I Grandi Vini - settembre/ottobre

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LA CASA DELL’ORCO pag. 36

polito pag. 4

AZIENDA AGRICOLA OFANTO pag. 33

Azienda agricola San Salvatore pag. 38 - 39

AZIENDA AGRICOLA SORRENTINO pag. 37

BASILICATA CAMPANIA LOMBARDIA PIEMONTE

OLIANAS pag. 56-57

FATTORIA MONTE FASOLO pag. 64-65

SARDEGNA SICILIA VENETO

Feudi Sicani Feudi Ghibellini pag. 60

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Azienda Agricola Cobellis pag. 40


Tenuta L’Illuminata pag. 51

olito 41

TENUTA TENAGLIA pag. 52

Azienda Agricola La Torre pag. 47

CASTELLO DI LUZZANO pag. 48

Società Agricola Bellaria pag. 42

AZIENDA AGRICOLA CA’ PIGNETO pag. 66

Tenuta Chiccheri pag. 72 AZIENDA AGRICOLA FLATIO pag. 67

CASA VINICOLA BENNATI pag. 69

CANTINA COLLI EUGANEI pag. 68

AZIENDA AGRICOLA LE MANZANE pag. 70-71

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Anno X • Numero 80 • Settembre/Ottobre 2014 www.igrandivini.com In copertina, Azienda Agricola Zymè

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Segretaria di Redazione Claudia Cataldo Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Laura Morelli, Pamela Bralia, Sara Giusti Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Direttore commerciale Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Account

Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Francesca Dorghini – f.droghini@igrandivini.com Beatrice Ginanneschi - beatrice@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it Errata corrige - Pag. 47 - n.79. Emanuela Bolla, Fratelli Serio & Battista Borgogno: “Oggi si fa un po’ di fatica a vendere il Dolcetto: forse il suo stesso nome è stato per troppo tempo nascosto da altri vini resi più celebri. Le migliori qualità del Dolcetto si apprezzano in giovane età, anche se vi sono alcuni Dolcetti di Diano o Dogliani che per il territorio da cui provengono presentano peculiarità per un più lungo invecchiamento”.

Associato a:

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Aderente al Sistema Confindustriale


Una vendemmia

che premierà la sincerità caso la flessione non è uniforme, ossia non solo per macrozone, ma anche per singole regioni. Ad essere maggiormente danneggiato è il Sud, dove Puglia e Sicilia registreranno rispettivamente un -25% e -27%. E se nel Nord non si arriva a tali cifre, il calo è comunque netto: -8% il Piemonte e -17% il Veneto. Meglio al Centro con Umbria, Marche e Lazio che registrano persino il segno positivo, così come la Toscana che, sempre secondo i dati diffusi da Uiv/ Ismea, dovrebbe essere stabile, se non in leggero aumento, rispetto allo scorso anno. Noi de IGV siamo un po’ più pessimisti e crediamo che il calo quantitativo in alcune zone, specie quelle in cui i giorni decisivi arriveranno proprio in coincidenza con l’uscita di questo numero, sarà più robusto. Non serve essere scienziati per ritenere complessa, difficile e artefice di vini al di sotto dei soliti standard la vendemmia 2014 in cui la tecnica in vigna, l’esperienza e l’attenzione faranno sì la differenza ma comunque non riusciranno a compensare completamente le stranezze meteo. E allora non esitiamo e lanciamo una comunicazione trasparente. Tra l’altro c’è anche chi, tra autorevoli addetti ai lavori e firme di riferimento del settore, sostiene che questo andamento potrà essere letto come un’opportunità per il sistema vino italiano. Per smaltire le scorte, ancora abbondantemente presenti in numerose cantine, ma soprattutto per proporre al mercato vini diversi, più in linea con le nuove esigenze dei consumatori, ovvero prodotti più eleganti, equilibrati, meno alcolici e strutturati. Staremo a vedere quando sarà possibile analizzare un quadro più certo e meno ipotetico di quello attuale. Intanto, Domenico Zonin di Uiv e neo Ad di Casa Zonin, tranquillizza il mercato sostenendo che, nonostante il doppio sforzo fatto in vigna da parte dei produttori con trattamenti fitosanitari per arginare i pesanti attacchi di

agenti patogeni, i prezzi delle uve resteranno stabili. Non solo, Zonin sposta l’attenzione su di un altro tema chiave che si lega a quella fondamentale promozione che può continuare a trainare il rendimento da record del nostro export in giro per il mondo: il pieno sfruttamento delle risorse destinate all’Italia tramite i fondi Ocm per l’attività nei paesi terzi. Su 100 milioni di euro totali, ben 17 della quota destinata alle Regioni sono rimasti fermi. Il Governo – come affermato dal sottosegretario Giuseppe Castiglione – è già al lavoro per affrontare la questione e ripensare gli attuali criteri di distribuzione dei fondi tra quote nazionali (30%) e regionali (70%). Nel frattempo redistribuire le quote a favore di quei progetti che, pur validi e concreti, non hanno superato la prima scrematura sarebbe molto utile - come richiesto da associazioni come Federdoc e Uiv - per consentire al nostro vino di confermare le performance da record alla determinante voce dell’export. Nell’occasione sarebbe utile rivedere anche parametri di modulazione del bando così da agevolare i piccoli produttori, oggi difficilmente in grado di rispondere a tutti i requisiti previsti. Un altro tema decisamente caldo riguarda ovviamente l’Expo: a 200 giorni dall’inaugurazione dell’Esposizione Universale di Milano (taglio del nastro previsto per il 1° maggio 2015), la situazione dei cantieri seguita passo dai mass media è a dir poco preoccupante. Anche se gli organizzatori e addetti ai lavori si ritengono tutt’altro che tali. Noi abbiamo approfondito il tema con Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e del Comitato Scientifico del Padiglione Vino. Il famoso enologo è stato chiaro: “l’Expo 2015 è ormai l’ultima e più importante occasione per far conoscere ed apprezzare l’Italia del vino nel suo insieme”. Gli appelli sono finiti e l’(ennesimo) autunno caldo è iniziato...•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

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ai come in questa pazza annata ad essere premiato sarà l’impegno, la capacità e – soprattutto – la sincerità dei produttori. Dopo settimane caratterizzate da condizioni meteorologiche che non si vedevano da decenni (i massimi esperti meteo sostengono di dover risalire al 1932 per ritrovare quantitativi di pioggia simili), è sacrosanto invocare un’operazione verità per collocare sul mercato solo vini credibili e in grado di confermare i livelli qualitativi ai cui i consumatori, italiani ma soprattutto stranieri, si sono abituati. In tanti lo hanno già fatto: basta citare i casi dei produttori di Amarone della Valpolicella (nelle prossime pagine leggerete il pensiero in proposito di Celestino Gaspari di Zyme) o della piccola Docg Torchiato di Fregona. Loro non usciranno sul mercato, saltando l’annata e privilegiando una storia fatta di qualità, piegandosi loro malgrado alle follie di un tempo sempre più difficile da decifrare. Altri, purtroppo, come accaduto in altre aree del Veneto, del Friuli e poi della Toscana e della Puglia, così come altre zone a “macchia di leopardo” sparse in tutta l’Italia flagellata dal maltempo che ha dominato l’estate, non hanno potuto neanche scegliere: la violenza della pioggia e della grandine ha spazzato via ogni speranza. E’ il rischio di lavorare “a cielo aperto” come gli stessi addetti ai lavori hanno imparato a mettere in conto. Sul fronte quantitativo il dato ufficiale sulle previsioni vendemmiali, diffuso dall’Unione Italiana Vini su stime Ismea, segna un calo medio del 15% rispetto al 2013. Il raccolto complessivo oscillerà quindi tra un’ipotesi minima inferiore ai 40 milioni di ettolitri ed una più ottimistica intorno ai 42,2 milioni di ettolitri. Lo scorso anno (annata record, o quasi, ricordiamolo) il dato Istat definitivo aveva registrato 48,2 milioni di ettolitri. Ma anche in questo

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COVER STORY • CELESTINO GASPARI, LA GRANDE PROVA DELLA VENDEMMIA

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51 TENUTA L’ILLUMINATA. IL GIOIELLO VITIVINICOLO DI GUIDO FOLONARI

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L’EDITORIALE ULTIME DAL MONDO DEL VINO FACCIA @ FACCIA CON... RICCARDO COTARELLA THE WINE TROTTER LA POLITICA NEL VINO L’INCHIESTA CHEF • SIMONE PADOAN AROUND FOOD HEAVENT, IL BIGLIETTO D’ANDATA PER LA CALIFORNIA COVER STORY • CELESTINO GASPARI, LA GRANDE PROVA DELLA VENDEMMIA AGLIANICO DEL VULTURE, QUESTO PICCOLO GRANDE ROSSO TENUTA I GELSI, IL NOBILE AGLIANICO DEL VULTURE I GRANDI VINI IN TOUR: UN’ALTRA CAMPANIA MAI ASSAGGIATO IL VINO DELLA “CASA DELL’ORCO” ? SORRENTINO • I NUOVI VINI DEL VESUVIO SAN SALVATORE • QUANDO LA QUALITÀ È NATURALE COBELLIS: NELLA TERRA LE NOSTRE ORIGINI Viticoltori Polito, in vigna da tre generazioni BELLARIA, IRPINIA SECONDO TRADIZIONE LIGURIA • LA VENDEMMIA EROICA NELLE VIGNE A PICCO SUL MARE LOMBARDIA • L’EXPO? L’OCCASIONE PER COLMARE IL NOSTRO GAP IL FRANCIACORTA PAS DOSÉ MILLESIMATO DE “LA TORRE” UN’ALTRA EMOZIONE DAL CASTELLO DI LUZZANO GAVI LAB: LA BUONA ITALIA IN 7 PUNTI TENUTA L’ILLUMINATA. IL GIOIELLO VITIVINICOLO DI GUIDO FOLONARI TENUTA TENAGLIA: FRA ARTE E VINO SARDEGNA • DOVE LA NATURA HA (ANCORA) LA MEGLIO SULL’UOMO OLIANAS, PROFUMO DI SARDEGNA LA TOSCANA SI INTERROGA SUL FUTURO DEI VIGNETI

LE MANZANE VENDEMMIANO COL DOTTOR SORRISO

60 Feudi Sicani: vini nati dalla passione e dall’amicizia 61 IN VALLE PICCOLO È BELLO. ECCO PERCHÈ 62 I GRANDI VINI IN TOUR: LA STRADA DEL VINO VALPOLICELLA 64 FATTORIA MONTE FASOLO, UN TERROIR FRIZZANTE 66 SUADENTE COME IL CANTO DELLE SIRENE, L’AMARONE DI CA’ PIGNETO 67 FLATIO, UN AMARONE CHE PROFUMA DI STORIA 68 CANTINA COLLI EUGANEI: IL FIOR D’ARANCIO SECCO DOCG 69 BENNATI “LA MORA”, IL VALPOLICELLA RIPASSO SUPERIORE 70 LE MANZANE VENDEMMIANO COL DOTTOR SORRISO 72 Bollicine in Valpolicella? Si può: Tenuta Chiccheri 73 FOOD AND BEVERAGENDA 77 Molise • La nostra strada per Expo 2015 78 MERANO NON È SOLO WINE FESTIVAL 80 CALICI IN CINA 81 PELLICOLE DI GUSTO 81 IL VINO NEL BRIC 83 NEWS BIO & GREEN 85 BOLLICINE NEWS 87 DISTILLATI & CO. 89 EXTRAVERGINE NEWS 90 APPUNTI DI VIAGGIO • PROVENZA 93 A TUTTA BIRRA 94 VIGNA E CANTINA • MECCANIZZAZIONE DEL VIGNETO 97 PAUSCHA: ARTIGIANATO DEL BOTTAIO TRADIZIONALE 99 COME NASCE UN TAPPO FIRMATO SUGHERIFICIO AEFFE 100 GRUPPO CORDENONS: CARTE FINI E TECNICHE 101 VIVAI COOPERATIVI PADERGNONE 103 Scegli il PEFC, fai un scelta etica 105 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

ETICHETTA SPECIALE

L’azienda Mustilli per Bill De Blasio Aglianico e Falanghina in edizione limitata con etichetta disegnata da David Atkinson

Solo 100 bottiglie (Aglianico e Falanghina) per festeggiare l’elezione di De Blasio a sindaco di New York. L’omaggio viene dalla famiglia Mustilli viticoltori in Sant’Agata dei Goti dal 1700 che ha voluto dedicare al Primo Cittadino (originario del borgo sannita) un’etichetta speciale,

disegnata dal celebre illustratore inglese David Atkinson. “Da cinque generazioni, la nostra famiglia produce vini a Sant’Agata dei Goti e celebrare con un nostro vino De Blasio è stato un pensiero immediato. Gli abbiamo dedicato un’etichetta che suggella il ricordo del percorso che fecero i suoi antenati quando lasciarono questo piccolo paese del Sud Italia per emigrare negli Stati Uniti”, spiega Paola Mustilli che, insieme alla sorella Anna Chiara, guida la storica azienda familiare. Le prime due magnum furono inviate a New York all’indomani dell’insediamento di De Blasio che ora, nel suo viaggio in Campania, ha voluto recarsi a Sant’Agata dei Goti per riallacciare i fili della memoria e ringraziare la famiglia Mustilli di persona. (c.c.)

NOMINATION

IL CHIANTI CLASSICO IN LIZZA COME REGIONE VINICOLA DELL’ANNO Il territorio del Gallo Nero sfida altre 4 realtà del mondo: il verdetto a dicembre Il Chianti Classico, assieme alle regioni dello Champagne, Sonoma Coast, Red Mountain e New York State, è in lizza come “Migliore Regione Vinicola del 2014”. La nomination arriva dall’autorevole rivista americana Wine Enthusiast e la decisione sarà comunicata con il numero in uscita a dicembre 2014. Significativa e gratificante per i produttori di Chianti Classico la ragione con cui Wine Enthusiast motiva la scelta: “Il Chianti Classico, la più famosa denominazione Toscana sta vivendo un grande rinascimento. Questa rivoluzione di qualità si è concretizzata in prodotti di altissimo livello con valori incredibili, mentre gli investimenti nella ricerca clonale, la gestione dei vigneti e il marketing hanno creato una rinnovata vitalità nell’intera zona di produzione”. “Venire selezionati come simbolo di dinamismo e modello

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di intraprendenza nel settore enologico a livello mondiale è il giusto coronamento del nostro lavoro – commenta il Presidente, Sergio Zingarelli – e un premio alla compattezza sociale, alle scelte coraggiose e intelligenti intraprese insieme negli ultimi anni, a partire dalla Gran Selezione, alla rivisitazione del sistema di certificazione di qualità fino all’importante restyling del nostro simbolo del Gallo Nero.”

OPERAZIONE BRUNELLO

FRODE, CONTINUA L’ATTACCO AL BRUNELLO DI MONTALCINO Grazie ad un’operazione congiunta tra Guardia di Finanza, Consorzio e Valoritalia sequestrate oltre 220 mila bottiglie fasulle. In arrivo il Codice Etico Un nuovo tentativo di frode ha colpito il Brunello di Montalcino nelle scorse settimane. Grazie però al tempismo d’intervento, l’Operazione Brunello, condotta dalla Procura e dalla Guardia di Finanza di Siena, in collaborazione con il Consorzio del Brunello di Montalcino, sono stati sequestrate, prima del loro ingresso sul mercato, oltre 220 mila bottiglie ovvero oltre 165 mila litri di vino tra Brunello e Rosso di Montalcino, nonché 2.350 contrassegni di Stato, assieme a documenti e materiale contraffatto. Il principale responsabile del tentativo di frode è A.L., consulente tecnico che collabora con numerose aziende di Montalcino: le indagini stanno però proseguendo e potrebbero allargarsi ad altri soggetti, dato che sembra difficile che l’uomo abbia operato da solo. “Fortunatamente abbiamo evitato in tempo la truffa – spiega Luca Albertario, Comandante della GdF di Siena -. Non è stata emessa sul mercato nemmeno una bottiglia. Il virus è stato isolato. Il sistema quindi ha funzionato e tutto il vino è sotto sequestro e quindi non potrà andare sul mercato”. L’accusato è riuscito a commercializzare dal 2011 al 2013 vino modesto, spacciandolo per Brunello o Rosso di Montalcino, abusando del rapporto di lavoro in essere con le aziende e della possibilità di avere facile accesso a determinati documenti, necessari per accompagnare partite di uva o di vino che erano tutt’altro che rispondenti ai dettami del disciplinare del Brunello. La sinergia tra gli organi di controllo ha consentito di smascherare l’operazione, imporre l’obbligo di dimora fuori dal comune di Montalcino all’accusato e sequestrarli 350 mila euro. Il Consorzio del Brunello di Montalcino, così come la Regione Toscana, si costituiranno parte civile. “E’ un fatto che potrebbe arrecare un danno sensibile al Brunello di Montalcino – ha commentato il Presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci – Si tratta di una truffa verso il consumatore e soprattutto verso il produttori di Brunello, che subiscono questa vicenda e che reagiranno con durezza. Proprio per evitare il ripetersi di comportamenti illeciti e lesivi del territorio già nei mesi scorsi abbiamo preso due provvedimenti molto importanti. Innanzitutto a luglio l’Assemblea ha approvato l’inserimento di un nuovo articolo nel disciplinare che introduce il controllo preventivo sulle vendite di uva e vino sfuso. I produttori dovranno comunicare le vendite con un preavviso di 48 ore, facilitando così ulteriormente il lavoro degli organi preposti al controllo. Sempre a luglio è stata varata la commissione che entro ottobre redigerà il Codice Etico cui tutti i produttori e coloro che ruotano intono al mondo del vino dovranno attenersi”.


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

FAMIGLIE/1

NUOVO ASSETTO PER LA CASA VINICOLA ZONIN

VENDEMMIA

VENDEMMIA DA 41-42 MILIONI DI ETTOLITRI Le stime di Assoenologi in attesa dei risultati dai complicati lavori nelle vigne italiane La produzione 2014 è stimata tra i 41 e i 42 milioni di ettolitri di vino. Lo ha detto Assoenologi nella sue classiche stime sulla vendemmia in corso in tutta Italia, registrando un quantitativo inferiore del 13,5% rispetto a quello del 2013, che fece registrare una produzione di 48,2 milioni di ettolitri (dato Istat). Dal rapporto redatto dal Centro Studi di Assoenologi, l’Italia risulta divisa in tre parti. Il Nord manifesta decrementi di produzione abbastanza omogenei da -10 a -15% rispetto al 2013. Le regioni centrali (Toscana, Marche, Lazio e Umbria) registrano invece incrementi di produzione, sempre rispetto al 2013, che vanno da +5 a +10%. Detto incremento è dovuto principalmente ad un leggero recupero dei decrementi registrati negli anni precedenti. Le regioni meridionali, Isole comprese, si attestano su decrementi che arrivano fino a -30% in Sicilia. Le stime saranno valide fino a fine ottobre, periodo in cui l’Assoenologi presenterà i dati definitivi ma l’associazione sottolinea come, in media, la differenza tra le previsioni fatte a fine vendemmia 2013 e le rilevazioni definitive di Agea e Istat è stata di solo il 3%. Sembra andare meglio in Francia, dove la produzione prevista dovrebbe essere del 20% superiore a quella del 2013 con aspettative ottimistiche per quanto riguarda la qualità. Insomma mettiamoci subito l’anima in pace: quest’anno i cugini transalpini torneranno a superarci.

Nominati Domenico Zonin nuovo Amministratore delegato e Massimo Tuzzi nuovo Direttore Generale del Gruppo che punta ai 200 milioni di fatturato Come già anticipato su queste pagine negli scorsi mesi, il 2014 segna alcune importanti novità nell’organigramma aziendale della Casa Vinicola Zonin, nell’ottica di renderlo ”più rispondente alle esigenze del gruppo e di dare risposte innovative ai molteplici interlocutori italiani e internazionali”. Ma anche di dare atto ad un inevitabile passaggio generazionale. Per questi motivi il CdA ha nominato Domenico Zonin (già Presidente della Confederazione Italiana della Vite e del Vino, Presidente dell’Unione Italiana Vini, Vicepresidente Valoritalia, e Vicepresidente CEEV -Comité Européen des Entreprises Vins) nuovo Am-

FAMIGLIE/2

UN UNICO MARCHIO PER I VINI DELLA FAMIGLIA LUNELLI La famiglia titolare di Ferrari ha deciso di riunire le tre tenute di proprietà: Tenuta Margon (Trentino), Podernovo (Toscana) e Castelbuono (Umbria)

EXPORT/USA

L’ITALIA SI CONFERMA REGINA NEGLI USA Dati positivi nelle esportazioni del primo semestre 2014: +0,7% in quantità e +8% in valore Se la Francia ci supererà nel raccolto della vendemmia 2014, l’Italia si conferma regina nelle esportazioni sul mercato Usa. Nel primo semestre 2014, infatti, i nostri vini hanno ribadito il trend in atto ormai da alcuni anni, segnando (secondo i dati diffusi dall’Italian Wine & Food Institute) un +0,7% in quantità e un +8% in valore, rispetto allo stesso periodo del 2013. Un quadro che acquisisce ulteriore valore analizzando la media delle importazioni ame-

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ministratore Delegato e Massimo Tuzzi (già Consigliere d’Amministrazione e Direttore Internazionale di Casa Vinicola Zonin Spa, Amministratore Delegato Zonin USA Inc, Amministratore Unico Zonin UK) nuovo Direttore Generale. I due Vicepresidenti, Francesco Zonin e Michele Zonin, verranno affiancati dalla lunga esperienza di Giuseppe Zonin, nominato Vicepresidente. “Il nuovo organigramma ci permetterà – dichiara il Presidente Gianni Zonin - di affrontare con successo le prossime sfide del mondo del vino, raggiungendo importanti traguardi e portando l’azienda ad un obiettivo di 200 milioni di euro di fatturato in

pochi anni. Mio figlio Domenico, con la sua rilevante esperienza vitivinicola acquisita all’estero e nelle Tenute di Famiglia, e Massimo Tuzzi, che metterà a profitto il suo know-how internazionale, saranno in grado di far dialogare al meglio le due anime produttiva e commerciale dell’azienda, che oggi conta più di 2000 ettari di vigneti di proprietà e una presenza, con i suoi vini, in 106 Paesi nel mondo”.

ricane che, nel complesso, hanno segnato -0,1% in quantità (4,7 milioni di ettolitri) e +4,1% in valore (2,015 miliardi di dollari). Quella tricolore è una media di mercato pari al 26,5% in quantità (1,25 milioni di ettolitri) e 33,9% in valore (682,9 milioni di dollari). Benissimo, come ormai consuetudine, l’andamento degli spumanti italiani, che hanno fatto +18,4% in quantità (175.210 ettolitri) e +23,9% in valore (101,7 milioni di dollari).

E’ Tenute Lunelli il nome del marchio unico che comprende i vini prodotti dalla famiglia Lunelli in Umbria, Toscana e Trentino. Dopo un lungo percorso di cura e sperimentazione, avviato negli anni ‘80 in Trentino e nei primi anni Duemila in Toscana e Umbria, la famiglia Lunelli ha infatti deciso di mettere il proprio nome sulle etichette delle tre Tenute - Margon, Podernovo e Castelbuono - sottolineando così i valori e la cifra stilistica che ne accomunano le creazioni: sostenibilità, eleganza e longevità. “Questo progetto – afferma Matteo Lunelli, amministratore delegato del Gruppo Lunelli – è coerente con il nostro obiettivo di costituzione di un Gruppo dell’eccellenza del bere italiano. Vogliamo affiancare al Ferrari Trentodoc, realtà che ne condividano i valori e che ci permettano di raccontare la varietà di territori che è la grande ricchezza del vino italiano. Rispetto per il territorio e attenzione alla sostenibilità sono oggi valori comuni a tutti i nostri marchi”. Il Gruppo Lunelli comprende, oltre alle Tenute e a Ferrari, una distilleria, Segnana, un’acqua minerale, Surgiva, e uno storico marchio del Prosecco Superiore quale Bisol.


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Riccardo Cotarella Presidente Assoenologi

Expo: dentro il Padiglione del Vino con Riccardo Cotarella

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iccardo Cotarella, 65 anni, è il presidente del Comitato Scientifico del Padiglione Vino per l’Expo 2015. A Milano i cantieri per l’Esposizione Universale che prenderà il via tra 200 giorni vanno avanti a rilento tra indagini e polemiche: il già presidente di Assoenologi dice la sua su “Vino – A Taste of Italy”, il padiglione dedicato al vino mentre è in corso in tutta Italia il road show per svelarne i contenuti e il concept. @ Come sarà il Padiglione del Vino Italiano all’Expo 2015 di Milano? “Sarà l’eccezionale palcoscenico per presentare al mondo quella che definirei la straordinaria avventura del vino italiano. Il che significa la sua storia, la ricchezza di

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vitigni autoctoni, la suggestione del territorio, e soprattutto l’orgoglio e la passione di chi fa vino. Due gli spazi destinati ad ospitare l’evento. Il piano terra, dove in una magica scenografia sono rappresentati e riprodotti i suoni, gli odori e i sapori del vino. Non esclusi quei tipici rumori che accompagnano la vita del vino, dalla fermentazione del mosto al versamento dalla bottiglia al bicchiere. Si tratta ovviamente di rappresentazioni multimediali, con tutto il fascino che le immagini sapranno suscitare. Il secondo piano, invece, è destinato a ospitare eventi di vario tipo: degustazioni, seminari, presentazioni, convegni e dibattiti. In pratica, tutto quanto può contribuire a spiegare perché l’Italia sia diventata nel volgere di pochi decenni il più importante produttore di uve e vini del mondo. A questi due spazi, va aggiunta una terrazza, che sarà il luogo

privilegiato per serate a tema, dove ospitare quanti siano interessati a ripercorrere il ciclo del vino, dalla vigna alla bottiglia, attraverso quel processo che presenta tutte le incognite di chi gestisce un prodotto vivo e imprevedibile come l’uva. Ma disporremo anche di uno spazio al di fuori del Padiglione, per quegli eventi che prevedono una massiccia partecipazione di ospiti, chiamati a scoprire gli imprevedibili abbinamenti che il vino di volta in volta suggerisce col mondo dell’arte. O meglio della creatività in genere, perché oltre la musica e la letteratura, anche la moda avrà un suo spazio”. @ In fase di presentazione lei ha detto che l’Esposizione Universale sarà l’occasione per liberarsi dalle zavorre e dalla cronica incapacità di fare sistema. Come ci riuscirete, viste le difficoltà ataviche del nostro Paese in questo intento e i forti rallentamenti subiti dalla macchina organizzativa? “Per quanto riflette la macchina organizzativa, non ho specifiche responsabilità. In cambio, posso contare sulle più ampie assicurazioni degli organismi preposti, che tutto sarà pronto al meglio e nei tempi previsti. Siamo tutti coscienti che l’Expo 2015 è ormai l’ultima e più importante occasione per far conoscere ed apprezzare l’Italia del vino nel suo insieme. Va precisato che gli eventi organizzati all’interno del Padiglione riguar-

Lavori a rilento: “Abbiamo l’ultima e più importante occasione per far apprezzare al mondo l’insieme del vino italiano”


deranno solo ed esclusivamente vini che siano espressione di aree e territori, storicamente privilegiati, e in ogni caso mai legati a singole aziende. Le quali, invece, potranno dar vita ad iniziative autonome, sulle quali il Comitato da me presieduto si limiterà alla sola gestione degli spazi e dei tempi, per evitare la coincidenza degli eventi”. @ Sul fronte dei consumi interni, l’appuntamento dell’Expo quanto potrà contribuire a favorire un rilancio e quali misure sarebbe utile applicare per risvegliare l’attenzione dei consumatori italiani nei confronti del vino? “I consumi interni tendono a calare, anche se risultano a tutt’oggi tra i più alti al mondo. Questo ci dice che non è’ un problema italiano, bensì mondiale o quantomeno dei paesi del vecchio mondo. Diverse le cause. Da quella economica a quella di costume, ma direi anzitutto quella culturale. Il vino da bene nutritivo di un tempo s’identifica oggi sempre più con il piacere di chi lo consuma. Un piacere che cresce in rapporto alla cultura che lo accompagna. Perché la magia del vino e la suggestione che esercita vanno sempre ricercati oltre la bottiglia. Non c’è bene al mondo che si possa raccontare come il vino. Che ha percorso la storia dell’uomo, ponendosi di volta in volta come straordinario protagonista di quelle attività creative, che vanno dalla poesia alla pittura. Fin dalla Grecia e dalla Romanità il vino ha ispirato l’arte, e i nostri musei lo testimoniano largamente. E’ un patrimonio che costituisce un forte richiamo soprattutto per quei popoli – e penso all’Estremo Oriente - che stanno scoprendo il piacere di bere vino”. @ Spostiamoci in vigna. La vendemmia 2014 è stata condizionata dalle bizze del meteo che hanno profondamente segnato l’estate. Se è prematuro sbilanciarsi in commenti qualitativi e quantitativi, cosa è indispensabile fare per difendersi nel modo più efficace possibile da andamenti stagionali sempre più instabili rispetto a ciò a cui siamo abituati? “La stagione è stata veramente anomala per l’andamento degli eventi atmosferici. In pratica, non abbiamo avuto né l’inverno né tanto meno l’estate. E la vite ama il variare delle stagioni, con i diversi caratteri che le distinguono. Se questo ci impedisce di dare la palma di “stagione eccezionale” al 2014, tuttavia non dobbiamo trascurare che la vite può contare su eccezionali capacità di recupero, che spesso hanno contraddetto ogni negativa previsione. Speriamo che nonostante tutto sia possibile ripagare dell’impegno e della passione, di chi segue giorno per giorno le sorti della vite”.•

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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini

Mercato interno:

Alessandro e Claudia Sarzi Amadè, figli di Nicola

com’è e com’è cambiato

T

eoricamente per un’azienda vinicola italiana il mercato nazionale sarebbe lo sbocco più naturale. Nei fatti, invece, le cantine prediligono i mercati esteri, esportando i propri prodotti, nella maggioranza dei casi, per un minimo del 60% dell’intera produzione o anche di più. Il motivo? Sembra che nelle piazze internazionali si lavori di più e meglio. Ma, al di là della crisi, dei problemi del pagamenti e delle leggi proibizionistiche, proviamo a scattare un'istantanea del mercato italiano del vino insieme a Nicola Sarzi Amadè, fondatore di una delle più storiche e importanti aziende di distribuzione di vini e distillati. Come valuta l’attuale andamento del mercato del vino in Italia. Si può parlare di ripresa delle vendite?

