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Emilia romagna 1 - Tenuta Biodinamica Mara pag. 36
PIEMONTE 4 - Villa Remotti pag. 48 FRIULI VENEZIA GIULIA 2 - Azienda Agricola Graunar pag. 43 3 - Profumi d’Italia pag. 44-45
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TOSCANA 5 - Cantina Cooperativa di Pitigliano pag. 55 6 - Fattorie dei Dolfi pag. 52 - 53 7 - AZIENDA AGRARIA GUERRINI pag. 54
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VENETO 8 - Astoria Wines pag. 59 9 - Girardi Spumanti pag. 60
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Tel 0423 913300 www.scotton.it scotton@scotton.it
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Anno X • Numero 78 • Maggio/Giugno 2014 www.igrandivini.com In copertina Dario Menegolli foto di Pamela Bralia
Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Coordinamento Editoriale Stefania Abbattista Segretaria di Redazione Claudia Cataldo Traduzioni a cura di Lexis Srl - Firenze Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Laura Morelli, Pamela Bralia, Sara Giusti Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)
Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Direttore commerciale Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Account
Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Francesca Dorghini – f.droghini@igrandivini.com Beatrice Ginanneschi - beatrice@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it Alessandra Delle Donne - a.delledonne@clustereditori.it Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it Rosanna Perniola - r.perniola@clustereditori.it
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Dall’Expo al Simposio le due facce dell’Italia Italia in quel modo che tutti dipingono come determinante per il futuro della nostra economia? Dal Governo e dal Commissario Unico Giuseppe Sala (che ha tentennato per poi rimanere in sella, almeno ad oggi) è emersa la forte volontà di andare avanti, “valorizzando ciò che di buono c’è nel nostro Paese, premiando gli onesti e coloro che lavorano seriamente” (questi i toni delle dichiarazioni politiche, ndr). Queste affermazioni sono arrivate nel bel mezzo dell’ennesima campagna elettorale che ha paralizzato l’Italia nelle ultime settimane. Dopo l’ampio successo riportato alle Europee dal Pd di Matteo Renzi, ci attendiamo quei fatti e quelle riforme tanto attese e che ora non hanno più scusanti: al giorno di apertura dei cancelli dell’Expo mancano meno di 10 mesi. L’altra faccia, per fortuna all’insegna della qualità - e per questo si spera in grado di sovvertire la prima - è quella che è uscita dall’ottava edizione del Simposio Mondiale dei Masters of Wine, che a Firenze ha riunito 450 guru del vino arrivati da 32 diversi angoli del mondo. Un’incredibile vetrina, ricca di approfondimenti ed esperienze a confronto che hanno puntato lo sguardo nel futuro del vino, grazie alla sapiente regia di Piero Antinori e l’Istituto Grandi Marchi che ha voluto l’evento in Italia (per la prima volta) fin dal 2011. Jean-Michel Valette, presidente dell’Institute of Masters of Wine, si è chiesto “perchè ci abbiamo messo così tanto a venire in Italia” confermando che il fascino del nostro Paese è ancora intatto e in grado di lasciare a bocca aperta. Oltre ai focus dedicati al futuro della viticoltura, alla valorizzazione del patrimonio varietale (con
Counoise, Verdesse e i “nostri” Lagrein e Nieddera individuati come vitigni del futuro) e l’obiettivo di puntare all’export in India, a tenere banco è stato anche il tema della crescita dei prezzi dei nostri vini, così da avvicinarli a quelli dei rivali francesi. Lo hanno detto lo stesso Piero Antinori ma anche Oscar Farinetti (“raddoppiare il prezzo medio senza aumentare la quantità dei nostri vini nei prossimi 5 anni” la proposta del patron di Eataly), tornando a ribadire quanto il nostro Paese debba migliorare la sua comunicazione all’estero, attraverso progetti unitari e di sistema, puntando sul gioco di squadra. E – come detto dallo stesso Antinori - quale migliore occasione di Expo 2015 per presentare finalmente il vino italiano in modo unitario? Dopo anni caratterizzati dal mantra “serve fare sistema”, abbiamo davanti il calcio di rigore della vita che non ci possiamo permettere di fallire. Ci sono e ci saranno altre tappe determinanti prima di quella di Milano, ma fallire l’occasione di giocare in casa per spazzare via il lato b (che sta per brutto) del nostro Paese è un’occasione troppo grande. Che dobbiamo assolutamente saper cogliere. Al Governo – atteso alla guida del semestre europeo che analizzerà, tra gli altri temi, anche la nuova Pac 2014-2020 - il compito di trovare rapidamente le misure più efficaci. Noi, intanto, per non dimenticare il buono dell’Italia abbiamo ripreso a girare lo Stivale con i nostri tour di approfondimento, guardando in faccia produttori e vignaioli che ci credono, svolgendo il loro lavoro quotidiano con passione e serietà. •
Giovanni Pellicci Direttore Responsabile
EDITORIALE
I
l successo dell’ottavo Simposio Mondiale Master of Wine di Firenze e lo scandalo legato all’Expo 2015 a meno di un anno dal via dall’Esposizione Universale di Milano. Sono queste le due facce della stessa medaglia del sistema Italia che, uscito con un positivo ed incoraggiante venticello dall’edizione 2014 di Vinitaly, si è ritrovato nel mezzo della bufera degli arresti e degli scandali legati all’affidamento degli appalti per i lavori in vista del fondamentale appuntamento milanese che dovrebbe iniziare – il condizionale è d’obbligo – il 1° maggio 2015. I 7 arresti che hanno fatto riportato con la memori ai grigi giorni di Tangentopoli non c’entrano niente con il vino italiano – è bene sottolinearlo e ricordarlo – ma hanno tremendamente complicato il già affannoso e incerto percorso di allestimento che, proprio nei giorni di Vinitaly, aveva trovato un po’ di slancio, ad esempio, con la scelta dei nomi chiamati a coordinare i progetti e i lavori sul fronte del padiglione dedicato. In quest’ottica e alla luce dei recenti fatti di cronaca potrete leggere nelle prossime pagine l’intervista a Domenico Zonin, presidente dell’Unione Italiana Vini e membro del Comitato Scientifico che coordina il “Palazzetto del vino italiano”, duemila metri quadrati suddivisi in due piani e collocati in una posizione molto centrale rispetto all’intera struttura. Riuscirà ora l’Italia ad uscire dalla bufera, guardando avanti e recuperando miracolosamente il tempo perduto per la costruzione dei padiglioni? Alla porta attendono notizie i 147 Paesi che dovrebbero animare l’Expo e quei 20 milioni di turisti annunciati in arrivo in
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L’EDITORIALE LE ULTIME DAL MONDO DEL VINO IL BICCHIERE DI VINITALY FACCIA @ FACCIA CON… DOMENICO ZONIN THE WINE TROTTER LA POLITICA NEL VINO VINO & COMUNICAZIONE: RADIO E SOCIAL NETWORK A CONFRONTO COVER STORY • DARIO MENEGOLLI E IL SUO AMARONE CHEF • MARIO ULIASSI I 50 ANNI DEL CONSORZIO VINI DI ROMAGNA TENUTA MARA, GRANDI PROGETTI IN CANTIERE PODERE VECCIANO • SAPORE DI SALE, SAPORE DI MARE I GRANDI VINI TOUR • FRIULI VENEZIA GIULIA GRAUNAR • LA GRANDE ELEGANZA DEL COLLIO PROFUMI D’ITALIA, ATTIMI DI PIACERE I GRANDI VINI TOUR • PIEMONTE APRITE LE PORTE AL NUOVO BIANCO DI VILLA REMOTTI: SHA’AR SICILIA: VIA LIBERA ALL’ERGA PUGLIA COME LA PROVENZA TOSCANA • LA GRANDE BELLEZZA CHE SALVERÀ LUCCA FATTORIE DEI DOLFI: VINI COL NOME E IL COGNOME IL CHIANTI FIRMATO GUERRINI CANTINA COOPERATIVA DI PITIGLIANO: TUFO, AGLI OCCHI E AL PALATO TRENTINO • NATURA E TECNOLOGIA, UN BINOMIO VINCENTE MARCHIO E CONSORZIO UNICO PER L’UMBRIA?
FATTORIE DEI DOLFI: VINI COL NOME E IL COGNOME
58 VENETO • NON DI SOLO EXPORT VIVONO CONEGLIANO E VALDOBBIADENE 59 ASTORIA WINE • DAL PROSECCO MILLESIMATO AL BRUT, FINO AL 9.5 60 GIRARDI: IL PROSECCO IN EQUILIBRIO FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE 62 APPUNTI DI VIAGGIO • I VINI DEI FINGER LAKE 64 FOOD AND BEVERAGENDA 68 CALICI IN CINA 69 PELLICOLE DI GUSTO 69 IL VINO NEL BRIC 70 NEWS BIO & GREEN 72 DISTILLATI & CO. 73 BOLLICINE NEWS 74 EXTRAVERGINE NEWS 75 A TUTTA BIRRA 76 VIGNA & CANTINA • SPECIALE MACCHINE ENOLOGICHE 79 GLI ATOMIZZATORI FIRMATI EUROPIAVE 83 GRUPPO CORDENONS: CARTE FINI, SPECIALI E TECNICHE PER IL MERCATO GLOBALE 84 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE
di Giovanni Pellicci
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
NOMINE
Sandro Boscaini alla guida di Federvini Il produttore Antonio Valerio lancia un’idea innovativa per portare il Molise nel mondo
Nuova ondata di nome nel mondo del vino e affini. E’ Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, il nuovo numero uno di Federvini per il triennio 2014-2016. Boscaini, scelto all’unanimità dal Consiglio di Federvini riunito nelle Cantine Antinori di Bargino, raccoglie il testimone da Lamberto Vallarino Gancia e sarà ufficialmente proclamato in occasione dell’Assemblea in programma il 19 giugno a Roma. Nuovo anche il Cda di Valoritalia che ha scelto come
nuovo presidente (in carica fino al 2017) Francesco Liantonio (già vice presidente di Federdoc e Presidente del Consorzio Castel del Monte). Il Presidente uscente Luigino Disegna (Presidente di CSQA Certificazioni) e Domenico Zonin (Presidente di Unione Italiana Vini) hanno assunto la carica di Vice Presidente. L’obiettivo del nuovo Consiglio sarà quello di consolidare la leadership di Valoritalia quale ente di riferimento per la certificazione della qualità dei vini italiani, affermandosi anche nel campo della certificazione biologica in tutti i settori agroalimentari. Oggi Valoritalia controlla e certifica oltre il 70% della produzione vitivinicola a Denominazione di Origine italiana (176 Vini a Denominazione di Origine e 41 vini a Indicazione Geografica, ossia oltre 12 milioni di Hl di vino imbottigliato tra DO e IG). Infine Maria Pirrone è stata eletta Presidente nazionale dell’Agia - Associazione giovani della Confederazione italiana agricoltori - CIA.
SOMMELIER
I sommelier si danno appuntamento a Torino Il congresso Nazionale di Ais si svolgerà sotto la Mole dal 22 al 24 novembre prossimi Sarà Torino il palcoscenico che ospiterà il 48° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier, in programma dal 22 al 24 novembre 2014. “Torino sarà l’ultima tappa prima del congresso nazionale di Milano del 2015, quando verranno celebrati i 50 anni dell’Associazione – spiega il Presidente Nazionale Antonello Maietta. - Scegliere Torino è il coronamento di un percorso che, passando da Roma e Firenze, ha visto toccare le capitali della storia italiana, dove, meravigliosamente, si gode della gran parte delle ric-
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chezze culturali, artistiche ed enogastronomiche del nostro Paese”. L’evento, strutturato su tre giorni,
si caratterizzerà di un ricco programma di degustazioni guidate e di momenti di incontro con i più importanti produttori piemontesi. Il vitigno Nebbiolo sarà il grande protagonista. Per informazioni e programma completo: www.congressoaistorino2014.it .
BUON COMPLEANNO
90 anni di Gallo Nero Il Consorzio del Chianti Classico nato il 14 maggio 1924 festeggia con la nuova Enoteca monomarca all’interno del rinnovatissimo Mercato centrale di Firenze
Era un lunedì, il 14 maggio del 1924: 33 produttori si ritrovarono a Radda in Chianti per difendere il Chianti e la sua unicità. Si ritrovarono nel palazzo del Podestà per dar vita al “Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca di origine”, oggi diventato Consorzio Vino Chianti Classico. E scelsero lo storico emblema del Gallo Nero, come proprio simbolo. Novant’anni di vita, dunque, per il Consorzio Chianti Classico che ha salutato la primavera 2014 con un altro importante risultato. La nascita dell’Enoteca Chianti Classico al primo piano del nuovissimo Mercato Centrale di Firenze, aperto al pubblico a fine aprile. Oltre 2000 etichette in degustazione e in vendita ogni giorno (dalle 10 alle 24), 500 posti a sedere nel suggestivo spazio che ospita 12 botteghe del gusto, contribuendo così alla valorizzazione dei vini di oltre 350 aziende socie del Consorzio. Il progetto è la prima grande operazione della Chianti Classico Company, società partecipata del Consorzio Vino Chianti Classico nata per gestire i progetti speciali del Gallo Nero che non si fermano qua. Sta per per aprire al pubblico, infatti, un altro importante monomarca, nel cuore del territorio di produzione, nell’ambito della Chianti Classico Academy a Radda in Chianti.
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
SIMPOSIO RECORD
“Dobbiamo lavorare su prezzi e giocare di squadra sui mercati esteri” Piero Antinori traccia il futuro del vino italiano dopo il raduno di Firenze dei guru mondiali del vino
NOVITA’
Nuova veste grafica per Feudi Ghibellini Feudi Ghibellini presenta le nuove etichette e il nuovo packaging, più moderni ed incisivi Dopo anni sul mercato l’azienda Feudi Ghibellini, presenta una nuova veste grafica e un nuovo packaging, più moderni e incisivi, perfetti per rendere ancor più onore all’invariata qualità dei vini prodotti, ormai conosciuti ed apprezzati presso un pubblico sempre più vasto ed esigente. Nuove sono quindi le etichette, seppur sempre legate alla storia e alla tradizione della terra di Arezzo, con un retro completo, che presenta la qualità del vitigno e dell’uvaggio e la temperatura di servizio, curate sono le capsule e di ottima qualità sono i tappi utilizzati. E non finisce qui perché ad ogni singola bottiglia è applicato un collarino che riporta una breve scheda tecnica del vino a completamento di quello che non è spiegato nel retro etichetta; il Qrcode infine permette di leggere la storia dell’azienda e dei suoi prodotti. “Con questa nuova veste vogliamo legare la tradizione dei nostri vini alla modernità tecnologica, che è imprescindibile ad oggi”, dice Peter Lorenzo Guidelli, titolare di Feudi Ghibellini. (l.m.) Feudi Ghibellini Loc. Ceciliano 67/a - 52100 - Arezzo (AR) Tel: 0575 321437 Peter Lorenzo Guidelli cell: 377 2961600 info@feudighibellini.it - www.feudighibellini.it
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Con 450 partecipanti arrivati da 32 Paesi del mondo, di cui 120 Masters of Wine, Firenze ha battuto Bordeaux mettendo a segno un’edizione record dell’8° Simposio mondiale del vino dell’Institute of Masters of Wine. Quella che si è tenuta nel capoluogo toscano dal 15 al 18 maggio scorsi è stata la prima edizione in Italia che ha visto protagonisti i massimi esperti di viticoltura del mondo. “E’ stato un evento memorabile che avrà ricadute positive a lungo termine per tutto il vino italiano. Iniziative come questa possono inver-
tire la tendenza e ribaltare la nostra posizione secondaria all’interno di questa prestigiosa accademia che è in grado di influenzare le decisioni di business sul vino a livello globale”. Così ha commentato Piero Antinori, presidente dell’Istituto del vino Grandi Marchi – l’associazione composta dalle 19 cantine icona dell’enologia italiana nel mondo che ha presentato la candidatura ufficiale dell’Italia nel 2011 – a conclusione dei lavori fiorentini. “Ora – ha proseguito Antinori - dobbiamo lavorare sul fronte dei prez-
zi. Il nostro vino, infatti, ha un prezzo ancora basso sui mercati internazionali rispetto alla Francia, per esempio, che ci precede per valore”. Due le principali linee guida tracciate dal presidente dei Grandi Marchi per raggiungere questo obiettivo: “Valorizzare la diversità del nostro patrimonio vitivinicolo in grado di soddisfare tutte le tipologie di consumatore e migliorare la nostra comunicazione all’estero, attraverso progetti unitari e di sistema. Andare sui mercati in solitaria non paga, serve un gioco di squadra. E l’Istituto Grandi Marchi può essere un esempio per il vino italiano. Anche l’Expo 2015 potrà giocare un ruolo importante e sarà una grande occasione per presentare il vino italiano finalmente in maniera unitaria”.
LA NOVITA’
In cima alla collina per un buon bicchiere di vino Country Relais Laticastelli inaugura la sua Enoteca Toscana Una struttura tra le più affascinanti nei dintorni di Siena, Laticastelli, un tempo borgo medievale completamente restaurato, accoglie la novità 2014: un’enoteca italiana, uno spazio concepito per le eccellenze del territorio. Costruita con le migliori etichette della tradizione toscana e non solo, è un inno alla vera anima di questo pezzo di Toscana: il vino appunto. Disponibile nelle sue espressioni migliori, da Bolgheri a Fonterutoli, da Brolio fino al Brunello di Montalcino, all’interno dell’enoteca un “wine advisor” accoglie per degustazioni e suggerimenti sui tour delle cantine più vicine. L’ospite ma anche l’appassionato o il curioso, è guidato nell’assaggio di abbinamenti molto originali, cioccolate e liquori, vino e prodotti tipici locali, vino e un buon sigaro per gli amanti del tabacco. Una scelta che si sposa
con la miglior risorsa di questa terra senese e con l’alta cucina del ristorante attiguo, dove uno chef è pronto a cimentarsi negli accostamenti più arditi per l’amore dei propri ospiti. (c.m.) Per info: www.laticastelli.com
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Il bicchiere di Vinitaly Bilancio più che positivo per la 48^ edizione che ha goduto anche dell’effetto Renzi. Nel 2015 appuntamento dal 22 al 25 marzo di Giovanni Pellicci
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@giopellix
n Ministro delle Politiche Agricole presente in fiera 4 giorni su 4. Un Presidente del Consiglio che, per la prima volta assoluta, si è recato in visita ai padiglioni e, per di più, nell’ultimo giorno, così da tenere alti i riflettori dei media fino in fondo. 155 mila visitatori in 96 ore (+6% rispetto al 2013) e una soddisfazione diffusa, sia da parte degli esposi-
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tori che dei buyer stranieri (55 mila presenti, +36% sull’anno scorso) con un comune apprezzamento della formula del Buyers’s Lounge che ha fatto crescere quantità e qualità degli operatori arrivati da tutto il mondo. Il bicchiere che resta in mano dopo la 48^ edizione di Vinitaly va quindi decisamente oltre il proverbiale “mezzo pieno”. Sono stati quattro giorni di
fiera molto intesi con la solita pioggia (diluvio?) di eventi, degustazioni, anteprime, convegni, approfondimenti e focus comunque capaci di catturare gente curiosa di un mondo sempre più trendy e che non si è limitata a muoversi per i padiglioni di Verona nella giornata della domenica, ma anche in quelli successivi. Con competenza e curiosità. A conferma di come il vino italiano generi
attenzione da tanti punti di vista. Anche quelli più glamour. Le passeggiate e le presenze nei momenti clou del Ministro Maurizio Martina hanno dato conferma alla sensazione che il nuovo corso della politica italiana abbia chiara l’importanza di un settore che viaggia più veloce di altri ma necessita comunque di sostegno e riforme per tenere il passo di una concorrenza estera sempre più
I Grandi Vini festeggia 10 anni a Vinitaly
spietata. Gli annunci del Premier Matteo Renzi, che vuole raggiungere il +50% nell’export entro il 2020, hanno fatto boom sui media e sostenuto l’umore positivo respirato a Verona. Non solo. L’ufficialità che sarà Veronafiere a curare l’allestimento del padiglione vino all’Expo 2015 di Milano con la nomina del Dg Giovanni Mantovani all’interno del comitato scientifico che coordina il lavoro, certifica finalmente che è stata imboccata la strada giusta per organizzare nel miglior
modo un appuntamento determinante. Poi scruti al meglio il bicchiere che trattieni tra le mani e noti alcune sfumature (tutt’altro che dettagli) che non ti convincono e sulle quali c’è ancora da migliorare. A partire dal cronico problema di comunicazione interno che, ogni anno, vede i telefoni andare in tilt. Nell’era degli smartphone e del web 2.0 è un bel problema. Per chiunque. Se molto meglio del passato sono andati gli aspetti relativi a viabilità e parcheggi che
spesso, anche su queste pagine avevamo criticato, resta atavico, la carenza di strutture ricettive all’altezza, con la concreta possibilità di finire confinati in strampalate situazioni sulle quali è lecito porsi grossi interrogativi sulle modalità di rilascio di permessi e autorizzazioni. Questo però sarebbe chiedere troppo e allora torniamo al vino e alle ottime sensazioni raccolte tra i tanti appuntamenti a cui abbiamo partecipato e che vi raccontiamo attraverso le penne della nostra redazione. •
:-) Atmosfera di entusiasmo attorno al vino italiano. Presenze di operatori stranieri qualificati. Incarico per Padiglione Vino di Expo 2015. :-I Operatori nazionali. Vinitalybio. Parcheggi e viabilità. :-( Rete telefonia e wi fi. Strutture ricettive di Verona e dintorni.
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Andrò al cinema.
