I Grandi Vini Maggio/Giugno

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Lombardia

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CANTINA SOCIALE DI GONZAGA PAG. 49

AZIENDA AGRICOLA DIEGALE PAG. 41 IL PRATO PAG. 13

TIBERI MIRENO PAG. 45 TENUTA LA PINETA PAG. 14

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Toscana

Veneto

VITIVINICOLA MARCHIORI SOC. AGR. PAG. 51

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TENUTA MONTETI PAG. 44

AZIENDA AGRICOLA SUVERAIA PAG. 46 SOC. AGR. LE SODE DI SANT’ANGELO PAGG. 42-43

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Anno XII • Numero 90 • Maggio Giugno 2016 www.igrandivini.com In copertina Francesco Liantonio di Torrevento

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Barbara Amoroso, Irene Barbieri, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Nicola Biasi, Pamela Bralia, Alberto Brilli, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Antonio Iacona, Chiara Martinelli, Enea Silvio Tafuro Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Account Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Marco Biagioli - m.biagioli@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Vittoria D’Apruzzo - v.dapruzzo@clustereditori.it Francesca Droghini – f.droghini@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it

Associato a:

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Aderente al Sistema Confindustriale


Sognando un’estate enoturistica italiana questo, alla vigilia di un’altra estate in cui la politica sembra soprattutto concentrata sull’ennesima e perenne campagna elettorale – questa volta per le amministrative nelle principali città italiane e poi per il referendum costituzionale del prossimo ottobre -, a noi de I Grandi Vini piace domandarci cosa potrebbe fare l’Italia avendo da investire 80 milioni di euro per l’enoturismo. Non ci sarebbe nulla da costruire da capo a piedi come hanno deciso di fare i francesi, ma sarebbe sufficiente mettere sempre più a sistema un’offerta turistica nazionale coordinata e basata sul trio composto da cultura, territorio ed enogastronomia. Da noi, si sa, è tutt’altro che facile avviare questo percorso coordinato, vista la frammentazione delle competenze che vede coinvolti più enti, a partire dalle varie Regioni. Sarebbe auspicabile un chiaro input dall’alto, concreto, capace di unire le capacità e varietà territoriali invece di contare su agenzie carrozzone come Enit (Agenzia Nazionale del turismo), che nei decenni hanno prodotto poco altro se non spese, eppure resistono quasi per inerzia allo sforzo di cancellazione che diversi Governi recenti hanno tentato. Se davvero stiamo ancora godendo dell’effetto Expo perché non approfittarne concretamente? Non a caso l’inchiesta sviluppata nelle prossime pagine da Claudia Cataldo si sofferma proprio sul fenomeno dell’enoturismo italiano, che deve letteralmente “rimboccarsi le maniche”. Per capire quale direzione prendere, tra criticità ed opportunità, abbiamo interpellato la docente universitaria Roberta Milano e quindi Hilarie Larson del North Winds Wine Consulting che ci elenca anche i suoi 5 punti fondamentali per migliorare il turismo del vino. A questi temi si incrocia un’altra fon-

damentale sfida: quella della digitalizzazione del settore vinicolo italiano. Progressi ci sono ma sono ancora piuttosto lenti. La presenza sui social media delle aziende vitivinicole italiane è, infatti, più quantitativa che qualitativa; sui siti web sono aumentati del 35% i riferimenti al territorio, inclusi eventi, enoteche e percorsi di degustazione; per fortuna quasi tutte le aziende (24 su 26 del campione) presentano contenuti fruibili in almeno due lingue (italiano, inglese o tedesco quelle più utilizzate) ma solo un’azienda offre contenuti in cinese (che visto quanto successo a Vinitaly sembra la nuova Mecca online). Le piattaforme e-commerce dirette sono ancora per pochi: solo due aziende su 26 ne uso. E’ questa l’estrema sintesi dei dati raccolti dall’edizione 2016 della ricerca “Il gusto digitale del vino italiano”, che si è focalizzata sull’analisi dei principali canali web e social delle prime 26 aziende vinicole italiane per fatturato (secondo i dati Mediobanca). “Uno tra gli aspetti più interessanti dello studio è il costante aumento delle indicazioni, da parte delle aziende vinicole, su enoteche e percorsi di degustazione consigliati, vale a dire momenti e luoghi capaci di massimizzare l’incontro tra brand e consumatori – commenta Massimo Moriconi, General Manager & Partner di FleishmanHillard Italia -. Lo scenario di e-commerce è invece caratterizzato da pochissimi brand che se ne occupano direttamente e da molti intermediari”. Insomma, tanto per non dimenticarcelo, la strada da fare è ancora tanta. Ma lo storytelling c’è, eccome se c’è. Dobbiamo solo imparare a chiamarlo “narrazione”, farlo nostro e valorizzandoci al meglio, specialmente se vogliamo davvero provare a superare i cugini francesi. Riflettiamoci. Intanto buona estate del vino!•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

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a Francia ha speso oltre 80 milioni di euro per costruire la sua città del vino a Bordeaux. Un investimento faraonico per una costruzione di estrema avanguardia architettonica. L’obiettivo è chiaro: puntare fortissimo sull’enoturismo che, già oggi, rappresenta la terza motivazione di viaggio di coloro che scelgono il territorio transalpino quale meta. Lo conferma il fatto che all’inaugurazione non è mancato il presidente francese Hollande, tanto per ribadire che si tratta di un chiaro obiettivo nazionale. Tra un anno verificheremo il numero degli ingressi registrati per capire se davvero può esserci un ritorno in linea con l’investimento, frutto di un mix di risorse pubbliche e private. Provando a fare un paragone, in Italia nell’ultimo fine settimana di maggio, che come ormai da tradizione coincide con l’evento di Cantine Aperte in tutta Italia, secondo i dati del Movimento Turismo del Vino, 1 milione di enoturisti hanno girato per aziende vitivinicole. “Cantine Aperte ha dimostrato oggi più che mai il valore aggiunto dei propri territori vinicoli e dei suoi paesaggi”. Questo il commento del presidente Carlo Pietrasanta che, giustamente, può gongolare di fronte a questi numeri che, ancora una volta, sottolineano l’incredibile valore del nostro territorio che ha naturalmente – nel senso che non necessita di strutture e impianti da costruire – un’incredibile vocazione enoturistica. Le colline del Chianti, i paesaggi delle Langhe, la Franciacorta, i ripidi filari del Cartizze... Potremmo continuare ancora a lungo ad elencare i tanti affascinanti luoghi del vino del nostro Belpaese, in grado di stimolare le escursioni dei wine lovers anche solo per la loro intatta bellezza naturale. Per

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COVER STORY TORREVENTO, PASSATO E FUTURO DELLA PUGLIA

32 TIBERI: MONTECUCCO DOCG E NON SOLO

CANTINA GONZAGA: È TEMPO DI MANTÈ

SOMMARIO 5 L’EDITORIALE

51 MARCHIORI: I FATTORI PRIMI DEL SUPERIORE

8 ULTIME DAL MONDO DEL VINO

52 CALABRIA: IL GRECO DI BIANCO, PUNTA DEL’ICEBERG

13 PRODUTTORI IN PRIMO PIANO

53 CILIEGIOLO, IL PRESUNTO PADRE DEL SANGIOVESE

15 FACCIA @ FACCIA CON…WERNER MORANDELL

54 I TEMPI DURI DEL FRIULI

16 LA POLITICA NEL VINO

55 IL ROERO SI FA LARGO

18 THE WINE TROTTER: INGHILTERRA

56 PUGLIA IN ROSÈ, NESSUNO COME TE

20 L’INCHIESTA: ENOTURISMO

57 WINEINSICILY.COM: VINO, CULTURA, TERRITORIO

23 WIP: FRANCESCO MOSER

58 TRENTINO ALTO ADIGE: UNA TERRA FERTILE DI IDEE

25 BEST PRACTICES: VINO ITALIANO & MERCATO CINESE

59 LAMBRUSCO, LA RIVINCITA

26 CHEF: ITALO BASSI

61 FIERE IN CALENDARIO

28 SICILIANS CHEF AND FRIENDS

62 FOOD & BEVERAGENDA

30 TAORMINA E ZAFFERANA, CONQUISTATE DAL GUSTO

64 NEWS BIO & GREEN

32 COVER STORY: TORREVENTO,

67 BOLLICINE NEWS

PASSATO E FUTURO DELLA PUGLIA 36 #ILIKEYOURSTANDVINITALY2016

69 DISTILLATI & CO.

39 IGT COSTA TOSCANA, UN SUCCESSO DA NON SOTTOVALUTARE

70 APPUNTI DI VIAGGIO: NEW YORK

41 DIEGALE, TOSCANA INSOLITA

72 VIGNA & CANTINA: SPECIALE GESTIONE CANTINA

42 DAUTORE, OGNI ANNO UNA VERA OPERA D’ARTE

74 VIGNA & CANTINA: SPECIALE MACCHINE PER L’ENOLOGIA

44 TENUTA MONTETI, L’ELEGANZA INTERNAZIONALE

76 REGISTRIONLINE.IT: LA DEMATERIALIZZAZIONE

DELLA MAREMMA

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68 PELLICOLE DI GUSTO

DEI REGISTRI

45 TIBERI: MONTECUCCO DOC E NON SOLO

77 AEB PREMIA LA MIGLIORE INNOVAZIONE ENOLOGICA

46 SUVERAIA: UN NUOVO PROGETTO IN CANTINA

78 BERTOLASO, QUANDO IL VALORE È ANCHE DONNA

47 WIN-WINE IN VENICE

79 ENO TECNO CHIMICA: QUALITÀ CONTROLLATA E GARANTITA

49 CANTINA GONZAGA: È TEMPO DI MANTÈ

81 CAIM GROUP: DA OLTRE 30 ANNI UN SUPPORTO SPECIALIZZATO

50 PROSECCO CANNIBALE?

82 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE


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Ultime dal mondo del Vino

TECNOLOGIA

di Giovanni Pellicci

SCADENZE

PROMOZIONE ALL’ESTERO, 100 MILIONI CON IL NUOVO BANDO OCM La prima scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 30 giugno C’è tempo fino al prossimo 30 giugno (esattamente fino alle ore 15) per presentare i progetti di promozione nei Paesi Terzi che saranno finanziati dal nuovo bando dell’Ocm Vino per la campagna 2016/2017. Si tratta di 100 milioni di euro di risorse (di cui 30 gestiti a livello nazionale e 70 da parte delle Regioni) che rappresentano il fondamentale supporto nell’azione a sostegno delle esportazioni. Dopo il primo passaggio di fine giugno, le Regioni avranno tempo fino al 15 luglio

per inviare al MIPAAF l’elenco dei progetti multiregionali. Al 22 luglio è invece fissata la scadenza di quelli regionali con il Ministero stesso che dovrà poi inviare entro il 26 luglio ad Agea la lista completa dei progetti regionali, multiregionali e nazionali approvati. Entro il 21 settembre, poi, i beneficiari dei co-finanziamenti (fino ad un massimo del 50% del costo

del progetto) dovranno presentare uno schema di contratto ad Agea, che poi dovrà stipulare i contratti definitivi con i beneficiari entro il 12 ottobre 2016.

NOMINE 1

ANTONIO RALLO ALLA GUIDA DI UNIONE ITALIANA VINI

Il produttore siciliano raccoglie il testimone da Domenico Zonin alla guida della Confindustria del vino Antonio Rallo ha raccolto il testimone da Domenico Zonin ed è stato eletto nuovo presidente di Unione Italiana Vini per i prossimi tre anni. “Ringrazio i consiglieri per la fiducia che hanno manifestato nei miei confronti – ha commentato il neo eletto Antonio Rallo -. Accetto questo ruolo con piacere e gran-

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de responsabilità, raccogliendo l’eredità del presidente e del Consiglio Nazionale uscente, che hanno saputo creare all’interno di UIV un clima di collaborazione fattiva stimolando un’intensa attività in tutti i settori di interesse del comparto con risultati concreti sotto gli occhi di tutti. Puntiamo a valorizzare i punti di forza emersi in questi anni, interpretando in senso autentico lo “spirito di continuità” che vuole lo sviluppo ulteriore dell’azione politica e l’implementazione dell’organizzazione interna. Per un’associazione che sia sempre più inclusiva verso tutte le imprese del ciclo economico della filiera vitivinicola (piccole e grandi

imprese, viticoltori, cooperative, industria e commercio, consorzi e/o altre forme associative) e, pertanto, diventi maggiormente rappresentativa dell’intera filiera stessa. Un’associazione “di tutti gli imprenditori e per tutti gli imprenditori” che sappia farsi interprete dei principi dell’etica d’impresa, dei valori territoriali e dello spirito di filiera”. Oltre ad Antonio Rallo, il consiglio ha eletto anche un vice presidente vicario della Confederazione, Ernesto Abbona, presidente della Federazione Nazionale degli Industriali Vinicoli, e un vice presidente, Quirico Decordi, presidente della Federazione Nazionale del Commercio Vinicolo.

AL VIA LA MAPPATURA DEL TERRITORIO DI MONTALCINO Il Consorzio ha avviato il percorso che porterà allo sviluppo di applicazioni dedicate agli enoturisti Sempre più novità in arrivo da Montalcino. Dopo la nascita della Fondazione Brunello che destinerà risorse ricavate dalla vendite di vino a favore di investimenti sul territorio, il Consorzio del Vino Brunello ha lanciato il progetto di mappatura così da mettere a disposizione dell’enoturista ventiquattromila ettari da scoprire e visitare. “Si tratta di un progetto unico del suo genere in Italia – spiega una nota stampa diffusa dal Consorzio - che renderà fruibile ai visitatori la localizzazione dei vigneti e di tutte le colture presenti rendendo onore ad un elemento caratterizzante Montalcino ed unico il Brunello: la biodiversità e l’equilibrio tra i vari ambiti territoriali. L’idea di fondo è quella di partire dalla valorizzazione di questo concetto: Montalcino non è una vigna sterminata ma un unicum creato nei decenni che ha reso possibile l’affermazione mondiale del Brunello”. La mappatura andrà a comporre la banca dati di base per la creazione ed implementazione di importanti applicazioni web e mobile device dedicati al settore turistico ricettivo, da mettere a disposizione dei produttori e degli operatori montalcinesi. Il sistema si avvarrà delle più alte tecnologie di geolocalizzazione ad uso privato attualmente a disposizione e sarà il primo nel suo genere a rendere in maniera interattiva la mappatura di un territorio ad altissima vocazione vitivinicola. Il progetto è già stato affidato e il risultato finale sarà presentato durante Benvenuto Brunello 2017, all’interno delle celebrazione dei 50 anni del Consorzio.


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

NOMINE 2

NUOVO CDA PER IL BRUNELLO Conclusa la presidenza di Fabrizio Bindocci: tra le new entry spicca il nome di Marilisa Allegrini Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ha scelto il suo nuovo Consiglio di Amministrazione. Conclusa la presidenza di Fabrizio Bindocci (che resterà alla guida di Avito, il consorzio dei consorzi toscani, fino a fine anno) sono stati scelti i 15 nomi su 24 candidati, eletti in rappre-

sentanza degli imbottigliatori (11), vinificatori (2) e viticoltori (2). I consiglieri sono: Patrizio Cencioni, Riccardo Talenti, Tommaso Cortonesi, Emilia Nardi, Elisa Fanti, Elia Palazzesi, Ferruccio Ricci, Fabian Schwarz, Adriano Rubegni, Angelo Zannoni, Gianni Bernazzi, Simone Pallesi, Maria Allegrini, Andrea Machetti e Stefano Cinelli Colombini. In attesa di conoscere il nome del nuovo presidente e dei suoi tre vice, che resteranno in carica per il prossimo triennio, la maggiore

COSA FANNO GLI ALTRI

LA FRANCIA INVESTE 81 MILIONI NELL’ENOTURISMO A Bordeaux è stata inaugurata la nuovissima Citè du Vin

novità è l’ingresso in Consiglio di Marilisa Allegrini, lady Amarone, proprietaria nel territorio di Montalcino dell’azienda San Polo. La primavera, inoltre, ha segnato altri rinnovi nei consorzi della Toscana. Donatella Cinelli Colombini è stata infatti confermata alla presidenza della Doc Orcia (con Giulitta Zamperini e Roberto Terzuoli vicepresidenti) mentre Marco Giannoni prosegue il suo mandato alla guida del Consorzio Vini Cortona (con Chiara Vinciarelli alla vicepresidenza).

La Francia fa sul serio ed investe 81 milioni di euro a favore dell’enoturismo che per i cugini transalpini rappresenta la terza motivazione turistica di viaggio. E’ stata infatti inaugurata a Bordeaux la Citè du Vin, il nuovo spazio espositivo e centro conferenze dedicato “alle civiltà e alle culture del vino”. Realizzata sulle rive della Garonna, il fiume che attraversa Bordeaux, la Citè è un edificio dalla forma innovativa, con curve che ricordano quelle di un calice o di un decanter. All’interno trovano spazio sale degustazioni, percorsi multimediali, auditorium, ristoranti e altro ancora pensato appositamente per raccontare al pubblico dei wine lovers l’affascinante story telling del vino.

ACCORDI NUMERI

FRANCIA E ITALIA UNITE NEL NOME DEL VINO

GRAFICAL, DAL 1984 AL SERVIZIO DELLE TUE ETICHETTE Questi i numeri di Grafical, a testimoniarne l’affidabilità e le ottime performance Grafical nasce nel 1984 a Marano di Valpolicella ad opera dei fratelli Lonardi: dotati di lungimiranza, seppero accogliere le sfide del mercato e presto l’attività, iniziata con la stampa a foglio delle etichette carta-colla, passò alla stampa delle etichette in bobina di ultima generazione. I numeri la caratterizzano: 70 collaboratori, 600 clienti solo nel territorio circostante, 20.000 mq di superficie operativa, 40.000 dépliant stampati in un’ora, 2 milioni le etichette stampate al giorno. Grafical, soprattutto per la sua posizione sul territorio, è diventata negli anni un punto di riferimento per i produttori di vino in Valpolicella e sempre più la realizzazione delle etichette per il settore vinicolo si è confermata essere il core business dell’azienda, che negli ultimi anni ha investito molto

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in tecnologie di ultima generazione per questo particolare tipo di stampa. Lamine a caldo, vernici lucide, opache o profumate, glitter, embossing, sono solo alcune delle soluzioni proposte per rendere l’etichetta speciale e accattivante, in grado di emergere in un mercato dove l’offerta è sempre maggiore. A questo si aggiunge la stampa di materiale corporate e packaging di vario tipo, per un servizio a 360 gradi. (c.m.) GRAFICAL Via dell’Artigianato, 42 37020 Marano di Valpolicella - VR tel. 045 7704444 - fax 045 7703566 grafical@grafical.it www.grafical.it

É stato rinnovato infatti l’accordo tra l'UGCB e Vinitaly per il quadriennio 2017-2020, dopo i positivi risultati ottenuti dal precedente agreement, nato per incontrare le esigenze dei protagonisti del mondo del vino, buyer e stampa internazionale in particolare. L’accordo prevede l’armonizzazione dei rispettivi calendari, evitando qualsiasi sovrapposizione di date tra la "Semaine des Primeurs" di Bordeaux e il Vinitaly di Verona, due manifestazioni di prim'ordine per il settore vinicolo mondiale.

Semaine des Primeurs a Bordeaux 3 – 6 aprile 2017 9 – 12 aprile 2018 1 – 4 aprile 2019 30 marzo – 2 aprile 2020

Vinitaly a Verona 9 – 12 aprile 2017 15 – 18 aprile 2018 7 – 10 aprile 2019 5 – 8 aprile 2020


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VINO DIGITALE

L’ITALIA DEL VINO MIGLIORA ONLINE Risultati incoraggianti dall’analisi della presenza sul web delle principali 26 aziende del Belpaese. Ma possiamo e dobbiamo fare di più

Continua il percorso della digitalizzazione del settore vinicolo italiano con progressi su info design dei siti, territorialità e contenuti video mentre rimangono aree di miglioramento su e-commerce, ottimizzazione dei contenuti (SEO), storytelling e gestione qualitativa dei canali social. Sono questi i risultati raccolti nella terza edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard, società di consulenza strategica in comunicazione attiva con 85 uffici in oltre 30 Paesi, che ha analizzato nel mese di aprile 2016 la presenza e le attività online delle prime 26 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’ultima indagine Mediobanca. Tra le novità principali emerse dalla ricerca interessante come il 33% delle aziende abbia migliorato negli ultimi 12 mesi la fruibilità dei propri siti grazie a info design rinnovati e pensati sempre più per clienti internazionali. Oggi 24 aziende su 26 offrono informazioni e percorsi di navigazione almeno in due lingue. Altro aspetto: ben il 53% (18% nel 2015) lega la comunicazione del prodotto al territorio di appartenenza introducendo anche riferimenti a enoteche locali e percorsi esperienziali. Infine, in uno scenario social più quantitativo che qualitativo, diventano più frequenti (+10%) gli aggiornamenti dei canali YouTube mentre l’ecommerce proprietario è ancora utilizzato da pochi (2 su 26, come nel 2015). Per l’edizione 2016 si conferma sul gradino più alto della classifica Compagnia De’ Frescobaldi, seguita da Mezzacorona che raggiunge la seconda posizione, Masi Agricola che si conferma al terzo posto mentre P. Antinori s’insedia al quarto. Chiude la top5 Casa Vinicola Zonin.

