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- 1 FEBBRAIO 2015
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Tiratura 131.966 copie (REMP 2014) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione Direct Mail Company SA Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Käsereistrasse, 21 4914 Roggwil Tel./Fax 062 929 27 82 marion.grtter@bluewin.ch gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Raffaella Ada Colombo Foto: Gabriele Campeggio
Lo stato sono io
6 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose
8 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
11 In dialètt
I cent’ann dala Pro Ticino
12 Ritratto
Il lato oscuro della mente > ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-15
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18 In natura Strategie invernali
20 Lavoretti
Penne, pennelli e… segnalibro La conserva di cuori
22 A tavola
Un po’ di rum per i Santi
26 In famiglia
La grande signora sul Reno
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28 In viaggio Amazzonia pericolosa
in forma
per vivere ci vuole fegato Le sue funzioni sono tali che lo si potrebbe definire il nostro laboratorio chimico. Ritenuto sede del coraggio, e della rabbia, oggi sappiamo essere un prezioso alleato in tutti i processi di disintossicazione dell’organismo. testo Rachele Pozzi - rachele@illustrazione.ch
Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240
4 Fuorionda
Nome: fegato Definizione: ghiandola impari, la più voluminosa del corpo umano Dimensioni: forma cuneiforme Peso: 1,5 kg ca., corrispondenti al 2,5% del peso corporeo di un uomo adulto Sviluppo definitivo: Nel bambino è in proporzione più grande. Lo sviluppo completo avviene attorno ai 18 anni, e con l’avanzare dell’età decresce Funzione: Molteplici. Principalmente disintossicare l’organismo dalle tossine Grado di importanza: massimo Sostituibile: sì Indispensabile: sì
www.pefc.it
Questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.
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UN PO’ DI STORIA Nell’antichità il fegato era considerato l’organo più importante dell’essere umano, sede del coraggio e della forza, ecco perché ancora oggi si usa l’espressione “avere fegato”, riferita alla dose di coraggio che ci vuole per affrontare una dif difficoltà. I babilonesi e gli etruschi ritenevano che le divinità astrali presiedessero al destino e che avessero un collegamento con l’organismo dell’animale. Per questo motivo usavano il sacrificio animale e attraverso la ieroscopia, ossia l’osservazione delle viscere, in particolare del fegato, presagivano il futuro. Nella mitologia greca, Zeus punì l’audacia e il coraggio di Prometeo, incatenandolo ad una roccia del Caucaso, dove un avvoltoio di giorno si cibava del suo fegato, che durante la notte ricresceva, per perpetrare la tortura all’infinito. Nel Talmud, testo classico ebraico, il fegato è descritto come la sede della rabbia, mentre per arabi e persiano vi risieda il coraggio. Solo nel Medioevo si spostò l’attenzione sul cuore, e in epoca moderna sul cervello. In effetti, la credenza che nel fegato avesse sede il coraggio si fonda sull’osservazione dei reali mutamenti fisici che si palesano quando il fegato
ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-15
32 In forma
Per vivere ci vuole fegato
35 Salute
La cromopuntura
38 Escursioni Il teatro del Roncaglia
40 Oroscopo
Le previsioni di Cloris per febbraio 2015
42 Cruciverba Chi le ha composte?
Raffreddore?
