Tesi: Color Quiz

Page 1



Accademia Albertina di Belle Arti di Torino Scuola di Nuove Tecnologia dell’Arte

Tesi di diploma di I° livello

COLOR QUIZ

Candidato ILARIA LOI 12376T

Relatore Prof. ROMEO TRAVERSA

Anno Accademico 2019-2020



INDICE


6


INTRODUZIONE pag 12

1

2

3

COLORE: MATERIA O LUCE?

CHE COS’È IL COLORE

SISTEMA VISIVO

pag 16

pag 22

pag 28

4

5

6

PROPRIETÀ DEL COLORE E ARMONIA

STORIA DEL COLORE

COLORE E SOCIETÀ

pag 36

pag 44

pag 50

7

8

PSICOLOGIA DEL COLORE E MEMORIA

COLOR QUIZ

pag 56

pag 64

SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA pag 70



INTRODUZIONE


10


L’obiettivo del lavoro è verificare quanto le persone riescano a riconoscere un’immagine avendo di fronte una Palette di colori e tre opzioni di risposte in bianco e nero. L’idea per questo progetto di tesi è nata dalla studio di Jonathan Flombaum, assistente professore della Johns Hopkinks University, e dal lavoro del grafico Hyo Taek Kim che ha sintetizzato i più famosi cartoni animati Disney, i film del regista giapponese Hayao Miyazaki, i personaggi dei Simpsons e i film di Star Wars in delle illustrazioni che rappresentano i film o i personaggi attraverso 10 strisce di colore (titolo:“The colors of”1). Il progetto si presenta come un quiz. Sono state realizzate 30 palette di colori differenti divise in 3 categorie: Brand, Personaggi e Dipinti, alle quali bisogna associare l’immagine corretta e successivamente sono stati realizzati un sondaggio su Google form2, e la demo di un app. I risultati sono stati successivamente inseriti in un libro report. La tesi è articolata in otto capitoli con un excursus sul colore: che cos’è la sua storia, il rapporto con la società e la psicologia. Nel capitolo finale “Color Quiz” sarà esposta la spiegazione del lavoro: da come è stato realizzato allo studio dei risultati ottenuti.

1. Consultare articolo e lavori: https://society6.com/hyos/prints, https://www.behance.net/hyos 2. Link del form: https://forms.gle/ryGyfqUmzxk2S1gW9

11



1.

13


14


COLORE: MATERIA O LUCE? È impossibile spiegare il colore in modo univoco per tutti. Non solo le definizioni sono cambiate nel corso dei secoli e nelle diverse epoche e civiltà, ma oggi stesso la concezione di colore cambia in base alla collocazione geografica, alla cultura e ai propri punti di riferimento. Nel corso della storia il colore è stato considerato e definito in diversi modi: prima come materia, poi come luce e infine come sensazione. Procediamo ora all’analisi del colore come materia e prendiamo in esempio Michel Pastoureau nel suo libro “I colori dei nostri ricordi”. Egli si sofferma sull’etimologia della parola. Analizzando l’origine della parola stessa “colore”, è possibile provare come una volta fosse concepito come materia. La parola latina “color” ad esempio, da cui derivano quelle italiane, francesi, spagnole, portoghesi e inglesi, appartiene alla grande famiglia del verbo “celare”, che significa “nascondere” ma anche “avvolgere” e “dissimulare”; il colore è ciò che nasconde, che ricopre e che riveste. Lo stesso riscontro lo ritroviamo nel greco: la parola “khroma” (“=colore”), deriva da “khros”, che significa “pelle”. Anche nelle lingue germaniche il termine tedesco “Farbe” deriva dal germanico comune “farwa”, che significa “forma”, “pelle”, “involucro”. Inoltre altre lingue non indoeuropee riprendono alcune idee simili, il colore era quindi considerato qualcosa di materiale, una pellicola, una seconda pelle.

Termine

Presto però in Europa la concezione del colore inizia a cambiare e a non essere più visto come materia, ma soprattutto come luce. Dal V secolo a.C. il colore non è più una “cosa”, ma il frutto di una relazione tra luce e buio. E, poichè senza luce non vi è colore, si prenda a modello la riflessione avanzata dal filosofo Aristotele. Egli considerava il rosso il colore tra bianco e nero, il giallo il più vicino al bianco e il blu il più vicino al nero. Descriveva quindi il colore con il concetto di ordinamento lineare1, dalle tonalità più chiare a quelle più scure.

I primi studi

1. Questo ordinamento fu adottato per oltre due mila anni, dal VI secolo a.C al XVII

15


La rivoluzione però avviene nel 1666 quando lo scienziato Isaac Newton intuisce per primo che la luce era costituita da raggi colorati e li denominò violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancio e rosso. La sua prima memoria di 20 pagine, “New Theory About Light and Colors”, venne mandata per lettera ad un professore all’Università di Cambridge e successivamente fu divulgata sul periodico della Royal Society.2 Newton in questi anni di ricerca studiò un fenomeno già noto all’epoca: la luce solare che, attraversando un prisma di vetro, si scompone e forma un arcobaleno di colori. Lo scienziato, dopo aver oscurato una camera, lasciò filtrare, attraverso una fessura, la luce del sole che incideva prima su un prisma e poi su uno schermo bianco. A causa del fenomeno della rifrazione3, sullo schermo appariva un’immagine ellittica, leggermente colorata di violetto ad un estremo e di rosso all’altro, Newton lo chiamò spettro4 (dal latino specere = apparire). Inoltre se si posizionava uno schermo con una fessura tra il prisma e la parete, in modo da far passare solo la luce verde, il fascio di luce che ne usciva rimaneva verde. Newton, dopo alcuni calcoli, concluse che la luce solare era composta da raggi di diversi colori a cui corrispondevano differenti indici di rifrazione.

2. L’opera principale di Newton sull’ottica è intitolata “Optiks, or a Treatise of the Reflexions, Inflexions and Coulors of Light” e fu pubblicata nel 1704 3. È il fenomeno che si produce quando le onde luminose, o in generale le onde elettromagnetiche, attraversano la superficie di separazione di due mezzi trasparenti (es. aria-vetro): le onde che si propagano nel secondo mezzo subiscono un cambiamento di direzione. (def. vocabolario Treccani)

16

4. Lo spettro elettromagnetico comprende tutte le forme di energia che viaggiano alla velocità della luce. L’unica differenza tra queste forme di energia è la lunghezza d’onda. (Il colore della Luna, Paola Bressan) Lo spettro visibile è una parte dello spettro elettromagnetico che comprende le lunghezze d’onda dal violetto al rosso.


Per verificare l’esperimento, utilizzò una lente convergente5. I colori prodotti dal prisma si ricomponevano dopo aver attraversato la lente, producendo nuovamente la luce bianca. Newton definì che il colore degli oggetti che ci circondano è legato al modo di reagire delle superfici alla luce. Il colore è quindi strettamente collegato alla luce e quando essa colpisce un oggetto si possono ottenere tre casi differenti: - tutto lo spettro viene riflesso e l’oggetto appare bianco; - tutto lo spettro viene assorbito e l’oggetto appare nero; - una parte dello spettro viene assorbita e l’altra parte viene riflessa, l’oggetto appare del colore della luce riflessa. Con la definizione del colore come luce, e non più come materia, inizia un cambiamento importante per le scienze fisiche. Ormai il colore diventa misurabile, manipolabile e riproducibile. Gli stessi artisti cercano di adeguarsi alla scienza e costruiscono delle tavolozze basandosi sullo spettro e dando credito alle leggi dell’ottica e della percezione.

Il cambiamento

A seconda delle varie discipline il colore viene analizzato in modo diverso. Per le scienze naturali ciò che viene percepito dall’uomo e registrato è ancora colore, misurato in lunghezze d’onda. Più tardi le neuroscienze accentuano l’importanza della percezione e sostengono che il colore non è solo un involucro materiale o un fenomeno psichico, ma anche una sensazione, studiati nella psicologia del colore. Per le scienze umane il colore esiste se viene percepito, cioè se viene visto con gli occhi, ma anche e soprattutto memorizzato e immagazzinato in conoscenza e immaginazione. Goethe nella terza parte di “Farbenlehre”, pubblicata nel 1810, scriveva: “Un colore, che nessuno guarda, non esiste!”. “Un vestito rosso è ancora rosso, quando nessuno lo guarda?” si domanda “Ebbene, no! Per me, non c’è colore senza percezione, senza sguardo umano. Siamo noi a fare i colori!”, ma questa illusione che ci costruiamo, produce inevitabilmente degli effetti psicologici. Il colore si definisce e si studia prima di tutto come un fenomeno sociale. Come abbiamo detto all’inizio è la società che fa il colore, che ne declina i codici e i valori, ne organizza gli usi e ne determina le implicazioni.

5.Le lenti convergenti sono spesse al centro e sottili ai bordi.

17



2.

