I Grandi Vini, settembre/ottobre 2015

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Alto Adige

Veneto

ARUNDA PAG. 37

To

AZIENDA AGRICOLA ROENO DI FUGATTI R. & C. PAG. 59 VINICOLTURA LE RUGHE PAG. 61

VILLA VIGNAMAGGIO PAG. 55

IL DRAGO E L BY ARKILI PAG. 51

FATTORIA EOLIA PAG. 60

AZIENDA AGRICOLA COTTINI MARCO PAG. 58

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Veneto

AZIENDA AGRICOLA BELLORA TOMMASO PAG. 57


oscana

Basilicata

Sardegna CANTINA DI SANTADI PAG. 45

CANTINA DI VENOSA SCARL PAG. 39

VECCHIA CANTINA DI MONTEPULCIANO PAG. 48

LA FORNACE INE SNC

AZIENDA VITIVINICOLA CARLO POLITO PAG. 41

AZIENDA AGRICOLA POMARIO PAG. 32

CASTELLO DI LUZZANO PAG. 43 FATTORIA DI SAN QUINTINO PAG. 53

Umbria

Lombardia

Campania

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Anno XI • Numero 86 • Settembre/Ottobre 2015 www.igrandivini.com In copertina Annabella Pascale e Francesco Olmo, Amministratori Delegati della Artimino Spa Foto di Linda Frosini

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Barbara Amoroso, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Nicola Biasi, Pamela Bralia, Alberto Brilli, Francesca Capizzi, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Antonio Iacona, Chiara Martinelli, Orazio Pellegrino, Chiara Quartararo, Alessandro Righi, Beatrice Silocchi, Consuelo Trifoni Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Account

Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Francesca Droghini – f.droghini@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Manuela Orsini - m.orsini@clustereditori.it Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it

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EDITORIALE

Il pasticcio dei fondi Ocm nell’autunno del vino per placare i malumori. In questo scenario, diremo finalmente, c’è un’azione compatta che ha portato ad un intervento di sistema da parte dei protagonisti della filiera del vino. Praticamente tutti, dopo l’assist fornito dall’Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio, si sono rivolti al Mipaaf per sbloccare quell’empasse in cui ristagnano le risorse del fondo Ocm di gestione regionale. Confagricoltura, Federvini, Unione Italiana Vini, Federdoc, Assoenologi, Cia e altre realtà cooperative si sono rivolte insieme al Ministero per sollecitare le criticità in atto. Si perché sono in ballo risorse fondamentali per sostenere la quota export che il Governo – lo ricordiamo – punta a far lievitare a cifre mai raggiunte finora entro il 2020. “Saremo pure una superpotenza del vino nel mondo ma purtroppo sulla gestione dei fondi comunitari legati alla promozione del nostro made in Italy enologico stiamo facendo una magra figura”. E’ questa la sintesi dell’atto d’accusa avanzato da Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio che ha smosso le acque nella filiera del vino. I nodi sono gli otto mesi di ritardo rispetto ai Paesi competitor nella pubblicazione delle graduatorie e il taglio del 50 per cento, previsto dal Mipaaf, sui finanziamenti per progetti multiregionali già approvati. La madre del problema sta in quelle regioni che, invece di stilare una graduatoria, hanno distribuito finanziamenti con il metodo, un tantino democristiano, a pioggia e quindi esaurendo i fondi. Di conseguenza il Ministero ha optato per il taglio di cui sopra, non valorizzando decine di progetti importanti. E invece i dati, per quanto positivi, evidenziano come non ci possiamo

assolutamente cullare troppo sugli allori. Negli Usa continuiamo ad andare molto bene (1,27 milioni di ettolitri per 682 milioni di dollari esportati nei primi sei mesi del 2015-) ma come afferma su queste pagine Lucio Caputo, storica guida dell’Italian Wine&Food Institute, “ci sono troppe cose inutili, servono fondi pubblici per una campagna promozionale per difendere dalla concorrenza la leadership dell’Italia”. Più in generale il primo semestre dell’anno è stato più che positivo per le esportazioni del vino made in Italy: il recupero registrato nei mesi di marzo, aprile e giugno è stato forte, dopo un inizio d’anno faticoso. Secondo i dati Istat al giro di boa i nostri vini hanno registrato un confortante +6,5 per cento (per 2,52 miliardi di euro in valore), così come la Francia e un po’ meglio della Spagna, ovvero i nostri principali avversari. A tirare il gruppo sono ancora gli spumanti, con una quota di 406 milioni di euro e il +23,5 per cento in più sul 2014. La Francia, però, non molla di un centimetro: 3,5 miliardi di euro di fatturato nello stesso periodo, con una crescita del 7 per cento. Ecco quindi che, viste le penurie di altre risorse statali da destinare alla promozione (una regione come la Toscana taglierà di brutto i finanziamenti ai Consorzi del vino nel 2016), i soldi in arrivo con la Ocm è fondamentale gestirli in modo efficace e senza troppe perdite di tempo. L’auspicio che la via del cambiamento e della ripresa contempli anche questo fondamentale segmento. Intanto godiamoci una vendemmia con punte di eccellenza che diffonde ottimismo! Buon vino!•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

S

arà un autunno caldo anche per l’Italia del vino? Gli anni ‘70 sono finiti da un pezzo (anche se i nostalgici sono sempre dietro l’angolo), il governo Renzi, nonostante qualche turbolenza interna al suo stesso partito, viaggia spedito a colpi di riforme ma la sensazione è che la filiera del vino abbia diversi temi delicati da gestire. Per evitare di passare da gufi e da giornalisti che riportano solo notizie negative, diciamo subito che un Ministro delle Politiche Agricole così attivo, consapevole dei temi della filiera e delle urgenze, l’Italia non lo aveva da un bel po’. Questo va detto non tanto per piaggeria nei confronti di Maurizio Martina (a cui magari potrebbe essere criticata la scelta politica di dare vita all’ennesima corrente dal nome non ricordabile, ma questa è un’altra storia), ma perché è oggettivamente così. Non ci possiamo, infatti, dimenticare il balletto del passato, con un ministro all’anno come se le Politiche Agricole fossero una depandance. A scaldare un po’ c’è la polemica sulla gestione dei fondi Ocm da parte delle regioni. A questo si aggiungono le critiche del Movimento Turismo del Vino sui contenuti del portale che dovrebbe rilanciare il sistema turistico italiano e quindi l’annuncio-spot sul taglio di Imu e Irap agricole. Non finisce qua, perché nei prossimi mesi ci sarà anche da capire l’esito del faticoso percorso parlamentare del Testo unico della vite e del vino (è atteso in Commissione Agricoltura a novembre) e l’altro ingorgo normativo che potrebbe crearsi visti i tanti tra decreti e disegni di legge in lista d’attesa. Insomma, tanta roba al fuoco e non basterà andare avanti con proclami sull’export

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COVER STORY UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO DI ARTIMINO

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DAMIANO DONATI A MENFI, IL VINO DEL SORRISO

SOMMARIO

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L’EDITORIALE

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FATTORIA EOLIA, UN VINO CHE HA NELL’ANIMA IL VENTO

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ULTIME DAL MONDO DEL VINO

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AZIENDA LE RUGHE ALLA CONQUISTA DELL’ORIENTE

12 FACCIA @ FACCIA CON…LUCIO CAPUTO

63

MOLISE, UNA SETTIMANA DA PROTAGONISTI

14 LA POLITICA NEL VINO

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VALLE D’AOSTA: SOLO PER CHI SE NE INTENDE

16 THE WINE TROTTER • INGHILTERRA

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DOLCETTO DI OVADA: “MICA SIAMO NATI IERI”

18 L’INCHIESTA • TOTO-VENDEMMIA

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IL RUOLO DELLE DISTILLERIE

22 AROUND FOOD

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DISTILLATI & CO.

24 A MENFI, IL VINO DEL SORRISO

74

FIERE IN CALENDARIO

26 CHEF • DAMIANO DONATI

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FOOD AND BEVERAGENDA

28 COVER STORY • UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO DI ARTIMINO

78

APPUNTI DI VIAGGIO •LA SICILIA

32 POMARIO: UN CASALE IN UMBRIA E UNA VECCHIA VIGNA

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PELLICOLE DI GUSTO

35 QUEL PARADISO GASTRONOMICO CHIAMATO SICILIA

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NEWS BIO & GREEN

36 ALTO ADIGE, UN’OTTIMA ANNATA

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A TUTTA BIRRA

37 ARUNDA, LE BOLLICINE ALTE D’EUROPA

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BOLLICINE NEWS

38 BASILICATA: DALLA RICERCA, UN NUOVO FUTURO

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EXTRAVERGINE NEWS

39 CARATO VENUSIO, VINO PREZIOSO ED ECOSOSTENIBILE

92

VIGNA & CANTINA • MECCANIZZAZIONE VIGNETO

40 CAMPANIA, LA FORZA DELL’AUTOCTONO

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VIGNA & CANTINA • VINIFICAZIONE E STOCCAGGIO

41 IL “CORSARO”, L’AGLIANICO IN PUREZZA DI POLITO

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PAUSCHA: ARTIGIANATO DEL BOTTAIO TRADIZIONALE

42 IN LOMBARDIA NASCE ISA MILAN

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LAFFORT: IL FENOMENO VEGECOLL

43 INTERVISTA CON GIOVANNELLA FUGAZZA, CASTELLO DI LUZZANO

101 ENOBIOTECH: TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA NATURA

44 SARDEGNA, NON SOLO CANNONAU E VERMENTINO

103 BRAU BEVIALE 2015

45 CANTINA DI SANTADI, DAL CUORE DEL SULCIS

105 ASPETTANDO SITEVI

46 PRATO, TERRA DI VINI

106 BENVENUTI AL SIMEI

48 VECCHIA CANTINA DI MONTEPULCIANO: OBIETTIVO QUALITÀ

107 BERTOLASO: SOSTENIBILI PER MIGLIORARE

49 CAPANNELLE GLAMOUR 2016

109 DIAM PROSEGUE LA SUA CRESCITA NEL MONDO

51 IL DRAGO E LA FORNACE, QUANDO WINE RIMA CON DESIGN

111 LA CERTIFICAZIONE PEFC

53 IL CHIANTI DELLA FATTORIA SAN QUINTINO PARLA AMERICANO

112 ARCO SPEDIZIONI • UNA SICUREZZA NEL TRASPORTO DEL VINO

55 VIGNAMAGGIO, 600 ANNI DI STORIA DEL VINO

115 CORDENONS…FILTRA SOLO LA QUALITÀ

56 IL VIGNETO VENETO CRESCE

117 FERRARI GROUP: ENOLOGIA E HOME BREW

57 BELLORA-TENUTA DI NAIANO: UN SORSO DI AUTENTICITÀ

118 MARTIGNANI, LA RIVOLUZIONE DEI FITOFARMACI

58 COTTINI MARCO: DIAMO TEMPO AL VINO

120 CRC BIOTEK, LA BIOTECNOLOGIA CHE VALORIZZA LA NATURA

59 VON BLUMEN, L’AVVENTURA ALTOATESINA DI ROENO

122 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

L’ENOTURISMO CHIEDE UNA LEGGE QUADRO Pietrasanta, presidente di Mtv, richiede al Governo maggiore attenzione per un settore fondamentale per il rilancio dell’economia italiana parte delle Politiche Agricole, a partire dal prossimo Testo Unico del Vino”. A dirlo è il presidente del Movimento Turismo del Vino, Carlo Giovanni Pietrasanta che in estate ha raccolto il testimone da Valeria Mastroberardino. “Il nostro enoturismo – ha aggiunto – con il suo giro d’affari da 5 miliardi di euro, è un comparto vincente ed è il miglior veicolo di comunicazione del vino italiano. Un testimonial importante del made in Italy che ad oggi non trova ancora una casa e neanche una legge quadro e soffre di

un dualismo tra turismo e agricoltura che sembra paradossalmente essere un disvalore agli occhi delle istituzioni. Occorre quindi – ha concluso Pietrasanta - superare questa empasse, seguendo l’esempio dei nostri cugini francesi, che hanno recentemente annunciato un ingente investimento per promuovere il turismo del vino, considerato ‘un tesoro nazionale’”.

L’AFFONDO

FONDI OCM, UNA GESTIONE CHE SA DI BEFFA

Andrea Sartori

Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio esprimono disappunto e amarezza sui fondi destinati alla promozione

Istituto del Vino italiano di qualità Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio vanno all’attacco sui fondi Ocm. Le due compagini, che assieme rappresentano 31 imprese del vino per un fatturato globale di 1,3 miliardi di euro e il 15% dell’export italiano, sostengono che “sulla gestione dei fondi comunitari legati alla

promozione del nostro made in Italy enologico stiamo facendo una ben magra figura”. “Con circa otto mesi di ritardo rispetto alle normali tabelle di marcia dei Paesi competitor – affermano i due enti in una nota congiunta - il Ministero delle Politiche agricole sta infatti per varare le graduatorie sui bandi multiregionali dell’OCM Promozione, con tagli lineari

nell’ordine del 50 per cento che graveranno su progetti già approvati con tanto di lettera di finanziamento. Dopo anni di cattiva gestione delle risorse (si stima in 100 milioni l’ammontare degli stanziamenti non spesi negli ultimi 3 anni), quest’anno si rischia di fare ancora peggio, con tagli su progetti approvati e con la beffa di dover restituire di nuovo parte dei contributi a Bruxelles, nonostante un overbooking di domande”. Pietro Mastroberardino

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GLI ITALIANI BEVONO SEMPRE MENO... Anche dal “Rapporto Coop 2015” è in diminuzione il consumo di alcoolici a tavola

POLITICA E VINO

Il mondo dell’enoturismo italiano alza la voce e chiede maggiore attenzione al Governo ed, in particolare, al premier Matteo Renzi. “Ok l’annuncio della cancellazione dell’Imu e dell’Irap agricola dal 2016 e anche per aver definito il vino italiano migliore di quello francese. Ma dai francesi abbiamo tutto da imparare in materia di enoturismo, basta guardare come è fatto il sito Italia.it, che non ci rappresenta e per questo vogliamo curarne i contenuti. Chiediamo perciò maggiore attenzione da

LA TENDENZA 1

Non una novità, anzi. Ma non per questo una conferma che ci piace. I consumi di alcool sulle tavole degli italiani continuano a scendere. Sono ormai anni che leggiamo di crollo delle bevute pro capite di vino ma è proprio il settore alcolico a passarsela poco bene. E’ quanto emerge dal “Rapporto Coop 2015” che comunque conferma quanto gli italiani preferiscono bere un bicchiere di vino a tavola, rispetto ad altri prodotti. La quota è dell’85%. Ma la birra cresce: viene bevuta quotidianamente da 4 italiani su 10, gli stessi che magari sorseggiano ogni tanto un aperitivo, un amaro o un superacolico. Nel corso dell’ultimo anno le vendite al supermercato hanno totalizzato quota 4 miliardi di euro, con una crescita lieve dell’1%.

LA TENDENZA 2

...MA SEMPRE PIU’ BIOLOGICO La superficie vitata biologica in Italia è cresciuta nell’ultimo anno del 6,5% per circa 70 mila ettari totali Sono circa 70 mila gli ettari vitati in Italia che rispondono ai requisiti biologici. Ovvero il 6,5 per cento in più rispetto all’ultimo anno. E’ la tendenza fotografata durante Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale, che ha sottolineato la vocazione sempre più bio del vitigno italiano, considerato che è appena dal 2012 che è stata introdotta l’etichettatura biologica. Attualmente la produzione con la fogliolina verde è pari all’11 per cento del totale, grazie al lavoro portato avanti da 1.300 cantine certificate. Senza contare le tante che, sempre più, portano fedelmente avanti una filosofia biologica ma senza necessariamente ricorrere ad una certificazione decisamente costosa. Il riscontro è positivo anche dal punto di vista dei consumi: nei primi mesi del 2015 è stata registrata una crescita del 5,6 per cento, a conferma di una cultura sempre più diffusa. Quasi la metà degli interpellati afferma che il vino biologico è di qualità superiore rispetto a quello convenzionale. Una tendenza questa che si allarga anche a tutta la filiera agroalimentare italiana. Secondo lo studio del Sistema nazionale d’informazione sull’agricoltura biologica del Mipaaf, le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto quota 1,4 milioni di ettari che, su base annua, si traducono in una crescita superiore al 5,4 per cento. In termini assoluti, nell’ultimo anno, sono stati oltre 80 mila gli ettari convertiti alla produzione secondo il metodo bio e l’incidenza della SAU bio sul totale della SAU nazionale è passata dal 10,1 per cento al 10,8 per cento. In totale sono 55.433 gli operatori certificati (+5.8% rispetto al 2013), 42.546 dei quali produttori esclusivi (aziende agricole). A questi si aggiungono 6.104 preparatori esclusivi (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio), 6.524 produttori-preparatori (aziende agricole che svolgono anche attività di trasformazione) e 259 importatori.


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

L’EVENTO

IL GIRO 2016 PASSERA’ NEL CHIANTI CLASSICO SELECT BIO È REALIZZATO CON MATERIALI BIOPLASTICI DE R IVANTI D A L L A CA NNA DA ZUCCHERO

– che conferma il legame sempre più forte Il 99° Giro d’Italia di ciclismo avrà una La nona tappa tra il Giro d’Italia e il vino viste le tappe di tappa intitolata al Chianti Classico e si in programma Montalcino nel 2010, di Barolo e Barbarecorrerà nel suo affascinante territorio sco nel 2014 e del Prosecco nel 2015 – il di produzione. Sarà la nona tappa, una domenica 15 Chianti Classico festeggerà un’importante corsa a cronometro individuale, ad es- maggio 2016 ricorrenza: saranno passati esattamente sere dedicata al Gallo Nero e si correrà sarà dedicata 300 anni dal 1716, da quando il Grandutra i vigneti chiantigiani domenica 15 al Gallo ca di Toscana Cosimo III de’ Medici emise maggio 2016. Il percorso prevede un Nero e al suo un bando col quale delimitò i confini della percorso di quaranta chilometri tra Rad- territorio zona di produzione, nell’area compresa fra da e Greve in Chianti: sarà una prova di grande impegno per i ciclisti che dovranno cimentarsi le città di Firenze e Siena, costituendo una sorta di tra profondi sali-scendi, rotonde impegnative e po- Doc ‘ante-litteram’, un riconoscimento unico nella chi rettilinei. Con questo prestigioso appuntamento storia del vino.

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AL SINDACO DI LAMPEDUSA IL CASATO PRIME DONNE

braio 2015 nel TG5. Premio Consorzio del Brunello sul tema “Il Brunello e gli altri vini di Montalcino” per giornalisti italiani o stranieri specializzati nel ramo Giuseppina Mari Nicolini premiata a Montalcino vitivinicolo, a Walter Speller per l’articolo assieme ad altri divulgatori del Brunello intitolato “2010 Brunello di Montalcino E’ Giuseppina Maria Nicolini, il sindaco del comune più a perfect 60-60-60”, pubblicato in www.jancisrobinson. a Sud d’Italia - Lampedusa e Linosa - in prima linea com il 21 gennaio 2015. Premio “Montalcino la sua stodell’accoglienza dei migranti che cercano rifugio nel ria, la sua arte e il suo vino” per opere a firma femminostro Paese, la vincitrice della 17° edizione del Premio nile a Gaia Pianigiani per gli articoli “To Landowners, a Casato Prime Donne. Giusi Nicolini è una lampedusana Preservation Plan Takes On Acrid Untertones” e “A fight ambientalista battagliera che ha dimostrato coraggio e over land livelihood in Tuscany pubblicati nel “New York impegno civile nel difficile compito di gestire i primi soc- Times” del 25 e 26 settembre 2014. Infine, il premio corsi per chi scappa dalle coste africane. Il primo citta- per fotografie sul tema “Genti e terre dei vini Brunello dino siciliano è stata premiata nel cuore di un territorio e Orcia”, assegnato da una giuria online, è andato a che si è rivelato particolarmente capace di integrazione Francesco Caso, che nel suo scatto ritrae la Cappella di con il 15 per cento di stranieri sull’intera popolazione, Santa Maria a Vitaleta in bianco e nero, con un effetto un dato superiore alla media nazionale (8,1 per cento) particolarmente suggestivo. e a quello dei comuni del vino toscano, dove la percentuale degli immigrati scende al 12. “Fare accoglienza è un modo di costruire la pace. Tutti dobbiamo confrontarci con questo olocausto”, le sue parole durante la premiazione che si è tenuta domenica 13 settembre nella trecentesca chiesa di Sant’Agostino a Montalcino. Con lei sono stati premiati anche quattro divulgatori che hanno raccontato al mondo, Montalcino e il suo Brunello. Premio sul tema “Io e Montalcino” interpretazione personale, anche in chiave fantastica e favolistica di Montalcino nei suoi aspetti storici, culturali, paesaggistici e agricoli, a Costanza Calabrese per il servizio televisivo su Benvenuto Brunello trasmesso il 23 feb-


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LUCIO CAPUTO Presidente Italian Wine & Food Institute

L’ambasciatore del vino italiano negli Usa Lucio Caputo, fondatore dell’Italian Wine&Food Institute: “Ci sono troppe cose inutili, servono fondi pubblici per una campagna promozionale per difendere dalla concorrenza la leadership dell’Italia”

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e il vino italiano è leader sul mercato statunitense molto lo deve, senza alcun dubbio, a Lucio Caputo. Un ‘italiano d’America’, siciliano doc, presidente dell’International Trade Center di New York, Caputo è l’infaticabile guida dell’Italian Wine & Food Institute, da lui stesso fondato e diretto dal 1983. Scampato all’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle che, al 78° piano della torre Nord, ospitavano il suo ufficio, Caputo è “Cavaliere di Gran

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Croce” nell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal 2003. Con lui I Grandi Vini tracciano un’analisi del mercato USA e delle opportunità per i vini made in Italy che, vista la concorrenza in atto e gli scenari internazionali, non possono permettersi passi falsi. @ In uno scenario di contrazione, il vino italiano resta leader nell’export negli Stati Uniti. Dalla vendemmia 2015 torneranno ad arrivare vini di qualità medio/alta ma, oltre a quantità

e qualità, si torna a parlare della necessità di un’efficace comunicazione e promozione. Qual è la sua opinione in merito e sulla possibilità dell’Italia di confermarsi leader sul mercato statunitense? “L’Italia può certamente mantenere, ed ha tutte le carte in regola per farlo, la sua posizione di leader del mercato. Chi è in una posizione di leadership è però attaccato da tutti gli altri che vogliono prendere il suo posto. Il vino italiano non fa eccezione a questa regola. Sin ora ha difeso e mantenuto la sua posizione con grande fatica. La lotta però diventa sempre più difficile. Per mantenere la posizione di privilegio del nostro vino occorre, prima che sia troppo tardi, condurre una sostanziale, coordinata e professionale, campagna promozionale, fatta con fondi pubblici, quale quella da me condotta nel periodo dal 1975 al 1982 che ha visto il vino italiano passare da meno di 400 mila ettolitri, per un valore di 36 milioni di dollari, a 243 milioni di ettolitri, per un valore di 2,4 miliardi di dollari, e conquistare la posizione di leader sul mercato USA (www.iwfinews.com). Perdere ora questa posizione così faticosamente conquistata, sarebbe gravissimo e probabilmente irreversibile”. @ In merito alla promozione all’estero non possiamo infatti cullarci sugli allori ma raddoppiare gli sforzi operativi e di coordinamento. Cosa è indispensabile fare, secondo lei, per dare concreto sostegno agli operatori italiani che si rivolgono, ormai in modo sempre più imprescindibile, ai mercati esteri?


Il vino italiano negli Usa 1,27 milioni di ettolitri per 682 milioni di dollari nei primi 6 mesi del 2015 (dati Italian Wine & Food Institute)

“Purtroppo oggi si fanno troppe cose inutili e vi sono moltissime iniziative, che quando sono inutili è già un fatto positivo visto che molte sono anche dannose. Si tratta di eventi episodici, senza un seguito, spesso fatti più per turismo che per dare un supporto di marketing, organizzate in modo pessimo senza avere alcuna partecipazione da parte degli operatori e dei wine editors che contano. In questo modo si spende molto, si spende male e non si consegue alcun apprezzabile risultato”. @ Vista dagli Stati Uniti come valuta la politica italiana in ambito agroalimentare? I nostri prodotti continuano ad essere leader per qualità e appeal ma soffrono i casi di italian sounding, ancora troppo diffusi nonostante le azioni di contrasto. Cosa serve secondo lei per innalzare ulteriormente i livelli di protezione e combattere i diffusi casi di “taroccamenti” ? “I prodotti di successo, e quelli italiani in particolare, sono stati sempre imitati e copiati. È normale. In Italia quando si sarebbero potuti registrare i marchi e mettere in essere tutte le garanzie legali per proteggere i vari prodotti non lo si è fatto ed ora se ne pagano le conseguenze. E’ preferibile comunque essere imitati e copiati che essere ignorati. Per proteggere i prodotti italiani dall’attacco delle imitazioni occorre condurre delle campagne pubblicitarie, partendo proprio dal fatto che i prodotti italiani hanno successo e pertanto sono imitati e copiati, per invitare e convincere i consumatori, che comprano tali prodotti, ad acquistare invece quelli originali che sono migliori e non costano di più. Per il vino il fenomeno è comunque più limitato, anche se vengono prodotti vini con denominazioni tipiche italiane”. @ Bollicine, Lambrusco e poi i grandi rossi: sono soprattutto questi i motori dell’export italiano negli Usa. Secondo lei per quali altri vini c’è spazio, visti i gusti degli yankee e come fare

per farli conoscere agli americani? “I vini italiani negli USA sono progrediti e si sono affermati negli anni per fasi. All’inizio i vini italiani erano completamente sconosciuti ed il mercato vinicolo di importazione era dominato dai grandi vini francesi che si rivolgevano ad un ridottissimo e selezionato numero di altamente qualificati consumatori. In quel periodo si è fatta breccia sul mercato attraendo nuovi consumatori incuriositi dai vini italiani di facile approccio. Il Lambrusco è stato il primo vino italiano ad affermarsi. Leggermente frizzante, facile da bere, non costoso, ha traghettato milioni americani dalle bevande gassate al vino, raggiungendo un successo senza precedenti nella storia e diventando, con oltre 14 milioni di cartoni, il vino più venduto negli Stati Uniti. Sulla scia di questo successo si sono pian piano affermati gli altri vini, grazie anche all’azione di educazione dei consumatori americani sempre più interessati ai vini di più elevato livello. Oggi sul mercato americano si trovano tutti i migliori vini italiani che godono di grande prestigio. Occorre sostenerli, come prima detto, affinché le posizioni conseguite e gli sforzi compiuti non risultino vani”. @ In Italia sta per chiudersi l’Expo e la Carta di Milano arriverà a New York per entrare all’Onu e diventare un documento condiviso a livello planetario. Dal suo punto di vista l’eredità dell’edizione milanese dell’Esposizione Universale riuscirà ad essere concretamente efficace rispetto agli ambiziosi obiettivi preposti? “Purtroppo l’Expo non ha avuto negli USA quel successo che avrebbe meritato di avere e, a parte un limitato numero di addetti ai lavori, è rimasta sconosciuta ai più. Specialmente nel campo del vino il suo impatto promozionale è stato praticamente nullo. Non vi sono state particolari iniziative rivolte ai più importanti operatori, giornalisti ed opinion leaders americani e le loro presenze all’Expo sono state, per quanto risulta da qui, estremamente contenute. Quando saranno rese note, e sempre che lo saranno, le vere cifre dei visitatori esteri e le loro qualifiche, ci si potrà rendere conto di come siano andate le cose”. •

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Braccia

rubate all’agricoltura Dati I mu agricola via dal 1° gennaio 2016? E’ la promessa – da campagna elettorale iniziata in abbondante anticipo (dipende ovviamente da quando si torna alle urne, magari presto) – fatta da Matteo Renzi a settembre durante una visita ad

queste settimane. Ovviamente sarà interessante capire quali ripercussioni avranno queste decisioni perché qualche altra tassa dovrà pur essere applicata per reperire le coperture necessarie e, visto che la Google Tax scatterà dal 2017, c’è la sensazione che qualcos’altro di caro a noi italiani sarà toccato. La benzina? Chissà, vedremo. Magari rimarremo stupiti. Intanto non ci deprimiamo (non lo dicevo già qualcun’altro?). “Noi abbiamo abbassato le tasse, voi tirate su l’entusiasmo”, esorta Renzi. Certo, un pizzico di ottimismo non guasta mai. Secondo il premier spetta anche a noi mezzi di comunicazione contribuire, spiegando bene ciò che il suo Governo fa. Noi ci proviamo però, va detto, che la ripresa economica di cui si parla con enfasi in questi giorni (con un Pil che sembra avviato a superare la soglia del +1 per cento) non è poi una cosa così esilarante viste le favorevoli condizioni in atto:

Matteo Renzi annuncia lo stop a Imu e Irap agricola dal 1° gennaio 2016. Balla un miliardo di euro. Da dove arriveranno le coperture utili? Expo. Il Premier, dopo la delusione delle amministrative della scorsa primavera e un’estate in cui le minoranze hanno ulteriormente agitato le acque all’interno del Partito Democratico, sembra tornato indietro fin ai suoi inizi. Dopo le ferie estive riecco il Renzi dei primi tempi, con annunci come quello di cancellare l’Imu sulla prima casa degli italiani, quindi quella agricola e l’Irap agricola. Per le imprese del comparto balla 1 miliardo di euro, tanta roba. Le risorse, pare, saranno trovate all’interno della legge di stabilità in via di definizione proprio in

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di Giovanni Pellicci

250 miliardi di euro il valore dell’agroalimentare italiano 15% il valore sul Pil 272 prodotti Dop e Igp (primato europeo) 21 miliardi di euro la quota export agroalimentare nei primi 7 mesi del 2015 36 miliardi di euro l’obiettivo dell’export agricolo nel 2015 50 miliardi di euro l’obiettivo dell’export agricolo nel 2020

il petrolio ai minimi storici, i tassi di interessi ai minimi storici e il cambio euro/dollaro (anche se qui la rotta si sta invertendo). Della serie bene così ma si può fare ancora parecchio meglio per imboccare stabilmente la strada della ripresa. Intanto la filiera agricola – che nel settore del vino come possiamo leggere anche nella rubrica Faccia@Faccia in compagnia di Lucio Caputo non può assolutamente abbassare la guardia alla voce export - accoglie questa promessa pur con qualche perplessità. Le stesse principali sigle del settore (leggasi Cia) non hanno poi accolto con particolare favore l’annuncio fatto da Renzi ad un evento promosso da Coldiretti (La Giornata dell’Agricoltura), invece che ad un tavolo generale con tutti gli attori della filiera. “Non siete mai contenti”, risponderebbe l’attua-

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le segretario del Pd. Ma da qui a fine anno altri passaggi chiave sono in agenda. Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, lo ha ricordato. “C’è ancora tanto da fare, investendo in formazione e innovazione per guardare al mondo e ai nuovi mercati. La prossima legge di stabilità ci consentirà di liberare risorse utili a favore dell’agricoltura”. Intanto il 12 ottobre, partirà negli Stati Uniti la campagna contro il falso made in Italy con investimenti per 50 milioni di euro. Noi rammentiamo anche il ‘benedetto’ e assai complesso Testo unico della vite e del vino (dovrebbe essere discusso in Commissione Agricoltura a novembre ma in ballo ci sono anche il collegato agricolo e il pdl sull’agricoltura biologica.). Sono mesi che sembra pronto al varo. Come voi, lo aspettiamo con fiducia ed impazienza. Nella speranza che mantenga tutte le promesse annunciate durante il suo, non facile, concepimento. Ovviamente con entusiasmo. •


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T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini

Inghilterra sul podio Dopo Stati Uniti e Germania, il mercato anglosassone si conferma il più importante per l’Italia

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a “vecchia” Europa sembra non conoscere flessioni almeno per il mercato del vino italiano. In particolare, l’Inghilterra, che per decenni è stato lo sbocco principale dei vini più importanti provenienti da Francia e Italia, dettando mode e tendenze, continua a essere di fondamentale importanza. Ne parliamo con Giancarlo Voglino e Marina Nedic, Managing Director della Iem, società di servizi per la promozione del vino italiano a livello internazionale. Che mercato è quello inglese per il vino italiano? “Il Regno Unito rappresenta il terzo

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mercato di sbocco per il vino italiano dopo Usa e Germania e l’Italia è il secondo partner commerciale di riferimento per le importazioni di vino in Gran Bretagna dopo la Francia. Negli ultimi dieci anni i nostri vini hanno fatto registrare performance positive costanti e la quota di mercato del nostro Paese è passata dal 10% del 2005 al 19% del 2014; viste le recenti evoluzioni, tale quota è destinata ad aumentare: a maggio 2015 infatti le importazioni italiane sono cresciute del 12% in valore e del 5,6% in volume rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente (dati WineMonitor)”.