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Libera il naso in pochi minuti – per ore Leggere il foglietto illustrativo. Mepha Pharma SA Quelli con l’arcobaleno
ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-15
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fuor i ond a
lo stato sono io “Ogni volta che assegno una carica creo cento scontenti e un ingrato”. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
U
no degli anniversari più eclatanti del 2015 è il 300° della morte del “Re Sole”, che avvenne nel 1715, dopo oltre sette decenni di regno. Salito al trono all’età di poco meno di 5 anni, sebbene fosse ufficialmente riverito come una “manifestazione della divinità”, fu in realtà un bambino trascurato e in balia dei servi che, per distrazione, quasi lo lasciarono affogare in uno stagno! Per vent’anni, di fatto, a governare fu il suo consigliere e primo ministro, il cardinale italiano Giulio Mazarino. All’età di 9 anni Luigi XIV assistette anche a una rivolta contro la corona, che segnò l’inizio di una guerra civile, durante la quale il giovane sovrano sperimentò la fame, il freddo, la paura e l’umiliazione. Cose che non perdonò mai a Parigi, ai suoi nobili e al popolo francese. Sicché, quando in età adulta cominciò effettivamente a regnare, fece di tutto per impedire che i suoi ministri o qualche fazione della nobiltà acquisissero sufficiente potere da riuscire a mettere di nuovo in pericolo il suo trono. Accentrò tutti i poteri nelle proprie mani, occupandosi in prima persona di ogni affare di stato. Gran parte del suo potere derivava dall’abilità che aveva nel conferire onori, distraendo la
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ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-15
nobiltà dai venti di rivolta, che avevano turbato la sua infanzia, per incanalarli sui sentieri altrettanto viziosi, ma meno pericolosi, dell’intrigo di palazzo. Creò così la leggenda di Versailles, la corte più abbagliante nel palazzo reale più bello e sfarzoso del mondo, da cui regnava su venti milioni di francesi, circondato da migliaia e migliaia di funzionari e un esercito di guardie reali, domestici, religiosi, giardinieri, artisti e arrivisti; tra continue feste, balli, giochi, battute di caccia e lussi sfrenati. Il “Re Sole” vestiva in modo assurdamente eccentrico e tutta la corte faceva a gara per imitarlo, sperperando fortune in vestiti, gioielli, carrozze e lacchè. Per mantenere un tenore di vita adeguato, i cortigiani si ritrovavano spesso a chiedere al re doni e vitalizi che, una volta concessi, li legavano ancora di più al sovrano, rendendoli completamente alla sua mercé. Ma il palazzo, nonostante traboccasse di tesori, non disponeva di sufficienti servizi igienici per tutti. Sicché capitava anche al più elegante degli aristocratici di doversi appartare a fare i propri bisogni sul pavimento, dietro le tende di uno scalone. Basta anche solo questo per capire a che livello fossero persino i nobili rispetto alla “maestà stessa fatta persona”, il “Re Sole”! v
Jean-Philippe Patthey, 64, La Brévine
Andare adesso in pensione? Sono ancora troppo giovane. Avevo 50 anni quando mia moglie chiese il divorzio. È stata dura ma iniziai a fare ciò che avevo sempre desiderato: viaggiare, andare all’avventura, ripartire da zero. Ora ho 64 anni e con la mia nuova attività ricomincio tutto daccapo. Cosa mi riserva il futuro? Qualunque cosa sia... non ne vedo l’ora. L’intera storia di Jean-Philippe su generali.ch/ascoltare
Per capire bisogna saper ascoltare. Le situazioni della vita sono molteplici, come le nostre soluzioni.
s ai che
leggiamo
SAI
chi
HA VINTO?
1.
Numero Zero, di Umberto Eco
2. La ballata di Adam Henry,
3.
di Ian McEwan
Nell’ultima edizione del 2014 avevamo pubblicato il concorso in collaborazione con Hotelplan Italia che vi offriva l’opportunità di vincere un fantastico viaggio in Madagascar. Gaby Malacrida, responsabile per il Ticino di Hotelplan Italia, ha estratto a sorte il nominativo vincenGaby Malacrida con la cartolina vincente. te. Patrizia Lucchini di Agno è la fortunata vincitrice che potrà partire alla scoperta di questa meravigliosa isola. Buon viaggio Patrizia!
