I Grandi Vini - Maggio/Giugno 2018

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wine NETWORK Le aziende che operano nel mondo del vino sentono un crescente bisogno di comunicare con i loro potenziali clienti ma non tutte hanno il tempo e le competenze per farlo. Spesso non si avvalgono di una figura dedicata esclusivamente alla comunicazione.

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Il nuovo approccio dell’Italia

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nalizzati a realizzare obiettivi di interesse generale, come la tutela del paesaggio, la difesa degli assetti idrogeologici, la sicurezza alimentare”. Nelle prime dichiarazioni ufficiali, il nuovo ministro Centinaio ha messo subito avanti la difesa del made in Italy facendo intuire il cambiamento che si svilupperà nei prossimi mesi. “Il primo impegno è la difesa del made in Italy agroalimentare – ha affermato il neo ministro il giorno dell’insediamento nel nuovo ufficio di via XX Settembre, avvenuto il 4 giugno – sia contro le contraffazioni e l’Italian sounding che in Europa. Faremo sentire la nostra voce e lavoreremo in sinergia con le associazioni di categoria, difendendo il lavoro e il reddito dei nostri agricoltori, allevatori e di quanti ogni giorno si impegnano per portare in alto il nome dell’Italia in questo comparto”. Ci sarà quindi un nuovo approccio soprattutto nel dialogo con le istituzioni europee, dove il tono della voce sarà probabilmente più alto, ma anche sul fronte interno dove il neo ministro Centinaio ha detto di voler soprattutto ascoltare. Le associazioni della filiera avranno probabilmente una lunga lista di argomenti, data la quantità dei temi accumulati negli ultimi mesi. Le prossime settimane saranno utili per capire la direzione che Centinaio, uomo del nord e della Lega, vorrà dare alla gestione del suo dicastero. Con l’aggiunta delle deleghe del Turismo, aumenterà la complessità del lavoro ministeriale da svolgere, per di più in una sintonia con Luigi Di Maio, ministro allo Sviluppo Economico, tutta da costruire. Presumibilmente i due

si confronteranno almeno sulle scelte di promozione del made in Italy nel mondo. Tra i vari interlocutori della filiera agroalimentare e vitivinicola in lista di attesa nell’agenda di Centinaio c’è sicuramente Sandro Boscaini, numero uno di Federvini e protagonista del nostro Faccia@Faccia. Partendo dalle sfide della competitività internazionale dei nostri vini, Boscaini non ha perso occasione per ricordare nelle nostre pagine alcune delle priorità che il governo è chiamato ad affrontare, tra cui la semplificazione della burocrazia, lo sblocco dei fondi legati alla promozione e la nomina dei componenti del Comitato che si occupa delle modifiche dei disciplinari di produzione dei vini. Molte richieste, come sappiamo bene, sono infatti rimaste bloccate nell’attesa di un esecutivo e del relativo ministro. Nel frattempo però il nostro vino continua la sua marcia e nel primo semestre 2018 si è fatto valere soprattutto grazie al maggiore impatto delle nostre esportazioni sul mercato cinese (ci sarà tempo di approfondire e commentare i dati che stanno arrivando). In questo numero siamo poi andati ad approfondire un altro tema fondamentale: il valore del marchio, al centro de L’Inchiesta. Abbiamo affidato a Matteo Lunelli di Altagamma, a Tiziana Sarnari di Ismea e a Roberta de Sanctis della Sda Bocconi il compito di approfondire il tema e dare importanti consigli agli addetti ai lavori, chiamati quotidianamente a prendere decisioni fondamentali per il presente ed il futuro delle loro aziende. Buona lettura e buon lavoro!•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

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opo 89 giorni sulle montagne russe, alla nostra fermata è sceso Gian Marco Centinaio. Con Giuseppe Conte nuovo Presidente del Consiglio e guida del Governo gialloverde che vede Luigi Di Maio e Matteo Salvini quali vice Premier, il Senatore della Lega è il nuovo ministro delle Politiche Agricole e Forestali. Leghista “fin dal primo vagito” come si è autodefinito, Centinaio ha raccolto il testimone da Maurizio Martina alla guida di un ministero che è destinato a diventare ancora più centrale nelle attività del nuovo governo. Oltre alla Politiche Agricole, infatti, Centinaio avrà anche la delega per il turismo componendo un dicastero molto vasto e dagli ambiti di applicazione che andranno ad unirsi sempre di più (per approfondire sull’argomento leggete, nelle prossime pagine, la rubrica La Politica nel Vino, nda). La linea che il governo vorrà assumere in questo ambito, infatti, è stata esplicitata nel “contratto del cambiamento”, che definisce il settore agricolo italiano “uno dei più promettenti dell’economia, da tempo impegnato a sopravvivere nella competizione globale dei mercati” e dove gli agricoltori “si muovono in un sistema governato da politiche di settore ormai quasi di competenza esclusiva della Politica Agricola Comune”. Il nuovo governo quindi “non sarà più remissivo e rinunciatario”, si legge sempre nel contratto, e tra le misure più urgenti “da integrare ad una Pac da riformare, ci sono quelle di sostegno all’agricoltura, in specie quelle di sviluppo rurale, con interventi espressamente fi-


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18 FACCIA @ FACCIA CON…SANDRO BOSCAINI

CHEF • BEATRICE SEGONI

36 IN PIEMONTE, A LEZIONE DI VITIGNI AUTOCTONI E TIPICITÀ GASTRONOMICHE

SOMMARIO 4 10 10 12 14 18 20 21 22 24 26 27 28 30 32 34 36 38 40

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L’EDITORIALE ULTIME DAL MONDO DEL VINO APPUNTI DA VINITALY LA POLITICA NEL VINO • TUTTE LE URGENZE DEL MINISTRO CENTINAIO L’INCHIESTA • COSA GENERA VALORE NEL MERCATO DEL VINO FACCIA @ FACCIA CON...SANDRO BOSCAINI NEWS BIO & GREEN • FERMENTAZIONE SPONTANEA E BIODIVERSITÀ THE WINE TROTTER • IL SANGIOVESE NEL MONDO CHEF • BEATRICE SEGONI TOSCANA • QUANDO IL VINO DIVENTA UN’ESPERIENZA DA VIVERE A 360 GRADI LE SODE DI SANT’ANGELO MEDAGLIA D’ARGENTO LA CULTURA DEL VINO SECONDO CANTINE DEI METINELLA • CONOSCETE IL VIGNETO PIETRA DEL DIAVOLO O 142-4? L’IMPORTANZA DELLA DOC CALABRIA EMILIA ROMAGNA • NOVEBOLLE, LE BOLLICINE CHE GUARDANO AL FUTURO FRIULI VNEZIA GIULIA • TRIESTE ACCOGLIE GLI ENOLOGI DI TUTTA ITALIA IN PIEMONTE, A LEZIONE DI VITIGNI AUTOCTONI E TIPICITÀ GASTRONOMICHE PUGLIA • RADICI DEL SUD, RIFERIMENTO PER LA PROMOZIONE DI VINO E OLIO TRENTINO • MULLER THURGAU, IL TESORO DELLA VAL DI CEMBRA

42 SICILIA • DAL BIO ALLE VENDITE: I NUMERI DEL PROGRESSO VINICOLO SICILIANO 44 UMBRIA • I 10 LUSTRI DELLA DOC TORGIANO: LA VISIONE DI GIORGIO LUNGAROTTI 45 VENETO • BISOL: QUANDO L’IMMAGINE DIVENTA ICONA DI UN TERRITORIO 46 WINE EXPERIENCE 48 FOOD AND BEVERAGENDA 50 PELLICOLE DI GUSTO • VINODENTRO E L’ENOLOGIA ONIRICA 52 SOCIAL WINE • VINITALY E SOCIAL, CRESCE L’ENGAGEMENT DELLA FIERA 54 TENDENZE SPARKLING 56 DISTILLATI & CO • HABEMUS GOCCE DI STILLA 57 EXTRAVERGINE NEWS • XYLELLA, IL MIPAAF CON I PRODUTTORI 58 LUPPOLO E DINTORNI • NICOLA UTZERI: “LA BIRRA VISTA DA ME” 60 FIERE IN CALENDARIO 62 VIGNA & CANTINA • È L’ERA DEL 4.0 67 ZANOTTI • ECCELLENZA TECNICA AL SERVIZIO DEL VINO 68 SMART ANALYSIS • INTERVISTA AD ALESSANDRO CANDIANI DI DNA PHONE 70 ARRIZZA • LA MECCANIZZAZIONE AGRICOLA MADE IN ITALY 71 L’AGRICOLTURA 4.0 SECONDO CAMPAGNOLA 73 VIGNA & CANTINA • NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE


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Anno XIV • Numero 102 • Maggio Giugno 2018 www.igrandivini.com In copertina Sandro Boscaini

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Luca Barbagli, Mariavera Speciale, Arianna Vannini Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Barbara Amoroso, Luca Barbagli, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Chiara Martinelli, Valentina Merolli, Giulia Montemaggi, Tommaso Nutarelli, Enea Silvio Tafuro Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Account

Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Tiziana Di Filippo - t.difilippo@clustereditori.it Francesco Dotto - f.dotto@igrandivini.com Francesca Droghini – f.droghini@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Montemaggi - g.montemaggi@clustereditori.it Stefania Russo - s.russo@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it

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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

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di Giovanni Pellicci

SOLDI

337 MILIONI DI EURO IN ARRIVO DALL'OCM Stabiliti i criteri per la ripartizione finanziaria 2019 e le spettanze per la regioni Saranno 337 milioni di euro le dotazioni finanziaria assegnate all’Ocm Vino per il 2019. Il Ministero delle Politiche Agricole ha dettagliato come avverrà la ripartizione. 150 milioni alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti; 101,97 milioni andranno alla promozione sui mercati dei paesi esteri; 5 milioni alla vendemmia verde; 60 a sostegno degli

investimenti e 20 milioni alla distillazione dei sottoprodotti della vinificazione. Le novità, in particolare, riguardano, l'aumento di 10 milioni di euro della misura della ristrutturazione e riconversione dei vigneti e i 15 milioni di euro in più per la misura degli investimenti, a fronte dell’eliminazione della misura dell’assicurazione del raccolto e della riduzione della misura della vendemmia verde. La Sicilia, con 55 milioni di euro, è la Regione italiana che avrà più risorse economiche, seguita da Veneto (con 38 milioni) e la Toscana (con 29,4 milioni).

EVENTI

SE IL GUSTO DIVENTA UN GEMELLAGGIO A Capannelle protagonisti grandi vini e grandi piatti con lo chef Nino Di Costanzo Metti una sera a cena in cui si riuniscono i vini di Capannelle, di Conterno Fantino e dell'Azienda Agricola Toros, accompagnati dalle stuzzicanti proposte gastronomiche dello chef stellato Nino Di Costanzo. E' stato questo il programma dell'ultima serata del ciclo dei gemellaggi gastronomici, organizzati durante la stagione invernale da Capannelle, all'interno dell'azienda a Gaiole in Chianti. Giovedì 17 maggio si sono ritrovati amici, ristoratori e giornalisti per soffermarsi su di un'affascinante verticale condotta da Paolo Cepollaro della Federazione Italiana Sommelier assieme ai rappresentanti delle tre aziende: Simone Monciatti di Capannelle, Guido Conterno di Conterno Fantino e Franco Toros dell'omonima azienda. Protagonisti nel calice il So-

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lare Igt di Capannelle (annate 2010, 2009, 2006, 2003, 2000 e 1999), il Barolo Sori Ginestra Docg di Conterno Fantino (annate 2009, 2008, 2007, 2006, 2005 e 2003) e lo Chardonnay Doc Collio di Toros (annate 2017, 2015, 2011, 2008, 2007 e 2006). In mezzo gli assaggi prima e la cena poi curata dallo chef del Ristorante Danì Maison di Ischia, Nino Di Costanzo, due stelle Michelin ed un'attenzione alla semplicità dei sapori che colpisce. Da un gambero rosso all'arancia, passando dalle gustosissime pizze fritte e montanare, si è arrivati fino al risotto di bufala, scampi, lime e capperi e alla guancetta di bufala al Chianti con miele e porto. Il modo ideale per suggellare un autentico gemellaggio del gusto. Inoltre Capannelle è pronta ad accogliere una nuova edizione del raduno del Caveau in programma a Gaiole in Chianti martedì 10 luglio: l’ospite gastronomico dell’edizione 2018 sarà la Thailandia.

TOSCANA

DOC MONTECUCCO, LA DENOMINAZIONE CAPARBIA Due annate e cinque aziende per raccontarne passato, presente e futuro

“La nostra è una denominazione di nicchia, nata nonostante l’opposizione di chi voleva impegnare le uve in altro modo. Lungo i nostri primi 20 anni, abbiamo dovuto capire chi siamo, essendo in Maremma agricoltori prima che viticoltori, due identità che siamo riusciti a conciliare”. Potremmo raccontarlo così il presente della Doc Montecucco, attraverso le parole di Claudio Carmelo Tipa, presidente del Consorzio Tutela Vini Montecucco. Ma da dove viene questa denominazione? Questo invece ce l'hanno narrato i vini, attraverso 2 annate (1998 e 2008) e 5 aziende (Santa Marta del 1998, Perazzeta Riserva 1998, Perazzeta Licurgo 1998, Parmoleto 2008 e Basile 2008), in un susseguirsi di note tipiche del Sangiovese indenni al tempo grazie alla caparbia acidità tipica dei terreni minerali. E il suo futuro? È fatto da obiettivi chiari: 5,5 milioni di bottiglie annue (oggi 1,2 milioni) e conquista dei mercati orientali. (b.a.)


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di Giovanni Pellicci

APPUNTI

UN SONTUOSO VERDICCHIO FESTEGGIA 50 ANNI Old but gold è stato il claim che ha tenuto banco nel Vinitaly del Verdicchio dei Castelli di Jesi che proprio quest'anno festeggia i 50 anni Doc (1968-2018). Lo straordinario vitigno marchigiano, che riunisce 400 produttori in 2200 ettari, si contraddistingue per una rara biodiversità che consente di dare vita a vini molto versatili, dal-

le bollicine fino al passito. Con la conduzione affidata al giornalista Ian D'Agata e Alberto Mazzoni, Direttore dell'Istituto Marchigiano Tutela Vini, a Verona è andata in scena una degustazione di 10 interpretazioni top di Verdicchio. La scelta non è stata facile, vista la qualità diffusa e quindi il criterio è stato quello di selezionare dieci re-

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha celebrato a Vinitaly i 50 anni Doc con una grande degustazione

altà che negli ultimi anni anni hanno ottenuto sempre riconoscimenti dalle principali guide. Il risultato è stato un'affascinante percorso attraverso dieci interpretazioni del Verdicchio: Casa Vinicola G. Garofoli, Colonnara, Fattoria Coroncino, F.lli Bucci, Marotti Campi, Pievalta, Santa Barbara, Sartarelli, Umani Ronchi e Vallerosa Bonci. L'Istituto ha inoltre festeggiato l'importante traguardo dei 50 anni con 5 piatti iconici della cucina italiana interpretati dallo chef stellato Errico Recanati.

CONSORZI

OTTO SFUMATURE DI EXTRA BRUT FIRMATE ASOLO MONTELLO Un tasting sul Prosecco Docg per apprezzarne le peculiari note e l'abilità del vignaiolo Astoria, Montelvini, Dal Bello, Bele Casel, Vini Costa, Tenuta Amadio, Loredan Gasparini, Colli del Soligo, sono stati i protagonisti del wine tasting organizzato dal Consorzio Vini Asolo Montello durante Vinitaly, nell'intento di 'diffondere il verbo' sull'Extra Brut firmato Asolo Montello. “Dichiarare Extra Brut in etichetta – ha detto Armando Serena presidente Consorzio Vini Asolo Montello – spinge il vino ai ‘piani alti’. La caratteristica del Prosecco del nostro territorio? Le spiccate note floreali” che insieme a fine perlage e delicati profumi sono emerse in tutti i vini in degustazione. “Quando mi hanno proposto di guidare una degustazio-

ne di Extra Brut ho pensato: finalmente!” ha detto invece Fabio Giavedoni della guida Slow Wine. “Il residuo zuccherino dell’Extra Dry, versione più conosciuta, talvolta cela il talento del vignaiolo. Ma nell’Extra Brut è diverso: materia prima e lavorazione devono essere impeccabili, o il vino non si esprime al meglio”. (b.a.)

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di Giovanni Pellicci

Tutte le urgenze del ministro

Centinaio

Il nuovo numero uno delle Politiche Agricole ha di fronte scadenze e decisioni fondamentali per rimettere in moto la filiera. Primo appuntamento cruciale il Consiglio Europeo del 18 giugno

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opo un lungo stallo abbiamo un nuovo ministro delle Politiche Agricole e Forestali, il leghista Centinaio. Uno dei temi più importanti nell’agenda del neo ministro sarà il dialogo con Bruxelles e, viste le premesse e le prime dichiarazioni del governo, possiamo immaginare un esecutivo che cambierà il tone of voice nel dialogo all’interno dei palazzi comunitari. Il primo test per comprendere l’approccio del ministro del governo più critico delle politiche europee degli ultimi decenni, sarà il prossimo 18 giugno. Centinaio rappresenterà l’Italia nel negoziato in corso sulla Pac post 2020 (ovvero 2021-2027), a cui il Parlamento Ue sta lavorando e sul quale ha iniziato un non facile dialogo con la Commissione. Nella bozza attuale sono previsti tagli importanti per la Pac. Infatti, gli oltre 400 miliardi stanziati finora per l’agricoltura europea dovrebbero scendere a 365, con un taglio complessivo che oscilla tra il 5 e il 15% delle risorse. Per l’Italia il taglio equivarrebbe a 2,7 miliardi di euro,

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ossia il 6,9% in meno dell’attuale programmazione. Tra il 2021 ed il 2027, ci sarebbero dunque assegnati 36,3 miliardi di euro complessivi: un’ipotesi oggetto di preoccupazione e discussione nel settore. In questo scenario incerto e critico si registra però una notizia positiva: l’Ocm Vino dovrebbe salvaguardare la sua indipendenza, continuando ad essere svincolata dalla Pac, attraverso il Piano Nazionale di Sostegno (Pns) e una previsione operativa a 5 anni, con circa 337 milioni annui. Tutto ciò sarà oggetto di battaglie politiche destinate a caratterizzare i prossimi mesi: nella primavera/estate 2019 infatti si tornerà al voto per le elezioni europee e la composizione del Parlamento europeo potrà essere stravolta dall’esito delle urne. In questi mesi la Commissione Ue farà di tutto per approvare la versione definitiva del Bilancio Ue (entro gennaio 2019) ma è difficile pensare di arrivare in fondo già in questa Legislatura. Tra le prime dichiarazioni ufficiali, Centinaio ha detto all’Ansa che “andiamo a testa alta, decisi a difendere il

reddito delle nostre imprese; è quello che dirò il 18 giugno al Consiglio europeo. Una cosa è certa: non subiamo passivamente le decisioni che arrivano dall’alto, a Bruxelles andiamo per confrontaci e avere un interlocutore alla pari”. Affrontato il capitolo europeo, il nuovo ministro Centinaio ha poi sul tavolo tante questioni rimaste in sospeso sul fronte interno. Qui ci concentriamo sull’ambito vino: i decreti attuativi del Testo Unico; le nomine dei membri per la nuova composizione del Comitato Vini che i Consorzi attendono per sbloccare numerose decisioni; la legge sull’enoturismo che, approvata a fine 2017 deve prendere corpo, sempre con i fondamentali decreti attuativi in stallo. Quest’ultimo aspetto segna subito una forte novità rispetto al passato, decisa dal governo gialloverde di Movimento 5 Stelle e Lega: Centinaio sarà chiamato a gestire, anche in virtù del suo curriculum, anche la delega per il turismo, solitamente affidata al ministro dei Beni Culturali. “Mettendo insieme turismo

e agricoltura il mio diventa un dicastero gigantesco della gestione e della promozione delle eccellenze all’estero che fa tremare i polsi - ha ammesso Centinaio all’Ansa, sottolineando che - “sarà un ministero di marketing e promozione del made in Italy, nostro cavallo di battaglia, un patrimonio comune che va sfruttato puntando su sostenibilità, competitività e innovazione. Abbiamo un modello Italia da presentare al mondo, qualità e identità ci rendono unici ma adesso è arrivato il momento di aggregare e fare squadra per fare un salto necessario. La parola d’ordine del mio mandato sarà ascoltare, voglio conoscere le esigenze di tutti e avere un rapporto diretto nel territorio, perché stare in ufficio non serve”. Insomma, dopo tre mesi di giravolte adesso c’è da pedalare. Preferibilmente senza giramenti di testa. E allora buon lavoro al nuovo ministro.•


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L’INCHIESTA COSA GENERA VALORE NEL MERCATO DEL VINO di Claudia Cataldo e Elisa Berti

Top Wines ed esportazioni:

il marketing che genera valore Cosa genera valore nel mercato del vino? E dove? E quali sono gli aspetti su cui andare a lavorare?