E forse anche nei Paesi Baschi di Claudia Cataldo
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ino e comunicazione. Vino e nuovi media. Vino ed e-commerce. Ho sguazzato dentro la fiera come un bambino in un negozio di giocattoli, alla ricerca di qualche nuovo trastullo su cui indirizzare le mie attenzioni una volta rientrata in redazione. Così mi ritrovo per esempio a navigare su saldiprivati.com, un colosso italiano delle vendite su invito con oltre 2 milioni di iscritti, che da novembre ha lanciato il canale Vini&Sapori e da aprile stretto un accordo con Eataly per la selezione dei prodotti, come spiegato a Vinitaly nell’incontro presso lo stand del Soave, con Federico
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@cla_cat
Quaranta in veste di moderatore, Matteo Lunelli (Ferrari), Sonia Peronaci (Giallo Zafferano), Bruno Decker (SaldiPrivati) e Franco Denari (EatalyNet). Tra una degustazione e l’altra, finisco alla presentazione di “The Duel of Wine”, il nuovo film di Charlie Artuarola (nelle sale a fine anno): guardo il trailer e mi ci esce un sorriso, non so bene come definirmi, sicuramente incuriosita. Tra i vini degustati – quelli che fanno parte del “cast” del film – resto affascinata da Bodega Txacoli Talai Berri, Getariako Txakolina Euskadi 2013. Quando scopro che nel bel mezzo dei vigneti di questa azienda passa il Cammino
di Santiago si fa ancora più invitante l’idea di fare un salto quest’estate nei Paesi Baschi, e questo vino – verdolino, acidino, beverino – non fa che spingere questo mio progetto. Lo storytelling del vino/Vinitaly può proseguire con il quadrato semiotico sulle tipologie di wine lovers (studio commissionato dalla veneta Bosco Viticultori), niente di rivoluzionario ma sicuramente una mappatura utile da tenere sotto mano per orientare le scelte di marketing e di comunicazione delle aziende. Il bello del Vinitaly è che si può concentrare in qualche giorno quello che ci vorrebbe altrimenti
mesi a fare, ovvero girellare nell’Italia del vino percorrendo migliaia di chilometri in soli pochi passi. E dagli autoctoni del Collio (Ribolla Gialla, Malvasia Istriana e Friuliano, un tempo Tocai) passare ai grandi campani, per poi fermarsi a salutare qualche produttore della tua regione (l’entusiasmo è lo stesso di quando incontri un connazionale alle Barbados), fino ad una tappa obbligata al Vivit. E concludere con un salto – un po’ deludente, a dire la verità – a VinitalyBio. Ma forse solo perché le novità hanno bisogno di un po’ di rodaggio per andare a regime. •
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Dal 1946... al servizio dei vinificatori di tutto il mondo
CHIARIFICATORI E SEPARATORI CENTRIFUGHI
PREFILTRI
Andante con brio:
un insolito Tai e vini dolci friulani in estinzione
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di Irene Graziotto
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l mio Vinitaly inizia dai Colli Berici, con una degustazione comparativa fra pesi medi organizzata dall’omonimo Consorzio e dal Concours Grenaches du Monde: Tai Rosso e i fratelli Cannonau e Grenache. Un assaggio insolito di vitigni connotati dal medesimo patrimonio genetico eppure dalla storia enologica e il profilo cromatico e gusto-olfattivo così differente: dal Grenache Gris della Francia meridionale, passando per gli aromi rossi e fruttati del Tai che si fanno confettura nel Tai Riserva, per arrivare al caldo e asciutto Cannonau e alle versioni dolci del Grenache in chiave Banyuls e Rivesaltes hors d’age ambré. La seconda tappa mi porta in Friuli a scoprirne le dolci note: un nettare prelibato spesso sottovalutato, prodotto in quantità limitatissime – talvolta solo in un paio di comuni e da altrettante aziende – da Moscato Giallo, Ucelut, Verduzzo Friulano, Ramandolo
@IreneGraziotto
e Picolit. Ecco quello che dovrebbe essere (anche) lo scopo di Vinitaly: dare attenzione a vini di nicchia che rischiano la scomparsa. Al centro dell’incontro organizzato dal gruppo Campari troneggiano invece il sorso sapido del Torbato, vitigno autoctono sardo fiore all’occhiello di Sella & Mosca, la mineralità fruttata della Vernaccia di San Gimignano di Teruzzi & Puthod e infine l’intensa e ben calibrata bollicina metodo classico del Brut e dello Zero a firma della piemontese Enrico Serafino. A guidare il progetto di Riccardo Cotarella – assaggiato presso lo stand Allegrini e accompagnato dalle creazioni dei fratelli Cerea del ristorante tre stelle Michelin “Vittorio” di Brusaporto – è il leitmotiv del biologico senza solfiti. L’ultimo assaggio di Vinitaly ha infine il profumo e i colori dell’Andalusia con un’incursione fra Sherry Fino, Amontillado, Oloroso, Cream e, dulcis in fundo, il Pedro Ximénez. •
Tra il vecchio e il nuovo, l’incontro è al Vinitaly
SELECT BIO È REALIZZATO CON MATERIALI BIOPLASTICI DERIVANTI DALLA C A N N A D A Z U C C H E R O
di Marina Ciancaglini
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a vera novità di quest’anno sembrava dover essere Vinitalybio, con un padiglione riservato e come aveva affermato Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere su queste pagine (leggasi I Grandi Vini di dicembre 2013, ndr): “L’esigenza di creare Vinitalybio è nata dopo l’approvazione del regolamento Ce 203/2012 che disciplina la produzione di vino biologico, per mettere ordine nell’offerta espositiva tra vini certificati e non certificati”. Una risposta, quindi, anche e soprattutto commerciale a un’esigenza del mercato internazionale che richiede chiarezza nell’etichetta, prima di tutto. Tutto bene, se non che, passando diverse volte da quello che immaginavo essere uno dei posti più battuti, se non altro per curiosità, il panorama che mi si è presentato è stato di calma e silenzio. Poche aziende, con pochi nomi di richiamo, e soprattutto pochi visitatori. Tutt’altra atmosfera in quella che è l’area sempre un po’ penalizzata in termini di spazio, Vivit. Qui si riuniscono i vignaioli che più che dalla certificazione, sono accomunati
da una produzione artigianale, che persegue un’agricoltura il più naturale possibile, ma che non necessariamente appone bollini di Enti certificatori sull’etichetta. Confusione per il consumatore? Forse, ma a giudicare dalla folla che per tutte le giornate di fiera ha presidiato lo spazio, la filosofia e anche l’appeal di questi vignaioli (che a onor del vero, si muovono tutto l’anno con manifestazioni simili), potrebbe pagare. Concludo con una delle degustazioni più attese e blindate del Vinitaly, “I maestri dell’eccellenza”, curata da Civiltà del Bere (che quest’anno celebra i suoi 40 anni di pubblicazioni, ndr). Una sala gremita da circa 200 persone, con una lista d’attesa lunghissima, che hanno avuto la fortuna di prendere parte alla degustazione di 10 vini di culto, rappresentanti il vertice della piramide qualitativa enologica italiana. Di fronte a certi vini e marchi, l’emozione e l’aspettativa è sempre alta; dispiace solo vedere che, in questo caso, la selezione abbia avuto dei notevoli buchi regionali (Piemonte e Campania, in primis), che la Toscana sia stata rappresentata dal vitigno internazionale più che dall’autoctono e che, in generale, l’immagine del vino italiano sia stata disegnata, davanti a una platea internazionale, da una visione un po’ “vecchia”, dove il binomio legno/morbidezza faceva ancora da padrone. •
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Un Vinitaly a (dura) prova di hashtag di Stefania Abbattista
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ra le novità di Vinitaly n° 48 ce n’è stata una sostanziale e riguarda l’approccio alla fiera, dove si è assistito alla “consacrazione dell’hashtag”. Dai vertici di Verona Fiere al singolo produttore, blogger o appassionato, è stato un Vinitaly a colpi di tweet, con il flusso della Rete costantemente monitorato negli spostamenti, tastings e istantanee. In questo turbinio di pareri e influencer la parola d’ordine è stata: “tempo reale condiviso”. Il bilancio di questo tempo è sicuramente positivo, ma le pecche sono sempre le stesse, per lo più “para-enologiche”: dal black out delle strade al black out degli operatori telefonici, i disagi sono noti e non cambiano. Le conferme però sono tali anche in positivo, soprattutto se ci si sposta sul versante della produzione. Tra le realtà che si confermano molto dinamiche c’è la Puglia, con interessanti realtà nascenti. Cantina
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@abba_ste
Dei Fragni consacra il suo Parietone 2008, blend di bella struttura e freschezza che propone l’Aglianico insieme a una piccola percentuale di Cabernet Sauvignon. I frutti rossi sono un tappeto aromatico immediato e avvolgente, su cui poggiano note di cioccolato e delicata tostatura. Sul fronte dell’oro giallo ritroviamo la cultivar Coratina, declinata dall’Oleificio I Tre Campanili, che propone oli aromatizzati e linee delicate ma che dà il meglio di sé col “gusto intenso”, dove sentiamo il fruttato deciso, erbaceo e tipicamente piccante dell’olio pugliese. Nelle Marche, Moncaro anche quest’anno mette il suo sigillo sul Verdicchio e lancia, accanto alla linea classica, un vino prodotto senza uso di solfiti. Riccardo Cotarella e Giuliano D’Ignazi confermano la sinergia da cui nasce Atavico: un Verdicchio Classico Superiore e un Rosso Piceno Superiore. La degustazione lascia emergere un vino meno ingessato e più libero nelle sue caratteristiche primarie di dolcezza e frutto; scompare quella nota più amara dovuta ai solfiti. Vini più naturali e gusto meno standardizzato, questa è la tendenza. Sul fronte birrario, Tenute Collesi ha aggiunto un 30% di Verdicchio alla sua birra artigianale, inventando
“Kikka”. Bionda non pastorizzata che definire beverina è riduttivo. Rifermentata in bottiglia, ha una giusta complessità, perlage fine e compatto, è cremosa e con chiusa piacevolmente fruttata: agrumi e note floreali. Il giro di assaggi finisce in Veneto e vede il vino non dentro il calice ma proposto come “strumento di affinamento”. “Vinappeso” è il cuore della coscia di maiale messo a stagionare in un’apposita sacca colma di Amarone e Recioto. Il prosciutto si ammorbidisce, impregnandosi di aromi. La “durata dell’immersione” varia a seconda della stagionatura e il prodotto finale ha un grado di umidità che gli conferisce morbidezza e profumi davvero unici.•
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Domenico Zonin Presidente UIV
Che Expo sarà dopo
gli arresti e gli scandali?
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ll’Expo 2015 di Milano mancano circa 10 mesi. Nelle ultime settimane a tenere banco sono stati però gli arresti e le indagini sugli scandali che hanno scatenato polemiche e preoccupazioni sulla concreta possibilità di organizzare un evento chiave per l’economia del Paese. Con Domenico Zonin, Presidente dell’Unione Italiana Vini e membro del Comitato scientifico chiamato a coordinare il padiglione del vino (due mila metri quadrati suddivisi in due piani, ndr), abbiamo provato a tracciare un quadro del complesso scenario in atto. @ Gli ultimi fatti di cronaca con scandali e arresti eccellenti allungano l’ombra in stile Tangentopoli sull’Expo 2015 creando ulteriore incertezza su di un evento chiave che si dovrebbe inaugurare tra meno di un anno. Come si esce da questa situazione e come si può ancora guardare con ottimismo all’evento? “In questi giorni la cautela è d’obbligo anche se, ritengo, che la risposta migliore alla sua domanda venga dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha detto con forza “si fermi chi ruba non le opere” ribadendo che l’Expo è “una strepitosa opportunità in grado di rimettere in moto la speranza e la ricchezza”. Sono convinto che, superata l’emergenza giornalistica e con l’augurio di non rivedere cronache del genere, quando inaugureremo l’Expo, tra qualche mese, ci saremo tutti dimenticati di queste vicende. Anzi, un grande Expo che sorga sulle ceneri di questi fatti, potrebbe offrire un segnale di
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ripresa di quell’Italia operosa, onesta e seria che noi rappresentiamo, una sorta di linea di demarcazione tra la vecchia Italia ed un nuovo Paese costruito sulla legalità ed il lavoro. Voglio leggere così le parole di Renzi “se vinciamo la sfida, facciamo l’Italia, lo Stato è più grande e forte dei ladri”. A noi adesso, il compito di proseguire la riflessione sui contenuti dell’Expo, che rappresentano il vero “valore aggiunto” della nostra presenza all’esposizione universale”. @ La posizione riservata al vino, stando alle ultime notizie sulle caratteristiche che dovrebbero avere i padiglioni, sembra decisamente strategica. Quali eventi ed iniziative avete in mente per fare del vino italiano uno dei protagonisti dell’Expo 2015 e rendere concreto il suo ruolo di traino del settore agroalimentare italiano ed uno dei punti di forza del nostro export? “Dovremo mettere in campo il meglio della nostra esperienza e fantasia per utilizzare nel
migliore dei modi la posizione strategica dove sorgerà il “palazzetto del vino” e valorizzare il ruolo di “biglietto da visita” dell’Italia che, a ragione, ci è stato attribuito. Per arrivare preparati a questo evento, da diversi mesi è attivo all’interno di Unione Italiana Vini un “tavolo di lavoro” che sta mettendo a punto una piattaforma di proposte da declinare sulla base degli spazi e delle opportunità che il progetto espositivo metterà a disposizione. La sfida è riuscire a trasferire al visitatore la ricchezza e complessità del nostro sistema vitivinicolo, la nobiltà della storia e della tradizione, l’eccellenza dei vini attraverso l’immediatezza e il necessario “impatto emotivo” che deve avere un allestimento espositivo. Ma sono convinto che la rinomata creatività italiana ci aiuterà a vincere la sfida”. @ C’è ancora il tempo secondo lei per sfruttare al pieno delle potenzialità la grande occasione dell’Esposizione Universale per contribuire al rilancio economico del nostro Paese? “Ho fiducia nello “spirito italico” che ci porta ad arrivare sempre in ritardo ma, comunque, a risolvere le situazioni ingarbugliate con soluzioni geniali. Il cambio di marcia con il governo Renzi ed il Ministro Martina lo abbiamo avvertito da subito. Adesso, sta anche a noi della filiera bruciare le tappe ed utilizzare al meglio questi 10 mesi che ci separano dall’inaugurazione per costruire una vetrina, ma anche un palcoscenico, in grado di raccontare efficacemente al mondo la straordinaria esperienza che c’è dietro e dentro il “vino italiano”. La combinazione tra uno spazio “emozionale”, dedicato al “primo ap-
Domenico Zonin al lavoro per un’Esposizione Universale in grado di offrire un segnale di ripresa dell’Italia operosa, onesta e seria e che premi la creatività. Basteranno 10 mesi?
proccio” al vino, ed un altro, dedicato alle degustazioni, eventi, animazioni, educational e presentazioni ritengo sia un format efficace per coniugare informazione ed approfondimento, emozionalità e conoscenza, in grado di “sostenere” 6 mesi di esposizione con moduli e proposte in continuo cambiamento. D’altronde il pianeta “vino italiano” rappresenta, in questo, una miniera inesauribile di
informazioni e risorse”. @ Lei hai parlato di progetti mirati ad evitare il turismo “mordi e fuggi”: quali eventi avete in mente per allungare la presenza dei visitatori e portarli a scoprire le cantine italiane? “Stiamo mettendo a punto una idea progettuale specifica tesa a valorizzare la grande esperienza enoturistica maturata dal nostro Paese in grado di ribaltare sui flussi turistici mondiali, che attiverà l’Expo, una proposta di accoglienza diversa, più autentica, in linea con quanto indicato da alcune statistiche, secondo le quali sembra che l’enogastronomia rappresenti, oggi, il primo motivo di attrattiva del “BelPaese”. Intendiamo elaborare un progetto per far diventare l’asset “vino-territorio” elemento strategico dell’Expo ed implementare l’offerta dell’Esposizione Universale con una proposta turistica estremamente particolare e ricercata”. @ L’ultimo Vinitaly ha visto un Ministro presente in fiera 4 giorni su 4 e un Presidente del Consiglio dei Ministri per la prima volta tra gli stand. Sembra cambiato il vento? “Confermo questa impressione che, stando ad alcuni fatti concreti, ci appare ben più che una semplice impressione. L’accoglimento della proposta del nuovo “Testo unico sul vino” avanzata dalla filiera, nuove modalità di dialogo con i Ministeri dell’Agricoltura
e dello Sviluppo Economico, la concretezza dimostrata sulla vicenda Expo e, da ultimo, l’iniziativa “campo libero” i “desk” anticontraffazione dell’ICE, solo per citarne alcuni, indicano che, finalmente, questo governo ha fatto uscire l’agricoltura dell’angolo di “Cenerentola della politica” dove era stata relegata da tutti gli esecutivi precedenti. Certo, il percorso è appena agli inizi: monitoreremo il cammino e non abbasseremo la guardia. Ma, se il buongiorno si vede dal mattino...” @ In vista dell’edizione 2015 che farà da prologo all’Expo cosa si può ancora migliorare di Vinitaly? “Interessante sarà capire come il Vinitaly “pre-Expo” valorizzerà una vicinanza temporale di eventi internazionali che dovranno capitalizzare il progetto del vino italiano presentato all’Esposizione Universale. La partnership Expo-Veronafiere, voluta dal Ministero, è un asset strategico prezioso e importante per il vino italiano che non solo dovrà portare ad un’eccellente realizzazione del “Palazzetto del vino” ma anche progettare un percorso di avvicinamento ad Expo, che valorizzi e prepari al meglio l’”evento”, dove il Vinitaly 2015 assumerà un ruolo cruciale. E’ questo l’aspetto che ritengo più importante e, mi auguro, che anche per la progettazione del “percorso di avvicinamento” il Comitato Scientifico abbia voce in capitolo e venga coinvolto per esprimere proposte in merito”.•
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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini
Brasile: le potenzialità ci sono ma le aziende italiane devono imparare a fare sistema
Nicola Bassi - Vino Maestro
Nicola Bassi di Vino Maestro analizza l’export nel principale Paese del Sudamerica protagonista con i Mondiali di calcio
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efinito un mercato emergente, il Brasile per il vino italiano è una meta ambita, non del tutto conosciuta e che presenta diverse criticità. Nicola Bassi, titolare dell’azienda Vino Maestro, specializzata nella promozione e distribuzione di vino italiano in Brasile, spiega le problematiche e prospettive per i nostri vini. Com’è iniziata l'attività di Vino Maestro e come siete strutturati? “Vino Maestro Brasile nasce dall'interesse congiunto di diverse aziende vinicole italiane interessate a promuovere i prodotti italiani. Abbiamo conosciuto e affrontato le varie difficoltà del Brasile ed oggi abbiamo con una sede in San Paolo, un deposito ed una rete di distribuzione focalizzata su San Paolo e Rio de Janeiro”. Come funziona l'importazione di vino in Brasile? “Non è un Paese dove si può prevedere sempre l'esito di un'importazione, nonostante
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si faccia molta attenzione alla documentazione necessaria per poter ridurre costi, merce ferma e altro. Innanzitutto è importante compiere delle analisi, che variano per tipologia di prodotto, presso un laboratorio accreditato dal ministero brasiliano. Successivamente lo stesso dovrà redigere il modulo anexo VIII, con il quale andare alla camera di commercio dove l'azienda ha la sede per fare il certificato di origine e infine stampare l'etichetta in modo corretto, facendo attenzione a dimensione caratteri e diciture”. Qual è la percezione del vino italiano? “Il cliente medio brasiliano non ha un potere di acquisto sufficiente per poter comprare un vino importato. Tutti lo vogliono ma alla fine chi compra sono veramente pochi, anche se mi riferisco a un bacino di un milione di persone. Se, però, si considera il numero di aziende importatrici e la concorrenza delle vinicole del sud America alla fine il cerchio si restringe molto. Oggi,
per esempio, il cambio è molto alto e pochissimi sono quelli che importano qualcosa di basso prezzo”. Quali sono i vivi italiani che si vendono maggiormente? “Il consumatore è orientato a bere i vini rossi e, nella maggioranza dei profili, la conoscenza dei vini è scarsissima. Fino a oggi, il vino italiano è rappresentato dal Veneto, soprattutto il Valpolicella, i vari Primitivo e gli innumerevoli Igt Toscani, su una fascia di prezzo di acquisto tra i 2,50 e i 4 euro”. Principalmente dove viene consumato? “Oggi nei ristoranti è proibitivo comprare una bottiglia di vino, pertanto sono poco consumati, a parte nei migliori ristoranti. L’80% dei vini è consumato in casa”. Come vede le prospettive di crescita del vino italiano nei prossimi dieci anni? “L’Italia è una potenza riconosciuta in tutto il mondo come qualità e produzione di vini, ma purtroppo ragioniamo sempre
individualmente e non in gruppo. Affrontare un paese emergente investendo qualche migliaio di euro non serve più. Bisogna smetterla di partecipare alle fiere aziende con il miraggio di trovare un importatore. Bisognerebbe prendere esempio da paesi come Francia e Spagna, che difendono i loro marchi, i loro prodotti con grande presenza sul mercato di rete di persone atte a questo tipo di lavoro e conquistano fette di mercato. I vini italiani non sono assolutamente tutelati e pertanto sul mercato si trova di tutto e di più. Se si vogliono affrontare i paesi emergenti, i produttori devono rimanere in azienda a mantenere la qualità dei loro prodotti. Per questo è necessario creare una struttura direttamente in Italia che possa assistere il produttore in tutti i passaggi fino alla vendita finale in loco. L’azienda dovrà creare una struttura diretta, gestita direttamente, nella nazione dove si vuole entrare, occupandosi dell’importazione, della logistica, della vendita. Solo cosi si potranno affrontare i mercati emergenti riducendo al minimo le problematiche e facendo così diventare l’Italia una nazione leader nell’esportazione”. •
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di Giovanni Pellicci
La politica agroalimentare
al tempo degli hashtag
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l nuovo corso delle politiche agroalimentari in Italia in un hashtag. E’ #campolibero l’ambizioso programma annunciato a Vinitaly dal Premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Si sa già che sarà un piano d’azione rivolto all’agroalimentare italiano che si tradurrà (vedremo come e quando) in 18 azioni mirate su semplificazione, sicurezza, lavoro, competitività e sostegno ma anche lotta alla contraffazione. Tra queste ci sono mutui a tasso zero per imprese agricole condotte da giovani under 40; incentivi all’assunzione; credito di imposta per lo sviluppo dell’e-commerce e delle piattaforme distributive all’estero; etichette sui prodotti sempre più chiare e complete in linea con la normativa europea; spending reviw sulle società controllate dal Ministero e facilitazioni per rendere più semplice la vita a chi vuole entrare nel settore e, soprattutto, per chi ne fa già parte.
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“L’agricoltura e l’agroalimentare – spiega il Ministro Martina – hanno una centralità nelle politiche di sviluppo e di rilancio che questo Governo vuole mettere in campo nel suo percorso. Cam-
sembrava essere un percorso dal buon ritmo di marcia. E’ arrivato anche il ciclone sull’Expo 2015 di cui trattiamo a parte ed è quindi slittata quella presentazione più dettagliata di #campo-
Con #campolibero il Governo Renzi e il Ministro Martina stanno provando a cambiare passo per un settore che sembra, finalmente, tornare chiave per l’economia del Paese polibero è un piano di interventi che affronterà alcuni nodi cruciali per il sistema”. Questi i buonissimi propositi annunciati a Verona durante Vinitaly 2014. Peccato che poi l’ennesima campagna elettorale che ha bloccato tutto o quasi in Italia abbia rallentato quello che
libero che sembrava imminente. Se a Renzi e al suo Governo non possiamo che riconoscere il merito di aver cambiato passo e rimesso al centro dell’agenda italiana un settore chiave come l’agroalimentare, non possiamo però esimersi dal criticare quella eccessiva frenesia comunica-
Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a g.pellicci@igrandivini.com Su Twitter @giopellix
tiva che, al tempo di Twitter e hashtag, può fare brutti scherzi se non seguita da azioni e misure concrete. Alle proposte di #campolibero (di cui attendiamo di conoscere i dettagli dello stanziamento di risorse propedeutiche alla realizzazione) va detto che vanno ad aggiungersi le disposizioni inserite nel decreto legge “Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale – Per un’Italia coraggiosa e semplice”, che hanno scongiurato la reintroduzione dell’Imu sui fabbricati rurali ad uso strumentale, salvaguardando le agevolazioni per il gasolio agricolo, l’esenzione IRES per le cooperative agricole e di piccola pesca, il regime speciale dell’IVA per le imprese agricole e, infine, il taglio del 10% dell’aliquota Irap per il settore agricolo. Adesso non ci resta che attendere il prossimo tweet con il quale annunciare altre decisioni che gli operatori attendono da tempo? Speriamo che i 140 caratteri a disposizione non siano sufficienti...•
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Vino&Numeri di Claudia Cataldo
Vino&Comunicazione:
radio e social network a confronto Vino&Radio
Se una tempo a parlare di vino erano in pochi, con approccio snob, oggi la situazione sta cambiando. Radio (con Fede&Tinto) e web 2.0: l’ eno-comunicazione si fa social e per tutti. E le cantine lo stanno capendo
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ede&Tinto, ovvero Federico Quaranta e Nicola Prudente. Con Decanter prima e “Sommelier ma non troppo” dopo hanno dato un loro – fondamentale – contributo verso un vino che parla un linguaggio più easy. E la radio è il medium che lo ha reso possibile. Cosa è successo alla comunicazione del vino? Tinto: “I cambiamenti sono stati tantissimi e un po’ di merito va anche a Decanter e a libri come il nostro (“Sommelier ma non troppo”, ndr). Un approccio divertito e divertente anni fa era impensabile: è stato come passare dai mocassini alle sneakers. Le sneakers sono
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adatte a tutti, così come il nuovo approccio al settore enologico”. Fede: “Certo, non abbiamo cambiato noi la comunicazione del vino. Noi abbiamo semplicemente iniziato a parlare di cibo e vino così come se ne parla per strada, con curiosità e senza tante reverenze. Ci sono due paradossi nello stile classico e barocco di parlare del vino. Punto primo: umano, umiltà, sono tutte parole che derivano da humus, terra. Così come dalla terra deriva il vino. Semplice. Secondo paradosso: bere il vino semplifica i rapporti, in vino veritas insomma”. Perché allora questa “puzza sotto il tappo”? T: “Il potere era nelle mani di pochi: solo i sommelier, i grandi giornalisti e pochi opinion
leader potevano parlare di vino. Si è costituito un linguaggio ad arte, solo per pochi”. F: “L’esigenza è stata data anche da eventi come lo scandalo del metanolo: c’era bisogno di riportare il vino ai suoi splendori e dargli un blasone”. Che ruolo hanno oggi le guide del vino? C’è ancora spazio per loro? T: “Il mondo è oggi 2.0 ed è sempre più il consumatore a fare da giudice di ciò che lo circonda, vino compreso. In generale, è la carta stampata in senso lato ad essere un po’ superata. E con essa, nel settore enologico, i punteggi, le classifiche, i vincitori e i vinti”. F: “La guida deve avere un compito: guidare, e non fare pagelle o classifiche. Le guide così come sono hanno fatto or-
mai il loro tempo”. Avete anche organizzato un corso per sommellier via radio ed è stato un successo. Quanto il medium radio ha pesato in questo modo di fare eno-comunicazione/ informazione? T: “Molto, anzi moltissimo. La radio è un mezzo soggettivo, permette di liberare la fantasia. E il corso, sì, è stato un successo: un modo on air per cercare spunti da approfondire on land, con 250 mila podcast scaricati”. F: “Quello che abbiamo fatto lo si poteva fare solo con la radio. La tv ha altre logiche, come ad esempio lo share, e tempi diversi: la radio è libertà, per chi la fa e per chi l’ascolta. Subito dopo arriva il web, il luogo più democratico”.•
Vino&Web 2.0
La web reputation del vino Negli ultimi anni le cantine hanno fatto passi da gigante nel mondo mediatico dei social network, strutturando piani di social media marketing, stabilendo tipo di contenuti, orari e frequenza di pubblicazione, lingue da usare, creando hashtag ed identificando le figure chiave degli influencer all’interno del web. Insomma, creando una community, facendo attività di story telling (costruzione di storie su brand e prodotti) e i social contest (concorsi). A dirlo è Barbara Demartin di infoFACTORY, agenzia specializzata in web reputation che, con il servizio di EMOTITV, ha portato avanti un monitoraggio dedicato attraverso l’utilizzo del proprio tool proprietario, per capire come la comunicazione interattiva del settore vinicolo si stia sviluppando su Twitter e Facebook. Tweet al femminile L’analisi è durata dalle ore 8 del 7 maggio 2014 sino alle 15 del 21 maggio 2014. In tre settimane oltre 9.000 persone hanno twittato quasi 20.000 commenti, usando 14.050 hashtag, affiliati a quelli indicati nell’oggetto dell’indagine. Una curiosità: sulla totalità dei contributors, il 55,4% sono donne e il 44,6% uomini. Questo dato enfatizza l’importanza del ruolo dinamico del pubblico femminile nel settore del social media marketing del settore vinicolo, ritenuto da molti un universo prevalentemente maschile. Il fenomeno Donnafugata Un caso di successo è riscontrabile all’interno di Donnafugata, dove la figura di José Rallo ha portato una ventata di novità all’interno del settore, sia per quanto concerne le innovative tecniche di gestione, sia per l’impegno dimostrato nell’attivazione di azioni mediatiche, con 17.479 fan su Facebook e 2.630 follower su Twitter. Nonostante nelle impostazioni iniziali di monitoraggio su Twitter la parola wine non fosse tra quelle oggetto di monitoragio, comunque, ha acquisito la seconda posizione tra i termini che appaiono con maggior frequenza, insieme a: tips, for sale, wine lovers, food e wine tasting. La classifica conferma la presenza sui social network di quattro macro categorie di fruitori: appassionati cultori (blogger, giornalisti enogastronomici), professionisti esperti (som-
melier, cantinieri), venditori e goduriosi. La maggioranza dei tweet sul mondo del vino è positivo e neutro e la competizione tra diverse etichette solo si intravede. Molto spesso i tweet di disappunto e confronto non nascono dai profili delle aziende vinicole, ma dai wine lovers, che comparano le degustazioni e fomentano discussioni sulla rete. Le parole chiave I tweet vertono essenzialmente su sei trend topics: i vini ecosostenibili, biologici e biodinamici, il design della bottiglia e il packaging dell’etichetta, eventi e degustazioni, il vino al femminile, il territorio, con l’emergere delle tipicità locali, la creazione di network di utenti interessati al vino. A livello di distribuzione geografica, la rilevazione dei tweet da dispositivi mobile geolocalizzati, ha determinato le aree di invio dei messaggini in: Italia, Spagna, Francia, Regno Unito, Grecia, Stati Uniti, qualche paese dell’America Latina (Messico, Brasile e Argentina), Canada, Russia, Australia, Sud Africa, India e Cina. Dall’indagine della web reputation delle opinioni su Twitter, il vino viene recepito dai wine lover come mezzo di appartenenza ad una specifica nicchia sociale, tanto che diventa un target autoreferenziale, cioè sono i singoli individui ad auto citarsi tra gli “appassionati di vino”. Chi sono gli “smanettoni” Ma chi sono questi wine lover? Da dove vengono? Da un’analisi di Twitter, svoltasi in soli quattro giorni, sulle key word #winelover e #winelovers, sono stati estrapolati oltre 1.500 tweet e più di 1.400 retweet. Tra i top tweet, contenenti #winelover, sono emersi i seguenti profili: @winewankers, un blog australiano di vino, che conta 21.800 follower, contenente pubblicazioni di wine tasting con relative foto; @alawine specializzato in fotografie del settore, seguito da 42.600 follower; @winephoto (6.939 contatti), che pubblica immagini particolari inerenti al vino; @winefolly la blogger vincitrice del Wine Blogger of the Year nel 2013. A livello italiano, i due profili più menzionati nei tweet sono: @AntinoryFamily e @ ProseccoCV. Interessante anche notare l’esistenza di interazioni dirette tra diversi social network e altre piattaforme presenti sul web. Dall’indagine è, infatti, emerso che la maggior par-
Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento
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te dei tweet dei wine lover contiene molte mention di influencer del settore, di profili di cantine e link a blog, siti internet, ma anche link ad altri social media, in particolare Facebook, Instagram e You Tube. Le cantine italiane 2.0 Per studiare il rapporto (purtroppo ancora inesistente o embrionale per le piccole realtà) tra le aziende vitivinicole nazionali e i social network, infoFACTORY ha investigato sulla situazione di un panel di 100 aziende, segnalate quest’anno da Wine Spectator come le migliori cantine in Italia. Sul totale esaminato, 34 aziende non hanno la pagina Facebook e di queste solo il 21% ha invece Twitter. Le 66 cantine presenti su Facebook, lo sono per l’80% anche su Twitter, di cui la maggior parte è suddivisa a livello geografico tra: Toscana (41%), Veneto (20%) e Piemonte (8%). Dall’indagine, quindi, si nota una corrispondenza inversamente pro-
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porzionale tra l’utilizzo dei due social network analizzati, cioè se da un lato chi ha Facebook, spesso, apre anche un account su Twitter, dall’altro lato chi è presente su Twitter non è solito esserlo anche su Facebook. Quanto e come postare I dati dimostrano che in Italia il figlio prediletto di Mark Zuckerberg sta riscuotendo un successo in salita nel settore vitivinicolo, se pensiamo anche che l’aggiornamento delle pagine avviene con frequenza del 47% giornaliera, del 41% mensile e solo del 12% sporadica. Invece, i 60 profili Twitter sono aggiornati per il 43% su base mensile, il 30% ogni giorno e il restante 27% in modo sporadico. Tra le varie aziende analizzate, in cima alla classifica, si trova Mezza Corona, presente su Twitter con @MezzaCoronaWines, seguita da 101.000 utenti e su Facebook vanta 150.795 contatti (superata in questo ultimo caso solo dall’azienda Santa Margherita con 195.644 presenze). Oltretutto rientra anche nella cerchia dell’11% delle aziende che hanno un sito internet e-commerce. Mezza Corona ha strutturato una strategia efficace di social media marketing con post in inglese, che permettono di sfruttare i social network come canali diretti di interazione con altri utenti, condividendo post, facendo mention, postando immagini e video. Non mancano anche collaborazioni con blogger di cucina, con ristoranti e la sponsorizzazione degli eventi organizzati in partnership con
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Dario Menegolli e il suo Amarone di Elisa Berti – foto di Pamela Bralia
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erchè Dario Menegolli, già imprenditore in altri campi, ha scelto proprio il vino? “Quella vitivinicola è una lunga tradizione per la famiglia Menegolli. La passione per la terra e per il vino sono state tramandate dal nonno Pietro a papà Luigi. Grazie al suo amore e alla sua passione, radicate fin dalla gioventù, Luigi Menegolli ha cominciato a lavorare secondo l’antica tradizione di fami-
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Nel cuore della Valpantena, ascoltando il richiamo della tradizione e della storia
glia a cui è rimasto fedele, pur impiegando macchine della più moderna tecnologia di Gruberio Vittorio. Adesso, con mia mamma Flavia e mia sorella Elsa, noi tutti continuiamo nell’attività. La cantina è stata rinnovata ed abbiamo grandi progetti per il futuro. E poi ci troviamo qui, nella bellissima Valle degli Dei, in Valpantena, dove è impossibile non tendere l’orecchio alla nostra storia”. Qual è il vostro prodotto di punta?
“Menegolli è Amarone, vino antichissimo risultante dalla naturale collaborazione fra ciò che dona la terra e l’intervento umano, capace di trasformare il frutto semplice in un prodotto prezioso. I nostri vini, frutto di amore, nonché delle migliori uve che la nostra terra sia in grado di produrre, offrono sapori e profumi intensi e naturali che, sono sicuro, conquisteranno il consumatore”.
Quali sono le novità che riguardano l’azienda Menegolli? “La nostra cantina, circondata da vigne su quattro lati, è la sola al mondo realizzata completamente in granito; il granito trattiene l’umidità e la rilascia lentamente. Noi vogliamo lavorare solo senza chimica, perché la nostra è una cantina pensata e realizzata per bere bene. E poi ospita lei, la grande botte, omaggio
a Verona e alla sua tradizione vinicola, che proprio alla città deve il suo nome: la maestosa “Romeo e Giulietta”, insignita del premio di botte piena più grande del mondo, capace di contenere 43.000 litri di vino, pari a 57.000 bottiglie. Abbiamo molti progetti: intendiamo fare della cantina un luogo di incontro tra vino e arte, tra vino e storia, tra vino e bellezza. Ma per il momento non voglio svelarvi di più!”. •
La cantina è stata la prima al mondo ad utilizzare, per tutta la linea di vini, le etichette in metallo che rendono la bottiglia ancor più importante.
Dario Menegolli and his Amarone In the heart of the Valpantena, steeped in tradition and history Dario Menegolli was already an entrepreneur in other fields, what led him to turn his attention to wine? “Wine-growing is a longstanding tradition in the Menegolli family. The passion for the land and for wine was handed down from my granddad Pietro to my father Luigi. This love and passion, which were deeply rooted from an early age, led Luigi Menegolli to work in the ancient family tradition, to which he remained true, depite using cutting-edge modern technology in the machinery of Gruberio Vittorio. Now, my mother Flavia, my sister Elsa and myself are all continuing this activity. The cellar has been renewed and we have great projects for the future. And then we are right here, in the beautiful Valle degli Dei in Valpantena, where it is impossible not to hearken to the voice of our history.” Which is your flagship product? “Menegolli is Amarone, a very ancient wine that is the product of a natural collaboration between what the earth offers and the hand of man, capable of transforming the simple fruit into a precious product. Our wines, yielded by love and by the best
grapes that our land can produce, offer intense and natural flavours and perfumes which, I am certain, will completely win over the consumer.” What novelties are afoot in the Menegolli winery? “Our cellar, surrounded by vines on all four sides, is the only one in the world built completely of granite; granite retains moisture and releases it gradually. We want to work strictly without chemicals, because ours is a cellar conceived and constructed for the pure delight of drinking. And it is also home to the most magnificent barrel, a tribute to Verona and its winemaking tradition, which owes its name to the city: the stunning “Romeo and Juliet”, which won the prize as the world’s largest full barrel, with a capacity of 43,000 litres of wine, equivalent to 57,000 bottles. We have many projects in the pipeline: we want to make the cellar into a place where wine and art, wine and history, wine and beauty come together. But for the moment I don’t want to give away too much!” This cellar was the first in the world to enhance the entire range of wines with metal labels that make the bottles even more impressive.•
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Chef
foto di Giovanni Ghiandoni
di Marina Ciancaglini
Mauro Uliassi
in cucina per amore
Una vita costellata prima dal mito hippy, poi dallo studio e quindi dalla passione. Con un unico file rouge: le donne della sua vita
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apello brizzolato, aria da uomo di mare e un modo di parlare veloce e senza peli sulla lingua. Questo è Mauro Uliassi, che con il suo ristorante a Senigallia ha creato un tempio del pesce. La sua, però, non è stata la classica storia con il “colpo di fulmine” scoccato fin da bambino per la cucina. Come è scattata la scintilla? “All’inizio per me era un lavoro
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come un altro. Insegnavo alla scuola alberghiera e lavoravo come cuoco durante le stagioni estive. Ci tiravo fuori uno stipendio che mi permetteva di mantenermi all’Università. Poi mi sono innamorato di Chantal, la ragazza che successivamente è diventata mia moglie e ho iniziato a cucinare per lei e per gli amici. Ho scoperto che la cucina, quando fatta con amore, può dare delle grandi soddisfazioni e allora ho capito”.
Così è iniziata l’avventura nel suo ristorante? “Insieme a mia sorella Catia, altra donna fondamentale nella mia vita. Era il 1990, eravamo tutti giovani che lavoravano con entusiasmo, senza preoccuparsi dei punteggi e delle guide, era un gioco. Il successo non era cercato ma poi è arrivato e con esso le aspettative”. Pesce e carne, in quali percentuali da Uliassi? “Ottanta per cento pesce e ven-
ti per cento cacciagione, altra importante tradizione gastronomica marchigiana”. Può dare 3 regole base per trattare il pesce? “Per prima cosa deve essere fresco, pescato da meno di 12 ore. Poi deve essere manipolato il meno possibile. La terza regola vale per tutte le materie prime: deve essere trattato con passione”. Un ristorante di pesce risente più di altri della crisi?
“La crisi c’è ma, per fortuna, un ristorante riesce ad avere una flessibilità maggiore rispetto a un’azienda di altro tipo. Se c’è meno lavoro, mi organizzo con la spesa e con il numero di collaboratori stagionali e i soldi si incassano subito. Il fatto che sia un ristorante centrato sul pesce non fa differenze”. C’è una maggiore richiesta di pesce povero? “In realtà no, almeno al ristorante la gente, tra una sardina e un astice, continua a ordinare quest’ultimo”. Lei però lavora molto anche con lo street food? “Mi piace portare in giro que-
sto modo di cucinare. Lo street food dà la possibilità di non avere strutture e personale, abbattendo i costi del piatto. Rimane però la tecnica e la qualità degli ingredienti, che possono essere trattati anche in modo innovativo, come il mio mojito frozen”. Di recente è uscita la World’s 50 Best Restaurant 2014, la classifica dei ristoranti di lusso migliori al mondo, che ha messo sul podio il Noma di René Redzepi a Copenhagen, pioniere di una nuova cucina nordica, che torna in vetta dopo le tre vittorie conse-
guite dal 2010 al 2012 e il secondo posto dello scorso anno. Cosa pensa delle ragioni di questo risultato? “Renè ha fatto per primo una cucina quasi senza ingredienti, estremamente elitaria. Nel mondo della gastronomia e delle tante tradizioni, è Davide che batte Golia. Questa classifica ovviamente non significa realmente che la sua sia la cucina migliore al mondo, ma vuol dire che in Danimarca sanno fare rete e ci sono probabilmente mento ristoranti di qualità su cui scegliere. Uno dei motivi, forse, per cui l’Osteria Francescana
di Massimo Bottura non riesce a superare la terza posizione è che qui in Italia i voti vengono dispersi tra i molti ristoranti di qualità”. Chef in televisione. La vedremo mai in un programma tutto suo? “Fino ad ora ho fatto solo comparse sporadiche in qualche programma di cucina. Stando a Senigallia non avrei il tempo materiale per potermi dedicare a un programma mio, che di solito viene girato a Roma o Milano. Per fare televisione in modo costante o non si ha un ristorante o si lascia qualcun altro in cucina”.•
ULIASSI Banchina Di Levante 6 - Senigallia (AN) www.uliassi.it
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I 50 anni del Consorzio Vini di Romagna di Irene Graziotto
Tipicità, questo il valore – inteso come indissolubile legame fra vitigno e territorio – che motivò i fondatori del Consorzio ancor prima che in Italia si iniziasse a parlare di Doc: era il 1962 – quattro anni prima del riconoscimento della Vernaccia di San Gimignano – quando nacque “Consorzio per la difesa dei vini tipici romagnoli”. Due grandi novità ne coronano il cinquantennale: l’Erga Omnes e lo spostamento della sede a Tebano in una struttura che diviene, grazie alla presenza congiunta dell’Università di Bologna e di centri di ricerca, il cuore della promozione vitivinicola romagnola. “L’Erga Omnes – sottolinea il Presidente Giordano Zinzani – coinvolgendo tutti i soci nelle attività sia decisionali che promozionali, spinge a una nuova responsabilità e a uno spirito collettivo che fa bene al Consorzio e ai produttori stessi.” Lo slogan della campagna divulgativa recita infatti “La Romagna dentro”: un sentire indispensabile per un’efficace promozione anche all’estero. “Grandi soddisfazioni ci arrivano dall’Inghilterra con il Romagna Sangiovese Doc e pure dalla Germania. Puntiamo all’ampliamento dell’export in Canada dove c’è già da tempo una di-
screta presenza dei nostri vini e inoltre in Giappone abbiamo alcune aziende che vendono anche il Romagna Trebbiano Doc.” Le iniziative sui mercati statunitensi, cinesi e russi che già si profilano all’orizzonte vanno tuttavia definite anche alla luce della nuova Ocm. Nel frattempo, il Consorzio rafforza il suo bagaglio con tre autoctoni: il Burson o Uva Longanesi – che ha saputo conquistarsi un proprio mercato di nicchia grazie all’intenso aroma di frutta rossa e spezie, unito ad un corpo ben strutturato e tannico – il Famoso – che per i suoi profumi di albicocca costituisce l’alternativa al Romagna Trebbiano dal profilo sensoriale più discreto – e infine il Centesimino, la cui nota aromatica lo rende ideale come vino da dolce in versione passita. •
Dopo l’Erga Omnes e la nuova sede di Tebano, il Consorzio punta a nuovi mercati esteri con la campagna “La Romagna dentro”
Festa Artusiana 2014: la XVIII° edizione dal 21 al 29 giugno a Forlimpopoli Saranno 9 giornate di assaggi e degustazioni, di musica e mercati all’insegna del padre della cucina italiana: Pellegrino Artusi. Novità dell’edizione 2014 sarà l’esposizione al pubblico, per la prima volta, di alcune sue carte inedite, fra cui l’autobiografia autografata e le numerose ricette inviategli da cui il maestro trasse spunto per il ricettario. In calendario ci sono 150 appuntamenti fra laboratori e degustazioni, 20 incontri sulla cultura enogastronomica, la partecipazione di oltre 60 ristoranti allestiti appositamente per la festa oltre a quelli già attivi a Forlimpopoli e la finale del Premio Marietta - il concorso nazionale per cuochi dilettanti dedicato alla fedele governante dell’Artusi - previsto per domenica 22 giugno a Casa Artusi. Info su www.festartusiana.it
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Emilia Romagna
Tenuta Mara, grandi progetti in cantiere
Condotta biodinamica, cura operativa ed estetica, attenzione ai profumi, agli equilibri naturali e al risultato finale. Un Sangiovese che non ti aspetti e un progetto ancora in cantiere
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u una delle ultime colline della Valle del fiume Conca, prima di arrivare al mare – quello Adriatico, delle coste della Romagna – è nata nel 2007 Tenuta Mara, azienda
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biodinamica voluta da Giordano Emendatori e dedicata a sua moglie Mara, compagna di una vita. Gli attuali 4 ettari, che a breve saranno 7, sono condotti con grande artigianalità, come ci spie-
ga Leonardo Pironi, cuore e motore della Tenuta. Fin qui niente di insolito. Non fosse che, spostando lo sguardo, ci accorgiamo che accanto ai vigneti curatissimi (con nidi per uccelli e insetti fra i filari e la musica di Mozart suonata da amplificatori Bose in un appezzamento sperimentale) c’è un grande cantiere: scopriamo che sarà terminata fra un annetto la nuova cantina, un mix fra una galleria d’arte e una cattedrale del vino, sovrastata da una stanza vetrata arredata solo da un panorama a 360° e un pianoforte a coda. Assolutamente incredibile: pensavamo di essere in una piccola azienda e scopriamo invece un progetto degno dei big dell’enologia nazionale. E l’ultima sorpresa arriva all’assaggio: il Sangiovese (Maramia), unico vitigno coltivato, viene trattato alla stregua di un Pinot Nero e in bocca si esprime con un’inaspettata dolcezza e una leggiadria di tannino che portano al secondo sorso. Poi al terzo. E così via. Come una carezza di donna. (c.c.)•
Tenuta Mara, big plans in the pipeline Organically managed with loving operational and aesthetic care and attention to the perfumes, the natural balances and the end result. A Sangiovese that you weren’t expecting and a project still waiting in the wings On one of the last hills of the valley of the Conca river, just before reaching the Adriatic sea of the Romagna coast, the biodynamic estate Tenuta Mara was set up in 2007 by Giordano Emendatori and named after his wife and lifelong companion Mara. The current 4 hectares, which will soon become 7, are managed with the utmost manual craftsmanship, as explained to us by Leonardo Pironi, the heart and the driving force behind the estate. So far, nothing particularly unusual. But then, if you let your gaze travel beyond the carefully-tended vineyards (with nests for birds and insects set between the rows of vines and Mozart playing from Bose loudspeakers in an experimental plot), they come to rest on a large worksite. We discover that in about a year’s time the new cellar will be completed: something magnificently poised between an art gallery and a cathedral to wine, with a glass-walled room above it furnished with only the 360° panoramic view and a grand piano. Absolutely unbelievable. We thought that we were visiting a small winegrower and instead we came up against a project worthy of the top names of Italian oenology. The last surprise of all comes with the tasting: the Sangiovese (Maramia), the only vine grown here, is treated in the same way as a Pinot Nero and delights the palate with an unexpected sweetness and an elegance of tannins that lead you on to the second sip, and the third, and so on. Like a woman’s caress. • Tenuta Biodinamica Mara Via Ca’ Bacchino s.n. 47832 San Clemente (RN) Tel: +39 0541 988870 www.tenutamara.it info@tenutamara.com
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Emilia Romagna
Sapore di sale, sapore di mare Podere Vecciano ha una filosofia produttiva che rispetta la natura, il vino è legato alla tradizione e le tecniche sono il meno invasive possibile
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odere Vecciano è una di quelle aziende vitivinicole dove i ritmi sono slow, l’agricoltura amica della terra e le pratiche di cantina tradizionali, il meno possibile invasive. Una viticoltura naturale, nel senso stretto del termine (vedi anche: genuina). Tutta la produzione è certificata biologica e la famiglia Bigucci divide le sue cure fra bianchi e rossi, benchè qui nell’entroterra riminese siamo notoriamente nella patria del Sangiovese. L’attenzione va in primis agli autoctoni: il Vignadellerose è un pagadebit, il Vignalaginestra Rebola un ribola (con una b) riminese che fa per metà acciaio e per metà legno, ottimo come aperitivo o da tutto pasto. Poi ci sono i grandi rossi, ovvero un Romagna Doc Sangiovese che prende il nome di Vignalmonte e D’Enio, un San-
giovese Romagna Doc Superiore (Riserva). Anche gli amanti dei blend di carattere internazionale non rimarranno delusi, con cabernet, merlot e shiraz del Vignalavolta
Rosso Igp. Una terra generosa che a Podere Vecciano viene ascoltata e assecondata; dove il mare, a soli 10 km in linea d’area, fa tutto il resto. (c.c.)•
organic and the Bigucci family divides its attention between whites and reds, although here in the Rimini hinterland we are in the very heart of the Sangiovese homeland. Attention goes first and foremost to the indigenous varieties: the Vignadellerose is a pagadebit, or bombino bianco, the Vignalaginestra Rebola a Riminese ribola or pignoletto, matured half in steel and half in wood, excellent as an aperitif or throughout the meal. And then there are the great reds,
namely a Romagna Doc Sangiovese that goes by the name of Vignalmonte e D’Enio, a Sangiovese Romagna Doc Superiore (Riserva). Even the lovers of blends of an international character will not be disappointed, with the combination of cabernet, merlot and shiraz in the Vignalavolta Rosso Igp. This is a generous land, which we at Podere Vecciano know how to listen and pander to, and where the sea – just 10 kilometres away as the crow flies – does all the rest. •
Taste of salt, taste of the sea Podere Vecciano has a production philosophy that respects nature, the wine is linked to tradition and the techniques are as non-invasive as possible Podere Vecciano is one of those winegrowing companies where the rhythms are slow, agriculture is friendly towards the earth and the cellar procedures are traditional, as non-invasive as possible. This is natural winegrowing, in the strict sense of the word (read also: genuine). All the production is certified as
Podere Vecciano Via Vecciano, 23 - 47853 – Vecciano – Coriano (RN) Tel./Fax 0541 658388 www.poderevecciano.it - poderevecciano@gmail.com
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Tre Strade del Vino e Sapori, coordinate dal Movimento Turismo del Vino, propongono la figura dell’animatore del vino e una App per enoturisti Doc
Lasciati andare.
Sei in Friuli Venezia Giulia di Claudia Cataldo – Foto di Pamela Bralia
A
ffascinante come solo le terre di confine lo sono, il Friuli Venezia Giulia è una regione che merita di essere scoperta, battuta strada per strada o paese per paese e degustata, perché qua di produttori che lavorano bene ce ne sono tanti ma talvolta vanno un po’ scovati. A parte i big,
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infatti, la viticoltura della regione si compone di aziende con pochi ettari e una grande artigianalità: un mosaico perfetto per l’enoturista che però non sempre, almeno in passato, trovava la giusta accoglienza. Qui ha pensato di intervenire il Movimento Turismo del Vino, facendo da cabina di regia alle tre Strade del Vino e Sapori
nate 3 anni fa e strutturando un progetto di marketing territoriale moderno e coinvolgente. Le Strade e le rispettive associazioni (Sapori Pordenonesi, Colli del Friuli e del Goriziano), ottenute secondo una divisione provinciale, mantengono una loro autonomia ma hanno un unico centro di coordinamento rappresentato appunto
dal Movimento. “Qua in Friuli Venezia Giulia sono più bravi a farlo, il vino, che a raccontarlo – spiega il Direttore del MTV regionale Massimo Del Mestre – Invece noi vogliamo che un fenomeno come Cantine Aperte non si limiti ad un week-end all’anno, ma avvenga ogni santo giorno”. Così è nato il progetto formativo per creare
5 cose da fare in Friuli Venezia Giulia
DD andare alla scoperta dei siti patrimonio dell’Unesco (Cividale, Aquileia e la candidata Palmanova); DD girovagare tra le vigne della zona collinare del Collio con una vespa gialla (molte aziende ne mettono a disposizione una per gli ospiti); DD ripercorrere il percorso di Jacun Pitôr che, fra il 1890 e il 1930, gironzolava per le strade del Friuli Orientale affrescando locande, chiese, case rurali e dimore nobili; DD assaggiare la Gubana, un dolce tipico delle Valli del Natisone, in particolare quella di Giuditta Teresa (www.giudittateresa.com); DD fermarsi in una piccola azienda trovata per caso, spegnere il cellulare e lasciarsi andare a racconti e degustazioni. Così abbiamo trovato Stekar Daniele (a San Floriano del Collio) e ci siamo innamorati del suo prosciutto.
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figure di “animatori del vino”, affinché le cantine abbiano personale qualificato per accogliere i turisti in azienda. Si è iniziato a tenere aperte le cantine, a turnazione, ogni settimana. È stato progettato un nuovo sito dove il turista può comporsi, in piena
autonomia, il suo percorso e la sua vacanza e una app – Wine For You – per ottenere degustazioni gratuite nelle cantine di Pordenone, Udine e Gorizia. Il turista, insomma, può pianificare comodamente dal proprio pc quali aziende visitare (facendo
Dove Dormire
Castello di Spessa Raffinata residenza d’epoca nel Collio goriziano, Castello di Spessa è il luogo ideale per chi cerca un’atmosfera elegante e rilassata, immersa nei vigneti e nella storia. Fondato nel 1200 e per secoli dimora della nobiltà friulana, Castello di Spessa ha accolto illustri personaggi, come Lorenzo da Ponte e Casanova
che, passando qua le giornate fra mondanità e scrittura, assaggiati i vini non esitò a definirli “di qualità eccellente”. Oggi la struttura vanta 15 eleganti stanze e suite, arredate con mobilia d’epoca. Nel sottosuolo, invece, si trovano le suggestive cantine su due livelli, il primo di epoca medievale e il secondo scavato come bunker
Un ristorante gourmand, ma che ci piace più definire come eclettico, fantasioso, territoriale, proprio come lo sono i piatti che escono da questa cucina, tutti firmati dallo chef Antonino Venica. Seduti al tavolo, nella bella sala interna o
nel dehors, si viene accolti da un servizio professionale e sorridente e piacevolmente guidati da Maurizio Dall’Osto attraverso un menù che strizza l’occhio al territorio e alle stagioni, con vini per tutti i gusti e tutte le tasche. Tanto
militare della Seconda Guerra Mondiale, dove oggi avviene l’affinamento in legno dei vini rossi che qua ancora si producono. Il Castello, infatti, è anche azienda vinicola e offre degustazioni e percorsi di gusto, in abbinamento ai prodotti tipici. Il Resort si compone anche di un ampio parco con un magnifico giardino all’italiana, un campo da golf 18 buche, il Wine Store Casanova dove acquistare vini ed eccellenze del
per dare l’idea: un piccolo aperitizer per iniziare, varietà di asparagi su polentina di riso conciata con formaggio di fossa e salsa d’uovo come antipasto, pennoni di pasta integrale ripieni al “Confenon” (germogli di papavero) su fonduta di Montasio e fiocchi di capra, reale morbido di vitello da latte su purea di carote novelle e pesto d’Orsino per secondo e
territorio. Oltre al lato hospitality, Castello di Spessa è la location perfetta per accogliere cerimonie e meeting, con ampi spazi sia nelle sale interne che all’esterno, una cappella privata stile neo gotico e grande attenzione nel servizio catering. Il top per chi cerca un luogo di charme, in una terra che molto ha da offrire in fatto di bellezze artistiche e sapori. www.castellodispessa.it
infine una golosissima millefoglie con crema chantilly e fragole. La grande attenzione alle materie prime e ai tempi di cottura fanno il resto, e anche un semplice uovo può diventare una divertente scoperta. Come dire, la grandezza si vede proprio dai dettagli.
Dove Mangiare
Tavernetta al Castello
una ricerca territoriale o per prodotti), in quale Bed&Wine dormire, a quali eventi partecipare (ad una cena con il vignaiolo, ad esempio) e sapere sempre quello che succede sul territorio. A noi è venuta voglia di tornarci, e a voi?•
www.paliwines.com www.tavernettaalcastello.it
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Central London Location | tasting masterclasses | on trade buyer program | Bulk Wine Zone ground-Breaking Market Analysis | Free Wifi | cru bourgeois tasting | craft beer | Ugcb tasting Independent and On-Trade Workshops
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Britain's Wine Trade Festival To find out more visit 42
www.londonwinefair.com
Elegant wines, a handful of hectares under vine, a family tradition and masterly craftsmanship. The peculiarities of the area of Collio and its winegrowing companies can be summed up in the 25 thousand bottles produced under the Graunar label in the area of San Floriano del Collio. 25 thousand bottles with the potential to become 200 thousand, according to Davide Graunar grandson of the founders Giovanni, Francesco and Luigi. The marl and sandstone soils (locally referred to as Ponca), located close to the sea and sheltered by the Julian Alps, yield wines of the greatest refinement. The meticulous work in the vineyard goes from the clonal selection to the sorting of the grapes themselves, so that only the very best reach the cellar. Work in the cellar is performed almost entirely using steel, with wood being employed solely for the refinement of the Picolit, in dessert wine version. Picolit is by its nature a vine characterised by very low yields, so that making a passito wine means very few bottles indeed, with about a kilo of grapes per plant. The wines are mostly white, made from native or international grape varieties. The Friulano has a fine, complex perfume, with floral aromas and notes of melon; the Sauvignon has a discreet olfactory typicality, perfect as an aperitif or with fish. Elegance rules supreme over the entire range of the estate wines. • Azienda Agricola Graunar Via Scedina, 26 34070 San Floriano del Collio (GO) Tel./Fax 0481 884115 www.graunarwines.it graunarwines@libero.it
Graunar, la
grande eleganza del Collio
Friuli Venezia Giulia
Graunar, the great elegance of Collio Fragrant white wines of great refinement, the result of careful work in the vineyard to ensure that only the best arrives in the cellar. With a few gems, such as the Picolit
Vini bianchi profumati e dotati di grande finezza, frutto di un accurato lavoro in vigna per portare in cantina solo il meglio. Con qualche chicca, come il Picolit
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ini eleganti, una manciata di ettari vitati, tradizione familiare e grande artigianalità. Le peculiarità della zona del Collio e delle sue aziende vitivinicole si possono riassumere nelle 25 mila bottiglie firmate Graunar, nella zona di San Floriano del Collio. 25 mila bottiglie che potenzialmente potrebbero essere 200 mila, parola di Davide Graunar, nipote dei fondatori Giovanni, Francesco e Luigi. I terreni a marne e arenarie (localmente si parla di Ponca), vicini al mare e riparati dalle Alpi Giulie, danno vini dotati di grande finezza. Il lavoro in vigna è ineccepibile e va dalla selezione clonale alla cernita delle uve, affinchè in cantina arrivi solo il meglio. In cantina si lavora quasi esclusivamente con l’acciaio; il legno trova un suo impiego solo nell’affinamento del Picolit, in versione vino dolce: e se il Picolit è un vitigno di per sé caratterizzato da rese molto basse, farne un passito significa produrne pochissime bottiglie, con un chilo di uva a pianta. I vini sono prevalentemente bianchi, da vitigno autoctono o internazionale. Il Friulano ha un bel naso complesso, sentori floreali e note di melone; il Sauvignon ha una disceta tipicità olfattiva, perfetto come aperitivo o con il pesce. L’eleganza la fa da padrone, in tutta la gamma aziendale. (c.c.)•
Dove mangiare
Trattoria al Ponte del Calvario Il ristorante, di proprietà della stessa famiglia dagli anni ‘50, offre piatti tradizionali e grigliate. Si organizzano pacchetti pranzo + degustazione dei vini a 20/25 euro, per gruppi fino a 160 persone. Ampio parcheggio per autobus. www.alpontedelcalvario.com
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Profumi d’Italia, attimi di piacere Bollicine, metodo classico o charmat. Fermi autoctoni o di stampo internazionale. Tutti vestiti con etichette accattivanti e resine laminate. Storie di vita e di coraggio di Claudia Cataldo – Foto di Pamela Bralia
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ottiglie sinuose e ammiccanti, quelle delle bollicine. Colorate, allegre, sobrie e ognuna con una propria personalità, quelle dei vini fermi. Profumi d’Italia ha un piede in Veneto e uno in Friuli Venezia Giulia e onora il concetto di famiglia in ogni suo aspetto, nella sua storia e nelle sue scelte. Al timone c’è
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Lara Elisabetta Belgrado Barzan, cinque figli e una vicenda difficile nel passato fortunatamente conclusasi con un lieto fine: come si confà ai grandi momenti di dolore e difficoltà, quello che è successo dopo è che la famiglia si è fatta più forte, le amicizie sono state “setacciate” e la vita ha assunto un valore del tutto diverso. Corag-
gio, forza, convivialità e gioia: la storia della famiglia Barzan si traduce in vini eleganti vestiti di bello, venduti oggi per un buon 70% sui mercati esteri. Iniziamo dalla bollicine. L’occhio cade su La Voglio, uno spumante da glera coltivata sui colli di Conegliano e Valdobbiadene, con un naso vanigliato e agrumato che si conferma anche
al palato: un brut elegante, per un momento di vero piacere. Stessa provenienza, questa volta con la denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, lo Zingra è una bollicina che ricorda la mela gialla e la pesca e si caratterizza per un bel bouquet floreale, molto persistente al palato (in versione dry ed extra dry). Vengono
poi i metodo classico, entrambi da Pinot Nero, 24 mesi e 30 sui lieviti, rispettivamente per il 23.05.09 e per il Lara Elisabetta: quest’ultimo è un pas dosè di un bel colore buccia di cipolla, profumato di mela, rosa canina e pane, con una spiccata acidità, elegante ed estremamente versatile. Infine la linea dei fermi, per lo più bianchi, ognuno dedicato ad un figlio o alla famiglia o
agli amici, frutto della lavorazione di vitigni autoctoni o internazioli, come Cabernet Sauvignon, Merlot, Friulano, Pinot Grigio, a cui si va ad aggiungere un passito da uve Ramandolo, Picolit e Verduzzo. Per il prossimo futuro Profumi d’Italia lancerà una linea di bollicine La Voglio arricchite da polvere d’oro o argento. E una produzione limitatissima di La Voglio Platino, con all’in-
terno un gioiello in platino di 12 gr da donare, bagnato di vino, per un’occasione speciale. Profumi d’Italia e il suo team non si fermano mai: il 2014 e il 2015 sono già densi di appuntamenti, fiere e collaborazioni. C’è un’energia particolare in questa famiglia e in quest’azienda, il piglio di chi le cose le fa per bene e il coraggio di chi non ha paura di osare.• Profumi d’Italia Viale Europa, 24/B ZI 33080 Brugnera (PN) Tel. 0434 606631 Fax 0434 606257 www.profumiditalia.com info@profumiditalia.com
Profumi d’Italia, moments of pleasure Classic or charmat method bubbles. Still wines from native or international grape varieties. All adorned with captivating labels and laminated resins. Stories of life and courage Sinuous and alluring bottles for the sparkling wines; cheerful, colourful and austere, and each with its own personality, those of the still wines. Profumi d’Italia has one foot in Veneto and one in Friuli Venezia Giulia, and honours the concept of family in all its aspects, in its history and in its choices. At the helm is Lara Elisabetta Belgrado Barzan, five children and past difficulties that luckily turned out with a happy ending. As frequently happens with episodes of great pain and hardship, as it turned out this actually made
the family stronger, friendships were “sifted” and life took on a whole new set of values. Courage, strength, conviviality and joy: the story of the Barzan family is translated into elegant wines in fine array, a good 70% of which are now sold on the foreign markets. Let’s start with the bubbles. The glance is captured by La Voglio, a sparkling made from glera grown on the hills of Conegliano and Valdobbiadene, with a vanilla and citrus perfume that is confirmed on the palate too: an elegant brut for a moment of authen-
tic pleasure. The same provenance, this time under the denomination Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, the Zinga is a sparkling wine with an aroma redolent of yellow apple and peach, characterised by a fine and lingering floral bouquet (in dry and extra dry versions). Then come the classic method sparkling wines, both made from Pinot Nero, 24 and 30 months on the yeasts respectively for the 23.05.09 and the Lara Elisabetta: the latter is a pas dosè with a fine onion-skin colour, a fragrance of apple, dog rose
and bread and a marked acidity, elegant and extremely versatile. Finally there is the range of still wines, mostly white, each one dedicated to one of the children or to the family or friends, produced from native or international grape varieties such as Cabernet Sauvignon, Merlot, Friulano and Pinot Grigio, as well as a dessert wine made from Ramandolo, Picolit and Verduzzo grapes. In the near future Profumi d’Italia plans to launch a range of La Voglio sparkling wines enhanced by gold and silver dust. And an ultra-limited edition of La Voglio Platino, with inside the bottle a 12g jewel in platinum, to offer as a gift, bathed in wine, for a special occasion. Profumi d’Italia and its team are tireless: 2014 and 2015 are already crammed with appointments, fairs and collaborations. There’s a special energy in this family and this winery: the attitude of those who do things properly and the courage of those not afraid to take a chance. •
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Piemonte
Strada del Vino dei Colli Tortonesi: il Timorasso di Irene Graziotto foto di Sara Giusti
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l viaggiatore che nel Cinquecento si fosse trovato a passare per le terre di Tortona, in provincia di Alessandria, avrebbe qui incontrato vigneti diversificati sia per colore che per varietà, mentre già nell’800 Napoleone - che scelse la zona come suo quartier generale durante la Battaglia di Marengo - dovette trovare una prevalenza di uva rossa seppure controbilanciata da una roccaforte di Cortese. La fillossera d’inizio secolo scorso ridusse ulteriormente la varietà ampelografica, lasciando via libera al vero e proprio monopolio della Barbera che
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connota la viticoltura locale degli anni ‘50 assieme al boom economico, all’ottica della quantità e alle scelte di mercato delle cantine sociali. Chi arriva oggi a Tortona ci viene, invece, quasi sicuramente per un bianco: il Timorasso. Merito di questa inversione di marcia va ad un piccolo ma convinto gruppo di viticoltori guidati da Walter Massa che fra gli anni ‘80 e ‘90 ne riscopre le potenzialità. Pregi che emergono con l’invecchiamento di qualche anno e che i viticoltori di un tempo non si potevano permettere per gli stretti margini economici che costringevano
“In hoc vitigno vinces”: un vitigno come simbolo collettivo di una zona enologica tornata alla ribalta grazie ad una tattica di squadra a vendere il vino di annata in annata: “il tempo costa” – ricorda Walter Massa, Presidente della Strada Colli Tortone-
si. Ad essere diverso adesso è anche l’approccio stesso al fare vino: la nascita nel 1931 a Tortona della più grande cantina sociale del Piemonte consentiva ai viticoltori locali di avere un acquirente sicuro che ne determinava d’altro canto la domanda. Oggi in molti sono tornati a imbottigliare, i mercati stessi sono cambiati per tipologia e richieste, portando così ad “un nuovo panorama mentale” – per usare un’espressione del Presidente. Il Timorasso ne è un simbolo: 35 aziende, 70 ettari, 10 milioni di bottiglie, il ritorno in terre dalle quali era sparito,
come la zona di Libarna, ma soprattutto un trait d’union che funziona da collante identitario fra i produttori locali. Ogni azienda ha infatti una produzione variegata che trova nel Timorasso un agire sinergico. Fra le parole chiave di questa condivisione d’intenti c’è la qualità: il tetto di 80 quintali ad ettaro previsto dal disciplinare della Doc – lo stesso che aveva il Brunello fino al 2011 – mai raggiunto anche a causa dell’aborto floreale che talvolta tocca il 20%, e un estratto minimo di 17 g/l – simile a quello dei rosati – che ne garantisce la corposità. Lo stile di vinificazione è omogeneo, solitamente senza surmaturazione, macerazione blanda in bianco e un invecchiamento di almeno un anno in acciaio, con la maggior
parte delle aziende che realizza due linee, una base e l’altra da vigne più vecchie. Ne nasce un vino dal colore giallo paglierino vivace che già nel bicchiere lascia preludere la struttura, confermata nell’assaggio calibrato ed intenso. Il Timorasso è tornato così sulle tavole delle osterie ma anche dei locali più glamour, oltre ad aver ricevuto importanti riconoscimenti e l’attenzione del mercato estero che ne assorbe una discreta fascia. Sta inoltre diventando un importante strumento di richiamo in grado di valorizzare anche le altre risorse gastronomiche del territorio, meno conosciute dei celeberrimi baci di dama, come ad esempio il mais ottofile, caratterizzato da otto file longitudinali di chicchi di colore aranciato scuro, la fragolina
profumata di Tortona e i tartufi. Un vino, quindi, il Timorasso che sta funzionando da ambasciatore di un intero territorio,
grazie ad una tattica di gruppo, un’etica produttiva condivisa e un portavoce schietto quanto il suo vino: Walter Massa.•
Ristorante Albergo Il Cavallino Una reception in cui il tempo pare si sia fermato a cavallo dell’Otto e Novecento, con incursione dorata e ondulata nell’Art Nouveau e nel Liberty, con oggetti d’antan. Le camere, dalle travi di legno a vista
sul soffitto, si fanno onore, grazie anche alla stanza da bagno ben fornita. Il personale cordiale e il ristorante di notevole livello coronano un’interessante squarcio di ospitalità piemontese.
Dove Dormire
Un ambiente fine ottocentesco, volte con mattoni a vista, un ventaglio non troppo ampio – come d’altro canto ci si aspetta da una vineria – di pietanze tipiche e ben presentate e una carta con 400 vini. Fra i piatti tradizionali i ravioli al sugo derthona, il vitello ton-
nato alla piemontese, le tartarre di carne, mentre per chi preferisse gli antipasti sono disponibili taglieri di salumi e formaggi locali, e infine un aggraziato corredo di dessert. Vineria Derthona riesce a portare in tavola materie prime di qualità, fedeltà nella preparazione, il tutto servito da un personale garbatamente amichevole.
