10 minute read

AVVERTIMENTO NON SONO PRESENTI SPOILER

Next Article
Last night in Soho

Last night in Soho

di Marianna Bezzenghi

"Questo mese ho deciso di condividere uno dei miei principali interessi, ovvero la lettura, consigliando sei libri, ciascuno appartenente a un genere diverso, che possano incontrare vari tipi di gusti. E allora, buona lettura!"

Advertisement

Hollywood, Hollywood! (Charles Bukowski, 1989)

Collocato tra le opere degli ultimi anni di Charles Bukowski (1920-1994), questo testo si distacca leggermente dagli abituali racconti di poche pagine dell'autore: sotto lo pseudonimo del suo alterego letterario “Henry Chinaski”, che egli utilizza per identificarsi in molti degli scritti, Bukowski ci descrive un ulteriore scorcio della sua sregolata e soprendente biografia, come sempre costellata dal divertimento e dalle sbronze che lo hanno reso un vero e proprio scandalo vivente degli anni '70, nonché il massimo esponente del genere del “realismo sporco”. Questa volta lo troviamo in età più avanzata (circa sui sessantacinque anni) alle prese con la produzione cinematografica di una sceneggiatura da lui realizzata, niente meno che ad Hollywood. Come quasi tutto ciò che deriva dalla penna di questo autore, anche qui la trama riproduce circostanze realmente accadute durante la sua vita, in questo caso quando, nel 1987, collaborò con la famosa etichetta Statunitense per la trasposizione del copione “Barfly”; ovviamente però, all'interno del romanzo, i nomi dei personaggi e dei marchi, così come della compagnia cinematografica e del film stesso sono sostituiti da nomi fittizi. Sinceramente non consiglierei questo romanzo come prima lettura con la quale avvicinarsi all'autore, in quanto le opere attraverso le quali egli meglio esprime sé stesso, oltre alle poesie, sono sicuramente i racconti; lo considero tuttavia un testo piacevole e umoristico, utile per conoscere un'altra sfacciata sfaccettatura dell'originale personaggio.

Mansfield Park (Jane Austen, 1814)

Jane Austen è stata per molti anni la mia autrice preferita e ho letto fino all'ultima pagina di ogni suo romanzo. Sebbene la letteratura al femminile con ambientazione ottocentesca costituisca un genere non di rado considerato “noioso” (in particolare da coloro che in realtà non l'ha nemmeno mai letto), in seguito al grande successo riscosso nell'ultimo anno da una serie Netflix riguardante proprio le vicende di un'altolocata famiglia inglese del 1800 (il rinomato “Bridgerton”), anche questi romanzi hanno ricominciato a suscitare interesse e ad essere letti e apprezzati da un numero crescente di persone. Il libro che personalmente desidero consigliare è “Mansfield Park” poiché lo ritengo un'alternativa menoinflazionata rispetto ai due titoli di quest'autrice solitamente proposti e riproposti (“Orgoglio e pregiudizio” e “Ragione e sentimento”). La trama tratta le vicissitudini di Fanny, giovane ragazza nata in condizioni di povertà che, come da abitudine nell'Inghilterra del tempo, per motivi economici viene costretta dalla famiglia a trasferirsi presso i facoltosi e aristocratici zii. La narrazione della vita quotidiana in ambienti principalmente al femminile, che non esclude però anche movimento e intrighi, avviene attraverso la pittoresca rappresentazione dei pensieri e dei passatempi dei personaggi, che rispecchiano in modo calzante gli usi e i costumi delle classi medio-alte del tempo; proprio tali descrizioni di spazi domestici e situazioni ordinarie caratterizzano lo stile di questi romanzi. Consiglio questa lettura anche a chi inizalmente può non sentirsi attratto dal genere perché reputo che non si possa mai sapere cosa una storia abbia in serbo fino a quando non la si legge direttamente e che troverte nell'autrice un'inaspettato humor; se non fossi ancora risultata convincente, chiedo allora di dare un'opportunità al romanzo almeno per l'amabile protagonista a cui, una volta conosciuta, trovo quasi impossibile non affezionarsi.

