illustrazione www.illustrazione.ch
N.2
- 1 MARZO 2010
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
MOTORI
TICINESE
Porte aperte alla flessibilità
REPORTAGE
In mezzo all’Oceano Indiano
La nuova BMW X1
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IL PIACERE Ăˆ UNA VITA RICCA DI POSSIBILITĂ€. Il piacere non ti chiede quando, ma dove vuoi andare. La nuova BMW X1 è un connubio azzeccato che riunisce MŃłBTQFUUP SPCVTUP EJ VO 4"7 1SFNJVN F MB TQPSUJWJU TPCSJB UJQJDB EFMMB DMBTTF DPNQBUUB 0GGSF QPTUP B TVGčś‘DJFO[B per trasportare snowboard, mazze da golf, biciclette, tavole da surf nonchĂŠ tanti bagagli ed è sempre pronta all’avventura. E, grazie al concetto dei sedili posteriori completamente modulabili, è aperta alle decisioni spontanee DIF QPTTPOP QPSUBSWJ NPMUP MPOUBOP -B UFDOPMPHJB #.8 &Gčś‘DJFOU%ZOBNJDT HBSBOUJTDF JOGBUUJ DPOTVNJ QJš SJEPUUJ F BM UFNQP TUFTTP QJš QPUFO[B 4DPQSJUF DPNF MBTDJBSWJ BMMF TQBMMF MB DPOTVFUVEJOF DPOTVMUBOEP JM TJUP XXX CNX DI
IL PIACERE Ăˆ LA NUOVA BMW X1.
Piacere di guidare
sommario
12
4 Fuorionda Il secolo di Mark
7 Appunti Spunti, idee e consigli in vetrina
8 In dialètt La class 1940 la và mia in paradís
fondata nel 1931 12 edizioni annuali
11 Sai che Domande curiose e risposte sfiziose
Tiratura 130.752 copie (REMP 2009)
12 Ritratto La nostra polizia sta lavorando bene
Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch
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In copertina: Luigi Pedrazzini Foto: Rémy Steinegger
Carte, bombolette e punte di matite
34 Lavoretti 35 Animali
1
Conigli, cavie & co. 1. Sul cartoncino grigio disegna due orecchie da elefante come da illustrazione e ritagliale. 2. Sul cartoncino bianco disegna due zanne e due cerchietti per gli occhi e ritaglia. 3. Con il pennarello nero disegna gli occhi e
aggiungi i particolari che preferisci. 4. Con la colla fissa le orecchie, gli occhi e le zanne. Metti il rotolo di spago nell’imbuto facendone uscire un’estremità dal collo dell’imbuto. Ora non ti resta che tirar fuori lo spago che ti occorre dalla proboscide dell’elefante!
3
36 In viaggio Le regole precise di Samoa
40 Web
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32 In classe L’imbuto portaspago
idea, disegni e realizzazione Anto anto@illustrazione.ch
Internet, non solo motori di ricerca
ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-10
42 In forma Rinforza i dorsali con Laura Noccioli
50
45 Salute Dentini da curare
48 Occhio a
reportage
Dimagrire è possibile, cambiare vita anche
un caleidoscopio
in mezzo
all’oceano indiano Partire per Mauritius significa trovare una piccola isola in mezzo all’Oceano Indiano, dove scoprire un mondo coloratissimo, multietnico e sfaccettato. testo e foto Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito.
22 Sondaggio 24 A tavola
34 A D
Amministrazione e produzione Marco Werder
13
Si può misurare l’intelligenza?
ch •
Distribuzione AWZ - Lugano
Il giardino in un vaso ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-10
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Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano
20 In verde
T
utti conoscono Mauritius quale tipica destinazione caratterizzata da spiagge meravigliose, lussuosi alberghi e romantici tramonti, meta preferita soprattutto per i viaggi di nozze. Ma attraversandola, si capisce subito che quest’isola è in grado di offrire molto più di questo. Mauritius è di origine vulcanica, lunga 58 e larga 47 km, più piccola quindi del Canton Ticino, si trova nell’Oceano Indiano, a 800 km a est del Madagascar e a 220 km a nord-est da Réunion, l’isola più vicina. Al suo centro si estende un altipiano, e al suo limite si ergono delle cime basaltiche che ne caratterizzano il profilo. Il clima è mite e piuttosto umido, non fa mai troppo caldo e quindi la vegetazione è verde e rigogliosa. In una giornata è possibile attraversare l’intera isola, ed è stupefacente come il paesaggio naturale ricordi a tratti le dolci colline toscane, l’esotica Thailandia e la ricchezza delle foreste tropicali. Ciò che più affascina però sono le cittadine e i loro abitanti. Un miscuglio incredibile di fisionomie, tratti somatici, colori e costumi caratte-
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Un caleidoscopio in mezzo all’Oceano Indiano
56 Motori Porte aperte alla flessibilità Dal mondo delle competizioni
rizzano gli abitanti che, causa il turbolento passato, sono di origine africana, indiana, cinese, inglese e francese. Cristiani, musulmani, animisti e indù convivono fianco a fianco, in un ricchissimo mosaico culturale e religioso. LA VIVACITÀ DELLA COSTA NORD La parte nord dell’isola è caratterizzata da bellissime spiagge bianche e di baie protette dalla barriera corallina, per questo è la zona più turistica e mondana. I molti locali notturni, i ristoranti e i grandi alberghi le sono infatti valsi l’appellativo di Saint Tropez mauriziana. Dirigendosi verso l’entroterra di questa zona si trovano i giardini del Royal Botanic Gardens di Pamplemousses, famosi in tutto l’Oceano Indiano già dal 700 per la loro bellezza e il loro interesse botanico. Passeggiare tra queste rarità botaniche è anche una sorprendente esperienza olfattiva, perché nell’aria si mescolano le fragranze di zenzero, cannella, noce moscata, canfora e sandalo. La punta più a nord dell’isola si chiama Cap Malheureux, ed è il punto in cui nel 1810 sbarcarono gli inglesi al-
50 Reportage
ndo qua gna la re anza r tolle
63 Oroscopo Uno sguardo tra stelle e pianeti
66 Cruciverba Un’eroina della lirica italiana
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fuorionda
il secolo di
mark Chi non legge buoni libri non ha alcun vantaggio rispetto a chi non sa leggere. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
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icorre quest’anno il centenario della morte di Mark Twain, l’autore di uno dei romanzi con i quali molti di noi sono cresciuti: Le avventure di Tom Sawyer. Esemplare come seppe riassumere le incomprensioni che molti adolescenti vivono con i propri genitori: “Quando ero un ragazzo di quattordici anni, mio padre mi sembrava così ignorante che potevo a malapena sopportare di averlo tra i piedi. Ma, quando poi arrivai alla maggiore età, rimasi stupefatto di quante cose il mio vecchio avesse imparato in appena sette anni”. Il suo vero nome era Samuel Langhorne Clemens e, prima di diventare scrittore, aveva fatto tanti altri mestieri, persino il cercatore d’oro e il battelliere. Aveva passato gran parte della gioventù sui grandi fiumi del Sud, il Missouri e il Mississippi, e attinse proprio da quelle esperienze personali per i suoi romanzi più famosi, che introdussero una freschezza legata alla terra e al territorio, la prima testimonianza di una letteratura americana autonoma. Il nome d’arte con cui tutti lo conosciamo gli era venuto in mente quando lavorava sui battelli fluviali: il capitano gli faceva sempre scandagliare le acque, ripetendogli: “Mark Twain!”, cioè “segna due”, nel senso di due braccia (= 4 metri circa), che era la profon-
4
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dità di sicurezza ai fini della navigazione. Era uno scrittore, ma anzitutto un umorista. Una volta, camminando per strada, urtò inavvertitamente un passante e questi gli urlò: “Idiota!”. Con prontezza di spirito, si levò il cappello e disse: “Ah, piacere! Io invece sono Mark Twain”. Un’altra volta fece la fesseria di andare in auto con un amico che aveva appena imparato a guidare; tant’è che alla prima curva uscì di strada, andando a sbattere contro un albero (fortunatamente senza grosse conseguenze, se non per il veicolo). Battutona dello scrittore: “E dimmi un po’: ma come fai a fermare la macchina quando non ci sono alberi?”. Amava scherzare anche sul suo mestiere: “Trovo assurdo mettersi a scrivere per mesi e mesi un romanzo, quando in ogni libreria se ne può acquistare uno per pochi dollari”. Mark Twain morì all’età di 74 anni, permettendo che si avverasse la previsione da lui fatta molti anni prima, cioè che - essendo venuto al mondo con la cometa di Halley nel 1835 - avrebbe lasciato il mondo con la stessa cometa nel 1910. Ecco le sue ultime parole famose: “Dicono tutti: “Com’è triste che si debba morire…”. Strano davvero che una simile lagnanza possa uscire dalla bocca di persone cui è toccato vivere”. ❖
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appunti
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LETTERATURA EUROPEA
Tentazione, János Székely, Adelphi Questo lungo romanzo è la storia dell’infanzia e dell’adolescenza di Béla, un orfano nell’Ungheria degli Anni Venti. Un romanzo affascinante e ricchissimo, commovente e doloroso, ma che non annoia neanche per una pagina. Un romanzo per riflettere sul passato, sul presente e su ciò che nella vita conta davvero.
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Cranberry e Pomegranate, Ocean Spray Succo di cranberry e di melograno per fare il pieno di vitamina C. E se volete offrirvi un drink semplicissimo, ma profumato e delicatamente rosato, mescolate questo succo, o la versione classica di solo succo di cranberry, con la stessa quantità di Prosecco o Champagne Brut. Salute!
C’È MA NON SI VEDE Protection invisible, Hansaplast Ci sono situazioni in cui un cerotto è davvero antiestetico, ad esempio quando fa capolino sotto le calze velate sulle gambe di una signora. Adesso però c’è la soluzione, tanto semplice quanto perfetta: il cerotto invisibile. Essendo però completamente trasparente, lascia visibile la ferita.
bene a v n o n è per chi le onabi i s s e r p im
Per ora è il film più redditiz io della storia del cinema!
IL FILM 3D
Avatar, di James Cameron, 20th Century Fox Il nuovissimo film di fantascienza di Cameron, regista di Titanic, è ambientato nel 2154 su Pandora, un pianeta gassoso simile alla Terra. Una compagnia terrestre vuole conquistarlo per poterne sfruttare le risorse. Questa in breve la trama, non originalissima a dire il vero, che però è supportata dagli incredibili effetti speciali.
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in dialètt
la class 1940 la và mia
in paradís Setant’ann: i “fiöö da la guèra” i pòdan cüntà sü ben come a l’è cambiàt ul Tesin… e mia domà quell. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
S
etant’ann. Tanti na gíran sota in dal 2010 quii che i’è nassüt in dal 1940. Un ann da nascita rodond, inscì che i podaressan fà da pont fra quii dal 1935 e quii dal 1945, anca lôr “fiöö da la guèra”. Che la sa preparava (par i prim) e che l’eva adré a finì (par i segond). E anca lôr in narann mia in paradís. Dopo va spiégom ul parché. Intant l’è important tacà là che in dal 1940 l’è mort ul consiglier federal Giuseppe Motta, che l’eva ministro degli affari esteri e che al m’ha tegnüt föra da dó guèr (1914-18 e 1939-45). Donca al regórdom cunt un grand rispett. E chi gh’è mia bisögn da spiegà ul parché. Disévom “fiöö da la guèra”: e sübit ul pensee al và ai “noss gént”, che i’ha tegnüt dür quand che föra di confin i mort i sa cüntavan a milion. I pà i’han metüt sü sül librett militar anca mila dì da servizi in sés ann, i mamm i dovévan fà tenzion cunt i bolín dal razionament, par comprà pan, lacc e quaicoss inséma. Famm, i fiöritt dal 1940, i l’ha mai patida. Quii che stàvan visín ala ramina i’ha fài quell che i’han podüt: e quaidün da nüm, giamò setantenni, sa regorda dal piatt da minestra e dal tòcc da pan che a vegniva dài a tücc, an-
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ca ai ebrei che scapava da l’Italia. Quanti i’è tornàt indré, dopo la guèra, a díg “grazie” ai noss gént? E nüm: mia domà i m’ha tegnüt föra dala guèra, ma i ha anca metüt giò i tapée par viagià cómud quant che i’è rivàt i ann Sesanta e Setanta. In quii ann lì a gh’eva domà bisögn da un minim da vöia da lavorà e ta podévat, senza stracass tropp, fass na posizion. A gh’eva ul Kennedy, ul Papa Giovanni, i Beatles, la Brigitte Bardot e ul James Dean. Gh’è vegnüt ul Sessantott, ma quii dal 1940 i’evan già un po’ taiàt föra, tanti i tiravan già adré la famiglia. Ul Tesin l’ha pö cambiàt la facia, d’inverno sa podéva mett sota i sci, d’estàt gh’eva quiacoss da méi che nà in vacanza ala pensione Marisa a Viserbela. Quaidün gha la mia faia, ma semm in tanti che i’è rivàt a setant’ann senza savé sè ca l’è la famm, e in bona salüt. L’è par quell che quand che saremm davanti al San Pédar, al ma disarà che, in vita, l’ha m’è naia, come sa dis, a pesciàt in dal cü. E che donca i port dal paradís i’è seràt, par quii dal 1940 e dintorni. Al disarà: “Voialter a ghii già vüt ul paradís in tèra”. Mah! Contentémass, gént! ❖
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sai che
SAI
che
leggiamo
DIFFERENZA C’È TRA EAU DE TOILETTE E EAU DE PARFUM? La differenza sta nella concentrazione degli oli essenziali che costituiscono la profumazione. Nell’eau de parfum la concentrazione è maggiore, per cui la fragranza è più intensa e persistente. Nell’eau de cologne invece la concentrazione è ancora minore. Ecco perché l’eau de parfum è la più cara.