La mia cucina con le verdure autunnali e invernali, di Meret Bissegger
SAI
da cosa deriva FUSA?
ascoltiamo
L’espressione “fare le fusa”, a indicare il suono continuo, sommesso e vibrante che emettono i gatgat ti in segno di soddisfazione e benessere, deriva dal fuso, lo strumento utilizzato un tempo per filare a mano la lana. Filando la lana, infatti, il fuso ruoruo ta continuamente producendo un rumorumo re molto simile a quello emesso appunto dai gatti.
1.
2004-2014 L’originale, dei Modà
2. L’abitudine di tornare, di Carmen Consoli
3. Hittalia, di Gianna Nannini
guardiamo
1. Big Eyes, di Tim Burton
2. La teoria del tutto, di James Marsh 3. L’amore bugiardo, di David Fincher
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ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-15
SAI CHE
signore si nasce
da Il Libro delle Signore, di Jolanda, Marchesa Plattis Majocchi, 1921 Veglioni mascherati Può una signora per bene intervenire a un ve-glione mascherato? La domanda è categorica, ma la risposta non può essere così assoluta. Distinguiamo. A godersi un veglione mascherato come spettacolo coreografico, dalla inespugnabile fortezza di un palco chiuso, qualunque signora può andare, ed anche le signorine dopo i vent’anni. Certo che dovranno essere scortate da qualche parente del sesso forte, o marito, o padre, o fratello; e che non sarebbe consigliabile ad esse di rimanere sino al mattino, quando i veglioni, massime nelle grandi città, si mutano in vere orgie volgari. Signore e signorine potranno intervenire in abito da ballo o in costume, ma senza maschera sul volto (…). Nei veglioni mascherati a pagamento, tutti possono entrare, e tutti, anche le persone più serie, vi perdono un po’ la testa. Una signora che si avventuri troppo in quella folla eccitata dal vino e dal carnevale, si espone a mancanze di rispetto umilianti e sgradevoli per lei e qualche volta pericolose per chi l’accompagna.
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IL ROMANZO DIFFICILE Il signore degli orfani, di Adam Johnson, Marsilio L’autore è stato a Pyongyang e ha studiato la Corea del Nord per sette anni prima di scrivere questo romanzo che è stato riconosciuto con il premio Pulitzer per la narrativa 2013. Attraverso la storia del protagonista, descrive l’assurdo regime Nord Coreano così come purtroppo è. Questo è un libro crudo, duro, disumano e allucinante. Lo sarebbe anche se fosse solo un romanzo di fantascienza, mentre invece è piuttosto un documentario che apre le porte di un Paese che è difficile credere sia davvero così come viene descritto. Sapere che un intero popolo è annichilito dalla propaganda e da un regime folle al punto di non sapere più neppure cosa gli stia succedendo, lascia noi occidentali increduli e inorriditi. Vi sconsigliamo la lettura prima di dormire, perché alcune pagine possono vorticare nei pensieri levando il sonno.
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LA LAMPADA A MAGLIA Emma, Interio Una lampada a sospensione rivestita di un tessuto misto cotone e fibra sintetica lavorato ai ferri. Una variante nuova e dai colori di tendenza che abbinano una tonalità di base chiara a un colore vivo. E le più brave potrebbero trarne spunto per rinnovare un vecchio lampadario rivestendolo da sé… C
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festa, amo i dentini! o m a i c c Fa spazzoli
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LA CURA PER LE UNGHIE
Olio per unghie, Dikla Aria secca, smalto, detersivi e trascuratezza rendono le unghie secche e fragili, ecco perché si spezzano facilmente. Questo olio di semi d’uva, arricchito con vitamina E e F, va applicato quotidianamente con un leggero massaggio dalle cuticole e su tutta l’unghia, per almeno quattro settimane. Le unghie assorbono l’olio e i suoi principi attivi riguadagnando idratazione e flessibilità.
