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TESTIMONIANZA E SERVIZIO LA COMUNITÀ SALUTA DON ELIO CI MANCHI TANTO DON ELIO
UN PRETE INNAMORATO DI DIO E DELLA CHIESA E’ stato per 22 anni parroco di S. Caterina in Villa, da 9 era anche vicario cooperatore a Cattignano Alle prime luci dell’alba di domenica mattina, come nell’annuncio evangelico della resurrezione, don Elio è risorto a vita nuova. E come nel racconto della resurrezione, altrettanto rapidamente e con incredulità in quella domenica, ultima, di maggio la notizia della morte di don Elio si è diffusa per l’intera San Giovanni Ilarione, lasciando tutti in uno stato di tristezza e di sconforto che si percepiva chiaramente per le strade e dentro le case. Le poche, essenziali annotazioni riportate sul sito della Diocesi non rendevano ragione di quanto il sacerdote e ancor prima l’uomo don Elio aveva vissuto: “Nato a Valdagno il 15 febbraio 1940, fu ordinato sacerdote a Vicenza il 18 marzo 1967. Fu vicario cooperatore a Recoaro dal 1967 al 1971 e a Chiampo dal 1971 al 1980, quando fu nominato parroco di Priabona. Nel 1993 fu trasferito a Santa Caterina in Villa (San Giovanni Ilarione). Nel 1996 divenne amministratore parrocchiale di Cattignano. Si è spento dopo breve malattia il 31.05.2015 presso l’Hospice di Cologna Veneta.” Chi ha avuto la fortuna di andarlo a trovare negli ultimi giorni della sua implacabile malattia può testimoniare della sua passione per il servizio pastorale, che lo faceva sentire, fin negli ultimi momenti della vita, “padre” delle due comunità di Villa e di Cattignano: «Siete la mia grande famiglia e non mi avete abbandonato. Vi voglio bene». Poche, essenziali parole, com’era nel suo stile, per dare significato profondo a tutta la vocazione di prete che l’aveva sempre accompagnato e che, come confidava ai suoi confratelli, l’aveva reso veramente e intimamente felice. Eppure non ebbe un’infanzia facile, don Elio, e ricordava con affetto ma anche con commozione, i primi anni di vita, le ferite della guerra nelle famiglie vicine, la figura della madre che
gli infondeva quella saggezza a cui spesso attinse negli anni successivi. Una fede forte, la sua, radicata nella tradizione tramandata dagli anziani, ma aperta ad accogliere il rinnovamento e irrorata dall’amore verso coloro che erano in difficoltà (quanti genitori l’hanno visto arrivare in casa a sostenere una famiglia in difficoltà per le scelte dei propri figli, o perché colpita da una disgrazia o perché bisognosa di un aiuto morale, prima ancora che economico!). E tutto questo era svolto con una discrezione e una signorilità che sono sempre stati fra i tratti distintivi del suo essere prete. Nelle parrocchie in cui ha svolto il suo servizio pastorale ha sempre lasciato un’impronta significativa, come hanno dimostrato i tanti suoi ex parrocchiani giunti a rendergli omaggio nel giorno del funerale. Eccellente organizzatore e profondo conoscitore delle dinamiche interne alle proprie comunità, sapeva essere vicino alle varie componenti della parrocchia (bambini e ragazzi, catechisti, giovani, genitori e perfino nonni), che amava incontrare personalmente, salutando tutti per nome. La sua personalità schietta e marcata lo portava talvolta a prendere decisioni forti e perentorie, ma il tutto era finalizzato al bene della “sua” gente e all’interno del servizio pastorale a favore della Chiesa, che sentiva vera madre e costante punto di riferimento. L’ultima sua prova, quella della malattia, rivelò in lui le fisionomie del combattente lucido e consapevole, ma anche sereno di fronte a quanto il Signore gli chiedeva. Ai molti che lo visitarono e ancor più alle persone che gli sono state amorevolmente vicine lungo il sofferto suo calvario finale, ha saputo infondere una pacatezza e una serenità che ha colpito tutti, segno che le parole di San Paolo, da lui scelte come degna conclusione della sua vicenda terrena, erano state da lui vissute in modo completo e senza incertezze: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno.” Dario Bruni
