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TOSCANA
CALABRIA CANTINA ENOTRIA AZIENDA VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATI PAG. 37
L’ AGONA
FATTORIA DI CASPRI PAG. 39
LA LAMA PAG. 61
AZIENDA AGRICOLA CONTE LEOPARDI DITTAJUTI PAG. 48
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TENUTA DI GRACCIANO DELLA SETA PAG. 64
AZIENDA AGRICOLA CAUDRINA PAG. 53
TENUTA CA’ SCIAMPAGNE PAG. 49 MARCONI VINI PAG. 51 MONCARO PAG. 50
MARCHE
ABBADIA ARDENGA PAG. 65
VEGLIO MICHELINO & FIGLIO PAG. 54
PIEMONTE
UMBRIA
LOMBARDIA
A PAG. 62 - 63 AZIENDA VITIVINICOLA SANDONNA PAG. 40
EMILIA ROMAGNA
CANTINA SOC. COOP. QUISTELLO PAG. 45
TENUTA COLOMBAROLA PAG. 42 - 43
TENUTE ORESTIADI PAG. 58
SICILIA
VINANTI PAG. 59
DISTILLERIA MAGNOBERTA PAG. 33 DISTILLERIE BONOLLO S.P.A. PAG. 32
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Anno XI • Numero 85 • Luglio/Agosto 2015 www.igrandivini.com In copertina Antonio Emaldi, Presidente AssoDistil Foto di Pamela Bralia
Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Nicola Biasi, Pamela Bralia, Alberto Brilli, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Sara Giusti, Irene Graziotto, Asa Johansson, Chiara Martinelli, Max Rella Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)
Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Account
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Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Francesca Droghini – f.droghini@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Manuela Orsini - m.orsini@clustereditori.it Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it
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EDITORIALE
Il giro di boa del vino italiano cinese. Dal 18 al 20 settembre Shanghai ospiterà Vinitaly China e dal 5 al 7 novembre a Hong Kong si terrà l’International Wine & Spirit. Non solo: un altra tappa del tour del vino italiano da seguire con attenzione sarà quella di Mosca con Vinitaly Russia, in programma il 16 novembre. Queste tre date saranno molto utili per raccogliere sensazioni face to face con gli importatori di due mercati dai quali l’Italia del vino non può prescindere ma che, anzi, è auspicabile possano tornare a crescere il prima possibile. In tutto ciò l’Expo prosegue con numeri positivi: il Padiglione Vino, dopo una partenza incerta, ha chiuso i primi 60 giorni con 450mila visitatori, 135mila degustazioni e 200 tra eventi e convegni che stanno coinvolgendo sempre più territori del Belpaese. Nelle prossime pagine faremo il punto della situazione, spingendo lo sguardo fino ad ottobre, sia con un’analisi dedicata ai contenuti dell’Esposizione universale di Milano - affidata a Mauro Rosati Direttore generale di Qualivita - che con Giovanni Mantovani, direttore del Padiglione “A Taste of Italy”. Tra opportunità, intenti e criticità il nostro approfondimento sulla sei mesi milanesi prende spunto anche dalle prese di posizione, ribadite anche poco prima di chiudere questo numero, da Oxfam Italia, ActionAid Italia e Slow Food che chiedono se la Carta di Milano sarà sufficiente per promuovere quei positivi intenti sui quali poggia l’idea etica e morale di Expo. Le
tre associazioni si sono rivolte al Premier Matteo Renzi con una lettera aperta, nella quale affermano come il documentoeredità di Milano per diventare significativo debba essere accompagnato da una serie di impegni concreti, tra cui la tutela delle sementi tradizionali e la promozione dell’agricoltura contadina. Anche noi, pur nella consapevolezza della complessità delle sfide in campo, riconosciamo la capacità di aver saputo trovare il modo di rendere condivisibili impegni difficili globali e vogliamo essere fiduciosi che ci siano ancora tre mesi di tempo per globalizzare queste tematiche, come d’altronde sta già avvenendo, viste le prese di posizione dei principali potenti del piante, a partire da Barack Obama. La speranza è che tutto ciò, non faccia la fine del Protocollo di Kyoto il quale, pur pieno zeppo di belle intenzioni e buone pratiche, è finito nel dimenticatoio e ha trovato applicazione pari a zero. Sarebbe davvero bello se al 31 ottobre prossimo, oltre a commentare positivamente i numeri degli ingressi all’Expo magari oltre le più rosee aspettative della vigilia, si fossero poste basi concrete per avviare un percorso di sviluppo più sostenibile del nostro pianeta, come anche Papa Francesco ha esplicitamente richiesto nella sua seconda Enciclica. Il modello attuale, sia in campo finanziario e agricolo infatti, rischia di travolgerci e disegnare un domani decisamente incerto e problematico.
Giovanni Pellicci Direttore Responsabile
EDITORIALE
I
l vino italiano stramba il primo semestre del 2015 in modo positivo ma gli scenari internazionali in atto sono fonte di preoccupazioni diffuse. Si perché, dopo esserci lasciati alle spalle il primo semestre 2015, le prospettive che abbiamo davanti, specie in ambito economico, non possono non rappresentare un fattore di rischio. L’ 85% delle 400 cantine chiamate in causa dall’osservatorio “wine2wine” di Vinitaly è soddisfatto dal trend registrato nei primi quattro mesi dell’anno, con una crescita diffusa del fatturato dovuta, ovviamente, dal commercio estero. Gli Stati Uniti – grazie all’indebolimento dell’euro sul dollaro - si confermano il mercato chiave, con Canada e Regno Unito contesti altrettanto positivi e in crescita. Più contrastanti sono invece i segnali che arrivano dalla Germania e dalla Cina. Ma cosa succederà nei prossimi mesi? Lo scenario europeo resta profondamente incerto, sia sul piano istituzionale (chi di voi non ha seguito il caso Grecia) che su quello delle relazioni con un mercato chiave come quello della Russia. Il rischio che anche il vino – come altri prodotti top del nostro agroalimentare - possa risentirne resta e nel secondo semestre dell’anno non sarà scontato mettere in cascina numeri sufficienti a raggiungere quota 36 miliardi di euro nella quota export 2015. Dopo la pausa estiva, ci sarà subito l’occasione giusta per analizzare in modo più approfondito l’andamento di un altro mercato fondamentale: quello
Intanto, buona estate! •
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COVER STORY • IL BICCHIERE “MEZZO PIENO” DI ASSODISTIL
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SANDONNA TERROIR E TRADIZIONE
LE MARCHE CAMPIONI SI DIVENTA!
SOMMARIO 5 6 8 12 14 16 18 22 26 28 32 33 34 35 37 38 39 40 42 44 45 46 48 49 50 51
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L’EDITORIALE SOMMARIO ULTIME DAL MONDO DEL VINO FACCIA @ FACCIA CON...MAURO ROSATI THE WINE TROTTER · CINA LA POLITICA NEL VINO L’INCHIESTA · ERRORI IN CARTA CHEF · PAOLO BARRALE AROUND FOOD COVER STORY · IL BICCHIERE “MEZZO PIENO” DI ASSODISTIL BONOLLO, SPECIALISTI NELLA DISTILLAZIONE MAGNOBERTA DISTILLERIE GRAPPE DA LUNGO INVECCHIAMENTO OLTRE 200 ANNI NELL’ARTE DELLA DISTILLAZIONE: DITTA BORTOLO NARDINI DISTILLATI & CO CALABRIA · CANTINA ENOTRIA SPECIALE CILIEGIOLO FATTORIA DI CASPRI · CILIEGIOLO E NON SOLO SANDONNA · TERROIR E TRADIZIONE TENUTA COLOMBAROLA. DAL 1752, TRADIZIONE DI FAMIGLIA LOMBARDIA · IL PADIGLIONE VINO DI EXPO CANTINA QUISTELLO: L’80 VENDEMMIE ROSSO LE MARCHE · CAMPIONI SI DIVENTA! CONTE LEOPARDI DITTAJUTI · IL SOLE IN UN BICCHIERE CÀ SCIAMPAGNE, IL VINO DI URBINO MONCARO · FIORE ALL’OCCHIELLO DELLE MARCHE MARCONI VINI, TRIPLETTA DELL’ECCELLENZA MARCHIGIANA
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PIEMONTE · INTERVISTA A FILIPPO MOBRICI CAUDRINA · UN MOSCATO D’ASTI PER LE SERE D’ESTATE CON VEGLIO, ADDIO MALDITESTA DA VINO ROSSO SICILIA OCCIDENTALE, UNA GIOSTRA DI COLORI TENUTE ORESTIADI · ARTE, VINO, TERRITORIO VINANTI: LA SICILIA, CON UN TOCCO PERSONALE IL VINO TOSCANO SUGLI SCAFFALI DEL SUPERMERCATO GLOBALE LA LAMA, UN PROGETTO IN DIVENIRE L’AGONA · MISSIONE DI QUALITÀ IN TOSCANA TENUTA DI GRACCIANO DELLA SETA UN TASSELLO DI STORIA ABBADIA ARDENGA, LA LUNGA STORIA DI MONTALCINO ABRUZZO · SI PUNTA SU CINA E INDIA UN PROGETTO PER VALORIZZARE L’ALTA CIOCIARA VITIGNO ITALIA · TAGLIO SARTORIALE D’EFFETTO FIERE IN CALENDARIO FOOD AND BEVERAGENDA APPUNTI DI VIAGGIO PELLICOLE DI GUSTO NEWS BIO & GREEN A TUTTA BIRRA BOLLICINE NEWS EXTRAVERGINE NEWS SPECIALE · IL SUGHERO VIGNA & CANTINA · LA PAROLA ALL’ENOLOGO ZEUS · LA COMPETENZA AL SERVIZIO DELL’ACCIAIO INOX LA CARTA VINCENTE DI ENOEVOLUTION CON TRADECORP, VINI DI QUALITÀ NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
EXPORT
PRIMO TRIMESTRE 2015, DAL VINO NUMERI AGRODOLCI Molto bene le performance delle bollicine italiane, in sofferenza gli sfusi. Pesa la crisi in Russia E’ stato un primo trimestre 2015 agrodolce per le esportazioni di vino italiano: la crescita complessiva è del 4% in valore – ma tra luci splendenti ed ombre preoccupanti – con 4,6 milioni di ettolitri totali, quindi in calo 2% rispetto agli ultimi tre mesi del 2014. Dall’analisi dei dati elaborati da “Wine by Numbers”, l’osservatorio di Uiv e “Corriere Vinicolo”, le performance migliori continuano ad arrivare dagli spumanti (con il Prosecco che tira una volata a cui l’Asti fa fatica a stare dietro, visto il blocco in Russia), con
una crescita in volume che registra il +23,5% e il +23,3% in valore. Meno bene, invece, il segmento bottiglia che fa registrare un +2,6% in valore e un -1,4% in volume. Per lo sfuso il calo è ancora più netto sia nelle quantità (-11%) che all’incasso (-12,5%). L’elemento positivo è rappresentato dalla stabilità dei prezzi: per gli spumanti il rapporto euro/litro è a 3,52 euro, in linea con l’ultimo quarto del 2014; in crescita del 4% le bottiglie (a 3,26 euro) e in lieve flessione lo sfuso (-1,8% a 0,71 euro). Oltre ai mercati
chiave (Usa, Germania e Uk con quest’ultimo in calo), performance interessanti arrivano dalla Cina mentre è brusca la frenata della Russia, a causa del blocco in atto. Sul fronte complessivo dell’agroalimentare italiano, i dati Istat diffusi dal Mipaaf sui primi quattro mesi dell’anno parlano di 11,9 miliardi di euro di export. “Siamo in linea con l’obiettivo dei 36 miliardi nel 2015, dopo il successo dei 34,3 dello scorso anno – spiega il Ministro Martina -. Ad aprile le esportazioni di prodotti agricoli e alimentari hanno toccato quota 3,15 miliardi, con un +18% o dell’agricoltura rispetto al 2014, un dato che rappresenta bene le opportunità che stiamo cogliendo sul fronte extraeuropeo, nonostante le difficoltà provocate dall’embargo russo”.
IN LIBRERIA
TIGNANELLO, IL VIAGGIO DI PIERO ANTINORI IN UN LIBRO Tra aneddoti e immagini, il volume racconta la storia di un vino che ha cambiato il corso dell’enologia italiana Si intitola “Tignanello. Una storia toscana”, il nuovo libro firmato da Piero Antinori. Una storia raccontata in prima persona che inizia nel 1971, anno di nascita del Tignanello, frutto di scelte tanto audaci quanto innovative: per la prima volta viene superato il disciplinare della zona, si utilizza la fermentazione malolattica e si passa all’invecchiamento in barriques. Un vino dal cuore toscano, universalmente considerato “l’artefice del Rinascimento dei vini italiani”, poiché ha segnato il nuovo corso enologico italiano.
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“Ho 76 anni, sono a capo dell’azienda da 49, porto un cognome che esiste da almeno sette secoli – scrive Piero Antinori -. Più o meno da allora è un cognome legato al vino... e ancora oggi, mentre in vigna inizia a lavorare la ventisettesima generazione della famiglia e mentre in cantina è pronta l’annata 2012, ecco, oggi, vorrei che questa fosse la storia di un luogo e di un vino, che portano lo stesso nome. E vorrei che questa potesse essere anche, in qualche modo, la storia di come nasce e matura ogni grande vino”.
NOMINE
E’ PIETRASANTA LA NUOVA GUIDA DEL MOVIMENTO TURISMO DEL VINO Daniela Mastroberardino lascia dopo tre anni e invoca un ruolo di guida da parte del Ministero delle Politiche Agricole Carlo Giovanni Pietrasanta è il nuovo presidente del Movimento Turismo del Vino, l’associazione che riunisce circa 1000 fra le più prestigiose cantine d’Italia. Pietrasanta succede a Daniela Mastroberardino alla guida del Movimento negli ultimi 3 anni. Al fianco di Pietrasanta, già presidente del Movimento Turismo Vino Lombardia, la nuova vicepresidente, Serenella Moroder, presidente di Mtv Marche e i consiglieri Stefano Celi (Valle d’Aosta), Nicola D’Auria (Abruzzo), Sebastiano de Corato (Puglia), Giorgio Salvan (Veneto) e Elio Savoca (Sicilia). “Sotto il mio triennio di presidenza – ha detto Daniela Mastroberardino – l’enoturismo italiano ha confermato il suo fascino e le sue potenzialità. Le prospettive, sia in campo agricolo che turistico, sono enormi ma è proprio a causa di questa bicefalia che il settore risente della mancanza di una guida. Occorrerebbe perciò una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, a cominciare dal Ministero delle Politiche Agricole. Allo stesso tempo sarebbe necessario affiancare alla promozione unitaria del brand italiano dell’enoturismo, un monitoraggio quali-quantitativo del fenomeno e una maggiore specializzazione nella formazione dell’offerta che finora ha progredito sulla base di iniziative personali”. “So che l’impegno che mi aspetta è importante - il neo presidente Pietrasanta -. Ringrazio Daniela Mastroberardino per aver portato il Mtv a questo livello di maturità e per aver rafforzato la nostra coesione”.
Tignanello. Una storia toscana Piero Antinori Cinquesensi Editore 208 pagg - 45 euro
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
VINO E FINANZA
MASI AGRICOLA APPRODA IN BORSA L’azienda della famiglia Boscaini in Valpolicella è sbarcata sui Aim Italia con l’obiettivo di raccogliere nuovi capitali per continuare a crescere
MARCHI
TASTE, IL MARCHIO UNICO DELL’ITALIA BUONA DA MANGIARE E BERE E’ nata l’immagine pensata per veicolare il made in Italy nel mondo e difenderlo dai casi di italian sounding
Si chiama “The Extraordinary Italian Taste” il segno unico e distintivo voluto dal Ministero delle Politiche Agricole per tutelare le produzioni agricole e alimentari italiane dai casi di agropirateria. Il logo sarà utilizzato in occasione delle fiere internazionali, in attività di promozione all’interno dei punti vendita della grande distribuzione estera, nelle campagne di comunicazione e promozione in tv, sui media tradizionali, sul web e sui social media. Un segno unico che punta a veicolare un’idea unitaria del made in Italy dalle caratteristiche originali e dalla qualità distintive. Nelle fiere, ad esempio, servirà a caratterizzare in modo univoco l’area espositiva dedicata all’Italia del cibo e del vino.
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Masi Agricola è approdata in Borsa. Dallo scorso 30 giugno l’azienda di proprietà della famiglia Boscaini in Valpolicella è quotata su Aim Italia, il listino di Borsa Italiana riservato alle Pmi. “La scelta aziendale punta a completare la più grande operazione di raccolta di capitali sui Aim Italia – spiega l’azienda in una nota stampa -, attivando con la finanza una sinergia necessaria per continuare a crescere”. Le negoziazioni sono
partite da quota 4,6 euro ad azione, al termine dell’operazione la maggioranza societaria resterà comunque nelle mani della famiglia Boscaini. “Da ora però Masi – spiega il presidente Sandro Boscaini - sarà agevolata nel dotarsi di ulteriori vigneti, attrezzature e professionalità, continuando a produrre eccellenze e distribuirle nel mondo, portando al consumatore il messaggio della cultura e della natura delle Venezie”.
PRODUZIONI VIRTUOSE
DALLA SARDEGNA ARRIVANO I VINI BIOINTEGRALI
ro. Con la scommessa di rafforzare quello italiano. “Il BioIntegrale è un marL’azienda agricola Olianas lancia una produzione chio registrato. Ci siamo autoregolamentati con un ecosostenibile ed ecosociale codice etico di produzione spiega Stefano Casadei, Dalla Sardegna arrivano i vini BioIntegrali. L’idea è da sempre aperto a nuove sfide e allo sviluppo di dell’azienda agricola Olianas, 20 ettari di cui 16 vi- nuove idee - il nuovo credo prende spunto dal biotati a Gergei nel cuore del Sarcidano (60 km a nord logico, attinge al biodinamico e punta all’integradi Cagliari, 400 metri s.l.m.), che ha presentato le zione uomo-animale. Responsabilità sociale verso il prime etichette BioIntegrali annata 2014: Vermen- territorio e promozione della biodiversità (l’azienda tino, Rosato e Cannonau a cui il prossimo anno si è una delle 15 italiane ad aver appena ricevuto il riaggiungerà il Perdixi, un blend di Cannonau, Bovale conoscimento del marchio Biodiversity Friend) sono e Carignano. altri punti cardini della filosofia. Abbiamo inoltre Quella ideata da Stefano Casadei e Artemio Olia- una missione: preservare la terra per le generazioni nas, è una filosofia produttiva con tanto di decalo- future”. go in 10 punti che punta a realizzare un sistema di produzione vitivinicola ecosostenibile ed ecosociale, nel più completo rispetto della terra. Un ruolo importante è affidato a gruppi di oche che “curano” le lavorazioni del terreno tra i filari, per contenere le erbe mentre un gregge di pecore si dedica a mangiare le foglie. In cantina, inoltre, grandi anfore di terracotta per il vino. L’uso di trattori è ridotto al minimo; concimi, fitofarmaci e additivi, sono banditi dall’azienda. La produzione al momento è di 135mila bottiglie per un mercato al 70% este-
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MAURO ROSATI DIRETTORE GENERALE QUALIVITA
Ci salverà la sostenibilità?
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al nuovo Atlante Qualivita ai temi chiave di Expo che tengono banco, tra riflessioni e discussioni. E poi gli sforzi in atto per condividere con le istituzioni globali le sfide dell’Esposizione universale di Milano e quindi gli impegni per garantire un’efficace formazione del consumatore, specie quello di domani. Ecco gli argomenti sul tavolo della nostra conversazione con Mauro Rosati, direttore generale di Qualivita (fondazione senza scopo di lucro che dal 2002 si occupa della protezione e della valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità, vino compreso) e fresco di nomina all’interno del Centro studi “Franco Marenghi” dell’Accademia Italiana della Cucina. @ L’Atlante Qualivita Food&Wine 2015 fotografa la qualità certificata dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli italiani DOP, IGP e STG registrati a livello europeo. Questa ottava edizione mappa per la prima volta
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rispetto ad altre nazioni ed alla media europea. L’Italia, a parte alcune situazioni eccezionali che purtroppo tutti conoscono, ha puntato da anni sulle produzioni di qualità, che rappresentano il risultato di un delicato equilibrio fatto di storia, sostenibilità e ambiente. Questo atteggiamento, nel tempo, ha protetto il territorio, che è una delle risorse principali della Penisola. L’Italia non ha investito in produzioni intensive ed estensive, come invece è successo in Spagna per l’olivo; per la maggior parte delle nostre aziende la sostenibilità è quasi implicita nel prodotto. È necessario tuttavia creare una maggiore consapevolezza nei consumatori, che li porti a scegliere le realtà più virtuose, spingendo così il mercato verso una costante ricerca della sostenibilità”. @ Da parte di alcuni osservatori non mancano critiche sui contenuti di Expo rispetto a quelli che erano stati originariamente previsti in fase di
“La diffusione di una sempre più forte consapevolezza della sostenibilità e del buon mangiare passa delle nuove generazioni”. A confronto con Mauro Rosati, Dg di Qualivita tutti i prodotti italiani a Indicazione Geografica (con l’inserimento della categoria spirits accanto a quelle food e wine), soffermandosi sull’impronta economica che le produzioni di qualità lasciano sui territori di riferimento. Cosa serve, secondo lei, per imboccare davvero un nuovo corso economico globale – invocato perfino dalla nuova Enciclica di Papa Francesco - che contempli l’agroalimentare sostenibile come una delle principali leve di sviluppo? “Molte aziende italiane, già da tempo, producono nel settore agroalimentare prestando grande attenzione alla sostenibilità, per questo siamo sicuramente avanti
assegnazione. Secondo alcuni, l’evento di Milano “sembra un luna park” più che un’Esposizione in grado di lasciare in eredità azioni concrete per la lotta alla fame nel mondo. Cosa ne pensa? “La mission di Expo non è fare azioni concrete. E’ un’esposizione, come dice il nome stesso, un contenitore e una piattaforma di discussione. “Nutrire il Pianeta, energia per la vita” è un tema estremamente complesso, che doveva essere comunque declinato in maniera semplice e attraente. Expo non è una fiera agricola, e, aggiungo, per fortuna. Durante la visita si procede per simboli, immagini e progetti che devono arrivare a tutti, e per far sì che questo accada, per raggiungere i 30 milioni di visitatori, è normale che si sia giocato sulla spettacolarità di impatto. Il merito è proprio quello di portare l’attenzione del grande pubblico verso temi importanti legati all’alimentazione e alla produzione di cibo: grazie ad Expo, tantissimi giovani, di tutte le età, si sono avvicinati a queste tematiche; un vero successo perché il dibattito non deve restare circoscritto agli addetti ai lavori, ma coinvolgere chiunque, in particolare le nuove generazioni”. @ L’eredità di Expo 2015 si chiama Carta di Milano. Secondo lei riuscirà a trasformarsi in un impegno globale a favore della sostenibilità, della biodiversità e della lotta alla fame zero, riuscendo a chiamare in causa i principali organismi internazionali? “Le organizzazioni mondiali sono già coinvolte e chiamate in causa, i passaggi ci sono tutti, ma esperienze precedenti, come la Carta di Kyoto, dimostrano che non bastano le firme degli accordi per risolvere i problemi. Il vero cambiamento sta nella diversa consapevolezza dei cittadini. Solo così si combatterà la fame nel mondo, con la presa di coscienza da parte di tutti. Con Expo l’Italia ha sicuramente il merito di aver dato il via ad una discussione, non a caso anche Papa Francesco nella nuova Enciclica, parla di questi temi, che fanno parte degli impegni della Carta di Milano”. @ L’Esposizione universale potrà contribuire a risvegliare i consumi
interni di vino, caratterizzati da un calo che dura ormai da anni, o serve altro? “Non credo proprio che servirà a questo, l’Expo non valorizza un singolo comparto. Può invece servire a riconfermare sui mercati internazionali che l’Italia è il vero leader nel settore dell’agroalimentare e del vino. E se sei percepito come leader, allora puoi anche riuscire a vendere di più. Il problema del consumo interno è legato ad un mercato saturo e alla moderazione nel bere alcolico per chi guida. Vedo il futuro non nel mercato interno, ma nell’allargare i mercati e nelle aziende che si quotano in borsa”. @ La cultura del gusto e la consapevolezza di ciò che si mangia e beve in Italia a che livello è secondo lei in Italia? Cosa si può ancora pensare di fare per ‘formare’ il consumatore, specie quello più giovane, trasformandolo in testimonial su cui investire nel futuro? “In Italia, negli ultimi anni, la consapevolezza di ciò che si mangia e si beve è sicuramente cresciuta molto. Un’attenzione che è arrivata prima nel settore del vino e poi, con un po’ di ritardo, anche nell’agroalimentare, grazie al merito di tanti, compresi chef e trasmissioni televisive-radiofoniche, che si sono interessati a questo argomento. In tal senso Expo racconta la storia di molte imprese italiane che hanno saputo essere protagoniste nell’affrontare il mercato interno e che testimoniano un certo modo di mangiare. Si sta cominciando a capire l’importanza dell’educazione alimentare nella formazione delle nuove generazioni, e questo deve senz’altro diventare uno degli obiettivi della scuola nei prossimi anni, non solo in Italia ma in tutto il mondo. I bambini sono molto sensibili a queste tematiche e, se abituati fin da piccoli, cresceranno consapevoli su cosa scegliere e attenti agli sprechi e alla sostenibilità. Oltre alla scuola, un importante passo avanti può essere compiuto anche dai ristoratori, che rivestono un ruolo chiave, essendo i primi ambasciatori dei territori e potendo raccontare un prodotto mentre lo servono. Per questo ritengo sarebbe necessaria e auspicabile una formazione specifica”.•
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Expo, dal raccolto alla semina
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ilano è il centro del mondo in questo 2015 dedicato all’alimentazione e al rispetto del pianeta. Con l’Expo la capitale degli affari italiana è tornata ad essere il punto di riferimento mitteleuropeo, capace di attirare turisti e curiosi da Occidente e Oriente. Dimenticando tutti i malaffari e tralasciando le polemiche di chi voleva che l’evento non avesse come sponsor grandi brand come McDonald’s e Coca Cola, dall’Esposizione universale milanese è lecito attendersi una circolazione di idee che potrebbe sfociare in un uso migliore e più consapevole della Terra. Ciò si punta a farlo soprattutto tramite la Carta di Milano, il documento-eredità di Expo che impegna cittadini, associazioni, imprese e istituzioni ad assumere precise responsabilità per garantire il diritto al cibo e la diffusione di modelli sostenibili e concreti, arrivando a chiamare in causa perfino l’Onu, dove la Carta sarà consegnata in ottobre. L’Expo dunque è il punto centrale attorno al quale ruotano anche iniziative comprimarie, organizzate in varie regioni d’Italia e in quei territori dove non c’è bisogno di riprodurre la buona agricoltura dentro un capannone ma, per non dare nulla per scontato, può essere utile rivolgersi, in modo sempre più costruttivo, agli stessi consumatori italiani, anche attraverso il linguaggio del gusto e dei sapori che adesso piace molto. È il caso, ad esempio, dell’area del Gallo Nero dove è recentemente nata la Casa del Chianti
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Dopo oltre 2 mesi di Esposizione universale un’analisi tra i vizi e virtù dell’evento milanese Classico che, all’interno del settecentesco convento di Santa Maria al Prato di Radda in Chianti propone l’Expo del Gallo Nero, rassegna estiva con iniziative ludiche ed approfondimenti tematici che vogliono favorire un approccio consapevole al vino, non solo come bevanda ma come elemento identitario, parte di un patrimonio, grazie anche ad un museo didattico sensoriale dedicato. Insomma un modo diretto per comunicare le peculiarità di un territorio. Se il padiglione del vino ad Expo, “A Taste of Italy”, propone un viaggio virtuale nell’enologia italiana, la Casa del Chianti Classico permette di toccare con mano tutte le sfaccettature del terroir, proprio ad un passo dalle vigne. Quella chiamata Expo sembra così essere una porta che apre su due percorsi. Più lungo, e magari più dispersivo, il primo. Più diretto e immediato il secon-
do. Un po’ come se volessimo immaginare la sei mesi milanese come il trampolino di lancio della qualità del made in Italy nel mondo e inseguire l’ambizioso traguardo, fissato dal premier Matteo Renzi, di raggiungere i 50 miliardi di esportazioni agroalimentari all’anno entro il 2020. Della serie: le basi ci sono ma la strada è lunga visto che quest’anno non sarà facile arrivare a quota 36 miliardi. Sul territorio, invece, se si vuole lasciare un’eredità culturale legata a ciò che rappresenta il patrimonio vitivinicolo sono indispensabili azioni come quelle pensate nel Chianti Classico, in grado di avvicinare il consumatore e attivare con lui un affascinante dialogo che parte dalla storia ed arriva ad un calice di vino da assaggiare. Il risveglio dei consumi interni passa, infatti, da un sapere di vino più capillare ma non necessariamente tramite un approccio ingessato, bensì didattico ed immediato, in grado di intercettare anche i giovanissimi ed indirizzarli verso un bere consapevole e responsabile, andando quindi oltre il concetto di bevanda. I numeri parlano chiaro: se l’Italia è ai vertici mondiali per qualità e quantità di produzione enologica, le bottiglie stappate lungo la penisola stanno crollando da 10 anni a questa parte. Dal 2008 al 2014 sono ‘evaporati’ circa 2 milioni di consumatori e, per
Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a g.pellicci@igrandivini.com Su Twitter @giopellix
di Giovanni Pellicci
questo, gli attori della filiera sono a caccia di formule magiche, in grado di rialzare i consumi pro capite. L’educazione al bere fin dai più giovani, la formazione di figure che ne sanno di vino e che riescono a comunicarlo in modo semplice: sono queste alcune delle indispensabili basi da cui ripartire per valorizzare ulteriormente una delle eccellenze italiane. L’Expo, come sostiene Carlo Petrini storico fondatore di Slow Food, dovrà ancora lavorare sodo per sfruttare concretamente i mesi che restano e andare oltre i panni di fiera dell’alimentazione finora indossati. Probabilmente servirà un ulteriore sforzo per lasciare in eredità un messaggio di consapevolezza su quanto sia fondamentale affrontare, tutti insieme, la sfida del più cibo per tutti, considerato che nel pianeta ci sono 800 milioni di persone senza cibo. Soprattutto perché originariamente questi erano stati i temi pensati come messaggi fondamentali dell’Expo di Milano, poi sacrificati a favore di un evento che, a detta di alcuni esperti, assomiglia soprattutto ad un luna park: divertente, ma con il rischio di essere fine a se stesso. Nel frattempo, il principale elemento di fiducia è rappresentato dalle tante scolaresche che nei primi due mesi hanno visitato l’Esposizione di Milano. Sono e saranno loro i testimoni del domani. Ma affinché l’Expo non sia il raccolto ma un’ambiziosa semina, certi valori dovranno diventare protagonisti. Fin dalla porta principale. •
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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini
La migliore offerta parla cinese Un mercato dal grande potenziale, soprattutto per il vino di lusso. Ma con le dovute differenze tra Hong Kong e la Cina continentale
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he la Cina sia uno dei Paesi più in crescita per il commercio del vino si sa e non fa eccezione una nicchia di questo mercato, ossia quello delle aste. Raimondo Romani, CEO della Gelardini & Romani Wine Auction, spiega quali sono le caratteristiche e le contraddizioni di una cultura che si è avvicinata al vino di recente. Che mercato è la Cina per il settore delle aste del vino? “Partendo da una considerazione di carattere più generale si può affermare che la Cina ha il potenziale per diventare il primo mercato al
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mondo per i fine wines. Quello cinese è un mercato fertile per le aste, che sono una forma di vendita molto apprezzata dalla cultura cinese, anche se ancora soggette a restrizioni di natura strutturale e normativa, che rappresentano il vero limite”. Quali sono le peculiarità di questo mercato rispetto agli altri dove operate? “La Cina è un universo a sé, con dinamiche che la rendono poco permeabile al modello di colonizzazione commerciale occidentale, che ha dominato il secolo passato. In particolare, invece, con riferimento alla nostra esperienza nel settore delle aste, la prima discriminate è fra la mainland China, ossia la Cina continentale, e Hong Kong, che è la capitale mondiale delle wine auction con un fatturato annuo del settore che equivale a quello degli interi USA. Ad Hong Kong vige l’ordinamento giuridico inglese e non c’è alcun dazio sull’importazione del vino, che ha contribuito a rendere questa città-stato il centro principale dell’Asia per il vino. Nel continente
cinese, invece, c’è un dazio che incide per il 50% circa del valore dei beni e una serie di certificazioni d’origine che rendono molto onerosa e complessa le importazioni di vini d’annata”. Principalmente, chi sono gli acquirenti? “I nostri clienti sono in maggioranza privati che trovano nell’asta lo strumento migliore per acquistare quei vini rari che desiderano avere nella propria cantina allo scopo di consumarli con amici, familiari o nel contesto lavorativo”. Su quali tipologie si concentrano e su quali fasce di prezzo? “In generale sono meno di 100 le etichette più ricercate nelle wine auction a livello globale. Si tratta per lo più di vini francesi, come i Grand Cru di Bordeaux, Borgogna e Champagne, quindi c’è una quota significativa, ma minoritaria, di vini italiani, mentre Spagna, USA e Australia possono vantare, al momento, solo ambasciatori isolati. In termine di prezzi, il valore medio dei vini nelle aste oscilla fra i 50 e i 200 euro. Poi, ovviamente, ci sono etichette e annate che possono valere anche diverse migliaia di euro ma che rappresentano, soprattutto in termini quantitativi, una quota
relativa del mercato”. Per quello che ha avuto modo di osservare, inizia a esserci una consapevolezza del consumo o è solo legato a un concetto di brand e di bene di lusso? “Limitando la risposta ai vini da collezione possiamo affermare che, per quanto riguarda Hong Kong, già nel 2011 abbiamo riscontrato un’elevata consapevolezza del consumo, che ha origine sia dallo speciale legame di Hong Kong con l’Inghilterra, che si può definire la madre del moderno collezionismo di vino, sia della florida economia aperta che ha caratterizzato la recente storia di Hong Kong. In Cina, invece, la storia è diversa. Il vino si è andato affermando grazie ad una chiara volontà del governo cinese che da almeno 20 anni promuove il suo consumo, essenzialmente, per ragioni di natura sanitaria, in quanto più salubre rispetto ai super alcolici derivati dal riso, e di natura economica, in quanto si punta sulla viticoltura come strumento per contribuire a migliorare la redditività dell’agricoltura. Il pesante dazio sulle importazioni di vino è la naturale conseguenza di questa politica”.•
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L’INCHIESTA
ERRORI IN CARTA di Claudia Cataldo
Spesso leggiamo diciture sommarie e referenze non disponibili. E poi margini troppo elevati e poco appeal: basta con i soliti errori!