Due vite (Emanuele Trevi, 2020)

Con questo libro pubblicato nel 2020, Emanuele Trevi ha vinto il premio Strega 2021. “Due vite” consiste in un testo di tipo biografico e ad essere raccontati sono i profili di due grandi autori, Rocco Carbone e Pia Pera, legati a Trevi da una profonda amicizia e, purtroppo, scomparsi recentemente in età prematura. Sebbene dunque questa possa sembrare una lettura non adatta a tutti, nel racconto che l'autore traspone dei ricordi di una gioventù passata insieme è instillato un così forte sentimento d'affetto, che la narrazione non risulta affatto nozionistica, ma decisamente scorrevole dalla prima all'ultima pagina. L'originalità dello scritto deriva forse dalla diversità che vi è tra le indoli e le esperienze dei protagonisti: l'uno, tragicamente scomparso in un improvviso incidente stradale, fu un eccellente e rigorosissimo accademico che decise poi di abbandonare la strada da professore universitario per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura; l'altra invece, ragazza dalla personalità frizzante, concentrò la prima parte della sua carriera sulla traduzione di opere dalla lingua russa, per poi decidere di ritirarsi in un podere in Toscana, coltivando il proprio orto e scrivendo dello stile di vita rurale fino a quando non si spense a causa di un tumore. Io stessa non mi aspettavo di rimanere in tal modo coinvolta da un testo di questo tipo; invece esso non solo (ancora una volta nella letteratura) mi ha dimostrato come è possibile trasmettere amore e donare eternità grazie alla scrittura, ma mi ha anche permesso di venire a conoscenza di due eccellenti autori, di cui già ho letto libri che spero presto di potervi recensire!

Inferno (Dan Brown, 2013)

Quando si parla di thriller, Dan Brown è sicuramente uno dei primi nomi a venire alla mente di tutti in quanto i suoi romanzi si sono affermati capolavori e best-seller in tutto il mondo. Nel mio percorso di lettrice, devo ammettere di aver sempre un po' trascurato il genere giallo/horror/thriller, non perché non mi intrighi, quanto per il fatto che per scelta tendo proprio a prediligere storie meno intriganti e magari più tranquille. Quale migliore punto da cui cominciare però, per una fiorentina e una Dantina, se non da “Inferno”? Non posso negare di trovarmi davvero in grande difficoltà nel cercare di delineare la trama di questo romanzo senza rischiare di anticipare informazioni che meritano di essere gradualmente scoperte durante la lettura; per questo motivo lascerò un velo di mistero sulla storia. Mi limito a dire che, all'interno di un vorticoso susseguirsi di eventi che vedono come scenario la nostra amata Firenze, l'incantevole Venezia e l'affascinante Istanbul, per risalire al nodo cruciale dell'intrigo e salvare le sorti dell'umanità, al protagonista, il professore ed esperto Dantista Robert Langdon, sarà necessaria tutta la sua conoscenza dell'opera infernale per eccellenza (dimostrando anche che conviene stare attenti durante le lezioni di italiano). Penso davvero che le parole “sorpresa” e “sgomento” non siano sufficienti per descrivere ciò che questo romanzo ha suscitato in me ma, dopo aver letto il finale, lascerà anche voi senza fiato. Riguardo alla conclusione del libro, posso dire che forse avrei apprezzato una risoluzione più “tradizionale” e, volendo, anche più prevedibile; tuttavia, come già premesso, non sono affatto un'esperta del genere e probabilmente il successo riscosso è in parte frutto proprio della natura del finale. Inoltre, il fatto che questo sia stato lasciato, per così dire, “aperto”, preannuncia forse l'avvento di una prosecuzione?

