illustrazione www.illustrazione.ch
N.1
- 1 FEBBRAIO 2013
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
TICINESE
A TAVOLA
SALUTE
La diagnosi prenatale
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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.335 copie (REMP 2011) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Direct Mail Company Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 Fax 062 929 27 82 Natel 079 415 87 88 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito.
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5 Fuorionda A denti stretti
7 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
8 Archivio
Due passi in archivio
9 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose
11 In dialètt > ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-13
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Anca i bregagliott i dòpran i “sms”!
12 Ritratto
Costruirsi costruendo
18 In viaggio
CSI Namibia (parte sesta)
30
22 A tavola
Sapori antichi della Calanca
26 Salute
La diagnosi prenatale
29 Lavoretti La ghirlanda di stoffa
30 Sport
Hockey in... famiglia > ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-13
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33 Oroscopo
Le previsioni di Cloris per febbraio 2013
In copertina: Riccarda e Giacomo Guidotti Foto: Ti-Press/S. Golay
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Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240
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stretti “Il dentista è una persona che mangia con i denti degli altri” (Woody Allen). testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
O
gni volta che ci lamentiamo del nostro dentista, faremmo meglio a pensare come erano messi male con i denti i nostri antenati. Per secoli e secoli generazioni di uomini e donne soffrirono le pene dell’inferno a causa del mal di denti, sembrando oltretutto più vecchi della loro età per via delle guance incavate, in seguito alla perdita dei denti. Si racconta che la regina Elisabetta I d’Inghilterra, avendo perso i denti anteriori, fece ricorso a delle imbottiture di stoffa sotto le labbra per riempirsi le guance e non apparire troppo vecchia e brutta. Per molti anni i ciarlatani medioevali propagandarono il mito secondo cui erano i vermi delle gengive a provocare il mal di denti e le carie e, spesso, inscenavano spettacoli pubblici dei loro “trattamenti”: un buffone diceva battute e faceva capriole per intrattenere la folla, mentre l’improvvisato dentista strappava via i denti marci con tenaglie arrugginite. Naturalmente chiedeva man forte ad un robusto assistente per tenere fermo il malcapitato paziente, mentre il rullo del tamburo copriva le sue urla di dolore. Quando, verso la fine del XVII secolo, cominciarono ad essere prodotte le prime dentiere per i ricchi, la domanda di denti di ricambio fece sì che i più poveri si facevano cavare persino i denti sani, pur di guadagnare qualche spicciolo! Tuttavia era possibile
ottenere delle protesi complete solo per la mascella inferiore; quella superiore era invece sempre un problema tenerla a posto. Alcune dame alla moda arrivarono a farsi trapassare le gengive con dei ganci, per fissare la propria dentiera. All’inizio del XVIII secolo, un dentista parigino di nome Fauchard realizzò una dentiera innovativa per sopra e sotto, con le protesi tenute ferme da molle d’acciaio. L’unico problema era che poi, per tenere la bocca chiusa bisognava fare uno sforzo assurdo. Anche quando, ormai nel XIX secolo, vennero prodotti i primi denti artificiali, si continuò a preferire quelli umani. Gli attempati cortigiani inglesi si facevano mettere i “denti di Waterloo”, estratti nel 1815 dai soldati morti nel campo di battaglia napoleonico. Ma successivamente tornarono buoni anche i denti dei caduti della guerra di secessione americana (1861 - 1865). Finché non vennero introdotti i primi denti artificiali a buon mercato: erano fatti di economica celluloide. Avevano però un difetto: erano altamente infiammabili. Lo scoprì a sue spese un fabbro londinese, al quale la dentiera prese letteralmente fuoco mentre si stava fumando un bel sigaro! v
«Una dentiera innovativa a molle»
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archi vi o
due passi
in archivio
In un mondo in cui le notizie invecchiano in pochi minuti, costringendoci a un’affannosa abbuffata di novità, abbiamo deciso di tirare un momento il fiato e concederci il gusto di un viaggio nella storia. Di cosa si discuteva nel 1933? Dall’archivio abbiamo ripescato un articolo curioso, ma pur sempre attuale: il pronto soccorso. Scopriamo cos’è cambiato in 80 anni. a cura Luca Bortone - luca@illustrazione.ch
PICCOLI SOCCORSI D’URGENZA IN FAMIGLIA E FUORI A tutti può accadere di dover portare soccorso immediato per cause accidentali o per malesseri improvvisi a qualcuno della propria famiglia o fuori. In tutti i casi è sempre una grande soddisfazione poter essere utili conoscendo le principali regole per ogni caso in attesa dell’intervento medico. SCOTTATURE In caso di piccole scottature si deve subito ricoprire la parte colpita con abbondante sostanza grassa, vaselina borica od anche olio sbattuto con un po’ d’acqua, si fascia e il dolore si calma subito, rinnovando, se è il caso, l’applicazione. EMORRAGIA DAL NASO Nelle forme leggere bastano le solite precauzioni: non soffiarsi il naso, applicazione di qualche compressa fredda sulla fronte, fare aspirare succo di limone o aceto, ed infine applicare alle narici un pezzo di cotone emostatico. Ma vi sono anche le forme gravi, in cui questi soccorsi non servono ad arrestare la violenza dell’emorragia ed allora si deve cercare che il colpito manten-
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ga una posizione eretta tenendo alto il braccio dal lato dell’emorragia stessa, applicare pezzuole fredde alla nuca. Sorbire dalla narice acqua fredda o addirittura ghiacciata. ASFISSIA O SOFFOCAZIONE Chiamare immediatamente il medico, senza per perdere un attimo di tempo ed intanto cercare di far ingerire molta acqua a grandi golate, tentare di provocare il vomito e colpi di tosse. Altro rimedio da tentare è quello di collocare il colpito sul letto o su di un tavolo col capo sporgente e in posizione boccone e picchiarlo abbastanza seccamente col pugno chiuso fra le scapole. v
sa i che SAI
da cosa deriva
leggiamo
CASINO? Questo termine, utilizzato oggi con il significato di rumore e confusione, ha una doppia etimologia sorprendente. Se attorno al 1500 questo termine indicava una residenza rustica ma signorile, dove ritrovarsi per leggere, giocare e conversare, più tardi venne utilizzato per indicare una casa d’appuntamenti, e quindi un luogo rumoroso, confusionario. Con la chiusura delle case chiuse, è rimasto in uso solo l’attuale significato.
SAI
IL VIAGGIO ALLE MAURITIUS?
re a p i c e Part onviene! c
SAI
Gli onori di casa, di Alicia Gimenez Bartlett
2. L’ex-avvocato, di John Grisham 3. Limonov, di Emmanuel Carrère
chi ha vinto
Il Trou aux Biches Resort & SPA.
1.
Laura Derungs di Cavergno ha partecipato al nostro concorso “Mi delizio alle Maurizio” apparso sull’edizione n. 12 del 2012 rispondendo cor correttamente alle nostre domande ed è stata molto fortunata. La sua mail è stata estratta a sorte e Laura potrà partire per le Mauritius! Complimenti e buone vacanze!
chi ci saluta
ascoltiamo
1.