1.
Il simbolo perduto, di Dan Brown
2. La mano di Fatima, SAI
perché si dice
di Ildefonso Falcones
3. Il tempo che vorrei, di Fabio Volo
AVERE IL PALLINO? Questa locuzione si usa per indicare chi ha un’idea fissa, un pensiero al quale la mente si rivolge di continuo. Deriva dal gioco delle bocce, dove per vincere la partita, bisogna avvicinare le proprie bocce al pallino. Da qui quindi il significato di pallino come idea fissa verso la quale convergere sempre i propri pensieri.
trovi la descrizione del film a pagina 7 SAI
da cosa deriva
ascoltiamo
1.
Reality killed the video star, di Robbie Williams
2. Fotografie, di Giusy Ferreri 3. Rated R, di Rihanna
guardiamo
GRADASSO? Questo termine si utilizza per indicare un fanfarone, qualcuno che ostenta un coraggio che non ha. Deriva direttamente dal nome del re saraceno noto nei poemi cavallereschi di Boiardo e di Ariosto. Compare per la prima volta nell’Orlando Innamorato di Boiardo nel 1476 e diviene presto molto popolare e proverbiale.
1.
Avatar, di James Cameron
2. Basta che funzioni, di Woody Allen 3. 2012, di Roland Emmerich
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ritratto
la nostra polizia
sta lavorando
bene
Il mese prossimo, il consigliere di Stato Luigi Pedrazzini assumerà la carica di presidente del Governo cantonale, subentrando a Gabriele Gendotti. In questa intervista a IT, il ministro locarnese traccia un bilancio della sua decennale attività in Governo e tocca alcuni punti delicati della politica cantonale. testo Carlo Manzoni - carlo@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
È
nella sua casa di vacanza di Cimalmotto, in un weekend d’inverno, che il responsabile della giustizia ticinese ci accoglie per una chiacchierata davanti al caminetto. Ecco quanto ci ha dichiarato: On. Pedrazzini, da dieci anni Lei è in Consiglio di Stato. Nella conduzione del Dipartimento delle istituzioni porta la responsabilità della giustizia e della polizia. Per la giustizia quali sono i problemi più spinosi di cui si è dovuto occupare? Nel Paese c’è chi si lamenta della lentezza della magistratura? “È bene precisare che il mio ruolo non è quello di “fare giustizia”, ma di contribuire a creare le premesse perché la giustizia possa funzionare nel migliore dei modi. La giustizia la fanno i magistrati e io credo che in Ticino abbiamo giudici capaci, impegnati e indipendenti. Sinceramente mi pare di poter dire che la giustizia ticinese funzioni abbastanza celermente. Laddove purtrop-
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po si manifestano tempi lunghi, originati in primo luogo dalla complessità delle inchieste necessarie (e penso in modo particolare alla sfera crescente dei reati di natura economica e finanziaria) cerchiamo di rispondere mettendo a disposizione le risorse umane necessarie ad accelerare i processi. Devo però purtroppo constatare che non è sempre facile ottenere i potenziamenti richiesti, anche perché lo Stato, impegnato su molteplici fronti, conosce una situazione finanziaria difficile, ed è sollecitato da più parti, tanto più oggi che viviamo in una preoccupante situazione di crisi. Secondo me è in ogni caso sbagliato risparmiare sulla giustizia, perché il corretto e sollecito funzionamento delle autorità giudiziarie è fondamentale in uno Stato di diritto, e ne è anzi il pilastro portante. Non si tratta oggi soltanto di tutelare il cittadino onesto e rispettoso dei diritti altrui, ma anche di promuovere, attraverso la giustizia, un’economia che premia la correttezza e la competenza! D’altra parte, uno dei migliori e più utili biglietti da visita di ogni società
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ritratto
civile è proprio la qualità del suo sistema giudiziario”. E per quanto riguarda la polizia? Il Ticino sta meglio di altri Cantoni, per esempio Ginevra, dove ci sono grossi problemi. Tuttavia anche qui non tutto sembra filare proprio liscio. In particolare una parte della cittadinanza ha la sensazione che la sicurezza sia diminuita. La polizia non potrebbe fare di più per garantire l’ordine pubblico? “Non esprimo giudizi sulle situazioni di altri Cantoni, ma posso senz’altro dire che la Polizia ticinese sta lavorando bene, con grande impegno e dedizione, e fa tutto il possibile per garantire l’ordine pubblico, come è ben testimoniato dai successi che raccoglie (molti dei quali non vengono conosciuti dall’opinione pubblica). Certo si potrebbe fare ancora meglio, ci mancherebbe altro: è il medesimo assioma che vale per qualsiasi attività umana. Il problema che Lei solleva semmai sta altrove: sta nelle percezione soggettiva che i cittadini sentono a questo proposito. Le
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analisi statistiche parlano chiaro: la sicurezza non è peggiorata rispetto agli scorsi anni. Per numerose tipologie di reato è addirittura vero il contrario: oggi viviamo in una situazione di maggiore tranquillità. Il fatto che il cittadino si senta meno sicuro è dunque legato ad altri fattori di natura psicologica e sociale. Da una parte tende a ritenere possibile che presto o tardi possano accadere anche a lui gli episodi violenti che i media gli raccontano con grande enfasi giorno dopo giorno, e con un rilievo spesso spropositato, dall’altra il tema della sicurezza è costantemente oggetto del contenzioso strumentale fra partiti, ed è ovvio che chi vuole trarne un beneficio elettorale non esita a porre l’accento sulle cattive notizie scordando quelle buone, che pure esistono… Quindi non è facile rispondere a questo bisogno soggettivo di sicurezza, anche perché esula spesso dai criteri della razionalità. A mio modo di vedere, una prima soluzione concreta possibile è quella di potenziare la presenza visibile di agenti di polizia nel territorio. Ma siamo pronti a pagare il prezzo che una simile scelta inevitabil-
Per le viuzze di Cimalmotto con la moglie Valeria. Il Ministro locarnese si rifugia appena possibile nella accogliente località montana.
mente comporta? Con un ulteriore rischio: quello cioè che poi - sul fronte politico - non mancherebbero di certo le voci pronte ad accusarci di voler instaurare uno “Stato poliziesco”. Di giravolte disinvolte del genere ne ho viste parecchie nel corso degli anni”.
Luigi “Gigio” Pedrazzini è un amante degli sport invernali...
Più in generale, nella direzione del Dipartimento quali sono i dossier più difficili di cui si è dovuto occupare? Quali successi si attribuisce? E quali i problemi che non è riuscito a risolvere? “Devo dire che non ci sono quasi più dossier facili, anche perché in questo Cantone siamo bravissimi a renderci la vita difficile. Ho spesso l’impressione che i miei colleghi della Svizzera interna conoscano una situazione migliore, perché possono davvero concentrarsi sulla sostanza dei problemi e sono meno condizionati dal confronto partitico, che in Ticino è per tradizione più vivace, ma spesso anche molto strumentale, dunque sterile e pure fuorviante. Ho l’impressione che spesso l’azione politica sia dominata
dalla volontà d’agire “contro” qualcosa piuttosto che “per” qualcosa. Per tornare al suo quesito, credo di aver dato un contributo importante nel portare avanti la riforma della realtà comunale ticinese (non mi riferisco soltanto al tema delle aggregazioni, ma anche alla revisione della Legge organica comunale, alla nuova perequazione finanziaria intercomunale, ecc.). Sotto la mia responsabilità, e non ovviamente soltanto per merito mio, è stata sostanzialmente riformata la polizia sul piano organizzativo e operativo, così come sono state approvate o sono in fase di esame parlamentare alcune leggi importanti che interessano l’ambito della giustizia. Ho cercato durante tutti questi anni di far funzionare al meglio, malgrado le ristrettezze finanziarie, alcuni servizi fondamentali attribuiti al mio Dipartimento, spesso tenendo un contatto diretto con i collaboratori che operano al fronte. Ho avuto, ed è cosa nota perché i media ne hanno ampiamente parlato, problemi con gli investimenti, come ad esempio quello relativo all’edificazione del nuovo necessario Comando della Polizia. Senza voler fare il gioco dello scaricabarile, penso che ciò sia però
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intervista ritratto
...ma anche di quelli lacustri.
anche dovuto a difficoltà di collaborazione fra i diversi servizi interessati dello Stato, che ovviamente non sono tutti del mio dipartimento”. Qual è il suo giudizio sulle trasformazioni in atto nel Cantone, anche in relazione alle pressioni sul settore bancario. In un suo intervento aveva parlato di “rendite di posizione” dalle quali uscire. Che cosa prevede per il futuro del Cantone? “Non sono indovino, ma penso che se vorremo difendere lo standard di vita acquisito negli ulti-
SCHEDA
biografica
Nome: Luigi Cognome: Pedrazzini Soprannome: Gigio Nato il: 4 marzo 1953 Domicilio: Locarno Stato civile: sposato con Valeria Malé Figli: Lorenza, Laura, Stefano e Martino Professione: avvocato Hobby: lettura, cucina, escursionismo, attività sportive Segno zodiacale: pesci
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mi 50 anni, dovremo diventare ancora più bravi e competitivi in tutti i settori. Ciò che oggi abbiamo, lo dobbiamo in parte anche a contingenze fortunate (quelle che si definiscono “rendite di posizione”) che sembrano però aver terminato il loro ciclo positivo. Il discorso non interessa soltanto il settore finanziario e bancario (fortemente penalizzato dalla crisi globale del sistema e ora anche dagli scudi tremontiani), ma anche altri rami importanti della nostra economia, come il turismo. Dobbiamo puntare sulla professionalità, sulla capacità di immaginare e perseguire strategie creative a medio e lungo termine, sulla qualità del nostro territorio, sulla sicurezza, sull’efficienza dei servizi più diversi che siamo in grado di offrire, a cominciare da quello sanitario. Dobbiamo, insomma, puntare sull’eccellenza”. E per quanto riguarda la società civile, quali le sfide? E quali le prospettive alla luce anche della difficile situazione in cui si viene a trovare la Confederazione (segreto bancario, crisi con la Libia, crisi economica, immigrazione, voto sui minareti, ecc.)? “Domandina da… un milione. Io penso che in
prospettiva dobbiamo maggiormente investire sulla crescita del senso di responsabilità delle persone, delle famiglie, delle associazioni e delle imprese. La condizione è però quella che la società civile sia pronta a riprendersi compiti che ha spesso e volentieri delegato agli enti pubblici. Questo “riorientamento” delle competenze mi sembra necessario anche per dare allo Stato un mandato democratico più chiaro, laddove la sua presenza è insostituibile (anche per garantire il rispetto dei principi fondamentali della solidarietà fra le diverse componenti della società). L’impressione è che alcune situazioni venutesi a creare negli anni recenti, sono proprio la conseguenza di una società sempre più in difficoltà nel
«Mi piace il mio
mandato politico e non ne sogno un altro»
coniugare gli interessi istituzionali, il rispetto dei diritti fondamentali e le esigenze dello sviluppo economico”. Il cantiere delle aggregazioni comunali, in questi anni, ha fatto grossi progressi, ma si è creata una frattura tra Sopra e Sottoceneri. Perché il Sottoceneri dimostra maggior dinamismo, mentre il Locarnese arranca? “Io penso che il Sottoceneri abbia beneficiato della forte concentrazione sul suo territorio di attività che interagiscono con l’economia della vicina Italia. Non è un discorso soltanto finanziario o legato a questioni geopolitiche (al di là della frontiera sottocenerina ci sono province ricche e produttive, cosa che non si riscontra ad esempio per il Locarnese), ma anche di risorse umane. Nel Luganese e nel Mendrisiotto vi è oggi, rispetto al Locarnese e al Bellinzonese, maggiore imprenditorialità, maggiore dinamismo, sia sul piano economico sia su quello politi-
Al momento della sua entrata in carica, dieci anni fa con Patrizia Pesenti, Marco Borradori, Marina Masoni e il compianto Giuseppe Buffi.