Dove Mangiare
Vineria Derthona
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Piemonte
Aprite le porte al nuovo bianco di Villa Remotti
Da un territorio intriso di bellezza una fresca alternativa estiva alla Barbera
D
opo il riconoscimento – peraltro così intenso da risultare inaspettato – ottenuto con la Barbera, Villa Remotti presenta una nuova creazione, inusuale per questi terreni ma la cui prima annata in commercio, la 2012, ha già dato ottimi riscontri. “Certamente parte del merito va al terreno” spiega Raffaella Rossi che dal 2006 ha ridato vita ai vigneti di questa residenza d’epoca situata nella splendida cornice del Monferrato – fra i paesaggi candidati ad entrare nel Patrimonio Unesco. “Alla qualità del suolo si aggiunge poi il lavoro accurato e appassionato in vigna come pure in cantina e, infine, la creatività che disegna la mise finale del vino”. Sha’ar rievoca nel nome il vitigno da cui nasce, lo Chardonnay, le cui flessuose note aromatiche si intuiscono già in etichetta. Il profilo leggero e fresco del naso si ritrova poi anche al palato e porta la mano nuovamente al bicchiere, rivelandosi ideale per accompagnare i piatti
freschi dell’estate, per una pausa di relax o magari durante uno dei concerti di musica classica in vigneto che Villa Remotti ha organizzato per il prossimo settembre. Sarà inoltre possibile apprezzare ulteriormente le bellezze territoriali e l’eccellenza gastronomica locale grazie al progetto ricettivo su cui l’azienda sta lavorando in vista dell’Expo 2015, confermando così
Fling open the doors to the new Villa Remotti white: Sha’ar From a land drenched in beauty, a fresh summer alternative to the Barbera After the recognition obtained with the Barbera – which was, moreover, so intense as to be unexpected – Villa Remotti is now presenting a new creation, unusual for these parts, but the first vintage on the market, 2012, has already garnered excellent fruit. “Clearly, part of the merit goes to the soil,” explains Raffaella Rossi, who since 2006 has restored life to the vineyards of this period residence set within the magnificent context of Monferrato – one of the
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landscapes candidated to join the list of UNESCO World Heritage Sites. The quality of the terrain is then joined by careful and passionate work in the vineyard and in the cellar and finally the creativity that puts the finishing touch to the wine’s attire.” Sha’ar evokes the name of the grape used to make it, Chardonnay, the flexible aromatic notes of which can be intuited right from the label. The light, fresh perfume follows through into the flavour, leading
la propria volontà di essere non solo un brand di vino ma un rappresentare di un territorio di rara bellezza e dalle enormi potenzialità. (i.g.)• Villa Remotti Strada Privata Remotti - 15043 Fubine Monferrato (AL) Tel. +39 335 6560624 villaremotti@yahoo.it - www.villaremotti.it
the hand to reach for the glass again. It is the perfect accompaniment to fresh, summer dishes, for a relaxing break, or perhaps to sip during one of the concerts of classical music in the vineyard that Villa Remotti has organised for next September. It will also be possible to further appreciate the beauties of the territory and the excellent local food thanks to a reception project that the estate is working on in the prospect of Expo 2015, thus confirming its desire to be not only a wine label, but a standard-bearer for a region of rare beauty and vast potential.•
Sicilia
Via libera
all’Erga Omnes per
la
Doc Sicilia
di Claudia Cataldo
L
’ufficialità è arrivata con la pubblicazione in Gazzetta (la n. 105 dell’8 maggio 2014). La Doc Sicilia ha ottenuto il riconoscimento Erga Omnes e ora si inizia a fare sul serio. La denominazione è giovane e ancora molto c’è da fare: è nata nel 2012 per avere un plus co-
Antonio Rallo: “Un punto di partenza per un Consorzio composto da 1.600 associati e 20 milioni di bottiglie annue”
municativo e promozionale forte, come “Sicilia”, una terra conosciuta su scala internazionale e il cui nome porta con sé concetti di bellezza, buona cucina, mare e bella vita. Diventerà probabilmente uno dei consorzi più importanti d’Italia, a dirlo sono prima di tutto i numeri. “Sono oltre 1.600 gli associati e più di 20 milioni le bottiglie che saranno imbottigliate quest’anno, rispetto alle 16 milioni dell’anno scorso, con già un + 6 mila ettolitri nei primi 4 mesi del 2014 sul 2013. – commenta Antonio Rallo, Presidente del Consorzio e di Assovini Sicilia – L’Erga Omnes è un risultato fondamentale, un punto di partenza più che d’arrivo per avviare una progettazione seria sulla promozione in Italia e soprattutto all’estero dei vini siciliani”. I tempi sono stati molto rapidi e in pochi mesi è arrivato l’avvallo di Roma. Proprio per dare un segno di novità, si sono tenute le elezioni delle rappresentanze del Consorzio (il 3 giugno, ndr), affinché la nuova compagine non debba passivamente accettare il precedente status quo. In Sicilia, terra di campanili come lo è tutta l’Italia, è stato fatto un buon lavoro di aggregazione, con un grande consenso da parte di produttori e associazioni (Cia, Coldiretti, Confagricoltura). Non resta che rimboccarsi le maniche e fare gioco di squadra sui mercati, facendo attenzione che le grandi quantità non vadano a inficiare la qualità, che il brand non diventi inflazionato o che la vasta generalità di zone o vitigni non faccia correre il rischio di creare un cappello omnicomprensivo, poco identificativo e poco comunicabile. •
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Puglia
Puglia come la Provenza
Il “fenomeno rosato”, più che mai in auge, consacra i due territori a templi di produzione per l’aperitivo del futuro
di Stefania Abbattista
F
enomeno-rosato: che i tempi in cui era considerato un “vinellino” con poco corpo, e come tale bistrattato siano definitivamente finiti? A guardare i dati che arrivano dalla Puglia, sembrerebbe di si. Nel mese di maggio è andato in scena il terzo Concorso Enologico Nazionale Vini Rosati D’Italia; al momento in cui scriviamo, non sono stati ancora resi noti i vincitori delle 6 categorie in concorso. Mancano ancora i nomi ma non il medagliere, che ha assegnato un oro alla Puglia padrona di casa; ad aggiudicarsi una medaglia d’oro sono state anche Emilia Romagna e Lombardia, mentre il Veneto ha ottenuto il risultato più significativo, con ben 3 ori portati a casa. Otto le commissioni di esperti (tra enologi, giornalisti e addetti ai lavori) che per la terza volta consecutiva
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si sono seduti attorno a un tavolo nel Castello Aragonese di Otranto, a decretare i migliori rosati d’Italia: tranquilli, frizzanti e spumanti. 245 le cantine in concorso, in rappresentanza delle 20 regioni italiane, per un totale di 319 vini esaminati. Al di là dell’aspetto-gara e delle statistiche, l’Assessore all’Agricoltura Fabrizio Nardoni sottolinea come il vero vincitore sia stato il rosato. “La nostra si è rivelata una scelta politico-strategica di successo – spiega - il trend dei consumi ci conferma che scommettere sul rosato è vincente. La Puglia è ricchissima di produttori di rosati e oggi è la terra che premia questo vino, suggerendo al mercato le migliori etichette, prese da tutta Italia”. Puglia capofila e direzione giusta, dunque. I dati degli ultimi anni sul consumo mondiale di vino rosato, resi noti dall’Observatoire de l’Economie du Rosè
a cura del Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence, hanno evidenziato, fino al 2012, una crescita superiore al 13%. E la tendenza al rialzo sembra essersi confermata anche nel 2013. Secondo il report dei cugini francesi, il 9% del vino consumato al mondo è rosato (22,3 milioni di ettolitri) e l’Italia è il secondo produttore al mondo con un 20% del totale, dopo la Francia che ne produce il 28% e davanti agli Stati Uniti (15%). Tra percentuali e numeri, la Puglia fa la parte del leone diventando la culla del rosato, proprio come la Provenza per la Francia: dal tacco d’Italia arriva infatti il 40 % della produzione nazionale. Lo sa bene la Regione, che prosegue nelle costanti attività di promozione e consolidamento dell’immagine-rosato. Proprio questo è l’aspetto sul quale a nostro avviso bisognerebbe lavorare ancora. Se infatti è vero che in questi anni si è potuto assistere ad un vero decollo dei rosati raggiungendo traguardi “impensabili fino a soli 10 anni fa” (come ha sottolineato Leonardo Palumbo dell’Accademia Italiana Vite e Vino), molto può essere ancora fatto a livello di marketing e brand territoriale. Il momento è buono e il vento in poppa andrebbe sfruttato per rendere il rosato ancora più trendy; viste le sue caratteristiche di particolare gradevolezza e facilità di beva, se adeguatamente sostenuto da un’attenta comunicazione potrebbe diventare la prima scelta per l’aperitivo dei prossimi anni, aprendo la strada a un’identità ancora più legata al territorio d’origine e al metodo di lavorazione. Insomma occorre stringere il cerchio e saperlo poi comunicare. La Puglia rosè, col suo primato di produzione, può e deve fare ancora di più. Uscendo dal quadro generalista dei rosati e creando “il” rosato di Puglia, con tutte le sue specificità, ricchezze e sottozone. Le carte per giocare ci sono tutte. •
Toscana
La grande bellezza che salverà Lucca di Marina Ciancaglini
E
’ particolare il territorio della lucchesia, nel contesto toscano. Una zona con due poli, Lucca città meravigliosa d’arte e la costa della Versilia, dove mondanità e divertimenti hanno fatto e, parzialmente ancora fanno, parte di un benessere che ha contraddistinto l’Italia dal dopoguerra. Ma c’è anche un altro mondo, che sta affiorando di prepotenza negli ultimi anni, che ha come comune denominatore la qualità e come unità imprescindibili una ristorazione composta da molti nomi nascenti e aziende vinicole con una visione naturale e artigianale. Manifestazioni come l’Anteprima dei Vini della Costa Toscana, ambientata al Real Collegio a maggio, possono essere un buon veicolo di comunicazione. Lido Vannucchi, lucchese doc, organizzatore dell’evento e fotografo specializzato in enogastronomia, ha una sua visione di questo territorio, fatta di immagini e colori. Da lucchese e da fotografo, qual è la percezione di questa terra e delle realtà che la contraddistinguono? “Il territorio prima lo vivo da cittadino, camminandolo e vivendolo ne capisco la valenza e le possibilità che può ancora avere. Penso a una rivoluzione culturale, penso a un’occasio-
ne persa dai nostri governanti, il territorio e la bellezza che lo contraddistingue è una forza, forse unico tesoro che abbia-
vera rivoluzione guidata da un illuminato Saverio Petrilli della tenuta di Valgiano, la “Biodinamic Valley” ormai è una realtà,
Comunicare una rivoluzione sotterranea, che ha come alfieri vignaioli e “cucinieri” mo su cui possiamo veramente contare; la bellezza salverà il mondo, ed io vorrei partire da Lucca. Per i vini esiste una
una concentrazione di aziende in conduzione biodinamica è cosa unica al mondo, la qualità dei vini sta crescendo co-
stantemente, con un pensiero rivolto unicamente al territorio. La ristorazione sta segnando il passo. Lucca è sicuramente una delle province italiane con più fermento, i nostri cucinieri fanno parlare di sé, sanno attrarre il popolo gourmet e turismo da ogni parte del pianeta. Quindi lasciamoli lavorare e comunicare; sempre più verdure, sempre più contadini entrano nel piatto, e questo è un grande auspicio per la terra che ci ospita. Sono i comunicatori di una terra, chiamata lucchesia”. Di recente si è chiusa l’Anteprima dei vini della costa Toscana, cosa ne pensa della manifestazione? “Ne penso bene, ma sono di parte in quanto faccio parte dell’organizzazione, assieme ad Anna Morelli. Ci occupiamo di portare chef da ogni parte d’Italia e non solo, a cucinare a Lucca, a conoscere i nostri territori a cucinare assieme ai nostri chef. Si fa comunicazione quindi si fa vita”. E’ importante avere manifestazioni come questa per comunicare e far conoscere un territorio? “Fondamentali ma solo se fatte bene, professionalità, competenza, voglia di comunicare, voglia di concedersi, voglia di accogliere, che sono requisiti indispensabili”. •
Lido Vannucchi
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Toscana
Fattorie dei Dolfi:
vini col nome e il cognome
foto di Sara Giusti
O
rigini orgogliosamente contadine, un lavoro nel mondo dei cavalli dove ha appreso la costanza nell’impegno, il prezzo dell’audacia e la ricompensa dell’attesa, e finalmente, quindici anni fa, il ritorno ai vigneti di famiglia. Questo il ritratto di Giovanni Dolfi, un uomo magari un po’ burbero, ma semplice ed autentico, che gestisce i suoi otto ettari, un luogo incantato dove, con il suo lavoro e le tecniche di una volta, è riuscito a fermare il tempo. Oltre al sapere generazionale e ai consigli del suo mentore Giacomo Tachis, Giovanni ha approfondito sui trattati enologici del passato le origini
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Seguire la propria strada: fare un vino esclusivo, raro e che al contempo abbia un’identità territoriale della viticoltura locale e le tecniche colturali non invasive di allora. Si comprende da ciò la scelta di vitigni come il Prugnolo Gentile e l’Alicante, già esistenti sui vigneti di famiglia, e il solo uso di sostanze biolo-
giche, come pure gli altri stratagemmi volti a migliorare la qualità delle uve facendo ricorso semplicemente alla competizione naturale fra piante: come l’orzo seminato laddove il terreno troppo ricco porterebbe un’eccessiva vigoria vegetativa della vite a discapito del frutto. La bontà del lavoro in campo – a breve certificata dal marchio biologico e garantita anche dal fatto di trovarsi in un’oasi protetta da oltre 25 anni e su terreni di terra rossa sassosa, chiamata un tempo galestro e galestrino – è alla base di tutti e tre i vini di Fattorie dei Dolfi, che nascono “senza segreti”. Tre vendemmie di selezione, diversificate nel tempo, la prima
per avere un’acidità naturale, la seconda e la terza per avere una pienezza di aromi, cui si affianca una certosina selezione dei grappoli da cui vengono eliminati gli acini inadatti, la lavorazione in tini di cemento che naturalmente mantengono una temperatura inferiore a 25 °C, quindi permettendo una fermentazione lenta, con esaltazione di profumi e aromi. Due follature giornaliere manuali e poi un invecchiamento di 2436 mesi in barrique esauste, già usate per vini di alto pregio, per non alterare l’identità organolettica ed eliminare l’inconveniente di aromi e profumi derivanti dal legno. L’imbottigliamento arriva solo quando il vino è pronto e se è necessario aspettare, Giovanni Dolfi aspetta. Vini prodotti in quantità limitatissima, 5-6 barrique, quindi 1.500 – 1.800 bottiglie circa per vino, tutte numerate e certificate da un garante e da un supervisore di Trescases che al momento dell’imbottigliamento viene a supervisionare le criticità di questa fase così delicata. Nascono così “Imeneus” da Prugnolo Gentile in purezza – che, come lascia intuire il nome, è raffinato e prelude note avvolgenti e forti come i lacci d’amore di
petrarchesca memoria – “’l Bruno de’Venti” – un blend di Merlot, Carmenere, Cabernet Franc e qualche aggiunta di vini da vitigni autoctoni, che rispecchia il fascino avventuroso di un leggendario brigante locale – e infine “ll’Amor de’ Santi” che richiama un’antica preghiera in volgare toscano ed è ottenuto da Alicante, Cabernet
Franc e Carmenere e piccole aggiunte di vini da vitigni autoctoni, che ne fanno un vino morbido ed armonioso. E siccome a Giovanni Dolfi le sfide piacciono molto, in futuro potrebbe regalare a se stesso e ai suoi estimatori una nuova impresa, un bianco del quale si è già pensato al nome: “Bianco per Amore”. (i.g.) •
Fattorie dei Dolfi: wines with first and second names Follow your own path: create a wine that is exclusive while at the same time boasting a territorial identity Born into a family of farming stock, a longstanding job in the world of horses where he was schooled in constancy, audacity and patience and then – fifteen years ago – the return to the family vineyards. This is the portrait of Giovanni Dolfi, a somewhat gruff but genuine man, who appears to have made time stand still in his eight hectares. In addition to generational know-how and the advice of his mentor Giacomo Tachis, Giovanni has studied the local winegrowing of the past in the ancient treatises on viticulture. This is the reason for the choice of Prugnolo Gentile and Alicante, the use of only organic substances and techniques for improving the grapes based on the natural competition between plants. The excellence of this work in the vineyard – shortly to receive organic certification and guaranteed by the fact that the estate is set in the midst of a protected area on galestro soil – is what underlies the three Fattorie dei Dolfi wines, that come to birth “without secrets”. Three different harvests to provide nat-
ural acidity and fullness of aroma, and a painstaking selection of the bunches, from which unsuitable grapes are removed, fermentation in cement vats at a temperature lower than 25 °C, punching-down of the cap twice daily followed by 24-36 months in old barriques so as not to alter the organoleptic identity, with bottling only done when the wine is ready. The quantities are extremely limited: 1,500- 1,800 bottles per wine, all numbered. This is what gives rise to the “Imeneus” made from 100% Prugnolo Gentile, with caressing and strong notes, the “’l Bruno de’Venti” – a blend of Merlot, Carmenere and Cabernet Franc with slight additions of wines from indigenous varieties – and finally “ll’Amor de’ Santi”, a rounded and harmonious wine made from Alicante, Cabernet Franc and Carmenere with small additions of wines from indigenous varieties. And since challenges are something that Giovanni Dolfi adores, in the future he may well regale us with a white that already has a name: “Bianco per Amore”. •
Fattorie dei Dolfi Via di Sottobosco 3/5 - 56030 Perignano di Lari (PI) Tel. +39 0587 970095 - Fax +39 0587 970096 - info@fattoriedeidolfi.it - www.fattoriedeidolfi.it
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Toscana
Il Chianti firmato Guerrini Un’ottima esposizione e un ottimo terreno permettono all’azienda di produrre un apprezzatissimo Chianti
T
ra i comuni di Pergine Valdarno e Bucine, al centro di un triangolo geografico alle cui estremità si trovano Siena, Arezzo e Firenze, sorge l’Azienda Agraria Guerrini. Questa è nata nel 1972 quando Orfeo Guerrini regalò al figlio Eugenio tre ettari di vigneto e una piccola cantina e si è ampliata tra il 1990 e il 2000 con l’acquisizione di terreni e fabbricati, fino a raggiungere l’estensione odierna di 145 ettari, coltivati a oliveto, seminativo e vigneto. Nello specifico gli ettari vitati sono al mo-
mento 25, mentre ulteriori 7 sono in fase di reimpianto. I vigneti si estendono sulle dorsali collinari, in terreni che si presentano solitamente con elevata presenza di scheletro e di matrici alcaline, in alcuni casi di medio impasto, tendendo ad essere argillosi. La loro esposizione è volta ad ottimizzare i benefici dei raggi del sole, la resa è bassa e la qualità del prodotto finale ottima. Il fiore all’occhiello della produzione Guerrini, il Fonteguerra, disponibile anche nella versione riserva, rientra nella
The Chianti with the Guerrini label Perfect exposure and an excellent soil enable the company to produce a highly-appreciated Chianti The Guerrini agricultural estate lies between the municipalities of Pergine Valdarno and Bucine, in the centre of the geographical triangle with its points in Siena, Arezzo and Florence. It was created in 1972 when Orfeo Guerrini made a gift of three hectares of vineyard and a small cellar to his son Eugenio. It was then expanded between 1990 and 2000 through the acquisi-
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tion of other land and buildings, finally reaching its present size of 145 hectares, comprising olive groves, seed crops and vineyards. More specifically, there are 25 hectares currently under vine, with another 7 in the replanting phase. The vineyards stretch over the ridges of the hills, with soils that generally feature a high presence of skeletal fragments and alka-
Docg Chianti, sono poi prodotti alcuni Igt Toscana, come il Terziere, il Terraccio ed il Brandaglia e un Pietraviva Doc, l’Albarosae.(l.m.)• AZIENDA AGRARIA GUERRINI Sede sociale: Via Querceto, 24 Cantina: Via Nazionale, 135/a – Loc Il Merre 52020 Pergine Valdarno (Ar) Tel. 0575 896102 – 896409 Fax 0575 896322 info@viniguerrini.it - www.viniguerrini.it
line matrices, in some cases of medium grain, tending to clayey loam. The exposure is designed to optimise the benefits of the sunlight; the yield is low and the quality of the end product superb. The flagship product of the Guerrini estate is the Fonteguerra, also available in the Riserva version, which is comprised within the Chianti DOCG. Several Tuscan IGTs are also produced, including il Terziere, il Terraccio and Brandaglia as well as a Pietraviva DOC, Albarosae. •
agli occhi
Toscana
Tufo,
e al palato
G Cantina Cooperativa di Pitigliano racconta il territorio attraverso i suoi vini, profumati e minerali. E ci ricorda che qualità e quantità…
randi numeri vs. qualità, un’antitesi enologica che in molti hanno sfatato. Fra questi anche la Cantina Cooperativa di Pitigliano, nella bella cittadina del tufo all’estremo confine sud della Toscana. Oltre 400 soci conferitori, 70 mila quintali di uve lavorate – divise più o meno a metà fra bianche e rosse – e una gamma interessante, destinata in parte al canale horeca e in parte alla grande distribuzione, con una percentuale di export ancora contenuta ma in crescita. Il Presidente è Renato Finocchi che, bicchiere alla mano, racconta il nesso fra questi terreni tufacei di genesi vulcanica e le caratteristiche
organolettiche dei vini, caratterizzati da profumi unici. Doc Pitigliano, Viognier e Vementino in purezza per i bianchi, Doc Sovana, Sovana Superiore (Merlot e Sangiovese) e un 100% Ciliegiolo per i rossi: tutti i vini di Cantina Cooperativa di Pitigliano hanno un ottimo rapporto fra prezzo e valore ed esprimono la buona qualità del lavoro portato avanti, anche grazie ad un programma ad adesione volontaria che vede la cooperativa guidare i soci nella direzione di una viticoltura buona e sostenibile. A completare la gamma sono infine l’olio, la produzione biologica e quella kosher, in virtù dell’importante tradizione ebraica della zona. (c.c.)•
Tuff, to see and to taste Cantina Cooperativa di Pitigliano recounts the territory through its fragrant and mineral wines. And reminds us that quality and quantity …
Cantina Cooperativa di Pitigliano Via Nicola Ciacci, 974 - 58017 Pitigliano (GR) - Tel. 0564 616133 - Fax 0564 616142 info@cantinadipitigliano.it - www.cantinadipitigliano.it
Big numbers versus quality: an oenological antithesis that many have disproved. Among them is the Cantina Cooperativa di Pitigliano in the wonderful tuff town at the southernmost extremity of Tuscany. Over 400 member winegrowers, 7 thousand tons of grapes processed – split more or less evenly between whites and reds. The interesting range of wines is destined partly to the HORECA channel and partly to large-scale retail, with an export percentage that is still modest but on the increase. The Chairman of the co-operative is Renato Finocchi who, glass in hand, recounts the link between this tuff soil of volcanic origin and the organoleptic features
of the wines, characterised by unique perfumes. Doc Pitigliano, Viognier and Vermentino in single varietals for the whites; Doc Sovana, Sovana Superiore (Merlot and Sangiovese) and a 100% Ciliegiolo for the reds. All the wines of the Cantina Cooperativa di Pitigliano offer excellent value for money and express the high quality of the work achieved, partly thanks to a voluntary programme through which the co-operative guides any interested members in the direction of good and sustainable winegrowing. Finally the range is completed by olive oil, organic and kosher produce – the latter in view of the important Jewish tradition of this area. •
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L’immagine del vino trentino viene veicolata anche grazie a un sistema territoriale in grado di offrire al turista un’esperienza differenziata Trentino
Marina Ciancaglini
Natura e tecnologia,
nell’enoturismo un binomio vincente
U
n sicuro plus tutto italiano è la possibilità di unire a un prodotto bandiera del made in Italy come il vino di qualità, altre attrattive che spaziano dall’arte alla cultura. Si creano così dei veri e propri distretti turistici che sono unici al mondo e che fungono anche da leva commerciale all’estero. Il Trentino, per capacità di fare sistema, oltre per un’oggettiva bellezza, rappresenta un modello che può essere replicabile. Francesco Antoniolli, Presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino illustra la ricetta trentina per il turismo enogastronomico. Che tipologia di turismo enogastronomico offre il Trentino?
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“Il turismo enogastronomico trentino si differenzia a seconda del territorio di riferimento: in alcune importanti località montane, o nelle città d’arte, l’enogastronomia è un tema complementare, nelle località più piccole è sicuramente uno dei temi principali. Il turista, grazie alla Strada, può scoprire più lati del Trentino, che coniugano arte, enogastronomia e folklore”. Può tracciare un identikit generale del turista che viene in Trentino? “Possiamo dire che ha un’età compresa tra i 25 e i 60 anni, prevalentemente italiano e possiede un livello culturale ed economico medio alto. Stiamo comunque riscontrando un aumento dei turisti stranieri. L’enoturista ricerca in Trentino un’of-
ferta integrata, capace cioè di abbinare al prodotto vino anche un’offerta di tipo culturale, paesaggistico, sportivo e di relax. Durante la fruizione della vacanza, acquista prodotti vinicoli ed effettua almeno una degustazione in cantina o una visita in un’azienda vitivinicola. Seleziona autonomamente le strutture ricettive, i ristoranti e le aziende vitivinicole da visitare, senza far riferimento all’intermediazione; internet, e in particolare i siti di recensione degli utenti, sono perciò una fonte autorevole per programmare, prenotare e ricercare informazioni riguardo la propria vacanza”. E’ disponibile anche una App delle Strade del vino e dei Sapori del Trentino per smartphone. Quanto si sta
investendo in questo senso? “Crediamo molto nella tecnologia e soprattutto nei social media, infatti stiamo anche rafforzando la nostra presenza su facebook, twitter, instagram, flickr e google+. Inoltre, stiamo anche lavorando, in collaborazione con Trentino Sviluppo e le altre 2 Strade, sul nostro nuovo portale che sarà online per inizio estate”. Quali sono i punti di forza e cosa invece è da migliorare nel vostro territorio? “I punti di forza del nostro territorio sono sicuramente la qualità dei nostri prodotti e la buona volontà dei nostri operatori. Ciò su cui dovremmo lavorare è invece la nostra autostima, purtroppo per noi trentini è molto più facile lodare il lavoro dei nostri vicini piuttosto che quello che il nostro. Dobbiamo imparare a credere più in noi stessi e a diventare più orgogliosi di quello che stiamo sviluppando in questi anni”.•
Umbria
Marchio e consorzio unico per l’Umbria? di Irene Graziotto
E
letta ad inizio anno da Wine Enthusiast fra le dieci migliori destinazioni enologiche al mondo –unico territorio italiano ad essere menzionato – l’Umbria è improvvisamente finita sotto i riflettori internazionali e del Belpaese. Tuttavia, è già da qualche tempo che la Regione si sta muovendo in merito, grazie ad un Progetto Speciale per la Vitivinicoltura che dal 2010 ha analizzato lo statu quo del settore, arrivando poi ad elaborare una strategia promozionale, anche in vista di Expo 2015. Fra le proposte una ha dato avvio ad un
Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità
dibattito decisamente intenso: l’idea di un Consorzio di Tutela e un marchio unico per tutti i vini umbri. Nell’incontro di metà febbraio a Perugia, durante il quale la Seconda Commissione ha ascoltato i pareri dei vari rappresentanti di categoria, si è riscontrato, accanto a qualche convinto assenso, una più generale approvazione in via teorica e d’intenti affiancata da numerose reticenze pratiche. Se, infatti, da un lato c’è accordo sulla necessità di azioni sinergiche che comunichino un’immagine precisa e d’impatto, in grado di concentrare gli sforzi
dei singoli produttori e catalizzare le risorse, dall’altro c’è chi parla di passo prematuro e chi ritiene che in tal modo andrebbero perse le singole identità enoiche che modulano in maniera così vivace il panorama umbro. È di questo parere Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Montefalco, che appoggia fortemente l’idea di “iniziative collettive cui partecipare con tutti i Consorzi” ma che ritiene “il marchio unico impraticabile”. Fra le motivazioni di Pambuffetti anche la consapevolezza che sono le singole denominazione a fare da trai-
no per una regione, “come è avvenuto per la Toscana.” E mentre il dibattito fermenta – fortunatamente in maniera non tumultuosa – l’Umbria torna a godere dell’attenzione internazionale grazie alla mostra “Sensational Umbria” del fotografo Steve McCurry.•
Fermenta il dibattito, che si fa più stringente man mano che si avvicina Expo 2015
In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.