Quali sono le tipologie di vino italiano che hanno maggiore successo commerciale? “Sul mercato inglese negli ultimi anni crescono i vini premium, quelli collocati nelle fasce di prezzo 6-8 sterline e maggiore di 9 sterline. C’è poi il grande successo commerciale degli spumanti le cui importazioni sono cresciute nel corso del 2014 del 43,2% in volume e del 22,3% in valore, per un totale di 756 milioni di euro”. Quali sono le iniziative di promozione dei nostri vini che qui hanno maggiore interesse? “Numerosissime sono le iniziative di presentazione e degustazione dei vini italiani che vengono organizzate in questo paese, soprattutto a Londra, a diversi livelli e per i vari target di operatori e consumatori. Tra queste sicuramente è da segnalare il nostro Simply Italian Great Wines Great Britain, svoltosi per la terza volta consecutiva a Londra il 7 settembre scorso. L’evento, organizzato in collaborazione con l’autorevole rivista intenzionale di settore Decanter ha visto protagoniste 31 aziende vitivinicole italiane assieme a Federdoc, IVSI-Istituto Va-

lorizzazione Salumi Italiani, Camere di Commercio di Gorizia e Udine e Consorzio della Denominazione San Gimignano. La giornata ha visto la partecipazione di 160 operatori trade e di oltre 200 consumatori ed è stata scandita da seminari, workshop commerciale, consumer tasting e incontri B2B tra i rappresentati delle aziende vinicole e i maggiori importatori dei principali Paesi del Nord Europa”. Gli aiuti che derivano dai finanziamenti Ocm dedicati alla promozione del vino nei Paesi extraeuropei, hanno distolto l’attenzione e gli investimenti delle aziende vinicole italiane dai mercati tradizionali europei? “I finanziamenti OCM non hanno distolto l’attenzione delle aziende vinicole italiane dal contesto Europeo, ma hanno piuttosto incoraggiato le aziende di piccolemedie dimensioni ad avvicinarsi a mercati extraeuropei altrimenti difficili da approcciare. Il mercato Europeo resta pertanto un punto di riferimento fondamentale per le aziende Italiane, sia per la vicinanza sia per la conoscenza ed il prestigio che i vini del nostro Paese hanno raggiunto all’interno degli stessi”.•


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TOTO-VENDEMMIA di Claudia Cataldo

Vendemmia: pronostici più che buoni da nord a sud

Il raccolto 2015 è in corso ma secondo le prime stime ci sono i presupposti per un’annata molto buona. E’ in arrivo il riscatto quantitativo e qualitativo dopo un 2014 piuttosto turbolento

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e la vendemmia 2014 non si è certo distinta per pregevolezza o quantità – Coldiretti l’ha definita la peggiore dal 1950, insieme alla 2012 – stessa cosa non si potrà dire della campagna vendemmiale 2015, ancora in corso. Facendo qualche telefonata e qualche chiacchiera qua e là, ci si accorge che l’entusiasmo è alle stelle, ovviamente ancora mitigato dalla consapevolezza che i giochi si potranno dire conclusi solo quando tutta l’uva sarà

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nelle cantine. Dalle prime stime, l’annata 2015 sembra essere buona per tutte le regioni d’Italia, certo con qualche inevitabile diversità e, addirittura, per tutta Europa, anche se la nostra Penisola appare essere stata avvantaggiata, più di altri Paesi, dalle piogge invernali e primaverili, da un’estate calda e soleggiata, con qualche provvidenziale acquazzone in agosto e un settembre mite e piacevole, che ha permesso agli acini di completare perfettamente la maturazione

aromatica e polifenolica. Insomma, sembrerebbe proprio essersi trattato di un andamento climatico da manuale. Sono in molti a fare il punto e a contribuire al toto-vendemmia: Unione Italiana Vini, Ismea, Assoenologi, Assovini, i singoli produttori, eccetera eccetera. E tutti sono concordi: il 2015 sarà una grande annata. La produzione di vino a livello nazionale è stimata attorno a 47 milioni di ettolitri, il 12 per cento in più rispetto alla vendemmia dello scorso anno (42 milioni di ettolitri secondo i dati diffusi dall’Istat per il 2014). Le uve per le basi spumante e i bianchi, mentre scriviamo, sono già state raccolte: il rischio di una scarsa acidità, dovuta alle alte temperature di luglio, sembra scongiurato, almeno in molte aree di produzione. Le escursioni termiche e l’ottimo stato ve-


getativo delle piante hanno permesso l’equilibrio auspicato fra grado zuccherino e acidità, come dichiarano ad esempio molti produttori siciliani. Invece la partita è ancora in corso per i rossi ed è parere di molti che proprio su questo versante si andranno – incrociando le dita – ad ottenere le punte di eccellenza, profetizzando grandi strutture, aromi, tenore alcolico. E le quantità? A livello nazionale si sta registrando un incremento generalizzato in quasi tutte le regioni. Fanno eccezione la Lombardia (-3 per cento), la Calabria (-10) e la Toscana. Il Veneto, come si legge invece sul dossier Assoenologi, si conferma la regione più produttiva d’Italia con ben 9,1 milioni di ettolitri: questo, insieme a Emilia Romagna, Puglia e Sicilia, nel 2015 produrrà oltre 28 milioni di ettolitri, ossia più del 60 per cento di tutto il vino italiano. •

L’INTERVISTA

Domenico Zonin Presidente Unione Italiana Vini

La 2015 si preannuncia un’ottima vendemmia. Cosa ci possiamo aspettare? “Uiv e Ismea, anche quest’anno, hanno portato avanti una ricognizione congiunta (i cui dati sono stati presentati ad Erbusco, presso Ca’ del Bosco, lo scorso 11 settembre, ndr) che possa servire al mondo vitivinicolo come aiuto per orientare le scelte imprenditoriali e commerciali. Certamente la cautela è sempre d’obbligo quando si parla di previsioni ma le premesse per una buona o

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L’INCHIESTA

TOTO-VENDEMMIA addirittura ottima vendemmia, soprattutto per quanto riguarda i grandi rossi, ci sono tutte. Se i dati venissero effettivamente confermati, l’Italia riguadagnerebbe la posizione di leadership mondiale fra i Paesi produttori, visto che la Francia prevede 46,5 milioni di ettolitri e la Spagna circa 43 milioni”. Quali saranno le conseguenze? “L’aumento in quantità delle uve e la divaricazione crescente fra i prezzi dei vini da tavola e quelli a Denominazione di Origine darà un input positivo al mercato. Questa è un’annata che ci permetterà di essere più competitivi nel panorama internazionale. Si prevede un leggero aumento dell’export dello sfuso, che più di tutti ha sofferto la competizione spagnola negli ultimi tempi, visti i prezzi stracciati della penisola iberica e le grandi quantità da loro messe in circolazione. Le nostre cantine si riempiranno di vini di buona/ottima qualità, a conferma della strategia orientata al valore che il Paese ha avviato ormai da anni: questo fa ben sperare anche sul piano export visto che, sfuggendo a questo punto alla morsa ribassista imposta quest’anno dai vini spagnoli, appare motivato attendersi incrementi di fatturato migliori di quelli registrati nel 2015”.

Quali sono i suoi auspici per il prossimo futuro? “Abbiamo parlato di qualità, ma vorrei fare una precisazione: è un elemento fondamentale ma da sola non basta. La situazione del mercato internazionale si fa sempre più complessa e competitiva, occorre puntare anche su marketing e comunicazione, oltre che sulla produzione. Per questo vorrei lanciare un appello, e cioè che i fondi Ocm (ma anche i singoli budget aziendali) siano meglio spesi, inseriti in progetti organici volti a far conoscere il vino italiano nel mondo e non, come spesso succede, dirottati verso altre misure. Investire sulla cantina e non sulla commercializzazione del vino non ha senso, prima andiamo a vendere quello che abbiamo e poi successivamente penseremo ad espanderci. Purtroppo in fondi sono distribuiti sulla base delle produzioni regionali e non delle esportazioni, così spesso diventano inefficaci. Mi auguro inoltre che questa vendemmia abbia ripercussioni positive anche sul mercato interno: siamo convinti che una rinnovata qualità dei vini sostenuta da politiche di prezzo adeguate, in un contesto economico che dà segnali di ripresa, possa contribuire a riavvicinare il consumatore italiano ad un consumo più costante del nostro prodotto”. •

LO SCENARIO

La vendemmia in Europa Atteso un calo produttivo in Francia (-1%) e in Spagna (-3%) La vendemmia nel resto d’Europa si annuncia buona, ma le quantità registrano un decremento: nello specifico, un -1 per cento in Francia e un -3 per cento in Spagna (calcolato su base annua). Per quanto riguarda i cugini d’Oltralpe, il Service des Statistiques et de la Prospective del Ministero dell’Agricoltura francese parla di un ciclo fenologico anticipato; si accenna anche a problematiche di oidio, botrite, muffe e marciumi in alcune aree e a zone dove le piante

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sono state soggette a stress idrico, probabilmente da leggersi come concause del calo nella produzione. La zona del Bordeaux è la prima per produzione, con i suoi 5,47 milioni di ettolitri; segue lo Champagne, dove si stimano 2,44 milioni di ettolitri. I vini a indicazione geografica protetta fanno registrare un possibile incremento e lasciano ipotizzare i 13,2 milioni di ettolitri, mentre la produzione di Aoc resterebbe invariata rispetto allo scorso anno, con 22,1 milio-


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ni di ettolitri. Proprio a causa di muffe e marciume nero, un calo sensibile di produzione è atteso per le viti della Charente e quindi sulla produzione di Cognac. In Spagna, sul dato totale, la produzione maggiore si stima provenga da Castilla-La Mancha, con 22 milioni di ettolitri (dato diffuso dalla Cooperativas Agro-alimentarias de España). Félix Solís, che detiene uno degli imperi spagnoli del vino, dice che “è stato un anno con scarse precipitazioni, con diffusa siccità estiva, soprattutto nelle regioni del sud: questo ha causato quantità inferiori ma lo stato sanitario delle uve è buono. Al nord invece ci sono raccolti anche superiori rispetto alla passata campagna vendemmiale”. E sulla questione del prezzo? “Il vino spagnolo ha un ottimo rapporto qualità/prezzo, - continua Solís - ci sono vini per tutti i gusti e di stili diversi. Non siamo competitivi solo per il prezzo, ma anche per la qualità raggiunta. Certo, su alcuni vini dobbiamo lavorare meglio affinché siano più conosciuti a livello internazionale”.•

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Cucina, socialità e web. Ecco gli ingredienti che, combinati insieme, danno origine a una nuova moda: il social eating

Indovina chi viene a cena?

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a cucina è uno dei settori che sta vivendo maggiormente la nascita di tendenze e idee sempre nuove, che spesso si intrecciano alla tecnologia 2.0.. Una di queste, è il social eating, dove il principio della condivisione si applica alla tavola attraverso una cena “al buio”, tramite un network dove il “cuoco per una sera”, propone un menù a casa propria che il potenziale ospite potrà scegliere e acquistare. Il risultato è un’esperienza non solo gastronomica ma anche sociale. Uno dei network più famosi del gusto è Gnammo e uno dei fondatori, Gian Luca Ranno, ne racconta le dinamiche. Che cosa si intende per social eating? “E’ un fenomeno che include la socialità a tavola, con persone che aprono la porta di casa propria per condividere un’esperienza conviviale e gastronomica. Un nuovo modo di fare amicizia, insomma”. Come funziona Gnammo? “E’ una piattaforma dove il “cuoco” può creare l’evento, ossia la cena, indicando il menù, il costo e il numero di persone che si è in grado di ospitare. Gli utenti registrati, ossia gli “gnammers” possono decidere se e a quale evento partecipare. Su questa piattaforma sono presenti anche i commenti e i giudizi sia sui “cuochi” che sugli ospiti, in modo che si crei da subito un clima di fiducia grazie alle recensioni degli altri utenti”. Come vi è venuta questa idea? “Sia io che i miei due soci abbiamo sempre viaggiato molto per lavoro e ci siamo resi conto di quanto il cibo abbatta ogni barriera anche là

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dove non si conoscono le persone. Abbiamo così trasportato il fenomeno della sharing economy pensiamo a piattaforme di successo come AirB&B o BlaBlacar - al cibo”. Quali possono essere le ragioni di questa tendenza? “Credo che sia una necessità naturale derivante dall’uso dei social network, dove non c’è mai un rapporto diretto. Qui parte tutto dal web ma poi c’è uno scambio reale, dal quale possono nascere anche amicizie. Ci sono anche ragioni economiche, in quanto sempre di più si preferisce cenare a casa, piuttosto che andare al ristorante. Infine, un’altra motivazione può essere data anche dalla grande popolarità mediatica che sta vivendo la cucina, grazie ai programmi televisivi ”. Il rischio non è di far concorrenza ai ristoranti? “In realtà no. Il social eating può essere solo un’attività saltuaria e non professionale. Qualora diventasse un’attività svolta con regolarità, quindi anche con un rendiconto economico redditizio, allora si tratterebbe di Home Restaurant, dove si può avvalere anche di collaboratori e di strumentazioni professionali. In questo caso bisogna soddisfare dei requisiti previsti dalla normativa, come la presentazione della SCIA o la realizzazione del manuale di autocontrollo HACCP. Tra l’altro, alla nostra piattaforma possono partecipare anche ristoranti e chef, anzi molti eventi li stiamo organizzando proprio con loro. E’ un sistema in evoluzione in cui l’obiettivo non è fare concorrenza ai professionisti del settore ma ampliare i confini”.•


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Sicilia

Mandrarossa Vineyard Tour, un’occasione unica per scoprire il “Menfishire”

Il vino del sorriso DI FRANCESCA CAPIZZI FOTO DI CHIARA QUARTARARO

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ascerà a Menfi alle Cantine Settesoli un nuovo vino rosso in edizione limitata, da uve raccolte a mano, venduto per beneficenza esclusivamente online. In occasione del “Mandrarossa Vineyard Tour” i vignaioli d’eccezione sono stati Aldo e Giovanni del famoso trio ed Enrico Bertolino, insieme all’attrice Silvana Fallisi compagna, anche nella vita, di Aldo. Due giornate interamente dedicate alla

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vendemmia, al buon vino, al cibo e alle sue tradizioni. Tante le presenze nel territorio in cui si coltiva il vigneto più grande d’Europa. Un tour che ha permesso di conoscere Menfi, le sue contrade, i suoi vigneti, il mare e i prodotti tipici siciliani, cucinati in ossequio alle antiche tradizioni. “La vendemmia Mandrarossa si è confermata un evento importante per il territorio e anche per la Sicilia”. Queste le parole del Presidente delle Cantine Settesoli,

Vito Varvaro, che ha voluto sottolineare quanto l’evento sia importante non solo per la promozione della propria cantina, ma anche per spingere l’intero territorio. Un forte gioco di squadra è sicuramente la priorità su cui ha puntato Cantine Settesoli, gioco di squadra sia tra le 2000 famiglie di viticultori all’interno della cantina che tra tutti coloro che operano nel territorio per offrire servizi a chi visita questi incantevoli luoghi. “Cantine Settesoli punta a crescere ancora


nel mondo, offrendo al mondo dei vini sempre di qualità migliore – prosegue Varvaropossibilmente ad un prezzo più elevato. Il reddito che noi diamo oggi ai nostri agricoltori è buono, ma è ancora lontano dagli

Cantine Settesoli nasce nel 1958 a Menfi, in provincia di Agrigento, per iniziativa di un gruppo di viticoltori locali. Oggi l’azienda rappresenta un esempio perfettamente riuscito di cantina sociale tanto da essere considerata una grande e importante eccellenza del panorama enologico italiano. Nel corso della sua storia, l’azienda ha posto solidissime basi per la creazione di una grande realtà vitivinicola in continua espansione che l’hanno portata ad essere il punto di riferimento delle Terre Sicane, conosciute oramai come vero e proprio distretto del vino. Il grande vanto di Cantine Settesoli consiste in una gestione oculata dei rapporti di collaborazione con le comunità della zona che gli permette di lavorare su una superficie vitata di 6000 ettari, circa il 5% del vigneto si-

obiettivi che sono stati raggiunti da cooperative più virtuose del nord Italia. Nel mondo – spiega Varvaro - abbiamo ancora tanta produzione siciliana di quantità e non di qualità, che chiaramente da una concor-

ciliano. Oggi l’azienda conta 2000 soci e quattro stabilimenti di cui tre enologici, dedicati alla vinificazione con circa 500.000 Ql di uva trasformata, ed un centro di confezionamento e stoccaggio dei valori finiti. Menfi vive di Settesoli. In questa zona, infatti, Settesoli rappresenta il vero e proprio fulcro della vita in quanto circa il 70% delle famiglie di questa comunità è coinvolto, a vario titolo, nelle collaborazioni con l’azienda. Questo risulta essere un fattore deter-

renza sul prezzo e non consente di vendere la nostra qualità ai prezzi opportuni”. Tutti coloro che lo desiderano potranno prenotare le bottiglie inviando una email a info@mandrarossa.it.•

minante, e degno di menzione, che aiuta il grande manager Vito Varvaro, attuale presidente, a conservare e tramandare la tradizione e la cultura del territorio siciliano con i suoi prodotti. www.mandrarossa.it

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Chef

di Marina Ciancaglini

La mia idea di cucina nuda Stile rock e pelle ricoperta di tatuaggi. Così si presenta uno dei giovani chef più talentuosi del panorama nazionale: Damiano Donati

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ià l’aspetto denota un certo anticonformismo ma la tempra non è di certo da meno visto che, quando sembrava aver raggiunto il successo – la critica lo osannava - al Serendipico, nei pressi di Lucca, ha deciso di lasciare tutto e andare a lavorare presso un’azienda agricola. Adesso, Damiano Donati sembra aver trovato la sua dimensione al Punto, nel centro storico lucchese, dove propone la sua personale visione di cucina. Che tipo di cucina si fa al Punto? “La definirei una cucina nuda. L’idea è quella di rispettare al massimo il prodotto e cucinarlo in modo da esaltarne i sapori e le caratteristiche organolettiche primarie, senza tanti fronzoli o sovrastrutture. Per questo cambiamo completamente il menù una volta al mese: per rispettare la freschezza delle ma-

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terie prime ed educare in parte i nostri amici e clienti a farlo”. Il sottotitolo è Officina del Gusto. Cosa significa? “Deriva dalla visione mia e dei miei compagni di avventura di fare ristorazione. Un’officina in cui tutto cambia, si recupera e si trasforma. E non solo in cucina ma anche nella decorazione del nostro locale, dove quasi la totalità degli arredi proviene dal recupero industriale: dai tavoli costruiti riutilizzando il legno del ponte di una barca, ai carrelli centrali di calzaturificio degli anni ’50 in mezzo alla sala, passando per le panchine di stazione ferroviaria degli anni ’60 e la rete metallica con cui abbiamo composto le celle della nostra cantina”. E’ un tipo di cucina che la rispecchia totalmente o cerca una mediazione con quello che sono i gusti del cliente? “Mi rispecchio totalmente in quello che sto facendo, un modo di lavorare e di studiare che è parte importante della mia visione del mondo. Credo che il cliente capisca e apprezzi il nostro sforzo. Che è quello,

alla fine, di farlo stare bene a tavola ed anche dopo. La nostra idea è quella di offrire cibi salutari, con grande spazio alle verdure, una delle mie passioni assieme alla panificazione. In quest’ottica, dal prossimo mese, ogni menù sarà seguito e analizzato da una nutrizionista, la dottoressa Francesca Fanucchi”. Quando aveva raggiunto un certo successo al Serendipico, ha deciso di prendere un periodo sabbatico. Come mai questa scelta? “Il successo di quel momento è coinciso con un tragico lutto familiare. Questo particolare mix di emozioni ha suscitato in me la necessità di fermarmi un attimo e fare il punto della situazione. Dovevo recuperare me stesso, dare più spazio alle mie inclinazioni e sensibilità. Quel periodo sabbatico, trascorso alla Cerreta, azienda di agricoltura biodinamica vicino a Livorno, mi ha fatto scoprire il gusto dell’agricoltura e dell’allevamento. Ho imparato a conoscere i tempi della natura e a rispettarli. Ed è questo il bagaglio che mi sono portato

dietro nella mia nuova avventura, al Punto. Con i miei soci Tommaso Martelli e Iacopo Di Bugno abbiamo da subito condiviso questa volontà di fare ristorazione”. Quello di Lucca è un territorio in grande fermento sotto il profilo della ristorazione. Per tenere l’asta qualitativa così alta quanto conta il gioco di squadra, oltre al talento individuale? “Conta moltissimo. Il “fare territorio”, come lo chiamiamo noi, è fondamentale. Noi ci sentiamo parte di quel fermento e, assieme ad alcuni amici e colleghi, abbiamo visioni comuni e comune interesse a mantenere l’asta qualitativa dell’offerta. Di questo bisogna dire grazie soprattutto a Lido Vannucchi, che oltre ad essere uno straordinario fotografo food, ha sempre creduto e lavorato per la centralità della nostra provincia”. Quando ha deciso che avrebbe intrapreso la professione del cuoco? “Partiamo col dire che non sono un figlio d’arte, i miei genitori si occupano di tutt’altro. A 14 anni io invece ho scelto

questa strada. E, da quasi subito, mi sono reso conto che era quella giusta per la mia indole. Molti anni e molte esperienze sono trascorsi da quei giorni, ma la fiamma della passione e della curiosità non si è mai affievolita. E, credo, nemmeno si affievolirà”. Il menù del Punto ha una fascia di prezzo assolutamente “democratica”. Come è possibile coniugare ricerca e scelta delle materie prime di qualità con una politica dei prezzi contenuta? “La definirei una cucina popolare, nel senso più aristocratico di questo termine. Fin dal principio ci siamo ripromessi di voler dimostrare che alta cucina e prezzi accessibili possono andare perfettamente a braccetto. E’ soltanto necessario non smettere mai di avere voglia di studiare l’immenso portafoglio di materie prime che nel corso di tutto l’anno possiamo avere a disposizione”. • PUNTO – OFFICINA DEL GUSTO Via dell’Anfiteatro, 37 – Lucca puntoofficinadelgusto.com

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Lo sguardo verso il futuro di Artimino DI GIOVANNI PELLICCI FOTO DI LINDA FROSINI 32

Annabella Pascale e Francesco Olmo, Amministratori Delegati della Artimino Spa

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foto di Pamela Bralia

Il nuovo corso generazionale della tenuta - nell’area del Carmignano Docg contempla una rinnovata filosofia produttiva e un approccio più dinamico ai mercati

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radizione e innovazione convivono in perfetta sintonia ad Artimino, immensa tenuta che sorge nel comune di Carmignano, pregiata denominazione della provincia di Prato le cui radici risalgono fin dall’editto di Cosimo III de’ Medici nel 1716 (di cui, proprio il prossimo anno, ricorrono i 300 anni). La vista si perde volentieri tra i 732 ettari tra vigne, olivi e boschi, dominati dalla splendida Villa “La Ferdinanda”, detta “dei cento camini”, costruita nel 1596 su progetto del Buontalenti, quale prestigiosa base operativa per la tenuta di caccia della famiglia fiorentina dei Medici. Patrimonio Unesco dal 2013, la Villa è tuttora circondata da alcuni resti del Barco Reale (la cinta muraria di 30 miglia, fatta erigere dai Medici per difendere la preziosa area di caccia) e accoglie eventi privati, artistici e culturali in una location da sogno che, grazie ad una vista a 360 gradi, può condurre lo sguardo fino al cuore di Firenze. Oggi più che mai la sfida si chiama vino, che da queste parti si fa fin dai tempi degli etruschi, come confermano le tracce evidenti lasciate nel vicino borgo. Sono 80 gli ettari vitati, distribuiti nella vastità della tenuta, in cui spetta al fiume Arno il ruolo di confine naturale, e da cui si ricavano circa 400 mila bottiglie all’anno. A dominare trai filari è il Sangiovese, base fondamentale della Docg Carmignano (minimo 50 per cento), e poi il Cabernet Sauvignon, chiamata uva francesca perché è qua dai tempi di Caterina de’

Medici, e poi il Merlot fino ai tradizionali Canaiolo e Colorino e quindi il Trebbiano, la Malvasia e lo Chardonnay per i bianchi e le tre tipologie di Vin Santo. In totale sono undici le etichette firmate da Artimino che, proprio dall’annata 2015, ha nell’enologo Filippo Paoletti il suo nuovo consulente con il quale dare vita a vini che puntano a più mercati, ovvero quelli esteri (40% la quota export, con Usa e Asia quali aree di riferimento) ma anche quello italiano e locale. “Il legame della nostra famiglia con Artimino è iniziato grazie a nostro nonno Giuseppe Olmo che nel 1989 rilevò la proprietà da un parente della moglie – racconta Annabella Pascale che assieme al cugino Francesco Spotorno ricopre l’incarico di Amministratore delegato, seguendo marketing e comunicazione. Il nonno è stato prima un famoso ciclista, vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1932 e di venti tappe del Giro d’Italia e poi un lungimirante e versatile imprenditore capace di spaziare in più settori. Adesso io e miei cugini interpretiamo la nuova generazione della famiglia, puntando forte sulla qualità e su di un’immagine più moderna e dinamica di Artimino, che vuole dialogare con i mercati esteri di riferimento, prestando molta attenzione anche a quello italiano e toscano, tramite un approccio versatile che comprende anche il segmento Horeca”. Per questo quello in atto ad Artimino può essere considerato un nuovo corso, che punta a dare a ciascun vino una forte identità

e personalità. “Quella con il vino è un’affascinante avventura che va avanti da 25 anni – racconta Francesco Spotorno – e quando siamo qua, tra la natura di Artimino e il fascino di questa terra, ci sembra di rinascere. Per questo puntiamo ad un costante rinnovamento di tutta la filiera vitivinicola, che passa da nuovi impianti in vigna, investimenti per il rinnovo della cantina, il varo di una nuova filosofia produttiva di pari passo con il nostro nuovo enologo Paoletti e quindi con una nuova veste grafica che presto avranno le nostre bottiglie”. Perché da Artimino ci si guarda orgogliosamente alle spalle solo per interpretare meglio il futuro che ci aspetta. •

I VINI Il ventaglio enologico di Artimino conta undici etichette espressione delle Doc e Docg del territorio. Dal Rosato, anche conosciuto come Vin Ruspo, al Barco Reale, poi il Carmignano Docg, il Carmignano Riserva Docg e il Grumarello, una riserva che nasce da una selezione delle migliori uve, fino ad arrivare al Vin Santo (quello classico) e al Vin Santo Occhio di Pernice, prodotto da uve rosse. In degustazione i vini risultano legati da un fil rouge di estrema pulizia e da un prezioso bouquet floreale, ma ugualmente con le singole identità ben presenti, aiutati da una viticoltura che non vuole stravolgere né la tradizione né la vocazionalità della zona ma al contrario farle emergere.

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TENUTA DI ARTIMINO Viale Papa Giovanni XXIII, 1 59015 Artimino - Carmignano (PO) Tel. +39 055 875141/ 055 8751426 Fax + 39 055 8751490 www.artimino.com Facebook: Facebook.com/artiminoresort Instagram: @artimino

Artimio sets its eyes on the future

The new generation of the winery from Carmignano bets on a modern production philosophy and on a more dynamic approach to the marketsget the economical recovery and give new life to the sector Tradition and innovation live together in perfect harmony at Artimino, a huge estate that rises in the refined denomination of Carmignano, province of Prato, whose roots are dated back to Cosimo III de’ Medici’s edict of 1716 (next year it will celebrate its 300th anniversary). Our gaze wanders merrily through these 732 hectares of vineyards, olive groves and woods overlooked by the wonderful Villa “La Ferdinanda”, called “the hundred chimneys villa”. Built in 1596 according to a Buontalenti’s project, as operating base for the Medici’s hunting ground, the Villa is an UNESCO World Heritage Site and it’s still surrounded by some ruins of the Barco Reale, the ancient 30 miles wall erected by the Medici to protect their hunting ground. The estate welcomes private, cultural and artistic events in a dream-like location overlooking the heart of Florence. Today as earlier, the greatest challenge is winemaking, an activity exercised here since the times of the Etruscans, as some traces proof. The vineyards of Artimio spread out on 80 hectares around the estate, whose bor-

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ders are marked by the river Arno. The production is around 400,000 bottles per year. Here grow Sangiovese, basis of the Docg Carmignano (min. 50%), and Cabernet Sauvignon, called French grape since Caterina de’ Medici’s time, and also Merlot, the traditional Canaiolo and Colorino, Trebbiano, Malvasia and Chardonnay that give life to white wines and to three versions of Vin Santo. Artimio proposes 11 labels and, since 2015 harvest, it can count on the oenologist Filippo Paoletti’s experience. The new consultant will help the winery to create suitable wines for the foreign markets (which represent 40% of the exportations, with USA and Asia as reference areas) but also for the Italian and local ones. “Our family’s story with Artimino started thanks to our grandfather Giuseppe Olmo who in 1989 took

over the estate from a relative of his wife – says Annabella Pascale who is managing director together with her cousin Francesco Spotorno and is responsible for marketing and communication. Our grandfather was a professional cyclist and won the gold medal at the Olympic Games in 1932 and 20 stages of the Giro d’Italia; but he was also a foresighted and versatile entrepreneur in many sectors. Nowadays my cousins and I represent the new generation of the family and we want to bet on quality and on a modern and dynamic image. We

are building relationships with the most important international markets, never forgetting the Italian and Tuscan ones, through a versatile approach that includes also the Horeca channel”. For this reason, we can talk about a new direction for Artimino that aims to give a strong personality to each wine. “Our 25-years-long adventure with winemaking is a charming and exciting one – says Francesco Spotorno – and in this charming land we feel we can reborn every day. That’s why we bet on a constant renewal of the whole production that includes new planting of vines, investments for the cellar, a new production philosophy with our new oenologist Paoletti, and a new design of our bottles. At Artimino we look at our back but only to interpret better our future”.•

WINES Artimino proposes eleven labels that include the Doc and Docg of the territory. From Rosato, also called Vin Ruspo, to Barco Reale; then Carmignano Docg, Carmignano Riserva Docg and Grumarello, a vintage wine fruit of a selection of the best grapes, up to Vin Santo (the classic one) and Vin Santo Occhio di Pernice, made of red grapes. All these wines reveals an extreme cleanness and a precious flowery bouquet, but each label has its strong personality too, thanks to a winemaking that preserves both the tradition and the local peculiarities.