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“Il mercato domestico è invaso da un sempre maggior numero di produttori soggetti a condizioni di collocazione dei loro vini molto differenti. Chi nel tempo ha saputo crearsi un’immagine di alto livello può gestirsi il mercato a piacimento. I più recenti nella costituzione della loro immagine e presenza nel mercato, soffrono per mancanza di spazi a loro consentiti. Il consumo non li aiuta, essendo in calo”. Lei è sul campo da circa 50 anni. Quali sono stati i cambiamenti principali che ha notato nel suo lavoro? “All’inizio della mia attività, iniziata nel 1966, lo stimolo a produrre vini di qualità era notevolmente minore e la mancanza di regole non aiutava il settore. Pochissimi erano i produttori che vinificavano in purezza i loro vini, assemblandoli con vini meridionali del tutto differenti,

Se la qualità è aumentata, sono aumentate anche la concorrenza e gli ostacoli nel costruire una rete commerciale. Ce ne parla Nicola Sarzi Amadè ma meno costosi. Oltretutto mancava la comunicazione, iniziata successivamente con Luigi Veronelli, che diffondesse i meriti dei migliori, stimolandoli nel percorso meritocratico”. Quali sono i problemi maggiori per un’azienda vinicola nazionale che vuole avere un mercato in Italia? “Sono numerosi. Anzitutto la diffidenza, talvolta giustificata, dei produttori ad affidarsi a un solo punto distributivo, la cui eventuale interruzione lascerebbe il produttore senza tracce nel mercato. Un problema di enorme entità è costituito dalla carente professionalità di gran numero di agenti assai poco preparati nella conoscenza”. L' Articolo 62 della legge 27/2012, obbliga al pagamento entro i 60 giorni. Nella realtà, è

cambiato qualcosa? “L’art. 62 e sua osservanza sarebbero estremamente necessari in un mercato privo di regole ma non era pensabile comprimere i tempi di pagamento a 60 giorni da una media di 150, all’incirca. La differenza costituisce il debito delle attività dei confronti dei fornitori e non eliminabili da un giorno all’altro per via di un D.L. e comunque molti creditori non ne fanno menzione, per paura di ridurre il fatturato”. Quali caratteristiche deve avere un’azienda di distribuzione come la sua per essere competitiva sul mercato? “Nel tipo di mercato da noi seguito la competitività è conseguibile attraverso proposte interessanti formulate a prezzi equi e un servizio sempre più rapido e aderente alle necessità del cliente”.•


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di Giovanni Pellicci

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opo un’estate pazza e fredda quello appena iniziato sarà un autunno caldo. Non per le temperature, però, ma per i tanti e delicati temi che il Governo ha in agenda in queste settimane e che dovrà superare come veri e proprio scogli lungo il suo cammino. Il tutto proprio mentre Matteo Renzi ha chiuso l’estate rilanciando la sua azione governativa con la nuova campagna di comunicazione “Passo dopo Passo”, che contiene il bilancio dei primi 6 mesi di governo ma soprattutto programma le azioni e le misure da adottare nei prossimi mille giorni. Tra i Ministeri più virtuosi c’è anche quello delle Politiche Agricole guidato da Maurizio Martina che, dopo una prima fase caratterizzata dal varo di azioni a favore del miglioramento nell’utilizzo delle risorse europee, dagli incentivi a favore dell’occupazione specie tra gli under 35 e le forti misure di semplificazione amministrativa, punta adesso su innovazione ed export. In particolare il Governo punta alla crescita dell’export del settore agroalimentare dai 33 miliardi del 2013 a 50 miliardi nel 2020. I bastoni tra le ruote, però, non mancano. E’ la grave crisi in atto tra Russia e Ucraina a complicare lo scenario. Il Ministro che, in questo semestre presiede anche i tavoli dell’agricoltura in

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Come l'embargo russo spaventa

il vino italiano

Il blocco alle importazioni deciso da Putin frena la corsa da record delle nostre etichette. Nel primo semestre 2014 esportati 87 milioni di dollari a Mosca e dintorni. Il Ministro Martina al lavoro per arginare “un danno da 200 milioni di euro” virtù della Presidenza italiana dell’Unione Europea, ha subito aggiornato la sua agenda e fissato numerosi incontri comunitari nel tentativo di evitare il blocco delle importazioni di prodotti agroalimentari (fissato da Putin e valido, al momento, per un anno) in un mercato che, solo per il nostro Paese, vale oltre 10 miliardi di euro di esportazioni. A concorrere in modo determinante a questa cifra, assieme a pasta, cereali e ortofrutta c’è ovviamente il vino. Quali saranno le ripercussioni se il blocco alle esportazioni sarà confermato? Decisamente preoccupanti, visto che nel primo semestre del 2014 (dati Unione Italiana Vini) l’Italia ha esportato in Russia 21,5 milioni di litri di vino, pari a quasi 87 milioni di dollari, segnando un +9,5% rispetto allo scorso anno e superando, per la prima volta nella storia, la leadership del-

la Francia e tenendo a distanza l’altro competitor “interno” della Georgia. Il vino italiano è quindi penetrato in modo convinto ed efficace nelle abitudini dei russi che, al momento di stappare una buona bottiglia, riconoscono il valore delle nostre produzioni di eccellenza. Non solo: il prezzo medio del nostro vino esportato in Russia è di 4,03 dollari al litro, praticamente uguale al prezzo medio del vino francese (4,07 $) e quasi il doppio di quello spagnolo (2,43 $). Inoltre, viaggiano molto bene anche i dati relativi allo spumante: +10% in volume e +2% in valore nel primo semestre dell’anno. Ma adesso c’è il rischio di un brusco stop. “Siamo nell’ordine dei 200 milioni di danni per quanto riguarda i settori già coinvolti – spiega il Ministro Martina –. Noi abbiamo però dei fondi e delle risorse in ambito comunitario

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per la gestione delle crisi: penso che la Commissione faccia bene ad attivare questi strumenti. Ho chiesto alla Commissione di attivare tutti gli strumenti che sono già nel novero delle iniziative possibili per accompagnare in particolare i settori più colpiti”. “Le prime misure di sostegno all’embargo russo non sono sufficienti, serve un’analisi di settore per settore e Stato per Stato, per definire forme di aiuto mirate attingendo non unicamente dal bilancio agricolo, insufficiente ad arginare una crisi del genere – ha detto a Fieragricola Paolo De Castro, presidente del gruppo Spd nella Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e già ministro delle Politiche agricole -. In parallelo, bisogna lavorare sul fronte diplomatico, ripristinando al più presto i rapporti commerciali con la Federazione Russa e creando nuove relazioni con altri paesi importatori”. Il tutto, ovviamente, auspicandosi per i globali equilibri che a vincere sia la diplomazia per sanare una crisi che potrebbe avere ripercussioni gravissime. E non solo per il vino. •


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L’INCHIESTA LA GENETICA di Claudia Cataldo

Il futuro passerà attraverso

la genetica?

La viticoltura occupa il 3% della superficie agricola europea e consuma il 65% di tutti i fungicidi usati in agricoltura: è qui che entra in gioco la genetica, per creare nuove varietà più resistenti e di qualità

Non ci sono più le mezze stagioni”, si potrebbe affermare, rispolverando un vecchio adagio che mai come adesso sembra attuale. O meglio, “non ci sono più le stagioni”. E il pazzo clima di questo 2014 sembra esserne la prova lampante: precipitazioni, grandinate eccetera eccetera hanno tenuto i viticoltori costantemente con un occhio al cielo e uno alle previsioni meteo, una preghie-

rina in tasca e qualche imprecazione in più del solito. Per non parlare dei trattamenti che sono risultati necessari per contrastare i problemi legati alle muffe e ai marciumi, alle malattie e ai parassiti. Non è stata un’annata semplice, in-

somma, e questa vendemmia ci darà la misura di cosa è effettivamente accaduto nel parco vigneti del nostro Paese. Tutto questo succede mentre le pratiche vitivinicole diventano sempre più bio: si cerca di ridurre l’uso della chimica

quanto più possibile, per venire incontro alle richieste di un mercato quanto mai esigente e un consumatore sempre più attento a cosa porta sulla sua tavola. Proprio a questo proposito, il soccorso potrebbe arrivare dalla genetica: non stiamo parlando di Ogm (niente fragole con gene del salmone artico per intendersi), ma di studi sul Dna della vite per creare varietà più resistenti alle malattie.•

Abbandonare l’uso massiccio di pesticidi è una priorità

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orse in pochi sanno che nel 2007 è avvenuto il sequenziamento della prima varietà di vite: “La decodifica della sequenza del Dna della vite, realizzata da un consorzio italo-francese ha permesso a molti gruppi di ricerca di studiare approfonditamente le basi genetiche e molecolari di molti processi fisiologici – spiega Raffaele Testolin, docente universitario, presidente e cofondatore dell’IGA - come ad esempio lo studio dell’accumulo

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degli zuccheri nelle bacche, lo studio della sintesi degli antociani, quello della sintesi dei composti volatili responsabili degli aromi, lo studio delle resistenze alle malattie”. IGA sta per Istituto di Genomica Applicata, dell’Università di Udine: il suo team, capeggiato da Testolin, da un decennio lavora allo studio del Dna della vite, fino a giungere alla selezione di 10 nuove varietà, per metà a bacca bianca e per metà rossa, in fase di registrazione presso il Ministero. E la quali-

tà? “Sette anni di nano e micro-vinificazioni di queste nuove selezioni messe a confronto con varietà considerate qualitativamente eccellenti, come lo Chardonnay, il Sauvignon, il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Sangiovese e altre, hanno dimostrato che le nuove varietà sono all’altezza delle migliori varietà di vite. Ovviamente non lo dico io ma decine di enologi e prestigiosi produttori di vino, che hanno avuto modo in questi anni di partecipare alle degustazioni”.


Nella foto Raffaele Testolin, Presidente e cofondatore dell’IGA di Udine

Professor Testolin, in che modo lo studio del Dna può venire in soccorso alla viticoltura? “Come per tutte le specie per le quali si fanno incroci e selezione per ottenere nuove varietà, la conoscenza dei geni che controllano lo sviluppo di un organismo è di fondamentale importanza per guidare la selezione dei caratteri di interesse per il genetista. La vite, da questo punto di vista, non fa eccezione”. Quali sono i vitigni che presentano un corredo genetico “migliore” per difendersi da funghi e malattie? “La vite europea – quella coltivata in occidente – non è in grado di difendersi dalle principali malattie che sono venute dal nuovo mondo, come la fillossera, la peronospora, l’oidio. Questo, perché durante la sua lunga evoluzione non era mai venuta in contatto con questi patogeni. Quando le malattie furono introdotte involontariamente in Europa nella metà dell’800, la vite si è trovata ‘evolutivamente’ impreparata ad affrontare la situazione. Per questo da oltre 100 anni, le fonti di resistenza vengono recuperate dai genetisti dalle specie selvatiche americane ed asiatiche e con incroci tradizionali vengono introdotte nella vite europea (Vitis vinifera). È un processo lungo: un ciclo di incrocio e selezione dura 12-15 anni e ci sono volute 6-7 generazioni di incrocio per trasferire dapprima i geni di resistenza dalle specie selvatiche nella vite europea e poi, con successivi reincroci dei figli su varietà di vite europea, per pulire progressivamente queste selezioni dal sangue americano, mantenendo solo i geni di resistenza alle malattie”. Cosa dice la normativa in merito a queste biotecnologie agrarie? “Per quanto riguarda le varietà ottenute

secondo le tecniche tradizionali di incrocio e selezione - come quelle che ha usato il gruppo di Udine -, non ci sono norme che impediscano il lavoro dei ricercatori, mentre per quanto riguarda le tecnologie del DNA ricombinante, quelle – per capirsi - che si usano per produrre organismi geneticamente modificati (OGM), esiste un sostanziale rifiuto dal parte dell’opinione pubblica, al quale la politica agricola s’è adeguata”. Quali sono le prospettive future? “Mi segua in questo ragionamento un po’ complesso. Ormai ci sono oltre 200 nuove varietà di vite resistenti alle malattie, frutto dell’attività di incrocio e selezione tradizionale (quindi non OGM). Su questo campo hanno lavorato e lavorano molte istituzioni pubbliche in Europa, negli USA, in Sud-America, in Australia e in Cina. Alcune di queste varietà non hanno standard qualitativi accettabili, ma quelle prodotte negli ultimi anni sono sicuramente interessanti. Questo fatto preoccupa i francesi, per i quali l’affermazione di queste nuove varietà potrebbe comportare nel lungo periodo la perdita di una leadership mondiale riconosciuta alle loro varietà tradizionali. Una leadership che fa da volano anche al mercato del loro vino. Se la storia andrà in questa direzione, per contrastare questo fatto e mantenere le vecchie varietà, senza dover ricorrere ai massicci trattamenti con pesticidi che caratterizzano il nostro tempo, chi vuole mantenere le varietà storiche non ha tante soluzioni. Una di queste è inserire in queste varietà i geni di resistenza alle malattie identificati nelle viti americane e asiatiche. Il processo creerebbe Pinot e Merlot resistenti alle malattie senza interferire più di tanto con le caratteristiche attuali dei vini prodotti con questi vitigni storici. I ricercatori ovviamente non hanno posizioni preconcette. L’unica cosa su cui concordano tutti è che dobbiamo abbandonare in una maniera o nell’altra l’uso massiccio di pesticidi che ha caratterizzato gli ultimi 100 anni della viticoltura occidentale. Pensi che solo in Europa si utilizzano ogni anno circa 65.000 tonnellate di fungicidi per proteggere la vite. Possiamo continuare ad andare avanti per questa strada?” 19


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L’INCHIESTA LA GENETICA di Claudia Cataldo

Nella foto Claudio Moser - Fondazione E. Mach

Verso una viticoltura più scientifica

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n linea con le posizioni di Testolin, Claudio Moser - Responsabile del Gruppo di Ricerca Funzioni Geniche della FEM (Fondazione Edmund Mach) di S. Michele all’Adige – racconta la notevole accelerazione che la ricerca genetica e genomica hanno subito negli ultimi anni: “da una parte molte altre varietà coltivate di Vitis vinifera o altre specie di Vitis sono state sequenziate, dall’altra è stata fatto un notevole sforzo per descrivere la funzione dei circa 26.000 geni presenti nel suo genoma avvalendosi di approcci bioinformatici, di analisi dell’RNA (trascritto-

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mica) e di analisi genetica. Queste ricerche sono state ulteriormente favorite dagli sviluppi tecnologici avvenuti negli ultimi anni soprattutto nel campo del sequenziamento del Dna: ora è possibile sequenziare un intero genoma di vite in pochi giorni e ad un costo 1.000 volte inferiore rispetto al sequenziamento del 2007”. In che modo lo studio del codice genetico della vite trova applicazioni pratiche in viticoltura? “Gli avanzamenti delle ricerca genomica della vite hanno già avuto effetti pratici nei programmi di miglioramento che si svolgono in alcuni centri di ricerca nazionali (fra questi la Fondazione Mach e l’Università di Udine) e internazionali e che sono volti al rilascio di nuove varietà di vite. Infatti la possibilità di identificare con facilità e su larga scala le differenze genetiche tra varietà o specie di vite permette di capire e quindi selezionare quali varianti genetiche sono legate a caratteri agronomici di interesse. L’approccio viene chiamato miglioramento genetico assistito da marcatori (MAS): lo sviluppo di varietà migliorate avviene come nel passato mediante incroci e successiva selezione, ma entrambi i passaggi vengono potenziati dall’analisi del Dna. Gli studi molecolari della vite permetteranno anche una viticoltura più scientifica, ovvero in cui i trattamenti saranno più mirati grazie ad una maggiore conoscenza della fisiologia della pianta e della sua risposta ai diversi input. In questo campo è auspicabile che in tempi brevi si passi dal-

le conoscenze che si stanno ottenendo in laboratorio ad una loro traduzione in nuovi protocolli operativi in campagna”. Quali sono o potrebbero essere i risvolti commerciali? “È evidente che lo sviluppo di nuove varietà tramite miglioramento genetico che garantissero una forte riduzione dei trattamenti con fitofarmaci e una qualità paragonabile a quella delle varietà tradizionali, avrebbe un impatto commerciale molto importante. Alcune varietà di un certo livello qualitativo e che mostrano una buona resistenza contro i maggiori patogeni fungini sono state rilasciate recentemente anche in Italia (es. Solaris, Bronner, ecc.). Il futuro prossimo ci dirà se saranno accolte favorevolmente dal mondo vitivinicolo”. Quali sono eventuali criticità che si manifestano nell’applicare la genetica al comparto vino? “Sinceramente non vedo delle criticità oggettive, vedo piuttosto delle criticità emozionali legate ad una forte resistenza alle novità in un settore tradizionale come quello enologico. Le nuove varietà ottenute tramite miglioramento genetico assistito non sono organismi geneticamente modificati e sono convinto troveranno uno spazio sempre maggiore. Problemi maggiori di accettazione sono prevedibili per il vino da viti Ogm, almeno in Europa. In quest’ultimo caso il consumatore non ha percepito alcun beneficio dal loro utilizzo ed ha paura per la propria salute e quella dell’ambiente”. •


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Un po’ pizzaiolo, un po’ cuoco Simone Padoan, a pochi chilometri da Verona, propone un menù che ribalta alcune regole su un pilastro del made in Italy: la pizza

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on sempre è solo la tradizione a darci la migliore interpretazione delle cose, discorso che vale anche per il nostro patrimonio enogastronomico. A scardinare il concetto di tradizione nella pizza, piatto nazionale per eccellenza che sta vivendo un momento di grande visibilità e ricerca, è stato un veneto Doc. In realtà Simone Padoan,

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alla ribalta delle cronache gastronomiche per la pizza “gourmet” nel suo locale i Tigli, non ha rinnegato la ricetta tradizionale, ma ne ha ampliato le declinazioni, proponendo un menù degustazione “Secondo noi” che sorprende per abbinamenti e qualità degli ingredienti. Come è arrivato al concetto di pizza gourmet? “Il termine “gourmet” non è appropriato perché indica un qualcosa di selettivo ma all’inizio cercavamo un nome che si differenziasse dalla pizza tradizionale. E’ il modo di mangiare che cambia, la pizza arriva tagliata a spicchi in modo da propor-

re una degustazione per il tavolo e poter assaggiare più proposte. Gli ingredienti seguono l’andamento stagionale, allontanandosi dall’idea di semplice street food e ricercando nuovi accostamenti”. In che cosa si differenzia dalla tradizionale pizza napoletana? “La pizza napoletana racchiude il comune immaginario di questo piatto della tradizione italiana. Le mie pizze sono diverse per la lavorazione dell’impasto e la lievitazione spontanea, sulle quali ho studiato a lungo. Chiaramente, il risultato finale cambia totalmente. Inoltre lavoro in modo da ottenere una base più alta e biscottata, che possa sorreggere degli ingredienti più strutturati. Quello che sto facendo ora può sembrare a molti un azzardo ma magari

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può trasformarsi in tradizione”. Con quanti tipi di farine lavora? “Con molte tipologie. In generale con farine naturali, macinate a pietra, integrali e semintegrali, dipende dall’uso. Qui facciamo gli impasti del pane, le ciabatte, le focacce dolci, e ovviamente le pizze, da quelle stese come la margherita, all’impasto “Secondo noi”, alto, croccante fuori e soffice all’interno. L’uso delle farine non raffinate l’ho provato prima di tutti su me stesso ed, essendo uno sportivo, la differenza da un punto di vista nutritivo non ha paragoni con le farine raffinate”. Gli abbinamenti di molte sue pizze sono più vicini all’idea di ristorazione. Avrebbe mai voluto fare lo chef? “Tutto nasce da una grande passione per la tavola che mi fa provare combinazioni sempre nuove tra la base, le cotture e gli ingredienti che uso. Forse sono un ibrido tra uno chef e un pizzaiolo!”. La pizza gourmet si allontana dal concetto di pizza come tradizione popolare, da strada. Non è rischioso allontanarsi da ciò che ha decretato il successo della pizza? “No, perché da noi si può scegliere se spendere le classiche 15 euro che si spendono per una margherita e una birra, oppure degustare delle pizze con degli ingredienti più nobili”. Quando ha capito di aver imboccato la strada giusta e che era arrivato il successo? “Ho intrapreso questa strada dopo un periodo di crisi. Alla fine degli anni ’90, i Tigli, che era una normale pizzeria, non lavorava praticamente più perché ero io a

non crederci, ero demotivato di fronte alla nascita di locali che avevano minimo 500 posti e facevano solo numeri senza qualità. Credevo che la tendenza fosse quella e a lungo ho pensato di cambiare mestiere. Poi, grazie agli amici che mi hanno spronato, ho provato a fare qualcosa di diverso e ho iniziato a studiare nuove tecniche per l’impasto. Pian piano ho iniziato a proporre delle serate di degustazione, per poche persone e, vedendo l’apprezzamento, ho capito che potevo farcela. La nuova carta delle pizze è nata lentamente, c’è voluto più di un anno e, inizialmente, aveva solo sei proposte”. Ormai è uno dei protagonisti di Identità Pizza, segno che questo alimento ha un valore sempre più riconosciuto. Rispetto a quando ha iniziato a lavorare è cambiata l’attenzione dei media e del pubblico sulla pizza? “Sicuramente sia Identità Golose che il Gambero Rosso hanno contribuito a far crescere l’attenzione sulla qualità. Ma è qui che bisogna fare attenzione, perché le cose di moda generano delle imitazioni senza che ci sia uno studio adeguato”. Ai Tigli c’è una particolare attenzione anche alla carta dei vini, oltre che delle birre. Qual è, secondo lei, l’abbinamento ideale? “Dipende dagli ingredienti. Proprio per questo cerchiamo di favorire la mescita al bicchiere, per poter cambiare vino con ogni pizza. Molte delle nostre pizze sono bianche e con molti vegetali, alcune con il pesce. In questo caso, sicuramente una bollicina o un bianco campano sono gli abbinamenti perfetti”.•

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vendeMMia 23


C’è un orto di Marina Ciancaglini

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S

arà la crisi, sarà la tendenza, o moda, del “km 0”, sarà la riscoperta dei sapori più genuini, fatto sta che molti ristoranti, dal nord al sud d’Italia, si stanno dotando di un proprio orto, dal quale raccogliere frutta e verdura di stagione. E non c’è bisogno di stare in aperta campagna. Prova ne è l’Erba Brusca, ristorante milanese che è già un’istituzione, dove la chef Alice Delcourt utilizza molte delle materie prime provenienti dal giardino esterno. Danilo Ingannamorte, titolare del ristorante, racconta cosa c’è alla base di questa scelta. Come è nata questa idea? “Dall’attenzione alla qualità e alla stagionalità. Poi, chiaramente siamo stati fortunati a trovare uno spazio come questo dell’Erba Brusca, in città ma inserito in un’oasi verde come quello del Parco Agricolo sud”. Che cosa coltivate? “Il nostro orto è piccolo, coltiviamo esclusivamente erbe aromatiche e da taglio, insalate e qualche ortaggio, tutto in biologico. Per l’acquisto di altre materie prime ci rivolgiamo prevalentemente alle vicine cascine del Parco. Per le carni, preferiamo quelle bianche

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Si tratta di una filosofia a vero “metro 0” quella che stanno adottando alcuni ristoranti, in un’ottica di eticità e controllo della filiera e i tagli minori, provenienti da allevatori di fiducia”. Lavorare in biologico in un orto comporta delle difficoltà in più in termini di gestione? “In una scala così ridotta non avvertiamo delle difficoltà in più, anche se chiaramente quando il clima non aiuta, come quest’anno, tutto è più difficile. Ma credo che praticare l’agricoltura bio sia la

scelta giusta non solo in termini qualitativi ma anche di risparmio”. Chi si occupa dell’orto? “Abbiamo un agronomo che viene una volta a settimana e per le cure quotidiane ci siamo noi”. Quali sono i benefici? “Chiaramente con un orto di dimensioni ridotte, non possiamo parlare di benefici in termini di risparmio ma sicuramente

di qualità e di variabilità del menù, in quanto molti dei piatti che abbiamo cambiano settimanalmente, in base alla disponibilità. E poi ci sono i benefici in termini di “atmosfera” che si respira, sia per noi che per i clienti”. C’è l’intenzione di ampliarlo? “La volontà ci sarebbe, stiamo a vedere”!•


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Heavent, il biglietto d’andata per gli USA

Heavent, marchio di Gusto Academy, offre servizi di promozione (e presto importazione e distribuzione) negli USA: così le aziende trovano un partner ideale per far decollare l’export

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i chiama Heavent ed è un marchio esclusivo – pensato per il mercato italiano – di Gusto Academy, società specializzata nella pianificazione e realizzazione di eventi negli USA, con sede da 30 anni in Marin County

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(nell’area metropolitana di San Francisco). L’obiettivo? Quello di offrire alle aziende italiane la possibilità di esportare il proprio business nel mercato a stelle e strisce, bacino commerciale dai numeri molto interessanti. Grazie al proprio personale di madre lingua italiana e alla stretta collaborazione con consulenti e professionisti locali, Heavent è in grado di soddisfare le esigenze delle aziende italiane interessate ad esportare in uno dei mercati più importanti al mondo o ad ampliare il proprio volume d’affari. La sede – a San Anselmo - è dotata di un ristorante di altissimo livello,

location ideale per ospitare presentazioni, corsi di aggiornamento o wine-tasting mirati. Nel prossimo futuro la società diventerà anche importatore e distributore diretto di vino nella West Coast: questo permetterà di abbattere diversi costi dando modo anche alle piccole e medie realtà di aderire al progetto. Il mercato americano dà grandi opportunità, soprattutto là dove c’è qualità, ma è necessario vedere con i propri occhi, visitare e toccare con mano questa realtà, intrecciare relazioni, per poi decidere che strategia usare e capire se il prodotto può avere caratteristiche vincenti. Ecco perché ogni evento firmato Heavent è tailor made, ovvero studiato su misura, in base al prodotto, al budget, al target di riferimento, al periodo dell’anno. Perchè la base in Cali-


fornia? Perché è qui che nascono i nuovi trend: la California del nord, non a caso, viene considerata la capitale americana del buongusto. Questo rende Heavent strategica anche da un punto logistico: a metà strada fra la città di San Francisco e i territori del vino di Napa e di Sonoma Valley, a circa un’ora d’auto dall’Università di California Davis (dove esistono istituti per lo studio dell’agricoltu-

ra e dell’enologia), e molto vicina a Silicon Valley. In questa ottica, Heavent propone ai produttori di vino del Bel Paese strategie personalizzate , incontri B2B, eventi di degustazione, presenza sui social media, contatti con stampa specializzata e opinion leader locali, i quali sapranno divulgare al mercato californiano la qualità dei prodotti offerti dalle aziende italiane.•

Due dei prossimi eventi: “The dream comes true.” Il vino italiano e il mercato americano. Grezzana (VR), 20 novembre 2014 Prima edizione per questo evento dedicato al vino nostrano e al mercato americano, riservato ai soli produttori: l’appuntamento è nel pomeriggio presso la sede di Redoro Frantoi Veneti, a Grezzana. Sarà l’occasione per fare il punto sul mercato degli Usa e californiano nello specifico, con dati e cifre alla mano, sui trend del momento, sui canali nuovi e tradizionali, sul sistema commerciale e distributivo, sulle strategie di promozione. La giornata avrà un piglio pratico e operativo, con interventi di professionisti come lo chef italiano Duilio Valenti che in collegamento live da San Anselmo farà importanti considerazioni sui gusti dei suoi clienti. I Grandi Vini è Media partner dell’evento: sarà il primo passo di una collaborazione duratura che porterà la rivista ad essere periodicamente distribuita anche nella West Coast, confermando così l’impegno su scala internazionale. Durante la giornata Heavent metterà in palio un premio, ovvero 5 notti al San Anselmo Inn – (www.sananselmoinn.com) più 6 giorni noleggio auto per poter visitare i luoghi descritti nel corso del workshop. Seguirà un buffet per i partecipanti.

“I VINI DI VENEZIA” Beverly Hills, 20 - 27 giugno 2015 Si terrà a Rodeo Drive, cuore di Beverly Hills, un evento/degustazione dai tratti esclusivi e intenti anche benefici. I proventi raccolti infatti andranno alla fondazione www.thecaterinasclub.org e sarà istituita una borsa di studio per studenti di enologia presso l’University of California. Protagonisti saranno i vini di Venezia: infatti attraverso U.Vi.Ve. (Unione Vini Veneti) verranno messe ai banchi d’assaggio15 aziende rappresentative, con la partecipazione di importanti partner locali. Dal 20 Giugno del prossimo anno infatti un numero selezionato di boutique di 2Rodeo esporranno nelle proprie vetrine bottiglie e materiale informativo delle cantine partecipanti (per fare qualche nome: Tiffany & Co, Jimmy Choo, Versace, Lanvin, Porsche Design). Per giovedì 25 giugno 2015 sono previsti i due appuntamenti clu dell’evento: nel pomeriggio, le degustazioni private ad invito per importatori, distributori, ristoratori e media. Dalle 18:30 alle 24.00 si terrà invece l’evento di gala, in occasione del quale l’intera via 2Rodeo sarà chiusa al pubblico per l’allestimento di 15 postazioni di degustazione dei vini delle cantine partecipanti e di una cucina per la preparazione di piatti freddi e caldi. I piatti serviti accompagneranno ovviamente i vini e rappresenteranno il meglio della gastronomia veneta ed italiana. L’evento è organizzato in collaborazione con Pilota Green.

Sede in California: Gusto Academy 339 San Anselmo Avenue San Anselmo CA 94960 Tel (415) 651 4017 Fax (415) 449 3553 gustoacademy@usabound.com www.usabound.com Sede in Italia: Via IV Novembre, 14/A 37126 - Verona Tel +39 045 8303002 Fax +39 045 6383119

Responsabile commerciale Italia: Alessandro Framba mob. 348 8820966 alessandro.heavent@gmail.com

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La grande prova della vendemmia Celestino Gaspari inaugura la sua nuova cantina green in coincidenza con un’annata molto complicata per la Valpolicella. Ma i precedenti fanno ben sperare...

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’Azienda Agricola Zymé in Valpolicella inaugura la sua nuova cantina green. Un progetto importante, che ha preso forma nella piena consapevolezza e rispetto dell’ambiente circostante, il quale rappresenta l’elemento fondamentale del

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di Giovanni Pellicci qualità che contraddistingue la concetto di fare vino del suo terra dell’Amarone. titolare, Celestino Gaspari. Un Si alza il velo sulla vostra concetto che è ancora più forte in nuova cantina che si caratquest’annata segnata dalle bizze terizza per un design molto del meteo, le quali hanno praparticolare e dal minimo imticamente compromesso la venpatto ambientale. Quali sono demmia. E’ per questo che serve gli obiettivi che hanno ispiramolta attenzione e coscienza per to il vostro lavoro? continuare a rivendicare quella

“L’obbiettivo era creare una continuità dell’esistente: l’idea prende infatti forma ispirandosi alla precedente struttura, la “cava” risalente al XIV secolo, oggi collegata in un unico blocco con la nuova parte. L’architettura delle forme riprende infatti alcuni tagli di pietra presenti appunto nella


cava: la porta d’entrata, le finestre in particolare sono l’identikit. Non solo a questo si limita la nuova cantina, che si veste e si compone in altre parti della stessa pietra tagliata nella realizzazione dello scavo. A completare poi l’idea è l’utilizzo di bioenergie ricavate dal sole con sistema fotovoltaico e dall’acqua con sistema geotermico”. Come il progetto riesce ad esprimere il suo profondo legame con il vino? “Siamo riusciti a sfruttare la parte viva della collina, risultata dal taglio dello scavo. La parete lasciata a vista e la cavità all’interno della barricaia fanno sì che temperatura e umidità siano costanti. Ciò è determinante per la trasformazione e l’evoluzione dei vini”. Da un punto di vista tecnico come è destinato ad evolversi il vostro lavoro, sia

dal punto di vista qualitativo che quantitativo? “L’evoluzione del nostro lavoro è legato alla qualità e alla ricerca continua con l’obbiettivo dell’innovazione. Per me qualità è produrre una bottiglia di vino facendo sì che tutto ciò che vi ruota attorno possa comunicare un progetto di vita. Non me la sento oggi di dire quante bottiglie produrrò fra dieci anni ma sicuramente non perderò il controllo di ciò che per me rappresenta la qualità”. Quella in atto è una delle vendemmie più complicate di sempre, specie per l’area dell’Amarone della Valpolicella. Qual è il suo giudizio in merito? “Quest’anno siamo davanti a una grande prova: la Valpolicella è una delle zone oggi riconosciute per i suoi vini. L’Amarone, in particolare, è un

vino d’arte, una delle massime espressioni d’identità del produttore. Per me, a causa delle particolari bizze che il meteo ha registrato quest’anno, non ci sono le condizioni per realizzare vini importanti, dobbiamo avere la coscienza di limitarci ad un buon, ma semplice, bicchiere di vino”. Lei però si consola con un aneddoto di buon auspicio che riguarda i suoi trascorsi con le annate complicate. Giusto? “Si, nel 1963 sono nato e la vendemmia è stata pessima. Una cosa bella ed una cosa brutta... Nel 1987 mi sono sposato e la vendemmia è stata pessima. Di nuovo una cosa bella ed una cosa brutta. Eccoci ad oggi, nel 2014, la vendemmia sarà pessima ma inauguro una splendida cantina. Come posso non essere ottimista?”.•

The great trial of harvest

Celestino Gaspari launches his new green cellar with a difficult year for Valpolicella. But the premises let hope for good...