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ritratto
co. Per rilanciare il Sopraceneri - che ha comunque grandi potenzialità e qualità, soprattutto territoriali - sono necessarie strategie innovative e riforme di fondo (come a esempio la nascita di due nuovi grandi poli urbani). Purtroppo, e non è un problema soltanto ticinese, simili riforme vengono osteggiate irrazionalmente, soprattutto da chi le necessita, perché fatica a vederne con chiarezza i vantaggi. È il classico caso del cane che si morde la coda...”. In settembre ha avuto un momento di notorietà a livello nazionale con la sua candidatura alla successione di Pascal Couchepin in Consiglio federale. Sappiamo che il seggio è rimasto al Partito liberale, ma lei pensa di tornare alla carica alla prossima occasione? E più in generale, pensa al Consiglio federale? “No, non ci penso, anche perché sono abbastanza realista per sapere quali sono i miei limiti og-
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gettivi e soggettivi. Ho giocato la mia carta l’estate scorsa perché volevo che anche il mio partito discutesse della questione della presenza necessaria di uno svizzero italiano nel Consiglio federale. Sapevo come sarebbe andata a finire, ma non credo di aver fatto qualcosa di inutile o di velleitario. Presto o tardi sono convinto che a Berna si capirà l’importanza di avere un Governo davvero rappresentativo delle principali culture svizzere, e quindi meglio in grado di cogliere le opportunità del nostro Paese al centro dell’Europa”. Come vede a media e lunga scadenza il futuro del PPD, di cui lei è esponente autorevole, a livello cantonale e federale? “Sono fiducioso, anche se non posso escludere che in Ticino e in Svizzera, come è avvenuto altrove, possa presto o tardi verificarsi una ricomposizione della configurazione degli attuali partiti, insomma un rimescolamento delle carte. La
mia fiducia nasce dalla convinzione che il PPD è in grado di dare un contributo positivo alla soluzione dei problemi, perché ha una forte identità e una lunga tradizione democratica e federalista, perché si ispira ai valori importanti della cristianità, perché a ogni livello è rappresentato da personalità capaci e responsabili”. Riguardo alla sua attività politica ha qualche sogno nel cassetto? Cosa le piacerebbe fare che le sembra difficile da realizzare? “Mi piace molto il mio attuale mandato politico e non ne sogno un altro. In ogni caso posso dire che mi piacerebbe senz’altro fare politica in un Ticino più preoccupato della qualità delle idee e delle persone, e meno della loro appartenenza partitica. Un Paese, insomma, meno superficiale e meglio capace di cogliere le sue opportunità, con serenità e spirito critico, ma senza preconcetti. Il guaio è che questo desiderio mi sembra molto difficile da realizzare!”. ❖
UN AMORE DI LEASING. " 9ragf] nYda\Y h]j lmll] d] EYr\Y* fmgn] Ô fg Yd +)&(+&*()(& Fgf [memdYZad] [gf Ydlj] hjgegragfa g k[gfla Õ gllY& ;Yd[gdg \Ë]k]ehag2 EYr\Y* - hgjl] Qgmf_kl]j$ )&+ /- ;N!$ hj]rrg \]d [YlYdg_g ;@> )/ (.(&Ç$ hjaeg _jYf\] [Yfgf] ;@> **)0&Ç$ \mjYlY ,0 e]ka$ ce YddËYffg )- ((($ lYkkg \Ëafl]j]kk] Yffmg ]^^]llang )$11 ú& ß mfËg^^]jlY \a 9DH@=J9 >afYf[aYd K]jna[]k$ mfY \]fgeafYragf] [gee]j[aYd] \a 9dh`YZ]l ?]klagf] HYj[g N]a[gda Knarr]jY! K9& Lmlla a hj]rra ka afl]f\gfg /$. ú AN9 af[dmkY& 9kka[mjYragf] [Yk[g lglYd] Y__amflanY gZZda_YlgjaY& ß na]lYlY dY [gf[]kkagf] \a mf [j]\alg f]d [Ykg af [ma ]kkg \]l]jeafa ad kgnjYaf\]ZalYe]flg \]d [gfkmeYlgj]& ;Yl]_gjaY \Ë]^Ô [a]frY ]f]j_]la[Y 9 Æ <$ [gfkmeg af [a[dg eaklg ,$* Æ .$0 d$ ]eakkagfa \a ;G 2 ))* Æ ).* _'ce e]\aY \a lmlla a fmgna eg\]dda *(, _'ce!&
in verde
il giardino in un vaso Un bel vaso può decorare magnificamente un balcone, ma anche una zona del giardino. testo Rachele Pozzi – rachele@illustrazione.ch
L
a coltivazione in vaso è naturalmente la soluzione perfetta per chi non ha un giardino, ma desidera comunque avere un angolo verde. È però un’ottima soluzione anche per chi in giardino vuole creare un angolo particolare, fiorito o tematico, delimitare una zona o rialzare un’aiuola. Se decidete di creare un giardino in vaso, è importante che compriate contenitori sufficientemente capienti perché, soprattutto gli arbusti e le piante più grandi, crescono in fretta e hanno bisogno di spazio. Prima dell’acquisto, stabilite lo stile che desiderate seguire e considerate che per essere armonioso deve adattarsi alla casa e ai mobili da giardino. Tenete presente che anche la pianta che desiderate mettere nel vaso deve stare bene nel contenitore. Alberelli e arbusti dal fusto teso stanno meglio in ampi contenitori con doppio bordo, mentre gli arbusti sagomati dall’arte topiaria, stanno meglio in vasi di forma classica. Le grandi giare o i vasi alti a forma di anfora sono molto decorativi già di per sé, e non è indispensabile riempirli con piante, ma se decidete di farlo fate attenzione, perché non sono molte le piante adatte a questo tipo di contenitore. Evitate tutti gli alberelli e le piante alte, perché il ri-
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per ogni pianta c’è il vaso giusto!
sultato sarebbe poco bello esteticamente. Dei bei fiori ricadenti saranno invece perfetti. Prima di mettere la terra nei vasi, prevedete un buon drenaggio sul fondo, ad esempio con del ghiaietto, affinché l’acqua non stagni. È inoltre utile mettere degli appositi piedini o delle asticelle di legno sotto i vasi, in modo che rimangano sollevati da terra. Questo per favorire il drenaggio dell’acqua e la circolazione dell’aria. Altro capitolo sono invece i vasi piccoli. Esistono vasi piatti sul retro, appositamente concepiti per essere appesi, che se ben disposti lungo la parete, prolungano l’effetto decorativo verso
l’alto. Sono perfetti se riempiti con piccole piante fiorite che sporgono dal bordo. Assicuratevi che i vasi siano ben fissati alla parete e che non rischino di cadere, anche in caso di forte vento, e che riusciate ad innaffiarli facilmente. Se prevedete di mettere a dimora piante annuali, avrete a lungo una bella fioritura decorativa. Cercate però di mantenere un armonia nei colori. Meglio una parete monocromatica, o a due colori alternati, che una tavolozza confusa. Se invece all’estetica preferite l’utilità, potete progettare un piccolo erbario pensile, seminando erbe aromatiche. ❖
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sondaggio
si può
misurare l’intelligenza? L’intelligenza è la facoltà propria della mente umana di intendere, pensare, elaborare giudizi e soluzioni. Vi siete mai chiesti quanto siete intelligenti? Se nutrite questo tipo di curiosità, esistono alcuni test che possono “misurare” il vostro quoziente intellettuale. Vi sottoporreste a questa verifica? testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Stefano Ember
Giovanni Imparato, 33 anni, istruttore di guida, Piandera “Certo che mi sottoporrei! Sono interessato al comportamento umano ed eseguo già dei test in internet”.
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Alex Jankovic, 16 anni, studente, Lugano - “Lo farei subito, perché so già di essere un genio!”.
Patrizia Crivelli, 45 anni, casalinga, Lugano - “Ho già fatto dei test, e risulto nella media poiché ho anche buon senso. Non a caso ho comprato un’auto ecologica…”.
Gianna Bontempi, 17 anni, studentessa, Cama - “Mi sottoporrei volentieri perchè mi interesso di psicologia e che frequento la scuola socio-sanitaria”.
Sandro Rossi, 43 anni, cuoco/artista, Caslano - “Penso si tratti piuttosto di una questione semantica: uno scenziato può non saper cambiare una lampadina”.
Roberta Ambrosini, 21 anni, studentessa, Locarno - “Farei un test d’intelligenza per conoscere i miei limiti e per stimolarmi a non smettere di apprendere cose nuove”.
Luigi Belotti, 48 anni, operaio tecnico, Bedano - “Io non lo farei, perché ho paura di scoprire i ‘buchi’ della mia mente”.
Brigitte Licata-Baron, 48 anni, impiegata di banca, Melano - “Lo farei per curiosità, anche se credo che non sia una cosa su cui basarsi per classificare le persone”.
Lauro Marioni, 63 anni, ingegnere, Roveredo Capriasca “Lo farei subito, visto che mi piace conoscere i miei dati sia mentali, sia fisici”.
Luana Don Don, 16 anni, cameriera, Figino - “Pur non essendo stupida, non lo farei per paura di non raggiungere un buon livello”.
Enrico Giovannoni, 75 anni, commerciante, Orselina “Vista la mia età, non considero interessante fare un test del genere”.
Vera Danesi, 33 anni, assistente di cure, Someo - “Sì, mi sottoporrei ad un test d’intelligenza per pura curiosità”.
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a tavola
a cenacon
curry&rock Secondo appuntamento per la serie “A tavola da voi”. Ad invitarci a cena Morena e Marcel Aeby di Bellinzona. Un “viaggio” tra passione per la cucina e musica di Jimi Hendrix. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
S
iamo stati invitati a cena a Bellinzona. Le finestre di una vecchia abitazione ticinese catturano la nostra attenzione: sembra che all’interno splenda il sole. Eppure è ormai notte. Da una delle aperture una coppia ci osserva. “Cercate qualcuno?”, ci chiede lui. “I signori Aeby”, rispondiamo noi. “Li avete trovati. Vi aspettavamo”, fa lei di rimando. La casa di Morena e Marcel Aeby - costruita tra fine Settecento e inizio Ottocento - ci colpisce anche per la grande terrazza che ricorda la prua di una nave. I padroni di casa, infatti, l’hanno decorata con salvagenti e remi e il loro sogno è di poter, un giorno, essere ritratti come nella famosa scena di Titanic. Ma la colonna sonora della loro vita non è Titanic, bensì la musica e la storia di Jimi Hendrix. Lo capiamo immediatamente dai numerosi poster e foto che decorano le pareti del salone e
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dello studio. Marcel, infatti, è musicista e forse il più grande collezionista in Svizzera di dischi in vinile di Hendrix. Leader (voce e chitarra) del gruppo “More Experience”, in oltre un ventennio la band ha tenuto 800 concerti in tutta Europa e la stampa l’ha definita “probabilmente la miglior coverband di Hendrix al mondo”. DUE RICETTE NUOVE A SETTIMANA Ma non sono solo le foto di Hendrix a catturare la nostra attenzione. La casa degli Aeby è originale, le pareti sono dipinte con colori caldi, e stile rustico, moderno ed etnico si fondono armoniosamente. Mosaici cromatici abbelliscono scale e bagni. In cucina, invece, il colore dominante è il blu, una scelta di Morena, per tanti anni docente di scuola elementare, oggi insegnante di sostegno al pre-tirocinio di integrazione. Un lavoro molto stimolante, ci dice, anche perché la
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a tavola Morena in cucina prepara le prugne avvolte nella pancetta e il pollo al curry.
Morena e Marcel Aeby gustano lâ&#x20AC;&#x2122;aperitivo con sottofondo musicale.