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Pomario: a farm in Umbria and an old vineyard… The Spalletti Trivelli family’s winery presents three wines and its future project: a single-variety vinification of Sangiovese, a fermented in barrique white wine and a rosè wine

Pomario:

un casale in Umbria e una vecchia vigna… DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

P

er cercare l’origine del legame fra famiglia Spalletti Trivelli e il mondo enologico dobbiamo fare un salto indietro, ai primi del ‘900. L’area era quella della Rufina ma sulle bottiglie troneggiava già lo stemma di famiglia, lo stesso che oggi accom-

pagna l’avventura della cantina Pomario, in Umbria. Quando si parla di agricoltura biologica si dovrebbe intendere questo: un’azienda cinta da bosco, i cui circa quattro ettari si sviluppano in un micro-sistema a sé, separato da una strada bianca dal resto dell’universo. Il team di lavoro

L’azienda, della famiglia Spalletti Trivelli, ha tre vini e tanti progetti per il futuro: un Sangiovese in purezza, un bianco fermentato in barrique e un rosè 36

The Spalletti Trivelli family’s relationship with the world of winemaking goes back to the beginning of the XX century. The production area was the one of Rufina but on its labels there was the same family coat of arms that now follow the family’s adventure of Pomario, in Umbria. The real meaning of organic agriculture should be this one: a winery surrounded by the wood, whose four hectares represent a micro-system in itself, separated from the rest of the world by a white road. The working team is made of Gangiacomo Spalletti Trivelli, his wife Susanna, their children Andrea and Raimonda, who are responsible for sales and marketing, the agronomist Federica De Santis and the oenologist Mery Ferrara, who manages the work in the vineyard and in the cellar. Everything started from a very old vineyard, from which they recovered some clones of Sangiovese, Malvasia and Trebbiano. In this moment Pomario proposes three labels: Rondirose, a rosé made of Merlot that reveals an intense and bright color, a perfumed boquet of fresh flowers and peach and a gentle taste; Arale, a white wine fermented in barrique, a blend of Malvasia and Trebbiano that can be tasted immediately or let to develop in bottle, with perfumes of chamomile and wildflowers, a sulphurous inkling and mineral aromas; last but not least Sariano, 100% Sangiovese, with sour black cherry perfumes, rosemary aromas, dusty, elegant and well-balanced. Now the new cellar has been opened, Pomario has all the potential to make a name of itself. • AZIENDA AGRICOLA POMARIO Loc. Pomario - 06066 Piegaro (PG) Tel. +39 075 8358579 - Cell. +39 347 0680626 - info@pomario.it – www.pomario.it

è così composto: Giangiacomo Spalletti Trivelli e la moglie Susanna, i figli Andrea e Raimonda dediti al commercio e al marketing, l’agronoma Federica De Santis e l’enologa Mery Ferrara che dirige le operazioni in vigna e in cantina. Tutto è partito da una vigna molto vecchia, da cui sono stati recuperati cloni di Sangiovese, Malvasia e Trebbiano. Sono al momento tre i vini prodotti. Il Rondirose è un rosato prevalentemente da uve Merlot, con un bel colore intenso e luminoso, un naso che è un boquet di fiori freschi e pesca e un palato gentile. Il bianco – l’Arale – viene fatto fermentare in barrique: è un blend di Malvasia e Trebbiano da bere subito ma che si presta anche ad un’evoluzione in bottiglia, con sentori di

camomilla e fiori di campo, una nota quasi sulfurea, bella mineralità al naso e in bocca. Infine il Sariano, 100% Sangiovese, con note di amarena, rosmarino, polveroso, elegante ed equilibrato. Adesso che anche la nuova cantina è stata inaugurata, Pomario ha tutte le carte in regola per far parlare di sé, anche lontano. •


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2015

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12ª Edizione 2 Giorni DI DEGUSTAZIONI

Wine Critics

STAMPA ED ESPERTI INTERNAZIONALI IN GIURIA

Forum nazionale dei vini autoctoni

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2015

INSIEME A

lun-mar: 11.00-18.00

FIERA INTERNAZIONALE PER HOTELLERIE E RISTORAZIONE 19-22 OTTOBRE 2015

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AUTOCHTONA 2015 È UN EVENTO FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE TRA FIERA BOLZANO E FRUITECOM

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2015

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19 - 20 ottobre 2015 | Bolzano Forum dei vini autoctoni

INFORMATIVA EX ART. 13 D.LGS 196/03 I dati da Lei inseriti saranno utilizzati da Fiera Bolzano SpA, quale titolare del trattamento dei dati, per consentirLe l’accesso alla manifestazione, per fini statistici e non verranno in alcun modo trasmessi a terzi. In ogni caso Lei gode dei diritti previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03. Azienda Cognome

Nome

Indirizzo Località

Sigla Naz.

e-mail

O Sì, dò il consenso O No, nego il consenso

Albergo-Hotel Ristorante Bar Cantina vini Enoteca Altro ________________

QUALE POSIZIONE OCCUPA?

O O O O O O

Cucina Servizio Formazione Sommelier Vendite Altro ________________

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O O O O O O

BUONO D’INGRESSO

lun-mar: 11.00-18.00

CAP

IN CHE SETTORE OPERA?

Firma ____________________________________________


Quel

paradiso

gastronomico

chiamato Sicilia DI ANTONIO IACONA FOTO DI ORAZIO PELLEGRINO

L’elegante kermesse culinaria “Etna & Chic Chef” ha spiegato come cambia la cucina dell’Isola. E svelato il fascino dei vini del vulcano

C

ambia lo scenario, ma non certo il fascino di certi luoghi siciliani, immutato da secoli. Da Taormina all’Etna, dalla perla dello Jonio al vulcano patrimonio Unesco. È qui, nel cuore della Muntagna (come la chiamano i catanesi!) che si è svolta lo scorso 29 settembre la VII edizione di Etna & Chic Chef, evento gastronomico di gran classe, organizzato dall’associazione Charming Italian Chef

(CHIC) con il sostegno della Federazione Italiana Cuochi e dell’Associazione Provinciale Cuochi Etnei. “Come cambia la cucina siciliana?”: questo il tema 2015 della kermesse e questo è ciò che hanno raccontato i protagonisti dell’evento: gli chef. Accanto a loro, i produttori di vino dell’Etna, grande protagonista negli ultimi decenni dello scenario enologico nazionale e internazionale, ed i rappresentanti di quel mondo

enogastronomico siciliano che si sta esprimendo al meglio. La mattina del 29 la manifestazione si è aperta nelle Cantine Graci, nel territorio di Passopisciaro, con un incontro sui nuovi linguaggi del gusto isolano, fra tradizione, innovazione e prospettive future. Moderati dal giornalista Alex Revelli Sorini, sono intervenuti Camillo Privitera, presidente Ais Sicilia, Giuseppe Benanti, produttore di vino, i docenti Cinzia Ran-

dazzo e Onofrio Corona, e Rocco Pozzulo, presidente Federazione Italiana Cuochi. Etna & Chic Chef si è poi spostato nell’incantevole Golf Resort Il Picciolo, per la degustazione con alcune cantine del territorio, mentre la sera sono entrati in scena i veri protagonisti dell’evento: la cucina siciliana ed alcuni dei suoi migliori interpreti, gli chef che hanno deliziato i partecipanti con gli show cooking. Raffaele Geminiani, direttore CHIC CHEF, Marco Sacco, presidente CHIC CHEF del ristorante Piccolo Lago di Verbania, 2 stelle, Giuseppe Bonsignore, Hostaria l’oste ed il Sacrestano di Licata, Felice Lo Basso Unico di Milano, Simone Strano, ristorante Senses dell’Hotel Monte Martini di Roma, Seby Sorbello dell’Esperia Palace hotel Zafferana Etnea, Martina Caruso dell’Hotel Signum di Salina, Andrea Ribaldone e Carmine Nozzolino JSH Hotel, oltre naturalmente al patron Pietro D’Agostino de La Capinera. • 39


Alto Adige

Un’ottima

annata

DI MARINA CIANCAGLINI

U

n primo resoconto della vendemmia, dell’Expo che sta per concludersi e le iniziative fino alla fine dell’anno. Di tutto questo parla Werner Waldboth, responsabile Marketing del Consorzio Vini Alto Adige. Può delineare brevemente l’andamento climatico dell’annata 2015 per l’Alto Adige? “Per quanto riguarda la viticoltura altoatesina, le condizioni meteorologiche quest’anno si sono sviluppate in modo sicuramente positivo. Dopo una primavera mite con precipitazioni nella media, l’estate anche in Alto Adige è iniziata con temperature piuttosto alte, ma comunque non afose. Questo ha permesso un impiego molto limitato dei trattamenti contro le due classiche malattie della vite, la peronospora e l’oidio. La situazione meteorologica stabile e soleggiata tra fine agosto e le prime settimane di settembre, è un altro aspetto positivo che fa presagire un’annata eccellente, non solo per i bianchi ma anche per le uve a bacca rossa”. Anche se precoce, si può azzardare una previsione organolettica dei vini di questa annata? “È difficile fare una previsione, sono proprio le ultime settimane prima della vendemmia che hanno un grande influsso sul vino. Se il tempo nelle prossime settimane non cambia molto ci aspettiamo vini freschi e fruttati con buona acidità”. Rispetto alla precedente, estremamente difficile, è possibile tirare un respiro di sollievo o sono state comunque delle criticità? “La vendemmia 2015 sembra nascere sotto una stella diversa rispetto all’anno scorso. L’annata 2014 è stata molto difficile. Con un meticoloso lavoro a mano nei vigneti siamo riusciti a produrre comunque uve di buona qualità, soprattutto per quanto riguarda quelle a bacca bianca. La quantità, a causa dei

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Per l’Alto Adige i bilanci positivi non riguardano solo l’ultima vendemmia ma anche i progetti in essere e futuri molteplici interventi che abbiamo dovuto fare in vigna, è risultata invece inferiore del 20% rispetto alle medie classiche. La vendemmia di quest’anno parte da presupposti molto più positivi: abbiamo acini più piccoli a causa del clima più secco rispetto all’anno scorso. Se da un lato questo penalizzerà i quantitativi, la qualità sarà superiore”. Parlando dell’Expo, ormai quasi a conclusione, qual è stato il bilancio della partecipazione dell’Alto Adige per quanto riguarda il settore enogastronomico? “Il Consorzio Vini Alto Adige ha partecipato a Expo proponendo una selezione di vini diversi ogni mese, con ampio spazio alle particolarità del territorio. La nostra presenza nell’ambito dell’esposizione universale ci ha garantito un’ampia visibilità a livello internazionale, permettendoci di entrare in contatto con milioni di visitatori e stimolare interesse per la produzione vitivinicola dell’Alto Adige, mettendone in luce i tratti distintivi”. •


Alto Adige

Arunda,

le bollicine più

alte d’Europa

A

The paradise of all sparkling-wines lovers is in Meltina, in the province of Bolzano, 1200 metres above the sea level. It’s Arunda, a little family winery that has been producing only classic method sparkling wines for 30 years. In its charming seat, a XVI century traditional farm, remuage is manual and wine refines on yeasts for many years, even up to 8 years. The result of this careful work is a rich range of sparkling wines – Brut, Extra Brut, Blanc de Blancs, Cuvée Marianna (in barrique, with 48 months on yeasts), Excellor (made of Pinot Nero and characterized by an intense onion peel colour) and so on. Josef Reiterer and his wife Marianne’s work is now continued by their son Michael with success and is well-known by conoisseurs and wine-lovers. Anything new in programm? “Not now – says Josef – we are already very satisfied”.•

Azienda a conduzione familiare, Arunda è ormai nota ad appassionati e critica per la qualità delle sue bollicine. Rigorosamente metodo classico

FOTO DI PAMELA BRALIA manti del metodo classico, riunitevi. Il paradiso di tutti i bollicina-dipendenti si trova a Meltina, in provincia di Bolzano, a 1200 metri di altitudine e si chiama Arunda. Una piccola azienda a conduzione familiare che ha dedicato tutte le sue attenzioni alle produzioni di spumanti da metodo classico, ormai da trent’anni a questa parte. Il fascino è tanto: le pupitres sono ospitate in un maso del XVI secolo, il remuage viene fatto a mano, l’affinamento sui lieviti può durare anche molti anni, fino a 8. Da tutto questo nasce una gamma variegata - le bollicine più alte d’Europa, come amano definirle – com-

Arunda, the high European sparkling wines A family winery well-known by conoisseurs and wine-lovers for its high quality sparkling wines. Classical method, of course

posta da Brut, Extra Brut, Blanc de Blancs, la Cuvée Marianna (lavorata in barrique, con 48 mesi di permanenza sui lieviti), l’Excellor (da Pinot Nero, con un bel colore buccia di cipolla) e così via. Il lavoro portato avanti da Josef Reiterer e dalla moglie Marianne ed

oggi continuato dal figlio Michael – con gli ottimi risultati conseguiti in questi anni – è ormai ben noto alla critica e al pubblico di appassionati. Novità in vista? “Per adesso no, siamo già molto soddisfatti”, commenta Josef. (c.c.)•

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Basilicata

Dalla ricerca

un nuovo futuro per il vino lucano DI IRENE GRAZIOTTO

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La sfida della diversità microbica tra tradizione e innovazione: il progetto di 18 atenei italiani e tre centri di ricerca guidati dall’Università della Basilicata

i chiama GMV – Gruppo italiano di Microbiologia del Vino – e si pone come obiettivo quello di “unire le forze per consolidare le conoscenze in materia, sia a livello nazionale che internazionale, e renderle fruibili per le aziende”. Sono le parole di Patrizia Romano, Professore Ordinario all’Università della Basilicata, specializzata nel settore dei lieviti naturali, starter industriali e bioetanolo e coordinatrice del GMV, di cui ha curato la conferenza ad Expo lo scorso luglio. Un incontro focalizzato su “bio-trasformatori” e selezione dei microrganismi per il vino del futuro, nell’ottica di un terroir che, sempre più, viene legato non solo al contesto ambientale e pedoclimatico ma anche a quello microbiotico. Come nasce la vostra ricerca? “L’Università della Basilicata indaga sui lieviti vinari da oltre 15 anni, una ricerca che ha permesso di isolare lieviti da diverse varietà e zone e costituire una vasta collezione che rappresenta un interessante patrimonio di biodiversità”. Lieviti commerciali versus lieviti indigeni: quali le differenze? “I lieviti da starter commerciali se da un lato presentano il vantaggio di un corret-

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to avvio e prosieguo della fermentazione, dall’altro portano ad una standardizzazione e perdita della tipicità dei prodotti, derivanti dall’uso di un numero limitato di ceppi per la produzione di vini diversi. I lieviti indigeni selezionati utilizzano invece il patrimonio naturale che esiste in un determinato territorio e che potenzialmente può rappresentare la componente microbica meglio adattata all’ambiente”. Quali rapporti avete con le realtà produttive della Basilicata? “Collaboriamo con diverse cantine in Basilicata, sia nella zona dell’Aglianico del Vulture che con il Consorzio Doc Matera e diversi lieviti indigeni da noi selezionati sono stati saggiati in prove condotte in cantina”. Quali vie di sviluppo per il vino in Basilicata? “Considerata la produzione contenuta di vino della regione, l’impiego di starter indigeni potrebbe rappresentare un’ottima strategia per la produzione di vini con proprietà esclusive, conferendo così una connotazione di eccellenza a questi prodotti e rendendoli più competitivi sul mercato. Rimando in merito al video “Lievito a misura di vino”, disponibile su YouTube”.•


Basilicata

CaratoVenusio: un vino prezioso ed ecosostenibile

S

iamo a Venosa, in Lucania, dove nacque il poeta del “nunc est bibendum” e dove, dal 1957, la Cantina di Venosa rappresenta la tradizione enoica. Un’azienda storica, con oltre 500 soci, fortemente legata al territorio e pertanto desiderosa di preservarlo. Nasce da questo intento l’approccio ecosostenibile della cantina che con il fotovoltaico è riuscita ad azzerare la produzione di anidride carbonica e che imbottiglia in vetro riciclato al 70%. Il filo conduttore green va dai vigneti, dove

Un approccio green, vecchi vigneti, vinificazione tradizionale: dalla città natale di Orazio il Carato Venusio sale a Merano

CANTINA DI VENOSA SCARL Via Appia - C.DA Vignali - Venosa (PZ) Tel. 0972 36702 - Fax 0972 35891 info@cantinadivenosa.it - www.cantinadivenosa.it

viene applicata la lotta integrata, al prodotto finale, con i cartoni sigillati grazie a colle vegetali. L’attenzione in vigna permette di ottenere un’uva sana, portata a maturazione ottimale prima di essere raccolta manualmente in piccole cassette, così da poter trasfondere tutta la sua bontà organolettica. Non a caso la cantina di Venosa sarà presente al Merano Wine Festival con due suoi prodotti: il Vignali, l’Aglianico base, e il Carato Venusio 2011, ovvero la Selezione ottenuta da uve Aglianico in purezza che crescono su viti d 15-30

anni a 400 metri di altitudine. Il Carato viene vinificato in piccoli fermentini e svolge una macerazione pellicolare a temperatura controllata fra i 23 e i 26 °C per circa 8 giorni, per poi completare la fermentazione alcolica e malolattica in serbatoi inox. L’affinamento in botti di rovere per un anno ne completa il profilo aromatico fruttato con note di spezie, mentre in bocca il Carato si contraddistingue per la buona struttura, il tenore alcolico di 14.5% ben bilanciato dalla freschezza e dalla nota sapida, e la chiusura armonica. (i.g.)•

Carato Venusio: a precious and eco-sustainable wine A green approach, old vines and traditional winemaking: from Oracios hometown Carato Venusio goes to Merano We are in Venosa, Lucania, homeland of the poet who wrote “nunc est bibendum”. Here in 1957 was founded Cantina di Venosa, the highest representative of the oenological tradition of this area. It is an historical winery, with more than 500 partners, that promote and protect their land. According to this philosophy, the winery has started an eco-sustainable policy: it employs 70% recycled glass bottles and, thanks to a photovoltaic system,

it has eliminated CO2 emissions. This green philosophy involves the vineyards, with integrated pest control, and the final product too, with vegetal glues for the packaging. A careful work in the vineyards produces healthy grapes manually harvested in small boxes to preserve their organoleptic qualities. Cantina di Venosa will propose two wines at Merano Wine Festival: Vignali, a basic version of Aglianico, and Carato Venusio 2011, a selection of single-

variety vinification of Aglianico grapes that grow on 15-30 years-old vines, 400 meters above the sea level. Carato ferments in small vats at controlled temperature (23-26°C) for 8 days. Then it completes its fermentation in stainless steel vats. One year refining in oak barrels perfects its aromatic fruity bouquet and give it spicy inklings ad a structured, well-balanced fresh, sapid and harmonic taste, with a 14.5% alcohol content. •

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Campania

La forza dell’autoctono DI IRENE GRAZIOTTO

Vitigni locali ed enoturismo, uniti al saper fare squadra. Le tre linee di sviluppo individuate da Nicoletta Gargiulo, Presidente AIS Campania

C

aleno, Faustiniano, Falerno: erano i vini campani che facevano onore alle tavole già durante l’Impero Romano. Grazie al territorio collinare e montagnoso, ai terreni vulcanici, al clima assolato, la Campania è sempre stata terra dalla forte vocazione enologica. Oggi, all’apprezzamento dei rossi quali il Taurasi – noto come “il Barolo del Sud” – si è affiancato quello per i bianchi potenti, tra cui, primo fra tutti, il Fiano di Avellino. Ma il ventaglio degli autoctoni è ben più ampio e oltre al Greco, alla Biancolella, alla Coda di Volpe, annovera uve quasi sconosciute – eppure usate per rendere inimitabili i grandi vini isolani – come la Pepella e la Ginestra o il rarissimo Marsiliano. E il futuro? Sembra risiedere proprio in questa ricchezza ampelografica unita all’enoturismo “sfruttato ancora solo in parte”, come puntualizza Nico-

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letta Gargiulo, Presidente AIS Campania al secondo mandato, oltre che miglior sommelier d’Italia e della Campania nel 2007. Grandi bianchi campani. Quali le potenzialità? “Diverse e mutevoli, anche in riferimento allo stesso vitigno: il Fiano di Avellino, per esempio, è godibilissimo per il suo intenso corredo aromatico da giovane mentre riesce a raggiungere insospettati livelli di complessità quando venga lasciato affinare. Il Greco di Tufo si fa invece apprezzare soprattutto per la sua mineralità e acidità, dote comune anche alla Falanghina e al Fiano e che consente di effettuare lunghi invecchiamenti”. Campania e mercato: quale la situazione attuale? “A differenza di pochi grandi marchi che riescono ad essere presenti nei mercati stranieri, la maggior parte delle aziende campa-

ne è di piccole dimensioni e si limita quindi a lavorare principalmente in Italia. Piccole dimensioni significa infatti numero ristretto di bottiglie – non in grado di soddisfare le cifre richieste dagli importatori – produzioni che valorizzano magari un vitigno sconosciuto – mentre all’estero chiedono soprattutto Aglianico e Taurasi – e, infine, ridotta disponibilità economica per gli investimenti”. Quali ritenete siano le strade utili da percorrere? “Puntare all’enoturismo, che va benissimo soprattutto sulla costa amalfitana e quella sorrentina; ma molto si può ancora fare nell’entroterra. Poi unirsi e fare squadra sia per la promozione interna che per quella estera, con i Consorzi e le Strade del vino, ad esempio. E su questa strada purtroppo siamo ancora molto indietro”.•


Campania

Il “Corsaro”:

l’Aglianico in purezza

di Polito

U

Una storia enologica fatta di intenso lavoro in vigna, rese basse e taglio moderno nella vinificazione “Corsaro”: the pure Aglianico by Polito An oenological story made of hard work in the vineyard, low yields and a modern winemaking A ten-hectare vineyard in Agropoli, between the sea and the mountains of Cilento, enjoys the ideal microclimate for the ripening of the grapes. Moreover, it can count on a three generations’ experience with Aglianico and a careful manual work.

n appezzamento di dieci ettari ad Agropoli, fra il mare e i monti del Cilento: un elemento importante che dona alla zona un microclima in grado di favorire la maturazione ottimale delle uve. A ciò si aggiunge un’esperienza lunga tre generazioni fatta di profonda familiarità con l’uva Aglianico e lavoro manuale in vigna. Infine arriva l’impronta innovatrice di Carlo, l’attuale titolare, che decide di investire in ristrutturazione, innovazione tecnologica, e restyling delle etichette. Sono questi i pilastri fondanti dell’azienda Polito, la cui produzione annua si aggira sulle 50 000 bottiglie: un numero, spiega Carlo, che “ci permette di seguire in maniera accurata tutti i vigneti e le fasi di vinificazione”. La resa contenuta, sugli 80/90 quintali per ettaro, ottenuta con un lavoro di potatura accurato che consente l’evolversi di uno sviluppo di grappoli per ceppo controllato, fa si che questi ultimi soddisfino il giusto grado di maturazione voluto, all’at-

Last but not least, there is the innovative drive of the actual owner, Carlo, who invested in systems, technology and in the restyling of the labels. These are the important basis of Polito: a winery that produces about 50,000 bottles per year. Small numbers, as Carlo explains, “let us follow carefully every phase of the production”. Low yields (around 80-90 q/ha) and a careful pruning let to get an excellent production of healthy grapes, even during years with unusual weather condi-

to della vendemmia. Ciò consente, anche in annate dall’andamento climatico inusuale, di portare in cantine uve sane e mature, con un grado zuccherino naturalmente sostenuto. Ecco l’origine del “Corsaro” 2011, l’Aglianico in purezza della cantina Polito che punta ad impatto coinvolgente dove il frutto gioca con la spezia e l’alcolicità sostenuta è bilanciata da freschezza e sapidità. La fermentazione in acciaio permette infatti di sviluppare le note fresche dell’Aglianico, i frutti di bosco, la ciliegia mentre l’affinamento in barrique aggiunge al corredo aromatico sentori di vaniglia e note tostate. Alla vista si presenta di color rubino mentre il sorso è asciutto ed equilibrato, ricco, adatto a piatti di carne o formaggi importanti. (i.g.)•

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tions. “Corsaro” 2011, is a single variety vinification of Aglianico, an intense wine with spicy and fruity perfumes and an important alcohol content well balanced by its freshness and sapid taste. Fermentation in steel let the fresh inklings of wild berries and cherry of Aglianico to develop, while ageing in barrique enriches its bouquet with vanilla and toast aromas. A ruby red color and a dry and well-balanced taste make this wine the ideal companion for structured cheese or meat dishes. •

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In Lombardia nasce ISA Milan DI CLAUDIA CATALDO

Un concorso dedicato esclusivamente al metodo classico, che non a caso si colloca nella regione che dà i natali all’Oltrepò Pavese e al Franciacorta

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i chiama ISA Milan – che sta per International Sparkling Awards - ed è la prima edizione di un concorso, a dire il vero il primo in Italia, interamente dedicato al metodo classico, italiano o di provenienza internazionale. Il perché l’iniziativa abbia alla voce “luogo di nascita” la Lombardia è presto detto: da una parte anche in questo caso l’Expo ha giocato un ruolo di acceleratore, dall’altra la regione detiene due delle grandi denominazioni rifermentate in bottiglia della nostra Penisola, ovvero l’Oltrepò Pavese e il Franciacorta. Fra i promotori troviamo Fabio Mondini, Delegato Ais dell’area Monza-Brianza. Come nasce e cos’è ISA Milan? “Già da qualche anno, la seconda domenica di ottobre, organizzavamo Bollicine in festa a Misinto: una manifestazione dedicata al metodo classico, con numerosi banchi d’assaggio e la presenza di alcuni prodotti provenienti anche dall’estero. Da qui si è voluto fare un salto in avanti: abbiamo

pensato ad un concorso dedicato al metodo della rifermentazione in bottiglia e presentato il progetto alla regione, che l’ha subito sposato con entusiasmo. Le aziende

hanno avuto tempo fino al 20 agosto per inviare i campioni: si sono iscritte 157 aziende, per un totale di 375 etichette. La maggior parte sono italiane, ma abbiamo ricevuto adesioni anche da Francia, Inghilterra, Australia, Danimarca, Slovenia, Romania, Russia, Sud Africa, Spagna e America del Nord. Le degustazioni sono in corso, ad opera di una giuria di grandi esperti e professionisti: i vincitori saranno annunciati il 24 ottobre, presso Villa Reale a Monza”.

Qual è la fotografia del metodo classico nel mondo? “Il metodo classico è un sentiero affascinante, che molti Paesi hanno intrapreso e percorrono fra ottimi risultati e sfide. Mi viene in mente ad esempio l’Inghilterra che sta facendo dei buoni prodotti, di personalità. Anche altri paesi europei come Danimarca, Romania e Russia producono metodo classico. La situazione italiana è molto vivace, basti dare un’occhiata ai numeri degli iscritti all’ISA Milan: la Franciacorta e l’Oltrepò Pavese hanno presentato un grande numero adesioni, ma quasi tutta Italia ha aziende partecipanti che hanno vitigni autoctoni per la produzione del metodo classico”. Lei è un delegato Ais: quali sono i progetti che l’Associazione sta portando avanti nella vostra regione? “Per prima cosa stiamo portando a termine il nostro impegno in occasione dell’Expo. Al primo piano di Palazzo Lombardia si trova lo spazio Pianeta Lombardia: un’area dedicata alla promozione territoriale e agroalimentare, dove in

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questi mesi si sono alternati i Consorzi di tutela delle varie denominazioni, con degustazioni guidate curate proprio dai nostri sommelier. In questi anni il presidente Fiorenzo Detti ha fatto un grande lavoro per la Lombardia, regione con il più alto numero di soci Ais d’Italia (circa 7.000). Riprenderanno inoltre da fine settembre i corsi di formazione in tutte le delegazioni: il numero dei partecipanti in costante crescita testimonia che quello verso il mondo del vino è un interesse diffuso e che sono in molti a volersi avvicinare alla cultura del vino. Infine ci tengo a sottolineare un’altra iniziativa, portata avanti da Ais Lombardia, ovvero la formazione negli Istituti Alberghieri ai ragazzi di quarta e quinta, che dà un valore aggiunto al loro percorso professionale”.• I PARTNER DI ISA MILAN Regione Lombardia, Camera di Commercio Monza e Brianza, Ais Lombardia, Love It Real Italian Food, Luigi Bormioli, Comune di Monza, Università degli Studi di Milano, Copagri, Gam - E20. Con il patrocinio di Expo Milano.

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Lombardia

Intervista con

Giovannella Fugazza,

C

ome va la vendemmia in Oltrepò Pavese? “L’uva è così bella che è quasi un peccato coglierla, bisognerebbe lasciarla sui tralci per godere più a lungo del miracolo della vite: il mio è una specie di stupore reverenziale che mi coglie ad inizio di ogni vendemmia. Il vignaiolo (quale sono io) è come un sarto che sceglie la stoffa, decide il vestito e il modello ma quando si tratta di dare il primo taglio si arresta per rispetto alla bellezza del tessuto. Così è il mio lavoro: un sarto in

Castello di Luzzano cantina. L’abitudine mi dà coraggio ma la bellezza del prodotto mi frena anche perché per il vino l’aggettivo non è bello, ma buono. E qui entriamo in un campo diverso. Il buono è un giudizio obiettivo che verrà emesso da chi assaggerà con competenza. Ma cosa vuol dire un buon vino per chi lo produce e ottimo vino per chi lo beve? Trovare una risposta valida è molto difficile. Si aggiunge poi una coscienza di cantiniere esperto e premuroso, attento ma non invadente. L’uva perfetta di questa vendemmia va quindi portata in cantina e lavorata: speriamo che capisca che non è crudeltà ma una necessità per il futuro della mia azienda”. Ha dunque nuovi progetti per l’annata 2015? “Certamente sarà un anno di grandi vini. Uscirà il nostro Gutturnio Riserva Romeo,

An interview with Giovannella Fugazza, Castello di Luzzano A perfect harvest: poetical thoughts and practical conclusions of a Lady of Wine What about the harvest in Oltrepò Pavese? “Grape is so beautiful that seems quite a shame to pick it; we should leave it on the vines to enjoy little more this wonderful miracle: I have a sort of reverential amazement at the beginning of every harvest. Vinegrower is a kind of tailor who selected a fabric, a model but before begin-

ning to cut he hesitate a moment and admire the beauty of the cloth. My work is like this, I am a tailor in the cellar. Experience give me courage but the beauty of the grape sometimes make me hesitate because wine has to be good and not beautiful. And goodness is an objective opinion that will be expressed by those who will taste it with competence. What does

Una vendemmia perfetta: pensieri poetici e conclusioni pratiche di una Donna del Vino

che non è stato prodotto lo scorso anno e il Luzzano 270, il Rosso Riserva a base di uve Barbera e Pinot Nero che esce solo in annate eccezionali. Faremo di nuovo il passito di Malvasia Ciel d’Oro,che aspettava da qualche anno un’uva così perfetta. Aggiungerò poi alla gamma una nuova tipologia con un’uva bianca piacentina, l’Ortrugo. È una annata che esalta lo spirito creativo e sarebbe un peccato frenare i nuovi progetti”.• CASTELLO DI LUZZANO Loc. Luzzano, 5 - 27040 Rovescala (Pv) Tel. 0523 863277 - Fax 0523 865909 - info@castelloluzzano.it - www.castelloluzzano.it

it mean the phrase “a wine which is good for a producer is good for a taster too”? It is very difficult to answer to this question. In addiction to this, we can count on a skillful and expert cellarman, a careful but not intrusive hand. The perfect grape of this year have to be processed: let’s hope it would understand that it is not an act of cruelty but a necessity for the future of my winery”. Do you have new projects for 2015? “Undoubtedly it will be a year of

great wines. We will present our Gutturnio Riserva Romeo, a label that we have not produced last year, and Luzzano 270, a Rosso Riserva made of Barbera and Pinot Nero, produced only in the best years. We will produce again our Passito of Malvasia Ciel d’Oro, which has been waiting such good grapes for many years. Also, I will introduce a new grape variety from Piacenza Ortrugo. In such an exalting year it would be a shame restrain new projects”. •

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Sardegna, non solo Cannonau e Vermentino DI IRENE GRAZIOTTO

Un fermento enologico che porta le nuove realtà a puntare anche su uve autoctoni minori e che quest’anno ha permesso di conquistare il podio dei migliori vini d’Italia secondo Wine Spectator

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e fino a qualche tempo fa Sardegna faceva rima con Porto Cervo, spiagge e uve rosse potenti, le attuali ventate di novità scoprono un volto nuovo dell’isola, non solo enologico ma anche caratteriale. Si nota una maggiore attenzione verso uve autoctone sinora marginali, come il Semidano, il Bovale sardo, il Cagnulari, dettata sia da un crescente interesse del mercato verso prodotti nuovi ma anche da una maturata autocoscienza e una

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determinazione a non voler perdere un inestimabile patrimonio vitivinicolo. Cambia inoltre il modo di porsi dei produttori, che si aprono al dialogo riuscendo persino a dismettere quella maschera di diffidenza che li ha sempre proverbialmente connotati. Ne sono prova eventi come Volcanic Wines, il format dedicato ai vini da suoli vulcanici, ideato dal Consorzio di Soave e ospitato lo scorso agosto dalla Cantina di Mogoro nell’omonima località del Campidano.