Carta dei vini:
maneggiare con cura
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hi per lavoro o da semplice fruitore gourmand si trova spesso a consumare un pasto al ristorante o in enoteca sa bene quanto sia importante la carta dei vini. Si tratta di un biglietto da visita che dice molto – o talvolta troppo poco – di quella che è l’attenzione riservata al vino e al suo consumatore. Chi la legge può saperne molto sull’argomento oppure essere un neofita; può essere un appassionato consumatore oppure un bevitore occasionale; può essere “del mestiere” ma può darsi che,
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invece, necessiti di essere guidato nella giungla di bianchi, rossi, bollicine. Ci sono carte dei vini che sembrano una fotocopia del portfolio del distributore e altre che mancano di informazioni essenziali; al contrario, si possono trovare eccezionali esempi non solo per il numero di referenze inserite ma anche e soprattutto per le accortezze di comunicazione. Ci sono diversi elementi di valutazione: il numero di etichette, la creatività e la filosofia ispiratrice, la completezza nella compilazione, i ricarichi del vino, tanto per dirne
alcune. Quali sono – se ci sono – le regole base da seguire per la compilazione di una buona carta dei vini? Quali sono gli errori più comuni? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Terraneo, Presidente di Vinarius, Associazione delle Enoteche Italiane, nata nel 1981 e che oggi riunisce circa un centinaio di enoteche in tutto il territorio nazionale. Sullo stesso tema è intervenuto anche José Polo, direttore di sala del Ristorante Atrio, a Cáceres (Spagna): un due stelle Michelin la cui carta dei vini varrebbe da sola il viaggio. •
PUNTI DI VISTA
Andrea Terraneo - VINARIUS www.vinarius.it
“La carta dei vini non deve essere né troppo tradizionale né troppo bizzarra: ci vuole la giusta via di mezzo” Quali sono le regole principali da tenere ben in mente? “Direi soprattutto l’elasticità di aggiornamento o rettifica. Una carta dei vini deve essere materia viva che cambia in base alle stagionalità, all’esaurimento delle referenze o in funzione di qualsiasi altra necessità”. Quali sono gli errori più comuni? “A volte si trovano assortimenti poco corposi o poco interessanti, con sempre le stesse referenze in carta. Questo può annoiare il consumatore e risultare poco stimolante. Oppure è molto fastidioso quando si richiede un vino segnalato per poi scoprire che il ristorante ne è sprovvisto. Un altro errore, a mio avviso, sono le mega carte dei vini: troppi nomi ed etichette possono confondere e quasi intimorire”. Cosa non deve mai mancare in una carta dei vini che si rispetti? “Non devono assolutamente mancare le basi: ovvero le informazioni generali sul vitigno, sull’annata, sul produttore e in generale sulla zona di provenienza”.
Come scegliere il numero delle referenze? “Si deve operare in relazione al tipo di locale. Grande differenza in questo senso la fa anche la presenza del personale qualificato in grado di gestire la carta e presentare i vini alla clientela”. Carta dei vini tradizionale o innovativa? “Credo che sia giusto scegliere una via di mezzo. Una carta dei vini troppo innovativa potrebbe disorientare il cliente, soprattutto se non molto esperto. Questo potrebbe percepire una difficoltà che non deve esserci e vivere il momento della scelta con imbarazzo. Dall’altro lato, optare per un metodo di compilazione troppo tradizionale potrebbe significare proporre sempre i soliti nomi, fossilizzarsi su un modello superato, che risulta noioso e non induce a scegliere una bottiglia, anzi”. Oltre alle solite suddivisioni per tipologie e territori, quali possono essere altri metodi per ordinare i vini presenti nella carta? “Qualcuno ha tentato la strada della divisione per vitigno, non è male. Altrimenti è interessante anche un’impostazione che risponda alle esigenze di abbinamento del vino con i piatti proposti dal menu. Credo che sia importante mettere sempre una piccola selezione di vini al calice e uno spazio dedicato ai vini suggeriti, che possa cambiare seguendo la stessa logica dei piatti del giorno. Così si può invogliare la scelta e renderla più veloce e snella: è importante che non sia sempre il cliente a chiedere informazioni, ma il personale a fare proposte, assieme al menu”. Meglio puntare su grandi brand o piuttosto andare alla ricerca di etichette meno conosciute? “La risposta può essere solo una: dipende solo dal personale. Se ci sono piccoli produttori proposti, il personale deve essere in grado di presentarli e farli conoscere, altrimenti rischiano di essere produzioni di nicchia con poco appeal”. Quale deve essere la rotazione delle etichette? Quanto spesso dovrebbe
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cambiare la carta dei vini? “Minimo una volta all’anno, ma almeno due volte sarebbe consigliabile: il cliente deve capire che il vino ha una sua importanza nell’offerta del locale, che viene adoperata la giusta attenzione e che periodi diversi comportano menu diversi e quindi anche cambiamenti nelle etichette proposte. La rotazione inoltre è fondamentale per gestire i costi di magazzino del locale”. Vini stranieri sì o no? “Sì, perché no. Anche perché già in molte carte sono presenti ad esempio gli Champagne. Ovviamente dipende dal tipo di locale e di pubblico, ma può essere un’arma in più per fidelizzare il cliente”.
PUNTI DI VISTA
José Polo
- RISTORANTE ATRIO restauranteatrio.com
“Uno degli errori più comuni? Il non aggiornamento delle annate” Quali sono le regole principali da tenere ben in mente per la stesura di una buona carta dei vini? “La prima cosa da fare è la suddivisione dei vini in base alla tipologia: spumanti, vini bianchi, rosati, rossi, dolci e liquorosi. Da lì poi si può partire con tutto il resto”. Quali sono gli errori più comuni?
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Un consiglio per tutti i ristoranti/enoteche, grandi o piccole che siano… “Oggi la preferenza va alla territorialità dei prodotti, soprattutto là dove viene proposta una cucina regionale e locale: avere vini di zona, quindi, è indispensabile. Inoltre si deve avvicinare il cliente alla scelta proponendo soluzioni semplici, come il calice di vino in abbinamento alla cucina: ovviamente gran parte del compito spetta al personale di sala, che deve essere in grado di guidare l’utente nelle sue scelte”.
“Uno su tutti, di primaria importanza: l’aggiornamento delle annate”. Meglio una carta dei vini tradizionale o innovativa? “Credo che ci debba essere un certo equilibrio fra le due cose: né troppo tradizionale ma nemmeno troppo innovativa e fuori dagli schemi”. C’è qualcosa che non dovrebbe mai mancare in una carta dei vini? “Non dovrebbero mai mancare Sherry, Porto e Champagne”. Oltre ai soliti tipi di suddivisione per nome e territori, ci possono essere altri modi per classificare i vini sulla carta? “Ci sono anche altri modi. Ad esempio per tipo di vino, seguendo poi all’interno delle singole categorie l’ordine alfabetico. Oppure si potrebbe procedere, in una carta molto ampia, per grandi aree geografiche, come i vini dell’Atlantico, i vini del Mediterraneo e così via”. Crede che sia preferibile concentrarsi sulla grande marca oppure optare per le etichette meno conosciute? “I grandi marchi danno prestigio, ma è anche vero che sono ormai noti ai più e a volte si rischia di monopolizzare intere aree di produzione. Per questo penso che sia importante anche scommettere su produttori meno conosciuti ma talvolta altrettanto sorprendenti: certo, occor-
re personale di sala che sappia introdurli al cliente, affinché sia incuriosito e desideroso di provarne i prodotti”.
La curiosità
Quali sono le principali funzioni di una carta dei vini? “Deve dare la consapevolezza al cliente di quali sono i vini presenti, così da permettergli di scegliere in modo sereno e lucido quale etichetta – o etichette – prediligere per accompagnare i vari piatti del suo pasto”. Un consiglio per tutti i ristoranti/enoteche, grandi o piccoli che siano… “Il consiglio che posso dare è quello di fare in modo che i vini, attraverso la lista, dialoghino con il maggior numero di persone possibili. Consiglio inoltre di non fare margini eccessivi: certo, quello che serve al locale per farci sopra un giusto ricarico, ma senza esagerare. Il costo del vino è un elemento importante durante la fase della decisione d’acquisto. Inoltre è importantissimo parlare con i clienti, spiegare loro i vini e trovare il prodotto giusto per ogni occasione: il contatto diretto resta fondamentale in questo campo. Solo dedicando le dovute attenzioni potremo promuovere sempre più la cultura del bere bene, già di per sé oggi in aumento”.•
Si chiama YOB (Bring Your Own Bottles) ed è la pratica di portarsi al ristorante la bottiglia da casa, riconoscendo un eventuale “diritto di tappo” al ristoratore (ovvero una piccola cifra per il servizio e tutto il resto). Ovviamente, non dovrebbe essere il vino acquistato a 2 o 3 euro al supermercato sotto casa: lo spirito non è quello del risparmio, piuttosto lo si fa per bottiglie particolari, quando le si vuole stappare in un giusto contesto e con la giusta compagnia. In Italia è una pratica diffusa molto poco, in altri Paesi invece è ormai la norma.
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Chef
di Marina Ciancaglini
Paolo Barrale è, in pochi anni, diventato uno dei nomi più interessanti della nostra ristorazione. Tra le sue armi vincenti una gavetta da Heinz Beck e la conoscenza dei prodotti
negozio di pasta fresca della mamma alla stella della “rossa” Dal
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credits Lemon Studio ph
iciliano di nascita, con un presente come chef al Marennà, il ristorante all’interno della bellissima struttura dei Feudi di San Gregorio, cantina leader per numeri di bottiglie in Irpinia. E’ Paolo Barrale, giovane e talentuoso chef, che con la sua cucina, di grande tecnica ma anche emozionale, sta contribuendo a far conoscere una terra dalle tante sfaccettature. Come definirebbe il suo stile? “La cosa che mi viene detta più spesso è che c’è una grande riconoscibilità degli ingredienti ed è il complimento più grande che mi si possa fare. La mia proposta è territoriale, come provenienza delle mate-
rie prime, sempre interpretate con una mia chiave di lettura. Anche se cerco di assecondare molto anche i gusti della clientela. Per esempio, all’inizio proponevo esclusivamente un menù di terra, poi ho provato a introdurre il mare che è stato molto apprezzato e così adesso fa parte della carta”. La sensazione è che l’idea di partenza del Marennà sarebbe stata quella di servire come punto di ristoro,
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di alto livello, per i clienti dei Feudi ma che poi, invece, abbia preso una vita propria, indipendente, come sosta gastronomica di riferimento non solo in Irpinia ma, in generale, in Campania. E’ corretto? “Direi di sì. All’inizio il ristorante viveva di riflesso all’azienda ma poi, con il tempo, grazie anche al fatto che mi è stata data totale carta bianca, il nome del Marennà ha
iniziato a girare in modo indipendente da quello dei Feudi. Anzi, è successo anche che alcuni clienti hanno scoperto i nostri vini e la cantina dopo essere venuti al ristorante”. In pochi anni avete conquistato la prima stella Michelin. Quanto aiuta, soprattutto se non si è in una grande città? “E’ chiaro che un simile riconoscimento è un onore che gratifica il lavoro svolto ma devo dire che, guardando i numeri, nel nostro caso non è cambiato nulla”. Com’è nato l’amore per la cucina? “I miei nonni avevano un ristorante e mia madre un negozio di pasta fresca quindi spesso stavo con lei, l’accompagnavo a fare le consegne. A casa mia si mangiava bene, c’era la cultura del buon cibo e questa cosa mi è stata tramandata”.
Lei ha lavorato anche con Heinz Beck. Che cosa le ha lasciato principalmente come esperienza? “Quella con Heinz è stata l’esperienza lavorativa che ha cambiato il mio pensiero sulla cucina. Ho lavorato alla Pergola nel momento di passaggio da 1 a 2 stelle Michelin, era un momento di grande fermento, dove si lavorava duramente. Lì ho visto e avuto tra le mani ingredienti e prodotti introvabili e di qualità elevatissima, è stata una palestra unica”. L’Irpinia è una terra bellissima ma difficile, ancora piena di contraddizioni. Ritiene che strutture di eccellenza come quella del Marennà e, più in generale, un sapere sfruttare correttamente e comunicare un paniere enogastromico di alto livello, possano fare da volano per una riqualifi-
cazione territoriale? “Assolutamente sì, anche se, per noi, all’inizio è stato difficile. Una struttura architettonica così moderna e nuova concettualmente era da molti considerata estranea al contesto. Anche il fatto che Feudi sia una grande azienda era percepito come una cosa negativa, anche se noi siamo stati sempre attivi nella promozione territoriale e proprio grazie alla sua grandezza sta la capacità di fare una promozione dell’Irpinia nel mondo. Quello che a volte manca qui è la capacità di fare sistema tra le singole realtà del territorio, in modo da fare fronte comune. Anche sul discorso dei “km 0”, bisogna fare un’analisi corretta e avere rispetto di produttori che spesso sono piccolissimi e non possono reggere una domanda elevata, se non a rischio di snaturarsi e capire, invece,
quando si parla di prodotti in realtà non esistenti”. A breve andrà anche lei all’Expo di Milano. Fin’ora, che idea si è fatto? “Guardando nel particolare, ossia di Piazza Irpinia, l’istallazione della provincia di Avellino per promuovere il territorio all’interno dell’Expo, è stato fatto un buon lavoro, con un calendario molto fitto di eventi e iniziative. A livello generale è una grande fiera, dove mi rendo conto che sia difficile approfondire il tema del cibo in modo non superficiale”.•
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Around food
di Marina Ciancaglini
La sostenibile
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na cucina di qualità, che sia al ristorante o a casa, non è determinata solo da ottimi ingredienti ma anche da un uso consapevole degli strumenti di cottura, affinati sempre di più dalla ricerca. L’Italia, uno dei punti di riferimento mondiali se si parla di alta cucina, non è da meno anche nello sviluppo qualitativo dei metodi e materiali di preparazione del cibo. Angelo Agnelli, Direttore Generale Baldassare Agnelli Spa, azienda leader in questo settore, e presidente del Centro Ricerca e Formazione Saps Agnelli Cooking Lab spiega che cosa determina una corretta scelta di utensili
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leggerezza della cottura Che sia una padella o una casseruola, di rame o di alluminio, l’importante è la qualità e l’uso. I risultati sono nel piatto, anche in termini calorici che sono in tutte le nostre case. Parlando di materiali degli strumenti cottura, quali sono le principali tendenze nella ristorazione? “Oggi la ristorazione è alla ricerca di strumenti di cottura che riescano sempre più a valorizzare la materia prima che ha fatto, di conseguenza, rendere molto più consapevoli di come lo strumento di cottura può inficiare il risultato finale. Ad oggi è ancora l’alluminio l’incontrastato re delle cucine professionali. Un’altra tendenza è quella di approcciarsi a più materiali specifici per le diverse tipologie di cottura: avremo, così, cotture lente e precise in casseruole di rame, scottature veloci in padelle antiaderenti di alluminio, primi saltati in alluminio nudo, bolliture in pentole di acciaio inox. Iniziano anche a prendere spazio i co-laminati, unione tramite laminazione di più materiali, come l’alluminio rivestito esternamente di acciaio inox che ne determina un altissima conduzione del calore e una facilità di pulizia elevata”. E nelle case private? “Nelle case private sempre più spesso ci vengono richiesti strumenti di cottura altamente professionali. Il design pulito e sobrio degli strumenti di cottura professionali, la facilità di utilizzo e il vantaggio altissimo di performance, stanno facendo diventare le pentole professionali abili compagne dei gourmet più esigenti”. Rispetto al passato, sono cambiati i metodi di cottura?