19


20


CHE COS’È IL COLORE Il colore si definisce tecnicamente come la percezione visiva generata da segnali nervosi. I fotorecettori della retina inviano al cervello questi stimoli quando assorbono radiazioni elettromagnetiche di determinate lunghezze d’onda e intensità. Prima di parlare nel dettaglio di come sia formato anatomicamente il nostro sistema visivo, è bene comprendere le modalità tramite cui, secondo la scienza, è possibile vedere i colori e, a tal fine, risulterà utile proporre la lettura data da Paola Bressan nel suo libro “Il colore della luna. Come vediamo e perché”. Bressan sostiene che la co-evoluzione tra differenti specie vegetali e animali, e lo sviluppo della visione cromatica da parte di quest’ultimi, ci mostra come un nuovo equipaggiamento biologico ha senso solo se ciò comporta un beneficio. Un apparato in grado di vedere colori ha un costo in termini energetici elevato, perché richiede la capacità di tradurre le diverse lunghezze d’onda in risposte neurali differenti. La visione monocromatica1 è una soluzione economica che è stata adottata da specie animali, come mammiferi acquatici, che non necessitano di vedere colori. La maggioranza degli altri mammiferi ha invece adottato un modello superiore, chiamato visione bicromatica dove, alla coppia dei colori bianco e nero, si aggiungono il giallo e il blu. Un esempio di visione bicromatica è quella del cane, che a differenza nostra, vede un oggetto giallo, quando per noi è rosso; blu, quando per gli esseri umani è blu; bianco o nelle sfumature di

Evoluzione

Visione uomo

Visione cane

1. Un occhio che percepisce tutte le lunghezze d’onda in modo identico

21


grigio quando per gli esseri umani è verde, arancio ecc. Altri animali come le scimmie e l’essere umano hanno sviluppato invece la visione tricromatica: distinguono il rosso e il verde, oltre ai colori citati precedentemente. Altre specie ancora, come insetti, uccelli e il pesce rosso, hanno una visione tetracromatica, ovvero con la capacità di distinguere molti più colori rispetto ad una vista “normale”.2 Per anni si è pensato che nei primati, originariamente vegetariani, l’evoluzione della visione tricromatica fosse stata dettata dalla necessità di individuare facilmente bacche e frutti colorati in contrasto con il verde della vegetazione. Di recente però questa teoria si è smentita in quanto i frutti sono distinguibili perfettamente anche da un essere vivente dotato di visione bicromatica. L’unico cibo che non può essere distinto dalla visione “bianco e nero” sono le “foglie nuove”. Nella giungla africana, esse sono spesso rosse anziché verdi e sono più tenere, digeribili e ricche di proteine. Poiché i primati mangiano queste foglie nei momenti di carestia, la capacità di individuarle e distinguerle deve aver rappresentato, per gli antenati, un vantaggio importante. In conclusione possediamo una visione a colori poiché garantisce maggiore possibilità di sopravvivenza rispetto ad una visione esclusivamente in bianco e nero.

Il vero colore delle cose

Ma se ogni essere vivente percepisce il colore in modo diverso, qual è il vero colore delle cose? Questa domanda non ha una risposta, perché gli oggetti non hanno un colore in sé, esso è solo un’esperienza puramente soggettiva, che dipende da due variabili: la luce che gli oggetti riflettono e le proprietà specifiche del sistema visivo. La luce riflessa non possiede dunque un colore in sé, ma questo è legato alle conseguenze cognitive che le onde elettromagnetiche generano nel nostro sistema nervoso.3

Visione normale

Deuteranopia

Protanopia

Tritanopia

Acromatopsia

2. Una persona con una vista ordinaria possiede tre fotorecettori sulla retina, ha dunque una visione tricromatica ed è in grado di riconoscere il colore rosso, il verde e il blu. Una persona tetracromatica possiede invece quattro fotorecettori e questo le consente di vedere fino a 100 milioni di colori. Questa condizione negli esseri umani, si verifica soprattutto sulle donne

22

3. È sbagliato dire la mela è rossa, dovremmo invece dire che, vista alla luce del giorno, evoca una sensazione che la maggior parte della gente chiamerebbe “rosso” (p56)


Gli oggetti ci appaiono colorati perché la luce riflessa viene catturata dall’occhio e, successivamente, dal cervello. Gli individui, i cui occhi funzionano in maniera anomala, vivono esperienze correlate al colore spesso differenti da quelle più comuni. Le persone daltoniche, infatti, hanno una percezione alterata dei colori. Esistono diversi tipi di daltonismo4 e la causa di questa patologia è un’alterazione ereditaria dei fotorecettori presente prevalentemente negli uomini, perché è legata al cromosoma X; il soggetto daltonico non possiede nemmeno un cromosoma X sano. Le persone affette da protanopia, deuteranopia e tritanopia hanno una visione bicromatica. Nella prima il soggetto confonde il rosso con il verde, quindi non riesce a riconoscere quest’ultimo. La Protanopia invece rende le persone affette da questa condizione meno sensibili alla luce rossa (i coni, trattati successivamente, “L” o sono difettosi o mancano del tutto). Oltre a queste due forme di daltonismo abbiamo la Tritanopia, molto rara, caratterizzata dall’assenza della visione del colore blu. Infine le persone affette da acromatopsia hanno una visione monocromatica.5

4. La parola “daltonismo” deriva dal ricercatore John Dalton che per primo, nel 1794, descrisse questo disturbo. 5. Consultare il sito: https://www.iapb.it/daltonismo/

23



3.

25


26


APPARATO VISIVO È bene spiegare ora il funzionamento biologico del nostro sistema visivo. Abbiamo citato diverse volte gli occhi e il sistema nervoso, parti fondamentali del processo di percezione del colore, ma anche della visione in generale. Si proceda ora con una comprensione anatomica dell’apparato. L’apparato visivo è costituito dai bulbi oculari, due organi simmetrici posti nella parte anteriore del cranio e collegati direttamente all’encefalo dei nervi ottici. Quando fissiamo un oggetto, la luce1 che viene riflessa entra nei nostri occhi, attraversa la pupilla, che regola la quantità di luce, e l’iride, e successivamente giunge nel cristallino (lente biconvessa), dove i raggi si concentrano in una zona chiamata retina. Come una macchina fotografica, l’occhio è capace di rifrangere la luce e di focalizzare l’immagine sui recettori neurali che dalla retina vengono trasmessi al cervello. Le onde comprese in una determinata banda di frequenza della luce sono percepibili dall’occhio umano. Anche alcuni animali, che fanno del colore

Cristallino

Iride e pupilla

1. Lo spettro visibile ha una lunghezza d’onda tra i 380 e i 780 nanometri, alla frequenza maggiore corrisponde la gamma cromatica blu-violette, alla frequenza minore corrisponde invece la gamma dei rossi.

27


un mezzo di richiamo e sopravvivenza, dispongono di questa capacità. Per comprendere come funziona la percezione delle immagini bisogna studiare i fotorecettori. La retina è composta da due tipi di fotorecettori: i coni (6/7 milioni) e i bastoncelli (circa 110/120 milioni). Questi presentano una porzione esterna responsabile della raccolta dell’energia luminosa e una porzione più interna in cui si genera l’impulso nervoso. La forma della porzione esterna si differenzia: affusolata nei coni e cilindrica nei bastoncelli. Questi ultimi consentono la visione in condizione di scarsa luminosità, ma non la percezione cromatica. Permettono di definire il contorno delle cose per mezzo del contrasto chiaro-scuro e permettono la visione delle sensazioni acromatiche comprese tra il bianco e il nero. La loro maggiore sensibilità alla luce rispetto ai coni, permette di dare origine al fenomeno della visione corpuscolare, per la quale nell’oscurità tutti gli oggetti ci appaiono grigi e incolore. I coni invece entrano in funzione a una soglia di luminosità superiore, sono sensibili alle forme e ai colori e sono di tre tipi, che corrispondono a particolari lunghezze d’onda: lunga, media e corta frequenza, in inglese long, medium e short da cui prendono i nomi: L, M, S. (“Tecniche di video digitale”, Piervincenzo Nardese). Questi recettori risultano sensibili a uno stimolo di circa 420 nm (spettro del blu), 530 nm (spettro del verde) e 560 nm (spettro del rosso). Coni e bastoncelli contengono pigmenti che, per effetto delle radiazioni luminose, subiscono trasformazioni biochimiche dalle quali si origina l’impulso nervoso. Tale impulso viene trasmesso alla retina e successivamente alle cellule bipolari e alle cellule gangliari2 che, attraverso il nervo ottico, arrivano al sistema visivo. (“Teoria del colore: l’occhio umano e la visione del colore”, Gianluca Tramontana)

28

2. Le cellule bipolari ricevono le informazioni dai fotorecettori e le mandano alle cellule gangliari (sono circa un milione). Lo strato delle cellule gangliari è quello più interno e contiene i corpi cellulari delle cellule bipolari. La loro funzione è di rispondere alla differenza di intensità luminosa che avviene all’interno del capo recettivo. Queste cellule inoltre si dividono in tipo M (“magnus”) e tipo P (“parvus”). (consultare il sito: https://www.neuroscienze.net/le-cellule-della-visione-nell-occhio/)