Un’occasione per scoprire che la Sardegna non è solo mare ma è anche terra vulcanica e che vi si producono non solo vini da costa come il Vermentino e il Torbato o la pur elitaria Malvasia di Bosa, ma anche vini a quasi 150 metri sul livello del mare. L’annata 2015 si rivela positiva sia per l’attenzione dei media - con il Vinitaly che celebra il Cannonau e Wine Spectator che premia quale miglior vino d’Italia un’etichetta sarda, peraltro giovane - sia per l’aspetto produttivo che, stando al bollettino di Assoenologi di settembre, darà vita a “vini di ottima qualità” su valori che si aggirano sui 750 mila ettolitri di cui il 60 per cento a base rossa. ATTENZIONE AL TAROCCO SARDO! Un bagaglio enogastronomico che fa gola a molti, e non parliamo solo dei consumatori. Il mercato della contraffazione sa infatti bene quanto vale economicamente l’appeal sardo, per la precisione 3 miliardi di euro. È questo il valore in prodotti contraffatti e smerciati come autenticamente sardi quando invece sono lavorati fuori dall’isola, con materie prime di qualità scarsa e tecniche tutt’altro che tradizionali: è il caso dei maialetti da latte importati da Francia e Olanda e spacciati come sardi, oppure l’olio sardo da oliveti spagnoli e greci per non parlare della bottarga del Nord Africa e del Brasile o del Fil’e Ferru di Sardegna con tanto di etichetta a motivi tipici prodotto con acquavite di vinaccia a Bergamo e imbottigliato a San Marino.


Dal 1960 la Cantina di Santadi opera per valorizzare i propri prodotti e per far conoscere al mondo tutta la potenza dei grandi rossi sardi

Sardegna

Dal cuore del Sulcis, tutta la potenza dei vini sardi

Fiori all’occhiello della Cantina sono i vini a base Carignano, in cui la componente acido organica, i tannini, il grado alcolico ed il valore polifenolico ben si equilibrano tra loro lasciandosi perfettamente armonizzare dal ponderato uso della barrique francese.

From the heart of Sulcis, the power of Sardinian wines Since 1960 Cantina di Santadi has been promoting and endorsing the great red wines of Sardinia A stubbornness that provoke enthusiasm and passion: starting from this, Cantina di Santadi has been working for more than 50 years in the heart of Sulcis, a suggestive area of Sardinia, few kilometers far from the wonderful white beaches of Porto Pino. Its work has always been combined with an ambitious aim: to bet on bot-

tled wine, on the typical red wines of this area first of all, and to promote Carignano,the main autochthonous grape variety of this area, without disregarding the traditional white ones such as Vermentino, Nuragus and Nasco. For this reason, Santadi has always set its sight high. In fact, it can rely on an

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na determinazione che genera entusiasmo e passione: con queste premesse da oltre 50 anni si lavora alla Cantina di Santadi, nel cuore del Sulcis, suggestiva zona della Sardegna a pochi chilometri dalle meravigliose spiagge e dune bianche di Porto Pino. Un obiettivo ambizioso ha da sempre accompagnato il lavoro della Cantina, ovvero quello di puntare sul vino imbottigliato, in primis sui rossi tipici del territorio, per dare visibilità ed identità al cultivar principe, il Carignano,

internationally renowned oenologist, Giacomo Tachis, whose advice has represented a turning point for this winery. This constant commitment of Santadi is addressed not only to the promotion

pur senza trascurare i vitigni a bacca bianca tradizionali della Sardegna, quali Vermentino, Nuragus e Nasco. Per farlo a Santadi si è sempre e solo puntato in alto, avvalendosi dell’ausilio di un enologo di fama internazionale come Giacomo Tachis, la cui consulenza ha segnato un punto di svolta per la Cantina. Un impegno assiduo e costante per valorizzare sì il proprio operato, ma anche per salvaguardare una tradizione locale fatta di gusto, cultura e storia che sono l’essenza della realtà contadina in cui la Cantina di Santadi nasce.• of its own productions, but also to protect a local tradition made of tastes, culture and history, which is the essence of the peasant reality where the winery plunges its roots. •

CANTINA DI SANTADI Via Cagliari 78 09010 Santadi CI Tel. 0781 950127 Fax 0781 950012 www.cantinadisantadi.it cantinadisantadi@cantinadisantadi.it

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Toscana

Prato, terra di vini FOTO E ARTICOLO DI CLAUDIA CATALDO

Terra di sapori, prodotti tipici, buoni vini e ritmi slow. Con un grande protagonista: il Carmignano Docg

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e si pensa alla Toscana e alle sue province viticole per eccellenza, quella di Prato non salterà subito alla mente dei più, bypassata da nomi ben più blasonati che hanno il vino nel proprio Dna. La differenza però non sta tanto nell’avere o meno il gene “enologico”, piuttosto nell’essere stati bravi a farlo sapere al resto del mondo. Prato, in questo, deve fare mea culpa: ma quando a fare vini si è in pochi – benché con classe – e l’indotto economico sta altrove, le cose si fanno

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senz’altro più complesse. Il Carmignano nasce nell’ala sud ovest della provincia: Doc dagli anni ’70 e finalmente Docg dal 1990, è un vino che ha origini antiche, anche se nel corso della sua storia ha dovuto più volte combattere per guadagnarsi la sua meritata indipendenza identitaria. Senza stare a ripercorrere tutti i tasselli di una storia che risale ai tempi degli Etruschi, è sufficiente fermarsi un attimo su una data: 24 settembre 1716, anno in cui Cosimo III de’Medici scrisse di suo


pugno un bando che diventerà il primo disciplinare – ante litteram – della storia, prima ancora delle famose Aoc francesi. Cosimo sentì il bisogno di proteggere quattro vini d’eccezione, che già allora spiccavano per le loro qualità, fra cui proprio il Carmignano, figlio di una terra così tanto amata da tutta la famiglia da averci costruito le loro ville più belle. Oltre alla sua personale storia, il Carmignano si distingue da tutti i prodotti della regione anche per la sua “ricetta” di produzione: un 50 per cento minimo di Sangiovese, fino ad un 20 per cento di Canaiolo, un 10 massimo di altri vitigni complementari, ma soprattutto un obbligatorio 10-20 per cento di Cabernet, che qui non è un vitigno arrivato su spinta di una moda “internazionale”, ma fu portato dalla stessa Caterina de’Medici nel XVI secolo, o almeno così ci si è sempre tramandati da queste parti. Le aziende oggi – solo 12 – danno ottime interpretazioni di questo prodotto. Si conserva il carattere familiare, tradizionale, contadino, visto che il boom turistico non ha mai intaccato prepotentemente le normali attività: troviamo dei viticoltori genuini, che non significa ingenui, che portano avanti un lavoro mirato, illuminato e di pregio. Rossella, di Fattoria di Bacchereto, nell’omonimo paese, racconta che ha iniziato a lavorare secondo i principi della biodinamica nel 2001: “Non ne sapevo niente di chimica ed enologia, cercavo un modo di approcciarmi al vigneto che fosse semplice, immediato. Quando ho conosciuto la bio-

dinamica ho capito che era la mia strada. Difficile? Per niente. La natura è più forte di mille artifici”. Lo racconta stappando un suo Terre a Mano, che è un tripudio di sentori di frutta scura, tabacco, balsamicità, con una bocca che è eleganza e velluto, ma anche carattere. Il 2004 è una meraviglia: un giovane promettente bambino che è diventato un fantastico adulto. Sempre a Bacchereto, spunta anche un volto noto: quello del notaio Luigi Pocaterra, conosciuto per la trasmissione “Affari Tuoi”. Qua la famiglia, in particolare Claudia, si occupa di tutto, dai lavori di cantina fino alla commercializzazione. Con entusiasmo si guardano i numerosi premi che l’azienda sta iniziando ad appendere alla parete e si degustano i vini – il salto di qualità è evidente – con ottime annate, come la 2007 e la 2010, assolutamente promettente. Un’altra chiave di lettura enologica, dove la spezia e la componente terziaria la fanno da padrone, ma con armonia, come si confà al lavoro dell’enologo Barbara Tamburini. “L’esserci un volto noto aiuta a farsi conoscere – commenta Pocaterra – ma ci deve essere a monte un buon lavoro dell’azienda e dell’intera denominazione”. Il Consorzio – guidato da Fabrizio Pratesi, dell’omonima azienda – sta lavorando proprio in questa direzione. E l’anniversario del Bando di Cosimo, che si celebrerà il prossimo anno, sarà sicuramente foriero di iniziative e attività volte proprio a promuovere la notorietà di questo vino, che ha tutte le carte in regola per accedere al gotha dell’enologia nazionale. •

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Toscana

Vecchia Cantina di Montepulciano: obiettivo qualità

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ecchia Cantina di Montepulciano, una delle realtà vitivinicole più importanti della Toscana in quanto a numeri e indotto economico e con il primato della cooperativa più antica della regione, prosegue il suo percorso di qualità. A raccontarlo è il presidente Adriano Ciofini che manifesta entusiasmo per la campagna vendemmiale in corso: “le uve sono belle e sane;

Vecchia Cantina di Montepulciano: the first aim is quality Excellent forecasts about the harvest, after a 2015 rich of national and international acknowledgments Vecchia Cantina di Montepulciano, one of the most important oenological realities in Tuscany and the oldest cooperative in the region, continues its path of quality. Presidente Adriano Ciofini shows us his enthusiasm for the current harvest:

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Ottimi i pronostici vendemmiali, dopo un 2015 ricco di riconoscimenti su scala nazionale e internazionale

il Sangiovese ha beneficiato dell’andamento climatico primaverile ed estivo, direi che si prospetta un’ottima annata”. Che la qualità sia in primo piano, lo conferma anche il ricco palmares di medaglie e riconoscimenti che anno dopo anno arriva a pioggia sui vini della cooperativa: in particolare, in questo 2015, troviamo i 92 punti di Wine Spectator per il Nobile di Montepulciano Poggio Stella 2011, i 91 punti per il Nobile di Montepulciano Leone D’Oro, sempre annata 2011 e 93 punti per il Vin Santo Poggio Stella 2009, più la medaglia d’Oro al Berline Wine Tropy con il Nobile 2012. Anche giocando in casa le soddisfazioni non mancano, come i due bicchieri nella guida Vini d’Italia del Gambero Rosso per ben quattro vini: Vino Nobile di Montepulciano Docg 2011 Vecchia Cantina, Rosso di Montepulciano Doc 2013 Poggio Stella, Rosso di Montepulciano Doc 2013 Redi e Vin Santo di Montepulciano Doc

2009 Poggio Stella, quest’ultimo premiato anche con le tre bottiglie sulla guida dell’Espresso. Questo perché ognuna delle 6 milioni di bottiglie prodotte è frutto del lavoro di piccoli vignaioli: e Vecchia Cantina è la cabina di regia che assicura un lavoro “di pregio”, anche in grande scala. (c.c.)•

“Our grapes are beautiful and healthy; Sangiovese has enjoyed the weather conditions in spring and summer, we are expecting an excellent harvest”. A proof of the quality of these wines is the rich medal collection of Vecchia Cantina di Montepulciano: in 2015, it has already collected 92 points by Wine Spectator for Nobile di Montepulciano Poggio Stella 2011 and 91 points for Nobile di Montepulciano Leone D’Oro 2011. Also in Italy the cooperative has received many acknowledgments: two glasses on Guida Vini d’Italia

by Gambero Rosso for four labels, Vino Nobile di Montepulciano Docg 2011 Vecchia Cantina, Rosso di Montepulciano Doc 2013 Poggio Stella, Rosso di Montepulciano Doc 2013 Redi and Vin Santo di Montepulciano Doc 2009 Poggio Stella. This last one has been awarded with three bottles on the Espresso guidebook. Each one of the 6 million bottles produced by the cooperative is the fruit of little producers’ work: Vecchia Cantina is the control booth that guarantee prestigious results, even on a large-scale. •

VECCHIA CANTINA DI MONTEPULCIANO Via Provinciale, 7 53045 – Montepulciano (SI) Tel. 0578 716092 Fax 0578 716051 info@vecchiacantinadimontepulciano.com www.vecchiacantinadimontepulciano.com


Toscana

Capannelle Glamour 2016: ecco

come il vino

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n calendario per beneficenza: è questo il nuovo progetto di Capannelle, l’azienda nel cuore del Chianti Classico che si distingue non solo per il vino (80.000 bottiglie da 16 ettari) ma anche per innovazione e visione a 360 gradi. Questa volta l’idea parte da Gaiole in Chianti e collega direttamente al mondo, grazie all’amicizia di Manuele Verdelli, Sales Manager, con il fotografo Stefano Belussi. Nasce così il calendario Capannelle Glamour 2016: 12 scatti in

diventa “buono”

L’ultima iniziativa dell’azienda di Gaiole: un calendario per aiutare una ONLUS per il Perù

bianco e nero, con 12 fotomodelle (e con la partecipazione di Justin Matera) in altrettante location d’eccezione: il meglio della ristorazione e dell’hotellerie selezionato da Capannelle, che ha pescato tra i suoi clienti più prestigiosi. Così scorrendo i mesi si trovano Arnolfo a Colle Val D’Elsa (chef Gaetano Trovato), la Locanda dei Medici a Grosseto, l’hotel Oberwirt a Marlengo, l’hotel Byron a Forte dei Marmi, La Piazza a Montecarlo (Francia), l’enoteca Guerini Ponte di Legno (Brescia), Da Ivo a Venezia, la

Trattoria Omero a Firenze. Il calendario sarà da novembre in tutte le edicole della penisola (isole escluse), nelle librerie Mondadori e in Francia, Germania, Inghilterra e Asia. Il ricavato sarà interamente devoluto all’ Associazione NiCha, la ONLUS di Stefano Belussi che da cinque anni opera in Perù e accende i riflettori sui bambini che vivono in condizioni difficili. Grazie a Capannelle Glamour 2016 verrà realizzato entro il prossimo anno un orfanotrofio a favore dei bambini da sottrarre alla strada. (s.a.) •

SOC. AGR. CAPANNELLE A.R.L. Località Capannelle, 13 Gaiole in Chianti (Siena) - Italia Tel. +39 0577 74511 www.capannelle.com info@capannelle.com

Capannelle Glamour 2016: that’s how wines becomes “good” The last project of the winery of Gaiole is a calendar to help an ONLUS for Peru A charity calendari s the new project by Capannelle, the winery that rises in the heart of Chianti Classico and is famous for its wine (80,000 bottles from its 16 hectares) but also for its innovation and wide vision. This time the idea starts from Gaiole in Chianti and connects it to world, thanks to the friendship between Manuele Verdelli, Sales Manager, and the photographer Stefano Belussi.

The calendar Capannelle Glamour 2016 is made of 12 black and white shots of 12 models (among which Justin Matera) in 12 exceptional locations: the best restaurants and hotels selected by Capannelle’s prestigious customers. Among its pages we find Arnolfo in Colle Val D’Elsa (chef Gaetano Trovato), la Locanda dei Medici in Grosseto, hotel Oberwirt in Marlengo, hotel Byron in Forte dei

Marmi, La Piazza in Montecarlo (France), Enoteca Guerini Ponte in Legno (Brescia), Da Ivo in Venice, the Trattoria Omero a Firenze. The calendar will be available from November in all the Italian kiosks and in the Mondadori bookshops, but also in France, Germany, UK and Asia. Proceeds will be entirely devolved to Associazione NiCha, Stefano Belussi’s ONLUS that has been operating for five years in Peru for needy children. Thanks to Capannelle Glamour 2016 the ONLUS will create an orphanage to save children from the street.•

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IL FORUM SUL BUSINESS DEL VINO 2-3 dicembre 2015 Centro Congressi Veronafiere | Verona

INFORMAZIONE, quale sarà l’evoluzione dei mercati nel prossimo futuro? INTERNAZIONALIZZAZIONE, come conquistare i mercati esteri? INNOVAZIONE, quali sono i più avanzati strumenti di marketing per la cantina? E MIGLIORAMENTO come gestire al meglio la cantina? PER IL BUSINESS DEL VINO OFFERTA RISERVATA AI LETTORI “I GRANDI VINI” • Quota di iscrizione 195€ + IVA* anziché 295€ + IVA sconto € 100,00 + IVA* con codice sconto IGV100 (*tariffa ridotta riservata € 195,00 + IVA per iscrizioni entro il 30/10. Non cumulabile con altre offerte)

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quando wine rima con design Wine e design: è questo lo speciale connubio con cui gli architetti Marco Pocci e Claudio Dondoli, di fama internazionale, hanno dato vita alla loro azienda vinicola in Colle di Val d’Elsa

Toscana

Il Drago e la Fornace:

IL DRAGO E LA FORNACE BY ARKILINE SNC Località Santa Maria della Fornace 53034, Colle di Val d’Elsa (SI) tel. +39 0577 922701 info@ildragoelafornace.com www. ildragoelafornace.com

DI ALBERTO BRILLI FOTO DI LINDA FROSINI

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n piccolo borgo immerso nella campagna senese si trasforma come nelle leggende in una famosa cantina e infatti nasce proprio dalla leggenda di un drago che un giorno decise di utilizzare il suo fuoco per far nascere dalle sue ceneri una vigna. Così descrive il catalogo Adriano Giubbi, di-

rettore vendite, nella mattinata trascorsa nel Borgo de Il Drago e La Fornace. Chi si ferma è perduto è il motto con cui gli amici Marco e Claudio acquistano da un famoso enologo il Borgo e avviano un ambizioso progetto: unire il design al vino e all’hospitality. È così che dalle vigne generate dal fuoco che l’azienda produce tre vini rossi e tre bianchi e il mitico Carbonaie, Super Tuscan firmato dall’Enologo Paolo Caciorgna. E poiché l’abito fa il monaco, i nostri decidono di

Il Drago e la Fornace: when wine rhymes with design Wine and design: the special combination that architects Marco Pocci and Claudio Dondoli has realized in their winery in Colle di Val d’Elsa A little country village near Sienna becomes a famous winery in a legend such as the one that gives its name to this winery. The story talks about a dragon who once upon a time decided to create a vineyard with its fire. Adriano Giubbi, the sales manager, tells us this

story during our tour of Il Drago e La Fornace. He who hesitates is lost, says Marco and Claudio when they decide to buy the estate from a famous oenologist and start their ambitious project: to combine wine, hospitality and design. The winery produces three red wines and three white wines, beside the

puntare forte sulle etichette, vere e proprie opere d’arte e design realizzate dallo staff. Tra i progetti già realizzati, una struttura per gli eventi e – attenzione! – per il futuro la scommessa di produrre delle bollicine con il metodo Champenoise. Le viti di Chardonnay sono già alte e l’anno prossimo vedremo i primi frutti. L’avete capito! Presso il Drago e la Fornace non troverete nulla di scontato. • legendary Carbonaie, Super Tuscan by the famous oenologist Paolo Caciorgna. The two friends decide to bet on a strong and distinguishable image, converting their labels in works of art. Among their projects, there is also the creation of a welcoming structure for events and in the future the production of sparkling wines with the Champenoise method. Chardonnay vines are ready to produce their fruits next year. At Il Drago e la Fornace nothing is taken for granted. •

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Toscana

Il Chianti della Fattoria San Quintino parla americano DI BARBARA AMOROSO FOTO DI LINDA FROSINI

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Il nuovo fiasco dell’azienda miete consensi, l’America è solo l’inizio...

ristoranti californiani più prestigiosi stanno per accogliere qualcosa di nuovo: il Chianti Docg della Fattoria di San Quintino imbottigliato nel classico fiasco (già premiato con la Gran Medaglia d’Oro 2015). Un riediting (rigorosamente Made in Italy) della tradizionale bottiglia anni ’70, in un formato da 750 ml. L’azienda di San Miniato ha infatti intuito che il connubio Chianti e fiasco accende l’immaginario (e il palato) degli appassionati di Italia e Toscana. Se si aggiunge la multi

premiata qualità del vino (i vini San Quintino vantano numerosi premi indice di una continuità produttiva di alto livello) e l’ottimo rapporto qualità-prezzo con cui l’azienda si fa largo tra la concorrenza, ecco spiegato come il lancio di questo packaging le stia aprendo nuove opportunità sul mercato estero (americano ed estone tanto per cominciare). Dopo il successo riscosso al ProWein di Düsseldorf (marzo 2015), il Chianti San Quintino è pronto per presentarsi alle fiere di Copenaghen, Honk kong, Singapore, Brasile

Fattoria San Quintino’s Chianti speaks American The new wicher wine bottle achieves resounding successes: America is only the first stage The best restaurants of California are ready to welcome something new: Chianti Docg by Fattoria di San Quintino (already awarded with the Gran Gold Medal 2015) in the classical wicher wine bottle. In fact, the winery from San Miniato is proposing a new (rigorously made in Italy) edition of a traditional 750 ml bottle, knowing well that the combination of wicher wine bottle and Chianti fires all Italy and Tuscany lovers’ imagination (and taste). In addition to this, there is the award-winning quality of the wines by Fattoria San Quin-

e Canton. Infine il nuovo ha investito anche Quinto (Merlot 100% IGT) disponibile ora nella bottiglia da tre litri, bella da esporre e ottima da degustare.•

tino and their excellent quality-price ratio that makes them competitive even on the international level. In particular, the new packaging is opening good opportunities on the American market. After the success at ProWein in Düsseldorf (March 2015), Chianti San Quintino is ready to be presented at the expositions of Copenaghen, Honk Kong, Singapore, Brazil and Canton. Last but not least, the new trend has affected Quinto too (Merlot 100% IGT) now available in the three liters bottle: a beautiful packaging for an excellent wine. • FATTORIA DI SAN QUINTINO via San Quintino, 3 - 56027 San Miniato, PI tel e fax 0571 408005 www.fattoriasanquintino.it - info@fattoriasanquintino.it - Facebook: Fattoria di San Quintino

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12 a e d i z i o n e

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APPASSIONATAMENTE MEDITERRANEO

12a edizione

2016

IL SALONE INTERNAZIONALE DEI VINI E DEI LIQUORI MEDITERRANEI

15.16.17 FEB MONTPELLIER FRANCIA

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Toscana

Vignamaggio, 600 anni di storia del vino

Fra i prodotti di punta dell’azienda, spicca il Chianti Classico Gran Selezione Riserva di Monna Lisa: pieno e intenso

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ignamaggio è una delle più antiche aziende agricole della Toscana: un gioiello rinascimentale nel cuore del Chianti Classico, fra Siena e Firenze, in un paesaggio costellato da piccoli borghi e immerso tra boschi e vigneti. Degli oltre 200 ettari della tenuta, poco più di 60 sono oggi dedicati alla coltivazione della vite, prevalentemente Sangiovese, Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Malvasia Bianca e Trebbiano. Il vino qua lo si fa da più di 600 anni: fra storia, tradizione e tecnolo-

gia, l’azienda ha raggiunto una produzione di circa 300 mila bottiglie, divise fra Albaluce, Il Morino, Chianti Classico Terre di Prenzano, Chianti Classico Gherardino, Chianti Classico Gran Selezione, Wine Obsession, Cabernet Franc e Vinsanto. Nel 2014 è cominciato inoltre il processo di conversione biologica, tassello di un progetto di più ampio respiro volto alla salvaguardia dell’ambiente e all’ottenimento di una qualità “trasversale”, non solo qualitativa. Fra i vini di punta di Vignamaggio spicca il Chianti Classico Gran Selezione Docg Riserva di Monna Lisa, prodotto solo nelle annate migliori e da uve seleziona-

tissime di Sangiovese, con un piccolo taglio di Merlot e Cabernet Sauvignon: un vino caldo, lungo, intenso, profumato, che sa esprimere in degustazione tutto il fascino e la storia di un luogo unico come questo. (c.c.)•

VILLA VIGNAMAGGIO Via Petriolo, 5 - 50022 Greve in Chianti (FI) Tel. +39 055.85.46.61 - Fax +39 055.85.44.468 prodotti@vignamaggio.com agriturismo@vignamaggio.com www.vignamaggio.com

Vignamaggio, 600 years of the history of wine Among the buttonhole labels of the winery, there is Chianti Classico Gran Selezione Riserva di Monna Lisa: a full-bodied and intense wine Vignamaggio is one the most ancient wineries of Tuscany: a jewel of the Renaissance in the heart of Chianti Classico, between Sienna and Florence, in a wonderful landscape made of little villages, woods and vineyards. In the 200-hectare estate, about 60 are vineyards of Sangiovese, Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Malvasia Bianca

and Trebbiano. Here winemaking has a 600-years history: combining tradition and technology, Vignamaggio has reached a production of 300,000 bottles of Albaluce, Il Morino, Chianti Classico Terre di Prenzano, Chianti Classico Gherardino, Chianti Classico Gran Selezione, Wine Obsession, Cabernet Franc and Vinsanto. In 2014 the winery

has started a process of conversion to the organic production which is part of a wider project of protection of the environment. Among the buttonhole labels of Vignamaggio there is Chianti Classico Gran Selezione Docg Riserva di Monna Lisa, produced only in the best years and made of selected grapes of Sangiovese, blended with some Merlot and Cabernet Sauvignon: a warm and enveloping, intense and perfumes wine that instill all the charm and history of a unique place like this. •

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Il vigneto veneto cresce DI IRENE GRAZIOTTO

Bene le uve bianche autoctone, soprattutto la Glera. Ma “aumenta anche la Corvina” come dichiara Fabrizio Stella direttore Avepa

U

n’annata felice, le cui condizioni meteo hanno favorito, sia per le uve bianche che per quelle rosse, sanità degli acini e raggiungimento di una piena maturità polifenolica. E se, come rilevato dal bollettino di Veneto Agricoltura,

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è solo l’acidità totale ad esser leggermente diminuita, per le rese la tendenza è tutt’altra: Assoenologi parla infatti di un aumento del 10 per cento rispetto allo scorso anno, che colloca il Veneto in testa alla classifica italiana per produzione. Un “bipolarismo” bianco-rosso ben delineato, con il veronese dove vige l’egemonia dei grandi rossi e il trevigiano sempre più glauco, con circa l’83 per cento della superficie coltivata a bacca bianca per una produzione provinciale di 4 milioni 560 mila quintali a fronte dei 740 mila a bacca rossa (dati Veneto Agricoltura). Un trend, quello dello sviluppo delle varietà bianche, che viene confermato anche da Avepa, l’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura che si occupa anche di aiuti e contributi, col cui Direttore Fabrizio Stella abbiamo approfondito alcuni dati.

Qual è l’estensione attuale del vigneto Veneto? “La superficie vitata in Veneto copre oggi 79.850 ettari e, negli ultimi anni, è aumentata di circa il 2 per cento all’anno” . Prevalgono le grandi aziende o quelle medie? “La superficie vitata media delle aziende venete si aggira sui 2,5 ettari, dato che la colloca come una Regione dove prevalgono le medie e piccole aziende”. Rimpianti e riconversioni: quali i numeri attuali e le varietà che vanno per la maggiore? “Mediamente, ogni anno, vengono reimpiantati circa 3.500 ettari per i quali vengono richieste soprattutto Glera, Pinot Grigio, Corvina, Chardonnay e Garganega”. A seguito del fenomeno Prosecco si assistono a numerose riconversioni a Glera dei vigneti.