“Hanno seguito il passo con il cambio della cucina, ossia una maggiore attenzione alla pulizia e il contenuto calorico del piatto, rivisitando quella che è la tradizione. Il cuoco italiano si identifica soprattutto nella padella e attraverso questa riesce ad avere altissime performance con una cottura dinamica ma sempre più precisa. Le cotture a bassa temperatura, forse, sono quelle che oggi sono quelle più di moda”. Parlando di salute e dieta, quali sono i metodi migliori per la cottura dei cibi? “Un basso contenuto di condimenti determina un basso apporto calorico o quantomeno viene notevolmente ridotto. Quindi, l’alluminio antiaderente aiuta chi cucina a mettere molto meno condimento a patto che venga utilizzata una temperatura corretta. Spesso capita di scaldare troppo lo strumento e di creare delle carbonizzazioni sul cibo che non sono sicuramente sane”. Ogni quanto andrebbe cambiata una pentola o padella? “Esistono pentole e padelle eterne come quelle di rame che si possono tramandare per generazioni o padelle che hanno vita abbastanza breve. Sicuramente le più fragili sono quelle in materiale antiaderente. Se parliamo di antiaderente di qualità, la vita non è poi così breve, l’importante è farne un corretto uso, senza punte ma utilizzando un cucchiaio di plastica o in legno. Una buona manutenzione e un buon utilizzo determinano una buona longevità”.•
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Nella foto, da destra: Daniele Nicolini (Direttore di Assodistil), Antonio Emaldi (Presidente di Assodistil) e Cesare Mazzetti (Presidente della sezione Comitato Nazionale Acquaviti - Assodistil)
Il bicchiere “mezzo pieno”
di AssoDistil DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA
Consumi col segno meno, pressione fiscale, distorsioni di mercato. Eppure i distillatori sembrano più che mai determinati: cogliere la ripresa e rivitalizzare il settore
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alo dei consumi, pressione fiscale e stangata delle accise, timidi segnali di ripresa, IG Grappa, maggiori controlli a livello comunitario: questi sono solo alcuni dei temi all’ordine del giorno di AssoDistil, l’associazione dei distillatori che, dal 1946, si batte per tutelare gli interessi delle imprese del com-
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parto degli alcoli e rappresentarle dinanzi alle istituzioni e alle amministrazioni nazionali e internazionali. Lo stato di salute del comparto non è dei migliori ma il mood è comunque caratterizzato da ottimismo e speranza. A dirlo è Antonio Emaldi, manager della Caviro, appena riconfermato alla presidenza dell’Associazione per il suo
quarto mandato, analizzando i dati dell’Osservatorio congiunturale di AssoDistil sul I trimestre 2015, realizzato dalla società Format. Le imprese dell’industria dei distillati sono ben sopra la media delle imprese italiane per numero di investimenti: sono aziende che bramano il rilancio, pronte ad investire capitale per essere sempre più
moderne, sostenibili e green (il 75% delle distillerie ha effettuato investimenti negli ultimi due anni). Generano valore e occupazione e sono attente a cogliere le finestre di opportunità che il mercato ha da offrire, per crescere in ambito nazionale e internazionale. Fa da contraltare la stangata delle accise e il gap di controlli a livello comunitario, che ha portato comportamenti scorretti, distorsioni di mercato e conseguenze drammatiche in termini di vendite e prezzi. Quali sono le principali minacce che il settore distillatorio si trova a dover affrontare? “Partiamo dal tema delle accise. Nel corso di poco più di un anno le accise sugli alcoli hanno visto un aumento dell’aliquota di quasi il 30% nel nostro Paese. Questa imposta, che coinvolge tutta la nostra produzione di alcol etilico per usi alimentari, da pagare al momento dell’immissione al consumo, rappresenta un vero fardello per il comparto. Ovviamente è un modo semplice per fare pronta cassa e rispondere al fabbisogno finanziario dello Stato, ne siamo consapevoli, ci conviviamo da sempre. Abbiamo visto come l’aumento delle accise non abbia portato il gettito previsto matematicamente e successivi aumenti non servirebbero a centrare le attese dell’Erario ma piuttosto a mettere ancora più in ginocchio il settore. I dati fin qui raccolti, anno 2014, infatti parlano di un aumento del gettito del solo 2% rispetto al 2013, a fronte di un calo delle vendite di distillati di 10 punti percentuali. In più le aziende, così appesantite e gravate da problemi di liquidità, potrebbero ridurre ulteriormente il loro volume di affari e quindi pagare meno tasse allo Stato: qualcuno del Governo prima o poi si accorgerà di questi numeri e capirà i pericoli reali per le nostre imprese”. Che altro? “Assistiamo ad un calo della produzione, soprattutto per le acquaviti di vino. Le cause vanno ricercate prima di tutto nella mancata armonizzazione delle regole dell’Ocm Vino che hanno significato un calo produttivo dell’80% (per un totale di 36mila ettanidri nel 2014) della quota vino in distillazione. C’è da dire che sono cambiati i consumi e gli stili di vita, ma il vero problema va attribuito alla scarsità di controlli: ad esempio, la crescente richiesta di prodotti invecchiati da parte dei consumatori ha avvantaggiato quei Paesi in cui non sono previsti controlli sull’invecchiamento – come la Spagna – che possono immette-
re sul mercato acquaviti di vino e brandy dichiarando periodi di invecchiamento senza che ci siano le dovute verifiche, come prescrive invece la normativa UE. Succede quindi che, mentre in Italia vige un sistema di verifiche assai stringente, con ad esempio con i sigilli nei magazzini, in altri Paesi la mancata armonizzazione delle regole comunitarie lascia spazio a comportamenti scorretti. Tutto questo, insieme a un eccesso di produzione di vino da tavola in Paesi come la Spagna, ha provocato un drammatico calo dei prezzi e distorsioni di mercato, aggravati anche dall’importazione di acquaviti da Paesi Extra-Ue, vedi la Georgia, a costi talmente bassi da uscire da ogni logica commerciale”. Quali sono le conseguenze di queste distorsioni di mercato? “Le conseguenze sono drammatiche. Prodotti come il brandy rischiano l’estinzione, con un danno incalcolabile sia a livello culturale che economico per l’intera filiera vitivinicola. Le cantine perdono importanti sbocchi di mercato, il calo in termini di vendite e di fatturato è tangibile. Per questo abbiamo chiesto alla Commissione Europea di intervenire con l’avvio di un procedimento di infrazione nei confronti dei Paesi in violazione del Reg. 110/2008 e con l’imposizione di maggiori controlli, individuando adeguate procedure”. Parlando di distillati, non possiamo non parlare di Grappa, uno dei simboli del Made in Italy nel mondo. Ci sono buone notizie? “Siamo in una fase di aumento produttivo, anche se ci attestiamo ancora sotto la media di qualche anno fa. Purtroppo però i consu-
mi interni sono in calo (-1,5% delle vendite): dobbiamo giocare la carta dell’export, ci sono molte potenzialità ancora inespresse. Basti pensare che ad oggi solo il 20% della produzione è venduta all’estero, in particolare in Germania, Svizzera, Austria e USA. Intanto, è scaduto lo scorso 20 febbraio il termine per la presentazione in sede europea delle schede tecniche per la registrazione delle schede tecniche delle bevande spiritose a indicazione geografica, tra cui si annoverano 37 IG italiane (tra cui Mirto di Sardegna, Liquore di Limone Costa D’Amalfi, ecc.). Tale riconoscimento aiuterebbe ad avere maggiori tutele e riconoscibilità su scala internazionale, favorendo indubbiamente anche l’export. Stiamo però riscontrando alcune problematiche. In particolare la Commissione Europea pare osteggiare la richiesta di imbottigliamento dell’IG Grappa sul territorio di origine, a nostro avviso condizione chiave per garantire al consumatore la qualità del prodotto finito. Non mancano però le buone novità: l’inserimento dell’IG Grappa nel Registro internazionale delle denominazioni di origine del WIPO, il negoziato in corso per inserire nei TTIP un accordo che coinvolga anche questo distillato, l’iter già avviato per il riconoscimento di Consorzi di Tutela per gli spirits con il compito di gestire disciplinari, contrastare frodi e promuovere il prodotto. Infine c’è il Salotto della Grappa ad Expo: : lo spazio, all’interno del padiglione “Vino – A Taste of Italy” sta registrando un boom di visitatori da tutto il mondo, con degustazioni guidate ogni venerdì, alle ore 14. Questo conferma l’interesse internazionale per la grappa e fa ben sperare per il futuro”. •
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The half-full glass of AssoDistil
Drop of consumptions, fiscal pressure, market distortions. But distillers seems resolute to get the economical recovery and give new life to the sector Drop of consumptions, fiscal pressure and tax hike, little signals of recovery, IG Grappa, more careful controls: these are only some of the discussion topics at AssoDistil, the association of distillers founded in 1946 that fights to defend their interests and represents them in front of the national and international institutions. The state of health of this sector is not ideal but there is some optimism and hope. We talked to Antonio Emaldi, manager of Caviro, recently confirmed as president of the association for the fourth time. With him we analyzed the data of the Osservatorio congiunturale di AssoDistil about the first trimester 2015, a study by Format society. The enterprises of the distillates industry seems to surpass the average Italian enterprises for what concern investments. These companies aim to grow and invests in technology sustainability and green (75% of the Italian distillery have made important investments in the last two years). They create value and employment and are able to catch the opportunity that the market can offer to grow both on a national and international scale. The dark side of this medal is the
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tax hike and the gap of controls at European scale that have led to irregular behaviors, distortions of the market and dramatic consequences in sales and prices. What are the main threat that the field of distillation has to face? “Taxes first of all. In less than one year, taxes on alcohol have increased of 20% in Italy. This problem affects our production and represents a great burden for our sector. It’s an easy way to get money and meet the financial need of a State, we know. We are not asking to go back but to avoid a further increase. We have noticed that the tax hike has not led to the expected revenue and a further increase would only bring our sector to its knees. The collected data reveal an increase of the revenue around 2% but a drop of the sales of 10%. Moreover, due to these important liquidity problems, the distilleries could reduce their sales volume and consequently they would pay fewer taxes to the State. Soon or late the government will realize it too”. What else? “We are spectators of a fall of the production of wine aquavits. The
first reason can be identified in the new Ocm Vino that has comported a productive drop of 80% (36,000 ettanidri in 2014). It is true that habits and consumptions have changed but the true problem is in the lack of controls: the increasing demand of vintage distillates has advantaged those countries (Spain, for instance) where controls on ageing are lacking and can declare on the labels not verified periods of ageing, in contrast to what the EU legislation provides. While in Italy rules are applied with rigor, in other countries different application of European rules lead to irregular behaviors. All this, together with an excessive production of table wine and the importation of low-cost aquavits from not-EU countries (such as Georgia) has led to a dramatically drop in the prices”. What are the consequences of this distortion of the market? “Consequences are dramatic. Products such as brandy risk to disappear, with a cultural and economical loss for the whole wine sector. Wineries would loose important end markets, the drop in terms of sales and turnover is tangible. For this reason, we have asked to the
European Commission to intervene with a legal action against those countries who have violated Reg. 110/2008 and imposing strict controls on productions and procedures”. Talking about distillates we must talk about Grappa, one of the symbols of made in Italy in the world. Are there any good news? “We are in a period of production increase, but we are still under the average values of some years ago. Unfortunately, consumptions are decreasing (-1,5% of the sales): we must bet on export, where much potential is still unexpressed. Nowadays only 20% of the production is marketed abroad, in particular in Germany, Switzerland, Austria and USA. In the meantime, last February 20th expired the deadline for the presentation to the EU of the technical files for the registration of the IG Grappa and other 36 acknowledgments: this would help us to get more legal protection on an international scale and to promote the export too. The European Commission seems to be opposed to our request to bottle IG Grappa in the territory of its origins, a basic condition to guarantee the quality of the final product to the consumer, according to us. Anyway, there are also good news: IG Grappa has been included in the international register of the denominations of WIPO, an agreement is in progress to include in the TTIP this distillate, in progress too is the procedure to acknowledge the Consorzi di Tutela for the spirits, with the task to manage the disciplinaries, contrast frauds and promote the product. Last but not least there is Salotto della Grappa at Expo: a space in the pavilion Vino – A Taste of Italy addressed to this distillates that is recording a boom of international visitors during the guided tasting (every Friday at 2.00 p.m.). A proof of the international interest for Grappa that let us hope for the future”. •
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Distillatori, produttori di acido tartarico, di fertilizzanti e di energia. Ma anche promotori di un Centro di Documentazione unico nel suo genere
DISTILLERIE BONOLLO S.P.A. Sede legale : Via Mosca 5 41043 FORMIGINE (MO) Per info: Tel. 0775 778262 Fax 0775 778240 Email: spirits@bonollo.com www.bonollo.com
Per l’intera durata di Expo 2015 sarà possibile assaggiare i prodotti delle Distillerie durante le degustazioni organizzate da Assodistil; i prossimi appuntamenti sono previsti per: 24 luglio - 14 e 21 agosto - 25 settembre - 30 ottobre
U
n controllo dell’intera filiera della grappa, quello delle Distillerie Bonollo di Formigine (Modena), dall’approvvigionamento della materia prima al recupero dei sottoprodotti come fonte energetica: una tracciabilità totale, sinonimo di qualità dal 1908. Ma anche un Centro di Documentazione, intitolato al fondatore delle Distillerie Luigi Bonollo, nato con il preciso scopo di promuovere e divulgare la cultura dell’acquavite di bandiera. Nel settore degli spirits le Distillerie producono alcool, grappa, brandy e acqueviti di frutta, con
Bonollo,
specialisti nella distillazione un’offerta ampia ed adattabile alle esigenze del cliente. Fiore all’occhiello della produzione la linea “Consenso”, i cui prodotti sono accomunati dalla volontà di esprimere al meglio le
caratteristiche organolettiche di pregiate materie prime; appartiene alla linea la grappa “Consenso”, un’acquavite lambiccata dalle vinacce del Chianti Classico, dal ricco bouquet e dal gusto
persistente di frutti di bosco, ciliegie e spezie. Un prodotto che in sé racchiude tutta la potenza di un terroir vocato alla viticoltura ed una passione di famiglia che si tramanda da generazioni.•
Bonollo, specialists of distillation Distillators, producers of tartaric acid, fertilizing and energy, but also promoters of a unique research center Distillerie Bonollo of Formigine (Modena) controls the whole production chain of Grappa, from the raw material to the recovery of the wastes as energy source: a complete traceability as synonymous of quality since 1908. The distillery promotes also a research centre that takes its name from its founder Luigi Bonollo, created to spread the culture of national aquavits. In the field of spirits, Bonollo produces alcohol, grappa, brandy and fruit aquavits to satisfy
every customer’s demand. The buttonhole of its production is the range of grappa “Consenso”, whose products express at best the organoleptic qualities of their precious raw material. an example of the line “Consenso”, is an aquavits from marc of Chianti Classico: a sprit with a rich bouquet and a persistent taste of wild berries, cherry and spices, a product that encloses the power of a terroir always suited for vine-growing and the passion of a family.•
Per il 12 Settembre le Distillerie Bonollo hanno organizzato la nuova edizione del Grappa Day; interverranno i professori Vittorino Novello, Carlo Viviani e Riccardo Cotarella. www.grappaday.it
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Magnoberta Distillerie grappe da lungo invecchiamento Accurata selezione delle materie prime, distillazione discontinua e lunghi invecchiamenti
E
ra il 1918 quando ai piedi delle colline del Monferrato, da sempre legate alla produzione vinicola d’eccellenza, sorse la distilleria Magnoberta. Un dettaglio, quello della vicinanza, indispensabile per garantire l’assoluta freschezza delle vinacce, che l’azienda valorizza ulteriormente con un’attenta selezione delle materie prime e dei vignaioli. Una grappa Magnoberta nasce infatti in vigna e viene realizzata interamente in azienda. La distillazione, di tipo discontinuo, avviene per mezzo di caldaiette di rame alimentate con vapore diretto a bassa pressione e permette di estrarre, con perizia artigianale, un ampissimo ventaglio aromatico. Il distil-
lato viene poi avviato alla grande cantina di invecchiamento dove permane in botte grande fra i due e i venti anni, raggiungendo così una lenta e piena maturità gustoolfattiva. La Grappa Morbida e la Patrimonio sono solo due dei simboli di questa maestria. La Grappa Morbida nasce da vinacce di Moscato, Brachetto e Malvasia del Monferrato e se alla vista presenta un limpido colore ambrato, al naso rivela aromi di vaniglia, prugna secca, cioccolato e salvia, mentre in bocca si distingue per intensità e morbidezza che terminano in ricordi
di nocciola e susina. La “Patrimonio” Grappa del Monferrato 1983, prodotta in serie limitata, nasce invece da vitigni a bacca rossa quali Barbera, Grignolino e Freisa e permane in legno per ben vent’anni, raggiungendo una veste giallo dorato brillante, un’intensità d’aromi dove si fondono liquirizia e tabacco, miele e vaniglia, nocciola e cioccolato, amarena e prugna. Al palato gli aromi si materializzano in vibranti stille di sapore, dove armonia, vigore e morbidezza siglano la chiusa di una grappa dalla grande eleganza. (i.g.)•
mastery. Grappa Morbida is made of Moscato, Brachetto and Malvasia del Monferrato; it has a clean amber color, vanilla, dry plum, chocolate and sage perfumes, and an intense and soft taste that recalls hazelnut and plum. “Patrimonio” Grappa del Monferrato 1983 is a limited production made of red berry grape varieties such
as Barbera, Grignolino and Freisa; it ages twenty years in wood gaining a bright yellow color and intense aromas of liquorices and tobacco, honey and vanilla, hazelnuts and chocolate, sour black cherry and plum; its tastes are combined in harmony: softness and vigor characterize the ending of this naturally elegant grappa. •
Magnoberta Distillerie, grappa with a long ageing A careful selection of the raw material, discontinuous distillation and long ageing Magnoberta was founded in 1918 at the foot of the hills of Monferrato, an area always suited for winemaking. This peculiarity guarantees the freshness of the raw material that the distillery is able to exploit through a further selection. Grappa Magnoberta springs in the vineyard and is totally produced in the winery. Discontinuous distillation is carried out through low pressure steam copper alembic that let to extract a rich range of aromas. Then in the cellar this grappa ages in big barrels from two to twenty years to get its perfect ripening. Grappa Morbida and Patrimonio are only two symbols of this
DISTILLERIA MAGNOBERTA Via Asti 6 - 15033 Casale Monferrato (AL) Tel. +39 0142 452022 Fax +39 0142 71189 www.magnoberta.com - info@magnoberta.com
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Oltre 200 anni nell’arte della distillazione:
ditta Bortolo Nardini Sono la distilleria più antica d’Italia, dove storia e territorio si fondono in prodotti quali la Grappa Riserva 15 anni
N
asce nel 1779 la Distilleria Nardini e da allora questo marchio ha accompagnato passo a passo la storia d’Italia. A fondare la ditta è Bortolo Nardini che cambia definitivamente volto a Bassano legandola indissolubilmente alla grappa. Sarà il nipote Bortolo a introdurre nel 1860 la distillazione a vapore, sostituendola a quella tradizionale a fuoco diretto. La popolarità della Grappa Nardini attraversa le grandi Guerre, conquistando prima il cuore di Hemingway e dei tanti nostri soldati passati sul ponte di Bassano per divenire il distillato nazionale. Nel 1948 Alcide De Gasperi, che presenzia l’inaugurazione del Ponte di Bassano ricostruito dagli Alpini, DITTA BORTOLO NARDINI SPA Ponte Vecchio, 2 36061 Bassano del Grappa (VI) Tel. +39 0424 227741 Fax +39 0424 220477 nardini@nardini.it commerciale@nardini.it export@nardini.it www.nardini.it
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si fa fotografare con in mano una bottiglia di grappa Nardini. E se questa è una piccola curiosità storica, ben altro rilievo ha l’introduzione in quegli stessi anni dell’invecchiamento della grappa in botti di rovere e, più recentemente, della distillazione a vapore sottovuoto associata al processo unico di doppia rettifica che dona al prodotto purezza e leggerezza. Tecniche che fanno la differenza a livello organolettico come dimostrano la Grappa Riserva e la Grappa Riserva 15 anni, entrambe con una permanenza in pregiate botti di rovere di Slavonia che non si limita ai 18 mesi previsti dalla legge per essere chiamata Riserva ma va ben oltre, raggiungendo i 15 anni. La Grappa Riserva può così ammantarsi di riflessi dorati, profumo delicato e gusto morbido, arricchito dalle complesse sfumature che solo il lento invecchiamento riesce a dare, ideale per chi ama una grappa importante ed armoniosa. Per i più esigenti, la Grappa Riserva 15 anni coniuga design moderno, piglio deciso e ricchezza aromatica, frutto di quell’arte e quella passione che prendono avvio nel 1779. (i.g.)•
Bortolo Nardini: a more than 200-years story of distillation It’s the ancientest distillery in Italy, a place where history and territory merge to create special products, such as Grappa Riserva 15 years Distilleria Nardini was founded in 1779. Since then this brand has been part of the Italian history. The founder Bortolo Nardini changed the face of Bassano, making this village a symbol of grappa. In 1860, his grandchild Bortolo introduced the steam alembic, that replaced the ancient distillation method with direct fire. The fame of Grappa Nardini passed through the World Wars and won Hemingway’s heart first and then the soldiers’ who passed on the bridge of Bassano. It soon become the national distillate.
In 1948 Alcide De Gasperi, attending the opening of the bridge reconstructed by the Alpins, is pictured with a bottle of Grappa Nardini in his hand. And if it’s only a historical anecdote, an important step of that times is the oak barrels for the ageing of grappa and recently the vacuumsealed steam distillation combined with the double grinding unique process that give purity and lightness to the product. These techniques make the difference from an organoleptic point of view, as Grappa Riserva and Grappa Riserva
15 years prove. These distillates ages in Slavonia oak barrels for 15 years: much more than the 18 months provided by the law. Grappa Riserva reveals golden reflexes, delicate perfumes and a soft taste, enriched by complex inklings that only wood can give. It’s the ideal grappa for those who like important and armonious tastes. For the most demanding paltes, Grappa Riserva 15 years combines a modern design, a definite character and armonatic richness, the fruit of a passion and an art dated back to 1779.•
Distillati & Co
EVENTI
LA SOSTENIBILITA’ AL CENTRO DI GRAPPERIE APERTE Domenica 4 ottobre torna la manifestazione dedicata al distillato italiano: oltre 30 le aziende protagoniste La grappa, Expo e la sostenibilità di cui il distillato made in Italy rappresenta un’eccellente espressione. Saranno questi i temi protagonisti della dodicesima edizione di Grapperie Aperte, organizzata dall’Istituto Nazionale Grappa per domenica 4 ottobre in oltre 30 distillerie di tutta Italia. “Per l’edizione di quest’anno intendiamo essere ancora più presenti e partecipativi
un assaggio del nostro lavoro al Salone della Grappa realizzato all’interno del padiglione “Vino A taste of Italy”, non si fermasse al mero assaggio ma scegliesse di venire a conoscerci più da vicino, nelle nostre aziende, in quello che è il nostro mondo. Sarà un’opportunità imperdibile per entrambi: per loro di fare un’esperienza nuova e interessante, per noi di valorizzare le peculiarità delle varie tipologie di grappa e quel legame che essa testimonia di avere con i vari territori, raccontando non solo come nasce ma anche la storia che mettiamo in ogni goccia di distillato, in quel misto di passione, arte e appassionato - anche se duro - lavoro che riesce a trasformare la vinaccia in un capolavoro sensoriale”.
- spiega il Presidente dell’Istituto Nazionale Grappa Elvio Bonollo - e vorremmo che il pubblico di Expo, il quale può avere
Il programma completo e le grapperie aderenti può essere consultato su: www.istitutograppa.org
PREMI 2
IL PREMIO “MADE IN PADOVA” ALLE DISTILLERIE BONOLLO E’ stato assegnato alle Distillerie Bonollo di Padova il premio “Made in Padova” Food Design che, promosso e organizzato da Confindustria Padova, punta a valorizzare e rendere note le eccellenze del territorio, creando nuove opportunità di visibilità con l’obiettivo di scoprire, valorizzare e aggregare lo spirito creativo del territorio e dell’economia padovana per fare rete tra le imprese e promuovere il sistema all’estero. Le Distillerie Bonollo si sono distinte per creatività nel settore agroalimentare, facendo conoscere il proprio prodotto anche oltre i confini nazionali. La famiglia Bonollo di Padova, dedita con passione da ol-
Elvio Bonollo ha ricevuto il riconoscimento per la creatività nel settore agroalimentare tre 100 anni all’arte della distillazione, non solo ha contribuito a rendere nota oltre confine la grappa valorizzando un prodotto bandiera del territorio, ma ha anche scritto alcune tappe fondamentali nella storia della grappa, innovandola nel massimo rispetto della tradizione.
di Giovanni Pellicci
PREMI 1
ALAMBICCO D’ORO, CON LA NUOVA FORMULA 135 PRODOTTI IN GARA E 43 PREMIATI L’atto finale si svolgerà sabato 19 settembre ad Asti durante la 49^ edizione di Douja d’Or 43 grappe e acquaviti selezionate fra 135 prodotti arrivati da 9 regioni e 17 province italiane, 4 medaglie d’oro e 39 d’argento assegnate, oltre a un Premio Speciale. La 32esima edizione del “Premio Alambicco d’Oro”, promosso dall’Associazione nazionale assaggiatori grappa e acquaviti, è stata un successo, con la partecipazione di 44 distillerie a cui si sono unite, per la prima volta nella storia del concorso, 11 aziende vitivinicole che distillano le cosiddette “grappe di fattoria”. I distillati premiati sono stati presentati dalla presidente federale di Anag, Paola Soldi, dopo la selezione effettuata ad aprile a Bellaria Igea Marina da una giuria composta da circa 60 soci Anag, espressione delle varie associazioni regionali e divisi in diversi panel di valutazione. La premiazione ufficiale dei prodotti vincitori si svolgerà sabato 19 settembre ad Asti, durante la 49° edizione di Douja d’Or, negli spazi di Onav allestiti all’interno del Palazzo dell’Enofila. Al termine, seguirà la degustazione gratuita e guidata dai soci di Anag Piemonte, mentre nei dieci giorni della manifestazione sarà allestito un banco di assaggio a cura dell’organizzazione della manifestazione Douja D’Or. Le quattro medaglie d’oro sono state assegnate a tre grappe invecchiate e una grappa invecchiata aromatica. Le 39 medaglie d’argento, invece, sono andate a 10 grappe giovani; 8 grappe giovani aromatiche, provenienti da vitigni aromatici; 14 grappe invecchiate; 2 grappe aromatiche invecchiate e 2 grappe aromatizzate con piante officinali e radici. A queste si sono aggiunte le medaglie d’argento conquistate da 2 acquaviti d’uva giovani aromatiche, provenienti da vitigni aromatici, e un’acquavite d’uva invecchiata. Nessuna medaglia è andata ad acquaviti d’uva giovani e aromatiche invecchiate, le due categorie che completavano le nove previste dal concorso nazionale. Il Premio Speciale - introdotto per la prima volta quest’anno e assegnato alla distilleria che ha ottenuto il miglior punteggio complessivo sommando le medaglie assegnate a prodotti propri e a quelli distillati per conto terzi - è andato alla Nannoni Grappe srl di Paganico (Grosseto). La selezione dei distillati in gara è stata effettuata utilizzando la scheda di valutazione ufficiale di Anag, dando rilevanza, essenzialmente, a quattro criteri: sensazioni visive, equilibrio gustativo, ricchezza olfattiva e fragranza retrolfattiva. Il numero maggiore di premi è andato al Trentino Alto Adige, con 14 medaglie, di cui una d’oro. Seguono la Toscana, con 7 medaglie d’argento e il Premio Speciale; il Piemonte, con 6 medaglie, di cui 2 d’oro; Friuli Venezia Giulia e Umbria, con 4 medaglie, di cui una d’oro per l’Umbria; Lombardia con 3 medaglie. I risultati nel dettaglio e le schede tecniche dei singoli vincitori sono consultabili su www.anag.it
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novi
24-26 NOVEMBRE 2015
VIGNA VINO
OLIVICOLTURA
ORTOFRUTTA
SALONE INTERNAZIONALE DELLE ATTREZZATURE E DEL KNOWHOW PER LE FILIERE VIGNA-VINO, OLIVICOLTURA, ORTOFRUTTA 36
ULTERIORI INFORMAZIONI : SALONI INTERNAZIONALI FRANCESI mtajroldi@salonifrancesi.it - Tel: 02 43 43 53 26
Fedeltà territoriale e tecniche avanzate di cantina permettono di ottenere vini riconoscibili e di qualità
Cantina Enotria Dove il presente Calabria
si innesta sul passato
U
na cantina dove il “vecchio stampo” emerge nella determinazione a far bene le cose rimanendo fedeli ai vitigni della tradizione e alla raccolta manuale senza però temere di sperimentare metodi innovativi quali la criomacerazione e aprendosi a tipologie moderne come il rosato e a mercati emergenti come la Cina. I cento ettari di proprietà danno vita a rossi, bianchi e rosati, pensati sia per la GDO che per i canali HORECA, ma anche per la ristorazione al dettaglio con confezioni da 250 ml. La produzione di punta valorizza il vitigno locale per eccellenza, il Gaglioppo, dal quale nascono sia il Cirò Rosso Classico che la versione Riserva “Piana delle Fate”. Proprio il Gaglioppo è stato recente-
Cantina Enotria, where the present plunges its roots in the past Loyalty to the territory and cuttingedge technologies create quality wines with a well-defined character Cantina Enotria is a place where “tradition” means the resolution to make things properly, according to the ancient vinification methods but keeping an eye on innovative techniques (such as cryomaceration) and having no fear to experiment new wines (rosé for instance) and markets (China). Its 100 hectares of vineyards give life to red, white and rosé wines, which are marketed
mente oggetto di uno studio del Polo Universitario di Medicina di Tor Vergata che ha evidenziato come l’alto contenuto in resveratrolo di queste uve, e del Cirò cui esse danno vita, potrebbe aiutare a prevenire i problemi cardiovascolari e l’artrite. E se il Cirò in versione classica è più adatto alle temperature autunnali, il Rosato è ideale per le giornate estive e i piatti di pesce. Ottenuto da uve Gaglioppo in purezza lavorate in criomacerazione per consentire di preservarne al massimo il corredo aromatico, il Cirò Rosato presenta un vividissimo colore cerasuolo, sentori di frutta esotica dove si riconoscono note di ananas, fragola e mango e un palato fresco e di interessante carica tannica che lo rende un rosato piacevole ma mai banale. (i.g.) CANTINA ENOTRIA AZIENDA VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATI Strada Statale Jonica, 106 88811 - CIRO’ MARINA (KR) Tel: 0962 371181 Fax: 0962 370327 cantinaenotria@infinito.it www.cantinaenotria.com
through both the large-scale retail trade and HORECA, but addressed to restoration too, with 250 ml bottles. The buttonhole of the production is Gaglioppo, the local grape variety that give life to Cirò Rosso Classico and its Riserva “Piana delle Fate”. Recently Gaglioppo has become the protagonist of a study by the University of Tor Vergata that has revealed how the high resveratrol content of these grapes can prevent some cardiovascular problems and arthritis. The classical
version of Cirò is more suitable for winter temperatures while Rosato is the ideal companion of the summer days and the fish dishes. A singlevariety vinification of Gaglioppo, it’s the result of a cryomaceration, a technique that preserves its aromas. Cirò Rosato has a bright cherry colour, exotic fruits perfumes, such as pineapple, strawberry and mango, a fresh taste and an interesting tannic inkling that makes it a pleasant but surprising rosé wine. •
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Ciliegiolo:
siamo nella giusta direzione DI CLAUDIA CATALDO
Narni, come altre aree produttive d’Italia. Il Ciliegiolo è un vitigno che sta dando soddisfazioni e strizza l’occhio ad un mercato in cerca di vin de soif, agili e dinamici
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foto di Andrea Federici
C
oltivato in numerose regioni dell’Italia centrale, come Toscana, Liguria, Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, il Ciliegiolo è un vitigno storicamente considerato “da taglio” ma che oggi vive una nuova fase produttiva e comunicativa che ne meytte in luce le sue caratteristiche da protagonista. Si tratta di una varietà in grado di conferire un buon grado alcolico, caratterizzata da morbidezza, un gustoso bouquet di ciliegia e fiori, eleganza. “Il Ciliegiolo è vitigno dotato di grande piacevolezza. Elegante, fresco, con mille sfaccettature e grande versatilità negli abbinamenti – commenta Leonardo Bussoletti, produttore dell’omonima azienda -. E’ un vino che va incontro alle tendenze di oggi, visto che anche la critica e i consumatori sembrano andare nella direzione di vini non necessariamente muscolosi, privilegiando invece la dinamicità e la pronta beva”. Da questa consapevolezza è nata lo scorso anno l’Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni, di cui Bussoletti è presidente: proprio dalla volontà di
dare nuova luce ad un vitigno ingiustamente vissuto nell’ombra di altri big, si è formata una squadra composta da una manciata di produttori, che lo scorso maggio è scesa in campo in occasione della prima edizione della rassegna Ciliegiolo d’Italia. “L’idea è quella di valorizzare e promuovere un vitigno, il Ciliegiolo appunto, che è tipico delle nostre zone e che riesce, in un modo unico e originale, a interpretare un territorio tanto ricco quanto poco valorizzato -continua Bussoletti .- Ci siamo dotati di un disciplinare volontario che mira a salvaguardare la qualità delle produzioni, ad
esempio attraverso le rese ad ettaro, e a condurre un piano di azioni condivise, senza che nessuno voglia pestare i piedi al suo vicino ma anzi, cercando di fare fronte comune (ad esempio abbiamo deciso che il prezzo delle bottiglie non dovesse scendere sotto le 4,50 euro)”. L’interesse che si è raccolto attorno a Ciliegiolo d’Italia è stata la conferma di quanto atteso: il Ciliegiolo, col suo forte legame territoriale, la sua succosità e il suo vibrante dinamismo, è un vino che – nelle sue diverse interpretazioni, giovane o invecchiato – farà parlare di sé anche in futuro. In Italia, ma anche all’estero. •