L’ultimo processo è svolto nel cervello, che codifica le sensazioni che l’occhio riceve quando le onde elettromagnetiche colpiscono la retina. Ogni sorgente di luce naturale emette fotoni di diverse lunghezze d’onda, quella che ci appare come tinta3 è quella dominante. Il nostro sistema nervoso non è in grado di percepire le singole lunghezze d’onda, ma solo la loro risultante psicologica, ovvero una radiazione verde e una radiazione rossa sovrapposte ci appaiono giallo. Recenti studi di neuroscienze sostengono infatti che i coni forniscano una doppia informazione, ovvero il colore e il suo opposto e questo meccanismo avviene per ridurre l’energia metabolica. Quindi il nostro sistema nervoso si basa sull’opposizione per permetterci di vedere il mondo. In questo modo i colori primari si raddoppiano, perché si uniscono in tre coppie di opposti: giallo e blu, verde e rosso, bianco e nero. È quindi il cervello che, attraverso dei dati fisici, costruisce i colori come li conosciamo. Semir Zeki, un neurobiologo britannico, nel 1972 scopre le cellule di codifica dei colori, ovvero i neuroni, in una parte del cervello visivo V4. Il sistema di elaborazione del colore nel cervello avviene in tre tappe. Quando lo stimolo arriva nella corteccia visiva primaria, arriva anche nelle relative aree specializzate, denominate “V”. Nella prima parte V1, la lunghezza d’onda ricevuta nella retina, viene valutata e viene smistata; in V2 viene raffinata l’attività di V1; infine V3, V4 analizzano ognuna una componente specifica dell’informazione visiva, rispettivamente la direzione e l’orientamento dello stimolo in V3 e il suo colore in V4. In quest’ultima zona vengono pesati i rapporti tra le tinte vicine garantendo la costanza cromatica che ci permette, in meno di venticinque millesimi di secondo, di memorizzare il colore del soggetto che vediamo e di metterlo in relazione con l’ambiente. In questo modo le cellule in V4 riconoscono la reale colorazione del soggetto anche se cambia il colore della luce esterna.4 (“L’arte di Matisse e Mondrian piace al cervello: la teoria neuroscientifica di Zeki”, Marco Funaro)

Il cervello

V3 V1 V2

V4

3. Corrisponde al tono cromatico (rosso, giallo, verde ecc) ed è una delle proprietà del colore insieme alla luminosità e alla saturazione 4. Falcinelli in “Cromorama” spiega questo fenomeno con l’esempio di un foglio bianco. Grazie alla costanza cromatica i neuroni di V4 riescono a percepire un foglio bianco anche se soggetto a una luce rossa, al contrario di quello che avviene nella retina, la quale leggendo solo le lunghezze d’onda, percepisce il foglio rosso. Questo prova che, “mentre i coni sono schiavi della fisica, i neuroni di V4 sono liberi di costruire una stabilità del reale che ci permette di usarlo”

29


La sensazione cromatica

Inoltre la “sensazione” cromatica è data da più fattori: - fisico: riguarda l’energia delle vibrazioni elettromagnetiche della luce e i fenomeni cromatici correlati all’oscillazione elettromagnetica; - fisiologico: riguarda l’apparato visivo e gli effetti della luce e del colore sull’occhio e sul cervello; - psico emotivo: riguarda l’espressione di funzioni psichiche, emotive e spirituali; - semiologico: riguarda il contesto culturale in cui il colore viene utilizzato. (Semiotica dei colori, Marialaura Agnello)

Quanti colori possiamo vedere

L’occhio umano può percepire milioni di sfumature cromatiche, ma il cervello riesce a codificarne solo un discreto insieme di colori. Il cervello umano categorizza i colori fondamentali in una specifica regione dei lobi frontali, denominata giro frontale mediale. Altre regioni tra cui la corteccia visiva, sarebbero invece deputate a rilevare le differenze di tonalità tra sfumatura tra un colore e l’altro. Come abbiamo detto in precedenza, i recettori presenti nella retina umana sono sensibili alle lunghezze d’onda dello spettro visibile, i coni verdi sono la maggioranza, circa il 60% del totale, i rossi il 30% e i blu il 10%, spiegando così la ragione per la quale da lontano una giacca rossa possa continuare ad essere ben visibile mentre una giacca blu in lontananza appaia nera. Tutti i coni però rispondono a tutte le lunghezze d’onda. I coni rossi hanno un picco di sensibilità per il rosso, ma si attivano anche per le lunghezze d’onda gialle, verdi e blu. All’interno della banda visibile dello spettro elettromagnetico, l’osservatore è in grado di percepire e distinguere tra loro circa 150 tinte differenti, ciascuna di queste può assumere moltissimi valori di chiarezza e saturazione, per cui il numero di colori diversi che possiamo vedere diventa progressivamente più alto, si aggira attorno a 7 milioni e mezzo. (Il colore della Luna, Paola Bressan)

30


31



4.

33


34


PROPRIETÀ DEL COLORE E ARMONIA TINTA, LUMINOSITÀ E SATURAZIONE

Esistono milioni di colori ed ognuno di essi può essere definito in modo differente grazie a tre attributi principali: tinta, luminosità e saturazione. La tinta, o tonalità, è la qualità percettiva che ci fa attribuire un nome o un altro al colore che stiamo vedendo. È quella qualità che ci permette di distinguere il giallo dal blu ecc. Da un punto di vista fisico, il corrispettivo della tinta è la lunghezza d’onda della radiazione luminosa, questa prevale rispetto alle altre lunghezze d’onda dello spettro visibile: quanta più luce incide su un determinato punto della retina, tanto più netta e precisa sarà per l’osservatore la possibilità di attribuire un nome al colore percepito. Non tutte le lunghezze d’onda però comportano una differenza di tinta quindi composizioni spettrali diverse possono provocare al cervello delle percezioni simili.1 Tra le tinte possiamo distinguere le tinte uniche e quelle

1. Si chiamano cromatici i colori che possiedono una tinta, acromatici quelli che non ce l’hanno (il bianco, il nero e il grigio)

Tinta

35


binarie. Tra tutte le tinte che il sistema visivo può distinguere ce ne sono solo quattro che non vengono percepite dalla maggior parte delle persone come mescolanza di altre tinte. Si tratta del rosso, giallo, verde e del blu ognuna delle quali è una tinta unica o elementare o unitaria. Invece quando una tinta è diversa dalle tinte uniche, si chiama tinta binaria2 e viene percepita come mescolanza di due tinte adiacenti, cioè come mescolanza di una delle coppie: rosso e giallo, giallo e verde, verde e blu, blu e rosso.

Luminosità

Mentre la tinta è un attributo cromatico riguardante il tipo di colore, la luminosità3 è un attributo tonale, riguardante la quantità di luce e nello specifico indica la quantità di bianco o di nero presente nel colore. Un esempio di luminosità lo vediamo nel rosa. Ciò che si definisce “rosa” è un rosso che è ad alto valore di luminosità. Quando parliamo di luminosità dobbiamo considerare anche che, mentre dal punto di vista fisico un colore come il rosa non è considerato tinta in sé, ma un rosso con l’aggiunta di più luce, dal punto di vista linguistico, sociale, artistico e commerciale il rosso e il rosa rappresentano due tinte distinte.

Saturazione

L’ultimo valore di un colore è la saturazione: quanto un colore si differenzia dal grigio, cioè quanto è intenso e brillante. Un colore molto saturo è un colore brillante, viceversa tenderà ad un colore percepito come grigio. Per i colori isolati4 questo attributo viene chiamato “pienezza”, per un colore non isolato si parla di croma. Il termine “saturazione” viene usato specialmente in ambito digitale.

Tonalità

Saturazione

Luminosità

Questi tre valori vengono rappresentati in un modello specifico realizzato dal professore Albert Munsell. A differenza dei modelli precedenti, Munsell ritiene che non sia possibile figurare i colori dentro uno schema rigido o bidimensionale. Propone così una forma tridimensionale, simile ad un albero con rami di lunghezze diverse composti da tasselli sistemati in progressione.

2. La definizione di tinta binaria nell’ International Lighting Vocabulary è: tinta che può essere descritta come combinazione di due tinte uniche. Per esempio arancio è un rosso giallastro o giallo rossastro, violetto è un blu rossastro, ecc. 3. I livelli di luminosità vengono misurati con uno strumento chiamato fotometro

36

4. Quando viene visto da solo senza altro intorno. È un’esperienza particolare per la quale un singolo colore omogeneo è circondato dal nero. Tutti i colori quando sono visti isolati su sfondo chiaro o scuro, appaiono saturi e luminosi. Nella nostra vita i colori si presentano sempre non isolati. La corteccia cerebrale costruisce la percezione del colore confrontando la composizione spettrale di aree adiacenti


Il fusto indica la luminosità, l’estensione dei rami rappresentano i diversi gradi di saturazione e il numero dei rami rappresenta le diverse tonalità. Inoltre quando si parla del colore e delle sue proprietà, si inserisce anche la materia o sostanza. A seconda della materia usata il risultato della nostra percezione del colore sarà diverso. Una precisa superficie potrà far risultare un colore più o meno brillante.