Qual è lo status quo? “I dati rivelano che nell’ultimo lustro la Glera è diventata la varietà maggiormente utilizzata nei nuovi impianti e la prima per ettari vitati in Veneto. A motivare tale scelta sono ragioni di ordine economico: la Glera assicura il maggior reddito per ettaro”. Fondi Europei: vengono sufficientemente sfruttati? “In Veneto gli aiuti comunitari vengono utilizzati totalmente e, anzi, le richieste di aiuto da parte dei viticoltori sono superiori alle disponibilità finanziarie assegnate alla Regione”.• IL PROSECCO DIVENTA MATERIA DI STUDIO IN CINA Un accordo, unico in Italia, con il quale il Prosecco Doc diviene ufficialmente materia di studio per gli studenti della Shanghai Trade School. Un modulo di 14 ore inserito nel programma scolastico di migliaia di giovani iscritti che anelano a diventare professionisti della Ristorazione e dell’hôtellerie. Il modulo comprende lezioni relative a territorio di origine, metodi di produzione, tecniche di degustazione e studio degli abbinamenti del Prosecco Doc con i piatti della cucina cinese.


un sorso di autenticità

Veneto

Bellora-Tenuta di Naiano: DI IRENE GRAZIOTTO FOTO DI PAMELA BRALIA

U

n progetto che valorizza una realtà qui radicata già dal 1939. Siamo nella Tenuta di Naiano dove nel vino si fondono le due anime locali: la brezza del lago con i suoi vini beverini e spigliati e l’eco dell’Arena, patria di potenti rossi. Ma qui il vino è anche trait d’union fra identità veronese e Paesi stranieri, europei ed extra-europei, non solo grazie all’export che assorbe l’80 per cento della produzione ma soprattutto grazie ad un progetto ricettivo di qualità fatto di dialogo col territorio e ambientazione autentica. E se i sapori del lago sono rappresentati dal Bianco di Custoza e dal profumato Soave come pure dal brioso Bardolino Chiaretto e dal fruttato Bardolino, nei 35 ettari di vigneto crescono anche Corvina, Rondinella e Oseleta che danno vita a emblemi come l’Amarone, il Valpolicella Superiore “Il Mastego” e il Valpolicella Ripasso “Gianni Bellora” dedicato al padre di Tommaso, volto attuale dell’azienda. Il Ripasso 2013 si fa apprezzare per la mise elegante rosso rubino, i sentori di marasca in confettura e spezie dolci e il

Un territorio vocato fra il Lago di Garda e Verona, dove vite e ulivo crescono in sinergia e l’ospite è sempre il benvenuto sorso fruttato e setosamente tannico. Unico vino a uscire dai canoni della tradizione è il “Nepitello”, che già negli anni Settanta puntava sul Syrah e sulle sue note di pepe e cioccolato unite alla morbidezza della Corvina, del Corvinone e dell’Oseleta. La pressatura soffice e la vinificazione con rimontaggi manuali giornalieri ne favoriscono la ricchezza aromatica che si esprime al meglio in abbinamento alla cacciagione. È invece la delicatezza a contraddistinguere l’olio extravergine della Tenuta, ideale con il pesce di lago. •

Bellora-Tenuta di Naiano: a drop of authenticity A place between the Lake Garda and Verona where vines and olive trees grow in synergy and where guests are always welcome Since 1939 at Tenuta di Naiano wine combines the two local souls: the breeze of the lake with its easy-to-drink wines and Arena, the homeland of great red wines. Here wine is also the trait d’union between the Veronese identity and foreign countries, both European and extra-European, thanks to export that represents 80% of the production, but also to a quality tourism, that promotes a harmonious relationship with the territory. The tastes of the lake are represented by Bianco di Custoza and by the perfumed Soave but also by the

vivacious Bardolino Chiaretto and by the fruity Bardolino. In Naiano’s 35-hectare vineyard grow also Corvina, Rondinella and Oseleta that give life to iconic wines, such as Amarone, Valpolicella Superiore “Il Mastego” and Valpolicella Ripasso “Gianni Bellora”, dedicated to Tommaso’s father. Ripasso 2013 is well-appreciated due to its elegant ruby red color, its morel black cherry and sweet spices aromas and its fruity taste with a velvety and tannic inkling. The only one label that goes beyond the tradition is “Nepitello”

that already in the 70s bet on Syrah with its pepper and chocolate aromas combined with the softness of Corvina, Corvinone and Oseleta. Soft pressing and daily manual batonnage favor its aromatic richness that express its character at best with game. Delicacy is instead the peculiarity of the extravirgin olive oil by Naiano, ideal with lake-fish. •

AZIENDA AGRICOLA BELLORA TOMMASO Località Naiano 37010 Cavaion Veronese (VR) Tel. 0039 045 6260595 info@tenutadinaiano.com www.tenutadinaiano.com

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Veneto

Cottini Marco: wine needs its time A long refining exalts the careful work in the vineyard and in the fruitdrying room. Quality does not get along with hurry

AZIENDA AGRICOLA COTTINI MARCO Via Casetta 7- 37022 Fumane di Valpolicella (VR) Tel. +39 045 6839214 - Fax +39 045 6839214 - cottinimarco@libero.it - www.cottinimarco.it

The story of Marco Cottini’s winery starts in the 30s with his grandfather. We are in Fumane di Valpolicella, in the historical production area of Amarone Classico, the homeland of Corvina, Rondinella and Molinara. Marco’s winery mirrors the identity of this land: he manages his 15 hectares with his wife Renata and their daughter Carlotta to make the great classic wines of Valpolicella, like Amarone, Ripasso, Recioto, but also creating some light and fresh wines just for amusement and a little production of extra-virgin olive oil. Among his most representative labels, there is Amarone Classico, a wine that ages in oak barrels for a longer time that what provided by the disciplinary and then is refined in bottle to get an intense range of tastes and perfumes. Beside ripe fruits perfumes this wine reveals spicy inklings and a light aromatic ending that break its softness. Moreover, this winery proposes “Racemus”, a Cabernet Sauvignon produced at the foot of Mount Baldo, fruit of a manual harvest and a short drying to give structure and personality to the wine. Its bouquet reveals wild berry perfumes and spicy inklings of vanilla. •

Cottini Marco: diamo tempo al vino

Un periodo di affinamento lungo che esalta il lavoro fatto in vigneto e in fruttaio. Perché qualità non ha mai rimato con fretta

È

una storia radicata nel tempo quella dell’azienda di Marco Cottini, nata con suo nonno negli anni ’30, e che del tempo e della sua capacità di cesellare finemente il vino ha fatto un marchio di fabbrica. Siamo a Fumane di Valpolicella, nella zona storica di produzione dell’Amarone Classico dove regnano sovrane Corvina, Rondinella e Molinara. L’azienda di Marco ne rispecchia l’identità, nei suoi 15 ettari complessivi gestiti a conduzione familiare assieme alla moglie Renata e alla figlia

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Carlotta, dando vita ai grandi classici della Valpolicella, come l’Amarone, il Ripasso, il Recioto, e concedendosi tuttavia il diletto di qualche vino di lago, leggero e fresco, e di una piccola produzione di olio extravergine. Fra i vini più rappresentativi dell’azienda troviamo l’Amarone Classico che sosta in botti di rovere per un periodo più lungo rispetto a quanto stabilito dal disciplinare e poi affina in bottiglia per il tempo necessario a raggiungere un’intensa concentrazione di profumi e sapori, dove alla frutta matura si affiancano le note di spezie ravvivate da una chiusura leggermente amarotica che spezza la morbidezza di questo vino opulento. A fargli da contraltare è il “Racemus”, un Cabernet Sauvignon coltivato ai piedi del Monte Baldo, raccolto rigorosamente a mano

e sottoposto ad un breve periodo di appassimento in fruttaio così da ricavarne un vino ricco in struttura ed espressione, con sentori di frutta rossa di bosco e ricordi speziati con note di vaniglia. (i.g.)•


Veneto

Von Blumen: l’avventura altoatesina di Roeno DI IRENE GRAZIOTTO FOTO DI PAMELA BRALIA

Il progetto, nato nel 2014, ha già ricevuto l’attenzione del Gambero Rosso e l’apprezzamento entusiasta del mercato

È

un’anima intrinsecamente altoatesina quella che emerge dalla Von Blumen, la nuova linea di vini della Famiglia Fugatti. E se il territorio cambia – Roeno è storicamente legato al Valdadige Terra dei Forti con produzioni autoctone che ne valorizzano i vigneti prefillossera, come l’Enantio – non cambia la filosofia che riesce ad esprimere in maniera verace e identitaria i cinque vitigni principe dell’Alto Adige. Un obiettivo reso possibile non solo dall’altitudine dei vigneti che godono di escursioni termiche importanti con conseguente sviluppo aromatico, ma anche di raccolta manuale in piccole cassettine e lavorazioni in cantina

AZIENDA AGRICOLA ROENO DI FUGATTI R. & C. Via Mama, 5 - 37020 Belluno Veronese (VR) - Tel. 0039 045 7230110 - Fax 0039 045 7270863 - info@cantinaroeno.com - www.cantinaroeno.com

personalizzate, frutto dalla lunga esperienza aziendale. Cinque le tipologie prodotte dove dai celeberrimi Gewürztraminer e Pinot Bianco, si passa all’esigente e nobile Pinot Nero, al corposo Sauvignon e infine al Lagrein che in Alto Adige riesce a esprimere tutta la sua personalità, con un corredo di frutti di bosco, soprattutto

mirtilli, intenso e coinvolgente. La nuova avventura, certamente non una sfida facile, non è tuttavia la prima della famiglia che già si era messa alla prova con un Riesling Renano, riuscendo ad ottenere un prodotto, il “Praecipuus”, dalle fattezze statuarie, con al naso sentori di idrocarburo e frutta a polpa gialla. Le nuove

Von Blumen: the adventure of Roeno in Alto Adige The project started in 2014 and already has received the attention of Gambero Rosso and enthusiastic appreciations from the market is made possible by the altitude of the vineyards, The new range of wines of the Fugatti Family rewhich enjoy high temperature ranges, but also by veals a distinct soul of Alto Adige. Even if territory a manual harvest in small boxes and different prochanges – Roeno is an area historically connected with Valdadige Terra dei Forti due to some aucessing for every grape variety. Among the five latochthonous production that exploit grape varieties bels proposed by this winery there are the famous that have survived the phylloxera epidemic such as Gewürztraminer and Pinot Bianco, the noble and Enantio – production philosophy remains the same demanding Pinot Nero, the full-bodied Sauviand manages to let the five typical grape varieties of gnon and then Lagrein, the grape variety that in Alto Adige to express their typicalness. Such a goal Alto Adige expresses its personality through a rich

imprese non offuscano tuttavia i progetti originari: si spiega così il continuo apprezzamento nei confronti del “Roeno – Il Vino del Fondatore” dedicato al padre Rolando e la Vendemmia Tardiva “Cristina” che per il secondo anno consecutivo vince i tre bicchieri sulla Guida Vini d’Italia 2016 del Gambero Rosso. •

bouquet with intense wild berries and blueberry perfumes. The new adventure of Roeno – not the first one for a winery that has realized a Riesling Renano – is “Praecipuus”, an extraordinary wine with yellow fruits and hydrocarbon aromas. New projects do not cloud the original ones: a proof is the continuous success of “Roeno – Il Vino del Fondatore” a label dedicated to Rolando and the Late Harvest “Cristina” that for the second year in succession has been awarded with three glasses by Guida Vini d’Italia 2016 of Gambero Rosso.•

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Veneto

Fattoria Eolia, Il primo vino vede la luce nel 2009: da allora l’azienda ha saputo esprimere la vivacità enologica locale con un pizzico di brio

Un incontro fortunato, non intenzionale ma felice” che porta Giovanni Zini, vicentino di nascita e appassionato di vino per scelta, a trasferirsi sui Colli Euganei e a fondare qui la propria azienda. Una realtà giovane che consta di 13 ettari di vigneto, di una notevole dose di entusiasmo e lavoro manuale in vigna e di un ventaglio di cinque vini che sanno dar voce alla poliedricità del territorio. I due emblemi di Fattoria Eolia sono il “Dragone”, un rosso 2013 a base di Cabernet Sauvignon e Merlot, apprezzato per la fattura grazie ad una permanenza in legno piccolo che ne esalta le note speziate e la croccantezza del frutto, e il delicato “Fiore del Vento”, un Fior d’Arancio premiato con la medaglia Argento a Bruxelles e con la Gran Menzione a Vinitaly per la sua fragranza, i sentori aromatici e agrumati del Moscato Giallo – vitigno principe di queste zone – e il sorso dolce, cremoso, solleticato dalle bollicine. Il “Rubinara” nasce invece da Trebbiano e Garganega e, con il corpo teso fra sapidità e freschezza, risulta ideale per accompagnare il pesce, mentre il “Livium” possiede tutto il brio del Serprino, la varietà di Glera qui diffusa. A rappresentare il carattere sfizioso del Cabernet in purezza è infine il “Baraban”, un nome insolito, vivace, adatto ad un gigante in miniatura come è questo vitigno, dagli acini piccoli ma potenti. E mentre il vino ribolle nei tini, prende forma anche il nome del sesto vino di Fattoria Eolia, un Rosé spumante dry da uve Barbera e Merlot prodotto con un metodo Charmat “lungo”. (i.g.)• FATTORIA EOLIA di Giovanni Zini & C. Via San Giorgio 7 35030 Rovolon (PD) www.fattoriaeolia.com g.zini@fattoriaeolia.com Tel. +39 049 5226214

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un vino che ha nell’anima il vento

Fattoria Eolia, a wine with the wind in its soul The first label was created in 2009: since then, the winery has been able to express the local oenological vivacityalong with hurry “A lucky combination, not an intentional one but undoubtedly a happy one” led Giovanni Zini, a wine-lover who was born in Vicenza, to move to Colli Euganei to create his own winery. Fattoria Eolia is a young reality made of a 13-hectare vineyard, a good quantity of enthusiasm and manual work, and a range of five labels that express this versatile territory. The buttonholes of Fattoria Eolia are two. “Dragone”, a 2013 red wine made of Cabernet Sauvignon and Merlot, is well appreciated due to its texture, resulting from an ageing in small barrels that exalts its spicy inklings and its crunch fruity taste. “Fiore del Vento”, a delicate Fior d’Arancio which has been awarded with the silver medal at Bruxelles and with Gran Menzione at Vinitaly, due to its fragrance, its aromatic inklings and the typical citrus perfume of Moscato Giallo. Its taste is sweet, creamy and sparkly. Other interesting labels are “Rubinara” made of Trebbiano and Garganega: a well-balanced sapid and fresh wine, ideal with fish; “Livium” a lively Serprino, the local grape variety of Glera; and a tasty single-variety vinification of Cabernet called “Baraban”, an unusual name for a miniature giant. And while wine ferments in the barrels, a new label takes shape: it’s a dry rosé sparkling wine made of Barbera and Merlot with a long Charmat method. •


Le Rughe alla conquista dell’Oriente

Veneto

Azienda

C

hi dice Le Rughe dice Prosecco. Ma dice anche molto altro. Perchè l’azienda ha una lunga storia da raccontare, che comincia negli Anni 60 quando Gaetano Sandro restò affascinato dalla maestria dei viticoltori che, sui pendii di Conegliano, ricavavano uno dei vini più prestigiosi al mondo da vitigni autoctoni. Una storia che continua oggi, perchè Gaetano ed i figli Francesco e Roberto, si stanno dedicando ad un’espansione dei terreni e dei

mercati di riferimento: 20 ettari di vigneto su una suggestiva collina faranno da cornice ad una nuova cantina, che sorgerà sulle mura di un’antica cascina. Quanto al mercato, è l’Oriente la zona su cui si stanno concentrando molte energie, con risultati ottimi non solo per le bollicine, ma per l’intera gamma di etichette. L’accordo, firmato in occasione di Expo 2015, con il China Corporate United Pavilion rappresenta un importante varco verso la Cina: i prodotti de Le Rughe sono presen-

ti presso il City Pavilion in Piazza Duca d’Aosta dove, tra le 19 e le 21 di ogni giovedì, si potrà assistere ad una serie di eventi in compagnia di un bicchiere di Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg Rivaj o di Rosso della Canonica Vecia (Raboso in purezza), pluripremiato vino ottenuto dalla difficile coltivazione di un vitigno autoctono.•

Nonostante l’espansione sui mercati esteri, il business principale de Le Rughe è ancora rappresentato dall’Italia, con la presenza di 25 wine shop monomarca dislocati in tutte le regioni.

Azienda Le Rughe conquers the East A forty-hectare vineyard in Belluno and in the Docg Conegliano gives life to unique oenological jewels Le Rughe means Prosecco but also much more. The winery has a long story to tell. It starts in the 60s when Gaetano Sandro enchanted by the skillfulness of the winemakers of Conegliano, who create one of the most prestigious autochthonous wines in the world. This story continues up to these days, when Gaetano and his sons Francesco and Roberto, are working to enlarge their

20-hecare vineyard that grow on a suggestive hill. Soon, a new cellar will rise on the wall of an ancient farm. Le Rughe is now concentrating its energies to conquer new markets: the East is the area that seems to appreciate their sparkling wines and their other labels. The agreement they signed at Expo 2015 with China Corporate United Pavilion represents

an important bridge to China. The wines by Le Rughe are exposed at City Pavilion in Piazza Duca d’Aosta where every Thursday between 7.00 and 9.00 PM it is possible to taste a glass of Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg Rivaj or a Rosso della Canonica Vecia (Raboso in purity), an award-winning wine fruit of the difficult cultivation of an autochthonous grape variety.•

VINICOLTURA LE RUGHE Via Papa Giovanni XXIII, 24 - 31015 Conegliano (TV)Tel. 0434 75033 - info@proseccolerughe.com - proseccolerughe.eu

Quaranta ettari di vigneto, sia nella zona di Belluno che nella Docg del Conegliano, per dar vita a gioielli enologici unici nel loro genere

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2015

BIOLIFE

Punto d’incontro DEL SETTORE BIO IN ITALIA

SAPORI E PROFUMI, SALUTE, SOSTENIBILITÀ

COMBINAZIONE TRA

B2B e B2C

19 - 22 novembre 2015 | Bolzano

giovedì+venerdì ingresso libero

12a Fiera dell’eccellenza regionale biologica

NUTRISAN

2015

gio-dom: 9.30-18.30

FIERA D’AUTUNNO

2015

SALONE DELLE INTOLLERANZE ALIMENTARI E DELLA CORRETTA ALIMENTAZIONE

LA VETRINA DELL’ALTO ADIGE 68a EDIZIONE

www.biolife.it

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Molise

Una settimana da protagonisti DI CHIARA MARTINELLI mondo a venire da noi per conoscere il Molise”. Il Padiglione Vino è stata una vetrina importante per i vini molisani? “Abbiamo sfruttato appieno l’occasione per divulgare la qualità del nostro tessuto produttivo: non avevamo dubbi, e i fatti ce lo confermano, del successo pieno per i vini molisani presenti al Taste of Wine. Determinante per questo anche l’impegno e la passione per la promozione dell’eccellenza che il nostro vino rappresenta, accompagnando con gli strumenti adeguati le cantine che investono per l’affermazione sul mercato di un prodotto di assoluta qualità. Migliaia di visitatori hanno approfondito le proprietà e caratteristiche dei nostri vini”. Quali sono stati gli eventi di punta per la promozione del settore agroalimentare e vitivinicolo? “Grande successo per l’evento dell’associazione Unione Cuochi del Molise che ha proposto un menu rigorosamente molisano a operatori della distribuzione agroalimentare di nazionalità americana e a giornalisti del settore. La Tintilia, vitigno autoctono molisano, dunque prodotto di punta della nostra regione, assieme a tartufi e prodotti caseari regionali, è stato il protagonista della tavola”. E’ cresciuto il consumo di prodotti tipici molisani? “Raccogliendo la testimonianza dei singoli operatori, in particolare per l’esperienza del vino, possiamo affermare che il riscontro c’è stato ed è stato positivo”. •

E’ positivo il bilancio del Molise ad Expo. Sette giorni per comunicare al mondo l’esistenza di un patrimonio ricco di storia, archeologia, produzione agroalimentare ed enologica

L

’entusiasmo dell’Assessore all’Agricoltura Vittorino Facciolla e del suo entourage si era già palesato qualche mese fa nel resoconto dei progetti sviluppati per l’Esposizione Universale milanese. Oggi, a distanza di sette mesi, capiamo com’è andato l’Expo per la Regione Molise e se i riflettori rimarranno accesi anche dopo l’evento. Dovendo fare un primo bilancio, quale tipo di feedback sta ricevendo la Regione Molise da Expo 2015? “Lo stupore ammirato per una bella scoperta, direi che è questo il principale, e per noi più gratificante, ritorno dalla partecipazione all’Esposizione universale di Milano. Presentando al mondo la bellezza del Molise, con la sua importante produzione agroalimentare ed enologica, abbiamo invitato il

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Kurhaus 6.11.2015 @MeranoWine Festival

Pavillon des Fleurs from 10 am to 6 pm

Sissi Saal from 2 to 6 pm

5-10 November 2015

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Valle D’Aosta

Solo per chi se ne intende DI STEFANIA ABBATTISTA

Vini di montagna che non sono “per tutti”. Infatti, a Expo, non ci sono…

P

arlando di vino spesso si finisce per citare i “grandi” territori, lasciando nell’ombra regioni molto piccole, che magari fanno meno rumore, ma che come carattere non sono seconde a nessuno. Leggi alla V di Valle D’Aosta. A confermarlo una volta di più è Stefano Celi, attuale Presidente del Movimento Turismo del Vino Valle D’Aosta e della VIVAL (Associazione Viticoltori Valle D’Aosta). Ma anche e soprattutto, viticoltore. Due anni fa iniziava il suo mandato: che realtà sono oggi in Valle VIVAL e MTV? “Qui non sono due realtà distin-

te, ma confluiscono in un’unica associazione. Non siamo ancora al 100 per cento dei viticoltori associati, oggi raggiungiamo l’85. L’obiettivo è mettere insieme tutti il prima possibile e formulare azioni comuni, sull’enoturismo, sui rapporti con le istituzioni e tra produttori. Siamo pochi e dobbiamo cercare di stare uniti”. Progetti a breve termine? “Stiamo organizzando una manifestazione sui vini di montagna, il 21 e 22 novembre, al Forte di Bard, sarà aperta a tutti”. A giugno il Concorso “La Selezione del Sindaco”, ha messo in risalto due medaglie d’oro: un Petite Arvine Doc e un Chambave Moscato Passito Doc. Da produttore, su quali altri vini punterebbe? “Fino a qualche tempo fa c’era lo Chardonnay, che qui viene molto bene. Ora noto che stanno emergendo gli autoctoni e quindi dico Fumin, Petite Arvine, Torrette”.

Che vini sono? “Vini eroici, di montagna, un po’ fuori dagli schemi: hanno un loro carattere, delle particolarità che li rendono adatti agli intenditori”. Expo: ci dica la sua opinione da produttore e da Presidente? “Ci sono state diverse volte per convegni: è un’occasione per far conoscere l’Italia al mondo. Però le nostre etichette nel Padiglione Vino non ci sono”. Una scelta ragionata? “Assolutamente. Per le nostre aziende, il prezzo per inserire le bottiglie era inavvicinabile. Ci abbiamo pensato tanto: alla fine il rapporto costi-benefici non era favorevole; oltretutto i nostri vini sono meno conosciuti di certi grandi nomi: un turista che viene dalla Cina, magari, privilegia l’assaggio di etichette

Stefano Celi alle prese con la vendemmia

conosciute piuttosto che di vini di cui non sa l’esistenza. Forse il pubblico di Expo è più generalista e non sceglierebbe mai nicchie come la nostra”. A che punto è la vendemmia? “Gli auspici sono sicuramente buoni, meglio dell’anno scorso anche se noi rispetto ad altre regioni abbiamo sofferto meno. Adesso, con un occhio alle piante e uno al cielo, si continua fino al 20 ottobre, quando tutte le nostre uve saranno al sicuro e pronte per il passo successivo”.•

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“mica siamo nati ieri”

Piemonte

Dolcetto di Ovada,

DI STEFANIA ABBATTISTA

I

Le carte di una Docg giovane ma che ha voglia di fare. A partire da un’ottima annata: questa Italo Danielli

l Piemonte del vino è incredibilmente composito e variegato. Ci sono nomi grandi e nomi “minori”, perché meno noti e popolari fuori zona. Tra questi, Ovada (Alessandria) e il suo Dolcetto, Docg da fine 2008 e con un Consorzio nato nel 2013, che oggi conta 21 aziende associate (manca ancora l’adesione del 100 per cento delle cantine ma siamo a più della metà). Italo Danielli è produttore di Dolcetto nell’azienda in cui è nato, La Valletta, ma è anche il Presidente del Consorzio del Dolcetto dell’Ovada. Chi meglio di lui per capire oggi qual è lo stato dell’arte di questa giovane Docg? Dolcetto di Ovada: storia relativamente giovane in una terra che vanta grandi blasoni. Questa vicinanza è un vantaggio o una sofferenza? “Da quando siamo diventati Docg il disciplinare si è fatto più restrittivo e questa è stata senz’altro un’opportunità. Il gap con le altre Denominazioni storiche è importante, certo, del resto noi siamo arrivati da poco. Ma oggi sono state introdotte misure che ci stimolano a fare sempre meglio e con più qualità”. Per esempio? “Rese per ettaro più basse, obbligo di vinificare in zona, invecchiamento minimo obbligatorio, grado alcolico minimo più alto, produzione racchiusa nei 22 comuni della

Docg (mentre con la Doc si sconfinava anche in Liguria)”. Una nuova sfida quindi… “Si, ma ci siamo sentiti di affrontarla: era un’esigenza che sentivamo”. La conoscenza del vostro Dolcetto però è ancora piuttosto limitata. Come si colmerà questa lacuna? “Lavorando su tre obiettivi. Primo: innalzare la qualità e mantenerla elevata; secondo: promuovere il territorio anche per portare più turismo; terzo: coinvolgere tutte le aziende nel Consorzio. La nostra zona è un po’ restia ad associarsi, ma in gruppo siamo

più appetibili, e anche chi è arrivato da fuori zona (Lombardia, Genova e un paio dall’Olanda) può darci una nuova mentalità e un apporto di collaborazione importante”. In tre caratteristiche: che vino è il Dolcetto di Ovada? “È di buona struttura, come gli altri Dolcetti, ha una finezza particolare ed è versatile: in cucina si esalta con le carni rosse, ma sta bene un po’ con tutto”. Vendemmia 2015: come avete trovato le uve e quali sono le aspettative? “Abbiamo trovato uve molto belle, hanno raggiunto il giusto grado zuccherino e con la luce che hanno preso svilupperanno dei bei profumi. Il clima è stato perfetto: a luglio e agosto le temperature hanno fatto il loro dovere, alte e costanti. Poi è arrivata un po’ d’acqua, per fortuna senza temporali rovinosi. A settembre c’è stata una buona temperatura diurna e quella notturna un po’ più bassa. Le caratteristiche per un’ottima annata ci sono. Ora si deve solo vinificare, ma in quello, mi sento di dire, non siamo nati ieri…”•

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Il ruolo delle distillerie Assodistil lancia un appello: che non venga penalizzata la produzione di energia da biomassa. Gli incentivi sono fondamentali per la sopravvivenza di questo sistema virtuoso e insostituibile

FOTO DI PAMELA BRALIA

DI CLAUDIA CATALDO

I

l ruolo delle distillerie è di primaria importanza per tutta la filiera vitivinicola. Ci avete mai pensato? Che fine farebbero i prodotti derivati dalle lavorazioni di cantina? E questo non è che un aspetto. Si tratta dell’anello finale di filiera che si auto-sostiene, produce energie, acquaviti di pregio come il Brandy e la Grappa, fino a prodotti per uso industriale e addirittura bioetanolo da impiegare nel comparto fuel. Daniele Nicolini, Direttore di Assodistil, si fa portavoce dell’Associazione, da anni impegnata a sostenere e rafforzare la vocazione di questo comparto alla sostenibilità, ambientale ed economica, basato sul rapporto integrato con l’agricoltura e, principalmente, con la viticoltura. Qual è il ruolo delle distillerie e perché sono fondamentali per la filiera vitivinicola? “Le distillerie rappresentano, a tutti gli effetti, l’anello conclusivo della filiera vitivinicola con cui si completa la totale va-

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lorizzazione dei prodotti derivanti dalla trasformazione dell’uva. A seguito della pigiatura dell’uva le cantine conferiscono alle aziende della distillazione i co-prodotti della vinificazione, vale a dire vinacce e fecce. Si tratta di un servizio fondamentale per i produttori di vino che, in tempi brevi, consente la corretta gestione di circa un milione di tonnellate di co-prodotti all’anno, evitando in primis che gli stessi vadano incontro a fermentazioni anomale durante lo stoccaggio in cantina a discapito della qualità dei vini. Altro grande vantaggio è che questo sistema di recupero sottrae i resti della vinificazione a possibili utilizzazioni fraudolente per sofisticazioni in ambito vinicolo, un rischio da sempre presente nel settore ma arginato con successo grazie all’attività dei distillatori e ai controlli da parte delle Autorità competenti che ne consegue, garantendo così alti standard di qualità”. In che senso il ruolo delle distillerie può essere definito green? “Con le distillerie si contiene egregiamente l’impatto ambientale che volumi così importanti di sottoprodotti genererebbero nel caso dovessero essere gestiti in ambito delle cantine. Per questo il sistema dei conferimenti dei co-prodotti in distilleria è considerato insostituibile in termini di garanzia delle norme ambientali. Basti pensare che, senza il supporto delle distillerie, le cantine si troverebbero a smaltire oltre un milione di tonnellate di sottoprodotti della vinificazione che, senza un adeguato trattamento, produrrebbero un inquinamento stimato in circa

250.000 tonnellate di domanda chimica di ossigeno (COD) ovvero l’ossigeno consumato per la loro decomposizione. Tale cifra rappresenta l’equivalente degli effetti delle emissioni di CO2 per una città di 10 milioni di abitanti (dati 2010). Valorizzando i coprodotti ed i sottoprodotti della vinificazione, ogni anno le distillerie permettono alla viticultura di ridurre le emissioni di CO2 di circa 500.000 tonnellate. Il meccanismo, ormai consolidato e collaudato, è caratterizzato da forte efficienza e bassi costi. Inoltre, tutto ciò che passa per la distilleria viene valorizzato, realizzando così una vera e propria “filiera della sostenibilità”. Dai cereali al vino, dalla frutta alle vinacce, le materie utilizzate in distillazione hanno tutte una seconda vita. Infine, ciò che residua dal processo viene avviato alla produzione di energia verde. Quello delle distillerie, insomma, è un esempio straordinario di gestione ambientale virtuosa delle risorse, con una produzione di rifiuti quasi pari a zero, ed autosufficiente dal punto di vista energetico grazie all’utilizzo di biomasse e biogas come fonti rinnovabili di energia”. Quali sono i prodotti del processo distillatorio? “Sono tantissimi, in particolare quelli derivanti dalla filiera vinicola. Partiamo dalla Grappa, simbolo del Made in Italy, ed acquavite “storica” più importante in termini di tradizione e volumi dell’attività distillatoria italiana, seguita poi dai grandi distillati (ad esempio il Brandy). Dire Grappa significa riferirsi ad un prodotto che è esclusivamente italiano, come Associazione stia-


Daniele Nicolini, Direttore di Assodistil

mo lavorando ininterrottamente nel comunicare efficacemente questa esclusività riconosciuta anche da un apposito Regolamento UE delle Indicazioni geografiche degli spirits. Continuando nel processo di trasformazione, dai co-prodotti si ottengono acidi organici come l’acido tartarico naturale, di cui l’Italia è leader produttivo mondiale, olio di vi-

nacciolo, polifenoli, coloranti naturali, mangimi e fertilizzanti organici. C’è poi il tema della produzione di bioetanolo, usato per scopi industriali ma che trova impiego anche come carburante. L’alcol utilizzato come fuel è la parte più importante dell’industria distillatoria mondiale. In Italia siamo ancora al palo, mentre in altri Paesi è già una realtà con-

solidata da decenni. Il bioetanolo denaturato ottenuto anche dai coprodotti della vinificazione, è oltremodo ecologico essendo di origine agricola, non destinabile ad alimentazione umana o animale, e costituisce una fonte rinnovabile di energia, alternativa alle fonti di materie prime fossili”. Le distillerie quindi producono anche energia? Quanto è

importante questo aspetto? “Per quanto riguarda la produzione di energia verde, è bene ricordare come tutti i residui della distillazione, per loro natura, si prestano ad essere utilizzati in qualità di combustibile per caldaie a biomasse. Attraverso la combustione dei propri sottoprodotti e la digestione dei reflui derivati, le distillerie produ-

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gia da biomassa, ma continui a garantire la sostenibilità di un sistema virtuoso e probabilmente insostituibile. Il vigente DM 6 luglio 2012 sulle FER (Fonti Rinnovabili di Energia) non fotovoltaiche, all’epoca inserito a salvaguardia del settore biomasse per combustione, impone dal 2016 una riduzione dell’incentivo di oltre il 20%. Tale previsione è insostenibile per il settore, occorre una modifica normativa che allinei le biomasse alle regole vigenti per tutte le FER non

FOTO DI PAMELA BRALIA

cono quasi 300.000 Mwh all’anno di energia elettrica, autoalimentandosi e fornendo un contributo significativo a livello nazionale al miglioramento della qualità dell’ambiente. Purtroppo, però, le sorti del settore passano anche dalla politica. Sarà, infatti, fondamentale che l’emanando decreto sulle energie rinnovabili del Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero delle Politiche Agricole non penalizzi la produzione di ener-

fotovoltaiche. L’occasione è il Decreto ministeriale, di prossima emanazione, sulle FER: l’au-