Ciliegiolo e non solo
P
oco più di 50 ettari, di cui circa 8 coltivati a vigneto: Fattoria di Caspri, a Montevarchi (Arezzo), è un’azienda di recente fondazione, nata dal recupero di terreni che a lungo erano stati lasciati in stato di semi abbandono, sotto la direzione di Bertrand Habsiger. La filosofia di lavoro è quella della biodinamica, con un’attenzione particolare ai vitigni autoctoni, come Sangiovese, Canaiolo e Ciliegiolo per i rossi e Trebbiano e Malvasia per i bianchi. Suoli poveri e leggeri, con gneis e una piccola percentuale di argilla, nuovi impianti che si affiancano a vigneti più anziani, tipici dell’area del Chianti, lavorazioni in cantina quanto più naturali possibili, con soli lieviti autoctoni e senza filtrazioni, e macerazioni a grappolo intero e senza diraspatura: ecco come
nascono i vini della Fattoria, che puntano ad essere racconti fedeli del terroir, discepoli di una viticoltura semplice, genuina, naif. Fra i vini di punta, spicca il Poggio Cuccule, un Sangiovese in purezza da viti impiantate negli anni ’70, e il Ciliegiolo, anche questo in purezza, un vino di facile beva, immediato, profumato, dinamico e versatile. Per il futuro l’azienda punta ad aumentare la produzione, oggi di sole 15.000 bottiglie, rimanendo però fedele all’impronta di artigianalità che la contraddistingue. (c.c.) •
Toscana
Fattoria di Caspri, Sita sui colli aretini, la Fattoria ha sposato pratiche biodinamiche e una viticoltura di stampo artigianale
FATTORIA DI CASPRI Via di Caspri, 1 loc. Rendola 52025 Montevarchi (AR) Tel. 055 9707058 commerciale@fattoriadicaspri.com www.fattoriadicaspri.com
Fattoria di Caspri, Ciliegiolo and much more On the hills around Arezzo, Fattoria di Caspri combines biodynamic agriculture and craftsmanlike winemaking Little more than 50 hectares, eight of which are vineyards: Fattoria di Caspri, in Montevarchi (Arezzo), is a recently founded winery, the fruit of the recovery of some abandoned plot of lands managed by Bertrand Habsiger. This winery’s philosophy is oriented toward biodynamic agriculture. A special attention is addressed to the autochthonous grape varieties, such as Sangiovese, Canaiolo and Ciliegiolo for the red wines and Trebbiano and Malvasia for the white ones. Poor and light soils, with a little percentage of clay, new plants overlooking the ancient vineyards,
natural processing in the cellar with local yeasts, no filtering, and maceration of the grapes without destemming: these are the secrets of the wines by Fattoria di Caspri. These wines bet on their territory and are the result of a natural and genuine but not naive production. Among the buttonhole labels there is Poggio Cuccule, a single variety vinification of Sangiovese grapes from vines planted in the 70s, and Ciliegiolo, another single variety vinification, a pleasant, dynamic,
perfumes and easy to drink wine. In the future, the winery aim to increase its production (nowadays it’s
around 15,000 bottles per year) but remaining faithful to its peculiar craftsmanlike production. •
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Umbria
Autenticità, semplicità, terroir e tradizione
L
’azienda vitivinicola Sandonna si trova a Giove, in provincia di Terni: una piccola produzione – circa 25 mila bottiglie – improntata alla qualità, alla semplicità delle lavorazioni e all’autenticità del prodotto finito,
nel pieno rispetto del territorio. La gestione è familiare, padre e figlio condividono la passione per la terra e i suoi nobili frutti, come il vino. Qua, in vigna come in cantina, si opera in maniera tradizionale, nella direzione di un’agricoltura quanto più soste-
Authenticity, spontaneity, terroir e tradition Sandonna: craftsmanlike wines that express a unique territory and a winemaking respectful for nature Sandonna rises in Giove, in the province of Terni: a little production – about 25,000 bottles per year – based on quality, naturalness in the production methods and authenticity, all in the highest respect for the territory. Management is entrusted to a father and a son who share the same passion for the land and its fruits. Both in the vineyadrs and in the cellar methods are traditional and respectful for the nature, in the perspective of a sustainable agriculture. A peculiar role is played by the terroir: the vineyards grow on a plateau – the one of Sandonna, as well as the winery – that is characterized by a different microclimate in each area, a high temperature range and an excellent ventila-
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tion. These peculiarities let the vine-growers to postpone the harvest to get richer aromas. Wines are all fruit of single-variety vinification to let every grape variety to express its character: Merlot, Montepulciano d’Abruzzo, Grechetto and Ciliegiolo di Narni. The last one is a surprising wine, due to its elegance and pleasantness, a proof of the great potential of this grape variety in this area. •
AZIENDA VITIVINICOLA SANDONNA Largo Caprera, 14/A 05024 Giove (TR) Tel. 0744 992274 sandonna@gmail.com www.cantinasandonna.it
nibile e naturale possibile. Un ruolo fondamentale lo gioca il terroir: i vigneti si trovano su un altopiano – quello di Sandonna, come l’azienda – che si caratterizza per un microclima diverso perfino da zone poco distanti, con una marcata escursione termica
Sandonna: vini fatti con metodi artigianali, espressione di un territorio vocato e di una viticoltura rispettosa dei varietali e dell’ambiente e un’ottima ventilazione. Questo permette di tenere più a lungo l’uva in pianta, a vantaggio del corredo aromatico. I vini sono tutti in purezza, affinché il territorio possa raccontarsi nella sua pienezza: Merlot, Montepulciano d’Abruzzo, Grechetto e Ciliegiolo di Narni. Quest’ultimo, in particolare, è un vino che sorprende per l’eleganza e la bella bevibilità, confermando le potenzialità di questo vitigno, anche e soprattutto in questa zona. (c.c.)•
26A EDIZIONE SALONE INTERNAZIONALE MACCHINE PER ENOLOGIA E IMBOTTIGLIAMENTO
ORGANIZED BY
WORLD LEADER IN WINE TECHNOLOGY 3—6 NOVEMBRE 2015 Fiera Milano (Rho) info@simei.it / simei.it
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Emilia Romagna
Dal 1752, tradizione di famiglia Condizioni climatiche ottimali ed una lunga storia alle spalle: così nascono i vini della Tenuta Colombarola
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Ci sono colline ammantate di vigneti ed un particolare territorio da sempre vocato alla viticoltura a Nibbiano, nel cuore della Val Tidone: è qui che affondano le radici della Tenuta Colombarola, le cui origini risalgono alla metà dell’Ottocento. Un passato denso di storia quello di Nibbiano: nel centro storico del paese una palazzina racconta una storia lunga oltre due secoli. La sua struttura, infatti, faceva parte del vecchio castello di Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone, che soggiornò in queste zone nel 1831. Molti nobili e personaggi famosi hanno abitualmente frequentato questi luoghi e la tenuta stessa, apprezzandone oltre alle bellezze naturali anche i prodotti tipici, di cui i vini costituiscono una parte molto importante. La famiglia Travini ha una pas-
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sione per la viticoltura che vanta lontane origini: il bisnonno, omonimo dell’attuale proprietario della Tenuta, Vittorio Travini, già vi si dedicava alla fine dell’ Ottocento, nei vigneti prossimi alla Torre Gandini, di origini medievali. Oggi, con la stessa dedizione e lo stesso spirito degli avi, Vittorio Travini guida
l’azienda seguendo attivamente ogni fase del processo produttivo con l’utilizzo della tecnologia più avanzata, ma nel rispetto di antiche tradizioni di famiglia. Ben conscio dell’importanza della storia su cui si fonda la Tenuta, da anni lavora al progetto di riscoperta e rivalorizzazione del Marsanne, vitigno a bacca
bianca introdotto in Italia, e più precisamente nel piacentino, ad opera delle truppe napoleoniche. Tre i gioielli enologici che oggi la Tenuta produce. Il Brut Gran Cuvée, un 70% Chardonnay e 30% Pinot Nero, dal profumo elegante e complesso, ottimo come aperitivo, ma perfetto per accompagnare salumi, carni bianche, carpaccio di manzo, pesci e crostacei. Il Brut Rosé Gran Cuvée, da uve Pinot nero vinificato in rosa, dal caratteristico profumo di piccoli frutti rossi alternato a notte speziate e agrumate. Il Rosso Gandinaia, da uve syraz, elegante, di ottima struttura, equilibrato e dal bilanciato rapporto tra percezione alcolica, morbidezza e acidità. E’ da qualche giorno in bottiglia il quarto vino dell’Azienda . Si tratta di un vino bianco composto da Marsanne nonché da una piccola parte di Chardonnay che verrà a breve presentato (e.b.)•
A family tradition since 1752 Excellent climatic conditions and a long story at its back: so springs the wines of Tenuta Colombarola Tenuta Colombarola rises surrounded by hills and vineyards in the heart of Val Tidone,an area always suited for vinegrowing. The origins of this winery are dated back to the XIX century: here in the villange of Nibbiano, a historical bulding tells its two-centuries story. The winery is in fact part of the ancient castle owned by Napoleone’s wife, Maria Luigia of Austria, who dwelled here in 1831. Many gentlemen and famous people have frequented these place and the estate, enjoying its
natural beauty and appreciating its typical products, wine above all. The Travini family’s passion for wine has ancient origins: the owner’s homonymous great-grandfather, Vittorio Travini, already at the beginning of the XIX century grew the vineyards near the medieval Torre Gandini. Nowadays Vittorio Travini manages his ancestors’ winery with the same passion, following carefully every step of the produciton and chosing the best technologies but always respecting his family tradi-
tion. Knowing well the importance of his historical background, he is working on a project of recovering and promoting Marsanne, a white berry grape variety that was introduced in Italy by the Napoleonic troops. Among the oenological jewels produced by Tenuta Colombarola there are: Brut Gran Cuvée, 70% Chardonnay and 30% Pinot Nero, an elegant wine with a complex bouquet, ideal as aperitif but also with salami, white meat, raw beef, fish and shellfish; Brut Rosé Gran Cuvée, with a peculiar small red fruits perfume and spicy and citrus aromas; Rosso Gandinaia, an elegant and structured wine, with
a well-balanced softness and acidity. It has been recently bottled the fourth label of this winery: a white wine made of Marsanne and a little bit of Chardonnay. •
TENUTA COLOMBAROLA Strada Provinciale, 412 Trevozzo- Nibbiano (Piacenza) Tel. 0523 863932 Fax 0523 864974 info@tenutacolombarola.com www.tenutacolombarola.com
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Lombardia
Padiglione Vino di Expo:
le sorprese del primo bimestre Il bilancio dei primi due mesi racconta di un successo per nulla scontato, sia in fatto di visite che di attenzione del pubblico, soprattutto asiatico
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n inizio intenso, connotato dalla curiosità dei visitatori stranieri, che raggiungono un quinto delle visite, e da un ampio ventaglio della proposta enologica italiana. È il bilancio dei primi due mesi del padiglione “Vino – A Taste of Italy” di Expo 2015. A fare il punto della situazione con I Grandi Vini è Giovanni Mantovani, direttore del Padiglione, da anni alla guida di VeronaFiere e dal 2014 vice presidente della divisione europea di UFI, l’associazione globale dell’industria fieristica. Per la prima volta nella storia dell’Esposizione universale, un intero padiglione dedicato unicamente al vino. Perché questa era #lavoltabuona? “Considerato il tema di Expo 2015, con al centro cibo e alimentazione, unito al fatto che “giochiamo in casa”, per il Paese era una di quelle occasioni irripetibili per far conoscere al
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mondo la propria eccellenza vitivinicola”. Come sta andando il Padiglione? Quali sono i dati di affluenza? Quali iniziative avete in programma per i prossimi mesi per incrementare ulteriormente l’afflusso straniero? “Nei primi due mesi abbiamo raggiunto 450 mila visite di cui il 20% straniere e realizzato oltre 135 mila degustazioni, 200 fra eventi e convegni, con la presenza di 750 aziende che hanno presentato i loro vini, cui si aggiunge Assodistil con le 72 bottiglie in rappresentanza delle migliori grappe italiane, oltre al progetto VIVA, The Italian style to measure and to improve the sustainability performance in vineyard and wine production, realizzato dal Ministero dell’Ambiente. Per intercettare i flussi di stranieri utilizziamo già con profitto la rete globale di Vinitaly International e collaboriamo con Expo, Mipaaf e Padiglione Italia”. In che modo può influire questo Padiglione sulla conoscenza che gli stranieri hanno del vino italiano? “L’allestimento al piano terra e la Biblioteca del Vino con oltre 1.350 etichette sono concepiti Direttore Mantovani FotoEnnevi
DI IRENE GRAZIOTTO
per narrare anche al neofita oltre 2 mila anni di storia legata al mondo enologico italiano. Il Padiglione costituirà per molti stranieri la prima impressione sul vino tricolore e abbiamo già registrato una reazione positiva e di grande apprezzamento, particolarmente da quelli provenienti da Asia, con la Cina in particolare, Russia e Nord America”. Vino e sostenibilità: un legame che sembra caratterizzare già da tempo il mondo enologico nostrano, come testimoniano i dati del biologico in continuo aumento. Perché, secondo lei, il trend è in crescita? “C’è più di un motivo: dal crescente rispetto dell’ambiente, alla volontà di diversificare la produzione per incontrare la domanda internazionale, sempre più orientata ai vini cosiddetti organic. A Vinitaly sono presenti due saloni dedicati, VinitalyBio e Vivit, e già oltre il 13% degli espositori pro-
duce vino bio e lo esporta all’estero”. Altra caratteristica precipua del mondo enologico italiano è la piccola impresa, spesso promotrice della biodiversità locale. Al contempo essere così piccoli costituisce una sfida per il grande mercato mondiale, una sfida che Gianni Zonin ha definito un “handicap che impedisce al nostro Paese di crescere e competere”. Qual è la sua opinione in merito? “Essere piccole-medie imprese a volte è un’arma a doppio taglio: da un lato le produzioni di nicchia garantiscono artigianalità e qualità, dall’altro sono uno svantaggio sui mercati internazionali. In questo caso è necessario il gioco di squadra, senza dimenticare che ci sono grandi fiere come Vinitaly che servono proprio per compensare le carenze di promozione e visibilità delle Pmi nei confronti dei buyer stranieri”. •
l’80 Vendemmie Rosso
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na solida realtà sociale fondata nel 1928 in grado di rimanere propositiva e stimolante nel tempo: questo è Cantina Quistello che nel 2008, per festeggiare gli ottant’anni di attività concretizza un progetto su un vitigno cui era stato fatto ancora poco onore nonostante le ricerche di Attilio Scienza e dell’Università di Milano. Il Grappello Ruberti è infatti un clone di Lambrusco per anni confuso con il più comune Lambrusco Viadanese, da cui si differenzia però per conformazione del grappolo – il Ruberti presenta acini più piccoli con un maggior contatto fra buccia e polpa e quindi superiore carica aromatica – e profilo organolettico. Le prime microvinificazioni operate dalla Cantina avevano così rivelato un vino dai caratteri fruttati con sentori di liquirizia e nota erbacea che nel tempo sapeva evolvere dando
spazio alla componente speziata rispetto alla polpa del frutto. La positiva accoglienza del pubblico, piacevolmente stupito di fronte ad un Lambrusco in purezza che esce dai canoni abituali, ha così avallato la lungimiranza intuitiva di questo progetto che nel 2008 trova finalmente un nome: “80 Vendemmie”. Rosso rubino carico, briosa effervescenza, fiori viola e bacche nere, prugna e bastoncino di liquirizia, capacità di evolvere nel bicchiere e nel tempo raggiungendo il pieno equilibrio solo dopo qualche anno, sorso corposo e fruttato, chiusura fresca che lo rende ideale per accompagnare i piatti di carne e di primi ripieni. (i.g.) •
Lombardia
Cantina Quistello:
Un vino per festeggiare un traguardo importante, con salde radici nel passato e lo sguardo al futuro grazie ad un vitigno riscoperto: il Grappello Ruberti
CANTINA DI QUISTELLO Via Roma 46 - 46026 Quistello (MN) Tel. +39 0376 618118 Fax +39 0376 619772 www.cantinasocialequistello.it info@cantinasocialequistello.it
Cantina Quistello and its 80 Vendemmie Rosso A wine to celebrate an important goal: it’s Grappello Ruberti. Solid roots and forward-looking view for a recovered grape variety A sound reality founded in 1928 that has remained positive and stimulating in time: it’s Cantina
Quistello. In 2008, the winery has celebrated its 80th anniversary with a project that involves an almost unknown grape variety, the object of Attilio Scienza’s interesting researches at the University of Milan. Grappello Ruberti is a clone of Lambrusco that has been confused with Lambrusco Viadanese for years. Indeed, the grape of Grappello Ruberti has a different shape – smaller grapes and a closer contact between peal and pulp – and different organoleptic qualities. The first experimentations have revealed a fruity wine with liquorices and herbaceous aromas that in
time develops in spicy inklings. The tasters’ positive response in front of an unusual single variety vinification of Lambrusco has confirmed the intuitive foresight of this project that finally in 2008 has found its name: “80 Vendemmie”. A bright
ruby red sparkling wine, with violet perfumes and black berries, plums and liquorices aromas that develops in time getting its perfect balance after some years; a fullbodied, fruity and fresh wine, ideal with meat and stuffed pastas. •
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Le Marche,
campioni si diventa! DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA
Intervista ad Alberto Mazzoni, dell’IMT. Alla scoperta di una regione sempre più orientata alla qualità e che oggi racconta al mondo le sue eccellenze a gran voce
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e Marche sono la regione dove da sempre si è coltivato e fatto agricoltura con rispetto. Dove il lavoro dell’uomo è premuroso, accogliente, rispettoso e la genuinità resta un valore aggiunto che pochi posti con le carte giuste riescono oggi a preservare. Come fossero belle signore che non hanno bisogno di tutto quel trucco, ma sono già perfette con una passata di mascara. Così è il suo vino, che oggi più che mai viene apprezzato in Italia e all’estero. E questo è merito di più soggetti, produttori in primis: ma anche di enti come l’IMT – Istituto Marchigiano di Tutela Vini – un maxi consorzio che dal 1999 si batte per la tutela e la promozione di alcune delle denominazioni più importanti della regione. A parlarcene è Alberto Mazzoni, direttore IMT e impegnato in questo progetto fin dai suoi albori.
Cos’è l’IMT e di cosa si occupa?
“L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini è una realtà unica in Italia nel suo genere, che oggi esprime l’82% dell’export delle Marche e il 45% della superficie vitata regionale con oltre 8mila ettari tra le province di Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino, Fermo. Nacque nel 1999 dalla volontà di 19 soci lungimiranti con 7 denominazioni tutelate: oggi i
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soci sono circa 800 e le denominazioni rappresentate 16 (sulle 20 marchigiane). L’obiettivo è quello di fare fronte comune, risolvendo il problema della frammentazione, facendo in modo che i produttori siano loro stessi protagonisti, mettendoci la loro faccia e i loro prodotti. Dopo tutto, chi meglio di colui che il vino l’ha prodotto lo può raccontare e presentare al mondo? Cerchiamo con il nostro operato di promuovere e valorizzare le Marche del vino in Italia e all’estero, puntando sulla forte identità territoriale per vincere le sfide della globalizzazione, creando sinergie sul territorio e con le istituzioni”. Qual è il prodotto trainante di questo progetto? “Il prodotto trainante, l’ambasciatore d’eccellenza, è il Verdicchio, vino che anche nel 2015 - per il secondo anno consecutivo – è stato il bianco fermo più premiato dalle guide italiane. A farne da testimonial di eccellenza è Elisa Di Francisca, protagonista della nuova campagna 2015 Verdicchio: talenti si nasce, campioni si diventa! promossa da IMT, pluricampionessa di scherma e neo ambasciatrice del Verdicchio nel mondo. Una mossa a mio avviso molto strategica è stata quella, datata 1967, di non far rientrare il comune di Jesi nell’area di produzione del Verdicchio che ne porta il nome:
questo ha creato una zona franca, fra i 28 comuni di produzione, che vale da territorio comune di rappresentanza. Oltre a quello dei Castelli di Jesi Docg, vi è quello di Matelica Docg: stesso vitigno, ma interpretazioni diverse. In generale si tratta di un vitigno molto versatile, che si presta anche alla spumantizzazione e all’appassimento”. Quali sono le principali differenze fra i due Verdicchi Docg? “Il Verdicchio Castelli di Jesi Docg è quello più conosciuto e più ampio come numeri. Ha un gusto secco, fresco e morbido, con intensi sentori fruttati, che ben si sposa con i piatti della tradizione marchigiana, come il tipico brodetto. Oggi se ne trovano belle interpretazioni in versione spumante, sia da metodo Classico che Charmat, oltre che in versione Riserva, che è dove esprime tutte le sue potenzialità. Il Verdicchio di Matelica Docg, 160 ettari coltivati contro i 1600 di Jesi, nasce invece in un ambiente pedoclimatico diverso: si presenta come un prodotto con una maggiore mineralità e longevità, con note aromatiche di mela, ananas e fiori bianchi e un gradevole retrogusto di mandorla amara”. Qual è il profilo delle aziende socie dell’Istituto e in generale della viticoltura marchi-
giana? “La viticoltura marchigiana vive un momento di grande fermento. C’è una grande vitalità e molta attenzione va ai giovani, soggetti privilegiati di agevolazioni e incentivi, che sempre più decidono di tornare con orgoglio alla terra. Molto si sta investendo in campo – basti pensare che ogni anno vengono reimpiantati 350 ettari di vigneto – e sulle tecnologie di cantina. Ad oggi il comparto conta 14.190 aziende e 17.400 ettari di vigneto (1,3 ettari la superficie media delle aziende) che danno origine a vini sempre più apprezzati dalla critica enologica. I fondi comunitari destinati alla regione vengono impiegati nella loro totalità e addirittura nella pianificazione precedente abbiamo chiesto un extra da quello che era avanzato da altre regioni: questo la dice lunga sulla mole di investimenti in atto. Stiamo puntando inoltre sulla comunicazione e sulla promozione del territorio, a lungo rimasto silenzioso benché ricco di produzioni di eccellenza, cultura, storia e paesaggi. In questo si inseriscono le azioni previste dal progetto Ocm Vino Promozione verso i Paesi terzi, come Usa, Cina e Hong Kong, Canada, Giappone ma anche Sud Est Asiatico (Singapore, Corea del Sud, Vietnam, Indonesia, Filippine)”. Quali sono i progetti per il
futuro? “Oltre al nuovo progetto per l’Ocm Vino Promozione, in fase di approvazione, stiamo lavorando sui primi step operativi del nuovo polo enogastronomico regionale, Food Brand Marche. Si tratta di una compagine di 13 soggetti fondatori riuniti sotto un unico marchio, che vede IMT capofila assieme al comune di Jesi. Obiettivo del polo – che già esprime oltre il 40% (circa
439 mln di euro di fatturato) del valore della produzione agroalimentare regionale – è promuovere in maniera integrata l’enogastronomia marchigiana sul territorio, in Italia e nel mondo. Food Brand Marche sarà la porta d’accesso per il made in Marche: un catalizzatore per l’incoming di operatori italiani ed esteri, per il business e per il turismo sul territorio. Ma anche una piattaforma e punto di riferimento
per scuole e istituti alberghieri (grazie a dei corsi di formazione che organizzeremo anche con gli chef stellati Cedroni e Uliassi), imprese, ristoratori, produttori, tour operator, turisti, organizzazioni, enti e per tutti quelli che vogliono rapportarsi con l’agroalimentare marchigiano. Non solo. Per diffondere maggiormente una sana cultura della terra e del suo valore, partendo proprio dai più piccoli, abbia-
mo deciso di realizzare un’aula didattica, unica in Italia nel suo genere, dedicata ai ragazzi dalla quinta elementare alle scuole superiori: uno spazio di oltre 800 mq presso il centro Zipa di Jesi (apertura prevista: 2016), dove scoprire il fascino del lavoro in vigna e i segreti di uno dei prodotti chiave del made in Italy attraverso un mix di tecnologia, cultura rurale, attenzione all’ambiente e gioco”.•
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Marche
“Il sole in un bicchiere del nostro vino”
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orge a Numana, all’interno dei confini del Parco Regionale del Conero e circondata da ulivi e vigneti, la cantina dell’azienda agricola Conte Leopardi Dittajuti. Una produzione di oltre 200000 bottiglie tra cui Conero
Docg Riserva e Rosso Conero Doc, ottenuta grazie alla collaborazione con gli esperti enologi che, nel tempo, hanno lasciato un’impronta nello stile e nella tecnica produttiva. Un’azienda che si dedica alla propria attività con un rispetto ri-
“Sunshine in a glass of wine” An historical cellar and the new underground one: two steps far from the Park of Conero, spring the new line of “sunny” wines by Conte Leopardi Count Leopardi Dittajuti’s winery rises in Numana, in the Regional Park of Mount Conero, surrounded by vineyards and olive groves. Its production is around 200,000 bottles, and includes Conero Docg Riserva and Rosso Conero Doc. These wines are the fruit of the cooperation
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between expert oenologists who have left their mark on productive style and techniques. The winery works respecting tradition and nature; in fact, Count Piervittorio Leopardi has decided to install a photovoltaic system that produces all the electricity needed for the production. “For
goroso delle tradizioni e dall’ambiente: per questo motivo il proprietario, il Conte Piervittorio Leopardi, ha decisp da qualche anno di istallare un impianto fotovoltaico, in grado di produrre energia elettrica pulita, per sopperire al fabbisogno di tutta l’at-
a vine-grower it is charming and ethically important to employ solar energy in the cellar: it’s the same energy that let the vineyard to produce the precious elements that enrich our wines. My cellar is the expression of a profound respect for nature and the environment. My wines and their quality proof our wish to offer to our consumers a product created with a greater sensibility towards what surrounds us”.•
tività produttiva. “Per un viticoltore come me” afferma il Conte “è estremamente affascinante ed eticamente molto valido, il principio di utilizzare in cantina la stessa energia solare che consente al vigneto di sintetizzare quelle preziose sostanze che sono di basilare importanza per la produzione di un buon vino: gli zuccheri... la mia cantina è il completamento dello stesso concetto di sfruttamento di energia solare pulita, per un maggior rispetto dell’ambiente in cui viviamo. I miei vini testimoniano, con le caratteristiche qualitative, la volontà di offrire ai nostri consumatori un prodotto che nasce da una maggiore sensibilità verso tutto ciò che ci circonda”.•
Una storica cantina e quella sotterranea di nuova realizzazione: a due passi dal Parco del Conero, la nuova linea di vini “solari” del Conte Leopardi AZIENDA AGRICOLA CONTE LEOPARDI DITTAJUTI Via Marina Seconda 4 Numana (An) Tel. 071 7390116 conteleopardi@gmail.com www.conteleopardi.it Facebook: Azienda Conte Leopardi
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rbino e vino sono un connubio antico e non è un caso che in antichità la città fosse chiamata anche “Urvinum”. Oltre che distinguersi per arte e bellezze culturali nonché eccellenze gastronomiche come il tartufo, il territorio è particolarmente vocato alla viticoltura di qualità. Così racconta Paola, proprietaria dell’azienda agricola Tenuta Cà Sciampagne, che sin dal 2007 ha intrapreso la strada di un progetto virtuoso nel cuore del Parco delle Cesane, a due passi dalla “città ducale”, e che porta il nome della località catastale ove si trova. In una collina piacevolmente ventilata e panoramica Paola ha provveduto al recupero dei vecchi edifici (stalla e fienile) destinandoli, nel rispetto dell’architettura locale, a cantina di produzione e affinamento con collegati ambienti dedicati alla degustazione. Un suolo argilloso e ricco di minerali, la posizione geografica a cavallo tra i Monti delle Cesane ed il Monte Pietralata (monte che da origine alla Gola del Furlo)
Un progetto giovane e già estremamente ambizioso, nel cuore del Parco delle Cesane, a pochi chilometri dalla famosa “città ducale”
Cà Sciampagne, il vino di Urbino
FOTO DI PAMELA BRALIA
determinano in fase di maturazione delle uve escursioni termiche superiori ai 18/20°C che arricchiscono di profumi le uve, l’abbinamento ad una viticoltura di precisione, con rese bassissime e
Cà Sciampagne, the wine from Urbino A young but ambitious project in the heart of the Park of Cesane, few kilometers far from the famous ducal city Urbino and wine is an ancient and strengthened union and it is not a chance if the city was called “Urvinum”. Beside its artistic and
cultural beauties, and its culinary excellences like truffle, this territory is well-known for its quality wines. That’s what says Paola, the
pochissimi trattamenti, danno origine a vini di qualità e profumati. Tra questi due bianchi, due rossi, due spumanti a cui si aggiungono i passiti e la grappa da passito. I vitigni bianchi sono Bianchello,
Chardonnay e Sauvignon Blanc; quelli rossi Montepulciano, Sangiovese, Aleatico ed Alicante. Il processo per diventare adulti è in corso e le potenzialità sono ottime per figurare tra “i grandi vini”.•
owner of Tenuta Cà Sciampagne, a winery that in 2007 has started a virtuous project in the heart of the Park of Cesane, two steps far from the ducal city. In a panoramic and aired hill, Paola has recovered some ancient buildings (a stable and a barn) converting them into a vinification and refining cellar with connected tasting rooms. The clayey soil rich of minerals, its geographical position between the Mounts of Cesane and Mount Pietralata (the mountain that creates the gorge of Furlo), the high temperature range (over 18/20°C) en-
riches the aromas of these wines together with a careful vinification with low yields. Its labels include two white wines, two red wines, two sparkling wines, a range of passito and grappa of passito. The white berries grape varieties include Bianchello, Chardonnay and Sauvignon Blanc; the red ones Montepulciano, Sangiovese, Aleatico and Alicante. This winery is still growing and its potential is certainly high. • TENUTA CA’ SCIAMPAGNE DI GRILLO PAOLA Via Sant’Eufemia 61029 – Urbino (PU) Italia Tel. +39 338 6579860 info@tenutacasciampagne.it cantinasimandro@libero.it www. tenutacasciampagne.it Facebook.com/Tenuta-Ca-Sciampagne
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Marche
Tre cantine – all’insegna del Verdicchio, Piceno e Conero – e il progetto “Atavico” per una gamma di vini senza solfiti
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i tratta senza dubbio della realtà vitivinicola più significativa della regione Marche: è Moncaro, 50 candeline spente lo scorso anno, più di 800 soci e 1.400 ettari di superficie, di cui 180 coltivati direttamente. Il suo direttore tec-
GLI ULTIMI PREMI Conero Docg Riserva Vigneti del Parco 2010 – Gran Medaglia d’Oro al Concorso Internazionale Vinitaly Conero Docg Riserva Nerone 2011 – Medaglia d’Oro al Concorso Internazionale Vinitaly Tordiruta Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito Doc 2008 – “Trophy” all’International Wine Challenge di Londra Verdicchio Castelli di Jesi Doc Classico Le Vele – Medaglia d’Oro del Sommelier Wine Awards
Moncaro:
fiore all’occhiello delle Marche DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA nico Giuliano D’Ignazi ne mette subito in luce uno dei punti cruciali: “abbiamo le dimensioni giuste per fare sperimentazioni”. E infatti già nel 1980 qua si parlava la lingua del biologico - ante litteram – e oggi si sta portando avanti un progetto sui vini sen-
Moncaro: the buttonhole of Marche Three wineries – in the sign of Verdicchio, Piceno and Conero – and the project “Atavico” for a range of wines without sulphites It is the most important oenological reality of Marche. Moncaro has celebrated last year its 50th anniversary: more than 800 partners, 1,400 hectares of vineyards 180 of which managed directly. The technical manager Giuliano D’Ignazi underlines the key factor: “Our winery has the right dimension to let us experiment”. In fact, in 1980 the winery em-
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ployed organic methods already and nowadays, together with other 23 wineries, it is carrying out a project on wines without sulphites, under Riccardo Cotarella’s supervision. “To work without sulphites means process only healthy grapes and use a perfeclty clean cellar. Our wines (Atavico Rosso Piceno Doc and Atavico Verdicchio di Jesi Doc
za solfiti, insieme ad altre 23 aziende, con il coordinamento di Riccardo Cotarella. “Quando si lavora senza solfiti, è necessario avere uve sanissime e una pulizia in cantina impeccabile: i prodotti che abbiamo ottenuto (Atavico Rosso Piceno Doc e Atavico Classico Superiore) express evident peculiarities and unique aromas”, says D’Ignazi. Among the long list of acknowledgments, there is a great success for Conero Docg at Vinitaly and for Verdicchio in the most important contest in London. Moncaro has a more and more international profile, thanks to a sales network that export 55% of the production and to many joint ventures with Asian partners. In short, the winery is a buttonhole for Marche and an important drive for the local economy. •
Verdicchio di Jesi Doc Classico Superiore) manifestano una più evidente impronta varietale e caratteristiche aromatiche eccezionali”, spiega D’Ignazi. Il palmares dei riconoscimenti è lungo da elencare: per dirne alcuni, i successi per il Conero Docg al Concorso Internazionale Vinitaly e per il Verdicchio nei maggiori contest a Londra. Il profilo della Moncaro, inoltre, è sempre più internazionale, grazie a una forza vendita che lavora per il 55% con l’export e una serie di joint venture con partner asiatici. Un fiore all’occhiello per le Marche, insomma, che è al contempo un volano importante di sviluppo economico per il territorio. • MONCARO Via Piandole, 7/a - 60036 Montecarotto (AN) Tel: 0731 89245 - Fax: 0731 89237 terrecortesi@moncaro.com www.moncaro.com
Marconi Vini,
tripletta dell’eccellenza
marchigiana
Sita nell’area Classica di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi e della Lacrima di Morro d’Alba, Marconi Vini è sinonimo di tipicità e qualità
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erdicchio dei Castelli di Jesi, Lacrima di Morro d’Alba e Vino di Visciola: tre sono i prodotti di punta di Marconi Vini, nel cuore dell’area Classica di produzione della Lacrima di Morro d’Alba e del Verdicchio
DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA
dei Castelli di Jesi, a pochi chilometri dall’omonima cittadina. L’azienda fu fondata nel 1947 e, ieri come oggi, è condotta dalla famiglia Marconi: prima il nonno, poi il padre e infine Maurizio e i suoi figli, sotto la supervisione dell’enologo Vittorio Festa.