Socio AFLOVIT Sezione AVIT
Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - info@vicopad.it
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Veneto
Non di solo export vivono Conegliano e Valdobbiadene l’occasione per farsi accompagnare da Giancarlo Vettorello, Direttore del Consorzio di Tutela, in Tour da Conegliano a Valdobbiadene, attraversando San Vendemiano, Tarzo, San Pietro di Feletto, Farra di Soligo, per finire proprio nel Cartizze. Vet-
di ripresa: finalmente i consumi interni tornano a crescere. L’indagine del Centro Studi del Consorzio di Tutela ha rivelato i dati del 2013 e dei primi mesi del 2014: +11,7% a valore e un +10,3% a volume rispetto al 2012. Con simili premesse, è facile immaginare che anche nei restanti mesi del 2014 il trend sarà positivo. Il Tour prosegue, oltre che tra le colline a perdita d’occhio, anche nel calice. “Vino in Villa” è stata l’occasione per degustare alcune delle circa 300 etichette dell’annata 2013. Se la scorsa vendemmia era stata
torello è un Cicerone d’eccezione orgoglioso e attento, come se ogni centimetro di verdissima collina fosse casa sua, e annuncia che quest’anno, sempre forte dei 30 milioni di bottiglie piazzate con l’export, la vera notizia è che “in casa” ci sono segnali
definita “a cinque stelle”, ricordata come la migliore degli ultimi decenni grazie a un perfetto sviluppo degli aromi nelle uve, una bella acidità e freschezza insieme a un regolare accumulo zuccherino, la prova degli assaggi ha confermato le attese.•
Testo e foto di Stefania Abbattista
S
e c’è un perfetto esempio di valorizzazione territoriale applicata al vino, sta proprio nel Nord-Est di Conegliano e Valdobbiadene, nell’areale compreso tra i due capoluoghi e dove si produce il Prosecco Superiore Docg. Ci sono 43 Rive, prima e chiara espressione del territorio, della volontà di delimitarlo, circoscriverlo e poi valorizzarlo. In queste terre del Prosecco dicono Rive per dire Cru, e ciascuna zona racchiude caratteristiche peculiari, pedoclimatiche e quindi organolettiche. Spesso e volentieri, vista anche la ripidità delle colline, qui ogni operazione in vigna è svolta solo a mano e l’uomo diventa unico artefice. Ondeggiando da Riva a Riva (la composizione di queste colline ricorda il mare), è possibile imbattersi in vini con maggiore o minore mineralità o acidità, con
A “Vino in Villa” alla scoperta di un territorio che si conferma al top, con una sorpresa. Il consumo interno torna a crescere. Finalmente prevalenza di fiori o di frutta nel bicchiere. I suoli più antichi, poi, sono quelli del fiore all’occhiello: il Cartizze. La celebre sottozona, disciplinata dal 1969, ha una concentrazione di vigneti altissima ed è l’emblema della qualità. “Vino in Villa”, quest’anno alla sua 17^ edizione nel suggestivo Castello di San Salvatore a Susegana nel trevigiano, è stata
Assaggi a Vino in Villa Adami, “Col Credas” Rive di Farra di Soligo, 2013: rivela un bel naso fruttato e di fiori bianchi, in bocca grande equilibrio e pulizia La Tordera, “Oltreval” Rive di Guia, 2013: un Brut molto particolare, con zero zuccheri aggiunti che rivela la grande acidità dell’annata Bisol, “Jeio”, un naso ricco e fruttato (specialmente pera) che si conferma in bocca, aroma primaverile, molto armonico e variegato, ampio e profondo Perlage, “Anime”, Brut in cui spicca la nota minerale e la crosta di pane; zero solfiti per un vino biologico che si sa differenziare
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A
connotare Astoria, fondata nel 1987 dai fratelli Paolo e Giorgio Polegato, è il sapere generazionale - radicato nei fondatori come la Glera lo è in questo territorio - e la costante capacità di giocare d’anticipo sui tempi. I primi successi arrivano proprio col Prosecco che Astoria per prima propose in versione millesimata: nasce così il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Millesimato Extra Dry che proprio quest’anno festeggia i vent’anni. Ottenuto
Astoria Wines dal prosecco Millesimato
al Brut sino all’innovativo 9.5 da una vendemmia manuale con successiva pressatura soffice e una permanenza di due settimane sui lieviti, questo spumante,
premiato con la Medaglia d’Oro al Vinitaly, si fa notare per l’importante nota fruttata di pesca e melone e il sapore morbido e
Astoria Wine, from Millesimato spumante to Brut and through to the innovative 9.5 Tradition and innovation come together to give life to unique products on the oenology scene Founded in 1987 by the brothers Paolo and Giorgio Polegato, the hallmark of Astoria is generational know-how – which is as deeply embedded in the founders as the Glera is in this territory – combined with the constant capacity to be one step ahead of the times. The first successes came precisely with the Prosecco that Astoria was the first to propose in the millesimata or vintage version, that is using grapes from a single year’s harvest: this is how the Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Millesimato
Extra Dry came into being, which this year celebrates its twentieth anniversary. The grapes are harvested by hand and then soft-pressed, followed by two weeks on the yeasts. This sparkling wine, which won the Gold Medal at Vinitaly, is remarkable for the important fruity note of peach and melon and the full and rounded flavour. Another feather in Astoria’s cap is the “Casa Vittorino” Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Brut version, which as a result of the cryomaceration and three weeks’ fer-
mentation on autochthonous selected yeasts, features an elegant perlage with a typically varietal perfume and a dry, tangy flavour. The most recent success story is instead what’s called the “9.5”, a Brut product with a low alcohol content – 9.5 per cent to be precise – distinguished by a markedly spicy aromatic note and a balanced flavour. Available to date in five variants, just recently the non-alcoholic version “Zerotono” has also been created using the must of organicallygrown grapes. •
pieno. Altra punta di diamante aziendale è il “Casa Vittorino” Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg versione Brut, che grazie alla criomacerazione e alla fermentazione di tre settimane su lieviti selezionati autoctoni, presenta un perlage elegante, un profumo tipicamente varietale e una bocca asciutta e sapida. La soddisfazione più recente si chiama invece “9.5”, un prodotto Brut dalla bassa gradazione alcolica – per l’appunto 9.5 vol – contraddistinto dalla spiccata nota aromatica e dal sorso equilibrato. Disponibile sinora in cinque varianti, da poco ne è stata creata anche la versione analcolica “Zerotono” con mosto di uve biologiche. (i.g.)•
Tradizione e innovazione si fondono per dare vita a prodotti unici nel panorama enologico Astoria Wines Via Crevada s/n 31020 Refrontolo (TV) Tel. +39 0423 6699 Fax +39 0423 665077 info@astoria.it www.astoria.it Facebook: astoria.wines
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Girardi: il Prosecco
in equilibrio fra tradizione e innovazione
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ovant’anni di ininterrotta attività dove si fondono il lungimirante coraggio del bisnonno Martino – fra i primissimi a intuire la potenzialità del Prosecco – il sapere del figlio Vigilio che nel dopoguerra modernizzò le tecniche produttive e, infine, l’accurata conduzione del bisnipote Luca. Da Farra di Soligo (TV) il marchio Girardi si è così conquistato nuovi mercati e, grazie ad un recente accordo di distribuzione, sarà a breve disponibile nei locali di tutto il territorio nazionale. La produzione con le sue due linee di Prosecco Doc e Docg interpreta al meglio le due realtà territoriali di Farra. Il marchio Girardi vuole infatti essere un omaggio ai primi vigneti del 1925, le cui uve, selezionate rigorosamente a mano e lavorate in criomacerazione, danno vita a vini come il raffinato Cuvée Millesimato Extra Dry, dal perlage vivace, profumi di fiori e frutta a polpa bianca e il sorso appagante, leggermente
Dal 1925 un solo marchio di qualità, oggi con due linee produttive per offrirvi sapori tradizionali e nuovi sentori
acidulo ma bilanciato dalla trama sapida e ben strutturata. La linea Monchera contraddistingue invece i prodotti più giovani e innovativi, come “Rosae” Cuvée Rosé ottenuto da un blend di Manzoni
Moscato e Glera e premiato da Luca Maroni come miglior rosato italiano. “Rosae” ha un perlage persistente e fino che ne evidenzia la tonalità rosa antico, al naso si presenta intraprendente con
sentori che sfociano nella pesca e nel miele e in bocca rivela un connubio equilibrato di sapidità e acidità, che chiude asciutto e vi lascia la voglia di assaporarlo nuovamente. (i.g.)•
Girardi: the Prosecco that balances tradition and innovation Since 1925 a single quality brand, now with two lines of production to offer you traditional flavours and new aromas Ninety years of uninterrupted activity that meld the far-sighted courage of great-grandfather Martino – one of the very first to intuit the potential of Prosecco – the know-how of his son Vigilio who modernised production techniques after the war, and finally the scrupulous management of greatgrandson Luca. Thus, from Farra di Soligo in Treviso, the Girardi trademark has ventured forth to conquer
new markets, and on the basis of a recent distribution agreement will soon be available in venues all over the country. The production of the two ranges of Prosecco Doc and Docg perfectly encapsulates the two territorial realities of Farra. The Girardi label is indeed conceived as a tribute to the very first vineyards of 1925: the grapes, strictly selected by hand and processed through low-temperature
cryomaceration, give rise to superb wines such as the elegant Cuvée Millesimato Extra Dry, with a lively perlage, perfumes of flowers and whitefleshed fruit, gratifying to the palate, slightly acidulous but balanced by the tangy and well-structured texture. The Monchera range instead musters the younger and more innovative products, such as the “Rosae” Cuvée Rosé, made using a blend of Manzoni
Moscato and Glera and acclaimed by Luca Maroni as the best Italian rosé wine. “Rosae” has a persistent and fine perlage that enhances its distinctive old rose hue; the fragrance is enterprising, with aromas that blossom into peach and honey, while on the palate it reveals a balanced blend of tanginess and acidity ending on a dry note that leaves you with the desire to taste it again. •
Girardi Spumanti Via Monchera 17 - 31010 Farra di Soligo (TV) - Tel. +39 0438 801765 - info@cantinagirardi.com - www.cantinagirardi.com - Facebook: Luca Girardi Prosecco
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DISPONIBILE ANCHE BIOLOGICO
Come madre natura l’ha fatto. Dalla trentennale esperienza di ricerca scientifica del Laboratorio Polo, ampiamente diffusa ed operativa a livello mondiale in ambito enologico, nasce Atecnos, l’innovativo brand produttore di lieviti ad inoculo diretto moltiplicati con metodo naturale, disponibili attivi allo stato liquido o cremoso. Atecnos si distingue per una metodologia unica al mondo, che rende possibile la replicazione dei processi naturali di moltiplicazione del lievito, rendendo l’azienda immune dai rischi comunemente presenti in natura: contaminazione e variabilità. Questi lieviti producono antiossidanti e regolano l’acidità totale in modo naturale. Sono indispensabili per la produzione di vini senza aggiunta od a basso contenuto di anidride solforosa.
prodotto e distribuito da: Bioenologia 2.0 srl Via Verdi 32 - 31046 Oderzo [TV] Tel +39.0422.815518 Fax +39.0422.716302 www.atecnos.com
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Appunti di viaggio di Irene Graziotto
Nello Stato di NY, verso il confine con il Canada, si trova un’area dove l’azione mitigatrice di 11 laghi consente di coltivare la vite
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uando ho accennato a parenti e amici il mio viaggio nello stato di New York, tutti hanno pensato che la mia meta fosse la Grande Mela. Niente di più sbagliato: rifuggivo dal caos, dallo smog, dai taxi gialli, dal frutto adamitico della tentazione per puntare a nord, verso il confine con il Canada: una zona verde dove cresce il frutto di Bacco. Ad un’ora d’aereo da New York City si trova infatti l’area vinicola dei Finger Lake, dove undici laghi sottili consentono, grazie alla loro indispensabile azione mitigatrice, di coltivare la vite. Siamo alla medesima latitudine di Viterbo, 42° parallelo Nord, ma fa incredibilmente più freddo, tanto che ad inizio aprile siamo sorpresi dalla neve. Ed è proprio il gelo il grande nemico, causando perdite che lo scorso inverno hanno sfiorato il 30-35%. A resistere al freddo sono essenzialmente i bianchi – in primis Riesling e Chardonnay, ma anche Gewürztraminer e Grüner Veltliner – con qualche incursione nel Cabernet Sauvignon e nel Cabernet Franc, oltre al Pinot Noir spumantizzato. Ma la vera attrazione di questa zona non è il vitigno internazionale bensì la Vitis non
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I vini dei Finger Lake vinifera, con i suoi incroci naturali nati dalla mano di Dio o dei coloni inglesi, oppure ibridi franco-americani creati nei laboratori della Cornell University. Nelle vigne dei Finger Lake troviamo così i bianchi Niagara – profumo dolce cui si affianca immancabilmente, a meno di non effettuare una raccolta precoce, il sentore “foxy”, di candito misto a muschiato, tipico della Vitis lambrusca – e il Cayuga White, spesso in versione frizzante. Sul versante rosso si annovera invece il Concord – usato per il vino da messa o per la produzione kosher e nato dagli sforzi di un fattore del Massachussets che incrociò 22 mila barbatelle – e il Catawba, la varietà più coltivata negli Stati Uniti ad inizio del diciannovesimo secolo e oggi vinificata prevalentemente in rosé. Tra le novità va citato il Traminette, un made in Cornell con lo stesso profilo organolettico del Gewürztraminer, buona produttività e resistenza al freddo. Notevoli sono i progressi compiuti negli ultimi anni dalle circa cento aziende locali ma molto resta ancora da fare: spesso infatti i vini risultano “hollow in the middle”, vuoti nel mezzo. E se certamente la poca luce inficia la maturazio-
ne degli acini – intaccando di conseguenza lo sviluppo di zucchero e alcool – la qualità di alcuni vini assaggiati attesta come sia possibile ottenere risultati di spicco anche in questa situazione climatica. La forte sperimentazione in atto verte sia sui vitigni che sulle tecniche di vinificazione, come quella nei concrete egg, contenitori di cemento a forma d’uova in cui il vino fermenterebbe in maniera più omogenea. Un ruolo importante in questa crescita va attribuito alla Finger Lake International Wine Competition – concorso nato 14 anni fa per scopi benefici e diventato oggi il maggiore nel Nord America con i suoi quasi 4 mila campioni in gara, provenienti da 20 Paesi, fra cui tutti i 50 stati americani e 6 province canadesi – che ha costretto i produttori locali a confrontarsi con gli altri vini americani e con quelli stranieri. Ma la produzione enologica locale non si ferma al vino – il termine wine ha qui uno spettro semantico ben più ampio di quello europeo e connota qualsiasi bevanda prodotta dal succo fermentato di un frutto, persino pomodoro e aglio – e lascia spazio anche a fruity wine, sidro, idromele e icewine.•
COMUNE DI NAPOLI
1 Castello 6.000 Operatori 40 Buyer internazionali 200 Aziende nazionali 700 Workshop one to one
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edizione
marialuisafirpo.it
X Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani 8-9-10 giugno 2014 | Castel dell’Ovo - Napoli
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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
LONDON INTERNATIONAL WINE FAIR PRESENTI
Londra, 2 – 4 giugno 2014 Un incontro tra produttori e trade, di vino ma anche distillati. L’ingresso è libero ma riservato ai soli operatori (importatori, distributori, ristoratori e sommelier). Una fiera che dal 1981 si propone di portare sulla piazza londinese il wine trade mondiale, con professionisti da circa un’ottantina di Paesi e 9 mila vini da ogni angolo del mondo. www. londonwinefair.com
Central London Location | tasting masterclasses | on trade buyer program | Bulk Wine Zone ground-Breaking Market Analysis | Free Wifi | cru bourgeois tasting | craft beer | Ugcb tasting Independent and On-Trade Workshops
Trade Only | Delicatessen By the Fair
Esoterica Tasting | industry briefings
Independent Retail Buyer Program
Speakers' Corner | Free to Visit 2nd – 4th JUne
PRESENTI
VITIGNO ITALIA Napoli, 8 – 10 giugno 2014 L’evento enologico di riferimento dell’Italia centro meridionale, con oltre 200 aziende partecipanti torna, per tre giorni, nella bella cornice di Castel dell’Ovo a Napoli. Tra workshop e degustazioni, Vitigno Italia è una raffinata cornice per appassionati e businessmen. Novità dell’edizione 2014 è l’applicazione mobile “Smartwine”, per promuovere il vino utilizzando la Realtà Aumentata: si tratta di un’ App completa di servizio Qr-Code professionale, geo-localizzazione delle cantine, servizio di e-commerce, multilingue. I buyers stranieri e i visitatori di Vitignoitalia potranno decodificare con il proprio smartphone i Qr-Code applicati allo stand delle aziende, e ricevere una serie di informazioni aggiuntive sul vino e l’azienda. Il Salone è aperto al pubblico dalle ore 14 alle 21; le mattinate sono invece riservate agli operatori esteri e alle contrattazioni OneToOne che si svolgono a porte chiuse nella Sala buyers del castello. www.vitignoitalia.it
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10,000+ Wines | seminars and debates olympia london
Britain's Wine Trade Festival To find out more visit
www.londonwinefair.com
ENOVITIS IN CAMPO
PRESENTI
Food&Beveragenda
Roncade (TV), 19 – 20 giugno 2014 Tutto pronto per l’edizione di Enovitis in Campo. Un calendario che si arricchisce di focus inediti dedicati alla migliore tecnologia impiegata in vigneto. Un convegno a Cattolica Agricola, intitolato “Prosecco Doc e Prosecco Docg: il territorio diventa stile”, apre le porte alla kermesse puntando i riflettore su un’eccellenza nazionale di tutto rispetto, il prosecco, vero core businness di questa fetta di territorio del nord est italiano, cuore dell’evento. Per tutti i giorni della fiera le visite guidate (iniziano alle 10.00) scandiscono l’intera programmazione. In quest’ottica, il Prof. Paolo Balsari dell’Università di Torino sarà il referente scientifico che condurrà i professionisti alla scoperta dei macchinari e delle tecnologie di ultima generazione con prove ed esperimenti direttamente in vigneto. Le escursione sul campo si focalizzeranno su irroratrici tradizionali e di recupero, atomizzatori, spollonatrici chimiche e barre per il diserbo. Ovviamente è sempre il vigneto al centro dell’utiliz-
“
di Claudia Cataldo
zo finale di ogni attrezzatura meccanica. Per venerdì 20 giugno è prevista una giornata didattica, solo per gli studenti, uno sguardo rivolto ai futuri viticoltori, tecnici e specializzandi del settore, garantendo loro un’esperienza dinamica e un diretto impatto con gli attori della materia oggetto di studi. Solo una raccomandazione per chi desidera seguire passo dopo passo l’itinerario dell’esperto: prenotare in anticipo le visite guidate tramite il form sul sito ufficiale. (c.m.) www.enovitisincampo.it
ONLY WINE FESTIVAL Città di Castello (PG), 13 – 15 giugno 2014 Arriva il festival del vino “under”: ovvero, under 40 per i produttori e under 15 per le cantine. 4 giorni di appuntamenti, degustazioni, laboratori, approfondimenti, ospitati nei punti chiave della cittadina. Nelle varie location sarà possibile degustare i vini proposti e selezionati dalle stesse cantine partecipanti, con un carnet da 10 euro che dà diritto a 5 assaggi. Si parlerà di crisi e come uscirne, con piglio pratico e discussioni su vendita, formazione del personale, gestione della cantina e molto altro. www.onlywinefestival.it
La “Vivaistica D’Andrea” è un’azienda a conduzione familiare che ha radici antiche nel campo della moltiplicazione viticola Già nel 1918 Pietro D’Andrea, nonno del titolare Ferdinando, innestava vitigni europei su piede americano. La tecnica gli fu insegnata dal Caporal Maggiore Sartori durante la sosta che fece con la sua compagnia a Rauscedo nel 1916 in attesa di partire per il fronte a Caporetto durante la prima guerra mondiale. Successivamente tale tecnica d’innesto, a partire dai parenti più stretti di Pietro D’Andrea, si diffuse in tutto il paese fino a fare di Rauscedo, anonimo paese della provincia friulana, il polo vivaistico-viticolo più grande del mondo. Il testimone dell’azienda passò successiva-
mente nelle mani del figlio Gino, ma è con il nipote Ferdinando D’Andrea che l’opera di Pietro ha raggiunto l’obiettivo di fare della famiglia D’Andrea un nome conosciuto e rispettato in tutto il panorama vivaistico viticolo nazionale. La Vivaistica D’Andrea produce oggi circa 2.7 milioni di barbatelle innestate all’anno. Con 32 ettari di piante madri portinnesto, 26 ettari di vigneto e 30 ettari di barbatellaio, la Vivaistica D’Andrea tiene costantemente tutto il ciclo produttivo sotto il proprio controllo riuscendo ad immettere sul mercato materiale di moltiplicazione altamente selezionato. La Vivaistica D’Andrea è in grado di ripro-
durre, inoltre, qualsiasi varietà autoctona o biotipo aziendale che rivesta per il cliente particolare interesse. L’esperienza antica e sapiente, unita alla professionalità ed all’amore per il proprio lavoro, hanno permesso alla Vivaistica D’Andrea di diventare un’azienda leader nel settore vivaistico-viticolo che oggi produce barbatelle innestate di indubbia qualità in grado di soddisfare le esigenze di tutti i viticoltori.
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MELODIA DEL VINO
Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
Toscana, 26 giugno – 6 luglio 2014 Vino e musica classica nelle più belle cantine della Toscana. La rassegna si aprirà il 26 giugno nell’imponente struttura di Antinori, per proseguire con altre bellissime location enologiche in tutta la regione. Quest’anno la partnership con il fiorentino Palazzo Strozzi darà diritto a sconti sui biglietti di ingresso ai concerti e alla mostra “Pontormo e Rosso Fiorentino”. www.melodiadelvino.it
DECANTER WORLD WINE AWARD WINNERS’ TASTING Londra, 3 luglio 2014
CIOTTOLANDO CON GUSTO
I premiati del DWWA saranno messi ai banchi d’assaggio. Un’occasione unica per assaggiare e comparare il meglio del nuovo e del vecchio mondo del vino, selezionato da una commissione di esperti e conoscitori. Il biglietto per il tasting è prenotabile online e ha un costo di 25 euro. www.decanter.com
Malcesine, 27/28 settembre 2014 Sabato 27 e domenica 28 settembre a Malcesine va in scena Ciottolando con Gusto, la “caccia al tesoro” gourmet lungo le vie ciottolate del borgo medioevale che si affaccia Sul lago di Garda su cui si specchia il castello Scaligero. L’evento è dedicato alla scoperta dei sapori del Lago di Garda dal pesce all’Olio Extravergine d’Oliva del Garda DOP fino ai prodotti del Monte Baldo.
CORTONA NEL BICCHIERE Cortona (AR), 27 maggio – 30 settembre 2014 22 appuntamenti, tra eccellenze e tradizioni di questa terra. L’iniziativa è promossa e organizzata dalla Strada dei Vini di Cortona e il patrocinio del Comune di Cortona, del Consorzio Doc Cortona e dell’Associazione Italiana Sommelier. All’interno di bar, ristoranti e agriturismi gli appassionati potranno degustare i vini della Doc Cortona. Gli appuntamenti, a partire dal 27 maggio, si svolgeranno sempre nella giornata del martedì. info@stradavinicortona.it
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CINEMADIVINO Itinerante, luglio/settembre 2014 Da luglio a settembre, le cantine di tutta Italia, da nord a sud, ospiteranno Cinemadivino – I grandi film si gustano in cantina: la rassegna cinematografica itinerante che porta il grande schermo nei luoghi del vino, in Piemonte, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo, Sardegna, Campania, Basilicata, Puglia, Emilia Romagna. In totale sono previsti oltre 100 appuntamenti. Gli eventi inizieranno alle 19.30 con le degustazioni, mentre dalle ore 20 sarà possibile effettuare anche una visita guida-
ta delle cantine. L’inizio delle proiezioni è fissato verso le 21.30. Per chi lo desidera, alle ore 20.00 è possibile cenare in cantina. Il costo del biglietto d’ingresso solitamente è di 12 euro (ridotto 10), in alcune regioni può subire variazioni di prezzo, e comprende la visione del film, la visita guidata alla cantina e l’assaggio di 3 calici di vino in degustazione www.cinemadivino.net
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di Cristiano Magi
Tutti on-line!
