L'Alpone numero 2 2015 inserto Don Elio

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l ’alpone

TESTIMONIANZA E SERVIZIO LA COMUNITÀ SALUTA DON ELIO CI MANCHI TANTO DON ELIO

UN PRETE INNAMORATO DI DIO E DELLA CHIESA E’ stato per 22 anni parroco di S. Caterina in Villa, da 9 era anche vicario cooperatore a Cattignano Alle prime luci dell’alba di domenica mattina, come nell’annuncio evangelico della resurrezione, don Elio è risorto a vita nuova. E come nel racconto della resurrezione, altrettanto rapidamente e con incredulità in quella domenica, ultima, di maggio la notizia della morte di don Elio si è diffusa per l’intera San Giovanni Ilarione, lasciando tutti in uno stato di tristezza e di sconforto che si percepiva chiaramente per le strade e dentro le case. Le poche, essenziali annotazioni riportate sul sito della Diocesi non rendevano ragione di quanto il sacerdote e ancor prima l’uomo don Elio aveva vissuto: “Nato a Valdagno il 15 febbraio 1940, fu ordinato sacerdote a Vicenza il 18 marzo 1967. Fu vicario cooperatore a Recoaro dal 1967 al 1971 e a Chiampo dal 1971 al 1980, quando fu nominato parroco di Priabona. Nel 1993 fu trasferito a Santa Caterina in Villa (San Giovanni Ilarione). Nel 1996 divenne amministratore parrocchiale di Cattignano. Si è spento dopo breve malattia il 31.05.2015 presso l’Hospice di Cologna Veneta.” Chi ha avuto la fortuna di andarlo a trovare negli ultimi giorni della sua implacabile malattia può testimoniare della sua passione per il servizio pastorale, che lo faceva sentire, fin negli ultimi momenti della vita, “padre” delle due comunità di Villa e di Cattignano: «Siete la mia grande famiglia e non mi avete abbandonato. Vi voglio bene». Poche, essenziali parole, com’era nel suo stile, per dare significato profondo a tutta la vocazione di prete che l’aveva sempre accompagnato e che, come confidava ai suoi confratelli, l’aveva reso veramente e intimamente felice. Eppure non ebbe un’infanzia facile, don Elio, e ricordava con affetto ma anche con commozione, i primi anni di vita, le ferite della guerra nelle famiglie vicine, la figura della madre che

gli infondeva quella saggezza a cui spesso attinse negli anni successivi. Una fede forte, la sua, radicata nella tradizione tramandata dagli anziani, ma aperta ad accogliere il rinnovamento e irrorata dall’amore verso coloro che erano in difficoltà (quanti genitori l’hanno visto arrivare in casa a sostenere una famiglia in difficoltà per le scelte dei propri figli, o perché colpita da una disgrazia o perché bisognosa di un aiuto morale, prima ancora che economico!). E tutto questo era svolto con una discrezione e una signorilità che sono sempre stati fra i tratti distintivi del suo essere prete. Nelle parrocchie in cui ha svolto il suo servizio pastorale ha sempre lasciato un’impronta significativa, come hanno dimostrato i tanti suoi ex parrocchiani giunti a rendergli omaggio nel giorno del funerale. Eccellente organizzatore e profondo conoscitore delle dinamiche interne alle proprie comunità, sapeva essere vicino alle varie componenti della parrocchia (bambini e ragazzi, catechisti, giovani, genitori e perfino nonni), che amava incontrare personalmente, salutando tutti per nome. La sua personalità schietta e marcata lo portava talvolta a prendere decisioni forti e perentorie, ma il tutto era finalizzato al bene della “sua” gente e all’interno del servizio pastorale a favore della Chiesa, che sentiva vera madre e costante punto di riferimento. L’ultima sua prova, quella della malattia, rivelò in lui le fisionomie del combattente lucido e consapevole, ma anche sereno di fronte a quanto il Signore gli chiedeva. Ai molti che lo visitarono e ancor più alle persone che gli sono state amorevolmente vicine lungo il sofferto suo calvario finale, ha saputo infondere una pacatezza e una serenità che ha colpito tutti, segno che le parole di San Paolo, da lui scelte come degna conclusione della sua vicenda terrena, erano state da lui vissute in modo completo e senza incertezze: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno.” Dario Bruni