Il buio oltre la siepe (Harper Lee, 1960)

Ho intrapreso la lettura di questo romanzo perché dal mio punto di vista aveva sempre rappresentato uno di quei classici di cui tutti parlano, ma su cui nessuno sa poi argomentare e che tutti vediamo in libreria, passando però oltre senza uno specifico motivo che spinga a comprarlo. Anche io, dunque, avevo sentito discutere della storia, ma non avrei immaginato che racchiudesse tanti spunti su una varietà così ampia di temi. Le vicende sono ambientate negli anni '60 del 1900, in un classico e solitario scenario americano di metà secolo; attraverso gli occhi di una bambina che vive l'infanzia spensierata insieme al padre, al fratello e agli amici che periodicamente frequentano la cittadina di Maycomb, sono affrontate alcune delle tematiche ancora, purtroppo, tra le più rilevanti anche del nostro tempo, tutte aventi origine a partire dal pregiudizio: la discriminazione razziale, la povertà, le differenze tra le condizioni degli uomini e delle donne e, infine, questioni di violenza, stupro e responsabilità sono solo alcuni dei fenomeni con cui la piccola Scout si interfaccerà a soli sette anni. Letto per caso, questo romanzo ha conquistato un posto tra i miei preferiti in assoluto in quanto estremamete profondo e toccante, ma allo stesso tempo trasposto con la leggerezza che solo il pensiero di un bambino potrebbe trasmettere. “Il buio oltre la siepe” non solo è un capisaldo della letteratura a livello mondiale, ma un vero e proprio capolavoro di sensibilità da cui trarre utili insegnamenti necessari nel mondo di oggi.

Il segreto del figlio (Massimo Recalcati, 2018) “Il segreto del figlio” è un un saggio di psicologia scritto da Massimo Recalcati che ci conduce alle radici del rapporto più profondo e misterioso che esista, quello tra g e n i t o r e e f i g l i o . M o l t i l e t t o r i probabilmente, pur non essendo esperti dell'ambito, conoscono l'autore per il famoso “Mantieni il bacio”, titolo ormai decisamente inflazionato e menzionato anche da chi non ha idea di cosa si tratti. In questo breve libro, che può perfettamente presentarsi come primo approccio alla p s i c o l o g i a , R e c a l c a t i a n a l i z z a quest'intricato legame attraverso due modelli storici antitetici: da un lato Edipo, il figlio colpevole-non colpevole sulla psiche del quale sono stati condotti numerosissimi studi e dall'altra il cosidetto “figliuol prodigo”, la cui storia è stata in realtà ultimamente rinominata dalla Chiesa “Parabola del padre misericordioso”, mettendo in luce, proprio come farà anche lo psicanalista nel corso del libro, il perdono e l'accoglienza offerti del padre piuttosto che gli errori e la perdizione del figlio. Una delle caratteristiche della saggistica è il dover “esporre” ancor prima che “narrare” e nel corso della lettura è evidente che Recalcati (molto probabilmente anche per “deformazione professionale”) tiene talmente a ribadire i concetti e a cercare di trasmetterli nel più chiaro dei modi, da risultare talvolta ripetitivo o ridondante; allo stesso tempo però egli possiede la capacità di trasportare le idee ben oltre le pagine, come se già le fissasse nelle nostre menti, rendendo infine il testo molto appassionante oltre che interessante. Nonostante una lettura di tipo psicologico richieda necessariamente un maggiore impegno e concentrazione, trovo che a volte un'indicazione da parte di uno specialista possa aiutarci a comprendere meglio le persone, le situazioni che ci circondano e noi stessi; consiglio questo libro sia a tutti i miei coetanei, perché dobbiamo imparare a capire e perdonare alcune incognite ancora non decifrate dei nostri genitori, sia a loro, come aiuto per accettare la paura di vedere un figlio crescere e allontanarsi dal nido, riconoscendo che siamo entità distinte e abbiamo il diritto (e il dovere) di perseguire la nostra strada.

This article is from: