![](https://assets.isu.pub/document-structure/220202212652-4ee7e6c2fa1bc1a0ece9c0bcf94a5fb3/v1/d66c7c063b6e93016f1b348d7051d307.jpeg?crop=336%2C252%2Cx0%2Cy0&originalHeight=389&originalWidth=336&zoom=1&width=720&quality=85%2C50)
4 minute read
SORELLE MATERASSI
di Letizia Chiostri
Nonostante la minacciosa crescita del numero di positivi, i teatri non hanno né chiuso né interrotto le proprie attività - seppur con numerose precauzioni e limitazioni - segno che la situazione non è così drastica come quella degli anni passati. E anche io sono potuta salire nuovamente sul palco con l’adattamento teatrale di Ugo Chiti delle “Sorelle Materassi”, dall’omonimo romanzo di Aldo Palazzeschi. Siamo nei primi anni del 1900 a Firenze. Le tre sorelle Materassi, Teresa, Carolina e Giselda, conducono una vita tranquilla. Le prime due, abilissime sarte, vivono ricamando corredi e biancheria, mentre Giselda, respinta dal marito e delusa dalla vita, si occupa delle finanze della casa. Tuttavia, all’arrivo del giovane e bellissimo nipote, Remo, figlio di un’altra sorella morta, la tranquillità e l’equilibrio della casa vengono stravolti. Teresa e Carolina, ammaliate dal giovane, sono pronte a soddisfare ogni suo capriccio e Remo approfitta della situazione convincendo le zie a spendere tutto il loro patrimonio. Solo Giselda si accorge della situazione di rovina a cui le sorelle stanno inesorabilmente andando incontro, ma non viene ascoltata. Così, quando Remo se ne va dopo essersi sposato con una ricca americana, Teresa e Carolina rimangono abbandonate nel dolce ricordo del nipote, seppur ormai ferite e in miseria. Un’eccessiva ammirazione ed una quasi venerazione quanto possono spingerci a compiere azioni estreme ed irrazionali... È interessante la recensione che Antonio Baldini aveva scritto sulla rivista Omnibus quando uscì il romanzo: «Le Sorelle Materassi sono il frutto di un lungo e attento esame di queste figure di donne senza amore. [...] Non è un libro travolgente ma di penetrazione, di creature umili e anche ridicole, ma con una bella e sicura anima certamente, e con un significato alto nella loro pocaggine». La bellezza di questi personaggi è proprio l’essere rappresentati nella quotidianità, nella semplicità di una classe sociale non tanto alta. Le sorelle Materassi sono di natura umile, quasi popolare, ma vere, tangibili. Insomma, Donne con la lettera maiuscola. È curioso notare l’analisi del genere femminile fatta all’interno del romanzo dalle stesse protagoniste. Teresa e Carolina nei confronti di tutte le donne che facevano la corte al loro nipote amato “erano spietate. Anche se belle o carine, un difettuccio glielo volevano trovare per schiacciarle, diminuirle, ridurle in polvere: dovevano essere almeno cattive”. E Niobe, la vecchia serva che è stata tanto ferita dagli uomini, ma che è tanto affascinata da Remo, “considerava la donna in genere una merce vile e il maschio soltanto degno di rispetto e di stima”. Invece il personaggio del bellissimo e giovane nipote viene descritto sottolineando le migliori qualità, con una vena quasi erotica. Ma si può intravedere quindi una velata misoginia? Forse davvero la figura centrale che manovra l’intera situazione è un uomo, ma ciò che emerge in primo piano è il vero carattere delle donne. Le “Sorelle Materassi” è sicuramente il romanzo più conosciuto di Palazzeschi, ma al giorno d’oggi l’autore non gode più della fama che si merita e che ha conosciuto in vita. Il pubblico odierno trascura anche il fatto che il vero nome dello scrittore fosse Aldo Pietro Vincenzo Giurlani e che abbia adottato il cognome della nonna materna come pseudonimo. Infatti, nel 1902 Palazzeschi si era iscritto alla scuola di recitazione “Tommaso Salvini”, entrando così a contatto con il figlio di Gabriele D’Annunzio, Gabriellino; ma il padre di Palazzeschi non vedeva di buon occhio che il figlio si fosse avvicinato al mondo del teatro. Così, Giurlani decise di utilizzare un nome d’arte. In seguito, si allontanò dall’ambiente dello spettacolo e si dedicò alla scrittura di poesie e romanzi. È noto soprattutto per la sua attiva collaborazione con il movimento futurista. Nonostante nel corso della sua vita e della sua carriera si sia avvicinato a diverse correnti, Palazzeschi ha sempre mantenuto la sua originalità e il suo stile. Per esempio, pur attingendo ai motivi crepuscolari, ha sostituito al tono elegiaco un carattere maggiormente divertente e divertito. Con la pubblicazione di “Sorelle Materassi” il suo stile subisce un cambiamento accentuato e si tinge di venature malinconiche. Questo testo ha la capacità di farci riflettere, soprattutto su un tema che ci è molto vicino: l’amore, coniugato in tutte le sue forme: l’amore familiare, l’amore interessato, l’amore sconfinato, l’amore popolano e quello più nobile, l’amore deluso, l’amore ferito e l’amore compassionevole. Ed ecco che ancora una volta il teatro ha un grandissimo potere conoscitivo, non solo nel senso che ci aiuta ad ampliare il nostro bagaglio culturale, ma prima di tutto nel senso che serve a conoscere noi stessi e la nostra stessa interiorità.
Advertisement
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220202212652-4ee7e6c2fa1bc1a0ece9c0bcf94a5fb3/v1/c45de51e1f00ee139a40430f0c0e23bb.jpeg?width=720&quality=85%2C50)