Se n’è andato senza voler far scalpore, senza disturbare quasi nessuno, dal suo letto del dolore ha sempre trasmesso un messaggio di ottimismo, di fiducia, di speranza. Dai messaggi facebook si è rivolto all’intera comunità, la sua grande famiglia, rianimando tutti, rincuorando tutti, trasmettendo fiducia e serenità. Parroco a Santa Caterina in Villa, Don Elio si è occupato a 360° nella sua parrocchia; “La tieni come un gioiello…- gli dicevo- tutti ti vogliono bene.“ Ma anca mi, ciò, ghe vui ben a la me gente, par mi l’è la me fameija”, asseriva. Non ha trascurato nessuna fetta sociale della popolazione, soprattutto ha voluto occuparsi dei giovani, quelli più pericolanti, i chierichetti poi sono stati il suo emblema, ma anche il gruppo giovanissimi è un po’ una sua creazione. Dopo il trasferimento di don Adriano, nel 2007, che seguiva il settore, don Elio capisce che non può trascurare quella fetta di gioventù ed allora coinvolge un gruppo di adulti di buona volontà e di grande impegno ed affida loro il gruppo giovani che va dalla prima alla quinta superiore. Tramite essi, in stile don Bosco, lancia il messaggio dell’importanza di fare gruppo, della bellezza di stare insieme, del portare avanti dei valori che dovranno essere alla base dei futuri cittadini: amicizia, solidarietà, impegno verso gli altri, sentirsi parte attiva ed integrante all’interno della comunità. Dai primi tre animatori si passa a più di dieci ed insieme aiutano i ragazzi a crescere in manie-ra indipendente, a ragionare sempre con la propria testa, a non lasciarsi coinvolgere da fatti o situazioni che possono far loro perdere la speranza, a divenire i futuri protagonisti nella vita sociale della parrocchia. I ragazzi si sentono gratificati, valorizzati, compresi, amati. Don Elio non manca mai di passare per un saluto, una battuta, per una testimonianza con la propria presenza. Egli si sente sempre giovane. Nonostante la sua esistenza sia stata caratterizzata da cambiamenti sociali anche all’interno della Chiesa stessa, egli si è sempre adattato e camminato con i tempi, scorgendo l’aspetto positivo dei cambiamenti, portando sempre avanti la speranza e la fiducia. Con il gruppo giovani si organizza una gita a Roma , si fanno i campi scuola al mare, si fa la festa annuale e in occasione dei 70 e 75 anni don Elio ha voluto essere circondato da loro, la speranza e il futuro della società e della Chiesa. Dai primi 20 ragazzi

iniziali, si passa ora a più di 70, i più grandicelli diventano a loro volta animatori e riversano sulle nuove leve la loro esperienza e il loro dinamismo. Hai proprio seminato bene, don… Con la scuola dell’infanzia “Papa Luciani”, poi, è il papà che segue tutti, che si ferma a parlare, sorridere, ad ascoltare. E’ molto geloso della sua scuola, dei principi a cui è ispirata, ed ogni mercoledì si ferma a pranzo con tutti i bambini, bambino in mezzo ad altri bambini, ed accarezza con lo sguardo questi che sono il futuro della vita. Nel suo intimo don Elio è sempre rimasto un ragazzo, pieno di spontaneità, privo di formalismi, pratico, sincero, un amico su cui fare affidamento. Sul muro di sostegno del capitello di San Pietro in via Moccia, la gente del luogo nel 2001 ha voluto eternare il suo nome, incidendolo sul marmo, a ricordo della sua solerzia e disponibilità. Ora ci lascia il messaggio di continuare, di proseguire sul cammino intrapreso, di non sfiduciarci, perché Cristo non muore mai ed è Lui il fine ultimo da raggiungere, anche se è difficile, come evidenziato da Mattia, un ragazzo di scuola media che, abbracciandomi, ha detto fra i singhiozzi “Mi manca tanto don Elio…”. E’ vero Mattia, manca anche a tutti noi. Gianni Sartori

