni di €) Trend positivo per l’export dei vini abruzzesi: nel primo trimestre del 2014 si è registrato +8,9% rispetto all’anno precedente. E c’è ancora margine di miglioramento di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

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’export dei vini abruzzesi è in netta crescita: il Montepulciano è presente in circa 80 Paesi (ma anche i bianchi), il valore delle esportazioni negli ultimi 8 anni è raddoppiato, passando da 61 milioni di euro nel 2005 ai 121 del 2013. A dirlo - con i numeri - è Rossano di Giovacchino, direttore del Centro estero delle quattro Camere di Commercio d’Abruzzo, che aggiunge: “C’è ancora del lavoro da fare: infatti, benché l’Abruzzo sia il quinto produttore di vino tra le regioni italiane, è ancora soltanto il settimo esportatore”. Quali sono stati i numeri e i trend dell’export del vino regionale nel 2013? “Il 2013 è stato un anno piuttosto favorevole: l’export regionale è cresciuto in valore del 12,3%, raggiungendo un totale record. Il tasso di crescita è risultato quasi doppio rispetto a quello nazionale pari al 7,3%. Vorrei anche aggiungere che sono stati appena pubblicati dall’ISTAT i dati dell’export vinicolo delle regioni italiane relativi al primo trimestre 2014. Ebbene, il trend positivo si conferma, avendo l’Abruzzo esportato vini per poco più di 31 milioni di euro (per il periodo di

Rossano di Giovacchino

riferimento) con un incremento percentuale del 8,9 rispetto al primo trimestre del 2013, un tasso di crescita quasi il triplo di quello registrato a livello nazionale del 3,1%. Con quest’ultimo balzo il vino ha superato per la prima volta la pasta (27 milioni di euro di export) nella classifica dei prodotti agroalimentari abruzzesi più venduti all’estero”. Quali sono i mercati più interessanti?

“Ci sono mercati interessanti per i volumi di vendita e altri per il tasso di crescita. Tra i mercati più ricettivi si collocano la Germania, primo cliente in assoluto con circa 26 milioni di euro di import e una quota di circa il 21% dell’esportato a livello mondiale. Seguono gli Usa (20 M€, 16%) e il Canada (16 M€, 13%). Tra i mercati più dinamici degli ultimi anni, si segnalano Svizzera, Belgio, i paesi scandinavi e la Cina”. Quali sono i punti forti e quali invece i punti di debolezza della produzione enologica regionale? “Il punto di forza alla base della diffusione crescente del vino abruzzese sui mercati esteri è l’ottimo rapporto qualità prezzo. Inoltre, negli ultimi anni i produttori hanno riscoperto e lanciato anche all’estero dei vini autoctoni, in prevalenza bianchi, che sono stati apprezzati. Tra le debolezze indicherei il fatto che, per farsi preferire rispetto ad altri vini italiani ben più noti, quello abruzzese ha dovuto guadagnarsi l’accesso ai mercati esteri ad un prezzo più basso. Per questa ragione, ma a torto, spesso il vino abruzzese viene percepito dal consumatore come un prodotto di qualità inferiore”.•

Esportazioni abruzzesi di bevande – mercati a confronto (2009/2013) Dati ISTAT (Nel 2013 il vino ha costituito il 97,81% delle bevande esportate)

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Abruzzo

Pane, olio e fantasia Tra Gran Sasso e mar Adriatico, Persiani è sinonimo di grande qualità. L’olio dell’azienda – San Martino, dal nome della contrada – si declina in monocultivar e blend di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

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ercorsi poco più di 10 chilometri dall’uscita Pescara Nord lungo una strada panoramica di rara bellezza – affacciata su calanchi e massicci rocciosi, quelli del Gran Sasso – si arriva all’Azienda Agricola Persiani, dove ci accoglie Helvia, madre di due figli e moglie del noto avvocato e professore Mattia Persiani. Quest’Abruzzo, a pochi passi da Atri, è particolarmente vocato all’olivicoltura. Se alla naturale vocazione si aggiunge poi la scelta di un’agricoltura sana e pulita, il rispetto per l’ambiente e un continuo aggiornamento scientifico, il risultato è un prodotto d’eccellenza, buono in tutte le accezioni possibili del termine. Le olive raccolte nei 20

ettari aziendali - 4.500 olivi – vengono molite subito dopo la raccolta nel frantoio di proprietà e già la sera l’olio è nei serbatoi. Il palmarès dei riconoscimenti che decora le pareti si completa con gli apprezzamenti ricevuti da grandi nomi della critica e della cucina (anche chef stellati). Veniamo ai prodotti: monocultivar (Leccino e Dritta, varietà autoctona) e blend (Dritta, Leccino, Gentile e Frantoio) certificati bio, più una piccola produzione di Extra Vergine non biologico (perché qualcuno ci dice “lo vogliamo normale”, racconta Helvia). La nostra giornata si conclude con una fetta di pane con il monocultivar San Martino – Dritta: e chi non l’ha provato, dovrebbe farlo.•

Bread, oil and dreams Between the Gran Sasso and the Adriatic Sea, Persiani means high quality. Its oil San Martino takes its name from its contrada and can be tasted as mono-cultivar or blended 10 kilometres after the way out Pescara Nord we find a very beautiful panoramic road facing the rocky slopes of the Gran Sasso. It’s the way to Azienda Agricola Persiani, were we meet Helvia, her two children and her husband Mattia Persiani, a famous lawyer and professor. This corner of Abruzzi is particularly suited for olive growing. The Persianis combines this great potential with natural cultivation methods that respect the environment and with a continuous scientific update. The result is an excellence product. The olives picked from the 4,500 trees that spread over 20 hectares are immediately crushed in the proprietary oil mill and the same

evening the oil is in stored in the vats. Many acknowledgment and prizes decorates the walls of this farm, together with the preference of important chef and gourmet. The Persianis produce mono-cultivar oils (Leccino and Dritta, an autochthonous variety) and a blend (Dritta, Leccino, Gentile and Frantoio) both with the organic certification, and a small production of not organic Extra Virgin (because some customers say “we want a normal one”, as Helvia says). Our day ends with a slice of bread and mono-cultivar San Martino – Dritta: and those who have never tasted it should do it! •

Azienda Agricola Persiani Contrada San Martino, 43 - 64032 Atri (TE) - Tel./Fax +39 085 8700202 - www.oliosanmartino.it - agricolapersiani@tin.it Appartamenti e ospitalità: www.casadelgallo.it

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Lazio

Il giusto piglio Entusiasmo e volti giovani, la Strada del vino Cesanese ce la mette tutta per promuovere e valorizzare questo angolo di Ciociaria, patria del Cesanese del Piglio Docg

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iglio, Anagni, Serrone, Paliano, Acuto e Affile, l’unico fuori dal frosinate (in provincia di Roma): questi i comuni uniti, come puntini, dalla Strada del vino Cesanese, percorso di promozione territoriale ed enogastronomica che si snoda nell’alta Ciociaria e raccoglie

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di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia sotto il suo ombrello strutture ricettive, gastronomie, produttori di vino e olio. Costituitasi nel 2006, sembra solo che le manchi un po’ di autostima: eppure il paesaggio è bello, verdeggiante, boschivo, con vigneti e oliveti a decorare le aree di collina, monti dai profili morbidi all’orizzonte, borghi

aggrappati alla roccia. Anagni è un bellissimo borgo ricco di monumenti medievali, cinto da mura imponenti e arricchito dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, una delle più belle del Lazio. Piglio, centro nevralgico dell’itinerario e padre, almeno di nome, della Docg, è arroccato lungo la cresta di uno spe-

rone roccioso, con un delizioso centro medievale a forma di ferro di cavallo. Abbiamo appuntamento per cena con Antonella Sperati, che attualmente si occupa del coordinamento della Strada, con l’ex direttrice e produttrice di vino Maria Ernesta Berucci e suo padre, Manfredi Berucci, un po’ da


tutti conosciuto come il filosofo del Cesanese, una sorta di brand ambassador non per mandato ma per la passione e la conoscenza maturate negli anni, considerato uno degli artefici della rinascita di questa zona e dei suoi vini. Senza addentrarci in particolari legati alle pietanze portate in tavola nel corso della cena – mele fritte, fiori di zucca con acciughina, “filacciani” o “figoroni”, coratella, fettuccine con pomodoro e basilico – onde evitare di scrivere un trattato sull’ottima cucina ciociara, è doveroso però annotare ciò che più ci ha colpito: il senso di ospitalità, la grande professionalità, la tenacia, la storia di queste genti e di queste terre, nonché di questi vini. Il Cesanese del Piglio Docg è diventato nel 2008 il primo vino Docg laziale: come da disciplinare, deve contenere per almeno un 90% uve di Cesanese d’Affile (unico vitigno a bacca rossa considerato autoctono di questa regio-

ne), con un piccolo taglio di Cesanese comune. Il ricambio generazionale è evidente ed è – molto probabilmente – il modo migliore per riportare in auge questi vitigni, recuperati negli anni e legati ad alcuni nomi che hanno fatto la differenza, come l’enologo Domenico Tagliente. “Ci sono terreni così diversi che sarebbe opportuno lavorarli per cru: prendere la Docg è stato senza dubbio un importante riconoscimento, ma in molti devono ancora rendersi bene conto che se vogliono indossare il vestito buono devono mettersi un po’ a dieta” spiega Maria Ernesta Berucci, da anni attivamente partecipe delle sorti della Strada. Anche grazie al suo operato, l’associazione è rientrata nel Pit (Piano Integrato Territoriale) con un progetto presentato congiuntamente al Parco dei Monti Ernici-Simbruini. L’entusiasmo è senza dubbio quello giusto e i passi fin qui mossi anche. Stay tuned! •

nel centro storico di Piglio, è un vero è proprio museo di vita familiare e storia locale, dove ogni cosa è legata a qualche aneddoto curioso. La famiglia Massimi era numerosa e ogni componente ha arricchito questa dinastia con le sue peripezie. La vita in campagna era una parte fondamentale delle attività: oggi a testimoniarlo sono gli affascinanti Cabrei conservati

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Tour delle quattro terre del Cesanese: una giornata dedicata a scoprire come cambiano i terreni e, di conseguenza, le uve e i vini, della Docg Cesanese del Piglio e della Doc Cesanese d’Affile.

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Partecipare alla vendemmia: gli ospiti possono prendere parte alla vendemmia, alla raccolta e al convivio in vigna, prendendo accordi con la Strada.

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Percorrere la pista ciclabile ricavata dalla vecchia linea ferroviaria che collegava Roma con Fiuggi e che passa per Piglio, Serrone e Acuto.

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Assaggiare la Ciambella Serronese, l’olio (cultivar Rosciola), i formaggi, i salumi, le “patacche” e le fettuccine con ragù o pomodoro e basilico, insomma sedersi ad una tavola e godere delle delizie di questa terra.

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Salire sul TramVino, un divertente tram vecchio stile (oggi gommato) con il quale andare in giro per il territorio, seguendo gli itinerari del gusto (www.tramdelgusto.it).

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Per gli amanti del volo libero, praticare parapendio e deltaplano, con una bellissima vista tutta intorno, decollando dal Monte Scalambra.

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Partecipare alla Sagra dell’uva la prima domenica di ottobre, alla Sagra del Cesanese a Serrone la terza domenica d’agosto, all’Anteprima del Cesanese in autunno, al San Martino a Casa Massimi nel mese di novembre. Sagre, appuntamenti e feste folkloristiche qui non mancano mai.

nella biblioteca e il Libro Mastro del Frantoio, parte della casa e attivo fino ai primi del ‘900. Molto bella anche la Sala delle Carte di Francia, della fine del 1700 e raffiguranti la storia di Telemaco. Presto Casa Massimi, già in passato agriturismo, riaprirà i battenti offrendo ospitalità e ristorazione tipica, il tutto arricchito dalla gioiosa ospitalità della famiglia Berucci. La famiglia è titolare oggi anche dell’Agricola Emme, mentre Maria Ernesta si occupa personalmente della produzione de L’Onda,

dalla personalità moderna e innovativa, quasi femminile, un Cesanese del Piglio Docg che ci è piaciuto molto.

Dove Dormire e Mangiare

Antica Casa Massimi,

La top 7 delle cose da fare:

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Lazio

Nel cuore del Cesanese In the heart of Cesanese Local grape varieties and good processing methods are the secrets of Corte dei Papi

Vitigni del territorio e buone pratiche, in vigna come in cantina. Così nascono i vini dell’azienda agricola Corte dei Papi

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ra il comune di Paliano e quello di Anagni si trova l’azienda agricola Corte dei Papi, i cui vigneti si estendono su tre colli (colle Tonno, colle Ticchio e colle Ricchezza), nel cuore della denominazione Cesanese del Piglio. Si coltiva prima di tutto Cesanese d’Affile, in linea con quella che è la tradizione vitivinicola di questo territorio, a cui si vanno ad affiancare altri vitigni minori. La bas-

sa resa (circa 60 quintali a ettaro) e le accortezze in vigna come in cantina permettono di ottenere vini di grande personalità, come il San Magno per i rossi e la Passerina del Frusinate per i bianchi. Il primo è un

Cesanese del Piglio Docg prodotto con uve di microaree selezionatissime: un vino di grande longevità, ricco di sentori aromatici e speziati, dal gusto secco e persistente. L’altro è un bianco da uve autoctone che si caratterizza per un profumo vivace e fruttato e per un sapore asciutto che richiama i sentori della terra. L’azienda è condotta da Antonio di Cosimo, attuale Presidente della Strada del vino Cesanese. (c.c.)•

Località Colletonno - 03012 Anagni (Fr) Tel. +39 0775 705370 / 0775 769271- Fax +39 0775 769133 info@cortedeipapi.it - www.cortedeipapi.it

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Corte dei Papi rises between the municipalities of Paliano and Anagni. Its vineyards spread over three hills (Tonno, Ticchio and Ricchezza) in the heart of the denomination Cesanese del Piglio area. Here grow Cesanese d’Affile, according to the oenological tradition of this area, beside other local grape varieties. A low yield (around 60 quintals per hectare) and a careful work both in the vineyards and in the cellar give peculiar wines like the red wine San Magno and the white wine Passerina del Frusinate. The first label is a Cesanese del Piglio Docg made with the grapes of selected small areas: it’s longlasting wine with aromatic and spiced perfumes and a dry persistent taste. The other one is the fruit of local grapes and is characterized by typical lively and fruity perfumes and a dry taste that reminds the aromas of this land. The winery is managed by Antonio di Cosimo, the current president of the Wine Route of Cesanese.