Backup 1987-2012. Il Best, di Jovanotti
2. Noi, di Eros Ramazzotti 3. La sesión cubana, di Zucchero
guardiamo
DALLE MALDIVE? Deborah e Saverio Mercadante di Ligor Ligornetto ci hanno mandato una cartolina dall’Atollo di Ari. Avevano vinto il meraviglioso viaggio messo in palio nell’edizione n. 12 di Illustrazione Ticinese del 2011 e ora, dopo essersi goduI signori Mercadante alle Maldive. ti la vacanza, ci hanno mandato i loro saluti: “Ancora un sentitissimo grazie per averci regalato questo sogno: qui è magnifico!”.
1.
Django Unchained, di Quentin Tarantino
2. La vita di Pi, di Ang Lee 3. Jack Reacher: La prova decisiva, di Christopher McQuarrie
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in dialètt
anca i bregagliott
i dòpran i “sms” Da Castasegna al Maloja, ta chì ul dizionari cunt la tradüzion in italian, romanc e tudesch. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
A
l sa ciama “Dizionario del dialetto bregagliotto, variante di Sopraporta - Traduzioni in italiano, romancio e tedesco” (401 pagin, editor Pro Grigioni Italiano e Casagrande da Belinzona) e bisögna tiràg giò ul capell ala Fondazion Gaudenzio e Palmira Giovanoli e anca al Lüis Giacomett, che al g’ha regalàt ul sò “Diziunari” ala Fondazion. A i ma fann savé che, adess, i viàgian già i sms in dialètt bregagliott. Inscì che al mecanich ga sa domanda, doprando ul telefonin, se “la me machina ele pronta par dumen”. Ul Mathias Picenoni, bravo linguista, al ma dìs anca che questa manéra da comünicà l’è “libera dai vincoli dell’ortografia e della grammatica”. Ma ul “Diziunari” al dìs ciarament che par mett giò süla carta “spaciè” (spetà, aspettare) sa pò catà föra tra “schpacè” (che al sa riferiss al modell tudesch) o anca “sc-pacè” che al ga tira adré al romanc. Ma anca domà par scriv “mi” (io) sa pò doprà “ge” (come i fà a Soglio), “mi” (BondoCastasegna) o “je” (Sopraporta). Gh’è ul tudesch che al ponta (spinge) cunt ula sò forza economica, l’italian al g’ha quela sociocultüral, ma la sitüazion dal dialètt bregagliott l’è mia tant cambiada, in di ültim cent ann. La diséva già anca ul noss linguista Sandro Biancon, una quindeséna d’ann fà, indova adiritüra al scriveva dal “patrimonio genetico” che i bregagliott i sa portan adré, par difend la sò parlada. Sa capiss, a gh’è i “matrimoni misti” e la pression da
quii che vegn in vall da föra e via. I forèst. Ma che pöö i sa fa denta, nal rispett di tradizion di bregagliott. Cert, ga va poch par spostà i nümar e magari “tedeschizzà” o “italianizzà” tropp i paés bregagliott. Ma questi chì i tégnan dür, i dòpran adess - twitter e sms, inscì da stà sémpar insema, anca quand che végnan föra i differenz d’espression. Al scriv ul Giacomett: “Ie nu cregh ca al Punt da la Roda o i scälin da la Plota as possan separär. Um sé e um reista, er cun la nòssa diferenza, üna val: la Bargaia!”. Ma a Castasegna i disan anca che “am sé una minoranza unica” e i giovin i fà ul possibil par vess “plurilingue” senza dismentigà da dovan i vegnan. Nüm ticinés, che passom sü vers ul Maloja e vers St. Moritz (o végnum giò vers Chiavenna e ul lagh de Comm) dovressom fà, se possibil, un zichinin püssée da atenzion. A quel che védum e séntum. Magari saltando giò dal birocc par mangià un bocòn a Vicosoprano: i minoranz “di minoranz” (come chichinscì l’è ul caso, la sitüazion) i g’ha sémpar quaicoss da trasmett e anca da insegnà. Senza vörell, sa capiss. Conoss ul bregagliott al và ben - al ma dìs ammò ul Picenoni - par migliorà l’italian, ul romanc e ul tudesch. E donca anca nüm a pòdum tegnì in cà ul “Diziunari” che al scomenza cunt la “A” come “agitaziun” (l’era ent üna grand agitaziun) e al finiss cunt ”zufagär” (l’è mort zufagaa). Da sicür ul bregagliott al tirerà mia i aghett “par zufagaziun”, ma al sarà chì ammò par i prossim cent’ann. E püssée ammò.v
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r i t r at t o
costruirsi costruendo Dai Lego ai mattoni all’incontro con un maestro dell’architettura ticinese per poi, da poco più di quindici anni, intervenire sul territorio per renderne luminoso il soggiorno e realizzare se stessi. Incontro con gli architetti Riccarda e Giacomo Guidotti da Monte Carasso. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Ti-Press/Samuel Golay
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alter Gropius e Oscar Niemeyer, seduti in un ristorante di Copacabana, discutono della visita ad un progetto dell’archi-
partendo proprio dal radicamento della loro famiglia nel comune situato nel Distretto di Bellinzona.
tetto brasiliano; Walter Gropius: “Sì, la tua casa è molto bella, però non è possibile riprodurla in serie”. Oscar Niemeyer: “La mia casa non può e non deve essere riproducibile proprio perché è costruita per quel posto, ne interpreta la natura e quindi non avrebbe mai potuto essere costruita altrove”.
“In effetti siamo in tanti, fortunatamente non tutti parenti”, osserva Riccarda, cui fa da contrappunto Giacomo: “È una questione un po’ strana, fin dove arrivano le cronache, si narra che non vi sia un parente che non abbia vissuto a Monte Carasso, la qual cosa non necessariamente può considerarsi un motivo di vanto, si pensi agli incroci forzati (sorriso, ndr); da quanto sappiamo, con incroci vari giungiamo fino al 1400”.
L’appuntamento con gli architetti e fratelli Riccarda e Giacomo Guidotti è a Monte Carasso, nel loro studio al Quartiere Morenal. Nevica. Ci accoglie un imponente edificio in cemento ar armato, realizzato negli anni 1989-1994 dall’architetto Luigi Snozzi, figura di riferimento dell’ar dell’architettura ticinese. LE RADICI IN TERRA Nati e cresciuti a Monte Carasso, terreno disseminato dai “Guidotti”, entriamo in argomento
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L’INCONTRO FATALE “Mio nonno fava i mattoni, mio padre fava i mattoni, fazzo i mattoni anche me... Ma la casa mia dov’è?”, Federico Fellini, Amarcord, 1973. L’incontro di Riccarda e Giacomo Guidotti con colei che sarebbe diventata la loro professione, la loro forma di realizzazione, avviene nella casa in cui si sono trovati a crescere, è nell’aria che respirano, nei giochi infantili e nei giocattoli Lego, nel-
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r itra tto le persone che frequentano l’impresa di costruzioni paterna, come quel signore con quel curioso berretto, che ai due fratelli poteva ben apparire come un “gigante”: l’architetto Luigi Snozzi. Giacomo: “Da bambino ho avuto la fortuna di giocare con i mattoni veri, nostro papà era impresario e quindi abitavamo sopra l’impresa di costruzioni, col magazzino quale luogo di giochi privilegiato. Ho giocato anche parecchio con i Lego, ma soprattutto nelle giornate di pioggia che ricordo con più tristezza, mentre i mattoni veri li ricordo con grande piacere. E poi mi piaceva l’idea di costruire capanne, di costruire spazi, avevo la sensazione che gli architetti facessero la stessa cosa, solo più in grande, così già da bambino volevo fare l’architetto, e non ho mai cambiato idea”. Riccarda: “A parte quando volevi fare il muratore perché ti piace così tanto lavorare in cantiere…”; Giacomo: “Sì, ma è durato poco, perché mi dicevo: ‘se adesso mi piace costruire capanne,
da grande mi piacerà senz’altro costruire delle case’”. Riccarda: “Da bambina e da adolescente non ho pensato molto alla professione che avrei voluto svolgere da grande, sicuramente vi è stata l’influenza paterna, si sentiva automaticamente qualcosa nell’aria. Al Liceo ho seguito l’indirizzo scientifico avendo come prospettiva quella di iscrivermi al Politecnico, ma senza un’idea precisa, ricordo che verso la fine del Liceo avevo avuto diversi colloqui con l’orientatore professionale, mi ero anche informata per la professione di stilista. Infine la scelta di studiare architettura, a Losanna e non a Zurigo, un po’ in controtendenza, per perché a quei tempi, nel 1989, studiare architettura voleva dire andare a Zurigo. La scelta romanda è stata dettata anche dal fatto che al Politecnico di Losanna era appena stato nominato professore Luigi Snozzi; penso che la sua presenza abbia poi spinto più ticinesi a scegliere Losanna”. Giacomo: “Il mio pensiero si è in seguito un po’ affinato. Da parte mia non credo di aver scelto Losanna per la presenza di mia sorella; per priGiacomo e Riccarda davanti a Casa Martini da loro progettata.