The role played by the distilleries Assodistil appeals to the institution to promote the production of energy from biomass: incentives are necessary for this virtuous system survival Distilleries plays a fundamental role for the whole oenological sector. Have you ever thought about it? What about the resulting products from winemaking process? And this is only a partial aspect. Distilleries represent the final link in a self-sufficient chain that produces energy, aquavits like Brandy and Grappa, but also products for industrial use and even bioethanol for the fuel sector. Daniele Nicolini, manager of Assodistil, expresses the views of an association that has been always committing itself in the field of sustainable agriculture and winemaking. What role the distilleries play in the wine-producing industry and why are they so important? “Distilleries represent the final link in the wine-producing chain, the link that completes and exploits the products derived from the processing of the grapes. After grape-pressing, the cellars give to the distilleries the co-products of vinification, namely, marc and lee. So, we offer a fundamental service to winemakers, who can manage correctly and quickly about one million tonnes of co-products every year. In this way, producers can avoid abnormal fermentations during the storage in the cellar that could compromise the quality of their wine. Also, this recovery system withdraw these products from possible fraudulent uses in winemaking. In fact, there are always risks of sophistication but thanks to the monitoring activity of the distillers and of the competent authority, high standards of quality can be guaranteed”. In what sense the role of the distilleries can be defined green? “Thanks to distilleries the environmental impact of such an important quantity of byproducts can be kept under control. In fact, the giving of these

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products to the distilleries is a guarantee as regards the respect of environmental and health standards. Without the support of the distilleries, wineries should deal with the disposal of more than 1 million tonnes of vinification byproducts, namely, a pollution value of 250,000 tonnes of chemical oxygen demand (COD). This value is equivalent to the effects of CO2 emissions of 10 million inhabitants (2010 data). Exploiting these byproducts, distilleries let the winemaking field to reduce their CO2 emissions of 500,000 tonnes. The now consolidated system is based on efficiency and low costs. Also, every part of these products is exploited in the distilleries, creating a true sustainable production chain. From cereals to wine, from fruit to marc, the material employed in the distilleries live a second life. Moreover, the resulting materials of the processing is converted into green energy. Distillery is an extraordinary example of virtuous environmental management of the resources, with a near zero production of waste and an energetically selfsufficient production, thanks to the use of biomass and biogas as renewable energy”. Which are the products of the distillation process? “Grappa, first of all, the symbol of Made in Italy and the “historical” spirit that represents the most important distillate in Italy in terms of tradition and turnover, followed by other famous distillates, like Brandy. Saying Grappa means talking about an exclusively Italian product and our association is working to communicate this uniqueness and to have an European acknowledgment and regulation of the spirits IGT. Then, the distillation process produces some organic acids, such as natural tartaric acid (Italy is the world leader in the production of this acid) grape seed oil, polyphenols,

gurio è che eviti di distruggere gli equilibri raggiunti con anni e anni di intenso lavoro”. •

natural colorants, animal feeds and organic manures. There is also the production of bioethanol, employed in industry and as fuel. In particular, alcohol employed as fuel is the most important part of the world distilling industry but Italy is still behind the rest of the world. Denatured bioethanol derived from the byproducts of vinification is the quintessence of ecology: it’s a product of agricultural origins that cannot become human or animal food and represents an alternative renewable energy source compared to the fossil-based ones. So distilleries produce energy too? How much important is this aspect? “For what concerns the production of green energy, it is important to remember that all remaining products of the distillation process can be employed as fuel for boilers and biomasses. Through the combustion of its byproducts and the digestion of the deriving drain waters, distilleries produces about 300,000 Mwh of energy every year. Distilleries self-power their establishments and contribute to improve the environmental quality. Unfortunately, policy plays a fundamental role in the future of this field too. In fact, it is crucial that the future decree about renewable energies by the Ministry for Economic Development, in synergy with the Ministry for Environment and the Ministry for Agricultural and Foresttry Policy, will not penalize the production of biomass energy, but may continue to guarantee sustainability to a virtuous and irreplaceable system. Current MD of July 6, 2012 on not photovoltaic RES (Renewable Energy Sources) provides since 2016 a 20% reduction of the incentives. This requirement is unsustainable for our sector and a legislative modification is necessary to align the biomasses to the current regulations for not photovoltaic RES. The occasion is the future MD on RES: we hope it would not destroy the delicate balance we have gained in many years of hard work”. •


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UN NUOVO RECORD DI VENDITE NELLA CAMPAGNA VIVAISTICA 2014/15:

ITALIA 37,6 MILIONI, ESTERO 28,4 MILIONI PER UN TOTALE DI 66 MILIONI DI BARBATELLE Significa che con le barbatelle VCR sono stati realizzati quasi 20.000 ettari di vigneto di cui oltre 11.000 in Italia e 8.100 all’estero. Tutto ciò rappresenta un traguardo che non ha eguali al mondo e che potrà essere ancora migliorato sotto la spinta propulsiva dell’innovazione VCR! Via Udine, 39

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Distillati & Co

ANALISI

PREVISIONI POSITIVE PER LA GRAPPA DEL TRENTINO

TENDENZE

Profumi intensi e aromi spiccati: secondo il Tridente la vendemmia 2015 regalerà grandi distillati

SOTTOPRODOTTI VINICOLI RISORSA IMPORTANTE PER IL PIANETA

I numeri della grappa trentina • • • •

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10 mila ettanidri di grappa all’anno (10% del totale nazionale) 4 milioni di bottiglie da 70 centilitri 15 mila tonnellate di vinaccia distillate 3 tipologie produttive: da uve aromatiche (40%), da invecchiamento (circa il 35%) e da vinacce miste (circa il 25% della produzione) 15 milioni di euro il fatturato medio per l’imbottigliato 2 milioni di euro il fatturato dello sfuso

Fonte: Istituto di tutela Grappa del Trentino

In Trentino si potrà dire “è un’ottima grappa” solo alla fine dei lavori di distillazione, previsti per novembre, ma nonostante questo il parere comune dei produttori è che il 2015 sarà una buona annata con profumi intensi e aromi spiccati. Le previsioni sull’annata compiute dall’Istituto di tutela grappa del Trentino (che conta 29 soci di cui 21 distillatori) fanno parlare quindi di un 2015 caratterizzato da grandi grappe. A far presagire questo dato la qualità delle uve: sane (senza fenomeni di botrite nella buccia), vendemmiate alla giusta maturazione, seppure con qualche giorno di anticipo rispetto al solito corso, ma giunte in tempi regolari alle distillerie pronte per la conservazione della vinaccia. La distillazione ha già avuto inizio intorno alla metà di settembre, nei tempi previsti insomma, per questo il processo di trasformazione delle vinacce si compirà entro il mese di novembre, primi di dicembre, con circa un mese di anticipo rispetto a quanto stabilito dal disciplinare dell’Istituto che prevede il 31 dicembre come data ultima. Quelle che dovrebbero sorprendere in positivo di più sono quest’anno quelle a bacca bianca, in particolare lo Chardonnay e il Pinot Grigio, che grazie al clima ideale in tempo di vendemmia e alla particolare sanità delle uve, potranno dare

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di Giovanni Pellicci

degli ottimi risultati sul distillato. Qualità buona anche per quanto riguarda le altre uve aromatiche che hanno dato delle vinacce sane e ricche di profumi, in particolare il Traminer e il Moscato Giallo. Buona anche la qualità delle uve a bacca rossa, soprattutto per quanto riguarda il Teroldego e il Pinot Nero. Per quanto riguarda le quantità in linea con quanto avvenuto in vigna durante la vendemmia, si dovrebbe percepire una leggera flessione del 10 per cento circa, rispetto allo scorso anno quando sono state distillate circa 15 mila tonnellate di vinaccia.

In un mondo che deve essere più ecosostenibile, quale miglior prodotto della grappa e dei distillati? Il tema della eco-sostenibilità, oggi molto sentito e in via di espansione anche in Italia, è correlato in maniera molto stretta all’universo delle distillerie. “Universo” si fa per dire, perché in Italia ne sono rimaste un centinaio, ma ciò che questo tipo di imprese può offrire al pianeta è veramente universale. Dai processi di distillazione, accanto alle acqueviti e alle grappe, si ricavano infatti tutta una serie di altri prodotti utili: dall’alcol per la carburazione alla borlanda (fertilizzante biologico), come dall’acido tartarico (utilizzato nell’industria farmaceutica) all’energia termica. La filosofia sostenibile delle distillerie è stata al centro del recente Grappa Day tenutosi a Torrita di Siena, evento che ha avuto il merito di rinvigorire una sensibilizzazione che troppo spesso dimentica il ruolo delle realtà più piccole nella formazione di una piena coscienza ecologica. (a.b.)

PRODOTTI

TRE NOVITA’ DAL MONDO DELLA DISTILLAZIONE ITALIANA Una grappa appena nata, una senza botte ed una dal packaging di design

Nasce la grappa di Amarone della distilleria Marolo, frutto di un’amicizia tra Veneto e Piemonte. Profumi fruttati che vanno dalla ciliegia (che capeggia infatti anche sull’etichetta) alla pesca fino alla frutta rossa, con una punta di anice e menta. Compagna perfetta di formaggi erbosi e cioccolato, ottima degustata con un buon sigaro. Niente profumi legnosi invece

per la Anfora 43° novità assoluta della Distilleria Marzadro: dieci mesi a riposo in grandi recipienti di terracotta che le conferiscono un gusto morbido, rotondo e un aroma avvolgente. La riscoperta degli antichi contenitori per un prodotto che mantiene le limpidezza della grappa bianca unita agli aromi di quella invecchiata. Infine, qualsiasi sia il tipo di grappa che più appaga il vostro palato, potrete portarla elegantemente con voi grazie alle cinque fiaschette da viaggio (con bicchierino incluso) ispirate alla sfumature delle uve delle grappe monovitigno Nonino e firmate dai designer olandesi Scholten&Baijing. (b.a.)


14-17 NOVEMBRE 2015

W W W. C O S M O F O O D . I T 77


Ottobre 2015

FIERE IN CALENDARIO [ 2015/2016 ] Ottobre • Novembre • Dicembre 2015 Gennaio • Febbraio • Marzo 2016 8 – 11 ottobre 2015 FOOD FILM FESTIVAL Bari www.montagnaitalia.com 15

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19 - 20 - 21 - 22 novembre 2015

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BIOLIFE Bolzano www.fierabolzano.it/biolife/

19-20 ottobre 2015 15-18 ottobre 2015

AUTOCHTONA Bolzano www.fierabolzano.it/autoctona

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6-9 novembre 2015 14-17 novembre 2015

WINE FESTIVAL Merano www.meranowinefestival.com

Novembre 2015

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Cosmofood Vicenza www.cosmofood.it

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10-12 novembre 2015 3-6 novembre 2015

22-24 novembre 2015

BRAUBEVIALE Norimberga www.braubeviale.de

SIMEI Rho www.simei.it

24-26 novembre 2015 27-30 novembre 2015

WINE GASTRONOMY Montecarlo - Principato di Monaco www.mc-gastronomie.com

GOURMET FORUM TORINO www.gourmetforum.it 22

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UNIFIED WINE & GRAPE SYMPOSIUM Stati Uniti d’America - Sacramento CA www.unifiedsymposium.org 25

Gennaio 2016

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4 - 6 dicembre 2015 SHANGHAI WINEXPO AUTUMN EDITION Cina, R.P. - Shanghai www.winefair.com.cn

Gennaio 2016

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25-27 gennaio 2016

WWM Spagna - Barcellona www.wwm-barcelona.com

MILLÉSIME BIO Francia - Montpellier | Pérols www.millesime-bio.com

23-26 febbraio 2016

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VINEX Repubblica Ceca - Brno www.bvv.cz/en/vinex/

27 - 28 - 29 febbraio 2016 e 1 Marzo GOLOSITALIA Brescia www.golositalia.it

15-17 febbraio 2016 1-3 febbraio 2016

VINISUD Francia - Montpellier | Pérols www.vinisud.com

SALON DES VINS DE LOIRE Francia - Angers www.salondesvinsdeloire.com 1

3-6 febbraio 2016

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10 - 11 - 12 - 13 febbraio 2016

BIOFACH FIERAGRICOLA Nurnberg Verona www.biofach.de essedielle_FRUITECH_B27_Settembre_2015_STAMPA.pdf www.fieragricola.it

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26/09/15

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Febbraio 2016

WINE2WINE Verona www.wine2wine.net

Dicembre

2 - 3 dicembre 2015

27-28 gennaio 2016

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20-23 febbraio 2016 BEER ATTRACTION Rimini 10.57 www.beerattraction.it

Marzo 2016 13 - 14 - 15 marzo 2016 13

PROWEIN Dusseldorf www.prowein.it

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

AUTOCHTONA Bolzano, 19 – 20 ottobre 2015 Il 19 e 20 ottobre a Bolzano torna Autochtona, il 12^ Forum nazionale dei vini autoctoni. La due giorni ospiterà circa 100 produttori provenienti da tutta Italia, per un totale di oltre 300 etichette in degustazione. Una selezione improntata alla qualità e tipicità delle produzioni, per permettere al pubblico di scoprire e assaporare i gioielli nascosti della biodiversità vitivinicola delle nostre regioni. Autochtona - che troverà spazio all’interno di Hotel, @MeranoWine Festival la quattro giorni dedicata al settore dell’ospitalità e della ristorazione - sarà impreziosita da due appuntamenti ormai classici: la selezione “Autoctoni che passione!”, dove le migliori etichette in degustazione verranno premiate con gli “Autochtona Award” da una commissione di wine journalist italiani e internazionali e la rassegna “Tasting Lagrein” (22 ottobre), degustazione comparativa organizzata in collaborazione con il Consorzio Vini Alto Adige. Le giornate sul vino di Fiera Bolzano proseguiranno infine con l’appuntamento dedicato ai Vignaioli dell’Alto Adige con i tavoli di assaggio di “Vinea Tirolensis” (21 ottobre). www.autochtona.it - www.facebook.com/Autochtona www.twitter.com/Autochtona

Kurhaus 6.11.2015

Pavillon des Fleurs from 10 am to 6 pm

MERANO WINE FESTIVAL Merano, 5 – 10 novembre 2015 MeranoWine Festival presenta CultOenlogist: una retrospettiva sulla produzione vitivinicola dei winemakers più famosi. UnaSissi “prima mondiale” Saal from 2all’interno to 6 pm del MeranoWine festival 2015. Nessuno ci aveva mai pensato: il Direttore del MeranoWine Festival ha voluto mettere in

5-10 November 2015

scena per la prima volta, i registi del vino. Così ha chiesto a 10 di loro di portare 10 etichette che rappresentassero il loro lavoro. Hanno risposto Riccardo Cottarella, Roberto Cipresso, Luigi Moio, Luca d’ Attoma e tanti altri. I loro vini saranno in degustazione venerdì 6 novem-

bre al Kurhaus. Il biglietto giornaliero comprende l’ingresso a bio&dynamica, che raccoglie il meglio della produzione vitivinicola biologica, biodinamica e naturale. Il Merano Wine Festival è ormai un appuntamento che ha consolidato il suo valore fra le fiere food&wine del nostro Paese – il salotto buono del vino in Italia – e ogni anno richiama numerosi professionisti e appassionati nella bella

LIFE OF WINE Roma, 15 novembre 2015 Alla sua quarta edizione, Life of Wine, manifestazione ideata e curata da Studio Umami, si conferma un appuntamento speciale pensato per rendere omaggio a quei vini “importanti” da invecchiamento che hanno fatto la storia enoica italiana. Saranno

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cittadina del Burgraviato. Il meglio dell’Italia del vino (e non solo), insomma, tutti i mesi di novembre da ormai oltre venti anni, si dà appuntamento a Merano, fra degustazioni esclusive, seminari, fuori fiera e molto altro. Programma e informazioni su ticket e orari sono disponibili sul sito della manifestazione. www.meranowinefestival.com

infatti una cinquantina le cantine presenti presso l’Hotel Rome Cavalieri, ognuna delle quali porterà in assaggio della sua etichetta più rappresentativa l’ultima annata in commercio e almeno due vecchie annate: sarà questo un modo per avviare un vero e proprio viaggio nel tempo, per capire come ogni vino si evolve. www.lifeofwine.it


Food&Beveragenda

WINE2WINE Verona, 2 – 3 dicembre 2015 CTante le novità nel programma dell’edizione 2015: speed dating con buyer e produttori, incontri diretti con importatori di vari Paesi e seminari formativi che spaziano dal marketing al web, dagli scenari di mercato all’export, dal management agli aspetti normativi, per creare networking e nuove opportunità di business. Focus sui mercati USA e Svezia con meeting dedicati e forte presenza di relatori esteri di primo piano, per offrire informazioni e spunti di riflessione da tutto il mondo. Questa sarà la seconda edizione di wine2wine, il forum interamente dedicato al business del vino organizzato da Veronafiere e Vinitaly con la collaborazione di Federvini ed Unione Italiana Vini. In questa edizione le fasi teoriche saranno integrate da una serie di momenti più pragmatici grazie all’aggiunta di due Business Arenas e una nuova Vinitaly International Buyers Lounge per favorire gli scambi e gli incontri b2b. www.wine2wine.net

Dal 22 al 24 novembre 2015 a Lingotto Fiere di Torino si svolge la prima edizione di Gourmet, nuovo expoforum professionale rivolto al comparto Ho.re.ca. e Food & Beverage. L’evento si propone come un’occasione per scoprire le nuove tendenze, le tecnologie all’avanguardia e i must del fuori casa professionale del futuro. Il progetto nasce da una collaborazione strategica tra GL events - leader mondiale nel settore degli eventi - e Gambero Rosso, a cui sono affidati i

di Claudia Cataldo

COSMOFOOD Vicenza, 14 – 17 novembre 2015 2 padiglioni, 350 espositori e 100 eventi per la terza edizione di Cosmofood, dal 14 al 17 novembre in Fiera di Vicenza. Enogastronomia, Ristorazione ed Attrezzature professionali. Questi i pilastri su cui si sviluppa l’evento che in quattro giorni permetterà all’operatore professionale ed al consumatore privato di incontrare i migliori produttori del territorio nazionale, conoscere i prodotti ed acquistarli. Inoltre sarà attiva l’area eventi con corsi di cucina, degustazioni guidate, showcooking e seminari. Sei le aree tematiche: Cosmotech con le migliori aziende del settore e le ultime novità tecnologiche per la ristorazione; Cosmowine con ottanta cantine provenienti dal territorio nazionale; Cosmobeer con quaranta microbirrifici artigianali italiani ed europei; Food, ristorazione e prodotti di qualità; Intolleranze Alimentari, Gluten Free, Bio&Vegan. Cosmofood resta, anche al termine della manifestazione, come ‘fiera virtuale’, grazie al portale di e-commerce www.goloshop.it dove è possibile conoscere l’offerta degli espositori e acquistare on line i loro prodotti durante tutto il corso dell’anno. Orari: Sabato e domenica 9–22, lunedì e martedì 9–19. Biglietto d’ingresso acquistabile in fiera al costo di 5 euro. www.cosmofood.it

GOURMET Torino, 22 – 24 novembre 2015 contenuti del forum. Uno dei 5 focus tematici della manifestazione riguarda specificamente wine & beverage: numerosi gli eventi dedicati, tra forum strategici e formativi, workshop e degustazioni. Da segnalare un forum formativo sui segreti di una carta dei vini “vincente” e un focus sul mondo del vermouth, dalla sua origine, a come servirlo, al riscoperto utilizzo nei cocktail. Tra gli ospiti già confermati, i barman più celebri d’Italia come Massimo D’Addezio, Oscar

Quagliarini e Filippo Sisti, e i talent di Gambero Rosso Channel, da Giorgione a Maurizio Santin. L’ingresso è gratuito e riservato agli operatori del settore, previo accredito sul sito della manifestazione. Per informazioni ed eventuali partecipazioni espositive all’Expo Forum: GL events Italia - Lingotto Fiere - tel. 011 6644111 info@gourmetforum.it www.gourmetforum.it

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Appunti di viaggio di Irene Graziotto

Conversazioni in Sicilia: il Marsala, questo mito

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barcai a Marsala come tanti, come gli Arabi che diffusero la viticoltura e come i due uomini destinati a cambiare le sorti dell’isola. E se basta una passeggiata per trovare iscrizioni che vantano il passaggio di Garibaldi in più o meno ogni casa con tempistiche da pit stop del tipo “qui l’Eroe sostò due ore”, John Woodhouse rimane ignoto ai più. Fu una tempesta a riversarlo sulle coste di Marsala nel 1773 consentendogli di assaggiare il perpetuum, quel vino bianco locale invecchiato in botti con un metodo affine al soleras. Ma al successo del

Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità

Marsala mancano ancora due ingredienti: l’aggiunta di alcol, volta a impedirne l’adulterazione durante il viaggio, e il “blocco continentale” napoleonico che precludeva l’arrivo degli amati Porto, Madeira e Sherry ai palati inglesi e creava così nuova domanda. Il trionfo fu immediato. Il primo italiano, Vincenzo Florio, arriva tuttavia solo nel 1832 pur diventandone in breve florido produttore, grazie a trovate geniali quale quella di camuffare il Marsala come medicina da somministrare “un bicchiere dopo pranzo e uno dopo cena” per passare i controlli dell’America proibizionista. Ad

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.

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Dopo gli anni bui del Novecento il Marsala vive oggi un momento di rinascita grazie a cantine con idee innovative e di qualità intaccare questo mito serviranno i bombardamenti alleati e le ben più letali creme di Marsala aromatizzate all’uovo, mandorla, fragola, cosicché oggi, delle oltre 250 aziende di un tempo, non ne rimane che una dozzina. La cantina Pellegrino, 45 mila metri quadri, 3 milioni di bottiglie l’anno e 110 volumi di carteggio Ingham-Whitaker, è fra le memorie storiche della deno-

minazione e l’unica a produrre il Marsala Rubino: al naso un’evoluzione di prugna e ciliegia, flora mediterranea, cioccolato e liquirizia, mentre in bocca regna il frutto. Rinascita significa anche nuove occasioni di consumo, con il marchio Florio che ne propone il servizio a basse temperature per l’aperitivo come il Terre Arse Marsala Vergine 2001 o quale base nei cocktail come il

Vecchio Florio secco da sostituire al Rum Bianco nel Mojito. L’uso di sole uve Grillo è invece fra i capisaldi della cantina Marco De Bartoli, che offre interpretazioni schiette: il Marsala Superiore Riserva 10 anni, note ossidative, frutta matura, spezie, o il Vecchio Samperi, una variante pre British priva di alcol aggiunto, sulle cui note fumé levo l’ancora.•

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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

Dieta

mediterranea,

sapori fuori dagli schemi

Questo mese celebriamo anche noi il compleanno della dieta mediterranea (5 anni fa a Nairobi fu proclamata patrimonio culturale immateriale dell’Umanità) con un “omaggio” cinematografico. È del 2009 il film spagnolo intitolato proprio Dieta mediterranea (2009), di Joaquín Oristrell, che racconta la storia di un’ambiziosa e spregiudicata cuoca, l’attrice Olivia Molina nei panni di Sofia, che ne combina di cotte e di crude, dentro e fuori la cucina. Salato, acido, dolce e amaro: in un flashback di pochi secondi la protagonista vede scorrere di fronte a sé le immagini di una vita intera, legate alle quattro sensazioni gustative. Sensazioni che si potrebbero metaforicamente associare anche al film stesso: a tratti dolce, nella storia d’amore che unisce la protagonista al marito Toni e ai tre figli; a tratti amaro, per le lacrime e le delusioni di Sofia, pronta a tutto pur di diventare la miglior cuoca del mondo; a volte anche salato (per non dire forse piccante?) quando dipinge una famiglia del tutto fuori dagli schemi: di scena un ménage à trois che strizza l’occhio al capolavoro di Truffaut Jules et Jim (non a caso omaggiato nel film) senza avere certo la pretesa di emularlo. Sì perché la chef ama il marito Toni, ma non può fare a meno dell’amante Frank. Il disegno perfetto è quello di stare insieme a entrambi, senza troppe remore, per costruire una famiglia che ruota attorno a due padri. Per questo Dieta mediterranea potrebbe risultare anche acido: difficile da digerire per alcune forzature che rendono la sceneggiatura poco credibile (in pochi anni Sofia cambia idee, città e ristoranti alla velocità della luce) e talvolta anche per dei dialoghi non molto “originali”. «Usa i cinque sensi», si

raccomanda ad esempio Frank in cucina, quasi ce ne fosse bisogno, visto che ha di fronte a sé una cuoca di grande talento. Nel mezzo della storia, però, troverete anche battute e situazioni veramente simpatiche: a chi si domanda perché mai gli svedesi siano il popolo col più alto tasso di suicidi, il padre di Sofia “insegna” ad esempio che non è per il clima, ma perché «cucinano tutto con il burro». E poi soprattutto troverete degli spunti golosi, perché la vita “non convenzionale” della protagonista si rispecchia perfettamente nella sua cucina, che ha un’anima decisamente sperimentale. Abbinamenti arditi sono all’ordine del giorno: dai primi panini cucinati da bambina, su tutti il “tonno e ciliegie” o il “sardine e cioccolato”, alla sinfonia di steli, fiori e verdure che fa addirittura piangere un cliente. Che dire poi del foie gras rôti cucinato per il famoso chef francese André, accompagnato da purè di zucca, oppure dello spiedo di banana con bacon? Tutti piatti che hanno carattere e che finiscono per sorprendere gli invitati, perché alla base c’è un ingrediente fondamentale, la passione. Nel mare magnum dell’universo culinario, Sofia, fragile com’è, rischia più volte di annegare: persa nel groviglio dei sapori, arriverà addirittura a prendere a morsi una cipolla, scambiandola per una mela. Ad attenderla, però, è un finale catartico, che riuscirà a farle recuperare i quattro sapori della vita. Quale sensazione lascia il film a noi spettatori? Prevale forse l’acido? Dipende dai gusti: di certo Dieta mediterranea è una pellicola contrastante. Gustare per credere.

A CENA CON BABETTE A CAPANNELLE Fine estate, tempi di bilanci per le iniziative che abbinano cinema e gusto. Segnaliamo un evento che ha fatto molto parlare di sé sui media toscani, e che ha visto “I Grandi Vini” protagonisti con due dei suoi interpreti: chi scrive e il direttore Giovanni Pellicci. “A cena con Babette” nell’azienda Capannelle di Gaiole in Chianti, tenutosi il 29 agosto nel cuore del Chianti, ha registrato il tutto esaurito con 100 commensali a tavola. Un evento multisensoriale che potrebbe diventare capofila di altre iniziative golose? Viaggiare attraverso la fantasia del gusto – hanno potuto sperimentare i partecipanti – è possibile, passando dalle pagine di un libro ai sapori veri e propri dei piatti, abbinati a etichette prestigiose e sequenze cinematografiche gourmand proiettate direttamente a tavola. Cosa chiedere di più dall’estate?

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

In vigna ci vuole una visione olistica

F

ocalizzare l’attenzione solo su un sistema a conduzione bio o convenzionale per valutare la qualità e la sostenibilità del lavoro di un’azienda vinicola può essere riduttivo, tante sono le componenti che formano il sistema-vigneto. Leonardo Tofani, eno-

logo toscano specializzato in viticoltura, spiega quali possono essere i limiti di visioni troppo ideologiche, e cosa invece si può fare per ridurre sostanze nocive. Per quella che è la sua esperienza di lavoro sia con aziende a conduzione agricola convenzionale che a conduzione bio, ci sono delle differenze sullo stato della pianta e del suolo? “La viticoltura consiste in una serie di pratiche agronomiche molto ampia, le cui variabili attuative sono legate a molti fattori. Ogni azione può essere fatta bene o male, indipendentemente dal tipo di conduzione agricola. Le pratiche biodinamiche così come quelle biologiche o convenzionali, usate senza cognizione o in modo approssimativo, possono, addirittura, portare a una mortificazione della vitalità del vigneto. Un vigneto deve

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essere gestito con sensibilità, valutando attentamente gli effetti di ogni azione e diversificando le pratiche secondo le necessità delle singole parcelle. Non esiste una ricetta generale, esiste una visione olistica del sistema vigneto.”. Spesso vengono additati dei difetti organolettici ai vini naturali. E’ inevitabile quando si interviene di meno su alcuni processi di vinificazione? “No, non è inevitabile. Quello che mi aspetto di trovare in un vino naturale, fatto con un’uva sana e con dei ridotti interventi nei processi di vinificazione, è una migliore espressione delle effettive potenzialità del territorio e dell’annata. Quando ci sono dei difetti sono semplicemente dovuti ad errori umani o a malintesi concetti di vino naturale”. La famiglia Maule, tramite Vinnatur,

registri e documentazioni

La vendemmia è il periodo più importante dell’anno ma è indispensabile una corretta visione d’insieme per la salute della pianta, al di là del tipo di agricoltura praticata sta portando avanti un progetto di riduzione, fino all’eliminazione, del rame e zolfo. Cosa ne pensa? “Sono d’accordo perché soprattutto il rame, a lungo andare, può avere degli effetti dannosi. In questo momento, sto lavorando per la difesa fitosanitaria della vigna con degli “induttori di resistenza” di origine vegetale e organica, come ad esempio alcuni estratti di alghe, che servono per potenziare le difese endogene della pianta. Quindi, è già possibile parlare di una forte riduzione non solo del rame e dello zolfo ma anche delle molecole di sintesi”.•

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A tutta Birra di Chiara Martinelli

CULTURA BIRRAIA

CORSO AVANZATO DI DEGUSTAZIONE

NEW ENTRY

UNA CURA A BASE DI MALTO E UNA PINTA A FAVORE DEL TERRITORIO Ecco due nuovi birrifici artigianali targati made in Italy dalle idee molto “glocal”

Alfredo Giugno e Angelo Scacco sono i due titolari delle neo-startup che quest’anno hanno fatto il loro primo ingresso ufficiale a Fermentazioni 2015, presso le Officine Farneto di Roma. Sono entrambi provenienti da due regioni che non spiccano certo per la loro forza a livello industriale, ma proprio per questo con più voglia di emergere e

di cimentarsi in attività imprenditoriali. L’abruzzese Casa di Cura e la molisana La Fucina, sono due esempi di come si evolve l’economia a livello “local” in direzione “globale”. Degno di nota è l’esperimento delle “cotte pubbliche” introdotto da La Fucina, come test per la creazione di una birra (da loro stessi definita) la ComunAle. Come a dire - “la birra che volete bere la decidete voi e noi ve la facciamo in piazza”- e con gli ingredienti del nostro territorio. Insomma, filiera iper corta e piattaforma “very social”. Oppure la trovata de La Casa di Cura, nata in un ex confetturifici per “alleviare

i malanni di questo secolo”, propone una birra come La Flebo che ha come caratteristica quella di essere prodotta in lotti unici, poichè su una stessa base di acqua, malto pilsner e lievito, vengono ogni volta utilizzati abbinamenti diversi di luppolo e spezia. Artigianalità e inventiva allo stato pure, per un sottobosco di microbirrifici che nonostante “accise” e crisi economiche punta dritto verso la propria passione con prodotti di qualità. Info e contatti: www.lacasadicura.it www.birrificiolafucina.it

NEWS A STELLE E STRISCE

CIOCCOLATO E TECNOLOGIA: NUOVI BREWER

Dagli Usa una birra al cioccolato e un videogame per l’Oktoberfeste

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Cose dell’altro mondo, verrebbe da dire, e in verità provengono proprio dall’altra parte del pianeta, per l’esattezza dalla Sierra Nevada e dalla città di New York. La birra al cioccolato è originaria della Grande Mela, ideata da Rick e Michael Mast dell’azienda Mast Brothers, specializzata nella cioccolateria. La trovata dei due fratelli è stata quella di tostare chicchi di cacao, brassati a freddo per un giorno intero e successivamente sottoposti ad una carbonazione, grazie all’aggiunta di anidride carbonica. Birra al cioccolato o cioccolato alla birra? La sentenza sarà tutta appannaggio degli “integra-

listi della cotta” che dovranno decidere se accettarla come “declinazione birraia” o meno. Spiritoso e divertente invece il videogame lanciato dalla platform americana del birrificio Sierra Nevada come lancio per la nuova Oktoberfest. “Kenny” è il protagonista mastro birraio che dovrà saltare e cogliere al volo i chicchi di malto per preparare e produrre la nuova birra Oktoberfest , realizzata in collaborazione con i tedeschi di Brauhaus Riegele. Un espediente cool da scaricare su qualsiasi device e provare a condurre il gioco come prima esperienza nella produzione di una birra super personalizzata!