ARMONIA

La parola “armonia” deriva del lessico musicale e si riferisce a una combinazione simultanea di suoni e dovrebbe avere un effetto gradevole. (Cromorama, Riccardo Falcinelli) Che cos’è l’armonia dei colori e perché alcuni accostamenti sono più gradevoli di altri? La cosa strana riguardo all’armonia cromatica è che, a prescindere dalle nostre cognizioni sul colore, siamo consapevoli che alcune combinazioni di colori ci riescono gradevoli, pur non sapendo per quale motivo né come fare per ottenerle” (L’arte del colore, Betty Edwards).

Isaac Newton fu il primo a parlare di relazioni tra colori, cambiando il modello cromatico da lineare a circolare senza però studiarne il rapporto. Dopo di lui, i teorici del colore elaborarono numerose varianti del cerchio cromatico. Ciascuno cercava di realizzare una struttura che fosse in grado di spiegare i rapporti tra i colori. Con il Bauhaus (1919) arriva Johannes Itten, pittore, design e scrittore svizzero che inizia a insegnare in questa scuola artistica lasciando il segno negli studenti. Le sue idee furono un successo e una rivoluzione. Prima di lui le teorie cromatiche proponevano modelli basati su colori isolati senza porli mai in rapporto tra loro. Itten approfondisce lo studio e, tramite il suo Cerchio cromatico, mostra come tra le tinte primarie si generino le secondarie e le terziarie, evidenziando alcuni accostamenti considerati armonici e prendendo i colori a gruppi di due e di tre secondo alcuni rapporti specifici. Studiando le caratteristiche e gli effetti cromatici che si venivano a creare, Itten individuò sette contrasti chiamandoli “contrasti cromatici fondamentali”. In precedenza Goethe5, Bezold, Chevreul6e Hoelzel avevano già richiamato l’attenzione sui contrasti tra i vari colori, ma non disponevano delle nozioni fondamentali per un loro uso corretto. I sette contrasti sono: 1- contrasto di colori puri: è il più semplice, per crearlo basta accostare qualsiasi colore al più alto punto di saturazione. L’accostamento di giallo, rosso e blu rappresenta il culmine dell’accostamento tra i colori puri. Per creare questo contrasto sono necessari almeno tre colori e il risultato perde la sua forza quando le tinte che si usano sono lontane dai colori primari;

Johannes Itten

5. Johann Wolfgang von Goethe scrittore dell’opera “La teoria dei colori” del 1810. Disegna la ruota cromatica e disponendo i colori fondamentali uno di fronte all’altro in base alla loro complementarità 6. Michel Eugène Chevreul è un chimico francese che razionalizza i colori e li organizza in numeri. Creò il cerchio cromatico per rendere possibile la classificazione delle sfumature di colore

37


2- contrasto di chiaroscuro; 3- contrasto di freddo caldo; 4- contrasto di complementari; 5- contrasto di simultaneità: “è il fenomeno per cui il nostro occhio, sottoposto a un dato colore, ne esige contemporaneamente, cioè simultaneamente, il complementare e non ricevendolo se lo presenta da sé” (“Arte del colore”, Johannes Itten); 6- contrasto di qualità: il grado di saturazione dei colori; 7- contrasto di quantità: il rapporto quantitativo di due o più colori. Su quest’ultimo Itten dedica particolare attenzione e lo verifica all’interno di alcune illustrazioni dove mostra come un giusto contrasto di quantità renda l’immagine più armoniosa. Successivamente, legandosi alle superfici cromatiche che si presentano nelle opere, costruisce un altro cerchio nel quale lo spazio dedicato alle sei tinte principali è diviso in segmenti inversamente proporzionali alla quantità di luce che le tinte riflettono. Il rosso e il verde, che hanno la medesima luminosità, dovrebbero suddividersi lo spazio della tela metà per uno, mentre il giallo, tre volte più luminoso del viola, dovrebbe occupare una superficie tre volte più piccola. Itten ordina i colori attraverso la loro brillanza, il risultato sarà un’armonia quando la somma degli accostamenti di colore è un grigio medio. Questa idea di armonia si diffuse fino a quando Paul Klee7 iniziò a sottolineare che, seguendo una regola per arrivare a un’armonia calcolata, finiamo per rinunciare a tutta la ricchezza fisica e creativa. (Cromorama, Riccardo Falcinelli)

38

7. Pittore svizzero esponente dell’astrattismo, considerava l’arte un discorso sulla realtà e non una sua semplice riproduzione


MODELLO CROMATICO Johannes Itten

Colori puri

Chiaroscuro

Freddo caldo

Complementari

Simultaneità

Qualità

Quantità

39



5.

41


42


STORIA DEL COLORE Da cosa nasce il colore? Come veniva considerato dagli antichi e come viene prodotto e utilizzato oggi? Per capire cos’è il colore oggi bisogna capire come funzioni e quali siano le idee che gli uomini si sono fatti. L’impiego dei colori naturali ha un passato davvero antico e ha svolto un ruolo importante in molte civiltà. La differenza principale tra i colori del passato e quelli dei nostri tempi è che: i primi sono più preziosi dei secondi, a causa del lavoro necessario per la loro produzione, dalla rarità dei materiali per la loro realizzazione. Oggi, invece, per i colori, per uso artistico o industriale, si utilizzano prodotti sintetici, creati in laboratorio con reazioni chimiche, molto più rapidi da produrre. Prima dell’avvento della chimica i colori venivano ricavati da tre categorie naturali: minerali, animali e vegetali, ed erano suddivisi in coloranti e pigmenti. Per la pittura si utilizzavano pigmenti, i primi utilizzati dall’uomo sono le terre: poichè abbastanza semplici da trovare. Dalle piante si estraggono invece sostanze adatte alla colorazione di carta, cibi e tessuti. Altre tinte provengono invece dal regno animale (molto conosciuto è il rosso di cocciniglia, usato tutt’oggi), o dall’unione di quello animale con quello vegetale. Secondo lo storico Michel Pastoureau si potrebbe suddividere la storia del colore in diverse fasi di sviluppo. Dall’antichità fino al Medioevo dove dominava la triade bianco, rosso, nero1; al feudalesimo, nel XII secolo, dove per la necessità di esprimere al meglio la propria organizzazione sociale, vengono introdotti anche il verde, il giallo e il blu2. Con l’invenzione della stampa e dell’incisione (XV secolo) sorgono invece il bianco e nero, in un contesto minimalista che prepara l’avvento alle scoperte di Newton e la nascita dello spettro dei colori. Infine con la rivoluzione industriale, grazie alla fabbricazione dei colori con mezzi tecnologici,

1. Il bianco rappresentava qualcosa di pulito, il rosso qualcosa di tinto e il nero qualcosa di sporco 2. Fino alla prima metà del XII secolo, il blu è assente nella chiesa e nel culto cristiano. Nei primi tempi del cristianesimo era il bianco che predominava (colore della dignità e della purezza)

43


l’uomo non deve più affrontare il problema della riproduzione cromatica e i colori possono essere usati con più facilità.

Preistoria

Il primissimo uso del colore risale a circa 70.000 anni fa, l’uomo di Neanderthal lo usava per accompagnare i defunti, li cospargeva di polvere ricavata dalla macinazione dell’ocra rossa, il colore del sangue. Circa 50.000 anni fa invece l’homo sapiens iniziò ad usare il colore per fini artistici. I colori dell’età della pietra che si potevano utilizzare erano tre: il nero del carbone, il bianco del gesso e l’ocra rosso della terra, tutti colori ottenuti da materiali naturali. Il primo uso che l’uomo ne ha fatto è stato quello di dipingere se stesso. Successivamente si ebbe la necessità di applicare questi colori su superfici molto più ampie realizzando le prime pitture primitive. I dipinti dell’età della pietra presenti nelle grotte testimoniano come 30.000 anni fa l’uomo fosse in grado non solo di miscelare sostanza coloranti in tavolozza ma di produrre disegni artistici impregnati di forte realismo e dinamicità.