Marconi Vini, the three stars of Marche In the production area of Verdicchio dei Castelli di Jesi and Lacrima di Morro d’Alba, Marconi Vini represents quality and typicalness Verdicchio dei Castelli di Jesi, Lacrima di Morro d’Alba and Vino di Visciola: are the three buttonholes of Marconi Vini. The winery rises in the heart of the production area of Lacrima di Morro d’Alba and Verdicchio dei Castelli di Jesi, few kilometers far from the homonymous city. The winery was founded in 1947 and it has always been managed by the Marconi
family: the grandfather first, then the father and then Maurizio and his children, under the supervision of the oenologist Vittorio Festa. Their about 50-hectare vineyard has a very low yield: vines plunge their roots on clayey turfed soils. The owners hope that a noble mold would infect the vines of Verdicchio. In the cellar, wine ages only in steel to get fresh wines with rich
I poco meno di cinquanta ettari sono coltivati a rese bassissime: i vigneti affondano le radici in terreni tendenzialmente argillosi e sempre lasciati inerbiti, alcuni da ormai trenta anni. Si incrociano le dita affinché una parte delle uve venga impreziosita dalla aromas. Its most important labels, such as Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore and Lacrima di Morro d’Alba Superiore, are the fruit of a manual harvest and a careful selection that give life to more structured and longlasting wines with all the peculiar inklings of these denominations. Las but not least, Marconi produces one of the typical products of this area, a wine made of wild cherries in two versions – with a further fermentation of Lacrima or Montepulciano – ideal at the end of the meal or on an ice cream.
muffa nobile, solo per il Verdicchio. In cantina si lavora adoperando solo acciaio, al fine di ottenere vini freschi, immediati, che mantengono tutto il loro corredo aromatico. Nei vini della fascia più alta, come il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore e la Lacrima di Morro d’Alba Superiore si ricorre ad una vendemmia manuale e selezionata, per ottenere alla fine del processo dei vini con maggiore struttura e longevità, preservando però tutti i marcatori caratteristici di queste denominazioni. Infine, Marconi produce anche uno dei prodotti tipici di quest’area, il vino di visciole (o ciliegie selvatiche): concepito in due versioni – da rifermentazione con Lacrima o con Montepulciano – è ottimo come fine pasto o, fredda, sul gelato. •
MARCONI VINI Via Melano, 25 - 60030 San Marcello (AN) Tel. +39 0731267223 - Fax +39 0731269140 www.marconivini.it - info@marconivini.it
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Piemonte
Il mio bicchiere è mezzo pieno DI STEFANIA ABBATTISTA
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l Piemonte è reduce dalla “sua” settimana del Protagonismo ad Expo (19-24 giugno). La seconda ci sarà dal 9 al 14 ottobre. Alla vigilia dell’inaugurazione dello scorso primo maggio, proprio dal Piemonte era partita qualche polemica sui costi e le modalità di adesione proposti ad aziende e Consorzi. Oggi con Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio di Tutela della Barbera, Vini d’Asti e del Monferrato, ma anche agronomo e responsabile della Bersano Vini, tracciamo una linea e un primo bilancio. La parabola che si disegna, forse anche per una specie di ottimismo congenito del nostro intervistato è quella di una strada in discesa. Sorpresi? Dopo i dubbi e dissensi preExpo (ad esempio quelli di Giorgio Bosticco per il Consorzio dell’Asti), cosa è cambiato a due mesi e mezzo dallo start? “Il sistema Italia ha vissuto nei mesi antecedenti all’Expo aspettative proporzionali alla sua im-
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Con Filippo Mobrici il primo bilancio su Expo, con un auspicio: che l’effetto-Milano diventi un benefit permanente portanza, con fisiologiche paure e dubbi; in una macchina organizzativa complessa possono esserci anche errori e differenti idee. Ciò che conta è che l’evento nel suo complesso funzioni: ad oggi siamo ad oltre sei milioni visitatori. Penso si possa essere contenti”. Dalla settimana dedicata alla sua regione, quali spunti ha raccolto? “Sono un uomo che tende a valorizzare gli aspetti positivi, per questo mi ritengo assolutamente
soddisfatto di questa esperienza. La possibilità di confrontarsi con la complessità che ci circonda è sempre un momento di crescita: offre a ciascuno nuovi spunti su cui costruire il proprio futuro. Se mi chiede se sono più le luci o le ombre finora, non ho dubbi: per me sono più le luci”. Progetti futuri? “Faremo un ciclo di serate in cui la Barbera d’Asti sposerà tradizioni culinarie diverse da quelle consuete, promuovendo l’incon-
tro tra modelli alimentari diversi. Immagino questa come una tavola di confronto cui tutti i popoli siedono. In generale, Asti e il Monferrato stanno vivendo una loro primavera, che si realizza in una serie infinita di iniziative; volendo citarne altre, ricordo la nostra partecipazione a “Collisioni”, “Astimusica” e il progetto Barbera national day”. E che ci dice di Barolo Express, la “navetta del vino”? “Una meravigliosa avventura che spero possa consolidarsi nel tempo. Le oltre 500 persone che sono state accompagnate fino ad Expo, in una sorta di navetta di lungo cabotaggio tra l’astigiano ed il polo fieristico, sono un patrimonio importante su cui costruire un progetto che ritengo interessante”. Parliamo dei visitatori che “di rimbalzo” sono arrivati in Piemonte dopo Expo: è soddisfatto finora dal flusso turistico? “Sicuramente il Piemonte ha goduto di un benefit. Facciamo però attenzione: il giudizio su Expo dovrà riguardare non tanto i flussi attuali, ovviamente in crescita, quanto piuttosto quelli futuri. Questa manifestazione, per la propria risonanza, deve essere in grado di aprire una finestra sulla nostra offerta territoriale in modo permanente”. Gli enoturisti sono invitati. Anche perché i piemontesi Doc - come Mobrici - conoscono il valore della cordialità.•
Piemonte
Un Moscato D’Asti
per le sere d’estate Dolcezza equilibrata e fine effervescenza: questo e molto altro in un calice de La Caudrina
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uando si parla di Moscato d’Asti Docg, ci sono alcune aziende che in qualche modo hanno fatto la storia della Denominazine, mettendo insieme esperienza e tradizione, attaccamento al territorio e fedeltà ai valori della terra, capacità di guardare al futuro e di avvalersi delle tecnologie più moderne. Tutto questo trova una sin-
tesi armonica ne La Caudrina, azienda delle Langhe, vivace come la sua guida, Romano Dogliotti. Vignaiolo di carattere, caparbio, generoso e tenace, a Castiglione Tinella sta il suo progetto di vita. Perchè in un contesto come questo, dove il lavoro viene tramandato e con dedizione assoluta alla famiglia intera, è di progetto di vita che si deve parlare. I Moscati della Caudrina sono profumatissimi ed eleganti, bilanciati da una buona acidità,
A Moscato D’Asti for a summer night A well-balanced sweetness and a fine perlage: a glass of La Caudrina When we talk about Moscato d’Asti Docg we cannot but think about some wineries that have made the history of this denomination, combining experience and tradition, territory and values, entrepreneurial spirit, modern technologies and a forward-looking view. La Caudrina combines
hanno una persistenza importante e un corpo vellutato. Tutte caratteristiche che invitano al calice successivo. La Galeisa ad esempio è un Moscato aromatico, dal bouquet giustamente complesso, di grande equilibrio e rotondità: uno straordinario accompagnamento ai dessert e alle torte di nocciole piemontesi. Nella stagione estiva accompagna egregiamente la frutta fresca a pezzi, come la pesca e le fragole. La Caudrina 2014, altro fiore
all this. This lively winery of Le Langhe is managed by Romano Dogliotti, a stubborn and determined vinegrower with a strong personality. In Castiglione Tinella he plunged his roots because in this area winemaking is a lifestyle. His Moscato della Caudrina are perfumed and elegant wines, well-balanced by a good acidity, an important persistence and a velvety body. All these qualities invite to a further taste. La Galeisa is an aromatic Moscato,
all’occhiello, ha invece appena vinto l’Oscar del concorso “La Douja D’Or”. Il moderato tenore alcolico che è prerogativa di questi Moscati li rende perfetti da sorseggiare freddi, anche da soli, in una calda serata estiva. (s.a.)• AZIENDA AGRICOLA CAUDRINA Strada Brosia, 20 12053 Castiglione Tinella (CN) Tel. (+39) 0141 855126 Fax (+39) 0141 855008 vini@caudrina.it www.caudrina.it
with a properly complex bouquet and a round taste: an extraordinary dessert wine, ideal with cakes based on Piedmontese noisettes. In the summer, it matches perfectly with fresh fruit such as peach and strawberries. La Caudrina 2014, the other buttonhole of the winery, has won the Oscar at “La Douja D’Or”. Its low alcohol content, a typical characteristic of these wines, makes it the ideal wine to taste cool in a warm summer night. •
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Piemonte
Addio P malditesta er la prima volta, grazie alla ricerca condotta negli ultimi anni dal consulente internazionale di vini Sebastiano Ramello e il gruppo “Low Histamines” insieme all’enologo Veglio Osvaldo, si parla di intolleranza alimentare legata al vino. La Low Histamines certifica vini con un valore di istamine non superiore di 0,5mg/litro (i vini rossi normali hanno un valore medio di istamine che va da 4mg/l a 20mg/l). Sono prodotti pensati per chi è più
da vino rosso sensibile ai vini e per chi ha intolleranza alimentare alle istamine. Per circa il 20% della popolazione mondiale bere vino, specialmente rosso, significa sof-
frire poi di mal di testa, emicrania, rossore al viso e collo. Dopo anni di ricerca, l’azienda piemontese Veglio Micheli-
no & Figlio e il gruppo Low Histamines hanno avuto il merito di scoprire i primi due vini a basso contenuto di istamine. Le prime etichette certificate sono un Dolcetto D’Alba Doc e un Barbera D’Alba Doc. I prodotti marchiati e garantiti da “Low Histamines” si riconoscono dal logo di certificazione, dalla capsula arancione, dalla medaglia Wine Selection Sebastiano Ramello, garanzia di qualità. •
Da Veglio Michelino & Figlio arrivano i Vini Low Histamines dedicati agli intolleranti alimentari
Thanks to the international oenological consultant Sebastiano Ramello and his group “Low Histamines” we talk for the first time with the oenologist Osvaldo Veglio about food intolerances and wine tasting. The Low Histamines group certifies wines with a histamines value lower than 0,5mg/liter (usually red wines have an average histamines content between 4mg/l and 20mg/l). These wines are addressed to those tasters who are affected by histamines intollerance. For about 20% of the
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world population wine drinking, especially red wine, means headache, hemicranias, redness on neck and face. After years-long researches, the Piedmontese winery Veglio Michelino & Figlio together with the group Low Histamines have created the two first red wines with a low histamines content. The two certified labels are a
Sebastiano Ramello
Red wine headache, goodbye Veglio Michelino & Figlio proposes Low Histamines wines to its tasters who are affected by food intolerances
Dolcetto D’Alba Doc and a Barbera D’Alba Doc. Both these labels are certified and guaranteed by “Low Histamines” and can be recognized by the orange cap and by Sebastiano Ramello’s Wine Selection medal as a guarantee of quality. •
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Sicilia Occidentale,
una giostra di colori, profumi e contaminazioni
L
a Sicilia è una terra stupenda, una giostra di colori, profumi, ispirazioni e contaminazioni, che anni di storia e popoli le hanno lasciato in eredità. Un micro continente a sé, dove convivono stili diversi, paesaggi e perfino condizioni climatiche che poco hanno a che fare le une con le altre. Il vino siciliano, come spesso si confà a questo prodotto che è cultura, più che semplice bevanda, è la perfetta sintesi di questo bagaglio eterogeneo che la Sicilia si porta appresso. Basti pensare ai rossi di corporatura robusta come il Nero d’Avola e accostarli ai bianchi minerali dell’Etna, giusto per fare un esempio, eppure sono in entrambi i casi figli della stessa isola. Un’area estremamente dinamica è quella occidentale, fra le province di Palermo, Trapani e Agrigento, patria di grandi vini e racconti affascinanti. A fare sistema qui ci pensa la
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DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA
Un viaggio lungo la Strada del Vino Terre Sicane – e suoi dintorni – per innamorarsi di una terra e delle sue numerose sfumature enologiche Strada del Vino Terre Sicane, che raccoglie fra le aziende più note della regione, come Planeta, Feudo Arancio, Settesoli, Donnafugata e propone itinerari che vanno a toccare centri abitati ricchi di storia, come Menfi, Sambuca di Sicilia, Contessa Entellina e Santa Margherita Belice, terra del Gattopardo. La
partenza ideale può essere Sambuca di Sicilia, dove si trova la sede della Strada, ospitata nelle sale del Palazzo Panittieri: uno spazio accogliente, caratterizzato da un’area espositiva che raccoglie le bottiglie dei soci e un’altra funzionale, con tavoli di degustazione a disposizione di wine lovers e professionisti. Sambuca, fondata dagli arabi, richiama subito alla mente le medine del vicino Marocco: ci raccontano che sono in molti, anche letterati e giornalisti, che decidono di ritirarsi qua, fra le viuzze strette e le chiese baroc-
che, rinunciando alla frenesia in favore di una vita più slow. Presto sarà inaugurato anche il recupero sotterraneo. “La città è stata costruita scavando tufo dal sottosuolo, pertanto oggi abbiamo una serie di gallerie che in lungo e in largo disegnano una specie di città sotterranea - spiega il Sindaco Leonardo Ciaccio – fra qualche mese sarà visitabile e probabilmente all’interno sarà dedicato uno spazio anche ai vini della Strada”. Da Sambuca si arriva in poco tempo al Lago Arancio, un bacino artificiale molto bello sulle cui
Dove mangiare e dormire
sponde troviamo alcuni vigneti dell’azienda Planeta, quelli di Contrada Ulmo: la cantina si trova a poca distanza da un baglio di origine cinquecentesca, che altro non era che una sorta di azienda agricola fortificata, con uno spazio comune – la corte – e strutture di alloggio e lavoro agricolo. Qua incontriamo Chiara Planeta, a rappresentare una famiglia, numerosa, che tanto ha fatto per il vino siciliano e che oggi è uno dei simboli dell’eccellenza regionale: con lei ci intratteniamo piacevolmente degustando qualche vino dell’azienda, come il Santa Cecilia (prodotto nella cantina di Noto) e il Syrah in purezza Maroccoli, al fresco degli spazi ricavati nel baglio. Da questo punto in poi non c’è che l’imbarazzo della scelta: andare a caccia della Sicilia del Gattopardo dirigendosi verso l’area di Santa Margherita Belice, dedicarsi ai paesaggi rurali (a fine giugno, tempo di mietitura, i colori giallo e azzurro sembrano tempera ad olio) nei dintorni di Menfi, cercare siti di interesse archeologico come Selinunte, Entella e Mastragrostino. Fino al
mare cristallino, che ovviamente in Sicilia è un must. Guardando leggermente verso nord e uscendo invece dagli itinerari della Strada del Vino Terre Sicane, ci si imbatte in Gibellina: il terremoto del ’68 sembra ancora una ferita fresca, da cui è nato un fermento artistico che potrà appagare gli appassionati di arte contemporanea. Qui la storia di Ludovico Corrao aprirebbe un lungo capitolo a parte. Ad una manciata di chilometri dalla nuova Gibellina, là dove sorgeva la vecchia città andata distrutta con il terremoto, è possibile visitare il Cretto di Burri e rimanere qualche in minuto in un naturale silenzio. Oltre ad arte e storia, la Sicilia dell’ovest è ricca di produzioni enogastronomiche che spaziano dalla variegata produzione casearia, soprattutto da latte ovino, all’olio exta vergine, a prodotti della terra come il carciofo di Menfi e il ficodindia, fino a dolci golosi come le “Minni di virgini”, senza considerare poi tutti i “più famosi” piatti della tradizione regionale. Anche sui vini la varietà è tanta: si coltivano autoctoni come Catarratto, Inzolia,
Grillo, Grecanico, Nerello Mascalese e Nero d’Avola ma anche i vitigni internazionali qua trovano nuova linfa e interessantissime interpretazioni. Questa viticoltura ha origini antichissime, tanto che va sempre a braccetto con l’archeologia, anche se la rivoluzione qualitativa vera e propria la si può far risalire agli anni ’90: da allora l’isola dona prodotti eccellenti, figli del sole, del vento e dei diversi suoli. A poco più di un’oretta di auto, sulla sinistra, si colloca anche Marsala, ma anche in questo caso sarebbe necessario aprire un discorso a sè. A dire la verità, in molti casi varrebbe la pena aprire singoli capitoli di approfondimento: la Sicilia del vino, e non solo, è una terrà così caleidoscopica che nell’economia di un piccolo inciso si riescono a dire troppe poche cose per tracciare un quadro che sia quantomeno verosimile. Chi può partire, la visiti; chi non può, accompagni almeno qualche serata di questa estate con un vino dal passaporto siciliano, bianco o rosso che sia. Avrete così un assaggio di questa terra meravigliosa. E forse non vorrete smettere più. •
Foresteria – wine resort Planeta La Foresteria Planeta si trova a Menfi, a poca distanza dal mare di Porto Palo ed immersa fra i vigneti. Il contrasto è già di per sé molto suggestivo. Un agglomerato di ispirazione rurale, dai colori tenui della canapa, dotato di piscina cristallina e di un dehors apparecchiato che affaccia su un panorama di grande suggestione, soprattutto all’ora del tramonto. La sensazione è di essere ospiti, non clienti: è come se la famiglia Planeta avesse aperto le porte della sua casa, condividendo con noi i segreti della sua tradizione e le sue passioni. La giornata inizia con una colazione abbondante, servita sull’esterno: prodotti freschi, di grande qualità, con un’attenzione costante alle eccellenze della regione. Confetture artigianali, torte fresche, affettati e formaggi, succhi di frutta, tè prodotti sull’isola con frutti, bacche ed erbe locali. L’enoturista qua può trovare risposta ad ogni suo desiderio: wine tour, degustazioni, pic nic fra i filari, una pedalata fra le vigne, visite nei vigneti e nelle cantine Planeta (dislo-
cate su tutta l’isola), lezioni di cucina. Dopo tutto è una famiglia del vino, non ce ne dimentichiamo. Le camere, quattordici, sono accoglienti, sofisticate, dotate di ogni comfort, ognuna con uno spazio esterno privato. La struttura ha anche un piccolo centro fitness e wellness e, per gli amanti del mare, un proprio accesso sulla vicina spiaggia. Veniamo alla cucina: lo chef Angelo Pumilia si diletta in creazioni culinarie che sposano la lunga tradizione siciliana, ma in maniera creativa e stagionale. Una parte del menu è dedicata alla ricette di casa Planeta: il menu degustazione dà la possibilità di avventurarsi in un vero e proprio viaggio per il palato, dove il grande protagonista è il pescato di zona, con erbe aromatiche e paste fresche tirate a mano. Il tutto accompagnato dagli ottimi vini, abbinati sapientemente dal sommelier di sala. Fino ai dolci, un tripudio di cannoli, cassate e cioccolatini artigianali, che sembrano l’epilogo perfetto di una cena perfetta. Anzi, di un soggiorno perfetto. www.planetaestate.it
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LA CURIOSITÀ Tenute Orestiadi ha una parte dei vigneti a ridosso dell’area archeologica del Tempio di Segesta: visitarli al tramonto è un’esperienza indimenticabile.
Sicilia
TENUTE ORESTIADI Viale Santa Ninfa 91024 Gibellina (TP) Tel. +39 0924 69124 Fax + 39 0924 69765 info@orestiadivini.it www.tenuteorestiadi.it
Tenute Orestiadi: arte, vino, territorio
Un vino tributo a Ludovico (Corrao), un forte legame con l’arte, un progetto culturale di promozione territoriale. Quando il vino è molto di più…
I
l progetto di Tenute Orestiadi nasce sulle colline che affacciano sulla Valle del Belìce, là dove l’arte contemporanea è andata a colmare i vuoti e le ferite della Gibellina post terremoto del ’68. Siamo nella Sicilia occidentale: dalla stretta di mano fra Ludovico Corrao, colui che fu
promotore della Fondazione Orestiadi, e Rosario di Maria Presidente delle Cantine Ermes, ne derivò nel 2008 un disegno concreto di valorizzazione delle produzioni vitivinicole del luogo, di socialità, di promozione artistica e culturale, di divulgazione del territorio, a cavallo fra passato, presente e
Tenute Orestiadi: art, wine, territory A tribute to Ludovico (Corrao), a close bond with art, a cultural project to promote a territory: here wines is much more than this… The project of Tenute Orestiadi was born among the hills that overlooks the valley of the river Belice: a place where contemporary art has replaced the village of Gibellina after the earth-
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futuro. I vini di Tenute Orestiadi sono ambasciatori di questo angolo dell’isola, tutti prodotti con vitigni in purezza (Catarratto, Grillo, Syrah, Nero d’Avola, Merlot), ad eccezione dell’etichetta di punta, il Ludovico, un blend di Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon, pieno al naso e al palato, dalla trama
quake of 1968. We are in the west of Sicily. Here in 2008 Ludovico Corrao, the promoter of Fondazione Orestiadi, and Rosario di Maria, president of Cantine Ermes, conceived a project to promote the oenological production of this area. That meant to promote a whole territory, its culture and art combining past, present and future. The wines by Tenute Orestiadi are the ambassadors of this generous land and are the result of single-variety vinification of Catar-
elegante, di carattere, avvolgente. Sono numerosi gli eventi e le iniziative portati avanti dalla cantina: ad esempio il “Barriques Museum”, che sarà inaugurato a settembre, e che sarà il primo museo di arte contemporanea ”quotidiano” concepito in una struttura vitivinicola. •
ratto, Grillo, Syrah, Nero d’Avola, Merlot, except the buttonhole label, Ludovico, a blend of Nero d’Avola and Cabernet Sauvignon. It’s a wine that reveal a full-bodied bouquet and taste, an elegant texture and an enveloping character. The winery promotes many events and cultural initiatives, such as the “Barriques Museum”, that will be opened is September, the first “daily” contemporary museum created in a winery. •
con un tocco personale
Sicilia
Vinanti: la Sicilia, TESTO DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA
Persone intorno al vino: questo il claim di Vinanti. Vini di ottima fattura e progetti per il futuro, così da raccontare la Sicilia del vino secondo una propria angolatura
V
inanti è l’esempio di come si possa fare sistema, raggiungendo così risultati migliori con un minor dispendio di energie: dall’esperienza generazionale delle famiglie Ventura e Mazza, nel ragusano, viticoltori i primi e commercianti i secondi, il cerchio della filiera si è chiuso con la nascita di Vinanti. Oggi in
conversione biologica, l’azienda ha le idee molto chiare: solo lavorazioni in acciaio e vini monovarietali, affinché le peculiarità del vitigno siano valorizzate in maniera nitida e rappresentino un’espressione univoca del territorio. Ma sempre con un tocco personale. Lo si capisce fin da subito degustando il Frappato: un vino che esce fuori dagli
schemi della produzione siciliana, dal colore tenue e luminoso, un naso intenso di rosa, una bella acidità e una grande eleganza di tannino, che lo rendono un vino anche estivo, sopratutto se servito fresco. Non poteva mancare il Cerasuolo di Vittoria Docg, unico blend, metà Nero d’Avola e metà Frappato. Inoltre è in cantiere un nuovo nero
d’Avola Doc Vittoria, prodotto da viti più vecchie, incredibile già all’assaggio da serbatoio. Infine i bianchi: Sauvignon Blanc, Chardonnay, Grillo, tutti caratterizzati da una buona mineralità al palato, firma del terroir di Chiaramonte Gulfi, 400 metri sopra il livello del mare, e di terreni tendenzialmente argillosi e calcarei. •
VINANTI C.da Cirito - 97012 Chiaramonte Gulfi (RG) - Tel. 338.8003086 - Sig. Mazza - www.vinantisicilia.com - info@vinantisicilia.com
Vinanti: Sicily, with a personal touch People and wine: that is Vinanti’s clan. Excellent wines and projects for the future tells about a peculiar point of view on the Sicily of wine Vinanti is the proof that working together is possible and is a way to get better results with minor efforts: from the Ventura and Mazza families’ experience was born Vinanti. Winemakers the first ones and retailers the second ones, the two fami-
lies shared their knowledge to create a unique reality in the province of Ragusa. The winery has clear ideas about its production that soon will be converted into organic: only steel for their singlevariety vinification that represent at best their territory but with a personal touch. Their Frappato is an unconventional wine, with a light and bright color, an intense rose perfume, a good acidity and elegant tannins that give it a peculiar taste. It can be appreciated even in summer if tasted cool.