A Firenze un “focus”per “capire” meglio quella artigianale Conoscenza, Tecniche di degustazione e abbinamento: sono questi i moduli chiave del corso intitolato “ conoscere la birra” che si terrà a Firenze presso il Palazzo dei Pittori dal 13 ottobre al 17 novembre. Sei lezioni, 52 ore in totale, supportati dai migliori insegnanti e conoscitori di birra artigianale, si svilupperanno alternandosi tra teoria, visite guidate e degustazioni. Un attestato finale darà l’opportunità di ricevere un riconoscimento certificato, soprattutto per chi intenderà approcciarsi al settore in maniera professionale e imprenditoriale. Tra i docenti, Nicola Utzeri (direttore editoriale di Fermento Birra Magazine), Simone Cantoni (giudice nazionale e degustatore), Francesco Ranzani homebrewer e docente ” Master of Food ” di Slow Food, Pierluigi Chiosi – birraio del Piccolo Birrificio Clandestino. Un approfondimento mirato (e didattico) anche per chi vuol fare una degustazione consapevole delle birre artigianali di qualità. Info e contatti: corsi@fermentobirra.com tel. 055 483572 (dalle 11.00 alle 17.00) www.corsodegustazionebirra.it


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Bollicine News di Giovanni Pellicci

ANALISI

EVENTI IN VIGNA

ITALIA SPECIALISTA DEL FRIZZANTE

NEL PROSECCO LA VENDEMMIA CHE SEGUE LA LUNA

Le bollicine italiane dominano sul mercato europeo

La buona, se non in alcuni casi ottima, vendemmia 2015 non potrà che contribuire a rafforzare quella che ormai è una certezza. Il più forte e continuo motore dell’export enoico made in Italy ha una spiccata matrice frizzante. E’ infatti italiano l’80% del valore export generato dalle bollicine all’interno del mercato dell’Unione Europea. Se, infatti, il mercato comunitario dei vini frizzanti è pari a 422 milioni di euro, per un volume di 2,2 milioni di ettolitri, l’Italia ne rappresenta l’82%, ovvero 344 milioni di euro, e il 75% in termini di quantità, ovvero pari a 1,6 milioni di ettoli-

Da un’idea della vignaiola Sarah Dei Tosi un’inedita raccolta per le vigne del nord Italia tri. Il dominio italiano è schiacciante sui mercati di Germania, Spagna, Austria, Francia, Repubblica Ceca, Finlandia e area baltica. Nel 2014 però il trend fortissimo del biennio 2012-2013 (quando la quota delle esportazioni ha oscillato sui 356 milioni di euro) è leggermente calato, sia nei volumi che nei valori (sui 344 milioni di euro). Per i vini a marchio Dop della categoria “effervescente” è la Germania, ancora, a confermarsi il mercato chiave con il 56% delle esportazioni in valore; più distaccati Stati Uniti (5%) e Regno Unito (4%). Se prendiamo però in esame i pro-

dotti a marchio Igp ecco allora gli States tornare ai vertici, con il 34% della quota export, seguiti da Spagna con l’11% e di nuovo Germania con il 10. Nel 2014, va detto, che è salita al 36,5% la quota in volume dei vini Dop sul totale esportato, a 44,8% gli Igp. Un ruolo di grande potenza, quindi, che vede l’Italia primeggiare di gran lunga sul mercato continentale. Una leadership che però ha bisogno di sostegno costante. Dalle vigne, intanto, la speranza che stiano arrivando vini di qualità medio-alta è sicuramente di buon auspicio.

PREMI

FERRARI È LO “SPARKLING WINE PRODUCER OF THE YEAR” Le Cantine Ferrari si sono aggiudicate il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year” nel concorso internazio-

nale The Champagne and Sparkling Wine World Championships 2015, un riconoscimento che le ha viste imporsi

sugli altri due finalisti, i produttori di Champagne Charles Heidsieck e Luis Roederer. Uno straordinario risultato che si aggiunge al premio al Ferrari Perlé 2006 Trentodoc come Best Italian Sparkling Wine e a ben nove medaglie d’oro assegnate a diversi Trentodoc della casa, dal Ferrari Maximum Brut al Giulio Ferrari Riserva del Fondatore. The Champagne and Sparkling Wine World Championships è un concorso dedicato esclusivamente alle bollicine organizzato da Tom Stevenson, un’autorità internazionale nel campo.

La cantina trentina vincitrice nella più importante competizione internazionale di settore

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Da un’idea di Sarah Dei Tos, giovane vignaiola, il Prosecco ha realizzato la prima vendemmia notturna del nord d’Italia. “Sono cresciuta sentendo parlare di influssi lunari e in particolare di come le diverse fasi condizionino il taglio degli alberi – spiega -. Nella mia famiglia si lavora il legno da tre generazioni e la grande attenzione prestata al calendario lunare mi ha sempre affascinato”. Individuato un ettaro dei 16 di proprietà, Sarah Dei Tos ha deciso di dividerlo idealmente in due: metà da vendemmiare in maniera convenzionale, diurna, l’altra metà attendendo la luna nuova per raccogliere le uve dopo il tramonto. “Ho sentito parlare delle qualità prodigiose della luna nuova sulle piante e sulle persone. Le forze che entrano in azione hanno proprietà rigeneranti e di guarigione tanto che, secondo la tradizione, potando le piante mentre ‘si fa la luna nuova’ eventuali malattie si dissolvono mentre le piante sane si rigenerano e si rafforzano. Per capire e dimostrare le eventuali differenze di sentori, aromi e profumi ho creato una task-force di esperti che, nel corso di una degustazione alla cieca, confronteranno il vino prodotto con la vendemmia tradizionale e il vino che chiamerò Grappoli di Luna Nuova”.


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ExtravergineNews di Giovanni Pellicci

XYLELLA

IL “CODIRO” NON ATTACCA LA VITE Risultati molto importanti dai test di patogenicità effettuati dal Mipaaf Alla Xylella fastidiosa la vite non piace. La conferma è arrivata dai risultati dei test di patogenicità effettuati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con il risultato definitivo che il ceppo rinvenuto a Lecce e denominato CoDiRO non contamina la vite. I test, effettuati dall’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR e dal Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti

dell’Università degli Studi di Bari, sono durati più di 12 mesi e hanno riguardato diverse varietà di vite, dimostrando che le misure fitosanitarie applicate alle piante di vite contro Xylella fastidiosa possono essere abolite in quanto il ceppo batterico presente in Puglia non ha alcun effetto su queste piante. “Si tratta di un risultato molto importante - spiega il Ministro Maurizio Martina - e sul quale abbiamo

lavorato per mesi. Provvederemo alla pubblicazione del dossier e alla sua diffusione anche presso i Paesi terzi, perché in questi mesi ci sono state troppe speculazioni che hanno danneggiato il comparto vivaistico legato al commercio di barbatelle e di viti non solo in Puglia. Attraverso le nostre ambasciate inviteremo i Paesi che hanno blocchi sulle nostre piante a modificare le loro decisioni”.

RICERCA

DALL’EVO UN NUOVO ALLEATO CONTRO IL CANCRO AL SENO? Lo scenario emerge da una ricerca dei ricercatori delle Università spagnole di Pamplona e Madrid

TECNICA

LA SPAGNA PROMUOVE L’INERBIMENTO Nel 1962 il Ministero iberico dell’olivicoltura aveva già verificato i benefici di questa pratica agronomica Ventimila ettari olivetati non lavorati già nel 1970. Questo numero testimonia la fiducia degli spagnoli nella pratica dell’inerbimento già più di quarant’anni fa. A fronte di alcuni esperimenti, è stato sfatato il luogo comune che l’inerbimento possa danneggiare le piante. La prima legittima obiezione riguarda sicuramente la competizione idrica tra olivo ed erba, e a tal proposito va specificato che da questa pratica trae beneficio

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una pianta già matura (quella giovane rischia il ritardo dell’entrata in produzione). Gli esperimenti spagnoli hanno dimostrato che dopo un solo anno di copertura con leguminosa seminata e piante infestanti (inerbimento spontaneo) la percentuale nel terreno di carbonio è aumentata del 21 per cento, quella di azoto del 27 per cento, quella di fosforo del 23 per cento e di potassio del 15 per cento. Anche la qualità dello stesso migliora, con un aumento di porosità, aria e ritenzione idrica. A fronte di una gestione oculata, c’è chi parla già di una possibile pratica agronomica del Terzo Millennio. (b.a.)

Che quello mediterraneo fosse un regime dietetico particolarmente indicato per prevenire il rischio di tumori è cosa ormai risaputa. Appartiene invece ad uno studio recente la scoperta che un aumento di olio extravergine d’oliva – all’interno di una dieta mediterranea – ridurrebbe drasticamente la probabilità di cadere vittima del cancro al seno. Il condizionale in questi casi è (purtroppo) d’obbligo: lo studio – diretto dal dottor Miguel A. Martinez-González nell’ambito del progetto Predimed (prevenzione dieta mediterranea) e pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine – indica infatti una riduzione dell’incidenza del cancro del 68 per cento. Un valore elevato, forse troppo, come rivela lo stesso dottor Martinez- González. Il quale infatti, predicando prudenza, suggerisce che questa sua ricerca non è un punto di arrivo, ma di partenza, verso una conferma che ha comunque ottime probabilità di essere raggiunta. (a.b.)


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Meccanizzazione vigneto, tra avanguardia e ritardi

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ono luci ed ombre a contraddistinguere la situazione italiana. Se da un lato il Belpaese rivela potenzialità tecnologiche ai massimi livelli mondiali per prestazioni e attenzione al ridotto impatto ambientale, dall’altra parte sconta ritardi nella comunicazione e un alto tasso di morti bianche. Quasi la metà dei caduti sul lavoro si verifica infatti nel settore agricolo e di questi la maggior parte è provocata dal

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Leader per qualità e sostenibilità, l’Italia può tuttavia migliorare in capacità comunicativa e sicurezza sul lavoro trattore. “Dal punto di vista della formazione siamo davvero l’ultima ruota del carro” è il commento severo di Roberto Rinaldin, Presidente di Unacma - l’Unione Nazionale Commercianti Macchine Agricole nata nel 1997 a

Bologna per curare gli interessi di categoria - che riconosce all’Italia i giusti meriti ma è ben consapevole anche dei limiti. L’appunto si riferisce non solo alla consapevolezza delle norme di salute e sicurezza e all’uso di un

abbigliamento idoneo ma punta in primis al tema cruciale delle revisione obbligatoria per le macchine agricole. Un obbligo, quello della revisione, attivo già da molti anni all’estero e su cui in Italia si continua a discutere. Sono numerose le problematiche tecniche, normative e operative emerse durante il primo incontro - tenutosi lo scorso 21 luglio al Ministero dei Trasporti - finalizzato alla stesura del decreto attuativo che ne introdurrà


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l’obbligo. Le difficoltà riscontrate derivano sia dalla vastità e vetustà del parco macchine da assoggettare al controllo, sia dagli interessi fortemente contrastanti dei diversi soggetti della filiera. Tuttavia, nonostante non si sia ancora arrivati ad un testo accolto all’unanimità da tutte le parti, rimane fermo il termine ultimo per l’entrata in vigore della nuova norma, previsto inderogabilmente per il 31 dicembre 2015. Fra gli ammanchi del sistema, Stefano Martignani, titolare della Martignani srl - azienda pluripremiata in fatto di avanguardia e che già nel 1981 introduceva, prima in Europa, la carica elettrostatica delle gocce azzerando quasi la dispersione nell’aria - individua l’inadeguatezza comunicativa del settore. “Le fiere statiche sono tante, sia di livello internazionale che locale, ma non permettono ai produttori di capire il reale valore delle macchine proposte”. La proposta di Martignani è dunque quella di “infor-

mare maggiormente i produttori e coinvolgerli nelle manifestazioni ‘in campo’ - dove si mettono davvero alla prova le ultime novità del settore - sia quelle private, organizzate dalle varie aziende, che quelle pubbliche coordinate dagli organismi dedicati”. Il problema italiano non è dunque la mancanza di adeguati mezzi meccanici, sulla cui avanguardia si trovano invece tutti d’accordo. “In tantissimi guardano all’Italia proprio

per la sua capacità di proporre nuove macchine, in sintonia con il concetto di qualità riconosciuto ai nostri vini nel mondo” è il commento Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere e dei due eventi di Fieragricola ed Enolitech dedicati ad hoc al settore agricolo. Dello stesso parere anche Rinaldin: “l’Italia in fatto di meccanizzazione è certamente in grado di esportare molto”. I punti forti del parco macchine nazionale

riguardano nel dettaglio l’uso dei prodotti fitosanitari con tecniche di recupero che, grazie a schermi anti deriva, al riciclo del prodotto o alla microionizzazione, permettono una dispersione quasi nulla. Queste innovazioni permettono di economizzare tempi e costi sia di materia che di lavoro, riducendo ad un quarto lo sforzo grazie a macchine che coniugano lavorazione bifilare ed azione sincronica frontale e posteriore. Altri settori parimenti in sviluppo – come emerge dai dati di Fieragricola ed Enolitech – sono la georeferenziazione e la sensoristica che permette interventi subitanei. Gli strumenti di sensoristica sono infatti in grado di monitorare processi e raccogliere informazioni che vengono immediatamente trasformate in dati utilizzabili direttamente in campo dalle unità mobili, come ad esempio le vendemmiatrici, o che vengono trasmessi all’agricoltore e lo supportano nelle sue scelte operative. •

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VINIFICAZIONE E STOCCAGGIO: terminato il monopolio di legno e acciaio, oggi si sperimentano forme e materiali nuovi dentità e qualità sono le caratteristiche da cui non possono prescindere i vini moderni che puntano al successo. Per ottenere questi risultati e, allo stesso tempo, esaltare il territorio da cui provengono le uve, è fondamentale adottare una viticoltura di precisione e un enologia varietale in cui vinificazioni personalizzate e scelta del vaso vinario giocano un ruolo fondamentale. In passato cantine ed enologi

hanno utilizzato diversi vasi vinari guidati dalle mode e dalla facilità di gestione: dal cemento ci si è quindi spostati all’acciaio e al legno. Oggi si assiste tuttavia ad un ritorno a questo e ad altri materiali. Ad influenzare la scelta del vaso vinario sono il vitigno, il territorio, la fase in cui esso verrà utilizzato, la filosofia produttiva dell’azienda e l’obiettivo finale che l’enologo vuole portare nel bicchiere.

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Un materiale certamente fra i più semplici da utilizzare, fattore che lo ha reso estremamente popolare. Le moderne tecnologie - che permettono l’installazione, direttamente sui contenitori di acciaio, di meccanismi di controllo della temperatura, dei rimontaggi e delle fermentazioni - consentono una gestione degli stessi vasi vinari anche a distanza, da pc o persino tablet e smartphone, confermandone ulteriormente la praticità.

TONNEAUX Con una capienza da 500 hl, il tonneaux influenza il vino ma non lo impatta Fra i legni dal timbro “moderato”, il tonneaux è quello che sta vivendo attualmente la maggior rinascita grazie alla sua capacità di far elevare certi vitigni meglio dei contenitori più piccoli esaltandone al contempo le caratteristiche originali. Tra tutti il Sangiovese Toscano è una delle varietà che meglio ha sposato questo contenitore che, grazie al minor apporto di ossigeno, ha restituito freschezza e “tradizione” a questi vini.

Materiale principe nell’affinamento, dei rossi ma anche di bianchi morbidi quali lo Chardonnay, è stato per lungo tempo al centro di dibattiti e politicizzazioni: basti pensare ai Barolo Boys che brandivano l’uso della barrique e di breve macerazioni contro le botti e le lunghe macerazioni adottate dai produttori della vecchia guardia. Seppellite le asce o, in questo caso, le assi di guerra, oggi si è tornati ad un uso del legno che più che decretato a livello teorico, viene valutato di volta in volta a livello pratico: anche le barrique, un tempo considerate indispensabili per l’affinamento dei grandi rossi, oggi vengono usate in maniera più cauta, con meno automatismi. E c’è chi, come Alberto Antonini, eletto da Decanter tra i 5 miglior enologi al mondo, denuncia che ne siamo troppo dipendenti, ribadendo che “per fare un vino di alta qualità bastano anche le vasche di cemento o le grandi botti non tostate”. Il rovere, elemento fondamentale per “evolvere” alcuni grandi vini, si è esso stesso evoluto. Oggi i mastri bottai producono botti non invasive, ideali per l’espressione del frutto e da qualche tempo si nota anche l’utilizzo di legni diversi: ciliegio, gelso, castagno, acacia. In tal maniera gli eccessi nell’uso del legno e, nella fattispecie, delle barrique, che per tanto tempo hanno definito il profilo organolettico del vino invece che esaltarne le caratteristiche intrinseche, ora sono per lo più un ricordo del passato o, alla peggio, di qualche bicchiere di vino bianco che ancora capita di trovare nelle contee americane.


TRONCOCONO Utile soprattutto per la follatura, può dare risultati ulteriori quando è in rovere

UOVO IN CEMENTO Un connubio vincente di forma e materiale, ideale per i vini bianchi di struttura Consigliato per la fermentazione e l’affinamento soprattutto dei vini bianchi, l’uovo in cemento è fra i vasi vinari più alla moda del momento. Esso coniuga la porosità del cemento alle doti della sua forma che aiuta i gas emessi durante la fermentazione a condensarsi meglio e quindi permette al vino di subire un rimescolamento rotatorio naturale, mantenendo così le fecce fini in sospensione e aumentando l’autolisi dei lieviti. Ciò permette di ottenere vini “importanti” senza la necessità del legno e il suo successo ha portato più di qualche produttore di botti a intraprendere la costruzione di uova in legno.

ANFORA Il recipiente per il vino dell’antichità riportato in auge da Gravner Nell’antichità le anfore in terracotta venivano utilizzate per la fermentazione, macerazione, stoccaggio e trasporto dei vini, tanto che le migliori, ai tempi dei Romani, possedevano un vero e proprio timbro di fabbrica, il cosiddetto “bollo” che ne permetteva la tracciabilità. La loro riscoperta si lega al produttore friulano Josko Gravner che per di più le usa completamente interrate effettuandovi lunghe macerazioni con l’obbiettivo di esaltare al massimo il territorio da cui provengono le sue uve. Dal punto di vista tecnico il passaggio di ossigeno riveste un ruolo importante, spesso superiore a quello di una barrique, tanto che alcuni produttori consigliano di ricoprire la parte interna con cera d’api per limitare questo scambio e riuscire a lavorare in modo più riduttivo. Fra le ultime versioni in circolazione c’è Clayver, un contenitore di forma sferica è in gres porcellanato la cui struttura microporosa che consente comunque uno scambio gassoso con l’esterno del recipiente, anche se in quantità molto limitata e a lungo termine, lo rende adatto sia per la vinificazione che per l’affinamento del vino.

eseguita spesso con pistoni idraulici - ne aiuta la risalita. La forma tronco-conica viene in aiuto anche quando si pratichi il délestage, in cui il tino viene provvisoriamente svuotato dalla frazione liquida, poiché il cappello, scendendo verso il basso, si trova a galleggiare in una circonferenza sempre maggiore e questo ne facilita la disgregazione. Questi aspetti legati alla forma sono indipendenti dal materiale che può variare dal cemento all’acciaio al legno. Per le versioni in rovere, oltre alla funzione fisicogeometrica è possibile sfruttare anche il processo di microssigenazione, che evita peraltro l’insorgenza di odori da ridotto, e di trasferimento dei tannini dal legno al vino, ottenendo così vini più puliti, con colori più intensi e stabili e una spiccata nota fruttata.

CEMENTO Il ritorno del cemento, grazie al suo effetto “acqua e sapone” È un “grandissimo ritorno” quello che sta vivendo il cemento, reso possibile grazie alla sua “neutralità” nei confronti del vino che affina al suo interno. Una neutralità organolettica superiore persino all’acciaio e che garantisce un rispetto del profilo aromatico soprattutto nell’ottica di un eventuale stoccaggio post-affinamento in legno. Se non vetrificato – cosa non possibile in Italia dove vige l’obbligo di vetrificazione interna per tutti questi tipi di vaso – il cemento si è dimostrato anche un ottimo contenitore per le fermentazioni grazie alla microporosità che permette un ideale passaggio di ossigeno attraverso le pareti. Fra le realtà di spicco nel panorama mondiale che si sono affidate a questo materiale spicca Château Cheval Blanc, che da pochi anni ha ultimato la nuova cantina dove le fermentazioni avvengono esclusivamente in tini di cemento.

NICOLA BIASI [biografia]

Si tratta del tino, il contenitore usato per eccellenza nella macerazione dei rossi in quanto la forma tronco-conica agevola tale operazione contrastando la spinta verso l’alto del “cappello” di vinacce e facilitando la percolazione inversa del liquido. In particolare, la pressione accumulata dal liquido sottostante il cappello durante la “follatura” - oggi

Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vignaioli. Si diploma all’Istituto Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Cividale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jermann. È per cinque anni assistente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Felluga e nel 2006, dopo una vendemmia in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Mazzei, avvicinandosi così alla vinificazione del Sangiovese. Nel 2007 è in Sudafrica e approfondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella cantina Bouchard Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007 è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entrambe di proprietà della famiglia Allegrini. L’ultima sfida risale al 2012 con un progetto, “Vin del la NEU”, che punta al biologico d’avanguardia: un vigneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, immerso nelle Dolomiti e allevato con metodi green.

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Vinificazione & Stoccaggio

Pauscha: artigianato del bottaio tradizionale

Da 5 generazioni, l’azienda realizza botti con gli elementi della natura: il segreto per vini straordinari

I

l noto bottificio Pauscha torna alle sue origini sotto la direzione di Klaus Pauscha, con nuovi partner e la qualità di sempre: è la storia di una tradizione familiare da oltre 100 anni sul mercato, con successo e prodotti di elevatissima qualità. Fondata nel 1875 da Jakob Pauscha, oggi l’azienda ha una nuova sede produttiva nella Carinzia meridionale; a gestirla è la quinta generazione di famiglia. Il punto di forza? Abbinare abilità artigianale e le più mo-

derne tecnologie, per garantire ai vini più nobili la miglior qualità di maturazione. Klaus Pauscha vanta un’esperienza professionale di oltre 20 anni ed è affiancato ora dal figlio Jakob, che sta ereditando un enorme bagaglio di conoscenza ed esperienza. Solide basi e una nuova costellazione aziendale: papà Klaus, il figlio Jakob e i loro partner puntano sul know how, sul dialogo con i clienti e il continuo sviluppo artigianale. Senza tralasciare la puntualità nelle consegne. Il team consiglia i clienti sugli investimenti più opportuni da fare per accrescere il valore del vino, donandogli peculiari caratteristiche adatte ai diversi eventi e palati. La scelta del legno è affidata alle mani

esperte di Klaus Pauscha, che è riuscito nel perfetto equilibrio tra antica tradizione e moderna innovazione. L’azienda è oggi un riferimento solido in termini di sapienza artigiana, capacità di partnership, la miglior qualità nella selezione del legno, così come nello stoccaggio e nella lavorazione. Da ultimo, un altro aspetto prezioso è la consulenza, offerta sempre con un unico obiettivo: contribuire alla nascita dei vini più pregiati al mondo. •

ECCO QUALCHE VALORE AGGIUNTO: BOTTI D’INVECCHIAMENTO disponibili in ogni dimensione desiderata dal cliente. I tronchi necessari vengono collaudati personalmente, in seguito tagliati e stagionati per diversi anni Tra le varianti di allestimento: bordo di fronte (naturale/colorato); cerchi zinchati o zinchati/ colorati, portella in inox o legno, valvole; rubinetti di degustazione/di scarico, basamento 20-40 cm

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a corretta chiarifica dei mosti e lo scrupoloso collaggio dei vini restano passaggi essenziali nella produzione di vini di qualità. Il ricorso a prodotti chiarificanti è fondamentale per rimuovere in modo soddisfacente e mirato oltre alle particelle in sospensione alcune famiglie di composti ad impatto negativo sul gusto, sulla stabilità del colore e dell’aroma dei vini. Tradizionamente si utilizzano prodotti di chiarifica di natura proteica di origine animale (gelatine, albume d’uovo, colla di pesce, caseinati) o prodotti di sintesi. La recente presa di coscienza che residui anche minimi di alcuni di questi prodotti possono scatenare, in individui sensibili, reazioni allergiche, oltre

alle problematiche di sicurezza sanitaria che hanno coinvolto alcune fonti di questi materiali proteici, hanno indotto LAFFORT a ripensare le tecniche di chiarifica per arrivare ad un prodotto chiarificante innovativo. L’importante lavoro di ricerca innescatosi ha condotto alla messa a punto di un prodotto a base di proteine di origine vegetale, inedite in enologia, estratte con processo brevettato dal comune tubero di patata. Il prodotto, in commercio da inizio 2014 con il nome commerciale di VEGECOLL, ha da subito riscosso grande successo. Le sue caratteristiche chimiche e fisiche ne fanno uno strumento duttile da impiegare a diversi scopi nella chiarifica dei mosti e dei vini in piena sicurezza.•


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Enobiotech: tecnologia e ricerca al servizio della natura

Attenzione all’ambiente, ricerca costante, servizio al cliente e flessibilità: ecco come nasce l’alta performance qualitativa

E

nobiotech è un’azienda attenta all’ambiente specializzata nella produzione di biotecnologie per l’enologia e il vino. Lo slogan scelto è semplice e chiaro: tecnologia e ricerca al servizio della natura. Ogni giorno Enobiotech si mette in gioco affinché il vino raggiunga quella eccellenza che solo le persone molto ambiziose e positive sanno ottenere e guarda oltre i risultati raggiunti per continuare a migliorarsi. Matteo Spadini, Amministratore Delegato di Enobiotech, afferma: “I nostri valori guida sono: ricerca, positività, qualità, eco-sostenibilità, servizio al cliente, flessibilità, collaborazione attiva e propo-

sitiva. Crediamo fermamente creta di prodotti biotecnologici che la ricerca vada fatta in un eccellenti. Ad esempio, Enoambiente naturale al 100%. biotech con la collaborazione di Rispettiamo la Natura perché alcuni vignaioli ha individuato solo così i nostri prodotti pos- e selezionato alcuni ceppi di sono essere in linea con i mas- lievito esclusivi, catturando il aggiunto di ogni cantina, simi standardaffina di ilqualità e con lavalore tuo vino proteggendo naturale freschezza le esigenze del cliente”. L’in- fatto di ambiente, tradizione e terazione tra il team di ricerca atmosfera unici. Fra le novità e sviluppo con i clienti è un 2015 di Enobiotech, Mannosafe punto chiave dell’azienda che e Novatan occupano uno spazio riesce in tale maniera a creare speciale. Mannosafe un derivaprogetti ambiziosi in grado di to di lievito per l’affinamento portare alla realizzazione con- dei vini da utilizzare in sosti-

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tuzione o a integrazione della feccia fine di fermentazione. Il suo uso permette di proteggere la naturale freschezza del vino in quanto è ricco in fattori batteriostatici specifici in grado di prevenire la FML. Novatan è invece il nome di una nuova linea di tannini granulari ad alto valore aggiunto pensati sia per la vinificazione che per l’affinamento. Ogni singolo tannino è frutto dell’attenta e scrupolosa ricerca delle migliori materie prime, selezionate e unite in specifici blend per ottenere risultati sempre eleganti, completi e ripetibili. •

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BrauBeviale 2015 DI CONSUELO TRIFONI

Riflettori puntati su Norimberga dal 10 al 12 novembre per i protagonisti del mondo delle bevande

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orimberga fiere torna ad essere il palcoscenico del più grande salone mondiale dedicato ai beni d’investimento per l’intera catena produttiva delle bevande che raccoglie esperti di ogni parte del settore: birrifici, malterie, cantine, distillerie ma anche bevande analcoliche, costruttori di macchine e impianti, l‘industrie degli imballaggi, il commercio e la ristorazione, e verte inoltre sulla presentazione di materie prime pregiate, tecnologie innovative, soluzioni logistiche e idee di marketing. Sull’onda dei risultati positivi dell’edizione 2014 (parliamo di oltre 1.130 espositori da 47 paesi e con un totale di visitatori pari a 37.200 provenienti da 128 paesi su una superficie di 42.781 mq), Andrea Kalrait - responsabile di progetto - si accende di entusiasmo e commenta positivamente che: “la nostra nuova concezione del salone ha dato ottimi risultati, quindi le manterremo naturalmente fede. L’atmosfera positiva regnata nei padiglioni è stata specchio di un settore innovativo e creativo che è sempre in movimento e alla ricerca di soluzioni concrete e personalizzate” Ma BrauBeviale va oltre e accoglie anche un ricco programma parallelo che abbraccia interessanti iniziative per i visitatori

come ad esempio il Craft Beer Corner che - festeggiando la sua prima edizione l’anno passato - invita commercianti e gastronomi a degustare nuove specialità birrarie, oppure offre la possibilità di assistere alla presentazione di esperti internazionali del settore per le numerose varietà di whisky, rum, gin e acquaviti di frutta. Ma non solo: commercianti e gastronomi possono testare vari tipi di acqua. Fra gli eventi collaterali segnaliamo anche lo European MicroBrew Symposium, le relazioni dell’industria al Forum BrauBeviale, la replica del PET@ BrauBeviale (il progetto che ha preso il via lo scorso anno per parlare dell’utilizzo del PET nell’industria delle bevande), e l’European Beer Star - presente sin dal 2004 – che rappresenta ormai uno dei maggiori concorsi internazionali di birra. E nulla di meglio poi che unire il piacere del bere all’arte culinaria: la SFC Street Food Convention - allestita per la prima volta nell’ambito della BrauBeviale e ideata da Klaus P. Wünsch - è l’incontro del settore sulla gastronomia mobile, dove gestori affermati possono scambiarsi idee e informative per nuovi acquirenti su i più disparati aspetti di tale business. www.braubeviale.de •

Ottimi contatti. Ottimi affari.

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BF: l’imbottigliamento w w w . b f i m b o t t i g l i a m e n t o . i t

UNITÀ MOBILI DI IMBOTTIGLIAMENTO

si fa in tre!