Egizi

Lasciando la preistoria passiamo all’Egitto. Gli antichi egizi sono stati dei maestri e pionieri in molti settori. Il più antico pigmento artificiale risale infatti al II millennio a.C. ed è la “fritta egizia”, un blu che venne usato per secoli. Un altro pigmento che ebbe molto successo fu la “biacca”, un impasto molto tossico, composto in parte da un sale di piombo bianco e inodore. Fu utilizzata per secoli, sia per la pittura che per la produzione di cosmetici, come la “cerussa di Venezia”, uno sbiancante per la pelle molto in voga nel XVI e XVII secolo. Con gli anni però questi pigmenti riscontrarono diversi problemi, tra cui la suddetta tossicità e l’instabilità con il passare del tempo.3

Medioevo

Nel periodo medievale chi maneggiava i colori apparteneva a una classe inferiore e, anche se il risultato era molto apprezzato, gli artefici non erano né considerati né stimati. Anche gli artisti avevano un ruolo poco riconosciuto, erano però ritenuti superiori ai produttori di colori: erano considerati al pari di muratori e dovevano realizzare su commissione le opere, stando attenti a seguire il volere dei committenti sull’utilizzo delle tinte ritenute preziose. Infatti, durante questo periodo, i colori acquistano un valore e vengono venduti a un prezzo preciso che ne caratterizza la ricercatezza. La tavolozza del pittore non era solo un insieme di tinte casuali ma era dominata da gerarchie. L’arte non era più considerata solo bellezza, ma doveva mostrare la sua ricchezza in denaro. Come spiega Falcinelli la differenza tra la tempera nerofumo e un blu oltremare era tantissima. Il blu oltremare era più costoso e più ammirato e molto difficile da ottenere, tanto che Marco Polo lo inserisce tra le meraviglie dei suoi viaggi. Si tratta di un pigmento in polvere di una pietra semipreziosa, il lapislazzulo, che arrivava in Europa portata da navi provenienti da Paesi lontani, per tale ragione, il suddetto pigmento prende il nome “oltre mare”4. L’oltremare è il blu del Rinascimento; lo possiamo ammirare

3. La biacca è il bianco che troviamo nella pittura, dove schiarisce i blu e i rosa, ha però il difetto di scurirsi se usato negli affreschi. Una testimonianza è la Crocifissione di Cimabue, dove assorbendo l’umidità, l’intonaco ha mutato il carbonato in solfuro di piombo nero che ha reso l’immagine come un negativo.

44

4. Il blu oltremare si trovava, come ci indica il nome, oltre il mar Mediterraneo e oggi sappiamo che il suo paese di provenienza era l’Afghanistan


nella Cappella degli Scrovegni di Giotto, nel Cenacolo di Leonardo, nella Cappella Sistina di Michelangelo e nei quadri di Bellini e Tiziano. Dato il costo molto elevato dei materiali, anche la realizzazione dell’opera finale acquisiva un valore molto alto. I maggiori committenti del Quattrocento fiorentino sono mercanti e banchieri le cui fortune vengono dal prestito e dall’usura. Per la Chiesa, questi incarichi erano ritenuti peccato e, per salvarsi dalla dannazione, questi strozzini, tra cui i Medici e i Rucellai, devolvono parte delle proprie ricchezze in beneficenza. Oltre a dare un valore all’opera, il tipo di colore serviva anche per stabilire delle gerarchie all’interno del dipinto. Il lapislazzulo può avere diversi gradi di purezza, il più costoso veniva utilizzato per dipingere il manto della Madonna, acquistando quindi anche una distinzione teologica. L’oltremare diventa una vera e propria ossessione arrivando a cambiare le sorti del blu, colore che da poco usato nell’antichità, e anche molto disprezzato, diventa dal Rinascimento in poi la tinta più nobile e apprezzata . L’ingresso nell’era moderna per il colore è segnato dalla data 1856, quando il chimico inglese Perkins scopre il primo colore sintetico e nel giro di 50 anni si riesce ad ottenere tutta la gamma dei colori. A soli 18 anni, Perkin scoprì il “malva”. Trova un mordente5 per il cotone e per altre applicazioni, compresa la colorazione dei francobolli. Il 26 agosto 1856 deposita il brevetto per “la produzione di un nuovo colorante per tingere con lilla o viola la seta, il cotone e altri materiali”. Il brevetto verrà concesso circa sei mesi dopo6. Questa scoperta ebbe grande influenza in tutto il mondo, specificatamente nella moda, nell’industria chimica e dei brevetti. 7 Si avvia ufficialmente l’industria del colore derivato dalle lavorazioni della petrolchimica.

Età moderna

5. Sostanza capace di fissare, sotto forma di una sostanza insolubile, i coloranti 6. La storia del primo colorante sintetico si trova nel libro “Il malva di Perkin. Storia del colore che ha cambiato il mondo” di Simon Garfield. 7. Gli anni 60 dell’Ottocento divennero “il decennio della malva”

45



6.

47


48


COLORE E SOCIETÀ Tutte le società hanno costruito sistemi simbolici in cui il colore occupa un posto rilevante. In precedenza abbiamo visto, in parte, come con il passare dei secoli i colori dominanti sono cambiati assumendo anche più significati a seconda del contesto storico e della società di cui si parla. La forza culturale delle convenzioni, il cui scopo è quello di mantenere la coesione e l’ordine sociale, fornisce così all’arbitrarietà a priori del senso dei colori una motivazione a posteriori: in linea di principio non c’è alcuna ragione per cui un certo colore abbia un certo significato; a cose fatte, però, quel significato si manifesta come qualcosa di talmente radicato nelle abitudini percettive e cognitive degli individui e delle collettività da apparire perfettamente razionale, quando non addirittura normale. (Semiotica dei colori, Marialaura Agnello)

Il colore assume quindi importanza in qualsiasi campo: arte e scienza, ma anche religione, economia, marketing ecc. Nella società attuale il colore non è solo una sensazione o un attributo, ma acquista un valore. Certe tinte diventano un tutt’uno con gli oggetti al punto da non poterli immaginare senza questa relazione. La matita gialla, citata anche da Falcinelli in “Cromorama”, ne è un esempio. Se su Google si ricerca “matita” automaticamente i risultati che ne usciranno saranno matite di colore giallo. La matita gialla è un archetipo, è un modello mentale a cui rapportiamo tutte le altre. Fare un oggetto in un certo colore può determinare anche un riscontro del pubblico incontrandone un consenso o no. Se ciò accade, quel colore può diventare una categoria con la quale giudichiamo tutto il resto. La tinta si deposita in una memoria collettiva rimanendo viva anche quando i suoi significati originari mutano nella Storia. La comunicazione attraverso il colore è un processo sempre in cambiamento che acquista e perde significati in continuazione. Nella società attuale ogni colore ci rimanda a delle sensazione sinestetiche differenti. I processi industriali sono dettati per far si che il consumatore, vedendo un determinato prodotto di un colore specifico, possa provare delle sensazioni positive precise che lo spingano al suo all’acquisto. Abbinando il rosso al piccante, il verde all’acido, il nero all’amaro ecc., il colore diventa come

49


un’anteprima nella nostra testa del sapore che andremo a gustare. Oltre a indicarci delle caratteristiche di un articolo in vendita, i colori, con l’industrializzazione e la realizzazione di prodotti in serie, diventano il mezzo perfetto per diversificare un pezzo, rendendolo unico. Il designer deve quindi riuscire a imporre le sue idee e la propria influenza per creare e successivamente pubblicizzare un modello originale. Anche nella moda il colore diventa un fulcro. Escludendo l’alta moda, la scelta di cosa indossare, di come apparire è legata a questioni sociali. Per non essere esclusi o emarginati, anche se si ricerca sempre l’unicità, seguiamo degli standard della società. Nella vita spesso portiamo delle maschere e, parte integrante di queste maschere, sono i colori, i quali non ci appartengono e indossiamo solo per camuffarci.

Simbologia del colore

50

Come precedentemente detto la cultura di provenienza influenza il significato che abbiamo del colore. Esempi sono il rosa per le femmine e l’azzurro per i maschi, una convezione nata nel XIX secolo, mentre prima era l’opposto. Anche in altri paesi, come il Giappone, il rosa non è un colore femminile, ma è legato al ragazzo, in quanto il rosso è simbolo dell’uomo. Ogni colore ha quindi una sua storia. Rosso: simbolo di virilità, di stimolo, di pericolo e di eccitazione sessuale. È il colore del sangue, del fuoco, della passione e della rabbia. È anche simbolo della guerra, veniva infatti utilizzato nei combattimenti già nell’antica Roma. Il rosso è anche associato al diavolo, infatti è presente nella trilogia del medioevo insieme al nero e al bianco. In Russia (nei primi del Novecento) la bandiera rossa sovietica significava rivoluzione e libertà dallo zarismo, ma quando gli ideali rivoluzionari vennero corrotti dalla sete del potere dei leader sovietici, il mondo occidentale indicò con il rosso il comunismo. In Cina il rosso è il colore delle feste, porta fortuna ed è usato nei matrimoni (è il colore dell’abito da sposa), mentre in altre culture come quella africana, è il colore del lutto. In America significa amore (San Valentino), azione, dinamismo e potere (è presente nella bandiera statunitense simbolo di coraggio e di forza) Bianco: il bianco ha molte interpretazioni contrastanti, spesso anche all’interno delle stesse culture. Il bianco, nell’epoca vittoriana, era simbolo di nobiltà. Le donne utilizzavano cappelli e ombrellini per ripararsi dal sole e si incipriavano con ossido di zinco per mantenere la pelle pallida per distinguersi dai poveri, i quali lavoravano all’aria aperta sotto il sole. Il bianco è anche simbolo di Dio, e nei dipinti viene spesso accostato al blu, simbolo della madonna (nel XII secolo). Nelle culture occidentali simboleggia la purezza e l’innocenza, ma in altre come in Giappone, in molte nazioni africane e in India è il simbolo della morte, del lutto (anticamente le vedove indiane erano obbligate a portare per il resto della vita sahari disadorni bianchi). In Cina ci si veste di bianco alle cerimonie funebri per onorare la purezza dell’anima ma, nel teatro cinese, la maschera bianca indica un personaggio malvagio. Nero: nel mondo occidentale il nero è il colore della morte, del lutto e del male. Nel cinema muto i capelli bianchi o neri dei personaggi servivano per distinguere il buono dal cattivo. Per gli antichi egizi il nero significa vita, crescita e benessere. Questo colore è anche correlato alla notte, al mistero, all’ignoto.


Verde: figura per la prima volta nella pittura degli antichi Egizi. Fu associato alla fertilità, alla rigenerazione e all’evoluzione spirituale. In Europa fu papa Innocenzo III ad introdurlo. In passato era caratterizzato da un qualcosa di instabile e di volatile. I coloranti vegetali tendevano a sbiadire con il passare del tempo perdendo quindi vivacità, mentre quelli chimici erano tossici e corrosivi. Infatti, il verde veniva associato, e in alcuni casi lo è ancora oggi, al veleno e all’inganno. I buffoni di corte indossavano abiti verdi e così facevano anche i giovani considerati caratterialmente instabili. Inoltre il verde era il colore dei giochi, sia tra cavalieri, sia giochi sportivi e d’azzardo. Il verde era anche considerato “malasorte” a teatro e anche dai gioiellieri. Nel Rinascimento il verde inizia a simboleggiare la natura. Nel cristianesimo rappresenta il simbolo della nascita, della vita, ed è infatti associato al battesimo e alla festa dell’eucarestia. Nel mondo islamico simboleggia il profeta Maometto e di conseguenza la religione musulmana. In certi Paesi Tropicali si associa ai segnali di pericolo. In Cina è il colore della fedeltà mentre in Irlanda simboleggia il patriottismo. In Inghilterra è detto “verde Lincoln” ed è abbinato alla leggenda di Robin Hood, simbolo di eroismo. Questo colore è anche simbolo di salute ed è spesso associato al rosso, come suo complementare, assumendo di conseguenza il suo significato contrario: mentre il rosso richiama il divieto, il verde è il permesso (ad esempio nel semaforo). Giallo: è un colore molto ambiguo. È il colore del sole, dell’oro, della felicità, dell’intelletto, dell’illuminazione ma anche simbolo di invidia, tradimento, gelosia. Nella cultura islamica è il colore della saggezza, mentre in quella cinese è il simbolo dell’imperatore, della potenza (era ricavato da procedimenti complessi su materie prime rare quindi era considerato un colore dei ricchi). Nel cristianesimo richiama il tradimento di Giuda, che indossa un mantello giallo nel momento in cui inganna Gesù con un bacio. Blu: il blu, come abbiamo visto in precedenza, è un colore molto più recente rispetto al bianco, al nero, al rosso, al verde e al giallo e nel Medioevo, prima di essere rivalutato, era considerato un porta sfortuna. Oggi il blu è sinonimo di pace e di tranquillità. In Medio Oriente simboleggia la spiritualità mentre in Cina è considerato il colore dell’immortalità. Nelle sue gradazioni più scure, rappresenta l’autorità, mentre nelle gradazioni più chiare è simbolo di felicità. Il blu simboleggia anche la tristezza e la malinconia. Ad esempio Picasso, nel suo “periodo blu” ritrae la desolazione, la povertà e il suo stato d’animo. (L’arte del colore, Betti Edwards/ Semiotica dei colori, Marialaura Agnello)

51



7.

53


54


PSICOLOGIA DEL COLORE E MEMORIA La teoria del colore come funzionamento psicologico è presente da quando Goethe ha scritto “Teoria dei colori” nel quale ha collegato le categorie dei colori a una risposta emotiva. La psicologia del colore studia infatti gli aspetti che influenzano la mente e le emozioni. La percezione visiva creata del nostro cervello è capace di provocare risposte emotive e atteggiamenti psicologici diversi. Ragionando circa i colori freddi e quelli caldi, si riscontrerebbe un accordo quasi unanime sulla loro distinzione. Blu, azzurri e viola sono freddi, mentre rosso, arancione e giallo sono caldi. Ma cosa indichiamo quando parliamo di un colore caldo? Nella maggior parte dei casi stiamo usando una metafora proponendo un’associazione sinestetica con cui leghiamo una certa tinta alla sensazione di calore, come il sole e il fuoco anche se questi collegamenti non sono sempre vincolanti. (La fisica ci insegna che l’azzurro può essere caldo, infatti a una temperatura di 1800°C un oggetto emette principalmente radiazioni blu, esempio il gas dei fornelli). Nell’ultimo secolo si è cercato di dimostrare la calorosità e la freddezza delle tinte basando degli esperimenti sulla capacità delle lunghezze d’onda di influenzare il metabolismo. Alcuni colori stimolano la persona rendendola più o meno agitata, ad esempio, entrando in una stanza rossa, il nostro battito cardiaco aumenta e per di più questa tinta, darebbe l’impressione che lo spazio sia più stretto. Sono ipotesi plausibili, però si riconoscano le influenze dettate dagli stati d’animo del momento del soggetto. Sono esperimenti con debolezza scientifica, infatti la sensazione che un certo colore ci suggerisce è data principalmente dal contesto. Ma l’idea che i toni caldi siano legati all’eccitazione e quelli freddi alla calma, ha comportato la costruzione di elaborati codici visivi creando dei collegamenti sia culturali che naturali. Dall’esperienza naturalistica i colori si evolvono in simboli astratti, spirituali e mentali che, a seconda dei luoghi e delle tradizioni, possono essere molto differenti.

Colori caldi e freddi

55


Max Lüscher

Secondo Max Lüscher1, l’origine del significato dei colori origina da un’esperienza primordiale, che associa cromaticamente gli elementi naturali: la luce al giallo, la notte al blu e da questi colori primitivi derivano poi tutti gli altri. L’associazione psicologica avviene in modo specifico solo quando è presente un caso di colore selezionato. Quando guardiamo un quadro o una foto a colori, il significato psicologico è quello che ci colpisce meno, perché molti altri fattori vengono coinvolti come il contenuto, la forma, l’equilibrio dei colori e la bellezza. Nel 1947 Lüscher ha realizzato un test che rivela lo stato psico-fisico della persona sulla base delle scelte e delle preferenze cromatiche. Il test si compone in diverse tavole cromatiche, contenenti 73 tipici colori consistenti in 25 sfumature o gradazioni, e che richiedono di operare 43 differenti selezioni. Ognuno dei colori ha un significato psicologico oggettivo e la preferenza o il rifiuto personale da parte del soggetto, ne rivela il suo atteggiamento verso il segnale emotivo-simbolico che quei colori rappresentano. Un altro fattore che viene valutato nel test è la sequenza dei colori scelti, che attribuisce un significato in più alla personalità e alle motivazioni del soggetto.

PSICOLOGIA NEL MARKETING

Oggi la psicologia dei colori è fondamentale nel marketing. Grazie a questa è possibile capire come l’utente reagisca agli stimoli dei diversi colori individuando quello più adatto per il brand, per la comunicazione e per la promozione dei prodotti. La percezione delle cose può avvenire in 1/25 o 1/50 di secondo senza che l’individuo ne sia cosciente ed è di particolare importanza per la leggibilità dei testi, slogan e marchi su sfondi colorati. Poiché la percezione dipende molto dalle esperienze personali e dalla società, i colori nella grafica acquistano un ruolo principalmente rafforzativo. Il colore diventa un attributo che aiuta il nostro cervello a distinguere i vari brand e può seguire una classifica comune che associa le emozioni ai colori, oppure andare controcorrente per cercare di mettersi in risalto rispetto al concorrente e puntare all’unicità. I colori utilizzati dai principali brand di successo: Blu 33% Rosso 29% Nero 28% Giallo 13%

Colori nel Marketing

56

Anche se la psicologia del colore non è sempre valida, la maggior parte delle persone acquista un prodotto in base al suo colore. I significati che il nostro cervello tende a associare ai diversi colori messo in evidenza dalle ricerche di neuromarketing sono: Rosso: colore più utilizzato nella grafica perché trasmette vitalità. Viene usato nell’ambito dell’industria alimentare perché stuzzica l’appetito. È il colore che stimola eccitamento e impulsività. È anche il colore del pericolo (cartelli stradali). Rappresenta passione e emozioni forti ed è per questo spesso usato anche per loghi di partiti politici, ma anche eventi e gruppi musicali.