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l valore del marchio di impresa e del marchio collettivo, anche nel vino, hanno un peso specifico. Soprattutto su scala internazionale. Se guardiamo ai numeri – quelli dell’export - vediamo che negli ultimi 10 anni l’export del vino italiano è cresciuto da 3,6 a 6 miliardi, per un fattore legato all’aumento dei prezzi, non dei volumi. Ecco che in questa ottica il valore del marchio, che sia il brand aziendale oppure il marchio collettivo, sono un asset su cui è d’obbligo continuare ad investire. In Italia non abbiamo aziende in grado di competere, in termini di dimensione e investimenti promozionali, con i colossi mondiali del vino, ma

vantiamo un sistema di Denominazione di Origine unico al mondo per rigore di regole e serietà dei controlli. Questa può essere una delle chiavi di volta che richiede un lavoro sinergico dei manager, degli imprenditori, delle istituzioni e della politica. Lo spunto è arrivato grazie alla tavola rotonda organizzata da Unione Italiana Vini nel mese di maggio, con titolo “La creazione del valore: identità, reputazione e crescita del made in Italy”, tenutasi al Castello di Nipozzano (Firenze). Molti potrebbero essere i temi di approfondimento, partendo dai

valori dell’export fino ad arrivare al settore dei top wine, che valgono circa il 10% del

valore totale sul mercato mondiale, ovvero circa 24 miliardi di euro (su un totale di 239 miliardi), come ci racconta un’interessante ricerca firmata Altagamma e EY, presentata il mese scorso.•

Il valore dei Top Wines, la ricerca di Altagamma È stata presentata proprio i primi di maggio un’interessante ricerca di Altagamma, in collaborazione con EY, che va ad analizzare le dinamiche di vendita e crescita dei vini di fascia alta. Qualche presentazione: Altagamma è la Fondazione che riunisce dal 1992 alcune delle migliori imprese dell’Alta industria culturale e creativa comprese aziende del vino del calibro di Allegrini, Bellavista, Biondi San-

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ti, Cà del Bosco, Cantine Ferrari, Masi. EY (Ernst&Young) è invece un network mondiale leader nei servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, assistenza fiscale e legale, transaction e consulenza. Secondo questo studio gli Usa sono il mercato principale con 36 miliardi (con il segmento top al 10%), mentre a livello europeo l’Italia, con 14,4 miliardi (top 9%) è seconda dietro la Francia (22,4

miliardi, top al 15%). I due fattori chiave di successo per le aziende risultano essere il posizionamento nella fascia top e l’export: infatti le imprese italiane che producono top wines e che esportano più del 60% registrano infatti un margine EBITDA di circa il 29% (contro una media del 9% per le aziende medium e mass market). L’analisi del canale Horeca è particolarmente significativa perché


Matteo Lunelli

questo canale rappresenta il 33,5% del valore totale del consumo top wines ed è una fonte privilegiata per la conoscenza e per il consumo dei vini di alta gamma. La ricerca qualitativa di Altagamma e EY è stata condotta sulla ristorazione internazionale di eccellenza: sono stati intervistati 400 ristoratori stellati Michelin, su un complesso di 2.700 esistenti, di cui il 40% pluristellati, con un fatturato medio di 3 milioni di euro, situati per il 70% in location primarie in 8 Paesi del mondo (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Svizzera, Usa, Cina e Giappone), con uno scontrino medio di 80-150 euro vini esclusi, un prezzo medio per bottiglia superiore a 100 euro per il 54% dei casi e una lista di almeno 200 vini. I ristoranti stellati Michelin nel complesso generano un fatturato annuo di circa 9 miliardi di euro. Il 70% dei ristoranti stellati intervistati prevede una crescita significativa (>20%) del proprio fatturato nei prossimi 2-3 anni e viene attribuito al vino circa un terzo del valore di questa crescita: l’aumento del consumo di vino è dunque considerato una componente fondamentale della crescita dei ricavi dei ristoranti

di fascia alta. I criteri di scelta del vino da parte dei ristoranti e da parte dei loro clienti sono sostanzialmente divergenti: ad esempio l’associazione del vino con uno specifico cibo conta per i clienti quasi il doppio rispetto a quanto conti per i ristoratori/sommelier. Inoltre, i clienti basano la loro scelta sulla conoscenza di una specifica etichetta, di un tipo di vino, o di un sapore/aroma: elementi del tutto assenti dai criteri dei sommelier. Questa differenza tra i criteri di scelta suggerisce ad esempio che una strategia vincente per i produttori sia quella di proporre ai ristoranti una selezione di vini associabili ai piatti, per soddisfare pienamente le esigenze dei clienti. Lo studio evidenzia che per i ristoratori gli elementi di maggior valore nel rapporto con i distributori e i produttori sono la disponibilità di un efficace storytelling e di una proattiva veicolazione di notizie sulla cantina e sulle etichette. Questi elementi agevolano non solo la selezione dei vini, ma anche la relazione con il cliente finale. Per quanto riguarda gli elementi di apprezzamento, gli italiani sono positivamente valutati dai ristoratori stellati per quanto riguarda la competenza dei distributori, l’ampiezza dell’offerta di etichette e il livello di assistenza. Scontano invece un deficit di percezione, rispetto a cantine e distributori francesi, per quanto riguardo la presenza online e le attività promozionali quali degustazioni ed eventi. Per quanto riguarda la notorietà e la reputazione dei Top Wines, più della metà degli intervistati segnalano la Francia come Paese produttore maggiormente accreditato, seguita dall’Italia, scelta dal 33%. “Lo storytelling è ritenuto dalla ristorazione l’elemento più importante nell’interazione con fornitori e distributori - ha sottolineato Matteo Lunelli, vice presidente di Altagamma responsabile settore Alimentare -. Su questo il vino italiano può avere in futuro un forte vantaggio competitivo, grazie alla varietà e alle straordinarie qualità dei nostri territori, oltre alla capacità di innovazione delle nostre cantine. Lo studio suggerisce che cruciale sarà l’abilità dei website aziendali e del canale digitale di veicolare valori e narrazioni efficaci: per noi italiani, questa è una sfida da vincere, uniti”.

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È fondamentale conoscere i mercati target e adottare strategie ad hoc Parla Tiziana Sarnari, analista di mercato Ismea Cosa dovrebbe fare il vino italiano per creare maggiore valore e accogliere con successo le sfide del mercato? “Il vino italiano dovrebbe cogliere prima di altri le esigenze dei mercati, vecchi e nuovi. Peraltro la varietà di prodotti che può offrire l’Italia è particolarmente funzionale di diverse tipologie di domanda: dal vino premium o super premium al vino basic”. Qual è la fotografia della situazione esportazioni del vino italiano? Qual è la crescita delle vendite oltreconfine del vino italiano, registrata negli ultimi anni? “È sul fronte export che l’Italia, chiaramente, gioca un ruolo fondamentale con la sua seconda posizioni tra i paesi fornitori sia in volume, dietro la Spagna, sia in valore dietro la quasi chimera Francia. Negli ultimi cinque anni il valore delle esportazioni italiane è cresciuto fino a sfiorare i sei miliardi di euro. Facendo un confronto secco con il 2013 si evidenzia che l’incremento dell’Italia è stato del 19% a fronte del 16% della Francia e del 10 della Spagna. Da questi numeri, quindi, si può dire che l’Italia del vino sta andando molto bene. Come sempre però i numeri vanno letti a tutto tondo per cui c’è da considerare che questi sono stati gli anni del boom del Prosecco che con i sui risultati ha trascinato tutto il sistema vino italiano. A questo però va aggiunto che in alcuni anni hanno sofferto le esportazioni di vini frizzanti, o dei vini fermi anche Dop. I vini comuni hanno sofferto la concorrenza dei vini spagnoli venduti a prezzi più vantaggiosi. Insomma: il vino va bene, ma potrebbe andare meglio e c’è ancora molto da fare. Nel 2017, venendo a dati più recenti, l’Italia ha raggiunto il traguardo dei sei miliardi di euro di export, in linea con le previsioni elaborate da Ismea e ora appare sempre più vicino quello dei 6,5 miliardi previste entro il 2020. Ma nel risultato 2017 non vanno ignorati anche segnali di delusione da parte degli operatori che si auspicavano una maggior accelerazione delle esportazioni italiane e, soprattutto, un aumento della quota di mercato su alcuni mercati target. La Francia, peraltro, ha superato i 9 miliardi di euro mettendo a segno una progressione del 10%. Bene

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anche la Spagna con 2,9 miliardi di euro ed una progressione attesta al +8%. Spagna che ha mantenuto anche per il 2017 il primato dei volumi tra i Paesi fornitori con 23 milioni di ettolitri. Per l’Italia resta, quindi, il gap con i prezzi dei vini francesi, mentre dall’altra non si riacquista abbastanza competitività sulla fascia bassa per incrementare la vendita di prodotto di massa e riconquistare la leadership mondiale in volume. All’interno dell’indubbio successo del vino italiano vanno comunque esaminati i diversi segmenti per definire un quadro più preciso di come il mercato sta vivendo il vino italiano per poter poi elaborare delle strategie diversificate a seconda del prodotto e del Paese di destinazione. Sono stati ancora gli spumanti a trainare l’export italiano con progressioni più che doppie rispetto alla media del settore. Le bollicine spedite oltre frontiera hanno sfiorato infatti i 3,7 milioni di ettolitri (+9%) per un incasso complessivo di 1,36 miliardi di euro (+14%). Non deve passare inosservato, comunque, il fatto che gli spumanti, dopo anni di incrementi ben più consistenti, grazie all’effetto Prosecco, stiano rallentando la propria corsa. Se si analizzano i dati delle esportazioni secondo la piramide qualitativa si evidenzia che il peso delle Dop nel paniere totale delle esportazioni è pari al 58% del valore che corrisponde al 38% dei volumi. È proprio il segmento delle Dop ferme che rappresenta un altro punto critico dell’attuale quadro delle esportazioni italiani. Nel 2017, infatti, hanno perso il 3% a volume ed è già da qualche anno che questo segmento non offre i risultati sperati. Bene i vini Igp e bene i vini comuni che, soprattutto nel segmento dello sfuso, hanno ripreso a crescere grazie a una riconquistata competitività rispetto ai vini spagnoli. Da quest’anno è possibile monitorare anche gli scambi internazionali di bag in box, un segmento che conta 340 mila ettolitri per un incasso di 60 milioni di euro, ma che ha un mercato molto interessante molto orientato ai mercati del Nord Europa, Paesi scandinavi e Germania.

Nel complesso, scorrendo la graduatoria dei principali Paesi clienti si osserva che le performance migliori si sono avute fuori dai confini comunitari. Nei Paesi terzi, infatti, è stato esportato l’8% in più rispetto ai primi 2016 con introiti in crescita del 9%, mentre all’interno della Ue si è registrato +1% a volume e +4% in valore. In termini di quote, nel 2017 i Paesi terzi rappresentano il 34% delle esportazioni in quantità, mentre in valore sono arrivati a 49%”. Il “made in Italy” è ancora un fattore di successo? “Sì, nel vino come in altri ambiti dell’economia. Ci dovrebbe essere sempre più interconnessione tra i diversi driver che supportano il made in Italy. L’enogastronomico è di per sé cultura dei territori e parte del fascino che suscita il nostro Paese, insieme alla moda all’arte al paesaggio”. Denominazioni, vitigni autoctoni, marchi privati: cosa decreta maggiormente il valore del vino italiano? “Non c’è, a mio avviso, una ricetta unica proprio per la complessità del mondo del vino. Ci sono i grandi vini, i marchi storici o territori che sono riconosciuti da tutti. Poi ci sono denominazioni più piccole, o vitigni autoctoni, che in qualche modo sono stati esportati e apprezzati. Accanto a questi c’è il vino base che non fa riferimenti a territori ma il cui marchio è riconosciuti e riconoscibile. Insomma un puzzle composito, ricco con diversi modelli e strategie di business”. Ci sono degli osservati speciali ovvero dei Paesi che fanno da cartina di tornasole di quello che sta succedendo per il valore del vino italiano nel mondo? “Certamente gli Stati Uniti. Sono il nostro maggior cliente in termini di valore e rappresentano un mercato maturo ma sempre in evoluzione, visto che si stanno affacciando al vino anche aree del Paese diverse dalle solite per cui si potrebbero presentare interessanti opportunità. C’è poi la Cina: sempre una grande incognita ma comunque un mercato in crescita”. Quali sono le criticità su cui andare a lavorare? “E qui mi ricollego alla prima domanda. L’Italia dovrebbe sviluppare strategie differenti per i diversi segmenti di vino e per i diversi mercati target. L’offerta italiana di vino è composita e non si può trattare tutto allo stesso modo. La conoscenza dei mercati target è fondamentale”.•


La varietà come punto di forza e debolezza del vino italiano Parla Roberta De Sanctis Marketing Professor, Sda Bocconi e membro fondatore del Wine Management Lab Qual è la fotografia della situazione esportazioni del vino italiano? Qual è la crescita delle vendite oltreconfine del vino italiano, registrata negli ultimi anni? “Dal 2012 al 2016, in termini di valore, il primo paese è la Francia con 6000 milioni di dollari in prodotto esportato. Italia e Francia se la giocano da tempo in termini di quota di mercato a livello mondiale, sebbene i francesi siano sempre un gradino sopra. Quanto all’Italia i principali paesi di sbocco sono Usa, Germania, Gran Bretagna (con una leggera inflessione registrata nell’ultimo anno); sta crescendo la Cina, ma siamo su valori ancora piuttosto bassi rispetto alla Francia. In Russia, invece, pur con tutte le sue problematiche, per il made in Italy è davvero un mercato molto interessante. Quante alle regioni, Veneto, Toscana e Piemonte sono le maggiori esportatrici. L’Italia detiene 1/5 di tutte le esportazioni mondiali del settore, con oltre 21 milioni di ettolitri all’anno. Anche il fatturato 2017 del settore è cresciuto del 2,7% fino a raggiungere quota 11,3 miliardi di euro. La previsione per il 2018 è una crescita dell’export del vino italiano di un ulteriore 3,4%: gli spumanti saranno il segmento trainante (+10%), grazie soprattutto alle buone performance del Prosecco”. Il “made in Italy” è ancora un fattore di successo? “Assolutamente sì ed in tutti i settori il made in Italy è ancora

fattore di successo, il vino, poi, è la punta di diamante del food and beverage ed il brand è in perfetta salute. Il messaggio che passa oggi del vino italiano è quello di essere affidabile, sempre allo stesso altissimo livello. Come Wine Lab abbiamo effettuato una ricerca in collaborazione con Ice che ha coinvolto 21 paesi e 170 importatori esteri, da cui è emerso che la qualità del vino italiano oggi è riconosciuta e non più messa in dubbio, cosa che invece non accadeva fino ad una decina di anni fa. Uno è il principale problema del vino italiano che, per alcuni fronti, è anche la sua ricchezza: la varietà, difficile da spiegare e raccontare. Non si può riversare tutta la varietà del vino italiano sul mercato e pretendere di raccontar-

la, la variegata gamma dei vini prodotti e proposti va gestita meglio”. E quindi, cosa dovrebbe fare il vino italiano per creare maggiore valore e accogliere con successo le sfide del mercato? “Per posizionarsi a livello internazionale il vino italiano deve lavorare. Il consumatore quando vuole acquistare vino lo fa per acquisire un’esperienza: il vino dev’essere il fine! È fondamentale cominciare a parlare del contenuto simbolico del vino. Va bene la qualità, ma va affiancata al lavoro sul concetto di esperienza che ci si appresta a vivere quando si beve un vino. Le aree su cui agire sono la tradizione, la passione, il life style italiano, l’associazione con il cibo italia-

no, l’alta qualità ed il rapporto qualità/prezzo. La varietà resta una spina del fianco, ma davvero occorre fare sistema per portarla sul mercato. Molto spesso, invece, quando si va all’estero si fa in maniera autonoma e non organizzata”. Denominazioni, vitigni autoctoni, marchi privati: cosa decreta maggiormente il valore del vino italiano? “All’estero c’è tantissima confusione! Vince l’azienda che riesce a presidiare, ma ad oggi tutto è molto complicato. Bisognerebbe lavorare in maniera coerente e coordinata su tre livelli: prima sul Made in Italy, poi sulla zona di riferimento e infine sull’etichetta. Ognuno dei livelli deve avere le sue strategie: le denominazioni sono fondamentali laddove riescano a lavorare in sinergia senza che vengano a crearsi ostacoli all’interno. Il bello è che è già tutto pronto, basta lavorare su operazioni sistemiche e valorizzare i tre livelli. Costruire l’identità è complesso, ma senza idee chiare è impossibile. Mettere da parte il momentaneo interesse personale, per lavorare in modo sistemico”. Le Regioni hanno senso in questa prospettiva? “La mia può suonare come una provocazione, ma si rischia di creare una maggiore confusione e, pertanto, laddove ci si appresti a comunicare il vino, la suddivisione regionale andrebbe tralasciata. Fondamentale sarebbe invece riuscire ad integrare il discorso turismo- vino- cibo. Prendiamo spunto dalla Napa Valley e da come lavora. In Italia a capirlo sono per ora soltanto le cantine più illuminate. I contenuti in Italia sono standard, vanno approfonditi i concetti e su questo bisogna lavorare profondamente”.•

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di Barbara Amoroso

SANDRO BOSCAINI Presidente Federvini

Differenziare i mercati

e sviluppare il network Italia Per cavalcare l'onda positiva è ora di esportare in nuovi paesi e valorizzare il nostro