Zymé in Valpolicella lauches its new green cellar, an important project that has taken shape from a profound respect of the surrounding landscape. That’s the most important element of Celestino Gaspari’s wine-making philosophy. This concept has become even more crucial in a year like this one in which the weather trend has compromised the harvest. A peculiar care and awareness are fundamental to preserve the quality that has always characterized the land of Amarone. So the veil is lifted over your new cellar and its peculiar design with a minimum environmental impact. What are the goals that

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what I mean for quality”. This one is the most complicated harvest you have ever made, especially for the area of Amarone della Valpolicella. What can you tell us about it? “This year we are facing a great challege: Valpolicella is wellknown due to its wines. Amarone, in particular, is an art, one of the purest expressions of its producer. I think that this year we do not have the conditions to create important wines, due to weather instability. We must have the heart to create only good simple wine”. But you have a good omen anecdote about your past bad years, isn’t it? “Yes, i was born in 1963 an awful Year. A good thing and a bad one. In 1987 I got married and harvest was awful too. And this year, a very bad year, I open my new cellar. How could I not be optimistic?”. • have inspired your work? “Our aim was to create a form of continuity with the existent. The idea has been inspired by the former XVI century hollow structure that has been connected to the new one in a unique block. Old stones from the cave have been used to shape the entrance and the windows. Also, the same stone extracted from the cave has been used to build other parts of the cellar. Finally, the cellar uses solar and water energy due to a photovoltaic system and a geothermal one”. How does this project express its relationship with wine-making? “We have been able to exploit the living slope of the hill resulting from the digging out of the cellar. Its visible side and the cave inside let us to preserve a constant temperature and humidity. And that’s funda-

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mental for wine-making”. From a technical point of view, how will your work develop in quality and quantity? “The development of our work is connected with quality and research. Our aim is innovation.

Quality for me means a production in which every aspect of it mirrors a life-project. In this moment, I cannot tell you how many bottles I will produce in ten years but I can assure you that I will not lose control of

AZIENDA AGRICOLA ZYME’ Sas di Celestino Gaspari Via Ca’ Del Pipa, 1 37029 San Pietro in Cariano (VR) Tel 045 7701108 Fax 045 6831477 www.zyme.it


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Basilicata

Aglianico del Vulture,

questo piccolo grande rosso I numeri della denominazione, un sorso di storia, un futuro che si apre. Forse

U

di Irene Graziotto

n vitigno di cui a lungo si è cercato l’origine, non solo etimologica – dall’aggettivo “ellenico” oppure dall’antica città tirrenica di Elea – ma anche ampelografica – portato dai Greci piuttosto che dai marinai Fenici, arrivato prima in Basilicata o forse al contrario in Campania. Nella mole del dibattito ci si imbatte infine in un diverso approccio: quello adottato da Filomena Ruppi in una sua relazione all’Accademia dei Georgofili a Firenze. La studiosa, oggi presidente del Movimento Turismo del Vino Basilicata, sposta infatti l’attenzione sul secondo termine del nome: quel “del Vulture” che sottolinea il fondamentale legame di un vitigno col suo terroir. Ecco finalmente sottolineato il contributo indispensabile fornito dal terreno vulcanico che identifica l’Aglianico di questa zona rendendolo diverso dagli altri biotipi campani del “Taurasi”. I cloni di Aglianico del Vulture omologati sono ad oggi due, il

VCR 11 e VCR 14, che si spartiscono 1.058 ettari di vigneti. La denominazione di origine controllata arriva nel 1971 e nel 2010 la tipologia “Superiore” conquista la Docg, confermando una consapevolezza di qualità che i 53 imbottigliatori pare abbiano sempre serbato in cuor loro. La sordina di cui soffre questo vino appare quindi incompatibile con la definizione di “Barolo del Sud” che gli è stata data per descriverne la vigorosità, l’intenso profumo, la grande struttura, alcolicità e lunga persistenza gusto-olfattiva. Ne va forse allora rivista la comunicazione e la promozione, approfittando non solo della determinazione di alcuni giovani produttori ma anche della visibilità che ha investito la provincia di Matera in merito alla candidatura quale capitale europea della cultura 2019. E sarà proprio attorno alla metà di ottobre, quando ci sarà il verdetto, che inizierà la vendemmia di questo piccolo rosso dal grande potenziale. •

Matera capitale della cultura europea 2019 Una candidatura decisamente ben calibrata perché mette in gioco non solo la città ma anche l’intero territorio circostante e perché include non solo le bellezze paesaggistiche ma si propone una vera e propria riscossa sociale, in grado di rivestire un valore simbolico per l’intero Sud Italia agli occhi europei. Ecco allora che la città scelta da Pasolini cinquant’anni fa per ambientarci il suo “Vangelo secondo Matteo” e con i suoi Sassi riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, centra, non a caso, il suo dossier sulla sostenibilità fra città e territorio. Fu infatti da qui che negli anni ‘50 prese le mosse il movimento agrario ed è sempre qui che nel 2010 la Confederazione Italiana Agricoltori ha stilato la “Carta di Matera” sottolineando l’impegno civico che il settore primario ha e deve avere in Italia.

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Basilicata

Tenuta I Gelsi,

il nobile Aglianico del Vulture “L’Emozione” sprigiona profumi suadenti, un corpo ben calibrato e una lunga persistenza

T

utto nasce nel 2003 per volere di Pasquale Bafunno e Potito Ruggiero, decisi a valorizzare il patrimonio viticolo di famiglia in uno degli angoli più suggestivi della Basilicata per bellezza naturalistica. Siamo a Rionero in Vulture, nella frazione Monticchio Bagni. Il primo vino prodotto non poteva che chiamarsi “L’Emozione”: è un Aglianico del Vulture Doc ottenuto da vecchie viti che ora hanno raggiunto i cinquant’anni e crescono su terreni vulcanici ed argillosi.

Prodotto solo nella annate migliori – sono disponibili le annate 2009 e 2011 – si presenta tendente al granato, con profumi di frutta matura e confetture fusi a sentori terziari di spezie, tabacco e cioccolato. Al palato si rivela un vino corposo, dai tannini maturi grazie all’affinamento di almeno 24 mesi in botti grandi, persistente, adatto a piatti di carni rosse e formaggi stagionati. “L’Emozione” regala grandi soddisfazioni come il diploma di Gran Menzione ed il premio Douja d’Or 2014. Non è da meno la

Malvasia Bianca di Basilicata “Gelso Bianco” Igt - vitigno quasi scomparso e recuperato dall’azienda che lo vinifica in purezza conquistando la medaglia d’argento al concorso internazionale “Il mondo delle Malvasie”. Colore giallo paglierino, aromi fruttati, gusto elegante e buona persistenza. Dell’azienda Ofanto trovate anche il Moscato dolce passito “Tentazioni” e l’olio prodotto da cultivar Ogliarola del Vulture e Cima di Melfi estratto con un processo di molitura a freddo a meno di dodici ore dalla raccolta. (i.g.)

Azienda Agricola Ofanto presents its “Tenuta I Gelsi”, a noble Aglianico del Vulture Winning perfumes, a well-balanced body and a long persistence: it’s “L’Emozione” In 2003 Pasquale Bafunno and Potito Ruggiero founded this winery to exploit their family oenological patrimony and to promote one of the most charming corners of Basilicata. We are in Rionero in Vulture, in a resort called Monticchio Bagni. The first label produced by this winery could not but be called “L’Emozione”: it’s an Aglianico del Vulture Doc made with the grapes of 50-yearsold vines that grow on volcanic and clayey soils. It’s produced only in the best years – now 2009 and 2011 harvest are available – and it has a garnet red color, ripe fruit and marmalade perfumes, spices, tobacco and chocolate inklings.

It reveals a good structure and ripe tannins, thanks to 24 months ageing in big barrels. Its taste is persistent and ideal with red meat and seasoned cheese. “L’Emozione” gives great satisfactions, such as a Gran Menzione and the Douja d’Or 2014. It is worth a taste also Malvasia Bianca di Basilicata “Gelso Bianco” Igt – a rare autochthonous grape variety that this winery is recovering – vinified in purity. This label has won the silver medal at the international contest “Il mondo delle Malvasie”. This wine has a straw yellow color, fruity aromas, an elegant taste and a good persistence. Ofanto produces also a

sweet Moscato Passito “Tentazioni” and an olive oil made of Ogliarola del Vulture and Cima di Melfi. This oil is the result of a cold extraction process 12 hours after the picking.

AZIENDA AGRICOLA OFANTO srl Tenuta I Gelsi Contrada Paduli Monticchio Bagni 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. +39 0972 080289 Fax +39 0972 080288 info@ofantovini.it info@tenutaigelsi.com export@tenutaigelsi.com www.tenutaigelsi.com

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Un’altra Campania Il Cilento è una terra difficile da inquadrare, tanti i paesaggi, i contrasti e le storie che si intersecano. Visitarlo è solo il primo passo per capirlo di Marina Ciancaglini foto di Sara Giusti

C

ampania felix, in questo caso lo è davvero. Parliamo del Cilento, la parte meridionale della Campania in provincia di Salerno, dove resti dell’antichità, ancora ben visibili, si amalgamano a borghi a picco sul mare, a spiagge e montagne, per dare vita a un paesaggio dove la natura fa da padrone. Il vino Il vino di questa zona è sicuramente meno conosciuto rispetto ad altre della Campania, come l’Irpinia o il Beneventano. Qui la viticoltura ha radici antiche ma solo da pochi anni i viticoltori hanno iniziato a vinificare e a produrre i propri vini, anziché vendere l’uva come in passato. L’aspetto

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organolettico dei vini, dove l’Aglianico e il Fiano sono i vitigni che caratterizzano maggiormente la produzione, è determinato da un particolare terroir: il microclima influenzato dalla vicinanza del mare e dalla protezione delle montagne, una ventilazione costante anche durante i caldi mesi estivi e dalla presenza del flysch cilentano, un terreno calcareo-argilloso, con rocce sedimentarie di origine marina, che dona al paesaggio colori incredibili.

La bandiera del gusto: la mozzarella di bufala cilentana Tanti sono i prodotti dell’eccellenza di questa terra, dal

fico bianco dottato, alla sopressata di Gioi Cilento al caciocavallo podolico, ma è la mozzarella di bufala il


vero simbolo del Cilento. E le bufale, miti animali dal manto nero, dominano il paesaggio, pascolando semilibere nei pascoli. I caseifici che producono mozzarella sono molti, con la possibilità di acquistare direttamente e in alcuni è anche possibile fare delle visite guidate per osservare le fasi produttive. Al caseificio Barlotti, uno degli storici, ai piedi di Paestum, è anche possibile mangiare nel-

la sala interna e nella veranda esterna, assaggiando la produzione di formaggi, salumi e carni di bufala. Proprio a Paestum viene organizzata ogni anno, con successo, “Le strade della mozzarella” un vero e proprio congresso tenuto da grandi chef, ricco di appuntamenti e degustazioni, organizzato in collaborazione con il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop. •

Una piacevole sosta

Si trova propria a Paestum, a pochi chilometri dal mare, il Savoy Beach Hotel, maestoso albergo che richiama, nella propria architettura con rimandi dorici, il passato. Il punto di forza è sicuramente lo spazio esterno dominato dal verde, che si estende su un parco di circa 40.000 metri quadrati, dove la vegetazione subtropicale, vicina alla splendida piscina, si affianca alla macchia mediterranea e al giardino all’italiana. All’interno dell’hotel, si trova il ristorante Tre Olivi, improntato su una cucina a “chilometro 0”: pesce freschissimo, pasta fatta in casa olio e prodotti del territorio.

www.savoybeachhotel.it www.treolivi.com

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Campania

Mai assaggiato il vino della “Casa dell’Orco?”

Fiano, Greco, Coda di Volpe, ma anche Aglianico e Taurasi: tutti vini Docg e Doc. Così la famiglia Musto porta l’Irpinia nel calice

H

a un nome piuttosto singolare quest’azienda tra Pratola Serra e Montefalcione, nel cuore verde dell’Irpinia. La particolarità del luogo, e ciò che probabilmente contribuì alla credenza antica che nelle campagne circostanti abitasse un orco, è data da un menhir composto da 3 pietre alte 5 metri e larghe due. Un monumento megalitico maestoso che continua ad esercitare fascino e arricchisce le vicine vigne di una solidità senza tempo. Pellegrino Musto, di professione avvocato, ha prestato tempo ed energie alla terra per continuare l’attività del padre. Il merito della bontà dei suoi vini spetta però al figlio Massimiliano, enologo, che con passione

e competenza dedica alla cantina tutto il suo tempo. “Prima coltivavamo e vendevamo le nostre uve migliori - raccontano - dal ’93 abbiamo iniziato a vinificare in proprio ed è cambiato tutto”. L’azienda oggi commercializza 200.000 bottiglie proponendo solo vitigni in purezza, ed è pronta a non fermarsi. “Se il mercato lo richiederà, ci siamo”, sottolinea il titolare con la consapevolezza che, se si vuole stare sul mercato, bisogna saperne interpretare le sfide con versatilità. Tra qualche mese sarà pronto il primo spumante dell’azienda, da uve Fiano, mentre il vino di punta è il Fiano Docg: elegante e armonico, la sua finezza lo rende ideale accompagnamento per una pepata di cozze d’inizio autunno. (s.a.)•

Have you ever tasted a “Casa dell’Orco” wine? Fiano, Greco, Coda di Volpe, but also Aglianico e Taurasi: all Docg and Doc wines. The Musto family offers a glass of Irpinia We visited a winery with a peculiar name that rises between Pratola Serra and Montefalcione, in the green heart of Irpinia. An ancient legend of this area talks about an orc who lived in the surrounding countryside. Here we find a menhir made of three stones 5 meters tall and 2 meters large, a megalithic monument that still arouses charm and mystery and enriches the near vineyards with an age-old patrimony. Pellegrino Musto, a lawyer, has devoted time

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and energies to this land to carry out his father’s winery. The quality of his wines is due to his son Massimiliano, the oenologist who follows the processing in the cellar with passion and competence. “We used to sell our best grapes but since 1993 we started to vinify our grapes and everything changed”. Nowadays the winery markets about 200.000 bottles per year and produces only grape varieties vinified in purity. But it will not stop here: “If the market demands,

we are be ready for it”, says the owner, who knows well that becoming an important presence on the market means to accept its challenges with a versatile spirit. In the next months, a new sparkling wine made of Fiano will be ready. Anyway, the buttonhole of the winery is Fiano Docg: an elegant and harmonic wine, to be tasted with mussels. • LA CASA DELL’ORCO Via Limaturo, 52 83039 San Michele di Pratola (AV) Tel. e Fax: +39 0825 967038 - 37247 info@lacasadellorco.it - www.lacasadellorco.it


Campania

I nuovi vini del Vesuvio L’Azienda Sorrentino interpreta il territorio vulcanico in chiave tradizionale e con un’elevata specializzazione. Il risultato? Vini di inedita longevità

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ll’ombra del Vesuvio la terra è difficile ma unica e affascinante, il gesto viticolo diventa eroico: serve conoscenza, pazienza e tecnica, non solo passione. Non ci si improvvisa viticoltori se alle spalle non si ha un progetto realizzato nel tempo. “Il nostro progetto PRODIVI, che si estende su 35 ettari fino a 600 metri di altezza, è

nato per riqualificare il territorio - spiega Giuseppe Sorrentino con una giusta produzione per pianta e un’equilibrata resa per ettaro. In passato si è investito poco, non si è sperimentato per migliorare l’espressione della zona vesuviana, che invece offre vini qualitativamente pregevoli e longevi”. Come il cru Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco

“Vigna Lapillo”, una selezione di Coda di Volpe (propriamente detta Caprettone) col 20% di Falanghina. Apprezzato in Italia e all’estero perchè fortemente identitario, delicato ed elegante; ha sentori minerali, floreali e una caratteristica nota di mandorla. Ottimo il rapporto qualità-prezzo.

L’abbinamento gastronomico da puristi della tradizione è di una semplicità assoluta: un piatto di spaghetti con i pomodorini del Piennolo del Vesuvio. L’azienda è anche l’unica ad aver prodotto una versione spumante Lacryma Christi bianco, realizzata sul Vesuvio: il DòRè, un’alternativa in bollicine ai “vini del vulcano”.(s.a.)•

The “new” wines from Vesuvius Sorrentino interprets its volcanic territory through traditional and high quality wines that reveal a surprising longevity At the foot of Vesuvius, land is hard to work but unique and charming and vine-growing requires knowledge, patience and skilfulness: passion is not enough. Here nothing can be left to the chance and vine-growers must act with a long run project. “Our project PRODIVI, that spreads over 35 hectares up to 600 meters above the sea level, aims to exploit and promote our territory – says Giuseppe Sorrentino – through a proper production and a limited yield

per hectare. In the past, wine-makers have not invested much on this territory but it can offer high quality and long lasting wines”, such as Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna Lapillo”, a selection of Coda di Volpe (properly called Caprettone) with a 20% Falanghina. This label is well-appreciated both in Italy and abroad, due to its strong identity and its delicate and elegant taste: it reveals mineral inklings, flowery perfumes, and a typical

almond aroma. Its price-quality ratio is excellent. Purists would taste it with the simplest dish: spaghetti and tomatoes of Piennolo del Vesuvius. This winery is also the only one that produces a sparkling Lacryma Christi Bianco in the Vesuvius area: it’s called DòRè and it’s an alternative version of the wines from the volcano.•

AZIENDA AGRICOLA SORRENTINO Sede legale e produttiva: Via Rio, 26 Sede Agricola per visite e degustazioni: Via Fruscio, 2 80042 Boscotrecase (NA) Tel e Fax: +39 081 8584963 info@sorrentinovini.com www.sorrentinovini.com

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Azienda agricola San Salvatore di Giuseppe Pagano via Dioniso snc, 84050 Giungano (Sa) Tel. 0828 1990900 fax 0828 1990901 info@sansalvatore1988.it www.sansalvatore1988.it

Campania

Quando la qualità è naturale L’Azienda Agricola San Salvatore si conferma come uno dei più interessanti progetti nel panorama enologico campano e raro esempio di conservazione della biodiversità

S

an Salvatore è una tanto giovane quanto unica realtà nel contesto vinicolo del Parco Nazionale del Cilento in provincia di Salerno, nata nel 2004 dalla volontà di Giuseppe Pagano, imprenditore di successo nel settore alberghiero ma con orgogliose origini contadine, di ritornare alla terra. Il nucleo centrale delle vigne è sito a Paestum, antica Polis della

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di Marina Ciancaglini foto di Sara Giusti Magna Graecia fondata circa 3000 anni fa in prossimità del mare. Un secondo vigneto si trova a Stio, nell’entroterra tra i 500 e i 600 metri d’altitudine, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento. A oggi l’azienda si compone di 23 ettari vitati su un totale di circa 110 ettari, con un’alta presenza di bosco e coltivazioni miste, dedicati anche all’olivocultura e all’allevamento di bufale

per la produzione di latte atto a divenire “Mozzarella di Bufala Campana DOP”. La conduzione agricola è totalmente biologica, nella tradizione contadina del rispetto della natura, con l’uso di metodi e preparati biodinamici, grazie anche alla produzione interna di concime dall’allevamento di bufale, che rendono San Salvatore un raro esempio di fattoria a ciclo “chiuso”. I vitigni col-

tivati sono gli autoctoni portati dagli Antichi Greci: l’Aglianico, il Fiano e il Greco, scommessa personale di Giuseppe Pagano nel riportare questo vitigno campano nel Cilento. Di recente è stato avviato anche un progetto sui vini senza solforosa aggiunta, insieme a Riccardo Cotarella, che collabora in qualità di consulente enologico sin dall’inizio. Dieci i vini prodotti, di cui il più am-


bizioso è la riserva di Aglianico “Omaggio Gillo Dorfles” dedicato al prof. Gillo Dorfles, critico d’arte, pittore e filosofo di fama internazionale ma anche grande amico di Giuseppe Pagano - le cui etichette, diverse per ogni annata, sono

la riproduzione di alcuni disegni appositamente realizzati dal maestro per questo vino. Sempre dall’Aglianico proviene Joi, uno spumante brut rosé millesimato metodo classico, prodotto e spumantizzato in quantità limitate all’interno

della bellissima cantina. L’eleganza dei bianchi campani è rappresentata dal Pian di Stio, proveniente dai vigneti di Fiano di Stio posti a 500-600 metri di altezza che ne esaltano le caratteristiche di sapidità e carattere. •

When quality is natural Azienda Agricola San Salvatore proves to be one of the most interesting projects in the oenological survey of Campania, a rare example of preservation of biodiversity San Salvatore is a young and dynamic reality in the oenological survey of the national park of Cilento in the province of Salerno. It has been founded in 2004 by Giuseppe Pagano, a successful entrepreneur in hotel business but proud of his peasant origins. The nucleus of the vineyards is in Paestum, an ancient Polis by the sea of the Magna Graecia, founded about 3000 years ago. Another vineyard grows in Stio, in the inland, 500-600 meters above the sea level, in the heart of the national park of Cilento. Nowadays the winery consists of 23 hectares of vineyards, of the about 110 hectares of the estate, that include woods, plantations, olive groves, and cattle breeding. The buffalos produce excellent milk that is transformed into “Mozzarella di Bufala Campana DOP”. Farming is completely organic and managed according to the ancient peasant tradition, in the respect of nature and biodynamic methods. Also the farm produces its own manure, giving a unique example of circular agriculture. In the vineyards grow the autochthonous varieties brought by the Ancient Greeks: Aglianico, Fiano and Greco, a personal challenge for Giuseppe Pagano, who decided to bring back to

Cilento this grape variety. Recently, he started a new experimental production of wine without sulphites, together with Riccardo Cotarella, who cooperates as oenological consultant. The winery produces ten labels. The most ambitious is Aglianico Riserva “Omaggio Gillo Dorfles” – dedicated to professor Gillo Dorfles, a famous art critic, painter and philosopher, but also a Giuseppe Pagano’s good friend. The labels of this wine changes every year and reproduce some draws expressly created by the master for this wine. Another wine made of Aglianico is Joi, a brut rosé sparkling wine millesimée classic method, produced in small quantities in the beautiful cellar. The elegance of the white wines of Campania is represented by Pian di Stio, a label made with the grapes of the vineyards of Fiano di Stio that grow 500-600 meters above the sea level.•

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Campania

Cobellis: nella terra le nostre origini In un luogo antichissimo, caratterizzato da un terroir unico, nascono vini di grande struttura e personalità

L

’azienda agricola Cobellis nasce negli anni Settanta, dalla passione per l’agricoltura e per la voglia di contribuire allo sviluppo e rilancio di un territorio del prof. Francesco Cobellis, affermato chirurgo e docente universitario, proveniente da una famiglia da sempre nel Cilento, che decise - in assoluta controtendenza rispetto alla generale fuga dalla campagna - di ampliare le proprietà di famiglia acquistando terreni e iniziando a impiantare vigneti destinati alla vendita delle uve, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. L’azienda, oggi gestita dal figlio, Massimo Cobellis, manager esperto in organizzazione e gestione aziendale, si estende per circa 350 ettari, destinati all’olivicoltura e all’allevamento di bovini e ovini, di cui solo 16 sono dedicati

di Marina Ciancaglini foto di Sara Giusti alla viticoltura. Dopo un lungo e faticoso processo di ristrutturazione e reintegro delle vigne, una decina di anni fa, si è deciso di iniziare a imbottigliare e vendere il vino, avvalendosi della consulenza dell’enologo toscano Lorenzo Scotto che in questa zona, ha rivisto non solo delle similitudini con alcuni paesaggi della sua terra, Montalcino, ma anche un grande potenziale per fare vini di qualità. Le vigne sono dislocate in 5 diversi siti e traggono la loro peculiarità proprio dal luogo dove nascono: un particolare microclima influenzato dal flysch cilentano, un’antica arenaria composta da argilla e sedimenti marini, dalla presenza dei monti alle spalle, dal mare distante pochi chilometri e da una costante ventilazione che protegge le piante

dalle malattie. L’obiettivo è avere dei vini che rispecchino totalmente la terra da dove provengono, dove i protagonisti principali sono l’Aglianico e il Fiano. Proprio dalla proprietà storica, con

Azienda Agricola Cobellis Località Prevetelupo, fraz. Pattano - Vallo della Lucania (SA) Tel./Fax: 0974 78955 - info@cobellis.it - www.cobellis.it

Cobellis: in the land of our origins In a very ancient place, a unique terroir makes well-structured wines with a strong personality Cobellis started its adventure in the 70s, due to Professor Francesco Cobellis’ passion for agriculture and to his wish to relaunch a territory. The famous surgeon and university professor comes from Cilento and in spite of the common contrary movement, he decided to go back to the land, to enlarge the family estate with new fields and planting vines in the heart of the national park of Cilento and Vallo di Diano. Nowadays his winery is managed

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piante di circa 40 anni e con rese molto basse, nasce il cru Vigna dei Russi, un Aglianico in purezza la cui spalla alcolica e la grande struttura lo rendono adatto al lungo invecchiamento.•

by his son Massimo Cobellis, who is a expert manager. The estate spreads over 350 hectares of land where grow olive trees and are breed bovines and ovines. 16 hactares are addressed to vine-growing. After a hard work of replanting, ten years ago they started to bottle their wine, helped by the Tuscan oenologist Lorenzo Scotto, who discovered a certain similarity between this land and his own one, Montalcino, but also a great potential to make quality wines. The

vineyards are dislocated in five different areas with peculiar characteristics: in particular, the peculiarities of these grapes are influenced by the typical microclimate of this area; by the “flysch” an ancient sandy stone made of clayey and see sediments; also, by the near mountains and a constant breeze that protect the vines from diseases. The winery exploits at best the qualities of this land. The protagonists are Aglianico and Fiano. With the grapes of the original 40-years vines, Cobellis produces cru Vigna dei Russi, an Aglianico in purity, suitable for long ageing due to its important structure. •


Campania

Viticoltori Polito,

in vigna da tre generazioni Vini influenzati da un particolare microclima e un’attenta vinificazione. Ecco il segno distintivo dei prodotti della famiglia Polito

S

iamo vicino ad Agropoli, a poca distanza dal mare e vicino ai monti del Parco del Cilento. Qui nasce, negli anni sessanta, l’azienda della famiglia Polito che, dopo anni di vendita delle proprie uve, inizia nel 2000 un processo di ristrutturazione dei vigneti e della cantina, a opera di Vincenzo Polito, che tutt’oggi gestisce l’azienda insieme al figlio Carlo. Attualmente dai 10 ettari aziendali si producono circa 40.000 bottiglie. La conformazione dei terreni è determinata dal flysch cilentano, composto da sedimenti di argilla che, unitamente alla vicinanza del mare e alla ventilazione costante, apporta ai vini strut-

di Marina Ciancaglini foto di Sara Giusti tura e longevità. Le vigne sono dislocate in 4 diversi siti, con un’altitudine che varia dagli 80 ai 250 metri sul livello del mare. Le uve coltivate principalmente sono l’Aglianico e il Fiano, dai cui nascono i vini più importanti dell’azienda, entrambi Cilento Dop. Il “Corsaro”, Aglianico in purezza con 1 anno di affinamento in legno e vino di grande corpo, con una buona gradazione alcolica che lo rende adatto all’invecchiamento, e il Fiano “Saracè”, fresco e sapido grazie all’influenza marina e che, pur essendo un bianco vinificato in acciaio, non teme l’invecchiamento. Entrambi i nomi sono legati alla storia del territorio, richiamando le incursioni sara-

cene ad Agropoli. La Riserva aziendale è il Don Vito, un Cilento Aglianico Dop, affinato per circa 18 mesi in barrique e tonneau, il cui nome viene dal fon-

datore dell’azienda, Vito Polito. Arte, sperimentalismo e tradizione, questa è la ricetta aziendale che ha portato la Cantina Polito ad accrescere negli anni.•

Viticoltori Polito three generations of vine-growers The distinguishing mark of the Polito family is a peculiar microclimate and a careful vinification We are near Agropoli, few steps from the sea and the mountains of Parco del Cilento. Here in the 60s was founded the Polito family’s winery. After having sold its grapes for a long time, the family started to make its own wine in 2000. Then, Vincenzo Polito restored the cellar and recovered the vineyards. Nowadays he manages his winery together with his son. In their 10-hectares vineyard, they produce about 40,000 bottles per year. The composition of the soil is determined

by the “flysch” of Cilento, a soil made of clay sedments that, together with the sea breeze, guarantee structure and longevity to these wines. The vineyards grow in four different areas, from 80 to 250 metres above the sea level. Here grow Aglianico and Fiano, the grape varieties that make the most important wines of this winery. The two buttonhole labels produced by Polito are both Cilento Dop. “Corsaro” is an Aglianico in purity, aged 1 year in wood: a well-

structured wine with a good alcohol content that makes it suitable for ageing. Fiano “Saracè” is a fresh and sapid wine, due to the influence of the near sea; it is a wine that do not fear a long ageing even if it is vinified in steel. Both these labels take their names from historical aspects of this territory, recalling the Saracen raids. The winery proposes also a Riserva, a Cilento Aglianico Dop refined about 18 months in barrique and tonneau: Don Vito take its name from Vito

Polito, the founded of the winery. Art, experimentation and tradition are the secrets of this winery, a recipe that have let it grow in the years. Azienda Vitivinicola Carlo Polito Via malagenia, 19 Agropoli (SA) Tel. 0974/1987052 Fax. 0974/1987052 Email : info@politoviticoltori.com Sito: www.politoviticoltori.com Facebook: Cantina Polito

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Campania

Bellaria, Irpinia

secondo tradizione Vinificazioni in purezza, vitigni autoctoni, lavorazioni naturali: dalla Falanghina al Coda di Volpe, dall’Aglianico al Greco di Tufo

E

tichetta black e white, con qualche pennellata di colore, e il vecchio tiglio che da secoli veglia su Roccabasce-

rana e sulla sua storia. Così si presenta l’azienda Bellaria, giovane società agricola nel cuore dell’Irpinia (“una regione nella regione”, spiega

il titolare Antonio Pepe), con quattro ettari lavorati e una produzione di appena 30 mila bottiglie. Grande protagonista è il Greco di Tufo, nelle due versioni “Primus” e “Oltre”, entrambi nella bella bottiglia renana, il primo affinato sei mesi in acciaio e il secondo tre. “Quello che contraddistingue il Greco di Tufo di questa zona è il terreno tufaceo con grande concentrazione di zolfo: ne deriva un vino con peculiarità uniche”, racconta Antonio. Ci sono poi il Coda di Volpe Doc (un’antica varietà campana, dai connota-

ti di freschezza e eleganza), la Falanghina Igp e l’Aglianico, l’olio Extravergine di oliva, le confetture e i sott’oli. Colpisce la grande cura e l’attenzione con cui si muove ogni singolo passo: dalla vigna alla cantina, dalla produzione all’estetica e al packaging. (c.c.)•

Greco di Tufo Docg “Primus” 2013 Un bianco di carattere, profumato e longevo. Il lungo processo di lavorazione fa del Primus un vino di grande qualità che ben si presta anche all’invecchiamento. Il tappo è di tipo sintetico: un Nomacorc realizzato con membrane in tessuto biologico, perfetto per conservare ottimamente questo tipo di vino.

Bellaria: Irpinia according to tradition Vinification in purity, autochthonous grape varieties and natural processing methods give life to Falanghina, Coda di Volpe, Aglianico and Greco di Tufo

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for 3 months), both presented in a beautiful bottle. “The distinguishing mark of this area is a tuffaceous soil with a good presence of sulfur. Greco di Tufo that grows on this land give life to a very distinctive wine”, says Antonio. Beside Greco di Tufo, the winery produces Coda di Volpe Doc (an ancient grape variety of Campania, characterized by freshness and elegance), Falanghina Igp and Aglianico, an extra-virgin olive oil, marmalades and vegetables preserved in oil. An important peculiarity of this winery

is the great care dedicated to every phase of the processing, from the vineyards to the cellar, from the products presentation, nothing is left to chance. Società Agricola Bellaria Srl Via Orsini, 11 Roccabascerana 83016 Roccabascerana (AV) Tel. (+39) 0825/1884010 Fax. (+39) 0825/993495 info@agricolabellaria.it www.agricolabellaria.it

This is to certify tha t Bellaria, Ag Campani lianico 2012 a

2013

has been judged by Asia’s bes t wine pro fessionals

and has bee n awarded a Commend

ed medal .