A brevissimo sarà pronta la terza unità mobile di imbottigliamento, per garantire un servizio sempre più ampio

S

LAVORAZIONI GARANTITE CONTROLLI FFETTUATI All’interno del ciclo produttivo sono previsti controlli periodici su: • OSSIGENO disciolto nel vino proveniente dalla cantina • Ossigeno disciolto nella bottiglia confezionata • Indice di FILTRABILITÀ del vino in cantina • Purezza dell’azoto prodotto • Pressione dello spazio di testa al di sotto dei tappi rasi per il controllo del vuoto • Altezza calibrata dei livelli in funzione delle diverse bottiglie con correzioni dettate dalle differenti temperature attraverso una lampada a retroilluminazione • Controllo del dosaggio dei coadiuvanti • Controllo dello sforzo necessario per l’apertura dei tappi vite con TORSIOMETRO

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BF imbottigliamento S.r.l. Via Castagnole, 20/H - 31100 Treviso Tel./Fax 049 9925681 - 333 2986641 333 2986643 www.bfimbottigliamento.it info@bfimbottigliamento.it

arà pronta a brevissimo la terza struttura mobile di Bf Imbottigliamento, che garantirà una presenza forte su tutto il territorio nazionale dell’azienda, che tramite le sue unità mobili va incontro alle necessità dei piccoli e medi produttori vinicoli, che hanno bisogno di imbottigliare i propri vini con garanzie e versatilità. Le strutture infatti,non permettono alle aziende soltanto di imbottigliare direttamente nella propria cantina, seguendo personalmente tutte le operazioni, ma anche di usufruire di tutte le tecnologie e le finezze costruttive che sono prerogativa di produzioni molto più elevante. E fondamentale è sottolineare la versatilità di questo genere di impianti, capaci di soddisfare le esigenze più disparate, soprattutto riguardo i formati. Si possono infatti confezionare tutti i formati, dal piccolo 187 cc alle magnum da 1,5 litri, con riempimento fino a diametri molto vicini ai 110 mm e produzioni sull’ordine delle 3000 bottiglie/h. Il lavoro avviene su una struttura completamente chiusa ai lati, posta a 30 cm da terra ed è continuamente controllato da personale specializzato, che opera da oltre 10 anni all’interno di impianti di imbottigliamento mobile e che garantisce controlli periodici con attrezzatture da laboratorio autorizzate su: ossigeno disciolto nel vino e nella bottiglia confezionata, indice di filtrabilità del vino in cantina, purezza dell’azoto prodotto, pressione dello spazio di testa al di sotto dei tappi rasi per il controllo del vuoto, altezza calibrata dei livelli in funzione delle diverse bottiglie con correzioni dettate dalle differenti temperature attraverso una lampada a retroilluminazione, controllo del dosaggio dei coadiuvanti, controllo dello sforzo necessario per l’apertura dei tappi vite con torsiometro. (l.m.)• BF IMBOTTIGLIAMENTO S.R.L. Via Castagnole, 20/h - 31100 Treviso - Tel/Fax 049 9925681 Cel. 333 2986641/ 333 2986643 info@bfimbottigliamento.it - www.bfimbottigliamento.it


Aspettando

SITEVI

Uno sguardo alla 27esima edizione del salone internazionale delle attrezzature per la produzione vitivinicola, ortofrutticola e olivicola in scena a Montpellier roduzioni DI BEATRICE SILOCCHI

D

al 24 al 26 novembre 2015, presso il Parc Des Expositions, il SITEVI riconfermerà il suo successo come punto di riferimento di un intero settore. È un’espressione reale del dinamismo delle tre filiere rappresentate, un’apertura al futuro e <<un’autentica cassetta degli attrezzi destinata ai produttori>>, come afferma la Direttrice del salone, Martine Dégremont. Tale dinamismo, tale vivacità è possibile riscontrarla nelle cifre “chiave” che hanno caratterizzato l’evento nel 2013 e che si ripeteranno nel 2015:

EMBRE 2015

strodedicati alle atil vom2 Oltre 50.000 e t e d e i h Ric trezzature e s also know how per le s d’ingttreevitivinicole, pasproduzioni olivicolembre su •

ese di seeortofrutticole; dal molearie evi.com t i s . • 61 paesi; w w w • 1.000 aziende espositrici; • 48.946 ingressi di professionisti; • 220 nuovi prodotti e novità. È l’innovazione, infatti, l’obiettivo del SITEVI per avere una migliore condivisione del mondo agricolo e in questa nuova edizione si parlerà di una maggiore varietà di prodotti e mezzi e preservazione delle risorse con loro conseguente utilizzo; presentazione dei vitigni francesi e non, con annesse degustazioni e un’area di consulenza per i produttori. L’evento vedrà, inoltre, la partecipazione di nuovi “attori” mondiali nel settore, tra cui Australia e Cina, ma in particolare la presenza, per la prima volta in assoluto, del Bacino del Mediterraneo con i suoi tredici paesi, che sarà lo special guest del salone. Si presenta, quindi, una panoramica a 360 gradi delle tre filiere, in cui si entra nel cuore, nel vivo delle produzioni, ma anche nella bellezza della sede ospitante, ovvero la regione LanguedocRoussillon, prima nell’ambito viticolo e vinicolo d’Europa e uno dei maggiori centri per la produzione di ortaggi e frutta. www.sitevi. com•

Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento

Cimatrice a barra mod. Potel Bil Eco

Cimatrice a coltelli veloci mod. Speedy Rotor Laterale

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Defogliatrice a rulli controrotanti mod. Solaris

Trivella idraulica anteriore con punta fresatrice

Porta-attrezzi reversibile per sollevatori idraulici, Prepotatrice a dischi su doppie colonne motorizzate mod. Coloklin con lama interceppi mod. “RapidLam 13”

Gruppo spollonante idraulico mod. Rotoflex su telaio anteriore

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Benvenuti al SIMEI,

il Salone Internazionale di Macchine per enologia e imbottigliamento DI ALESSANDRO RIGHI

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renderà vita dal 3 al 6 di Novembre nel Comune di Rho, presso il nuovo polo extra-urbano della Fiera di Milano, il Salone Internazionale di Macchine per Enologia e Imbottigliamento (SIMEI), la fiera leader a livello mondiale nella tecnologia del vino ed unico evento internazionale per ciò che riguarda la produzione, l’imbottigliamento ed il confezionamento di liquidi

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Tutto pronto per la più grande esposizione a livello mondiale nella tecnologia del vino e delle bevande alimentari e bevande. Non solo vino quindi, ma anche tutto ciò che riguarda birra, acque minerali, bevande gassate, succhi, liquori, acquaviti, alcol, aceto ed olio. L’evento ha una storia lunga, nasce nel 1963 e in questi cinquant’anni, a cadenza biennale, ha continuato ad innovarsi e ad accrescersi. Secondo i dati di SIMEI nel mondo si consumano ogni anno circa seicento miliardi di litri di bevande di ogni

genere e tipologia. I consumi pro-capite più elevati si riscontrano in Europa Occidentale e America, mentre il continente asiatico ed africano, benché presentino consumi più bassi, registrano maggiori tassi di crescita. L’obiettivo del SIMEI è proprio quello di offrire una risposta adeguata alle esigenze di questo immenso comparto per affrontare le sfide del mercato globale, mettendo a disposizio-

ne di piccole e grandi aziende provenienti da ogni parte del mondo un incredibile spazio di visibilità per i propri prodotti. Vi parteciperanno aziende costruttrici di macchinari, attrezzature, accessori, prodotti per l’enologia e per la produzione, lavorazione, imbottigliamento e confezionamento delle bevande. Il Salone è un evento unico sia per gli addetti ai lavori che per il semplice curioso. www.simei.it •


Sostenibili per migliorare: Bertolaso è partner Tergeo Con un’innovazione sui flussi d’azoto nell’imbottigliamento il gruppo entra tra le aziende d’eccellenza impegnate per l’efficienza del settore

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uando alla qualità dei prodotti si unisce l’efficienza, il risultato è di quelli prestigiosi. Con la sua nuova soluzione per l’imbottigliamento Bertolaso entra a far parte del club di aziende – ora tredici su tutta la filiera – partner di Tergeo, il progetto dell’Unione Italiana Vini per promuovere i modelli più virtuosi nel settore. L’iniziativa seleziona contributi concreti e innovazioni capaci di migliorare la gestione di un’impresa vitivinicola e le diffonde ai produttori. Obiettivo

ultimo è la sostenibilità, ambientale ed economica: un valore guida per il lavoro di Ricerca e Sviluppo negli impianti di Zimella a Verona. La tecnologia proposta da Bertolaso affronta un problema comune a chi imbottiglia vini, ottimizzando i flussi d’azoto nella fase di riempimento. Essenziale per evitare un contatto tra l’ossigeno e il liquido, la gestione dell’azoto oggi mostra carenze per i tempi d’azione e nei consumi, oltre che rischi residui di ossidazione. Grazie a un controllo costante dei livelli, ad una

geometria ottimizzata della macchina e a valvole di riempimento nuove, Bertolaso perfeziona la produzione, migliorando la vita a scaffale del vino e riducendo il consumo di gas e energia. Il comitato scientifico di Tergeo ha premiato l’importanza del tema e la competenza del gruppo. Con più di 300 produttori coinvolti nel progetto, l’ingresso tra i partner dà a Bertolaso l’opportunità di incontrare ancora una volta le esigenze di grandi e piccoli produttori – da sempre principio ispiratore delle sue soluzioni. È stata

apprezzata la forte volontà di Bertolaso di affrontare il problema della gestione dell’azoto in modo globale: non un intervento o un progetto a se stante ma uno studio che coinvolge tutte le componenti del processo di imbottigliamento. Protagonista da più di 135 anni, l’azienda è conosciuta nel mondo per i suoi sistemi su misura, pensati per coniugare avanguardia tecnica e richieste dei clienti, precisione e affidabilità così da offrire qualità dei prodotti ed efficienza, come dimostra, ancora una volta, l’innovazione per Tergeo.•

GRUPPO BERTOLASO SPA Via Stazione 760 - 37040 Zimella (VR) - Tel. +39 0442 450111 - Fax +39 0442 85811 - sales@bertolaso.com - info.service@bertolaso.com- www.bertolaso.com

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B U S I N E S S

INCONTRI B2B & WORKSHOP Focus vigneto

3/6 NOVEMBRE 2015 FIERAMILANO RHO / MILANO ORGANIZED BY

IN COLLABORAZIONE CON

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Diam prosegue la sua crescita nel mondo Inaugurata “Diamant III”, la nuova unità nel cuore del Languedoc–Roussillon

La nuova Unità di Ceret, in Languedoc–Roussillon

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a dieci anni Diam (per vini fermi) e Mytik (per vini frizzanti e spumanti) offrono ai produttori una soluzione tecnologica rivoluzionaria, che consente di non avere più vini danneggiati da gusti anomali. Grazie a un processo brevettato di purificazione del sughero, l’assenza di gusto di tappo è garantita. Diam Bouchage sviluppa costantemente la propria gamma per offrire reale serenità ai propri clienti: le nuove soluzioni garantiscono un invecchiamento ottimale dei vini: permeabilità differenziate che fanno dei tappi Diam un vero strumento enologico. Grazie alla fedeltà e alla fiducia dei propri clienti Diam Bouchage consolida la propria presenza sui vini di alta gamma con 10.000 clienti totali ripartiti in 55 paesi nel mondo. Gli Stati Uniti sono oggi uno dei principali mercati, con un volume di vendita nel 2014 di 200 milioni di tappi (tendenza confermata nel primo trimestre 2015 con un +18%). L’Italia è il secondo mercato Export dopo la Francia, con più del 20% delle vendite, quasi 300 milioni di tappi e una crescita del 17% tra il 2013 e il 2014. La Francia resta il primo mercato e detiene il 25% delle vendite. Proprio a Ceret, nel cuore del Languedoc–Roussillon, è

stata costruita una nuova unità di trattamento del sughero col procedimento “Diamant”. Una nuova estensione di 2000 m2, che si aggiunge a quella di San Vicente de Alcantara in Spagna, e che ha permesso alla società di dotarsi della nuova unità “Diamant III”, per la purificazione del sughero tramite CO2 allo stadio supercritico. Con questo nuovo impianto si purificano oltre 3700 tonnellate in più di farina di sughero, arrivando a raggiungere una capacità finale di 2 miliardi di tappi all’anno. Il gruppo OENEO SA a capo

della Società Diam Bouchage ha recentemente acquisito il 100% delle quote della Società Portoghese Piedade, arrivando a controllare il 20% dell’intero mercato mondiale del sughero. L’acquisto di Piedade permette alla Diam Bouchage di dotarsi di nuovi siti industriali ubicati nel cuore della principale zona di produzione mondiale di sughero, rafforzandosi anche in termini di approvvigionamento della materia prima. Le due Società comunque continueranno a distribuire separatamente i loro rispettivi prodotti: l’intera gamma dei tappi

tecnici Diam continuerà ad essere esclusiva dei partners storici per l’Italia: Belbo Sugheri, Diam Sugheri e Paolo Araldo, quest’ultimo distributore anche di SEGUIN MOREAU per l’Italia. •

www.diam-cork.it Distributori per l’Italia: BELBO SUGHERI info@belbosugheri.it DIAM SUGHERI info@diamsugheri.com PAOLO ARALDO info@paoloaraldo.com

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Alta velocità contro la botrite

Un intervento rapido ed efficace sulla botrite con una protezione a lunga durata per le colture Prolectus è l’esclusivo antibotritico Sumitomo Chemical a base di Fenpyrazamine, una molecola che ha già dimostrato grande efficacia anche in condizioni meteo difficili come nel 2014. Protegge dalla botrite uva da vino e da tavola, pomodoro, peperone, melanzana, cetriolo, zucchino in coltura protetta. In più sulla vite da vino aiuta a ridurre la laccasi, migliorando la qualità del vino senza influire sulle sue caratteristiche organolettiche, e possiede l’Import Tolerance per l’esportazione in USA. Prolectus è attivo su tutti gli stadi della botrite con azione preventiva, non si dilava grazie alla rapida penetrazione, persiste a lungo ed è selettivo sugli insetti utili. Il profilo ecotossicologico è favorevole, la confezione è pratica e innovativa, la formulazione è stabile e prontamente solubile, ed i coformulanti di origine naturale riducono il già basso impatto ambientale. Agrofarmaco autorizzato dal Ministero della Salute, a base di Fenpyrazamine, n. di registrazione 15125. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell'uso leggere sempre l'etichetta e le informazioni sul prodotto. È obbligatorio l’uso di idonei dispositivi di protezione individuale e di attrezzature di lavoro conformi (D. Lgs. 81/2008 e ss.mm.).

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www.sumitomo-chem.it


9 consumatori su 10

vogliono prodotti certificati

per proteggere le foreste La certificazione PEFC assicura la provenienza delle materie prime da foreste gestite in modo sostenibile. Anche nel campo vitivinicolo le applicazioni sono numerose re il patrimonio boschivo mondiale. Senza evidenti distinzioni all’interno del campione dei 1.000 intervistati, né fra nord e sud d’Italia, né fra uomini e donne, ad essere però più sensibili al tema ambientale sono risultati i giovani. Inoltre, più del 90% del campione auspica che le aziende che utilizzano materie prime legnose provenienti da foreste gestite in modo sostenibile comunichino questa loro scelta attraverso l’uso di un marchio di certificazione forestale. Un segnale chiaro rivolto al tessuto produttivo italiano della filiera bosco-legno-carta, affinché consideri la certificazione forestale come un investimento per promuovere le scelte virtuose dal punto di vista etico

FOTO DI PEFC FRANCE

Q

uanto conta per i consumatori che un prodotto sia ecofriendly? Come si può, nel campo vitivinicolo, operare nel massimo rispetto dell’ambiente? E come certificare che si stanno adottando pratiche virtuose nella gestione del lavoro di cantina e materie prime di provenienza etica? Andiamo per punti. L’interesse del consumatore c’è e il lato green dei prodotti è oggi un plus importantissimo nel processo di acquisto. A dirlo è proprio uno studio commissionato dal PEFC alla società tedesca GfK in occasione della Giornata della Terra, lo scorso aprile: 9 consumatori su 10 hanno dichiarato di volere prodotti certificati per protegge-

FOTO DI PEFC ITALIA

e ambientale. Qui entra in gioco PEFC, la cui certificazione è un elemento fondamentale per distinguere i prodotti provenienti dalla gestione forestale sostenibile. Antonio Brunori, Segretario Generale del PEFC Italia, ci spiega come operare nel concreto: “è importante cercare prodotti in legno, sughero, carta o cartone certificati. Questo vale quindi per le botti di affinamento, per i pali per il vigneto, per il packaging delle bottiglie, per la carta utilizzata per etichette e per i cataloghi promozionali, per i tappi di sughero e così via. Fare scelte etiche significa salvaguardare il nostro pianeta e le sue foreste; fare scelte etiche, certificarle e comunicarle, significa anche dialogare con i propri acquirenti e dare loro quel quid in più”. (c.c.)•

PEFC ITALIA www.pefc.it www.ecodelleforeste.it Facebook.com/pefcitalia

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Arco Spedizioni,

una sicurezza nel trasporto del vino nale esperto che già in serata provvede a caricarle sul mezzo coibentato (a norma HACCP) adibito per il trasporto notturno verso il punto operativo più prossimo alla località di consegna. All’arrivo le preziose bottiglie sono nuovamente stoccate in spazi dedicati in attesa di percorrere l’ultima tappa e giungere al ristorante o al negozio di destinazione. Se la consegna riveste un ruolo di priorità, il responsabile del magazzino contatta telefonicamente il destinatario concordando un appuntamento ad un orario prestabilito, garantendo così la puntualità nelle consegna della merce. L’imballo riveste un ruolo fondamentale per la buo-

Cura estrema nel trasporto delle bottiglie, servizio personalizzato, puntualità e gestione informatizzata della spedizione

A

rco Spedizioni è consapevole degli ingenti investimenti che le aziende vitivinicole dedicano alla produzione dei loro vini e a un costante miglioramento della loro qualità. Una qualità che deve rimanere immutata passo dopo passo, in ogni momento in cui il prodotto viene trattato, dalla botte alla bottiglia fino alla tavola degli esigenti consumatori. Proprio per questo motivo è necessario mantenere la stessa cura e attenzione anche nella delicata fase del trasporto. Una disattenzione, come lasciare le scatole al sole per poche ore o maneggiare incautamente confezioni

così fragili, potrebbe compromettere l’intero processo e causare un grave danno economico. La lunga esperienza maturata nel trasporto dei vini con clienti di prestigio ha permesso ad Arco Spedizioni di personalizzare la propria offerta attraverso una serie di servizi esclusivi. Già dal ritiro, effettuato direttamente presso la cantina del cliente con un veicolo dedicato, la merce viene trattata con estrema attenzione fino a giungere al magazzino della filiale più vicina. Qui le confezioni sono stoccate per un breve periodo in apposite aree, protette e non esposte agli agenti atmosferici. A movimentarle è autorizzato solo perso-

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na riuscita di tutto il viaggio e, per i carichi di maggior valore, il cliente può richiedere una copertura assicurativa per l’intero valore della merce. Infine un collegamento informatico tra Arco Spedizioni e le aziende produttrici permette di gestire, a seconda delle necessità, in modo differente e sicuro confezioni di uno stesso carico, curando lo stoccaggio della merce non destinata ad una immediata consegna.•


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Cordenons…

filtra solo la qualità PRESENTI A SIMEI PADIGLIONE 11 STAND N02

Gruppo Cordenons opera secondo le più recenti normative internazionali e nel rispetto dell’ambiente circostante

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a Divisione Filtri di Gruppo Cordenons opera ormai da decenni offrendo una serie di prodotti realizzati con i materiali più moderni e le tecnologie più performanti, pensati per rispondere a pieno a tutte le esigenze del processo di filtrazione in campo alimentare, chimico-far-

maceutico e industriale. Il crescente successo di mercato della Divisione Filtri, sia a livello nazionale che internazionale, è frutto di una struttura commerciale sempre più versatile e performante, che offre al cliente il massimo del supporto con una competenza ed una rapidità che sono per il Gruppo un fondamentale plus. Gruppo Cordenons e la Divisione Filtri sono oggi realtà in costante crescita, nel fatturato e negli investimenti, così come nel quotidiano lavoro di ottimizzazione dei processi e di ricerca della soddisfazione delle esigenze del cliente. L’azienda pone sempre maggiore attenzione alle problematiche legate alla qualità ed all’ambiente, operando in regime di certificazione ISO 9001, ISO 14001, e proponendo prodotti certificati secondo le più recenti normative nazionali ed

internazionali. Il magazzino è monitorato in conformità alle normative europee e al metodo HACCP, inoltre si è recentemente intrapreso l’iter per il raggiungimento della certificazione BRC-IoP. A questo si aggiunge un impegno costante nell’ottica del rispetto ambientale che si traduce in uno sfruttamento sostenibile delle risorse rinnovabili e non rinnovabili, con l’implementazione ad esempio di un impianto di trattamento delle acque, l’utilizzo di energia pulita e di un sistema di recupero degli scarti. La Divisione Filtri di Gruppo Cordenons rinnova il proprio impegno in ambito enologico ed oleario attraverso l’ormai storica presenza al SIMEI, che rappresenta da sempre il punto di riferimento tra le manifestazioni destinate alle aziende che operano nel settore. •

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Fiera Milano Rho PADIGLIONE 11 Stand C15 - D12

3-6 Novembre 2015

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PRESENTI A SIMEI 2015 NEL PADIGLIONE 13 - STAND D10/E09

L’azienda è leader su scala internazionale nella produzione e vendita di componenti per l’enologia e per il settore brassicolo

Ferrari Group:

enologia e home brew

F

errari Group Srl, con sede a Basilicagoiano, Parma, è un’azienda che si occupa di produzione e commercializzazione di componenti per l’enologia, il giardinaggio, il bricolage e l’home brew, attiva su scala nazionale e internazionale dal 1954. Grazie ad una capillare rete di comunicazione e distribuzione, infatti, opera oggi in oltre 50 Paesi e circa la metà del suo fatturato deriva dalle attività di export. Fra i settori principali, troviamo quello enologico: Ferrari Group ricopre un ruolo di leadership grazie a prodotti brevettati e pensati per il “fai da te”. Uno dei prodotti di punta, che sta riscontrando grande interesse,

è la tappatrice manuale Zeus: disponibile anche in una versione “special”, permette di tappare bottiglie di varie capacità, fino a 16 litri, e con tappi di dimensioni differenti, oltre ad essere facile da usare, pulire e trasportare. Dal 1998 l’azienda produce e distribuisce il Concept Beer DIY, un kit che permette di fare la birra in maniera autonoma, fra le mura di casa propria. Una tendenza – quella dell’home brewing, ovvero fermentazione del malto – che si sta sempre più diffondendo anche nel nostro Paese e che rappresenta un hobby appagante e stimolante, nonché un’idea regalo originale, con un ampio assortimento di malti (oltre 70 gusti diversi).

Ad esempio la gamma australiana Coopers che Ferrari Group distributrice in esclusiva, sul territorio nazionale e la selezione di malti neozelandesi Black Rock prodotti con ingredienti di grande qualità e metodi tradizionali. La gamma belga Brewferm conosciuta per le eccezionali birre d’abbazia e trappiste e i famosi malti inglesi Brewmaker. Ferrari Group è inoltre un’azienda certificata ISO 9001:2008. (c.c.)

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Martignani,

la rivoluzione dei fitofarmaci

B

asta uno sguardo al mezzo secolo di attività per rendersi conto di quanto Martignani sia sinonimo di avanguardia nella sostenibilità in vigna. Nel 1958, prima in Italia, l’azienda introduce la pratica del basso volume d’acqua che consente di risparmiare materia e lavoro ed eliminare totalmente il gocciolamento a terra. È il 1981 quando Martignani, prima in Europa, applica la carica elettrostatica delle gocce riducendo così quasi a zero le perdite anche nell’aria e aumentando il risparmio di principio attivo fino al 50%. Nel 1988 l’Eima elegge quale “Novità” dell’anno il ne-

bulizzatore “Turbo 3 Electrostatic”, primo al mondo con diffusori multipli scavalcanti: in pratica, il precursore di tutti i modelli plurifila odierni. A seguire nascono – e vengono premiati nelle più importanti fiere di settore – il nebulizzatore elettrostatico a flussi orizzontali mirati antideriva “Multi-Flow” e l’“impolveratrice elettrostatica” che, grazie ad una tecnica d’avanguardia, permette di applicare con piena efficacia una carica elettrostatica anche a formulati

Ieri pioniere, oggi protagonista internazionale per l’uso sostenibile degli agrofarmaci: cinquant’anni di innovazioni in anticipo sui tempi

in polvere quali zolfo, poltiglia bordolese, terra di diatomee. Nel 2012 viene collaudato il nebulizzatore dotato di schermi a cuscino d’aria anti deriva “Duo Wing Jet”: si tratta della prima e unica irroratrice che effettua il recupero del prodotto - senza operare però alcun riciclo di miscela antiparassitaria - combinando l’attrazione elettrostatica tra vegetazione e microgocce nebulizzate con l’azione di due speciali schermi protettivi a cuscino d’aria. Sarà pronta invece per il 2016 la nuova gamma di nebulizzatori “Phantom M120” già presentata a Eima 2014 e, quest’anno, ad Enovitis in Campo ed EIMA Show. Disponibili nelle capacità da 600 e 1000 litri trainati o

portati da 400, 500 e 600 litri, tutti i nebulizzatori possiedono cisterna in polietilene con serbatoio lavamani e lava circuito incorporati a norma CE e rappresentano una validissima alternativa alla nota e più costosa gamma Whirlwind M612. I modelli della serie Phantom, dal ventilatore a singola o doppia uscita trasversale, permettono di operare su qualsiasi vigneto con testate alternative ideali sia per spalliere che tendoni e azionabili anche solo da trattrici di 25 CV mentre la versione con il ventilatore a doppia uscita consente, con trattrici di almeno 40 CV, di operare su più filari contemporaneamente potendo trattare sia con i diffusori inferiori sia, simultaneamente, sui filari attigui grazie alle due testate superiori orientabili,. Le Phantom M120 assicurano notevoli prestazioni aerodinamiche e minimi assorbimenti di potenza, frutto di nuovi accorgimenti tecnici che hanno permesso anche di ridurne il costo e renderle accessibili anche ad aziende viticole di piccole dimensioni. (i.g.)•

MARTIGNANI ING. C. di Martignani Stefano & C. Srl Via Fermi 73 - Z. I. Lugo 1 - 48020 SANT’AGATA SUL SANTERNO - RA Tel. 0545 23077 - fax 0545 30664 - www.martignani.com - martignani@martignani.com

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La biotecnologia

che valorizza la natura

L

a CRC Biotek fondata nel 1978 dal Dott. Valentino Cirulli, ex ricercatore, microbiologo, dell’istituto sperimentale dell’enologia di Asti, è oggi leader nel settore enologico e delle biotecnologie. L’azienda propone una vasta gamma di prodotti biotecnologici che permettono una gestione razionale e monitorata del processo che sta alla base della trasformazione dell’uva in vino: enzimi, lieviti, tannini, mannoproteine e frammenti legnosi (chips), sui quali nello specifico la CRC Biotek ha condotto una ricerca in collaborazione con l’Università di Pescara e la SOP di Gaiole

in Chianti dell’Istituto sperimentale per l’enologia. Si è capito ad esempio che i frammenti legnosi con maturazioni diverse e diverse tecnologie di tostatura del legno siano capaci di sviluppare qualità molto differenziate; purtroppo per lungo tempo ben poco si è prestato attenzione alla qualità di questi prodotti. “L’enologia di oggi non è più quella degli anni ’60 - ’70 – spiega Valentino Cirulli – e il nostro obiettivo è puntare su un controllo dei naturali processi di trasformazione applicando la biologia in maniera puntuale e mirata nelle diverse fasi, senza dover ricorrere a tecniche riparatrici. Vogliamo valorizzare

ciò che la natura ci offre, senza forzare la mano né ricorrere a prodotti invasivi, ma semplicemente guidando e monitorando il processo di wine making affinché siano esaltate le peculiarità del vitigno e le caratteristiche territoriali”. Se il modo di fare enologia, oggi, va in questa direzione, il merito è anche di ricercatori come Cirulli e aziende come la CRC Biotek, che conducono continue ricerche e sperimentazioni e attuano anche un vero e proprio sforzo divulgativo nel cercare di rendere i concetti scientifici – microbiologici – comprensibili per tutti gli addetti ai lavori e validi alleati nel lavoro di cantina. (c.c.)•

Enzimi, lieviti, tannini, frammenti legnosi: oggi fare enologia significa accompagnare i naturali processi di trasformazione con la scienza. Lo sa bene la CRC Biotek

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UNIONI

OHLINGER GROUP SI UNISCE A VINVENTIONS Un’unione che permette di guardare lontano: “sarà una nuova fase di crescita”

VIGNETO

DA COLOMBARDO, FOCUS SULLA TRIVELLA IDRAULICA VERSATILE La Trivella idraulica versatile può essere posizionata sia posteriormente sul sollevatore idraulico universale che anteriormente ad una trattrice anche se sprovvista di sollevatore idraulico. Dispone di tre movimenti idraulici (escursione laterale, profondità ed inclinazione flottante dell’utensile) comandati da speciale distributore idraulico con divisore di flusso incorporato e leva di comando motore. La trivella può essere dotata di punta elicoidale Ø 130 mm (altri diametri a richiesta); come optional, può essere corredata di punta speciale fresatrice per estirpo piante e preparazione del terreno per la rimessa manuale della barbatella (diametro di lavoro c.ca 0,45/0,50 mt). La Trivella idraulica può inoltre essere dotata dell’accessorio “pinza idraulica”, per l’estrazione dei pali di sostegno usurati o rotti e di uno speciale utensile utile per avvitare ancoraggi ad elica, per il sostegno della palizzata dei filari. La novità tecnica è sicuramente la versatilità dell’attrezzo, con possibilità di montaggio sulla parte anteriore della trattrice che permette così all’operatore di procedere con estrema sicurezza e comodità, senza dover assumere posture scomode, faticose e con notevole beneficio della visibilità.

Dopo più di 60 anni sotto la guida della famiglia Ohlinger, il gruppo tedesco Ohlinger si unisce ad una nuova e più grande famiglia, Vinventions. Ohlinger è il leader tedesco specialista nelle soluzioni di chiusura

NOVITÀ Gruppo riduttore per lavorazioni gravose (estirpo piante vecchie e con forte radicazione) Produciamo kit trivella per applicazione su scavatori

Zanotti è un celebre marchio presente a livello mondiale nel settore della refrigerazione industriale. Per il settore vitivinicolo produce sistemi refrigeranti monoblocco pronti all’uso e improntati all’obiettivo del raggiungimento di un elevato coefficiente di prestazione. La gamma dei prodotti Zanotti copre tutti gli aspetti della lavorazione di generi alimentari, dalla raccolta delle materie prime fino alla distribuzione in supermercati e ristoranti. I refrigeranti naturali utilizzati (propano R290, propilene R1270 e anidride carbonica R744) riducono inoltre l’impatto ambientale riducendo le emissioni di gas ad effetto serra. Nello specifico, Wineblock è la serie di unità progettate per il vino. Adatte a locali di media e piccola cubatura, permettono di governare nel modo migliore temperatura e umidità delle cantine al fine di garantire ottime condizioni per la conservazione e l’affinamento del vino.

LA NOSTRA TRIVELLA IDRAULICA E’ STATA INSIGNITA DELLA MENZIONE TECNICA PRESSO LA “31^ FIERA NAZIONALE DELLA MECCANIZZAZIONE AGRICOLA” A SAVIGLIANO (CUNEO)

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del vino fermo e frizzante. “Unirci a Vinventions ci permette di entrare in una nuova fase di crescita per la nostra azienda, per i nostri clienti e per i nostri dipendenti”, ha detto Rudolf Ohlinger. “L’aggiunta di Ohlinger è un altro passo importante sulla nostra strada per diventare il fornitore più innovativo e affidabile per le soluzioni di chiusura del vino sia per quelli fermi che per gli spumanti in

TECNOLOGIA

REFRIGERANTI ZANOTTI: PRESTAZIONI E COSCIENZA GREEN

tutto il mondo”, spiega Heino Freudenberg, Presidente e CEO di Vinventions. “Al di là dei celebri tappi sintetici di Nomacorc, Vinventions può ora offrire tappi a vite di fascia alta, tappi naturali, e chiusure in vetro. Inizieremo in Germania, quindi raggiungeremo alcuni paesi europei selezionati, seguiti da un rollout globale mirato. Ulteriori soluzioni da aggiungere alla nostra gamma sono già in fase di preparazione.” www.winedreamers.com

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Monoblocchi ad alta capacità refrigerante e alimentati a gas naturali: Zanotti ha un occhio di riguardo anche per l’ambiente

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