L

a ricetta per accrescere la competività dei vini italiani esiste? E’ stato questo uno dei temi al centro dell’assemblea annuale di Federvini. Tra bollicine ancora in ascesa e necessità di impiegare al meglio il potenziale italiano, abbiamo chiesto al presidente dell'associazione, Sandro Bosciani, gli step necessari per crescere e l'ordine di priorità. @ In che modo i nostri vini possono continuare a crescere rispetto ai competitors? “E’ confermata la grande vocazione all’export del settore vinicolo italiano che costituisce una vera e propria architrave per le nostre imprese, ma dall’altro lato emergono alcuni aspetti dai quali posso partire per rispondere alla domanda. Il vino è concentrato ormai da tempo su tre mercati: gli Stati Uniti, che rappresentano il primo paese di destinazione a livello extra europeo, seguito da Germania e Regno Unito. Sono destinazioni nelle quali possono esserci ulteriori margini di mercato, ma tale concentrazione non è certo immune da rischi (si pensi ai dazi del Presidente Trump o alla Brexit). Occorre perciò bilanciare l’assetto delle esportazioni, come fanno i nostri competitors e guardare con coraggio al resto del mondo immaginando nuovi percorsi che

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premino la qualità, ovvero il valore. Ciò significa conoscere meglio i dati dei paesi concorrenti, lavorare sulla promozione quale leva di crescita attraverso un sistema di aggregazione per avanzare nei mercati dove siamo più attivi e penetrarne di nuovi con slancio”. @ La forza dell'export delle bollicine è un plus valore in questo senso o rischiamo un 'effetto boomerang' sui vini fermi? “I vini spumanti negli ultimi anni hanno progressivamente registrato tendenze molto positive in valore e in volume. In particolare il Prosecco ha dato una grande spinta a questo fenomeno che ha avuto una crescita brillante. Credo che ciò possa rappresentare un buon esempio e che vada letto nella sua funzione di 'apripista' per le altre tipologie di vini: un ambasciatore che può essere una perfetta 'punta di lancia' per entrare in ulteriori mercati. Occorre lavorare di più e meglio affinché anche altre importanti referenze del vino italiano siano più


presenti sui mercati esteri. Ciò significa trovare un equilibrio e una presenza che premi la varietà”. @ Durante l'assemblea di Federvini si è parlato di fare squadra tra i settori in cui brilla il nostro paese (alimentare, turismo, cultura...). Per realizzare una rete efficacie quali step bisogna fare, e quali spettano ai produttori e quali agli attori istituzionali? “La promozione delle nostre bellezze attraverso un’azione integrata tra turismo, cultura, arte e le ricchezze enogastronomiche dei nostri territori può creare un effetto attraente e di grande richiamo. La legge sull’enoturismo ha rappresentato il primo passo verso un riconoscimento e una tutela da parte delle istituzioni di un grande valore che è rappresentato da tutto

ciò che è legato ai nostri territori, un patrimonio che non ha eguali. Ai produttori spetta il compito di trasmettere passione e suscitare emozioni, mentre le istituzioni devono affiancare e supportare questo percorso di conoscenza con strategie di comunicazioni ed iniziative mirate. L’iniziativa della Settimana della Cucina italiana e la proclamazione del 2018 come Anno del Cibo italiano, sono ottime iniziativa che non devono rimanere isolate, ma essere implementate nel tempo con costanza”. @ Il vino italiano attende lo sblocco di numerosi passaggi da parte della politica. Quale temi ritiene prioritario sottoporre al nuovo Ministro delle Politiche Agricole? “Innanzitutto occorre semplificare i carichi burocratici che gravano sui produttori e sbloccare i fondi legati alla promozione. Inoltre, sarebbe opportuno quanto prima nominare il Comitato che si occupa delle modifiche dei disciplinari di produzione dei vini in quanto molte richieste sono rimaste bloccate. Occorre altresì guardare seriamente all’internazionalizzazione come uno strumento di enorme rilevanza per le nostre aziende che oggi, più di ieri, devono competere in uno scenario dove, a fianco dei tradizionali competitor, si affermano i cosiddetti nuovi produttori. I vini italiani, pur registrando andamenti positivi nelle esportazioni, ancora faticano ad accedere a nuovi mercati, o per ostacoli normativi o per dazi onerosi. Per tale ragione occorre implementare la politica commerciale a livello europeo con nuovi accordi che creino zone di libero scambio”.•

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Sandro Boscaini Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola (di cui è anche Ceo) e Federvini, è ritenuto ambasciatore della sua terra d'origine, il Veneto, e del suo rosso per antonomasia, l'Amarone. Professionalità e competenza sul tema gli sono valsi il titolo di Mister Amarone nel libro di Kate Singleton ('Mister Amarone. Un uomo e un vino dal veneto al Mondo') in cui racconta la storia di questo nettare che ha il merito di aver valorizzato e promosso oltre confine.

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

Fermentazione spontanea e biodiversità

I grossi passi in avanti fatti dalla microbiologia enologica consentono di avere un maggiore controllo su quei processi che prima presentavano fattori di rischio

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el dibattito tra vini “convenzionali” e “naturali”, sarebbe riduttivo pensare i primi come frutto della sola tecnologia e i secondi come il risultato di un processo lasciato andare a briglia sciolta. In realtà, anche i vignaioli naturali hanno bisogno di avvalersi di studi e tecniche in campo enologico per controllare i processi in cantina. E’ il caso della microbiologia enologica che consente, tra l’altro, di monitorare le fermentazioni spontanee. Ne parliamo con Giacomo Buscioni, agronomo con un passato da ricercatore nel campo chimico-microbiologico del vino, oggi responsabile tecnico-scientifico del settore bevande fermentate di FoodMicroTeam srl., spin-off accademico dell’Università di Firenze che fornisce assistenza tecnico-scientifica e consulenza alle aziende agroalimentari. Dott. Buscioni, negli ultimi tempi, la microbiologia enologica sembra aver cambiato prospettiva anche per le aziende di piccole dimensioni. Come si è passati da una disciplina relegata alla ricerca accademica a uno strumento condiviso dall’enologia contemporanea? “Un grosso passo in avanti è stato dato dall’avanzamento tecnologico che ci ha consentito di poter identificare i lieviti in un giorno, permettendoci di entrare in cantina e seguire le fermentazioni in tempo reale, evidenziando in anticipo eventuali deviazioni”. E quindi l’interesse anche delle più piccole aziende “naturali” di monitorare le fermentazioni? “Certamente, non soltanto monitorando le specie che si susseguono durante la vinificazione ma, più nello specifico, indagando la biodiversità della specie Saccharomyces cerevisiae, il lievito enologico

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per eccellenza. Tale biodiversità non è solamente genotipica ma anche fenotipica. Ovvero, ceppi geneticamente diversi producono metaboliti diversi per cui, anche dal punto di vista organolettico, i lieviti hanno una discreta importanza nel caratterizzare il prodotto finito”. Si parla, quindi, di biodiversità dei lieviti Saccharomyces cerevisiae? “È presumibile che in una cantina dove si sono fatte, nel corso degli anni, solo fermentazioni spontanee avremo sia ceppi ricorrenti tra le vendemmie che ceppi, invece, caratteristici di ogni singola annata; questo dipende dalle caratteristiche chimico-fisiche del mosto che sono conseguenza dell’andamento climatico, dello stato fitosanitario delle uve ecc…”. Lei vede nella biodiversità delle fermentazioni spontanee un reale vantaggio, rispetto a quelle con inoculo? “Dipende se si vuole enfatizzare la variabilità data dalle caratteristiche delle singole annate a discapito della “sicurezza” di un identico andamento fermentativo; infatti, spesso sono le piccole aziende naturali che privilegiano fermentazioni senza inoculo, alla ricerca di una maggiore originalità, sia aziendale che vendemmiale. Nell’uso delle fermentazioni spontanee ci può essere anche il risparmio non solo dei lieviti stessi ma anche di eventuali nutrienti necessari a far esprimere al ceppo utilizzato le proprie caratteristiche”. Le aziende naturali hanno problemi maggiori in fermentazione o in conservazione? “Se si fermentano uve sane non si hanno particolari problemi. E’ la conservazione la fase più critica, specialmente se si deve usare poca solforosa o essere meno interventisti; noi suggeriamo molta attenzione e maggiori controlli microbiologici per prevenire possibili deviazioni”.•


T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini

Il Sangiovese nel mondo

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l Sangiovese è il vitigno a bacca rossa più coltivato in Italia e non solo; risulta, infatti, essere anche la varietà più coltivata all’estero, con California, Argentina e Australia in cima alla classifica dei Paesi produttori. In particolare, in California, grazie anche a un’importante comunità italiana e al generale interesse verso il nostro Paese, il Sangiovese si estende su circa 1.000 ettari vitati, con oltre 100 cantine che lo vinificano. Ma quali somiglianze presenta con il Sangiovese italiano, soprattutto considerando che concetti come terroir e regionalità sono delle fondamentali leve commerciali? Per studiare questi aspetti, soprattutto in termini di

autenticità e caratterizzazione chimica, è nata una collaborazione tra le Università di Firenze e di Davis; i primi risultati sono stati mostrati dalla dott.ssa Valentina Canuti durante un seminario intitolato “La California in Chianti” a un pubblico di giornalisti e di tecnici, durante la presentazione dei vini del gruppo I Vignaioli di Radda, che si è tenuta a Casa Chianti alla vigilia di Radda nel Bicchiere. Lo studio è ancora giovane - la prima campionatura si riferisce all’annata 2016 – e ha riguardato 52 vini, di cui 20 dall’Italia, nelle aree Chianti, Chianti Classico, Montalcino ed Emilia Romagna, e 32 dalla California, nelle aree Sierra Foothills, Nord Coast e Central Coast.

Le analisi hanno dimostrato che esistono delle differenze chimiche regionali sostanziali ma ne sono emerse delle similitudini tra i composti aromatici varietali: in particolare i Sangiovesi toscani risultano essere simili a quelli della Costa centrale. Questi risultati sono ancora parziali, in quanto le analisi non prevedono ancora quella sensoriale, variabile che invece sarà introdotta dalla campionatura dell’annata 2017. La nuova sfida sarà capire se i risultati interpretati prima dell’affinamento in cantina saranno confermati o messi in discussione con la prova nel bicchiere, dove verrà introdotto il “fattore umano”, ossia la tecnica e lo stile del produttore.•

Considerato uno dei grandi vitigni italiani, è anche il più coltivato all’estero, in particolare in California. Uno studio universitario ne ha studiato analogie e differenze

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Semplice, tradizionale, estrosa U n inizio sui generis, fatto di conclusioni e di nuove sfide, quello di Beatrice Segoni, chef di origini marchigiane ma adottata da Firenze, dove ha lavorato per anni nel ristorante della famiglia Ferragamo, facendosi conoscere da pubblico e critica. Oggi è alla guida della cucina di Konnubio, un bellissimo locale, che un tempo è stato un rimessaggio per carrozze, nel cuore del centro storico fiorentino, dove intesse ingredienti e colori. Il suo inizio in cucina è stato per vie “traverse”; come ha iniziato questa professione? “Non sono nata come cuoca ma come stilista di moda; era la mia passione perché amavo l'arte dei tessuti e inventare qualcosa con i materiali. Poi, purtroppo, un rappresentante fece un bel disastro e quindi mi sono trovata nella cucina del ristorante

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del mio ex marito a lavare i piatti. Ma sono un Capricorno ascendente Capricorno e sicuramente non potevo fermarmi lì, così ho studiato e ho imparato un nuovo mestiere in cui mettere la stessa passione”. La sua formazione nella moda quanto influenza il suo approccio nel piatto? “Mi ha influenzato molto perché ha molte cose in comune, come la cromaticità: nella moda con i tessuti, nel piatto con i colori delle materie prime. Anche la creatività, perché è necessaria sia per fare un abito che per elaborare una nuova ricetta; poi la conoscenza, indispensabile sia per tagliare e maneggiare un tessuto che per abbinare e manipolare ingredienti diversi”. Come definirebbe la sua cucina? “La definirei semplice. Voglio far capire a chi è a tavola quello che metto in un piatto, quindi non mi piace usare tanti ingredienti ma pochi e ben riconoscibili. E’ anche

tradizionale, perchè è da qui che veniamo da questo e non ce lo possiamo dimenticare. La definisco anche estrosa, un altro elemento che non può mancare in cucina”. Descriva la sua giornata tipo. “Sono giornate infinite, ci vorrebbero 50 ore! Mi alzo la mattina alle 6:30, faccio colazione con mio marito, poi lui parte per il suo lavoro e io per il mio in cucina dove ci sono miliardi di cose da fare, visto che sono estremamente pignola e, quindi, molte cose amo farle io personalmente; per esempio la pasta che è la mia passione e quindi quando la faccio io mi sembra un'altra cosa proprio per l’amore che ci metto. Poi ci prepariamo per il servizio del pranzo e, finito questo, ci prepariamo per il quello della sera, perché abbiamo due menu differenti e poi facciamo il turno della cena. Alla fine rimangono gli ordini, la programmazione del lavoro, il menu da fare per gli eventi, la gestione del personale: insomma, le cose da fare sono tante e 24 ore sono poche. Di solito verso l'una sono a letto”. Tre ingredienti di cui non riesce a fare a meno “Pasta, verdure, pesce.” Come mai l’alta cucina sembra essere più degli uomini? “Sicuramente è un mondo di uomini. Anche perché per loro credo sia un po' più facile; non hanno la famiglia sulle spalle, non hanno figli a cui pensare, nel senso che tutto quello che è connesso ad avere un figlio spesso è compito della donna. In più, è un lavoro fisico, una donna per farlo deve essere forte psicologicamente e fisicamente”. Che rapporto ha con la critica? E’ uno strumento utile per farsi conoscere o sopravvalutato? “Con la critica credo di avere un buon rapporto, è giusto che ci sia nel bene che nel male. Sicuramente può fare la fortuna o la sfortuna di uno chef e di un ristorante”. Cosa cambierebbe del suo lavoro? “Non cambierei niente anche perché questo è un mestiere che puoi fare solo se lo ami. Vorrei solo che si riuscisse a farlo appartenere ai lavori usuranti, cosa che ancora oggi non è ma che sarebbe opportuno; è difficile farlo fino ai 70 anni”. • Konnubio Via dei Conti, 8r - Firenze www.konnubio.com


CosĂŹ definisce la sua cucina Beatrice Segoni, chef dai talenti multiformi e dalla forte determinazione

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TOSCANA DI GIOVANNI PELLICCI

Quando il vino diventa

un'esperienza da vivere

a 360 gradi

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a quando Dievole è stata acquistata dall’imprenditore petrolifero argentino, ma di chiare origine italiane, Alejandro Bulgheroni, il cambio di passo è stato evi-

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dente. Prima i progetti sull'olio extravergine, poi la definizione della linea enologica affidata all'enologo Alberto Antonini e adesso l’ospitalità e la ristorazione. L’azienda, che si trova nel comune di

Alejandro Bulgheroni

Dall'acquisto da parte dell'imprenditore argentino Alejandro Bulgheroni, Dievole in Chianti Classico ha cambiato corso sia in cantina che in vigna


Castelnuovo Berardenga, nel cuore della Docg Chianti Classico, con quasi 160 ettari di vigneti, ha recentemente presentato il nuovo volto del suo Wine Resort. Si tratta di un suggestivo spazio dove trovano posto 28 camere (che saliranno a 34 nel 2019, assieme anche ad una SPA nel 2020), arricchite dalle proposte culinarie del Ristorante Novecento. La ristrutturazione è stata minuziosa ma dall’impatto lieve, in linea con il territorio circostante anche nella scelta degli arredi. La guida della cucina è affidata da quest’anno alla chef Monika Filipinska, di origini polacche ma ormai trapiantata in Italia da anni. I suoi piatti sono d’ispirazione toscana ma con tocchi creativi stimolanti, fatti di cotture a basse temperature, uso di tecniche innovative e ingredienti

scelti dai produttori locali o direttamente dal campo, come accade per le erbe spontanee. L’altra novità della nuova stagione è il D’Wine Club, pensato per dare vita ad un’autentica community di fedelissimi appassionati di Dievole, con servizi dedicati e coccole. In questo contesto si inseriscono anche le tante offerte pensate per i winelover in visita nel Chianti. C’è davvero l’imbarazzo della scelta tra le possibili opportunità da vivere in mezzo alle vigne: visite guidate con degustazioni e pic-nic, passeggiata a cavallo con brunch lungo il corso del fiume Arbia fino al tour per andare alla scoperta (e all'uso) delle erbe spontanee. Anche sul fronte vino altre novità sono in arrivo: completamente rifatta la cantina, dove il cemento e le botti grandi in legno dominano adesso la scena, è in arrivo la Gran Selezione di Chianti Classico Vigna Sessina 2015 che uscirà sul mercato a luglio 2018. Gli investimenti hanno quindi permesso di rilanciare completamente il fascino di un marchio storico per il territorio che punta adesso a guadagnare nuova luce all'estero.•

INVESTIMENTI

LA TOSCANA STANZIA 30 MILIONI PER IL SETTORE Quasi 30 milioni di euro: questa la somma destinata allo sviluppo della filiera vitivinicola toscana per gli interventi di ristrutturazione e riconversione dei vigneti e per la promozione sui mercati dei paesi terzi. La misura, decisa dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Toscana, attinge dai fondi europei della Ocm Vino. Nel dettaglio sono stati stanziati 18 milioni per gli investimenti di ristrutturazione e di riconversione, che consentiranno di ristrutturare circa 1.600 ettari di vigneti. A questi si aggiungeranno 11,5 milioni destinati alla promozione del vino sui mercati internazionali. Una quota lievitata rispetto a un anno fa (era di 8 milioni), in considerazione della necessità di sostenere l’export di vini in una fase di sviluppo e allargamento dei mercati (nel 2017 l'export è stato di poco inferiore ai 600 milioni di euro). Prima di rendere operativa quest'ultima misura , tuttavia, si dovrà attendere che il Ministero delle politiche agricole adotti i provvedimenti necessari. Tutti gli interventi dovranno essere realizzati nel corso di due anni dall'approvazione del finanziamento e comunque entro il 15 ottobre 2020. (g.p.)

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Le Sode di Sant’Angelo has won the silver medal at Decanter World Wine Award 2018 The staff’s enthusiasm and satisfaction for its most important wine

TOSCANA

LE SODE DI SANT’ANGELO

Medaglia d’argento al Decanter World Wine Award 2018

È

Le parole dello staff dell’azienda, tra entusiasmo e soddisfazione per il suo vino più importante

risaputo, non c’è cosa al mondo più appagante del vedere riconosciuti e premiati i propri sforzi. Ne sa qualcosa Le Sode di Sant’Angelo, azienda maremmana guidata da Luca Purgatorio, recentemente insignita della medaglia d’argento al Decanter World Wine Award 2018 per il suo Dautore 2015. Un traguardo speciale per un’etichetta di grande valore ed un team di altrettanta caratura, che ci ha regalato impressioni e considerazioni sul proprio futuro. Cosa significa per l’azienda ricevere questo premio? “In primis ripaga e alimenta i tanti sforzi profusi nella nostra continua ricerca della qualità, senza compromessi né scorciatoie. Ci riempie, inoltre, di orgoglio poiché al debutto eravamo stati osteggiati e tacciati di eccessiva audacia per il fatto di produrre il vino aziendale più importante fuori dalla Doc Maremma e dalla tradizione storica legata al binomio Toscana-Sangiovese”.