Lazio

Giovanni Terenzi,

una famiglia e le sue vigne Nella patria del Cesanese, l’Azienda Terenzi produce un vino per ogni suo appezzamento. Un puzzle enologico da scoprire: e quale luogo migliore della nuova sala degustazioni? di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

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n mosaico di appezzamenti, quello dell’Azienda Giovanni Terenzi, a formare 10 ettari di terreno vitato sul totale di 12 di proprietà: se già nonno e fratelli facevano vino e lo vendevano a Roma, è merito di Giovanni e Santa se i terreni sono stati recuperati e riuniti, i vigneti reimpiantati e la qualità è decollata. Piccoli frazionamenti, coltivati oggi soprattutto a Cesanese d’Affile e, per i bianchi, Passerina, fra Piglio e Serrone, circondati per lo più da boschi di castagni e querce e inframmezzati da alberi da frutto e olivi. Le procedure della Docg del Cesanese dal Piglio qua esistevano già ante litteram: i tempi di affinamento erano quelli degli

attuali Superiore e Riserva, le rese in campo basse, le pratiche rispettose e i trattamenti ridotti al minimo indispensabile. Ogni appezzamento dà vita ad un vino, che porta il nome della zona. Il Velobra è un Cesanese del Piglio Docg, prodotto da uve di vecchie viti (1962 l’anno di impianto); il Vajoscuro un 100% Cesanese d’Affile; il Colle Forma un Cesanese del Piglio Superiore, cavallo di battaglia dell’azienda; il Colle S.Quirico un Cesanese di Olevano Romano. Terenzi ha da pochissimo inaugurato la nuova sala degustazioni: un edificio moderno e funzionale, per accogliere chi (su prenotazione) è curioso di degustare questo angolo di Ciociaria. •

Giovanni Terenzi, a family and its vineyards In the homeland of Cesanese, Azienda Terenzi produces a different wine in each one of his pieces of land. An oenological puzzle to be discovered in the new tasting area Azienda Giovanni Terenzi is composition of plot of lands: 10 hectares of vineyards in a 12 hectares estate. Giovanni’s grandfather and his brothers used to make wine and sell it in Rome already, but thanks to Giovanni and Santa the family lands have been recovered and gathered, the vineyards have been replanted and quality has improved. The estate is made of many small pieces of land where grow Cesanese d’Affile, Passerina, Piglio and Serrone, surrounded by chestnuts and oaks woods, fruit trees and olive groves. Here the rules of the Docg of Cesanese dal Piglio were already followed before they were defined: the refining times were the one currently established for Supe-

riore and Riserva, the yields were already low, the growing methods respectful for the environment and chemical treatments reduced to the minimum. Every piece of land gives life to a different label that takes its name from its area. Velobra is a Cesanese del Piglio Docg, made with the grapes of old vines (planted in 1962); Vajoscuro is a 100% Cesanese d’Affile; Colle Forma is a Cesanese del Piglio Superiore, the buttonhole of this winery; Colle S.Quirico is a Cesanese di Olevano Romano. Terenzi has recently opened the new tasting area: a modern building that welcomes everyone who wishes to taste this piece of Ciociaria. •

Azienda Vitivinicola Giovanni Terenzi Via Forese, 13 - 03010 La Forma – Serrone (FR) Tel. +39 0775 594286 Tel./Fax +39 0775 595466 - www.viniterenzi.com - info@viniterenzi.com

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Lazio

Ômina Romana,

l’eccellenza globalizzata Come il suo logo (la fenice), Ômina Romana rappresenta la nascita di un progetto enologico ambizioso, non dal fuoco ma da un terreno vulcanico quale quello della zona di Velletri di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

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mina Romana è sinonimo di un progetto ambizioso: ottenere vini eccellenti e di alta fascia, in un terreno denso di storia e potenzialità enologiche come è quello nei dintorni di Velletri, a pochi chilometri da Roma. Vini pensati per il mondo, destinati in parti uguali al mercato americano, al mercato europeo e quello asiatico. Attualmente sono circa 80 gli ettari vitati, coltivati soprattutto con varietà a bacca rossa (70%), con un 65% di vitigni internazionali e il rimanente autoctoni: niente viene lasciato al caso e a testimoniarlo sono i 360 km di irrigazione, le 20 centraline meteo dislocate fra le viti, le selezioni attuate in fase di vendemmia, i tre team (campo, cantina, marketing) che Ômina Romana, globalized excellence Just like its logo (the phoenix), Ômina Romana represents an ambitious oenological project born not from the fire but from the volcanic soil of Velletri

Ômina Romana is an ambitious project: to make excellent wines from a land rich of hisotry and oenological potential. We are near Velletri, few kilometres far from Rome. This winery has created a range of labels addressed for the world markets: USA, Europe and Asia. Nowadays it owns 80 hectares of vineyards where grow especially red berry varieties (70%), 65% international grape varieties and the remaining part autochthonous ones. Nothing is left to chance and some proofs of it are the 360 km of irrigation system, the 20 weather control units placed among the vines,

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lavorano spalla a spalla. Mens et manus, è la filosofia dell’azienda, ovvero continua ricerca scientifica e tecnologica – in collaborazione con le università, come la tedesca Geisenheim – ma anche lavoro manifatturiero, passione, intervento dell’uomo. In degustazione, si segnalano: Viognier 2011, bel naso di pesca, note di cannella e spezie, bella mineralità e sapidità al palato; il Rosè, piacevolissimo, un mix di rosa, ribes e more; i monovarietali – Merlot e Cabernet Sauvignon – frutta e spezie per il primo, cioccolato e note tostate per il secondo. Infine fra le cuvée, spiccano il Ceres Anesidora e il Diana Nemorensis e in generale longevità ed eleganza la fanno da padrone. Che dire di più? Ad maiora!• Ômina Romana Via Favignano La Parata, 75 00049 Velletri (RM) Tel./Fax +39 06 96430193 Omina Romana Distribution GmbH Tel. +49 (0)841 658-100 www.ominaromana.com info@ominaromana.com

the careful selection of the grapes during the harvest, the three teams (vineyards, cellar and marketing) that work in synergy. Mens et manus is the corporate philosophy, that means a continuous scientific and technological research in cooperation with universities, such as the Ger-

man Geisenheim University, but also handwork, passion and human skills. We tasted Viognier 2011 (a peach fragrance, cinnamon and spices aromas, mineral and sapid inklings), Rosè (a pleasant mix of rose, currant and blackberry) and the monovariety labels – Merlot and Cabernet

Sauvignon – the first one characterized by fruity and spicy inklings, the other one by chocolate and toasted aromas. Last but not least there are Ceres Anesidora and Diana Nemorensis, both elegant and long-lasting wines. What else is there to say? Ad maiora! •


2009. Ancora molto giovane, al naso si avvertono pepe e spezie. In bocca frutto maturo e ritorna il pepe, con un tannino abbastanza astringente. 2008. La nota preponderante è la marasca, seguita da chiodi di garofano. In bocca maggiore la morbidezza del frutto è bilanciata da una buona acidità.

Il Chianti Classico Riserva di Castello d’Albola

si racconta in 9 annate Più di 30 anni di lavoro sulla qualità e sull’interpretazione dell’anima chiantigiana di Radda si sono materializzati nella prima verticale del vino “bandiera” dell’azienda Di Marina Ciancaglini

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i proprietà della famiglia Zonin dal 1979, Castello d’Albola, a Radda in Chianti, è la cantina dove il Sangiovese è da anni il protagonista di un lavoro di selezione e di ristrutturazione dei vigneti. Proprio per fare il punto sull’evoluzione del vino, Alessandro Gallo, ha organizzato

la prima verticale ufficiale, alla presenza della stampa e dei clienti, del Chianti Classico Riserva, che più di tutti è considerato l’interprete del territorio. Nove millesimi per ripercorrere nel tempo il percorso di un vino, con tre annate degli anni Ottanta che hanno sorpreso per longevità e freschezza. •

2007. Appena versato appare un vino più cupo, con sentori di cuoio tabacco, con un legno che sembra non perfettamente amalgamato. 2006. Bellissima vendemmia, che regala un vino aperto ed equilibrato, tra frutta e note di tabacco e cacao. La spinta di acidità e salina lo rendono un vino con una grande bevibilità. 2004. Annata di poco inferiore alla precedente ma comunque una delle migliori. Pepe, erbe mediterranee, fieno, acidità, si aprono in bocca con un bel frutto maturo bilanciato dalla freschezza. 2003. Una delle annate più difficili del decennio, riesce comunque a far emergere al naso sentori di frutta e di fiori di zagara. Tuttavia, in bocca appare un po’ monocorde e alcolico. 1988. Cuoio e sottobosco appena si apre ossigenando il bicchiere, seguiti all’assaggio da un corpo ancora presente. 1986. I tipici sentori più evoluti, di sottobosco, di funghi e muschio denotano un vino ancora piacevole ma in fase calante. 1985. L’annata più vecchia della batteria stupisce per vitalità, con note calde di cacao e tabacco al naso e un guizzo di acidità in bocca, che regalano un vino ancora equilibrato ed estremamente piacevole.

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Destinazione Lombardia

12 percorsi e una vasta offerta enoturistica. Grazie al PSR le cose sono migliorate ma c’è ancora da fare, soprattutto in vista dell’Expo di Claudia Cataldo

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2, 2037, 4037: non stiamo dando i numeri, ma queste sono le cifre che descrivono il sistema delle Strade del vino e dei Sapori della regione Lombardia. 12 sono i percorsi: nel 2002 gli allora 9 itinerari

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si sono uniti nella “Federazione delle Strade dei Vini e dei Sapori di Lombardia”, un’associazione senza scopo di lucro che funge da cabina di regia e punta ad offrire un prodotto integrato e di qualità per un turismo sempre più esigente.

Nel 2008 sono entrate nella Federazione anche la Strada del Riso e dei Risotti Mantovani, la Strada dei Sapori delle Valli Varesine e la Strada del Tartufo Mantovano. 2.037 è invece la somma dei chilometri di tutti i percorsi (il primato va alle pro-

vince di Mantova e Cremona, rispettivamente con 300 e 567 km); 4037 il numero totale dei posti letto, tra agriturismi, b&b, campeggi, ostelli e hotel. Più di 600 mila sono le presenze registrate sul territorio, per un indotto superiore a 25 milioni di euro. Quasi 1000 è infine il numero degli associati. Grazie al PSR 2007 – 2013 (misura 313) la Federazione ha avuto modo di dotarsi di un unico sito (anche se poco intuitivo e “divertente”, dobbiamo riconoscerlo) e perfezionare la rete arricchendo i percorsi con isole di sosta attrezzate, infopoint, piste ciclabili e servizio bici, segnaletica stradale, pacchetti turistici ad hoc. A questo, si devono aggiungere gli interventi di riprogettazione su edifici e strutture nelle campagne, l’infrastrutturazione del territorio rurale e in generale la produzione di servizi mirati. Il PSR ha contribuito a rafforzare il legame delle Strade con il territorio di appartenenza, anche se alcune criticità sono apparse evidenti soprattutto in relazione a determinate aree, come Valcalepio, San Colom-


bano e Oltrepò Pavese. Grazie anche al contributo della Regione Lombardia, sono nate inoltre 12 app comodamente scaricabili sul proprio smartphone, dotate di moderne tecnologie di realtà aumentata. Ma cosa può fare l’enoturista in Lombardia? Può scegliere la Strada dei Sapori delle Valli Varesine (www.stradasaporivallivaresine. it), fra il verde delle valli, le cime innevate delle Alpi sullo sfondo, i borghi storici rivieraschi (Laverno Mombello, Luino, Maccagno…) e quelli dell’entroterra, i laghi (ben 10, nella provincia di Varese). Oppure dirigersi verso la Valcalepio (www.valcalepio. org): 70 km dal fiume Adda al Sebino, dove dagli anni ’70 si è assistito alla rinascita enologica

bergamasca. A farla da padrone, enologicamente parlando, sono Cabernet Sauvingnon e Merlot per i rossi, Pinot Bianco, Chardonnay e Pinot Grigio per i bianchi. E poi spazio alla gastronomia: formaggi, polenta, olio EVO Laghi Lombardi Dop, Casonsèi, torta Donizetti. Chi ama la montagna severa – ma al contempo generosa – non può che andare in Valtellina (www. stradavinivaltellina.com), dove la viticoltura si fa eroica e i vini rossi e importanti. Il paradiso dei sensi e soprattutto del gusto, fra bresaola, pizzoccheri e una vasta tradizione casearia. Tappa obbligata per gli appassionati di bollicine è invece la Strada del Vino di Franciacorta (www. stradadelfranciacorta.it), termi-

ne che identifica sia il territorio che il metodo di produzione (con rifermentazione in bottiglia). La strada lavora molto bene e sono frequenti durante l’anno eventi e interessanti iniziative. Anche il Lago di Garda (www. stradadeivini.it) vanta una ricca offerta enoturistica: perché non rilassarsi sulle rive del lago, sorseggiando un Lugana o un Chiaretto bello fresco? E poi: Mantova (www.mantovastrada.it), patria del riso e del tartufo (tappa de I Grandi Vini in tour 2013), la Strada del Gusto Cremonese (www. stradadelgustocremonese. it), la Strada del Vino Colombano e dei Sapori Lodigiani (fra Milano e

Lodi) e l’Oltrepò Pavese, terra ad alta vocazionalità enologica e grandi Metodo Classico, spesso ingiustamente sottovalutati. Molto è stato fatto e altro resta da fare. Anche perché, non lo dimentichiamo, l’Expo è alle porte e queste Strade giocano in casa.•

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Lombardia

Quistello & Grappello Ruberti Cantina Sociale di Quistello presents a positive model: a simple management that combines tradition and modernity to let Lambrusco express all its personality

Quistello

& Grappello

Ruberti

Un esempio positivo, quello di Cantina Sociale di Quistello: dove la gestione è snella, la tradizione va a braccetto con la modernità e il Lambrusco mantovano è il grande protagonista di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

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ell’Oltrepò Mantovano la liaison di Cantina Sociale di Quistello con il Grappello Ruberti continua a portare soddisfazioni e successi. E chi solo a sentire parlare di “cantina cooperativa” arriccia il naso dovrà ricredersi: i 200 soci conferitori lavorano i loro 340 ettari vitati complessivi con grande attenzione per ambiente, consumatore e qualità, sotto l’occhio vigile della Cantina e del suo presidente Luciano Bulgarelli (Presidente anche del Consorzio Vini di Mantova). “É stato un anno proficuo sia per Quistello che per il Consorzio – racconta Bulgarelli - abbiamo puntato

sulla comunicazione dei vini del mantovano e sulla promozione, in Italia e all’estero. Inoltre, benché la nostra sia una realtà storica (dal 1928, ndr) e tradizionale, abbracciamo la modernità con favore, sia in cantina che nelle scelte legate al marketing”. Il 90% della produzione è Lambrusco, caratterizzata dal rilancio di un clone originario della zona, il Grappello Ruberti appunto, il cui riconoscimento ministeriale risale alle scorso ottobre: un vitigno con dotazione polifenolica notevole e una buona acidità, che dà vini fruttati e speziati, equilibrati, persistenti. Assolutamente di pregio. •

CANTINA SOC. COOP. QUISTELLO Via Roma, 46 - 46026 Quistello (MN) Tel. +39 0376 618118 - Fax +39 0376 619772 - info@cantinasocialequistello.it - www.cantinasocialequistello.it

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In the Oltrepò of Mantua the liaison of Cantina Sociale di Quistello with Grappello Ruberti gives more and more satisfaction and achieves a great success. And those who looks with suspect a cooperative will change idea: 200 partners that work with great care their 340 hectares of vineyards, preserving the environment and protecting their consumers, always betting on quality, under the watchful eye of the cooperative and its president, Luciano Bulgarelli (who is also president of the Consorzio Vini of Mantua). “It has been a fruitful year both for Quistello and for the Consorzio – says Bulgarelli – we bet on comunication and promotion both in Italy and abroad. Also, even if our reality is a traditional and historical one (since 1928, e.n.), we join modernity both in the cellar and for what concerns our marketing”. 90% of the production is represented by Lambrusco, made with a local clone called Grappello Ruberti, that last October has gained the official acknowledgment: a grape variety with remarkable poliphoenols and with a good acidity, that give fruity, spicy, well-balanced and persistent prestigious wines. •


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foto di Stefania Abbattista

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Conero Riserva Docg

compie 10 anni

er una volta non è il Verdicchio a tenere banco: certo è un traino indiscusso e vanta numeri impressionanti, ma le Marche non finiscono lì. A marzo la Docg Conero Riserva ha compiuto 10 anni. “Uve quasi sempre 100%

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di Stefania Abbattista Montepulciano per un rosso affacciato sul mare ma di forte tradizione contadina: una fetta importante della produzione regionale, ma serve un rilancio sul mercato” così Alberto Mazzoni dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Che, a proposito di rilancio e di mer-

cati, qualche idea ce l’ha. Mazzoni, quali sono gli aspetti più “spigolosi” di questo rosso? “Per esempio i tannini: sono evidenti e non sempre in linea con le aspettative del consumatore, che invece non ama molto l’estrema struttura e

concentrazione; la robustezza e l’astringenza ne possono limitare la bevibilità”. Cosa potrebbero fare i produttori? “Provare a smussare certe caratteristiche del Montepulciano, ammorbidendo il tannino per favorire una più immedia-


Quale futuro commerciale per questo rosso made in Marche? Per Mazzoni, basterebbe seguire l’esempio dell’Etna… ta espressività di ciliegia, prugna, sentori speziati di liquirizia. Inoltre spesso si sottovaluta l’equilibrio tra componente acida e freschezza, aspetto invece molto importante per il pubblico evoluto e per la critica enologica”. Il Conero Docg ha le carte per diventare il nuovo “fenomeno-Verdicchio”? “Con le debite proporzioni: il Verdicchio

ha un’area di produzione di circa 2000 ettari contro i 350 del Conero. Ma se si avvicinasse di più ai gusti dei consumatori, avrebbe tutte le chance per diventare un fenomeno. Per seguire la strada del Verdicchio comunque bisogna far leva sullo stretto legame col particolarissimo territorio d’origine”. Cosa suggerisce? “Operare su più fronti: prima di tutto in vigna e in cantina, instaurando un dialogo col consumatore. Poi, con una strategia di marketing che rafforzi il connubio tra territorio e vino, anche attraverso assaggi, fiere e manifestazioni. Vediamo l’esempio dell’Etna o di Bolgheri…” E per far questo i produttori hanno già la mentalità giusta? “Purtroppo in zona ci sono numerose micro-cantine che, pur essendo importanti, sul fronte della valorizzazione hanno spesso una limitata forza creativa ed economica. La spinta dovrebbe arrivare dai 4 o 5 maggiori produttori che potrebbero fare da traino al gruppo, con uno spirito di coesione adeguato, con obiettivi che siano comuni e perseguibili”. 3 aggettivi per il “rosso del futuro” made in Marche: “Un vino con struttura, piacevolezza ed eleganza”.•

Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento

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Barolo&Friends Chi dice Langhe dice Barolo, ma non solo. Cucina, sapori tipici, nocciole e tartufi. E Arneis, Dolcetto, Barbera, Pelaverga e Nascetta. Seguite la Strada di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

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rrivati nelle Langhe, basta uno sguardo per darsi qualche rapida risposta. Ad esempio, per capire perché questa sia una delle aree vitivinicole universalmente più conosciute; oppure perché sia stata appena inserita nella lista dei siti patrimonio Unesco, portando a quota 50 il “punteggio” italiano. Meraviglia, stupore e una grande bellezza che riempie gli occhi e lo spirito, queste le sensazioni che accompagnano l’approdo in questo angolo di Piemonte, dalle verdi colline e il Monviso in lontananza, borghi caratteristici con immancabili

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castelli medievali, geometrie di vigneti che cambiano colore al passare dei mesi e delle stagioni. Chi dice Langa, dice Barolo. Ma dice anche Barbera, Arneis, Dolcetto, tartufo, nocciola tonda gentile. Chi dice Langa dice eccellenza, forse è più corretto. Qua dal 2006 è scesa in campo la Strada del Barolo e grandi vini di Langa, un’associazione di produttori, musei, ristoranti e strutture ricettive (più di 100, ma il numero è in crescita) che con grande entu-

siasmo si occupa del lato enoturistico del territorio. Nel calendario della Strada ci sono alcuni eventi clou che gli appassionati dovrebbero segnare nelle loro agende, come la caccia al tesoro del 1° maggio (con tre itinerari e una tappa finale) e “Io Barolo” a giugno – una sorta di anteprima dell’annata, anche se quella ufficiale è a cura dell’Enoteca Regionale del Barolo. La Strada fa promozione e marketing territoriale, offrendo ai turisti percorsi e itinerari:

un sito sempre aggiornato con una scheda per ogni associato (www.stradadelbarolo.it), le Wine Tasting Experience. Ha un braccio armato, ovvero il Consorzio “I vini del Piemonte”, che con piglio pratico organizza eventi all’estero – sotto il brand Barolo&Friends Event – oppure partecipazioni collettive a saloni internazionali in giro per il globo, per le aziende associate di tutta la regione. Stessa squadra, insomma, ma mentre una formazione gioca in casa l’altra si fa le trasferte. A volerla raccontare in cifre, l’area del Barolo comprende 11 comuni, con 700 aziende viti-


e Camillo Benso Conte di Cavour. Di oggi, ovvero facendo un giro nelle aziende, dove regnano storie familiari e personali interpretazioni dei vini, del Barolo in particolare, nell’atavica lotta fra tradizionalisti e modernisti, fra barrique e botte grande, fra

macerazioni veloci o lunghe. “Il Barolo non è sempre stato quello che è oggi – racconta Lorenzo Olivero, Presidente della Strada – negli anni ‘80 era difficile da piazzare. La viticoltura degli anni ‘50 e ‘60 aveva quasi abbandonato il Nebbiolo, inol-

Lorenzo Olivero

Ezio Negretti

Emanuela Bolla

Casa Vinicola Olivero (Roddi)

Azienda Agricola Negretti (La Morra)

Fratelli Serio & Battista Borgogno (Collina Cannubi)

18, 20 mila bottiglie al massimo, distinte in 7 tipologie di vino: fra queste due Barbera e due Dolcetto, di entrambi uno affinato in acciaio e uno in legno. Le piccole dimensioni aziendali permettono di operare in maniera molto artigianale, ad esempio con follature manuali. Il Barolo 2008 è al naso marasca e fiori, gentile e morbido di tannino. “Il vitigno più semplice? Forse non ci crederete, ma il Nebbiolo. In dialetto c’è un detto che dice: il Nebbiolo è un vino da pelandroni. Diciamo, senza estremizzare, che se questo vitigno è coltivato in zone vocate, è difficile sbagliare”.

Qualche scelta coraggiosa, come quella dei legni: le grandi botti per il Barolo, ad esempio, vengono dalla Svizzera, ma si usa anche la barrique. L’azienda ha tre Baroli, di cui due cru: il Bricco Ambrogio, terreno più marnoso e legno piccolo, e il Mirau, terreno più sabbioso e legno più grande. Più austero il primo, morbido il secondo. “Se siamo modernisti o tradizionalisti? Difficile da dirsi. Facciamo macerazioni e fermentazioni piuttosto lunghe, ma adoperiamo sia barrique che legni per così dire alternativi. Semplicemente abbiamo una nostra personale interpretazione”.

Azienda storica, fondata nel 1897, oggi alla quinta generazione familiare: la barrique qui non è mai stata la benvenuta. L’azienda si trova sulla collina di Cannubi e qui ha 2 ettari di proprietà. Dal Barolo Cannubi 2009 al 2006, si avverte come ognuno abbia una sua storia e una sua evoluzione, dovuta anche all’andamento climatico. Annata 2007 ottima, con naso di liquirizia, marmellata, cugnà, bella acidità. La 2006, un naso di spezie e una struttura importante ma è ancora un po’ indomato. “Oggi si fa fatica a vendere il Dolcetto d’Alba: a mio avviso è un po’ castigato dal suo stesso nome e in più la maggior parte non regge l’invecchiamento, anche se ci sono alcuni Dolcetto di Diano o di Dogliano che hanno una bella struttura e sono più longevi”.

tre c’era molta coltivazione ma poca trasformazione. Il grande ritorno del Nebbiolo è avvenuto dagli anni ‘90, quando si è assistito all’invasione della barrique. Oggi abbiamo raggiunto un equilibrio e il Barolo è diventato quello che è”. •

I VOLTI

vinicole, 2 mila ettari di vigneti, 13 milioni di bottiglie (di cui un buon 80% si vende all’estero). Ma la cosa si fa più affascinante se guardata attraverso il lavoro di uomini e donne, di ieri e di oggi. Di ieri, con tre nomi: la Contessa Falletti di Barolo, Carlo Alberto

I VITIGNI MINORI

Si chiamano Pelaverga e Nascetta. Il primo è un vitigno a bacca rossa, da cui nasce il Verduno Pelaverga Doc, un vino di pronta beva che si caratterizza per un naso peposo. L’altro, chiamato anche dialettalmente Nas-cëtta, è un bianco difficile da coltivare e vendemmiare (va velocemente in surmaturazione): un vitigno semi-aromatico per un vino in bocca molto sapido e asciutto.

Mauro Daniele Azienda Le Strette (Novello) Vice presidente della Strada, Mauro ha lavorato per quasi 30 anni da Ceretto. Oggi ha una sua azienda, a Novello, produce i grandi dell’enologia locale ma anche vitigni minori come il Nas-cëtta (o Nascetta). L’agricoltura è sostenibile e simil-bio, anche se non certificata. La Barbera è prodotta in due versioni, Superiore da vigne vecchie e una base, da vigne più giovani: c’è da dire che Novello è forse più famoso per la Barbera che per il Nebbiolo. “Le colline della parte nord dell’area di produzione del Barolo sono geologicamente più giovani di quelle della parte sud: con le dovute eccezioni, a nord si hanno vini più eleganti, a sud più potenti (oggi in realtà la situazione si è uniformata). Tutto il territorio è stato classificato, con aree (cru) più ampie a Novello e Monforte e più piccole a Serralunga e Barolo”.

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Dove Dormire e Dove Mangiare

Le case della Saracca Un luogo incantevole, quasi magico, nel cuore di Monforte d’Alba. Gallerie e sale con i mattoni a vista creano un atmosfera unica, rallegrata dal clima di allegria e conviviale che sembra essere una costante di questo locale. Per non parlare dei piani superiori, la cui solo vista vale il viaggio. Il menù è composto da un numero ristretto di proposte ma tutte curiose e invitanti. Si consiglia: il Carpione (ognuno ha la sua ricetta, ma il loro è da provare), il carpaccio di melanzane, il maialino in crosta di nocciole. E sui vini, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

www.saracca.com

L’hotel (4 stelle) si trova in una bella posizione panoramica affacciato sui vigneti. Una struttura moderna e curata, dotata di tutti i comfort, con piscina e terrazza panoramica: le camere sono ampie ed è possibile scegliere fra Deluxe e le 2 Suite, ognuna con il suo spazio esterno privato. Ottima la colazione, con torte casalinghe, affettati, frutta fresca, croissant. Adiacen-

Ca’ del Lupo – Hotel e ristorante te alla struttura c’è il ristorante, un tempo casa privata poi restaurata. In cucina, a capeggiare il team, c’è la signora Emma, 71 anni di simpatia. La cucina è raffinata e rassicurante, tradizionale e moderna allo stesso tempo. Consigliata l’insalata russa,

La Torricella Azienda agricola, oltre che agriturismo, la Torricella è il luogo giusto dove sostare per un piacevole soggiorno all’insegna del relax. Otto camere, ognuna con il nome di un fiore delle colline delle Langhe. Una bella piscina dove passare qualche ora di relax immersi

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la carne cruda, gli agnolotti del plin, il coniglio cotto in forno a legna. Il bel dehors con vista è la ciliegina sulla torta.

www.cadellupo.it

nel verde dei vigneti. L’azienda, a conduzione familiare, ha anche una bella sala di affinamento che viene anche aperta per aperitivi o degustazioni e un ristorantino dove il menù segue le stagioni e le tipicità della zona.

www.latorricella.eu


Le bottiglie sono circa 60.000 all’anno, distribuite al 90% in Italia e 10% all’estero. Una netta controtendenza che fa ben sperare, per questa piccola azienda che in poco più di 40 anni ha saputo produrre vini nobili, sempre al giusto prezzo.

In the heart of Barbaresco But also of Dolcetto, Barbera and Arneis. The short story of a winery that stands up for its land The story of Azienda San Michele starts in 1973, when the parish of Neive, Don Giuseppe Cogno, made an enterprise out of his great passion. At first, the name of his winery was simply “Cantina del Parroco di Neive” (the winery of the parish of Neive, t.n.). Nowadays, four partners manage his heritage, preserving a family corporate philoso-phy. “Our aim – says proudly Claudio Cavallo, oenotechnician – is to satisfy our cus-tomers for what concerns the organoleptic qualities of our wine: that’s why we follow everything personally, as much as we can”. The buttonhole of the production is Bar-baresco, a wine aged in wood to gain a round and not too sharp taste. The strong herbaceous tannin is softened by the wood: the result is a fine, rich and soft wine. When it’s ready for the market, this wine refines other six or seven months more in bottle. It’s a wise touch that makes this wine even more pleasant.

Piemonte

AZIENDA SAN MICHELE Via Giulio Cesare, 7/4 12057 Neive (CN) Tel 0173 67008 - Fax 0173 67008 info@parrocodineive.com www.parrocodineive.com

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Nel cuore del Barbaresco

a storia dell’Azienda San Michele inizia quando nel ‘73 il Parroco di Neive, Don Giuseppe Cogno, trasforma la sua grande passione per il vino in un progetto, e lo avvia. Si chiamava semplicemente “Cantina del Parroco di Neive”. Oggi 4 soci gestiscono questa eredità con spirito del tutto familiare. “Per noi l’obiettivo - racconta fiero Claudio Cavallo, enotecnico - è soddisfare il cliente, non solo per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche del prodotto: ci preoccupiamo

di tutto in prima persona fin dove è possibile”. La punta della produzione è il Barbaresco, col suo anno trascorso nelle botti di rovere a togliere un po’ di asprezza e arrotondarlo. L’aggressività del tannino erbaceo si smorza col legno, per un risultato più fine, morbido e ricco. Anche una volta pronto per il mercato, l’azienda sceglie comunque di lasciarlo altri 6 o 7 mesi in bottiglia. Un tocco di sapienza in più perché “così il vino si riposa, ritrova quiete dopo l’imbottigliamento e diventa più piacevole”. (s.a.)•

Ma anche del Dolcetto, del Barbera e dell’Arneis. Piccola storia di un’azienda a cui piace “metterci la faccia” 49


Piemonte

Un tassello di storia (del Barolo) Terre del Barolo, da oltre cinquanta anni sul territorio, oggi si dedica ai grandi nomi enologici delle Langhe ma anche a piccole chicche come Palaverga e Nascetta di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

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orreva l’anno 1958 quando Terre del Barolo muoveva i suoi primi passi: “allora il Barolo non era quello di oggi – racconta Matteo Bosco – e creare una realtà cooperativa come questa, dando la possibilità ai soci di conferire le uve (e ricevere una buona remunerazione), è stato un passaggio importante per il nostro territorio”. Cinquanta anni di storia, tradotti in cifre, significano oggi 300 soci e 600 ettari, per una produzione che va oltre le 3 milioni di bottiglie e che viene in gran parte esportata (soprattutto in Europa, Usa e Giappone). Continua Bosco: “la nostra qualità nasce in vigna, grazie al ricorso a pratiche poco impattanti e a controlli a cam-

pione sulle uve. Le vigne dei soci sono state tutte mappate e le migliori microzone identificate, così da portare avanti il Progetto Qualità che culmina nella linea Vinum Vita Est”. Oltre ai grandi classici della zona, come Nebbiolo d’Alba. Dolcetto, Barbera d’Alba e naturalmente Barolo, la cantina lavora anche vitigni autoctoni minori che hanno rischiato di andare persi: due piccole Doc, il Verduno Pelaverga e il Nascetta del Comune di Novello, rosso il primo (pepe al naso), bianco il secondo, che di modesto hanno solo le quantità prodotte. Cantina Terre del Barolo pensa anche alla solidarietà, con una serie di iniziative ad hoc.•

CANTINA TERRE DEL BAROLO Via Alba-Barolo, 8 - Castiglione Falletto (CN) Tel. 0173 262053- Fax 0173 262749 www.terredelbarolo.com info@terredelbarolo.com

A piece of history (of Barolo) Terre del Barolo, a more than 50-years old reality, produces the important labels of Langhe and little pearls like Palaverga and Nascetta It was 1958 when Terre del Barolo started its adventure: “At that time, Barolo wasa different – says Matteo Bosco – and the foundation of a cooperative such as ours, giving to the local vine-growers the possibility to give us their grapes (getting a good remuneration) has represented an important step for our territory”. Nowadays this 50-years history means 300 partners and 600 hectares of vineyards for a yearly production of 3 million bottles that is exported in Europe, USA and Japan. Bosco says: “Our quality starts in the vineyard, thanks to a management that respects the environment and to careful controls on the

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grapes. Our partners’ vineyards have been mapped to identify the best areas for our quality project. The result is the line Vinum Vita Est”. Beside the great classical wines of this area (Nebbiolo d’Alba. Dolcetto, Barbera d’Alba and Barolo), the cooperative works on not-well-known local autochthonous grape varieties that risked extinction: two small Doc, Verduno Pelaverga and Nascetta del Comune di Novello. The first one is a red wine with a peculiar pepper aroma, and the second one a white wine: small quantities for a great quality. Cantina Terre del Barolo carries out also important solidarity projects. •


Appunti di viaggio di Irene Graziotto

Soave Preview 2013

Da qui messere si domina la valle.” Cosa avrebbe visto Astolfo se invece di cercare il senno d’Orlando sulla Luna si fosse affacciato sul Soave alla ricerca del rappresentante enologico locale? Se lo devono essere chiesti al Consorzio di Tutela riflettendo a Soave Preview 2013 su identità, tradizione e innovazione: in tre parole “Origine, Stile, Valori”. Ebbene, atterrando sul Castello scaligero il nostro paladino avrebbe scorto valli e dossi con due suoli nettamente diversi, bianco a base calcarea-alluvionale l’uno e nero di matrice vulcanica l’altro, ma accomunati da un unico vitigno autoctono, la Garganega, e da uno storico sistema d’allevamento che nel tempo ha ricamato il Soave come un arazzo: la pergola. Le analisi effettuate dal CRAVIT di Conegliano – presentate nel convegno lo scor-

Uno sguardo che racchiude passato, presente e futuro in tre parole chiave: Origine, Stile, Valori so maggio – hanno dimostrato che l’interazione fra clima, suolo e vitigno risulta tanto maggiore quanto più il vigneto è vecchio, confermando così non solo l’adattabilità della Garganega ai vari terreni ma anche la sua plasmabilità a livello organolettico. Infatti, la degustazione rappresentativa dell’annata 2013 – che promette grandi soddisfazioni

– effettuata con 16 campioni divisi in quattro macrozone – Colognola e Val d’Illasi, Soave e Val Tramigna, Monteforte e Val d’Alpone e infine Roncà – ha rivelato sentori nettamente diversi, dal floreale spinto del primo gruppo all’austerità del secondo, dalla mineralità corposa del terzo all’acidità tipica del suolo vulcanico che connota Roncà – vera e propria scoperta qualitativa. Altra rivelazione è stato scoprire, dietro le dolci colline, declivi degni dell’Annapurna dove crescono “vigneti eroici” come quelli de Le Battistelle, piccola azienda familiare riconosciuta dal CERVIM e situata nella zona storica della denominazione. Ma il percorso alla scoperta delle tante identità del Soave, dal biologico all’eroico, dall’integrato all’etichetta verde, ne ha sottolineato anche la linea comune: una filosofia produttiva che intende la tradizione come “tradimento fedele” – con le parole di Attilio Scienza – e che punta alla tipicità, ovvero ad un facilità di riconoscimento che unisce passato e presente attraverso un orizzonte di senso declinato su profumi, sapori e paesaggi. E con il progetto di un Soave Wine Park che fermenta sui tavoli del Consorzio, Astolfo si issa sul suo destriero, ora zavorrato da un cospicuo numero di bottiglie, per rabbonire l’Orlando furioso con un vino decisamente Soave.•

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Toscana

Il tarocco va di moda Docg, Doc e Dop sotto attacco con casi di frode e truffa sempre più dilaganti: ma una risposta c’è di Giovanni Pellicci

E

ccellenze agroalimentari sotto attacco. E casi di italian sounding sempre più dilaganti, all’estero ma non solo. Nelle scorse settimane sono state sequestrate dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Siena, assieme ai Nas di Firenze e l’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari (ICQRF), 30 mila bottiglie di vino Docg taroccate. Prevalentemente Brunello di Montalcino ma anche Chianti Classico, Morellino di Scansano e Sagrantino di Montefalco. 25 perquisizioni condotte tra Siena, Grosseto, Arezzo, Viterbo, Perugia e Genova hanno portato ad indagare 6 imprenditori dediti ad un’organizzazione

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criminale capace di reperire il vino da alcune aziende agricole ed imbottigliarlo apponendo una fascetta di Stato fasulla

ed un’etichetta contraffatta. I soggetti sono indagati per truffa alimentare e frode commerciale.

“Siamo fortemente danneggiati da questa truffa – spiega Fabrizio Bindocci, Presidente del Consorzio Brunello di

PROGETTI OCM

IL CHIANTI FA SQUADRA PER L’EXPORT Dall’autunno missioni a New York, Tokyo, San Pietroburgo e Canton Il Chianti fa squadra per rafforzare l’export. I Consorzi del Vino Chianti, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina e Chianti Colli Fiorentini hanno sottoscritto un accordo per la promozione all’estero tramite le risorse stanziate dal bando Ocm Vino 2014-2015. Il progetto prevede quattro date a partire dal prossimo autunno con missioni che vedranno protagoniste le aziende con degustazioni e appuntamenti di confronto in Usa (New York), Giappone (Tokyo), Russia (San Pietroburgo) e Cina (Canton). “Il 60% della nostra produzione annua è destinata all’export e dalla crisi possiamo cogliere nuove opportunità per ricollocare i nostri prodotti – spiega Cino Cinughi de Pazzi, Presidente del Consorzio Chianti Colli Senesi Docg –. Per questo le missioni Ocm sono fondamentali per confermarci nei nostri mercati di riferimento, come quello americano, e affacciarsi in modo congiunto su nuovi contesti, in cui possiamo cogliere opportunità molto importanti, a partire dalla Cina”.

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Montalcino -. Si tratta di un falso ben fatto, dall’etichetta alla capsula, fino alla fascetta di Stato. Useremo il pugno duro e ci costituiremo parte civile verso chi ha condotto questa truffa perché i produttori e tutto il territorio montalcinese sono vittima di una frode gravissima ma che non deve lasciare alcuna ombra sulla nostra Docg”. Qualche giorno dopo anche l’extravergine d’oliva Terre di Siena Dop è stato al centro di nuovi casi

di taroccamento. Infatti, tra le oltre 36 mila etichette di prodotti di eccellenza dell’agroalimentare italiano sequestrate con l’operazione “Estate Sicura” - condotta dai Nuclei Antifrodi Carabinieri del Comando Carabinieri delle Politiche agricole - erano presenti anche bottiglie della pregiata Dop. In questo caso sono state accertate indebite evocazioni di vari marchi Dop e Igp italiani, tra cui anche il Prosciutto di Parma e la Mozzarella di bufala campana. •

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Toscana

Anti-contraffazione hi-tech Una possibile risposta per difendersi dai sempre più frequenti casi che danneggiano il made in Italy arriva sempre dalla Toscana, esattamente dalla provincia di Siena. Nel comune di Asciano la QrQuality Srl ha infatti lanciato un sistema anticontraffazione basato sul codice Qr. Il sistema è semplice: un codice Qr, leggibile con tutti i comuni smartphone, è coperto da una superficie argentata, da grattare e rimuovere. Mentre la copertura argentata protegge il codice da manomissioni o duplicazioni, il codice Qr trasmette direttamente on line al consumatore l’attestazione di originalità, o una segnalazione di non originalità in caso di contraffazione. La garanzia esclusiva del sistema è il codice univoco per ogni etichetta stampata, e quindi per ogni singola confezione messa in commercio, che viene invalidato dopo la prima lettura. Dopo aver verificato l’originalità del prodotto acquistato, l’utente ottiene informazioni aggiuntive sul prodotto e sull’azienda. Questo sistema, di grande sicurezza e bassi costi di adozione, rende più chiaro e trasparente il processo di produzione e permette all’azienda di comunicare direttamente con il cliente finale, attraverso le informazioni contenute nella app di QrQ fino alla possibilità di coinvolgere il cliente nei social networks.

EVENTI

SINERGIE A SUON DI GUSTO A MONTEPULCIANO Nella patria del Nobile vino, arte ed eventi fanno squadra per una ricca estate Vino Nobile, gusto ed arte vanno a braccetto nell’estate di Montepulciano. In attesa della vendemmia, la 39esima edizione del Cantiere Internazionale d’Arte ha riempito le serate di luglio in Piazza Grande e altre

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suggestive location del territorio con grandi performances artistiche e concerti inspirati al tema dell’aria, fedeli all’inspirazione di Hans Werner Henze – ideatore del Cantiere, per favorire l’incontro tra artisti celebri e giovani talenti. Il tutto con un buon calice di Vino Nobile di Montepulciano in mano. Non solo: grande successo hanno avuto i “Mercoledì del Nobile”, il ciclo di incontri promosso dal Consorzio del Vino Nobile e dalla Strada del Vino Nobile, proponendo in degustazione i vini dei produttori di Montepulciano in abbinamento ai migliori prodotti gastronomici della filiera corta Arte e Cibo. Agosto sarà tempo di Calici di Stelle, in programma come come tradizione la notte di San Lorenzo (10 agosto), e quindi della nuova edizione di “A tavola con il Nobile”, l’evento dedicato al binomio tra gusto, tradizione e territorio in programma sabato 23 e domenica 24 agosto e preceduto da Cantine in Piazza, di venerdì 22 agosto, dalla sinergia tra Consorzio e Magistrato delle Contrade.


Val D’Orcia Terre Senesi: bio inside A new acknowledgment, a new wine (Sornione), new vineyards (were grow only Tuscan autochthonous grape varieties) and the organic philosophy for this oil and wine production

Toscana

Val D’Orcia Terre Senesi: bio inside Un nuovo premio (l’ennesimo), un nuovo vino (il Sornione), nuovi ettari vitati presto in produzione (solo autoctoni toscani). E la scelta del bio, per vino e olio

U

na scommessa in cui posta e vincita si chiamano biologico e in cui a crederci, fin dagli anni ‘90, sono stati un gruppo di amici con una condivisa passione per la Val d’Orcia (non a caso Patrimonio dell’Umanità per il suo incantevole paesaggio). La voce narrante è quella di Antonio Rovito che ci annuncia il nuovo riconoscimento – l’ennesimo – che arriva questa volta direttamente da Decanter, ovvero la medaglia di bronzo per il Ripario Orcia Rosso 2010. E ci racconta come gli ettari attualmente in produzione siano in realtà destinati a crescere: la previsione futura per i prossimi anni sarà di circa 30.000 bottiglie grazie al nuovo impianto di vitigni autoctoni

toscani, ovvero Pugnitello, Foglia Tonda, Ciliegiolo, Colorino e sua maestà il Sangiovese. L’autoctono in purezza è un leit motiv dell’azienda Val D’Orcia Terre Senesi: oggi Sangiovese, domani presumibilmente anche un Pugnitello, sempre bio e sempre con la massima cura che parte proprio dalla vigna. E intanto “Sornione” riposa buono buono in cantina: una riserva di Orcia Sangiovese che entrerà in commercio non prima del prossimo anno. Se lui è “sornione”, noi siamo certamente curiosi. (c.c.)•

VAL D’ORCIA TERRE SENESI Via Case Sparse, 3 – loc. Ripa d’Orcia - 53023 Castiglion d’Orcia (SI) Tel. 338 3924483 facebook.com/valdorciaterresenesi - info@valdorciaterresenesi.com - www.valdorciaterresenesi.com

The organic philosophy is the winning bet of Val d’Orcia, an adventure started in the 90s by a group of friends who shared a passion for this territory (appointed Patrimony of Mankind for its unique landscape). It’s Antonio Rovito who announces the new acknowledgment received – not the first one, indeed. This time is Decanter that appointed the bronze medal for Ripario Orcia Rosso 2010. Antonio tells us about the work in progress in the vineyards. His aim is to increase the production up to 30,000 bottles per year, thanks to the autochthonous grape varieties recently planted: Pugnitello, Foglia Tonda, Ciliegiolo, Colorino and Sangiovese, of course. The autochthonous grape varieties vinified in purity are a leit motiv at Val D’Orcia Terre Senesi: first of all Sangiovese, and in the future Pugnitello too. Vineyards are managed according to the organic philosophy with the utmost care. In the meantime, “Sornione” ages quietly in the cellar: it will become a vintage Orcia Sangiovese that will be marketed next year. We are eager to taste it! •

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

CALICI DI STELLE Tutta Italia, 5 – 10 agosto 2014 Edizione dal colore blu, come la più celebre canzone di Domenico Modugno: Calici di Stelle 2014 sarà infatti dedicato alla musica italiana e al noto cantautore, in occasione del ventennale della sua scomparsa. Un fil rouge che per sei giorni, in centinaia di piazze, suggestivi borghi e cantine dello Stivale, aprirà le degustazioni e gli eventi in programma, tra arte, mostre, spettacoli, danze, laboratori e assaggi di prodotti tipici. Si va dalle ‘Cene stellari’ in compagnia dei produttori alle visite notturne ai monumenti, fino alle osservazioni del cielo stellato con l’Unione Astrofili Italiani. Un’occasione per vivere la magia dei territori sotto le stelle, in compagnia di un buon bicchiere di vino. A Milano il 7 agosto andrà in scena il banco d’assaggio di Lombardia, Liguria e Canton Ticino; in Veneto saranno i rifugi di Cortina d’Ampezzo a fare da palcoscenico a Calici di Stelle con brindisi in alta quota. Più a Sud, in Puglia l’appuntamento con Calici di Stelle si fa doppio: si comincia il 5 agosto a Trani e si finisce il 10 agosto a Copertino. www.movimentoturismovino.it www.cittadelvino.it.

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TRAMONTO DIVINO Emilia Romagna, fino al 19 settembre 2014 Sette tappe, trecento etichette e tanti prodotti Dop e Igp della regione: il risultato è Tramonto DiVino, il road show del gusto emiliano romagnolo che per tutta l’estate toccherà tre grandi città d’arte (Bologna, Ferrara, Ravenna) e le principali località balneari della riviera. La rassegna, che si è aperta il 10 luglio a Bologna (Giardini del Baraccano) proseguirà in Riviera verso fine mese, con l’ouverture di Cesenatico del 25 luglio (piazza Spose dei Marinai), il 2 agosto a Lido degli Estensi (viale Carducci), 22 agosto a Milano Marittima (viale Gramsci), 28 agosto Rimini (Piazza Cavour). Chiude il road show del gusto l’appuntamento a Ravenna (Piazza del Popolo), il 19 settembre. www.unmaredisapori.com - www.emiliaromagnavini.it

DOUJA D’OR FESTIVAL DELLE SAGRE Asti, 14 settembre 2014 Un grande ristorante all’aperto, dove fare la conoscenza con le specialità del territorio, i vino Doc astigiani e i prodotti tipici. Ad accompagnare la giornata sarà la tradizionale sfilata animata da oltre tremila figuranti. Il Festival delle Sagre è un appuntamento inserito all’interno della Douja d’Or, il Salone Nazionale dei vini in programma ad Asti dal 12 al 21 settembre 2014, nelle sale del Palazzo dell’Enofilia. www.doujador.it


Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

FESTA DELL’UVA Soave, 18 - 22 settembre 2014 Una delle feste dell’uva più antiche d’Italia: risale infatti al 1929 la festa che celebra la vendemmia della Garganega, da cui nasce Soave e Recioto di Soave, un vino da meditazione. Sotto le porte medievali appesi per le “recie” i grappoli di Garganega destinati a diventare Recioto di Soave vengono lasciati appassire. I momenti clou della festa: l’apertura della Fontana del vino, la Mostra dell’Uva con la “gara di bellezza” della Garganega e “l’incendio del Castello”. Pacchetti eno-turistici ad hoc. www.stradadelvinosoave.com

IL VENETO AL 300X300 Susegana, 27 settembre 2014 Il meglio del Veneto in mostra per un giorno: torna l’evento di AIS Veneto, con un convegno di apertura dedicato alla figura del sommelier e un ricco programma di degustazioni. La manifestazione si svolgerà presso il Castello di San Salvatore, con orario 10:00 – 20:00. I banchi di assaggio ospiteranno i vini prodotti dalle 100 migliori cantine regionali, selezionati lungo il corso dell’anno dai sommelier veneti; faranno da cornice gli immancabili abbinamenti con le tipicità gastronomiche trevigiane e venete, come formaggi, salumi, prodotti da forno e di pasticceria, per non parlare del pescato della laguna. Costo d’ingresso: 20 euro.

SAVhEe t Date

2014 31 agosto i, v a G re 2014 IN GAVI /21 ottob 0 2 , DI GAVI o n a 14 – Bolz embre 20 Autochtona – Tokyo, 1/2 nov Fair Tokyo ine&Spirits W po l x Vine Internationa 2014 Hong Kong ovembre 2014 novembre 0 n /1 8 /8 , 6 o , n g n l – Mera Hong Ko Wine Festiva embre 2014 v Merano 12/16 no Bologna, – ima E

Gut Festival Piacenza, 10-12 ottobre 2014 Assaporare un buon bicchiere di Gutturnio accompagnato da due fette di coppa e ammirare il paesaggio dei colli piacentini? Al Gut Festival si può. Si svolgerà dal 10 al 12 ottobre, con la collaborazione del Consorzio Salumi Tipici Piacentini e del Consorzio di Tutela Vini Doc ed ha lo scopo di promuovere e valorizzare i prodotti tipici piacentini. Da una parte il Gutturnio Doc dei Colli Piacentini, nelle tre tipologie di Frizzante, Superiore e Riserva; ottenuto dai vitigni Barbera e Croatino, la produzione del Gutturnio è consentita esclusivamente nella provincia di Piacenza. Dall’altra la Coppa piacentina Dop, prodotta utilizzando i muscoli del collo del suino. I suini destinati alla produzione del salume, provengono esclusivamente dal territorio delle regioni Emilia Romagna e Lombardia e la zona di lavorazione è limitata alla sola provincia di Piacenza, le cui caratteristiche climatiche e territoriali, sono fondamentali per ottenere l’inconfondibile gusto che ha reso famoso il salume nella storia. La famosa Coppa D’Oro, che ogni anno viene premiata con l’omonimo Premio, è sinonimo di quell’ eccellenza raggiungibile solamente attraverso l’allungamento dei tempi della stagionatura del salume: da sei mesi a otto. www.gutturniofestival.net

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

Merano WineFestival. Il vino, nella sua veste più raffinata Merano, 7 – 10 novembre 2014 Dall’intuizione di Helmuth Koecher – CEO e fondatore del Merano WineFestival – è nato questo appuntamento unico nel suo genere, nel quale si sono fatti le ossa decine di critici, opinionisti, produttori, enologi e semplici appassionati. Nelle 23 edizioni precedenti sono transitati a Merano i simboli più prestigiosi del vino nel mondo, una lunga serie di presenze – aziende, prodotti, esperti di settore – che hanno consentito al Merano WineFestival di diventare nel tempo un must al quale difficilmente i veri appassionati ed intenditori riescono a sottrarsi. La prossima edizione si terrà dal 7 al 10 novembre. La sala grande del Kurhaus diventa l’arena vera e propria nella quale si misurano i grandi protagonisti del vino e dove, grazie alla presenza dei produttori ai tavoli di assaggio, è consentito ad ogni visitatore di fare esperienza diretta del prodotto, dell’azienda e del produttore stesso. Al contempo, sempre all’interno del Kurhaus – nelle numerose sale messe a disposizione – si incontrano, oltre ad una completa rappresentanza della produzione italiana, anche vini internazionali di grandissimo prestigio; al proposito, la partnership con l’Union des Grands Crus de Bordeaux è la testimo-

nianza più significativa del livello raggiunto negli anni dalla manifestazione. A ridosso del Kurhaus, nella parte che dà sulla Promenade Passeggiata Lungo Passirio si erge la tensostruttura che ospita la sezione food. Sotto il nome di GourmetArena sono raccolte eccellenze vinicole dei Consorzi, le

birre artigianali, una lunga sezione denominata Culinaria nella quale l’alta gastronomia la fa da padrone e, infine, lo spazio del Merano Chef’s Challenge, all’interno del quale è possibile assaggiare le ricette che cuochi stellati preparano giornalmente live in spettacolari show-cooking. www.meranowinefestival

7-10 n ove m b e r 2 0 1 4 - Ku r h a u s

www.merano winefestival.c

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

I vini senza solforosa sono il futuro? Cosa sono e che lavoro ci deve essere dietro per far sì che non siano semplicemente una moda

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uve come sostituti dell’anidride solforosa, che iccolò Barberani, enologo per anni abbiamo sottovalutato, cullandoci nell’azienda di famiglia Barberani, nella sicurezza dell’utilizzo dei solfiti. Se prosita nella zona dell’Orvieto Clasdotti con accurate tecniche di vinificazione, i sico, biologica da diversi anni, ha vini senza solfiti possono durare e migliorare iniziato a studiare e a produrre una linea di notevolmente col trascorrere degli anni”. vini senza solfiti aggiunti. Quale deve essere il lavoro in vigna Quali benefici ha un vino senza solfiti per arrivare a non aggiungere solfiti in aggiunti rispetto a un vino biologico? cantina? “I benefici sono molteplici. Primo fra tutti il “La prima prerogativa per produrre vini senza contenuto totale di solfiti al suo interno può solfiti è la sanità delle uve, essendo l’anidride variare dai 5 mg/l a un massimo di 35 mg/l, solforosa un disinfettante nelle vinificazioni, almeno secondo le nostre esperienze e sono specialmente durante i primi mesi. Inoltre, si dovuti alla naturale fermentazione alcolica rivela fondamentale vendemmiare le uve a dei lieviti. In un vino biologico certificato posNiccolò Barberani, enologo nell’azienda di famiglia Barberani mano, così facendo si evita di avviare in vigna siamo aggiungere solfiti fino a un contenuto totale di 100-120 mg/l, secondo la tipologia. Tutto ciò ci porta ad avere degli assoluti processi biochimici indesiderati dovuti al danneggiamento delle uve vendemmiate a macchina”. benefici alla salute degli individui più sensibili a queste sostanze”. Focalizzandosi solo sul contenuto di solforosa nel vino, non si rischia di Ci sono delle differenze a livello organolettico? “La sfida sta nel riuscire a ottenere un vino con caratteristiche tecniche e analitiche perdere di vista altri aspetti spesso più importanti in termini di salubrità corrette e, se si riesce in questo intento, le differenze sono davvero interessanti. La del prodotto? più grande scoperta che abbiamo fatto riguardo a questi vini è che sono molto più “Decisamente si. Produrre un vino senza solfiti è inutile se poi utilizziamo altre “vivi”, in tutti è presente un grande impatto aromatico che ricorda moltissimo i pro- sostanze chimiche per sostituirli. L’uso del rame può essere ulteriormente abbassafumi vendemmiali dell’uva appena spremuta, dei frutti appena raccolti, dei mosti in to e nei processi di vinificazione sono consentiti l’utilizzo di prodotti che possono fermentazione”. provocare allergie o cedere ai vini sostanze non presenti naturalmente nelle uve. Può inficiare sulla longevità di un vino? Lentamente la normativa europea si sta aggiornando anche sotto questo punto di “Io ho voluto utilizzare al massimo gli antiossidanti naturali già presenti nelle nostre vista”. •

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di Cristiano Magi

Contraffazione, sughero e vendite La Cina croce e delizia per gli imprenditori

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oci di addetti ai lavori arrivano a dire che in Cina una bottiglia di vino su due sia contraffatta. Davvero difficile stimare la reale diffusione del fenomeno ma è certamente vero che il pericolo sia concreto. La Francia avrebbe perso circa 830 milioni di euro di fatturato a causa della contraffazione e la notizia forse peggiore è che i consumatori cinesi sono al corrente dei rischi e che questo comporta una contrazione dei loro acquisti. Una indagine di mercato parla addirittura di circa un 45% di possibili acquirenti cinesi di vino importato che non comprano per la paura di essere truffati. La situazione è seria e per correre ai ripari si stanno firmando protocolli per azioni bilaterali di controllo e prevenzione, principalmente tra Francia e Cina. Si tratta di dichiarazioni di intenti che dovranno essere messe in pratica ma appaiono comunque molto significative alla luce delle recenti tensioni che avevano riguardato possibili truffe francesi ai danni di acquirenti cinesi. Vista la poca fiducia del consumatore cinese cosa fare per riconquistarla? Rimangono valide le raccomandazioni di sempre: trovare distributori riconosciuti e affidabili, essere presenti in punti vendita credibili e seguire i propri affari direttamente o tramite collaboratori di fiducia e magari utilizzare tecnologie di tracciabilità (codici unici identificativi, QR-code) che permettano anche al consumatore finale di essere sicuro al momento dell’acquisto attraverso l’utilizzo di un semplice smartphone. Una carta da spendere sembra

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essere anche l’utilizzo dei tappi di sughero per la chiusura delle bottiglie, già ampiamente utilizzati dai produttori italiani. Una recente indagine ha infatti rilevato che questa modalità è la preferita dai cinesi, associata sempre al vino di alta qualità. Il campione intervistato – circa 2000 persone tra i 18 e i 64 anni scelto tra i residenti a Shanghai, Guangzhou, Chengdu e Pechino – ha dichiarato con circa l’85% di preferenze la predilezione verso i tappi di sughero naturale. Niente di sorprendente, visto che la percezione è molto simile anche tra i consumatori di altre aree geografiche: preferiscono infatti il sughero il 93% dei consumatori di vino statunitensi, il 92% dei consumatori spagnoli, l’85% degli italiani e l’84% francesi. A spingere il vino italiano nel paese ci sono attualmente alcune iniziative ma esistono anche progetti che coinvolgono direttamente i nostri territori. Tra questi segnaliamo ‘Italia in Cina’, promosso da Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino: 45 influencer cinesi e di Hong Kong visiteranno numerose cantine del nostro paese in un tour che tocca Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Trentino Alto Adige, senza divisioni territoriali ma alla ricerca della qualità in un’operazione giustamente sinergica. Per l’Italia i prossimi mesi potrebbero rivelarsi utili per guadagnare ancora posizioni in Cina: :nei primi 3 mesi del 2014 siamo infatti a un -2% in valore (grazie al +5% del prezzo dei nostri vini) contro un -29,7% della Francia e ci sono ancora margini per crescere. •


PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

Chef, riderete di gusto! Estate, tempo di vacanze. Un film frizzante e divertente fa proprio al caso vostro. Provate a guardarvi Chef di Daniel Cohen (Comme un chef, 2012), una pellicola leggera, intrisa di ricette gustose: per l’estate, segnatevi ad esempio la spuma di pomodori al cetriolo o i ravioli di pomodoro su foglia di lattuga, accompagnati da barbabietola rossa alla paprica. Già dai titoli di testa una grafica intrigante esplora le pagine di un menù, con gli attori a recitare la parte degli ingredienti, in un continuo va e vieni metaforico tra cinema e cucina. Ecco allora i due protagonisti: Jacky Bonnot (l’attore Michaël Youn), cuoco di talento in cerca di lavoro. Abile tra i fornelli, col fare estroso di chi legge il grande chef francese Auguste Escoffier, giovane arrogante e determinato, fiero di aver cucinato il suo «primo pollo alla basca a quattro anni e il primo soufflé a cinque».

Poi c’è il cuoco stellato Alexandre Lagarde, interpretato da Jean Reno, che ama proporre piatti della tradizione e che è alle prese con una crisi d’ispirazione per creare il nuovo menù di primavera, incalzato com’è dal nuovo manager rampante del prestigioso ristorante “Cargo Lagarde” di Parigi, pronto a tutto pur di allontanarlo dal ristorante. Da una parte il rispetto della tradizione, dall’altra le sirene della cucina molecolare, quelle che portano in tavola mousse di rafano fosforescente, entrecôte effervescenti e cubetti di ghiaccio al pollo. In una divertente parodia dei cibi istantanei, quelli che si ottengono usando l’azoto liquido, molte sono le gag sugli inediti risultati da “piccolo chimico” della cucina molecolare. Così, sulle note del compositore Nicola Piovani, riderete di gusto, come “mette in guardia” già il sottotitolo del film. Sì perché l’incontro tra Alexandre e Jacky sarà tanto fortuito quanto esplosivo, tra liti

e battibecchi divertenti sui sapori della tradizione, dispute sull’equilibrio e l’armonia nelle spezie. Da una parte il padre delle ricette, che non ricorda più nel dettaglio le sue invenzioni d’un tempo; dall’altra invece il giovane «che sussurrava alle verdure», quello che sente parlare la carota (dice «grattugiami!»), e che continua a difendere a spada tratta le ricette originali del maestro. Voi da che parte state? Siete tra quelli che prendono le ricette classiche dell’Artusi e le seguono alla lettera? Oppure preferite sbirciate su internet qualche suggestione di partenza e poi fate di testa vostra? Di certo, non arriverete mai ai livelli di fantasia creativa di Jacky, capace di servire piatti come la zuppa di crescione con aromi di spuma di carota e una linea di aceto di sidro di Azincourt, oppure la mousse di zucca gialla con castagne candite. L’importante, ammonisce il grande Alexandre Lagarde dall’alto della sua toque blanche, è usare un solo ingrediente: le emozioni. Perché «senza amore non siamo niente»…

di qualità non rientri in questa classificazione, ma non sempre logica e diritto coincidono. A corroborare comunque un’interpretazione non allarmistica c’è l’intenzione del governo russo di raddoppiare la superficie vinicola del paese entro il 2020, per passare da 90 mila a 140 mila ettari. Ancora più interessanti gli accenni fatti dal primo ministro Dmitry

Difficoltà e opportunità sui mercati del futuro Medvedev sulla necessità di differenziare le leggi che regolano il settore vinicolo da quelle rivolte alla produzione e vendita di altre tipologie di alcolici. Un altro segnale contrastante arriva dall’India: un articolo di India RealTime – approfondimento online di The Wall Street Journal – ha recentemente parlato del blocco di più di un milione di bottiglie di vino e whisky scozzese a Nuova Delhi e Mumbai per mancanza di informazioni sugli ingredienti. Gli importatori e i produttori lamentano che sia sempre

più difficile riuscire a seguire le rigide regole imposte del governo ma per la Food Safety and Standards Authority indiana non c’è niente di strano nelle richieste fatte. Gli ingredienti presenti in un whisky sono cereali maltati, acqua e lievito? allora perché non scriverlo sulle etichette? Allora perché non scriverlo sulle etichette? Una maggiore tutela del consumatore è sicuramente da appoggiare per uno sviluppo sano del mercato ma forse a volte si rischia di esagerare: si parla di bottiglie di Champagne respinte perché l’etichetta non riporta la parola ‘vino’ o di alcune spedizioni di Prosecco che hanno avuto problemi perché in etichetta compare ‘Fatto in Italia’ e non l’internazionale ‘Made in Italy’. Cosa possiamo imparare, al di là delle polemiche? Ogni mercato ha le sue regole e la non conoscenza delle procedure (per quanto complesse siano) rischia di compromettere la buona riuscita di una spedizione. Meglio esagerare in trasparenza se si vuole vendere in un determinato mercato, senza lamentarsi del fatto che in altri paesi non siano richieste le stesse formalità. Il mondo è globale ma questo non significa che le differenze tra i paesi siano scomparse.

( di Cristiano Magi )

Sconsigliamo la via che porta ai mercati così detti BRICS a quanti non amino le sfide: difficoltà e cambi di rotta sono frequenti e lo stress derivante potrebbe scoraggiare molti produttori. Gli imprenditori più determinati vedranno invece nella contesa continua uno stimolo alla ricerca di nuovi modi per vendere i propri prodotti nei paesi che rappresentano buona parte del futuro economico del pianeta. Ecco un primo esempio: proprio mentre le vendite online cominciano a prendere campo in tutto il mondo la Russia potrebbe bloccarle per gli alcolici. Il vino – per adesso nella lista delle bevande alcoliche a differenza della birra – risulterebbe in questo modo penalizzato dalle recenti proposte di legge studiate principalmente per la riduzione del consumo della bevanda nazionale, la vodka. A lasciare intravedere concrete speranze che il vino non venga coinvolto nella eventuale stretta è la motivazione della richiesta di inasprimento della legge: la vendita di alcolici al di sotto del prezzo di 200 rubli a bottiglia (circa 4 euro) e la vendita di bevande di scarsa qualità che potrebbero danneggiare la salute della popolazione. La logica vuole che il vino

Il vino nel Bric

Orientarsi tra burocrazia e norme che cambiano

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ExtravergineNews di Giovanni Pellicci

CITTA’ DELL’OLIO

ENRICO LUPI CONFERMATO ALLA GUIDA DELLA RETE DELL’OLIO DEL MEDITERRANEO Il Presidente dell’Associazione nazionale Città dell’Olio resterà in carica per il prossimo biennio

Enrico Lupi è stato riconfermato alla presidenza di RE.C.O.MED, la Rete Città dell’Olio del Mediterraneo. La riconferma per i prossimi due anni di mandato del già presidente dell’Associazione nazionale Città dell’Olio, è stata deliberata all’unanimità dall’assemblea generale della Rete, fondata nel novembre 2011

per creare sinergie nel campo della promozione e valorizzazione del patrimonio olivicolo tra i 13 Paesi che attualmente ne fanno parte: Italia, Albania, Algeria, Croazia, Grecia, Israele, Libano, Marocco, Montenegro, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia. “Una grande soddisfazione – afferma il ligure Enrico Lupi – che vede uniti i Paesi del Mediterraneo e le loro amministrazioni locali, in un progetto comune di valorizzazione della cultura olivicola mediterranea. E’ necessario lavorare molto sull’informazione e sulla cultura

del prodotto e del territorio e nei prossimi due anni, a partire da Expo 2015, ci impegneremo anche nel mondo della comunicazione web per entrare in contatto con il mondo intero, con i consumatori e cultori dell’extravergine e della corretta alimentazione base della Dieta Mediterranea, stile di vita”. Tra i temi in agenda ci sono il Forum della Dieta Mediterranea di Imperia, che quest’anno sarà collegato a Expo 2015, il programma di “Nutrire il Pianeta” e il riconoscimento dei Paesaggi olivicoli del Mediterraneo per ciascun Paese aderente.

LA NOVITA’

CULTIVAR ANTICHI, GIOVANE AZIENDA: È OLIVARTE Dalle Colline Salernitane arriva il progetto che mette in luce la qualità e il patrimonio varietale della produzione olivicola di questo territorio

ASSITOL

GIOVANNI ZUCCHI ALLA GUIDA DELL’ASSOCIAZIONE DELL’INDUSTRIA OLEARIA Cambio al vertice per Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia. L’Assemblea annuale ha eletto presidente Giovanni Zucchi, amministratore delegato di Oleificio Zucchi Spa, importante azienda del settore che ha sede a Cremona. Il suo predecessore, Leonardo Colavita, presidente della Colavita SpA, siederà nel Consiglio Direttivo dell’Associazione. La scelta di puntare su un presidente relativamente gio-

vane, rappresentante di una delle famiglie storiche del mondo oleario italiano, nasce comunque da una profonda necessità di rinnovamento all’interno del comparto. Nato nel 1972, dopo un corso in Management della produzione industriale in Sda Bocconi e l’executive MBA presso l’Alma Mater di Bologna, Zucchi comincia a lavorare nell’azienda di famiglia. Passa attraverso incarichi diversi, prima in produzione, poi nell’area commerciale. Dal 2012 è amministratore delegato dell’azienda. Nello stesso anno, è stato eletto vicepresidente di Assitol. Negli ultimi cinque anni, si è occupato soprattutto di sviluppare il business degli oli di oliva. “Intendo proseguire lo sforzo di ASSITOL nel valorizzare il lavoro delle aziende del settore – ha dichiarato il nuovo presidente Giovanni Zucchi – anche attraverso il dialogo con le istituzioni ed i diversi interlocutori della filiera”.

L’obiettivo del nuovo Presidente è avviare la strada del rinnovamento puntando al dialogo nella filiera

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Quando tradizione e modernità si incontrano, i risultati sono spesso eccellenti. È il caso di Olivarte, una giovane azienda che lavora olive da varietà autoctone e antiche delle Colline Salernitane, un’area reputata particolarmente vocata alla coltivazione dell’olivo, con un patrimonio varietale estremamente ricco. L’Olio extravergine Dop Colline Salernitane è ricavato da cultivar Rotondella, Frantoio e Carpellese, raccolte a mano e trasformate con spremitura a freddo con mole in pietra: dolce, amaro e piccante sono perfettamente equilibrati. Parte della produzione si pregia invece dell’etichetta di biologico, nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute dei consumatori. Da provare anche l’EVO denocciolato, ottenuto da sola polpa di olive, caratterizzato da una scarsa presenza di perossidi. Per i più curiosi, si segnala anche la linea degli aromatizzati, al “gusto” limone, tartufo, peperoncino, funghi porcini, basilico e rosmarino. (c.c.) www.olivartesas.com


Bollicine News

LA NOVITA’ Nasce Mata, il Metodo Classico di Villa Matilde. E il “Progetto Spumanti” non è che appena cominciato

L’Aglianico come non ti aspetti, in una veste effervescente: si chiama Mata, il primo spumante firmato Villa Matilde, un rosato la cui base è il nobile vitigno campano spumantizzato secondo i diktat del Metodo Classico. Le uve provengono dalle Tenute Storiche di San Castrese nel territorio dell’Ager Felernus, lungo le pendici del vulcano spento di Roccamonfina. Un compagno perfetto per un aperitivo estivo, grazie al bel colore rosa chiaro, al perlage fine, ai sentori di frutta a bacca rossa e

fiori. Mata altro non è che il nastro dello start per il “Progetto Spumanti” di Villa Matilde: infatti, entro la fine del 2014, sarà presentato un secondo spumante da uve Falanghina, in linea con il trend positivo del consumo delle bollicine italiane. “Gran parte del nostro lavoro - ha raccontato Salvatore Avallone, titolare con sua sorella Maria Ida di Villa Matilde - consiste nella ricerca degli strumenti praticabili per la valorizzazione del nostro grande patrimonio enologico. I nostri vitigni, la nostra storia meritano nuove forme. È per questo che abbiamo deciso di investire su questo progetto, perché crediamo che anche dalla Campania e da vitigni importanti come l’Aglianico possano nascere vini spumanti interessanti. E speriamo che Mata possa divenire uno di questi”. (c.c.)

PROSECCO DOC

C’E’ SETE DI PROSECCO DOC: ARRIVANO 100 MILA NUOVI ETTOLITRI Oltre 100 mila nuovi ettolitri di vino “destoccati” (ovvero svincolati) per diventare Prosecco Doc. E’ l’iter avviato dal Consorzio di tutela Prosecco Doc facendo ufficiale richiesta alle Regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. La quota liberata, pari al 5,1 % della produzione totale, in parte prudenzialmente stoccata con la vendemmia 2013, va a soddisfare la crescente domanda di prodotto e consentirà ai produttori di immetterla nel mercato come Prosecco Doc con miglior remunerazione. “Si tratta di un’ulteriore conferma del trend positivo di vendita del Prosecco Doc – spiega il Presidente del Consorzio Stefano Zanette - che spicca in un contesto di contrazione generalizzata dei consumi. Alla vigilia della vendemmia 2013 il pronostico più ottimistico auspicava l’assorbimento, da parte del mercato, dell’intera nuova produzione, tenendo conto che si prevedeva aumentasse

flash

di Giovanni Pellicci

BOLLICINE DI AGLIANICO

nella misura di almeno il 10% rispetto all’annata precedente. Oggi abbiamo superato quell’obiettivo. Quindi circa un terzo (29,3%) del prodotto stoccato nella logica di gestire il delicato equilibrio tra domanda e offerta che determina il valore dei beni, viene svincolato a significare che le politiche di governance attuate dal Consorzio vanno nella giusta direzione”.

Il Consorzio guidato da Stefano Zanette ha richiesto di liberare dallo stoccaggio quantitativi utili a soddisfare la crescente domanda

GIOCO DI SQUADRA

TUTTI I GRANDI MARCHI DI NUOVO NELLA CASA DELL’ASTI Con l’ultimo rientro di Casa Gancia il Consorzio di Tutela dell’Asti rappresenta il 96% della produzione Il Consorzio di Tutela dell’Asti torna a rappresentare il 96% della produzione del territorio e rafforza le iniziative erga omnes. Quello di Casa Gancia di proprietà del magnate russo Roustam Tariko è infatti l’ultimo ritorno all’interno del Consorzio dopo quelli di Martini&Rossi, Fontanfredda e Toso. Sul cavallo di San Secondo, ovvero il marchio del Consorzio, sono quindi tornati a galoppare tutti i grandi marchi. E’ quindi finita la diaspora degli anni scorsi: è stato lo stesso Tariko, l’imprenditore russo che ha assunto dal dicembre 2011 il controllo di Casa Gancia, a volere il ritorno dello storico marchio nell’ambito consortile. “Il nostro Consorzio è tornato ad essere la casa di tutti – spiega il Presidente Gianni Marzagalli - una casa di vetro con l’adeguata rappresentanza di ogni categoria della filiera agro-industriale. Si afferma così anche il ruolo centrale del Consorzio nel governo della Denominazione Asti e Moscato d’Asti Docg”. Inoltre, il Direttore del Consorzio dell’Asti, Giorgio Bosticco è il nuovo Presidente di Piemonte Land of Perfection, il “consorzio dei consorzi” che racchiude e coordina le principali attività consortili promozionali piemontesi del comparto vino. Andrea Ferrero, direttore del consorzio del Barolo, Barbaresco e vini d’Alba rimane come vicepresidente affiancato nella gestione del sodalizio dai rappresentanti degli altri consorzi e associazioni aderenti: Vignaioli Piemontesi, Barbera (Vini d’Asti e del Monferrato), Brachetto d’Acqui, Gavi, Produttori Moscato d’Asti Associati.

Innocente Nardi è stato confermato alla guida del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore fino al 2017. Ad affiancarlo nella sua attività saranno i vicepresidenti Valerio Fuson di Villa Sandi e Giuseppe Collatuzzo della Cantina Sociale di Conegliano e Vittorio Veneto. Toccherà a questi ultimi raccogliere il testimone lasciato da Elvira Bortolomiol, contitolare della Bortolomiol, ed Enrico Spina, presidente della Cantina Sociale Colli del Soligo. “L’obiettivo prioritario di questo nuovo mandato sarà quello di tutelare e valorizzare ancora più il nostro territorio, candidato a Patrimonio Unesco. Esso è l’elemento principale per qualificare il nostro prodotto e renderlo unico e inimitabile – spiega il 47enne Nardi -. Il secondo obiettivo che mi pongo è quello di coinvolgere ancora di più gli associati nell’attività di tutela e promozione della Denominazione. Infine nel prossimo triennio dovremmo adottare delle decisioni importanti relativamente al disciplinare di produzione al fine dare maggiore identità alla nostra Denominazione”.

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Distillati & Co di Giovanni Pellicci

RICONOSCIMENTI

E’ ROBERTO CASTAGNER IL MIGLIOR PRODUTTORE DI GRAPPA GRAPPERIE APERTE

DOMENICA 5 OTTOBRE ALLA SCOPERTA DI ALAMBICCHI Torna con l’undicesima edizione l’evento promosso dall’Istituto Nazionale Grappa

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E’ in programma domenica 5 ottobre l’undicesima edizione di Grapperie Aperte. Si tratta dell’appuntamento promozionale organizzato dall’Istituto Nazionale Grappa che coinvolge gli associati di tutta Italia per valorizzare e far conoscere il distillato di bandiera. “La manifestazione ha sempre riscosso un eccellente interesse – commenta il Presidente dell’Istituto Nazionale Grappa Elvio Bonollo - e questo ci dice che l’arte distillatoria, particolarmente apprezzata all’estero, dove la Grappa è vista come simbolo di italianità, è in realtà un patrimonio affascinante da scoprire anche per tanti italiani che non conoscono nel dettaglio come nasce e quanta storia e tradizione si nasconde in ogni goccia che esce dall’alambicco”. Oltre alle numerose iniziative collaterali che ogni singola distilleria sceglierà di mettere in campo per attirare i visitatori, il filo conduttore anche per l’edizione numero 11 saranno le degustazioni – libere e guidate – e le visite in distilleria tra alambicchi e barricaie in cui la Grappa matura in legno. Non mancheranno gli abbinamenti con eccellenze gastronomiche tipiche dei territori di appartenenza e la presentazione delle novità in uscita nelle produzioni delle singole distillerie, ognuna con la propria storia da raccontare e il proprio background di tradizione, ma tutte unite sotto il nome della Grappa.

E’ stato assegnato alla Distilleria Castagner e il suo patron Roberto Castagner la prima edizione della sezione “miglior produttore di grappa” inserita negli Oscar del Vino 2014. La sedicesima edizione del premio, svoltasi nella sede della Fondazione Italiana Sommelier, per la prima volta si è allargata anche al mondo della distillazione e dell’extravergine di eccellenza italiano. In Per la prima volta nomination per il titolo riservato alla grappa gli Oscar del Vino c’erano la Grappa Barrique Solera di Solera hanno premiato della Distilleria Segnana Fratelli Lunelli; la anche l’eccellenza Grappa Fuoriclasse Leon 14 anni della Didella distillazione stilleria Castagner e la Grappa Koralis Riseritaliana va Barrique 24 Mesi della Distilleria G. Bertagnolli. “Roberto Castagner vuol dire Grappa – recita la motivazione ufficiale - Un uomo che fa scuola, cultura del distillato, racconta storie, lotta per una tipicità che è il segno distintivo di questo gioiello del made in Italy. Le sue Grappe sono dei veri e propri vessilli della qualità: ora veri e propri esperimenti ora esaltazioni di una tradizione più che centenaria, talvolta l’unione di entrambi come nella Fuoriclasse Leon Riserva.“ “E’ un premio per tutta la grappa italiana – ha dichiarato Roberto Castagner, Mastro Distillatore, Amministratore Delegato della Distilleria Castagner di Visnà di Vazzola e anche Presidente dell’Accademia delle Grappe e delle Acquavite - oggi diventata spirito dell’orgoglio italiano al pari del miglior vino. In prossimità dell’Expo 2015, la grappa ha oggi tutte le carte in regola per diventare uno dei simboli del nostro territorio”.

ASSODISTIL

CHIESTO LO STOP ALL’AUMENTO DELLE ACCISE NEL 2015 Secondo l’associazione dei distillatori, l’aumento delle tasse ha provocato una pesante contrazione dei fatturati Tutta colpa delle accise. L’analisi emerge dai dati dell’Osservatorio congiunturale di AssoDistil, presentati a Roma a fine giugno. Lo studio, effettuato dalla società di ricerche Format, ha messo in evidenza come i progressivi aumenti delle tasse sulle bevande spiritose abbiano eroso i fatturati aziendali, colpendo, in una sorta di effetto domino, i posti di lavoro ed i prezzi finali dei prodotti. Dai dati emerge che, dall’aumento delle accise nel 2006 a quello dell’ottobre 2013, quasi un terzo dell’intero comparto ha visto diminuire il giro d’affari, mentre 7 industriali su 10 identificano proprio la raffica di aumenti come prima causa della riduzione dei

fatturati. E non basta: l’87% dei distillatori scaricherà sui prezzi dei prodotti il costo legato alle imposizioni fiscali, il 6,4 sugli occupati in azienda. “I prezzi più alti provocheranno un’ulteriore contrazione delle vendite di distillati nazionali – spiega Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil – mettendo a rischio la sopravvivenza delle nostre aziende”. In base ai dati dell’Osservatorio, per oltre il 40% degli imprenditori, il rischio di licenziamenti e, nella migliore delle ipotesi, blocco delle assunzioni è già una realtà. Nel breve periodo, non si prevedono miglioramenti. “Insomma, in un modo o nell’altro, la raffica di aumenti delle accise sull’alcol ha messo in crisi le distillerie italiane colpendo un pezzo importante del made in Italy”. Ecco perché il numero uno di AssoDistil ha chiesto ufficialmente “lo stop” dei prossimi aumenti delle accise, già previsti nel 2015.


A tutta Birra

IN CALENDARIO

Salento Beer Festival Dal 1 al 3 Agosto appuntamento a Brindisi Ritorna l’evento estivo nel cuore del Salento, pronto a mettere in campo le migliori aziende della produzione artigianale birraia nazionale. << Il festival è stato creato per promuovere il territorio, far conoscere le imprese e sostenere il turismo attraverso la partecipazione attiva di amministrazioni ed enti pubblici >> - afferma Claudia De Donno – presidente della manifestazione e manager dell’associazione WeBrindisi. Una vetrina che sta a cuore alle numerose realtà territoriali che vogliono promuovere la qualità dei prodotti e cogliere l’occasione per emergere da una crisi che ne mette a repentaglio la sopravvivenza. E’ il momento ideale per porre in connessione la tradizione brassicola “made in Italy”, pluripremiata e riconosciuta a livello internazionale, con il sottobosco delle microeconomie alimentari della produzione salentina. Una spinta a fare rete tra le aziende e a rimettere in moto l’economia, combinando i sapori indigeni con le birre più particolari. Ecco alcuni originali highlight delle prossime degustazioni: dalla “birra al carciofo” a “birra alle cozze di Brindisi”, accompagnate da un percorso affollato di bionde e scure a chilometri zero i cui malti e spezie sono rigorosamente pugliesi. << Lo scopo – continua De Donno - è di regalare al pubblico esperienze da vivere, da assaggiare, facendogli riscoprire un elemento nuovo per il nostro territorio, la birra>> . In questa edizione fa la sua prima comparsa il concorso instagram “Facce da BeerFestival” aperto al pubblico, e il concorso “BeerReporter” riservato ai microbirrifici partecipanti, grazie al quale una giuria di giornalisti esperti premierà la birra migliore. Tutte e tre le serate avranno la musica nel sangue alternando sul palco differenti gruppi musicali, ovviamente salentini. Per info: http://www.salentobeerfestival.it/ Email: webrindisi@gmail.com Twitter: @SalentoBeerFestival

di Chiara Martinelli

NUOVE ARTIGIANALI

Birra al Verdicchio Dall’azienda Agricola Moncaro arriva la Kikka, la bionda dei Castelli di Jesi Si chiama Kikka, ed è la birra artigianale lanciata dall’Azienda Moncaro, realtà di spicco del territorio marchigiano per l’alta qualità della produzione vitivinicola. L’antica cantina di Montecarotto, rompe gli schemi con una bionda ad alta fermentazione, non pastorizzata, caratterizzata dall’aggiunta di Verdicchio dei Castelli di Jesi. Il tocco che rende speciale questa Ale di colore giallo paglierino è proprio il Verdicchio, con il suo aroma fruttato incline alle note agrumate e floreali, una finezza olfattiva davvero delicata. Per la birrificazione viene prima fatta una fermentazione in autoclave di 50 giorni a cui segue l’aggiunta di Verdicchio con una nuova rifermentazione in bottiglia di 15 giorni. Tra le materie prime (oltre al must del Verdicchio), sono indicate: acqua di Monte Nerone (Pu), malto di orzo prodotto e maltificato nella regione Marche, zucchero, luppolo e lievito. Pochi e semplici elementi per una birra artigianale dal perlage compatto e persistente, consistenza cremosa, e grande carattere, tipico dei vitigni nobili di questa terra. La Kikka può essere degustata in accompagnamento ad aperitivi, ad esempio antipasti di pesce e carne, tutti i primi piatti di mare e grigliate marine. Ottima con ricercati primi di terra e formaggi di media stagionatura. Info su: www.moncaro.com

MISCELE D’AUTORE

Quando la birra strizza l’occhio alla ricerca In Sardegna il Birrificio Berley celebra gli amici con un matrimonio d’eccezione: birra e mosto d’uva Nicola Perra non ha faticato molto ad approcciarsi al mondo della birra artigianale. D’altronde è un ingegnere idraulico che ha sempre avuto l’hobby della birra home made fino a quando nel 2006 apre il birrificio insieme al cognato. Sfornano subito quattro birre di cui la Friska, una blanche che da sola fa il 30 per cento del fatturato ed è tutt’oggi il modello di punta esportato in tutto il mondo. Oggi la gamma si è arricchita di altre

sei birre tutte caratterizzate dall’uso d’ingredienti stagionali legati al territorio. Meritano un focus a parte la BB10, la BBevo e la BB9, frutto di una sapiente ricerca che a che fare con il mondo del vino. La prima è un’ardita sperimentazione creata da Nicola Perra in occasione del 10°anniversario di attività di un cliente, per il quale ha voluto utilizzare la sapa, un mosto d’uva cotto di Cannonau. Il risultato è straordinario, tant’è che

dopo due anni fanno eco la BB9 , una Strong Ale con l’aggiunta di sapa da uva malvasia, ottima con frutti di mare e pesce crudo; la BBevò, una classica birra da meditazione in cui Nicola si cimenta con l’utilizzo della sapa di Nasco, antichissimo vitigno autoctono del cagliaritano. Un gusto gentile, in cui si coglia uva bianca, note fruttate di mandorla amara, marasca sotto spirito, frutta secca e toffee. Più vicina ad un cognac che ad un passito, è perfetta per una serata rilassante. Le Berley che guardano al mondo del vino e alla collaborazione con enologi sono ormai conosciute come le birre ai polifenoli: chissà, forse un giorno Nicola Perra creerà anche una birra della salute dedicata al benessere e all’anti invecchiamento. Per adesso godiamoci gli effetti positivi delle sue invenzioni.

Info su: www.barley.it Facebook: Nicola Perra

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Gianluca Magni, un attore italiano dal volto internazionale Il noto attore racconta la sua vita tra vino, arte e seduzione di FRANCESCA CAPIZZI

I

l vino è seduzione, è arte, è poesia”. Sono queste le parole di un toscano doc, che ama la sua terra e i sapori del nettare di bacco: l’attore pisano Gianluca Magni. “Amo sorseggiare il Brunello

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di Montalcino, è un vino limpido, brillante, che ha il potere di rilassarmi dopo un giorno di lavoro. Ha un profumo così intenso, così persistente, che riesce a cullarmi, a riportarmi indietro nel tempo. Quando

ero piccino sono cresciuto nelle campagne livornesi, dove i miei nonni possedevano ampi ettari di vigneto. Ho avuto la fortuna di pigiare l’uva a piedi scalzi dentro alle tinozze che stavano sul carro, poi trainato

dai buoi. Era una festa per me la vendemmia, non un lavoro faticoso. Il vino è arte, quindi? “Possiamo associare il vino ad un corteggiamento, ad una poesia o a scene romantiche.


Credo sia un grande strumento di seduzione, se pensiamo che sorseggiarlo con la donna giusta, potrebbe diventare un vero momento indimenticabile”. Come? “Immagina di essere in riva al mare, in piena estate, seduto sulla sabbia, con la donna dei tuoi sogni. Due bicchieri di cristallo, una bottiglia di vino rosso. Mentre sorseggi, la guardi intensamente, lei ti guarda e di colpo può esplodere la passione. Il vino però è anche un momento di ritrovo tra amici, una riunione di lavoro o un modo per conoscere nuova gente. Il vino è tutto ciò che vogliamo che sia”. Parliamo del tuo lavoro. Ti sei fatto conoscere in televisione come l’affascinante interprete di fiction come Incantesimo e Il bello delle donne. Al cinema anche con i film di Zeffirelli Un tè con Mussolini e di Tinto Brass Senso 45, Metronotte e tanti altri con generi del tutto diversi. Dal seduttore

all’investigatore. Come puoi essere tutto questo? “Semplice, io mi immedesimo a tal punto da interpretare qualsiasi ruolo. Non mi sono mai montato la testa e tutto ciò che ho realizzato fino ad oggi, è frutto della mia passione, un po’ come quella per il vino. Ne colgo l’essenza, i sapori, gli odori e li faccio miei”. In Autunno uscirà un tuo film. “Sì, Prigioniero della mia libertà”, un film in cui affiancherò il grande Giancarlo Giannini, per la regia di Rosario Errico. Sarò un poliziotto in borghese. Ma il 25 settembre uscirà nelle sale cinematografiche anche “Storia di un inganno, dove avrò il ruolo dell’investigatore privato”. Cos’altro bolle in pentola? “Tante cose. A fine settembre comincerò a girare una commedia che uscirà al cinema a San Valentino, dal titolo Mia figlia si sposa. La regia sarà di Roy Geraci, un grande regista con la quale stiamo anche prepa-

rando un thriller noir da me scritto dal titolo Sangue in Chat, un film di respiro internazionale, visto che tratta un tema mondiale come le chat, che potrebbe essere una novità per il cinema italiano, visto che non è mai stato prodotto da nessuno. Il tuo sogno nel cassetto? “Mi piacerebbe girare nella mia terra un film stile Il profumo del mosto selvatico”, che mi è molto piaciuto. Mi piacerebbe ripercorrere la mia infanzia e coinvolgere tanta gente genuina, come contadini, viticoltori e tutti quelli che vorranno ripercorrere le mitiche vendemmie degli anni ottanta in Toscana”. Concludiamo con una domanda che tutte le donne che ti hanno apprezzato e

che ti ammirano, vorrebbero farti: sei impegnato o sei single? “Posso solo risponderti che sono come il vino, più invecchio e più divento buono”. •

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SERBATOI

Zeus: la competenza

al servizio dell’acciaio inox Serbatoi e attrezzature per cantine ed oleifici, vendita e ritiro dell’usato, consulenza progettuale: questi i fiori all’occhiello dell’azienda toscana

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asce nel 1968 con la lavorazione di serbatoi per carburanti a Montevarchi, per poi approdare alla lavorazione dell’acciaio inossidabile, a Buci-

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ne: la Zeus Snc è una realtà oggi in grado di soddisfare le richieste di svariati settori, tra i quali spiccano l’enologico e l’oleario. A disposizione dei clienti vi sono serbatoi di qualsiasi capacità e dimensioni, scale, ballatoi, passerelle e impiantistica varia; ma anche attrezzature enologiche quali pompe, filtri, diraspatrici, impianti frigo, presse, imbottigliatrici, tappatori ed etichettatrici; senza dimenticare l’accessoristica: tavoli, lavelli, misurini, secchi graduati, imbuti, piani di appoggio, pozzetti e canaline, ed infine le apprezzatissime bottiglie di acciaio inox specifiche per l’olio, da 250 e 500 cc, con tappo di chiusura e gocciolatoio interno. Con grande esperienza nel territorio toscano e del centroItalia, il punto forte della Zeus

è la personalizzazione: “Ovvero saper interpretare l’esigenza del cliente realizzando un prodotto su misura per dimensioni, accessori e materiali” spiega Massimiliano, socio della Zeus. L’oggetto più richiesto, attualmente, è il fermentino termo-condizionato con fasce di scambio termico, per controllare la temperatura dei mosti; ma oltre alla regolare attività di produzione, la Zeus ha avviato anche un importante servizio di ritiro e vendita dell’usato: “Che sta funzionando e trova ampio campo di impiego in quanto, soprattutto in questi tempi di crisi, prima di fare il nuovo si cerca spesso un buon usato”. Chiude il quadro della rinomata azienda la consulenza, sia per quanto riguarda lo studio della cantina - con il dimensionamento di serbatoi ed attrezzature

- sia per la scelta della tipologia dei prodotti, per un’offerta che, come sintetizza Massimiliano: “Possiede, dalla costruzione di un singolo prototipo alla realizzazione di lotti numerosi, la preziosa flessibilità dell’artigianato”. (m.b.)•


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VIVAISMO

Il vivaismo fa squadra di fronte alla crisi

P

roviene dal mondo della finanza ma ha maturato una lunga esperienza all’interno di uno dei più importanti gruppi vivaistici italiani: la Giorgio Tesi Group. Marco Cappelletti è in nuovo presidente di Anve, l’associazione di vivaisti che promuove il vivaismo italiano in Italia ed in Europa preparandosi a nuove importanti sfide. Presidente, qual è la sua storia re-

Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità

cente, prima di essere nominato alla guida di Anve? “La mia esperienza professionale nasce nel mondo della finanza e nello specifico del credito specializzato al sostegno delle imprese agricole, agroalimentari e industriali. Ho accettato poi la sfida che mi è stata proposta da Fabrizio Tesi, legale rappresentante della Giorgio Tesi Group un’azienda vivaistica di Pistoia che in po-

chi anni è cresciuta in modo esponenziale come organizzazione, fatturato e espansione sui mercati - diventandone direttore generale”. Qual è il ruolo di Anve, e cosa significa essere attivi a “livello internazionale”? “L’associazione Nazionale Vivaisti Esportatori è l’unica associazione nazionale di questo settore e assiste e tutela su tutto

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.

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ti oltre 6.000 lavoratori, escluso l’indotto, i quali partecipano ad una Plv (produzione lorda vendibile) di circa 500 milioni di euro. A livello internazionale stiamo lavorando ad una strategia comune da portare avanti in Europa, anche grazie alla creazione al nostro interno di gruppi di lavoro, composti da specialisti”. Quali sono i suoi progetti alla guida

Foto di Peter Gutman www.vitis.biz

il territorio nazionale gli imprenditori agricoli vivaisti che svolgono l’attività di import-export di piante ornamentali promuovendo le varietà vivaistiche italiane e l’Italian Style. Rappresenta 350 aziende (tra soci sostenitori e soci diretti) presenti sul territorio nazionale occupando una Sau (superficie agricola utilizzata) di circa 5000 ettari in cui vengono impiega-

Marco Cappellini, nuovo presidente di Anve, Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori, disegna il quadro degli obiettivi da realizzare per il bene del vivaismo italiano dell’associazione? “Il mio impegno sarà diretto in primo luogo a rafforzare la rappresentatività territoriale dell’associazione. L’ Anve deve diventare un luogo dove si discutono e si fanno politiche per il sostegno e

lo sviluppo del vivaismo italiano. L’ Anve può esser il luogo dove si fa squadra a prescindere dalla sana competizione commerciale. Il vivaismo deve unirsi di fronte agli effetti della crisi economica e alle problematiche che storicamente af-

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Il vivaismo fa squadra di fronte alla crisi fliggono il settore: questioni doganali, aspetti legislativi, ambientali e fitopatie”. Pensa che la politica e istituzioni debbano aiutare gli operatori nel campo vivaistico? “Sì, penso che molti problemi irrisolti

derivino dalla debolezza politica e istituzionale del nostro paese in Unione Europea, che si ripercuote sulle nostre aziende vivaistiche che non sono competitive su temi cruciali, quali la logistica, la dogana, le normative fitosanitarie, la ricerca e lo sviluppo. Nonostante la scarsità di liqui-

dità constatata anche dalle amministrazioni pubbliche è indispensabile ricercare fondi pubblici e privati per sviluppare progetti strutturali in concerto con le istituzioni in modo da salvaguardare e far accrescere un settore di vitale importanza per l’Italia”.•

PRODOTTO PER L’ENOLOGIA

Quella “gomma” che viene da lontano

E

’ uno dei prodotti per l’enologia più usati in cantina e il suo nome evoca ambienti esotici e alchimie antiche. In realtà la gomma arabica è un polisaccaride naturale che si ottiene dalle piante, precisamente l’acacia, e serve a proteggere il vino in maniera naturale donandogli rotondità. Approfondiamo l’argomento con Ermindo Argentieri, responsabile del laboratorio enologico Essedielle. Di cosa si compone la gomma arabica esattamente? “E’ un polisaccaride naturale, un essudato di origine vegetale, prodotto da alcune specie del genere Acacia in particolari condizioni di

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stress climatico come la siccità, umidità, tagli e calore. La zona di produzione della gomma arabica si estende soprattutto nella zona centrale dell’Africa nella fascia sud Sahariana dove il Sudan rimane il maggior produttore in termini di quantità”. Per quale scopo è utilizzata nella produzione enologica? “In enologia la gomma arabica è utilizzata come colloide protettore: la sua particolare struttura glicoproteica ramificata riesce a legarsi con la superficie delle particelle in sospensione nel vino rendendole idrofile (dunque proteggendole e conservandole, ndr). Nel ciclo produttivo del vino la gomma viene ag-

giunta nella fase di preimbottigliamento al fine di garantire stabilità alla materia colorante e alle proteine, protezione dalle precipitazioni dovute alla casse ferrica e rameica, impedire la formazione di cristalli di bitartrato di potassio e infine per conferire morbidezza e rotondità”. Quanti tipi di gomma arabica esistono? “Esistono diverse specie appartenenti al genere Acacia, tre queste le uniche due che vengono utilizzate per produrre gomma arabica sono l’A. Senegal o Verek da cui si ottiene la Kordofan e L’A. Seyal. Da queste tipologie si può ottenere gomma arabica idrolizzata a catena lunga o catena corta: la Gomma arabica a ca-


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lo del vino. La metodologia applicata rende possibile la replicazione dei processi naturali di moltiplicazione del lievito, evitando i rischi comunemente presenti in natura: contaminazione e variabilità. Il lievito è vivo e vitale e non necessita di laboriose fasi di reidratazione. Avvia velocemente la fermentazione e colonizza il mosto prendendo rapidamente il sopravvento sulla microflora indigena, spesso responsabile della comparsa di difettosità. Non essendo sottoposto allo stress del processo di essiccamento e della successiva reidratazione, non solo ha una maggiore vitalità rispetto al lievito secco attivo, ma presenta an-

in quanto i lieviti in crema producono degli antiossidanti naturali che permettono di aumentare la durata del vino negli anni. Oltre alla propria gamma di ceppi, Atecnos può riprodurre ceppi di lieviti specifici e personalizzati, come quelli aziendali, anche in piccole quantità. I lieviti in crema Atecnos hanno ricevuto la certificazione di prodotto biologico. (l.m.) LABORATORIO POLO/ BIOENOLOGIA 2.0 Via Verdi, 32 - 31046 Oderzo (Tv) Tel. 0422 815518 - Fax 0422 716302 info@bioenologia.com www.bioenologia.com

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cantina

Enomet presenta Galileo L’azienda ha progettato e brevettato un impianto per il recupero dell’anidride carbonica di fermentazione Nel corso del processo di fermentazione alcolica si sviluppano enormi quantità di anidride carbonica, che vengono generalmente disperse nell’atmosfera con evidente danno ecologico ed economico e con condizioni di scarsa sicurezza del personale addetto alle lavorazioni. Allo stesso tempo le moderne pratiche enologiche prevedono la manipolazione delle uve, dei mosti e dei vini, in atmosfera inerte. Per questo la Enomet ha progettato Galileo, un impianto che consente il recupero dell’anidride carbonica di fermentazione e il suo stoccaggio ad alta pressione, che permette il suo utilizzo per gestire le varie fasi di lavorazione: inertizzazione delle uve, pigiatura e diraspatura, trasferimento del pigiato e diraspato verso le presse, i maceratori o i fermentini, inertizzazione delle presse e delle vasche di raccolta, trasferimento in atmosfera inerte dei mosti dalle presse ai serbatoi di fermentazione e inertizzazione di tutte le fasi di travaso dei mosti e dei vini che si effettuano durante la vendemmia. Un sistema di captazione brevettato, sempre progettato da Enomet, consente di convogliare la CO2 fino alle varie utenze che il cliente intende servire. (l.m.) ENOMET IMPIANTI SRL Via dei Laghi, 18/e - 61030 Saltara (Pu) Tel. 0721 897527 - Fax 0721 876108 info@enomet.it - www.enomet.it

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