Se n’è andato senza voler far scalpore, senza disturbare quasi nessuno, dal suo letto del dolore ha sempre trasmesso un messaggio di ottimismo, di fiducia, di speranza. Dai messaggi facebook si è rivolto all’intera comunità, la sua grande famiglia, rianimando tutti, rincuorando tutti, trasmettendo fiducia e serenità. Parroco a Santa Caterina in Villa, Don Elio si è occupato a 360° nella sua parrocchia; “La tieni come un gioiello…- gli dicevo- tutti ti vogliono bene.“ Ma anca mi, ciò, ghe vui ben a la me gente, par mi l’è la me fameija”, asseriva. Non ha trascurato nessuna fetta sociale della popolazione, soprattutto ha voluto occuparsi dei giovani, quelli più pericolanti, i chierichetti poi sono stati il suo emblema, ma anche il gruppo giovanissimi è un po’ una sua creazione. Dopo il trasferimento di don Adriano, nel 2007, che seguiva il settore, don Elio capisce che non può trascurare quella fetta di gioventù ed allora coinvolge un gruppo di adulti di buona volontà e di grande impegno ed affida loro il gruppo giovani che va dalla prima alla quinta superiore. Tramite essi, in stile don Bosco, lancia il messaggio dell’importanza di fare gruppo, della bellezza di stare insieme, del portare avanti dei valori che dovranno essere alla base dei futuri cittadini: amicizia, solidarietà, impegno verso gli altri, sentirsi parte attiva ed integrante all’interno della comunità. Dai primi tre animatori si passa a più di dieci ed insieme aiutano i ragazzi a crescere in manie-ra indipendente, a ragionare sempre con la propria testa, a non lasciarsi coinvolgere da fatti o situazioni che possono far loro perdere la speranza, a divenire i futuri protagonisti nella vita sociale della parrocchia. I ragazzi si sentono gratificati, valorizzati, compresi, amati. Don Elio non manca mai di passare per un saluto, una battuta, per una testimonianza con la propria presenza. Egli si sente sempre giovane. Nonostante la sua esistenza sia stata caratterizzata da cambiamenti sociali anche all’interno della Chiesa stessa, egli si è sempre adattato e camminato con i tempi, scorgendo l’aspetto positivo dei cambiamenti, portando sempre avanti la speranza e la fiducia. Con il gruppo giovani si organizza una gita a Roma , si fanno i campi scuola al mare, si fa la festa annuale e in occasione dei 70 e 75 anni don Elio ha voluto essere circondato da loro, la speranza e il futuro della società e della Chiesa. Dai primi 20 ragazzi
iniziali, si passa ora a più di 70, i più grandicelli diventano a loro volta animatori e riversano sulle nuove leve la loro esperienza e il loro dinamismo. Hai proprio seminato bene, don… Con la scuola dell’infanzia “Papa Luciani”, poi, è il papà che segue tutti, che si ferma a parlare, sorridere, ad ascoltare. E’ molto geloso della sua scuola, dei principi a cui è ispirata, ed ogni mercoledì si ferma a pranzo con tutti i bambini, bambino in mezzo ad altri bambini, ed accarezza con lo sguardo questi che sono il futuro della vita. Nel suo intimo don Elio è sempre rimasto un ragazzo, pieno di spontaneità, privo di formalismi, pratico, sincero, un amico su cui fare affidamento. Sul muro di sostegno del capitello di San Pietro in via Moccia, la gente del luogo nel 2001 ha voluto eternare il suo nome, incidendolo sul marmo, a ricordo della sua solerzia e disponibilità. Ora ci lascia il messaggio di continuare, di proseguire sul cammino intrapreso, di non sfiduciarci, perché Cristo non muore mai ed è Lui il fine ultimo da raggiungere, anche se è difficile, come evidenziato da Mattia, un ragazzo di scuola media che, abbracciandomi, ha detto fra i singhiozzi “Mi manca tanto don Elio…”. E’ vero Mattia, manca anche a tutti noi. Gianni Sartori
MEMORIE DI 16 ANNI DI AMICIZIA
La testimonianza dell’attuale Vicario, Mons. Franco Coffetti Quando nel settembre 1999 venni a Montecchia Don Elio svolgeva la funzione di Vicario. Avvertii subito la serenità e il vigore con cui vegliava, a nome del Vescovo, sulle chiese del Vicariato. Fu per me di grande sostegno nel passaggio, non semplice, di consegne con l’Arciprete precedente. Ricordo i lunghi dialoghi nell’ufficio parrocchiale di Villa, sempre rassicurante e incoraggiante. Alla fine del settembre 1999 ci fu la rielezione del Vicario, con la proposta di una terna di parroci, da presentare da parte del Consiglio Pastorale Vicariale, al Vescovo. Don Elio fece il pieno dei voti. Purtroppo nel novembre del 2001 a me per primo successe una grave crisi cardiaca, grazie a Dio felicemente superata. Don Elio fu in quel periodo vigile e presente per la parrocchia di Montecchia.
A breve distanza di mesi anche lui fu gravemente provato, con una operazione a cuore aperto. Miracoli della “buona sanità” e della Divina Provvidenza, ambedue riprendemmo pienamente le nostre attività. Da allora niente ebbe a soffrirne il Vicariato nei successivi avvicendamenti delle funzioni di Vicario, prima a Don Silvio poi a me Don Franco. Perdonate questa narrazione personale. Sentivo il bisogno di dire l’amore per tutte le chiese affidategli, che contraddistinse sempre Don Elio. Ora il suo servizio è terminato, come un soldato in piedi nella battaglia, come un nocchiero che tiene saldamente la barra del timone. Che avrà detto il Buon Dio all’alba del 31 Maggio quando se lo vide comparire dinnanzi? Senz’altro queste parole: “Vieni a riposarti, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del Tuo Signore!” Don Franco