2014

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2014

The visiting card of Bellaria is a black and white label with light brushstokes of color and the old linden that have been guarding Roccabascerana and its past for centuries. This young winery rises in the heart of Irpinia (“a region in our region”, as Antonio Pepe says), and is made up of four hectares of vineyards that produce only 30,000 bottles per year. The true protagonist at Bellaria is Greco di Tufo: the winery proposes this grape variety in two versions “Primus” (refined 6 months in steel) and “Oltre” (refined


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Prolectus combatte la botrite e riduce la laccasi. La qualità del vino dipende dalla qualità dell’uva. Prolectus combatte efficacemente la botrite, riduce la presenza di laccasi e non interferisce sul lavoro dell’enologo. Prolectus è a base di una nuova molecola, esclusiva e innovativa, frutto dell’avanzata ricerca Sumitomo Chemical. Prolectus ha ottenuto l’Import Tolerance per gli USA. Prolectus, con un solo trattamento in pre-chiusura, garantisce una migliore gestione della strategia antibotritica.

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Liguria

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La vendemmia eroica nelle vigne a picco sul mare Nei borghi delle Cinque Terre, dove la raccolta delle uve è anche una sfida tra uomo e natura

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di Giovanni Pellicci

ra le tante affascinanti sfaccettature che sanno offrire le Cinque Terre c’è anche quella dei vigneti eroici. Se vi è capitato di visitare – via terra o meglio ancora via mare - uno dei suggestivi borghi della Liguria orientale, avrete potuto ammirare gli incantevoli pendii che, pur precipitando a picco verso il mare, riescono ad accogliere filari di vite tuttora fertili. Si tratta di un patrimonio (non a caso riconosciuto dall’Unesco come Sito Mondiale dell’Umanità nel 1997) che affonda le radici nella storia di una terra incredibilmente bella quanto complessa, dove l’uomo ha saputo introdurre un’architettura capace di trovare un’equilibrata sintonia con madre natura, preservando nel tempo un incredibile unicum ma anche garantendo esigenze di sostentamento, sia economiche che agroalimentari. Custode di questo prezioso contesto è il Parco Nazionale delle Cinque Terre, istituito nel 1999 anche per recuperare e conservare

questi affascinanti scenari, specie attraverso il mantenimento della viticoltura. “Il progetto del vigneto storico è nato nel 2005 – spiega Luca Natale, responsabile comunicazione del Parco e prezioso accompagnatore lungo i più suggestivi scorci - con l’obiettivo di recuperare il territorio terrazzato delle Cinque Terre sia in termini paesaggistici che di salvaguardia della biodiversità viticola, con particolare attenzione alla vite selvatica e ai vitigni minori e a forte rischio di estinzione”. Tra i vitigni recuperati e iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite ci sono il Rossese bianco, Ruzzese e Scimiscià. Oggetto di selezione è anche un’Albarola dai caratteri assai particolari, che potrebbe migliorare l’omonimo vitigno, base dei celebri vini bianchi Cinque Terre e Sciacchetrà DOC. Il momento della vendemmia è quindi un’affascinante quanto complessa sfida tra l’uomo e la natura, il cui esito dà origine a risultati straordinari, frutto di condizioni pedoclimatiche a dir poco uniche. •

I segreti dello Sciacchetrà

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Muletto Brentone

Il vino più rappresentativo delle Cinque Terre è lo Sciacchetrà, un raro ed eccellente passito la cui produzione è rinomata per la qualità più che per la quantità. La vicinanza delle vigne al mare, e soprattutto al terreno caldo ed assolato, fa sì che il vino che si ricava dalle uve di Bosco, con l’aggiunta di Arbarola e Vermentino, sia molto dolce. Le uve sono lasciate a passire almeno sino al 1° novembre in ambiente asciutto e ventilato, poi pigiate e lasciate fermentare per 21 giorni. Il vino viene in seguito travasato e lasciato affinare per almeno un anno. Profumatissimo, può essere abbinato a formaggi a pasta molle molto forti di sapore (come ad esempio un blu della regina o un brie), formaggi piccanti ed i dolci di buona consistenza come il Pandolce Genovese, i canestrelli e il panforte.


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Lombardia

L’Expo?

L’occasione per colmare il nostro gap

Emanuele Bottiroli, neo Direttore del Consorzio Oltrepò Pavese: “i prossimi obiettivi sono il potenziamento dell’export e l’Esposizione di Milano” di Claudia Cataldo

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ipassiamo la lezione: l’Oltrepò Pavese, è un territorio molto esteso che confina con la provincia di Piacenza da un lato e quella di Alessandria dall’altro, per un totale di 40 chilometri di vigneto senza soluzione di continuità, con 3.000 ettari coltivati a Pinot Nero. Rappresenta il 65% della produzione vitivinicola lombarda e si caratterizza per una produzione di grande qualità, sia nella versione spumante metodo classico che nei rossi, fino ad arrivare al marchio consortile Cruasè (un metodo classico rosè dal regolamento ancor più restrittivo). “Un po’ Champagne e un po’ Borgogna”, così definisce questo territorio Emanuele Bottiroli, da qualche mese Direttore del Consorzio. 34 anni, giornalista, comunicatore, Bottiroli riassume l’attività del Consorzio in due macro-aree: da una parte l’export, dall’altra l’Expo, naturalmente fra loro ben allacciate. “Nel 1912 già esportavamo i nostri vini a New York, poi le vendite fuori confine hanno subito un arresto, fino all’attuale 18% che è l’attuale quota export. Troppo poco, per una denomina-

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zione che fa i nostri numeri e un mercato interno non più pingue come un tempo”. “Dobbiamo tornare ad allargare le nostre vedute commerciali – continua il giovane Direttore - ecco perché abbiamo richiesto 700 mila euro di fondi Ocm e partiremo presto alla conquista di Usa, Russia, Svizzera e Cina”. Poi viene l’Expo, occasione imperdibile data anche la prossimità con il capoluogo lombardo. Oltre alla presenza nel Padiglione Italia e nel Padiglione Vino (i lavori sono ancora in corso d’opera), si vuole anche e soprattutto portare presenze direttamente sul territorio, investendo su un’accoglienza più moderna, attenta e preparata. “Il nostro Consorzio ha una grande rappresentatività (è stato uno dei primi con l’Erga Omnes, ndr) e vuole guidare tutte le aziende nel trovare una propria dimensione e professionalità, un suo posizionamento - aggiunge Bottiroli -. Il marketing collettivo, territoriale, è venuto meno in questi anni. L’Expo è la giusta occasione per colmare il ritardo accumulato e fare conoscere questo territorio e le sue ricchezze, enologiche e non”. •


Lombardia

Il Franciacorta Pas Dosé Millesimato de “La Torre” A breve sarà inoltre disponibile il nuovo Extrabrut da Pinot Nero

L

a prima cantina risale al 1969 ma il marchio “La Torre” nasce solo nel 2000 con Massimo Corsini e racchiude 22 ettari di vigneto sparsi in tutta la Franciacorta - così da poterne rappresentare le varie declinazioni. Il nome trae ispirazione dalla torre campanaria che fa da sentinella anche alla Locanda di famiglia. Gli studi da enologo di Massimo si fondono qui con l’esperienza

vinicola del padre, dando vita a otto etichette cui nel 2015 si aggiungerà un Franciacorta Extrabrut da Pinot Nero in purezza vinificato in bianco e connotato da una nota di frutta rossa, secco e schietto. Il nome? Per ora affina nella mente di Massimo. Al momento sono quattro i Franciacorta disponibili. Il Pas Dosé Millesimato è prodotto dalle uve di vecchi vigneti raccolte a mano e sottoposte a pigiatura soffice;

i 42 mesi di invecchiamento ne ammorbidiscono la schiettezza, che è, assieme alla mineralità, il suo carattere distintivo. Se cercate qualcosa di più indulgente optate per il Satèn, dal perlage persistente e di setosa morbidezza, o per il Rosé dall’ampio bouquet e per finire un Brut semplice che fonde le sfumature organolettiche di tutte le uve raccolte. E dopo il brindisi, pasteggiate con i tre Curtefranca: versione rossa

da Merlot, Cabernet Franc e Sauvignon, Barbera e Nebbiolo – un vino beverino e snello – versione bianca da solo uve Chardonnay connotato da fiori bianchi, freschezza e sapidità e infine la Riserva “Baccus” prodotta solo nella annate migliori. Per chiudere con un ospite gradito, ecco il Sebino bianco Igt passito: Chardonnay e Moscato Giallo per regalare toni melati e di frutta candita ideali a fine pasto.(i.g.)•

Azienda Agricola La Torre di Corsini Massimo Sede legale: Via Vittorio Emanuele 7 - Sede operativa: Via San Zeno, 6 - 25030 Torbiato di Adro (BS) Tel. +39 030 7450844 Cell. +39 339 3701014 Fax +39 030 7450844 - info@vinilatorre.it- www.vinidifranciacortalatorre.it - Facebook: Massimo Corsini

La Torre: from the heart of Franciacorta a Pas Dosé Millesimato with a strong character Soon available also a new Extrabrut made of Pinot Nero Their first winery is dated back 1969 but the brand “La Torre” was created in 2000 by Massimo Corsini and it encloses 22 hectares of vineyard that spread over the whole Franciacorta – in this way it represents its many faces. This brand takes its name from the belfry that guards the family inn too. Here Massimo’s oenological knowledge merges with his father’s experience in wine-making, giving life to eight labels and in 2015 a new Franciacorta Extrabrut made of Pinot Nero in purity, vinified in white, a dry and sincere wine, characterized by perfumes of red fruits. Its name is still refining in Massimo’s mind. Nowadays the winery produces four Franciacorta: Pas Dosé Millesimato is made of the grapes harvested manually from old vines and softly pressed; a 42-months ageing softens its sincere

character. If your are looking for something easier, try Satèn, a wine with a persistent perlage and a velvety softness, or the perfumed Rosé and a simple Brut that combines all the different organoleptic nuances of its grapes. And after toasting, let’s taste the three Curtefranca proposed by La Torre: the red version, made of Merlot, Cabernet Franc and Sauvignon, Barbera and Nebbiolo – a wine easy to drink and simple – the white version made of Chardonnay only, characterized by white flowers perfumes, freshness and a savoury taste, and “Baccus” Riserva a vintage wine produced only in the best years. Last but not least there is Sebino bianco Igt passito: Chardonnay and Moscato Giallo with apple and candy fruits inklings, the ideal wine to end a meal. •

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Lombardia

Un’altra emozione dal

Castello di Luzzano Romeo, il Gutturnio Doc Riserva 2011, festeggia il 2014 con due Gran Menzioni d’eccellenza: Vinitaly e Guida Ais “Emilia da bere da mangiare”

I

l vino si può fare in molti modi. C’è chi nel farlo guarda unicamente al mercato, chi solo al profitto. Poi c’è chi, invece, nel fare il vino si guarda dentro. E ogni bottiglia uscita dalla cantina è il risultato di scelte precise ed emozionali. Giovannella Fugazza, da oltre 30 anni alla guida del Castello di Luzzano, non solo produce vini eccellenti, ma disegna anche personalmente le loro

etichette, cercando sempre un filo rosso tra vini, vigneti e storia personale. Il Romeo è un Gutturnio Doc Classico Riserva, 60% Barbera e 40% Bonarda. A Luzzano lo fanno solo nelle migliori annate: 7.500 bottiglie per il 2011, una chicca. Nell’etichetta, un particolare del cancello d’ingresso al Castello: Romeo è l’apertura, l’inizio, ma anche l’omaggio - nel nome - a un vecchio contadino che lavorava nei vigneti e al quale ancora oggi è dedicato un “cru” dell’Azienda Luzzano. Robert Parker, nell’annata 2007 trovò l’esplosione di una miriade di profumi: mirtilli, lampone, viola e cuoio giovane”, alla stregua dei più grandi vini italiani. Perfetto con carne rossa e formaggi piccanti, a fine pasto può accompagnare dessert di frutta, grazie all’incredibile morbidezza dei suoi tannini . Aspettando una nuova emozione e un nuovo colore, l’inverno prossimo sarà blu e oro come l’etichetta del Romeo, raffinata e creativa. Non da tutti i vignerons, non per tutti i palati, ma solo per chi sa che le cose più buone spesso non hanno un’evidenza sfacciata e vanno cercate con curiosità e passione. (s.a.)• CASTELLO DI LUZZANO Loc. Luzzano, 5 - 27040 - Rovescala (PV) - Tel. +39 0523 863277 Fax +39 0523 865909 - info@castelloluzzano.it - www.castelloluzzano.it

Castello di Luzzano gives another emotion Romeo Gutturnio Doc Riserva 2011 celebrates 2014 with a Gran Menzione at Vinitaly and in the Ais guidebook “Emilia da bere da mangiare” There are many ways to make wine: you can work for the market, or for profit, but there is also someone who likes to look at himself to make his wine and every single bottle is the fruit of precise choices and true emotions. Giovannella Fugazza, who has been managing Castello di Luzzano for more than 30 years, produces excellent wines and designs personally their labels combining her work and her private story. Romeo is a Gutturnio Doc Classico Riserva, 60% Barbera and 40% Bonarda. This label is the fruit of the best years only: in 2011 there will be only 7.500 bottles, a true pearl. The label reproduces a detail of

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the principal gate of the castle: Romeo is its opening, a beginning but also a homage to an old vine-grower who used to work these vineyard. Robert Parker, defined the 2007 harvest “an explosion of perfumes: blueberry, raspberry, violet, leather”, a bouquet that could stand up to the best Italian wines. It’s ideal with red meat and spicy cheese, but also with fruit at the end of the meal, thanks to its very soft tannins. We are now waiting for a new emotion and a new color: next winter will be blue and gold, like the label of Romeo. It’s not a wine for everyone: it’s only for those who can appreciate rare and unusual pearls. •


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Piemonte

La Buona Italia in 7 punti Dal Gavi Lab arriva una lezione d’avanguardia sul prodotto-vino: tutti possiamo prendere appunti di Stefania Abbattista

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a Doc Gavi ha compiuto 40 anni e oggi rappresenta uno dei “circoli virtuosi” dell’enologia

italiana. A fine agosto, durante la manifestazione “Di Gavi in Gavi”, si

è tenuto il Gavi Lab, con l’obiettivo di stilare alcuni punti fermi per la “Buona Italia”. Un’esperienza inedita che ha messo a confronto 50 operatori (tra manager e imprenditori, operatori culturali e istituzionali, giornali-

sti) per stilare 7 “regole del gioco” (o hashtag-soluzioni, vista la vocazione social del Laboratorio, che è stato anche twittato in tempo reale e trasmesso in diretta streaming). La cittadina piemontese diventa

un paradigma per molte altre realtà consortili e vinicole italiane. Non tutti hanno questo passo ma si può imparare. Le 7 regole non sono un punto di arrivo, ma un patrimonio libero su cui costruire nuove idee.•

1. La filiera della bellezza: i prodotti sono il risultato di una sinergia tra territorio, arte, cultura, agricoltura e turismo. Vanno sempre inquadrati in quest’ottica, prima di essere gustati. 2. La cultura della terra porta allo sviluppo economico. 3. Una visione comune: solo facendo rete si diventa davvero innovatori. 4. Sinergia tra pubblico e privato: istituzioni e imprese all’unisono, è un po’ la nota dolente. Troppo spesso ancora le istituzioni pubbliche vengono percepite dagli imprenditori come poco presenti, a differenza della Francia dove invece è forte l’idea di una “regia” pubblica. 5. Muoversi nel mondo: un produttore non può pensare di vendere il prodotto “da casa”. Occorre viaggiare, “consumando scarpe e valigie”. 6. Il colore della comunicazione: l’enogastronomia è narrazione e coinvolgimento. Il prodotto si deve arricchire di storia del territorio, impregnarsi di radici e poi veicolarle. Non si può pensare di comunicare il vino senza toccare le corde dell’emozione. 7. Unione Italia: oltre i particolarismi. La “Buona Italia” può competere nel mondo solo se unita. Questa piccola realtà illuminata ha alle spalle un grande lavoro del Consorzio. Che ora, come sottolinea il Direttore Francesco Bergaglio, sta pensando di dare seguito a questi precetti trasformandoli in lezione concreta, tanto più che l’Expo non è lontano e la strategia di promozione è già avviata. Ma gli stimoli del Gavi Lab sono a disposizione di tutti, aperti e senza copyright, com’è giusto nell’era del 3.0. Il resto d’Italia saprà raccoglierli o starà a guardare?

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Piemonte

Tenuta L’Illuminata. Il gioiello vitivinicolo di Guido Folonari Quattro chiacchiere con un “figlio d’arte” che sul vino ha idee molto chiare. A cominciare da “Tebavio”, il suo Barolo.

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enuta L’Illuminata a La Morra segna l’esordio di Guido Folonari come imprenditore vitivinicolo… “Proprio così. Quando a 32 anni mi sono sentito pronto a sviluppare una mia realtà impren-

ditoriale, ho girato l’Italia alla ricerca di luoghi che mi emozionassero e di terreni vocati alla produzione dei grandi rossi italiani. L’approdo a Tenuta L’Illuminata nelle Langhe nel 2001 è un risultato del tutto naturale: la Langa ha sempre rappresentato per me il massimo della

viticoltura italiana, è la Borgogna d’Italia”. Qual è ad oggi la realtà di Tenuta L’Illuminata? “Tenuta L’Illuminata è un luogo unico: 11 ettari di proprietà tutti vitati – 6,5 ettari a Nebbiolo, 2,5 ettari a Barbera d’Alba e 1,9 ettari a Dolcetto d’Alba. Con il mio enologo di fiducia – Piero Ballario – abbiamo fatto un duro lavoro, senza scendere a compromessi. Ma i risultati ci hanno premiato: siamo giunti quest’anno alla quattordicesima vendemmia, con circa 50.000 bottiglie prodotte all’anno e vini che presentano un ottimo equilibrio tra tipicità e bevibilità”. Il Barolo “Tebavio” è il vino bandiera della vostra azienda. Quali i punti di forza che ne hanno determinato il successo? “Il Nebbiolo è forse il vitigno più difficile e affascinante da lavorare, bisogna conoscerlo e rispettarlo a fondo per consentirgli di offrire il massimo di sé nel tempo. È quanto abbiamo cercato di fare con il nostro Barolo “Tebavio” e tanto i critici quanto il pubblico riconoscono sempre più la qualità assoluta del nostro lavoro”.•

Tenuta L’Illuminata. Guido Folonari’s oenological jewel A talk with a man for whom winemaking originates in the family tree and who has clear ideas about it, starting from his Barolo “Tebavio”. Guido Folonari starts his career as oenological entrepreneur with Tenuta L’Illuminata in La Morra… “At 35, I felt ready to develop my own business. I travelled around Italy to find the suitable place that would give me emotional thrills and was ideal for the production of great Italian red wines. In 2001, it came almost natural to choose Tenuta L’Illuminata in the Langhe. The Langhe have always represented the top of Italian oenology, the Burgundy of Italy”. What is the reality of Tenuta L’Illuminata nowadays? “It is a unique place: 11 hectares of vineyards – 6.5 ha of Nebbiolo, 2.5 ha of Barbera d’Alba and 1.9 ha of Dolcetto d’Alba. Together with the oenologist Piero Ballario, we worked hard, never giving in to compromises. Nevertheless results have repaid us: this year we have had our 14th harvest, for a production of 50,000 bottles per year and wines that present an excellent balance between typicity and pleasantness”. Barolo “Tebavio” is the flagship wine of your estate. What are the secrets of your success? “Nebbiolo is the most difficult and charming grape variety to work with. One must know it and respect it to let it express its potential. That’s what we tried to do with our Barolo “Tebavio” and both critics and consumers have acknowledged the quality of our work”. • Tenuta L’Illuminata Località Sant’Anna 30 12064 - La Morra (CN) www.lilluminata.it - info@lilluminata.it Facebook: philarmonicadistribuzione Twitter: @philarmonicaspa

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Piemonte

Fra arte e vino

Tenuta Tenaglia: fra Monferrato e Asti, fra Barbera e Grignolino, un sorso di atmosfera piemontese nel cuore del Patrimonio Unesco foto di Pamela Bralia

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i origini bavaresi, un passato dove brilla la calda luce di Ischia e un presente che profuma di castagni e tartufi: ecco la storia di Sabine Ehrmann, titolare della Tenuta fondata nel XVII secolo dal Cavalier Giorgio Tenaglia. La struttura, che sorge ai piedi dell’antichissimo Santuario di Crea e ha capacità ricettiva, possiede una sala degustazione con vista mozzafiato sui vigneti circostanti – spesso sede di vernissage artistici. Dai trenta ettari di vigneto, con piante fra i 35 e i 50 anni, l’enologo Roberto Imarisio dà vita a vini come la Barbera del Monferrato Superiore Docg “1930” dedicata al padre di Sabine e nata per rappresentare una versione strutturata di quello che spesso è un vino vivace e beverino, considerato il fratello minore della Barbera d’Asti. Prodotto da sole uve Barbera raccolte a mano e provenienti da un unico ettaro di vecchie vigne lavorato in maniera certosina, “1930” subisce una vinificazione tradizionale. Ne emerge un vino dal passo piemontese, di colore rosso intenso, sentori

di frutta rossa matura che sfumano in un ricco finale di cacao amaro e vaniglia, ideale per la fassona o un brasato. Possiede invece un’andatura più giovane il Grignolino, pluripremiato dal Gambero Rosso per il suo equi-

librio, il colore vivace, il ventaglio aromatico – dal floreale al pepe nero – e il finale asciutto tipicamente amarognolo. Fra le sorprese della Tenuta il Syrah in purezza “Paradiso” e la Barbera d’Asti Docg “Emozioni”. (i.g.)•

TENUTA TENAGLIA Strada Santuario di Crea 5 - 15020 Serralunga di Crea (AL) Tel. +39 0142 940252 - Fax +39 0142 940546 info@latenaglia.com - www.tenutatenaglia.it

Tenuta Tenaglia: between Monferrato and Asti, among Barbera and Grignolino, art and wine meet A drop of Piedmont in the heart of the Unesco World Heritage Born in Bavaria, with a past story in Ischia where the sun shines, and a present one among the perfumes of chestnut and truffles: that’s Sabine Ehrmann’s life. Nowadays she is the owner of an estate founded in the XVII century by Cavalier Giorgio Tenaglia. The building rises at the foot of the ancient Santuary of Crea and has been converted into an agritourism, with a tasting room facing the surrounding vineyards where she often organizes art expositions. In her 30 hectares vineyards grow 35-50 years old vines. With these grapes the oenologist Roberto Imarisio creates wines such as Barbera del Monferrato Superiore Docg “1930”, a label dedicated to Sabine’s father and conceived to be a more structured version of an usually easy-to-drink

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wine. It’s made of Barbera only; the grapes are harvested manually from an old vineyard, cultivated with the utmost care. The traditional vinification method give to this wine a typical Piedmontese character, an intense ruby red color, perfumes of ripe red fruits, an a rich ending with aromas of cacao and vanilla. It’s ideal with structured meat dishes like braised meat of fassona. A younger character is instead the peculiarity of Grignolino, many time awarded by Gambero Rosso due to its perfect balance, its lively color and its complex bouquet – from flowers to black pepper – and a dry bitterish ending. Among the surprises proposed by this winery there is a Syrah in purity, “Paradiso”, and a Barbera d’Asti Docg, “Emozioni”. •


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Sardegna

Dove la natura ha (ancora) la meglio sull’uomo Lungo la Strada del Vino Carignano del Sulcis, tra cantine e scorci mozzafiato, si scopre un paesaggio a tratti ancora intatto. E un contest fotografico premia gli scatti migliori di Giovanni Pellicci

Info su: www.stradadelvinocarignanodelsulcis.it

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entre la Toscana discute animatamente di un futuro fatto di meno vigne, un viaggio nel sud orientale della Sardegna consente di scoprire un suggestivo angolo dove la natura ha avuto (almeno finora) quasi la meglio sull’uomo. Il quasi è d’obbligo perché, qua e là, si vedono tracce di interventi che lasciano a desiderare, ma nulla a confronto di altri scempi, più o meno autorizzati, che caratterizzano la nostra maltrattata Italia. Siamo nel Sulcis, patria del Carignano, Doc onesta e capace di regalare vini schietti e genuini. Proprio come i sardi, incontrati lungo le rotte che, muovendosi da Cagliari, conducono fino a Giba, S. Anna Arresi, quindi le Isole di Sant’Antioco e di San Pietro, con il gioiello di Carloforte, e poi di nuovo Portoscuso, Iglesias e Carbonia. Se scegliete di viaggiare sotto costa, ammirerete la suggestiva panoramica che, curva dopo curva, svela incantevoli calette dove è possibile concedersi un bagno anche fuori stagione. Girando lo sguardo verso l’interno noterete, invece,

il dominio pressoché incontrastato della natura, che più sull’interno lascia spazio a filari di vigna rigogliosi, riscaldati da un sole generoso anche in questa pazza estate 2014 ma anche temperati da un robusto vento di maestrale che arriva dal mare. Itinerari, spunti e assaggi sono suggeriti dalla Strada del Vino Carignano del Sulcis che riunisce cinque piccole realtà produttive della zona. Sentieri da percorrere anche indossando scarpette da trekking oppure in bicicletta, così da stuzzicare l’appetito. Dopo, infatti, non potrete mancare un assaggio, tanto per citare alcune ricette tipiche della zona, di fregola con le vongole, un arrosto di pecora oppure i pregiati filetti di tonno proposti nelle mille ricette carlofortine. Il Carignano del Sulcis nel calice sarà il compagno di viaggio più equilibrato. E se scatterete una foto dei vostri momenti, inviatela alla Strada che propone un divertente contest destinato a premiare il miglior momento con 4 pregiate bottiglie. C’è tempo fino al 31 dicembre per farlo. •

Vendemmia 2014 Per la vendemmia 2014 l'assessorato all'Agricoltura della regione autonoma Sardegna ha autorizzato l’aumento del titolo alcolometrico voluminico per i vini spumanti, i vini DOP e IGP e spumanti di qualità. L'aumento è consentito per i prodotti della vendemmia, ottenuti da uve raccolte nella regione e atte a dare i vini Igt e i vini Doc e Docg (Dop) Alghero, Arborea, Cagliari, Campidano di Terralba, Mandrolisai, Monica di Sardegna, Nuragus di Cagliari, Carignano del Sulcis (esclusa la tipologia superiore), Sardegna Semidano (esclusa la tipologia passito), Vermentino di Sardegna, Vermentino di Gallura e Vernaccia di Oristano.

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Olianas,

profumo di

Sardegna

Siamo in Sardegna con Stefano Casadei, titolare assieme ad Artemio Olianas dell’Azienda vitivinicola che porta il nome di quest’ultimo.

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tefano, ci racconti come nasce Olianas. «Era il 2000 quando io ed Artemio abbiamo messo assieme le nostre esperienze: lui, la Tenuta di

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famiglia riconvertita a vite. Io, la mia professione di agronomo e la mia esperienza nel settore vitivinicolo. Ne è nata un’Azienda che, nel cuore della Sardegna più profonda e a

vocazione agricola, produce grandi vini che parlano di territorio ma con un nuovissimo approccio agronomico: il BioIntegrale.» BioIntegrale: di cosa si

tratta? «L’agricoltura BioIntegrale nasce da un presupposto imprescindibile: la tutela dell’ambiente come requisito essenziale per il futuro. L’agricoltore BioIntegrale ha l’obbligo morale di mantenere e valorizzare il proprio ambiente di coltivazione tramandando ai propri figli un ecosistema migliore di quanto ricevuto a sua volta. Tradotto in termini vitivinicoli, in Olianas siamo protagonisti di un grande lavoro sui suoli e sui terreni che si traduce in una maggiore vitalità e longevità delle viti. Riduciamo l’intervento dell’uomo sulla pianta, recuperiamo pratiche antiche avallate però da un moderno approccio scientifico: cavalli da tiro al posto di mezzi meccanici, vinificazione in anfora così come fanno ancora in Georgia (dove, non dimentichiamocelo, nasce


l’antenata di tutte le viti, la vitis vinifera, e i primi esperimenti di viticoltura).» Ci parli brevemente dei vini Olianas. «Sono quattro, per il momento: vini legati al territorio, da viti-

OLIANAS, perfume of Sardinia We are in Sardinia, with Stefano Casadei, owner together with Artemio Olianas of the homonymous winery Stefano, can you tell us how was created Olianas? «It was 2000, when Artemio and I combined our experiences: he had a family winery and I am an agronomist with a long experience in wine-making. From this combination we created a winery - in the heart of Sardinia - to produces great territorial wines with a new approach: BioIntegral» BioIntegral: what is it? «BioIntegral agriculture starts from an essential principle: the protection of our environment as fundamental element for our future. BioIntegral agriculture has the moral duty of protecting and exploiting the typicalness in order to hand it down to our children and to leave them a better ecosystem than the one we have received. Pratically,

gni autoctoni. Produciamo un Vermentino fruttato e molto elegante, un Cannonau floreale e di buona struttura, un giovane e vivace Rosato, e il rosso Perdixi, speziato e di buona struttura.» (e.b.)• at Olianas we are the protagonists of an important work with the soils to guarantee more longevity and vitality to our vines. We reduce human intervention on the vine recovering ancient methods with a modern scientific approach: that is, horse instead of machines, wine-making in amphora (as well as they do in Georgi, where the progenitor of the vine, vitis vinifera, was born, together with the first attempt of wine-making». Could you tell us something about the wines branded Olianas? «We produce four labels, nowadays: all wines with a strong tie with their territory, of course, made of autochthonous grape varieties. A fruity and elegant Vermentino, a flowery and well-structured Cannonau, a young and lively Rosato, and a spicy structured red wine called Perdixi». • Società Agricola Olianas 08030 GERGEI (CA) Tel.: 055 8300411 www.olianas.it olianas@olianas.it

I VINI OLIANAS • Vermentino (Doc Vermentino di Sardegna); • Rosato (Igt Isola dei Nuraghi); • Cannonau (Doc Cannonau di Sardegna); • Perdixi (Igt Isola dei Nuraghi). Vitigni autoctoni – cannonau, vermentino, tintillu, nasco, bovale, carignano –, uniti a un grande lavoro in vigna e in cantina, confezionano vini di carattere che parlano di Sardegna.