Another buttonhole label is Cerasuolo di Vittoria Docg: a unique blend of Nero d’Avola and Frappato. The winery is working on a new label, a very promising Nero d’Avola Doc Vittoria, made with the grapes from the oldest vines. Among the white wines, there are Sauvignon Blanc, Chardonnay, Grillo. These labels reveal the typical mineral inklings of the terroir of Chiaramonte Gulfi: clayey and calcareous soils 400 meters above the sea level. •
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Toscana
Il vino toscano
sugli scaffali del supermercato globale La Toscana è la terza regione a salire sul podio dell’export vinicolo italiano. Dietro al bel risultato un marchio dalla risonanza internazionale molto forte DI ALBERTO BRILLI
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antautori e musicisti italiani se lo portano da anni fin sul palco; i suoi esperti nazionali si impongono nelle classifiche mondiali; ad una cena che si rispetti non può mancare; eppure molti consumatori, almeno in Italia, non lo comprano più con la stessa dedizione. Stiamo parlando di un vino, quello italiano, che vive infatti di export. La globalizzazione? Certo, aggiungiamo però anche la recente crisi economica ed una ripresa che tarda ad arrivare ed ecco che i consumi interni fanno segnare contrazioni del 34% negli ultimi quindici anni. Adattarsi per sopravvivere dunque. Il nuovo ambiente è quello di un mercato globale in cui occorre mettere in moto risorse umane e materiali per affacciarsi con competitività nei
SERGIO ZINGARELLI ANCORA PRESIDENTE DEL CONSORZIO VINO CHIANTI CLASSICO
mercati esteri, una sfida, questa, nella quale – osservando i dati di Wine Monitor Nomisma – la Toscana sta vincendo e convincendo. La Toscana è appunto la terza regione italiana per export di vino con un incremento del 2% rispetto al 2013 e del 49% su base quinquennale (2009/2014). Concretamente, le esportazioni vinicole toscane valgono 761 milioni di euro (nel 2014). A livello di brand awareness territoriale – come ci informa ancora Wine Monitor – la Toscana è invece seconda, fra le regioni italiane, solo al Veneto. A proposito di appeal sul mercato, un apprezzamento considerevole proviene infatti dagli Stati Uniti, dove l’indagine Wine Trend World di Wine Monitor mette in evidenza che il 21% dei consumatori privilegia il vino toscano.•
Sergio Zingarelli è stato riconfermato alla guida del Consorzio Vino Chianti Classico per un altro triennio dopo quello appena conclusosi. Si tratta di una presenza, quella di Zingarelli, ormai ventennale all’interno del Consorzio: una lunga e fruttuosa esperienza che ha portato negli ultimi tre anni di presidenza ad ottimi risultati, grazie ai quali è arrivata la riconferma.
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progetto in divenire
Toscana
La Lama, un La Lama ha sposato il progetto dei produttori del Chianti Classico di Castelnuovo Berardenga, per la valorizzazione dell’unicità di quest’area
N
el Chianti Classico, in una delle zone più caratteristiche – quella di Castelnuovo Berardenga – si trova La Lama, una storia fatta di passioni di famiglia e anni di sperimentazioni, nella paziente attesa che il prodotto esprimesse al meglio la vacazionalità di questa terra generosa. I vini de La Lama non hanno fretta di diventare grandi: si depurano almeno un anno in contenitori di acciaio, trascorrono almeno 24 mesi nel legno e sono pronti dopo un anno in bottiglia. In particolare il Sottol’aia, un Sangiovese in purezza, Chianti Classico Docg, invecchia in botti di rovere francese da 10 hl; il Terzo Movimento – Chianti Classico Riser-
va Docg – viene prodotto solo nelle migliori annate e in numero limitato, per avere un prodotto di grande eccellenza. Il trittico si completa con il Caliptra, un Igt da Cabernet Franc e Merlot, che invecchia in tonneaux, rotondo e morbido ma al contempo dal carattere deciso. La Lama fa parte dell’Associazione Classico della Berardenga Viticoltori di Castelnuovo: un progetto nato con l’intento di valorizzare le peculiarità di questo lembo meridionale dell’area del Chianti
Classico, che si distingue per storia, clima, suoli e, inevitabilmente, caratteristiche dei vini. Così la Lama, a braccetto con gli
altri produttori aderenti, ha sposato la valorizzazione di queste terre e dei suoi prodotti, dai tratti sicuramente unici. (c.c.)•
LA LAMA Strada Comunale della Lama, 6 - 53019 San Gusmè (SI) Tel./Fax 0577 359079 - Mobile 335 486668 www.az-agr-lalama.eu - azienda.lalama@hotmail.it
La Lama, a growing project La Lama has joined the Chianti Classico of Castelnuovo Berardenga producers’ project to promote the potential of this area In Chianti Classico, in one of its most particular areas – the one of Castelnuovo Berardenga – raises La Lama. The story of this winery is made of passion, experimentations and wait, to create a product that could represent at best this generous land. The wines by La Lama has no hurry: they wait one year in steel, then ages 24 months in wood and after another year in bottle are ready to be tasted. Sottol’aia, a single variety vinification of Sangiovese, a Chianti Classico Docg, ages in 10 hl French oak barrels; Terzo Movimento, a
Chianti Classico Riserva Docg, is a limited production from in the best years only. Caliptra, an Igt made of Cabernet Franc and Merlot, ages in tonneaux and has a round and soft taste but a definite character. La Lama is member of Associazione Classico della Berardenga Viticoltori di Castelnuovo: a project that aims to promote the peculiarities of this area of Chianti Classico, its history, climate, soils and wines. Together with the other producers, la Lama promotes its unique land and products. •
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Toscana
“Missione di qualità” in Toscana
5 ettari di terreno che accolgono filari rigogliosi che si lasciano accarezzare dai venti e che offrono frutti da cui ricavare un vino che è vera espressione del territorio
U
na resa di un chilo di uva a vite, una vendemmia manuale e l’utilizzo di pratiche enologiche rispettose della materia prima: ecco come Tenuta L’Agona ricerca l’eccellenza. Una missione ricercata in vigna ed esplosa in bottiglia. S’impongono già nel nome i vini della Tenuta L’Agona, il cui carattere emerge sin dalle etichette. Sarà per il terroir che dona alle uve caratteristiche ben delineate e sarà anche per l’impegno
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costante che viene messo nella loro produzione. Perchè alla Tenuta L’Agona la filosofia aziendale vuole che la selezione delle uve sia determinante. Una potatura corta,la selezione dei germogli più idonei alla produzione di grappoli di alta qualità, una vendemmia fortemente selettiva, una lunga macerazione di uve soggette a soffice piagiatura ed un utilizzo moderato di solforosa sono i punti di forza di un’azienda che ricerca un prodotto eccellente. La bassa resa delle vigne è
l’ovvia conseguenza di queste scelte, dettate da un’innata passione per il vino e per un territorio che certi prodotti sa naturalmente offrire: sì, perchè i 5 ettari di terreno della Tenuta L’Agona, nel suggestivo borgo pisano di Fauglia, godono di una privilegiata posizione geografica, che vede gli ordinati filari disporsi su una collina accarezzati dal vento. E’ così che nasce la piccola produzione della Tenuta, che si rinnova di anno in anno risentendo dei muta-
menti climatici che rendono unica ogni bottiglia. Due le etichette proposte dalla cantina, due vini dal carattere prorompente, la cui potenza si riscontra sin dal packaging: l’Iroso, 50% Sangiovese, 30% Cabernet Franc e 20% Syrah, un vino carnoso all’assaggio, ma elegante e ben equilibrato, la cui complessità olfattiva regala note di prugna matura e caffè ed il Presuntuoso. Sangiovese in Purezza, vino simbolo della toscanità, vellutato, armonico e ben equilibrato. (e.b.)•
L’ AGONA di Genera Srl socio unico Poggio alla Farnia, 6 56043 Fauglia (PI) Italy Tel. 050 657911 Fax 050 650886 info@lagona.eu - www.lagona.eu
L’Agona: Tuscan quality is a mission Five hectares of luxuriant vineyards caressed by the wind and a wine that is the purest expression of its territory
The recipe for excellence at Tenuta L’Agona is made of low yields (one kg of grape for each vine), manual harvest and methods that respect the grapes: a mission that starts with the work in the vineyard and ends with an explosion of tastes and perfumes in the bottle. The wines of Tenuta L’Agona have names and labels that stands out, as well as their character. The terroir give to the grapes peculiar characteristics and a careful production does the rest. In fact, the production philosophy of Tenuta L’Agona is based on a careful selection of the grapes. A short pruning let it get the ideal ripening and a severe selection guarantees high quality standards. Then, a long maceration and a soft pressing, in addiction to a moderate use of sulfur, are the strength points of a winery that researches excellence
in its production. The low yield is an obvious consequence of these choices, due to a natural passion for winemaking and for this generous territory. The five hectares of Tenuta L’Agona, plunged in the suggestive village of Fauglia, enjoy a favorable position and the vines grow caressed by a gentle wind. The limited production of this winery renews year by year due to the weather changes that makes every production a unique jewel. Tenuta L’Agona proposes two labels with a strong character: Iroso, 50% Sangiovese, 30% Cabernet Franc and 20% Syrah, a pulpy but elegant and wellbalanced wine, whose complex bouquet reveals ripe plum and coffee aromas; and Presuntuoso, a single-variety Sangiovese, a velvety, harmonic and well-balanced wine that represent the whole Tuscany. •
Le eleganti etichette della cantina sono il preludio all’assaggio dei vini: su di esse campeggiano i profili di due volti, realizzati a matita, ispirati alla serie di ritratti intitolata “Gli Alienati” dell’artista romantico francese Géricault.
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Toscana
Un tassello di storia
del Nobile di Montepulciano Tenuta di Gracciano della Seta è una delle aziende storiche di Montepulciano, sita in uno dei cru più rinomati della denominazione
S
orge sui colli di Gracciano, uno dei cru storici dell’area di produzione vitivinicola del Nobile di Montepulciano, la Tenuta di proprietà della famiglia della Seta Ferrari Corbelli. Gracciano della Seta è una delle aziende storiche del comprensorio: ereditata nel 1950 dalla famiglia Svetoni, oggi lavora un totale di 18 ettari di vigneto, in un regime di conversione biologica. Grande attenzione ricade sulla ricerca di uno stile elegante e tradi-
zionale, con la scelta di legni grandi per l’invecchiamento e una grande affezione al Prugnolo Gentile: così nel bicchiere ritroviamo anni di tradizione e storia, uno stile consolidato, una passione tramandata di generazioni in generazioni, un territorio generoso. La Tenuta, dopo essere stata guidata per lungo tempo dalla Sig.ra Piera Mazzucchelli, è oggi condotta da Marco, Vannozza e Galdina della Seta, con il supporto del padre Giorgio. La nuova generazione, impugnato il timone, ha portato una ventata di novità, come la cantina di recente costruzione progettata dall’architetto Agata Torricel-
li, che coniuga alla perfezione funzionalità ed estetica. Per gli appassionati, la Tenuta custodisce anche una biblioteca storica del vino, con bottiglie anche degli anni ’40 e tutte le annate dal 1968 ad oggi. (c.c.)•
TENUTA DI GRACCIANO DELLA SETA Via Umbria, 59 53045 Montepulciano (SI) Tel. +39 0578 708340 Fax +39 0578 708340 graccianodellaseta@alice.it www.graccianodellaseta.com
A piece of the history of Nobile di Montepulciano Tenuta di Gracciano della Seta is one of the historical wineries of Montepulciano and rises in one of the most renowed cru of the denomination On the hills of Gracciano, one of the most importsant historical cru of the Nobile di Montepulciano production area, rises the della Seta Ferrari Corbelli’s winery. Gracciano della Seta is one of the historical estates of this area: inherited in 1950 by the Svetoni family, nowadays the winery owns 18 hectares of vineyards that will become organic soon. A special care is addressed to the pursuit of an elegant and traditional style in winemaking, with big oak barrels for ageing and
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a predilection for Prugnolo Gentile. These wines are the result of an ageold tradition and history, a strengthened style, a handed-down passion and a generous land. After Piera Mazzucchelli’s long management, the estate is now leaded by Marco, Vannozza and Galdina della Seta, with their father’s support. The last generation has given a new fresh drive to the winery, as proved by the recently built cellar designed by Agata Torricelli, a perfect combination of beauty
and functionality. Also, the estate encloses an historical wine museum that preserves bottles from the 40s and all the years by Tenuta Gracciano della Seta from 1968 to these days. •
Toscana
Abbadia Ardenga,
la lunga storia di Montalcino Un tempo stazione di posta lungo la via Francigena, oggi Abbadia Ardenga è un piccolo gioiello nell’area del Brunello di Montalcino
A
bbadia Ardenga è una cantina storica di produzione del Brunello di Montalcino: un tempo di proprietà della famiglia Piccolomini – fra i cui componenti vi fu anche Papa Pio II, a cui si deve la cittadina di Pienza – oggi è una cantina museo, ricavata in quella che fu una stazione di posta lungo la via Francigena, in zona Torrenieri. Lo storico senese Giovanni Antonio Pecci, verso il 1700, descrisse così questo luogo: “Nella strada che da Siena conduce a ABBADIA ARDENGA Via Romana, 139 53024 Torrenieri (SI) + 039 0577834150 info@abbadiardengapoggio.it www.abbadiardengapoggio.it
Roma, sopra di un poggio di facile accesso, tutto coltivato a viti e olivi, e poco distante dal fiume Asso, risiede il piccolo Castello di Torrenieri”. Un luogo di grande suggestione che vale la pena visitare, almeno una volta nella vita. La Tenuta si compone di due parti,
sempre nel comune di Montalcino, per un totale di 650 ettari di cui solo dieci lavorati a vigneto, anzi, a Sangiovese grosso. Da basse rese in vigna e vendemmie manuali nascono il Brunello di Montalcino Docg e la Riserva, il Brunello Vigna Piaggia e il Rosso di Montalcino
Abbadia Ardenga, a piece of story of Montalcino Once a station of the Via Francigena, nowadays Abbadia Ardenga is a little jewel in the area of Brunello di Montalcino Abbadia Ardenga is an historical producer of Brunello di Montalcino: once owned by the Piccolomini family – who boasts among its members Pope Pius II, the founder of Pienza – nowadays it’s a museum-winery on a former station of the Via Francigena, in the Torrenieri area. The Sienese histo-
rian Giovanni Antonio Pecci, in the XVIII century described this place in this way: “On the way from Sienna to Rome, on a hill easy to climb where grow vines and olive groves, not too far from the river Asso, rises the little castle of Torrenieri”. A suggestive place that worth a visit. The estate is made of two plots of
Doc, più gli Igt e infine Grappa e Vinsanto Sant’Antimo Doc. Se cercate la Montalcino classica e storica, questo è indubbiamente il luogo giusto. (c.c.)• Possibilità di visite guidate nella splendida cantinamuseo. land in the municipality of Montalcino, and counts 650 hectares: only 10 hectares are vineyards of Sangiovese grosso. Low yields and manual harvest give life to Brunello di Montalcino Docg and its Riserva, Brunello Vigna Piaggia and Rosso di Montalcino Doc, beside some Igt, a Grappa and Vinsanto Sant’Antimo Doc. If you are looking for the classical and historical Montalcino her you will find the right place for you. •
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I vini abruzzesi
puntano su Cina e India DI CHIARA MARTINELLI
L’export dai risultati record incoraggia i produttori ad investire in nuovi mercati, avallati da una politica agricola regionale che punta alla piena valorizzazione del comparto vitivinicolo
I
n salute e con prospettive di crescita sempre maggiori, il vino abruzzese sta sicuramente vivendo la stagione migliore, fatta di affermazioni sul mercato internazionale e di qualità raggiunta dopo anni di duro lavoro. Un esito positivo dovuto all’azione di modernizzazione che i viticoltori abruzzesi hanno portato avanti, ma anche grazie al coraggio nell’aver abbandonato la lettura provinciale di una promozione “casalinga” e a basso costo. Se in Abruzzo c’è un settore che è cresciuto più degli altri, questo è il comparto vitivinicolo. Nel primo trimestre 2015 i nume66
ri dell’export sono record: +8% sui mercati tradizionali. Non si tratta di una performance isolata o di un semplice exploit, ma il consolidamento di un dato che cresce da cinque anni a questa parte. I numeri positivi del vino vanno poi inseriti in un ambito più ampio che è quello dell’agroalimentare, settore nel quale l’Abruzzo è riuscito a presentare sul mercato internazionale prodotti innovativi che hanno attirato l’attenzione dei buyer esteri. L’agroalimentare non è certo un mercato in crisi, ma proprio per questo per riuscire ad imporsi sulle piazze internazionali
è necessario mettere in campo strategie di differenziazione del prodotto. L’Abruzzo lo ha fatto per alcuni prodotti tipici, tipo lo zafferano di Navelli e l’aglio rosso di Sulmona, e per il vino naturalmente. Se da un lato l’aumento delle esportazioni conferma la crescita del gradimento del made in Abruzzo, dall’altro dimostra la grande capacità che hanno avuto gli imprenditori abruzzesi di puntare e conquistare mercati nuovi e diversi. In questo senso, gran parte della politica agricola regionale guarda con attenzione alla valorizzazione del vino. Da qualche giorno sono partiti due
bandi regionali sul settore vitivinicolo che mettono a disposizione degli imprenditori poco più di 11 milioni di euro per investire e migliorare le aziende con la ristrutturazione dei vigneti (8 milioni) e per promuovere il vino nei Paesi extra Ue (3 milioni). L’obiettivo principale è entrare nei mercati asiatici di Cina e India dove l’Abruzzo ha finora registrato timide presenze. A differenza degli altri mercati extra Ue rilevanti, ovvero Stati Uniti e Canada, dove invece il vino abruzzese è di casa, avendo conquistato quote considerevoli che lo hanno collocato in prima fascia.•
Lazio
Un progetto per valorizzare l’Alta Ciociaria DI CLAUDIA CATALDO
In linea con le tematiche lanciate da Expo 2015, la Strada dei Vino Cesanese si è mossa con altri partner per dare voce al territorio e alla produzioni tipiche
A
nche nel Lazio si respira l’atmosfera di Expo. Qua, fra le varie realtà produttive e culturali, spicca la Strada del Vino Cesanese, che si occupa di enoturismo e itinerari attraverso le eccellenze agroalimentari del territorio, in alcuni dei comuni fra Roma e Frosinone. Sulla scia di Expo e del tema cardine “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, la Strada ha fatto richiesta per un finanziamento pubblico, presentando un progetto di marketing territoriale in collaborazione con Fiuggi Turismo Convention and Visitor Bureau (Soggetto Capofila), Acqua&Terme
Fiuggi, Università Europea di Roma, i Comuni di Piglio, Acuto, Serrone e Fiuggi. Questo progetto, approvato e pronto a partire, prevede la creazione di un percorso turistico ed enogastronomico nell’area del Cesanese con il coinvolgimento dei comuni di zona. Nell’ambito dell’innovazione tecnologica, è prevista la costruzione di una piattaforma che unisca alla presenta-
zione anche un booking engine di e-commerce per le produzioni tipiche e che attraverso attività di digital marketing permetta una più immediata relazione con l’interesse della domanda. L’obiettivo è la valorizzazione della zona denominata Alta Ciociaria con una specifica attenzione all’area sovrapponibile con la strada del vino Cesanese. La progettualità comprende anche la
realizzazione di eventi territoriali nei diversi comuni coinvolti, dove le tematiche affrontate saranno quelle della produzione enogastronomica del territorio del Cesanese, fra cultura, storia e gusto. Saranno creati così percorsi tematici con degustazioni, eventi ed animazioni, affinché l’offerta turistica di questa parte di Lazio venga potenziata e resa ancora più attraente. •
QUESTI GLI APPUNTAMENTI MESSI IN CALENDARIO: - Serrone 12 – 23 agosto, dove il focus degli eventi sarà sulla produzione gastronomica; - Piglio 28 – 29 di agosto, con percorsi multisensoriale per una conoscenza del prodotto di eccellenza del territorio, ovvero il vino; - Acuto 16 agosto e 20 settembre, dove si svolgeranno attività di conoscenza e focus sulla produzione di un altro prodotto di eccellenza del territorio, l’olio extravergine di oliva.
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Vitigno Italia:
taglio sartoriale d’effetto DI IRENE GRAZIOTTO FOTO SARA GIUSTI
Tessuto vitivinicolo italiano di qualità, internazionalizzazione e nuove tendenze, incontri OnetoOne con i buyer esteri e visite aumentate del 35%
È
un quadro positivamente significativo quello emerso durante l’ultima edizione di Vitigno Italia, di scena nella suggestiva cornice napoletana di Castel dell’Ovo il 24, 25 e 26 maggio. Vi si scorge la Campania, Regione ospitante l’evento, che sempre più sa aprirsi all’estero, riuscendo così a dare un respiro internazionale alla kermesse. Un respiro convogliato non solo dai tanti buyer stranieri cui erano rivolti gli incontri a porte chiuse OnetoOne con le aziende ma anche dai convegni formativi sul marketing estero pensati per le piccole e medie realtà – perché, checché se ne dica, sono le piccole produzioni che danno valore ed identità al Belpaese. Ecco allora meeting su opportunità, tutela dei brand 68
e nuove tecnologie per vendere all’estero, finanziamenti e servizi a sostegno dell’internazionalizzazione, best practices per esportare con successo i vini ad Hong Kong e in Cina e, infine, avvicinamento alle pratiche kosher e tema della contraffazione. Ma il taglio internazionale è stato ben controbilanciato dallo sguardo sul locale, cosicché l’evento è riuscito a sfoggiare una
mise decisamente glocal. Se infatti Vitigno Italia è dedicato ai vini provenienti da tutto lo Stivale, con una partecipazione di ben 150 aziende dal Trentino alla Sicilia, sono state tante le occasioni per mettere a fuoco l’enologia locale. In primis, l’Enoteca Regionale con 60 etichette campane in assaggio e poi le degustazioni che di volta in volta hanno dato voce non solo a terri-
tori diversi, da Salerno al Cilento, dai Campi Flegrei ad Amalfi, ma anche ad approcci differenti, con uno speciale rivolto alle bollicine, tipologia in crescita anche localmente, uno incentrato sui rosati e uno dedicato alle Signore del Vino campane. Perché il vino oggi è sempre più rosa: come ci dice Maria Ida Avallone – titolare di Villa Matilde e delegata regionale del movimento Donne del Vino, che in Campania raccoglie 55 socie – “rispetto agli inizi molto è cambiato: da un atteggiamento quasi di rispetto reverenziale ora siamo in grado di marcare davvero la nostra voce”. A confermare il taglio riuscito dell’evento sono infine i 14 mila visitatori, in aumento di quasi un terzo sullo scorso anno. Maria Ida Avallone, Delegato Regionale Donne del Vino
Dove mangiare
Pizza Gourmet Qui non trovate la classica Margherita o la Quattro Stagioni. Qui trovate la Regina Margherita con gli antichi pomodori di Napoli Presidio Slow Food e il fior di latte di Agerola, la Marinara con l’aglio rosso di Nubia, la Menaica con le omonime alici, pescate oggi solo a Marina di Pisciotta secondo un’antica tecnica. Se invece volete sconfinare nell’autoindulgenza, la carta offre la Nduja con l’omonimo insaccato di Spilinga, la Pistacchio con pesto siciliano e pomodorini gialli del Vesuvio, la Papacella Napoletana con i caratteristici peperoni. Ven-
totto le pizze in menù, genuine sino alla radice: Giuseppe Vesi, nato e cresciuto fra il forno e la campagna, con nonno e padre che facevano sia i pizzaioli che i contadini, ha supervisionato uno a uno gli ingredienti che entrano nelle sue pizze. Dalla farina biologica e macinata a pietra del Molino Quaglia, ai singoli ingredienti gourmet, che Giuseppe si è procurato grazie a tre anni di ricerca sul mercato e contatto diretto con i produttori. Birre italiane, tedesche e belghe in accompagnamento e vini italiani e francesi della linea “Triple A”: Agricoltori, Artigiani, Artisti. D’altra parte, quale altro accompagnamento per una Pizza Gourmet? www.pizza-gourmet.it
Burger Italy Pietro Parisi sbarca nel cuore pulsante di Napoli con la “marenna”, il tipico pasto che i contadini locali si portavano un tempo nei campi: un pezzo di pane cafone smollicato che veniva riempito con pietanze non leggerissime ma autentiche, come polpette e carne alla pizzaiola. Parisi ci mette del suo, usando prodotti di prima qualità che provengono da aziende ecosostenibili e, in poche briciole, declina la Dieta Mediterranea in versione Panino. Ecco allora la marenna ripiena di Parmigiana di Melanzane al vapore, quella di polpette con cacio ricotta del Salento o con la frittata di uova locali e provola di Agerola. Per gli aficionados non mancano i burger classici ma anche quelli arricchiti dai Presidi Slow Food, come il Vesuvio che trabocca di mortadella di maiale nero casertano, provolone del monaco e pomodorini piennolo. Per chi cerca il taglio green sono disponibili marenne vegetariane e insalate miste, mentre gli amanti del creativo possono trovare soddisfazione nei “Componibili”, scegliendo fra sette diversi tipi di pane, carne – Chianina e Bufalo, solo per fare due esempi – e salumi – dalla Palla di Nola al salame gioì – e poi formaggi, verdure e salse. Provate ancora a chiamarlo “panino”! Facebook: BurgerItaly
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WORLD FOOD Mosca www.world-food.ru
Ottobre 2015
Settembre 2015
14-17 settembre 2015
8 – 11 ottobre 2015
19-20 ottobre 2015
FOOD FILM FESTIVAL Bari www.montagnaitalia.com 15
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AUTOCHTONA Bolzano www.fierabolzano.it/autoctona 19
15-18 ottobre 2015
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AGRILEVANTE Bari www.agrilevante.eu
15 - 20 settembre 2015 FOOD FILM FESTIVAL Bergamo www.montagnaitalia.com
6-9 novembre 2015 14-17 novembre 2015
WINE FESTIVAL Merano www.meranowinefestival.com
Novembre 2015
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Cosmofood Vicenza www.cosmofood.it
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10-12 novembre 2015 3-6 novembre 2015
22-24 novembre 2015
BRAUBEVIALE Norimberga www.braubeviale.de
SIMEI Rho www.simei.it
24-26 novembre 2015 27-30 novembre 2015
WINE GASTRONOMY Montecarlo - Principato di Monaco www.mc-gastronomie.com
SITEVI Montpellier www.sitevi.com 27
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GOURMET FORUM TORINO www.gourmetforum.it 22
Settembre • Ottobre • Novembre • Dicembre 2015 Gennaio • Febbraio 2016 27-28 gennaio 2016 UNIFIED WINE & GRAPE SYMPOSIUM Stati Uniti d’America - Sacramento CA www.unifiedsymposium.org
Gennaio 2016
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Gennaio 2016
SALON DES VINS DE LOIRE Francia - Angers www.salondesvinsdeloire.com 3
4 - 6 dicembre 2015 27
SHANGHAI WINEXPO AUTUMN EDITION Cina, R.P. - Shanghai www.winefair.com.cn
MILLÉSIME BIO Francia - Montpellier | Pérols www.millesime-bio.com
1-3 febbraio 2016
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25-27 gennaio 2016
WWM Spagna - Barcellona www.wwm-barcelona.com
Dicembre
FIERE IN CALENDARIO [ 2015/2016 ]
15-17 febbraio 2016
23-26 febbraio 2016
VINISUD Francia - Montpellier | Pérols www.vinisud.com
VINEX Repubblica Ceca - Brno www.bvv.cz/en/vinex/
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3-6 febbraio 2016
20-23 febbraio 2016
FIERAGRICOLA Verona www.fieragricola.it
BEER ATTRACTION Rimini www.beerattraction.it
Febbraio 2016
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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
ACETAIE APERTE Modena, 27 settembre 2015
BELLAVITA Londra, 19 – 21 luglio 2015
Bellavita nasce con l’obiettivo di promuovere l’eccellenza italiana del food&wine all’estero, attraverso eventi costruiti ad hoc e rivolti ad un pubblico di professionisti, in quei mercati che maggiormente risultano essere interessati alla produzione made in Italy. A luglio sarà la volta di Londra, dal 19 al 21, presso il Business Design Center. I numeri della passata edizione danno la misura del successo del format: 6.800 visitatori in tre giorni, oltre 200 espositori italiani, 72% delle presenze registrate come operatori del settore (importatori, distributori, rivenditori, ecc.). Molti gli ospiti “di spessore” attesi sia nel food che nel wine theatre. A novembre invece il focus andrà ai mercati dei Paesi Bassi e del Belgio, con un evento ad Amsterdam il 22 e 23 novembre. Il Benelux vede una presenza di prodotti italiani per un valore di 1,8 miliardi di euro, con una crescita costante, soprattutto per quanto riguarda il segmento del biologico. La prenotazione degli stand è ancora aperta: sul sito sono disponibili i contatti per richiedere informazioni sulle modalità di adesione. www.bellavitaexpo.com
CHEESE Bra (CN), 18 – 21 settembre 2015 Decima edizione per questa manifestazione a cadenza biennale dedicata alle forme del latte, organizzata da Slow Food Italia e Città di Bra. Tema dell’e-
dizione 2015 è Alle sorgenti del latte, per nutrire il pianeta, con un focus sul ruolo della montagna e sulle storie dei giovani che hanno scelto di vivere e la-
BOTTIGLIE APERTE Milano, 12 - 14 settembre 2015
Domenica 27 settembre, in tutta la provincia di Modena, torna infatti Acetaie Aperte, l’evento organizzato dal Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena e dal Consorzio Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP per far conoscere al pubblico come nasce questo prezioso alimento dalla storia secolare. La giornata prevede un programma comune a tutte le acetaie partecipanti fatto di degustazioni e visite guidate ai locali di produzione. Con l’edizione 2015, Acetaie Aperte si inserisce a pieno titolo tra gli itinerari turistici creati ad hoc per i visitatori di Expo, i quali avranno la possibilità in questo modo di conoscere da vicino come nascono questi prodotti di eccellenza del nostro agroalimentare esportati in oltre 120 paesi. www.acetaieaperte.com
vorare tra le vette, le valli e gli alpeggi per cambiare vita e ripercorrere le orme dei loro avi. Tornano le degustazioni guidate dei Laboratori del Gusto, 36 appuntamenti per conoscere il mondo della biodiversità casearia e non solo; gli Appuntamenti a Tavola, occasione unica per incontrare alcuni tra i migliori chef
Dopo il successo delle prime tre edizioni, torna Bottiglie Aperte, il più grande festival vinicolo di Milano, città dell’Expo 2015. Quest’anno l’evento si svolgerà dal 12 al 14 Settembre 2015 nel cuore storico di Milano, nella splendida sede del Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci”. L’edizione 2015, dedicata principalmente ai professionisti del canale Ho.Re.Ca., prevede la presenza di 100 espositori selezionati tra le cantine più rappresentative del territorio italiano, caratterizzate da un alto profilo qualitativo e da un forte legame con il territorio di provenienza. Il programma è arricchito da una selezione di degustazioni e Master Class a iscrizione di altissimo livello guidate da Luca Gardini, da una cena speciale organizzata per i produttori e da numerose novità. www.bottiglieaperte.it
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del panorama nazionale e internazionale e assaggiare le loro specialità; gli incontri curati da Slow Food Educazione, con le attività dedicate alle scuole e alle famiglie e un Master of Food pensato per gli under 30, alla scoperta degli abbinamenti tra formaggi e birre artigianali, e molto altro. www.slowfood.it
Food&Beveragenda CALICI DI STELLE Tutta Italia, 4 – 10 agosto 2015 Calici di Stelle è l’appuntamento estivo del Movimento Turismo del Vino: l’occasione giusta per degustare un buon calice di vino, col naso all’insù nelle notti delle stelle cadenti, nelle piazze come nelle cantine. Vino e offerta culturale, insieme alla magia dei territori sotto le stelle, sono l’abbinamento vincente della manifestazione, in una formula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli, design e arte. www.movimenturismovino.it
COSMOFOOD Vicenza, 14 – 17 novembre 2015 2 padiglioni, 350 espositori e 100 eventi per la terza edizione di Cosmofood, dal 14 al 17 Novembre in Fiera di Vicenza. Enogastronomia, Ristorazione ed Attrezzature professionali. Questi i pilastri su cui si sviluppa l’evento che in quattro giorni permetterà all’operatore professionale ed al consumatore privato di incontrare i migliori produttori del territorio nazionale, conoscere i prodotti ed acquistarli.
di Claudia Cataldo
BRAUBEVIALE Norimberga, 10 – 12 novembre 2015 BrauBeviale è la fiera dedicate alle tecnologie e ai processi impiegati nel settore beverage: birra, acqua, bevande spiritose e non, vino, spumanti e altro. I numeri della passata edizione sono la testimonianza di un successo: 37.200 visitatori dall’Europa e dal resto del mondo e 1.128 espositori distribuiti in 9 halls. Il salone, per la sua edizione 2015, si terrà presso l’Exhibition Centre Nuremberg, dal 10 al 12 novembre. Un vero e proprio meeting annuale dell’industria del beverage, con un approccio b2b, la piazza giusta dove presentare nuove soluzioni logistiche, idee performanti, materie prime e prodotti di ultima generazione, davanti ad un pubblico di professionisti. Un focus particolare, come già nella passata edizione, andrà al comparto dei birrifici, anche e soprattutto quelli artigianali, con incontri, workshop e sessioni di degustazione, ma senza dimenticare il vino e le bevande spiritose in generale, anche loro protagonisti di approfondimenti e tasting. Spazio anche ai “più piccoli”: le compagnie nuove, innovative e propositive, potranno fare richiesta per una sponsorizzazione da parte del BMWi (sul sito della fiera è possibile reperire maggiori informazioni). BrauBeviale si conferma insomma uno degli appuntamenti internazionali più importanti e attesi per l’industria delle bevande, andando a toccare ogni singola sfaccettatura di questo settore. www.braubeviale.de/en
Inoltre sarà attiva l’area eventi con corsi di cucina, degustazioni guidate, showcooking e seminari. Sei le aree tematiche: Cosmotech con le migliori aziende del settore e le ultime novità tecnologiche per la ristorazione; Cosmowine con ottanta cantine provenienti dal territorio nazionale; Cosmobeer con quaranta microbirrifici artigianali italiani ed europei; Food, ristorazione e prodotti di qualità; Intolleranze Alimentari, Gluten Free, Bio&Vegan. Cosmofood resta, anche al termine
FESTIVAL FRANCIACORTA IN CANTINA Franciacorta, 18 e 19 settembre 2015 Prima, in occasione dell’Expo, ci sarà Aspettando il Festival: dall’11 al 18 settembre le cantine organizzeranno in enoteche, wine bar e ristoranti in Lombardia, happy hour, degustazioni e cene in abbinamento a Franciacorta. Poi inizierà il Festival vero e proprio, con 68 aziende che
proporranno eventi legati ai temi dell’enogastronomia, della cultura, arte, sport e natura. Un week end durante il quale il visitatore avrà l’occasione di percorrere la Strada del Franciacorta, ricca di luoghi d’interesse storico e artistico. Contestualmente, il 19 settembre, ad Expo si
della manifestazione, come ‘fiera virtuale’, grazie al portale di e-commerce www.goloshop.it dove è possibile conoscere l’offerta degli espositori e acquistare on line i loro prodotti durante tutto il corso dell’anno. Orari: Sabato e domenica 9–22, lunedì e martedì 9–19. Biglietto d’ingresso acquistabile in fiera al costo di 5 euro. www.cosmofood.it
terrà la festa del vino, una giornata interamente dedicata al prodotto, una vera e propria festa in cui Franciacorta, Official Sparkling Wine di Expo 2015, aderirà con degustazioni e iniziative divertenti per il pubblico della grande esposizione universale. www.festivalfranciacorta.it
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Appunti di viaggio di Irene Graziotto
California primo amore Mi ritrovavo on the road, per la precisione sulla Route 121: e se anche se non mi chiamavo Sal Paradise il mio viaggio tra Napa e Sonoma sarebbe stato memorabile lo stesso
E
ro sbarcata a San Francisco un pomeriggio di marzo, tempo di adattare il fisico al tepore primaverile dopo la neve dei Finger Lakes e stavo già attraversando le colonne d’Ercole del Golden Gate. Mi lasciavo alle spalle la bella Baghdad by the bay – come chiamavano la multiculturale Frisco negli anni ’40 – per risalire a nord verso la Napa Valley. Nel dettaglio, Marzo.pdf
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avrei raggiunto i 600 metri s.l.m. dove sorge, fra pini e felci, Barnett: siamo sulla cima della Spring Mountain, suolo vulcanico, escursioni termiche e uso “europeo del legno”. Ne nascono Chardonnay dai profumi di fiori ed erbe aromatiche e un palato dove la morbidezza del burro è ben bilanciata dal tocco minerale e sapido: Savoy Vineyard, Anderson Valley 2013 fra tutti; e poi un Pinot Noir 2011
da vertigine, con la frutta matura che troneggia accanto alla nota balsamica del pino mugo e il Merlot 2012 vinificato con un 10 per cento di Cabernet Franc: magistralmente elegante, frutti neri, tracce di spezie, cannella, morbidi tannini che si sciolgono in bocca. Dalle vette alle cantine sotterranee di Schramsberg, scavate nell’800 quando qui si pensava ci fossero i diamanti e che oggi custodiscono i
2,7 milioni di bottiglie metodo classico, fra cui il J. Schram con il suo connubio di fragranze di pasticceria, crema brulé, accattivante pizzicore al palato e il Brut Rosé dalle impetuose note di frutta. Profumano di mele, frutta esotica e mango i delicati Chardonnay 2011 di Paul Hobbs, dalla nota dorata, opulenta mentre i Pinot Noir 2012 giocano sui toni della frutta
matura, polposa anche in bocca, mentre i due Cabernet Sauvignon del 2011 puntano sulla venatura speziata. Mi congedo dalla Napa con due Giano bifronte che hanno precorso i tempi facendo leva sulla consolidata tradizione bordolese per conquistarsi il futuro mercato americano. Nocciola, persino accenni di pepe bianco connotano il Chardonnay Riserva 2011
Carneros di Mondavi, dalla bocca vellutata e fresca; punta invece sul frutto succoso e dolce il Cabernet Sauvignon 2009 e s’innalza su note di miele, albicocca, sultanina il Sauvignon Blanc da uve botritizzate del 2001. Dell’Opus One 2011 rimane la cesellatura maestra, i tannini scolpiti ad arte, la persistenza lunga che mi riaccompagna sino a San Francisco.•
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Appunti di viaggio di Asa Johansson foto Max Rella
Cipro, meravigliosa
specialmente fuori stagione Perché andate in bici quando potete andare in macchina? Ce lo chiede l’uomo anziano seduto al bar con la vista mozzafiato appena fuori la città di Paphos
S
iamo in bici mentre l’uomo rugoso, come chi ha vissuto una vita al vento, sta seduto comodamente. Noi, io e il fotografo, stiamo iniziando un giro in bici per la penisola di Akamas della parte ovest di Cipro. Noi abbiamo preso un caffè Sketos, che sarebbe un caffè cipriota senza zucchero. Lui sta bevendo qualcosa di dorato, in un bicchiere piccolo. Guardo il bicchiere dell’uomo rugoso e penso che possa essere la Zivania, la grappa cipriota fatta di distillato di succo di uva. Come alternativa potrebbe essere la Koumandaria. Non sono sicura. Cipro vanta una lunga tradizione vinicola, che risale a più di 4 mila anni fa. Nell’antichi-
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tà il vino era un’importante fonte di ricchezza per l’isola; i vini ciprioti erano, infatti, molto apprezzati dai Faraoni d’Egitto, dai Greci e dai Romani. Cosa sta bevendo? Lui, contento della domanda, mi risponde che sta bevendo un bicchiere di vino migliore che ci sia: la Koumandaria! Vino da dessert, nel 1990 è stato il primo vino cipriota ad ricevere la Doc. Viene prodotto intorno ai 14 villaggi al sud delle montagne di Trodos.
Vengono impiegati due tipi di uva autoctone: Mavro e Xynisteri. Il metodo usato in cantina è simile a quello chiamato Solera in altre parte del mondo. Insomma, un po’ di lavoro c’è da fare prima di avere un bicchiere di Koumanderia. Come quello che sta bevendo l’uomo con rughe del vento il quale bicchiere sto fissando da ormai un bel po’. Non partite? Ci chiede. Sì, partiamo. C’è cosi tanto da vedere a Cipro. Specialmente fuori stagione quando i turisti
del nord Europa hanno bevuto abbastanza e preso il sole fino a diventare color gambero e sono tornati a casa. Allora l’isola rifiorisce. Cultura. Natura. Villaggi genuini. Il cibo – meraviglioso – è greco con un’influenza dell’Asia minore e della Turchia. Infatti la specialità sono i mezè. E ovviamente si finisce il pasto con un bicchiere di Koumanderia. Magari ad un bar con vista mare. Gli uomini con rughe del vento non si sbagliano quasi mai.•
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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )
Una lunga estate di cinema e sapori
E
nogastrocinematografia: è una parola un po’ lunga e difficile, ma forse rende bene l’idea di un nuovo trend delle rassegne cinematografiche, quelle che mescolano cinema, buon cibo e ottimi vini. Un invito ad un uso “consapevole” del mangiare e bere attraverso la magia del grande schermo? Forse, e non solo. In effetti basta guardarsi attorno per accorgersi che moltissimi sono i festival di cinema e gusto che si svolgono in tutta Italia. Ne abbiamo iniziato a parlare lo scorso mese, proseguiamo con la ricca offerta dell’estate, cominciando dalla rassegna Cinemadivino che animerà le cantine italiane da luglio a settembre: pellicole da gustare direttamente nelle aie e nei cortili delle aziende vitivinicole, in ben 15 regioni. I grandi vini si gustano in cantina: è questo il motto della kermesse, che porterà in scena i migliori film della stagione. “Da 12 anni Cinemadivino anima le serate romagnole e da 5 è uscito dal nido e ha cominciato a raccontare il vino e il territorio in giro per l’Italia - spiega Carlo Catani, Presidente di Cinemadivino srl -. L’obiettivo è raccontare il lavoro dei produttori di vino attraverso il binomio originale ‘cinema e paesaggio’: ecco il segreto delle oltre 100 serate in scena dal Nord al Sud Italia, con un cartellone che propone film che vanno dal pluripremiato Birdman al cult Soul Kitchen (www. cinemadivino.net). In Trentino tutti i giovedì di luglio va invece in scena Doc (Denominazione di Origine Cinematografica). Un nome che è tutto un programma, per un’iniziativa che si definisce ‘il carosello papillogustativo-cinematografico più fresco dell’estate’. In effetti gli ingredienti per una bella serata ci sono tutti: visita nelle aziende in compagnia dei
“padroni di casa”, degustazione nella cantina ospitante e per concludere proiezione di un bel film (www.tastetrentino.it). Come dimenticare poi la quarta edizione di Cinecibo Festival, il festival del cinema a tema gastronomico che si terrà nel Cilento ad agosto? “Cinecibo propone di valorizzare la corretta alimentazione e il cinema di qualità attraverso una competizione tra opere audiovisive - spiega l’organizzatore, Donato Ciociola -. L’attenzione qui è rivolta alla creatività dei partecipanti, invitati alla realizzazione di opere legate all’alimentazione, per sperimentare nuovi connubi tra cinema e gastronomia”. Tutta da seguire anche la prima edizione di Piccola Rassegna di Cinema di Buon Gusto che si svolgerà a Torino, in collaborazione con Slow Food. Cinque sere d’estate alla riscoperta delle bocciofile torinesi: una rassegna itinerante per gli appassionati di cinema ed enogastronomia locale e sostenibile. Troverete film che narrano il gusto e l’arte culinaria, accompagnati da prodotti a km 0 e vini artigianali. Dulcis in fundo, non possiamo non parlare di Al cinema con gusto, che vede lo zampino di chi scrive, assieme al direttore della nostra rivista, Giovanni Pellicci. Da maggio a settembre una decina di serate golose, di giovedì o venerdì sera, che iniziano con gli assaggi dei prodotti di filiera corta e vini del territorio senese offerti dal Consorzio Agrario di Siena, e che proseguono con film gourmand sotto le stelle a bordo piscina, il tutto nel suggestivo scenario delle Terme Antica Querciolaia di Rapolano Terme, in provincia di Siena. Fino alle una di notte, un programma delizioso per coccolare lo spettatore con le piscine termali, la sauna, il bagno turco, accompagnando le prelibatezze toscane ad un’attenta selezione di ‘pellicole di gusto’, nel perfetto stile della nostra rubrica (www.termeaq.it). Non solo, questa estate la formula di Al cinema con gusto arriverà anche nel cuore del Chianti, esattamente nell’azienda Capannelle di Gaiole in Chianti per vivere alcune serate all’insegna di degustazioni in cantina, proiezioni all’aria aperta e golose prelibatezze. Mica male come offerta, che dite? Buona estate enogastrocinematografica a tutti!
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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini
Niente più rame e zolfo in vigna.
Una possibilità concreta?
VinNatur lancia un progetto per la gestione delle malattie della vite, in fase di sperimentazione dai viticoltori associati, per produrre vino rispettando il suolo e l’ecosistema
Alessandro Maule Credits Lorenzo Rui
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egli ultimi anni, è diventato difficile parlare di vino naturale senza nominare la famiglia Maule, capeggiata da Angiolino, e la sua associazione VinNatur. Di recente uno dei due figli di Angiolino, Alessandro, ha firmato un post, sul sito dell’associazione, dove parla del “progetto riduzione di rame e zolfo”, da tempo nell’aria, per andare a “eliminare questi due prodotti totalmente, sostituendoli con prodotti fogliari che stimolino la pianta ad auto difendersi, fintanto che la pressione dei funghi non sia eccessivamente problematica”. I rischi dell’uso di questi prodotti sono, in particolare, la diminuzione di varietà e
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numero di insetti e acari predatori utili al vigneto, una diminuzione considerevole di lieviti e batteri nella buccia dell’uva e, soprattutto, l’accumulo di metalli pesanti nel terreno, causato dal rame. Alessandro Maule spiega meglio in cosa consiste il progetto. Con il progetto di riduzione rame e zolfo nei vigneti si intende andare a lavorare sulla prevenzione dei funghi. Nell’atto pratico di quali operazioni si tratta? “Prima di tutto, si lavora sul vigore delle piante; più esuberanza vegetativa significa anche più suscettibilità ai funghi. Quindi in primavera si lascia crescere l’erba, spontanea o seminata, il più
possibile in modo da creare una competizione per acqua e sostanze nutritive. Defogliazioni in grado di portare alla luce del sole precocemente i grappoli, evitano ristagni di umidità e sfavoriscono situazioni in cui i funghi si possano trovare a loro agio”. I limiti di rame e zolfo fissati dal biologico sono, quindi, troppo alti? “Il limite imposto riguarda solamente il rame, parliamo di 6 kg ad ettaro ogni anno. È un limite che può andar bene a tutti. Noi siamo consapevoli che la Comunità Europea vuole diminuirne sempre di più le dosi ammissibili, fino ad arrivare a vietarne l’uso. La viticoltura bio dipende sempre di più da questi due prodotti ed è nostro dovere contribuire a far si che avvenga il contrario. Il biologico è comunque un importante primo passo per allontanarsi dall’uso di pesticidi di sintesi che sicuramente fanno molti più danni a lungo termine sia sull’uomo che sull’ambiente”. Nelle stagioni climaticamente più difficili, bastano queste pratiche per evitare l’insorgere del problema? “Purtroppo in questo momento non possiamo dire di poter evitare sempre rame e zolfo. Tuttavia siamo nella direzione giusta per poter studiare strategie
che funzionino anche in momenti di maggior emergenza. La collaborazione con la Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile, a Panzano in Chianti, del dottor Ruggero Mazzilli è fondamentale in questo”. Per ora delle aziende associate stanno sperimentando dei prodotti fogliari, che insieme a una corretta gestione della pianta, andrebbero a stimolare la pianta stessa a difendersi. Di cosa si tratta e quali sono per ora i risultati? “Si tratta di prodotti a base di estratti vegetali ed alghe, diluiti in acqua. Queste miscele distribuite sulle foglie, vanno a stimolare la produzione di fitoalessine nella pianta. Molte ditte produttrici di concimi fogliari stanno studiando formulati che vadano ad agire in questo modo; per questo il settore è in evoluzione continua. Non possiamo ancora parlare di risultati definitivi, in quanto la sperimentazione richiede almeno 3 anni di prova concreta per essere certi che i risultati siano replicabili con diverse condizioni climatiche. Possiamo però già essere parzialmente soddisfatti sostenendo che ciò ci permette tranquillamente di ridurre di 1/3 le dosi di rame e zolfo”. www.vinnatur.org
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A tutta Birra di Chiara Martinelli
FISCO Per la prima volta a Simei, un focus sulla birra artigianale Il Simei si apre alla birra artigianale. E’ questa la novità della fiera dedicata alle macchine e prodotti per la produzione, imbottigliamen-
EVENTI
SIMEI 2015: BENVENUTA BIRRA! to e confezionamento di tutto il beverage. La new entry della prossima edizione sarà proprio la birra artigianale, attraverso un percorso
sensoriale punteggiato da workshop, laboratori e innovazioni tecnologiche in cui gli stessi mastri birrai affronteranno problematiche inerenti il processo produttivo e il mercato brassicolo. Gli addetti ai lavori avranno la possibilità di approfondire e testare il comparto birra, tramite sessioni guidate di analisi sensoriale e degustazioni presso il Simei Sensory Bar, insieme all’olio e al vino. Riflettori accesi dunque sul fenomeno della birra artigianale, che per Unione Italiana Vini (organizzatrice di Simei) ha registrato margini di crescita importanti (compresi tra il 10% e il 20%) per l’economia italiana. www.simei.it
TRACCIABILITÀ
THE BREWERS OF EUROPE PER UN CONSUMO ECOSOSTENBILE Trasparenza totale per le etichette delle bevande analcoliche “The Brewers of Europe è immensamente orgogliosa delle birre che produce e degli ingredienti utilizzati per la loro produzione - ha detto Pierre-Olivier Bergeron, segretario generale di BoE (l’Organizzazione europea dei consumatori)–. Vogliamo che i consumatori europei conoscano gli ingredienti della birra e che comprendano come queste birre possano rientrare in uno stile di vita equilibrato”. Il lancio della notizia è avvenuto all’assemblea annuale svoltasi ad Expo nell’ambito della Giornata Europea dedicata alla Birra, in cui si è ribadita l’attenzione verso l’ambiente, il consumo responsabile e l’impegno sempre più frequente nel divulgare
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una cultura birraia ecosostenibile. The Brewers of Europe è l’organo che riunisce tutte le associazioni nazionali dei produttori di birra di 29 Paesi europei che, d’ora in poi, elencheranno volontariamente in etichetta gli ingredienti usati e le relative informazioni nutrizionali. Piena tracciabilità dunque anche per le bevande analcoliche che dovranno attenersi ai requisiti di legge previsti da Bruxelles. In confronto al 1992, la birra è diventata più sostenibile, grazie a un’ottimizzazione dei processi produttivi: solo tra il 2008 e il 2010, si sono registrati un calo del -4,5% nell’impiego di acqua per ettolitro di birra prodotto e una riduzione del -3,8% nell’impiego di
energia per ettolitro di birra prodotto. Mentre la produzione di CO2, nello stesso periodo, è scesa del 7,1%.
L’OMBRA DEL FISCO Rincaro accise sulla birra: la protesta di Confagricoltura
Nuova stangata per la “cara bevanda al malto” che subirà un ulteriore aumento dell’accisa nel corso del 2015. Confagricoltura ha espresso le sue preoccupazioni alla tavola rotonda organizzata da Assobirra dal titolo “Ridurre la pressione fiscale, creare valore e occupazione”. Il vicepresidente Massimiliano Giansanti ha definitivo “punitiva” la politica fiscale del Governo sulla produzione di bevande fermentate a base di materie prime agricole, mentre il presidente Mario Guidi ha sottolineato le ripercussioni non solo sulla produzione industriale ma anche sulle attività dei microbirrifici (molti dei quali partecipati dagli stessi agricoltori). Una manovra che andrà ad impattare pesantemente sulle numerose startup, adesso duramente colpite nel cuore dei loro fornitori di malto e orzo. Ancora un danno per le piccole imprese che oltre ad avere sulle spalle l’enorme sforzo dell’investimento iniziale (pensiamo ai più giovani), si trovano a fare i conti con un mercato già appesantito dalle famose accise “nascoste nel boccale, ora minacciate da un ulteriore aggravio fiscale. Non è finita qui: Confagricoltura teme una futura accisa anche sul vino, da ritenersi in primis “bevanda agricola”.
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Bollicine News di Giovanni Pellicci
SCELTE
CARICHE de che ci attendono saranno sempre
ZANETTE CONFERMATO ALLA GUIDA DEL CONSORZIO PROSECCO DOC Lucia Barzanò torna presidente della Strada del Franciacorta Stefano Zanette confermato alla guida del Consorzio di tutela della Doc Prosecco e Lucia Barzanò è la nuova presidente della Strada del Franciacorta. Queste alcune novità di inizio estate nel panorama istituzionale delle bollicine italiane. “Sono contento della sostanziale conferma della squadra, prima a livello di Consiglio, ora di Comitato esecutivo – spiega Stefano Zanette –, le sfiUn itinerario insolito all’interno delle storiche Cantine Bosca, che si trovano a Canelli nel cuore dell’astigiano e sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2014. Per celebrare l’anno Internazionale della Luce 2015, le Cattedrali Sotterranee dello spumante propongono un nuovo sistema di illuminazione di ultima generazione, insieme ad una scenografia permanente di luci e suoni. In questo modo Bosca, realtà che risale al 1831, è riuscita a combinare l’austerità della tradizione con la passione per il futuro, portando nuova luce agli storici spazi che d’ora in avanti vivranno fianco a fianco con la tecnologia basata sulla luce più all’avanguardia. La visita alle Cattedrali Sotterranee è un autentico viaggio alla scoperta di un’eccellenza del made in Italy: sotto le maestose volte a lunghe distese di bottiglie di vino e spumanti si affiancano le installazioni permanenti di Eugenio Guglielminetti e le sculture di Paolo Spinoglio, a testimoniare come arte e cultura si incontrano in questa magica atmosfera. Non manca una pinacoteca
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più impegnative e in questi anni, anche a fronte di non poche difficoltà, abbiamo prontamente affrontato”. Nella governance confermati anche i vice - Giorgio Serena e Fulvio Brunetta - e i membri del Comitato Esecutivo - Giancarlo Moretti Polegato e Valerio Cescon. “Nel futuro dovremo lavorare tutti assieme, con l’unico obiettivo – aggiunge Zanette – di consolidare una realtà economica unica a livello nazionale che potrà continuare ad avere successo solo se le strategie saranno chiare e condivise, capaci di legare in un rapporto continuo e costante le aziende al Consorzio, in un’ottica di gestione della denominazione Prosecco intesa come “Bene Comune”. Concetto che verrà affrontato da ogni punto di vista dalla sostenibilità al potenziamento del valore della denominazione al fine di garantire il mantenimento di un alto livello qualitativo assicurando
al contempo un equo riconoscimento all’impegno profuso da tutta la filiera”. Per la Strada del Franciacorta, una delle prime nate in Italia e fra le più attive e conosciute, Lucia Barzanò raccoglie il testimone da Francesca Moretti per il prossimo triennio. Quarantaseianni, Barzanò era già stata presidente dal 2003 al 2006. La sua elezione traccia una linea di continuità nell’attività di promozione dell’enoturismo in Franciacorta, che la Strada ha intrapreso con successo dal 2000, anno della sua fondazione. “E’ fondamentale proseguire con decisione nell’impegno di valorizzare il nostro territorio attraverso l’enoturismo di qualità, in sinergia con il Consorzio e le amministrazioni comunali della Franciacorta” ha detto la neoeletta presidente.
CANTINE DA VISITARE
METTI UN TOUR NELLE CATTEDRALI SOTTERRANEE DI BOSCA La storica cantina astigiana propone un affascinante itinerario fatto di luci, suoni, opere d’arte e bottiglie vintage permanente che annovera tra i suoi autori Paulucci, Bai, Calandra, Licata, Tabusso, Guttuso, per citarne alcuni, con opere tutte dedicate a temi cari a Bosca: il vino, l’uva, le colline e che può essere visitata in occasioni particolari e una collezione unica nel suo genere, di calici da spumante, con i più vecchi
di casa risalenti alla seconda metà del 1700. Le visite, gratuite, possono essere prenotate inviando una email a cantine@ bosca.it. Le Cattedrali Sotterranee si trovano in via Giuliani 23 a Canelli, Asti. Info su www.bosca.it
LE NUOVE STRADE DI CARPENÈ MALVOLTI Da settembre la storica cantina di Conegliano tornerà a distribuire direttamente i propri vini sul mercato italiano che vale il 45% del business
Novità in casa Carpenè Malvolti, cantina di Conegliano con 147 anni di storia alle spalle che da settembre tornerà a gestire direttamente la distribuzione dei propri prodotti sul mercato italiano. Altre novità aziendali sono state illustrate durante l’incontro annuale con i propri vignaioli – giunto alla ventesima edizione - dal presidente Etile Carpenè. “Per il futuro della Carpenè Malvolti abbiamo definito diversi e significativi investimenti che, attraverso il nuovo e progressivo impegno in azienda di mia figlia Rosanna, ci proietteranno verso nuove frontiere e ambiziosi traguardi – ha spiegato il presidente -. E’ già in atto una ristrutturazione del nostro storico sito produttivo per renderlo ancora più ospitale, efficiente ed efficace. Inoltre da settembre torneremo alla gestione diretta della distribuzione dei nostri prodotti sul mercato Italiano: una scelta imprenditoriale ben precisa oltreché aziendale, operata in ragione dello sviluppo della marca e di un più ampio quadro di rinnovamento strategico in ambito commerciale e marketing intrapreso ormai da più di due anni”. Una scelta nata essenzialmente dalla consapevolezza che una marca debba gestire direttamente le logiche e le dinamiche commerciali e marketing sui vari mercati ed in particolare sul mercato di riferimento, che per Carpenè rappresenta circa il 45% del business aziendale.
Elegante collezione realizzata con tecnologie uniche e innovative. Design raffinato ad alta resa sensoriale: il vino si evolve nel calice con piacevoli profili aromatici attenuando le componenti alcoliche. SUPREMO, Ambasciatore dello Stile Italiano nel Mondo.
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ExtravergineNews
PREMI
di Giovanni Pellicci
EMERGENZA
batterio. A questo si aggiunge un monitoraggio e un campionamento nel raggio di 100 metri attorno ad ogni pianta dichiarata infetta, che dovrà essere rimossa come stabilito dalla Si rafforzano ulteriormente i controlli per arginare la problematica Commissione. Per le zone al di fuori che sta colpendo gli ulivi pugliesi della Provincia di Lecce, il nuovo piano di interventi, che verrà approntato Si rafforza l’impegno italiano per contrasta- nel territorio pugliese vengono individuati d’intesa con la Regione Puglia, dovrà prevere il batterio della Xylella. Il Ministero delle due differenti approcci, distinguendo tra la dere, come da decisione europea, l’eradicapolitiche agricole alimentari e forestali ha zona di Lecce e il resto del territorio. Nella zione delle piante infette e di quelle ospiti, infatti dato applicazione, con un apposito zona di Lecce – spiega una nota ministe- nel raggio di 100 metri dai focolai. Nel fratdecreto ministeriale, alle decisioni varate riale - per il controllo dei vettori di Xylella tempo continua l’attuazione delle misure dalla Commissione Europea per fronteggia- fastidiosa sono previste stabilmente e ob- previste dal Piano Silletti, in particolare per re l’emergenza che sta ancora interessando bligatoriamente le buone pratiche agricole quanto riguarda i trattamenti fitosanitari gli ulivi della provincia di Lecce. Nel pac- nella gestione dei terreni, come quelle ef- mirati al contrasto degli insetti vettori, anchetto sono inseriti il divieto di importazio- fettuate quest’anno e che hanno coinvolto che dopo la conferma della legittimità degli ne di vegetali provenienti da Costa Rica e già 80mila ettari con un tasso molto alto interventi da parte del Consiglio di Stato, Honduras; viene rafforzato il monitoraggio di eliminazione dell’insetto vettore come che ha ribadito la sospensione cautelare e il controllo alle frontiere; vengono previste dichiarato dal Commissario di Protezione delle sole misure del piano rivolte al settore ispezioni e monitoraggi su tutto il territorio civile. Dovranno essere dunque lavorati i vivaistico e ai produttori biologici. nazionale. Inoltre vengono ridefinite le zone terreni con operazioni meccaniche per delimitate (si individua una zona infetta e l’eliminazione delle piante erbacee una zona cuscinetto, per quanto riguarda spontanee al fine di ridurre la popolail territorio della Provincia di Lecce, la zona zione degli stadi giovanili degli insetti infetta corrisponde all’intero territorio, la vettori nel periodo gennaio-aprile di zona cuscinetto ha una larghezza di almeno ogni anno. Nel periodo di presenza 10 chilometri intorno alla zona infetta) e del vettore allo stadio adulto sono previste misure di contrasto alla diffusione previsti interventi fitosanitari mirati del batterio. Per la gestione dell’emergenza al contenimento della diffusione del
XYLELLA, L’ITALIA APPLICA LE MISURE DI CONTRASTO DECISE DALLA UE
NOVITÀ
ARRIVA IL PIQ, INDICATORE DI QUALITA’ DELLA FILIERA OLEICOLA
dei costi di consumo dell’acqua alla certificazione bio, alla quota di olio recuperato sul totale distribuito. Se, ad esempio, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano incidendo sui margini aziendali e contemporaneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità. Da qui l’ampliamento della forbice tra la produzione di qualità ferma al 39,2% e una di basso livello pari al 60,5% di quella nazionale. Sebbene l’Italia copra da sola il 20% della produzione comunitaria, nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. La definizione del Piq olio rappresenta dunque il primo database attraverso cui valutare gli oli in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni deputate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori.
Lo studio realizzato dalla Fondazione Symbola e Crea valuta 102 indicatori: il 40% dell’extravergine italiano è di qualità superiore Si scrive Piq, si legge Prodotto interno qualità ed è il nuovo indicatore di qualità sulla filiera oleicola italiana, condotto dalla Fondazione Symbola e Crea, in collaborazione con Coldiretti e Unaprol. Secondo il Piq il 40% dell’olio extra vergine di oliva italiano è di qualità superiore rispetto al resto della produzione nazionale. “Olio di qualità - spiegano i partner del progetto presentato ad Expo in presenza del Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina - che non significa solo dal punto di vista organolettico ma soprattutto frutto di una filiera che dalla terra alla bottiglia, riserva le giuste attenzioni verso ambiente, capitale umano, gestione di risorse e rifiuti e che riduce i fitofarmaci e rispetta i parametri di qualità salutistica”. Il piq prende in considerazione 102 indicatori: si va dal contenimento
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IL MAGNIFICO 2015 E’ PUGLIESE Premiato l’extravergine Don Gioacchino, monocultivar Coratina, tra una rosa di 8 finalisti Il Premio “Il Magnifico 2015” è stato assegnato all’extra vergine Don Gioacchino monocultivar Coratina prodotto dall’Azienda Agricola Sabino Leone di Canosa di Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani. La rosa degli 8 oli quest’anno si è composta, dal Villa Magra del Frantoio Franci, da Le Tre Colonne di Salvatore Stallone, da Balduccio dell’omonima azienda, dall’Olio di Dievole, dal Grand Cru di Fonte a Foiano (già vincitore del Magnifico 2013), da Veneranda 19 della Tenuta Zuppini e da un extra vergine croato, il Timbro Istriano di Agrofin. L’edizione del Magnifico del 2015 è stata caratterizzata da un minor numero di partecipanti (un’ottantina di oli contro gli oltre 100 delle passate edizioni). E’ evidente che la minore partecipazione è dovuta alla difficoltà dell’annata 2014, che ha visto molti olivicoltori italiani costretti a rinunciare alla produzione. Anche nel resto d’Europa l’annata non si è certo distinta per eccellenza, e in generale tutti i premi dell’olio hanno quest’anno registrato un minor numero di campioni. Tuttavia, secondo il parere degli esperti che hanno fatto parte del panel di assaggio, Il Magnifico si conferma come un premio serio aperto alle eccellenze del mondo, e gli oli pervenuti hanno rappresentato uno spaccato estremamente interessante delle migliori produzioni dei paesi di riferimento. Le nazioni rappresentate, oltre all’Italia, sono state la Croazia, la Francia, la Grecia, il Marocco, la Spagna, la Tunisia e il Sud Africa. Per quanto riguarda il nostro paese, le regioni più presenti tra i campioni pervenuti al premio sono state la Toscana e la Puglia, alle quali si sono aggiunti oli provenienti da Trentino, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia.
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Il Sughero Naturale e completamente biodegradabile, il sughero è una risorsa, sia economica che ambientale, per tutto il bacino del Mediterraneo dove copre oltre 2 milioni di ettari di terreno
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erché sceglierlo… Il tappo di sughero continua ad essere la chiusura prediletta dalla stragrande maggioranza dei produttori di vino. Solo rispetto per una tradizione ormai consolidata negli anni? Non proprio. I motivi per cui le cantine scelgono ancora il sughero sono innumerevoli. Vediamoli da vicino. Per la struttura: il sughero ha particolari caratteristiche elastiche che garantiscono una perfetta tenuta nel tempo e favoriscono una corretta evoluzione e conser-
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vazione del vino in bottiglia. Per i controlli: i produttori di sughero sono sempre attivi nell’effettuare ricerche e controlli di qualità, infatti tutte le aziende produttrici negli ultimi anni hanno investito in nuovi impianti produttivi tecnologicamente innovativi in maniera da poter ridurre al minimo possibili cessioni organolettiche al prodotto imbottigliato. A sostegno della fi-
liera del sughero, diverse organizzazioni, come la C.E. Liège, si sono attivate per stilare un protocollo nella produzione del
sughero, dando vita al Codice Internazionale delle procedure di fabbricazione del tappo di sughero.
COME SI OTTIENE
Comincia con l’estrazione della corteccia, il processo di decortica, il ciclo produttivo dei tappi. Con l’ausilio di un’ascia e di incisioni, operatori qualificati estraggono dall’albero le cortecce esterne senza intaccarne i tessuti interni. Con la prima raccolta di sughero si ottiene del materiale utile per la sola produzione di oggetti decorativi e prodotti per il settore dell’edilizia; solo con le estrazioni successive di sughero si potrà reperire il materiale necessario per la realizzazione delle diverse tipologie di tappi destinate al settore enologico. Dopo la decortica, le plance vengono impilate e subiscono un processo di stagionatura non inferiore a 6 mesi. Segue l’immersione delle plance in acqua che viene portata ad ebollizione per un’ora,
tat privilegiato per molte specie animali e vegetali preservando la biodiversità; le foreste di sughero, inoltre, fondamentali nel processo di protezione del al fine di pulire il sughero ed estrarne gran parte delle sostanze volatili e dei tannini. Un periodo successivo di stabilizzazione permette al materiale di raggiungere la giusta consistenza per la successiva trasformazione in tappi di sughero, trasformazione che si attua in diversi momenti: Taglio: prima fase di lavorazione in cui le plance di sughero vengono tagliate in “bande” e avviate alle fasi successive; Fustellatura: le plance sono fustellate lateralmente per ottenere i tappi naturali cilindrici (parte degli scarti di lavorazione sono utilizzati per produrre i tappi tecnici, altri scarti di lavorazione vengono usati per produzione di prodotti innovativi in sughero); Rettifica: delicata fase utile ad ottenere
pianeta per la quantità enorme di CO2 che assorbono, possiedono una corteccia ignifuga, che protegge la pianta in caso di incendio.• le dimensioni finali di altezza e diametro del tappo a seconda delle esigenze del cliente; Selezione: fase di selezione estetica dei tappi che ne determina la classe di appartenenza; Lavaggio: processo che serve per disinfettare i tappi, stabilizzandone il livello di umidità; Timbratura: stampa del logo del cliente, che avviene a fuoco o tramite l’utilizzo di inchiostri alimentari; Lubrificazione e confezionamento: fase finale in cui viene dosato il liquido lubrificante che permette l’inserimento e la stappatura del tappo. Il prodotto viene poi confezionato in packaging adatto al contatto con alimenti; Trasporto e consegna al cliente.
210000
gli ettari di querce di sughero in Sardegna
170000:
la produzione annua di sughero in Italia
1500000000:
IL SUGHERO IN NUMERI
Perche’ il sughero protegge il pianeta: le foreste di Quercus suber, che coprono 2,2 milioni di ettari di foreste di sughero, rappresentano un habi-
il numero dei tappi prodotti in Italia
90%:
la percentuale relativa alla produzione di sughero in Sardegna rispetto a tutto il territorio nazionale
14000000:
i milioni di CO2 assorbiti dalle sugherete di tutto il mondo
200:
gli anni di vita produttiva media di una quercia da sughero
25: gli anni di attesa per la prima decortica di una quercia da sughero 10:
gli anni di attesa per ogni decortica successiva alla prima
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di Irene Graziotto con la consulenza di Nicola Biasi
LA PAROLA ALL’ENOLOGO
Lieviti e batteri, chiarificanti, stabilizzanti, additivi e vivaismo:
cosa sta cambiando?
I
l mondo enologico è in perenne trasformazione, a livello di legislazione ma anche di nuove tendenze, con un consumatore che presta sempre più attenzione a ciò che riporta l’etichetta e si apre ad orizzonti biologici e biodinamici. Cambia di conseguenza anche l’approccio in vigna e in cantina, con una diversa concezione dei processi fermentativi e dei profili organolettici. •
Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità
LIEVITI
IL LATO NASCOSTO DEI NON SACCHAROMYCES Magari meno sicuri ma dotati di proprietà enzimatiche in grado di aumentare la complessità organolettica dei vini Che la fermentazione sia il processo chiave per un enologo è cosa risaputa. Per affrontarla nel migliore dei modi, superando il dibattito lie-
viti autoctoni o commerciali, vanno innanzitutto compresi gli obiettivi enologici cui puntiamo. Se cerchiamo la sicurezza in fatto di qualità
fermentativa, con garanzie tecniche e buone performance, i lieviti Saccharomyces sono indubbiamente dei validi fermentatori che permet-
In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.
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NICOLA BIASI [biografia] Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vignaioli. Si diploma all’Istituto Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Cividale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jermann. È per cinque anni assistente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Felluga e nel 2006, dopo una vendemmia
tono all’enologo di dormire sonni tranquilli. Talvolta meno sicuri ma dotati di proprietà enzimatiche che li rendono molto interessanti per il risultato finale sono invece i lieviti non Saccharomyces. Prendiamo per esempio in considerazione il Metschnikowia pulcherrima in grado di produrre l’enzima alfaarabinofuranosidase. Questo enzima, in combinazione con la beta-glucosidasi, libera gli
aromi glicosidati che altrimenti non sarebbero percepibili, permettendo così di aumentare l’intensità e la complessità dei vini. Il ceppo Pichia Klyverii offre invece indubbi vantaggi nella liberazione dei terpeni, riuscendo a slegare i tioli responsabili dei tipici sentori del Sauvignon blanc. L’uso combinato di Cerevisiae e non Cerevisiae, se gestito accuratamente, può portare a complessità simili
alle fermentazioni spontanee ma con migliori garanzie nel processo e una maggior precisione organolettica. Fra le novità più interessanti sul fronte della ricerca c’è quella di un
in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Mazzei, avvicinandosi così alla vinificazione del Sangiovese. Nel 2007 è in Sudafrica e approfondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella cantina Bouchard Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007
team spagnolo del “Consejo Superior de Investigaciones Científicas” che sta lavorando su un ceppo di lieviti in grado di “respirare” parte degli zuccheri invece che fermentarli, riuscen-
è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entrambe di proprietà della famiglia Allegrini. L’ultima sfida risale al 2012 con un progetto, “Vin del la NEU”, che punta al biologico d’avanguardia: un vigneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, immerso nelle Dolomiti e allevato con metodi green.
do così a ridurre il grado alcolico del vino pur partendo da uve molto zuccherine. Un risultato questo che, in un momento di riscaldamento globale, potrebbe rivelarsi estremamente utile per contenere i tassi alcolici nei vini raggiungendo al contempo la maturazione aromatica o fenolica desiderata senza dover intervenire in seguito in maniera più invasiva per ridurre il tenore alcolico.
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BATTERI
COINOCULO, SÌ O NO? Una pratica che sta iniziando a prendere piede. Ma quando è davvero indicata? Principali responsabili della trasformazione dell’acido malico in acido lattico, i batteri hanno acquisito una sempre maggiore importanza col passare degli anni. Se infatti in passato la fermentazione malolattica avveniva in modo spontaneo, spesso anche durante la primavera successiva alla vendemmia, oggi, con il mercato che richiede vini sempre più pronti e con un gusto molto fruttato, i batteri non possono più essere lasciati al caso. Nello specifico, l’inoculo di batteri selezionati permette una trasformazione più veloce e pulita dell’acido malico anche in condizioni difficili (alcool, pH e quantità
iniziale di acido malico a bassi livelli) ottenendo in tempi brevi vini stabili dal punto di vista microbiologico e potendo, quindi, limitare problematiche a livello di Brettanomyces e altre deviazioni. Quanto alla pratica del coinoculo, essa sta prendendo molto piede soprattutto per quei vini che devono essere immessi sul mercato giovani. Il coinoculo di lievito e batterio possiede infatti alcuni indubbi vantaggi: innanzitutto, permette una velocità di lavorazione che consente di concludere in contemporanea fermentazione alcolica
e trasformazione malolattica; contribuisce poi a creare vini molto fruttati, riduce i costi in quanto sfrutta il naturale riscaldamento delle vasche prodotto dalla fermentazione alcolica e, infine, garantisce precoce stabilità microbiologica e solfitazione anticipata.
CHIARIFICAZIONE E STABILIZZANTI
ALLERGEN FREE: GLI ALTERNATIVI Chiarificanti a base vegetale in sostituzione ad albumina e caseinato Dopo l’obbligo di apporre in etichetta l’utilizzo di allergeni, l’interesse dell’enologo per i chiarificanti “alternativi” è decisamente aumen-
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tato. Fino a poco tempo fa albumina e caseinato erano all’ordine del giorno. Prodotti senz’altro validi e che garantiscono ottimi risultati
ma non al passo con i tempi. Oggi, grazie alla ricerca, si riescono ad ottenere risultati altrettanto validi con prodotti “Allergen Free” fra i quali stanno avendo particolare successo i chiarificanti a base vegetale, patata e pisello fra tutti.
ADDITIVI
ADDIO ADDITIVI? L’eliminazione della solforosa, certamente positiva ma non senza qualche controindicazione La tendenza attuale propende più per l’eliminazione degli additivi che per lo sviluppo o la ricerca di nuovi esemplari. A essere presa di mira è soprattutto la solforosa che negli ultimi anni ha assistito ad una progressiva riduzione quando non proprio eliminazione. Tuttavia, la visione attuale in merito è talvolta demonizzante, con l’attribuzione alla solforosa di effetti collaterali non suoi o suoi solo in parte. Detto questo, una sua progressiva riduzione, resa possibile grazie all’utilizzo di gas inerti e tannini in fermentazione che riescono ad avere la medesima funzione antiossidante, apporta sicuramente effetti benefici. Tuttavia, la solforosa possiede altre importanti funzioni,
tra cui quella antimicrobica e antibatterica, che non vengono svolte da tannini e gas. Per questo, soprattutto in caso di eliminazione totale della solforosa in vinificazione, bisogna prestare grande attenzione alla sanità delle uve e all’igiene di cantina, in quanto, in questo caso, il prodotto che stiamo lavorando è molto più indifeso. La solforosa incide infine anche sul gusto del vino, sia dal profilo prettamente aromatico che per il fatto che durante la macerazione favorisce l’estrazione di colore e tannino. Per questo, le fermentazioni senza l’ausilio di SO2 danno vita a vini diversi, con quadri aromatici moderni, molto fruttati e, di conseguenza, meno “tradizionali”.
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VIVAISMO
IBRIDI: LÀ DOVE OSA IL VIVAISMO Resistenza alle malattie e innovativi standard qualitativi: i punti di forza degli ibridi Sono tre le principali aree di ricerca nel vivaismo: lo sviluppo di nuovi cloni di varietà già esistenti, di nuovi portainnesti e di nuove varietà resistenti. La prima, già da diversi anni, ha messo a disposizione del viticoltore cloni più performanti dal punto di vista non solo quantitativo e qualitativo ma anche per quel che concerne la resistenza alle malattie, così che oggi si trovano in commercio, per le varietà più diffuse, cloni con caratteristiche viticole molto diverse e con quadri aromatici variegati e complessi. Riguardo invece ai portainnesti, la ricerca attuale punta a varietà che permettono
una notevole efficienza idrica e resistenza alle salinità. Infatti, le risorse idriche sono un fattore limitante per la viticoltura sia per le zone tradizionali del Vecchio Mondo sempre più soggette al cambiamento climatico sia per il nuovo mondo enologico dove la gestione dell’acqua è fattore cruciale. Portainnesti resistenti alla scarsa presenza di acqua e a salinità elevate diventeranno fondamentali anche per la viticoltura che si sta espandendo in zone più aride, come ad esempio Medio Oriente e Georgia. La vera novità in campo sono però gli ibridi resistenti di ultima generazione. A
voler essere precisi, non si tratta di una vera e propria “novità” a livello di presenza sul mercato, quanto piuttosto di qualità: fino ad alcuni anni fa i vini prodotti da varietà resistenti avevano qualità organolettiche di basso livello ed erano spesso associati a sentori foxy. Invece gli ultimi ibridi - che non sono OGM ma ibridi ottenuti per impollinazione - stanno dando risultati molto importanti sia in termini di resistenza alle malattie fungine – a tal punto che spesso si riescono ad azzerare gli interventi – che in termini organolettici, con vini che possono essere equiparati a quelli ottenuti dai vitigni tradizionali. Johanniter, Solaris, Bronner e Cabernet Carbon sono solo alcune delle varietà ammesse lo scorso anno alla coltivazione in Italia. Ad oggi la coltivazione di queste varietà è ancora notevolmente limitata e concentrata per lo più in Trentino Alto Adige ma c’è da aspettarsi un’importante diffusione nei prossimi anni.
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al servizio dell’acciaio inox Serbatoi e attrezzature per cantine ed oleifici, vendita e ritiro dell’usato, consulenza progettuale: questi i fiori all’occhiello dell’azienda toscana
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asce nel 1968 con la lavorazione di serbatoi per carburanti a Montevarchi, per poi approdare alla lavorazione dell’acciaio inossidabile, a Buci-
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ne: la Zeus Snc è una realtà oggi in grado di soddisfare le richieste di svariati settori, tra i quali spiccano l’enologico e l’oleario. A disposizione dei clienti vi sono serbatoi di qualsiasi capacità e dimensioni, scale, ballatoi, passerelle e impiantistica varia; ma anche attrezzature enologiche quali pompe, filtri, diraspatrici, impianti frigo, presse, imbottigliatrici, tappatori ed etichettatrici; senza dimenticare l’accessoristica: tavoli, lavelli, misurini, secchi graduati, imbuti, piani di appoggio, pozzetti e canaline, ed infine le apprezzatissime bottiglie di acciaio inox specifiche per l’olio, da 250 e 500 cc, con tappo di chiusura e gocciolatoio interno. Con grande esperienza nel territorio toscano e del centro-Italia, il punto forte della Zeus è la per-
sonalizzazione: “Ovvero saper interpretare l’esigenza del cliente realizzando un prodotto su misura per dimensioni, accessori e materiali” spiega Massimiliano, socio della Zeus. L’oggetto più richiesto, attualmente, è il fermentino termo-condizionato con fasce di scambio termico, per controllare la temperatura dei mosti; ma oltre alla regolare attività di produzione, la Zeus ha avviato anche un importante servizio di ritiro e vendita dell’usato: “Che sta funzionando e trova ampio campo di impiego in quanto, soprattutto in questi tempi di crisi, prima di fare il nuovo si cerca spesso un buon usato”. Chiude il quadro della rinomata azienda la consulenza, sia per quanto riguarda lo studio della cantina - con il dimensionamento di serbatoi ed attrezzature
- sia per la scelta della tipologia dei prodotti, per un’offerta che, come sintetizza Massimiliano: “Possiede, dalla costruzione di un singolo prototipo alla realizzazione di lotti numerosi, la preziosa flessibilità dell’artigianato”. (m.b.)•
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La carta vincente di Attiva sul territorio toscano e umbro, Enoevolution è sinonimo di qualità e garanzia per le cantine
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ei anni fa l’idea di far nascere un’azienda che potesse far da supporto alle cantine. Oggi una realtà consolidata, sempre in grado di offrire le soluzioni più efficaci ed all’avanguardia. A parlarcene Giovanni Ercoli, Ottavio Balducci e Alessandro Ammirabile. Parliamo di vino, ovviamente. Come nasce secondo voi un buon vino? “Un buon vino è frutto di competenza, passione, amore per la terra e per l’agricoltura. Ma un buon vino è anche innovazione, è saper superare l’ attaccamento al passato per aprirsi alle nuove possibilità che il mercato offre. E’ mettersi continuamente in discussione. E’ qui che entra in gioco Enoevolution”. Come e quando è nata la vostra idea? “Enoevolution è nata nel 2009, grazie ad un’ intuizione di Giovanni Ercoli, cui si sono aggiunti Ottavio Balducci nel 2011 e Alessandro Ammirabile nel 2014.
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Siamo partiti con la distribuzione dei prodotti Uvaferm di Lallemand; poi negli anni la gamma si è ampliata con altri marchi di prestigio come Nomacorc per i tappi in polietilene e Metalux per le capsule. Abbiamo inoltre avviato un punto vendita a Torgiano (PG) insieme all’amico Fabrizio Laloni per potenziare la nostra presenza sul mercato Umbro”. Perchè un’ azienda vitivinicola dovrebbe avvalersi del vostro aiuto? “Perchè siamo una realtà dinamica e siamo attenti al servizio ed alla qualità. L’offerta di fornitori di pro-
dotti per cantine è rilevante; noi, grazie ad una maturata esperienza sul campo, siamo in grado di garantire un supporto che guarda al servizio ed alla qualità, rispettando rigorosamente i tempi di consegna, sempre a domicilio. Ma non solo… la scelta da noi fatta delle aziende fornitrici a livello internazionale permette al cliente di non incappare mai in prodotti di scarsa qualità”. Avete novità per il futuro? “Dallo scorso Giugno abbiamo inserito i prodotti per la filtrazione Eaton Bege-
row, Becopad in primis. Un aspetto su cui stiamo attivamente lavorando è quello del packaging: abbiamo preso in carico la rappresentanza per fascette biadesive ed etichette adesive di Notarianni. L’ intenzione è quella di ampliare la gamma dei prodotti offerti seguendo le tendenze di un mercato in continua evoluzione: in quest’ ultimo anno, ad esempio, si è avvertita in modo massiccio la richiesta di prodotti Bio. La nostra risposta non poteva che essere immediata: abbiamo in gamma un lievito Bio prodotto da Lallemand con materie prime organiche al 100% ed il tappo Select Bio in polietilene da canna da zucchero prodotto da Nomacorc ….una chiusura dall’estetica e dalle prestazioni senza dubbio rivoluzionarie”. • ENOEVOLUTION Zona industriale Belvedere Ingr. 5 nr 48/3 53034 Colle di Val d’Elsa (SI) www.enoevolution.com
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’azoto è l’elemento fondamentale per la crescita e lo sviluppo di tutte le piante. Nella fisiologia della vite si osservano due picchi di assorbimento dell’azoto: il primo in coincidenza della fase vegetativa ed il secondo nella fase di invaiatura. A partire dalla fase di invaiatura, l’azoto trasferito negli acini viene trasformato in amminoacidi, proteine ed altri composti organici che sono la fonte alimentare privilegiata per il nutrimento dei lieviti Saccharomices cerevisiae, responsabili della fermentazione alcolica. Una carenza di azoto negli acini e nel mosto ha effet-
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maggiori centri di ricerca enologica in collaborazione con Tradecorp, dimostrano come grazie a Folur® sia possibile migliorare il tenore di azoto e di tutti i componenti azotati nell’ uva in maturazione. Folur® è una speciale soluzione tamponata a base di urea purificata, che garantisce la massima selettività, efficacia e praticità per i viticoltori; è pronto all’impiego perchè completamente solubile e, grazie alla sua perfetta selettività, può essere applicato anche ad alte concentrazioni ed in concomitanza con i prodotti fitosanitari e fertilizzanti. Folur® s’impiega alla dose di 20 litri per ettaro in 2 trattamenti distanziati di circa quindici giorni a partire dall’inizio della invaiatura. Le applicazioni di Folur® in quest’epoca favoriscono un arricchimento di azoto elaborato in forme organiche negli acini e nel mosto. Ne beneficia l’attività dei lieviti responsabili della fermentazione che trovano nel mosto gli amminoacidi essenziali per il loro nutrimento ed un livello di acidità tota-
le ottimale per il loro sviluppo. La fermentazione decorre in modo regolare ed il prodotto finale presenta un incremento degli aromi principali, tipici del vitigno e collegati al territorio ed alla tecnica colturale, che sono contenuti negli acini e degli aromi secondari prodotti dai lieviti durante la loro attività di trasformazione degli zuccheri in alcol. Il contenuto di zuccheri fermentescibili registra pure un sensibile aumento nelle uve trattate con Folur®. •
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