1. Psicoterapeuta, sociologo e filosofo svizzero. Inventore del famoso “test dei colori”


Giallo: il giallo è collegato all’energia ed è infatti utilizzato in molte compagnie energetiche. Il giallo rappresenta lo stimolo all’azione e all’attività mentale, favorisce la comunicazione ed è simbolo di ottimismo, positività e crescita. È associato al sole, la fonte della vita e del calore e rappresenta di conseguenza vitalità e felicità, ma può trasmettere anche pericolo. Arancione: è uno stimolo all’attività mentale e al pensiero. È il colore della creatività, della fiducia e dell’energia mentale. Viola: è un colore che trasmette sensazioni spirituali e interiori. È un colore elegante ed è spesso associato al mistero e alla fantasia, infatti è molto presente nel titolo di libri/fumetti fantasy. Rosa: rappresenta la femminilità, la delicatezza e il romanticismo. Blu: come si è visto è uno dei colori più amati e di conseguenza più utilizzati per marchi, prodotti, siti ecc. Questo colore suscita un senso di pace e rilassatezza, ma allo stesso tempo di avventura. Ispira fiducia e calma, riduce lo stress e predispone ad un atteggiamento positivo e di lealtà. Verde: trasmette, come il blu, rilassatezza e tranquillità e sensazioni positive e rassicuranti. È il colore della natura e di conseguenza è usato per indicare il bio e l’ecologico. Oltre ad essere il colore della natura è anche quello della vita. A seconda delle tonalità trasmette sensazioni diverse. Il verde scuro trasmette fiducia e sicurezza, mentre il verde chiaro è simbolo di innovazione, giovinezza e vitalità. Marrone: è il colore della terra e della natura. Un marrone scuro da un’idea di semplicità e durevolezza, mentre la tinta più chiara esprime comfort e tranquillità. È un colore molto elegante e sofisticato. Grigio: colore neutro, esprime solidità, durevolezza e resistenza. È molto utilizzato perché trasmette calma, professionalità e autorità e allo stesso tempo trasmette raffinatezza e eleganza. Bianco: è definito anche “non colore” e serve principalmente per far risaltare altri colori. Nero: può essere abbinato a qualsiasi colore, ma è da usare con molta attenzione, perché potrebbe risultare molto pesante per gli occhi. È il colore dell’eleganza.2

2. Consultare il sito: https://www.grafigata.com

57


MEMORIA VISIVA

La memoria è una funzione psichica neurale di assimilazione di dati provenienti dall’ambiente percepiti dagli organi di senso (tatto, udito, vista, gusto, olfatto) e elaborati in ricordi dalla mente e il cervello. La memoria visiva, come le altre memorie sensoriali, permette di ricordare solo alcuni dettagli della scena che si è vista. In questo processo influiscono molto le emozioni, infatti solitamente i particolari che ci hanno suscitato dei sentimenti sono quelli che ci rimangono più impressi anche se quasi mai sono riproduzioni fedeli dell’immagine originaria. Un esempio, è l’episodio delle madeleine proustiane1, dove l’autore mangiando il dolcetto rivive delle sensazioni famigliari. Le informazioni che non vengono trattenute nei nostri ricordi si perdono e, di conseguenza, quando ripenseremo alla scena o all’immagine colmeremo i dettagli mancanti con altre immagini.

MEMORIA DEL COLORE

Test

Jonathan Flombaum, assistente professore della Johns Hopkinks University, è il fondatore del progetto “The visual Thinking Lab”, un laboratorio che mette in pratica dei test innovativi per comprendere maggiormente il funzionamento del cervello. I ricercatori hanno dimostrato per la prima volta che i ricordi dei colori sono alterati. Flombaum, in collaborazione con gli scienziati cognitivi Gi-Yeul Bae della University of California di Davis, Maria Olkkonen della University of Pennsylvania, e Sarah R. Allred della Rutgers University ha creato una serie di esperimenti dimostrando la tendenza del cervello a categorizzare i colori. Inizialmente i ricercatori hanno chiesto a un gruppo di volontari di trovare gli “esempi migliori” rispettivi ai colori blu, rosa, viola, ’arancione, giallo e verde in una ruota di colori composta da 180 diverse tonalità. La maggioranza ha indicato la stessa tonalità per ogni colore, definendo quindi una generale percezione della tinta “base”. Con un altro gruppo di volontari è stato invece condotto un esperimento di memoria. È stato loro mostrato un quadrato colorato per un decimo di secondo. Successivamente dovevano cercare di ricordarlo, guardando uno schermo bianco per quasi un secondo. Infine è stato chiesto loro di trovare la tonalità che avevano memorizzato sulla ruota dei colori di 180 tonalità. Nel tentare di riconoscere le tinte corrispondenti, i soggetti tendevano a sbagliare, indicando quella che dal gruppo prima era stata definita la tonalità base. “Possiamo distinguere milioni di colori, ma per memorizzare queste informazioni, il nostro cervello usa un trucco. Noi contrassegniamo il colore con una etichetta grezza. Ciò rende più deviati i nostri ricordi, ma comunque molto utili”. (Jonathan Flombaum) Quindi un oggetto lilla potrebbe essere ricordato come viola o rosa, e un oggetto verde acqua potrebbe essere ricordato come blu o verde. Il nostro cervello memorizza la tinta base, così che quando cerchiamo di ricordare un colore preciso, il nostro ricordo viene deviato. Flombaum, riprendendo un’esperienza personale, spiega il fenomeno con l’esempio del colorifici. Quando si prova ad acquistare una tempera di un colore specifico senza averne un campione in mano, è praticamente impossibile scegliere

58

1. Proust analizza la psicologia attraverso la descrizione dei pensieri e delle memorie. Un sapore o un odore possono essere uno strumento per mantenere attiva la mente scatenando con un semplice morso una serie di pensieri, di emozioni e memorie.


la tinta precisa anche se si è convinti di averla memorizzata. (Jill Rosen in John Hopkins University - Traduzione di Franco Pellizzari2) “Cercando di scegliere un colore per i ritocchi, ho finito per fare un errore. Questo perché avevo ricordato male il mio muro come un blu più prototipo. Potrebbe essere un verde per quanto interessa al negozio, ma lo ricordo come blu”. (Jonathan Flombaum)

Cosa vediamo: Cosa ricordiamo:

2. Consultare il link: https://www.alzheimer-riese.it/contributi-dal-mondo/ricerche/4770-come-ricorda-i-colori-il-cervello

59



8.

61


62


COLOR QUIZ Color Quiz è un progetto nato per provare se sia possibile riconoscere un’immagine dalla sua palette di colori. L’idea riprende, in parte, il lavoro del grafico Hyo Taek Kim il quale ha illustrato diversi film e personaggi utilizzando solo i loro colori principali. Dopo una ricerca e una selezione di 90 immagini è stato creato il quiz formato da 30 domande divise in tre categorie: Brand, Personaggi e Dipinti. Ogni domanda presenta una Palette di uno o più colori e 3 immagini in bianco e nero, che corrispondono alle tre possibili risposte. Le Palette di colori sono state realizzate sia ricercando i codici Hex1 originali online, nel caso dei brand e dei personaggi, sia campionando i colori principali dell’immagine, nel caso dei dipinti. Con il programma Adobe Illustrator sono state realizzate tutte le grafiche e il logo di “Color Quiz”. Successivamente sono stati creati un sondaggio e una demo di un’app. Il sondaggio è stato realizzato su Google form per memorizzare i risultati di tutti i partecipanti e in seguito studiarli e illustrarli in un’infografica.

1. Il codice Hex è il sistema numerico esadecimale con cui si scrive il colore in HTML. Viene specificato un colore esadecimale: #RRGGBB. RR(rosso), GG(verde) e BB(blu) sono numeri interi esadecimali compresi da oo a FF che specificano l’intesità del colore. (Consultare il link: https://www.web-link.it/colori-html.html)

63


La demo dell’applicazione è stata disegnata e sviluppata sulla piattaforma Thunkable, la quale permette di creare un’interfaccia grafica con degli elementi già disponibili e realizzare i collegamenti, per permettere il funzionamento delle singole animazioni, attraverso degli schemi a blocchi. L’app Color quiz è funzionante sia per sistema operativo android, tramite un’apk scaricabile, sia per sistemi iOS. La scelta di creare un’applicazione è nata con il fine di realizzare un gioco dove gli utenti potessero divertirsi, ma allo stesso tempo riflettere sulla loro memoria e su quanto effettivamente prestino attenzione ai dettagli che li circondano.

Difficoltà

La difficoltà principale nella realizzazione del progetto è stata abbinare le immagini dei Brand, dei personaggi e dei dipinti per colori in modo da rendere possibile, ma non troppo complicata, l’identificazione dell’immagine corretta. Inoltre le opzioni dovevano essere il più possibile riconoscibili da persone di varie fasce d’età per permettere a tutti di rispondere per conoscenza e non per casualità.

GOOGLE FORM

Per presentare i risultati del sondaggio è stato realizzato un libro Report.