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Mimo Led, in tutte le farmacie e drogherie Le setole dello spazzolino Mimo sono arrotondate per una pulizia delicata e l’impugnatura antiscivolo è adattata alle manine dei bimbi, ma la vera novità di Mimo è che lampeggia per due minuti, il tempo che i dentisti considerano ottimale per una buona pulizia dei denti da latte, e poi si spegne. In questo modo i bambini sono distratti da un’occupazione, quella di spazzolare i denti, che in genere trovano noiosa, e hanno invece l’impressione di giocare. Se poi la sera si spengono le luci del bagno, l’effetto è ancora più speciale!
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i cent’ann dala
pro ticino Ul 6 e ul 7 da giügn dal 2015 festa granda a l’Expo a Milàn: una cinquanténa da sezión e 6mila soci. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
L
a Pro Ticino la festégia i cent’ann nal 2015. L’è l’organizazión di ticinés föra cantón, con una cinquanténa da sezión (una trenténa nal rèst dala Svizera, una vinténa in Europa e nal rèst dal múnd) e circa 6mila soci. I delegàt i sa trövaran al padiglion svizer dall’Expo a Milan, ul 6 e ul 7 da giügn. Ul centenari l’è na bèla ocasión par fà cognoss méi la Pro Ticino. E par parlà anca di ticinés e di alter svizer, 50 mila circa, che adèss i vivan e lavóran in Italia. La Pro Ticino la promöv la nossa cultüra, la lenlen gua italiana, la mett in contatt ul Tesin cunt i alter canton svizer, la fa cognoss ul noss canton cunt i sò originalità. Ul sito internet dala Pro TiTi cino al dà l’informazión necesaria par savé tütt su l’organizazión e süla sò storia centenaria. L’assemblea general dal 12 dicembar dal 1915 (in tresént i s’è trövàt al Casinò da Berna) la metüt in pée la Pro Ticino, presidént l’eva stai nominàt l’Augusto Rusca da Basilea. Già l’ann dopo ghè stai sübit un grand sücess, quel dala “setimana zürighesa” e dal “Grotin” ala Fiera Campionaria da Basilea. Temp da guèra (1914-18) e anca da tanta emigrazión nostrana. Ma tegneva già dür d’un pezz ul sentimént da solidarietà, quel da iütass in di momént dificil. Trövüm quisti riflession in dal discórs dal Giuseppe Motta, consiglier federàl dal 1910 al 1940. Una fondazión e
un monüment a Belinzona: la Pro Ticino l’ha ga fai onór ala memoria d’un grand ticinés, che l’è sémpar stai visin ai noss emigrànt. Sa “nava in denta”, come sa diséva, par guadagnà quaicoss püssée da quii che stavan chì, anca se da là dal Gotàrd la vita l’eva düra. E l’era necesari fà di sacrifizi. Ta dövévat imparà francés, tudesch e svizer tudesch. Bisögnava fass rispetà, come al scriveva ul Livio Filippin, nai via da Airöö giovanissim: “Serviss a nagot scriv süi noss gior giornai, tant i a légian nissün da quii che dovressan légiai, da là dal Gotard. Ta dévat fat rispetà e discantàgla giò, in svizer tudesch, se l’è necesari”. Adess sa và via, denta e föra dala Svizera, par “acquisire competenze”. Parché sem in dala globalizzazión. E tanti volt l’è mia assée fà esperienz domà in Tesin par portà a cà la pagnota. Pöö gh’è scià l’Alp Transit, cunt i contatt che i sarà püssée marcàt vers al rèst dala Svizera. In quisti cent ann la Pro Ticino l’ha ga dài al cantón una vedrina püssée granda. Cunt i nostar “eccellenze”, omm da sücess (adiritüra in America e Australia, föra da l’Europa), ma parlum anca da tanti ticinés che iè stai bon da lavorà onestamént, senza dipénd da nissün. La Pro Ticino l’è donca un ligàm cunt i radìs, parché sa pò mia dismentigà da dova ta vegnat, anca se i tò antenati ià traversàt i frontiér, i màr, i oceani. Inscì a l’Expo da Milàn sa farà memoria, ma mia domà. v
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r i t r at t o
il lato oscuro
della mente
Incontriamo la dottoressa Raffaella Ada Colombo, prima direttrice donna nella storia dell’Ospedale neuropsichiatrico cantonale, per farci spiegare come funziona il nostro organo più prezioso, che può trasformarsi da meraviglioso alleato al più temibile dei nemici. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch foto Gabriele Campeggio
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ntervistare un medico psichiatra è un compito interessantissimo. Tutti noi abbiamo nei confronti delle malattie mentali una sorta di timore reverenziale, dato dalla poca confidenza che abbiamo con i meccanismi che regolano la mente e i suoi lati oscuri. Ma il funzionamento del cervello è qualcosa di assolutamente straordinario e affascinante. Ascoltare la dottoressa Colombo è stato coinvolgente e formativo, e al momento di congedarci, in realtà avrei voluto ricominciare da capo.
Perché ha scelto la scuola junghiana? “Nel corso della scuola di specialità in psichiatria la mia formazione è stata prettamente ad indirizzo freudiano, poi ho iniziato a studiare alcuni testi e a seguire dei seminari junghiani a Zurigo. Tutto l’aspetto della simbologia, della profondità della psiche, degli archetipi e dell’inconscio collettivo ha suscitato in me un interesse notevole. Così, nel 1998, ho deciso di completare i miei studi anche in ambito junghiano a Zurigo. È stato un periodo molto duro, ma bellissimo”.
Cosa l’ha portata a studiare psichiatria? “L’interesse per la complessità della mente. Ad una iniziale curiosità nei confronti della psicologia del profondo e della psicoanalisi, negli anni dei miei studi universitari è andato affiancandosi un più marcato interesse rispetto ai processi cerebrali sottostanti l’attività della mente, dato che proprio allora cominciavano ricerche sempre più approfondite a riguardo. Molto abbiamo acquisito, ma moltissimo ancora non sappiamo”.
La psichiatria è un indirizzo prevalentemente maschile? “Lo era. Ho trovato un equilibrio tra studenti e studentesse, ma negli anni ho notato una preponderanza femminile, nella medicina in generale”.
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La definizione più semplice di malattia mentale “In realtà, dovremmo prima specificare il concetto di malattia, escludendo, ad esempio, gli
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r i t r at t o All’entrata della Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio.
effetti di una intossicazione acuta che alterano temporaneamente la stato di coscienza. In generale, si può dire che non esiste una malattia che subentra improvvisamente nella vita mentale dell’individuo. Esiste, piuttosto, un rapporto tra la capacità di adattarsi, di affrontare la vita e gli stimoli esterni ed interni, variabile nel tempo: la malattia mentale si inserisce nelle esperienze dell’essere umano gradualmente. Il continuum tra normale e patologico è sempre molto fluttuante. La malattia grave altera i processi celebrali per un periodo sufficientemente lungo da divenire cronico”. Si può definire un confine tra salute e malattia mentale? “La vita è fatta di esperienze e ognuno di noi ha una vulnerabilità alla vita stessa, dipendente dalle esperienze destruenti con le quali viene confrontato. La resilienza è la capacità di resistere allo stress generato dagli eventi traumatici, di adattarsi e di ricostruirsi: per ognuno di noi è diversa, come sono diverse le esperienze alle quali veniamo sottoposti nel corso della vita.”
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Quindi i ritmi di lavoro sempre più incalzanti hanno una ripercussione sulla salute mentale? Penso ad esempio alla sindrome da burnout… “Certo. Il nostro cervello è antichissimo ed è di una bellezza straordinaria, ma per essere ciò che è, ci sono voluti migliaia di anni. Il nostro cer cervello è lo stesso che rispondeva alle percezioni di 200 anni fa: oggi è sottoposto a stimoli sempre maggiori, diversi e più frequenti e, quindi, a stress. L’essere umano può tollerare lo stress per un breve periodo di tempo, perché siamo geneticamente predisposti a reagirvi immediatamente, come se fosse una minaccia. Banalmente, essere sempre accessibili, raggiungibili e rispondenti ci pone in una continua condizione di stress”. Con i social network e l’approccio virtuale, il modo di relazionarsi è cambiato molto. Questo può influire sulla salute mentale delle persone, soprattutto delle nuove generazioni? “Parlerei piuttosto di sofferenza psichico adatta-
tiva. La capacità di leggere le informazioni e le emozioni attraverso il viso dell’altro è stata una delle forme di evoluzione dell’umanità più importanti per la sua sopravvivenza. La mamma che comunica con il proprio bimbo tramite le espressioni del viso e i suoni della voce, gli permette di cogliere significati profondi emotivi e affettivi, che non vengono espressi verbalmente. In altre parole, la vicinanza fisica consente lo sviluppo dell’empatia, intesa come capacità di “leggere” nell’ altro emozioni e sentimenti, non manifestati (o non manifestabili) con le parole. Nella sfera virtuale può venire a mancare l’aspetto emotivo: tutto può risultare neutro e privo di sentimenti (ad esempio, è stata necessaria l’ “invenzione” degli emoticon per poter esprimere determinate sfumature emotive)”.
«Il cervello è una macchina sempre pronta a reagire e ad adattarsi»
Stiamo quindi andando verso un appiattimento emozionale? “Sì, e le faccio un altro esempio: io sono personalmente legata, anche grazie alla mia formazione junghiana, alle favole classiche con il lupo, l’orco e la strega, che ultimamente vengono proposte in maniera semplificata e “addolcita”. Le favole classiche contengono gli archetipi del bene e del male: sono state scritte affinché anche i più piccoli imparino a riconoscerli. Le fiabe edulcorate, al contrario, possono non consentire al bambino di identificare chiaramente il male o il pericolo. Paura, disgusto, disprezzo e vergogna sono emozioni basilari della vita, che possono proteggerci e guidarci: riallacciandomi alla sua precedente domanda e, quindi, alla mancanza di empatia, direi, in breve, che il rischio è proprio una sorta di “analfabetismo emotivo”. D’altra parte, i bambini e gli adolescenti che attualmente vivono la permanente accelerazione della tecnologia, hanno una maggiore velocità di apprendimento e di risoluzione dei problemi”.
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r i t r at t o Un accorgimento pratico e importante per il nostro cervello? “Il silenzio, che per il cervello è importantissimo. Eppure oggi non siamo mai in ambienti silenziosi. Nei negozi, al bar, in auto, ci sono sempre radio o televisori accesi. L’unico momento di silenzio di cui il cervello può disporre è la notte, quando riesce finalmente a riequilibrare l’apprendimento e gli stimoli derivati dalla vita diurna”. È possibile individuare delle tendenze nelle malattie mentali in relazione a epoca e andamento della società? “In una società altamente richiedente, iperstimolante e accelerata, è più facile raggiungere il limite di resilienza, che può sfociare nella sindrome da burnout, la quale, del resto, non significa necessariamente malattia mentale (possono infatti svilupparsi sintomi di tipo somatico come gastrite o cefalea). Spesso viene a mancare il senso di ciò che facciamo, il significato della vita interiore: le persone, a volte, non sanno definire le ragioni per cui fanno determinate cose, perché non cambiano, se lo fanno per loro stessi o perché se lo aspettano gli altri… Soddisfare continuamente le richieste del mondo esterno disattendendo a quelle interne ci snatura e può causare grande sofferenza”. Come sta il Ticino? “Il Ticino è come