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Incursione nel progetto Monte Carasso.
ma cosa, in tedesco ero una frana, in secondo luogo, come detto, a Losanna insegnava Luigi Snozzi che fungeva da architetto di riferimento, avevamo visto tutte le sue opere e ci sembrava di conoscere l’architettura ancora prima di conoscerla effettivamente, perché avevamo sotto gli occhi il suo esempio, quello che costruiva ci piaceva e ci pareva anche didatticamente comprensibile. Siamo rimasti attratti da lui, lo abbiamo seguito come professore e, per quanto mi riguarda, dopo oltre vent’anni ritengo di esserne ancora attratto”. A LEZIONE CON UN MAESTRO: QUALE ARCHITETTURA? “Quando progetti un sentiero, una stalla, una casa, un quartiere, pensa sempre alla città”, Luigi Snozzi.
UN’IDEA
di casa
Realizzato tra il 2008 e il 2010, il progetto “1077”, dal numero del mappale, si trova ai piedi della rocca di Castelgrande a Bellinzona, in un quartiere che per volontà politica e urbanistica ha conservato l’originaria struttura di ville con giardino della fine dell’Ottocento. Quattro piani per quattro appartamenti basati sul principio dell’open space, un sistema abitativo ed innovativo per le nostre latitudini, in cui i passaggi fra gli ambienti abitativi si fanno più fluidi. Un concetto che permette massima libertà nell’organizzazione interna degli appartamenti a vantaggio di un ampio margine di personalizzazione. Un’idea di casa, ripresa, progettata e sviluppata dagli architetti Riccarda e Giacomo Guidotti.
Riccarda: “L’architettura di Snozzi è molto vicina al territorio e alla sua lettura e comprensione, apprezzo la sua capacità di mettersi di fronte a ciò che ci circonda e leggerlo, analizzarlo, in un modo che poi diventi anche proficuo”. Giacomo: “In una prima parte della sua vita egli è stato un seguace di Frank Lloyd Wright (considerato uno dei maestri del Movimento Moderno
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r itra tto in architettura, ndr) per poi seguire la corrente di Le Corbusier (architetto, urbanista, pittore e designer, pioniere nell’uso del calcestruzzo ar armato per l’architettura, ndr); a mio avviso Luigi Snozzi costituisce un’ottima sintesi di queste due scuole di pensiero, di queste due anime del modernismo, più legato al razionalismo il primo, più legato alla peculiarità e alla particolarità del territorio il secondo; queste per noi sono ancora oggi le vere sfide con le quali l’architettura deve confrontarsi, da un lato ci sono le esigenze e le caratteristiche del luogo all’interno del quale si deve operare, dall’altro, con i modi di produzione sempre più industrializzati, è necessaria una produzione che deve essere il più possibile razionale, per ragioni di costi e per tutta una serie di altre ragioni”. Lo scorso aprile 2012, Riccarda e Giacomo Guidotti hanno festeggiato 15 anni di collaborazione in uno studio di architettura che oggi comprende otto collaboratori. Stesso sangue, personalità dif differenti, stessa professione: come si sarà snodato il loro rapporto umano e professionale? Riccarda: “Si cerca di andare d’accordo, sinceramente non so cosa vorrebbe dire lavorare con una persona che non sia mio fratello; evidentemente ci sono degli alti e bassi, momenti di accordo e di disaccordo, forse anche amplificati dal fatto che in quanto fratelli alcuni freni vengono meno e che si è abituati sin da piccoli anche a litigare. In questo periodo stiamo lavorando sulla ricerca delle complementarità perché credo sia l’unico modo per poter lavorare insieme. Semplicemente occorre del tempo per capire quali sono le qualità di ognuno e renderle utili all’interno della struttura”. Giacomo: “Il confronto, il diverbio, è insito nel fatto stesso di progettare. Spiegare un progetto finito è semplice, si parla di qualcosa che ha maturato una sua chiarezza. Quando invece il progetto è da fare, devo usare la parola per spiegare cose in divenire, avviene un confronto di mondi, visioni, problematiche ideologiche, nasce la discussione che può essere molto decisa e trasfor trasfor-
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marsi anche in conflitto; ritengo allora che sia notevole non tanto il fatto che ci possano essere dei dissidi, quanto che alla fine si vada d’accordo”. OPPOSTI COMPLEMENTARI Riccarda: “Trovo che il suo atteggiamento verso
SCHEDA
biografica
Nome: Riccarda Cognome: Guidotti Data di nascita: 2 agosto 1970 Domicilio: Monte Carasso Stato civile: nubile, con Andrea e i tre figli Gilda (6), Gemma (4), Norberto Iago (1 anno e mezzo) Professione: architetto Hobby: sci, equitazione, lettura
l’architettura sia per me un mezzo di apprendimento. Giacomo è lo studioso dell’ufficio, il mio approccio è più spontaneo. Gli riconosco di portare gli input all’interno dello studio”. Giacomo: “Credo che uno dei suoi migliori pregi sia quello di riuscire a sopportarmi, un altro suo pregio è il coraggio, il coraggio di prendere decisioni su scelte anche più imprenditoriali, questo ne fa un partner di lavoro più che utile”.
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Online una proposta di edifici da vedere in Ticino.
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IL SENSO DEL COSTRUIRE Giacomo: “Un architetto non costruisce solo delle cose ma anche se stesso, è un mestiere in cui ci si deve riconoscere e immedesimare. Faccio un esempio. Una volta un cliente ci disse che di tutte le case che avevamo costruito trovava la sua la più bella; non so se fosse vero, ho trovato
L’incontro si conclude col sopralluogo, per uno scatto fotografico, a Casa Martini, realizzata tra agosto 2008 e dicembre 2009, poco distante dallo studio; alla vista dell’edificio mi sorprendo ad esclamare: “sono stupefatto!”. La vista della forma della casa ha ampliato l’immagine di casa che mi ero fatto fino a quel momento. v
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Nome: Giacomo Cognome: Guidotti Data di nascita: 1. aprile 1972 Domicilio: Bellinzona Stato civile: celibe, con Elda Professione: architetto Hobby: -
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bello il fatto che per lui lo fosse, voleva dire che da qualche parte l’esercizio aveva funzionato, noi ci riconoscevamo in quella casa e il cliente era convinto fosse la più bella, significava che eravamo riusciti a costruire la casa per lui. Questa per me è la riuscita di un progetto, se poi riesce ad inserirsi armoniosamente nel contesto, ecco che si raggiunge l’obiettivo ultimo di riconoscersi in quello che si fa. Penso che l’ambizione di ogni essere umano sia di lasciare una traccia, di vivere un’esistenza guardando la quale possa dire di non averla sprecata…”.