O
Anche i produttori cinesi credono nell’e-commerce
ltre alle grandi compagnie tecnologiche e di comunicazione adesso anche i produttori di vino credono nel commercio elettronico e cominciano a investire. È recente il lancio del sito jiuxianfeng.com dell’azienda cinese Changyu. Changyu Pioneer Wine Co. Inc. – questo il nome esteso – è l’azienda vinicola più antica e grande della Cina e ha la sua sede dal 1892 a Yantai, nella provincia dello Shandong, NordOvest del Paese. Nel 2002 un passo importante: la collaborazione con Castel Group di Bordeaux per la realizzazione del primo Chateau contemporaneo in Cina. A seguire accordi con aziende canadesi e anche acquisizioni in Nuova Zelanda. Non è un caso che Changyu sia tra le prime 10 compagnie vinicole al mondo. L’apertura della piattaforma proprietaria è la conseguenza del boom delle vendite on-line di vino in Cina, raddoppiate nel 2013 rispetto all’anno precedente. A trainare la corsa, ovviamente, i giovani cinesi della nuova classe media. Il piano del sito è ambizioso: diventare un punto di riferimento per il mercato nei prossimi 3-5 anni. La potenzialità risiede non tanto nell’infrastruttura tecnologica ma soprattutto nei canali tradizionali di distribuzione sui quali l’azienda può contare. Changyu copre infatti ogni provincia cinese e sarà in grado di fornire un servizio O2O – Online-to-Offline ai propri utenti: il sito web servirà infatti per fare conoscere i prodotti ai clienti, permettere a questi di controllarne la disponibilità e infine condurli al ritiro nel
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negozio più vicino. Oltre ai prodotti dell’azienda Changyu jiuxianfeng.com offre una selezione di vini di importazione di fascia alta: tra questi Cheval Blanc e Mouton-Rothschild. A una prima ricerca non appaiono etichette italiane. Ci sarà spazio anche per loro? Come sempre vi invitiamo a esplorare personalmente: basta un clic per farsi un’idea su prezzi, tipologie, estetica e comunicazione. Suggeriamo inoltre di usare la rete per dare un’occhiata a Tiny Times. Il film – primo di una serie – è basato sull’omonimo romanzo di Guo Jingming e ha come protagoniste quattro ragazze di Shanghai, seguite nello studio, nel lavoro, nelle amicizie e nelle gelosie. La critica non ha accolto i film positivamente ma sono invece stati un successo di pubblico: il primo ha incassato circa 480 milioni di dollari. L’ultimo capitolo – il terzo della serie – uscirà il 17 luglio 2014. Utile vedere almeno il trailer per provare a capire l’immaginario della nuova generazione di ragazzi cinesi, quei famosi consumatori che tutti stanno cercano di conquistare: già da queste poche immagini si intuisce come il vino abbia per loro un ruolo fondamentale per celebrare momenti importanti, contribuendo a creare gli immaginari che hanno tanto colpito il pubblico di giovani cinesi. È anche su questi elementi che si può e si deve lavorare per il posizionamento dei propri prodotti, lavorando in sintonia oppure in opposizione a un determinato modello, ma sapendo qual è il contesto nel quale si opera.•
PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )
French Kiss e il “ladro” di sapori… Forse nella programmazione notturna di qualche tv vi sarà capitato di incrociare French Kiss (1995) di Lawrence Kasdan, una commedia ormai di qualche anno fa, con la simpatica Meg Ryan nei panni di Kate. La protagonista è un’americana che vuole diventare canadese per ragioni di cuore e che si trova costretta ad “inseguire” il fidanzato a Parigi, nonostante la sua paura matta di volare, pur di allontanarlo da una sbandata che ha preso per una bellissima ragazza francese, proprio prima del matrimonio. E il gusto in tutto questo? Entra in scena dopo un’ora di film, quando uno meno se lo aspetta. C’è un altro protagonista della storia, ed è
Luc, ladruncolo scanzonato (l’attore Kevin Kline). È lui a capitare proprio accanto a Kate nel volo Toronto-Parigi, e a nascondere nella borsa della ragazza una preziosa collana rubata. Il fine è “nobile”: Luc vorrebbe venderla per comprarsi una bella tenuta in Provenza e ritirarsi nella sua terra d’origine a produrre il vino. È per questo che in aereo dal Nord-America si porta dietro anche un campione di vite, perché «con questa vite», dice, «pianterò una grande vigna». Luc è uno a cui piace bere e piace rischiare: «per fare un grande vino, devi un po’ avere l’anima del giocatore d’azzardo» svela infatti a Kate, dopo averle raccontato che nel passato era riuscito a perdere il terreno
di sua proprietà in una sola mano di poker. Una scena su tutte ci avvicina ai sapori provenzali: Luc invita Kate a lasciarsi sedurre dai piaceri del suo vino, chiedendole di descriverne il gusto. «È un buon vino rosso», risponde, senza metterci troppa attenzione. Ma, ad indagare meglio, la ragazza riesce subito dopo a capire che si tratta di un «vino robusto, con una nota sofisticata, ma non pretenziosa». Forse ha del “fiuto” la nostra Kate, perché dopo aver annusato alcune bottigliette preparate da Luc e riassaggiato di nuovo il vino, ci riconoscerà molti altri aromi di campagna: il ribes rosso, la lavanda, il rosmarino...
«Il vino è come la gente, la vigna raccoglie le influenze della vita che hai intorno. Le assorbe, così acquista la sua personalità»: è così che Luc sembra proprio riflettere il carattere del suo territorio. E anche complici i meravigliosi scorci della campagna, i profumi e i sapori della Provenza, con il suo fascino “avventuriero” riuscirà ad incuriosire la brava ragazza acqua e sapone che ha mille pregiudizi sulla cultura francese. In una fresca commedia americana dai buoni sentimenti non poteva certo mancare l’amore. Riuscirà Kate a riprendersi il promesso sposo? O si farà abbagliare dal nuovo compagno di viaggio? Di sicuro, l’happy end non può attendere. •
Le chiavi sono pensiero positivo e creatività per promuoversi tramite il “futebol” di riprendersi territori abbandonati da anni ma che nel breve periodo crea vuoti di potere rischiosi. Nel complesso però il Paese si sente diverso e positivo e i brasiliani con creatività riescono a sfruttare l’opportunità del Mondiale per promuovere il loro vino tramite l’amato futebol. Lo hanno fatto creando il vino ufficiale del Mondiale e, tra le molte iniziative, realizzando anche un sito web attraverso il quale giocare per vincere viaggi nelle zone di produzione vinicole del Brasile. Basta andare su www.copavinhosdobrasil.com.br per concorrere al premio di ambasciatore del vino brasiliano. In pratica l’utente ha il ruolo dell’allenatore di una squadra di calcio. Può scegliere un avatar fra tre modelli che si rifanno a tipologie di consumo differenti: chi beve in giacca e cravatta, chi beve al bar o in strada con gli amici e chi preferisce farlo a casa. Viene poi chiesto di posizionare alcune tipologie di vino – ognuno con scheda descrittiva – su un campo di calcio, al posto dei giocatori. Ogni ruolo ha il nome di un momento della giornata e di un cibo da abbinare al vino
prescelto: per esempio potremmo posizionare un Prosecco sopra la posizione ‘concerto’ e ‘hot-dog’, mentre ‘pranzo in famiglia’ e ‘feijoada’ potrebbe per noi essere un ruolo adatto a un Syrah. I ruoli sono disposti per gradi, dal più difensivo, il ‘pranzo a casa’, fino al più offensivo, la ‘festa di musica elettronica’, ovviamente all’attacco. Quando la formazione è completa si conclude assegnando la fascia di capitano all’abbinamento che preferiamo. Colpisce l’ampia gamma di cibi ai quali i vini possono essere collegati e la scelta di affidare al gioco on-line una seppur piccola funzione di educazione al vino. La grafica accattivante e l’interattività aumentano la piacevolezza del gioco, il collegamento a Facebook e il sistema di badge a punteggio rende il sistema virale: una buona idea per parlare ai nuovi consumatori e cercare di legare il vino alle partite di calcio, associate storicamente in Brasile alla birra. Il brindisi ufficiale – per la cronaca – non si farà con produzioni brasiliane ma con il francese Champagne Taittinger. •
( di Cristiano Magi )
Il Brasile è in piena febbre Mondiale: fervono i preparativi nelle città che ospiteranno le partite e nelle zone turistiche dove si aspetta un importante incremento di visitatori. C’è ovviamente attesa per l’evento sportivo, ma è forte anche la voglia degli stessi brasiliani di verificare se il Paese sarà stavolta riconosciuto dal mondo intero non solo come Brasile, terra del futuro, libro-manifesto del 1941 di Stefan Zweig, ma come terra del presente, luogo contemporaneo e possibile modello per il mondo globalizzato. Intanto – un segno forse? – il Museu do Amanhã, Il Museo del Domani, progettato da Santiago Calatrava per la zona del porto di Rio De Janeiro è ancora in costruzione. Alcune preoccupazioni per la Copa ci sono, legate a possibili manifestazioni di protesta della nuova classe media – con rischio di infiltrazioni di black bloc – e per la microcriminalità che, a detta di molti, sta uscendo dalle favelas riversandosi sull’asfalto dei quartieri della classe media a seguito del programma di pacificazione UPP che sta consentendo allo stato brasiliano
Il vino nel Bric
Unire il vino ai Mondiali di calcio diventa un gioco
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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini
L’impronta verde della Vernaccia di San Gimignano La Doc più antica d’Italia si proietta nel futuro e calcola la carbon footprint
L
a Vernaccia di San Gimignano, oltre ad essere la Doc più antica d’Italia (1966), ha anche una particolare attenzione alle problematiche ambientali. Un nuovo tassello è stato messo lo scorso aprile da Letizia Cesani, Presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano, e da Riccardo Pulselli della società INDACO2 (Indicatori Ambientali e CO2), azienda spin-off dell’Università di Siena, che hanno dato il via a un progetto che cercherà di dare una risposta nei confronti della sostenibilità della produzione vitivinicola. Di che cosa si tratta? “L’analisi del ciclo di vita – spiega la Presidente Cesani - è la metodologia utilizzata per il calcolo della carbon footprint, in accordo con le norme ISO europee e consiste in un metodo analitico di valutazione di diverse categorie di impatti ambientali di un sistema produttivo. Nel caso di produzioni vitivinicole, l’analisi del ciclo di vita di una bottiglia di vino (LCA – Life Cycle Assesment) è estesa all’intero ciclo di produzione. L’elaborazione della LCA di una bottiglia di vino è un presupposto essenziale per tracciare il profilo ambientale di un’azienda su reali basi scientifiche”. Quali sono gli obiettivi? “I risultati dell’analisi del ciclo di vita possono evidenziare le principali criticità ambientali nella produzione vitivinicola e quindi contribuire a individuare soluzioni per eliminare o mitigare gli impatti negativi. Con questo progetto quindi ci poniamo l’obiettivo di rimuovere tutte le criticità che
emergeranno nel nostro ciclo produttivo e così contribuire alla salvaguardia del pianeta, oltre a generare un risparmio anche economico per l’azienda”. Il Consorzio già l’anno scorso era stato promotore del Convegno “Bio è logico”. Che bilancio ha tratto da quella giornata e può essere servita a gettare le basi per qualcos’altro in futuro? “Ripeteremo il convegno anche quest’anno visto l’interesse riscosso dall’iniziativa: quel momento ha avuto il merito di aprire un dibattito all’interno del nostro settore e dei nostri associati rendendo tutti noi molto più consapevoli della responsabilità collettiva che investe la viticoltura del domani”. La San Gimignano enologica sembra prendere una precisa direzione green. Come spiega questa predisposizione? “Credo si possano individuare due fattori che hanno determinato questa svolta: la straordinaria vocazione agricola di questo territorio, dove è davvero possibile produrre senza un massiccio ricorso ai prodotti sistemici; e la sensibilità dei nostri produttori che sono consapevoli qui, più che altrove, dell’importanza di conservare la terra per le nuove generazioni”. Può quantificare la percentuale di produttori vitivinicoli certificati bio che fanno parte del Consorzio? “Le aziende certificate bio, nostre associate, rappresentano circa il 26% del totale una percentuale, davvero significativa e in crescita ogni anno”.•
Letizia Cesani, Presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano
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BRINDISI
Il brindisi speciale delle Donne della Grappa A Vinitaly il passaggio di consegne tra Claudia Mazzetti e Valeria Luparia
Brindisi speciale per l’Associazione Donne della Grappa a Vinitaly. Domenica 6 aprile, infatti, si è tenuto il passaggio di consegne ufficiale dei vertici Associativi con un vero e proprio brindisi di donne a cui hanno partecipato le Donne Sostenitrici (Distillerie) e numerose socie, sia Amiche che Ordinarie. Momento clou è stata la consegna della targa al merito alla Presidente uscente Claudia Mazzetti, per l’impegno e la dedizione con i quali ha guidato per 12 anni le Donne della Grappa, dando una nuova immagine alla Grappa al femminile. A consegnare la targa, il Direttivo al completo con Valeria Luparia, neo Presidente nonché responsabile produzione della Distilleria Magnoberta.
Il mancato Gravi alterazioni della concorrenza a causa della mancata armonizrispetto delle zazione delle regole europee sull’invecchiamento delle acquaviti di regole imposte vino, contemplate dal Regolamento UE sulle bevande spiritose. Dopo da Bruxelles da la lunga querelle contro la Francia, che ha visto riconosciute le istanparte di alcuni ze dei produttori italiani di brandy ed acquaviti di vino per il ripristino Stati membri delle legalità, AssoDistil denuncia una pesante turbativa di mercato sull’invecchiamento che, attualmente, è facilitata anche dall’assenza di adeguati sistemi dei brandy sta di controllo negli Stati membri diversi dall’Italia, principalmente in provocando Spagna. danni enormi alle “Mentre in Italia grazie all’ottimo operato del Mipaaf e dell’Agendistillerie italiane zia delle Dogane i controlli fiscali sul periodo di invecchiamento dei brandy sono attuati in maniera estremamente rigorosa - afferma il Presidente Assodistil, Antonio Emaldi -, in altri Paesi tali controlli non offrono garanzie equivalenti o, in alcuni casi, non sono nemmeno contemplati. Il problema è generalizzato e si riscontra tanto nei Paesi con forte tradizione vitivinicola come la Spagna, quanto negli stati membri di recente ingresso dell’UE”. In Italia vige uno dei sistemi di controllo più attenti di tutti gli Stati membri: i prodotti made in Italy sono sotto osservazione fin dall’ingresso delle materie prime in distilleria per giungere all’imbottigliamento. Il periodo di invecchiamento indicato in etichetta è, grazie a tali verifiche, corrispondente al periodo in cui i brandy nostrani hanno riposato in legno. Al contrario, denuncia l’associazione degli industriali distillatori, “nonostante tutte le norme e gli organismi di controllo a livello comunitario, vi sono operatori di altri Stati membri che possono operare illegittimamente nella totale assenza di controlli efficaci e uniformi, immettendo sul mercato Brandy e acquaviti di vino invecchiate per un periodo inferiore a quello riportato nei documenti di accompagnamento”.
TRENTINO
Beppe Bertagnolli confermato alla guida della Grappa del Trentino Beppe Bertagnolli è stato confermato all’unanimità alla presidenza dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. Sarà l’ottavo mandato come presidente dell’Istituto per Bertagnolli, titolare insieme alla cugina Livia dell’omonima azienda di famiglia presente in Trentino da numerose generazioni (tra le più antiche realtà italiane) e da sempre impegnato nel mondo della grappa. Territorio, turismo, tutela, promozione: sono queste le parole chiave su cui si baserà il lavoro dell’Istituto nei prossimi tre anni. “E’
Territorio, turismo, tutela e promozione le parole chiave dell’ottavo mandato
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un’elezione che naturalmente mi rende felice – spiega il rieletto presidente Bertagnolli – e che mi sento di accettare con tutta la responsabilità di rappresentare uno storico marchio, quello del Tridente, portando in Italia e nel mondo la voce dei nostri distillatori trentini, famiglie che da anni, secoli in molti casi, hanno investito tutto in questo prodotto che sempre di più trova consenso e gradimento nei consumatori”. L’assemblea ha confermato come Vicepresidente dell’Istituto un altro decano della grappa del Trentino, Bruno Pilzer, distillatore da generazioni in Val di Cembra. Il consiglio sarà invece composto da Luigi Cappelletti, Stefano Marzadro, Carlo Pezzi, Giuliano Pisoni, Bernardino Poli, Carlo Saracini, Rudy Zeni.
TUTELA AMBIENTALE Limiti all’uso di prodotti chimici in vigneto nel nuovo documento promosso dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg
Nasce il Protocollo Viticolo per il Prosecco Superiore Garantire una viticoltura sempre più rispettosa dell’ambiente e di chi vi abita. E’ questa la finalità del Protocollo Viticolo, progetto promosso dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. Il Protocollo consiste in un insieme di regole rivolte a tutti i produttori per limitare il più possibile l’uso di prodotti chimici in vigneto. “Con questa iniziativa – afferma il presi-
dente del Consorzio di Tutela, Innocente Nardi - presentiamo qualcosa che va oltre quanto permesso dalla legge italiana ed europea perché introduciamo delle norme ancora più restrittive in materia di prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di rispondere a una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente e della qualità della vita. Vogliamo inoltre darci dei tempi e fare in modo che nel giro di quattro o al massimo cinque anni la nostra Docg diventi una denominazione d’avanguardia, simbolo dell’eccellenza italiana e modello economico ed ambientale”. Con l’edizione 2014 del Protocollo Viticolo vengono così messi definitivamente al bando i prodotti fitosanitari di classe molto tossico, tossico e quelli nocivi a maggiore tossicità, compresi quelli a base di Mancozeb e Folpet.
CONCORSO
Arriva la “Fascetta d’oro” per i migliori Conegliano Valdobbiadene Docg Arriva il primo concorso nazionale per le migliori espressioni del Conegliano Valdobbiadene Docg. Dopo l’autorizzazione ricevuta dal Ministero delle Politiche Agricole, ha preso il via l’iter organizzato della prima edizione di “Fascetta d’oro” organizzato dall’UNPLI Treviso, che coordina il comitato organizzatore della rassegna Primavera del Prosecco Superiore, d’intesa con l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani. Le aziende produttrici presenti alle 15 Mostre del Vino della rassegna enoturistica trevigiana potranno iscrivere al concorso i loro vini dal 10 al 12 giugno, quando nella sede della
Mostra del vino di San Pietro di Barbozza verranno raccolti tutti i campioni che successivamente la Giuria del concorso, presieduta dal direttore di Assoenologi Giuseppe Martelli, andrà a valutare. Il nuovo concorso prevede due distinte sezioni (vini spumanti e vini tranquilli, frizzanti e passiti) nelle quali potranno partecipare tutti i vini del territorio collinare trevigiano. La Giuria del Concorso si riunirà il 20 giugno per decretare i vincitori. In base ai punteggi ottenuti i vini potranno ricevere il Diploma di Merito, la Fascetta di Bronzo, la Fascetta d’Argento, la Fascetta d’Oro e la Gran Fascetta d’Oro destinata al vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg che otterrà il miglior punteggio in assoluto. Le premiazioni si terranno nel corso della serata di Gala il prossimo 27 Giugno all’Enoteca Veneta di Conegliano.
Per informazioni sul concorso e sulle modalità di adesione è possibile rivolgersi alla segreteria organizzativa: Tel. 0438 893385 - promozione@primaveradelprosecco.it
Venerdì 27 giugno la serata finale del primo premio dedicato alle migliori espressioni produttive delle colline trevigiane
Bollicine News di Giovanni Pellicci
EVENTI
Franciacorta e Street Food Il 14 e 15 giugno sette noti chef stellati italiani reinterpretano i piatti tipici franciacortini in sinergia con altrettanti cuochi del territorio E’ lo Street Food il protagonista dell’edizione 2014 di Franciacortando, l’evento promosso dalla Strada del Franciacorta e in programma il 14 e 15 giugno. Sarà però uno Street Food d’autore, ideato ed elaborato da 7 noti chef stellati italiani, ospiti di altrettanti chef franciacortini. Da fuori arriveranno in Franciacorta Davide Scabin del Combal.zero di Rivoli, Emanuele Scarello di Agli Amici di Godia, Igles Corelli del Atman di Pescia, Christian e Manuel Costardi del Cinzia da Christian e Manuel di Vercelli, Giuseppe Iannotti di Kresios di Telese, Marco Stabile dell’Ora d’Aria di Firenze e Aurora Mazzucchelli del Marconi di Sasso Marconi. Ad ospitarli saranno i ristoranti Due Colombe Ristorante al Borgo Antico di Borgonato di Corte Franca, Araba Fenice di Iseo, Dispensa Pani e Vini di Torbiato di Andro, Locanda Quattro Terre di Corte Franca, Villa Calini di Coccaglio, Cappuccini Resort di Cologne, Lanzani Bottega & Bistrot di Brescia. Le coppie che si verranno a creare presenteranno sabato 14 giugno le loro personali e creative reinterpretazioni di piatti tipici della Franciacorta in chiave “Cibo di Strada” o utilizzeranno per prepararlo prodotti del territorio da riscoprire e valorizzare. Saranno 7 anche le inusuali e suggestive location che ospiteranno gli chef.
Per visualizzare tutti gli eventi in programma per l’edizione 2014 di Franciacortando cliccate su www. franciacortando.it IL TREND DEL FRANCIACORTA (Inizi 2014, fonte Consorzio per la Tutela del Franciacorta) Volume +7% Valore +9% (confronto con identico periodo 2013)
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ExtravergineNews di Giovanni Pellicci
FRODI
Con l’operazione Fuente smascherati oli d’oliva “deodorati” Nel 2013 condotte più di 130 mila operazioni di controllo nell’agroalimentare italiano
PREMI
Parla fiorentino Il Magnifico 2014 All’Azienda Agricola Montisoni di Bagno a Ripoli il premio ideato dallo chef Matia Barciulli E’ fiorentino il Magnifico 2014. Sono stati infatti consegnati i riconoscimenti dell’edizione 2014 de Il Magnifico Olive Oil Award 2014, il premio organizzato dall’Associazione Il Magnifico onlus, presieduta dallo chef Matia Barciulli ideatore del premio nato in ricordo di Massimo Pasquini e di Marco Mugelli. Il premio è stato assegnato all’olio prodotto in Italia da olive italiane che ha raggiunto il punteggio maggiore negli assaggi dei panel. Il panel ha selezionato 10 oli semifinalisti ai quali si sono aggiunti altri 6 oli delle aziende che nel corso del 2013 hanno vinto altrettanti premi nazionali (Bioil, Ercole Oliario, Il Magnifico, Montiferru, Olio Capitale, Sol).
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Il Magnifico Olive Oil Award 2014 è stato assegnato a Idillio, dell’Azienda Agricola Montisoni di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze. Il premio speciale al miglior olio toscano certificato proveniente dalla selezione regionale Dop e Igp tra i 5 selezionati dal panel della Camera di Commercio di Firenze per il loro elevato contenuto di polifenoli è stato assegnato all’Igp Toscano Biologico Colline di Firenze, Cesare e Cesara Buonamici di Fiesole, sempre in provincia di Firenze. Il premio The Magnificent al miglior extra vergine non italiano è stato assegnato, infine, a Reserva de Famiglia de Casas de Hualdo, Casa de Hualdo sl, Madrid, Spagna.
Purtroppo siamo costretti a parlare ancora una volta di gravi episodi di frode nel mondo dell’olio italiano. Ad aprile, infatti, con l’operazione Fuente il Ministero delle politiche agricole alimentari, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), assieme alla Guardia di Finanza di Siena, hanno condotto un’importante operazione che ha portato alla luce una frode in commercio e riciclaggio merceologico nel settore oleario. L’operazione “Fuente”, grazie a 15 perquisizioni presso importanti aziende e stabilimenti operanti a livello nazionale e internazionale e ad un’attività di monitoraggio degli oli in arrivo dall’estero nei principali porti italiani, ha permesso di scoprire l’introduzione sul territorio nazionale di oli cosiddetti “deodorati”, materia prima di scarsa qualità sottoposta a trattamenti industriali di raffinazione e quindi inutilizzabile per l’ottenimento di oli extravergini. “Il nostro impegno per la tutela della qualità e della sicurezza dell’olio extravergine d’oliva italiano è massimo - ha commentato in una nota stampa il Ministero - come dimostra l’operazione dell’Ispettorato repressione frodi. Siamo primi in Europa per i controlli nel campo dell’agroalimentare, solo nel 2013 sono state fatte più di 130mila operazioni. Dobbiamo continuare su questa strada per mantenere alto il livello qualitativo dei controlli e potenziarne l’efficacia”.