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Toscana

La Toscana si interroga sul futuro dei vigneti Tensione tra i filari: il Piano paesaggistico regionale non piace a nessuno. La politica farà un passo indietro? di Elisa Berti

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roppi vigneti, spesso intensivi, che indeboliscono e mettono a rischio il territorio, sia dal punto di vista estetico che idrogeologico. E’ quanto emerge dal Piano di Indirizzo Territoriale (Pit) della Regione

Toscana, fulcro di un acceso che animato il finire dell’estate. Al dibattito hanno partecipato produttori, rappresentanti politici, associazioni di riferimento del settore e Consorzi toscani: il tema è di fondamentale interesse sul piano economico, turi-

stico ma anche culturale. Senza dimenticare che la Regione Toscana tornerà alle urne per le elezioni la prossima primavera e il tema diventa di attualità nell’agenda politica dell’attuale Governatore Enrico Rossi che punta dritto al secondo manda-

to. Abbiamo sentito il parere di due tra gli attori principali della vicenda: Sergio Zingarelli, Presidente del Consorzio del Vino Chianti Classico, e Anna Marson, assessore regionale all’Urbanistica e alla pianificazione di territorio e paesaggio. •

Sergio Zingarelli Quali sono i punti del Piano paesaggistico che non vi piacciono? “Tutti noi contestiamo una parte precisa, quella strettamente legata ai vigneti. In particolar modo è sotto accusa una zona della provincia di Siena: quello che noi ribadiamo è che il vigneto non ha un impatto negativo sull’ambiente, anzi! Mi capita spesso di vedere turisti che si fermano per la strada a fotografare i nostri vigneti, bellissimi ed estremamente curati. E’ anche grazie ai nostri filari che zone fino a qualche anno fa dimenticate, sono oggi ripopolate e meta di turismo”. Il Piano sembra miri a difendere un territorio, non solo dal punto di vista dell’estetica, ma anche della salvaguardia e della sicurezza. Cosa c’è di vero? “Le cose sono molto cambiate rispetto a 30-35 anni fa. Le aziende vitivinicole non deturpano la zona, ma vi apportano delle migliorie, anche in termini di sicurezza poiché hanno tutto il vantaggio di farlo”. Il Piano è stato letto come una sorta di atto di accusa contro tutti gli imprenditori del settore agricolo. Perché? “Io parlo soprattutto a nome dei viticoltori. Le parole dell’assessore Marson che parla di estremi cambiamenti del tratto paesaggistico da parte di interventi di produttori vinicoli, mi fanno dedurre che non ami molto i vigneti. Anziché demonizzare tutta la categoria, bisognerebbe fare i nomi e non additare indistintamente e demonizzare chi, a questo paesaggio, sta apportando migliorie”. Il Marchese Frescobaldi sostiene che “il testo sia stato redatto da tecnici competenti, ma che hanno una visione scolastica dell’ambiente”. E’ d’accordo? “Probabilmente se ci fosse stato qualche tecnico davvero esperto in materia in commissione sarebbe stato molto meglio”.

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Anna Marson

fra le monoculture citate ci sono anche le grandi estensioni di vigneti quando questi si presentano come unità colturali di diversi ettari ciascuna, ripetute senza interruzione alcuna nell'estensione complessiva, a volte anche nel rapporto tra lunghezza della parcella impiantata e pendenza della stessa”. Durissime le parole con cui è stato accolto il Piano. Cattiva Quali sono i contenuti principali del Piano paesaggistico? “Il Piano paesaggistico integra il Pit della Regione Toscana con i contenuti previsti dal Codice nazionale dei beni culturali e del paesaggio per i piani paesaggistici regionali. Questo strumento da un lato codifica in modo univoco le regole da rispettarsi nelle aree interessate da vincoli paesaggistici statali, dall’altro approfondisce la conoscenza e l’interpretazione dell’intero paesaggio regionale, definendo obiettivi di qualità e direttive rivolte ai piani urbanistici. Il lavoro sulle aree vincolate è stato condiviso con tutte le Soprintendenze locali, oltre che con gli uffici regionali e nazionali del Mibact”. Perché è stato letto come attacco così diretto ai vigneti? “In diversi passaggi del testo sono presenti riferimenti ad alcune criticità, in primo luogo idrogeologiche ed ecosistemiche, prodotte dalle monoculture intensive e specializzate estese per molti ettari senza soluzione di continuità. In alcuni contesti

interpretazione? “Ritengo opportuno distinguere fra attacchi politici (di diversa natura e scopo) e obiezioni di merito. La struttura del piano è per sua natura complessa, ogni riferimento va contestualizzato rispetto al fatto che descriva criticità in atto o che preveda azioni normative al riguardo. In alcuni casi è stato usato un linguaggio che ha evidentemente fatto sentire alcuni viticoltori sotto accusa. Ci tengo a ribadire che noi intendevamo evidenziare la criticità di alcune specifiche situazioni, e siamo pronti anche a rivedere il linguaggio usato al riguardo, ma è stato invece passato il messaggio, non vero, che il piano era in generale contro i vigneti. Un'accusa tanto assurda quanto paradossale”. Il fronte contrario al Pit si presenta duro e compatto. Come pensate di trovare un punto di incontro? “Nel merito il confronto è tuttora aperto, con tutta la disponibilità a migliorare per quanto possibile la sintesi fra i diversi punti di vista e le diverse esigenze”.•

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Feudi Sicani: vini nati

dalla passione e dall’amicizia Peter Lorenzo Guidelli presenta i suoi vini siciliani, che si uniscono a quelli toscani firmati Feudi Ghibellini

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’ dall’amicizia tra Peter Lorenzo Guidelli, anima dell’azienda aretina Feudi Ghibellini, e Giandomenico Sciambra, che nel 2011 è nato il marchio Feudi Sicani, sotto il quale si raccolgono ben quattro etichette. Queste sono prodotte nella provincia di Palermo, esattamente all’interno dei confini del comune di Contessa Entellina, fulcro della Sicilia e a caratterizzarle è una lavorazione completamente biologica prossima alla certificazione, realizzata nel rispetto di semplici ma importantissime regole di produzioni territoriali. “Non producendo bianchi in Toscana ho scelto di buttarmi

sulla produzione di bianchi siciliani– racconta Guidelli – Per questo considero come prodotti principe della produzione firmata Feudi Sicani, il Catarratto e il Grillo, entrambi nati dagli omonimi vitigni, perfetti in abbinamento a pesce e carni bianche e sempre più apprezzati presso gli intenditori, tanto che il secondo è stato selezionato al Merano Wine Festival 2014”. A completare la produzione di Feudi Sicani sono anche i due rossi: il Nero D’Avola, dal colore rosso porpora, perfetto in abbinamento a carne rossa e formaggi e il Syrah, dal colore rosso intenso, consigliato con grigliate, selvaggina e affettati. (l.m.)•

Feudi Sicani: wines that spring from passion and friendship Peter Lorenzo Guidelli presents his Sicilian wines, which add up with the Tuscan ones labeled Feudi Ghibellini The brand Feuds Sicani was born in 2011 from the friendship between Peter Lorenzo Guidelli, the soul of the winery Feudi Ghibellini from Arezzo, and Giandomenico Sciambra. The winery proposes four labels, which are produced in the province of Palermo, just within the borders of the municipality of Contessa Entellina, the hub of Sicily, and they are characterized by a completely organic process (soon they will gain the certification) based on simple but important rules of territorial productions .

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“Since we do not produce white wine in Tuscany I decided to throw myself on the production of Sicilian white wines – tells Guidelli – That’s why I consider Cataratto and Grillo the buttonhole of the production of Feudi Sicani. Both this wines are made of the homonymous grape varieties and are excellent in combination with fish and white meat. These wines are increasingly appreciated by connoisseurs, so that the latter was selected at the Merano Wine Festival 2014”. To complete the production of

Feudi Sicani there are also two red wines: Nero D’Avola, with a purple color, perfect with red meat and cheese, and Syrah, with a deep red color, recommended with grilled meats, game and salami. Feudi Sicani - Feudi Ghibellini Loc. Ceciliano 67/a 52100 - Arezzo (AR) Tel. 0575 321437 Peter Lorenzo Guidelli 377 2961600 info@feudighibellini.it www.feudighibellini.it

Una sorpresa caratterizzerà le prossime bottiglie di Feudi Sicani: un collarino riporterà una breve scheda tecnica del vino e tante interessanti ulteriori informazioni.

A surprise will characterize the next bottles of Feudi Sicani: a collar will include a brief specification sheet and a lot of other interesting information.


In Valle piccolo è bello.

Ecco perchè

Cos’è oggi il vino valdostano? Ce lo racconta il suo enologo regionale, Massimo Bellocchia

di Stefania Abbattista

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coprire la Valle D’Aosta attraverso il suo enologo regionale consente un punto d’osservazione privilegiato e obiettivo al tempo stesso. Perché a uno come lui, si capisce subito, piace lavorare con concretezza, tenendosi al riparo dalla lode autoreferenziale. Nelle sue numerose degustazioni di carattere divulgativo in giro per l’Italia, riscontra interesse per i vini valdostani? “Chiamarlo interesse forse è un po’ eccessivo...però la nostra è una regione molto piccola, che lavora con il 60-65% di autoctoni, e in un contesto globalizzato

come quello attuale stimola sicuramente la curiosità. La produzione di nicchia incuriosisce sempre ed è un valore aggiunto”. A che punto è la conoscenza del vino valdostano fuori dai confini regionali? “Più che fuori, la conoscenza avviene dentro i confini. Mi spiego meglio: la regione produce 2 milioni bottiglie annue di media, il 70% circa rimane in loco. La Valle ha 135 mila abitanti ma, a livello turistico, supera il milione di passaggi. Una gran fortuna che ci consente di non portare il vino fuori, ma di portare il turista qui. È un limite-non limite, è

un vantaggio proporre sempre il piatto tipico e il vino dello stesso luogo”. Quindi il vino da voi è un’ isola felice? “Non esageriamo.. dico che in un mondo agricolo dove frutticoltura e zootecnia stanno soffrendo, la viticoltura va meno peggio; non è tutto rose e fiori ma va meglio di altri settori”. Qual è il punto di forza di questi vini? “Sono molto particolari, caratteristici, rappresentativi del territorio. Abbiamo uno dei bianchi più alti d’Europa, il Morgex et la Salle, ai piedi del Monte Bianco. Si coltiva a 1200/1250 metri, un

caso quasi unico. Ha grande freschezza e si presta ottimamente anche per un metodo classico, come aperitivo o con prosciutti locali e fontine giovani”. Che vini si aspetta dalla vendemmia 2014? “L’estate è stata piovosa più del solito, con temperature sotto la media; per fortuna da noi i ristagni idrici non si sa cosa siano, la vite è sulla roccia, la zona è alpina e ventilata, non ci sono grossi problemi di botrite, oidio e peronospera. La vite ha comunque potuto lavorare al meglio. Ci sono le premesse per un’annata, se non eccezionale, decisamente buona”.•

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Veneto

Strada del Vino Valpolicella:

non solo Amarone

Un territorio che offre anche altro, dalle cascate di Molina alle ville venete, dal Monte Baldo al Monte Veronese – che seppur di rilievo non è un’altura ma un formaggio

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a zona era già nota ai villeggianti romani, che per le molte cantine esistenti la chiamarono per l’appunto “Valpoli-cellae”. Fu poi Federico Barbarossa – nomen omen – ad ufficializzare l’appellativo di questa patria d’elezione dei grandi rossi: Amarone, Val-

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di Irene Graziotto. Foto di Pamela Bralia policella Classico e Valpolicella Ripasso Superiore e infine il dolce Recioto. E se questa è storia nota, ciò che invece rimane ancora sconosciuto ai più è il contorno: un ricco ventaglio di offerte culturali e gastronomiche legate ai pendii collinari che dalla pieve romanica di San Pietro in Cariano

salgono a nord fino al Monte Baldo, “il giardino d’Europa”. Basta allora prendere una bicicletta e appoggiarsi all’efficiente rete di strutture ricettive legate alla Strada del Vino, con una neo eletta presidentessa, Miriam Magnani, che punta ad obiettivi concreti. “Lavorare bene e lavorare in-

ternazionale” perché spesso chi arriva a Verona o sul Lago di Garda nemmeno si rende conto del paradiso che si apre appena più in là. “Lavorare con un turismo differenziato perché la Valpolicella è più di una semplice valle dove si produce vino” e soprattutto creare un’offerta adatta anche


Miriam Magnani

Ristorante al Tesoro

Una tipica locanda veneta, “un’osteria” la definisce Fabio Marogna che col fratello Giorgio conduce quest’attività familiare avviata nel 1970. Il Tesoro lo trovate sia guardando in alto verso il Fortino omonimo che risale alla prima Guerra Mondiale, ma soprattutto posando gli occhi sul piatto: dai bigoli al torchio con sugo di cinghiale cotto nel Valpolicella Ripasso Superiore, al filetto di maiale con Monte Veronese e tartufo nero della Lessinia, dall’uovo sodo viola – una ricetta di famiglia della cucina povera – marinato nel Valpolicella Ripasso al cestino con polenta e porcini oltre alla sopressa, alla Scorzonera servita per contorno. Il tutto accompagnato dai vini locali uniti al tono conviviale di Giorgio che, per spiegarvi cos’è la Valpolicella e cosa significa per lui, non lesina racconti popolari, citazioni degasperiane e l’invito a venire qui di giorno nella bella stagione per godere la terrazza panoramica.

Dove Mangiare

ad accogliere persone con disabilità. In questa direzione sono già state effettuate alcune iniziative in collaborazione con l’Associazione Italiana Ciechi e in cantiere fermenta l’idea di un bollino per contraddistinguere le cantine e le strutture ricettive in grado di rispondere a tale esigenza. “Offrire una consulenza esperta sul territorio che parte dalla conoscenza del socio” ecco il ruolo della Strada del Vino, così da saper rispondere tono su tono a quello che cerca il turista. Dal pranzo nell’osteria ai piedi dei Lessini alla visita in cantina e nelle aziende di

prodotti agricoli e caseari – in primis il Monte Veronese Dop, dove “monte” sta per mungitura e la cui versione prodotta con latte d’alpeggio è Presidio Slow Food – senza dimenticare le sagre locali come il Palio del Recioto del lunedì di Pasquetta, la corsa in bicicletta del martedì successivo o la Magnalonga, la passeggiata enogastronomica settembrina di Negrar. Ma anche stuzzicare l’ospite con un itinerario fra ville venete e pievi romaniche, o con un week end di relax da trascorrere fra il Lago di Garda e le terme. Chi invece cerca l’escursione naturalistica, qui trova il Ponte di Veja a Fumane e il ponte tibetano di Marano, le Cascate di Molina e la zona archeologica di Riparo Tagliente. Trasformare l’appeal enogastronomico della zona in un richiamo a tuttotondo che sappia convogliare qui un turismo lento e di qualità, cercando di fare gruppo e ricordando che “se funziona, funziona per tutti” ecco l’obiettivo della Strada del Vino Valpolicella.•

www.ristorantealtesoro.it

Pizzeria Ristorante da Pasquale

Mettete un napoletano in Valpolicella ed ecco “Da Pasquale”: non solo la classica pizza a metro napoletana cotta in forno a legna ma anche pesce di mare, dalle cozze gratinate alla zuppa di vongole con crostoni, dal pesce spada con olive nere ai gamberoni al brandy, oltre al tocco natìo nei dolci come le sfogliatelle. Il locale è ampio, adatto anche per pranzi di gruppo e nella bella stagione consente di mangiare anche all’aperto. La posizione adiacente l’Hotel Valpolicella International lo rende il posto ideale dove pasteggiare se si è stanchi dal viaggio.

Hotel Valpolicella International

Dove Dormire

Situato ad un quarto d’ora in auto dal Lago di Garda, a quindici minuti da Verona e altrettanti dalla Valpolicella, l’hotel gode di un’ottima ubicazione per chi ha impegni a Verona Fiere – con servizio navetta a disposizione – ma desideri evitare il caos cittadino. Tre le tipologie di stanze, dall’Amarone con lenzuola di raso e parquet al Valpolicella Classico che si differenzia dal Recioto solo per la presenza di letti singoli. Dotato di sala convegni e di wi-fi gratuito, l’hotel offre pacchetti spa in collaborazione con le terme di Aquardens. Fra i punti di forza, oltre alla cordialità del personale diretto da Stefania, la colazione con croissant freschi e vista sui vigneti.

www.hotelvalpolicella.net

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Veneto

Fattoria Monte Fasolo,

un terroir frizzante

Dai Colli Euganei Fior D’Arancio, lo Spumante Docg da Moscato giallo e il nuovo Rosé Dea Santa che incanta i tedeschi, e non solo

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iamo nei Colli Euganei: “un territorio poco esteso ma dalle grandi potenzialità” precisa Gabriella Mazzucato che assieme alla sorella Grazia Maria guida la Fattoria Monte Fasolo, avviata dal padre già dagli anni Cinquanta. E la realtà vinicola sembra confermare nei fatti le sue parole, non solo per la varietà di vitigni che qui riescono ad esprimersi ma anche per la qualità raggiunta. Fattoria

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Monte Fasolo produce infatti ben cinque linee di bollicine: il Serprino, due versioni di Millesimato Metodo Classico, il Prosecco Doc e infine i due prodotti di spicco, il Fior d’Arancio, unica Docg di questa zona, ottenuto da Moscato Giallo in purezza e rinomato per l’intensa nota di zagara da cui prende il nome, e il nuovo Rosé “Dea Santa” Igt dai netti profumi di ciliegia. Due vini leggeri ma particolarmente intriganti, il Fior D’Arancio

Spumante perfetto per i brindisi di fine pasto e d’accompagnamento ai dolci, mentre il Rosé si rivela il compagno ideale per i pasti leggeri infrasettimanali, dall’insalata alle carni bianche, senza dimenticare gli abbinamenti col pesce. Il Moscato Fior D’Arancio, che grazie alla sua piacevolezza sta conquistando - concretamente - sempre più terreno in zona, ha una resa di 90 quintali per ettaro e subisce sia la fermentazione che

l’affinamento unicamente in acciaio. Ne nasce un vino alla portata di tutti, con una gradazione alcolica che oscilla nelle annate fra i 5 e i 6 gradi e la cui freschezza di beva ben bilancia la dolcezza naturale del vitigno, senza scivolare nello stucchevole ma invitando ad un secondo calice. Ad apprezzarlo sono anche i mercati del Nord Europa, della Russia e degli Stati Uniti, tanto che in azienda si sta pensando di aumentare la produzione delle


attuali 12.000 bottiglie per riuscire a soddisfare le richieste. Nelle grandi annate viene prodotto anche in versione passito, seguendo un iter diverso sin dal vigneto e un appassimento in fruttaio che prosegue sino a

metà gennaio. Invece per chi ama il Rosé, da quest’anno in azienda trovate anche il “Dea Santa”, che prende il nome da una stradina di confine dei vigneti. Le uve da cui è ottenuto, 60% di Pinot Grigio, 30% di

Pinot Noir e 10% di Moscato Bianco, vengono vinificate separatamente e sono in seguito spumantizzate assieme in autoclave da 50 ettolitri per un mese, sprigionando un colore vivace, profumi delicati di

We are in the Colli Euganei: “a little territory with a great potential” says Gabriella Mazzucato, who together with her sister Grazia Maria manages Fattoria Monte Fasolo. The winery was founded by her father in the 50s. Her words are confirmed by the quality of the varieties that grow in this area and by the products they create. Fattoria Monte Fasolo produces five lines of sparkling wines: Serprino, two versions of Millesimato Metodo Classico, a Prosecco Doc and the two buttonholes labels: Fior d’Arancio, the only Docg of this area, made of Moscato Giallo in purity, a well-known variety due to its perfume of orange blossom; and the new Rosé “Dea Santa” Igt, with cherry scents. Both these wines are light and intriguing. Fior D’Arancio Spumante is ideal for a toast at the end of a meal, while Rosé is perfect for a light lunch in the middle of the week with salad, white meat or fish. Moscato Fior D’Arancio, thanks to its pleasant taste is gaining more and more space; in fact, nowadays its yield is around 90 quintals per hectare. Wine is fermented and refined only in steel to make an easy-to-drink wine, with a low alcohol rate (5-6°C), whose freshness and sweetness are not too mellow. North European and Russian markets have shown to appreciate it too. For this reason the winery is increasing its production to satisfy this demand. In the best year the winery produces also a passito through a different process that starts in the vineyard and consists

FATTORIA MONTE FASOLO Via Monet Fasolo 2 - 35030 Cinto Euganeo (PD) - Tel. +39 0429 634030 - Fax +39 0429 634800 www.montefasolo.com - info@montefasolo.com

Fattoria Monte Fasolo, a sparking terroir frizzante: Fior D’Arancio and the new Rosé Dea Santa From Colli Euganei a Spumante Docg made of Moscato Giallo and a rosé that enchants the German markets

frutti rossi quali la ciliegia e la mora di rovo e un finale minerale. E se piace alle donne, riesce a conquistare persino la diffidenza dei clienti tedeschi, solitamente scettici sui rosé. Prosit! (i.g.)•

in drying the grapes in fruit-lofts until January. This year the winery will propose also “Dea Santa”, a rosé wine that take its name from a path among the vineyards. It’s made of 60% Pinot

Grigio, 30% Pinot Noir and 10% Moscato Bianco. The grapes are vinified separately and then are blended in 50 hectolitres vats. The result is a wine with a lively color, delicate red

fruits scents (cherry and blackberry) and a mineral ending. This label is appreciated by the ladies but also by the German customers, usually skeptical about rosé. Prosit! •

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Veneto

Suadente come il canto delle sirene:

l’Amarone di Ca’ Pigneto Tutto parte con un’intuizione rivoluzionaria durante un convegno di chirurgia cardiovascolare a Buenos Aires

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aleotta fu la bottiglia… fu infatti proprio davanti ad un Amarone durante un convegno in Argentina che Carlo Adami, di professione chirurgo, arrivò alle due intuizioni che avrebbero cambiato la sua vita: un nuova tecnica di chirurgia cardiovascolare e l’idea di riportare in auge gli storici vigneti della tenuta di famiglia. A fare da polena sui vini di Cà Pigneto è la sirena, stemma familiare di Paola Serenelli, moglie di Carlo che gestisce l’azienda assieme ai figli Angelica, Nicolò e Veronica. I prodotti sono quelli tipici della gemma enologica della Valpolicella: l’Amarone, il

Valpolicella Superiore Ripasso e il Recioto, che Ca’ Pigneto

Mellow as the mermaids’ voices: it’s Amarone Ca’ Pigneto Everything started with a revolutionary intuition during a conference about cardiovascular surgery Buenos Aires It was in front of a bottle of Amarone, during a conference in Argentina, that the surgeon Carlo Adami had the two intuitions that changed his life: a new surgical technique and the idea of recovering the ancient family vineyards. On the labels of Cà Pigneto stands out a mermaid, taken from Paola Serenelli’s family coat of arms. Paola is Carlo’s wife and she manages the winery together with their children Angelica, Nicolò and Veronica. The winery produces the typical wines of Valpolicella: Amarone, Valpolicella Superiore Ripasso and Recioto, a wine that Ca’ Pigneto promotes also abroad:

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“It is necessary to let the world know our made in Italy products and it is necessary to stand up for it”. Amarone is made of Corvina, Rondinella and a very little percentage of Molinara. These grapes grow on clayey and aired soils that rise in the heart of a natural amphitheater. They are manually harvested, dried three months and then pressed. After a long fermentation, they age 30 months in Slavonia oak barrels and refine six months in bottle to get a purple wine with ripe fruit perfumes and leather aromas: a mellow wine like the voices of the mermaids that enchanted Ulisse.

promuove anche all’estero: “bisogna far apprezzare il

made in Italy, bisogna metterci la faccia”. L’Amarone nasce da uve Corvina e Rondinella e pochissima Molinara, maturate in terreni argillosi e ventilati, posti al centro dell’anfiteatro su cui crescono i vigneti familiari. I grappoli vengono raccolti a mano, appassiti per tre mesi e poi pigiati. La lunga fermentazione viene poi completata con la maturazione di 30 mesi in botti di rovere di Slavonia e sei mesi di affinamento in bottiglia, per regalare un vino dai toni cardinalizi, profumi di frutta matura e cuoio che in bocca si espande in una persistente suadenza, la stessa con cui le sirene incantarono Ulisse. (i.g.) •

AZIENDA AGRICOLA CA’ PIGNETO di Serenelli Paola Augusta Via Pignetto 1 - 37024 Negrar (VR) Tel. +39 045 7513790 Fax +39 045 7513790 info@capigneto.com - www.capigneto.com - Facebook: Ca’ Pigneto


Veneto

Flatio, un Amarone

che profuma di storia Duecento anni fa erano già in Valpolicella, fanno vini dal 1947, ve li presentiamo

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el 2010 Flavio Fraccaroli si laurea in enologia e prende in mano le redini dell’azienda familiare, fondata nel 1947 dal nonno Giovanni e seguita dal padre Mario. Nasce il marchio “Flatio” dove l’innovazione di Flavio si innesta sulla tradizione dei “Matio”, storico soprannome della famiglia che è da ben duecento anni indissolubilmente legata alla Valpolicella classica. I vigneti si trovano a Fumane e San Pietro in Cariano, con la località Traversagna che accoglie le viti di 35 anni dai grappoli ricchi in sostanze aromatiche. Per ora però nessuna selezione, ma cinque prodotti di qualità: Amarone, Ripasso, Valpolicella Superiore, Recioto e il passito bianco “Delizioso” da Garganega

e Moscato prodotto in dosi limitatissime. Per l’Amarone Flavio usa Corvina, Corvinone, Rondinella e Terodola – autoctono carico di colore e di buona acidità. Dopo l’appassimento di quattro mesi e la pigiatura, il mosto sosta un mese sulle vinacce; l’affinamento, svolto per metà del vino in barrique di primo e secondo passaggio e per metà in acciaio, dura due anni, cui segue l’affinamento di un anno in bottiglia. Ne nasce un Amarone rosso rubino, dal buon equilibrio olfattivo fra sentori fruttati di marasca e tostati di cacao e caffè che tornano anche in bocca dove il finale si ammanta di cioccolato e ciliegia sotto spirito, morbido ma secco. Il Ripasso, nel cui uvaggio si usa anche la Molinara, sfoggia invece una veste più speziata con note

di liquirizia, ma si caratterizza parimenti per la sua franchezza e godibilità quale vino da accompagnamento. Per chi lo desidera, l’azienda Flatio offre la possibilità di visite guidate e di vendita diretta. (i.g.)•

Flatio: an Amarone with the perfume of history 200 years ago they were in Valpolicella already and their wines are dated back to 1947: it’s Flatio In 2010 Flavio Fraccaroli takes a degree in oenology and takes control of the family winery, founded in 1947 by his grandfather Giovanni and managed by his father Mario. He creates the brand “Flatio”, a combination of Flavio’s young entrepreneurial spirit and the tradition of the “Matio”, an ancient nickname of this age-old family who has bonded its story with Valpolicella Classica. Their vineyards grow in Fumane and San Pietro in Cariano,

in a resort called Traversagna where grow 35 years old vines that give rich and aromatic grapes. The winery proposes five quality labels: Amarone, Ripasso, Valpolicella Superiore, Recioto and a white Passito “Delizioso”, made of Garganega and Moscato, a limited production. Flavio’s Amarone is made of Corvina, Corvinone, Rondinella and Terodola – an autochthonous variety with a rich color and a good acidity. After a four months drying and a soft

AZIENDA AGRICOLA FLATIO di Flavio Fraccaroli - Via Cariano 20 37029 San Pietro in Cariano (VR) Tel. +39 045 7702230 Fax +39 045 7703920 fraccawine@libero.it Facebook: Vini FlaTio di Flavio Fraccaroli

pressing, the must rests one month on the marc. Then the wine ages for two years, half in first and second passage barrique and half in steel. The last passage is a one year refining in bottle. The result is a ruby red Amarone, a well-balanced wine with morel cherry perfumes and toasted cocoa and coffee aromas and a soft but dry taste with a chocolate and cherry preserved in alcohol ending. Ripasso, made with Molinara too, is characterized by spicy and licorice inklings, a frank and pleasant taste. Flatio proposes also guided tours and direct selling.

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Veneto

Dal suolo fossile il Fior d’Arancio Secco Docg Nata nel 1949, la Cantina Colli Euganei vinifica anche il tipico Serprino Doc e la Riserva “Notte di Galileo” Doc

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a sessantacinque anni la Cantina Colli Euganei porta avanti un progetto di qualità e riconoscibilità territoriale con i suoi 680 soci che gestiscono in media un ettaro ciascuno, garantendo così una produzione di livello anche sui grandi numeri che piace ai mercati nazionali ed esteri. Guidata da Alessio Equisetto cui si affiancano l’enologo Giancarlo Benato e

foto di Pamela Bralia l’agronomo Alberto Bizzaro, la cantina punta sulle uve autoctone come il Fior d’Arancio Docg vinificato nella tipica versione spumantizzata dolce ma soprattutto nell’inusuale variante secca. Entrambe nascono da Moscato Giallo in purezza che in questi territori marnosi e ricchi di fossili ha trovato il suo terreno principe, riuscendo così a sprigionare intensi sentori aromatici racchiusi nelle bottiglie

dall’elegante etichetta bianca profilata d’oro aranciato. La versione secca, che ha vinto la medaglia d’argento al Concours Mondial de Bruxelles 2013, presenta toni giallo paglierino dai riflessi dorati, aromi di fiori bianchi agrumati e appaga il palato con un sapore fragrante e una buona freschezza, da abbinarsi a crostacei o a tartare di pesce. Tra i prodotti di spicco si fanno notare il Serprino, un

Colli Euganei Doc Brut millesimato, dal carattere franco, il perlage persistente e profumi di frutta, premiato al Merano Wine and Culinaria Art 2013, e la selezione “Notte di Galileo” da uve Merlot e Cabernet Sauvignon che fermentano a lungo con le bucce dando vita ad un rosso granato, che profuma di frutti rossi e vaniglia e che si rivela di corpo robusto e morbido. (i.g.)•

CANTINA COLLI EUGANEI Via G. Marconi 314 - 35030 Vò (PD) - Tel. +39 049 9944098; +30 049 9940011 - Fax +39 049 9940497 - info@virice.it -www.cantinacollieuganei.it

Cantina Colli Euganei, from a fossil soil its Fior d’Arancio Secco Docg Founded in 1949, the winery produces the typical Serprino Doc and Riserva “Notte di Galileo” Doc Cantina Colli Euganei has been carrying on its project for 65 years. Its 680 partners work to promote their territory and each one of them manages about one-hectare vineyard. That means a high quality production even in big numbers, a mix that international markets demonstrate to appreciate. Alessio Equisetto leads the cooperative helped by the oenologist Giancarlo Benato and the agronomist Alberto Bizzaro. The production bets on autochthonous varieties, such as Fior d’Arancio Docg, proposed in the typical sweet sparkling version but also in an unusual dry one. Both are made with Moscato Giallo vinified in purity, a variety that has found its ideal place in these marble soils rich of fossils. This wine reveals intense aromas, enclosed

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in elegant bottles with a white label with orange-gold lines. The dry version has won the silver medal at Concours Mondial de Bruxelles 2013; it’s characterized by a straw yellow colour with golden nuances, perfumes of white flowers and citrus, and a fresh and fragrant taste: it’s ideal with shellfish and row fish. Among the most interesting labels there is Serprino, a Colli Euganei Doc Brut millesimée, a sincere wine with a persistent perlage and fruit perfumes. It has been awarded at Merano Wine and Culinaria Art 2013. Also, there is the selection “Notte di Galileo”, made of Merlot e Cabernet Sauvignon aged for a long time on the marc to gain a garnet red colour, perfumes of red fruits and vanilla, and a strong but soft structure. •


Veneto

Bennati “La Mora”

il Valpolicella Ripasso Superiore Il nome è un omaggio all’altra eccellenza della Val Tramigna: la ciliegia autoctona di colore scuro che qui non ha pari foto di Pamela Bralia

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iamo a Cazzano di Tramigna, al confine fra il Soave e la Valpolicella, dove dal 1920 la famiglia Bennati si è distinta in un percorso enologico di continua crescita qualitativa che oggi si traduce nella linea Soraighe. Soraighe include sia i grandi rossi, Amarone e Ripasso, sia prodotti minori ma fortemente riconoscibili nella loro paternità enologica quali l’intrigante Ireos, il nobile Gardetta o l’elegante Niveus. Emblema della linea è “La Mora”, il Valpolicella Ripasso Superiore qualitativamente superiore e numericamente limitato, tradizionale per tipologia e tipicamente