MEMORIE DI 16 ANNI DI AMICIZIA

La testimonianza dell’attuale Vicario, Mons. Franco Coffetti Quando nel settembre 1999 venni a Montecchia Don Elio svolgeva la funzione di Vicario. Avvertii subito la serenità e il vigore con cui vegliava, a nome del Vescovo, sulle chiese del Vicariato. Fu per me di grande sostegno nel passaggio, non semplice, di consegne con l’Arciprete precedente. Ricordo i lunghi dialoghi nell’ufficio parrocchiale di Villa, sempre rassicurante e incoraggiante. Alla fine del settembre 1999 ci fu la rielezione del Vicario, con la proposta di una terna di parroci, da presentare da parte del Consiglio Pastorale Vicariale, al Vescovo. Don Elio fece il pieno dei voti. Purtroppo nel novembre del 2001 a me per primo successe una grave crisi cardiaca, grazie a Dio felicemente superata. Don Elio fu in quel periodo vigile e presente per la parrocchia di Montecchia.

A breve distanza di mesi anche lui fu gravemente provato, con una operazione a cuore aperto. Miracoli della “buona sanità” e della Divina Provvidenza, ambedue riprendemmo pienamente le nostre attività. Da allora niente ebbe a soffrirne il Vicariato nei successivi avvicendamenti delle funzioni di Vicario, prima a Don Silvio poi a me Don Franco. Perdonate questa narrazione personale. Sentivo il bisogno di dire l’amore per tutte le chiese affidategli, che contraddistinse sempre Don Elio. Ora il suo servizio è terminato, come un soldato in piedi nella battaglia, come un nocchiero che tiene saldamente la barra del timone. Che avrà detto il Buon Dio all’alba del 31 Maggio quando se lo vide comparire dinnanzi? Senz’altro queste parole: “Vieni a riposarti, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del Tuo Signore!” Don Franco


Una delle creature di Don Elio:

I PICCOLI GRANDI CHIERICHETTI I chierichetti. I numerosissimi chierichetti di don Elio. Un gruppo numerosissimo di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, che si prestano con le loro tuniche bianche e candide a servire il loro “nonno” come affettuosamente veniva chiamato da loro don Elio. Lui questo lo sapeva. E ne era felice. I chierichetti erano il suo orgoglio, un gruppo parrocchiale che ogni anno al raduno dei ministranti a Vicenza sbalordisce tutti i presenti. Don Elio li ha sempre seguiti. Il più grande traguardo è stato toccato nel dicembre del 2004 quando la Parrocchia di Santa Caterina in Villa ha vinto la “Lampada del Servizio”. Quell’anno a Vicenza i nostri chierichetti erano presenti in 70. E ogni anno che passa sono sempre cresciuti. Attualmente il gruppo è arrivato a contare ben 112 ragazzi. Qualcuno ogni tanto lascia, ma non prima di

aver avvisato don Elio. Si può dire che questo meraviglioso gruppo ha fatto al suo amatissimo parroco un ultimo regalo. In questo ultimo anno appena trascorso i chierichetti hanno partecipato a un concorso indetto dalla diocesi di Vicenza sul tema “Chiesa: famiglia di famiglie”. Nel quale i ragazzi hanno scritto un tema parlando di come don Elio nella sua chiesa fa sentire tutti in famiglia, nessuno escluso. Lo scritto è stato un successo arrivando a essere classificato come “Premio letteratura”. Il tema ha fatto commuovere don Elio che lo ha conservato gelosamente. Il tema della famiglia, infatti era molto caro a don Elio. Non a caso nell’ ultimo saluto alla sua parrocchia e al suo gruppo di chierichetti don Elio ha ringraziato la sua “grande famiglia che non lo ha mai abbandonato.” i Chierichetti di Santa Caterina in Villa

“Continueremo a svolgere il nostro servizio, anche se tu sarai lassù tra angioletti che ti faranno da chierichetti. Ogni tanto, caro don Elio, guarda verso il basso e guidaci con la tua luce affinchè possiamo svolgere il nostro compito come tu ci hai insegnato. Noi saremo li che ti ascolteremo e manderemo un bacio verso il cielo. Ciao don Elio.” Nell’estate 2011 è stata fatta a Madrid la GMG ovvero la giornata mondiale della gioventù. A causa di questo importante evento gli animatori dell’Acr non riuscivano a trovare un sacerdote che li accompagnasse al camposcuola. Parlando di questo problema con don Elio a un certo punto il caro parroco li ha guardati e li ha rassicurati che sarebbe venuto lui. Tra tante preoccupazioni per l’età (erano comunque 71 gli anni!!), considerando che era stato fatto quasi una decina di anni prima l’intervento al cuore i ragazzi temevano ti stancassi troppo non facendoti dormire molto, ma sei venuto ugualmente in quel di Campodalbero. Al termine di tutto hai potuto dire di aver giocato con i ragazzi, di aver fatto le attività con loro e di essere stato orgoglioso di loro per come si sono comportati. In quell’occasione hai potuto vedere i frutti che con gli animatori sono stati seminati durante l’anno. Grazie don Elio

Grazie don Elio: non potrò mai dimenticare tutto quello che hai fatto per me e per i miei anziani genitori, venendo anche a casa mia a celebrare la Santa Messa per il loro 50° anniversario di matrimonio, e per tutte le volte che sei venuto a trovarli per portare loro la Santa Comunione e rivolgere loro una parola di conforto. Grazie anche per tutto quello che hai fatto per noi e per tutta la nostra Comunità. Mariangela

Grande è il dolore che oggi accompagna gli animi dei parrocchiani a seguito della scomparsa di Don Elio, profondamente legati a lui da affetto sincero e con da sempre con lui alla sequela dei suoi insegnamenti per servire Dio e la Chiesa. Oggi la Parrocchia di Santa Caterina in Villa ha perso la sua guida, il suo pastore che tanto si è adoperato per testimoniare il Signore con la sua vita. Una vita di servizio, sempre protesa al bene comune, tutta dedita alla sua amata parrocchia. Con la scomparsa di Don Elio si conclude una pagina di storia religiosa e sociale molto importante del nostro paese, cominciata nel lontano 1993. Don Elio nei suoi anni di guida pastorale, ha sempre tenuto infatti i suoi rapporti con le istituzioni locali, in una serena cooperazione e in un dialogo costanti. Un cardine per tutta la comunità, i cui insegnamenti resteranno per sempre impressi. Il ricordo di un sacerdote tenace, volitivo, energico, solare, che mai si sarebbe stancato di ripetere quanto grande e bella fosse la carità, la gratuità nel donare, l’importanza di una vera esistenza da cristiano, spesa intensamente al servizio della Chiesa, per essere veri lavoratori della Vigna del Signore, come diceva Sua Santità il Papa Emerito Benedetto XVI. La sua missione sacerdotale, gli ha fatto testimoniare il Vangelo con la sua vita, vissuta nel segno di una vera Luce, forse troppo grande per essere vista dai semplici cristiani. Come sosteneva Sant’Agostino: ”Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo”, e tu Don Elio rimarrai per sempre dentro ai nostri cuori. Un abbraccio grande Don Elio Il sindaco Ellen Cavazza Caro don Elio, sei stato un grande Pastore, ma anche un uomo che ha saputo valorizzare la cultura; una persona dalle grandi doti comunicative. Non potremo mai dimenticare le tue storie umane, di fatiche e soddisfazioni condivise con tutti noi. Grazie! SALE E PEPE

UN GIORNO IN MONTAGNA CON DON ELIO E’ noto che don Elio è sempre stato un grande innamorato della montagna! Fin da giovane, armato di zaino e scarponi ha percorso i sentieri delle Dolomiti e delle nostre Prealpi sulle quali ha accompagnato generazioni di giovani ed ai quali ha trasmesso la passione per la montagna. Nemmeno i problemi che qualche anno fa hanno minato la sua salute lo avevano fatto desistere dal frequentare la montagna. Questa sua passione per la montagna traspariva anche nell’attenzione che prestava agli alpini, i quali erano sempre pronti e disponibili alle sue richieste. Voglio rendere testimonianza di questo ricordando con un pizzico di nostalgia quel giorno di fine agosto di quattro anni fa, quando siamo saliti a piedi al Rifugio Contrin sotto la Marmolada, uno splendido rifugio di proprietà dell’Associazione Nazionale Alpini: una passeggiata piuttosto impegnativa per un uomo di oltre 70 anni con problemi cardiaci… Don Elio ci teneva molto a questa escursione al Contrin, perché gli ricordava, mi disse, un episodio di quando da giovane è riuscito a soccorrere una ragazza che era scivolata su un nevaio lì vicino rischiando di precipitare nel vuoto. La nostra escursione era stata programmata da mesi, e dopo un paio di rinvii, finalmente il mercoledì fatidico è arrivato. Fino ad Alba di Canazei io, mia moglie e don Elio siamo arrivati in auto, e poi su a piedi per la stradina fino al Rifugio Contrin a quota 2016, superando il dislivello di 500 metri in meno di