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csi namibia È l’una di notte e nei locali della Namibia Police station di Opuwo vi è un inconsueto movimento, mio malgrado ne sono io l’attore principale. Tutto era cominciato alcune ore prima in un animato locale del luogo. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
NEL BUIO IL PROFUMO DELLE DONNE HIMBA La notte è già calata da tempo a Opuwo, ma l’aria è ancora calda. Dopo cena mi incammino sulla via del ritorno assaporando ancora una volta la magica atmosfera di queste serate tropicali. Sulla strada quasi deserta incrocio ombre di persone delle quali solo occasionalmente intravedo le vere fisionomie. Un breve saluto e poi ognuno prosegue per la sua strada. Quando passo vicino a donne Himba ne sento l’odore e il profumo, a volte sono sdraiate nel buio per terra avvolte nelle loro pelli. Solo nei pressi del bar vicino alla pompa di benzina sembra esserci del movimento. Lo frequentano un poco tutti, ma stasera gli indigeni Himba sono più numerosi del solito e l’ambiente appare molto animato. Al bancone un avventore mi dice che gli uomini Himba, dopo aver già bevuto molto al mercato nel corso della giornata, mal sopportano i ritmi della musica africana e frastornati dalle percussioni si accasciano lì dove sono e si addormentano. Più in forma appaiono per contro le donne, vestono tutte
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il tradizionale gonnellino di pelle, i seni scoperti, sono allegre e oltremodo espansive e soprattutto alla perenne ricerca di qualcuno che possa offrire loro una birra, che se non fai più che attenzione con assoluta naturalezza ti prendono dalle mani per un sorso che spesso non lascia molto a chi segue. Mi ritrovo dunque anch’io presto assediato da queste genti che mi coinvolgono nella loro incredibile baraonda abbracciandomi, invitandomi in conversazioni impossibili e lasciandomi il colore ocra degli unguenti col quale cospargono i loro corpi seminudi sui vestiti. Col passare del tempo il comportamento delle donne Himba pare disturbare pure la proprietaria del locale, una signora anziana di etnia Herero, vestita elegantemente con la tradizionale lunga veste a più gonne e col curioso copricapo a forma di corna. Si avvicina ballando agli eccitati Himba, che curiosamente essendo geneticamente i cugini degli Herero parlano la medesima lingua. Dapprima mi sembra li inviti a ballare, poi comprendo che sta loro dicendo di uscire dal locale. Le genti Himba sono gentili anche quando be-
vono, ad una ad una si allontanano tutte senza alcuna rimostranza. MA LA FESTA NON È FINITA Il gruppo si riunisce sul marciapiede antistante e dà inizio a danze tribali ritmate da battiti di mani. A turno, in un vortice sempre più eccitato di persone, gli uomini, quelli che ancora stanno sulle gambe, vengono spinti al centro e si esibiscono in salti e avvitamenti rocamboleschi. È difficile non venire coinvolti da questi momenti assolutamente incredibili che però purtroppo ben presto si trasformeranno in scoramento e rabbia. Nell’immane calca percepisco mani che mi toccano, il tempo di rendermi conto che si infilano nella mia tasca e di ricordare che sciaguratamente vi avevo lasciato l’apparecchio fotografico di riserva - una piccola digitale -, che accade ciò che non sarebbe dovu-
«Nell’immane
calca percepisco mani che mi toccano»
I bar locali si animano la notte.
to accadere. Mi volto subito e mi allontano dalla folla cercando di capire chi possa essere stato, ma nella baraonda e nel buio è assolutamente impossibile. La rabbia è tanta, per le fotografie perse e per la mia stupidità dopo tanti anni di viaggi. Chiedo aiuto ad altre persone, cercando disperatamente qualcuno che parli un poco d’inglese. Ne trovo un paio, ma paiono assolutamente disinteressate, poi finalmente un giovane Himba mi dà ascolto. Inizialmente fatica a comprendere quello che gli dico, infatti chiedo di far girare la voce che lo straniero bianco paga 400 dollari namibiani (l’equivalente di 40 franchi svizzeri) a colui che riporta l’apparecchio. Non mi importa né di punire i colpevoli né di chiamare la polizia. Ma è già troppo tardi, il ragazzo attratto dai soldi e compreso il per lui anomalo concetto di ricompensa o di “taglia”, dopo aver spiegato l’accaduto a molti altri avventori, lo illustra anche alla polizia locale intervenuta nel frattempo attirata dall’inconsueto movimento serale. Qui inizia un vero e proprio giallo alla CSI Namibia, che sarà destinato a movimentare la notte di Opuwo. Alcuni gio-
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vani riportano delle informazioni utili e il gruppo di poliziotti si suddivide in due pattuglie che si mettono alla ricerca dei fuggitivi. Invero io non credo proprio che mai rivedrò l’apparecchio, ne è al contrario convinto il mio amico Himba. La polizia in modo molto formale mi chiede però di recarmi al comando per fare la denuncia. ARRIVA IL MOMENTO DELL’INTERROGATORIO Mi incammino nella notte in direzione del posto di polizia dove trovo una manciata di poliziotti e poliziotte dall’aria assonnata, anzi un paio stavano proprio dormendo. Dato che proprio nessuno pare conoscere l’inglese è il mio amico che spiega per l’ennesima volta e con la consueta enfasi l’accaduto. Tanto è appassionato e dettagliato il suo racconto, quanto gli occhi dell’interlocutrice, una poliziotta cordiale e grassottella, appaiono increduli. Soprattutto nessuno sembra sapere come comportarsi e alla fine non trovano di meglio che strappare un foglio da un quaderno e pormelo. Ma cosa devo fare? L’idea migliore che mi viene è quella di
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annotare il mio nome e cognome così come il mio numero di cellulare. Finalmente appaiono tutti in un certo qual modo sollevati. E ora? Non rimane che attendere. Dapprima mi siedo sugli scalini del comando di polizia, ma se qui non sembrano esserci ancora i ladri, vi sono di certo molte zanzare. Rifuggo dunque le loro punture andando al ristoro di fronte: una birra fresca mi calmerà forse un poco. Passata poco più di un’ora mi chiamano con eccitazione dicendomi di cor correre subito all’ufficio di polizia. Ivi giunto ritrovo però l’ambiente come l’avevo lasciato, senonché dopo una decina di minuti giunge una camionetta dalla quale scende una sorta di commando e due poveracci ammanettati che vengono spintonati all’interno del locale. Mi chiedono di identificarli, ma è evidente la loro colpevolezza dato che in seguito alla perquisizione da una sacca compare proprio il mio ap-
Il mercato è oramai deserto.
«Mi incammino
in direzione del posto di polizia»
L’alcol comincia a fare le prime vittime.
parecchio. Inizia quindi un interrogatorio alla CSI con l’obiettivo di ottenere un’ammissione completa di colpa. I toni vocali a volte sono alti e severi, ma tutti attorno ridono e si divertono. I due giovani mi fanno invero un poco pena. Mi viene quindi consegnato l’apparecchio e chiesto in modo formale di identificarlo… mi domando quanti apparecchi di quel genere possano esserci ad Opuwo! Il comandante mi chiede se sono contento. Come non esserlo, sono felicissimo e non mi resta che farne partecipi tutti che appaiono visibilmente soddisfatti e mi salutano nel bel mezzo della notte come fossi un loro grande amico. I due ladruncoli, più a disagio che impauriti, passeranno alcune notti in prigione, magari un luogo molto migliore della loro dimora, mentre il mio amico Himba mi lascia poco dopo, si prende con gioia i suoi meritati 400 dollari namibiani e mi dice solennemente: “io sono una persona molto importante per te”. È vero, ma non lo rivedrò più. Continua. v
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sapori antichi
della calanca A pranzo ad Augio da Aurelia Papa per gustare i “macaron da la paleta”. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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a i capelli bianchi e soffici come la panna montata, è dolce come il suo famoso budino al cioccolato, tenera come l’insalatina del suo orto, genuina e vera come i suoi “macaron da la paleta”. Aurelia Papa è un’arzilla signora di 91 anni, nata e cresciuta ad Augio in Val Calanca, dove vive in compagnia di Michi, una vecchia gatta di 18 anni, svolge le faccende domestiche quotidiane, cucina, si occupa del suo orto e dei suoi conigli, riceve ogni tanto le amiche per un tè. La sua casa è una tipica abitazione walser con i soffitti bassi, i pavimenti in legno, le belle foto in bianco e nero degli avi, la pigna che porta la data del 1877 e una cucina dove il tempo si è fermato: “Finché vivrò qui nessuno toccherà niente: la mia stufa a legna resterà dov’è. Una cucina moderna con lavastoviglie e vetroceramica, proprio non mi interessa”. I figli di Aurelia la lasciano fare, ma con discrezione la sorvegliano. Graziano è titolare della vicina falegnameria, mentre Silvano vive nella casa accanto a quella della mamma. La domenica ar arriva anche il terzo figlio, Paolo che non abita ad Augio. Spesso pranzano con lei che, da grande lavoratrice qual è sempre stata, non si stanca di cucinare anche per più persone. Oggi, ad esem-
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pio, a tavola saremo in sei: oltre alla padrona di casa e al figlio Silvano, nella “stüa” siederanno gli amici Valeria e Giorgio, il fotografo Rémy ed io. I MAZZAFAM Questa mattina nonna Aurelia si è alzata una mezz’ora prima del solito, alle 6.30: “Perché la pasta per i macaron, una volta pronta, deve riposare almeno due ore”. Non ci si lasci ingannare dal nome: i “macaron” non sono maccheroni, ma dei gnocchetti simili agli spätzli, tipico piatto della Val Calanca. Così tipico che la ricetta - forse forniforni ta proprio da Aurelia, non ricorda con certezza - è una delle 75 raccolte ne “I mazzafam”, il ricettario “curioso e gustoso” del Grigioni italiano curato da Gianni Bertossa e pubblicato nel 2009 per le edizioni AT Verlag. Aurelia, che da subito mi chiama “carina”, alle 10 ha già apparecchiato la tavola, ha preparato l’insalata e il budino al cioccolato e ha mandato Silvano ad acquistare i freschissimi filetti di trota affumicata alla pescicoltura di Augio. Ora si appresta a farci vedere come si preparano i famosi “macaron da la paleta”. Non è abituata ai flash e, sulle prime, appare infastidita e intimidita. Ma poi, quando inizio a farla parlare della sua quotidianità e delle sue abitudini alimentari, si lascia andare e capisco che è una vera e propria
memoria storica del paese e delle pietanze tipiche della regione. Quelle ricette “povere” ma nutrienti che hanno permesso di affrontare le fatiche di una vita senza fronzoli, pochi sogni e tanto lavoro. Fin da bambina, infatti, ha dovuto aiutare la mamma nelle faccende domestiche, ai fornelli e nell’accudire un fratello invalido.
«A tavola preparo pure i tortei, frittelle con le mele»
MENU SETTIMANALE Solitamente Aurelia prepara i “macaron da la paleta” il venerdì, ma oggi è giovedì e per noi ha fatto un’eccezione. Scopro che la padrona di casa rispetta a mezzogiorno un menu fisso settimanale: il lunedì cucina il minestrone, il martedì il risotto, il mercoledì la pasta, il giovedì riso bianco con coste, carote, zucchine, fagioli e formaggio, il venerdì i famosi “macaron”, spesso accompagnati dal tonno “per rispettare il giorno di magro”, il sabato la polenta e la domenica il coniglio o il pollo con il riso bianco. La sera, invece, l’anziana signora si accontenta di una minestrina e un caffè. “Tutte le verdure arrivano dal mio orto. Ne congelo sempre una parte per l’inverno perché a me piacciono tanto e ne mangio quasi tutti i giorni”. Restando in tema ci parla del “brüett”, una minestra densa, fatta appunto con verdure e patate e con l’aggiunta di pancetta e farina. Anche la “mazzafam” - una sorta di frittata di patate e semola di mais che si accompagna ad una purea di mele e a caffè zuccherato - è un altro piatto tipico che Aurelia cucina di tanto in tanto. “A volte preparo pure i tortei, che sono delle frittelle con le mele”. Non sono tanti i dolci che cucina Aurelia, ma fra questi troviamo la torta di pane che non deve mancare ai compleanni dei tre figli e per la festa del patrono del paese e il famoso
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a ta vola Preparazione dei “macaron da la paleta”.
budino al cioccolato della domenica. Un budino di cui tutti i famigliari vanno ghiottissimi e che lei prepara miscelando polvere di cioccolato e di vaniglia e che serve con la panna. “Il budino senza panna non è un budino e va assolutamente fatto con le bustine della Migros”, sottolinea con convinzione. Alla domanda di cosa sia particolar particolarmente golosa, Aurelia risponde senza esitazione: “Di cioccolato amaro”.
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TANTI RICORDI Siccome ad Augio non c’è un negozio di alimen-
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A TAV TA OLA… CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto. Per partecipare basta inviare in redazione il tagliando-invito che trovate su questa pagina. Prenderemo contatto con voi direttamente. Grazie e a presto!
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tari, Aurelia prepara la lista della spesa per il figlio Silvano che, una volta alla settimana, scende a Castione a fare scorte. La padrona di casa ci racconta che fino al 1960 in paese c’erano addirittura tre negozi. Poi seguì il camion della Migros, anch’esso ormai un ricordo di tempi andati. Come le sue pecore, che ha venduto non molti anni fa e alle quali pensa con un po’ di nostalgia. Possiede invece ancora alcune galline che le for forniscono uova fresche e qualche coniglio. E quando non cucina come trascorre il tempo? “Faccio le calze a maglia. Proprio ultimamente
Gentile redattrice, caro fotografo, desideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): Numero componenti: Via: Località: Tel.: Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.
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Online trovate le gustose ricette di Aurelia Papa.
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ne ho preparate tre paia per mio nipote che deve andare a militare. Ogni tanto esco per qualche passeggiata, alle 16 ascolto il rosario di “Telepace” e bevo un tè, alle 17.30 ceno e la sera guardo Tele Padre Pio. Alle 21.30 vado a letto, ma non dormo mai tutta la notte”. All’estero ci è andata solo due volte: a Roma e in Portogallo, quando si è sposato suo figlio Graziano. E al ristorante? “Sì, qui ad Augio, al ristorante Cascata, insieme ai miei figli. Mangio di tutto, tranne la pizza che non mi piace tanto”. Ora che si sente a suo agio ci parla del nonno di suo marito che partì da Biasca a piedi, attraversò la montagna e arrivò ad Augio, conobbe la nonna di suo marito e la sposò. Ci racconta della sua casa, del suo nome di ragazza, Spadino, del suo nonno che era immigrato a Parigi e faceva il vetraio e al ritorno, agli inizi del ’900 costruì il ristorante La Cascata e decorò la sala da pranzo con gli specchi portati da Parigi… Non dimenticherò il sapore antico di questa giornata e la sapienza di Aurelia e di tutte quelle donne che un tempo, tra tante fatiche, hanno saputo cucinare piatti gustosi con quel poco che la terra donava. Grazie Aurelia per averci ospitato nella tua casa e servito questa bella lezione di vita! v
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la diagnosi
prenatale
L’importanza della diagnosi delle anomalie fetali è attualmente indiscutibile. Un adeguato controllo prenatale consente un fondamentale miglioramento degli esiti peri e postnatali per un ampio numero di anomalie, anche gravi. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
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he emozione la prima ecografia: eh sì, quel puntino che pulsa è proprio il tuo bambino! Ma anche la seconda e la terza e poi la quarta... ogni volta un tuffo al cuore. Anche perché, oltre allo stupore, per ogni genitore c’è l’ansia che tutto vada bene. Statisticamente è provato che, un feto ogni dieci, avrà un problema nel corso della sua vita intrauterina. Molti di questi saranno lievi, ma alcuni potrebbero compromettere la sopravvivenza o la qualità di vita del bambino. Abbiamo chiesto alcuni chiarimenti al Dr. Andrea Scatizza, specialista F.M.H. in ginecologia ed ostetricia a Lugano. “In caso di anomalie gravi, in cui non esiste alcuna possibilità di trattamento pre o postnatale, una corretta diagnosi è essenziale ai fini della valutazione genetica e della previsione del rischio di ricorrenza in gravidanze successive. E anche se ogni medico può aggiungere alla lista qualche sua personale preferenza, non c’è dubbio che l’ecografia ostetrica rappresenti la metodica di prima istanza nella valutazione del benessere fetale”.
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L’avvento dell’ecografia ha rivoluzionato non poco la sua professione… “Prima della nascita di questo metodo diagnostico era possibile disporre di limitate informazioni sulla salute del feto. Nei primi anni ’60 l’ecografia statica monodimensionale prima e bidimensionale dopo, hanno consentito per la prima volta una grossolana visualizzazione del feto. Un passo significativo venne realizzato negli anni ’70 grazie all’ecografia bidimensionale in tempo reale. Verso la fine degli anni ’80 l’ecografia ostetrica ha ottenuto un importante miglioramento con l’affinamento degli apparecchi e con l’introduzione della metodica 3D e, successivamente, con il 3D in tempo reale (4D)”. Cos’è cambiato con la diagnosi ecografica? “L’ecografia ha segnato l’evoluzione nel controllo della gravidanza, intesa come unità maternofetale, in numerosi modi: diagnosi delle anomalie congenite, valutazione della crescita fetale e dei ritardi di crescita in utero, monitoraggio delle gravidanze gemellari, terapie fetali e infinite altre possibilità”.
Quante ecografie bisogna fare in gravidanza? “In una gravidanza normale, le ecografie fondamentali sono quattro. Il primo controllo ecografico viene ef effettuato tra la sesta e la nona settimana: il ginecologo verifica la presenza di una gravidanza in utero, il battito cardiaco del feto di cui calcola l’età gestazionale e la data del termine. Tra l’undicesima e la quattordicesima settimana si esegue l’ecografia genetica o morfologica precoce, in cui si rivalutano i parametri della precedente ecografia, in particolare la vitalità, la biometria fetale, ossia la crescita del feto e la morfologia, in particolare la translucenza nucale e altri parametri come l’osso nasale. Si può già iniziare, con un buon apparecchio e
«L’ecografia
morfologica ha acquisito sempre più interesse»
un medico esperto, a verificare la colonna ver vertebrale, il cuore, la vescica, i reni, lo stomaco e la normalità degli arti. Tra la ventesima e la ventitreesima settimana (quando ormai tutti gli organi sono formati e ben visibili), il ginecologo esegue l’ecografia morfologica, un controllo completo in cui misura il diametro e la circonferenza della testa ed esamina in maniera più sicura e completa cuore, cervello, colonna vertebrale, arti, fegato, reni e viso. Inoltre, vengono controllati la posizione della placenta e la quantità di liquido amniotico. Se i futuri genitori lo desiderano, il medico può anche rivelare il sesso del bambino. Nell’ecografia biometrica (30-32 settimane) infine, il ginecologo valuta il corretto sviluppo del feto e le funzioni degli or organi. La valutazione si basa sulla misurazione della circonferenza della testa, sulla lunghezza del femore e la circonferenza addominale. Confrontando questi risultati con i valori standard, si avrà un’indicazione del peso e del corretto sviluppo del nascituro”.
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s al ut e Qual è l’eco più “rilevante”? “L’ecografia morfologica (o strutturale), ha acquisito sempre più importanza negli ultimi anni nel monitoraggio della gravidanza poiché è in grado di valutare, nel maggior dettaglio possibile, l’anatomia fetale, che permetterà di diagnosticare o escludere eventuali anomalie malformative. Deve essere eseguita tra le 20 e le 23 settimane di gestazione per conciliare accuratezza diagnostica dell’indagine ecografica e precocità diagnostica anche ai fini di una scelta riproduttiva consapevole da parte della coppia. Prima delle 20 settimane di gestazione diverse anomalie possono infatti non essere visualizzate a causa delle ridotte dimensioni del feto e soprattutto perché l’organogenesi di alcune strutture non è ancora completata. Molte anomalie anche gravi hanno inoltre caratteristiche di evoluzione per cui non danno segni ecografici nel II trimestre di gravidanza. Ma non è da sottovalutare anche il controllo tra le 12 e 14 settimane in quanto, come precedentemente detto, può permettere a medici esperti di scoprire precocemente già numerose patologie”. Che cosa ci si deve aspettare da un’ecografia? “La domanda classica che le donne fanno all’ecografista è: “Il mio bambino è sano?”. Grazie alle ecografie riusciamo a diagnosticare buona parte delle malformazioni medio-importanti e importanti. Certo, la tecnologia è notevolmente migliorata rispetto a vent’anni fa, ma neanche il migliore ecografista sulla piazza può dare la cer certezza al 100%. Le cause per cui anche un’anomalia maggiore può sfuggire all’indagine ecografica sono date dalle caratteristiche, dall’entità e dall’eventuale evolutività dell’anomalia. Possono
inoltre influire una scadente visualizzazione del feto per cause materne (obesità, cicatrici addominali, miomi) o fetali (posizione fetale, oligoamnios, gemellarità). È importante sottolineare che, mentre la posizione fetale rappresenta un limite superabile ripetendo l’esame a breve distanza temporale, i parametri materni rappresentano un limite per permanente determinando una riduzione dell’accuratezza diagnostica degli ultrasuoni. La possibilità di rilevare un’anomalia maggiore dipende anche molto dall’esperienza dell’operatore, dalla qualità dell’ecotomografo utilizzato e dal tempo dedicato all’effettuazione dell’esame”. Le ecografie sono rischiose per la salute? “Tranquillizziamo, una volta per tutte, le future mamme che hanno ancora questo dubbio: le ecografie non sono rischiose, né per il feto, né tantomeno per voi!”. v
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“L’hockey su prato mi piace perché è uno sport di squadra che mi consente di pormi sempre nuovi obiettivi, sia sportivi, sia per personali”. Incontro con Nadia Borioli e la sua particolare scelta. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu
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i fronte al bivio se interrompere l’attività sportiva o proseguir proseguirla, Nadia Borioli ha operato una scelta coraggiosa e impegnativa, giocare nella Svizzera tedesca, nell’LSC Landhockey Lucerna, continuando ad allenarsi e a studiare a Lugano, dove attualmente frequenta la prima classe del Liceo Lugano 2, e questo per perché in Ticino non vi è una squadra femminile che possa garantire la continuità della formazione. “Non è sempre facile in effetti coordinare studio e sport, quando ho il weekend interamente occupato dall’hockey nella Svizzera interna cerco di fare i compiti e studiare durante la settimana, in modo da non doverci più pensare. Per quello che riguarda l’impegno sportivo, di regola faccio due-tre allenamenti per settimana della durata di due ore circa, uno dei quali completamente dedicato alla corsa. Vi sono poi da distinguere allenamenti in esterno e in palestra, perché il campionato si gioca sia all’aperto sia indoor”. Figlia d’arte, entrambi i genitori hanno giocato ai massimi livelli nazionali, di ruolo difensore esterno, Nadia è considerata un “mastino”, il suo compito in squadra essendo quello di cercare di bloccare lateralmente gli avversari prima che si avvicinino all’area e di lanciare la pallina in avan-
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ti lateralmente una volta conquistatone il possesso, grazie all’impiego di tecniche diverse. “La forma piatta della paletta del bastone impone in effetti un movimento particolare quando si vuole colpire di rovescio, ci sono poi diversi tipi di tiro e molti aspetti tecnici da imparare”. Da imparare, a tal punto, che nel mondo dell’hockey su prato si dice che per giocare bene occorrano almeno sette anni di pratica. A Nadia, allora, ne manca ancora uno per diventare una buona giocatrice? Forse, in ogni caso già ora fa parte della selezione nazionale svizzera U18. “Quando ho ricevuto la convocazione, all’inizio non ci ho creduto, poi mi sono fatta coraggio e mi sono preparata al meglio per superare il test d’entrata. Il primo impatto è stato purtroppo traumatico, al primo allenamento mi sono infor infortunata e ho dovuto rimanere ferma per quattro mesi. Al rientro ho ottenuto dei buoni risultati e in questo periodo con la mente sono già orientata agli Europei che si svolgeranno in luglio in Spagna. Per questo motivo è pure aumentata l’intensità e la frequenza dei miei allenamenti settimanali”. Scuola e sport, crescita sportiva e personale. Quel che è certo è che Nadia Borioli ha miglio-
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SCHEDA
biografica
Nome: Nadia Cognome: Borioli Data di nascita: 10 agosto 1997 Nazionalità: svizzera Domicilio: Breganzona Club di appartenenza: HAC Lugano, LSC Landhockey Lucerna, selezione nazionale svizzera U18 Categoria: U17 col Club, U18 con la Nazionale Scuola: prima liceo Lugano 2 Risultati: U14 titolo 2009, U17 Vittoria del campionato secondo livello 2011
rato la sua capacità linguistica, l’impiego della lingua tedesca. “Ho capito che per progredire nella squadra o imparavo bene la lingua o altrimenti sarei rimasta tagliata fuori. Apprendere il tedesco è stato uno stimolo per migliorare nello sport”. Uno sport, l’hockey su prato, lontano dalle ten-
sioni che si riscontrano ad esempio nell’hockey su ghiaccio o nel calcio, dove sin dalla più giovane età l’aspetto competitivo spesso raggiunge livelli esasperati. “Siamo una grande famiglia, ci conosciamo tutti e non c’è l’esasperazione della competizione, neanche tra genitori; se uno è più bravo di un altro fa piacere, non c’è invidia”. v
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oroscop o PREVISIONI PER IL MESE DI FEBBRAIO 2013
g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
j CANCRO 22/6 - 22/7
Il mese inizia con un bel Sole, in trigono a Giove, a cui si unirà Venere dal giorno 2 che, a sua volta formerà un ottimo sestile al vostro Urano. Si tratta di aspetti astrali molto positivi per gli incontri di cuore. Importanti le amiciamici zie, in particolare quelle femminili. Voi donne sarete più favorite dalle stelle. Tuttavia Marte e Mercurio che si spostano in Pesci, possono portarvi sulla strada personaggi ambigui o farvi capire che eventuali relazioni clandestine lasciano il tempo che trovano. Malintesi possono sorgere anche con i colleghi di lavoro. Voi siete tipi schietti e aperti e preferite lo scontro a qualsiasi sotterfugio. Salute: attenzione ai virus.
Questo inizio di mese può essere un po’ difficoltoso per il passaggio di Venere in Aquario che sarà ostile a Saturno, per cui qualcuno di voi potrebbe sentirsi solo/a anche se in coppia. Attenzione alle spese. Marte e Mer Mercurio si spostano in Pesci, dove già staziona Nettuno e pur formando aspetti positivi con il vostro segno, indicano che pur di non rovinare una relazione, tendete a tacere, a ingoiare il rospo, quando invece è importante affrontare i problemi, mettere l’altro di fronte alle sue responsabilità. Sul lavoro potreste invece avere dei problemi a causa delle differenti vedute o di natura economica. Salute: proteggete reni e organi genitali.
Sole (fino al giorno 20) e Giove positivi, a cui si aggiunge Venere dal giorno 2, vi rendono molto dinamici e pronti a lanciarvi in avventure che però nascondono anche dei rischi, magari non apparenti, poiché Marte e Mercurio si spostano in Pesci. Presi dal facile entusiasmo e da una certa dose di ingenuità, rischiate di esporvi più del dovuto. E questo sia nel privato come nella vita professionale. Non è il momento per fare colpi di testa o firmare contratti. Controllate le varie scadenze e guidate con prudenza perché le distrazioni possono costarvi care. Salute: attenzione al cibo, specie se mangiate fuori. Importante il riposo.
Sole, Giove e Venere dall’Aquario vi spingono a farvi avanti, a mostrare le vostre qualità, il vostro genio artistico, una vostra idea originale, che troverà terreno fertile per la sua realizzazione, grazie a un bel trigono astrale nell’elemento acqua. Il periodo migliore è dopo il 17.2. Serietà, fantasia e ispirazione sono un mix eccellente anche per chi vuole cimentar cimentarsi con la scrittura o approfondire una lingua straniera, magari con un soggiorno all’estero. Favoriti sono anche gli studi superiori di medicina, di omeopatia, di arte-terapia. L’amore invece si colora di tinte un po’ trasgressive, da vivere con intensità. Salute: possibili disfunzioni ghiandolari.
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch Il mese di febbraio è sempre un po’ critico per voi poiché il Sole si trova in opposizione, che porta a un calo di energia. Nella stessa posizione si troverà Venere dal giorno 2, che mina l’armonia di coppia e le relazioni in genere risultano destabilizzanti. Spesso è il denaro il “pomo della discordia”. Ora poi c’è anche Saturno che appesantisce la situazione, generando conflitti di potere in famiglia e sul lavoro, che non fanno bene a nessuno. RimaRima nete in disparte o allontanatevi da chi genera negatività. Non agite e state tranquilli fino a primavera. Salute: una piccola vacanza in una stazione termale sarà rigenerante.
Questo è un mese un po’ difficile per voi a causa di aspetti astrali fortemente contrastanti che vi rendono nervosi, agitati e confusi. Le buone idee non trovano riscontro all’esterno e la comunicazione sia in famiglia come sul lavoro genera malintesi. Difficoltà a recuperare denaro che vi spetta. Possibili azioni legali o contatti con le autorità non esclusi. E nell’amore spira vento contrario, tanto che per alcuni la relazione diventa insostenibile. Siete disposti a un’autocritica lucida e tranquilla? Il saggio Saturno direbbe di sì. Fatevi aiutare da una persona neutrale, anziana o matura. SaluSalu te: yoga e massaggi rilassanti.
Il mese inizia con la Luna nel vostro segno, in ottimo aspetto al Sole aquariano, al quale si aggrega Venere dal giorno 2, che a sua volta formerà un bel trigono con Giove in Gemelli. Si tratta dunque di un bel mix stellare d’aria, che porta una ventata di leggerezza, di novità e di cambiamento. Possibile successo nella professione, in particolare per chi fra voi è a contatto con il pubblico o opera in ambito sociale e dell’insegnamento. In amore Marte e Mercurio dai Pesci immettono una nota di fantasia, romanticismo e sensualità per per permettervi il giusto abbandono nelle braccia dell’amato/a. Salute: nel caso di controlli medici, chiedete altri pareri. Questo è un mese “a tinte forti”: da una parte i pianeti dall’Aquario sfidano Saturno nel vostro segno, il che può produrre effetti devastanti, in particolare laddove la brama di potere e denaro prevale sui sentimenti, innescando tensioni in famiglia, magari dovuti a lasciti, beni immobiliari o assicurazioni. Marte, Mercurio e Nettuno dai Pesci vi ispireranno nel trovare le giuste soluzioni ovunque nascano difficoltà. Le stesse tensioni possono inteinte ressare la vostra vita di coppia, se già critica. Inutile cercare evasioni altrove. I vuoti affettivi, spesso originati nell’infanzia, non si curano così. Salute: provate le costellazioni famigliari.
> ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-13
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o r oscop o PREVISIONI PER IL MESE DI FEBBRAIO 2013
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
Il mese promette bene se non farete passi falsi e non cederete all’impazienza, alla voglia di buttare tutto all’aria, specie quando l’atmol’atmo sfera sul lavoro o in famiglia diventa instabile o insopportabile. Tutto ciò è provocato dal passaggio dei pianeti in Pesci, in aspetto disarmonico a Giove, che mira a destabilizzare, a confondere, ma anche a esagerare. Siate chiari nelle vostre intenzioni, di modo che gli altri non possano rimproverarvi. Del resto il saggio Saturno vi impartirà più riflessività e pazienza. Sole e Venere positivi portano amore e leggerezza. Importante un’amicizia femminile. Salute: evitate ogni eccesso e depurate il fegato!
e AQUARIO 21/1 - 19/2
L’inaspettato, l’inatteso che questo mese potrebbe portarvi non è certo quel che desiderate, visto che voi amate pianificare e prevedere tutto, ma spesso bisogna adattar adattarsi velocemente ai cambiamenti in arrivo ora. A favore avete Marte, Mercurio, Nettuno e Saturno che sostengono alla grande il vostro Plutone e questo è sufficiente per garantirvi la vittoria sui rivali, nelle questioni delicate anche riguardo a dispute sul lavoro o in famiglia, pur purché sappiate attingere a quella sensibilità che spesso è celata nel vostro profondo. Lasciate andare ogni rigidità e rivalità ancestrali. È il momento della riconciliazione. Salute: l’amore guarisce tutto.
f PESCI 20/2 - 20/3
La prima parte del mese vi vede molto attivi a livello professionale. È un periodo stressante, è vero, ma siete sorretti dall’energia di Sole e Giove che donano una resistenza eccezionale e, dal giorno 2, anche da Venere, tutti in buon aspetto a Urano. Il vostro impegno sarà apprezzato e compensato. Tuttavia non esiste solo il lavoro, avete bisogno anche di spazio per il tempo libero e per l’amore e guai se ve lo fate sottrarre. C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare: Saturno, in aspetto di tensione da un po’, sta facendo emergere vecchi problemi di famiglia a voi nativi di gennaio, da sistemare magari con una costellazione famigliare. Voi vi troverete in balìa di onde di alta marea che a volte possono farvi perdere il senso dell’orientamento tanto sono gli stimoli astrali che convergono su di voi. In effetti Marte e Mercurio entrano nel vostro segno, dove già staziona Nettuno, in ottimo aspetto a Saturno e a Plutone, il che significa che non mancheranno offerte allettanti, ambiziose, soprattutto in ambito professionale, ma non è tutto oro quel che luccica. Venere e Giove in segni d’aria vi consigliano di non agire impulsivamente. Attenzione alle spese. Interessanti i settori ar artistici, dei media, della medicina alternativa. In amore vivrete momenti di vero sbandamento. Salute: depuratevi.
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a luna ha da sempre avuto un certo fascino su tutte le persone, sino dall’antichità i profeti e gli astronomi osservavano attentamente tutti i cambiamenti lunari e in base a questi capivano se ci sarebbero stati periodi fertili, di siccità, o persino cataclismi. Oggi è scientificamente noto che la luna ha sugli uomini e sulla natura notevole influenza. La spiegazione è dovuta al fatto che la luna influisce sui movimenti delle acque creando le maree; essendo il nostro corpo formato per la maggior parte di acqua è quindi ovvio e naturale che anche noi siamo influenzati da questi movimenti; quanti di voi hanno notato un cambiamento d’umore, difficoltà di riposare, nervosismo, stanchezza e confusione in coincidenza con i cambiamenti lunari, soprattutto in occasione di plenilunio e novilunio, momenti in cui la luna emana il suo maggior potere energetico. Queste influenze però possono essere anche utilizzate per migliorare le nostre condizioni di vita; per esempio se desideriamo eliminare delle abitudini negative, come fumo, alimentazione scorretta o poco movimento, possiamo approfittare della luna nuova per iniziare un nuovo percorso di vita, vi accorgerete che le difficoltà da superare saranno minori che in altri momenti. Conoscere e sapere in quale occasione e per quale motivo possiamo trarre il maggior beneficio dalle fasi lunari non è certamente una cosa semplice, però se provate a rivolgervi a persone preparate in questo settore, potrete certamente trovare la risposta giusta ad ogni vostra domanda: per esempio se soffrite di crampi o tensione muscolare, provate a fare dei massaggi programmati in luna calante, potrete anche disintossicare l’organismo. La luna inoltre è una valida alleata dell’agricoltura e, come ben sanno le persone anziane ogni momento in campo agricolo è legato alla luna, la conservazione dei prodotti, la semina, il raccolto e via di questo passo. Elencare in poche righe le fantastiche potenzialità che la luna ci offre non è cer certamente possibile, ma sicuramente potrete provare a chiedere aiuto ad esperti e imparare ad apprezzare questo satellite così lontano ma così vicino a noi.
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