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Denise Biellmann si impegna per sensibilizzare la popolazione sul tema colesterolo e sostiene la Fondazione Svizzera di Cardiologia.
sua classe è composta da giovani dai 15 ai 20 anni che provengono da tutto il mondo. Forse è anche per questo che ha deciso di proporci il suo ottimo pollo al curry, il suo piatto forte tra quelli asiatici che ama cucinare. Sposatasi tardi, Morena ha scoperto la passione per la cucina solo di recente. Tre anni fa, in seguito ad un periodo delicato della sua vita, ha realizzato che cucinare era diventato un rifugio e una terapia. “Da allora ho accumulato centinaia di ricette, delle quali ne sperimento settimanalmente una o due. Inoltre, traggo ispirazione da “I cucinatori”, una trasmissione che cerco di non perdermi”. Per non parlare dei numerosi libri, riviste e classatori sul tema, che custodisce con cura e che consulta con regolarità. “Ho la fortuna di avere un marito che mangia con gusto e si complimenta con me ogni volta che ci sediamo a tavola. Dal canto mio ho un rapporto aperto e curioso con il cibo. Amo assaggiare cose nuove e non sono complicata. Ma non fatemi mangiare ostriche e cervella!”. ASIATICO, TORTE SALATE E ZUPPE La cena, in casa Aeby, è il pasto principale. A mezzogiorno, infatti, Marcel non rientra perché lavora part-time alla Fonoteca nazionale a Lugano e Morena, se rincasa, si prepara un’insalata veloce. “Ma alla sera, dopo una giornata di lavoro, mettermi ai fornelli mi rilassa e pian pianino realizzo i miei piatti. Nell’ultimo anno ho cucinato spesso asiatico, utilizzando salse di pesce, soia, curry. Siamo anche golosi di torte salate e zuppe. Per contro mangiamo poca carne. Forse perché preferisco gustarla dalla mamma. Il gigot come lo fa lei, non lo fa nessuno!”, ci dichiara Morena orgogliosa. Nonostante le piaccia moltissimo stare in cucina, se ha gente a cena la padrona di casa desidera poter tener compagnia ai suoi ospiti. “Per questo cerco di prevedere dei piatti che si possono preparare anche in anticipo. Lo stesso vale per gli antipasti e i dessert”. Generalmente Marcel - pur sapendo cucinare - lascia che sia Morena a deliziarlo con le sue cenette. “Io, al massimo, mi cimento d’estate con qualche grigliata per i nostri amici”, commenta il marito.
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«Ogni giorno Benecol e un po’ di sport: ora il colesterolo ha smesso di mettermi sottosopra.»
Anche se non si avverte, un alto tasso di colesterolo può costituire un rischio per la salute. Gli esteri di fitostanolo contenuti in Benecol influiscono in modo comprovato sul livello di colesterolo. Ecco perché Denise Biellmann non solo pratica movimento con regolarità, ma beve anche ogni giorno la sua porzione di Benecol. Fate anche voi attenzione al colesterolo, e provate Benecol.
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Con Rimuss tutti fanno un brindisi!
Nella versione online trovate la ricetta per il pollo al curry della signora Morena Aeby.
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plici che mangiava da bambina: “La polenta cucinata al camino con quel caratteristico profumo
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POLENTA E MINESTRONE Nonostante la cucina sia diventata una sua grande passione, che sperimenta senza paura buttandosi in ricette di ogni genere, Morena non è più riuscita a ritrovare il gusto di due piatti sem-
di fumo, ma soprattutto il minestrone che preparava la mia nonna. Quei sapori sono un ghiotto ricordo. E nessuno della mia famiglia è più riuscito a riprodurre esattamente quel fantastico aroma di verdure. Chissà qual era il segreto della nonna? Forse un goccio di latte di capra aggiunto alla fine insieme a tocchetti di formaggio fatto da lei”. Morena, che è cresciuta mangiando verdura dell’orto, prima della nonna, poi della mamma, sceglie spesso di acquistare prodotti bio rispettandone la stagionalità. “Anche se le zucchine che mangeremo questa sera con il pollo non sono, ovviamente, di stagione”, ammette sorridendo. Mentre chiacchieriamo, Morena ci ha preparato dei deliziosi stuzzichini: foglie di indivia belga spalmate al loro interno con formaggio morbido e prugne snocciolate, riempite con una mandorla, avvolte da una fettina di pancetta e scaldate al forno per qualche minuto. Il tutto accompagnato da un buon bicchiere di prosecco. Marcel non si fa pregare. Imbraccia la chitarra e l’aperitivo diventa un omaggio a Jimi Hendrix. ❖
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100% naturale. Senza alcool.
escursioni
un’altra
via
Al Monte Bar sono salita innumerevoli volte, da diverse vie, seguendo l’umore della giornata, quello meteorologico e quello interiore. E seguendo gli amici. testo e foto Giosanna Crivelli - giosanna@illustrazione.ch
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n giorno, seguendo uno di loro, mi trovo a imboccare un sentiero a cui non avevo mai pensato per una salita invernale. La giornata è grigia, di quel grigio che toglie ogni colore, e per una volta non porto la macchina fotografica. Forse con il presagio che il tema possa essere un altro, al di là delle immagini. Seguo senza pensare, è salita, ma più in alto alla salita si alternano delle traverse pianeggianti. È un percorso a risvolti, si avanza e si ritorna indietro. Per un tratto il paesaggio sembra ripetersi uguale a sé stesso, quasi come a camminare sul posto. Di tutta l’ascensione, ben più lunga, mi è rimasta impressa questa parte, che dà il carattere a tutta la gita: la lentezza, la monotonia, le sottili variazioni del paesaggio. Una camminata in trance. Poi d’improvviso il risveglio, arrivando alla stradina che congiunge la capanna Monte Bar con Piandanazzo, un luogo che conosco. Il seguito è nella nebbia, i compagni che mi precedono spariscono, seguo le tracce, ampi spazi portano in vetta. Sensazione di un vuoto bianco, un punto d’arrivo della mente, pensieri indefiniti che attendono di trovare forma e contenuto emergendo da un magma primordiale. La discesa dalla vetta è di nuo-
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vo realtà, fisicità del movimento, un orientamento dato dal rilievo della neve. Mi rimane il desiderio di ritrovare le sensazioni particolari di questa escursione e di trovare immagini che possano esprimerle. Vi ritorno. La partenza è quella solita, dalla chiesa di Corticiasca, salendo dapprima verso Monte. Ha nevicato il giorno prima, il bosco ha l’attrazione del mistero. Così, invece di seguire la stradina, imbocchiamo il sentiero verso Badairolo, seguendolo dove è evidente, lasciandoci guidare dalle aperture là dove
Tra il pieno e il vuoto: la topografia del pensiero.
Salire apparentemente senza meta.
Cartografia: Tesserete 1:25’000 Dislivello: 760 m Tempo: salita 21/2 - 3 ore
non lo si percepisce più. Più in alto, di nuovo sulla stradina, andiamo a destra, alla ricerca della deviazione che porta nella valle discosta del mio ricordo, poco prima di quota 1’282 m. Nelle neve non vi è nessuna traccia, la valle è nostra. Quella valle che mi ha fatto sentire di essere su uno dei sentieri di Heidegger, quella corrispondenza tra un luogo, una terra e gli elementi che lo compongono - sentiero, bosco, alberi, radure - e la topografia del pensiero. Parole origine per il filosofo, che portano al significato delle cose. Un cancello in ferro semiaperto, l’inizio dell’esperienza. Segue un ripido versante carico di neve, attraversarlo richiede prudenza, il fondo è gelato. Siamo a Costa del Vallone. Slavina, vita, morte, tutto è possibile in ogni momento. Alla prossima deviazione il ricordo del tracciato ci porta a scegliere la via di sinistra. Il sentiero è accennato dal taglio degli ontani, che disegna geometricamente il percorso. L’avevo osservato e fotografato dal versante opposto, ed era da lì che volevo passare. Ora sono in quella fotografia. Ritmicamente risaliamo la china e arriviamo al limite del bosco. In quel luogo, ricordo, inizia il tratto dell’esperienza che desidero rivivere. Ma, come d’incanto, la via non c’è più. È bosco
rado che diventa sempre più fitto, e non lascia intravvedere il passaggio. Appena sopra di noi vi è il recinto che delimita i pascoli, una geometria che è un punto di riferimento. Giriamo in tondo, scendiamo per un tratto, risaliamo, ma non troviamo nessuna via evidente. È come se l’esperienza non ammettesse ripetizione, per mantenere la purezza e l’innocenza della prima volta. Con il pensiero vi ritorno, e mi chiedo cosa sia stata l’essenza di quel momento. Andare per andare, senza pensare, senza difficoltà, con leggerezza. Essere dove sono, sentirmi nel luogo giusto. Andare per pensare, associazioni di idee che portano lontano. Contraddizioni che coesistono, ognuna ha una parte di verità. L’ora tardiva ci fa desistere nella ricerca e saliamo verso gli spazi aperti di Pian Carasso per raggiungere la capanna del Monte Bar. Una sosta e poi la discesa con l’ultima luce, in direzione di Piazza Grande, Pianca del Bosco, Cureia e Corticiasca. La neve è pesante, richiede determinazione, l’equilibrio va cercato con delicatezza. Ogni discesa con gli sci è unica e più di ogni altra azione riflette lo stato d’animo del momento, il baricentro mentale diventa baricentro fisico, una metafora scivolata. ❖
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in classe
carte, bombolette
e punte
di matite
Con la III, IV e V elementare di Giornico delle maestre Gloriana Bontà Pacciarelli e Daniela Paolucci (doc. d’appoggio) abbiamo parlato di collezioni. E abbiamo scoperto che, nonostante tutto, i bambini di oggi collezionano più o meno le stesse cose di quelli di ieri. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
Chi sa spiegarmi cos’è una collezione? Nicolas: è qualcosa che è tipo uguale, che è un po’ tanto e si mette assieme. Matteo: è una serie di oggetti praticamente uguali. Voi fate e avete già fatto una collezione di qualcosa? Curzio: io colleziono i tappi dei cremini, le punte di matite e le carte Pokémon. Nicolas: anch’io colleziono punte di matite colorate per riempire un barattolo che diventa più bello. Brian: io non colleziono niente. Cristina: io colleziono francobolli vecchi perché mi piacciono. Ne ho circa 200. Mattia: io colleziono soldi vecchi e biglie. Alice: io colleziono carte Pokémon e carte dei Diddl. Benicio: io colleziono macchinine.
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Stefano: anch’io colleziono macchinine e carte dei Pokémon. Matteo, Alex: io colleziono soldatini di plastica e diversi tipi di carte. Sem: io colleziono bombolette vuote d’inchiostro perché dentro c’è una pallina che si può togliere e attaccare su un foglio. Pietro: io faccio la collezione di francobolli. Separo quelli della Svizzera, della Iugoslavia e della Spagna e ne ho circa 800. Patrick: io colleziono degli omini di piombo da pitturare. Mara: io ho cinque o sei album di francobolli e colleziono conchiglie. Perché una persona, secondo voi, ad un certo punto decide di iniziare una collezione? Cristina: perché gli piace. Mattia: perché ha una curiosità.
1ª fila seduti da sinistra: Mara, Brian, Curzio, Nicolas, Benicio 2ª fila da sinistra: Alice, Sofia, Patrick, Sem, Pietro, Cristina 3ª fila da sinistra: Matteo, Joice, Mattia, Stefano, Alex.
Alice: perché è interessato. Stefano: perché poi vuole tenerla per ricordo. Pietro: forse perché nessuno fa quel tipo di collezione ed è bello inventarla. Mara: perché è bello partire da un oggetto e poi aggiungerne altri. Ci sono collezioni famose che vengono custodite in luoghi appositi. Chi sa dove? Curzio: per esempio in cantina per avere ancora tanto spazio in casa. Stefano: appese alle pareti. Matteo: in una bacheca di vetro. Joice: su una parete fuori dalla casa. Cristina: in un museo. Sofia: io ho visto un museo di quadri che mi era piaciuto. E delle vostre collezioni cosa farete? Curzio: io penso di tenerle come ricordo su uno scaffale. Nicolas: io voglio riempire il mio vaso di punte
di matite e poi se ho voglia iniziarne un altro. Cristina: io terrò quella di francobolli, le altre le regalerò. Matteo: io credo che terrò tutto anche se da grande andranno a finire in cantina. Pietro: io non smetterò mai quella di francobolli. Patrick: io le terrò per ricordo e diciamo, anche per bellezza. Joice: io voglio smettere con tutte e forse collezionerò i vestitini di mio cugino. Mara: terrò sicuramente quella di francobolli e quella di conchiglie.
Le classi elementari del Cantone interessate a collaborare alla realizzazione di uno di questi servizi possono contattare la nostra redazione.
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lavoretti
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l’imbuto
portaspago Trasforma un imbuto in un pratico elefantino portaspago e non dovrai più litigare con grovigli annodati. idea, disegni e realizzazione Anto anto@illustrazione.ch
Cosa ti occorre: un imbuto, un pennarello nero, cartoncini colorati, colla bianca, forbici dalla punta arrotondata, un rotolo di spago.