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Produttori in primo piano di Irene Graziotto

NUOVE SFIDE

IL PRATO: NASCE UN NUOVO BRANDY IN TOSCANA Dai vigneti aziendali in Rufina un Brandy da distillazione discontinua e tre anni di invecchiamento in rovere

EXPO SINGOLO H

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INTERRATORE DI CONCIME

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iamo nelle colline vitate del Chianti Rufina, abituate a vedere più vino rosso che distillati. Ma questa del Brandy non è che l’ultima sfida di Stefania Capanni che nel 1994 lascia una carriera amministrativa per intraprendere quella di viticoltrice assieme al marito Giovanni Salvestrini. Nasce così l’azienda Il Prato, da 13 ettari di terreni incolti convertiti a vigneti e oliveti che puntano ad una produzione toscana autentica e biologica. Chianti Rufina d’annata e Riserva

dal profilo intenso e corposo per accompagnare piatti di carne ma anche un primo importante, oltre ad un Vin Santo invecchiato in caratelli per cinque anni dal colore ambrato e sentori di frutta secca. L’alto standard qualitativo viene applicato a tutta la filiera, con gli olii che si guadagnano importanti menzioni sulla carta stampata e ai concorsi: dal primo premio al concorso Montiferru alla classificazione nella Selezione dei Migliori Olii Toscani indetta dalla Camera di Commercio. A breve

sarà inoltre immesso per la prima volta in commercio il Brandy dell’azienda, ottenuto da una distillazione artigianale con caldaiette a vapore e colonna discontinua a basso grado realizzata dalla Nannoni di Paganico (GR). Colore dorato, naso complesso dove alla vaniglia si affiancano pera e albicocca ma anche mandorla tostata e miele e un gusto caldo e avvolgente, morbido ed equilibrato. IL PRATO Via Masseto 121 50068 Rufina (FI) Tel. e Fax +39 0558397885 Cell. +39 393 9937071 info@aziendagricolailprato.com www.aziendagricolailprato.com Facebook: Azienda agricola "Il PRATO"

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Produttori in primo piano CHIANTI

TENUTA LA PINETA: PRODUZIONE DI NICCHIA, E NON SI FA PER DIRE 6 ettari, 20 mila bottiglie, un Chianti Superiore Docg, il Bronzante passito e il nuovo Canaiolo in purezza

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iccoli ma di valore: è questa la filosofia che ha adottato Tenuta La Pineta, acquistata dalla famiglia Scortecci nel 1985 e trasformata nel 2009 in azienda vinicola a tutti gli effetti. Ai vigneti più antichi, che risalgono agli anni Sessanta, sono state affiancate nuove vigne in grado di garantire una produzione soddisfacente anche dal punto di vista quantitativo. Se infatti le vecchie vigne, grazie al lungo adattamento, sono custodi della qualità enologica dei Colli Aretini in fatto di intensità aromatica, alle piante più giovani è affidato il compito di apportare vigoria. Il Guido, un Chianti Superiore Docg, è ottenuto da Sangiovese, Canaiolo e Cabernet Sauvignon, possiede un intenso corredo aromatico, dove la frutta rossa si mescola alle note balsamiche e floreali, e rivela un sorso di corpo, in equilibrio fra alcolicità e freschezza. Il Canaiolo 2013, l’ultimo arrivato in azienda, nasce invece da Canaiolo in purezza, un’uva autoctona che nel Settecen-

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to godeva di popolarità pari, se non superiore, a quella del Sangiovese e che è oggi tornata ad attirare l’attenzione per la sua godibilità. A far da testimone della grande tradizione toscana dei passiti è, invece, il Bronzante: colore ambrato, al naso frutta secca e miele, sorso dolce sostenuto da una vena minerale che lo rende compagno ambito per il dessert. Oltre al vino, Tenuta La Pineta produce

anche miele ed olio dalle cultivar tradizionali di Frantoio, Leccino e Moraiolo. TENUTA LA PINETA Via Setteponti 65 52029 Castiglion Fibocchi (AR) Tel. +39 0575 477716 info@tenutalapineta.it www.tenutalapineta.it Facebook: Tenuta la Pineta


WERNER MORANDELL

Piwi Wines,

la resistenza in vigna

W

erner Morandell vive nei pressi del lago di Caldaro, uno degli angoli più accoglienti e generosi dell’Alto Adige. Il vignaiolo ha un chiodo fisso in testa: lasciare un’impronta più sostenibile possibile nell’ambiente. E’ infatti tra i pionieri dei Piwi Wines, i vini ottenuti dai vitigni resistenti frutto di incroci tra la vite europea e quella americana. Piwi, va detto, non è un nome frutto del marketing ma è l’acronimo del termine tedesco pilzwiderstandsfähig, che significa resistente alle malattie fungine. Abbiamo incontrato Morandell a Vinitaly, dove abbiamo sorseggiato con lui i vini che produce con la sua azienda biologica Lieselehof (3 ettari vitati), dove trova posto anche il Museo dei vitigni con ben 340 tipologie diverse. @ Quando è partita la sua idea di lavorare con i vitigni resistenti? “Erano gli anni ‘90 e, dopo vari insuccessi registrati con la coltivazione biologica nella nostra area di produzione in Alto Adige, abbiamo deciso di avvicinarsi ai nuovi vigneti. Dall’estero ci arrivavano notizie incoraggianti, specie sulla mancata necessità di effettuare trattamenti e così abbiamo deciso di partire nella direzione di una nuova con-

Nei pressi del Lago di Caldaro, in Alto Adige, Werner Morandell è il pioniere di un approccio sostenibile alla viticoltura sapevolezza nel fare vino. Abbiamo così innestato i primi vigneti di Bronner (il primo incrocio di uva nato nel 1975 in Germania, nda) nel 2002 e siamo partiti. All’inizio eravamo davvero in pochi a crederci”. @ Quali sono le principali caratteristiche di questi vitigni? “La peculiarietà principale sta nella loro resistenza, o semi resistenza, alle malattie fungine, come l’oidio e la peronospora. Inoltre si tratta di uve che danno ottimi risultati anche in caso di altitudini importanti, ovvero intorno ai 1000-1100 metri di altitudine come può succedere da noi, quando siamo abituati a lavorare in presenza di temperature rigide o neve”. @ Come cambia il lavoro in vigna per

Piwi International Nel 2000 è stata fondata in Svizzera la Piwi International, un’associazione che costituisce il punto di confronto e ricerca a livello internazionale. Oggi sono più di 350 i membri provenienti da 17 paesi tra Europa e Nord America, i quali condividono metodi di coltivazione in collaborazione con la ricerca scientifica.

questo tipo di uve? “Con le uve tradizionali si fanno circa 12 trattamenti in vigna. In certe annate particolari si può arrivare perfino a 18. Pensiamo a che impatto ciò determina sull’ambiente? Per questo ho pensato che potesse essere possibile un nuovo approccio. Infatti, nel caso dei Piwi è sufficiente un solo trattamento anti oidio e un trattamento anti peronospora”. Quindi? “Le viti Piwi sono più ecologiche ed innovative; non necessitano di pesticidi; richiedono meno lavoro a causa del minore numero di trattamenti; causano un minore compattamento del suolo; sono più credibili sul mercato biologico; la coltivazione è senza additivi e quindi più attraente nonché più economica”. @ Visti i cambiamenti climatici in atto, le viti Piwi potranno diffondersi anche in altre zone d’Italia? “E’ vero il clima sta cambiando ma io non credo che ciò succederà così velocemente come oggi l’analisi delle medie stagionali sembra prefigurare. Io credo che a cambiare, in questo momento, sia soprattutto il consumatore finale, il quale chiede prodotti sempre più sani, realizzati senza ricorrere alla chimica. E’ questo il vero cambiamento di cultura e mentalità che, con il nostro progetto, possiamo assecondare sempre di più”. @ I prezzi dei vini ottenuti da uve Piwi sono più alti rispetto ai vini tradizionali? “A fronte di un minor numero di trattamenti e di un minore lavoro in vigna, i prezzi finali restano accessibili. Con il valore aggiunto di consumare vini buoni e sani”. •

Per ulteriori informazioni: www.piwi-international.de/it/

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Testo Unico del Vino

di Giovanni Pellicci

alla volata finale Presentata a Vinitaly, la riforma che conta 89 articoli attende il via libera definitivo. Sperando di evitare la discussione in aula che allungherebbe i tempi. Sani: “Pronto entro fine anno”

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iuscirà il tanto atteso Testo Unico del Vino ad arrivare (finalmente) in fondo? Dopo l’approvazione da parte della Commissione Agricoltura, presieduta dall’onorevole del Partito Democratico Luca Sani, lo scorso 6 aprile e la relativa presentazione a Vinitaly degli 89 articoli che lo compongono, nei giorni della stampa di queste pagine il Testo stava definendo i necessari passaggi all’interno delle altre Commissioni coinvolte. Tra le elezioni amministrative di giugno con le principali città italiane alle urne e la campagna elettorale già partita in vista del referendum di ottobre per la riforma costituzionali, si tratta di capire quale strada deciderà di intraprendere la politica. Quella più veloce. e sicuramente più auspicabile

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da parte degli addetti ai lavori, prevede appunto di completare i passaggi nelle altre Commissioni interessate e quindi arrivare al Senato, sempre nella competente Commissione, per ottenere il via libera definitivo. Per farlo serve però avere il parere positivo di tutti i gruppi parlamentari. E, visti i continui mal di pancia della politica, non si può certo dare nulla per scontato. L’altra strada, invece, sarebbe quella più lunga, che andrebbe a contemplare un complesso e pericoloso passaggio in aula il quale, darebbe origine ad un dibattimento tutt’altro che facile, con il rischio di allungare ulteriormente i tempi di approvazione di una riforma attesa da anni da un settore che vale 14 miliardi di euro. Non a caso le principali associazioni di categoria interessate – a

partire innanzitutto da Coldiretti – sono già intervenute per sottolineare la bontà della riforma che va nella direzione di una minore burocrazia e di una maggiore semplificazione per gli addetti ai lavori. “La burocrazia rappresenta da sempre uno dei costi occulti più onerosi per le aziende – commenta Luca Sani, presidente della Commissione parlamentare all’Agricoltura -. Proprio per questo motivo, la legge dà ampio spazio sia alla semplificazione delle procedure che alla riduzione dei passaggi e delle competenze. In particolare andiamo a semplificare gli adempimenti attraverso l’istituzione di una innovativa rete informatica di gestione, attraverso l’istituzione dello Schedario vitivinicolo nazionale presso il Mipaaf, mirato a contenere tutte le in-

formazioni sul potenziale produttivo viticolo. Spero quindi che la Legge possa essere approvata definitivamente entro l’anno: sarebbe un bel segnale da consegnare ai produttori pochi mesi dopo la vendemmia”. Ce lo auguriamo anche noi, visto da quanto tempo questo tema tiene banco senza che si arrivi ad un via libero definitivo. Adesso che manca davvero poco è auspicabile che la politica opti per la via più veloce – che sembrerebbe realmente possibile anche con il benestare dell’ultimo partito meno accondiscendente in questa fase ovvero Forza Italia – così da consegnare alla filiera uno strumento senz’altro utile per continuare sulla strada della crescita dell’export, ovvero l’obiettivo che resta al centro dell’azione del Governo. •


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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini

Pericolo

Brexit per il

vino italiano?

I rischi per l’eventuale uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea non sono né certi né immediati, anche se una diminuzione del Pil potrebbe far rallentare la domanda

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’Inghilterra è uno dei mercati storici per il vino italiano. E’ normale, quindi, che in una fase storica dove, con la Brexit, il Paese potrebbe decidere di lasciare l’Unione Europea (si vota il 23 giugno), le paure sulle ripercussioni politiche ed economiche sono molte. Per quanto sia impossibile prevedere il futuro, la dottoressa Maria Ines Aronadio, dirigente del comparto Agroalimentare e Vini

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dell’Ice, traccia delle ipotesi su eventuali ripercussioni. Può dare qualche numero sul vino italiano in Inghilterra? “Il valore del vino italiano esportato nel 2015 di i 5,39 miliardi di euro, con un incremento del 5,4% rispetto al 2014. Quello dello spumante italiano ammonta a 956 milioni di euro, con un aumento del 17,1% rispetto al 2014”. E’ possibile ipotizzare le conseguenze per le importazioni in Inghilterra – e quindi anche di beni come il vino – se l’Inghilterra dovesse uscire dall’Ue? “Riteniamo che un’uscita dall’Unione Europea non dovrebbe avere ripercussioni nel settore delle bevande alcoliche. Ricordiamo che tre dei cinque maggiori

esportatori sono europei, tolta la Nuova Zelanda e l’Australia. Potrebbe preoccupare invece in caso di uscita una situazione di crisi del Paese. Infatti per i primi anni le previsioni indicano una diminuzione del Pil, che potrebbe riflettersi in un rallentamento generale della domanda interna”. Quali dinamiche si potrebbero innescare? “Qualora la leave campaign dovesse vincere, ciò non si tradurrebbe in un’immediata nuova relazione commerciale con la Ue. La Gran Bretagna si troverebbe invece nella posizione di dover negoziare un accordo commerciale con la Ue. In concomitanza dovrebbe anche rinegoziare 50 accordi commerciali con altri Paesi, al momento disciplinati dalla Ue. La negoziazione di nuovi rapporti commerciali con la Ue sarebbe probabilmente un processo lungo e incerto, fattori che peserebbero dunque sull’outlook economico del paese. Va rilevato anche che, dal punto di vista procedurale, anche l’uscita dall’Unione Europea non sarebbe immediata. Infatti, un Paese può uscire dalla Ue solo dopo 2 anni dalla notifica al Consiglio Europeo, nel caso specifico, dopo giugno 2018”. •


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L’INCHIESTA ENOTURISMO di Claudia Cataldo

Enoturismo:

rimbocchiamoci le maniche

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a parola del momento sembra essere differenziazione, anche e forse soprattutto per le aziende vitivinicole. Cantine e annessi agricoli, vigneti e sale degustazione che sempre più si trasformano in Wine Tourism Destination, a voler usare un gergo meno eno e più tourist. Che differenziano i loro business e che buttano un occhio anche ad altre economie, altre logiche, altri pubblici. E non stiamo parlando solo di winelovers: quando si parla di turismo enogastronomico non dobbiamo dimenticare quella fetta di incoming, altrettanto importante, legata al business congressuale, a quello degli eventi e dei matrimoni. Guardiamo qualche numero

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Siamo in quel periodo dell’anno in cui l’enoturismo sboccia. Si parla di trend di crescita e numeri sempre più importanti. Ma come cogliere davvero le potenzialità di questo fenomeno, anche nel nostro Paese? per avere un’idea del giro d’affari e della portata di queste attività. È di oltre 2,5 miliardi di euro la spesa dei turisti del vino in Italia, per un dato stimato di 14.760.800 visite enoturistiche all’anno e un fatturato di 279.682.000 euro per le cantine, come si legge nel XII Rapporto sul Turismo del Vino partendo da una rilevazione di dati su un campione di cantine poi proiettati a livello nazionale. Altri dati altrettanto interessanti: il 47,54% delle cantine

intervistate produce anche altri prodotti agricoli, mentre il 45,31% eroga anche servizi di accoglienza (ristorazione, pernottamento, etc.) e il 31,25% produce anche energia. Guardando altri numeri, non esclusivi del settore, si trova anche – fonte l’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi – che sono circa 25 milioni le persone che in un anno hanno partecipato ad eventi o congressi nel nostro Paese (ovvero la metà circa di noi che ci viviamo), per un to-

tale di 308.912 eventi rilevati in Italia di cui il 57,5% si è svolto al nord, il 26,1% al centro e il 16,4% al sud. Passiamo al comparto del wedding: ci sono regioni che la fanno da padrona, ma ogni territorio ha il suo bel potenziale. Parlando ad esempio della Toscana, nel 2014 si sono registrati 1.963 eventi di questo tipo, per un totale di 103,5 milioni di euro stimati. Delle presenze straniere, arrivate nel nostro Paese per convolare a nozze, il 32,5% era di provenienza


inglese, seguiti dagli statunitensi con il 20,2%, dagli australiani, i tedeschi e gli olandesi con percentuali meno impattanti. Nel corso del Destination Wedding Planner Congress che si è tenuto a Firenze lo scorso aprile, l’Assessore al Turismo del Comune di Firenze, Giovanni Bettarini, ha commentato: “Il turismo congressuale e in particolare il turismo legato al wedding sono una risposta vincente contro il cosiddetto turismo mordi e fuggi che consuma la città per poche ore. Il giro d’affari a Firenze per il turismo matrimoniale è pari a 51 milioni di euro l’anno e mette in moto un indotto imponente, dai catering ai servizi agli alberghi”. Torniamo a noi: anche depurando questi numeri da altre attività che vanno a comporre il risultato finale, anche riconoscendo a hotel, ristoranti, location, ville, il ruolo di protagonisti assoluti in questo girone, è indubbio che anche per le cantine si possano aprire scenari interessanti, sia che si guardi al semplice turista in cerca di una degustazione e una storia affasci-

nante sia che si pensi all’agenzia che preferisce un posto ameno anziché un hotel di catena in centro città o alla coppia straniera che sceglie le verdi colline e i vigneti come scenario al coronamento del loro sogno d’amore. E questo vale, con le dovute distinzioni, per tutti: grandi aziende, piccole cantine. Quanto si può e si deve fare ancora in questa direzione? Tanto, tantissimo. Ci sono ancora forti limitazioni alla crescita del turismo del vino che andrebbero risolte: ad esempio la mancanza di finanziamenti pubblici ad hoc e di progetti pubblico – privati di ampio respiro, la disomogeneità del servizio e la scarsa formazione del personale che ancora si riscontra in molte cantine, il poco coinvolgimento di Comuni ed enti territoriali, le ancora numerose barriere architettoniche che non permettono la fruibilità degli spazi ai disabili. Eppure le stime parlano di un enoturismo sul suolo italiano in crescita, sia in termini di presenze che di fatturato: non credete che si arrivato il momento di darci una mossa?

ROBERTA MILANO

Docente universitaria e consulente

“La tendenza è quella del local, anche e soprattutto per le zone vitivinicole” Il turismo enogastronomico è quello che registra ricadute più importanti sul territorio in cui insiste, a differenza di altre tipologie di turismo. Questo significa che l’enoturista è disposto a investire in qualità, a spendere di più e muove un fatturato più importante fra acquisti agroalimentari, esperienze e degustazioni, pranzi, cene e pernottamenti. Vorrei approfondire due tematiche correlate. Da una parte, lato offerta, il tema della differenziazione che si lega a doppio filo a quello della sostenibilità economica delle nostre cantine: quindi penso all’enoturismo e a tutte quelle attività direttamente o indirettamente connesse alla produzione enologica, che sempre più assumono un significato in termini di comunicazione e vendite. Dall’altra è importante prendere atto di come, nel turismo ma non solo, stiano cambiando comportamenti e richieste della domanda. Stiamo assistendo, negli ultimi anni, ad un trend che possiamo definire local: ovvero, chi viene da lontano vuole capire il territorio, farne esperienza, guardare da vicino usi e costumi di un Paese, viverlo in compagnia dei locals, appunto. Questo vale ancora di più quando si parla di un prodotto territoriale come il vino, così intimamente connesso a territorio e tradizione. Di cosa c’è bisogno? Per prima cosa, dobbiamo imparare a costruire, anche attraverso un’adeguata strategia digitale e di social media marketing, una narrazione delle nostre eccellenze, a raccontare ciò che sta dietro alla

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ROBERTA MILANO

Docente universitaria e consulente

HILARIE LARSON

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qualità dei nostri prodotti ma che spesso non sveliamo: i turisti, stranieri e non, sono desiderosi di cultura nell’accezione più ampia. È possibile descrivere le nostre peculiarità, i vini, i terreni, far capire cosa ci rende unici e distinti, usando un linguaggio fruibile, anche senza tecnicismi, adatto ai diversi pubblici che vogliamo intercettare. Costruire storie significa riuscire a dare un valore aggiunto: che a sua volta è spendibile in termini di promozione e - conseguentemente - di fatturato. Oltre a questo, è necessario riuscire a connettersi con gli operatori pubblici e privati che ruotano intorno, soprattutto con chi fa promozione turistica. Da soli è impossibile competere, oggi più che mai. Mi vengono in mente alcuni esempi. L’Ente del turismo Alba Bra Langhe Roero punta moltissimo su prodotti agroalimentari come tartufo e vino. Proprio in Piemonte è nato, quindi, il progetto Piemonteonwine.eu, un portale turistico che raccoglie le cantine della regione e propone non solo visite ma anche giochi sensoriali, degustazioni emozionali o passeggiate nel vigneto. Tutta l’offerta enoturistica è quindi racchiusa in un unico contenitore, con la possibilità di prenotare gratuitamente anche online. In cinque anni sono arrivati a circa 17 mila visite in cantina, un risultato tangibile più che positivo. Altro esempio è quello dell’APT Basilicata che, per promuovere l’Aglianico del Vulture, ha puntato sulla formazione e sulla comunicazione digitale. Con la Pro Loco di Barile (Potenza) è stato organizzato un confronto tra operatori del settore, istituzioni e studenti dell’area per spiegare percorsi strategici e iniziative da mettere in campo per promuovere insieme vino e territorio, con un titolo che è diventato anche un hashtag: #Vultuirsmo. Passando da esempi particolari ai principi o obiettivi più generali, vorrei segnalare un articolo che arriva al cuore del tema e di cui ho scritto anche sul mio blog. Bill Emmott (noto giornalista e saggista, già direttore della rivista britannica The Economist) ha pubblicato su La Stampa le sue considerazioni su globalizzazione e identità, su tecnologia e storia, e di come queste possano coniugarsi perfettamente. Cito fedelmente: “le Langhe, in verità con la rinascita di Torino nel corso degli ultimi 20 anni, ci hanno offerto uno sguardo sul futuro e non sul passato. Per noi sono diventate il simbolo di un’Europa che riesce a fare quello che ha sempre fatto meglio durante i periodi più belli della sua storia: concentrarsi sulla conoscenza, l’ingegno e la creatività, esplorare il mondo in cerca di nuovi mercati e di nuove terre, porre l’accento sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Anche il Giappone faceva così. Prendeva le idee all’estero e le migliorava, ha rivoluzionato la sua società e il modo di vivere, ma pur sempre conservando la specificità giapponese. Nessuno potrebbe dire che le Langhe hanno perso anche un solo grammo della loro identità piemontese e italiana, anche se sono radicalmente mutate”. Questa, secondo me, deve essere d’ispirazione anche per altri territori.

North Winds Wine Consulting

“Puntare sui millennials, ovvero l’interlocutore principale dell’enoturismo” Northwinds Wine Consulting offre servizi di wine education dedicati sia alle aziende che al consumatore finale. Ad esempio: consulenze nella fase di start up di una cantina, training di varia natura, una formazione mirata per le vendite o l’accoglienza turistica, seminari, approfondimenti sull’apprezzamento e sui gusti dei consumatori e così via. Operiamo prevalentemente nella Temecula Valley AVA (American Viticultural Area), nel sud della California, poco più di un centinaio di chilometri da Los Angeles, una zona dove il turismo del vino va forte così come anche l’organizzazione di eventi, meeting, matrimoni. Chi sono i wine tourists? Ne ho parlato proprio nel corso della scorsa edizione di IWINETC (l’International Wine Tourism Conference, Exhibition and Workshop che si è tenuta a Barcellona e arriverà il prossimo anno in Sicilia, il 28 e 29 marzo 2017, ndr). Il 30% degli enoturisti, oggi, sono i così detti Boomers: sono nati fra gli anni ’40 e ’60, hanno tempo e risorse economiche per viaggiare. Il 20% invece sono coloro che appartengono alla Generazione X: sono nati fra gli anni’60 e gli ’80, non hanno molto tempo perché molto assorti dal lavoro e dalla famiglia pertanto prediligono che le informazioni e le esperienze siano coincise e raccolte in momenti rapidi, si concedono soggiorni più brevi. Ma la fetta più importante e più interessante a cui rivolgersi sono i Millennials, coloro che hanno 20 – 35 anni, un pubblico curioso che segue

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logiche completamente diverse dai precedenti. Ad esempio i dati ci raccontano che sono soprattutto le donne, in questa fascia, ad acquistare. C’è inoltre da tenere presente che questi wine tourists hanno un lato social molto forte, sia per i connotati di socialità che conferiscono al prodotto vino sia per l’uso massiccio dei social media. Non finisce qui: consumatori e turisti del vino non si distinguono solo su base anagrafica, ma anche secondo la loro conoscenza del prodotto: ci sono ad esempio i wine lovers, molto esigenti sia in fatto di vino che di servizi, i wine interested, a cui piacciono molto le esperienze in vigna, desiderosi di apprendere, curiosi e spesso in gruppi di amici. Simili a quest’ultimi, i wine curious: in entrambi i casi la scoperta del fattore vino deve essere associata ad un’esperienza divertente, non troppo seriosa. Ogni tipo di turista del vino deve essere trattato a sé, sia pre (fasi di promozione e vendita) che durante (diversi servizi, terminologia, mood). Vorrei dare un consiglio: è necessario identificare bene la vostra zona e il vostro business, creare un brand. L’autenticità e la tipicità sono oggi fattori chiave per il turismo legato all’enogastronomia. Si ricerca un’esperienza reale, vera: così quando il turista torna a casa ha la netta sensazione di essersi portato via qualcosa di prezioso, di aver imparato qualcosa di nuovo ed aver trovato una connessione genuina con il posto visitato e la sua cultura.

5 punti chiave

di Hilarie Larson (per migliorare l’enoturismo)

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IT TAKES A VILLAGE TO CREATE & DELIVER “EXPERIENTIAL’ TRAVEL” (ovvero è necessario creare sinergie sul territorio, per un’esperienza a 360 gradi)

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THE “EXPERIENCE” BEGINS AT HOME (costruisci la tua immagine tramite la rete: presentati, fai conoscere la tua azienda e le sue peculiarità)

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HIRE THE FACE OF YOUR BUSINESS (il tuo team è la tua faccia: assumi persone capaci di rappresentare la tua azienda e i suoi valori, in possesso del “gene dell’ospitalità”)

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PUT THE “WINE” INTO “WINE COUNTRY” (tutti in azienda devono sapere parlare di vino: la formazione è importante, tutti dovrebbero conoscere basi di viticoltura, enologia e servizio)

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EMPOWER FOR AMAZING SERVICE (crea emozione e divertimento. Per ogni visitatore che esce dalla tua cantina deve essere stata un’esperienza indimenticabile).


RTANT PERSON WINE IMPO

L’allenamento migliore? I campi e le vigne della Val di Cembra

Francesco Moser, con le ruote per terra

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o raggiungiamo mentre è impegnato col Giro d’Italia: la corsa rosa non può rinunciare a lui, né lui alle 21 tappe che hanno solcato anche le strade attorno a casa sua, i bellissimi saliscendi del Trentino. Di Francesco Moser colpiscono la freschezza e l’umiltà, di chi è diventato grande (con 273 vittorie su strada è oggi il ciclista italiano che ha vinto di più) mantenendo testa e cuore a terra. Anche fuor di metafora. La chiamavano “lo sceriffo” per come gestiva le corse e il gruppo. Come si definisce in relazione alla sua azienda vinicola? “Semplicemente un agricoltore. Sono nato con la terra, nei campi, lavoravo fin da piccolo in Val di Cembra, tagliavo il fieno. Allora i contadini facevano di tutto, si arava con buoi e cavalli, con l’azienda di famiglia allevavamo anche il bestiame, avevamo granturco e

patate. Sono senza dubbio un vignaiolo-agricoltore”. Ciclismo e viticoltura: due mondi diversi che segnano la vita. Analogie? “In entrambi c’è competizione, cerchi sempre di fare meglio degli altri puntando sulla qualità. In tutti e due c’è fatica: in campagna dovevo portare le cose a spalla, non occorreva andare in palestra ad allenarsi”. Si sente più ciclista o più vignaiolo? “Diciamo che sono conosciuto più come ciclista, dove mi risultava più facile primeggiare. I traguardi ottenuti su due ruote è difficile li possa raggiungere con il vino”. La sua etichetta di punta è il 51,151 (il record dell’ora ottenuto a Città del Messico nel 1984, ndr). La sua più grande vittoria in campo enologico è questa, o deve ancora arrivare? “Deve arrivare, nel senso che io spero sempre di fare

meglio. Per esempio adesso abbiamo spumantizzato anche un Trento Doc rosè da uve Pinot Nero e mi ha già dato una grande soddisfazione”. Da atleta ha dovuto rinunciare al vino? “No, ho sempre bevuto, portavamo il nostro vino durante le gare: sapevamo quello che bevevamo. A cena, il pasto principale quando si gareggia, del vino non mi sono mai privato”. Vale anche per gli atleti del Giro di oggi? “Direi di si, anche adesso ci sono corridori che bevono e sono appassionati di vino. La differenza la fa la giusta quantità”. Se Moser fosse un vitigno, quale sarebbe? “Il Moscato Giallo: particolare, molto aromatico, mi piace anche mangiarne l’uva quando è matura, buona e ricca di zuccheri. L’abbiamo sempre avuto nel nostro Maso e mi ha accompagnato fin da piccolo”.•

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UNA LEZIONE DI DESIGN DALL'ACCADEMIA LUIGI BORMIOLI

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Best Practices di Claudia Cataldo

KNOW-HOW SHARING

Vino italiano & mercato cinese

Mercato cinese:

bene l’e-commerce, ma servono azioni di mediazione culturale

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correndo metaforicamente le immagini della passata edizione di Vinitaly, quella di Jack Ma è probabilmente una delle foto clou. I motivi sono molti, ma il primo è senza dubbio – e banalmente – che la Cina è grande, grandissima, e che basta poco per capire quanto potenziale ci sia qua per il vino italiano. Jack Ma è il fondatore di Alibaba: stiamo parlando di un colosso delle vendite online (l’80% dell’e-commerce in Cina passa da questo portale), che oggi come mai si dimostra interessato al prodotto vino e in particolare a quello nostrano. “Credo che riusciremo ad accorciare le distanze tra lo spazio di mercato del vino francese, che è al

55% e quello italiano, al 5% del market share di vino importato in Cina. Io stesso voglio essere l’ambasciatore dei prodotti italiani in Cina e Alibaba deve essere la porta di ingresso. Per spiegarvi il potenziale dell’e-commerce in Cina, posso portarvi un esempio su tutti: la vendita in 18 secondi di ben 100 Maserati nel mondo. Dovete imparare a vendere meglio altrimenti arriveranno altri concorrenti a cogliere le potenzialità di questo settore, magari in modo disonesto”, ha commentato. Ma cosa significa vendere vino in Cina? Lo abbiamo chiesto a Nadia Zenato, responsabile della rete commerciale dell’azienda di proprietà. Jack Ma ha parlato delle potenzialità che il vino italiano potrebbe cogliere nelle vendite online per penetrare il mercato cinese. Cosa ne pensa? Può veramente l’e-commerce aiutare i nostri produttori ad entrare in un mercato così lontano da noi (logisticamente e culturalmente)? “La partecipazione di Jack Ma a Vinitaly è stata un evento molto significativo, per porre l’attenzione su un tema attuale e importante come quello delle vendite online, soprattutto in un paese strategico come la Cina. Le vendite

Pronti per il 9/9, ovvero per il Wine Day? Così è stato annunciato: il 9 settembre 2016 Alibaba lancerà il Wine Day. L’ispirazione sembra arrivare direttamente dall’iniziativa del “singles day” – l’11/11, uno shopping event famosissimo in Cina, alla stregua del Black Friday in Usa. Perché proprio questa data? Perché il numero nove in cinese si pronuncia “Jiu”, che significa anche alcool. Ma la stessa parola sta anche per longevità e salute, nella cultura tradizionale.

online sono un argomento complesso in quasi tutti in mercati. In Cina, in particolare, dove ci sono milioni di consumatori e le distanze sono enormi, può essere un importante strumento di successo, soprattutto per ampliare il mercato rispetto alle principali Shanghai, Pechino e Shenzhen e raggiungere anche le cosiddette città di seconda e terza fascia (come Chongqing, Dalian o Changsha). Un unico negozio virtuale del vino made in Italy con Alibaba che indirizza il flusso delle sue utenze verso lo shop con banner, pubblicità e chat interattive può essere un business model di successo”. Quali sono le best practices per approcciarsi al mercato cinese? “È fondamentale coltivare con cura le relazioni personali, selezionare attentamente uno o più partner cinesi, porsi obiettivi a medio/lungo termine e avere un meccanismo di controllo costante sia online che offline”. Quali sono gli errori da evitare? “Nel mercato cinese l’errore più comune è avere troppa fretta di capitalizzare l’investimento. Per contro è bene calibrare le aspettative e modulare una crescita costante. L’altro errore comune, a mio avviso, sta nel sottovalutare FotoEnnevi

In attesa del 9/9, ovvero del Wine Day, qualche consiglio per accedere a questo mercato così lontano e carico di potenzialità

la distanza culturale e quindi non sforzarsi di fare un vero e proprio processo di mediazione”. Ci può raccontare una case history di successo? “Siamo nel mercato cinese da 3 anni con un brand ambassador che vive tra Shangai e Hanoi in Vietnam e abbiamo puntato subito ad un approccio poliedrico, che si è rivelato strategicamente corretto. Dal sostegno alle mostre d’arte a Shanghai alle cene con artisti a Pechino, dalle promozioni offline nel Guandong a quelle online con Vinehoo.com. Unitamente a scelte più classiche come la partecipazione a roadshow, fiere, masterclass e wine maker dinner. Ricordo con piacere uno Zenato Canapè sulla baia di Dalian nell’estate 2014 che destò grande interesse presso i consumatori locali perché era la prima volta che un brand vinicolo italiano organizzava un evento in questa ricca città del Nord Est”.•

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Chef

di Marina Ciancaglini foto di Aromicreativi

Nuova vita al Confusion É

arrivato nel tempio della cucina italiana, l’Enoteca Pinchiorri, nel 1989 che era un ragazzo e per anni è stato a

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fianco di Annie Feolde, successo dopo successo. Adesso Italo Bassi ha deciso di voltare pagina e di affiancare a tempo pieno la moglie Tatyana Rozenfeld

nella gestione del Confusion, aperto nel 2013 nel centro di Verona. Lascia, quindi, la classicità per un format che in Italia è ancora nuovo, che coniuga

Italo Bassi, da Firenze a Verona senza guardarsi indietro

piatti di alto livello e grandi drink, in un ambiente informale. Dopo più di 25 anni lascia Firenze per dedicarsi al suo progetto di vita. Quando è


nata questa scelta? “E’ stata un’evoluzione naturale, ho voluto mettere in pratica le mie idee maturate nel tempo. Dopo tanti anni avevo bisogno di esprimermi in modo totalmente libero e di avviare un progetto con mia moglie, che si occupa della sala, dei vini e del design del locale. Adesso continuo a fare il cuoco ma sono anche un imprenditore". Com’è stata l’accoglienza di Verona? “Molto buona. Forse qui mancava ancora un locale che mischiasse la tradizione a qualco-

sa di più innovativo”. Com’è cambiata la sua vita? “E’ cambiata molto, innanzitutto perché adesso vivo con la mia famiglia e ho cambiato città. Quello che rimane è l’impostazione sempre rigorosa, con rigidi orari di lavoro”. Anche la proposta in cucina è molto diversa, ce la racconti. “Una cucina basata su alcuni piatti tradizionali con delle incursioni in culture diverse. Al Confusion si trovano piatti classici come il risotto insieme a ricette più innovative, frutto di

anni di viaggi ed esperienze nel mondo. Quindi, anche ingredienti che arrivano da lontano. Al giorno d’oggi, con la velocità mezzi di trasporto, si possono avere prodotti freschi che vengono dall’altra parte del mondo. La filosofia del “km zero” non va abbracciata aprioristicamente, quello che conta è la qualità della materia prima. Per quanto riguarda la tecnica, faccio una cucina espressa, prediligo cotture veloci, non invasive e senza grassi animali”. C’è un ingrediente che più di tutti la rappresenta?

“L’olio extra vergine di oliva. Con questo ingrediente e una buona materia prima si possono fare i migliori piatti al mondo”. Altri progetti? “Un nuovo progetto è in essere. Sto aprendo un Confusion a Porto Cervo, in un posto meraviglioso. Mi dovrò dividere in due ma è un’esperienza entusiasmante. Poi il sogno mio e di mia moglie è di creare due linee del locale: una haute couture, dove si punta alla perfezione, e una prêt-àporter, improntata alla semplicità”. •

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SC&F: Sicilians Chef & Friends… DI ANTONIO IACONA

Ecco a voi gli Chef con la Coppola!

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i una cosa siamo certi, anzi di due: ovunque andranno a lavorare, fosse anche in Australia, avranno sempre la loro Sicilia nel cuore e nei piatti; e poi, l’altra certezza è che la parola “eccellenza” potrà sempre essere accostata alle loro creazioni culinarie. Scriviamo di quattro giovani chef che tra i tanti ingredienti che utilizzano in cucina, non dimenticano mai il buongusto ed il valore vero, concreto dell’amicizia. Sono gli SC&F ovvero gli Chef con la Coppola: Simone Strano, Executive Chef di Palazzo Montemartini a Roma; Giuseppe Raciti, Executive Chef di Zash Country Boutique Hotel a Riposto, nel Catanese; Giovanni Grasso, Executive Chef di La Plage Resort a Taormina; e Giuseppe Torrisi, Sous Chef di Chalet d’Adrien, 1 Stella Michelin, a Verbier, in Svizzera. La loro missione, che fino ad oggi si sta compiendo egregiamente, è quella di portare la Sicilia nel mondo, utilizzando come biglietto da visita le sue antiche tradizioni gastronomiche, ovviamente lette con gli occhi e con la passione di quattro giovani cuochi del terzo millennio. Una delle prove di tanta abilità gli SC&F l’hanno data nelle scorse settimane, con una cena dedicata alla stampa di settore, organizzata nell’elegante villa “Rocca delle Tre Contrade”, alle pendici dell’Etna, di proprietà di Jon Moslet, norvegese innamoratosi di questa terra, e Marco Sciré. L’appuntamento col gusto siciliano è stato coordinato da Federica Eccel. Ad aprire le danze, dopo il Ben-

venuto degli Chef, con un Murgo Brut Rosé da uve Nerello Mascalese, è stata una Trasparenza di Gambero Rosso di Mazara del Vallo, con crema di mandorle, limone verdello, polpa di ricci e pompelmo. Ad accompagnare il piatto, un Valcerasa Etna Bianco Doc 2013, firmato Alice Bonaccorsi. A seguire, un Arancino di alici come se fosse una beccafico con cipolla rossa caramellata, accompagnato da una bottiglia di Alice Bonaccorsi Rossorelativo 2011. Anche i Cappelletti di pasta fresca farciti con Ragusano Dop, crema di asparagi verdi e guanciale di maialino nero croccante hanno conquistato i giornalisti presenti, con un Valcerasa Etna Bianco Doc Noir del 2010, servito a 18°C. Stesso vino, ma servito più fresco, per un Trancio di cernia bianca cotto a bassa temperatura con carciofi, fave e acciughe. Doppia conclusione, infine, per questa cena “vulcanica”, dapprima con un Arancino di ricotta di capra girgentana, su composta di arance di Ribera, con una Malvasia delle Lipari Doc Passito di Lantieri; e, successivamente, con un Magnum Pr’estivo! È stato letteralmente un incontro affascinante, ripetuto poche sere dopo nel più ampio contesto di Cibo Nostrum, la festa della cucina italiana d’eccellenza a Zafferana Etnea. Ma questi giovani Chef non sono affatto una sorpresa. Sono, invece, la conferma di quanto la professionalità, unita all’amore e alla passione per il mestiere del cuoco, possa trasformare la cucina in una vera ambasciatrice del proprio territorio. •

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TAORMINA e ZAFFERANA

conquistate dal gusto DI ANTONIO IACONA

Si è conclusa con un grande successo la 5^ edizione di Cibo Nostrum, festa della cucina italiana d’eccellenza, che per la prima volta ha unito il vulcano Etna alla “Perla dello Jonio” 32

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l gusto della cucina italiana è sbarcato in due località simbolo del turismo siciliano: a Zafferana Etnea, cuore stesso del vulcano attivo più alto d’Europa ed oggi patrimonio Unesco, e Taormina, la “Perla dello Jonio”. Lo ha fatto in occasione della 5^ edizione di Cibo Nostrum, la grande festa gastronomica d’eccellenza, che si è svolta dal 22 al 24 maggio. Le cifre dell’evento sono già un programma: nella sola giornata di Taormina, infatti, lunedì 23 maggio, sono state registrate 15 mila presenze di

visitatori, oltre a 120 chef intervenuti ai cooking show, 32 mila porzioni preparate e consumate nelle degustazioni, 8 laboratori gastronomici dedicati al pesce azzurro. Anche quest’anno puntuale è arrivato il patrocinio del Ministero delle Politiche agricole, quale riconoscimento di alto valore nazionale dell’iniziativa. La festa della cucina italiana è organizzata da: Associazione Provinciale Cuochi Etnei, Federazione Italiana Cuochi, Unione Regionale Cuochi Siciliani, Chic Chef, Le Soste

di Ulisse, Con.pa.it. (Confederazione Pasticceri Italiani), Blu Lab Academy, F.i.s. (Fondazione italiana sommeliers), Associazione Italiana Celiachia, Associazione Albergatori Taormina, Associazione Imprenditori per Taormina. Presentata dai giornalisti gastrosofi Alex Revelli Sorini e Susanna Cutini, è stata un susseguirsi di emozioni e di degustazioni, con un calendario ricco di eventi nell’evento, coordinato dall’ideatore di Cibo Nostrum e presidente dell’Associazione Provinciale Cuo-


chi Etnei, Seby Sorbello, e dal rappresentante di Chic Chef in Sicilia, Pietro D’Agostino. Con loro, intervenuto a tutti gli appuntamenti, il presidente nazionale della Federazione Italiana Cuochi, Rocco Pozzulo, assieme ai dirigenti F.i.c. Tra le degustazioni realizzate, la cena negli eleganti saloni dell’Esperia Palace Hotel a Zafferana firmata SC&F, Sicilians Chef & Friends, ovvero gli chef con la coppola: Simone Strano, Giuseppe Raciti, Giovanni Grasso, Giuseppe Torrisi. Una cena degna dei colori, degli aromi e dei gusti di questa grande festa. L’indomani, invece, al via i cooking show lungo il corso principale di Taormina. Una conquista, letteralmente, per i turisti e per l’intera città. Dalle ore 11,00 alle ore 13,00 otto chef sono stati impegnati in interessanti laboratori gastronomici, dedicati quest’anno al pesce azzurro, mentre dal palco del Ministero arrivava il saluto del sottosegretario alle Politiche agricole, l’on.

Giuseppe Castiglione. Poi, per l’intera giornata, cibo e vino di eccellenza hanno invaso pacificamente la città. Il “Taormina Cooking Fest – Omaggio ad Aurelio Buciuni” di Cibo Nostrum ha avuto uno sfondo sociale:

il ricavato, infatti, andrà devoluto in beneficenza alla Fondazione LIMPEDISMOV ONLUS, per la ricerca sulla Malattia di Parkinson in Italia. Ed ancora, nel calendario, a colpire per le prelibatezze

sono stati la cena di “allenamento” della Nazionale Italiana Cuochi sempre a Zafferana, con il team manager Daniele Caldarulo, che ha fatto preparare alla sua squadra i piatti in vista delle Olimpiadi di Erfurt, in Germania, a fine ottobre; e poi, nei giardini del Naxos Beach di Atahotels, “La Festa degli Chef”, riservata ai cuochi ed ai collaboratori di Taormina Cooking Fest. L’evento si è infine concluso martedì 24, con un corso di aggiornamento a km. zero con il Maestro Fabio Tacchella, con un ulteriore workshop organizzato con il supporto del Ministero che ha coinvolto gli iscritti F.i.c. e i giornalisti, ed infine con il pranzo sul tema: “I Sentieri dell’Etna”, che ha rappresentato il caloroso “arrivederci” a tutti i partecipanti alla prossima edizione 2017 di Cibo Nostrum. •

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TORREVENTO passato e futuro della Puglia DI CLAUDIA CATALDO

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e è vero che dietro ai grandi vini c’è spesso una grande bellezza, Torrevento ne è l’esempio più lampante. Portabandiera dell’enologia pugliese in Italia e nel mondo, la cantina si trova in uno dei panorami più affascinanti del Bel Paese, nella parte a nord dell’altopiano delle Murge, un territorio aspro e selvaggio dove dossi di origine carsica si alternano a tratti pianeggianti e pietrosi (non a caso Murge deriva da Murex, ovvero pietra aguzza). Siamo nel comune di Corato e non molto distanti da Castel del Monte, da cui il nome della Docg: un edificio maestoso, voluto nel XIII secolo dall’imperatore Federico II, perfetto incontro di sapere matematico e astronomico su cui ancora oggi posa un velo di mistero. Qua nel 1948 nacque Torrevento, per mano dei fratelli Francesco e Domenico Liantonio: furono loro, infatti, ad acquistare la tenuta, con 57 ettari di vigneto, una cantina e un antico monastero del seicento, dove trasferirono l’attività di produzione che era già stata avviata negli anni ’20 da loro padre. La fo-

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tografia ai giorni nostri è quella di un’azienda con 250 ettari di proprietà, a cui se ne aggiungono altri 200 in conduzione in diverse zone della Puglia, con una suggestiva e moderna cantina ospitata fra le spesse mura a secco del monastero, una sala di affinamento negli antichi sotterranei, a 8 metri di profondità, un ristorante, un al-

bergo e un agriturismo destinati all’ospitalità. “Torrevento è oggi una moderna interprete delle antiche tradizioni della nostra regione - racconta il Presidente Francesco Liantonio – che porta avanti l’obiettivo primario di recuperare e valorizzare i vitigni autoctoni più antichi. Ad esempio nel 1994 siamo stati i primi a credere nelle potenzia-

lità del vitigno Nero di Troia: abbiamo investito notevoli risorse per l’impianto di nuovi vigneti e abbiamo imbottigliato il primo Nero di Troia in purezza, il Vigna Pedale Castel Del Monte Riserva. Il tempo ci ha dato ragione: basti pensare, ad esempio, che questo vino si è aggiudicato per ben nove anni consecutivi i 3 bicchieri del Gambero Rosso”. Il Vigna Pedale non è però l’unico rappresentante di questo nobile quanto antico vitigno: ci sono ad esempio, all’interno della vasta gamma firmata Torrevento, anche il Bolonero e il Torre del Falco, un Igt in purezza. E poi non dimentichiamo gli altri due Castel del Monte Docg: l’Ottagono, Castel del Monte Nero di Troia Rosso Riserva, e il rosato Veritas, da uve Bombino Nero affinate in acciaio per quattro mesi, con sentori di piccoli frutti rossi, fresco e ammaliante al palato (unica Docg rosè in Italia). Proprio i rosati, sempre più apprezzati dal pubblico anche e soprattutto con l’arrivo delle bella stagione, sono un ulteriore fiore all’occhiello della Torrevento e la pioggia di riconoscimenti internazionali non è che


FRANCESCO LIANTONIO

Torrevento è oggi una moderna interprete delle antiche tradizioni della regione, con l’obiettivo primario di recuperare e valorizzare i vitigni autoctoni più antichi, come il Nero di Troia

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l’ultima conferma della bontà del percorso intrapreso, come la medaglia d’oro per il Maremosso Bombino Nero Puglia Igt a Le Mondial du Rosè di Cannes e le due medaglie d'oro al Mundus Vini 2016 per il Veritas e il Primaronda, entrambi annata 2015. Last but not least, quest’anno Torrevento ospiterà Enovitis in Campo, che per la prima volta approda in Puglia, il 17 e 18 giugno prossimi: “ospitare questa manifestazione fieristica fra i filari delle nostre vigne di La Piana significa in primo luogo cogliere, grazie a Unione Italiana Vini e VeronaFiere, una grandissima opportunità per la nostra Puglia. Siamo più che lieti di contribuire al successo dell’edizione pugliese del 2016, un ennesimo passo avanti per la promozione e la valorizzazione della nostra bella e vocata regione”, conclude Liantonio. • TORREVENTO SRL S.P. 234 km 10,600 - 70033 Corato (BA) Tel. +39 080 8980923 – 080 8980929 Fax +39 080 8980944 info@torrevento.it - www.torrevento.it

Torrevento: the past and future of Apulia

Torrevento is a modern interpret of the ancient traditions of its region. Its first aim it to recover and exploit the ancient autochthonous grape varieties, such as Nero di Troia If it is true that a great wine is the fruit of a great beauty, Torrevento is a good example of it. Symbol of the Apulian oenology in Italy and in the world, the winery rises in one of the most charming Italian landscapes, in the northern part of the Murge tableland. It’s a rough and wild territory, where karstic bumps alternate with plains and stony areas (in fact, the name Murge comes from Murex: sharp stone). We are in the municipality of Corato not too far from Castel del Monte, that give its name to the Docg. The castle is a majestic building, built in the XIII century by the emperor Frederick II and is a mysterious combination of mathematical and astronomical knowledge. Here in 1948 the brothers Francesco and Domenico

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Liantonio founded Torrevento. They bought an estate with a 57-hectare vineyard, and an ancient XVI century monastery, where they moved their father’s activity. Nowadays, the winery owns 250 hectares, besides other 200 in other areas of Apulia. Also, the monastery encloses in its ancient walls a suggestive and modern cellar, a refining room in the 8-metre deep basements, a hotel and an agritourism. “Torrevento is a modern interpreter of the ancient traditions of our region – says President Francesco Liantonio – and has the prime aim of recovering and exploiting our ancient autochthonous grape varieties. For instance, in 1994 we have been the first winery that believed in the potential of Nero di Troia: we invested important re-

sources to plant new vineyards and we bottled the first single-variety vinification of Nero di Troia, Vigna Pedale Castel Del Monte Riserva. Time demonstrated we were right: this wine was awarded with the three glasses by Gambero Rosso for nine consecutive years”. Vigna Pedale is not the only example of this noble and ancient grape variety: in the wide range of wines by Torrevento, there are Bolonero and Torre del Falco, an Igt in purity. And also, other two Castel del Monte Docg: Ottagono, Castel del Monte Nero di Troia Rosso Riserva, and the rosé Veritas, made of Bombino Nero refined in steel for four months, a wine with small red fruits perfumes and a fresh and inviting taste (the only Docg rosè in Italy). Rosé wines are

more and more appreciated by the tasters, most of all in the summer. They are another buttonhole of Torrevento and the many international acknowledgments received – such as the gold medal for Maremosso Bombino Nero Puglia Igt at Le Mondial du Rosè in Cannes and the two gold medals won at Mundus Vini 2016 for the 2015 vintage Veritas and Primaronda - are further proofs of the quality of the work of this winery. Last but not least, Torrevento will host Enovitis in Campo, the contest that for the first time will arrive in Apulia next June 17th and 18th. “We are glad to house this contest among our vineyards. It means, first of all, to take a great opportunity, together with Unione Italiana Vini and VeronaFiere. And it’s another step forward to promote and exploit our beautiful and generous region”, says Liantonio. •


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e ha simpatico ch italy: st te n co n Vin espositori di coinvolto gli ed ecco che le foto o un bel sorris na delle fotografe u a realizzate d ndi Vini sono state ra G ella ne de I della redazio lla pagina facebook d su pubblicate rivista. dalena giovane Mad rso, la è ce ia P i A colpi di M n 478 voti, vince il conco no co si so LaLuce che, parenti che foto.• e i ic am o coinvolgend ividere e commentare le d divertiti a con

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Maddalena: iglia, Così la giovane tta la mia fam

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FOTO A CURA DI: ASSOCIAZIONE GRANDI CRU DELLA COSTA TOSCANA (Associazione organizzatrice dell’Anteprima Vini della Costa Toscana)

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Igt Costa Toscana,

un successo

da non sottovalutare DI IRENE BARBIERI

Non importano le dimensioni delle aziende, basta la qualità…e sulla costa i toscani ne hanno da vendere!

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on c’è dubbio, pensando alla Toscana saltano alla mente grandi vini il cui nome non ha certo bisogno di essere presentato, tuttavia se l’entroterra è in grado di farsi conoscere e ammirare dal mondo intero, è bene rendersi conto che la Toscana, bagnata dal Mar Tirreno, ha molto altro da offrire. Sono infatti i Vini della Costa, nonostante la loro giovane storia, i protagonisti del momento, quelli che stanno riuscendo sempre di più, e di certo non a caso, a far parlare di se. Lo dimostra l’elevatissima partecipazione alla quindicesima edizione di Anteprima Vini della Costa, che si è tenuta a maggio a Lucca. L’evento nel quale si è potuto assaggiare in anteprima i campioni della vendemmia 2015,

oltre alle annate in commercio, ha visto un’importante crescita rispetto alle precedenti edizioni supportata da numeri interessanti: oltre 2100 visitatori, 62 giornalisti e più di 400 operatori del settore, italiani ed esteri. Già Wine-Sercher, il più grande database e motore di ricerca dedicato al vino, aveva dimostrato come i vini italiani più cliccati del 2015, fossero, subito dopo quelli provenienti dalla zona del Barolo, proprio gli IGT Toscana, denominazione che comprende si i Super Tuscan, ma anche i tanti produttori più piccoli caratteristici di questa regione. “Quando qualcuno parla di inferiorità dei vini della costa, questo può essere riferito solo alle dimensioni aziendali, non certo alla qualità – spiega Marco Remaschi, assessore regionale all’agri-

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coltura –. Noi come Regione non vogliamo che nessuno resti indietro, né i grandi marchi, né i piccoli produttori, che sono fondamentali per il presidio del territorio e contribuiscono grandemente alla sua tenuta”. Un altro importante aspetto emerso a Lucca? In Toscana non si produce solo

un ottimo vino rosso. È stato ospitato infatti, per la prima volta, il banco Bollicine di Costa, uno spazio interamente dedicato alle bollicine, proprio a dimostrazione del fatto che la produzione della costa in questo ambito è sempre più ricca e promettente, di certo da non sottovalutare.•

I migliori assaggi IGT Toscana Il Cavaliere (2004), Caiarossa (2013), Felciaio (2013), Senti Oh (IGT Costa Toscana 2015), Le Gonnare (DOC Bolgheri S 2013).

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Diegale, unusual Tuscany The organic winery from Grosseto proposes an unusual Pinot Nero and a champenoise méthode millesimée sparkling wine

AZIENDA AGRICOLA DIEGALE Loc. Podere Sant’Antimo 58045 Civitella Marittima (GR) Tel. +39 335 7402200 diegale@diegale.it- www.diegale.it

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DIEGALE,

iamo lungo la costa toscana, che negli ultimi 40 anni è stata protagonista di una delle maggiori rivoluzioni enologiche italiane, per non dire mondiali: quella dei SuperTuscans. Il boom iniziale ha poi lasciato spazio ad una più attenta presa di coscienza da parte dei produttori che, con la creazione dei “Grandi Cru della Costa Toscana”, hanno voluto ribadire sia le somiglianze, come l’importante influsso del mare, che le rispettive peculiarità. Diegale, nella fattispecie, nasce nel 2008 dopo due anni di ricerca da parte di Alessandro e Paola che trovano infine a Civitella Marittima, nel grossetano, il luogo ideale.

Toscana insolita

Toscana

We are on the Tuscan coast, a land that in the last 40 years have been making a true oenological revolution, maybe the most important one not only in Italy but and in the whole world of wine, through its SuperTuscans. After the initial boom, the producers have become more conscious and have started to create the great Cru of the Tuscan coast (“Grandi Cru della Costa Toscana”), to exploit the peculiarities of this area, most of all the important influence of the sea. Diegale was created in 2008 after a two-year research: finally Alessandro and Paola found in Civitella Marittima, near Grosseto, the ideal place to make their wine. After a careful study of the soils, Alessandro and Paola decided to bet on Pinot Nero and Chardonnay and on unusual wines: “Ciarlibo” rosé made of Grenache, “Chaver” made of Chardonnay and Vermentino and “Rossoscuro”, a red wine made of Sangiovese, Syrah, Cabernet Franc and Grenache. Diegale and “CuordiCru” spring under the watchful eyes of the agronomist Mauro Nosi and of the oenologist Fabrizio Moltard. Diegale is an Igt Toscana 2014 made of Pinot Nero harvested manually and vinified in purity: a very elegant and pleasant wine, with strawberry, currant and raspberry perfumes and a chocolate ending with a light smoked inkling. The other buttonhole label, in its second year of organic growing, is “CuordiCru”, a Metodo Classico Millesimato 2013 made of Chardonnay and Pinot Noir. This pas dosé wine has a light perlage and a straw yellow color, and is the result of a partial dégorgement after 18 months on the yeast, that give it a sincere and lively taste with perfectly combined bread aromas and fruity perfumes. The remaining part of the wine waits 24-30 and 36 months its dégorgement, in order to evaluate its evolution and decide future productions. •

Pinot Nero e un Metodo Classico millesimato per l’azienda grossetana in conversione biologica Da un attento studio del terreno e delle potenzialità enologiche, Alessandro e Paola decidono di puntare su uve come il Pinot Nero e lo Chardonnay e su vini insoliti - il “Ciarlibo” rosato da Grenache, lo “Chaver” bianco da Chardonnay e Vermentino e il “Rossoscuro”, un rosso da Sangiovese, Syrah, Cabernet Franc e Grenache. Nascono così, sotto lo sguardo attento dell’agronomo Mauro Nosi e dell’enologo Fabrizio Moltard, il Diegale e il “CuordiCru”. Il Diegale è un Igt Toscana 2014 vendemmiato a mano e ottenuto da Pinot Nero in purezza che permette di ottenere un vino di grande eleganza e bevibilità, con profumi di fragola, ribes

e lamponi e il sorso che termina sul cioccolato e la leggera affumicatura. L’altro vino di punta dell’azienda, al secondo anno di conversione biologica, è il “CuordiCru”, un Metodo Classico Millesimato 2013 ottenuto da Chardonnay e Pinot Noir. Perlage tenue e colore paglierino brillante per questo Dosaggio Zero sboccatura parziale del lotto dopo 18 mesi sui lieviti, sviluppando così un gusto sincero e brioso dove le note di panificazione si mescolano in maniera armonica ai sentori fruttati. La rimanente parte del lotto sarà sboccato a 24–30 e 36 mesi al fine di valutarne l’evoluzione e stabilire così le future produzioni.•

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Toscana

FOTO DI LINDA FROSINI

La cantina di vinificazione è quasi pronta. E intanto il Dautore vince la sua prima medaglia al Decanter World Wine Awards

DAUTORE, ogni anno una vera opera d’arte DI CLAUDIA CATALDO

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e siete appassionati di vino e non avete mai fatto un salto nella Maremma Toscana, fate mea culpa e rimediate quanto prima. Ci sono luoghi che mantengono quel fascino incontaminato e un po’ selvaggio: uno di questi è Le Sode di Sant’Angelo. Siamo in località Montebamboli, vicino a Massa Marittima. Dopo un qualche centinaio di metri di strada sterrata il paesaggio si apre su una radura circondata da vigneti: qua si sta portando a termine la costruzione della nuova cantina di vinificazione che

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sarà inaugurata con la prossima vendemmia, mentre la stanza degustazione e la barriccaia sono già pronte ad accogliere i visitatori. Le Sode di Sant’Angelo è in questo momento un cantiere di idee e progetti che strizzano l’occhio al territorio, all’arte, alla qualità dei prodotti, alla bellezza del paesaggio, all’enoturismo. Che la direzione possa essere quella giusta sembra confermarlo la medaglia di bronzo che è stata recentemente assegnata al Dautore 2014 nel corso del Decanter Worlds Wide Awards, un riconoscimento importantissi-

mo soprattutto per una giovane cantina. Il Dautore è il prodotto di punta de Le Sode Sant’Angelo, un vino che nasce da un’accurata selezione di uve Sangiovese, Merlot e Alicante, la cui composizione varia di anno in anno per esprimere al meglio i risultati ottenuti in vigna in base alla stagione. Grazie ad una profonda amicizia con il pittore Paolo Golinelli, artista e appassionato di vino, ogni anno questo vino avrà un’etichetta diversa: a mutare quindi non sarà solo il contenuto ma anche il contenitore. “Il quadro riportato in etichetta


Dautore, every year a true work of art

acknowledgment for such a young winery. Dautore is the buttonhole label of Le Sode Sant’Angelo: it is the fruit of a careful selection of Sangiovese, Merlot and Alicante, which are blended in different percentage every year, to offer the best results of the vineyards. Thanks to a close friendship between the winery and the artist Paolo Golinelli, this wine will show a different label every year, that means, not only the content of these bottles but also their packaging will change according with the different harvests. “Every year, the painting on the label will be different and unique, as well as the blend we will choose, and these bottles will be unique and irreplaceable works of art”, says Luca Purgatorio, owner of Le Sode di Sant’Angelo. In addition to its very original packaging – a box that is also a frame – these bottles can boast the Orev certification that guarantees its Italian origin. It is a unique mark (this winery is the first one in Italy that employs it) that can also be personalized with different messages, becoming an important instrument to monitor the whole production chain and an interesting marketing strategy. •

The vinification cellar is almost ready. In the meanwhile, Dautore wins its first medal at Decanter World Wine Awards

If you are true wine-lovers and have never visited the Tuscan Maremma you should offer a mea culpa and remedy as soon as possible. You will find places with an unchanged and a bit wild charm, like Le Sode di Sant’Angelo. We are in Montabamboli, a resort near Massa Marittima. After a few-hundredmeters dirt road, the landscape opens in a clearing surrounded by vineyards: here they are completing to build a new vinification cellar, that will be inaugurated with the next harvest, while a tasting room and a cellar for the barrique are ready to welcome the visitors already. In this moment, Le Sode di Sant’Angelo has many projects in progress that aim to exploit its territory, art, products and landscape through the oenotourism. Its efforts have been awarded with the bronze medal to Dautore 2014 at Decanter Worlds Wide Awards, a very important

FOTO DI LINDA FROSINI

cazione Orev, che attesta la provenienza tutta italiana del prodotto. Si tratta di un marcatore unico nel suo genere (la cantina è la prima in Italia ad usarlo) che oltre a consentire la tracciabilità dei vini può anche essere personalizzato con messaggi diversi, diventando così un importante strumento di garanzia e di marketing. •

SOC. AGR. LE SODE DI SANT’ANGELO Loc. Montebamboli 58024 Massa Marittima (GR) info@sodesantangelo.com www.sodesantangelo.com

sarà sempre diverso e unico, come il blend da noi scelto, e le bottiglie saranno esse stesse delle piccole – e irripetibili – opere d’arte”, racconta Luca Purgatorio, titolare dell’azienda. Oltre ad essere venduto con un packaging originalissimo – una scatola che è una vera e propria cornice – a caratterizzare queste bottiglie è anche il marchio di certifi-

FOTO DI PAMELA BRALIA

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Toscana

TENUTA MONTETI

l’eleganza internazionale” della

Maremma

DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

TENUTA MONTETI Strada della Sgrilla 6 - 58011 Capalbio (Grosseto) Tel. +39 0564 896160 -Fax: +39 0564 896783 info@tenutamonteti.it www.tenutamonteti.it

Monteti e Caburnio, ma anche TM Rosé. Parola d’ordine: sostenibilità

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iantare vigne in un angolo incontaminato della Toscana e tornare così ai ricordi di un’infanzia trascorsa fra i filari di vite dell’Oltrepò Pavese: il progetto di Paolo Baratta divenne realtà quando giunse con la moglie Gemma a sud di Capalbio, davanti a quella casa diroccata e a quel pascolo che oggi, a distanza di vent’anni, sono Tenuta Monte46

ti. Solo che il pascolo, faticosamente lavorato, ha lasciato spazio a 28 ettari di vigna, la casa padronale è stata ricostruita, si è aggiunta una moderna cantina di produzione perfettamente integrata con l’ambiente circostante e la gestione si è arricchita della collaborazione della figlia Eva e di suo marito Javier Pedrazzini. La bellezza del luogo, le rose, le aiuole colorate, i vigneti così ordinati fanno pensare subito ad un giardino. I vini, il Monteti e il Caburnio, sono ottenuti da uve internazionali, raccolte e vinificate per piccole parcelle: esprimono i profumi della maremma, della macchia mediterranea, ma ricordano anche la vigoria del mare e la mineralità del suolo.

Tenuta Monteti: the international elegance of Maremma

Monteti and Caburnio, but also TM Rosé. The key word is sustainabilityvarieties

Da quest’anno sono affiancati anche dal TM Rosé: frutta gialla, pompelmo rosa, grande freschezza e piacevolezza. Il tutto accompagnato da un trasversale approccio sostenibile: la cantina, infatti, è entrata a far parte del progetto ministeriale Viva e crede fermamente nell’importanza di perseguire un percorso di miglioramento nel rispetto dell’ambiente, dei lavoratori e del consumatore. •

Planting vines in an untouched corner of Tuscany and go back to his memories, to his childhood among the vineyards in Oltrepò Pavese: it was Paolo Baratta’s dream and it became true when he came with his wife Gemma in the south of Capalbio, in front of a ruin and a pasture that nowadays, twenty year later, are Tenuta Monteti. The pasture has left room to a 28-hectare vineyard, and the ruin has become a country house and a modern cellar perfectly harmonized with the surrounding landscape. The management passed down to their daughter Eva and her husband Javier Pedrazzini. This beautiful place, with its roses, colored flowerbed and tidy vineyards looks like a garden. The winery proposes wines like Monteti and Caburnio, made with international grape varieties that are harvested and vinified in small parcels: they express the perfumes of Maremma, of the Mediterranean maquis, but they reminds the strength of the sea and the mineral qualities of the soil too. This year another label enriches the family: TM Rosé has yellow fruit perfumes (pink grapefruit) and fresh and pleasant taste. Everything is conducted in the name of sustainability. In fact, this winery has joined the ministerial project Viva and it strongly believes on the importance of conducting a path of improvement and respect for the environment, for the workers and for the consumers. •


Tiberi: Montecucco Docg and much more Low yields in the vineyards and rigid controls in the cellar: the family management of Tiberi that respects the terroir

Bassa resa per ettaro e controllo rigoroso in cantina: la conduzione familiare e rispettosa delle caratteristiche del terroir dell'azienda Tiberi

TIBERI MIRENO Loc. Serripoli 12/b Montenero d'Orcia Castel del Piano (GR) Tel 0564 954085 az.agricolatiberimireno@live.it www.aziendatiberi.com

TIBERI Montecucco

Toscana

They planted their first vineyards in 1998 and five years later, the cellar was ready: so in Montenero d'Orcia, in the heart of the Montecucco Doc area, Mireno and Donella’s dream has become true. Nowadays, a two-hectare vineyar produces 12,000 bottles of Montecucco Doc, Montecucco Doc Riserva, Igt Toscana and Ciliegiolo. “Our wine – says Donella – is the fruit of our everyday hard work. In fact, our winery has a strictly family management. We want to see with our own eyes and touch with our own hands our productions”. That is how spring the Tiberis’ wines, thanks to their daughter Romina and her husband Riccardo’s help. These autochthonous wines are authentic and with a long story at their back, the story of a dream that this family has made true, in spite of the difficulties of life, and that continues every day in the sunny hills of Val d'Orcia.•

Doc e non solo

DI ELISA BERTI FOTO DI LINDA FROSINI

H

anno impiantato le prime vigne nel 1998 e cinque anni dopo la cantina

era ultimata: così a Montenero d'Orcia, nel cuore della Doc Montecucco, il sogno di Mireno e Donella ha preso forma. Due ettari di vigneto che oggi permettono la produzione di 12000 bottiglie, tra Montecucco Doc, Montecucco Doc Riserva, Igt Toscano e Ciliegiolo. "Il nostro vino" dice Donella "è frutto della fatica di ogni giorno: la nostra azienda ha, infatti, una conduzione strettamente

familiare. Noi vogliamo vedere con i nostri occhi e toccare con le nostre mani tutto ciò che produciamo". E' così che nascono i vini dei coniugi Tiberi, coadiuvati dal fondamentale aiuto della figlia Romina e del marito Riccardo. Vini autoctoni ed autentici, vini con una storia che parte da lontano, da molto prima di quel 2003; una storia legata ad un sogno che, nonostante le difficoltà che la famiglia ha incontrato nel cammino della vita, si realizza ogni giorno su quelle pendici assolate della Val d'Orcia.•

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Toscana

SUVERAIA: un nuovo progetto in cantina Sita nella maremma grossetana, nell’area del Monteregio Doc, l’azienda non ha mai abbandonato la sperimentazione sul vitigno autoctono

L

a storia dell’azienda agricola Suveraia inizia nel dopoguerra quando la famiglia Camerini decise di acquisire una tenuta nell’alta maremma grossetana, una della zone più affascinanti e selvagge della Toscana, immersi nella profumata macchia mediterranea fatta di sughere e ginepri. Negli anni il profilo aziendale si è sempre più colorato di rosa, prima con Lelia Camerini e poi con la figlia Ilaria, ed è proseguita incessante la ricerca sui vitigni autoctoni per la salvaguardia della biodiversi-

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tà. “Abbiamo un bel progetto in cantiere – racconta Ilaria Camerini – ovvero un bianco lavorato in anfora. Probabilmente si tratterà del Nocchianello Spiga di Grano, un vitigno autoctono di fine ‘800 su cui per primi stiamo facendo sperimentazione insieme all’Università di Arezzo”. Analisi di Dna e ricerche sul territorio hanno portato all’individuazione del biotipo e del suo nome tradizionale: nel corso delle prime micro-vinificazioni il Nocchianello ha rivelato interessanti note aromatiche e buona persistenza, ecco perché si è subito pensato ad una lavorazione nella terracotta, anche grazie al supporto dell’enologo Leonardo Conti e dell’agronomo

Stefano Dini. “A noi di Suveraia piace misurarci sempre con nuove sfide: fra queste, ad esempio, anche la linea di pochette di tessuto in sughero”. A noi non resta che attendere, con grande curiosità.• AZIENDA AGRICOLA SUVERAIA Loc. Campetroso 26 58025 Monterotondo Marittimo (GR) Tel. 338 1291996 suveraiawines@gmail.com www.suveraia.it

Suveraia, a new project in the cellar In the Tuscan Maremma, in the Monteregio Doc area, a winery keeps on experimenting on the autochthonous grape varieties

The story of Suveraia starts after the War, when the Camerini family decided to buy an estate in the south of the Tuscan Maremma, one of the most charming and wild areas in the region, plunged in the perfumed Mediterranean maquis, among cork and junipers. For years, the profile of this winery has been turning more and more “pink”, with Lelia Camerini first and then with her daughter Ilaria, and has continued its interesting research on the autochthonous grape varieties, to protect the biodiversity of this lands. “We are working on a great project – says Ilaria – a white wine aged in amphora. Probably it will be a Nocchianello Spiga di Grano, an autochthonous dated XIX century, on which we are conducting some experimentations together with the University of Arezzo. Analysis on DNA and researches on the territory have let to individuate this biotype and its traditional name: during the first micro-vinifications, Nocchianello has revealed interesting aromatic inklings and a good persistence, that’s why we decided to try a winemaking in terracotta, under the watchful eyes of the oenologist Leonardo Conti and of the agronomist Stefano Dini. “Here at Suveraia we like to prove ourselves with always new challenges. One of these is a line of purses made of cork and textiles”. And we look forward to see them! •


presenta

Si è concluso

Vin-Wine in Venice, L’evento dedicato alle eccellenze vinicole che si è tenuto dal 21 al 23 maggio 2016 al Casinò di Venezia

www.bevevenezia.it CON IL SUPPORTO DI

IN COLLABORAZIONE CON

UN’INIZIATIVA DI

process black

La prima edizione della manifestazione ha convinto pubblico e aziende partecipanti in una location dal fascino straordinario

16 – 18 settembre 2016 Forte Marghera Mestre – Venezia

pantone 2735

ne della Valpolicella nelle annate 2005, 2004, 2003, 2002. A seguire, quattro millesimi del Vino rosso più rappresentativo del toscano Podere La Regola, da uve Cabernet Franc con un piccolo saldo di Merlot e Petit Verdot. Infine, Champagne Encry Vue Blanche Estelle ha portato una Versione di Brut Nature del 2009, frutto di lavoro certosino nella coltivazione della vite e dall’annata generosa in sole, energia e luce. Nell’ultima giornata, protagonisti sono stati Cescon Italo Storia e Vini, Malibran e San Salvatore. L’azienda Cescon ha proposto un salto emozionale con il Manzoni Bianco 6.0.13, declinato in quattro annate. Maurizio Favrèl, giovane patron vignaiolo dell’azienda trevigiana Malibran, ha fatto degustare il suo Sottoriva col fondo per tradizione, mentre San Salvatore, da Paestum, ha conquistato il pubblico con l’Aglianico del Cilento, dai fitti descrittori fruttati di ciliegia nera, prugna, mora di rovo e lampone e dalle delicate venature speziate. Aepe E20, società organizzatrice, e il curatore dell’evento Paolo Ianna danno appuntamento alla prossima edizione di VIN – Wine in Venice. Dopo i segnali positivi dell’esordio, la manifestazione vuole crescere e diventare un appuntamento irrinunciabile nel calendario della città di Venezia per gli operatori e gli appassionati di vino.•

pantone 1655

D

al 21 al 23 maggio 2016 si è tenuto a Venezia la prima edizione di VIN - Wine in Venice, una tre giorni dedicata al vino, curata da Paolo Ianna, co-coordinatore della Guida VINIBUONI D’ITALIA edita da Touring Club Italiano, in collaborazione con FISAR, Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori. Nelle splendide sale del piano nobile del Casinò di Venezia, trentaquattro cantine d’eccellenza provenienti da tutta Italia hanno fatto degustare al pubblico, oltre 500 tra qualificati operatori di settore e preparati wine lovers, più di cento etichette. Nel corso della manifestazione, molti gli eventi collaterali, a cominciare dall’incontro con Marco Simonit, il preparatore d’Uva friulano, cha assieme a Pierpaolo Sirch, ha messo a punto il Metodo Simonit&Sirch di potatura ramificata, rispettoso della pianta, della sua struttura e del suo flusso linfatico. A farla da padrone nei tre giorni di VIN sono state le verticali di alcune delle etichette presenti all’evento. Nella giornata di sabato 21 maggio, Joska Biondelli, proprietario della prestigiosa azienda di famiglia della Franciacorta, ha raccontato tre assaggi della Première Dame, Biondelli Brut Millesimato 2011. Domenica 22 maggio, Dal Bosco Giulietta “Le Guaite” ha presentato il suo Amaro-

BIENNALE DELLA BIRRA AD ALTO TASSO DI CREATIVITÀ

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It’s Mantè time!

Gonzaga, on the boundary between Lombardia and Emilia, is a precious melting pot of oenological experiences that materializes in its productions. The partners’ vineyards grow on a wide area of the Po Valley between the provinces of Mantua, Reggio Emilia and Modena. All these alluvial lands have different characteristics, from solid to sandy, and all are very suited for the production of sparkling wines. Mantè is a line of prestigious wines addressed to the professional sales channel and to restoration.These wines are versatile and easy to drink, ideal with first courses or dishes of meal, intriguing as aperitif. Mantè is made of three products. Mantè Rosso is an intense ruby red wine with a persistent purple foam; it’s the result of a careful selection of Lambrusco Salamino, Ruberti and Ancellotta grapes grown with integrated pest management methods. Mantè Rosè has a peculiar intense rosé color, due to amuch-reduced time of contact with the peal. Its natural effervescence give pleasant fruity tastes that give to the wine a pleasant freshness. Last but not least, Extra Dry, with a fine and persistent perlage and a creamy foam: a versatile wine, ideal with dishes based on white meat, fish, but also not too sweet cakes. •

CANTINA SOCIALE DI GONZAGA Via della Stazione 39 46023 Gonzaga (MN) Tel. 0376 58051 Fax 0376 528038 info@cantinagonzaga.it www.cantinagonzaga.it

Lombardia

The award-winning line produced by the winery addressed to the Ho.re.ca. sales channel

E’ tempo di Mantè!

La pluripremiata linea della Cantina destinata al canale ho.re.ca.

G

onzaga, posta al confine tra la Lombardia e l’Emilia, appare enologicamente come un prezioso crocevia di esperienze che si concretizzano nella produzione dei suoi vini; gli impianti viticoli dei soci insistono su un’area della Pianura Padana laddove si congiungono le Province di Mantova, Reggio Emilia e Modena; terreni tutti alluvionali nelle diverse tipolo-

gie, dal compatto al sabbioso, vocati senz’altro alla coltivazione di uve per la produzione vini frizzanti. La linea Mantè è una linea di vini di pregio dedicati interamente al canale professionale e alla ristorazione. Vini versatili e facili da bere, ottimo accompagnamento a primi piatti e a piatti di carne, diventano intriganti anche come aperitivo. La linea Mantè e composta da 3 prodotti. Mantè Rosso, dal colore rosso rubino intenso con persistente spuma di colore viola, risultato di un’accurata selezione delle uve, ottenute con sistemi

di lotta integrata, in particolare Lambrusco Salamino, Ruberti e Ancellotta. Mantè Rosè, dal caratteristico colore rosato intenso che è dato dal bassissimo tempo di contatto pellicolare. La sua naturale effervescenza libera stuzzicanti sensazioni fruttate che conferiscono al vino una piacevole freschezza e facilità di beva. Infine l’Extra Dry dal perlage fine e persistente con schiuma cremosa: un vino versatile che si sposa con piatti a base di carni bianche, pesce fino ad arrivare ai dolci a pasta dura, non troppo zuccherati.•

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Veneto

Prosecco cannibale? DI IRENE GRAZIOTTO

Il successo della bollicina ha messo in discussione le altre varietà del Vigneto veneto. Come gestire in maniera lungimirante il fenomeno?

Prosecco: un futuro di un miliardo di bottiglie o della ricerca della qualità?” Questo il titolo dell’incontro fra i Presidenti dei tre Consorzi del Prosecco – Stefano Zanette, Innocente Nardi e Armando Serena – Matilde Poggi di FIVI e il produttore Gianluca Bisol, che qualche mese fa aveva pronosticato il raggiungimento di un miliardo di bottiglie nel 2030. Previsione che Bisol rivede: “con i prezzi correnti oggi difficilmente si potrà arrivare a questi quantitativi, ma la richiesta continuerà ad aumentare per un prodotto così piacevole ed invitante”. Il mercato conferma: la domanda cresce e la forbice

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fra domanda e offerta si allarga creando uno squilibro che va risolto. Sulle possibili soluzioni i Consorzi – che lavorano già insieme nel Sistema Prosecco per la lotta alla contraffazione con 140 tentativi silenziati nel 2015 – sono però discordanti. C’è chi come Zanette del Consorzio Prosecco Doc ha approvato altri 3 mila ettari di Glera – di cui metà sono, in realtà, di “condono” – e chi, come Matilde Poggi della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, propone di calibrare invece il prezzo del Prosecco, sottolineando inoltre i rischi di una “monocoltura” e le problematiche fitosanitarie cui sono più soggetti i vigneti di pianura – ovvero delle nuove zone di allargamento – rispetto a quelli di collina, dove si trovano invece le zone storiche del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg

e dell’Asolo Prosecco Docg. Quest’ultima Docg, come emerso dall’Asolo Wine Tasting, appare sempre più strutturata e compatta, non solo a livello consortile ma anche per riconoscibilità organolettica. Il Consorzio dell’Asolo ha inoltre introdotto dal 2014 la tipologia Extra Brut e sta recuperando la Recantina, un’uva rossa presente in zona da oltre quattro secoli. Assieme all’altro Consorzio Docg ha inoltre avviato l’iter di riconoscimento della tipologia Rifermentato in bottiglia, il cosiddetto Colfondo, sempre più richiesto. Per il futuro la vera sfida per le tre denominazioni è quella di lavorare congiuntamente per garantirsi una quanto maggiore longevità del successo Prosecco e combattere l’italian sounding dei Prosecchi prodotti in Nuova Zelanda, Australia e Brasile.•


The key factors of Superiore

“Only the real and concrete knowledge of our origins let us to have a cautious sight of our future”. This is the philosophy that lead the Marchiori family and its project of exploiting the autochthonous grape varieties, which started in 2008. In the historical area of Conegliano Valdobbiadene, homeland of Prosecco Superiore Docg, Glera Tonda, the grape variety protagonist of the success of the pleasant and versatile Prosecco, has always been growing near the autochthonous Perera, Bianchetta, Verdiso and Glera Lunga. To exploit this biodiversity, Marchiori is experimenting vinification in purity that reveal the peculiarities of every single grape variety. And if la Perera, vinified in 2014, has revealed the intensity of pear and an intense acidity, Bianchetta and Glera Tonda have revealed a flowery and lightly spicy perfume: yellow fruits the first one and wisteria the second one. Next year, Verdiso and Glera Lunga will be the protagonists of this study. The stylistic approach of Marchiori is to harmonize Glera Tonda and the peculiar tastes of these autochthonous grape varieties, to create the most interesting and purest interpretation of Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg: a Brut, an Extra Dry and a refermented in bottle called “5 Varietà” (five grape varieties). Three vintage superior wines that in its Brut version reveal a sapid and sincere personality, while in its Extra Dry version proposes a soft and harmonious taste, and a rustic character in the refermented one. • VITIVINICOLA MARCHIORI SOC. AGR. Via Rialto 3 - 31010 Farra di Soligo (TV) Tel. +39 0438 801333 Fax +39 0438 801333 www.marchioriwines.com info@marchioriwines.com Facebook: Marchiori

Veneto

The five grape varieties that makes Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg by Marchiori

I Fattori Primi del SUPERIORE

Ovvero le cinque varietà che compongono il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg di Marchiori

Solo la reale e concreta conoscenza delle origini ci permetterà un’oculata visione futura”. È questo il pensiero che guida la famiglia Marchiori e il suo progetto di valorizzazione degli autoctoni avviato nel 2008. La Glera Tonda, protagonista della ribalta del Prosecco, affermatosi grazie a duttilità e piacevolezza, è sempre stata affiancata nella zona storica e più vocata del Conegliano Valdobbiadene - dove si produce il Prosecco Superiore Docg - dagli autoctoni Perera, Bianchetta, Verdiso e Glera

Lunga. Proprio per valorizzare questa biodiversità, Marchiori sta effettuando vinificazioni in purezza per approfondire le caratteristiche specifiche di ogni singola uva. E se la Perera, vinificata nel 2014, aveva lasciato emergere l’intensità della pera e la spiccata acidità, quest’anno lo studio si è concentrato su Bianchetta e Glera Tonda: profilo floreale e leggermente speziato per la prima, sentori di frutta gialla e glicine per la seconda. L’appuntamento con la vinificazione in purezza di Verdiso e la Glera Lunga è invece previsto

per la prossima vendemmia. L’approccio stilistico di casa Marchiori è quello di armonizzare assieme alla Glera Tonda i sapori speciali di questi autoctoni al fine di creare la più autorevole interpretazione del Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg con un Brut, un Extra Dry e un Rifermentato in bottiglia chiamati appunto “5 Varietà”. Tre Superiori d’annata che nella versione Brut lasciano emergere una personalità sapida e schietta, nell’Extra Dry un sorso più morbido e armonioso e un volto rustico nel Rifermentato. (i.g.)•

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Calabria

Il Greco di Bianco, punta dell’iceberg

del

progetto Rosso Calabria DI BARBARA AMOROSO

Quando Orione e Sirio giungono a mezzo del cielo e l’aurora delle rosee dita vede Arturo, allora, o Perse, spicca e porta a casa tutti i grappoli...”. Iniziano così i versi con cui Esiodo, tremila anni or sono, spiegava come produrre il vino da meditazione oggi tra le eccellenze italiane. Presentato in uno degli incontri organizzati dalla regione Calabria (“Il Greco di Bianco Doc: dai versi di Esiodo al mito”) nell’ambito dell’ultimo Vinitaly, da due professori universitari quali Attilio Scienza e Rocco Zappia, il Greco di Bianco fa parte di un disegno più ampio. “Il brand Rosso Calabria - racconta Giacomo Giovinazzo, dirigente del Settore 2 Valorizzazione e Promozione Produzioni Agricole e Filiere Produttive della Regione Calabria – nasce per donare connotazione alla passione della nostra regione per il mondo vitivinicolo, abbracciando tutti i grandi vitigni della

zona (Gaglioppo, Magliocco, Greco bianco, Cirò e Bivongi). Vogliamo raccontare ogni zona tramite la sua storia; basti pensare che il Cirò veniva servito a chi vinceva le Olimpiadi. Per narrare un intero territorio bisogna unirsi, produttori, consorzi e istituzioni”. Una ricchezza enogastronomica fatta di piccole aziende familiari, connubio di tradizione e innovazione. “Abbiamo un patrimonio ampelografico tra i più ricchi al mondo - prosegue Giovinazzo - in Calabria abbiamo 9 Doc e altrettante Igp”. Dieci milioni di bottiglie di vino (70% rosso e 30% bianco) prodotte ogni anno (di cui il 15% destinato al mercato estero), centinaia di migliaia di euro investiti a sostegno del comparto per sostenere anche il turnover generazionale tra i filari, una storia millenaria, tutto racchiuso in Rosso Calabria, un trampolino di lancio verso il mercato estero per i vini di questa regione così variegata. •

La storia del passito traina l’internalizzazione della regione

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Umbria

Ciliegiolo,

il presunto padre del Sangiovese DI ALBERTO BRILLI

I migliori prodotti in purezza di questo vitigno riuniti in Umbria, a casa dell’autoctono: il Ciliegiolo di Narni

N

ella generale riscoperta degli autoctoni cui stiamo assistendo su e giù per la penisola, ecco un altro tassello posto direttamente nel cuore d’Italia. È uno dei vitigni più antichi dell’enologia umbra e centroitaliana, che sta attraversando un buon momento. Il Ciliegiolo proviene da un passato in sordina, troppo in sordina se pensiamo al fatto che è stato utilizzato per molto tempo come vino da taglio per il Sangiovese, cui dona brillantezza e ricchezza di profumi. Il picco della sua coltivazione è stato toccato negli anni Ottanta, raggiungendo un’estensione di 6.034 ha, poi progressivamente calata fino ai 1.830 del 2010 (dati del Registro Nazionale delle Varietà di Vite del Mipaaf). Oggi, la sua diffusione sembra in netta risalita e si estende attualmente per 5000 ha circa. La sua riscoperta deve molto all’opera dell’Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni, costituita nel 2014 e presieduta da Leonardo Bussoletti, titolare dell’omonima azienda e primo coltivatore umbro a credere nelle potenzialità del vitigno. I produttori associati adottano un disciplinare più rigido rispetto a quello della Igt Narni. Il Ciliegiolo si contraddistingue infatti per una certa difficoltà nella

vinificazione, secondo alcuni principale causa della subalternità nei confronti del Sangiovese, rispetto al quale richiede maggiori attenzioni, sia in vigna che in cantina. È per questo che, con il rispetto di norme più rigide, il Ciliegiolo prodotto a Narni può vantare una maggior fedeltà al suo vitigno originario. Non solo nuove coltivazioni, ma anche promozione. A Narni, splendida località in provincia di Terni, si è infatti appena tenuta la seconda edizione di Ciliegiolo d’Italia, una girandola di degustazioni, seminari e incontri che ruota attorno ai migliori esiti in purezza dell’autoctono del centro-Italia. Lo scorso anno i produttori furono una trentina, e Bussoletti chiuse con un non troppo entusiasmante «staremo a vedere» questa prima edizione. Quest’anno le aziende presenti nella rassegna narnese sono aumentate arrivando a quota 40, e Bussoletti stesso sembra molto più convinto: «L’arrivederci – dice in sede di commento – è all’anno prossimo con la terza edizione». A quanto pare dunque, per il Ciliegiolo il futuro sembra essere ricco di promesse, considerando anche che all’estero il suo aroma di ciliegia e frutti rossi sta riscuotendo sempre più successo.• 55


Friuli Venezia Giulia

I

I tempi duri del Friuli DI IRENE GRAZIOTTO

l Friuli che non può mancare nelle migliori carte dei bianchi e il Friuli che torna brutalmente alla ribalta con lo scandalo Sauvignon. Sono questi i due poli di una regione che affronta oggi uno dei suoi momenti più difficili. Dopo la stagione d’oro di fine anni Novanta che, grazie a innovatori come Gravner, la rese presenza imprescindibile non solo nei ristoranti d’Italia e nelle enoteche di New York ma anche sul tavolo dell’italiano medio, oggi la situazione è decisamente mutata. Non tanto da un punto di vista di alta ristorazione, dove i vini friulani restano ben presenti in carta, ma piuttosto per l’apprezzamento del consumatore standard, che propende per vini più aromatici come il Gewurztraminer o opta per vini più “familiari” rispetto ad una Ribolla Gialla, scegliendo magari un internazionale come il Pinot Grigio. Proprio la futura Doc interregionale “Pinot Grigio delle Venezie” fra Trentino, Veneto e Friuli ha scatenato non poche polemiche, vista la diversa statura produttiva delle tre regioni, con i massicci quantitativi della Serenissima che potrebbero giocare a sfavore del Friuli. A concentrarsi sulla qualità e le caratteristiche peculiari del Collio Pinot Grigio, nell’ottica di una salvaguardia di questo patrimonio, è stata anche Kerin O’Keefe in una degustazione a Vinitaly. Durante la lezione, la giornalista di Wine Enthusiast ha valorizzato il grande impatto organolettico dei nove campioni in assaggio, sottolineando come nel Friuli questo varietà “non ha nulla da invidiare agli altri grandi vini che nascono qui” e di quanto vada quindi promossa e preservata. Al momento la Doc interregionale, che è stata già approvata, rischia però

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di saltare la vendemmia 2016 a causa di alcuni rallentamenti burocratici. Nel frattempo, non si sedano nemmeno i postumi della Sauvignon Connection, il cui impatto – sia in Italia che all’estero – va analizzato, non solo dal punto di vista del danno reale – frode nell’esercizio del commercio – ma anche di quello psicologico. Il “lievito magico” aggiunto ai vini per rafforzarne l’aroma varietale, pur non essendo dannoso, ha tuttavia suscitato non poco rumore e confusione, con accuse che ad oggi non hanno conferma o smentita definitiva. Per questo è auspicabile che a questo caso venga messo un punto conclusivo quanto prima, per il Friuli e per chi in Friuli lavora bene.•

Una stagione travagliata, fra Sauvignon Connection e la Doc interregionale Pinot Grigio che rischia di fare più male che bene


Piemonte

Il Roero si fa largo DI ENEA SILVIO TAFURO

Dal 2014 un escalation in termini di notorietà, con un mercato equamente distribuito tra Italia ed estero: la parola al presidente del Consorzio Francesco Monchiero

Un’organizzazione che promuove non solo il vino ma l’intero territorio” è ciò che si legge sul sito ufficiale del Consorzio per la Tutela del Roero, associazione di produttori e viticoltori nata il 4 marzo 2014 per volontà di circa trecento inscritti, rappresentante di un patrimonio viticolo che conta oltre mille ettari vitati e circa 6 milioni di bottiglie di vino prodotte annualmente, di cui quasi il 50% spedito all’estero. Un’area che, nel corso degli ultimi decenni, ha imparato a valorizzare la vite come principale risorsa di sviluppo sociale ed economico, sia sotto il profilo turistico che produttivo. Come giudica questi primi due anni di attività? “Siamo nati ufficialmente nel 2014, ma in realtà il consorzio ha preso forma nel 2013. In tre anni i volumi di bottiglie di Roero Arneis Docg sono passati da 4,8 a 5,3 milioni, ottenendo un incremento sopra al 10%. Il Roero Docg, il nostro Nebbiolo, oggi è prodotto con un volume di circa 490 mila bottiglie, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’8% che, in ottica delle produzioni ridotte dei grandi vini del Piemonte, è un buon risultato. Dunque, non posso che mostrare soddisfazione”. Quali sono gli aspetti su cui si è lavorato maggiormente in questa prima fase? “Siamo un’organizzazione giovane e si è deciso di non investire in costi fissi legati a strutture dispendiose. Nonostante la crisi interna dei consumi, abbiamo ottenuto buoni valori di vendita anche del prodotto sfu-

so, tali da consentire la giusta remunerazione per tutta la filiera, produttori in primis. Inizialmente si è lavorato molto sul controllo degli impianti e sulla gestione delle rese, ma anche la promozione del brand Roero ha visto impegnare le giuste risorse. Abbiamo stretto un accordo con Wine & Co., agenzia media americana, a cui è stata affidata la gestione della comunicazione e dei rapporti con opinion leader e influencer stranieri, soprattutto statunitensi”. Il mercato della Roero Docg: qual è la struttura e chi sono i clienti? “Oggi l’Italia assorbe circa il 50% dei volumi della denominazione. Siamo presenti in Svizzera, mercato particolarmente attento all’Arneis, ma anche in Germania il nostro bianco riscuote grande successo. In Scandinavia invece puntiamo sul Nebbiolo, lo stesso vale per gli Stati Uniti. Nel 2017 il mercato target sarà la Svizzera, il Paese estero più vicino geograficamente e culturalmente, dove miriamo a crescere soprattutto sotto il profilo della brand image”. Nel settore vitivinicolo cresce il bisogno di coinvolgere e comunicare: quali sono i vostri progetti? “A marzo 2016 c’è stata la prima edizione dei “Roero Days”, una kermesse enogastronomica pensata per valorizzare e promuovere le espressioni vinicole e gastronomiche del Roero. In questa occasione, Torino ha fatto da serbatoio mediatico, con l’ambientazione nella Reggia di Venaria; essendo un concept itinerante, la prossima edizione avrà come sfondo la città di Milano”.•

Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento

Cimatrice a barra mod. Potel Bil Eco

Cimatrice a coltelli veloci mod. Speedy Rotor Laterale

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Muletto Brentone

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Puglia

Puglia in rosè, nessuno come te

DI STEFANIA ABBATTISTA

L

eonardo Palumbo ha sempre lavorato, da enologo e tecnico, per la sua Puglia. L’esperienza lo ha portato anche ad essere prima presidente regionale di Assoenologi e, oggi, consigliere nazionale. Immaginate un interprete più adatto per parlare di vino rosato? Palumbo, divertiamoci pensando a una cena in rosè: qual è il menù pugliese ideale? “Senz’altro comincerei con un crudo di mare, seguito da una ‘tiella’ di patate riso e cozze, poi frittura di paranza e, dulcis in fundo, ‘sporca muss’ (dolcetti tipici pugliesi, n.d.r.) e torta di ricotta”. In un’intervista sul rosato lei ha parlato di “vuoto informativo e oscurantismo”, imperanti fino a qualche anno fa. E oggi? “Attorno al rosato gravitavano errate convinzioni e un tempo le produzioni non erano sempre eccellenti. Questo ha cau-

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Qual è lo stato dell’arte dei vini rosati? Lo abbiamo chiesto a Leonardo Palumbo sato un calo dell’interesse dei consumatori e una contrazione dell’offerta dei produttori. Poi, anche grazie ad eventi promozionali, il trend di consumo è aumentato. Oggi il rosato si sta riscattando, ma

alcuni pregiudizi sono duri da scardinare e c’è un percorso in parte ancora da compiere”. Al ristorante ci sono abbastanza “quote rosa” nelle carte dei vini? “Purtroppo la proposta è ancora esigua. Talvolta i ristoratori non osano proporre tipologie di vino che non siano consolidate nei gusti dei consumatori. Spero che i vini rosati trovino quanto prima il riconoscimento che meritano”. Quali sono le strategie per dare la visibilità che ancora manca a questi vini? “Bisogna incoraggiarne ogni occasione di consumo, perché il consumatore sceglie ciò che conosce. Il Concorso dei Vini Rosati, per esempio, è uno strumento preziosissimo per catalizzare l’attenzione del pubblico. Ma sono importanti anche le tante sagre e celebrazioni popolari che costellano la mia Puglia, specie d’estate. Il visitatore così conserva un’esperienza emozionale nel proprio bagaglio”.

Bombino e Negroamaro. Quale si esprime meglio in rosato? “Il Bombino Nero, nel territorio del Castel del Monte, ha una stupefacente e genuina vocazione al rosato. L’acidità sostenuta e la bassa concentrazione zuccherina danno un sapore fruttato e un colore ineguagliabile; non si esprime efficacemente nella vinificazione dei vini rossi come invece succede per il Negroamaro”. Qual è l’altra regione che può davvero competere col tacco d’Italia in fatto di rosati? “Il confronto è impari: la Puglia detiene una superiorità qualitativa grazie anche alle caratteristiche ampelografiche. Se parliamo di confronto, la confronterei l’Abruzzo, dove il rosato ha un’antichissima tradizione e il Montepulciano d’Abruzzo in purezza dà origine al Cerasuolo: eccezionale col suo colore intenso, la sua personalità e il sapore di ciliegia”. •


vino, cultura, territorio

Sicilia

Wineinsicily.com: DI CLAUDIA CATALDO

La Sicilia del vino gode di ottima salute. L’obiettivo adesso è potenziare l’enoturismo

N

on è un novità che Sicilia en Primeur rappresenti un momento di grande interesse – e di confronto – per la Sicilia, la sua viticoltura e il suo sviluppo in termini economici e turistici. Al primo posto, ovviamente, c’è il vino: quest’anno, nel corso delle tredicesima edizione dell’evento, tenutasi al Verdura Resort di Sciacca, si è degustata in anteprima l’annata 2015. L’andamento climatico dello scorso anno ha giovato molto alla produzione enologica dell’isola, grazie anche a una maggiore quantità di precipitazioni. Ma non finisce qui: il vino è solo uno degli elementi “chiave”, accanto a lui ci sono turismo, ambiente e comunicazione, tutti fattori che devono saper

dialogare per valorizzare il meglio della regione e farlo conoscere al mondo. Così nel corso di Sicilia en Primeur è stato presentato anche il nuovo portale www.wineinsicilily.com, un vero magazine online firmato Assovini Sicilia destinato a divenire il fil rouge che unisce aziende, territorio e fruitori finali e un racconto a 360° che sia al contempo uno strumento di informazione e di promozione. Il mood, in generale, è apparso più che positivo. Il vigneto Sicilia sembra essere in piena salute: con una dimensione tre volte maggiore rispetto a quello della Nuova Zelanda, esso oggi produce tra i 4 e i 5 milioni di ettolitri di vino, il 68% del quale da vitigni autoctoni. Inoltre la regione si aggiudica il primato di produzione dei vini bio, con 21 mila ettari e il 38% del totale nazionale. Il trend del turismo non è da meno: le aziende di Assovini, ad esempio, nel 2015 hanno registrato un incremento di turisti del 22% e il 70% del turismo dell’isola è spinto proprio dall’enogastronomia, a dimostrare l’alto fattore di appeal sempre più attribuibile al comparto agroalimentare. Sicilia

en Primeur 2016, organizzata al solito da Assovini Sicilia, ha visto la partecipazione di 100 giornali-

sti provenienti da oltre 20 Paesi, 52 aziende coinvolte e circa 800 vini in degustazione.•

ADDIO A GIACOMO RALLO, PATRON DI DONNAFUGATA Aveva 79 anni Giacomo Rallo, patron di Donnafugata. Stava lavorando nelle sue cantine, come faceva da oltre 35 anni, quando lo ha colto all’improvviso un malore. Nato a Marsala il 18 ottobre del 1937, dopo varie esperienze nel mondo del vino – sia nella produzione che nelle vendite – nel 1983 aveva avviato il progetto Donnafugata insieme alla moglie Gabriella Anca. Il testamento che lascia è un messaggio agli imprenditori siciliani del vino: fare rete e puntare alla qualità, valorizzando il territorio.

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Trentino-Alto Adige

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Una terra fertile di idee In Trentino-Alto Adige, assodata la fama qualitativa con le cantine sociali che viaggiano sui 90+, il fermento che si riscontra tra vigna ed eventi è in continua evoluzione Il Trentino-Alto Adige è una di quelle regioni che in un ventennio ha saputo letteralmente cambiare volto, conquistandosi la palma d’oro per attrattiva turistica ed enogastronomica. Ma le tentazioni di sedersi sugli allori sono ben distanti, se diamo un’occhiata ai progetti in cantiere in ambito enologico che fanno della regione una vera apripista. Partiamo dal lavoro in vigna dove, da un lato, si recuperano vecchie varietà e, dall’altro, si approfondiscono quelle di nuova generazione resistenti alle malattie. Il Vernatsch (Schiava) - presente in Alto Adige sin dalla fine del Medio Evo ma oggi in recessione a favore di altre varietà - è infatti al centro di un lavoro sperimentale della cantina Ertse+Neue, che dalla prossima vendemmia inizierà le microvinificazioni sul nuovo vigneto impiantato con selezioni di vecchie piante. Ci si è infatti accorti che in alcuni vigneti storici della zona erano presenti viti con caratteri ampelografici e organolettici diversi rispetto agli impianti recenti: produzione modesta, con grappoli più piccoli e valori zuccherini più elevati. I vini Kalterersee (Lago di Caldaro Doc) che se ne ricavano si distinguono per un colore più intenso, maggiore freschezza e presenza di tannini morbidi, complessità del bouquet. Sul fronte dell’avanguardia si conta invece

la ricerca Piwi sui vitigni resistenti e le nuove varietà da ibridazione intraspecifica resistenti alle malattie come peronospora e oidio (vedi l’approfondimento nel Faccia@Faccia). A sottolineare l’importanza di questo settore è stato anche il concorso Next in Wine indetto da Simonit & Sirch e rivolto alle giovani promesse dell’enologia. Nell’ultima edizione ad essere premiato è stato il progetto sostenibile sul Johanniter di Nicola Biasi. A fare del Trentino-Alto Adige un modello virtuoso è anche la capacità di comunicare quanto si fa in vigna con appuntamenti ben orchestrati e in grado di attirare l’attenzione non solo italiana ma anche della Mitteleuropa: dal Vino & Portici di Egna, in provincia di Bolzano, alle Giornate del Pinot Nero sino a Summa. La manifestazione organizzata da Alois Lageder, nonostante la concomitanza del Vinitaly, è riuscita a catalizzare per la tre giorni di degustazioni biologiche e biodinamiche tutti i grandi nomi della stampa italiana, 2.500 presenze, 60 produttori da Italia, Europa e extra Europa e un’offerta gastronomica che quest’anno ha visto scendere in campo un nome come quello di Davide Scabin.•


Emilia Romagna

Lambrusco, la rivincita

DI IRENE BARBIERI FOTO A CURA DELLA CANTINA PALTRINIERI (SOC. AGR. PALTRINIERI GIANFRANCO S.S.)

È

GDO in crescita e una reputazione che finalmente sa farsi rispettare, questa la strada intrapresa dal Lambrusco emiliano

possibile per un vino essere campione di vendite ed essere allo stesso tempo snobbato del circuito degli appassionati? Ebbene si, stiamo parlando del Lambrusco. Fino a non troppo tempo fa infatti, queste uve autoctone emiliane venivano letteralmente svilite e sfruttate al massimo, in un ottica in cui la quantità e la produzione di massa contava molto di più della qualità. È a queste politiche sbagliate che si deve la nascita di una cultura denigratoria del Lambrusco,

che ha portato a pensare inevitabilmente che le sue uve fossero in grado di produrre solo un vino mediocre, che mai avrebbe potuto esprimere qualità e stupire gli assaggiatori. Tuttavia oggi la storia è cambiata. Grazie all’iniziativa di produttori e cantine, che hanno imboccato strade coraggiose, volte a riscattare il nome del Lambrusco, si può dire finalmente addio all’idea del vino “ordinario” e dal sapore eccessivamente dolce. Il binomio resta sempre lo stesso: qualità e territorialità. A dimostrarlo 61


Emilia Romagna i valori della GDO, che testimoniamo per il 2015 una ampia crescita (+2,8%) delle vendite di vino in bottiglia classica da 75 centilitri. Fra i vini più venduti c’è proprio lui, il Lambrusco, con oltre 12 milioni e 771 mila litri venduti, proprio come descrive la rivista specializzata GDOWeek. Per Virgilio Romano, Client Solutions Director dell’Istituto di Ricerca IRI, questi dati appaiono ancor più positivi se si tiene in considerazione il fatto che le vendite non sono state stimolate né da particolari crescite promozionali né da un calo dei prezzi, quest’ultimi anzi sarebbero aumentati dell’1,9% per i vini a denominazione di origine. È bene tener presente infatti che le Doc del Lambrusco sono diverse, ognuna con le sue particolarità e le sue espressioni uniche. Questi dati vanno dunque a testimoniare una rinnovata maturità del consumatore e di certo non possono che far sperare in futuro roseo e frizzante. •

Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità

VALTIDONE WINE FEST Per tutto il mese di settembre il meglio della tradizione enogastronomica della Val Tidone: degustazioni e assaggi, ma anche spettacoli, incontri e approfondimenti culturali nelle splendide cornici dei borghi più belli e caratteristici di questa vallata. ValTidone Wine Fest, sarà un percorso alla scoperta dei vini della vallata, dall’Orturgo, alla Malvasia, dai vini dolci e autoctoni ai frizzanti, il tutto in abbinamento a piatti tipici locali, con la guida esperta di qualificati sommelier.

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.

Socio AFLOVIT Sezione AVIT

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Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - info@vicopad.it


Novembre 2016

Giugno 2016 7-13 Giugno 7

RADICI DEL SUD Triggiano (Bari) radicidelsud.com

8-10 Novembre

17-18 Giugno 2016

BRAUBEVIALE Norimberga www.braubeviale.de

ENOVITIS IN CAMPO Corato (Bari) www.enovitisincampo.it

8 9

17 11

11-14 Novembre

Settembre 2016

Ottobre 2016

30

16

16-20 Ottobre SIAL Parigi www.sialparis.com

13-15 Novembre

25

EXPOGUSTO Arezzo expogusto.it

EIMA Bologna www.eima.it

13

BONTÀ Cremona www.ilbonta.it

30 Settembre 1-2 Ottobre

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Giugno re Settemb Ottobre re Novemb re Dicemb

GOURMET EXPOFORUM Torino www.gourmetforum.it

25-28 Novembre MONACO Monte-Carlo Gastronomie montecarlogastronomie.com

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Dicembre 2016 2-4 DICEMBRE

24-25 Ottobre AUTOCHTONA Bolzano www.fierabolzano.it/autochtona

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LOVEAT Venezia www.loveat2016.it

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

BEVÉ - Beer in Venice Venezia, 16 – 18 settembre 2016 Dal 16 al 18 settembre 2016 arriva BEVÉ - Beer in Venice, biennale della birra ad alto tasso di creatività: le migliori produzioni brassicole si presentano nella prestigiosa vetrina veneziana. Ad organizzarla è Aepe E20, società degli eventi di AEPE, Associazione Esercenti Pubblici Esercizi di Venezia, in collaborazione con Birra Nostra - Promozione Birre Artigianali d’Italia. Una tre giorni dedicata alla produzione artigianale di qualità, in cui i mastri birrai presenteranno e faranno degustare le loro produzioni; in più non mancheranno incontri, laboratori di degustazione e molto altro. La sede della manifestazione sarà il Forte Marghera, sito di interesse storico e naturalistico di incredibile bellezza, snodo di itinerari storico-naturalistici di tutto l’entroterra mestrino e di tutta la Laguna di Venezia. Dopo le esperienze di CASARIA – Cheese in Venice e VIN – Wine in Venice, che si è s volto dal 21 al 23 maggio 2016 presso Ca’ Vendramin Calergi, sede del Casinò di Venezia, con BEVÉ - Beer in Venice continua il percorso di avvicinamento alla seconda edizione di GUSTO – Biennale dei sapori e dei territori, la grande manifestazione dedicata alle più qualificate produzioni enogastronomiche dall’Italia e dall’estero, in programma a Venezia dal 27 al 30 ottobre 2017. www.bevevenezia.it

CALICI DI STELLE Tutta Italia, 6 – 14 agosto 2016 l 10 agosto di ogni anno, la notte di San Lorenzo, nelle piazze e nelle cantine italiane gli enoappassionati sono protagonisti del brindisi più atteso dell’estate. Il Movimento Turismo del Vino e Città del Vino, l’as-

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sociazione dei comuni vitivinicoli d’Italia, si uniscono per dare vita ad un evento che si sviluppa con una miriade di appuntamenti, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Vino e offerta culturale, insieme alla magia dei territori sotto le stelle, sono l’abbinamento vincente

COSMOFOOD Vicenza, 12 – 15 novembre 2016

della manifestazione, in una formula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli, design e arte. www.movimentoturismovino.it

Torna alla Fiera di Vicenza Cosmofood, la manifestazione dedicata a food, beverage e professional equipment nel settore ristorazione nel Veneto. Con la quarta edizione il salone apre ad una dimensione internazionale, vocazione presente già nello stesso nome. “Abbiamo le conferme – spiega il direttore Mauro Grandi - di importanti partner esteri come la Camera di Commercio italiana di Marsiglia, che opera sull’intero territorio francese e di Simexpo, l’agenzia turca per l’internazionalizzazione. Dobbiamo pensare che il mercato agroalimentare è sempre più globale e l’import nel nostro paese lo scorso anno è cresciuto poco meno dell’export”. www.cosmofood.it


ENOVITIS IN CAMPO Corato (Bari), 17 e 18 giugno 2016 Due giorni di formazione ed informazione per gli addetti ai lavori di viticoltura ed olivicoltura quelli che si terranno i prossimi 17 e 18 Giugno a Torrevento (Corato- Bari) e che sono fortemente richiesti proprio dalle aziende che “…producono macchinari all’avanguardia in ambito agricolo…” come ha sottolineato Giorgio Goria, responsabile Networking system Uiv. “Le premesse sono molto buone - ha commentato Giordano Chiesa, brand manager Enovitis - l’attesa per l’evento è notevole. Non sarà quindi difficile bissare il successo di Enovitis in Campo 2015 in Sicilia, superando i 130 espositori e andando oltre le 6.000 presenze”. Ricco il programma della prossima edizione che sarà dedicata a viticoltura di precisione, energie rinnovabili ed olivicoltura. Confermata la presenza dei marchi più importanti della meccanica made in Italy ma “molto ci si aspetta – hanno confessato gli organizzatori – dai produttori locali che hanno sviluppato appositi dispositivi per andare incontro alle esigenze delle produzioni autoctone e che possono pertanto candidarsi a svolgere un ruolo da protagonisti nella manifestazione”. Protagonisti saranno poi l’Innovation Challenge, il premio assegnato da un Comitato scientifico alle migliori innovazioni tecnologiche presentate in fiera, e il Concorso Vota il trattore, grazie al quale sarà eletta la macchina più votata tra quelle esposte e provate in fiera. www.enovitisincampo.it

Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

DRINK WITH Umbria, giugno/settembre 2016 Per l’estate 2016, in Umbria c’è il primo itinerario dedicato alla scoperta delle cantine di eccellenza e dei loro vini, abbinati al cibo e alla musica jazz d’autore. Drink With, organizzato da Argilla Eventi e Comunicazione, con il patrocinio di “Strada del Sagrantino” e “Movimento Turismo Vino Umbria”, è un percorso di 4 eventi, da giugno a settembre, pensato per chi ama bere bene, da profano o intenditore. Visite guidate alle tenute più suggestive dell’Umbria, degustazione dei prodotti vinicoli di punta, apericena per gustare i vini in abbinamento ai prodotti del territorio, preparati dalle sapienti mani degli chef locali. Tutto accompagnato dalla musica jazz. www.stradadelsagrantino.it

FESTIVAL D’ESTATE Franciacorta, 25 – 26 giugno 2016 La giornata di sabato 25 sarà dedicata alla scoperta del territorio, dei suoi vini, dei suoi prodotti e dei suoi cibi. Le cantine organizzeranno micro eventi a tema, visite guidate e degustazioni. Domenica 26 giugno, appuntamento nello storico Palazzo Monti della Corte di Nigoline, fra le più suggestive dimore nobiliari franciacortine: i prati del suo parco secolare e l’antico brolo accoglieranno una grande festa

en plein air all’insegna dello Street Food a base di prodotti franciacortini ed eccellenze italiane. Sarà allestito un Banco d’assaggio dove oltre 60 cantine avranno la loro postazione e metteranno in degustazione varie tipologie di Franciacorta: un’occasione unica, per il pubblico, di conoscere da vicino i produttori e di degustarne i vini. www.franciacorta.net/it/festival

COLLISIONI Barolo, 14 – 18 luglio 2016 Giunto alla sua ottava edizione, Collisioni si è affermato negli anni come uno dei festival più importanti del Piemonte. Frequentato da decine di migliaia di spettatori, è uno degli eventi culturali più attesi in Italia, e uno dei festival di musica e letteratura più popolari, perché in grado di attrarre un vasto numero di spettatori in Piemonte e nel Nord Italia. Il Festival si svolge nel cuore della bellissima zona delle Langhe, nel paese di Barolo,

conosciuto per l’eccellenza dei suoi vini e della sua cultura enogastronomica, grazie alle quali accoglie ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. Il Progetto Vino di Collisioni torna anche quest’anno con una formula potenziata, portando da 15 a 50 i critici internazionali, importatori, buyer, e produttori, anche stranieri, sotto la supervisione di Ian D’Agata. www.collisioni.it

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

Dissertazioni filosofiche sul vino naturale

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el mare magnum del vino naturale dove non solo burocrazia e politica ma anche fazioni tra produttori impediscono ancora una definizione chiara, proviamo ad affrontare l’argomento da un punto di vista diverso. Quello dell’educazione al gusto che qualcosa di meno omologato talvolta richiede e del discernimento di ciò che è autentico, senza però cadere in banalizzazioni o in falsi miti. Gae Saccoccio, filosofo del vino e autore del blog La Natura delle Cose, traccia delle linee guida a riguardo. I vini naturali richiedono un tipo di approccio alla bevuta e alla loro comprensione diverso rispetto ai “convenzionali”? “Bisogna mettersi d’accordo sull’idea di natura e di naturale innanzitutto. Il vino è sempre un prodotto dell’uomo che non esiste in natura. Detto questo, strumenti per me fondamentali anche per l’approccio alla bevuta sono quelli che compongono in pratica un vero e proprio sistema chiuso di pensiero in azione: Etica, Poetica ed Estetica, che formano un cerchio chiuso, che riguarda la nostra capacità di giudizio individuale su qualsiasi prodotto culturale, che sia un dipinto o una bottiglia di vino. E’ chiaro che il vino naturale, per il pensiero che spesso c’è dietro e per il suo rispecchiare la realtà - che sia un’annata o un particolare territorio – si presta ancora di più ad essere un fattore culturale. Il rischio dell’ingannevole e della trita retorica del contadino “buono, pulito e giusto” è sempre appostato dietro l’angolo, pronto ad adulterare anche le migliori intenzioni di chi si sforza onestamente di attuare i suoi romantici ideali”. Si parla, a volte anche superficialmente, di “difetti” attribuibili ai vini naturali. C’è una linea di confine tra il difetto e un diverso modo di comportarsi del vino sotto il profilo organolettico? “Viviamo in un’epoca di sterilizzazione estrema e di sapori indifferenziati, con i nostri sensi più primordiali, quali l’olfatto e il gusto, demotivati da decenni di industria alimentare. Difficile educarsi a una scoperta del gusto “originario” delle cose. A rendere tutto più complicato c’è il fatto che l’universo del vino naturale in Italia è sconnesso e confuso. Da semiologo del vino spesso propongo un tema che ho particolarmente a cuore; quando anche la “cinica” industria si appropria, a chiacchiere, dei “nobili” ideali e delle pratiche dei contadini/artigiani, il consumatore medio finale, che sta nel mezzo tra la produzione, la vendita e l’acquisto, ha

sempre più necessità di attrezzarsi con strumenti linguistici e culturali per cercare di non naufragare in un oceano di merce tutta inutilmente uguale, insapore e inodore e per provare a discernere, nella sua piccola ma cruciale coscienza di consumatore critico, l’artefatto dal genuino, il puzzolente dall’odoroso, il sano dal velenoso, il buono dal cattivo”. Tre nomi di produttori che hanno cambiato la storia di questa categoria di vini? “Joško Gravner, Edoardo e Francesco Paolo Valentini e Madame Leroy”.

Al di là dell’aspetto agronomico ed enologico il vino rimane anche un prodotto culturale, specie laddove l’industria fa spazio all’artigianalità

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Bollicine News di Giovanni Pellicci

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IL PROSECCO SUPERIORE VA IN GIRO PER IL MONDO Appuntamenti in agenda tra Cina, Canada, Germania e UK per rafforzare l’export

Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg continua l’attività di promozione internazionale con strategiche tappe organizzate in Cina, Canada, Germania, Regno Unito. Dopo Hong Kong, infatti, Prosecco Superiore Docg sarà dal 13 al 15 giugno in Canada, a Vancouver e Montreal, per poi essere di scena ad Amburgo e a Berlino, in Germania, il 20 e 21 giugno ed, infine, al The Definitive Italian Wine Tasting di Londra, il 28 giugno. “Questi eventi – spiega il Consorzio in una nota stampa - sono stati se-

lezionati per consolidare l’immagine della denominazione e renderla distintiva nel panorama dei vini spumanti, nei mercati internazionali più interessanti. L’appuntamento cinese e quello canadese sono stati organizzati in collaborazione con il Consorzio del Valpolicella per promuovere congiuntamente due eccellenze venete. Ad Amburgo, Berlino e Londra il Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore Docg sarà al fianco del Consorzio del Chianti

Classico”. Molto atteso, in parteciolare, l’evento londinese che si terrà negli spazi del Royal Horticultural Halls (The Lindley Halls), dove agli importatori inglesi specializzati in vino italiano saranno presentati i prodotti di diversi Consorzi. Il cuore dell’iniziativa saranno i due Master Class condotti da Walter Speller, corrispondente dall’Italia per www. jancisrobinson.com.

DA FARE 2

CON PROSECCO E ROSE’ E’ DAVVERO ESTATE

Sabato 9 luglio cinquanta aziende protagonista a San Pietro di Feletto

Cinquanta cantine saranno protagoniste a Prosa “Prosecco & Rosa”, l’evento in programma sabato 9 luglio a Ca’ del Poggio Ristorante & Resort, a San Pietro di Feletto nel cuore delle colline del Prosecco. La terza edizione

DA FARE 1

SUMMER IN FRANCIACORTA Sabato 25 e domenica 26 giugno torna il Festival estivo con appuntamenti e degustazioni Sabato 25 e domenica 26 giugno si rinnova l’appuntamento con il Festival Franciacorta d’Estate. Una grande festa che avrà come protagonisti vini e prodotti, vignaioli e chef per una due giorni rivolta al popolo, sempre più numeroso, di enoturisti italiani e stranieri. La giornata di sabato 25 sarà dedicata alla scoperta del territorio, dei suoi vini, dei suoi prodotti e dei suoi cibi. Le cantine organizzeranno micro eventi a tema, visite guidate edegustazioni. Aperte al pubblico saranno anche le aziende di prodotti tipici e le distillerie, che sveleranno ai visitatori i segreti delle loro lavorazioni. Il sabato sera sarà all’insegna di un grande evento diffuso su tutto il territorio, che coinvolgerà ristoranti, trattorie e agriturismo associati alla Strada del Franciacorta, ciascuno dei quali proporrà il suo personalissimo menu dedicato alla cultura enogastronomica locale. Domenica 26, appuntamento nello storico Palazzo Monti della Corte di Nigoline, fra le più suggestive dimore nobiliari franciacortine: i prati del suo parco accoglieranno una grande festa en plein air all’insegna dello street food a base di prodotti franciacortini ed eccellenze italiane. Sarà allestito un Banco d’assaggio dove oltre 60 cantine avranno la loro postazione e metteranno in degustazione varie tipologie di Franciacorta. E poi all’ora del tramonto a notte fonda la giornata si concluderà in una grande festa fra musica, dj set, degustazioni di Franciacorta in abbinamento a un aperitivo dedicato ai classici sapori dei prodotti del territorio e al barbeque.

della rassegna, curata da Paolo Ianna, Renato Grando e, da quest’anno, anche da Alessandro Scorsone, oltre che a degustazioni ed assaggi gastronomici in tema Slow Food, sarà anche l’occasione per un doppio workshop dedicato al mercato statunitense e canadese in programma alla vigilia dell’evento. Venerdì 8 luglio, infatti, saranno protagonisti operatori e buyer del mondo del vino e del settore turistico per analizzare i trend sui mercati di Usa e Canada e stimolare nuove occasioni di business. Per scoprire tutti gli eventi: www.festivalfranciacorta.it

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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

La parte degli angeli:

i “21 grammi” del whisky

M

ancava il whisky al “tavolo” delle degustazioni nelle nostre pellicole di gusto, ma ci ha pensato il regista britannico Ken Loach a raccontare un punto di vista nuovo sul tema dei sapori, facendo un salto geografico nella vicina Scozia. La parte degli angeli (The Angels’ Share, 2012) è un film in cui si riconosce da subito la mano del maestro di Terra e libertà, sempre attento nelle sue opere ai temi d’impegno sociale. Siamo a Glasgow e davanti ai nostri occhi un manipolo di sbandati alle prese con la giustizia: un gruppo di “delinquentelli” ai lavori sociali, perché accusati di reati minori. Riusciranno i nostri “eroi” a redimersi, sembra chiedersi Ken Loach? E i lavori forzati restituiranno alla società delle persone migliori e più consapevoli? Voi non ci crederete, ma qualcuno ce la farà davvero; il fatto curioso, però, è che questa svolta passerà attraverso… l’alcol! Ebbene sì, ed ecco spiegato anche il senso del titolo: perché la “parte degli angeli” è il 2% del whisky che ogni anno svanisce, perduto per sempre, evaporato nell’aria. Un po’ come i “21 grammi” di cui si libera il corpo umano, raccontati nella pellicola di Alejandro González Iñárritu. Fuor di metafora, il senso ultimo dell’opera è che tutto è possibile. È proprio vero che le storie di vita quotidiana non smetteranno mai di stupirci: Robbie, quel ragazzo scapestrato che cattura subito la nostra simpatia, sembra più forte di ogni pregiudizio e con il suo “fiuto” eccezionale ci svelerà l’universo intrigante dei distillati. Così la visita alla distilleria orchestrata da Rhino (il responsabile educativo del gruppo

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di “recupero”) diventerà la prima pagina di un manuale di degustazione aperta davanti ai nostri occhi. Potremo così scoprire a cosa servono i tini d’infusione, come avviene il processo di fermentazione, cos’è la torba e l’orzo maltato; quali sono le varie tecniche per trasformare l’amido in zucchero; e poi le varie fasi distillazione, per finire con le procedure d’invecchiamento nelle grossi botti di rovere. In parallelo sembra scorrere la parabola sociale, la redenzione del protagonista, che attraverso il whisky vedrà il mondo con occhi “nuovi”: «non farò più del male a nessuno», giura a metà della storia, con il figlio appena nato in braccio. La parte degli angeli è una “chicca” d’impegno sociale che non manca anche di riflettere sulle radici della sensorialità. In un passaggio del film, ad esempio, si spiega come l’olfatto sia il più primitivo dei nostri sensi, risalente a quando strisciavamo ancora a terra come i rettili. Ecco perché il senso che passa dalle narici è quello che si “impregna” meglio dei ricordi. Indimenticabile la scena in cui i ragazzi associano una sensazione al profumo del whisky: a chi viene in mente, da bambino, il fiato del padre; a chi il pub in fondo alla strada di casa. A Robbie (naso finissimo in grado di percepire aromi di brezza marina e cocco da una semplice “annusata”) fa invece riscoprire i sapori del dolce di Natale della nonna. Ci avete mai pensato? A voi cosa evoca alla mente il profumo di quel whisky che avete abbandonato in dispensa? Affondate il naso dentro quella bottiglia elegante e provate a far volare fantasia e ricordi… Il cinema, d’altra parte, serve anche a questo!


Distillati & Co di Giovanni Pellicci

L’ALAMBICCO D’ORO PREMIA L’ECCELLENZA “SPIRITOSA” D’ITALIA Ben 122 i prodotti che hanno partecipato alla 33esima edizione del concorso promosso da Anag. Piemonte e Trentino ai vertici Oltre 122 prodotti partecipanti e una pioggia di medaglie per l’edizione numero 33 del Premio Alambicco d’Oro promosso da Anag, l’associazione Assaggiatori grappa e acquaviti, con il patrocinio di Istituto Nazionale Grappa, l’Associazione Donne della Grappa e la Camera di commercio di Asti. Il premio rivolto a grappe e distillati made in Italy ha infatti registrato l’assegnazione di 20 medaglie d’oro (Gold), di cui 2 Best Gold, e 29 d’argento (Silver), tra le 9 categorie previste. A presentarli sono state 32 distillerie e 14 aziende vitivinicole che fanno distillare esternamente le proprie vinacce, espressione di 12 regioni italiane e delle specificità territoriali che si ritrovano in aromi e profumi ‘spiritosi’. “Il Premio Alambicco d’Oro - spiega la presidente federale di Anag, Paola Soldi - rappresenta sempre di più un’iniziativa importante per valorizzare la produzione di grappa e acquaviti in arrivo da tutta Italia e l’incremento nella partecipazione di distillerie e aziende vitivinicole con le loro ‘grappe di fattoria’ conferma la crescente attenzione verso il nostro concorso. Quest’anno è au-

mentata la qualità dei prodotti in gara”. I vincitori saranno premiati ad Asti, nel corso della 50’ Douja d’Or, dove i prodotti selezionati potranno essere assaggiati e conosciuti da vicino per tutta la durata della manifestazione. I PREMIATI La selezione dell’edizione 2016 del Premio Alambicco d’oro ha visto in gara 64 grappe invecchiate e invecchia-

A tutta Birra di Chiara Martinelli

Per i risultati completi è possibile consultare il sito di Anag: www.anag.it

SAPORI

PER TUTTI I GUSTI Bacche di Goji, limone e Ginger: evviva le birre salutiste!

EVENTI

SUMMER BEER PARTY ORIGINALI Medioevo e Fusion accompagnano le artigianali nelle feste di inizio estate E’ ricco il calendario degli eventi birra per l’estate 2016. Le ambientazioni si fanno storiche e vestono i panni dei cavalieri rossocrociati raccontando la storia di Molfetta al tempo dei templari. E’ quello che accadrà a“Fermento Antico”, dal 16 al 18 giugno con un festival medievale dedicato alle cotte artigianali. Una tre giorni di full immertion tra crociate, mostre, laboratori, degustazioni guidate e fiumi di birra in abbinamento

te aromatiche, 51 grappe giovani, 3 acquaviti d’uva e 3 acquaviti aromatizzate presentate da distillerie e aziende vitivinicole in arrivo da tutta Italia. A vincere i due riconoscimenti Best Gold sono state due grappe invecchiate, mentre le 18 medaglie Gold sono andate a 6 grappe invecchiate, 4 grappe invecchiate aromatiche, 4 grappe giovani, 3 grappe giovani aromatiche e 1 acquavite d’uva invecchiata. Le 29 medaglie Silver, invece, sono andate a 7 grappe invecchiate, 7 grappe invecchiate aromatiche, 10 grappe giovani, 3 grappe giovani aromatiche, 1 acquavite d’uva invecchiata e 1 acquavite d’uva aromatica. Da evidenziare anche le 6 medaglie conquistate da aziende vitivinicole che distillano le cosiddette ‘grappe di fattoria’, in crescita sia in termini di partecipazione che di riconoscimenti rispetto all’edizione 2015 del Premio Alambicco d’Oro, aperto per la prima volta a queste realtà produttive del mondo ‘spiritoso’.

ai piatti tipici della cucina me- porta nella città di Verona i midievale. In questo scenario sarà gliori birrifici nazionali operanti protagonista il nettare di Odino, nel settore “craft” accompala birra, con svariati stand di gnati stavolta da degustazioni origine inglese, tedesco e belga. fusion. Sushi e sashimi in perPassando alla contemporaneità fetto oriental – style saranno i dei fatti, spunta a Verona, il must food insieme a piatti a 24-25-26 giungo il Master Birra base di riso, cucina vegana e Italia , un tour di eventi sempre tradizionale, creati dai migliori sulle specialità birrarie artigia- Banqueting. nali, tecnologie, attrezzature e Info e Contatti: materie prime. La www.facebook.com/masterbirraitalia manifestazione www.facebook.com/fermentoantico

Anche le birre spiccano per l’aggiunta di ingredienti cool. Le famigerate Bacche di Goji, elisir di giovinezza e benessere, spuntano nella Big Up prodotta dal Birrificio Picobrew. In fermentazione tra luppoli inglesi e americani ecco arrivare i famigerati frutti rossi con un allure antiossidante. Limone per la Radler di birra Moretti, utile a placare la sete nelle giornate più calde, con succo di limoni 100% siciliani; gusto rotondo e rinfrescante, è una combinazione equilibrata fra il piacere della buona birra e il potere dissetante del limone. Uscendo dallo stivale, nei paesi anglosassoni per la precisione, è molto diffusa la Ginger beer, birra allo zenzero a bassissima gradazione alcolica, particolarmente apprezzata per la spiccata capacità dissetante apportata dalla nota amarognola dello zenzero e molto amata dai salutisti per i suoi benefici detox. Si dice che una cotta di birra aromatizzata con radice fresca di zenzero aiuti la digestione e doni ottime performance cerebrali.

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Appunti di viaggio di Irene Graziotto

New York da bere La Grande Mela è la città ideale per assaggi di livello. E per scoprire che, dopotutto, non ci sono solo hamburger e hot dog

P

aradossalmente è più facile bere bene a New York che in Italia e in Francia. La città che non dorme mai offre infatti al visitatore non astemio uno dei maggiori ventagli di scelta, sia in fatto temporale che geografico. In quattro giorni ho collezionato alcuni dei migliori assaggi dei miei ultimi trent’anni.

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The Spotted Pig Situato downtown, ad un angolo del West Village in piena zona Beat Generation, The Spotted Pig è un ristorantino da value for money. Una Stella Michelin guidata da April Bloomfield che non richiede svenamenti della carta di credito e offre una scelta culinaria semplice ma genuina e una cantina dove prevalgono i francesi ma si celano anche vere e proprie perle. Come il Roero Arneis 2004 dei Fratelli Brovia – ultima bottiglia rimasta – che accompagniamo all’ottima insalata di pesce crudo e agli gnudi realizzati in maniera autentica. Personalità dorata, frutta matura, zafferano e bella acidità in bocca che l’avrebbe fatto durare ancora, a riprova che i bianchi italiani tengono nel tempo!

Racines Fermata di Chambers Street, un menù da 10 portate e un parco bottiglie da grotta di Aladino. Su consiglio di Thomas, il sommelier, iniziamo con un Chinon di Olga Raffault, giallo paglierino, note citrine e polpa bianca, freschezza importante. Giovane, diresti. Invece scopriamo che ha più di 20 anni, annata 1993. Avanti col prossimo. Anche qui bella acidità, un Sancerre 2014 dal passo calcareo: il Cailottes di François Cotat. E, infine, un 1959 Chateau d’Yquem, albicocca secca, canditi, spezie dolci, equilibrio magistrale tra morbidezze e durezze che lo rendono una vera icona. Aldo Shom Wine Bar Tea time, anzi wine time a due passi dalla 7th Avenue. Ma anche una cena o un pranzo veloce in compagnia di un buon

bicchiere. Sono le sei e decidiamo di optare per un aperitivo, un Albariño , La Val, Rías Baixas 2014, vino fruttato di bella presenza gusto olfattiva e un Pinot Noir, Bodega Chacra, Barda, Patagonia 2014, eleganza, finezza e una punta di speziatura calda. The Rum House Siamo nel cuore di Manhattan, fra i giganti di vetro e acciaio, là dove osano finanziari e aquile, o meglio, Birdman. Proprio all’interno di questo storico locale, rinomato per le sue serate piano e jazz oltre che per i suoi cocktail, sono state girate alcune scene del film di Iñárritu interpretato da Michael Keaton. Ricordate la scena del bar dove lui incontro la critica teatrale Dickinson? Beh, eccoci qui. Cosa prendiamo? Mais…ça va sans dire: un Manhattan!•


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di Irene Graziotto con la consulenza di Nicola Biasi

Gestione cantina

L

fra vino e burocrazia

a gestione delle operazioni di cantina è un punto cardine per ogni azienda vinicola. Software sempre più evoluti aiutano gli enologi e i tecnici di cantina a lavorare meglio, più velocemente e con migliori risultati, assolvendo sia all’aspetto tecnico che a quello della tracciabilità di filiera. E se la funzione tecnica permette all’enologo di risalire in qualsiasi momento a tutte le operazioni effettuate su un determinato vino, dalla data di vendemmia

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Cosa cambia con i nuovi registri telematici? E come si evolvono le realtà di consulenza alle cantine? all’ora in cui l’uva è stata pigiata, dal lievito utilizzato fino al tappo scelto per chiuderlo, l’aspetto della tracciabilità consente una gestione ottimale di tutte le operazioni e dei protocolli igienico-sanitari che ormai un numero via via maggiore di acquirenti richiede. Importa-

tori, monopoli, e grande distribuzione sono infatti sempre più attenti alla sicurezza del consumatore finale e tale tipo di tracciabilità è da considerarsi ad oggi praticamente obbligatoria. La dematerializzazione dei registri rientra in quest’ottica di semplificazione e facilità di

consultazione: alleggerimento del carico burocratico, riduzione del cartaceo a favore di una informatizzazione dei dati che renda più veloce – oltre che possibile da remoto – il controllo della situazione contingente e dello storico delle operazioni, sia da parte della cantina stessa che degli organi preposti alla vigilanza. La tanto attesa – e al contempo temuta – entrata in vigore dei registri telematici, prevista in un primo momento per il 30 giugno, è però stata recentemente prorogata di sei mesi,


a seguito delle segnalazioni di numerosi organi, da Coldiretti a Fivi, che ne hanno sottolineato le limitazioni: dalla mancanza di una rete internet adeguata su tutto il territorio nazionale alla necessità di testare il sistema nel periodo più caldo per le imprese, quello della vendemmia. Come prepararsi al meglio visto che al nuovo sistema dovranno adeguarsi tutte le aziende – nonostante Fivi abbia chiesto una deroga per quelle sotto i 300 hl? “Sperimentando! – suggerisce Erinformatica, società che si occupa di software informatici per la contabilità. “Da Aprile 2016 il SIAN ha messo a disposizione di tutti una piattaforma su cui effettuare le prove che viene utilizzata solo da pochissime realtà. Il consiglio è quello di iniziare l’iter di registrazione al SIAN per la richiesta dei codici necessari alla trasmissione telematica e poi cominciare ad effettuare le prove di trasmissione, affiancandosi in caso

di bisogno a consulenti”. Una figura, quella del consulente, che sempre più acquista peso nella fisionomia della cantina, non solo per l’impronta che dà ai vini di un determinato brand quando non a vere e proprie denominazioni – Michel Rolland nel Bordeaux per fare l’esempio più celebre – ma anche per la capacità di strutturare al meglio le risorse e, quindi, ridurre i costi, oltre a risolvere eventuali problematiche. Proprio per questo oggi gli studi di consulenza offrono un servizio sempre più vario e comprensivo, dalla convenzione con i laboratori di analisi – qualora non ne abbiano uno interno – alla valutazione dei mercati esteri, dalla normativa nazionale a quella inerente l’export fino ai corsi di formazione e aggiornamento. “Qualità globale” – conferma Anselmo Peternoster dello studio Eno Tecno Chimica che da oltre trent’anni affianca numerose realtà sul territorio nazionale. “È

questo quello che viene richiesto oggi dall’azienda vinicola che sceglie di appoggiarsi ad un consulente enologo. Si è passati infatti dall’enologo aziendale che viveva quotidianamente la cantina ed era in simbiosi col proprietario al superconsulente che in cantina viene una volta all’anno inviando periodicamente dei subalterni provvisti di moduli precompilati. Oggi però, visti i costi notevoli del superconsulente, si sta tornando all’enologo territoriale che possibilmente vive in zona o comunque conosce a fondo l’azienda, le tradizioni, i terreni, il clima e che, entrando in cantina, si accorge subito che qualcosa non va”. Il pacchetto completo che viene proposto alla aziende permette non solo di ridurre i costi, ma anche di avere un riferente unico dotato di una visione globale e di un contatto diretto con tutta la filiera: dalla cantina al laboratorio analisi sino ai fornitori e alla sezione

commerciale. Questo permette di evitare inutili passaparola e di ridurre i tempi, fattore indispensabile soprattutto quando si effettuino campionature del vino. Affidabilità, velocità di refertazione del risultato ed economicità dell’analisi sono infatti diventati punti cruciali per i laboratori di analisi. “Il mercato del vino è estremamente dinamico e la qualità deve essere garantita in tutte le fasi della filiera produttiva - testimonia il Centro di Analisi C.a.i.m., attivo da oltre un trentennio in Toscana - Vi sono infatti sempre più garanzie di tutela per il consumatore, e il laboratorio di analisi gioca il ruolo principale”. E se per le gradi aziende il laboratorio esterno serve di supporto solo per specifiche analisi o certificazioni cui il laboratorio interno non riesce a far fronte, per le piccole e medie aziende esso diventa un punto di riferimento imprescindibile per tutto l’iter di produzione.•

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DIRASPATRICI E PIGIODIRASPATRICI

di Irene Graziotto con la consulenza di Nicola Biasi

Macchine l’enologia

per : intelligenza artificiale

cet

Delta Vistalys che riesce a separare gli acini maturi rispetto a quelli non idonei in base ad uno spettro cromatico impostabile dall’utente. E se non sono molte le cantine che possono servirsi di un tale supporto – se la volete vedere all’opera e siete in zona Bordeaux chiedete a Château Smith Haut Lafitte, oppure provate da Opus One in California – tuttavia il mercato odierno offre degli strumenti di ottimo rapporto qualità-prezzo. •

electronics

U

n parco macchine, quello presente in cantina, fondamentale per trasfondere la qualità dell’uva nel prodotto finale che verrà servito a tavola. Proprio a causa del loro ruolo cruciale, i macchinari per la trasformazione dell’uva sono stati oggetto, negli ultimi anni, di un intenso lavoro di sperimentazione e perfezionamento che ha portato a risultati talora di vera avanguardia. Basti pensare al selettore ottico

CAMBIA LA MUSICA: BASTA A TAMBURO E BATTITORE La fase della diraspatura, seguita o meno dalla pigiatura, degli acini è una fase delicatissima dove si deve assolutamente evitare la rottura delle bacche stesse. L’evoluzione delle macchine preposte a tali fasi pur importate ha però mantenuto fino a pochissimi anni fa lo stesso concetto di lavoro: tamburo e battitore. È solo recentemente che sono nate diraspatrici basate su nuovi concetti, come la Delta Oscillys della Bucher Vaslin che funziona senza battitore, senza albero e senza gabbia rotante basandosi invece sull’oscillazione di grande ampiezza di una o due gabbie che permette di staccare gli acini dal raspo per inerzia. Oltre all’integrità dell’acino viene così preservata anche quella del raspo evitando contaminazione non volute.

PRESSE

PRESSING FUORI CAMPO Le lavorazioni pre-fermentative sono fondamentali per innalzare la qualità dei vini. E naturalmente la fase di pressatura è una delle più importanti. Nel giro di pochi decenni le tecniche di pressatura si sono evolute tantissimo. “Le tradizionali linee di sgrondopressatura hanno gradualmente lasciato spazio a nuovi sistemi di spremitura, rappresentati dalle presse a membrana” testimonia Siprem International, marchio storico del settore. “Oggi il cliente, oltre al rapporto qualità-prezzo, tende a dare sempre più importanza al risparmio energetico e al basso impatto ambientale. L’avvenire privilegerà sempre più macchine complete e versatili, in grado di assecondare le più disparate aspettative dell’utilizzatore.”

Riduci i tra amen . Controlla l’umidità del terreno. Migliora la qualità del risultato.

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Il sistema più moderno ed efficace per monitorare la vigna e la can na.

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POMPE

FILTRAZIONE

REFRIGERAZIONE E STABILIZZAZIONE

IN POMPA MAGNA

CHIARE FRESCHE E DOLCI ACQUE

SENZA RICADUTE

Un mondo ampio e, anche qui, in rapidissima evoluzione. Negli ultimi anni siamo arrivati ad avere pompe delicatissime, i cui organi in movimento non vanno a contatto con il liquido, riuscendo così a preservare al massimo la qualità del vino. In questa categoria rientrano le pompe peristaltiche di derivazione ospedaliera che permettono il travaso del fluido senza traumi o intasamenti e, nel caso del mosto, escludono lo schiacciamento dei vinaccioli. L’utilizzo di pompe peristaltiche evita inoltre ossidazioni ed emulsioni indesiderate, permette che il trasferimento avvenga in ambiente privo di contaminazioni batteriche, consente un’alta precisione di dosaggio, semplicità di funzionamento e facilità di pulizia. La possibilità di invertire il senso di marcia le rende inoltre un ottimo strumento di supporto anche per le cantine che non possono sfruttare il principio di caduta per gravità. Anche se non più recentissima, una delle innovazioni più attuali resta il brevetto Francesca®. Si tratta di una pompa a pistoni rotanti che unisce un’elettronica di altissimi livelli ad un concetto completamente nuovo nel modo di travasare i vini.

I mercati e i consumatori chiedono oggi vini sempre più “puliti” ed esenti da difetti. Diventa quindi fondamentale anche la perfetta brillantezza e l’assenza di particelle in sospensione soprattutto se parliamo di vini bianchi e rossi giovani. Oltre al risultato finale, le case produttrici si sono concentrate molto anche sulla praticità, la facilità di lavaggio e la gestione sanitaria dei. Fra i prodotti più interessanti sul mercato, il filtro Jumbo della Sartorius, grazie alle sue innovative cartucce, permette di filtrare la vasca chiarificata senza necessità di travasi preventivi. Ridurre ad una sola filtrazione la gestione dei vini in cantina consente non solo un oggettivo risparmio ma anche una migliore gestione delle operazioni e l’eliminazione di uno o più travasi a favore della qualità finale del prodotto.

La stabilizzazione tartarica ha lo scopo di prevenire la formazione di cristalli di tartrati nella bottiglia. Negli ultimi anni, si sta progressivamente sostituendo la stabilizzazione a freddo con metodi alternativi. La refrigerazione dei vini è, infatti, una tecnica molto valida ma che ha due punti deboli. In primis, il costo, in termini di energia elettrica e di impianti, e, da secondo, le tempistiche che se da manuale si aggirano sulle due settimane a -4° C variano in realtà in base all’indice di instabilità del singolo vino. Per questo si sono sviluppati nuovi metodi basati sia sull’addizione di coadiuvanti come la carbossimetilcellulosa che evitano la formazione dei cristalli, sia su metodi fisici come l’elettrodialisi. Questa tecnica permette, attraverso membrane selettive, di asportare gli ioni che potrebbero legarsi all’acido tartarico e precipitare in seguito. Fra i vantaggi che possiedono queste due ultime tecniche vi sono velocità, qualità del prodotto finale e lavorazione del vino a temperatura di cantina.

[biografia]

NICOLA BIASI Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vignaioli. Si diploma all’Istituto Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Cividale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jermann. È per cinque anni assistente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Felluga e nel 2006, dopo una vendemmia in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Mazzei, avvicinandosi così alla vinificazione del Sangiovese. Nel 2007 è in Sudafrica e approfondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella cantina Bouchard Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007 è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entrambe di proprietà della famiglia Allegrini. Dopo l’esperienza presso Allegrini, Biasi ha intrapreso la libera professione come consulente. L’ultima sfida, iniziata nel 2012, è il progetto “Vin del la NEU”, che punta al biologico d’avanguardia: un vigneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, immerso nelle Dolomiti e allevato con metodi green. Proprio grazie a questo progetto ha vinto il concorso Next in Wine 2015, il premio per i nuovi talenti della Vigna Italia assegnato da Simonit&Sirch Preparatori d’Uva. Da inizio anno è coordinatore del Wine Research Team che, sotto la direzione di Cotarella e Scienza, coinvolge oltre 30 cantine italiane sul fronte della sostenibilità scientifica in ambito sia viticolo che enologico.

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RE

G

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Un Ripasso e un Primitivo di Manduria, regioni diverse ma stessi principi: territorialità, expertise, intraprendenza

TR

I

Dematerializzazione Registri Vinicoli

Registrionline.it la soluzione per la

“Dematerializzazione dei Registri”

S

i chiama Registrionline.it ed è stata progettata da Erinformatica, azienda con una quindicennale esperienza nel settore. L’applicazione permette di adempiere all’obbligo di trasmissione telematica dei Registri - così come sancito dal DM 20 Marzo 2015 n. 293 - che sarà obbligatoria a partire da Gennaio 2017. Una piattaforma elaborata da esperti che, avvalendosi di tecnologie all’avanguardia, hanno studiato un sistema di facile utilizzo da parte sia delle singole cantine che di consulenti ed associazioni di categoria. Registrionline.it utilizza sofisticate tecnologie che, già da tempo, vengono sfruttate da Erinformatica per la gestione 78

dei registri degli zuccheri, della farina e del latte: il sistema è appositamente studiato per dialogare con qualsiasi gestionale o foglio di lavoro ed è possibile sia l’utilizzo online che offline. La piattaforma è integrata da un sistema di regole atte alla verifica dei dati inseriti in base alla normativa vigente, il che rende l’invio dei dati “error-free”, sia dal punto di vista tecnico che sintattico. Registrionline.it è integrabile con l’applicazione Vasi Vinari che permette di controllare in tempo reale le giacenze di cantina, garantendo la completa tracciabilità della filiera. Sul sito Registrionline.it è disponibile una versione gratuita dell’applicazione.•

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VINAR

ASI


Premia

la migliore

innovazione enologica

A

EB, azienda italiana leader nel mercato delle tecnologie e delle biotecnologie per l’industria enologica, è lieta di dare il via alla prima edizione del Premio Laura Me-

nozzi. Il nome del bando nasce dal desiderio di ricordare una persona che ha dedicato la sua vita ad AEB, contribuendo a farla crescere fino a diventare un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Tutti i progetti dovranno riguardare un’innovazione tecnologica o biotecnologica destinata all’utilizzo in ambito enologico. Il fine è quello di valorizzare l’operato dei professionisti, con particolare attenzione ai giovani, ma è anche un’opportunità per fare importanti passi in avanti nella ricerca di settore. La partecipazione al concorso è gratuita ed è aperta ad aziende, liberi professionisti, istituti di ricerca, università e scuole superiori appartenenti all’ambito agrario-enologico e provenienti da qualsiasi Paese. È possibile candidarsi individualmente o in gruppo, ma in entrambi i casi è prevista la presentazione di una sola sperimentazione. Una giuria di esperti, composta da nomi di spicco nel campo dell’enologia e della tecnologia alimentare, selezionerà il miglior progetto e il vincitore riceverà un premio di 10.000 euro, così come una diffusione capillare sugli organi di stampa a livello mondiale. Il concorso è stato lanciato il 16 maggio 2016 in occasione dell’apertura della Convention aziendale e in concomitanza con il lancio del nuovo sito web. Per maggiori informazioni e per consultare il regolamento visitate il sito www.aeb-group.com.

AEB AWARDS THE BEST OENOLOGICAL INNOVATION AEB, a company leader in the technologies and biotechnologies market for the oenology sector, is pleased to launch the inaugural “Laura Menozzi Award”. Laura Menozzi Grant arises from the desire to remember a person who dedicated her life to AEB, contributing to the growth of the company, that is nowadays a recognized excellence all over the world. The project should concern a technology or biotechnology innovation for the oenology sector. The announcement has the aim to enhance and underline the activity of experts in the wine field, in particular young candidates, but it’s also an opportunity to make important steps forward in the sector. The participation is free and is open to companies, freelance professionals, research institutes, universities and schools belonging to oenology-agricultural area of any country. Individuals as well as groups can submit their project or research to the contest by presenting only one work. A panel of experts formed by leading figures of the oenology and food technology sectors will chose the best project and the winner will receive a reward of 10,000 euros, as well as a capillary diffusion on the press on a global level. The contest has been launched on May 16th during the annual company convention and in conjunction with the presentation of the new corporate website. The rules and all the information to attend the competition are available on www.aeb-group.com.

PREMIO LAURA MENOZZI 79


BERTOLASO, quando

il valore è anche donna L’azienda leader nel settore dell’imbottigliamento punta sulle donne per il proprio futuro

I

mbottigliare? Una cosa da uomini! Eppure Luigino Bertolaso, titolare dell’omonima azienda fondata nel 1880 a Zimella (VR), ha deciso di affidare alle figlie Cristina e Antonietta il futuro del marchio. Una decisione non facile per un settore, come quello vinicolo, in cui il ruolo di donna imprenditrice è più difficile che altrove e dove la credibilità veste ancora in pantaloni e cravatta più che in tailleur e tacchi. Una sfida dunque non solo per Luigino ma anche per Cristina e Antonietta e per la Bertolaso stessa che sta realizzando alcuni dei maggiori impianti al mondo, come quello di Changyu in Cina: un sistema di 13 mila metri quadrati con una capacità di imbottigliamento di 80

100mila bottiglie all’ora o, per meglio concretizzare, 27 bottiglie al secondo. L’azienda, che è presente nei cinque continenti e che possiede delle sedi distaccate in Spagna, Sud America e Cina, riveste una posizione di apri fila nel settore dell’imbottigliamento. Bertolaso copre infatti non solo il mercato delle linee di imbottigliamento per vino, sia fermo che frizzante che spumante – vero core business, di cui può dirsi leader a livello mondiale – ma anche quello dei distillati, della birra – dove sta lavorando a dei progetti per le tipologie artigianali – e dei succhi di frutta. Un settore, quello dell’imbottigliamento, che cresce di tre punti percentuali annui e che, rivestendo ruoli di nicchia per lavorazione e costi, la Bertolaso deve saper conquistarsi in ogni più piccola fetta di mercato. Come? Con esperienza, competenza, flessibilità. Proprio su quest’ultimo punto la Bertolaso riesce a vincere sul mercato tedesco che propone ampi ventagli di scelta ma di tipo standard. L’azienda di Zimella punta invece al taglio sartoriale, con soluzioni studiate ad hoc per l’esigenza di ogni cliente e una presenza costante sia in fase di progettazione che di post

vendita grazie ad un servizio di assistenza anche da remoto. L’assistenza tecnica è fra gli aspetti più apprezzati da parte dei clienti che sempre più, quando acquistano un sistema di imbottigliamento, optano anche per il supporto tecnico. “Umiltà e al contempo forza di volontà” – afferma Cristina, che fa parte anche dell’AIDDA, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda – “sono due fattori che si riferiscono non solo all’esperienza manageriale di una donna ma che sono anche due caratteristiche indispensabili per un’azienda di successo che ponga il cliente al centro.” •

GRUPPO BERTOLASO SPA Via Stazione 760 - 37040 Zimella (VR) Tel. +39 0442 450111 - Fax +39 0442 85811 sales@bertolaso.com info.service@bertolaso.com www.bertolaso.com


E

no Tecno Chimica nasce 35 anni fa dalla passione e dall’intraprendenza dell’enologo Anselmo Peternoster, proveniente da una storica famiglia di viticoltori lucani. La sua conoscenza ed esperienza nell’enologia, maturata in questi anni, l’ha portato a rivestire importanti posizioni all’interno dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani e ad accrescere il tipo di supporto offerto alle cantine. Oggi Eno Tecno Chimica si pone al fianco di piccole, medie e grandi aziende con servizi personalizzati e completi che vanno dalla consulenza enologica alla gestione della qualità aziendale, dallo sviluppo di piani di autocontrollo HACCP, all’assistenza legislativa relativa al servizio telematico dei registri di cantina, denuncie annuali vitivinicole, MUD, fino alle analisi di laboratorio. Punto di forza di Eno Tecno Chimica è infatti il laboratorio enologico. La struttura, modernamente attrezzata, è autorizzata dal MIPAAF al rilascio dei certificati validi per l’esportazione e al rilascio delle certificazioni vini a DO dal 1993. È accreditata da Accredia dal 2002. Il laborato-

Eno Tecno Chimica, qualità controllata

e garantita

Consulenza enologica, analisi di laboratorio, assistenza legislativa. L’enologia a 360° di Anselmo Paternoster rio è stato selezionato da Valoritalia e da Agroqualità per la fornitura dei Rapporti di Prova validi ai fini delle certificazioni dei vini a DO. L’azienda è partner professionale di importanti realtà vitivinicole in tutta Italia, offrendo un servizio a 360 gradi impostato sulle reali necessità della clientela. Tale attività è resa possibile grazie al team di Eno Tecno Chimica, costituito dall’enologo Anselmo Paternoster, dalle sue due figlie Lara e Marica e dal Dott. Nicola D’Alleva nonché dalla collaborazione di professionalità esterne in grado di garantire ai suoi clienti un servizio celere, personalizzato ed affidabile. Il rapporto diretto garantisce inoltre una maggiore efficacia anche a livello di tempistica: Eno Tecno Chimica, infatti, è in grado di refertare i risultati analitici in sole 24/48 ore attraverso e-mail o cartelle condivise in “cloud” offrendo anche un servizio di ritiro dei cam-

pioni direttamente in cantina. EnoTecnoChimica organizza infine corsi di formazione per il settore enologico - il più seguito è il “Corso Cantinieri” - vitivinicolo, legislativo, marketing e comunicazione.•

ENO TECNO CHIMICA Laboratorio Enologico Autorizzato MIPAAF Enol. Anselmo Paternoster Via Adriatica Foro, 7 66023 Francavilla al Mare (CH) Tel. +39 085 816903 Fax +39 085 9960213 etcmail@hotmail.com www.enotecnochimica.it

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Da oltre 30 anni

un supporto specializzato alle

L

aziende vitivinicole e agro-alimentari

e più avanzate attrezzature per garantire la massima precisione: il Centro Analisi CAIM, riconosciuto ACCREDIA secondo la norma UNI CEI EN ISO/ IEC 17025, è nato oltre 30 anni fa ed oggi è punto di riferimento nei settori Enologico, Agroalimentare e Ambientale. Una struttura in grado di garantire una consulenza a 360°, in cui l’esperienza di consulenti specializzati viene messa ogni giorno al servizio del-

le aziende per fornire un supporto in ogni fase della produzione. Un servizio completo che segue attentamente le diverse esigenze dei clienti analizzandone a fondo caratteristiche e situazioni per valutare con precisione le migliori chiavi di successo. “Oggi le analisi sul vino non bastano più”, per questo, CAIM offre la propria consulenza con visite programmate in vigna, in cantina e servizi ‘in house’ per

Professionalità e soluzioni personalizzate per tutte le cantine

seguire al meglio l’iter di produzione. CAIM crede profondamente nella formazione degli addetti ai lavori: per questo motivo presso la propria Agenzia Formativa vengono periodicamente organizzati corsi di formazione, convegni tecnico-scientifici, incontri e seminari finalizzati a mantenere informate le aziende del settore. Tutte le novità possono essere comodamente consultate sul sito www.caimgroup.it CENTRO ANALISI C.A.I.M. Srl Via del Turismo, 196 58022 Follonica (GR) Tel. 0566 54162

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VIGNETO

WEB

DA COLOMBARDO, AVANGUARDIA IN VIGNA: ECCO LA CIMATRICE SPEEDY ROTOR È la prima macchina di questo genere in Europa ad avere raggiunto la certificazione ENAMA La caratteristica che distingue questa macchina dalle altre è il tipo di taglio, denominato “a lama libera”: un taglio che risulta particolarmente netto e pulito che avviene per inerzia grazie alla forte velocità di rotazione delle lame. Senza l’aiuto di una controlama si ottiene ugualmente una recisione netta, evitando lo sfilamento dei tralci dovuto ad uno speciale coltello in acciaio inox, con profilo sagomato che evidenzia una leggera aspirazione sui tralci leggeri (femminelle) e previene l'intasamento del filo di taglio. La struttura del modulo porta utensili è costruita interamente in lega leggera e acciaio inox: questa peculiarità rende la macchina estremamente leggera. Il modello base è dotato di quattro coltelli sulla struttura verticale e un coltello per il top per il taglio orizzontale del filare, completo di piastra ancoraggio, distributore a 5 comandi con regolatore di portata incorporato e cavalletto con ruote per macchina a riposo. La Ditta Colombardo costruisce, ormai da 25 anni, attrezzature agricole per la lavorazione del vigneto. In gamma ci sono: cimatrici-potatrici a barra falciante, coltelli liberi e contro coltelli rotanti adattabili a tutti i tipi di allevamento, piantapali, legatrici, spollonatrici ed interceppi per il diserbo meccanico, defogliatrici con doppia ventola aspirante, brentone-muletti per la raccolta, vanghe idrauliche per la rimozione delle viti essiccate o per la manutenzione del vigneto. COLOMBARDO Reg. Leiso, 30/31 14050 S. Marzano Oliveto (AT) Tel. 0141 856108 Fax 0141 856103 www.colombardomauro.com www.colombardo.com info@colombardo.com

Cimatrice Speedy Rotor su telaio ECO

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PACKAGING

LINEA AVANA DI SCOTTON SPA Massima protezione per ogni tipo di bottiglia

AEB SI RINNOVA: ECCO IL NUOVO SITO Contenuti aggiornati in tempo reale, gamma prodotti al completo e documentazione tecnica a portata di clic Il sito di AEB cambia volto e lo fa con uno stile tutto nuovo. La compagnia italiana leader nelle biotecnologie e nelle attrezzature per vino, bevande e per il settore alimentare, ha presentato il nuovo portale in occasione dell’ultima convention aziendale. Facilità d’utilizzo, completezza dei contenuti e internazionalità caratterizzano il canale online, disponibile in 5 lingue. Ogni visitatore, proveniente da qualsiasi parte del mondo, potrà consultare l’ampia gamma di AEB scegliendo tra la divisione Enologia e quella Food & Beverage, che include prodotti, detergenti, macchinari e filtrazione destinati all’industria alimentare, della birra, dei succhi, del sidro e dei distillati. In alternativa è disponibile la ricerca rapida, che consente di trovare immediatamente il prodotto desiderato. Sul sito è inoltre possibile partecipare al Premio Laura Menozzi, un bando internazionale nato dal desiderio di ricordare una persona cara ad AEB. Il concorso premierà la migliore innovazione enologica ed è rivolto a tutti i professionisti, alle aziende, agli istituti e alle università del settore provenienti da qualsiasi Paese. Il vincitore, selezionato da una giuria di enologici e tecnologi alimentari, riceverà un premio di 10.000 euro. Per maggiori informazioni consultare il sito www.aeb-group.com.

La linea di scatole per bottiglie “Avana” di Scotton Spa, è realizzata con cartone kraft adatto a chi ama il richiamo al senso della naturalità, della semplicità e dell’ecologia. I prodotti, grazie alla robustezza della fibra, garantiscono la massima tenuta e sono adatti al confezionamento delle principali tipologie di bottiglia, comprese quelle per l’olio. La gamma è composta di scatole a valigetta, velocissime nel montaggio e comode per il trasporto; scatole per bottiglie stese, ideali per realizzare confezioni regalo eleganti personalizzabili secondo il proprio gusto; articoli per la movimentazione e la spedizione, prodotti con cartone accoppiato micro triplo, studiati per assicurare la massima protezione delle bottiglie. Un ventaglio di articoli in grado di soddisfare tutti i tipi di confezionamento, nel pieno rispetto della qualità Scotton Spa. SCOTTON SPA Via Vallina Orticella, 1 - 31030 Borso del Grappa- TV Tel. 0423 913300 - Fax 0423 913399 www.scotton.it - info@scotton.it


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