IL SALUTO DEI CORI PARROCCHIALI Fin dall’inizio dell’attività pastorale di don Elio, si era capito che il canto era una prospettiva su cui lui contava. Al suo arrivo, già esistevano delle realtà come la corale e il coro dei giovani “Le chitarre” che, peraltro, stavano vivendo momenti di passaggio, di evoluzione. Indubbiamente nella testa del nuovo pastore era chiara l’idea di utilizzare ed incentivare il canto come servizio per l’animazione liturgica delle celebrazioni, nella sua diversità di generi e di stili. Fu così che, con pazienza e costanza, don Elio cominciò a programmare il servizio liturgico dei vari cori, domenica per domenica, alternando la corale parrocchiale, la più antica di tutte le formazioni canore, con il coro “Le chitarre” (coro giovanile nato agli inizi degli anni 80), cercando di sostenere quello che già esisteva e incentivando il maggior coinvolgimento di tutti. Ma all’interno della comunità di San Giovanni Ilarione esisteva dal 1998 anche il coro alpino “El Biron” e più tardi, nel 2006, si aggiunse anche il coro Gospel Prayers. Tutte queste realtà, naturalmente con frequenze diverse, trovavano spazio all’interno della vita liturgica della parrocchia. Anche a Cattignano ben presto nacque un coro

un’ora e mezza. Confesso la mia preoccupazione nel vedere il nostro parroco, da poco reduce da un importante intervento cardiaco, salire speditamente come un giovinotto lungo la strada e facendo sudare a me ad a mia moglie le proverbiali sette camice per stare al passo con lui… Aveva un fisico eccezionale! E poi al Contrin, ricordo con piacere la “Radler” (birra e limonata), che ci siamo gustati lassù al fresco fra i monti. Nel viaggio di ritorno non poteva mancare una visita al vicino Santuario Mariano di Pietralba, il più importante dell’Alto Adige, che sorge in un luogo incantevole. Io e mia moglie abbiamo passato con don Elio una delle più splendide giornate in montagna ai piedi della Marmolada, uno dei più splendidi luoghi montani del mondo, ed abbiamo potuto conoscere a fondo un uomo eccezionale. Angelo Pandolfo

per l’animazione liturgica e così pure a Castello esisteva una corale e il coro giovanile “La ghenga”. Non erano però frequenti i contatti tra le varie realtà e così si cercava di trovare una iniziativa annuale dove tutti i cori potessero partecipare insieme condividendo la passione per il canto. A volte don Elio chiedeva pure la possibilità di far girare i cori da una parrocchia all’altra e nelle occasioni particolari (comunioni, cresime …) i ragazzi interessati diventavano protagonisti anche con il canto delle loro celebrazioni. Veramente allargando lo sguardo, bisogna riconoscere che a San Giovanni Ilarione sono molte le realtà di volontariato che sono nate e, sicuramente, quella del canto è una di quelle ben consolidate e che ha sempre fatto piacere a don Elio. Spesso, dopo le celebrazioni, prima di entrare in sacrestia, si fermava vicino al coro, aspettava che finisse il canto e ringraziava per il servizio fatto. A ben pensarci, però, il grazie più grande lo dobbiamo a te, don Elio ed é chiara in ciascuno di noi la certezza che, ogni volta che saremo presenti con il canto, in quelle note sarai presente anche tu e non saranno solo le corde delle nostre chitarre a vibrare, ma anche quelle del nostro cuore. Grazie Stefano Gaiga

Caro Don Elio, noi ministri dell’eucarestia ti siamo riconoscenti per averci chiamato a questo servizio. Hai dato alla nostra vita una nuova consapevolezza di appartenenza alla Chiesa e alla comunità. Grazie per aver condiviso con noi la tua profonda ricchezza d’animo e per averci aiutato a scoprire la nostra. Ti promettiamo che porteremo sempre i tuoi insegnamenti nella nostra vita quotidiana. Ciao Don Elio, continua a vegliare su di noi dal cielo, come hai vegliato su di noi in questi anni insieme.


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