1 1. Sul cartoncino grigio disegna due orecchie da elefante come da illustrazione e ritagliale. 2. Sul cartoncino bianco disegna due zanne e due cerchietti per gli occhi e ritaglia. 3. Con il pennarello nero disegna gli occhi e
aggiungi i particolari che preferisci. 4. Con la colla fissa le orecchie, gli occhi e le zanne. Metti il rotolo di spago nell’imbuto facendone uscire un’estremità dal collo. Ora non ti resta che tirar fuori lo spago che ti occorre dalla proboscide dell’elefante!
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animali
conigli
cavie & co. Malgrado l’apparenza, la loro detenzione corretta è un tema importante e poco scontato, perché? testo Elena Stern-Balestra - elena@illustrazione.ch
I
cosiddetti “nuovi animali da compagnia” godono di una crescente popolarità. Essi sono considerati animali poco esigenti e adatti ad essere tenuti in appartamento in gabbie o terrari. Tali modalità di tenuta spesso e volentieri non corrispondo però alle loro necessità di specie. Gli studi sul loro comportamento, sia allo stato brado che in cattività, forniscono informazioni importanti sulle loro necessità. Per conigli e porcellini d’India, sono qui riassunti alcuni requisiti minimi per una detenzione corretta. Essendo animali sociali, che in condizioni naturali vivrebbero in colonie più o meno numerose, essi non devono essere tenuti da soli, bensì devono poter godere della compagnia dei loro consimili. Conigli e cavie possono con-
vivere e occupare gli stessi spazi, ma non sono partner sociali gli uni per gli altri. Dunque, anche laddove le due specie vengono tenute insieme, è necessario che il gruppo sia composto da più conigli e più cavie. Si tratta inoltre di animali molto sensibili e piuttosto paurosi: essi non sono adatti come animali da manipolare e coccolare e han-
no bisogno di tranquillità e nascondigli (tane, tronchi cavi, …). Il loro ambiente deve essere sufficientemente spazioso e strutturato. Per un’alimentazione corretta, essi devono avere a disposizione del buon fieno a volontà: infatti il loro apparato digerente è specializzato per la digestione di cibo ricco di fibre grezze, ben diverso dagli alimenti concentrati e troppo energetici che troviamo in commercio. Non devono mancare poi la verdura fresca e gli oggetti da rosicchiare per consumare i loro denti a crescita continua (rami di piante da frutta, di nocciolo di acero o di abete). ❖ Per saperne di più: www.ti.ch/DSS/DSP/UffVC/temi/legislazione/default.htm
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in viaggio
le regole
precise
di samoa Da due ore sto camminando sotto il sole, ripercorrendo a memoria stradine che mi paiono familiari, nell’infruttuosa ricerca di un indizio che mi possa far ritrovare i luoghi dove avevo vissuto e le persone che avevo conosciuto 25 anni or sono. Quando ormai sono sconsolato… testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
P
er colazione ricevo alcune fette di pane tostato con marmellata, banane, papaia e un buon caffè. Al tavolo incontro un inglese di origine pachistana. È un gran chiacchierone e solo a fatica riesco ad allontanarmi, smanioso come sono di riscoprire Apia. La cittadina oggi, oltre ai semafori, propone la novità di piccoli shopping center ed alcune filiali di banche straniere. Un nuovo grande palazzo governativo si è poi insediato alla fine del sempre splendido lungomare. Se il luogo sembra essere stato recentemente fertile terreno per le imprese di costruzione, non lo è di certo per i negozi di scarpe e di moda. Gli isolani continuano infatti a coltivare il loro affetto per le infradito e per il “lavalava”, i tessuti tradizionali che avvolgono attorno alla vita. Ma cosa sarà oggi del villaggio di ca-
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panne poco lontano dalla capitale che avevo conosciuto tanti anni or sono? Vi ero stato ospitato da una splendida famiglia che mi aveva offerto un tetto, del cibo e soprattutto l’affetto che di solito si dona a un figlio e a un fratello. I contatti col tempo si erano fatti rari, alle prime lunghe lettere si erano sostituiti gli auguri natalizi e di fine anno, oppure le brevi segnalazioni di partenza e di cambiamento di indirizzo. Oggi anche Lapua è partita. Lei a suo tempo, madre di 12 figli quasi tutti lontani, il marito deceduto 15 anni prima, mi aveva in un certo senso adottato, quale 13. figlio. Ricordo che nel corso di una lite tra ragazzi del villaggio era addirittura corsa sul piazzale, redarguendomi mi aveva preso per un braccio, riportandomi a casa per paura che venissi coinvolto. Alla mia partenza aveva gli occhi lucidi. Con
Tante serate trascorse nelle case tradizionali.
frammisti sentimenti e timori, mi accingo ora a cercare il mio villaggio di allora. Riuscirò a ritrovarlo? Cosa sarà cambiato? Chi vi troverò? QUANTI PASTICCI AVEVO COMBINATO Vivere in un villaggio alle Samoa fu un’esperienza indubbiamente affascinante, ma lungi dall’essere facile e scontata. La vita tradizionale dei samoani ossequiava infatti regole molto severe e precise - dette Fa’a samoa -, alle quali nemmeno gli ospiti potevano sottrarsi. Ignaro di tutto ciò, avevo spesso pagato il prezzo dell’inesperienza, commesso errori incresciosi, a volte addirittura mi ero ritrovato in situazioni alquanto delicate ed anche scabrose a causa di malintesi, ma sempre
avevo trovato persone che mi avevano aiutato. Con la serenità e pure l’allegria tipica di queste genti, mi avevano spiegato dove sedermi a “tavola”, o meglio sulle stuoie per terra: il mio posto, mi era stato detto, è sempre a sinistra del capo famiglia (il matai), sulla medesima linea ipotetica vi sono inoltre gli anziani. Di fronte i familiari, mentre i lati sono riservati al capo villaggio o ai membri del consiglio locale, qualora visitino la famiglia. L’onore del primo piatto servito è sempre riservato all’ospite, poi via via tutti gli altri, le donne e i bambini per ultimo. Ricordo che quando me ne resi conto la prima volta fui preso da un senso di disagio e quasi di vergogna. I bimbi e la madre, infatti, mangiavano quello che io avevo lasciato nel piatto. Mai parlare stando in piedi
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in viaggio
Il crepuscolo nei piccoli villaggi.
davanti a una persona seduta, perchè sarebbe una mancanza di rispetto. Se poi ci si rivolge ad un matai, il guaio non è da poco, perché mai si deve essere in una posizione superiore alla sua. Nemmeno quando si dorme! Pur essendovi un vecchio letto nell’abitazione, dovetti così dormire sulle stuoie per terra, perché il capo famiglia non utilizzava affatto il comodo - per me - letto, che lui considerava più che altro uno “status symbol”. Poi vi erano le preghiere che sottolineavano costantemente la profonda religiosità di queste genti. Anche per quanto concerne la religione era spesso richiesto un ruolo attivo all’ospite, invitato non solo a seguire il voto religioso, ma pure a condurre occasionalmente il ringraziamento al Signore di prima persona a inizio pasto. La sera era uno dei momenti più belli e intensi della vita nei villaggi samoani. Al calare delle tenebre, le famiglie si riunivano nelle “fale”, le capanne dal tetto di foglie senza pareti, illuminate da luci tenui e traballanti di lampade a petrolio. Da ogni nucleo familiare risuonavano preghiere e canti armoniosi dalle tipiche sonorità polinesiane che creavano un’atmosfera di serenità e di pace.
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LUCY, CHE MAGNIFICA PETTEGOLA Tanti ricordi, magari oggi un po’ appannati nella mia memoria. Tanti riferimenti di persone e luoghi che però mi paiono ora tutti inutili. Non riesco a ritrovare il mio villaggio. Ho già chiesto ad alcuni giovani, che mi assicurano che il luogo è proprio quello. Mi rendo poi conto che sulle strade ho però contattato persone che a giudicare dall’età apparente, al tempo in cui io avevo vissuto lì, non dovevano avere più di quattro o cinque anni. Quasi sconsolato e nell’ora più calda del giorno, incontro una signora dai capelli bianchi che mi invita a riposarmi all’ombra della tettoia della sua casa in muratura. Lucy, questo il suo nome, è calorosa. Se ne rimane pesantemente seduta sulla sua sedia in rattan, un largo vestito, fissato con un elastico, le copre a fatica il voluminoso seno. Proba-
«Non riesco
a ritrovare il mio villaggio»
bilmente, 25 anni or sono doveva anche lei essere un’avvenente ragazza polinesiana. Non ci sia-
Samoa, un autentico Paradiso floreale.
Easy to get in.
mo però mai conosciuti perché allora - mi dice lei non abitava in quel luogo. Nemmeno la sua casa era ancora stata costruita, così come non lo erano tutte le altre attorno che fanno capolino tra palme, buganvillee in fiore e alberi del pane. Mostrando a Lucy alcune vecchie fotografie, comincia a ridere e ad agitarsi. Chiama i familiari e mi dice felice che sono proprio al lato opposto della strada dove era il villaggio che cercavo. Rimango assolutamente incredulo. Ma dove sono le case tradizionali, il piazzale dove si giocava a pallavolo, la tettoia dove ci si riuniva per giocare a tombola? Dove sono tutti i miei amici? Qualcuno sembra però rimasto, una figlia con la famiglia, la sua abitazione è a una cinquantina di metri. Lucy prende il suo telefonino e la chiama. È il segno dei tempi: una telefonata a cinquanta metri di distanza! Ma lei, Flower, che ricordo donna pacata e forte, brava madre e abilissima nei massaggi tradizionali con le foglie, non arriva. Continua. ❖
web
non solo
motori di
ricerca
“Internet è come l’unione di tutte le biblioteche del mondo, dove però qualcuno si è divertito a buttare giù i libri dagli scaffali”. testo Elio Del Biaggio - elio@illustrazione.ch
U
n motore di ricerca - e stiamo parlando di Internet - è un sistema automatico che analizza un insieme di dati e ne restituisce l’indice dei contenuti, classificandoli secondo formule che ne indicano il grado di rilevanza secondo una determinata chiave di ricerca. UN POZZO SENZA FONDO Se l’utilizzo dei motori di ricerca ci è ormai famigliare, poiché basta digitare le parole relative all’argomento che interessa, ottenendo subito un elenco di pagine web che contengono quanto richiesto, altra cosa è capirne il suo funzionamento. I motori di ricerca sono dei grandi archivi di dati, che contengono delle informazioni dettagliate su un gran nu-
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mero di pagine web. Vi sono memorizzati i singoli documenti che compongono un sito web, ed è quindi possibile che un sito sia riportato più volte, in relazione al numero di pagine di cui si compone. L’inserimento delle pagine web negli archivi può avvenire con la registrazione manuale o in modo automatico, attraverso un particolare software - “spider” - che visita milioni di siti web al giorno, inserendo le nuove pagine e aggiornando le informazioni su quelle già presenti. I motori di ricerca riescono così a mantenere un archivio aggiornato, anche se nessuno riesce - e mai riuscirà - a classificare l’intero web. Per ogni pagina web memorizzano parte del testo contenuto, in modo tale che ad ogni ricerca viene mostrato un elenco delle pagine dove figurano le parole ricercate.
Caratteristica importante dei motori di ricerca è che il loro uso è totalmente gratuito, così come la registrazione delle pagine negli archivi, nonostante gli investimenti necessari per creare un simile servizio. Questo, perché nelle pagine presentate compaiono annunci pubblicitari, attraverso i quali le società che li gestiscono traggono i loro ricavi. NON SOLO GOOGLE La maggior parte dei motori di ricerca che opera sul web è gestita da società private, che utilizzano programmi e banche dati tenuti segreti. Il più utilizzato in assoluto, su scala mondiale, è Google, ma non scordiamo che ce ne sono altri, meno utilizzati ma altrettanto conosciuti e indubbiamente utili, come il neonato Bing di Microsoft, Yahoo!, WolframAlpha, Ask e altri.
Esiste inoltre una tipologia differente di motori di ricerca: le “directory” (elenchi e cataloghi). L’esempio più noto è Yahoo!, e chiamarlo motore di ricerca è sbagliato, poiché classifica solo singoli siti, indipendentemente dalle pagine contenute, raggruppandoli per categorie. Per curiosità, l’unico motore con una tecnologia proprietaria in qualche modo paragonabile ai “big” del web - Google in testa - è il cinese Baidu [www.baidu.com], la cui inferiorità tecnologica è palese, ma attinge ad un bacino di
utenti tanto vasto e in crescita, sebbene appartenente ad una sola nazione. IL FUTURO La nuova frontiera dei motori di ricerca è il web 2.0, con cui molti motori e directory internazionali puntano a una maggiore partecipazione degli utenti nella creazione dei contenuti, in modo da eliminare qualsiasi ricorso a “spider” e link sponsorizzati. Con questa logica, ognuno potrà inserire link e contenuti, decidendo se dare o meno popolarità ai siti segnalati. ❖
Per saperne di più: www.yahoo.com www.google.com www.baidu.com
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in forma
rinforza
i dorsali con laura noccioli La campionessa e primatista svizzera dei 50 metri stile libero, ci invita ad allenare i nostri dorsali per poter affrontare con slancio gli impegni che bracciata dopo bracciata accompagnano la nostra vita quotidiana. foto Ti-Press/Gabriele Putzu - in collaborazione con allezhop.ch e Ilario Sartor
Stretching Lo stretching indica tutti i gesti di allungamento e autostiramento che è importante compiere per preparare la muscolatura all’attività fisica e anche per concluderla nel migliore dei modi. Mantenere la posizione per 20 secondi circa e aumentare l’intensità fin dove consente l’articolazione, mantenendo la posizione per ca. 30 secondi.
Rematore con peso Senza inarcare la schiena, appoggiare un ginocchio e la mano corrispondente alla panca, stendere l’altro braccio impugnando il peso. Flettere il braccio portando il peso all’altezza dell’anca. Inspirare distendendo il braccio, espirare flettendo (3 serie da 20 ripetizioni, 1 minuto di recupero).
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Rematore con bastone Gambe semiflesse, busto piegato in avanti, impugnare il bilanciere (o un bastone, ecc.) con le palme rivolte verso le ginocchia. Non inarcare la schiena. Tirare senza strappi il bastone fino a toccare gli addominali e ritornare in posizione iniziale senza distendere completamente le braccia. Inspirare rilasciando, espirare sollevando (3 serie da 20 ripetizioni, 1 minuto di recupero).
SCHEDA
biografica
Nome: Laura Cognome: Noccioli Data di nascita: 31.7.1989 Domicilio: Carona Professione: studentessa in scienze economiche all’USI Attività sportiva: nuoto Club di appartenenza: Lugano Nuoto Palmarès: record svizzero 50 metri stile libero nel 2009 Obiettivi: raggiungere la finale agli Europei in vasca lunga nell’agosto 2010.
te n a t r o p è im care r a n i n no ena! i h c s a l
Rematore con bastone con presa inversa Gambe semiflesse, busto piegato in avanti, impugnare il bilanciere (un bastone) con le palme rivolte l’esterno. Non inarcare la schiena. Tirare senza strappi il bilanciere fino a toccare gli addominali e tornare in posizione iniziale senza distendere completamente le braccia. Inspirare rilasciando, espirare sollevando (3 serie da 20 ripetizioni, 1 minuto di recupero).
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in forma
Pull over all’indietro con bastone Su una panca, piedi poggiati, impugnare il bastone all’altezza del petto con l’impugnatura delle mani alla larghezza delle spalle e gomiti piegati di 90°. Portare il bastone dietro la testa fino quasi a raggiungere il pavimento senza modificare l’angolo al gomito e riportare il bastone in posizione iniziale, senza inarcare la schiena. Inspirare nella prima fase, espirare nella seconda (3 serie da 20 ripetizioni, 1 minuto di recupero).
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SCARICAMI
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Trovate online una tavola anatomica dei muscoli dorsali.
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Dorsali Stazione eretta oppure seduti, impugnare l’elastico, gomiti paralleli al terreno. Tirare l’elastico portando indietro i gomiti e mantenere la tensione per 5 secondi. Espirare tirando l’elastico, inspirare nel rilascio (3 serie da 20 ripetizioni, 1 minuto di recupero).
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salute
dentini da
curare
È importantissimo insegnare al proprio figlio le norme di una corretta igiene orale, fin dal primo anno di vita. I denti da latte, infatti, necessitano di un’igiene accurata poiché preparano la strada a quelli permanenti, che ci accompagneranno per tutta la vita. testo Stéphanie Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
È
facile accorgersi del momento in cui sta per spuntare il primo dentino perché, a livello della gengiva, si forma un lieve rigonfiamento biancastro. I sintomi più comuni della dentizione sono irritabilità e aumento della salivazione, in alcuni casi febbre. Ma una volta spuntati, come prendersi cura dei dentini da latte? Abbiamo interpellato la dottoressa Ruth Blum, ortodontista SSO a Lugano. “I tre fattori fondamentali nella cura dei denti di un bambino sono una dieta a basso contenuto di zuccheri, una corretta igiene dentale e regolari controlli dentistici. Uno dei modi migliori per curare sin dall’inizio i denti è quello di limitare la presenza di cibi ricchi di zucchero nella dieta. Lo zucchero (raffinato e non), come tutti ormai sappiamo, è il maggior responsabile della carie dentale. La carie in un dente da latte potrebbe andare ad intaccare anche l’osso nel quale si trovano già i denti permanenti. Non lasciate mai, quindi, un biberon pieno di latte o di altra bevanda zuccherata da bere a suo piacimento perché, in questo modo, il bambino immetterà continuamente
nel cavo orale un liquido dolce che favorirà la formazione di carie. La dieta del bambino dovrà essere invece ricca di calcio e vitamina D, due elementi fondamentali per una corretta formazione dei denti permanenti pronti a spuntare dall’osso mascellare”. Quando iniziare a lavare i denti del bambino? “Quando il bambino avrà messo quasi tutti i denti, dovrete abituarlo a lavarli tutti i giorni. Il modo migliore per cominciare è quello di mostrare al piccolo come si fa, lavandoveli il più possibile in sua presenza. È molto probabile che il bambino lo prenda come un gioco e desideri imitare l’adulto. Usate sempre un dentifricio a base di fluoro, ce ne sono molti in commercio studiati appositamente per i bambini a seconda della fascia d’età. I primi denti spuntano verso i sei mesi, ma è nel corso del secondo anno che il bambino mette la maggior parte dei denti e la comparsa dei molari potrebbe essere particolarmente fastidiosa. Non esiste una regola fissa ma, in genere, i denti da latte che verranno sostituiti dai premolari permanenti spuntano tra i dodici e i quindici mesi. I
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salute
molari compaiono invece tra i venti e i ventiquattro mesi. Quando il bambino avrà tutti i denti, sarà necessario incoraggiare lo sviluppo dei muscoli masticatori con alimenti che richiedano una masticazione intensa, in particolare frutta fresca e verdura cruda, indispensabili peraltro per una dieta sana ed equilibrata”. L’abitudine di succhiarsi il pollice o il dito può causare problemi? “Il riflesso di succhiare nei neonati è normale. Tuttavia, l’abitudine di succhiare il ciuccio o il pollice può, nel tempo, causare problemi alla bocca, alla mascella e alla posizione dei denti, soprattutto se protratto oltre lo sviluppo dei denti permanenti (tra i quattro e i sette anni di età). I denti frontali sporgenti e il morso aperto possono derivare da questa abitudine. Abitudine che, per questi motivi, non dovrebbe protrarsi oltre i tre anni d’età”. Cosa fare in caso di trauma o rottura di un dente da latte? “Se il dente non è eccessivamente danneggiato e se il bambino non ha dolori, generalmente lo si lascia così. Se il trauma è importante, potrebbe causare un’intrusione nell’osso e la radice potrebbe danneggiare il dente definitivo che c’è sotto. È importante, in questo caso, fare una visita dentistica accurata anche per annunciare l’incidente alla propria assicurazione malattia. E, a proposito di assicurazione, ricordiamo che è utile stipulare già alla nascita una polizza dentistica
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perché, dopo i sei anni d’età, si renderà necessario un certificato medico”.
sta i t n e il d e ev non d entare spav imbo il b
Quando la prima visita dentistica? “Molti dentisti consigliano di far fare al bambino una visita di controllo già verso i due anni d’età. Questo non solo permette di controllare la crescita dei denti, ma soprattutto dà al genitore la possibilità di informarsi sullo sviluppo dei denti, sul bisogno di fluoro, su come aiutare il proprio figlio a mantenere una corretta igiene orale, sull’uso del ciuccio, sulla giusta dieta da seguire e su come prevenire problemi orali. Per non spaventare il bambino, potete iniziare a portarlo con voi ad una vostra visita dentistica, e in quell’occasione approfittare per fargli eseguire un piccolo controllo. Insegnare a vostro figlio a seguire le norme per una corretta igiene orale è importantissimo. È opportuno abituarlo a lavarsi i denti almeno due volte al giorno, mostrargli il corretto utilizzo del filo interdentale, limitare gli spuntini tra i pasti e portarlo dal dentista con regolarità”. Come dovrebbero lavarsi i denti i bambini? “È buona abitudine controllare come vostro figlio si lava i denti, almeno fino a che abbia raggiunto i sei anni. Ecco alcuni consigli: utilizzare una piccola quantità di dentifricio al fluoro, fare attenzione che il bambino non ingoi il dentifricio, usare uno spazzolino con setole morbide. Spazzolare prima di tutto le superfici interne dei denti, dove la placca si accumula maggiormente, direzionare le setole verso il margine gengivale e spazzolare delicatamente in avanti e indietro. Pulire in seguito le superfici esterne dei denti, indirizzare le setole verso il margine gengivale e spazzolare delicatamente in avanti e indietro. Posizionare infine lo spazzolino in modo che le setole poggino sulla superficie masticatoria e spazzolare delicatamente avanti e indietro!”. ❖
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occhio a
dimagrire
è possibile
cambiare vita anche
Con un po’ di aiuto, molta costanza e i prodotti giusti, è possibile perdere i chili di troppo e mantenere il peso raggiunto. Come, ce lo racconta Ivan con la sua sorprendente testimonianza. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
PUBBLIREDAZIONALE
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imagrire è il cruccio di molti e potrebbe sembrare una cosa semplice, per la quale basta mangiare di meno, ma non è così. Chi ha provato una dieta sa perfettamente che, anche se l’entusiasmo e la motivazione sembrano grandi, i risultati non si ottengono così facilmente. Dimagrire, e soprattutto mantenere il risultato, significa modificare le proprie abitudini alimentari e il proprio stile di vita. E siccome l’essere umano è abitudinario e, oggigiorno, sostanzialmente sedentario, si tratta di uno sforzo davvero degno di nota. Con il giusto sostegno di amici e parenti, con la consulenza professionale di un medico e con i giusti prodotti, è però possibile perdere i chili di troppo, mantenere la linea e, perché no, cambiare vita. Per raccontarci come e perché, abbiamo incontrato Ivan Sboarina, che da 91,5 kg è arrivato a pesarne 66, peso che mantiene da oltre sei anni. Non solo. Ivan ha modificato le sue abitudini alimentari, ma ha anche deciso che lo sport sarebbe diventato parte integrante della sua vita.
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Perché ha deciso di iniziare una dieta? “I fattori che mi hanno portato a decidere di perdere peso, sono stati diversi: il continuo aumento di peso mi ha creato molti disagi, iniziando con il cambio dell’abbigliamento; la gente che sempre più mi faceva notare il continuo aumento del peso; infine il cominciare ad accusare dolori fisici alla schiena, ginocchia e una maggior stanchezza. Tutti questi fattori mi hanno portato a prendere una decisione molto importante, quella di rivolgersi a un medico dietologo”.
«Perdere quasi
30 kg e diventare un atleta»
Ha utilizzato dei preparati dietetici? “Sì, sono venuto a conoscenza dei prodotti PreCon tramite una conoscente, che voleva cominciare la dieta con tali prodotti, mi ha quindi proposto di iniziare assieme a lei”. Perdere quasi trenta chili è un’impresa davvero notevole. Ci racconta come è andata? “Ho cominciato la dieta a 23 anni. Nel primo periodo ho dovuto attuare un netto cambiamento di quelle che erano le mie abitudini alimentari. Al posto di una cucina pesante e vari Snack tra i pasti ho imparato a limitarmi a 1 shake PreCon la mattina, una barretta a mezzogiorno ed un pasto libero la sera seguendo la tabella degli alimenti. Ammetto però, che verso la fine dei due anni, ho avuto un po’ paura che, abbandonando i prodotti PreCon, i chili persi sarebbero tornati. Ciò non è avvenuto, perché ho fatto tesoro di quanto appreso durante la dieta. L’esperienza fatta non è sicuramente stata una passeggiata, ma neppure una missione impossibile. Tra l’altro ha portato molti aspetti positivi. Ho ad esempio imparato a cucinare correttamente”. Ivan Sboarina si allena per la Marathon des Sables.
Ha abbinato dell’attività fisica alla dieta? “No... questo desiderio è arrivato anni dopo. Ho cominciato con delle escursioni in montagna e
queste pian piano sono diventate un’abitudine, fino a portarmi a praticare il podismo”. Ha cambiato qualcosa nel suo stile di vita? “Sì, da una vita fisicamente poco movimentata, sono passato ad uno stile di vita ricco di nuovi stimoli. Oggi mi dedico molto alla mia professione di architetto e alla mia passione per lo sport di resistenza”. È cambiato il rapporto con il suo corpo? “Prima della dieta, il rapporto con il mio corpo era “falsato”. Mi spiego meglio: fingevo che l’aumento di peso non avvenisse, e quindi andavo avanti come se non stesse succedendo nulla. Ora, invece, esteticamente apprezzo di più il mio corpo, me ne prendo cura e sento che questo giova alla mia salute”. Oggi lei è un triathleta. Lo avrebbe mai immaginato dieci anni fa? “No, perché in quel periodo della mia vita avevo altri obiettivi, soprattutto quelli di studio”. Ha un altro traguardo nel cassetto? “Sì, quello di riuscire a terminare una delle gare più dure al mondo, alla quale parteciperò nell’aprile 2010, chiamata Marathon des Sables, che si svolgerà in Marocco”. Cosa consiglia a chi desidera perdere peso? “Semplicemente di porsi un obiettivo, di avere rigore, senza essere troppo severi con sé stessi e di non aver timore nel chiedere aiuto”. E quale è invece l’errore da evitare? “Non si deve lasciarsi influenzare e non bisogna mollare mai!”. La testimonianza di Ivan è la prova che in fondo tutto è possibile, e che, con tenacia e costanza, si possono raggiungere anche i traguardi più lontani! ❖
Per saperne di più: www.precon.ch
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reportage
un caleidoscopio
in mezzo all’oceano indiano Partire per Mauritius significa trovare una piccola isola in mezzo all’Oceano Indiano, dove scoprire un mondo coloratissimo, multietnico e sfaccettato. testo e foto Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
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utti conoscono Mauritius quale tipica destinazione caratterizzata da spiagge meravigliose, lussuosi alberghi e romantici tramonti, meta preferita soprattutto per i viaggi di nozze. Ma attraversandola, si capisce subito che quest’isola è in grado di offrire molto più di questo. Mauritius è un’isola di origine vulcanica, lunga 58 e larga 47 km, più piccola quindi del Canton Ticino, si trova nell’Oceano Indiano, a 800 km a est del Madagascar e a 220 km a nord-est da Réunion, l’isola più vicina. Al suo centro si estende un altipiano, e al suo limite si ergono delle cime basaltiche che ne caratterizzano il profilo. Il clima è mite e piuttosto umido, non fa mai troppo caldo e quindi la vegetazione è verde e rigogliosa. In una giornata è possibile attraversare l’intera isola, ed è stupefacente come il paesaggio naturale ricordi a tratti le dolci colline toscane, l’esotica Thailandia e la ricchezza delle foreste tropicali. Ciò che più affascina però sono le cittadine e i loro abitanti. Un miscuglio incredibile di fisionomie, tratti somatici, colori e costumi caratte-
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rizzano gli abitanti che, causa il turbolento passato, sono di origine africana, indiana, cinese, inglese e francese. Cristiani, musulmani, animisti e indù convivono fianco a fianco, in un ricchissimo mosaico culturale e religioso. LA VIVACITÀ DELLA COSTA NORD La parte nord dell’isola è caratterizzata da bellissime spiagge bianche e da baie protette dalla barriera corallina, per questo è la zona più turistica e mondana. I molti locali notturni, i ristoranti e i grandi alberghi le sono infatti valsi l’appellativo di Saint Tropez mauriziana. Dirigendosi verso l’entroterra di questa zona si trovano i giardini del Royal Botanic Gardens di Pamplemousses, famosi in tutto l’Oceano Indiano già dal 700 per la loro bellezza e il loro interesse botanico. Passeggiare tra queste rarità botaniche è anche una sorprendente esperienza olfattiva, perché nell’aria si mescolano le fragranze di zenzero, cannella, noce moscata, canfora e sandalo. La punta più a nord dell’isola si chiama Cap Malheureux, ed è il punto in cui nel 1810 sbarcarono gli inglesi alla
ndo a la a u q regnanza er l l o t
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reportage L’ingresso del tempio indu a Flacq, nella parte est dell’isola. Chiesa cattolica a Cap Malheureux.
conquista della capitale Port Louis. Da qui parte poi Grand Baie, oggi uno dei principali centri turistici dell’isola, ideale per chi ama gli sport subacquei, ma anche surf e windsurf. LA PRESTIGIOSA COSTA EST Scendendo verso la costa est, accanto agli antichi villaggi dei pescatori e alle grandi coltivazioni di canna da zucchero, si trovano gli alberghi più esclusivi, che vantano spiagge meravigliose, isolamento e tranquillità. È su questa costa che si trovano le prime zone colonizzate. Dagli olandesi nel 1500 prima, dai creoli nel 1600, che fondarono Vieux Grand Port, famosa per le sue coltivazioni di canna da zucchero e per le imponenti ville coloniali. Nell’entroterra, con un’incantevole vista sulla costa, si trova il Domaine du Chasseur, una riserva di caccia di oltre mille ettari, nella quale è possibile fare affascinanti safari e osservare i cervi, importati dall’isola di Giava dagli olandesi, con lo scopo di costituire una riserva alimentare. IL SELVAGGIO SUD La zona sud dell’isola è la più selvaggia. La barriera corallina è quasi assente, così che la costa è
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frastagliata e il mare è più mosso. Il turismo qui lascia il posto alle coltivazioni di canna da zucchero, alle piantagioni e ai bacini idrici. In questa zona è possibile visitare la Val Riche Forest, una foresta ricchissima di specie floreali e faunistiche e popolata da moltissimi cervi. Al suo interno sorge il castello di Bel Ombre, splendida e maestosa residenza coloniale dove è anche possibile gustare la raffinata e multietnica cucina dell’isola; uno dei tanti maestosi campi da golf dell’isola; e il Vanille Crocodile Park, un parco nato dall’unione di una piantagione di vaniglia e di un allevamento di coccodrilli. Qui si possono ammirare i coccodrilli appunto, ma anche diverse specie di scimmie, tartarughe giganti e iguane.
«Un paradiso
naturalistico e culturale»
LA VENTOSA COSTA OCCIDENTALE La costa ovest, rivolta verso il Madagascar, è poco turistica perché il suo territorio è frastagliato e caratterizzato da grandi dislivelli che le conferiscono un’affascinante morfologia ricca di cascate. Il vento sempre costante la rende però una
La riserva di Valriche nella tenuta Bel Ombre, a sud dellâ&#x20AC;&#x2122;isola.
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reportage Barche di pescatori nella baia di Cap Malheureux, sulla costa nord. L’ampia e bianchissima spiaggia di Belle Mare, sulla costa est.
zona particolarmente interessante per gli amanti degli sport a vela. Qui si trova il parco delle Gorges, caratterizzato da foreste immense e panorami mozzafiato. Vi vivono, tra le altre innumerevoli specie di animali e uccelli, anche tigri e leopardi. Risalendo verso nord, si incontra la località di Flic en Flac, che per le sue spiagge bianchissime e per la sua meravigliosa e ricchissima barriera corallina, è nota per essere una della più belle di tutto l’Oceano Indiano.
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Un piccolo paradiso naturalistico, faunistico e culturale insomma, dove solo il tempo meteorologico, al contrario degli abitanti dell’isola, ci ha mostrato il suo lato più scostante e bizzoso. A novembre infatti, che corrisponde all’inizio dell’estate mauriziana, un mare frescolino, un costante vento fresco, una pioggia intermittente e un pallido e timido sole ci hanno ricordato che una cosa è uguale in tutto il mondo: CAMI al ciel non si comanda! ❖ RI
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motori
porte aperte
alla
flessibilità FlexDoor, FlexSpace, FlexRail e FlexFix: pratiche e intelligenti soluzioni per trasformare un’automobile in una campionessa di accesso e abitabilità. testo Stefano Pescia - stefano@illustrazione.ch
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pesso si afferma che “non si inventa più nulla; si deve solo adattare quello che gli altri hanno già inventato”. È una frase che si utilizza in merito al tema delle novità e che si rispecchia nella realtà di quasi tutti i settori industriali, quello dell’automobile compreso. Un eccellente testimone lo è anche Opel che, dopo il grande debutto in prima mondiale al prossimo Salone di Ginevra (4-14 marzo), commercializzerà la nuova Meriva a fine giugno. Una vettura che rientra nella categoria dei monovolumi compatti e che abbiamo già visto e scoperto a Rüsselsheim. Un modello che testimonia l’attuale tendenza della marca tedesca a confermare la sua attenzione ai dettagli estetici già presenti su Insignia e nuova Astra, alla qualità dei materiali scelti, al comfort e al design degli interni. Rispetto al modello precedente, si presenta con delle dimensioni leggermente più grandi, in particolare con un passo e delle carreggiate più larghe. Il tema trascinante della seconda generazione della Meriva si esprime attraverso delle soluzioni
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di flessibilità per facilitare l’accesso e liberare dello spazio importante all’interno dell’abitacolo. Novità che, approfittando dell’evoluzione della tecnologia, hanno permesso alla casa tedesca di riprendere un sistema di apertura delle porte posteriori già collaudato in passato. In effetti, la prima Opel quattro porte con portiere posteriori incernierate all’indietro fu la 10/45 berlina del 1925. Anche la Opel Admiral, una grande auto di lusso prodotta in poche unità tra il 1937 e il 1939, aveva le portiere posteriori ad apertura controvento, sia nella quattro porte decappottabile, sia nella berlina. La Kapitän, una berlina Opel a lungo in produzione, era dotata di carrozzeria a scocca portante, una caratteristica avanzata per l’epoca e portiere posteriori più tradizionali ad apertura controvento. Nel padiglione che ospita i veicoli storici della marca, abbiamo il pregio di togliere i veli alla nuova Meriva, con le portiere posteriori incernierate sul retro, che si aprono quasi di 90 gradi (veicoli portiere tradizionale: angolo di apertura fino a 70 gradi). Il sistema FlexDoors, una primi-
più za ez r u c si i per ambini b
zia in questo segmento di vetture, aumenta lo spazio per entrare e uscire e le porte restano sempre chiuse e bloccate ogni qualvolta il veicolo si muove a velocità superiori ai quattro chilometri all’ora. Un affidabile sistema avvisa il conducente in caso di imperfetta chiusura. Inoltre gli adulti possono salire o scendere con un semplice movimento in avanti, anche nei parcheggi più stretti. Quando le portiere anteriori e posteriori sono contemporaneamente aperte, le FlexDoors creano un’importante zona di sicurezza: figli e genitori scendono dall’auto senza essere separati dalla portiera. In questo modo si possono così tenere i bambini sotto controllo. Le innovazioni Opel per trasportare comodamente piccoli oggetti e grandi bagagli sono il risultato di una serie di affidabili e interessanti so-
luzioni. Tra queste troviamo il sistema FlexRail nella console centrale, caratterizzato da comodi contenitori modulari per ogni genere di oggetti d’uso quotidiano come borsette, riviste, iPod, CD e fazzoletti. È stato creato uno spazio tra i sedili anteriori, sollevando la leva del cambio e montando di serie su tutte le versioni il freno di stazionamento elettrico. Una flessibilità a 360 gradi che interessa anche la zona posteriore. Il sistema FlexSpace di Meriva permette di adattare la configurazione dell’interno senza dover estrarre alcun sedile. Il sistema è stato migliorato e reso più intuitivo. Con un unico, semplice movimento, si portano avanti i cuscini dei sedili posteriori o si abbassano gli schienali, trasformando così la compatta monovolume da cinque a due posti. Tutti gli schienali dei sedi-
Nuova Opel Meriva, innovativa praticità.
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li posteriori possono essere reclinati completamente per ottimizzare la flessibilità di carico del bagagliaio e creare un vano completamente piatto. Con gli schienali dei sedili posteriori sollevati, la capacità del bagagliaio della Meriva è di 400 litri e sale a 920 litri con i sedili posteriori abbassati. Utilizzando tutto lo spazio disponibile fino al tetto, si può raggiungere un volume di carico massimo di ben 1’500 litri. Tra le molteplici novità disponibili sulla nuova Meriva la conferma di un sistema ottenibile già
«Un matrimonio riuscito tra estetica e funzionalità»
per altri modelli Opel. Si tratta del portabiciclette FlexFix. Questo elemento innovativo si estrae dal paraurti posteriore come un cassetto, rendendo facile e comodo il trasporto di biciclette, senza dover usare alcun sistema di fissaggio o parti aggiuntive e, senza doverlo poi riporre in garage. Il portabici può accogliere due biciclette e, quando non è in uso, si nasconde nel paraurti posteriore della vettura. Le motorizzazioni sono per ora un argomento di secondo piano, ma quasi sicuramente ne saranno proposte almeno sei. Tre saranno a benzina con due varianti, aspirata e turbo, da 1.4 e una 1.6 litri e tre diesel da 1.3, 1.7 e 2.0 litri. Come tradizione Opel, seguirà pure una versione sportiva Meriva OPC da 180 cavalli. ❖
Le portiere posteriori incernierate sul retro modificano il concetto di spazio.
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dal mondo delle competizioni In MotoGp, nel Mondiale Superbike in MX, i piloti ufficiali Yamaha infiammano il pubblico con prestazioni trionfali. La Casa dei tre diapason traduce l’esperienza vincente in una gamma innovativa e completa, con modelli da 50 a 1900 cc, e nel 2010 intende consolidare il successo con la nuova XJ6 Diversion F, l’aggiornata YBR125 e la misteriosa Fazer8. testo Graziano Guerra - graziano@illustrazione.ch
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al suo esordio, YBR125 ha conquistato un posto di rilievo tra le 125 cc, e ora presenta numerosi cambiamenti progettati per migliorare design ed ergonomia. Il nuovo copri serbatoio protegge e regala un look più aggressivo. La nuova strumentazione analogica ha un profilo più aerodinamico (contagiri integrato). Ridisegnata la marmitta. I passeggeri apprezzeranno anche l’ergonomia del nuovo maniglione, più sicurezza nei viaggi in due.
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XJ6 Diversion F condivide il patrimonio genetico di XJ6 e XJ6 Diversion. Alla facilità di guida e al design contemporaneo delle due “sorelle”, aggiunge la carenatura completa. Filante e aerodinamica è un’altra barriera contro il vento, e allarga il raggio d’azione di una moto versatile. Il suo cuore è il 4 cilindri da 600 cc raffreddato a liquido, progettato per offrire un’erogazione di potenza lineare e sempre facile da gestire.
Yamaha XJ6 Diversion.
Fazer8 con semicarena, accanto alla sportivissi-
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ma naked bike FZ8, ecco una tuttofare della classe media destinata al successo. Al momento di andare in macchina con questa edizione di IT erano trapelate solo alcune notizie sulla derivazione del motore e della ciclistica: FZ1. Come già dato a sapere, lo indica fra l’altro la cifra dopo il nome, la cilindrata sarà di 800 cc. Dalle prime foto ufficiali si nota l’inconfondibi-
le family look Yamaha. Di questo modello di punta, marzo 2010 sarà il mese della verità. ❖
Per saperne di più: www.yamaha-motor.ch www.motogp.com/it www.motoblog.it
Valentino Rossi, campione del mondo Moto GP, sulla sua Yamaha.
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d ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
j CANCRO 22/6 - 22/7
Prima decade ancora sotto il tiro di Plutone e Saturno che frena ogni iniziativa, mette di fronte a ostacoli o porta a galla vecchi rancori. Attenti a non usare l’arma della vendetta. Non siate elusivi nei discorsi nei primi 17 giorni e quando volete chiarire qualcosa, fatelo con una certa sensibilità. Possibili confronti con autorità non esclusi. Multe e denunce sono in agguato. Evitate di voler imporre le vostre ragioni ad ogni costo. Venere dal giorno 7 entra nel segno e potrebbe anche far sbocciare nuovi amori. E con l’equinozio di primavera il giorno 20, ritroverete nuovo entusiasmo e sarete più amabili e generosi. Salute: curate i denti.
Venere e Urano congiunti nella 3. decade dei Pesci, potrebbero far sbocciare nuovi amori, regalare novità piacevoli e proposte inattese. Plutone sostiene ancora voi della 1. decade per quanto riguarda l’ascesa professionale e sociale, ma Marte contrario rende nervosi, a causa di ostacoli vari. Tuttavia potreste anche essere alle prese con un’autoanalisi, per liberarvi dai fantasmi del passato. Mercurio positivo fino al giorno 17 regala soluzioni ispirate e porta più leggerezza nella vostra vita. La primavera vi invita dunque a uscire dal letargo e a godere delle cose belle. Rinnovatevi, cantate e danzate e prendetevi meno sul serio.
Con Giove e Mercurio contrari, nei primi 17 giorni dovrete impegnarvi di più sia sul lavoro sia negli studi, per evitare rimproveri ed errori. Possibili incomprensioni o difficoltà momentanee con figli, fratelli, vicini o colleghi non escluse. Attenzione alle distrazioni al volante e alle multe. Per rilassarvi ci pensa l’amore. Infatti una bella Venere arietina porta una ventata di allegria e spensieratezza già dal giorno 7. Trovate il tempo per gli affetti e per fare delle pause salutari. Per molti di voi si prospetta una primavera all’insegna della scelta, del tipo “mi sposo, non mi sposo”? Lascio il partner noioso si o no? Parto, non parto?
I primi 7 giorni saranno esaltanti con uno stellium di pianeti in segni d’acqua. È davvero tempo di cambiamenti. Ma prima di liberarvi da situazioni costrittive e ricominciare una vita nuova, dovrete riconciliarvi con il vostro passato. Adottate nuovi stili di vita e di pensiero. Professionalmente sarete ricercati per le vostre qualità psico-pedagogiche, utili in molti campi. Interessanti e stimolanti anche i settori del giornalismo, alberghiero e turistico. Importanti le pubbliche relazioni. Dal giorno 17 dovrete invece fare attenzione al passaggio di Venere in Ariete, contenete le spese e le pretese. Salute: guarigione da vecchie problematiche.
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
Marte sempre nel segno stimola ancora voi della 1. decade, sempre troppo impazienti nell’attesa di risultati o progetti che non sembrano voler decollare. Questo vale soprattutto per i più ambiziosi fra voi. Eppur si muove… disse qualcuno. In effetti, solo con basi solide e una mente lungimirante, oltre al sostegno di persone che contano, arriverete al successo. L’ammasso di pianeti in Pesci potrebbe anche portarvi lontano, in un’altra città, in un altro ambiente, diverso da quello a cui siete abituati. Internet potrebbe servire da rete di collegamento. L’amore invece decollerà dal giorno 17 e vi regalerà momenti molto gratificanti.
Cambiamenti importanti e salutari vi attendono con ben quattro pianeti in opposizione al vostro segno dal giorno 2 al giorno 17 marzo! Possono interessare la casa, i figli, l’amore, l’ambiente di lavoro, le amicizie, la salute. Insomma niente viene lasciato al caso! Sta a voi ascoltare cosa si muove nel profondo di voi stessi, per affrontare un futuro tutto nuovo senza paura e ripensamenti. Qualcuno di voi potrebbe sentirsi attratto verso una vita più semplice, in campagna, accanto agli animali che ama. Forse farete anche un investimento importante. Altri dovranno occuparsi di un familiare in difficoltà. Comunque sia, accogliete la primavera con gioia.
Periodo molto impegnativo dal profilo professionale e personale, che richiede grande sforzo e una lucidità mentale che a volte non c’è. Eppure Saturno vi aiuterà ad affrontare compiti anche faticosi, purché non vi dimentichiate di voi stessi e impariate a mettere dei paletti per difendere il vostro spazio e la vostra personalità. Un suggerimento: siccome la primavera indica rinnovamento, fatevi una lista di cose che volete cambiare, ma soprattutto datevi delle priorità. L’equinozio porta possibili sconvolgimenti a livello affettivo, dato che Sole e Venere saranno in opposizione! Un invito alla spontaneità. Ascoltate il cuore.
I primi 17 giorni saranno davvero speciali, durante i quali potrete raccogliere consensi, successo e arricchire il vostro bagaglio culturale, aumentare la clientela se siete indipendenti, trovare un nuovo lavoro più gratificante, ottenere promozioni e prestiti. Interessanti i settori alberghiero, turistico, medico, socioeducativo e politico. Interessanti anche arte e spettacolo. Inoltre, Plutone vi regala un tale magnetismo, che sarete un polo di attrazione per molti, anche per piangere sulla vostra spalla cercando sostegno e affetto. Del resto sarete più aperti e generosi del solito. E la primavera porta anche novità in amore!
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c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
g CAPRICORNO 22/12 - 20/1
Nei primi 17 giorni sarete particolarmente distratti e svogliati, finanche apatici, e preferireste venir sollevati da doveri e impegni. Attenti alla guida. Non è escluso che sentiate forte l’impulso di evadere dai problemi, cercando rifugio in forme di dipendenza nocive, che non sono solo alcol, sigarette o droghe, ma anche Internet e videogiochi. Se invece avete avuto un periodo stressante, ora è il momento di una pausa salutare, magari in un centro wellness. Ogni tanto fa bene uno stacco mentale. Poi, con l’equinozio di primavera, risorgerete e ritroverete nuovo vigore ed entusiasmo. E potrebbe sbocciare un nuovo amore.
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Mese piuttosto stressante, soprattutto se dovete far fronte a impegni economici inderogabili, specie dal giorno 17 in poi, per cui vi ritroverete a dover lavorare oltre l’orario normale, rinunciando al tempo libero, ma soprattutto agli affetti. L’equinozio di primavera porta stanchezza, riposate. Del resto non sarete molto disponibili né tantomeno generosi. Si spera che abbiate un ascendente più malleabile. Cosa vi può aiutare? Il dialogo e una mente più elastica. Il discorso cambia per chi fra voi vede le sfide come opportunità di crescita. Questo non vi impedisce di concedervi anche qualche sano svago di tanto in tanto.
Cucine
AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
I primi 17 giorni appaiono piuttosto fluttuanti, inconcludenti un po’ in tutti gli ambiti della vostra vita. Può darsi che avvertiate un certo malessere e stanchezza. Forse è il caso di concedersi una pausa di riflessione e un po’ di riposo, per prepararsi a un nuovo momento molto impegnativo. In effetti, dopo l’equinozio di primavera, vi attendono nuove proposte e tanto lavoro, per cui, nel frattempo potete mettere da parte i problemi esistenziali e godervi un po’ di svago, organizzando una breve vacanza in un centro wellness con un’amica, giusto per farvi viziare un po’ e ritrovare nuovo splendore.
Questo è uno dei mesi più belli per voi. Le stelle vi riservano fantastiche sorprese, sempre che non abbiate un ascendente critico o pianeti natali dispettosi. Nel lavoro siete apprezzati e richiesti per le vostre qualità psicopedagogiche e un fiuto eccezionale, che fa fare buoni affari e con gli amici sarete disponibili e pronti a dare un sostegno concreto. In amore emanate un fascino irresistibile e se siete felici in coppia vorrete coronare il vostro sogno con una maternità, età permettendo, ma anche con un viaggio speciale. Proposte intriganti, regali inattesi e fortuna bussano alle vostre porte. Osate rischiare e partecipate a concorsi e lotterie anche dall’estero.
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un’eroina
della lirica italiana
Siete degli amanti della musica lirica? Allora, risolvete il cruciverba e con le lettere nelle caselle contrassegnate dai numeri in rosso potrete formare il nome di un’eroina di Puccini. testo Daniela Sandrini - daniela@illustrazione.ch
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4 La soluzione dell’edizione numero 12 era Cecilia.
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ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-10
ORIZZONTALI: 1. La preferita di... Valentino Rossi 12. Arrabbiati 13. Canale egiziano 14. Città della Linguadoca 15. Agrumi gialli 17. La Yoko di Lennon 18. Atroce 19. Tragedia lirica di Bellini 21. Il niente del croupier 22. Personaggio dell’Otello 24. I confini della Verzasca 25. Il Dio egizio del sole 26. Ente Turistico 28. Un laureato 29. Fiume della Baviera 31. Pietra 33. Il nome di Palazzeschi 34. Carte dispari 35. Viola 38. Calamitata 40. Il pupo dell’Iris 41. Uruguay e Austria 42. È innamorato di Elvira 44. La sigla del Tritolo 45. Lo è Dio.
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VERTICALI: 1. Dramma lirico di Puccini 2. Dio nordico 3. Paure 4. Le segnano le lancette 5. È ai piedi del Brè 6. Illustrazione Ticinese 7. Compose “Gina e Tilda” 8. Un’eroina di Hugo 9. Seguono i fulmini 10. Tirare 11. Mettere in funzione 16. Le iniz. di Montanelli 20. Granturco 23. Pari in borgo 24. Maleducata 27. Stoffa per kilt 30. I confini di Locarno 32. Partita a tennis 33. Né queste, né quelle 36. Trafila burocratica 37. Il nero del croupier 39. Mezza rata 40. Pari in pianto 43. Antico Testamento.
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