A tutta Birra di Chiara Martinelli
NUOVE FERMENTAZIONI ROCK BEER
All’inizio fu la Starship Birrificio toscano L’Olmaia lancia l’ultima figlia di Robert Plant Il Birrificio L’Olmaia ha una cornice invidiabile: poche birre hanno la fortuna di venire alla luce in un casale della Valdorcia. Classse 2004, le sue artigianali ne hanno già fatta molta di strada. Dagli Usa all’Australia, dalla Thailandia al Giappone, pronte a sbarcare in altri paesi. Lo scorso anno era stata la volta della Starship, una bitter inglese a 4,5°, fortemente luppolata, dedicata al più famoso gruppo rock, i Led Zeppelin. Brassata con soli ingredienti inglesi, si distingue per la freschezza, secca e amara sul finale. Perché non darne allora una versione a stelle e strisce? Eccola, è la Starship Revolution, com’è stata ribattezzata, una rock ‘n’roll edition tutta americana. Disponibile solo in fusto, è realizzata con luppoli esclusivamente americani. La versione differente è data sostanzialmente dall’utilizzo di luppoli made u.s.a e da uno stile più solare, estivo, evidente nel logo floreale. Pronta in questi giorni, probabilmente sarà presentata nelle birrerie di Roma in un tour itinerante (come per la precedente). Moreno – mastro birraio dell’Olmaia – conclude con il suo leitmotiv “Ora e sempre Rock ‘n’roll!!”.
Arriva Mister Settembrini Da Prati, un distinto signore presenta la sua birra Alla corte del più conosciuto Ristorante di via Settembrini a Roma, è nata la prima birra artigianale di quartiere. Bottiglia sobria e logo elegante su cui campeggia lui, il Signor Settembrini con tanto di bombetta e baffo altero. Prodotta dal birrificio Turan di Bagnaia (Viterbo), è una “beverina” ispirata alle Kölsh. Il colore giallo paglierino, la schiuma fine, ha un modesto grado alcolico accompagnato da un gusto secco e leggermente amaro sul finale. Il ristorante la propone in abbinamento all’happy disch anglosassone: bocconcini di pollo fritto in salsa barbecue con tocco culinario tutto italiano. Il Signor Settembrini è di casa da Settembrini Libri e Cucina, al Settembrni Cafè, presso l’Officina Settembrini e da Fandango Incontro. Tutti luoghi molto cool, tripudio di birra, libri, cucina, piaceri raffinati. Per info: www.viasettembrini.com
INSPIRAZIONI PUNK
Svbvrbia: quando la birra ha il sapore del punk rock Fabbrica di Birra Perugia celebra il marchio storico con una nuova etichetta d’evocazione anni ‘80 Stavolta i “ragazzi di Perugia” hanno aperto il cassetto dei ricordi e si sono lanciati nella realizzazione di Svbvrbia. Cos’è? In primis un marchio targato 1875, simbolo dell’hand made italiano (a sottolineare l’artigianalità del prodotto), poi un locale perugino degli anni ottanta progettato sull’onda travolgente del punk rock italiano. Infine è la novità, la birra che nasce da un sentimento legato alle radici perugine. Se gli spunti portano dritti ad un certo etnocentrismo, non poteva mancare la collaborazione di Bruno Carilli (patron di Toccalmatto, birrificio di Parma), produttore pluripremiato e ingrediente necessario, poiché umbro di nascita e frequentatore del mitico locale Svbvrbia ai tempi dell’università. Una collaborazione entusiasmante, sinergica che vede i due birrifici artigianali ispirarsi ai reciproci passati e metterci del loro per un obiettivo comune: una birra che porta il nome del mitico Svbvrbia. L’ispirazione alla tradizione brassicola britannica è un dovere, in particolare alla English Indian Pale Ale. La miscela si sviluppa classica, solo malto e luppoli inglese, forti sentori balsamici e resinosi. Fascino e vintage incarnano un’epoca, evocano la Londra dei punk reinterpretata alla maniera di una certa periferia perugina.
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di Max Brod
Macchine Enologiche
Il futuro è l’usato online Vuoi la crisi, vuoi il diffondersi di internet, nel mondo del vino le macchine usate vanno sempre più forte. Il mercato del web ne è la prova
E
’ l’ideatore di uno dei portali di vendita ed acquisto di macchine enologiche usate più frequentati della rete (enonet.it): Ivano Pizzolato ha alle spalle 30 anni di esperienza nel settore e forse anche per questo, nessuno meglio di lui, sa interpretare questo settore che – anche a causa della crisi cresce ogni giorno di più. Come nasce il vostro portale? “Abbiamo cominciato a occuparci del settore 30 anni fa, poi nel 1997, quando ci siamo accorti che c’era una forte richiesta di macchine enologiche italiane per soddi-
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sfare il bisogno di ricambi, abbiamo aperto il portale. Siamo partiti con le macchine usate, ma adesso vendiamo anche quelle nuove”. Quali sono i vostri servizi? “Siamo il portale più riconosciuto al mondo nel settore. Oltre a gestire gli annunci che ogni produttore può mettere sul sito, abbiamo creato una “rete” di servizi con enologi, agronomi e costruttori. Così adesso abbiamo 3000 contatti al giorno in 94 paesi diversi e contiamo 700 annunci con 1300 macchine certificate, con un transito in valore di 4 milioni di euro all’anno”.
Come si svolge il vostro lavoro esattamente? “Noi gestiamo le transazioni. Chi vuole acquistare un prodotto manifesta l’interesse sul sito e, se vuole, fa una controproposta. Proponiamo allora al cedente un prezzo e se c’è bisogno operiamo una mediazione affinché entrambe le parti siano soddisfatte. Poi la transazione si chiude e compratore e venditore si accordano per la spedizione”. In che fase si trova il mercato dell’usato? “Siamo nel cuore dello sviluppo del mer-
cato, ci sono molti finanziamenti per comprare macchine nuove e così le macchine vecchie trovano posto nel mondo dell’usato. Anche perché le macchine enologiche non si consumano, casomai le loro tecnologie vengono superate, ma sono sempre perfettamente funzionanti”. Quali paesi in particolare spingono di più? “Ora si muovono molto bene sia la Spagna che l’Italia”.
Merito anche della crisi? “Sicuramente la crisi aiuta, non a caso la mole di lavoro è in crescita e sono alla ricerca di collaboratori adatti a questo tipo di attività”. Le vostre prossime mosse? “Da poco abbiamo allargato le nostre attività anche al settore vitivinicolo, a seguito di una forte richiesta di macchine agricole per il vigneto. Il nostro sito è stato appena ammodernato e a breve tutto il portale sarà tradotto in inglese e clonato in altri paesi europei”.•
Il commento
degli addetti ai lavori Giovanni Riccardi - Ufficio commerciale Siprem Cosa ne pensa del settore dell’usato? “Anche se la nostra principale attività è la vendita di macchine enologiche nuove, anni fa abbiamo creato un sito internet e pensato di inserire la sezione dell’usato per renderlo più completo. Spesso ci arrivano richieste per macchine viste sul sito: macchine seminuove o occasioni”. Che caratteristiche hanno le macchine in vendita? “Sono principalmente le macchine che riprendiamo dai clienti per la vendita del nuovo. Inoltre vi applichiamo quasi sempre una garanzia che dura almeno un anno dalla consegna, anche se i dettagli si accordano sempre in sede di ordine, insieme al cliente”. Qual è il vostro mercato di riferimento? “Vendiamo ormai in tutto il mondo, anche se il mercato italiano rappresenta il 50% del fatturato e ci dà sempre grandi soddisfazioni”
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pone inoltre il nuovo atomizzatore a recupero Giuly 2010, in grado di recuperare in modo efficace i fitofarmaci non depositati sulle piante, presente nella versione portato a recupero (hl 4,5,6), monofila a recupero (hl 10) e bifila a recupero (hl 15,20, 30). Per tutte quelle aziende, che si vogliono adeguare alle normative vigenti, pur non avendo grandi budget a disposizione, Europiave ha infine pensato e progettato l’atomizzatore a recupero EPV4E15, una macchina più compatta, in versione assolutamente più economica, perfetta per le medie e piccole realtà.(l.m.) • EUROPIAVE SNC Via Stabiuzzo, 26 - 31010 Cimadolmo (Tv) Tel. 0422 743906 - Fax 0422 803784 info@europiave.it - www.europiave.it
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ruppo Cordenons è un’azienda italiana produttrice di carte fini e tecniche. La gamma di carte proposta è molto ampia e comprende carte metallizzate, perlescenti e iridescenti, carte marcate ed ecologiche prodotte con fibre annuali, carte per etichette, carte cast-coated e dal tatto particolare, carte create specificatamente per il mercato del digitale, carte di sicurezza e cartoncini per impregnazione. Il tutto realizzato mantenendo la vocazione per la produzione di prodotti di alta qualità, dall’eleganza e dal fascino del fatto a mano; una combinazione che il dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Gruppo Cordenons è stato in grado di creare unendo passato e futuro, conoscenza, tradizione e abilità artigianali e tecnologiche. Gruppo Cordenons ha al suo interno una Divisione Filtri che opera ormai da decenni e, grazie alla costante ricerca, all’esperienza e al patrimonio
tecnologico accumulati, offre una serie di prodotti specificamente studiati e collaudati, in grado di soddisfare pienamente tutte le esigenze della filtrazione nel campo alimentare, chimico, farmaceutico ed industriale. Stiamo parlando di carte, cartoncini e strati filtranti altamente innovativi, che vengono realizzati con materie prime pregiate, selezionate e collaudate, che garantiscono un livello costante di prestazioni e che, per soddisfare in pieno tutte le esigenze nelle diverse fasi del processo industriale di filtrazione, sono stati affiancati da cartucce e sacchi filtranti, realizzati con i materiali più moderni e le tecnologie più avanzate. Gruppo Cordenons opera in regime di certificazione ISO 9001, tutti i suoi prodotti sono certificati secondo le più recenti normative nazionali ed internazionali e il magazzino è monitorato in conformità alle normative europee relative ed al metodo HACCP. (l.m.)•
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News Tecniche STOCCAGGIO
strumenti analitici
Nuove interfalda VinPlast 1210, un unico foglio per 4 tipi di bottiglie
Foss: il partner per vendemmiare nel momento giusto
La nuova interfalda 1200x1000 permette di stoccare da 42 bottiglie per piano, accogliendo bottiglie da 0,75 di diversa tipologia. La particolare conformità delle sedi termoformate permette di alloggiare bottiglie champagne, borgognotte, bordolesi e renane di corpo cilindrico. Pulizia delle bottiglie, minor spazio occupato in cantina, massimo sfruttamento dello spazio, facilità d’inventario, minori rotture dovute a sfregamento del vetro, estrema maneggevolezza del prodotto: questi i punti di forza del VinPlast. Il VinPlast si presenta come una soluzione alternativa a gabbioni di ferro, paretali e cassoni di legno, permettendo di ottimizzare i costi di stoccaggio e di manodopera della cantina e di velocizzare i tempi di alloggiamento delle bottiglie. Il VinPlast offre inoltre la possibilità di meccanizzare tramite braccio automatico la posa e il recupero delle bottiglie, evitando fastidiose e costose interruzioni nella linea di imbottigliamento. VinPlast, ci prendiamo cura delle vostre bottiglie.
CMP Srl Via Revello, 38 - 12037 Saluzzo (CN) Tel. 0175 217560/1953000 - Fax 0175.217.552 www.vinplast.it - www.cmp-plast.it www.vinplast.eu - vinplast@cmp-plast.it
VinPlast è l’interfalda in plastica per lo stoccaggio del vino imbottigliato
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enologia
Enoservizi, al servizio dell’enologia Si trova nel cuore del Chianti Classico la sede logistica di Enoservizi, con i suoi 3000 mq di aree personalizzate ed i piazzali di oltre 10000 mq. Lavorando a stretto contatto con le sue aziende partner e valutando di volta in volta le specifiche esigenze della cantina, è in grado di fornire una fattiva consulenza nella scelta e nell’ottimizzazione di impianti di imbottigliamento e di Microfiltrazione Tangenziale (MFT) Abbiamo la certificazione per poter imbottigliare il prodotto biologico ai sensi del REG.834/07 e 889/08 e L.M. E I. IT.BIO 14. La professionalità acquisita negli anni, permette ad Enoservizi di offrire una valida soluzione e risolvere molti dei problemi che possono manifestarsi in cantina. Tra i servizi offerti: •Imbottigliamento mobile •Degustazioni e wine tours •Stoccaggio, picking delle merci con etichettatura, gestione pallets e trasmissione inventari •Depositi per stoccaggio ed affinamento vini DOC DOCG Chianti classico senza etichetta. •Distribuzione e ritiro merci in tutta italia con tariffe personalizzate ed assicurazione all-risk anche senza franchigia. Enoservizi Srl S.P. N. 20 San Piero in Barca 53019 Castelnuovo Berardenga (SI) Tel. 0577 355478 Fax 0577 355125 www.enoservizisrl.it info@enoservizisrl.it
Foss, azienda danese che sviluppa e produce strumenti analitici finalizzati a migliorare l’efficienza produttiva, propone soluzioni ad hoc che permettono alle aziende enologiche di affrontare la vendemmia nel momento più giusto, fornendo una visione che comprende sia l’aspetto analitico che sanitario dell’uva. Con una soluzione Foss è infatti possibile seguire lo sviluppo di maturità delle uve dalla veraison alla vendemmia, monitorando singoli parametri come fruttosio, glucosio, zuccheri totali, acido malico e acidità totale. E’ possibile inoltre stabilire il livello di antociani e di polifenoli, verificare il punto di ottimale equilibrio tra acidi e zuccheri, nonché avere indicazioni fondamentali sui tannini e quindi sulle potenziali espressioni aromatiche o gustative della matrice in esame. All’inizio della vendemmia, inoltre, l’assenza di etanolo e di altri metaboliti microbici garantisce la cosiddetta sanità delle uve. Un FTIR può misurare la presenza e la concentrazione di tali elementi e offrire all’enologo precisi indizi su quello che può essere successo in vigna e su quali microorganismi possono essere stati responsabili dell’anomalia analitica. Tutte le soluzioni Foss sono istantanee e multiparametriche (tutti i parametri ottenuti in una sola lettura sul campione tal quale), senza trattamento campione e uso di reattivi. (l.m.) FOSS ITALIA Corso Stati Uniti, 1/77 - 35127 Padova (Pd) Tel. 049 8287211 - Fax 049 8287222 fossitalia@foss.it - www.foss.it Soluzioni analitiche dedicate per il settore enologico
News Tecniche STOCCAGGIO
Magugliani propone impianti di asciugatura a risparmio energetico Magugliani distribuisce impianti ed attrezzature per l’industria dal 1988. La gamma comprende impianti di asciugatura bottiglie, lattine e barattoli prodotti dall’americana Republic Blower Systems. La tecnologia Republic applicata alle soffianti centrifughe ed ai generatori di lama d’aria, permette il raggiungimento di elevati valori di efficienza, garantendo un potente flusso d’aria con risparmi energetici considerevoli, specialmente se comparati a quelli delle soffianti a canale laterale. Il sistema Republic sfrutta soffianti centrifughe tecnologicamente avanzate, accoppiate a generatori di lame d’aria con sezione “a goccia”, forma che evita contro-pressioni. Le soffianti centrifughe Republic sono costruite con materiali di qualità per durare nel tempo e per contenere la manutenzione, le dimensioni compatte degli impianti permettono e semplificano il posizionamento direttamente sulla linea di produzione. I generatori di lama d’aria sono disponibili in alluminio estruso anodizzato oppure in acciaio inossidabile AISI 316. Ogni soffiante centrifuga può alimentare più generatori. L’ampia gamma dei prodotti Republic comprende soffianti centrifughe di diverse grandezze ed una serie di accessori per confezionare l’impianto su misura in funzione della velocità della linea di produzione e delle esigenze dei clienti. (l.m.) MAGUGLIANI Srl Via Sacro Monte 3/1 - 21052 - Busto Arsizio (VA) Tel 0331 380044 - Fax 0331 684344 info@magugliani.it - www.magugliani.it
La tecnologia Republic permette di raggiungere elevati valori di efficienza, pur risparmiando energia
confezioni
La chiusura per il vino a Zero Carbon Footprint è riconosciuta come innovazione nel campo della sostenibilità
Analisi
NOMACORC RICEVE IL PREMIO “BEST GREEN LAUNCH” AI GREEN AWARDS DEL THE DRINKS BUSINESS MAGAZINE Nomacorc, uno dei principali produttori mondiali di chiusure per vino, si è aggiudicata il Best Green Launch ai Green Awards del The Drinks Business Magazine assegnato a Londra. Il Best Green Launch premia il prodotto che promuove una causa ecologica e dimostra chiaramente i suoi benefici per la sostenibilità. Nomacorc ha ricevuto il premio per la sua chiusura Select Bio , prima chiusura per il vino al mondo a zero emissioni di carbonio. La chiusura Select Bio di Nomacorc, che lo scorso novembre in Italia ha anche ricevuto il premio Nuove Tecnologie nella fiera SIMEI - ENOVITIS, è realizzata utilizzando biopolimeri a base di vegetali rinnovabili derivati dalla canna da zucchero. Richard Teply, direttore generale di Nomacorc per l’Europa, ritirando il premio a nome della società, ha dichiarato: “Dal lancio di Select Bio, abbiamo ricevuto una risposta estremamente positiva da parte del mercato e dalle cantine alla ricerca di una soluzione di packaging più sostenibile e affidabile. Siamo onorati di essere stati premiati per il nostro duro lavoro sullo sviluppo della prima chiusura per il vino al mondo con zero emissioni di carbonio ed il nostro continuo progresso nel campo dell’innovazione e della sostenibilità.” NOMACORC Via Luigi dalla Via 3/b/6 Centro Direzionale Summano – Torre A 36015 Schio (Vi) Tel. 0445 1656521 - Fax 0445 1656136 it.nomacorc.com
Contenitori di emozioni dal 1974 Una storia lunga 40 anni fatta di creatività, innovazione e ricerca costante della qualità . Tutto questo contraddistingue anche il presente ed il futuro della Scotton SPA , azienda cartotecnica veneta che produce scatole regalo in cartone accoppiato, disponibili in oltre 150 versioni tra colori, lavorazioni e goffrature. La gamma di prodotti per confezionare bottiglie e articoli di ogni genere più completa sul mercato ed in grado di soddisfare ogni esigenza, rispettando i più rigidi criteri di robustezza, estetica e praticità. Ogni anno la Scotton SPA presenta modelli innovativi capaci di trasformare un regalo in un momento di emozione, garantendo allo stesso tempo la possibilità di personalizzare i prodotti con tecniche di stampa di grande effetto e valore. Tutti i prodotti, standard o realizzati su richiesta, sono forniti in tempi brevissimi grazie ad un efficientissimo sistema distributivo che parte da un moderno magazzino robotizzato. Scotton SPA, orgogliosi di produrre dal 1974 contenitori di emozioni. SCOTTON SPA Via Vallina Orticella, 1 31030 Borso del Grappa (Treviso) Tel. 0423 913300 - Fax 0423 913399 scotton@scotton.it - www.scotton.it
Scotton, azienda cartotecnica veneta, produce scatole regalo in cartone in oltre 150 versioni
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News Tecniche In Vigna
RICAMBI
La Cimatrice di Colombardo, Speedy Rotor Eco 011
Soluzioni in campo: con LACRUZ non è mai stato così facile
I nuovi telai della cimatrice serie Eco 010 ed Eco 011 si differenziano da tutti gli altri modelli per aver trasferito la traslazione laterale e lo snodo di inclinazione idraulica sulla struttura bassa del telaio, apportando tre grandi vantaggi: riduzione del peso aereo e migliore stabilità, operabilità su terreni con forti pendenze trasversali (per filari a giropoggio), migliore visibilità. Il Principio di taglio della cimatrice Speedy-Rotor Eco 011 è quello “a lama libera”:il taglio della vegetazione avviene per inerzia grazie alla forte velocità di rotazione delle lame senza l’aiuto di una controlama, ottenendo ugualmente una recisione netta ed evitando lo sfibramento di tralci. Le lame vengono montate sovrapposte tra loro, impedendo la fuga della vegetazione da cimare. Ogni utensile misura circa 30 cm. e il sormonto è di circa 70 cm. La struttura del modulo porta utensili è costruita interamente in lega leggera e acciaio inox: ne risulta una macchina estremamente leggera; ha quattro coltelli (capacità di taglio utile 1,60 mt) sulla struttura verticale, e un coltello per il top per il taglio orizzontale del filare (capacità di taglio utile 0,50 mt.). Per i comandi dei movimenti (regolazione altezza, spostamento laterale basso, inclinazione +/- 45° settore di taglio, inclinazione del top da 0° a 90°, comando del motore con protezione antiurto a norma CE), la macchina viene corredata di uno speciale distributore idro-meccanico a 5 utilizzi (con divisore di flusso incorporato, optional se necessario, per trattori con portata idraulica superiore a 30 L/min). Viene inoltre accessoriata di cavalletto speciale e piastra ancoraggio al trattore per il rimessaggio.
LACRUZ è un’azienda leader nel settore dei ricambi per vendemmiatrici e soluzioni per viticoltura, grazie a prodotti garantiti, affidabili e innovativi come la soluzione “LC System”. Si tratta di un kit di modifica per vendemmiatrici Pellenc, in grado di migliorare la resa della macchina anche del 30% diminuendo i danni sulla pianta, migliorando la qualità del vendemmiato e riducendo il costo di manutenzione. La seconda novità di LACRUZ è il kit diraspatore “CleanGrape” che grazie alla esclusiva catenaria - la cui velocità è regolabile in maniera indipendente - e alla particolare conformazione permette un rapido sgrondo di mosto e acini, portando nella camera di diraspatura solo raspi, foglie e tralci che sono subito eliminati. Il rotore elicoidale è dotato di estremità sagomate in tecnopolimero deformabile, delicate sull’acino anche ad alte velocità e facilmente adattabili ai diversi vendemmiati. Infine, il telaio è realizzato per adeguarsi al meglio su un’ampia gamma di vendemmiatrici. Terza novità di LACRUZ è lo sradicatore idraulico per ceppi, disponibile nelle due versioni per vigneti e frutteti. Il telaio robusto estrae in maniera semplice e rapida le radici dai differenti terreni, grazie alle punte anteriori, mentre il sistema idraulico integrato nella macchina muove le aste posteriori che scuotono le radici e le puliscono completamente dalla terra. Dopo il passaggio del leva ceppi, il terreno è quindi già pronto per ulteriori coltivazioni e i ceppi possono essere facilmente raccolti e usati per altri scopi, come la produzione di biomassa. LACRUZ che possiede l’esclusiva sugli sradicatori, garantisce inoltre anche l’assistenza postvendita.
COLOMBARDO Regione Leiso, 30/31 14050 San Marzano Oliveto (AT) Tel. +39 0141 856108 Fax + 39 0141 856103 info@colombardo.com www.colombardo.com
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Accessori
EDEL: IL CALICE PERFETTO PER TUTTO E PER TUTTI Avete mai pensato a quanto possa essere funzionale avere a disposizione un solo bicchiere per tanti utilizzi diversi? Rastal ha voluto creare proprio per la ristorazione un calice unico che, per la sua forma, il suo design e la sua capacità risponde a questa esigenza di assoluta praticità. E’ nato così EDEL, il calice universale che ben si sposa con tante tipologie di bevande: dalla birra, al vino, sia questo bianco o rosso, dallo spritz ai cocktail più elaborati. La forma del calice, infatti, ha dato prova di ben esaltare tutti i profumi e i sapori di ogni prodotto. La coppa presenta una base molto ampia, squadrata, che si stringe verso l’alto per convogliare al massimo qualsiasi aroma; uno strumento di degustazione “tecnico” che non ha neppure bisogno della tacca di livello a 10 cl, perché la dosata corretta corrisponde esattamente alla bombatura della coppa. La funzionalità del bicchiere è, pertanto, indubbia, tanto che Edel è stato definito il calice perfetto per tutto e per tutti. Rastal Italia srl Via A. Calvi 35 29015 Castel San Giovanni (Piacenza) Tel. 0523.883805 Fax 0523.881995 info@rastal.it www.rastal.it
LACRUZ s.r.l. Via Concordia, 16 Z.I., 31046 Oderzo (TV) Tel. + 39 0422 209006 Fax + 39 0422 810028 info@lacruz.it www.lacruz.it
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I Grandi Vini è una rivista dedicata al settore enologico ed enogastronomi Si rivolge a un pubblico di appassionati e professionisti. Tradotta in ingle raggiunge un pubblico internazionale
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