“Soraighe” per lo stile, con un qualcosa in più. La vinificazione consta di due fasi. Dapprima si vinifica l’uva fresca per produrre il Valpolicella Superiore: l’uva vendemmiata a mano, diraspata e pigiata, fermenta a temperatura controllata (25-28° C) con l’aggiunta di lieviti selezionati, permettendo di estrarre le parti migliori dell’acino, cioè le componenti fruttate. Il Valpolicella Superiore subisce poi la tecnica del Ripasso, macerando con vinacce fermentate di uve appassite precedentemente utilizzate per produrre Recioto e Amarone. In questo modo, il vino si arricchisce di profumi e aromi tanto da non poter più es-

sere chiamato solo “Valpolicella Superiore” perché acquista anche la denominazione “Ripasso”. L’affinamento, adattato alle esigenze dell’annata sia per durata che per materiale –

botte grande o piccola – dà vita ad un vino rosso granato, dove la ciliegia matura si stempera nella vaniglia, cacao e tabacco chiudendo in un lungo morbido finale. (i.g.)•

CASA VINICOLA BENNATI Via Legnaghi Corradini 38 - 37030 Cazzano di Tramigna (VR) Tel. +39 045 7820514 - Fax +39 045 7820876 bennati@casavinicolabennati.com - www.casavinicolabennati.com

Bennati “La Mora”: Valpolicella Ripasso Superiore Its name is a tribute to another excellence of Val Tramigna: the famous dark autochthonous cherry We are in Cazzano di Tramigna, on the boundary between Soave and Valpolicella, where the Bennati family has been distinguishing since 1920 due to its always growing oenological project. Nowadays this project take shape in Soraighe, a line that include great red wines such as Amarone and Ripasso, but also less known local as the intriguing Ireos, the noble Gardetta or the elegant Niveus. The emblem of the line is “La Mora”, a limited production of a high quality Valpolicella Ripasso Superiore, a traditional wine with a typical Soraighe-style. Its vinification consist in two phases: first the fresh grapes are vinified to make Valpolicella Superiore – the manually harvested grapes are

destemmed and pressed, fermented at controlled temperature (25-28° C) with selected yeasts, to extract the finest aromas – and then the wine is processed according to the technique of Ripasso – the must macerates on fermented marc of dried grapes, beforehand used to produce Recioto and Amarone. So the wine gains perfumes and aromas that let it get the denomination “Ripasso”. Refining is according to the demand of the different years, both for what concern duration and materials – big or small barrel. The result is a garnet red wine with ripe cherry and vanilla aromas, cacao and tobacco inklings and a long soft ending. •

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Veneto

Le Manzane

vendemmiano col Dottor Sorriso

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na vendemmia speciale che affida la raccolta delle uve ai clown-medici della Fondazione Dottor Sorriso Onlus. Succede a San Pietro di Feletto nell’area di produzione del Conegliano Valdobbiadene Docg dove l’azienda Le Manzane conferma per il terzo anno consecutivo il suo impegno nel settore della solidarietà con una nuova speciale vendemmia. Lo scorso 7 settembre fra i fila-

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Ernesto Balbinot ripropone la vendemmia conviviale di solidarietà nella sua azienda Le Manzane ri dell’azienda veneta si sono infatti visti all’opera sia i nasi rossi dell’Onlus Dottor Sorriso di Lainate (MI) - che dal 1995 si prodiga per rendere più serena la degenza dei bambini in ospedale attraverso la clown terapia - ma anche il pubblico che si è

presentato numerosissimo, volenteroso e armato di forbici. Alla mattinata di raccolta, che ha visto coinvolte ben trecento persone nell’atmosfera conviviale tipica delle vendemmie di un tempo, è seguito il pranzo offerto dalla cantina Le Manzane

la quale, va detto, non è nuova a questo genere di iniziative. L’anno scorso la vendemmia era stata infatti effettuata dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, portando alla nascita di una bottiglia di Extra-Dry con l’etichetta in braille. Anche questa volta, l’uva raccolta è stata vinificata, verrà spumantizzata e imbottigliata secondo la procedura del Prosecco Superiore Docg e parte del ricavato della vendita sarà devoluto alla Fondazione Dottor Sorriso i cui collaboratori Ernesto Balbinot, titolare de Le Manzane, descrive così: “dopo averli conosciuti, sono rimasto colpito dal loro cuore e dalla loro professionalità. Sono contento di raccogliere insieme dai miei vigneti i frutti della solidarietà.” Vigneti che oggi coprono un’estensione di 35 ettari di ettari cui se ne aggiungono 23 in affitto, gestiti interamente dalla famiglia Balbinot: Ernesto che fonda il marchio nel 1997, la moglie Silvana e il figlio Marco. I vitigni coltivati sono quelli tipici di questa zona: la Glera che dà origine al Prosecco Superiore Docg, l’Incrocio Manzoni che sempre più oggi desta interesse e poi il tipico Merlot, ma anche Cabernet, Marzemino, Chardonnay e Pinot bianco. 22 etichette e circa 700.000 le bottiglie prodotte nell’area di fermentazione e spumantizzazione completamente interrata e quindi di


impatto ambientale nullo. Fra le etichette più apprezzate il millesimato “20.10”, un Conegliano Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore Spumante Extra Dry ottenuto dal mosto fiore di uno speciale vigneto dove è stata ridotta la produzione e i trattamenti fitosanitari vincitore della Gran Menzione al Vinitaly, e la “Legatura Spago” che al Vinitaly 2012 ha vinto invece la Gran Medaglia d’Oro.• Le Manzane makes its harvest with Dottor Sorriso Ernesto Balbinot proposes again the friendly ethical harvest at Le Manzane It’s a special harvest: the one made by the doctor-clowns of Fondazione Dottor Sorriso Onlus. It has happened in San Pietro di Feletto in the production area of Conegliano Valdobbiadene Docg. Here Le Manzane confirms again its commitment in the field of solidarity with a new special harvest. Last September 7th, the clowns of Dot-

tor Sorriso Onlus from Lainate (MI) have appeared among these rows. The Onlus have been working since 1995 to make children’s hospital stay more serene through clown therapy. Beside the doctor-clowns, a multitude of volunteers have helped in the harvest: 300 people have worked in a friendly atmosphere as in past times. After the harvest, Le Manzane has offered a lunch to all workers. It’s not the first time that this winery gives a proof of a peculiar attention to ethical initiatives. Last year, harvest had been carried out by Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

and the result was a special ExtraDry sparkling wine in a bottle with a Braille label. This time the harvested grapes will become a Prosecco Superiore Docg and part of the proceeds will be donated to Fondazione Dottor Sorriso. Ernesto Balbinot, the owner of Le Manzane, talks about the collaborators of this foundation in this way: “when I met them, I was moved by their heart and professionalism. I am very happy to harvest from my vineyards solidarity fruits too”. His vineyards spread over 35 hectares of owned land; beside it he can count upon other 23 rented

hectares. The Balbinot family manages everything personally: Ernesto has created the brand in 1997, and is helped by his wife Silvana and their son Marco. In their vineyards grow the typical grape varieties of this area: Glera give life to Prosecco Superiore Docg; Incrocio Manzoni is arousing a growing interest; then the typical Merlot, Cabernet, Marzemino, Chardonnay and Pinot Bianco. 22 labels and about 700,000 bottles are produced in the underground cellar, reducing the environmental impact. Among the most appreciated labels there is “20.10” millesimée, a Conegliano Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore Spumante Extra Dry made with the grapes of a special vineyard, where yield has been reduced and chemicals are avoided as much as possible. This label has gained the Gran Menzione at Vinitaly, while “Legatura Spago” has won the gold medal at Vinitaly 2012.•

AZIENDA AGRICOLA LE MANZANE Via Maset 47b 31020 San Pietro di Feletto (Tv) Tel. 0438 486606 - Fax 0438 787881 info@lemanzane.it www.lemanzane.com twitter: Le_Manzane facebook: Le-Manzane

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Veneto

Bollicine in Valpolicella? Si può: Tenuta Chiccheri

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Non solo Amarone: ecco quattro Metodo Classico, due millesimati da Pinot Nero e Chardonnay e due da Chardonnay in purezza

egli anni Ottanta l’imprenditore veronese Giancarlo Ruffo acquista un podere immerso nella Val d’Illasi e lo converte a poco a poco in azien-

da vinicola. La produzione si assesta sulle 50.000 bottiglie, consentendo di mantenere alta la qualità, con una raccolta solo manuale, e di gestire sia sui mercati italiani che esteri un’offerta

Sparkles in Valpolicella? It’s possibile with Tenuta Chiccheri Not only Amarone: four classic method, two millesimée made of Pinot Noir and Chardonnay and two Chardonnay in purity The estate, set in the Val d’Illasi, was bought in the Eighties by Giancarlo Ruffo, an entrepreneur from Verona who converted it into a winery. The production settles on 50,000 bottles, allowing to maintain high quality, due to a careful manual harvest, and to propose to Italian and foreign markets an offer that goes from the typical Amarone and Ripasso , Valpolicella and Valpolicella Superiore DOC to the most unusual Metodo Classico . The vineyards grow between 400 and 600 meters above the sea level. It allows an ideal ripening of the Pinot Noir and the Chardonnay grapes that makes Rosé and Cuvée del Fondatore, both millesimée (currently the 2009 year

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is on the market), and also Monte Soejo and Monte Belloca. The Brut Rosé Montpré - whose name pays homage to the local Monte Precastio to reaffirm the strong territorial ties inherent in this Méthode Champenoise - comes from a selection of Pinot Noir in purity and presents an elegant perlage, fruity and flowery perfumes and a distinct creaminess. For those who love Chardonnay blended with Pinot Noir Brut here’s Cuvée del Fondatore, attractive for its fragrant notes of yeast, its good texture and fresh flavor. And if you are looking for a still red that could enchant you, Amarone 2008 Campo delle Strie is for you, thanks to its velvety inklings of small red fruits.•

enologica che va dai tipici Amarone e Ripasso, Valpolicella e Valpolicella Superiore Doc sino ai più inusuali Metodo Classico. L’altezza dei vigneti, situati fra i 400 e i 600 metri, consente infatti una maturazione idonea anche del Pinot Noir e dello Chardonnay usati per il Rosé e la Cuvée del Fondatore, entrambi millesimati di cui è ora in vendita l’annata 2009, e per il Monte Soejo e il Monte Belloca. Il Brut Rosé Montpré - il cui nome omaggia il locale Monte Precastio a ribadire il forte legame territoriale insito in questo Méthode Champenoise - nasce da una selezione di Pinot Nero in purezza e presenta

un elegantissimo perlage, profumo floreale e fruttato e distinta cremosità. Per chi ama lo Chardonnay in uvaggio col Pinot Noir ecco il Brut Cuvée del Fondatore che si fa desiderare per le fragranti note di lievito, la buona struttura e la fresca sapidità. Se invece volete che a stregarvi sia un rosso fermo, l’Amarone 2008 Campo delle Strie fa al caso vostro grazie alle note vellutate di piccoli frutti rossi. (i.g.)• Tenuta Chiccheri Località Chiccheri 1 - 37039 Tregnago (VR) Tel. 045 8774333 - Fax 045 8750489 info@tenutachiccheri.it www.tenutachiccheri.it Facebook: Tenuta Chiccheri Wines


Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

EIMA

Bologna, dal 12 al 16 novembre 2014

La grande rassegna della meccanizzazione agricola EIMA International, organizzata da FederUnacoma e che si tiene a Bologna dal 12 al 16 novembre prossimo, costituisce uno degli appuntamenti più importati a livello mondiale per agricoltori, tecnici e contoterzisti, interessati a conoscere le migliori tecnologie per ogni tipo di lavorazione agricola. Articolata in 14 settori di specializzazione e in quattro Saloni tematici la rassegna offre una vasta scelta di macchine e attrezzature anche per la viticoltura, un settore sempre più orientato alla qualità, alla salubrità del prodotto, alla eco-compatibilità delle tecniche colturali. Sofisticate macchine oggi realizzate dalle industrie della meccanica agricola – dalle trattrici per vigneto agli sprayer per i trattamenti,

dai sistemi per la potatura a quelli per la concimazione del terreno, dai mezzi per la raccolta fino alle più avanzate applicazioni informatiche ed elettroniche per la diagnostica e il monitoraggio delle piante – saranno visibili nell’ambito dell’EIMA all’interno dei padiglioni 30, 29, 34 per quanto riguarda la piccola meccanizzazione per la viticoltura, e 35 per quanto riguarda il trasporto del prodotto. Considerata da sempre un settore specializzato e ad alto valore aggiunto, la viticoltura ha visto un miglioramento costante delle tecnologie e a partire dagli anni Duemila si assiste alla diffusione delle tecnologie e delle metodiche dell’Agricoltura di Precisione, vale a dire quella che combina le informazioni aeree sul territorio con le informazioni rilevabili sul suolo, anche tramite sensori, droni e robot, elaborandole con programmi informatici che consentono una mappatura del territorio, un esame puntuale delle piante, e un impiego scientifico e calibrato dei fattori produttivi. Il complesso sistema di acquisizione, elaborazione e gestione delle informazioni tecniche sull’impianto vi-

ticolo – riassunte nel termine ICT (Information and Communication Technologies) – comprende modelli digitali, vettoriali e georeferenziati del terreno e sistemi di controllo web da postazione remota. Insomma, EIMA International promette tecnologie d’avanguardia per la viticoltura, in un contesto di grande importanza e fascino, che vede a confronto le migliori industrie del mondo, e che offre modelli di meccanizzazione per ogni tipo di filiera agricolo-industriale. Grazie ad un’offerta di circa 30 mila differenti modelli, e ad un sistema di servizi finalizzati ad assistere gli operatori negli incontri d’affari, EIMA International risponde alle esigenze di un pubblico di professionisti quanto mai esteso (oltre 200 mila i visitatori attesi, dopo l’affluenza record di 198 mila della scorsa edizione) proveniente per oltre il 20% dall’estero (140 Paesi); mentre sono circa 50 le delegazioni estere ufficiali che parteciperanno alla manifestazione, animando le sessioni d’incontro “business-to-business” organizzate con le aziende espositrici. www.eima.com

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AUTOCHTONA Bolzano, dal 20 al 21 ottobre 2014 Ottobre è tempo di Autochtona, il Forum nazionale dei vini autoctoni di Fiera Bolzano, che quest’anno raggiunge il traguardo delle undici edizioni. Tipicità delle produzioni e visitatori professionali, le due caratteristiche principali. Si tratta di uno degli appuntamenti più significativi e originali per conoscere da vicino il ricco universo rappresentato della produzione vinicola autoctona italiana. In contemporanea, Hotel, la Fiera internazionale per hotellerie e ristorazione. www.autochtona.it

MORTADELLABÒ Bologna, dal 9 al 12 ottobre 2014 Dopo il successo della “prima” dello scorso anno, il Consorzio Mortadella Bologna torna in scena con una quattro giorni nel cuore del capoluogo emiliano pensata per coinvolgere trasversalmente tutto il pubblico. Accanto agli stand di degustazione e vendita, saranno organizzate tavole rotonde e incontri di approfondimento, laboratori di degustazione e di cucina, giochi e intrattenimenti a tema dedicati a tutta la famiglia, e ancora numerose iniziative che allargheranno a tutta la città il circuito della manifestazione: fra questi il coinvolgimento di ristoranti e botteghe del gusto, di locali aperitivo, di musei e dell’intero tessuto commerciale. www.mortadellabo.it

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AUTUNNO IN FESTA Bolzano, dal 14 ottobre al 15 novembre 2014 Autunno in festa, ovvero un mese dedicato ai sapori e ai colori di questa affascinante stagione. Nei sabati di ottobre, inoltre, la città organizza i “Bacchus Urbanus”, escursioni guidate nelle zone di produzione del Santa Maddalena e del Lagrein, con visita ad una cantina e degustazione. In più i ristoranti del centro città proporranno menu a tema, a base di funghi, castagne e altri prodotti autunnali. www.bolzano-bozen.it


Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

APPASSIMENTI APERTI Serrapetrona (Mecerata), 9 e 16 novembre 2014

IL VINO E LA TERRACOTTA Impruneta (Firenze), 22 e 23 novembre 2014 Due giornate dedicate ai vini nella terracotta, su iniziativa di Artenova. Un convegno e due degustazioni di vini americani, georgiani, armeni, per operatori del settore, a cui si affiancheranno momenti di apertura per il grande pubblico, con i vini di circa 25 aziende ai banchi d’assaggio. Non si sa ancora molto dell’evento imprunetino ma si preannuncia molto interessante. Per l’occasione, sarà inaugurata anche la settecentesca Fornace Agresti, appena restaurata. www.terracotta-artenova.com

Un appuntamento magico, all’insegna di un grande vitigno autoctono, ovvero la Vernaccia Nera, in un borgo suggestivo incastonato sui Monti Azzurri. La formula è la stessa delle passate edizioni: gli Appassimenti, ovvero i luoghi dove l’uva viene riposta ad appassire, apriranno le porte per raccontare le storie e il know how di questi produttori. Le degustazioni saranno protagoniste sia nelle cantine che in piazza, con stand dei produttori e mercatini per le vie del paese. Si potranno assaporare i due volti della Vernaccia Nera: la Vernaccia di Serrapetrona Docg (spumantizzata) e il Serrapetrona Doc (versione ferma). www.appassimentiaperti.it

IN BIANCO Torino, 24 novembre 2014 Al Palazzo Carignano di Torino va in scena “In Bianco”, l’evento che racconta le perle enologiche di alcune delle zone più vocate del mondo. Un ricco banco d’assaggio permetterà di scoprire i vini rigorosamente “in bianco” di circa 100 cantine provenienti dalle regioni vinicole italiane ed estere. Ad organizzarlo è Artevino Studio, dopo il grande successo de “Le Loro Maestà: il Nebbiolo e le Pinot Noir”, incontro tra vignerons di Borgogna e vignaioli di Langa. www.artevinostudio.it/it/inbianco/37

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MERANO WINE FESTIVAL Merano, dall’8 al 10 novembre 2014

7-10 n ove m b e r s 2014-Kurhau

www.meranow

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inefestival.com

Da sempre, la manifestazione meranese ideata e condotta da Helmuth Kὅcher, è impegnata ad offrire molti motivi di interesse per i suoi visitatori. L’edizione prossima, la numero 23 – dal 7 al 10 novembre al Kurhaus di Merano - oltre all’abituale ventaglio di sezioni offre diversi appuntamenti di grande interesse. Il principale è senza dubbio CULT2014, evento esclusivo e unico. Quaranta pionieri del vino che da oltre un ventennio hanno lasciato un’impronta importante e sono diventati i riferi-

menti e i garanti del loro territorio vitivinicolo. Sono i più radicati nel territorio italiano, quelli che rappresentano il passato e il presente dell’alta qualità. Con loro, l’appuntamento è venerdì 7 novembre al Pavillon des Fleurs dalle ore 14.00 alle ore 18.00. Solo 250 i biglietti disponibili. L’italian sounding ci costa 60miliardi l’anno e 300.000 posti di lavoro. Non possiamo permettercelo. Stiamo parlando di “made in Italy”, di tutela dei nostri marchi sui mercati esteri. Per questo motivo sarà proposto un forum con dibattito conclusivo intitolato “Italia, quo vadis?”. Grandi esperti del settore confronteranno le loro idee e dibatteranno pubblicamente in un appuntamento moderato da Bruno Vespa al quale parteciperà anche Oscar Farinetti. Il forum, nel quadro del progetto targato Merano WineFestival definito Manifesto2014, si terrà venerdì 7 novembre all’hotel Terme. Tornando ai vini, ecco un interessante “Focus on Romania”, patria di Dioniso. I vini di 15 aziende, selezionati da Helmuth Kὅcher e da Marinela Vasilica Ardelean – “The best Sommelier of Romania 2014” – rappresentano le più importanti aziende di un’area vitivinicola che porta con sé almeno 6000 anni di storia. Selezioni prestigiose che possono consentirci di ribattezzare la Romania come Dacia Felix Vinum. www.meranowinefestival


Molise

La nostra strada per Expo 2015

Vino, tartufo e la strada della Transumanza: saranno questi secondo il Presidente Frattura i valori chiave, sia per il Pil che per la cultura di Stefania Abbattista

È

arrivato il tempo di pensare in grande. Per una regione così piccola (4 le Doc: Biferno, Molise, Pentro e Tintilia) che ha sempre fatto un po’ fatica a comunicare fuori dai propri confini, è alle porte un’occasione unica. Si chiama Expo 2015. Lo sa bene il Presidente della Regione Paolo Frattura, che per questo durante lo scorso Agri Summer Food a Termoli ha riunito i Responsabili del Padiglione Italia e i Responsabili delle regioni adriatiche (Molise, Abruzzo, Marche, Puglia). L’Esposizione sarà il luogo dove “raccontare al mondo il Molise e la qualità del Molise, perché la qualità si esprime al meglio quanto più la leghiamo al territorio”. Il Molise avrà a Milano 40 mq di stand permanente e altri 200 mq

di padiglione dedicato, nella settimana dal 17 al 23 luglio 2015, nel Padiglione Italia. Per presentarsi agli occhi del mondo si punterà su vino e tartufo, due eccellenze ancora non del tutto valorizzate, come ammette Frattura. “Facciamo

questo investimento – spiega il Presidente regionale - prima di tutto culturale, scommettendo sulla qualità e sull’emozione della qualità: elementi che producono attrazione, come testimonia anche la storia del nostro vitigno autoctono (la

Tintilia, ndr)”. Scelti i suoi due cavalli su cui puntare, il Molise ha poi, insieme alle altre tre regioni della “linea adriatica”, fissato obiettivi comuni e individuato un altro importante elemento identitario: il tratturo e la Transumanza. Attorno a questa antichissima tradizione si potrà creare un polo attrattivo “in grado di valorizzare un turismo enograstronomico, sportivo e religioso; - conclude Frattura - credo che avere un elemento da condividere sul quale montare un progetto per Expo sia un ulteriore straordinario passo avanti”. Le quattro regioni per i prossimi mesi vogliono creare un tavolo interregionale di lavoro in vista dell’Expo. Per un evento che promette 21 milioni di visitatori stimati, il Molise ha preso coscienza delle sue carte, ed è finalmente pronto a giocarle. •

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Merano non è solo WineFestival La cittadina del Passirio in autunno e inverno si anima di eventi, profumi e sapori. E il Westend vi attende per un soggiorno all’insegna del gusto e del benessere

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on c’è un momento migliore di altri per passare qualche giorno in Alto Adige: ogni stagione ha le sue suggestioni, colori, sapori, paesaggi. Chiavi di lettura diverse conducono naturalmente a scelte diverse ma a voler vestire i panni dell’enoturista autunno e inverno sono senza dubbio mesi interessanti per soggiornare nel Burgraviato, a caccia di vini e sapori da abbinare a numerose altre attività. Da settembre a gennaio è un susseguirsi di feste, mercatini e fiere: dalla tradizionale Festa dell’Uva (terzo week-end

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di ottobre) alla Festa della Castagna, fino al Merano WineFestival (7 – 11 novembre), per concludere poi con i Mercatini di Natale, momento in cui il Lungopassirio meranese si anima e la cittadina profuma di Vin Brulé e caldarroste. Per chi non lo sapesse, inoltre, in autunno rivive la tradizione del Törggelen, uno dei momenti più belli che si possa vivere in Sudtirolo: i contadini aprono le loro cantine e i loro Stuben e accolgono gli ospiti con il vino della vendemmia appena passata e le specialità locali (mezzelune, speck, formaggi, krapfen).

Merano Se l’Autunno Meranese è un periodo magico per visitare il capoluogo del Burgraviato, non bisogna dimenticarsi che la cittadina è già di per sé ricca di attrazioni e attività per il tempo libero, soprattutto outdoor. Buona cucina, ottimi vini – Schiava e Lagrain, Pinot Grigio, Pinot Bianco e Gewürztraminer – natura rigogliosa perfetta per sport e attività all’aria aperta, bei negozi e passeggiate per lo shopping. Per chi cerca un soggiorno di benessere, le Terme mettono a disposizione l’ingresso alle piscine e pacchetti ad hoc,


come quello dedicato alle proprietà benefiche dell’uva e dei vinaccioli. Molto interessante sono anche i Giardini di Castel Trauttmansdorff, con piante da tutto il mondo. Dove dormire: Hotel Westend*** A pochi passi dal pittoresco centro cittadino meranese e dal fiume Passirio, il Westend è una bella villa d’epoca circondata da giardini e parchi. Qua la cordialità e l’accoglienza sono il biglietto da visita di una struttura che molto ha da offrire. Le camere sono ampie e graziose, dotate di ogni tipo di comfort (Tv, telefono a linea diretta, cassetta di sicurezza). La sala da pranzo, in stile liberty, è l’ambiente ideale per iniziale la giornata con un’abbondante colazione o per deliziarsi con le specialità dell’hotel, la cui cucina locale non rinuncia a qualche apertura internazionale, sempre scegliendo prodotti genuini e del territorio. Sul sito del Westend si può trovare una sezione costantemente aggiornata con le ultime proposte

e i pacchetti soggiorno per i vari periodi dell’anno (ad esempio “Sci e Terme”, “Settimane Musicali”, “Mercatini di Natale”). La scelta ideale per chi cerca benessere, buona cucina, relax e stile, a poca distanza dalle principali attrazioni, come le Terme e il Kurhaus. Il tutto a prezzi assolutamente

Merano: not only WineFestival The city of Passirio offers a good choice of events, perfumes and tastes, in autumn and winter. And Westend is ready to welcome you for a pleasant stay dedicated to taste and wellness Every moment of the year is good to enjoy some days in Alto Adige: every season has its suggestions, colours, tastes and landscapes. Different kind of vacation call for different choices but oenotourists find in autumn and winter the ideal period to visit Burgraviato, looking for wines and tastes, beside other interesting activities. From September to January, this place proposes many fests, markets and fairs: the traditional Festa dell’Uva (the grape fest, on the third week-end of October) of the Festa della Cast-

agna (chestnut fest), up to the famous Merano WineFestival (November 7th to 11th), and the Christmas markets with their perfumes of Vin Brulé and roasted chestnuts. Also, in winter there is the ancient tradition of Törggelen, one of the the most charming event in Sud Tirol: wine-makers open their cellars and Stuben to welcome their guests with the new wine and local specialties like speck, cheese and krapfen. Merano If autumn in Merano is a magic season, one should not forget the many activities that this place offers. Good food, excellent wines – Schiava and Lagrain, Pinot Grigio, Pinot Bianco and Gewürztraminer – a luxuriant nature that invites to practice outdoor sports, nice shops and walks for shop-

concorrenziali, sia nella formula solo pernottamento che in quella mezza pensione. • Hotel Westend Via Speckbacher 9 - 39012 Merano (BZ) Tel. +39 0473 447 654 - Fax +39 0473 222 726 info@westend.it - www.westend.it

ping. Those who look for a wellness holiday should visit the thermal baths that propose special treatments such as the one based on grapes and must. Also, the park of Castel Trauttmansdorff, with its beautiful plants from all over the world, worth a visit. Where to sleep: Hotel Westend*** Few steps far from the nice town center and from the Passirio river, rises the Westend hotel, a beautiful villa surrounded by gardens and parks. Here welcoming and cordiality are the visiting card of a structure that can offer a very pleasant stay. Rooms are ample and elegant, equipped with all comforts (Tv, telephone, safe-deposit box). The art deco dining room is the ideal place to begin the day with a rich breakfast or to restore oneself with the specialities of the hotel that propose local and international cuisine with genuine products. On the Westend web-site there is an always updated page with special offers for different times of hte year (for example “Ski and thermal baths”, “Musical weeks”, “Christmas markets”). It’s the ideal choice for those who look for wellness, good cuisine, relax and style, few steps far from the main attractions of the area, such as the thermal baths and Kurhaus. Prices are competitive both in the B&B formula and in the half-board one. •

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di Cristiano Magi

È in Cina la terra del vino futuro Entro il 2050 sarà il luogo ideale per produrre

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iamo abituati a considerare tutto quello che ci circonda come ciclico e immutabile: lo scorrere delle stagioni, le semine, i raccolti. La realtà è diversa. “Il clima per esempio in molte parti del mondo tende a variare non soltanto di anno in anno, ma anche a intervalli decennali, per esempio con decenni piovosi seguiti da un mezzo secolo di siccità” racconta Jared Diamond nel volume Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, autore anche del più noto saggio Armi, acciaio e malattie. “I mutamenti naturali del clima - continua Diamond - possono migliorare o peggiorare le condizioni di vita e favorire un determinato gruppo umano mentre ne danneggiano un altro”. Queste parole ci servono per aiutarci a considerare come veritiere alcune affermazioni che, a una prima lettura, tenderemmo a rifiutare istintivamente, considerandole catastrofiche o poco probabili. Nel 2005 Gregory Jones della Southern Oregon University pubblicò uno studio nel quale confrontava le temperature di 27 aree di produzione vinicola durante la stagione di crescita dei grappoli. Ipotizzando che le temperature sarebbero cresciute di circa 2.5 gradi centigradi nei successivi 50 anni la conclusione della ricerca fu quella di affermare che il sud della Francia (ma non solo) potrebbe non essere più in grado di produrre vino – o comunque vino di alta qualità – in un futuro stimato intorno all’anno 2050. Per Jones, così come per altri studiosi, le aree in pericolo nel futuro non riguardano quindi soltanto la Francia del sud, ma anche la regione di Bordeaux, l’Italia, la Spagna, l’Australia e gli Stati Uniti. Questo cambiamento climatico rappresenterebbe un’opportunità per altre regioni e paesi, per

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esempio il Canada, la Francia del nord, la Germania, l’Inghilterra e i paesi del Nord Europa. Questa teoria è stata ripresa nel 2008 da Richard Smart durante la Climate Change and Wine Conference di Barcellona. La novità in quella occasione fu che il noto esperto di viticoltura australiano indicò la Cina come paese che beneficerà maggiormente dei cambiamenti climatici in arrivo, almeno per quanto riguarda la coltivazione della vite, spostando la data dell’evento al 2040. Secondo Smart le opportunità maggiori arriveranno spostandosi sempre più a nord partendo dall’area intorno a Pechino. Oltre a individuare aree adatte alla produzione – tra queste citiamo quelle di Ningxia, Shandong, Xinjiang – è necessario avere conoscenze tecniche, di una cultura diffusa e disporre di investimenti. La Cina sta lavorando su tutte queste aree e non ci dovrebbe stupire che nel futuro riesca a realizzare vini al pari di quelli europei o di altre aree attualmente leader. Per adesso però, per fare vino di qualità, si rimane nei territori storici e anche i cinesi scelgono di comprare dove da sempre si produce buon vino. La prossima sarà la prima “vendemmia cinese” nel Chianti. Un imprenditore cinese, You Yi Zhu, ha infatti comprato circa un anno fa la Tenuta Casa Nova e la Ripintura a Greve e si è trasferito con la propria famiglia in Toscana: agriturismo, fattoria e 5 ettari di vigneto. Adesso è socio del Consorzio di tutela del Gallo Nero e produrrà circa 50mila bottiglie, principalmente per il mercato cinese. Un buon segno di dinamismo per un territorio che dimostra poca paura dello straniero: ogni volta l’arrivo di investitori significa infatti lavoro e possibilità di sviluppo di nuovi mercati. •


PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

Per incanto o per delizia, il cibo della passione Se l’abbuffata del mondiale di calcio non vi ha tolto del tutto l’appetito, e siete ancora curiosi di assaporare le atmosfere brasiliane, vi suggeriamo Per incanto o per delizia (Woman on top, 2000) della regista venezuelana Fina Torres. Nella locandina del film troverete la bellissima Penelope Cruz con le labbra marcate da un forte rossetto rosso, colore che richiama il peperoncino che tiene vicino alla bocca e che può essere considerato il vero protagonista del film. Sì perché Isabella è una sensuale chef brasiliana che usa un ingrediente di base nella sua cucina: il malagueta pepper, il piccolo peperoncino dai semi “infuocati”, che rende piccante la sua vita e quella di chi vive intorno a lei. Saranno proprio gli odori pungenti del peperoncino a restare indelebili nella memoria, “gancio magico” per ricordare l’innamoramento e i primi baci con il futuro marito Toninho, in uno dei più classici flash back provocati

dai sensi. I due protagonisti sono così destinati ad innamorarsi già dal primo morso di pietanza preparata da Isabella, chef in prova nella nuova cucina di Toninho. Ma se è stato amore al primo assaggio, è forse possibile sfidare anche la dea del mare Yemanja? C’è un misto di magia che entra nella storia, e che la colora di maledizioni e credenze popolari: nella spiaggia di Rio Vermelho, a Salvador de Bahia, si consuma un affronto alla dea che creerà una vera e propria tempesta. “La donna che sta sopra” recita il titolo in lingua originale: è Isabella che comanda, che guida il rapporto di coppia, che conduce la danza. Ma il suo matrimonio, vedrete, vivrà molti alti e bassi. Perché «il Brasile è Isabella», e se la si vuole conquistare, occorre “sentire” e non “pianificare”! Lo stesso vale ai fornelli, dove bisogna cucinare con gli occhi, il naso e il tatto, per imparare a fidar-

si dei sensi: il sale, ad esempio, va misurato sempre con le dita perché è la nostra memoria tattile con il tempo che ci insegnerà qual è la dose giusta. Isabella è una donna vulcanica e focosa e non a caso “Passion Food” sarà il nome del programma che condurrà ben presto in tv: “cibo della passione”, cui manca l’ingrediente più importante dei piatti latino-americani, cioè quello di «condividerli con qualcuno che amate». Le famose zuppe di merluzzo, la muqueca de camarão, oppure l’aragosta al cocco in salsa di frutto della passione, diventano piatti squisiti solo se accendono i cinque sensi e soddisfano il cuore di chi mangia al tavolo con voi… Sperimentatela allora in cucina, aggiungendo un pizzico di sana saudade del ritmo brasileiro, oppure l’allegria dilagante del samba. Scegliete voi, a seconda dell’umore e delle persone con cui condividerete il vostro pasto…•

Introdotte severe misure che rischiano di bloccare i flussi turistici. Costume o politica? Corte Suprema indiana per potere continuare a lavorare. I detrattori della legge – alcuni anche tra i membri del governo – parlano del fallimento del proibizionismo in ogni contesto nel quale è stato applicato e hanno timore che il traffico di alcolici finisca nelle mani della criminalità. Altro problema: le entrate derivanti dalle tasse sugli alcolici rappresentano quasi il 17% del budget totale dello stato, come verranno rimpiazzate? Il turismo internazionale (15 milioni di presenze nell’ultimo anno) rappresenta una parte importante dell’economia del Kerala e il bando dell’alcol rischia di allontanare i visitatori dalle spiagge e dai centri yoga e ayurvedici ultimamente così di moda. HolidayIQ.com – sito indiano per pianificare e prenotare viaggi (5 milioni di utenti al mese) – ha fatto un sondaggio per cercare di capire l’impatto delle nuove leggi sul turismo nazionale nel Kerala. Il 58% degli oltre 5.000 partecipanti ha risposto che non farà vacanze nello stato a causa della nuova legge. Le risposte più for-

ti sono arrivate dai cittadini di Delhi (72%), Mumbai (68%) e Bangalore (64%). Interessante anche la differenza di genere nelle risposte: il 61% degli uomini ha dichiarato di non avere intenzione di andare nel Kerala mentre la percentuale femminile scende al solo 37%, dimostrando un interesse nettamente minore per il tema. Anche l’aspetto religioso gioca un ruolo nella vicenda: per alcuni la chiusura dei bar sarebbe dovuta a pressioni della chiesa cattolica, dato che circa il 70% dei bar è gestito da Hindu. Sono poi circolate voci secondo le quali la chiesa non sarebbe più autorizzata a usare il vino durante le funzioni religiose, notizia poi smentita. La situazione è fluida e alcuni esperti ritengono che tutta la vicenda venga usata strumentalmente per cercare di fare cadere il governo e andare a nuove elezioni. Tutto vero, l’India è immensa – più un continente che una nazione – e quello che accade in un suo stato non è vincolante per gli altri, ma considerando tutti gli aspetti rappresenta davvero un mercato sul quale investire o rischia di essere un sogno impossibile da realizzare?•

( di Cristiano Magi )

Il governo del Kerala – stato che occupa parte della costa sud-occidentale dell’India – sembra intenzionato a proibire completamente gli alcolici. Il bando completo, compresi birra e vino, dovrebbe arrivare gradualmente entro i prossimi 10 anni. La prima mossa – dopo la ratifica delle nuove leggi avvenuta il 27 agosto – ha previsto la chiusura di tutti i bar annessi agli alberghi di fascia bassa e media (circa 300). Gli alcolici possono ora essere venduti esclusivamente negli alberghi a cinque stelle. Chiuderanno poi gradualmente – con un tasso annuo del 10% – i circa 400 negozi per la vendita di alcolici gestiti in esclusiva dallo stato, fino alla dismissione completa prevista a ottobre 2023. Sono state per adesso rimandate le decisioni relative alle licenze per gli altri bar dove si vendono vino e birra e per i club privati dove si servono liquori, anche se sembra ormai definitiva la decisione di chiuderne 418, giudicati ‘sotto standard’. Ovviamente le nuove leggi stanno generando polemiche e difficoltà. Secondo quanto riportato dall’edizione online di Business Standard i titolari di 600 bar hanno deciso di rivolgersi alla

Il vino nel Bric

India: lo stato del Kerala vara il proibizionismo

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

Biodinamica:

una possibile risorsa anche

nelle peggiori annate Spesso l’agricoltura biodinamica è additata di essere una pratica più filosofica che scientifica. Ma chi la pratica sostiene che può essere anche una reale prevenzione contro i dissesti climatici

L

e conclusioni finali della vendemmia su tutto il territorio nazionale vanno ancora tratte ma di sicuro il 2014 sarà ricordato come uno degli anni meteorologicamente più difficili per la viticoltura. Una visione più organica e naturale della gestione dei terreni può aiutare contro questi eventi non controllabili? Abbiamo girato il quesito a Saverio Petrilli, enologo, titolare dell’azienda vinicola Valgiano e uno dei massimi esperti di biodinamica. Durante un’annata difficile come l’attuale, senza un inverno freddo e particolarmente piovoso, le aziende che lavorano senza l’uso della chimica quali difficoltà in più possono avere nell’arrivare al periodo di vendemmia con un’uva sana? “Nella mia esperienza non ci sono costi in più, c’è maggiore attenzione. L’agricoltura biodinamica, ben praticata consente di aumentare l’humus nel terreno, di conseguenza il terreno riesce ad assorbire più acqua e le proprietà colloidali dell’humus impediscono il dilavamento. In casi di eccessiva piovosità, come quest’anno, anche l’agricoltore che utilizza la biodinamica deve affrontare alcune difficoltà come il collega convenzionale: perdite di prodotto, necessità di fare molti più trattamenti del solito, maturazioni ritardate. Per esperienza, però, la capacità della pianta di reagire e di trovare un equilibrio tra acidità e zuccheri nel frutto, e di conseguenza armonia del vino, è superiore con la biodinamica”. Un’azienda di piccole dimensioni può essere svantaggiata nella scelta di praticare un’agricoltura naturale o biodinamica, a fronte di

probabili perdite di uva causate dalle piogge? “Posso dire che, per l’esperienza degli ultimi 12 anni, non è così. Opero in una zona, quella delle Colline lucchesi, climaticamente difficile, molto umida e piovosa, però la zona pedoclimatica, è rappresentata da un’altissima percentuale di aziende, di dimensioni medio-piccole che seguono la biodinamica; segno certo dei vantaggi che da esso derivano, anche in termini puramente economici, rese, redditività, costi”. In generale, un’azienda a conduzione biodinamica è avvantaggiata o no anche quando ci sono i “capricci” del meteo? “Sì, lo è, assolutamente. Perché praticare agricoltura biodinamica implica attenzione continua e responsabilità, in prima persona, sempre. E va da sé che un continuo monitoraggio di come la natura evolve durante l’annata porti a maggior tempestività e dunque a maggior efficacia negli interventi. Un’annata particolarmente difficile non vuol sempre dire intervenire di più, ma intervenire meglio”. Valgiano è un’azienda biodinamica certificata con Demeter. Sono previste deroghe con trattamenti “d’emergenza” in caso di annate particolarmente critiche? “Le deroghe possono essere richieste dagli agricoltori che si trovano ad affrontare situazione particolarmente difficili e vengono discusse dal Consiglio e dalla Commissione degli Standard. In generale vengono consentite deroghe che comunque non snaturino il concetto di alimento vivente. Per fare un esempio si potrebbe consentire un quantitativo di rame superiore al solito non l’utilizzo di una molecola di sintesi”.•

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VENDEMMIA/1

Con le bizze del meteo cresce del 20% il numero di ore di lavoro per ettaro in vigna

PROSECCO, È LA CURA DEL VIGNETO A FARE LA DIFFERENZA “La cura del vigneto farà la differenza nel salvare la qualità dell’annata”. In attesa dei dati definitivi sulla vendemmia 2014, il Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene sottolinea il fondamentale lavoro in vigna per difedersi dalle sempre più complesse e violente bizze del meteo. “In collina il lavoro del viticoltore è una missione - spiega il presidente del Consorzio di Tutela, Innocente Nardi - e saranno premiati coloro che hanno seguito quotidianamente l’andamento della vigna. Una scelta necessaria anche alla luce dell’adozione del Protocollo Viticolo, che ha privilegiato i prodotti fitosanitari a minore tossicità. Una strada che richiede però un continuo miglioramento della tecnologia e della ricerca scientifica per intervenire meno ma meglio”. I viticoltori di collina hanno investito quest’anno mediamente un numero di ore di lavoro per ettaro del 20% superiore alla media. Come ogni anno il Consorzio ha effettuato numerosi campionamenti ed ha fatto bollettini settimanali per consentire alle aziende di gestire al meglio la situa-

zione in campagna. L’analisi della maturazione, consente ai viticoltori di monitorare costantemente acidità e concentrazione zuccherina per determinare il momento più adatto per la vendemmia. Sfogliature, cimature e tutti gli interventi utili ad arieggiare i grappoli sono un prezioso contributo per la qualità dell’uva che si raccoglierà nelle prossime settimane. Con un andamento climatico eccezionale, la vocazione naturale dell’area può fare la qualità. In un’annata difficile come il 2014 con il termometro che ha fatto registrare temperature medie a luglio e agosto uguali a quelle di giugno, inferiori di 2-3 gradi sulla media, e con una piovosità record rispetto allo scorso anno, 280 mm a luglio, solo la forte pendenza delle Rive e il clima ventilato delle poche giornate di sole possono contribuire a cambiare il volto della prossima vendemmia. “Una vocazione naturale che ci attendiamo che possa esprimersi quest’anno con uno spumante dal profilo più fresco ed energico – conclude Nardi - conservando quella piacevolezza che da tanti anni il consumatore gli riconosce”.

ARTE

“BOTTIGLIE D’ARTISTA” IN MEMORIA DI GIORGIO FALETTI E’ in corso “Bottiglie d’Artista”, l’evento promosso dall’associazione culturale Cre[AT]ive, giunta al suo terzo anno consecutivo. Il mondo del vino incontra quello della fotografia con un’esposizione di bottiglie in vetroresina alte 2,5 metri personalizzate da diversi artisti. La mostra, in corso fino al 12 ottobre negli spazi di Palazzo del Michelerio di Asti, presenta il lavoro degli 8 fotografi che, con i loro scatti, hanno contribuito alla realizzazione delle etichette delle 8 bottiglie maxi. Uno spazio speciale è destinato alla bottiglia ideata dall’artista italiano Giorgio Faletti, scomparso

prematuramente e tra i più grandi sostenitori del progetto fin dalla sua prima edizione. Le “bottiglie d’artista”, a fine mostra, saranno messe all’asta per finanziare progetti umanitari e di ricerca. Hanno partecipato i fotografi Franco Fontana, Maurizio Galimberti, Gianni Berengo Gardin, Guido Harari, Paola Malfatto, Nino Migliori, Joe Oppedisano, Ferdinando Scianna.

Asti in mostra 8 maxi bottiglie realizzate da altrettanti fotografi: i fondi raccolti saranno destinati ad iniziative di solidarietà e ricerca

Bollicine News di Giovanni Pellicci

VENDEMMIA/2

FRANCIACORTA TRA ASPETTATIVE ED EXPORT “L’annata è singolare ma ci sono i presupposti per vini di grande finezza e longevità” “Annata singolare, partita in anticipo, poi rallentata dalle piogge di giugno e luglio, affrontate dai viticoltori con grande impegno e frequenti cure manuali, come ad esempio la sfogliatura, necessaria per aumentare l’arieggiamento del grappolo. Buono il carico produttivo, ottimo lo stato sanitario dell’uva, in particolare dello Chardonnay che rappresenta l’80 % delle uve atte alla produzione di Franciacorta”. Questa un’istantanea sulla complicata vendemmia in Franciacorta, dove gli agenti climatici hanno lasciato con il fiato sospeso i produttori fino agli ultimi giorni prima dell’inizio della raccolta. “Questa estate poco calda gioverà alla Franciacorta, garantendo una maturazione lenta delle uve con escursioni termiche che aiutano a preservare l’ideale corredo acidico e aromatico delle uve. Ci sono tutti i presupposti per un’annata di grande finezza e longevità ma, come sempre, si potrà avanzare un giudizio qualitativo solo fra qualche mese quando saranno pronti i vini base – spiegano dal Consorzio – Un plauso va agli agronomi e agli enologi della Franciacorta che con grande professionalità interpretano ogni annata valorizzandone sempre al massimo le potenzialità ed esprimendo il territorio come vero protagonista del Franciacorta.” Intanto sono molto positivi i dati del primo semestre 2014. I primi sei mesi dell’anno hanno segnato una crescita sia in Italia che all’estero, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, registrando un incremento del 9,6% con un volume totale di bottiglie di 5.292.468. Buoni i risultati in Italia, con una crescita dell’8,5%; sebbene il Nord Italia mantenga il primato delle vendite, prosegue la tendenza positiva nel Sud Italia dove si registra un buon incremento nel numero di bottiglie vendute. L’export cresce invece del 17,4% rispetto al primo semestre 2013 con un’incidenza sul totale delle bottiglie vendute che sale al 12,6%. Il Giappone si riconferma il primo mercato estero per il Franciacorta. A seguire Stati Uniti, Svizzera, Germania e Belgio. Continua il trend molto positivo nel Regno Unito con una notevole crescita del 100,4%, risultato di un lavoro di comunicazione e valorizzazione del brand iniziato lo scorso anno in questo mercato.

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FATTI UN SELFIE IN DISTILLERIA E’ tempo di Grapperie Aperte 2014: domenica 5 ottobre il distillato di bandiera sarà protagonista in oltre 30 distillerie italiane grazie all’evento promosso dall’Istituto Nazionale Grappa. E, al tempo dei social network, anche ecco un contest fotografico dedicato a tutti coloro che visiteranno una o più grapperie tra quelle aderenti all’iniziativa. Ognuno - con un selfie o un ritratto di luoghi o oggetti legati al mondo della distillazione - potrà partecipare interpretando a proprio gusto il modo di vivere e valorizzare il distillato di bandiera. Il tema conduttore sarà “Lo spirito della grappa secondo me” e lascia aperte le porte a varie chiavi di lettura del concetto Grappa: dal suo aspetto più legato alla tradizione, con alambicchi e cantine in alcuni casi ultracentenarie, a quello più moderno e ai vari modi di vivere il distillato oggi, interpretandone le varianti e le occasioni di consumo. Durante la giornata di Grapperie

Aperte numero undici infatti, non mancheranno gli abbinamenti con eccellenze gastronomiche tipiche dei territori di appartenenza e la presentazione delle novità in uscita nelle produzioni delle singole distillerie: un modo per fare marketing territoriale e allo stesso tempo offrire spunti interessanti per i partecipanti al contest, che non dovranno fare altro che scattare una foto e postarla su Instagram utilizzando l’hashtag #grapperieaperte2014. Tutte le foto verranno pubblicate sulla pagina Facebook dell’evento e le migliori – votate dagli utenti con il sistema dei likes – potranno essere utilizzate dall’Istituto Nazionale Grappa per accompagnare la propria comunicazione (previa liberatoria degli autori e dei soggetti ritratti) trasformando così i protagonisti in veri e propri testi-

CURIOSITA’ Domenica 5 ottobre oltre trenta distillerie protagoniste dell’evento “Grapperie Aperte” promosso dall’Istituto Nazionale Grappa

monial del distillato made in Italy. Domenica 5 ottobre le distillerie rimarranno aperte tutto il giorno, con orari personalizzati. Per informazioni è possibile consultare il sito www.grapperieaperte.it, la pagina Facebook di Grapperie Aperte oppure contattare il 335-6130800.

IL PREMIO

L’ISTITUTO GRAPPA DEL TRENTINO PREMIA “IL PIU’” Ginetto Tranquillini, classe 1924, è il primo distillatore insignito del riconoscimento

E’ quello di Ginetto Tranquillini di Arco, classe 1924, il primo nome a riempire gli annali della Grappa del Trentino, grazie all’iniziativa promossa per la prima volta nel 2014 dall’Istituto di Tutela e che prende il nome “Il Più”. Il premio, che intende ogni anno puntare i riflettori su un personaggio che ha contribuito negli anni a scrivere la storia di questo prodotto, è stato assegnato a Tranquillini “per aver saputo trarre dalla vinaccia un’ottima grappa e dal suo lavoro un elisir di lunga vita”. Dopo alcuni anni di apprendistato in casa di distillatori già affermati il Tranquillini, nel 1948 acquista prima una piccola distilleria ad Ala e successivamente quella che diventerà la sua distilleria a Mori. Con la infaticabile collaborazione della moglie Giovanna il Tranquillini dà vita ad una serie di grappe di grande qualità fra le quali memorabile quella di moscato. La costruzione del collegamento di Mori con l’autostrada lo costringe ad abbandonare la sua distilleria e a realizzarne una per lui e per suo figlio Amedeo vicino ad Arco, in località Noreda, in un casolare del 700 incastonato fra olivi e vigneti. A

LA NUOVA VITA DELLE VINACCE è NEL PANE Uno studio dell’Oregon University evidenzia una possibilità di recupero per gli scarti della vinificazione

In attesa di conoscere i dati relativi alla nuova annata produttiva della grappa, arriva dagli Stati Uniti una nuova idea per riutilizzare gli scarti della vinificazione. Le vinacce, infatti, sembrano poter avere una nuova vita se impiegate per migliorare il pane, aumentandone i contenuti di fibre (fino al 20%) e di polifenoli (addirittura del 200%). A dirlo è uno studio dell’Oregon University recentemente rilanciato nella rete che se applicato concretamente potrebbe essere una nuova strada per recuperare un prodotto di scarto della vinificazione che, in media, rappresenta il 20% del volume di una vendemmia.

Tranquillini e alla sua famiglia ha portato il saluto il Presidente dell’Istituto tutela Grappa del Trentino, Beppe Bertagnolli al quale ha fatto eco un altro decano dei distillatori trentini Arrigo Pisoni.

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ExtravergineNews

NOMINE

E’ PIU’ ROSA LA NUOVA SQUADRA DELLE CITTA’ DELL’OLIO Novità nella squadra dell’Associazione che prosegue il Girolio d’Italia per celebrare il suo ventennale

di Giovanni Pellicci

PROMOZIONE

L’EXTRAVERGINE ITALIANO ARRIVA IN CILE Con Veronafiere la prima edizione di Sol d’Oro Emisfero Sud L’extravergine italiano sbarca in Cile con la prima edizione di Sol d’Oro Emisfero Sud, in programma dal 29 settembre al 3 ottobre a Santiago del Cile. La nuova iniziativa patrocinata da Veronafiere replica, nel periodo più adatto alla valorizzazione qualitativa degli oli extravergine di oliva prodotti in Argentina, Cile, Perù, Brasile, Uruguay, Australia, Nuova Zelanda e

Sudafrica, la competizione che ormai da 12 anni si svolge a Verona a fine inverno. La richiesta di poter realizzare un’edizione del concorso internazionale – il più importante al mondo - nell’emisfero australe è venuta da Panel Cata Chile, l’associazione di categoria che nel Paese sudamericano promuove il consumo di olio di oliva di qualità, al fine di garantire ai partecipanti l’imparzialità e l’elevato standard di giudizio di Sol d’Oro. I vincitori di Sol d’Oro Emisfero Sud usufruiranno anche delle iniziative di promozione e comunicazione tradizionalmente

realizzate per i vincitori di Sol d’Oro durante Sol&Agrifood, in programma nel 2015 dal 22 al 25 marzo in contemporanea con Vinitaly. In particolare, gli oli premiati saranno protagonisti di degustazioni guidate, incontri b2b e walk around tasting e le loro schede di degustazione, oltre a quelle delle aziende che li hanno prodotti, saranno inserite nella pubblicazione ‘Le stelle di Sol d’Oro’, offerta ai buyer in arrivo da tutto il mondo. Caratteristica di Sol d’Oro Emisfero Sud è di essere itinerante. Le edizioni successive a quella di quest’anno si svolgeranno infatti a rotazione negli altri Paesi produttori di olio di oliva a sud dell’equatore.

Nuova e più femminile la squadra per l’Associazione nazionale Città dell’Olio. Inoltre arrivano dal sud i tre nuovi vicepresidenti: Benedetto Miscioscia assessore della Città di Andria, Michele Sonnessa sindaco di Rapolla (Basilicata) e Mario Albino Gagliardi sindaco di Saracena (Calabria). I tra vanno ad aggiungersi ad Anna Betti, assessore della Provincia di Siena, già vicepresidente e ora anche vicario. Nuovi membri anche in Giunta con l’ingresso di Antonio Sorbo, sindaco di Venafro, e Salvatore Pintus, assessore di Seneghe, e anche all’interno del Consiglio direttivo, permettendo così alle Città dell’olio di Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Umbria e Veneto di avere nuovi rappresentanti all’interno di uno degli organi di direzione più strategici dell’Associazione Nazionale che da 20 anni si occupa con successo di ASSAGGI promozione e valorizzazione dell’olio extravergine e del patrimonio olivicolo italiano. Cresce anche la presenza delle donne. Sono tre le nuove consigliere elette: Dorotea Brecelj assessore del Comune di Duino Aurisina, Franca Gambini vicesindaco del Comune di Domenica 19 ottobre Malcesine, località sulle spon- delle olive permette di produrre olio di qualità supeVallefoglia e Stefania Moccoli vicesindaco del Comude veronesi del lago di Garda, ospiterà Tutt’Olio, riore, leggero, con bassissimi gradi di acidità (0,50% ne di Trevi che affiancheranno i neoeletti Salvatore l’evento che regalerà degustazioni, passeggiate tra di media), grazie alla cultivar Casalìva dalla quale è Magna sindaco di Vallefiorta, Giovanni Spinelli assesgli oliveti e menù a tema per scoprire uno dei pro- ricavato. È un olio con profumo di fruttato leggero, sore del Comune di Cesio, Marco Caluri assessore del dotti tipici: l’olio extravergine d’oliva. Il ricco pro- sapore di mandorla dolce, colore verde oro - da inComune di Lerici, Valentino Carta assessore del Cogramma della manifestazione permetterà di cono- tenso a marcato - per l’elevato contenuto di cloromune di Oliena, Orio Mocellin sindaco del Comune di scerlo in tutte le sue forme, dalla pianta alla tavola. filla. Mediamente si producono circa 7-800 quintali Pove del Grappa e Luciano di Massimo della Camera Un vero e proprio viaggio a tutto tondo in una delle di olio all’anno, metà del quale è destinato all’autodi Commercio di Pescara. Tutta la nuova squadra è eccellenze del nostro Paese. A Malcesine è nato consumo. Il resto è disponibile nei punti vendita del già al lavoro per le nuove sfide dell’Associazione: nell’immediato dopoguerra il “Consorzio Olivicoltori Consorzio. Dal 1997 la Dop “Garda” ne garantisce il riconoscimento Unesco del Paesaggio Olivicolo di Malcesine”, composto da circa 550 soci, tutti pic- ulteriormente la provenienza e le caratteristiche orcome Patrimonio dell’Umanità con l’ingresso dei coli produttori di olive e, per statuto, tutti proprietari ganolettiche raffinate e superiori. territori delle Citdi oliveti nel Comune di tà dell’Olio nella Malcesine e nei comuni Girolio d’Italia – Le prossime tappe Tentative List; l’orlimitrofi. L’essere ai limiti 4 e 5 ottobre - Lenola - Lazio ganizzazione delle settentrionali dell’habi18 ottobre - Oliena - Sardegna tappe di Girolio tat dell’olivo contribuisce 25 e 26 ottobre - Parma - Emilia Romagna d’Italia del ventena dare all’olio di Malce2 novembre - Trevi – Umbria nale in programma sine caratteristiche unidal 16 al 18 novembre - Imperia - Liguria fino a novembre e che ed irripetibili: qui la 30 novembre - Festa del Ventennale a Siena il potenziamento produzione di olive non con le 350 Città dell’Olio Domenica 19 ottobre oltre 500 produttori di scena 6 dicembre - San Paolo di Jesi - Marche della dimensioè mai troppo abbondanMalcesine con far scoprire la cultivar Casalìva 14 dicembre - Arco - Trentino ne web e social te e la lenta maturazione Info su: www.cittadellolio.it dell’Associazione.

LA DOP GARDA PROTAGONISTA DI “TUTT’OLIO”

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Appunti di viaggio di Claudia Cataldo

Bonjour Provence Terra di lavanda (non in agosto), Grenache e Syrah, variegata ed eterogenea, profumata e affascinante. Come i suoi vini

S

e l’Italia lamenta – a giusto titolo – un pot pourri di denominazioni, zone e sottozone vitivinicole che creano un inevitabile caos che solo in pochi sono in grado di sbrogliare, c’è da dire che la Francia del sud non è poi da meno. Bella, meravigliosa: una terra profumata di timo, maggiorana, origano, dai tratti mediterranei ma così cangiante che basta spostarsi di pochissimo per vederne di nuove sfumature. Le terre belle danno vini buoni (o vini rendono le terre belle, chissà),

fatto sta che in Provenza, Camargue, Costa Azzurra si beve divinamente e, con un po’ di accortezza, senza necessariamente spendere un occhio della testa. Soprattutto se si è disposti a proseguire un po’ e fare capolino in Languedoc – Roussillon, regione che sta vivendo un suo risveglio enologico e dove il brand “Francia” non ha ancora fatto lievitare i prezzi. Sono partita sul finire di questo strano agosto, con una valigia, un i-pad e due mete: Châteneuf du Pape e Domaine de Trévallon.

Châteneuf du Pape In pieno stile “enoturismo francese”, il grazioso borgo è un susseguirsi di botteghe di vino e ristorantini, ma il concetto di “cantine aperte” non è poi così diffuso. Una sorta di Saint-Émilion del sud, per intenderci. Siamo nella parte sud del Côtes du Rhône che è anche già Provenza, in un’area che conta in totale 3200 ettari e 300 produttori. Abbiamo appuntamento con Pauline di Famille Quiot: parla un ottimo italiano, imparato nei due anni di lavoro da Masciarelli. Le viti crescono su ciottolame bianco lasciato dal Rodano: viti coltivate ad alberello (gobelet, in francese), tutte di 60/70 anni fino anche a 130, su un mare di sassi candidi e arrotondati, uno spettacolo per gli occhi insomma. Si coltiva Cabernet, Merlot, Syrah, Mouvèdre, ma il grande protagonista della parte sud della Valle del Rodano è senza dubbio il Grenache, il nostro Cannonau. L’Aoc – la più antica di tutto il Paese - qui prevede solo la versione rossa e bianca, niente rosato: la ricetta originale del rosso, per l’esattezza, parla di 13 vitigni coltivati e vinificati insieme. In effetti Châteneuf du Pape è famoso soprattutto per i suoi vini granati, dal naso di frutti rossi, cuoio, liquirizia; lo è un po’ meno per i bianchi ma ingiustamente: Clairette, Roussanne e Grenache Blanc danno vini complessi, freschi e in alcuni casi da scoprire dopo una decina di anni. www.famillequiot.com Côtes du Rhône L’area è molto vasta e meriterebbe uno speciale a sé e un paio di mesi di permanenza. La Rhône Valley si estende da Vienne ad Avignone. Si caratterizza per un complessità e una eterogeneità unica di suoli e micro-clima. 16 paesi si fregiano della possibilità di associare sulle etichette dei vini il loro nome all’Aoc Côtes du Rhône, fra questi anche Châteneuf du Pape, Gigondas e Séguret (dove la viticoltura si fa di montagna) e Beaumes-de-Venise, famoso per i moscati. Ogni area può, da disciplinare, produrre rosso e/o bianco e/o rosè. Lo ammetto: amo i rosè e in alcune aree di questa terra se ne trovano di eccezionali. Senza dubbio, è stato il colore della mia estate. www.rhone-wines.com Domaine de Trévallon Nei pressi di Saint-Rémy-de-Provence, sul lato nord delle Alpille in zona Bouches-duRhôn, poco fuori da Saint-Etienne-du-Grès si trova Trévallon. Azienda conosciuta in tutto il mondo (in Italia distribuita da Gaja Distribuzione), nessuno sembra invece sapere della sua esistenza in loco (per lo meno non in paese, dove ci siamo fermati a chiedere indicazioni). Ci accoglie lo stesso Eloi Dürrbach: giro di cantina, due chiacchiere, assaggi di botte. Per concludere con una mini verticale dei suoi vini: solo rossi, anzi un rosso, con un’etichetta artistica sempre diversa i cui tratti si ispirano alle peculiarità dell’annata. Niente Grenache qui, ma Cabernet Sauvignon e Syrah. Giovane la 2011, già eccezionale la 2007. Ho una 2004 che adesso alberga nella mia cantina e che è ufficialmente il souvenir della mia vacanza. www.domainedetrevallon.com

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STUDIOFABBRO.COM

I CLONI PREFERITI DAI

VITICOLTORI DELL’ITALIA CENTRALE Fin dal 1965 i Vivai Cooperativi Rauscedo hanno intrapreso un’intensa attività di selezione clonale nelle principali varietà coltivate in Italia e all’estero. Attualmente sono 354 i cloni omologati VCR e per altri 400 sono in fase di completamento i processi di valutazione agronomica ed enologica. Vivai Cooperativi Rauscedo Rauscedo (PN) Tel. 0427.948811 www.vivairauscedo.com

I viticoltori della Toscana, dell’Umbria e della parte litoranea del Lazio tra i molti cloni a disposizione hanno manifestato un modesto interesse verso quelli qui evidenziati! VCR: IL NUMERO 1 AL MONDO DEL VIVAISMO VITICOLO!

BELLONE VCR 2

SANGIOVESE VCR 105 ▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività Origine: Cori (LT)

▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività

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Potenziale enologico: dà vini armonici, di notevole finezza, buona aromaticità e discreta acidità.

Origine: Scansano (GR)

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Potenziale enologico: per vini con ottima struttura, dotati di tannini dolci, rotondi. Interessante il taglio con il VCR 106. Molto accentuate le componenti speziato-fenolico e fruttato.

* In via di omologazione

CESANESE VCR 462*

SANGIOVESE VCR 218 ▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività Origine: Pagliano (FR)

▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività

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Potenziale enologico: dà vini di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, dal caratteristico profumo di frutti rossi con finale speziato.

Origine: Alto Chianti

GRECHETTO VCR 2

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Potenziale enologico: per vini con buon tenore in antociani, di discreta struttura, particolarmente fruttati, adatti alla produzione di vini novelli. Indicato il taglio con il VCR 214 e/o il VCR 209.

SANGIOVESE VCR 235 ▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività Origine: Todi (PG)

▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività

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Potenziale enologico: dà vini di ottima acidità, freschi, fruttati con particolari sentori di pera, da uvaggio.

Origine: Alto Chianti

SANGIOVESE VCR 5

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Potenziale enologico: per vini con buon contenuto in antociani, strutturati, speziato-fenolici. Indicato il taglio con VCR 209 per vini da lungo invecchiamento.

VERMENTINO VCR 1 ▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività Origine: Montalcino (SI)

▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività

                                                           

Potenziale enologico: per vini ricchi in antociani, fruttati, di ottima struttura, da medio-lungo invecchiamento; tannini particolarmente morbidi e rotondi.