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Qual è il carattere che, più di tutti, ha portato il Dautore 2015 ad aggiudicarsi la Silver medal? “Di certo la sua anima e il suo stile “Bolgherese”, che dona ai sensi un vino di raffinata concentrazione, sintesi della straordinaria vocazione di questo territorio”. In che modo questo vino riesce a rappresentarvi ed a rappresentare il suo territorio? “Il Dautore è il paradigma della nostra visione del mondo enoico. Prima di essere un vino, è soprattutto un progetto e il racconto di come l’arte e il vino, la creazione artistica e l’opera contadina possano stabilire un legame stretto e proficuo di segni e passioni, di sorsi ed emozioni”. Che progetti avete per l’immediato ed il prossimo futuro? “In cantiere ci sono diverse idee. La più stringente è quella di ampliare la gamma dei nostri vini, valorizzando ulteriormente quelli autoctoni e facendo leva sulla loro estrema versatilità e plasticità enologica”.•

Everybody knows that nothing gives as much satisfaction as an award that rewards all your efforts. Recently, Le Sode di Sant’Angelo, the winery from Maremma managed by Luca Purgatorio, has been awarded with the silver medal at Decanterc World Wine Award 2018 for its Dautore 2015. A special goal for a valuable label and for an equally valuable team that has shared with us its impressions and considerations about its future. What does this award means for your winery? “First, it rewards our efforts and our continuous pursuit of quality without any compromise. Also, it fills us with pride, because when we started our adventure we had been accused of boldness due to our choice to produce our buttonhole label out of the Doc Maremma and of the traditional combination Tuscany-Sangiovese”. What is the main quality that has let Dautore 2015 to get the Silver medal? “Its soul and its “Bolgherese” style that offer to the senses a refined wine, an extraordinary synthesis of this territory”. How this wine can represent you and its territory? “Dautore is the paradigm of our wine philosophy. It is more than a wine: it is a project and the story of the possible close bond between art and wine, between art and farming work, a bond that generate signs and passions, drops and emotions”. What are your projects for the future? “We have many ideas… The most pressing one is our wish to increase the range of our wines, giving more space to the autochthonous grape varieties and their versatility”.• SOC. AGR. LE SODE DI SANT’ANGELO Loc. Montebamboli 58024 Massa Marittima (GR) Tel. +39 328 4419347 info@sodesantangelo.com www.sodesantangelo.com


TOSCANA

La cultura del vino secondo Cantine Dei Un’azienda che omaggia al meglio la tradizione enoica del suo territorio, tra arte e travertino

C

hi fa vino è consapevole sia del suo potenziale evocativo che della sua capacità celebrativa, in

grado di aggregare le persone. In particolare a Montepulciano, in Toscana, il Vino Nobile rappresenta il cuore pulsante della cultura sin dai tempi degli Etruschi, ed è in questo territorio straordinario che la famiglia Dei scrive dal 1964 la sua storia, partendo proprio dalla terra e dalle sue risorse. Qui le mani dell’uomo lavorano seguendo solo i principi dell’agricoltura biologica e ogni singolo intervento è effettuato nel rispetto della sostenibilità, basti pensare all’impianto geotermico che permette di ridurre al massimo i consumi di energia. Il Sangiovese domina su tutti i vitigni ed esprime la sua personalità unica nel Nobile, nel Rosso di Montepulciano e nella Riserva Bossona. Altrettanto prestigioso è il blend di uve internazionali del Sancta Catharina, oltre al Bianco Martie-

Wine Culture at Cantine Dei A winery that pays homage to the oenological tradition of its territory, between art and travertine Winemakers know well both the evocative potential of wine and its celebrative quality, which is able to aggregate people. In Montepulciano (Tuscany), Vino Nobile represents the pulsing heart of culture since the Etrurian age. In this extraordinary land, Dei Family has been writing its story since 1964, starting from its territory and its resources. Here, human hands work according to the organic farming rules, and every single action respects sustainability, as well as the geothermic system that reduces the energy consumption. Sangiovese is the prince of the grape varieties and expresses its personality in Nobile, Rosso di Montepulciano and Riserva Bossona. Sancta Catharina is also very important, a blend of international grape varieties, besides Bianco

na, il Vin Santo, l’Olio Extravergine d’oliva e la Grappa di Vino Nobile. L’armonia tra eleganza e piacevolezza è una caratteristica che non contraddistingue solo il vino, ma anche il luogo in cui esso viene creato. La cantina infatti è costruita in travertino, la cui lavorazione rappresenta l’attività principale della famiglia, e in questo scrigno prezioso i vini vengono dolcemente cullati anno dopo anno, in un suggestivo unicum di co-

Mariena, Vin Santo, the Extra Virgin Olive Oil and the Grappa made of Vino Nobile skins. Harmony between elegance and pleasant taste is a distinguishing mark both of these wines and of the place where they born. The cellar is made of travertine, a material whose processing is the main activity of the family. In this precious chest, wines are lulled year after year in a suggestive unicum of colours, structures and ambience. The winery is managed by Caterina Dei, an entrepreneur passionate of wines, but also of art and music, two other elements that are part of the structure of the cellar. In fact, it houses an amphitheatre and a permanent exposition of travertine sculptures. For this reason at Cantine Dei art and wine are two faces of the same medal, able to celebrate the joy of life and the conviviality.•

lori, strutture ed atmosfere. Alla guida dell’azienda Caterina Dei, imprenditrice appassionata non solo di vino ma anche di arte e musica, elementi che fanno parte integrante dell’assetto strutturale della cantina. Questa ospita un ampio anfiteatro e una mostra permanente di sculture in travertino, per questo motivo alle Cantine Dei arte e vino sono due facce della stessa medaglia, capaci di celebrare la gioia di vivere e la convivialità.• CANTINE DEI Via Martiena, 35 53045 Montepulciano (SI) Tel. +39 0578 716878 Fax +39 0578 758680 info@cantinedei.com www.cantinedei.it Facebook: Cantine Dei Instagram: @cantinedeimontepulciano

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TOSCANA

Conoscete il vigneto

Pietra del Diavolo o 142-4?

S

i parla molto di terroir toccando l'immaginario di chi degusta attraverso frame di luoghi, profumi e colori. Stefano Sorlini di Metinella, azienda di Montepulciano, ha fatto delle note inconfondibili dei suoi vini un brand. Nasce così 142-4 Nobile di Montepulciano Docg – Selezione un vino che nasce dalle uve (Prugnolo Gentile) di una specifica particella, 2 ettari e mezzo, intorno alla cantina di vinificazione di Metinella: Pietra del Diavolo. Colore rosso rubino, riflessi granati, bouquet complesso e intenso, note di frutta di bosco a bacca nera, confettura di frutti rossi, pepe e spezie. Un nettare elegante, strutturato, dalla trama tannica vellutata, equilibrata e una piacevole persistenza. Cosa rende speciale il vigneto di Pietra del Diavolo? Un suolo con stratificazioni rocciose a pochi centimetri dalla superficie che costringe le radici delle viti ad espandersi in larghezza catturando così ogni profumo del terreno. 142-4 è il perfetto ambasciatore di un metodo produttivo che rende tutti i vini Metinella un'esperienza sensoriale. Provate anche Ombra (Toscano Bianco Igt), RossoRosso (Cabernet Toscana Rosso Igt), RossoDiSera (Rosso Montepulciano Doc), BurbeRosso (Nobile di Montepulciano Docg) e Ora (Vinsanto del Chianti Doc).•

Metinella affina il concetto di terroir con un Nobile di Montepulciano Docg – Selezione 28

Have you ever heard about Pietra del Diavolo or 142-4? Metinella perfects the concepts of terroir with a Nobile di Montepulciano Docg – Selezione The word terroir touches the tasters’ imagination with places, perfumes and colors. Stefano Sorlini of Metinella, a winery from Montepulciano, has made a brand of the unique notes of his wines. 142-4 Nobile di Montepulciano Docg – Selezione is a wine made with the grapes (Prugnolo Gentile) of a peculiar parcel of his vineyards, 2 hectares and a half that grow around the vinification cellar of Metinella: Pietra del Diavolo. The result is a ruby red wine, with garnet reflexes, an intense and complex bouquet with black wild berries, red fruits marmalade, pepper and spicy aromas. An elegant nectar, with a velvety tannic wellbalanced structure and a pleasant persistence. What makes the vineyard of Pietra del Diavolo so special? A rocky stratified

soil that forces the roots of the vine to grow wide (and not deep) catching all the perfumes of the land. 142-4 is the perfect ambassador of a productive method that makes all wines by Metinella a sensorial experience. Taste Ombra (Toscano Bianco Igt), RossoRosso (Cabernet Toscana Rosso Igt), RossoDiSera (Rosso Montepulciano Doc), BurbeRosso (Nobile di Montepulciano Docg) and Ora (Vinsanto del Chianti Doc) too.• METINELLA Via Fontelellera 21/A 53045 Montepulciano – Siena Telefono: +39 0578 799139 info@metinella.it www.metinella.it


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L’importanza della Doc Calabria Alberto Statti, presidente regionale di Confagricoltura, analizza il progetto di una denominazione unica, tra vantaggi e gap da colmare

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oco più di due mesi fa la Calabria si presentava a Vinitaly in una veste espositiva del tutto nuova ospitando in uno spazio unico oltre 60 cantine regionali. Una scelta emblematica, che ben si inserisce in quella proposta di unitarietà e di riconoscibilità avanzata, tempo fa, da Confagricoltura Calabria e priva ancora di attuazione: un’unica Doc a tutela della produzione e del brand regionale. Ma quali sono le condizioni necessarie per la concretizzazione di quest’idea? Lo abbiamo chiesto ad Alberti Statti, presidente regionale di Confagricoltura: A fronte dell'attuale scenario vitivinicolo calabrese, quanto è importante che si arrivi ad una Doc unica? Quali i vantaggi che ne scaturirebbero? “Credo che ogni proposta concernente un comparto ad alta competizione come quello del vino debba basarsi su dati numerici e non su opinioni personali. In questo caso, i numeri parlano chiaro. Secondo una recente analisi, la Calabria ha chiuso il 2017 con una produzione vinicola di poco inferiore ai 370mila ettolitri, di cui il 13% composto da vini Dop e il 26% da Igp (oltre 144mila ettolitri di prodotto). A ciò si aggiunge un aumento del 12% del peso delle etichette di qualità sulla produzione regionale tra il

2015 e il 2017. Infine, con 4.200 ettari di superficie vitata destinata a coltivazione biologica, il nostro territorio è al secondo posto nazionale per la produzione di vino bio. È evidente dunque come, nel suo complesso, inizi ad apparire come una regione vinicola. Ecco perché abbiamo l’obbligo di costruire, fuori dai confini regionali, l’immagine di una Calabria capace di produrre vini di eccellente qualità: in un mercato sempre più competitivo, la Doc unica costituirebbe un valore aggiunto in termini di identità, riconoscibilità e competitività. La Certificazione Regionale aiuterebbe, inoltre, nella costruzione di una filiera che,


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sebbene inferiore ad altre regioni in termini numerici, presenterebbe lo stesso tasso di qualità”. Cosa manca ancora per raggiungere quest'obiettivo? “Una piena consapevolezza delle potenzialità della Doc regionale e forse anche un po’ di coraggio nel fare scelte che altrove hanno dimostrato la loro positività. Basti pensare alla Sicilia, dove la denominazione unica ha prodotto risultati oltre ogni più rosea aspettativa. In Calabria esistono tuttora delle resistenze rispetto a questo percorso. Resistenze, a mio avviso, legate ad un fattore culturale

e all’errata convinzione che la Doc priverebbe di valore gli altri riconoscimenti esistenti”. E, invece, che impatto avrebbe sulle singole identità territoriali? “Un marchio unico aiuta la produzione regionale e non incide sui destini delle singole identità. Con la Doc unica nessuno cerca di ‘omologare’. Si punta, semmai, a ‘legare’ le diverse produzioni ad un brand che può essere maggiormente conosciuto e venduto a beneficio delle aziende, dei lavoratori e del sistema economico calabrese nel suo complesso”. Come si è mossa e si sta muovendo Confagricoltura? “Confagricoltura ha lanciato per prima questa idea. È stato necessario un lungo e paziente lavoro di ascolto, confronto, rassicurazione. Seppur inizialmente siamo stati bersaglio di polemiche, ad oggi, tante realtà vitivinicole calabresi hanno compreso ed approvato il messaggio e le potenzialità legate a questa scelta. La loro consapevolezza è cresciuta al punto da poter dire che la Doc unica regionale arriverà. E, anche se probabilmente giungerà in ritardo, ci permetterà di recuperare ed essere maggiormente conosciuti e competitivi su mercati sempre più globali”. •

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EMILIA ROMAGNA DI TOMMASO NUTARELLI

Novebolle,

le bollicine del passato che guardano al futuro

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resentato lo scorso aprile e al primo debutto ufficiale a Vinitaly, il progetto Novebolle nasce da un’iniziativa del Consorzio Vino di Romagna. L’obiettivo è quello di riportare in auge gli spumanti di questa terra, unendo tradizione e futuro. Ci siamo fatti raccontare le aspirazione del progetto da Giordano Zinzani, presidente del Consorzio. Come nasce il progetto Novebolle? “Il progetto Novebolle nasce per rispondere a una crescente richiesta di bollicine sui mercati. Il nostro territorio storicamente ha sempre prodotto spumante. Le prime testimonianze risalgono all’inizio del Novecento, quando si faceva Champagne secondo il metodo francese. Sono presenti anche alcuni disciplinari, come quelli dell’Albana Spumante Doc e del Romagna Doc Trebbiano, che risalgono a mezzo secolo fa. Tra gli anni ’70 e ’80, la produzione di spumante ha avuto il suo periodo d’oro, ed è passata in secondo piano nei due decenni successivi, quando i rossi hanno dominato la scena”. Il progetto ha dunque permesso la riscoperta di alcuni vini passati in secondo piano? “Certamente c’è stata una riscoperta dei bianchi della nostra terra, prima fra tutti il Trebbiano. Si tratta di un vitigno che ricopre un territorio di 14mila ettari, molto usato per la spumantizzazione anche in altre regioni italiane e all’estero, come la Germania. Ci siamo dunque chiesti perché non produrlo anche in loco”. Perchè il nome Novebolle?

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“Il nome unisce la tradizione e il nuovo. Il progetto, infatti, vuole dar vita a dei nuovi prodotti, senza dimenticare le origini novecentesche, e questo lo si può vedere anche nella grafica del logo”. A che punto siete dell’iter burocratico? “Abbiamo avviato le procedure alla fine del 2017, aggiornando i disciplinari del Romagna Doc aggiungendo lo Spumante Bianco e Rosato. Dopo l’approvazione da parte dalle assemblee e dalla Regione, la palla è passata al Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole, con la speranza che possa riprendere la sua normale attività con il nuovo esecutivo. Novebolle si presenterà come marchio collettivo di tutte le aziende che useranno il nuovo disciplinare con le tipologie Spumante e nel frattempo si può utilizzare sulle etichette del Romagna Doc Trebbiano Spumante”. Quale sarà il primo banco di prova e quali risultati vi attendete? “Il debutto ufficiale del progetto è avvenuto lo scorso aprile, durante la presentazione a San Mauro Pascoli, ma il nostro vero primo test è stato l’ultimo Vinitaly, dove abbiamo avuto una risposta molto positiva da parte del pubblico. In prospettiva pensiamo di muoverci prima sul mercato nazionale, e nello specifico la riviera romagnola, dove l’elevata presenza di turisti stranieri, la rendono un banco di prova molto interessante. Poi ci rivolgeremo all’estero, a Stati Uniti e Gran Bretagna, pur sapendo che si tratta di mercati molto competitivi”. •

Il progetto riscopre la tradizione spumantistica romagnola, puntando ad una sua affermazione sul mercato nazionale e internazionale


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FRIULI VENEZIA GIULIA DI LUCA BARBAGLI

Trieste accoglie

gli enologi di tutta Italia

S

arà Trieste a fare da sfondo all’edizione 2018 del Congresso nazionale Assoenologi, che torna in Friuli Venezia Giulia dopo 33 anni. In programma dal 5 all’8 luglio, le giornate congressuali affronteranno temi che preannunciano un’edizione ai massimi livelli. Mercati e cultura del vino saranno al centro degli interventi, oltre alla presentazione del nuovo direttore di Assoenologi, l’enologo Paolo Brogioni, in carica da marzo. Dopo il grande successo alla Leopolda di Firenze dello scorso

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L’edizione 2018 dell’annuale assise di Assoenologi torna in Friuli Venezia Giulia anno, anche l’edizione 2018 sarà un’occasione unica di aggiornamento per i professionisti del vino che, in un mercato globale sempre più competitivo ed in continua evoluzione, non possono ignorare le ultime tendenze dei mercati e del gusto. Risulterà importante anche la collaborazione con R.I.V.E., la manifestazione a cadenza biennale dedicata alla viticoltura e all’enologia (a Pordenone, dal

27 al 29 novembre 2018) che, per l’occasione, sarà partner istituzionale dell’evento, intensificando il rapporto tra le due istituzioni. “La collaborazione tra Assoenologi e R.I.V.E. - spiega Riccardo Cotarella, presidente nazionale di Assoenologi - è all’insegna del reciproco impegno nella diffusione dei risultati della ricerca scientifica in viticoltura ed enologia, nonché degli appro-

fondimenti sulle nuove tendenze in tema di cultura, stili di vita e consumi. Per questo Assoenologi fa parte del comitato scientifico di R.I.V.E. e organizza annualmente un suo congresso nazionale, che quest’anno avrà un programma molto ambizioso, con sei mercati internazionali a confronto e numerosi personaggi chiave del panorama enoculturale”. Programma che si svolgerà principalmente nelle giornate di venerdì 6 e sabato 7 dove, nella prima fase, sarà al centro del dibattito l’analisi approfondita dei cinque mercati esteri: Stati Uniti, Cina, Germania, Svizzera e Regno Unito, sui quali interverranno numerosi esperti tra cui Leonardo LoCascio, Sophie Liu, Konstantin Pechtl, Luigi Zanini e David Gleave. A seguire saranno Stefàno Leone, direttore vendite di Antinori, e Valerio Civa, fondatore di Effe.ci Parma, i relatori dell’analisi del mercato italiano. Sabato 7 luglio invece, si alterneranno sul podio del Teatro Verdi di Trieste, cinque illustri personaggi: Viviana Corich, Angelo Gaja, Carlo Petrini, Dario Stefàno e Paolo Marchi, che seguiranno un filo conduttore comune, approfondendo le nuove tendenze in tema di cultura, stili di vita e consumi e soprattutto la valorizzazione del nostro patrimonio enogastronomico, turistico e culturale.•


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PIEMONTE DI ENEA SILVIO TAFURO

In Piemonte, a lezione

di vitigni autoctoni e tipicità gastronomiche

É

il primo esperimento del progetto Indigena, il laboratorio di cultura e formazione enogastronomica voluto da Ian D’Agata, autorevole esperto internazionale del vigneto Italia, e realizzato in collaborazione con il Consorzio del Barbera D'Asti e Vini del Monferrato e l’organizzazione del festival musicale Collisioni. Un primo corso di

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approfondimento, dal nome ‘Italian and International Indigena Center for wine and food Studies’, che ha visto coinvolti ventidue giovani professionisti del settore food and beverage provenienti da diversi Paesi del mondo. Una scuola per futuri wine and food influencer, fatta di lezioni teoriche, analisi pratiche, degustazioni tecniche e visite sul territorio. “L’obiettivo era

quello di creare il primo evento internazionale dedicato ai vitigni autoctoni - dice Ian D’Agata. Un corso sulla filosofia, sui principi e sulla pratica che sono alla base delle varietà viticole, soffermandosi anche sui prodotti tipici locali. Sono veramente felice di come si è svolto: abbiamo fatto un lavoro importante, sia per il territorio che per i produttori italiani, e piemontesi in particolare, di cibo e vino di qualità”. Tra i relatori al fianco di Ian D’Agata, il giornalista Roberto Fiori, impegnato in una lezione sulla scrittura giornalistica, l’ampelografa Anna Schneider e il presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato Filippo Mobrici. Il percorso didattico prevedeva un esame finale, superato solo dai 2/3 degli iscritti, grazie ad un punteggio maggiore di 70/100. “Un’esperienza affascinante, intensa e davvero formativa - dice la studentessa e sommelier Irene Miller di New York - che mi permetterà di propormi ai miei colleghi in modo più professionale”. “Un’occasione assolutamente inimitabile - concorda Gill Gordon-Smith, giornalista australiana - che sarebbe utile rivivere ancora, per diventare veri ambasciatori della vostra cultura enogastronomica nei nostri Paesi”. Una prima edizione, quindi, che mira ad essere un progetto permanente lungo tutto l’arco dell'anno, ambientato sempre tra le colline e i vigneti patrimonio Unesco, con un obiettivo preciso: dare vita a un programma professionalizzante di altissimo livello per sommelier e manager di ristoranti, importatori e agenti del settore enogastronomico, blogger e giornalisti, così da diffondere e divulgare in tutto il mondo la bontà e l’unicità delle produzioni agricole italiane.•


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PUGLIA DI BARBARA AMOROSO

Radici del Sud riferimento per la promozione di vino e olio Nel catalogo degli importatori i due prodotti viaggiano già in tandem, aprendo nuovi orizzonti all'export

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er parlare di vini pugliesi in queste settimane non si può bypassare Radici del Sud, l'evento che da oltre 10 anni preme l'acceleratore sui vini da vitigno autoctono di Puglia e non solo. Nicola Campanile, organizzatore della kermesse, ci spiega perchè è importante valorizzare territorio, regione e denominazioni sotto un'unica bandiera. "Perché sono l'espressione e la vocazione di una delle economie più importanti del Sud. Vino e olio sono, insieme al turismo, il

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carro trainante per Puglia e Italia. La nostra sfida è cominciata anni fa quando intuimmo quanto sarebbe stato importante lo sviluppo di questo settore nell'ambito di una coesione strategica tra le regioni del meridione per rafforzare vino e territori d'origine". Un'attività quella di Radici del Sud che nel 2017, con la formula blind-testing, ha 'assaggiato'

350 campioni di vini da vitigni autoctoni dalle regioni del Sud, decretando 66 finalisti e 5 vincitori in 4 categorie (spumanti, vini bianchi, rosati, rossi). "Edizione dopo edizione affiniamo la ricerca di acquirenti internazionali, e dall'anno scorso abbiamo inserito l'olio, nella speranza che, insieme al vino possa dare una spinta al nostro lavoro. Non credavamo che l'attenzione verso 'l'oro verde' fosse così alta: gli importatori di vino lo hanno già inserito nel loro catalogo e questo ci ha aperto nuovi orizzonti". La Puglia è però alla ribalta delle cronache anche per il rinnovato allarme Xylella e relativo deferimento dell'Italia da parte della Corte di Giustizia Europea (in Ex-

travergine News la nostra intervista al Mipaaf). "È un problema grave che non si può arginare esclusivamente con provedimenti presi dalla politica o dalla Comunità europea. Se andasse in crisi quella parte di Puglia, sarebbe un disastro per la nostra economia regionale". •


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TRENTINO DI TOMMASO NUTARELLI

Muller Thurgau, il tesoro della Val di Cembra

N

ella metà degli anni ’80, in occasione della tradizionale festa estiva dedicata al Muller Thurgau, il comitato 3P di Cembra sentì l’esigenza di dar vita a un confronto più ampio su un vino in grande ascesa. Nacque così la Rassegna internazionale, giunta quest’anno alla sua 31esima edizione, che si terrà dal 28 giugno al 1° luglio. Per l’occasione abbiamo intervistato Mattia Clementi, presidente Comitato Mostra Valle di Cembra. Clementi, quando nasce la rassegna e com’è cambiata nel tempo? “La rassegna, giunta quest’anno alla sua 31esima edizione, nasce in un momento di forte espansione del Muller Thurgau nella Val di Cembra. Pensata inizialmente come un momento di confronto tra i produttori locali, ha poi assunto una dimensione sempre più ampia, attirando aziende nazionali e internazionali. In questo trentennio è cresciuto il numero dei produttori così come l’affluenza di pubblico, sempre più interessato e preparato sul mondo del vino”. Attraverso la rassegna sono emerse delle differenze nello stile di produzione del Muller? “Abbiamo riscontrato stili di vinificazione molto eterogenei, dovuti alle peculiarità di ogni singolo territorio. Le produzioni del mondo tedesco, che costituiscono il nostro primo termine di paragone, hanno una nota zuccherina molto più marcata rispetto alle nostre. La rassegna, ma soprattutto il concorso, sono dunque strumenti uti-

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lissimi per le aziende. Infatti non è solo un modo per fare marketing, ma il viticoltore può capire il livello dei propri vini e individuare gli aspetti da migliorare”. Quali sono, secondo lei, i punti di forza e di debolezza delle vostre produzioni, che avete potuto riscontrare durante i trent’anni della rassegna? “I punti di forza sono diversi. Il primo risiede nella dimensione organolettica delle nostre produzioni, contraddistinta da una mineralità ben marcata. Inoltre, dalla scorsa vendemmia, è stata riconosciuta la sottozona Valle di Cembra Superiore all’interno della Doc Trentino. Questo ci permette di contraddistinguere meglio i nostri vini, che devono attenersi a un disciplinare molto più stringente rispetto a quello del Trentino Classico. Sono invece i numeri il nostro tallone di Achille. Il tessuto produttivo è composto da piccole aziende, tranne che per alcune realtà cooperative. Questo comporta una certa difficolta nel fare massa critica e dei costi di produzione elevati, anche a causa dell’asprezza del territorio”. Quali obiettivi futuri vi ponete con la rassegna? “Ci auspichiamo, non solo un continuo aumento di pubblico, ma anche un incremento dell’enoturismo, sempre più strategico per la nostra viticoltura. La rassegna è lo strumento migliore per far apprezzare la qualità dei nostri vini, ma anche per far comprendere al consumatore le sfide e le difficoltà che ogni giorno i nostri produttori affrontano”. •

Nel 1987 nasceva la Rassegna internazionale del Muller Thurgau. Un evento dedicato alla scoperta di questo vino, in un confronto con produzioni nazionali ed estere


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SICILIA DI GIULIA MONTEMAGGI

Dal bio alle vendite:

i numeri del progresso vinicolo siciliano

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n un mercato sempre più votato al biologico come quello del vino, l’Italia continua a dare risposte

convincenti sia in termini di consumi che di investimenti. A riferirlo un’analisi di Coldiretti su dati Infoscan Census che,

presentata lo scorso aprile a Vinitaly, ha evidenziato un accrescimento di vendite del 45% dal 2016 al 2017, con 3,84 milioni di litri di vino bio venduti nella grande distribuzione, e notevoli progressi in fatto di vigne “green”. Si parla, infatti, di un totale di 103.545 ettari, tra 66.133 coltivati a biologico e 37.412 in conversione. Lo sa bene la Sicilia che, secondo

quanto esposto nel dossier, capeggia la carica delle regioni con maggior superficie biologica a vigneto posizionandosi davanti a Puglia e Toscana. Nello specifico, come riportato da un recente studio di Unicredit sulle performance delle aziende vitivinicole siciliane, i vigneti “al naturale” dell’Isola si estendono per 38.935 ettari corrispondendo al 37, 6% del

Ritratto di una regione che, quarta in Italia per produzione e prima per superficie biologica a vigneto, non smette di sorprendere 42


totale presente in Italia e producendo circa il 40% del vino biologico del Paese. Risultato notevole, che completa il quadro generale di un territorio decisamente in stato di grazia, ad oggi quarto per produzione vinicola dopo Veneto, Puglia ed Emilia Romagna. Una resa produttiva che, ammontando a più del 10% di quella nazionale, vede l’80% dei vini regionali suddivisi tra Dop

e Igp e la Doc Sicilia apprestarsi a raggiungere per il 2018 l’agognato traguardo di 60 milioni di bottiglie e di 200 iscritti. Non per niente, come confermato a Vinitaly dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, proprio i primi due mesi dell’anno corrente hanno registrato un aumento del 124% di imbottigliato rispetto allo stesso periodo del 2017. Ma c’è di più. Già, perché a dare ulteriore lustro alla regione ci pensano i risultati sui mercati: grazie alla sua spinta di vendite del 23%, il Grillo siciliano si è aggiudicato il primo posto nella classifica Infoscan Census dei vini italiani con un maggior incremento di bottiglie acquistate nel 2017. Dati di innegabile rilievo, frutto di quel lavoro congiunto e sistematico tra i 7.300 viticoltori che operano sotto la Doc Sicilia.•

E A PROPOSITO DI AMBIENTE: LA SICILIA APRE AL PROGRAMMA GREEN SOSTAIN Il protocollo integrato di sostenibilità annoverato tra i requisiti per ottenere un punteggio premiale nei bandi dell’Ocm vino È stato riconosciuto come requisito di qualità per i bandi dell’Ocm vitivinicolo SOStain, il primo programma di sostenibilità per vitivinicoltura italiana. Nello specifico, pubblicato lo scorso 16 maggio dall'assessorato regionale delle Risorse agricole, alimentari e forestali della Regione siciliana per la campagna 2018/2019, il bando di gara per la ristrutturazione e la riconversione dei vigneti inserisce un punteggio premiale per i progetti presentati da aziende con certificazione SOStain e/o Viva. Certificazioni riconosciute per la prima volta in Italia proprio a due aziende siciliane: Tasca d’Almerita e Planeta. L’Isola si erge, dunque, a territorio pilota di un modello in procinto di essere introdotto anche in altre realtà vitivinicole regionali, quali Friuli e Sardegna. Patrocinato dal ministero delle politiche agricole e forestali e riconosciuto dal ministero dell’Ambiente, del territorio e del mare, attraverso il progetto di sostenibilità Viva, SOStain si presenta come un protocollo integrato che si basa su 10 requisiti minimi. È un modo di approcciare al lavoro in vigna e in cantina ed un insieme di buone pratiche, che si distingue dalle altre certificazioni per la piena consapevolezza dell’impatto delle attività agricole sul benessere e sulla salute dei lavoratori, con il coinvolgimento delle comunità locali, la valorizzazione del territorio circostante e la conservazione delle risorse naturali (g.m.).

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UMBRIA DI BARBARA AMOROSO

I 10 lustri della Doc Torgiano: la visione di Giorgio Lungarotti

D

a Sangiovese e Canaiolo a 100% Sangiovese, dalla barrique alla botte grande, lungo cambiamenti climatici e innovazione. Potremmo riassumere così i 50 anni della Doc Torgiano. Noi li abbiamo ripercorsi insieme a Lungarotti attraverso uno dei suoi esponenti più rappresentativi e originali, Rubesco (rosso oggi Docg) vino dell'azienda del suo fondatore, Giorgio Lungarotti. "Hugh Johnson - racconta la presidente del Consorzio Tutela Vini Torgiano Teresa Severini - disse che Giorgio Lungarotti ha disegnato l'Umbria nella mappa enologica mondiale. In realtà questa denominazione è nata come monoaziendale in un momento in cui in Italia la visione del vino di qualità era, diciamo, 'informe', tanto che fu la quinta a livello italiano e la prima in Umbria". Una Doc nata come monoziendale, che è cresciuta e si è evoluta lungo i decenni. "Il riconoscimento iniziale fu per il Torgiano Rosso Doc e Bianco Doc, che per Lungarotti corrispondono a Rubesco e Torre di

La denominazione che ha acceso l'ambizione dei produttori umbri alla qualità

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Giano, da sempre marchi aziendali. Dal 1968 ad oggi ci sono state evoluzioni e ampliamento ad altre tipologie; poi, nel 1990 con effetto retroattivo al 1983, è arrivata la Docg, anche questa la prima in Umbria e in Italia". Singoli step che hanno prodotto uno sviluppo virtuoso per nulla circoscritto all'azienda familiare: "Il grande merito di Giorgio Lungarotti è stato di avere una visione di ciò che poteva rappresentare per l'economia e per l'immagine dell'Umbria e della nazione, ma soprattutto 'svegliare' altri produttori della sua regione". La Doc Torgiano non fu l'unico effetto della visione di Giorgio Lungarotti: "Fu uno degli gli artefici del riconoscimento della Doc Montefalco del Sagrantino, un'azione di rafforzamento regionale attraverso l'individuazione dei luoghi dove si poteva produrre con qualità, senza sapere che molti anni dopo anche la sua azienda avrebbe prodotto in questa zona". •


VENETO DI CHIARA MARTINELLI

Bisol: quando l’immagine

diventa icona di un territorio

S

ono tre gli elementi che contraddistinguono la nuova immagine e il progetto ambizioso di Bisol: il 1542, data di un documento che attesta i possedimenti della famiglia sul territorio di Valdobbiadene come viticoltori, una ripida collina, simbolo del Cartizze e il verde, il colore delle colline di Valdobbiadene. Sulla nuova fase di sviluppo dell’azienda Bisol, presentata in anteprima a Vinitaly, abbiamo chiesto a Matteo Lunelli, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo, di spiegarci il rilancio strategico del marchio, mentre a Gianluca Bisol Presidente di Bisol, di raccontare la storia, i valori e l’alta qualità della viticoltura eroica strettamente legata alla produzione del Prosecco Superiore Docg. Come nasce il progetto di rilancio del marchio Bisol e qual è la mission strategica del Gruppo Lunelli? Matteo Lunelli: “Quattro anni fa abbiamo avviato l’acquisizione di una quota dell’azienda Bisol di cui oggi possediamo il 100%. E’ stato l’ultimo passo di un percorso iniziato negli anni ottanta e che stiamo portando avanti per la creazione di un gruppo che io amo definire “l’eccellenza del bere italiano”. L’obiettivo era quello di affiancare al marchio Ferrari altri prodotti di eccellenza legati al proprio territorio, Bisol rispondeva a questi requisiti. L’azienda è stata acquisita nel 2014 ma l’idea è stata quella di svilupparla in continuità con il suo passato. Abbiamo voluto fin da subito

coinvolgere la famiglia: Desiderio oggi lavora come enologo e Gianluca come Presidente e ambasciatore del marchio. Per quattro anni abbiamo lavorato in sinergia per far nascere un nuovo progetto di sviluppo e una nuova era del marchio. Bisol è un nome che evoca e porta con sé una grande tradizione, ma è anche proiettato verso il futuro, cosmopolita. Dopo gli investimenti sul prodotto volti a migliorare tutta la struttura produttiva, ci siamo dedicati al restyling e quindi al completo rinnovamento dell’immagine del marchio che abbiamo recentemente battezzato a Vinitaly. Con le due nuove linee, Bisol e Jeio, abbiamo messo in atto una trasformazione del logo aziendale e delle etichette, in più la gamma è stata arricchita da due referenze, due prosecchi superiori denominazione Rive che danno ancor di più l’idea di come Bisol voglia raccontare tutte le sfumature del prosecco. Ogni etichetta esprime la particolare identità di certi terroir. Nel logo aziendale abbiamo enfatizzato alcuni elementi, in primis la data 1542, che si riferisce a un documento storico che testimonia come la famiglia Bisol fosse già in possesso di un vigneto a Valdobbiadene; al vertice c’è l’immagine della collina ripida, tipica della viticoltura eroica e simbolo del Cartizze; infine il colore verde – il verde Bisol - filo conduttore e tonalità predominante di Valdobbiadene. Questa immagine coordinata è il fil rouge che unisce tutte le etichette Bisol e Jeio, le identifica come prosec-

chi superiori Docg: vogliamo che il marchio Bisol diventi riconoscibile al consumatore e un punto di riferimento del Prosecco Superiore di Valdobbiadene”. Il processo di rinnovo e restyling di Bisol sottolinea un messaggio importante: rendere più consapevole il consumatore nella scelta del prosecco Superiore Docg. Quali sono le caratteristiche di Jeio e quali sono state le innovazioni apportate in vigna e in cantina dal punto di vista produttivo? Gianluca Bisol: “Sono appena tornato da un Road Show negli Stati Uniti, dove ho incontrato molti buyer ed è stata l’occasione per raccontare la mission di Bisol. Il mondo del Prosecco è cresciuto negli ultimi trent’anni enormemente, oggi è una realtà “impegnativa” da capire e raccontare: la parola “prosecco” presenta tante sfumature. Vorrei sottolineare che Bisol dal 1542 (da 21 generazioni) rappresenta il viticoltore dell’alta collina del Valdobbiadene. A tal proposito, l’unicità del territorio è valorizzata da tutte le etichette che produciamo: Jeio ha una forte identità e mission, mentre Bisol vuole essere il Prosecco Superirore da singolo terroir. Jeio è il prosecco da una cuvèe e tre terroir diversi, è nato nel 1999 per celebrare i 100 anni dalla nascita di mio nonno Desiderio. Abbiamo deciso di dedicargli una bottiglia che avesse al suo interno la caratteristica di rappresentare l’unicità del territorio. Se con Bisol rappresen-

Gruppo Lunelli lancia la nuova era del un marchio Bisol, simbolo del Prosecco Superiore

tiamo il singolo terroir, con Jeio rappresentiamo l’armonia dei tre suoli diversi delle colline del Valdobbiadene. Tutto ciò è stato possibile grazie agli investimenti degli ultimi tre anni: abbiamo creato un centro vinificazione, ampliato gli spazi con una superfice che oggi ci consente di lavorare in una modalità ancor più raffinata le uve: puntare sulla prima macerazione, pigiatura soffice, tutta una serie di tecniche che ci permettono di elevare il potenziale del prosecco ad un livello ancor più interessante”.•

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Wine Experience di Valentina Merolli

Classe 74, Valentina Merolli si avvicina fin da giovane al mondo del vino, facendo della sua grande passione una professione. Conseguito il diploma AIS, vince nel 2009 il concorso Master del Sangiovese e si aggiudica il primo premio come miglior sommelier toscana. Solo pochi anni dopo si colloca al terzo ed al secondo posto nella classifica nazionale AIS. Importanti ristoranti stellati, italiani e non, l'hanno voluta tra le fila dello staff; eccentrica e poliedrica, si distingue per le grandi doti comunicative e per l'originale impostazione delle sue degustazioni.

Cantina San Donaci Vino/Wine Salento Rosso Igp Vitigno/Variety: Negramaro, Primitivo, Malvasia nera Annata /Vintage 2016 Area Puglia, Salento www.cantinasandonaci.eu

Sensi

Il Vino si mostra di un rubino di media massa colorante, bella luminosità ed intensità. Ruotando il calice forma archetti fitti che scendono lentamente, ed una movenza che dimostra struttura ed alcolicità. L’impatto al naso è intenso, si apre con note speziate calde e suadenti, ricordo di sottobosco, terra bagnata, legno di cedro, per lasciare spazio ad un fruttato con richiami di confettura su sfumata vena minerale finale. Sorso bello e ricco, di pregevole eleganza, molto gradevole. Entra secco, con intensa sensazione alcolica e distinta morbidezza, ben sorretto da freschezza ed un tannino maturo e molto ben integrato nella struttura del vino. Note iniziali di spezia dolce, frutta scura matura e finali note iodate caratterizzanti. Finale caldo e suadente. Da abbinare a secondi di carne di lunga cottura o un formaggio stagionato. Vino che racchiude la bellezza e il calore di un territorio.

This wine shows a ruby red color of middle coloring

This wine enters dry, with an intense alcoholic sen-

mass, good intensity and brightness. Swirling the glass

sation and clean smoothness, well supported by

the wine forms close arches, that falls slowly down ,

freshness and tannins, that are ripe and well integrated

and its movements shows structure and alcoholic com-

in the structure of the wine. It starts with sweet spicy

ponent. The impact on the nose is intense, it opens with

notes, ripe dark fruit and finishes with iodized notes

warm and silken spicy notes, echoes of undergrowth,

that characterize it. Warm and charming on the end.

wet earth, cedar, that leave room to a fruity smell with

It’s ideal with long cooking meats or aged cheese.

a call of jam on final nuanced minerality.

Wine that contains the warm and the beauty of its

Good and rich at taste, fine elegance, very pleasant.

territory.

Visivamente di un bel rosso rubino intenso con massa colorante fitta e compatta. Corpo importante che, ruotandolo nel calice, forma numerosi archetti fitti e regolari, dimostrando bella alcolicità e struttura. Apre al naso con

Vino/Wine Governato Rosso Toscano Igt Annata /Vintage 2016 Vitigno/Variety: Sangiovese , Colorino Area Toscana, Chianti, colline del Montalbano www.sensivini.com

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un frutto dolce in macerazione, note surmature di frutta cotta, ciliegie, more, confettura di bosco con un finale caldo e speziato. Nel complesso risulta essere elegante, caldo e dalla piacevole suadenza. Il suo sorso netto entra carico di calde sfumature fruttate, secco e con importante sensazione calorica, seguita da una morbidezza rotonda. Freschezza viva che da slancio ed un tannino maturo e ben integrato. Vino generoso, dotato di ricchezza e struttura. Da abbinare ad Anatra alle ciliegie.

Beautiful intense ruby-red with dense and compact

warm and with a pleasant appeal. The taste is full of

coloring mass. Full-bodied, when rotating in the glass

warm fruity hints, dry, with a relevant calorific sensa-

it has many thick and regular tears, meaning good

tion, followed by a well-rounded softness. Fresh, with

alcohol content and structure. The bouquet is cha-

a ripe and integrated tannins.

racterized by macerating fruits, over-ripe notes of baked fruits, cherries, blackberries, mixed berries’ jam,

A penetrating wine, rich and firm. To accompany

with a warm and spicy finish. Overall it is elegant,

duck with cherries.


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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

GOURMET EXPO FORUM Torino, 10/12 giugno 2018

Gourmet è l'evento B2B rivolto agli operatori professionali del mondo Ho.re.ca (Hotellerie, Restaurant, Catering) e Food&Beverage, organizzato da GL events, leader mondiale nel settore degli eventi, in collaborazione con Sirha Lyon, uno dei principali saloni internazionali del mondo della ristorazione. Dopo il successo delle prime due edizioni, Gourmet replica nel 2018, dal 10 al 12 giugno, confermando Torino e il Piemonte come centro di eccellenza europeo per le tematiche legate al mondo della ristorazione e del gusto. La terza edizione ospita le finali europee di Bocuse d'Or e Coupe du Monde de la Patisserie, tra le principali competizioni gastronomiche al mondo. Grazie al format innovativo dell’Expoforum, Gourmet risponde alle esigenze di domanda e offerta e rappresenta un importante appuntamento che guarda al futuro del settore, momento di confronto tra gli operatori, dove scoprire le nuove tendenze, le tecnologie più all’avanguardia e incontrare i protagonisti dell’Horeca e F&B. Non mancheranno conferenze, workshop formativi, degustazioni, presentazioni editoriali e contest, alla scoperta delle tendenze del futuro della ristorazione professionale, nell'area Forum. C'è poi l'area espositiva dove poter toccare con mano le tecnologie, i macchinari, le attrezzature, i prodotti e i servizi offerti dalle aziende partecipanti. www.gourmetforum.it

TERRA MADRE SALONE DEL GUSTO Torino, 20/24 settembre 2018 Terra Madre Salone del Gusto 2018, la più importante manifestazione internazionale dedicata al cibo buono, pulito, sano e giusto per tutti ancora una volta si rinnova offrendo al pubblico e agli espositori un'esperienza sempre più coinvolgente. La dodicesima edizione, dal 20 al 24 settembre in alcuni tra i luoghi più significativi per la storia della città di Torino, si connoterà più che mai come l’edizione delle persone. Il tema sarà Food for Change, affinché il cibo per il cambiamento possa entrare a far parte del quotidiano di ognuno di noi, tutti i giorni. Nell’edizione 2018 la manifestazione dialogherà sempre di più con i visitatori, partendo dalla più ampia condivisione della conoscenza possibile e cercando di stimolare e favorire il cambiamento delle abitudini alimentari delle persone. www. salonedelgusto.com

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

VINO È...MUSICA Grottaglie (TA), 24/28 luglio 2018

CALICI DI STELLE Tutta Italia, 2 – 12 agosto 2018 Il 10 agosto di ogni anno, la notte di San Lorenzo, nelle piazze e nelle cantine italiane gli enoappassionati sono protagonisti del brindisi più atteso dell'estate. Movimento Turismo del Vino e Città del Vino, l'associazione dei comuni vitivinicoli d'Italia, si uniscono per dare vita ad un evento che si sviluppa con una miriade di appuntamenti, dalla Val d'Aosta alla Sicilia. Vino e offerta culturale, insieme alla magia dei territori sotto le stelle, sono l'abbinamento vincente della manifestazione, in una formula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli, design e arte. www.calicidistelle.org

ENOVITIS EXTREME Quart (AO), 19 luglio 2018

Un calendario ricco di appuntamenti dedicati alla cultura del vino, del cibo e dell’arte realizzati in una location unica al mondo, il quartiere delle ceramiche di Grottaglie. Vino è...Musica è un’iniziativa eno-culturale che nasce nel 2010 con l’intento di raccogliere, in un unico evento, tutte le eccellenze del territorio. Dai prodotti enogastronomici, all’arte e alla cultura made in Puglia. In uno scenario unico al mondo, quale quello del Quartiere delle Ceramiche di Grottaglie, percorsi di degustazione ed itinerari artistici sono i protagonisti di due splendide serate d’estate. Un’occasione di incontro diretto tra i produttori e i visitatori per degustare le loro eccellenze: vino, olio e prodotti tipici. www.vinoemusica.it

EIN PROSIT GRADO Grado (GO), 6 – 8 luglio 2018 La “Mostra Assaggio”, momento principale del programma della III edizione di Ein Prosit Grado, si terrà presso la Diga ed il Lungomare Nazario Sauro nelle serate di venerdì 6 e sabato 7 Luglio 2018, dalle ore 19.00 alle ore 24.00. I produttori di vino presenteranno ognuno quattro tipologie di vino bianco, fermo e/o spumantizzato, della loro produzione. Il visitatore potrà inoltre assaggiare le specialità delle aziende gastronomiche presenti e degustare il menu proposto nell'area "Isola del Gusto". Interessante anche il programma di degustazioni guidate, incontri e laboratori gastronomici. www.einprositgrado.org

Enovitis Extrême nasce con l’obiettivo di andare incontro alle esigenze dei viticoltori di montagna potendo presentare loro lo stato dell’arte della tecnologia dedicata alla viticoltura eroica. La prima edizione di Enovitis Extrême si svolgerà il prossimo 19 luglio in Valle d’Aosta, in collaborazione con il Cervim (Centro ricerca per la viticoltura di montagna). Ad ospitare l'evento sarà la Società agricola Grosjean Vins, situata a Quart (AO). Enovitis Extrême, mantenendo l’impostazione di Enovitis in Campo, sarà una manifestazione dinamica ed itinerante, con prove sul campo e dimostrazioni con attrezzature e macchinari specifici per il settore “eroico”. www.enovitisextreme.it

EROICO ROSSO Tirano (SO), 14 – 16 settembre 2018 Metà settembre si conferma il momento di Eroico Rosso, lo sforzato wine festival tiranese. La terza edizione che si terrà dal 14 al 16 settembre. Lo Sforzato di Valtellina Docg, resta il protagonista indiscusso della manifestazione, un vino prestigioso da apprezzare negli stand di degustazione dedicati alle singole cantine aderenti, nei laboratori tematici proposti dal Consorzio Vini, ma anche nei ristoranti aderenti alla manifestazione. Eroico Rosso di connota come manifestazione culturale a 360 gradi: dalle passeggiate sulle pendici terrazzate e le gite in bici, ai laboratori del gusto e gli show cooking, dalle mostre artistiche e d’artigianato a un corredo musicale di alta qualità. www.eroicorosso.it

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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

Vinodentro e

l’enologia “onirica”

È

un film sui generis Vinodentro (2014) di Ferdinando Vicentini Orgnani, che porta sul grande schermo un noir “all’italiana”. Quasi un esperimento, tanto si muove al confine tra i generi: onirico, a tratti surreale, quando non grottesco… Una cosa è certa: siamo di fronte a una pellicola che ruota attorno al mondo del vino, forse unico vero collante dell’intera storia. L’intrigo in effetti spiazza di continuo: fin da subito viene raccontato con un vai-e-vieni di flashback, che rendono la trama ancora più frammentata. S’inizia con un’indagine a carico del protagonista Giovanni Cuttin (l’attore Vincenzo Amato), accusato di aver ucciso l’ex moglie Adele (Giovanna Mezzogiorno). Poi l’incontro con una bellissima ragazza misteriosa (Daniela Virgilio), che non svela la sua identità e che sparisce e riappare inaspettatamente. E poi quell’uomo vestito di scuro, «il professore» (Lambert Wilson), che un bel giorno entra nella vita di Giovanni e lo introduce al consumo del vino, attorniato da tre ambigui “discepoli” (Luca, Marco e Matteo). È così che un umile funzionario di banca, un uomo “normale”, per giunta astemio, vedrà la propria quotidianità completamente scompigliata. Da cosa? In primis, dalla seduzione di una bottiglia di Marzemino, il celebre vino trentino citato nel Don Giovanni di Mozart. Da lì inizia il viaggio senza fine del protagonista alla scoperta del nettare di Bacco, costantemente alle prese con l’ossessione della memoria olfattiva che lo costringe ad annusare tutto: dall’asciugamano umido dopo la doccia alle frange del tappeto; dallo zerbino sotto la porta fino alle schegge di legno strappate

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al manico della scopa. Per molti tratti, Vinodentro sembra quasi un manuale audiovisivo per sommelier: osservazione delle «lacrime», giudizio sull’«anima alcolica» del vino, spiegazione del «sa di tappo» dovuto al parassita del sughero. Indimenticabili e pittoresche poi le scene di “spreco” di bottiglie prestigiose come ritorsione su Giovanni da parte della ex moglie. Il Teroldego del ‘96 accompagnato alla pizza (e a una buona dose di ghiaccio) e quella bottiglia unica di Marzemino del ‘49 bevuta sul campo da golf in un bicchiere di plastica. Sequenze che richiamano alla mente il ben più conosciuto Sideways e quella rara bottiglia di Byron del ’92 stappata in macchina da Miles e Jack. Il vino è sempre presente e forse – in chiave volutamente autoironica – si fa esso stesso personaggio principale del film, se è vero che è a causa del suo “fascino” che cominciano tutti i guai di Giovanni. «Esistono delle fenditure nella realtà spazio temporale, momenti e luoghi che sfuggono a ogni logica», rivela il Professore. Più si va avanti, più l’immaginazione prende il posto della realtà e il sogno si mischia al presente: noi spettatori riviviamo tutto questo attraverso il flusso di pensieri di Giovanni, che racconta il suo passato al commissario Sanfelice (Pietro Sermonti). Morti misteriose, lotta tra bene e male: in un crescendo, il finale toccherà toni ancor più “alti” e metafisici. E ci verrà inevitabilmente da chiedersi: Giovanni venderà l’anima al diavolo? E che fine farà il povero commissario, ancora ignaro del pericolo che sta correndo? Non roviniamo la suspense, ma state sicuri che di mezzo ci sarà sempre lei: la nostra cara bottiglia di vino.•


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wine di Elisa Berti

S

empre più social e sempre più global: Vinitaly ha fatto parlare di sé all’estero, sulle piattaforme social, più del doppio rispetto allo scorso anno. Il picco d’interesse sul conversato è stato registrato tra le 15 e le 16 del 15 aprile con un andamento costante negli altri giorni della fiera. L’hashtag in assoluto più utilizzato è stato #Vinitaly2018. Boom di interesse in Cina, Usa e Brasile. In netto calo, invece, coloro che sino ad oggi sono stati i gran-

Vinitaly e social:

cresce l’engagement della fiera di interlocutori per il vino italiano: Gran Bretagna e Francia. Singolare il calo della Cina dove si è vista una crescita di interesse di oltre il 7% in più rispetto all’edizione 2017, dove il coinvolgimento rasentano poco più dell’1%. Il sentiment generale collegato ai post sull’hashtag in questione è positivo nel 39% dei casi, neutro nel 44% e negativo per il 17%. E’ ancora Twitter la piattaforma più utilizzata (89%), seguito da Instagram e da Facebook, che perde terreno rispetto agli scorsi anni.•

28.186 twe et totali 8.675 uten ti unici Tw itter 39.037 foto condivise 13.883 ute nti unici In stagram

Top mention cantine @zonin1821 menzionato 1.854 volte @zoninprosecco menzionato 337 volte @pasquawinery menzionato 290 volte @zeni_az_agr menzionato 185 volte @DOCProsecco menzionato 164 volte

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Dalla cloud di Social Meter Analysis emerge chiaramente la tanto contestata connotazione politica della fiera. Attori fondamentali sono stati #salvini (919) e #dimaio (691). A spiccare, invece, tra le cantine sono #zonin1821 (1307) e #masseriaaltemura (812)


Il futuro, presente.

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Tendenze Sparkling di Chiara Martinelli

CHAMPAGNE E FUNK ROCK

#LANNY KRAVITZ E #DOMPERIGNON La maison dello Champagne francese svela su Instagram chi si nasconde dietro il prossimo concept creativo del suo millesimato Dom Pérignon si lancia in una nuova avventura creativa coinvolgendo stavolta il mondo della musica: sarà Lanny Kratitz quattro volte premio Grammy Awards, a guidare la maison francese come direttore, design e fotografo. La collaborazione è stata annunciata da una campagna teaser sul canale ufficiale Instagram di Dom Péri-

gnon con alcuni frame che hanno rivelato progressivamente l’identità del cantante. La Maison de Epérnay negli anni non ha mai smesso di fare “ricerca” nel campo della creatività, legandosi di volta in volta ad artisti internazionali provenienti dai più disparati settori delle arti figurative: da Karl Lagerfield a David Linch, Marc Newson,

Jeff Koons, Lang, Iris van Hepen fino al design giapponese Tokujin Yoshioka. I primi risultati della collaborazione con il cantante statunitense saranno resi ufficiali a partire dal prossimo settembre. www.domperignon.com

BOLLICINE VS INDUSTRIA

LE BOLLICINE VINCONO LA CRISI, GENERANO OCCUPAZIONE, PRODUCONO RICCHEZZA E AUMENTANO IL LIVELLO D’ISTRUZIONE

La recente indagine della Sda Bocconi evidenzia gli effetti positivi del Prosecco nell’area di produzione del Conegliano Valdobbiadene Docg

Uno studio svolto dalla Sda Bocconi nell’area dei 15 comuni del Prosecco Superiore di Valdobbiadene ha rivelato come la produzione vitivinicola abbia impattato positivamente sull’aumento del reddito pro-capito dell’area, contribuendo ad aumentare l’occupazione e beneficiare di uno stile di vita non solo migliore per le tasche degli abitanti, ma positivo da un punto di vista dell’inclusone sociale. La ricerca, commissionata dal Consorzio di Tutela ha posto in evidenza la singolarità del territorio dedito alla viticoltura eroi-

ca, rispetto alla pur sempre positiva condizione economica del Veneto e del polo industriale di Treviso. Gabriele Troilo, docente di Marketing alla Sda Bocconi sottolinea la crescita dell’occupazione, in particolare quella femminile nel settore vino e l’esponenziale accumulo di beni capitali dagli anni duemila al 2015. L’altro dato fondamentale è la crescita dell’istruzione, dei laureati e delle competenze generate dall’indotto vitivinicolo del Prosecco Superiore Docg, altamente specializzate.

SPUMANTI TOSCANI

TENUTA DEL BUONAMICO PREMIATA ALLO SPARKLING STAR “Spumante Particolare Brut Rosè” vince il primo premio per il metodo Charmant

A Montecarlo in provincia di Lucca, nel cuore della Toscana, terra di rossi per eccellenza, la Tenuta del Buonamico ha dato vita ad uno spumante pluripremiato a livello internazionale, vincendo il 1° posto metodo Charmat per lo Spumante Particolare Brut Rosé al recente concorso Sparkling Star. Una

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mosca bianca in una zona vitivinicola in cui sembrava una “scelta impopolare e azzardata” seguire la tendenza bollicine esplosa negli ultimi anni. La caparbietà e l’intuito di Eugenio Fontana, titolare della Tenuta, hanno portato ad una svolta fondamentale, optando per investimenti mirati alla produzione del metodo charmant sia in vigna che in cantina. Tutte le bollicine sono prodotte con uve sangiovese e syrah e per gli Spumanti Dolci con Spumante Particolare Dolce, ottenuto da uve moscato. La diffusione dei vitigni francesi in Toscana risale al 1870, in

particolare quelli di Bordeaux e della zona del Rodano – semillon e pinot bianco, syrah, cabernet franc e roussanne.