Partecipanti

Il Quiz è stato svolto da persone di tutte le età, con una prevalenza di ragazzi dai 18 ai 30 anni (48,9%), seguiti da un 40% di persone dai 31 ai 60 anni. Tra i 526 partecipanti 394 sono di genere femminile e 132 di genere maschile. Poco più della metà sono lavoratori (54,2%) e solo il 7,2% lavora, ha lavorato o studia in campo artistico.

Punteggio

La media delle risposte corrette è stata di 17/30. Prendendo in considerazione solo il campo artistico la media sale a 19,4/30. Avendo però pochi partecipanti in questo settore, non è possibile confermare quanto la professione influisca sul risultato, ma si può ipotizzare che un’artista sia solitamente più attento ad alcuni dettagli. Anche l’età ha influito in parte nei risultati finali, la media infatti si alza nella fascia di età più giovane: over 60: 15,9/30 46-60 anni: 15,5/30 31-45 anni: 17/30 18-30 anni: 18,8/30 under 18: 19/30 La media delle risposte per ogni categoria è stata: Brand: 6,3/10 Personaggi: 5,4/10 Dipinti: 5,7/10 Nei commenti del quiz molte persone hanno notato maggiore difficoltà nell’ultima categoria, quella dei dipinti, sottolineando che alcuni di questi fossero a loro sconosciuti. I risultati però mostrano come i partecipanti abbiano sbagliato maggiormente le risposte della categoria Personaggi. I Brand sono stati i più riconosciuti, probabilmente perché contengono meno colori e più distinguibili. I brand con risposta spesso errata: • Airbnb: risposte esatte 41% • Youtube: risposte esatte 36% • Google: risposte esatte 44% I personaggi con risposta spesso errata:

64


• Scooby Doo: risposte esatte 33% • Stitch: risposte esatte 35% • Malefica: risposte esatte 49% • Charlie Brown: risposte esatte 50% • Homer Simpson: risposte esatte 39% Dipinti con risposta spesso errata: • Il Bacio di Klimt: risposte esatte 43% • La Trahison des images, Magritte: risposte esatte 48% • Il 3 maggio 1808, Goya: risposte esatte 48% • Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio, Dalì: risposte esatte 43%

PALETTE Brand

Personaggi

Dipinti

65



BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

67


68


BIBLIOGRAFIA

Betty Edwards, L’arte del colore. Guida pratica all’uso dei colori, traduzione di Alessio Catania, titolo originale: Color. A course in Mastering the Art of Mixing Colors, Longanesi 2006 - Milano Paola Bressan, Il colore della Luna. Come vediamo e perché, Gius. Laterza & figli Spa 2007, Roma-Bari Marialaura Agnello, Semiotica dei colori, Carocci editore S.p.A.& Bussole 2013, Roma Johannes Itten, Arte del colore. Esperienza soggettiva e conoscenza cognitiva come vie per l’arte (edizione ridotta), traduzione di Augusta Monferini e Marta Bignami, titolo originale: Kunst der Farbe, Otto Maier Verlag, Ravensburg 1961 e 1970, il Saggiatore, Milano 1982 Riccardo Falcinelli, Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo, Giulio Einaudi editore s.p.a, Torino 2017 Michel Pastoureau, I colori del nostro tempo, traduzione di Monica Fiorini, titolo originale: Dictionnaire des couleurs de notre temps, Christine Bonneton Éditeur, octobre 2007, Adriano Salani Editore S.p.A - Milano 2010 Michel Pastoureau, I colori dei nostri ricordi. Diario cromatico lungo più di mezzo secolo, trad. di L. De Tomasi, Collana Saggi, Milano, Ponte alle Grazie, 2011

SITOGRAFIA

Vocabolario Treccani: http://www.treccani.it/ Introduzione - Hyo Taek Kim: https://society6.com/hyos/prints, https://www.behance. net/hyos Colore: materia o luce? - La teoria dei colori di Newton: https://aparadiso.wixsite.com/fisicaliceo/ la-teoria-dei-colori-di-newton - La teoria dei colori di Newton, Gruppo arcobaleno Lauree Scientifiche: http://crf.uniroma2.it/wp-content/uploads/2010/04/ColoriNe Che cos’è il colore - Protanopia, Dr. Miguel Rechichi: https://www.pazienti.it/contenuti/malattie/protanopia - I tuoi occhi, Scheda informativa a cura dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus: https://www.iapb.it/daltonismo/ Sistema visivo - L’arte di Matisse e Mondrian piace al cervello: la teoria neuroestetica di Zeki, Marco Funaro: https://www.ilsuperuovo.it/larte-di-matisse-e-mondrian-piace-al-cervello-la-teoria-neuroestetica-di-zeki/

69


- Apogeo. Tecniche di video digitale, Piervincenzo Nardese: https:// books.google.it/books?id=t6nODwAAQBAJ&pg=PP30&lpg=PP30&dq=lunghezze+d%27onda+long+medium&source=bl&ots=LsL20GBKpo&sig=ACfU3U1WEA4amLV4ToB7wxfQXkJXMhGI7g&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwivrfOcu8fnAhUNY8AKHXDXB4sQ6AEwD3oECAkQAQ#v=onepage&q=lunghezze%20d’onda%20long%20medium&f=false Proprietà del colore e armonia - Teoria del colore: concetti e terminologia, Gianluca Tramontana Blog: http://www.gianlucatramontana.it/blog/2014/01/teoria-del-colore-concetti-e-terminologia/ - Tonalità, luminosità e saturazione: http://web.mclink.it/MD4223/scritti/2002/g_colori/colori09.htm - Tinta, Saturazione e Brillantezza, Elementi di Comunicazione Visiva, Manuale teorico di progettazione tra creatività e scienza: https://www. alchimiegrafiche.com/tinta-saturazione-e-brillantezza/ - La saturazione di un colore (cioè una pienezza relativa), Mauro Boscarol: http://www.boscarol.com/blog/?p=17718 - I colori nella storia: https://www.icoloridimadrenatura.it/news/i-colori-nella-storia/ Storia del colore - Il primo colorante sintetico: il malva di Perkin, Mauro Boscarol: http:// www.boscarol.com/blog/?p=8795 - La storia dei colori: http://thesignofcolor.com/la-storia-dei-colori/ - La storia del colore, dall’antichità ad oggi, Fabi Spa: http://www.fabishoes.it/blog/storia-colore-dallantichita-ad-oggi/#.XkJfazFKhPY - Quanto è importante conoscere la storia dei colori? Conversazione con Michel Pastoureau, Ilaria Defilippo: https://alleyoop.ilsole24ore. com/2018/04/27/quanto-e-importante-conoscere-la-storia-dei-colori-conversazione-con-michel-pastoureau/ Colore e società - Colore cafè: il colore e le culture del mondo, Rachele: https://www.stampaprint.net/it/blog/tutorial/color-cafe-il-colore-e-le-culture-del-mondo - Colore e cultura, differenze e percezioni, Annabella Calisti: http://www. monethaircolorimpressionist.it/colore-e-cultura-differenze-e-percezioni/ - I colori nelle culture e nelle lingue antiche e moderne, Francesca Morando: http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/i-colori-nelle-culture-e-nelle-lingue-antiche-e-moderne/

70

La Psicologia del colore: - Test di Max Luscher: scegli un colore e ti dico chi sei?, Cristina Rubano: http://www.crescita-personale.it/teorie-psicologia/947/test-dei-colori-max-luscher/4803/a - Psicologia del colore - L’influenza del colore nella prsicologia e nell’arte, Donato Saulle: https://www.donatosaulle.it/psicologia-del-colore-psicologo-milano/ - Color and psychological functioning: a review of theoretical and empirical work, Andrew J. Elliot: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/ PMC4383146/ - Psicologia del colore: non la conosci veramente se non leggi questo articolo, Andrea Saletti: https://www.pronesis.it/psicologia-del-colore-web/ - Come scegliere il colore di un logo?, Lorenzo miglietta: https://www.


grafigata.com/2014/09/come-scegliere-colore-logo/#gref - La psicologia del colore nel marketing e branding, Victor Motricala: https://www.victormotricala.it/marketing/la-psicologia-del-colore-nel-marketing-e-branding - https://it.wikipedia.org/wiki/Memoria - Cos’è la memoria e come funziona, Serena Costa: https://www.serenacosta.it/scuola-e-compiti/cose-la-memoria-e-come-funziona.html - La memoria visiva fra illusioni e falsi miti, Cristina Rubano: http://www.crescita-personale.it/memoria/1896/memoria-visiva-come-funziona/4831/a - Come ricorda il nostro cervello, Jill Rosen in John Hopkins University, Traduzione di Franco Pellizzari: https://www.alzheimer-riese.it/contributi-dal-mondo/ricerche/4770-come-ricorda-i-colori-il-cervello - La memoria dei colori, Laura Maestri: https://www.ecnews.it/la-memoria-dei-colori/ - Cibo e letteratura, il fattore alimentare: https://ilfattoalimentare.it/ cibo-e-letteratura-proust.html Color Quiz - Colori in HTML: il loro valore esadecimale, Redazione: https://www.weblink.it/colori-html.html

71





Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.