Origine: Follonica (GR)

SANGIOVESE VCR 23

Origine: Vecchiazzano (FO)

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Potenziale enologico: per vini fruttati, delicati, di buona acidità ed elevata tipicità da consumarsi giovani o con leggero invecchiamento.

VERMENTINO VCR 12 ▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività

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▼ MEDIA VARIETALE

Vigoria Grappolo Acino Produttività

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Potenziale enologico: per vini da lungo invecchiamento, speziati, ricchi in colore; ottimo il taglio con il VCR 5 e il VCR 103.

Origine: Monteu Roero (CN)

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Potenziale enologico: dà vini fruttati, freschi, di buona struttura. Si presta all'affinamento in 91 barrique. Ottimo il taglio con VCR 1 e VCR 12.


2014

AUTOCHTONA 20 - 21 ottobre 2014 | Bolzano

11ª Edizione 2 Giorni DI DEGUSTAZIONI

Wine Critics

STAMPA ED ESPERTI INTERNAZIONALI IN GIURIA

Forum nazionale dei vini autoctoni

HOTEL

2014

INSIEME A

lun-mar: 11.00-18.00

FIERA INTERNAZIONALE PER HOTELLERIE E RISTORAZIONE 20-23 OTTOBRE 2014

Autochtona & Lagrein

AWARD

AWARD

OLTRE

11.000 Inviti Web 2.0

AUTOCHTONA 2014 È UN EVENTO FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE TRA FIERA BOLZANO E FRUITECOM

PROMOZIONE DIGITALE twitter.com/autochtona facebook.com/autochtona

COORGANIZZATORE

PARTNER TECNICI

MEDIA PARTNER CANALE HORECA

PARTNER WINE-LOVERS E PREMIO

MEDIA PARTNERS DI FILIERA

MEDIA PARTNER ENOTECHE

www.autochtona.it

AUTOCHTONA

2014

COMPILARE IN STAMPATELLO O ALLEGARE IL PROPRIO BIGLIETTO DA VISITA

20 - 21 ottobre 2014 | Bolzano Forum dei vini autoctoni

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QUALE POSIZIONE OCCUPA?

O O O O O O

Cucina Servizio Formazione Sommelier Vendite Altro ________________

CHE ATTIVITÀ SVOLGE?

O Imprenditore O Direttore generale O Responsabile O Collaboratore

presentando questo coupon compilato in tutte le sue parti alle casse della manifestazione si ha diritto al ritiro di un biglietto d’ingresso per una persona OFFERTO DA

CONSENSO FACOLTATIVO PER FINALITÀ DI MARKETING Fiera Bolzano SpA vorrebbe utilizzare i Suoi dati personali per l’invio, anche mediante strumenti telematici, di inviti omaggio, promozioni e informazioni relative a future manifestazioni o eventi.

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O O O O O O

BUONO D’INGRESSO

lun-mar: 11.00-18.00

CAP

IN CHE SETTORE OPERA?

Firma ____________________________________________


A tutta Birra di Chiara Martinelli

L’ISOLANA

DALL’ARCIPELAGO TOSCANO ALLA TERRAFERMA Birra dell’Elba: sul mare in compagnia di una “Sirena”… TRA SACRO E PROFANO

BIRRA DELL’EREMO Il lupo con l’areola e la città di Assisi La presenza del misterioso “lupo” sul logo ricorda il racconto di una favola, e per certi versi lo è. “Il progetto è frutto della passione per l’homebrewer ed è stato concepito assieme a mia moglie tre anni fa”, racconta Enrico Tamagni mastro birraio e titolare dell’omonimo birrificio. Laurea in scienze Agrarie e un percorso di studi scientifici presso il Cerb lo portano dritto, in pochissimo tempo, alla realizzazione del suo sogno: l’apertura di un impianto e la produzione della prima “cotta” ufficiale. Un percorso ad alta velocità che appaga il lavoro intenso dei due giovani coniugi, coinvolti a capofitto nell’impresa. “Ci siamo buttati in questo settore partendo da zero, senza contatti e conoscenze alcune - prosegue Enrico, però ci siamo divertiti tantissimo, questo lavoro ci ha portato in giro per l’Italia arricchendoci di nuove conoscenze, costruendo pian piano la nostra rete commerciale”. Il primo impianto da 600 litri per cotta è ormai un ricordo lontano visto gli odierni 1.400 litri per unità produttiva di cui oggi va fiero l’Eremo. Il successo sul mercato arriva con la “Fiera” un American India Pale Ale partita dal Lazio e soprattutto da Roma, che ne è stata la città pilota. Oggi il birrificio vanta una gamma di birre artigianali contrassegnate da etichette semplici ma originali. Su ognuna di esse fa capolino un animale, come il cavallo rampante della “Magnifica”, un’ambrata dal profumo fruttato che ha vinto la medaglia d’argento al concorso di Rimini “Birra dell’anno 2014”. Il lupo con l’areola è il vero must. Volevamo un logo che ci rappresentasse, che interpretasse la nostra cultura, la città di Assisi, ma che non fosse troppo religioso - racconta Enrico - quale miglior animale se non l’amico di San Francesco che assieme al nome, l’ ”Eremo”, danno vita a un binomio davvero evocativo”. D’altra parte l’areola sul lupo è in qualche modo una benedizione per tutte le future birre artigianali del marchio. Sito ufficiale: www.birradelleremo.it/ facebook: birradelleremo twitter: birradelleremo

“Se apri il pub, la birra te la faccio io!” . Esordì così Valerio Tamagni uno dei soci di Birra dell’Elba che nel giugno 2007 volle dare una mano per l’apertura del Brewpub a Rio Marina. Prende vita quasi per scherzo il birrificio dell’Elba: la prima produzione fu all’interno del locale, e dopo tre anni, si spostò a Rio nell’Elba in cerca di spazio e acqua migliore. Appartiene a questo periodo la ricetta della “Bionda”. Da sempre la più apprezzata, i “mastri birrai elbani” continuano a proporla, apportando solo piccole modifiche che nel corso degli anni hanno contribuito a perfezionarla. Da sola rappresenta il 50% dell’intera produzione. Oggi sono dei veterani e il canto della loro “Sirena”, l’ultima birra lanciata, si beve in tutta la penisola. L’idea è di Stefano Sternini, socio dal 2013, vecchio amico della compagnia, che ha voluto una doppio malto da 7,5 gradi alcolici aromatizzata con luppoli sterling e citra, “in modo da donarle freschezza ed ingannare l’alto grado alcolico” precisa Valerio Tamagni. Al momento è disponibile soltanto in fusto ma sarà presto distribuita in bottiglia vista la calorosa accoglienza di pubblico. Le prossime mosse di Birra dell’Elba saranno probabilmente un trasloco - stanno lavorando alla realizzazione di un luppoleto per autoprodursi, in più avranno bisogno di nuovi metri quadri per la crescente produzione – e stampare nuove etichette – sì perché stanno realizzando una nuova linea di birre dedicate ai pub che andranno ad aggiungersi alle dieci già in circolazione. Info su: www.birradellelba.it Facebook: birradellelba

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di Max Brod

MECCANIZZAZIONE DEL VIGNETO

Tracciatura dei vigneti:

l’unico settore libero dalla burocrazia La meccanizzazione in viticoltura ormai è alla portata di tutti, l’unico ostacolo può essere la burocrazia, non è il caso dell’impianto del vigneto

M

aurizio Cerrato è responsabile di un’azienda che si occupa di tracciatura e piantatura dei vigneti con sistema gps differenziale, e con lui facciamo il punto della situazione sullo stato della meccanizzazione viticola soprattutto per quanto riguarda il settore dell’impianto di nuovi

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vigneti, un campo libero dalla burocrazia, ma ancora limitato dalle pendenze dei filari. La meccanizzazione dei vigneti italiani si può dire completata? “No, in realtà c’è ancora molto da fare. Oggi anche dove si potrebbe, non si fa, per “tradizione” ma anche diffidenza. Pensia-

mo ai vigneti nei quali si potrebbe usare una comune vendemmiatrice, e invece si preferisce evitare. Per fare un esempio in Piemonte siamo 15-20 anni indietro rispetto alla Toscana”. A che punto è l’avanzamento tecnologico in materia di impianto meccanizzato del vigneto?


“Siamo ormai ad un ottimo livello di avanzamento. Magari si potrà migliorare in materia di velocità, ma per il resto siamo al top”. La tecnologia satellitare è usata anche per i trattamenti ormai.. “Assolutamente. In questo campo bisogna solo raggiungere quel livello di aggiornamento delle mappe tale da poter ottenere lo stato della vegetazione “in tempo reale” (per ora si usano prevalentemente foto aeree e foto satellitari dell’anno precedente). Ovviamente tutto ciò rende possibile ottimizzare i dosaggi e salvaguardare l’ambiente”. Che sviluppi prevede per il futuro? “Nel nostro settore ci potranno essere evoluzioni nelle macchine che si occupano di piantare le viti, si può migliorarne la precisione e le condizioni di utilizzo…” Allude alla pendenza dei vigneti?

“Sì. Un conto è la Toscana, un altro è il Piemonte, per esempio. La nostra tecnologia non è applicabile sempre in tutte le fasi della progettazione di un vigneto. A volte una parte del lavoro resta manuale a causa delle forti pendenze. Ma il gps aiuta a velocizzare queste fasi e ad essere più precisi anche sulle operazioni che si

fanno a mano”. La viticoltura italiana è spesso ostacolata dalla burocrazia, è così anche nel suo settore? “E’ uno dei pochi settori nel quale si lavora senza problemi burocratici. Il problema è ottenere gli impianti, non realizzarli”.•

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Vinificazione & Stoccaggio

Pauscha: artigianato del bottaio tradizionale

I

l noto bottificio Pauscha torna alle sue origini sotto la direzione di Klaus Pauscha, con nuovi partner e la qualità di sempre: è la storia di una tradizione familiare da oltre 100 anni sul mercato, con successo e prodotti di elevatissima qualità. Fondata nel 1875 da Jakob Pauscha, oggi l’azienda ha una nuova sede produttiva nella Carinzia meridionale; a gestirla è la quinta generazione di famiglia. Il punto di forza? Abbinare abilità artigianale e le più moderne tecnologie, per garantire ai vini più nobili la miglior qualità di maturazione. Klaus Pauscha vanta un’esperienza professionale di oltre 20 anni ed è affiancato ora dal figlio Jakob, che sta ereditando un enorme bagaglio di conoscenza ed esperienza. Solide basi e una nuova costellazione aziendale: papà Klaus, il figlio Jakob e i loro partner puntano sul know

Da 5 generazioni, l’azienda realizza botti con gli elementi della natura: il segreto per vini straordinari how, sul dialogo con i clienti e il continuo sviluppo artigianale. Senza tralasciare la puntualità nelle consegne. Il team consiglia i clienti sugli investimenti più opportuni da fare per accrescere il valore del vino, donandogli peculiari caratteristiche adatte ai diversi eventi e palati. La scelta del legno è affidata alle mani esperte di Klaus Pauscha, che è riuscito nel perfetto equilibrio tra antica tradizio-

ne e moderna innovazione. L’azienda è oggi un riferimento solido in termini di sapienza artigiana, capacità di partnership, la miglior qualità nella selezione del legno, così come nello stoccaggio e nella lavorazione. Da ultimo, un altro aspetto prezioso è la consulenza, offerta sempre con un unico obiettivo: contribuire alla nascita dei vini più pregiati al mondo. •

ECCO QUALCHE VALORE AGGIUNTO: Botti d’invecchiamento disponibili in ogni dimensione desiderata dal cliente. I tronchi necessari vengono collaudati personalmente, in seguito tagliati e stagionati per diversi anni Tra le varianti di allestimento: bordo di fronte (naturale/colorato); cerchi zinchati o zinchati/ colorati, portella in inox o legno, valvole; rubinetti di degustazione/di scarico, basamento 20-40 cm

Tini di fermentazione per la macerazione accurata del vino rosso. Provvisti di una portella in inox e di uno sportello superiore in inox o legno estraibile, per sommergere bene le bucce. Grazie alla sua tenuta stagna, il tino si può usare anche come botte d’invecchiamento

Varianti di allestimento: le botti possono essere prodotte con portelle in legno o acciaio inox, valvola a sfera o a farfalla e assagiavino, scarico totale, sportellino superiore in acciaio inox, piastra di raffreddamento, pozzetto per termometro, basamenti standard (3 pezzi 20 x 20cm) o con sostegno e piedi da 45 cm, ecc.

Klaus Pauscha & Partner GmbH Auenfischerstrasse 36 B 9400 Wolfsberg Osterreich Austria Tel. +43 4352 51064 office@pauscha.at www.pauscha.at

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Sughero

Come nasce un tappo firmato Sugherificio Aeffe

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SUGHERIFICIO AEFFE Z.I.R. Alta Gallura 07029 Tempio Pausania (Ot) Tel. 079 674055 Fax 079 674324 aeffesug@tiscali.it www.sugherificioaeffe.it

el cuore della Gallura, a Tempio Pausania, sorge il Sugherificio Aeffe, una struttura all’avanguardia di 350 mq dove, dall’ esperienza, dalla passione, nonché dall’utilizzo di sugheri di prima qualità, accuratamente selezionati, e da un processo produttivo attento, preciso e costantemente monitorato, nascono tappi di sughero, che garantiscono non sono qualità ma anche naturalezza. Il processo produttivo in questione inizia con l’acquisto, da parte di un personale altamente qualificato, dei migliori sugheri, che avviene dopo una visita personale nelle sugherete della Sardegna. In seguito dalle singole plance di sughero viene eliminata la parte inferiore (pedone), che essendo a contatto con il terreno è ricca di impurità, e quanto rimane viene esposto agli effetti climatici per circa 6 mesi, sollevando la catasta per circa trenta centimetri

L’azienda produce tappi di gran pregio, nati dalla passione unita ad un processo produttivo attento

dal terreno in modo da evitare la presenza di umidità e il successivo proliferare di muffe e accatastando le plance in modo da favorire l’areazione. A seguire viene il momento della bollitura, durante la quale il sughero viene immerso in una vasca con acqua e prodotti sanificanti portati ad ebollizione. Questo processo permette di ammorbidire ad appiattire le plance, poi sistemate in apposite pedane in plastica per uso alimentare. Arriva così il momento del passaggio dalla plancia al tappo vero e proprio, tramite l’esperienza del personale qualificato e grazie all’utilizzo di macchinari specializzati. Il prodotto viene a questo punto sottoposto a controlli di qualità visivi e organolettici e, una volta ritenuto idoneo, viene ulteriormente sanificato e sterilizzato, per poi passare alle fasi finali di marchiatura, lubrificazione e confezionamento. Così nasce un tappo firmato Sugherificio Aeffe, un prodotto illustre come il vostro vino richiede. (l.m.)•

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Gruppo Cordenons:

carte fini e tecniche

per il mercato internazionale

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ruppo Cordenons è un’azienda italiana produttrice di carte fini e tecniche. La gamma di carte proposta è molto ampia e comprende carte metallizzate, perlescenti e iridescenti, carte marcate ed ecologiche prodotte con fibre annuali, carte per etichette, carte cast-coated e dal tatto particolare, carte create specificatamente per il mercato del digitale, carte di sicurezza e cartoncini per impregnazione. Il tutto realizzato mantenendo la vocazione per la produzione di prodotti di alta qualità, dall’eleganza e dal fascino del fatto a mano; una combinazione che il dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Gruppo Cordenons è stato in grado di creare unendo passato e futuro, conoscenza, tradizione e abilità artigianali e tecnologiche. Gruppo Cordenons ha al suo interno una Divisione Filtri che opera ormai da decenni e, grazie alla costante ricerca, all’esperienza e al patrimonio

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tecnologico accumulati, offre una serie di prodotti specificamente studiati e collaudati, in grado di soddisfare pienamente tutte le esigenze della filtrazione nel campo alimentare, chimico, farmaceutico ed industriale. Stiamo parlando di carte, cartoncini e strati filtranti altamente innovativi, che vengono realizzati con materie prime pregiate, selezionate e collaudate, che garantiscono un livello costante di prestazioni e che, per soddisfare in pieno tutte le esigenze nelle diverse fasi del processo industriale di filtrazione, sono stati affiancati da cartucce e sacchi filtranti, realizzati con i materiali più moderni e le tecnologie più avanzate. Gruppo Cordenons opera in regime di certificazione ISO 9001, tutti i suoi prodotti sono certificati secondo le più recenti normative nazionali ed internazionali e il magazzino è monitorato in conformità alle normative europee relative ed al metodo HACCP. (l.m.)•

L’azienda, grazie alla ricerca costante, è in grado di soddisfare tutte le esigenze, comprese quelle della filtrazione


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Vivai Cooperativi PADERGNONE

on tutto il male vien per nuocere. Niente di più vero, dal momento che certe intuizioni nascono dalle difficoltà quotidiane; ed è proprio così che è nato e si è sviluppato il vivaismo trentino, da una calamità naturale che ha risvegliato l’ingegno dell’uomo e lo ha spronato a trovare nuove soluzioni e nuove tecniche. Siamo ai primi del Novecento e la filossera sta devastando le coltivazioni viticole del Trentino Alto Adige. Qui l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige sta preparando i giovani studenti alla pratica di moltiplicare e innestare la vite ed è proprio nella zona, a Padergnone per l’esattezza,

Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità

“La nostra più grande soddisfazione è visitare, anche dopo diversi anni, le aziende da noi servite e condividere con i viticoltori la gioia della buona riuscita del vigneto e …del loro prodotto”. che nascono i primi vivaisti viticoli che, a metà del XX secolo si costituiscono nell’associazione Vivai Cooperativi di Padergnone. L’esperienza pluridecennale si traduce oggi in una consulenza aggiornata e sempre al passo con le nuove acquisizioni, fornita da collaboratori provenienti dai più importanti istituti tecnici e universitari. I soci seguono attentamente le direttive che vengono date dalla direzione: quale varietà

innestare, su quali portinnesti e in che numero. Tutte le operazioni, dalla raccolta delle gemme all’estirpo delle barbatelle, passando per la pratica dell’innesto stesso, vengono effettuate dal singolo socio. Sono l’esperienza, la responsabilità e il desiderio di consegnare un prodotto dalle caratteristiche genetiche, sanitarie e morfologiche perfette che accompagnano costantemente il socio nel suo impagabile lavoro. •

I Vivai cooperativi Padergnone collaborano con Ampelos Italia per la selezione clonale delle principali tipologie di vitigno e con CIVIT, Consorzio Innovazione Vite, sia per le selezioni clonali che per lo studio di nuove varietà.

VIVAI COOPERATIVI PADERGNONE Via Barbazan 13 38070 Padergnone (TN) Tel. +39 0461 864142 Fax +39 0461 864699 www.vicopad.it - info@vicopad.it

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.

Socio AFLOVIT Sezione AVIT

Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - info@vicopad.it

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Scegli il PEFC,

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cegliere legno di alta qualità per far stagionare il proprio vino nel migliore dei modi è fondamentale, è una scelta obbligata. Dimostrare da dove proviene quel legno di qualità, dare garanzia che viene da foreste gestite in maniera sostenibile è invece una scelta etica,

un valore aggiunto ormai comprensibile a tutti. Utilizzare botti realizzate con legno certificato PEFC, certificazione che garantisce la provenienza della materia prima da foreste gestite in modo responsabile e che obbliga la riforestazione degli alberi abbattuti, vuol dire quindi investire in sostenibilità

ambientale. L’azienda dà un segnale di scelta etica al mercato, con consumatori sempre più sensibili e disposti a premiare gli imprenditori che promuovono e tutelano la qualità e l’ambiente. Ma l’azienda può essere etica anche nella scelta del sughero per i propri tappi, del cartone per il proprio packaging, per la carta delle etichette, per il pallet su cui si trasporta il proprio vino. Il vino è un bene prezioso come l’ambiente: per questo è logica una scelta di coerenza, cioè che la bontà sia dentro e fuori della tua bottiglia. Se vuoi bene alle foreste e vuoi farlo sapere a tutti, usa botti, sughero e carta PEFC per la tua produzione di vini.

Credit: PEFC Francia

fai un scelta etica

Vuoi fare vini di qualità ed essere azienda etica e sostenibile? Con la certificazione PEFC si può: dalle botti alle etichette, così si dimostra la sensibilità verso l’ambiente

Choosing high quality wood to make your own wine age in the best way is crucial, it’s an obvious choice. To prove where that quality wood comes from and give assurance that it comes from forests managed in a sustainable way is an ethical choice, an added value that is now understandable to all. Using barrels made of PEFC certified wood – a certification that guarantees the origin of the raw material from forests managed in a responsible way and that requires reforestation of cut down trees – means investing in environmental sustainability. In this way a winery can give an ethical signal to the market, in accordance with

consumers increasingly sensitive and willing to reward entrepreneurs who promote and protect the quality and the environment. But wineries can be ethical also by choosing the material for their corks, the cardboard for their packaging, the paper for their label, the pallet on which it carries its own wine. Wine is as precious as the environment: that’s why considering quality both in and out of your bottles is a consistent choice. If you love the environment and want to let everyone know, use barrels, cork and paper PEFC certified for your wines.

Credit: PEFC Italia

Choose PEFC, make an ethical choice Do you want to make quality wines and be an ethical and sustainable company? With the PEFC certification you can: demonstrate your sensitivity to the environment from the barrels to the labels

Associazione PEFC Italia Strada dei loggi, 22 06135 Perugia Tel. 075.7824825 - Fax 075.5997295 info@pefc.it – www.pefc.it

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News Tecniche packaging

L’elogio dell’eleganza Scotton Spa è sinonimo di qualità e innovazione dal 1974 La Scotton Spa produce, da oltre 40 anni, scatole regalo preziose ed inconfondibili. Le raffinate lavorazioni del cartone, la vastissima gamma di prodotti e la costante ricerca della perfezione, costituiscono i tratti distintivi di un’azienda che guarda al futuro nel segno del made in Italy. Nel moderno stabilimento di Borso del Grappa, in provincia di Treviso, vengono realizzate scatole in grado di rendere speciale qualunque prodotto da confezionare grazie a colori classici e moderni, finiture eleganti e robustezza assoluta. Sono disponibili oltre 80 modelli standard in più di 30 versioni diverse, adatte a contenere ogni tipo di bottiglia e tutte anche personalizzabili per rendere la confezione regalo davvero esclusiva. (l.m.)

SCOTTON SPA Via Vallina Orticella, 1 31030 Borso del Grappa (Treviso) Tel. 0423 913300 - Fax 0423 913399 scotton@scotton.it - www.scotton.it

La tecnologia Republic permette di raggiungere elevati valori di efficienza, pur risparmiando energia

STOCCAGGIO

Magugliani propone impianti di asciugatura a risparmio energetico

expo singolo h

expo singolo r eco Magugliani distribuisce impianti ed attrezzature per l’industria dal 1988. La gamma comprende impianti di asciugatura bottiglie, lattine e barattoli prodotti dall’americana Republic Blower Systems. La tecnologia Republic applicata alle soffianti centrifughe ed ai generatori di lama d’aria, permette il raggiungimento di elevati valori di efficienza, garantendo un potente flusso d’aria con risparmi energetici considerevoli, specialmente se comparati a quelli delle soffianti a canale laterale. Il sistema Republic sfrutta soffianti centrifughe tecnologicamente avanzate, accoppiate a generatori di lame d’aria con sezione “a goccia”, forma che evita contro-pressioni. Le soffianti centrifughe Republic sono costruite con materiali di qualità per durare nel tempo e per contenere la manutenzione, le dimensioni compatte degli impianti permettono e semplificano il posizionamento direttamente sulla linea di produzione. I generatori di lama d’aria sono disponibili in alluminio estruso anodizzato oppure in acciaio inossidabile AISI 316. Ogni soffiante centrifuga può alimentare più generatori. L’ampia gamma dei prodotti Republic comprende soffianti centrifughe di diverse grandezze ed una serie di accessori per confezionare l’impianto su misura in funzione della velocità della linea di produzione e delle esigenze dei clienti. (l.m.) MAGUGLIANI Srl Via Sacro Monte 3/1 - 21052 - Busto Arsizio (VA) Tel 0331 380044 - Fax 0331 684344 info@magugliani.it - www.magugliani.it

interratore di concime

expo doppio FUll FrUtteto singolo Vers.2

vittoria h

piantapali laterali

spol singola disponibile anche in versione doppia

trinciaerba singolo disponibile anche in versione doppia

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News Tecniche STOCCAGGIO

vigneto

Cmp Combo

Colombardo presenta la spollonatrice Idraulica modello Rotoflex

Il bag in box per grandi volumi

Il Gruppo Spollonante Idraulico per vigneto è ideale per l’asportazione delicata dei polloni dal ceppo della vite e dell’erba infestante sottofila Questo gruppo è stato progettato per essere applicato su apposito telaio, sia sulla parte anteriore del trattore in versione doppia, tunnel o singola laterale provvisto o non di sollevatore, che su posizione ventrale in versione singola (o doppia) con apposita flangiatura, oppure sul sollevatore posteriore universale di qualsiasi trattore, in versione laterale o bilaterale. La novità più interessante è che il gruppo viene dotato di due alberi spollonanti, velocemente intercambiabili. Questa innovazione rende definitiva l’operazione di pulizia della pianta e del sottofila, senza l’impiego di erbicidi chimici. Infatti uno degli alberi che è dotato di flagelli pesanti in gomma speciale – di forma piatta biforcuti e tondeggianti sull’estremità, con sistema rapido d’aggancio-sgancio “push&pull” – consentirà di ottimizzare l’intervento primaverile in presenza di erba tenera ma con importante quantità di polloni, mentre il secondo rullo in alluminio più piccolo contenente flagelli in nylon tondi, di piccole dimensioni, più aggressivi sull’erba, permetterà di gestire al meglio gli infestanti più intensivi durante tutta la stagione vegetativa. L’obiettivo del ritrovato era di poter operare su vigneti in presenza di infestanti in stato avanzato e con polloni diffusi, in tutta la fase vegetativa stagionale della vite, senza recare traumi alla pianta. A questo si è arrivati grazie anche a un sistema di “oil-control”, che permette di dosare la velocità di rotazione dell’utensile in relazione alla tipologia di albero flagellante impiegato e dello “stato” degli infestanti presenti al momento dell’intervento. Colombardo Reg. Leiso, 30/31 14050 S. Marzano Oliveto (AT) Tel. 0141 856108 Fax 0141 856103 www.colombardo.com info@colombardo.com

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cantina

GIAS Cantine: facile così il Registro di Cantina Agronica Group presenta i nuovi sviluppi al software GIAS Cantine Agronica Group, azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni software per l’agro alimentare, ha sviluppato un modulo software altamente professionale e molto facile, per affrontare due dei momenti di più difficile gestione per le aziende e i loro consulenti, ossia l’ingresso delle uve in cantina e la successiva vinificazione. Il modulo è compreso nella suite GIAS Cantine e tra le funzionalità evidenziamo: • Ingresso uve con emissione delle bolle secondo controllo automatico di correttezza del potenziale produttivo e relativa ripartizione secondo resa imposta da disciplinare DOC/DOCG. Conferenti/impianti identificati a qualsiasi grado di dettaglio (integrato alla gestione colturale); • Generazione automatica parametrizzabile di lotti coerenti per varietà, raccolta, massa volumica/grado, etc. per la corretta gestione della trasformazione; • Compilazione automatica del Registro di Vinificazione completo almeno fino al “vino atto” con calcolo della resa da disciplinare e supero con declassamento (anche con arricchimento). Calcolo e ricalcolo eseguibile per periodo temporale, con parametrizzazione di mosto, mpf, fecce, vinacce, etc. e calcolo dei sottoprodotti per la massima resa del vino. (l.m.) AGRONICA GROUP srl Via Calcinaro, 2085 - 47521 - Cesena (FC) Tel. 0547 632565/632933 Fax 0547 632950 com@agronica.it - www.agronica.it

Il sistema di stoccaggio e distribuzione dei liquidi è sempre più un’esigenza fondamentale per le aziende che vogliono essere competitive sul mercato globale. COMBO “bag in box” non è semplicemente un contenitore ma è un sistema di packaging composto da un box in plastica, robusto, richiudibile, con all’interno un sacco sterile che garantisce la sicurezza e l’igiene del prodotto liquido nelle varie fasi di lavoro, stoccaggio e trasporto. I VANTAGGI DEL COMBO BOX: 1. Riduzione dei costi di trasporto nelle fasi di ritorno. 2. Ottimizzazione degli spazi, sia in magazzino sia sui mezzi di trasporto. 3. Riduzione dei materiali di imballaggio rispetto ai sistemi tradizionali. 4. Sicurezza ed igiene. 5. Ecologico. 6. La CMP Srl fa parte di un sistema internazionale di pooling che ha come scopo quello di garantire 7. un servizio di noleggio di contenitori IBC per prodotti liquidi . I VANTAGGI DEL NOLEGGIO: 1. Nessun investimento finanziario iniziale. 2. Nessuna preoccupazione legata alla vendita o smaltimento dei contenitori usati. 3. Certezza delle spese, grazie al canone costante per l’intera durata del contratto. 4. Certezza di un parco box sempre efficiente e costantemente ben mantenuto. 5. Possibilità di modificare la quantità dei contenitori secondo le proprie esigenze. Modelli disponibili : mod. CL285 - capacità 1000 litri dim. esterne: 1155 x 1155 x 1132 mm mod. CL65 - capacità 250 litri - dim. esterne: 810x 610 x 835 mm

CMP Srl Via Revello, 38 - 12037 Saluzzo (CN) Tel. 0175 217560/1953000 - Fax 0175.217.552 www.vinplast.it - www.cmp-plast.it www.vinplast.eu - vinplast@cmp-plast.it


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1984-2014 XXX ° anniv ers

ario

ArcelorMittal è orgogliosa di festeggiare assieme a WireSolutions ed agli oltre 4000 “Clienti Rivenditori e Utilizzatori” nel mondo, il 30° anniversario dalla nascita e distribuzione dei fili per vigneti e frutteti CRAPAL®. Già nel lontano 1984, dopo aver eseguito le prime prove di resistenza contro la corrosione in nebbia salina, secondo le severissime norme DIN ( Kesternisch test ), ArcelorMittal Bissen & Bettembourg ha iniziato la produzione e distribuzione del filo per vigneti e frutteti CRAPAL con garanzia di durata 3 volte superiore ( 30 anni ) alla “Zincatura pesante” detta anche forte zincatura. In seguito, alla fine del secolo scorso, dopo analisi effettuate su campioni di fili Crapal utilizzati per 15 anni in vigneto, è risultato che la resistenza contro la corrosione era 4 volte superiore alla forte zincatura; da qui l’origine di CRAPAL4® filo per vigneti e frutteti con garanzia di durata di 40 anni. Ed eccoci ai giorni nostri con CRAPAL® OPTIMUM il filo per vigneti e frutteti che con la sua protezione di Zn+Al+Mg garantisce una durata 5 volte ( 50 anni ) superiore alla forte zincatura . Oggi, ArcelorMittal presenta la novità CRAPAL®OPTIMUM TOP100V nato dalla ricerca e dall’esperienza del prodotto originale. Grazie alla sua protezione innovativa ed all’acciaio ad alto contenuto di carbonio, CRAPAL® OPTIMUM TOP100 V, offre una migliore performance rispetto agli altri fili CRAPAL® riconosciuti come i fili per eccellenza nella viticoltura moderna. Sfruttando le caratteristiche meccaniche allineate a quelle dei fili in acciaio inox AISI 304, CRAPAL® OPTIMUM TOP100V viene utilizzato con diametri identici ai fili inox ottenendo pertanto la stessa resa (mt/kg) a costi dimezzati.

ArcelorMittal WireSolutions Sales Italy Viale Sicilia, 97 IT - 20900 Monza (MB) T +39 (0)39 28 12 225 • F +39 (0)39 28 12 240 www.arcelormittal.com/wiresolutions

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