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Distillati & Co di Barbara Amoroso

Habemus Gocce di Stilla prima edizione per i 40 anni di Anag

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ra che c'è stato difficilmente se ne potrà fare a meno: un evento per il mondo dei distillati italiani, grappe, acquaviti e brandy, incastonato in un serie di percorsi sensoriali spesso conosciuti solo agli addetti ai lavori. Nato in occasione dei 40 di Anag, Gocce di Stilla il 5 e 6 maggio scorsi ha riempito la corte e i corridoi di Palazzo delle Stelline a Milano con lunghe file di bottiglie di spirits di qualità, sigaro Toscano, formaggi, cioccolato, salumi, pesce crudo... tutto mixato per incontri al palato mai deludenti, originali ed emozionanti. Avete mai provato il lardo di Colonnata con una giovane grappa? E il gelato molecolare alla grappa? “La grappa viene spesso associata a un con-

sumatore anziano – racconta Paola Soldi, presidente Associazione Assaggiatori Grappe e Acquaviti – cosa del tutto fuorviante data la qualità del prodotto che le giovani generazioni, quando istruite in merito, apprezzano e riconoscono. In questi due giorni all’insegna dello ‘spiritoso’, abbiamo organizzato numerosi seminari con l’aiuto di Gia (Gruppo Italiano Assaggiatori), Onas (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Salumi), Onaf (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi), Fiera del gelato di Longarone e Abi (Associazione Barmen Italiani) allo scopo di ‘uscire allo scoperto’, dimostrando che siamo cresciuti e siamo degli interlocutori in grado di portare il mondo della grappa fuori dalla nicchia di estimatori ed educare il consumatore”. Non poteva mancare l'annuncio dei vincitori dell’Alambicco d’Oro 2018: circa 60 premiati, il triplo dello scorso anno a cui si è aggiunta la novità del Brandy in gara per la prima volta. La sorpresa? In Italia si producono anche buoni Brandy e il mondo della Mixology ha accolto con calore la proposta di cocktail a base di grappa: happy hour nuova frontiera spiritosa? •

Mirko Scarabello

nuovo presidente dell'Istituto di Tutela Grappa del Trentino "Un incarico che mi onora perché prendo il testimone da Beppe Bertagnolli" Mirko Scarabello, consigliere dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino dal 2017, è il nuovo presidente dell’Istituto. Nomina unanime per il professionista classe 1967 trentino Doc, che ha iniziato la sua carriera nel mondo del vino prima di passare negli anni ’90 al quello della grappa. "Ci aspetta subito una grande sfida – dice Scarabello – ovvero creare un protocollo sui controlli dell’Ig Grappa del Trentino. Un impegno che rispetto ad altre regioni ci trova preparati: siamo l’unica realtà in Italia che dagli anni ’60 si è dotata di un disciplinare rigido e territoriale". Nel suo programma, il potenziamento di comunicazione e immagine del marchio del Tridente attraverso strumenti tradizionali e non: "Un modo per cominciare a raccontare un prodotto storico con mezzi innovativi".

Alambicco d'Oro 2018

L'evento che porta allo scoperto il mondo dello spirits e lancia idee e binomi

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Essendo numerose le medaglie Gold assegnate quest'anno, vi segnaliamo solo le 3 Gold vinte dalla new entry, il Brandy, oltre a Vestito della Grappa e Premio Speciale. Il Vestito della Grappa – Grappa Girale, Distilleria Bepi Tosolini Premio Speciale (7 medaglie: 1 Gold e 6 Silver) – Distilleria Bottega Brandy – Special Brandy Invecchiati 27 anni e XO Acquaivte di vino Invecchiata 20 anni di Mazzetti d'Altavilla; Brandy Italiano Quattrino Deta.


ExtravergineNews

Xylella: il Mipaaf con i produttori.

di Barbara Amoroso

Problema sociale prima che agricolo

X

"Assurdo sanzionare senza sostenere. Impossibile lasciare tutto sulle spalle di olivicoltori e Italia"

ylella: il fronte della malattia si è allargato e ha raggiunto la provincia di Bari. La catastrofe si profila e fa paura. L'espianto indicato dall'Ue non è stato ottemperato e l'Italia è stata deferita dalla Commissione Europea. Ne abbiamo parlato con Marco Sciarrini, Coordinatore delle politiche del lavoro nel mercato agricolo e delle politiche previdenziali nel settore agricolo e rurale del Mipaaf.

Perchè non abbiamo espiantato? "Perchè istituire un regime sanzionatorio non è sufficiente: bisogna sostenere gli olivicoltori. Servono soluzioni in fase di espianto, reimpianto e per tutto il

periodo in cui le piante non sono produttive. I problemi all'interno dell'UE non sono di una nazione, bensì dell'Unione stessa. Questo non può ricadere solo sull'Italia". L'Italia ha avanzato richieste in merito? "Assolutamente si, in primis Coldiretti. Ma poi sappiamo come sono andate le cose". Possiamo quindi ritenere legittima la resistenza degli olivicoltori? "È stata legittima perchè non c'è stato nulla in cambio. D'altra

parte la resistenza ha causato il propagarsi della Xylella. Qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa. Ora dobbiamo correre ai ripari". Una soluzione d'emergenza e brevettata esiste, ed è la Cultivar F17 (Favolosa) resistente alla Xylella. A scapito però di biodiversità e rischio di omologazione degli oli pugliesi. Il Mipaaf ha l'interesse di aprire un dialogo con UE e olivicoltori? "Non c'è dubbio. Sappiamo che questo avrà una ricaduta sociale. Se l'Italia dovesse prendere provvedimenti drastici non avendo un paracadute, l'effetto sarebbero disagi sociali che non so se riusciremo ad arginare. Purtroppo, ad oggi, non abbiamo ancora soluzioni condivise con l'Europa".•

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Luppolo e dintorni di Stefania Abbattista

Nicola Utzeri: “La birra vista da me”

Oggi in Italia 700 produttori e 1200 marchi danno vita ad un mondo affascinante ed estroso. Con molte luci e qualche ombra

C

omunicatore. Promotore. Profondo conoscitore. Così potremmo definire Nicola Utzeri rispetto alla sua incontrastata passione birraria. Il suo è lo sguardo schietto e senza filtri di chi sa esporsi e non ha paura di dire cosa gli piace di più, e cosa meno. Dote, questa, talvolta piuttosto rara nel mondo della comunicazione. Birra artigianale in Italia: facciamo il punto degli ultimi 10-15 anni. Da quando il fenomeno è esploso, come è cambiata la coscienza dei produttori di casa nostra? “In 15 anni di cose ne sono cambiate. Il nostro mondo è meno spensierato e più orientato al business. Un birrificio di medie dimensioni per stare in piedi deve scontrarsi con una concorrenza agguerrita, soddisfare un consumatore sempre più attento, cercare di posizionare il proprio prodotto, mantenere alta e costante la propria qualità. Dal 1996, l’anno dei primi ‘pionieri’ di una birra ‘diversa’, ad oggi, di strada ne è stata percorsa tanta”. Nella piramide della qualità, a tuo avviso, come si collocano oggi i nostri birrifici? “Per una fetta del mondo birrario italiano la qualità e l’autorevolezza, percepite anche all’este-

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ro, sono in crescita da tempo. Il problema è che negli ultimi anni molti improvvisati si sono inseriti nel settore, nasando presunti profitti. Lo hanno fatto con progetti sconclusionati, a volte anche con budget elevati e comunicazioni roboanti, ma senza una consapevolezza e una professionalità produttiva. Il risultato? Molta birra di scarsa qualità che ancora oggi si riversa nel mercato, infangandolo. E molti neofiti, avvicinandosi, possono rimanere bruciati da prodotti pessimi. A loro consiglio di superare la delusione e riprovare, perché le emozioni che si possono trovare nel mondo della birra artigianale superano di gran lunga le fregature”. Cosa significa parlare di birra nel Paese del vino? “Birra e vino sono due mondi molto diversi, per comunicazione, target di riferimento, cultura, fruizione, marketing. Diversi ma non incompatibili. Io amo il vino e anche i più grandi esperti di birra ne sono amanti, però, tranne rari casi non vedo reciprocità: chi è molto appassionato di vino solitamente snobba la birra. Forse, però, un anello di congiunzione c’è: sono i vini naturali, un fenomeno che ha più aspetti in comune con la birra artigianale.” Quali sono le birre che ami di più e perché?

“La scelta può dipendere dalla giornata, dall’umore, dalla compagnia. Diciamo che, generalizzando, il percorso di evoluzione mi conduce, con un moto circolare, su stili semplici, riscoprendo ad esempio con piacere rinnovato i grandi classici di ispirazione belga, come Saison e Tripel, e soprattutto tedesca, come Pilsner. Non disdegno comunque le birre intelligentemente luppolate, nel mio frigo non mancano mai IPA ben fatte, italiane perché e più fa-

cile trovare prodotti freschi e ben conservati, e qualche birra scura di carattere e complessità da sorseggiare a fine giornata. Non sono invece un tifoso sfegatato delle Sour Ale, oggi di gran moda. Si tratta di prodotti estremi, dove puzze e acidità non hanno un contro-coro, non sono integrate: ci sono degli ottimi esempi anche italiani che adoro, ma vedo in circolazione troppi prodotti costosi e realizzati senza criterio”. Chiudiamo con un suggerimento: qualche valida birra italiana che vale la pena acquistare e degustare nei prossimi mesi estivi… “I nomi che potrei fare sono tanti, ma rimando con sincerità e un pizzico di opportunismo alla selezione realizzata con il premio Birraio dell’Anno: al di là della classifica che è sempre soggettiva, individua una lista più che condivisibile dei principali protagonisti della craft revolution italiana”.•

Chi è Nicola Utzeri Dopo una laurea in Economia e un master in comunicazione enogastronomica, trasforma la passione per la buona birra in lavoro. Nel luglio 2007 lancia il primo web magazine sulla birra di qualità “Fermento Birra”. Nel 2009 organizza il premio nazionale Birraio dell’Anno. Nel gennaio 2012 fonda la rivista cartacea “Fermento Birra Magazine”, ricoprendo la carica di Direttore Editoriale. Organizza corsi di degustazione in varie città italiane.


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15

15

28 GIUGNO -1° LUGLIO 19

17 BIRRÒFORUM Roma www.birròforum.it

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ROSÉXPO Lecce www.roséxpo.it

WINEXPO CHINA Guangzhou (Cina) www.yfzlw.com

6-8 LUGLIO

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19 LUGLIO ENOVITIS EXTREME Quart (AO) www.enovotisextreme.it

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20-22 LUGLIO

23-24 GIUGNO

28-30 GIUGNO

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15-24 GIUGNO VINÒFORUM Roma www.vinòforum.it

Luglio 2018

EIN PROSIT GRADO Grado (Go) www.einprositgrado.org

28 GIUGNO -1° LUGLIO

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11 GIUGNO

21-22 GIUGNO

UN MARE DI CHAMPAGNE Alassio (Sa) www.unmaredichampagne.it

10

GOURMET EXPOFORUM Torino www.gourmetforum.it

ROSSO MORELLINO Scansano (Gr) www.consorziomorellino.it

17-18 GIUGNO

2018

GOOD FOOD AND WINE SHOW Perth (Australia) goodfoodshow.com.au

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30 GIUGNO - 2 LUGLIO

24-28 LUGLIO

IRAN AGROFOOD Tehran (Iran) www.iranagrofoodfair.com

VINO È MUSICA Grottaglie (TA) www.vinoemusica .it

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2018

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14-16 SETTEMBRE

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SANGIOVESE PUROSANGUE Siena www.enoclubsiena.it 14

14 OTTOBRE

Ottobre

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12

12-14 OTTOBRE EURHOP! Roma europ.com

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7-8 OTTOBRE

CHAMPAGNE EXPERIENCE Modena champagneexperience.it

7-11 NOVEMBRE EIMA Bologna www.eima.it

AUTOCHTONA Bolzano www.fierabolzano.it

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18

20-21 OTTOBRE WINE AND SARDINIA Sorgono (Nu) www.wineandsardinia.it

27-28 OTTOBRE TERRE DI VITE Castelvetro (Mo) www.terredivite.it

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18-21 OTTOBRE

10-11 NOVEMBRE

EIN PROSIT Malborghetto e tarvisio (Ud) www.einprosit.org

VIGNAIOLI NATURALI A ROMA Roma www.vininaturaliroma.it

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20-22 OTTOBRE

18-19 NOVEMBRE

GENOVA BEER FESTIVAL Genova www.genovabeerfestival.it

BACK TO THE WINE Faenza (RA) www.backtothewine.it

25-26 NOVEMBRE 27-29 OTTOBRE

TAORMINA GOURMET Taormina (me) www.taorminagourmet.it

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Novembre

2018

2

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20

15-16 OTTOBRE

SLOW WINE Montecatini terme (pt) www.slowfood.it

2018

TERRA MADRE Torino www.salonedelgusto.com

EROICO ROSSO Tirano (So) www.eroicorosso.it

2-12 AGOSTO 2

20-24 SETTEMBRE

14-16 SETTEMBRE

27-29 OTTOBRE

MERCATO DEI VINI FIVI Piacenza www.mercatodeivini.it

VINOÈ Firenze www.vinoe.it

7

4-5 NOVEMBRE VINI DI VIGNAIOLI fornovo di taro (pr) www.vinidivignaioli.com

9-13 NOVEMBRE 9

MERANO WINE FESTIVAL Merano (BZ) www.meranowinefestival.com

10 10

10-11 NOVEMBRE MILANO WHISKY FESTIVAL Milano www.whiskyfestival.it

18 17

25 27

17-18 NOVEMBRE MAREDIVINO Livorno www.maredivino.it

27-29 NOVEMBRE EXPO RIVE Pordenone www.exporive.com

18

18-20 MARZO PROWEIN 2018 Düsseldorf (Germania) www.prowein.it

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di Elisa Berti

La cantina diventa smart: ra i leader mondiali per produzione ed export di vino, l’Italia si pone al primo posto anche sul fronte della tecnologia, dei macchinari e dell’attrezzatura per viticoltura ed enologia. Un settore che da solo vale oltre 3 miliardi di euro con una

cet

quota export estremamente rilevante (circa 2,25 miliardi di euro) e che non conosce crisi. “E’ un settore che segue un po’ l’andamento della produzione vinicola - afferma Marzio Dal Cin, presidente Anformape -. Se in un Paese questa è importante, anche quello della produzione tecnologica, sia

electronics

T

è l’era del 4.0 come impiantistica che come materiali di consumo, lo è altrettanto. In Italia, da diversi anni, abbiamo un bilancio nettamente positivo tra import ed export con un saldo positivo di 1,3 miliardi di euro, e siamo leader nel mondo: che si vada in Australia, Cina, America, Argentina, e così via, in 7 can-

tine su 10 ci siamo. E ci sarà ancora crescita, soprattutto in Paesi dove la produzione si sta sviluppando ora, come Cina e India. La concorrenza è, come nel vino, soprattutto francese, ma l’Italia, soprattutto nell’impiantistica e nella meccanica, è dominante. Anche se come sempre ci muoviamo in ordine

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sparso, ma la nostra forza, da italiani, è la creatività”. Quanto al mercato interno, che attualmente rappresenta una piccola fetta rispetto al teatro mondiale, si nota un andamento di stabile crescita, senza picchi e senza crescite di rilievo. Se la crisi economica del paese può, in parte, essere annoverata

tra le cause principali che inducono i produttori ad evitare investimenti, è fondamentale anche valutare altri due aspetti: da una parte la ridotta dimensione di buona parte delle cantine italiane, dall’altra il problema, troppo spesso sottovalutato, della connessione. “Perché le tecnologie digitali

dispieghino completamente il proprio potenziale - afferma Andrea Bacchetti, co-direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood - occorre che si realizzino alcune condizioni. Innanzitutto, è necessaria l’estensione della banda larga ed extra-larga anche alle zone rurali per garantire l’interconnessione della filiera. Poi, servono sensibilità, competenza e propensione all’investimento da parte delle imprese, un fatto non scontato, considerando le esigue dimensioni medie”. Una mano tesa verso le piccole e medie aziende viene dallo Stato che, in quest’ottica, ha prorogato, attraverso la Legge di Bilancio 2018, le agevolazioni sull’acquisto di macchinari e software previste dalla legge 232/2016 facente capo al piano Agricoltura 4.0, nell’ottica del più ampio piano Industria 4.0. Per favorire lo sviluppo e l’utilizzo delle tecnologie, con

Dalla vigna alla cantina, il digital lentamente prende campo tra i produttori di vino. Tra pro e contro...

la Legge di Bilancio 2018 gli sgravi fiscali sono stati prorogati fino a fine 2018. L’agevolazione, relativa all’iperammortamento, consiste nell’incremento del costo di acquisizione del bene che determina un aumento della quota annua di ammortamento o del canone annuo di leasing

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deducibile di una quota pari al 150%. Ciò significa che per un macchinario dal costo di 100 mila euro, il costo da considerare ai fini fiscali è di 250 mila euro. Vista la difficoltà della disciplina, è prevista la possibilità per i contribuenti interessati di acquisire il parere tecnico del Ministero dello Sviluppo economico chiedendo di volta in volta se la strumentazione in questione rientra nel piano delle agevolazioni. Spesso, infatti, l’acquisto di un impianto a regime 4.0 istallato su un macchinario di tipo tradizionale, permette di far rientrare nel piano di iperammortamento tutta la strumentazione. “Non solo i nostri impianti rientrano nel piano suddetto – aggiunge Leonardo Veronesi, responsabile commerciale di Sordato Srl - ma danno il vantaggio al cliente di poter fare degli acquisti per quelli che sono gli altri elementi che

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vanno a comporre gli impianti di cantina e far rientrare anche questi all’interno del 4.0 perché il nostro sistema di gestione li nobilita”. Non solo macchinari in senso stretto, quindi, ma anche programmi per la gestione della cantina. “La soluzione software Enologia – spiega Romina Magrini, Responsabile commerciale di GS Sistemi, partner Sistemi Grosseto e Siena - rientra nel piano Industria e Agricoltura 4.0. Le agevolazioni fiscali stanno andando di pari passo con i numerosi adempimenti, cercando di agevolare le aziende nelle spese e nella gestione. Un software come Enologia, costantemente aggiornato, permette di tenere sotto controllo tutte le fasi della produzione, sia in ottica organizzativa che fiscale, ottenendo una tracciabilità sia tecnica che normativa. La digitalizzazione dei processi produttivi, in campagna, in

cantina e nella fase commerciale, permette di ponderare i costi di ogni singola fase produttiva per ottenere un efficiente controllo di gestione”. “La digitalizzazione della filiera, in linea con le richieste burocratiche, rende necessario l’ accorciare dei tempi di lavorazione- afferma Alessandro Candiani, CEO & Co-founder di DNAphone, l’azienda che ha recentemente lanciato sul mercato un laboratorio portatile per analisi vinoattraverso l’utilizzo della nostra tecnologia anche il vignaiolo più inesperto può eseguire le prime analisi in situ senza bisogno di recarsi al laboratorio e attendere i tempi di lavorazione. Una piattaforma semplicissima ed estremamente intuitiva che offre il vantaggio di controllare tutte le fasi di vinificazione, dal mosto all’imbottigliamento”. “L’utilizzo di un gestionale che organizzi a 360° le attività dell’azienda- spiega Fabio

Fiorini, amministratore di F&N Ufficio System- permette di alleggerire e rendere più semplice il lavoro in azienda. Di facile utilizzo anche per i meno ferrati nel settore, il nostro Wine Business Solution, integrato con Passpartout, segue la filiera di produzione del vino, ma ha anche l’integrazione con la parte gestionale, fiscale e, soprattutto, commerciale dell’azienda. Le statistiche che elabora simultaneamente all’immissione dei dati, permettono di capire come e con quali tempi muoversi sul mercato. All’interno dell’azienda abbiamo personale altamente qualificato che segue personalmentesui nostri clienti i processi di automazione per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività e la qualità produttiva una volta installato il software Wine business solution collegato al software delle macchine”.•


di Elisa Berti

Flavescenza dorata S

i tratta di uno dei responsabili del giallume della vite ed è causata da un fitoplasma che, insediandosi nei tessuti, provoca il blocco della linfa creando uno squilibrio delle attività fisiologiche della vite. In Italia la flavescenza interessa trasversalmente tutti i vigneti, sebbene per alcuni rappresenti un vero e proprio flagello (Barbera, in primo luogo). Contestualmente all’emanazione del decreto di lotta obbligatoria per il contenimento della flavescenza emanato nel 2000, ad oggi si susseguono senza sosta gli studi per contrastare la malattia; sono incoraggianti i dati enunciati nel mese di Maggio riguardanti lo studio avviato nel 2015 nella provincia di Alessandria, i quali sottolineano l'importanza di risanare le piante malate attraverso la sistematica eliminazione delle parti che mostrano i sintomi di giallume evitando l'eradicazione totale della pianta. I risultati del team di esperti finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria sono stati incoraggianti perché nelle piante ripulite dai germogli con sintomi di giallumi si è riscontrata una mortalità solamente del 32,5%, mentre per il 29,5% delle piante trattate c'è stata una remissione totale dei sintomi e le stesse, nel 2017, sono

tornate produttive. Per il 20% delle piante non si è più rilevata alcuna presenza del fitoplasma. Sebbene l’esame visivo ed il controllo costante della pianta e delle sue condizioni siano fondamentali nella lotta alla malattia, basilare resta la precoce diagnosi della patologia. “Recentemente- spiega il team di Grape, azienda di servizi nata come spin- off dell’Università di Torino da tempo impegnata nello studio per la lotta alla flavescenza- sono state messe a punto nuove tecniche diagnostiche molecolari, che permettono di analizzare un numero significativamente elevato di campioni alla volta. Questo ha permesso di ridurre tempi e costi della diagnosi della malattia, ma anche di effettuare, con uno stesso campione, la diagnosi per altre deleterie patologie della vite. Legno nero, in primis. L’utilizzo delle nostre tecnologie risulta utile quando l’epidemia di flavescenza non è in atto per avvalorare l’eventuale presenza di legno nero, oppure quando i sintomi, che solitamente permettono la diagnostica sintomatologica, sono espressi in maniera ambigua e quindi non utili ad esprimere un giudizio di riferibilità alla sindrome fitoplasmatica”.•

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di Elisa Berti

Macfrut di Rimini:

il convegno sui biostimolanti

fa il tutto esaurito

C

he l’interesse nei confronti dei biostimolanti sia esponenzialmente cresciuto negli ultimi anni non è certo una novità; di grande interesse è, invece, il fatto che si stia finalmente facendo chiarezza su un tema che interessa agricoltori e viticoltori, anche a livello legislativo. Il convegno, organizzato da Image Line in occasione di Macfrut a Rimini, dal titolo ‘Focus Biostimolanti – ricerca e soluzioni’, ha registrato il tutto esaurito ed ha reso necessaria l’apertura di una seconda sala per permettere agli interessati partecipare. Durante l’evento è stato fatto il punto su cosa siano esattamente i biostimolanti, su quale sia lo stato dell’arte a livello legislativo e su come agiscano sulla fisiologia delle piante. Secondo una stima di Ebic, l’European biostimulant industry council, ad oggi già il 10% degli agricoltori utilizza biostimolanti, ma nell’arco di pochi anni le vendite sono destinate a conoscere una 66

crescita esponenziale. “I tre claim – ha detto durante il convegno Giuseppe Natale, presidente di Ebic e Ceo di Valagro – sono migliorare l’efficienza dei fertilizzanti, aiutare le colture a superare gli stress abiotici e migliorare la qualità delle produzioni agricole. Per quanto riguarda la normativa europea siamo a buon punto. Siamo nella fase in cui c’è il trilogo fra Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo. Ci aspettiamo di avere la norma operativa fra il 2020 e il 2021”. La biostimolazione permette, quindi, di rafforzare la pianta che in breve tempo sarà in grado di resistere agli attacchi esterni. “La presenza di peptidi attivi nel prodotto- afferma lo staff di A. Costantino, leader nel settore della produzione di biostimolanti- stimola la crescita della pianta rafforzando l’apparato dei peli radicali. Questo permette di di limitare le quantità dei prodotti consentiti senza ridurre il grado di protezione”.•


W

ine Block è il sistema refrigerante specifico per la conservazione del vino in bottiglia a temperatura e umidità controllate; un prodotto dedicato al settore vinicolo elaborato da Zanotti, gruppo mantovano leader nella refrigerazione per l’intera catena del freddo. Le due varianti monoblocco o split con evaporatori a parete sono dotate di compressori ermetici: caratteristica questa che le rende assolutamente silenziose e prive di vibrazioni. Con Wine Block la qualità e la conservazione del vino risultano garantite. Anche a livello di design, il Wine Block si adatta perfetta-

Zanotti:

eccellenza tecnica al servizio del vino

mente agli interni delle cantine moderne. Come un abito di taglio sartoriale, Wine Block è bello, oltre ad essere funzionale. Il gruppo Zanotti, di esperienza pluriennale, è una realtà affermata a livello internazionale, tanto che l’azienda è stata recentemente scelta da Daikin come specialista nella refrigerazione alimentare. •

Si chiama Wine Block ed è il sistema refrigerante creato ad hoc per le cantine

Zanotti: technical excellence at the service of wine Wine Block is its name and it’s the refrigerating system created ad hoc for cellars Wine Block is a specific refrigerating system for wine bottles storage at controlled temperature and humidity; it’s a product addressed to the wine sector, created by Zanotti, the company from Mantua leader in cooling refrigerating systems. The company proposes two models: the monoblock unit and the split one with thru-wall application, both equipped with hermetical compressors, a peculiarity that makes them completely silent and without

any vibration. Quality and perfect storage of wine are guaranteed with Wine Block. The design of Wine Block harmonizes with every modern cellar. As well as a tailored suit, Wine Block is as beautiful as efficient. The Zanotti group, with its multi-year experience, is a successful and well-known reality at an international level. As a proof of it, recently it has been selected by Daikin as specialist of food refrigeration. •

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Smart Analysis

Il sistema per il controllo qualità del vino destinato a rivoluzionare il mercato della diagnostica portatile nelle principali filiere alimentari Intervista ad Alessandro Candiani, CEO e Co-founder DNAPhone

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Analysis è composto dall’ APP scaricabile su tablet che guida l’utente durante l’analisi, da kit di reagenti con metodiche semplificate e da un gestionale personalizzato che permette di salvare e interpretare i risultati delle analisi”. Quali esigenze soddisfa? “Smart Analysis permette di eseguire controlli durante tutte le fasi della produzione del vino monitorando in tempo reale i parametri che definiscono

la «qualità» dei propri prodotti, garantendo un prodotto ad alto valore aggiunto”. Che analisi fa? “Le analisi disponibili sono: D-Glucosio+D-Fruttosio, acido L-Malico, acido L-Lattico, acido Acetico, acido Tartarico, solforosa Libera, solforosa Totale e colore (sia lettura a 420520-620 nm che nello spazio CIELab totale). Entro il 2018 verranno commercializzati i kit per l’acidità totale, pH, alcol, APA e antociani (in fase di sviluppo)”. Come gestite la produzione e il controllo della qualità analitica? “Le procedure di controllo qualità dello strumento sono supervisionate direttamente da DNAPhone così da garantire un’alta affidabilità del prodot-

DNAPhone S.r.l. Viale Mentana,150 - 43121 Parma Tel: + 39 346 6187516 info@dnaphone.it • www.dnaphone.it

Alessandro Candiani

C

os’è Smart Analysis? “Smart Analysis è una piattaforma di analisi pensata per Aziende vitivinicole ed Enologi, che permette di realizzare misure per il controllo di qualità del vino in modo semplice e rapido, direttamente in cantina”. Quali le principali caratteristiche? “Oltre alla tecnologia innovativa del dispositivo, Smart

to. Tutti i lotti di kit prodotti per il sistema vengono controllati con calibranti puri e con matrici certificate e/o vini impiegati nei circuiti di ring test dai laboratori. Inoltre, vengono effettuati a campione controlli mediante analisi comparative con laboratori accreditati, dipartimenti universitari e professionisti del settore”. Quali sono i plus di SA rispetto alle soluzioni attuali di analisi? “Smart Analysis rappresenta una soluzione completa per le analisi del vino; oltre al costo decisamente competitivo, permette di ridurre i tempi di attesa dell’analisi, mentendo una semplicità di utilizzo ed una robustezza del sistema che altra strumentazione attualmente sul mercato non consente”. •


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La meccanizzazione agricola made in Italy ha un nome:

ARRIZZA Srl 35 anni su campo e una partnership forte con Campagnola ne fanno un marchio di garanzia sui mercati italiano ed internazionale

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uando si parla di Arrizza srl, si parla di macchine per vigneti e frutteti dedicate alla lavorazione sottofila, alla lavorazione centrale, alla gestione dell’erba, alla lavorazione del terreno, all’arieggiatura ed interramento del concime. Il plusvalore di Arrizza? Ciascuna mac-

china prodotta è concepita per poter lavorare con molteplici accessori meccanici e/o motrici. Basterebbe questo per spostare l’ago della bilancia a suo favore rispetto a molti competitors del settore, eppure due brevetti aziendali completano il quadro dell’offerta di quest’azienda dedicata a rispondere alle esigenze della viticoltura (e non solo): distinguiamo la predisposizione idraulica per applicazione accessori motrici con valvola brevettata non stop e il sistema di salita a discesa. La valvola brevettata non stop è un sistema di bypass automatico che consente al sistema interceppo gestito da una singola pompa di continuare a funzio-

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nare senza interruzioni, anche quando la rotazione del motore idraulico dell’utensile dovesse arrestarsi. Il sistema di salita e discesa invece consente, abbassando i lati lavoranti della macchina, di escludere la lavorazione centrale utilizzando il coltivatore per la lavorazione

combinata di un filare e di una (o entrambe) le zone interfilari. Tutto questo si traduce in prodotti multifunzione, versatili, in grado di alternare la lavorazione del sottofila a quella del sottofila e centrale ma non è tutto: la qualità di Arrizza Srl si esprime attraverso un lavoro che ancora oggi è legittimo definire ‘artigianale’. L’azienda realizza attrezzature specifiche per le esigenze di ogni cliente, nell’ambito di una consulenza volta a rispondere alle diverse problematiche della meccanizzazione agricola; a ciò si lega la predilezione per il contatto umano e client care quali attributi essenziali del proprio core business che affonda le proprie radici nella qualità made in Italy, per tutti i componenti e processi produttivi utilizzati.•


L’agricoltura 4.0 secondo

Campagnola Leader nella progettazione e produzione di sistemi pneumatici ed elettromeccanici per la potatura e la raccolta agevolate

L

’eccellenza emiliana Campagnola – leader nella progettazione e produzione di sistemi pneumatici ed elettromeccanici per la potatura e la raccolta agevolate – dal 1958 si distingue per lo sviluppo di strumenti professionali di qualità rivolti al mondo dell’agricoltura, ottenuti ricorrendo a tecnologie all’avanguardia e nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di salvaguardia ambientale. Un’azienda innovativa e atten-

ta al valore del made in Italy, scrupolosa tanto nella ricerca quanto nella fase di collaudo dei suoi prodotti pneumatici ed elettromeccanici, che crede nel valore delle prove in campo per presentare al pubblico le nuove proposte della sua gamma. Con la forbice elettronica Cobra Pro e i nuovi macchinari serie “P” a marchio Arrizza, Campagnola testimonia il desiderio costante di ricercare soluzioni professionali che agevolino il lavoro dell’agricoltore moder-

no. L’estrema maneggevolezza e la grande capacità di taglio della cesoia elettronica Cobra Pro sono infatti peculiarità indispensabili per facilitare la potatura della vite, delle piante da frutto e di quelle ornamentali, senza rinunciare alla robustezza e alla flessibilità d’uso. Al fianco di Cobra Pro ci sono oggi i macchinari serie “P” di Arrizza, società abruzzese specializzata nella progettazione e costruzione di macchine per la lavorazione dell’interfilare: una

linea unica per versatilità, rapidità e precisione, che propone macchine da apporre al trattore in posizione anteriore, posteriore o ventrale, singolarmente o in doppia versione. La particolarità di questo prodotto destinato al diserbo meccanico – molto apprezzato dalle aziende impegnate nella bioagricoltura – è la possibilità di effettuare più lavorazioni simultaneamente con altissimi livelli di accuratezza. Dal 2014 Campagnola distribuisce i macchinari Arrizza in via esclusiva e garantisce un ampio spettro di soluzioni professionali per la potatura, la raccolta delle olive e la lavorazione del terreno di vigneti, frutteti e oliveti.• CAMPAGNOLA SRL Via Lazio 21 40069 Zola Predosa (Bologna) Tel. +39 051 753500 www.campagnola.it ORGANIZED BY

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SPOLLONAMENTO

IL GRUPPO SPOLLONANTE IDRAULICO FIRMATO COLOMBARDO Quali sono le caratteristiche tecniche e i vantaggi per il vigneto? Il gruppo spollonante idraulico per vigneto è ideale per l’asportazione delicata dei polloni dal ceppo della vite e dell’erba infestante sottofila. Questo gruppo è stato progettato per essere applicato su appositi telai, sia sulla parte anteriore del trattore che su posizione ventrale in versione singola (o doppia) corredati di flangiature, oppure sul sollevatore posteriore universale di qualsiasi trattore con telaio retro portato (in questo caso è possibile l’abbinamento con una lama idraulica interceppi). Può essere dotato di rullo con flagelli speciali in gomma con terminali biforcuti, indicati per la stagione primaverile in fase di spollonatura oppure con rullo in alluminio con flagelli tondi in nylon, più aggressivi per eliminare gli infestanti estivi del sottofila. La progettazione dello speciale telaio anteriore rende possibile l'utilizzo su impianti con forti pendenze trasversali e su impianti a rittochino. I due snodi meccanici tutelati con apposite molle con regolazione di carico ammortizzano ogni eventuale urto. Grazie alla possibilità di utilizzo anteriore,ai diversi movimenti idraulici e agli snodi antiurto presenti sul braccio, è stata migliorata anche l'operabilità dell’utilizzatore che, senza dover assumere posture scomode e faticose, riesce a lavorare con notevole beneficio fisico, migliorando la visibilità. Infine, da segnalare la progettazione del particolare rullo che consente di sostituire i flagelli in gomma usurati in pochi minuti, senza l’ausilio di alcun utensile. COLOMBARDO MAURO Regione Leiso, 30-31 - 14050 San Marzano Oliveto (AT) Tel. 0141 856108 - Fax. 0141 856103 www.colombardomauro.com - www.colombardo.com info@colombardo.com Presenti ad Enovitis in Campo 2018 Vigneto F filari 10-12

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IDROLISI LAB

GRAPE, IL LABORATORIO DI ANALISI 2.0

Un laboratorio di analisi che si differenzia dagli altri per il costante impegno profuso nell’applicazione delle più moderne tecniche molecolari nell’ambito della selezione di ceppi di lieviti e batteri autoctoni Nato nel 2011 come spin-off dell’ Università di Torino, Grape (Gruppo Ricerche Avanzate per l’Enologia) opera oggi su diversi fronti: dal settore microbiologico e biotecnologico, diretto da Simona Campolongo a quello viticolo, diretto da Chiara Pagliarani, ed enologico, diretto da Fabrizio Torchio responsabile delle analisi gascromatografiche, cromatografiche e microvinificazioni sperimentali. Un laboratorio di analisi che si differenzia dagli altri per il costante impegno profuso nell’applicazione delle più moderne tecniche molecolari nell’ambito della selezione di ceppi di lieviti e batteri autoctoni da impiegare per aiutare l’innesco della vinificazione, nel pieno rispetto della territorialità dei prodotti. Affianca questa attività il servizio di diagnosi dei fitoplasmi responsabili del legno nero e della flavescenza dorata della vite, con modalità diagnostiche che in sole 24 ore permettono di analizzare numerosi campioni. GRAPE SRL Gruppo Ricerche Avanzate per l'enologia Corso Enotria 2C, 12051 - Alba (CN) Tel. 320 861 9030 - Fax 01711930316 www.grapesrl.it

AGRICOSTAN D, PER IL VIGORE ED IL BENESSERE DEL VIGNETO I peptidi bioattivi presenti in AGRICOSTAN D stimolano la crescita della pianta attraverso il rafforzamento dei peli radicali A.Costantino, azienda da oltre 90 anni leader nei processi di idrolisi enzimatica presenta AGRICOSTAN D il biostimolante a base di peptidi bioattivi di soia , incluso nei prodotti ammessi per agricoltura biologica, che dona vigore e benessere al vostro vigneto. I peptidi bioattivi presenti in AGRICOSTAN D stimolano la crescita della pianta attraverso il rafforzamento dei peli radicali e la rendono più resistente agli stress abiotici e biotici. La presenza di peptidi bioattivi con doppio legame di Histidina (HH) dà al prodotto consistenti proprietà chelanti del rame. In agricoltura biologica l’utilizzo di AGRICOSTAN D consente quindi di limitare le quantità dei prodotti consentiti senza ridurre il grado di protezione dagli agenti patogeni.

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IL “SEGRETO” DI SCOTTON SPA Uno scrigno raffinato per la collezione di bottiglie Quanto ci può influenzare la scelta di un vino a partire dalla sua confezione? Un packaging realizzato accuratamente può portarci a pensare che la bottiglia sia molto più prestigiosa, aumentandone il valore. Nella fase decisionale, una bella scatola ci solletica la fantasia e cambia la percezione del prodotto che abbiamo di fronte, determinando il nostro acquisto. Tra le molteplici scatole da confezione realizzate da Scotton Spa, il modello Segreto, si presenta come un articolo particolarmente raffinato. Lo stesso nome ci evoca qualcosa di prezioso e di segretamente custodito, come in uno scrigno. L’eleganza è una caratteristica che si nota nella forma compatta e lineare, ma anche nelle preziose lavorazioni in cui è declinato questo prodotto. Diverse goffrature si ispirano ai tessuti come la seta grezza o il matelassè, riproducendo la texture irregolare della prima o la trama operata della seconda. Novità del 2018 è l’innovativa collezione Wood, la cui lavorazione nasce dall’esigenza di raccontare il particolare legame tra il legno e il vino. Segreto è una scatola orizzontale in cartone accoppiato che permette di confezionare una, quattro o sei bottiglie di vino e viene fornita con due inserti separatori rimovibili. Grazie al suo design, non si limita a contenere bottiglie ma in abbinata anche prodotti enogastronomici. Segreto è lo scrigno che fa di una buona presentazione l’essenza stessa del prodotto.

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