l’occidente, in un trend di alta richiesta. Però trovo che qui ci sia una grande capacità di stare insieme, e i momenti di aggregazione sono fondamentali in una società”. Sono mille i consigli per conservare un fisico sano. Cosa si può fare per la sfera mentale ed emozionale? “Ad esempio ricordare i proprio sogni e raccontarli al mattino, a colazione. La psiche ha bisogno di condivisione e il narrarsi è fondamentale. I bambini, ad esempio, raccontano e si raccontano sempre. Quando giocano parlano, esprimendo il loro dialogo interno: ciò è molto importante per un bambino, il cui cervello è in formazione, quanto per un adulto. La lettura è un altro bal-
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samo per la mente. L’essere umano ha un continuo dialogo interno con sé stesso, ci diciamo ininterrottamente se siamo comodi, se abbiamo caldo, dove abbiamo messo le chiavi, dopo dove andremo, ecc… Ascoltarci con calma, ritornare al silenzio, e condividere i nostri pensieri scoprendo quelli degli altri sono, a mio parere, ottimi “allenamenti” per una mente sana. Inoltre, fare nel tempo libero ciò che ci piace, mantenere le amicizie, gli hobby: semplicemente, se le persone cominciano a fare ciò che le fa sentire bene, effettivamente staranno meglio e, trasmettendo il loro stato d’animo verso l’esterno, faranno stare meglio anche il prossimo”. v
«Ognuno di noi è nella sua vita un piccolo eroe che sta facendo un viaggio»
La dottoressa Colombo durante l’intervista con la nostra redattrice.
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i n nat ur a
strategie
invernali L’arte dell’equilibrio messo in atto da vegetali e animali per sopravvivere alle dure leggi imposte dalla stagione più fredda. testo e foto Christian Bernasconi
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inverno, a causa del freddo e della scarsità di cibo, rappresenta un periodo molto difficile che animali e vegetali affrontano in diversi modi: c’è chi va in letargo, chi attinge alle provviste accumulate in estate e chi produce antigelo. Ogni specie cerca di ridurre il divario tra fabbisogno energetico, che in inverno aumenta, e disponi-
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bilità di cibo, che in inverno diminuisce. Ogni disturbo può generare un rischioso dispendio di energia. Muoversi nella natura con il dovuto rispetto è dunque una buona regola da seguire. Gli animali con pelliccia, sia quelli che vanno in letargo come marmotte e orsi, sia quelli che restano attivi, come cervi o camosci, infoltiscono il loro pelo per ripararsi dal freddo e consumare
Il Lucomagno, in inverno.
questa minaccia e dal gelo, lasciando però indifesi gli alberi più alti. Il larice e il cembro fanno fronte all’inverno con due strategie diverse: il primo per perde i suoi aghi delicati, mentre il secondo possiede aghi molto robusti che sopportano temperature estreme e produce delle sostanze zuccherine che agiscono come un vero e proprio antigelo. L’esposizione “No limits! - I campioni dell’altitudine“, dedicata agli adattamenti di piante e animali alle condizioni estreme dell’ambiente alpino, ben illustra le diverse strategie invernali. Curata dal Museo cantonale di storia naturale, in collaborazione con la Fondazione Centro di biologia alpina e la Società ticinese di scienze naturali, la mostra merita senz’altro una visita. Infor Informazioni: www.cadagno.ch - www.ti.ch/mcsn. v Christian Bernasconi (1977), biologo di formazione (dottorato presso l’Università di Losanna), è direttore del Centro Pro Natura Lucomagno, presidente della Società ticinese di scienze naturali e collaboratore scientifico presso il Museo cantonale di Zoologia di Losanna.
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meno energia. In estate, devono inoltre mangiare a sufficienza per accumulare riserve di grasso che permettano loro di sopravvivere durante il letar letargo o quando il cibo scarseggia. In inverno, l’orso può così perdere fino al 25% del proprio peso, il camoscio addirittura il 30%. Per risparmiare energia, la temperatura corporea della marmotta in letargo passa da 40 °C a 5 °C e il suo ritmo car cardiaco scende fino a meno di 10 battiti al minuto. Anche serpenti e lucertole trascorrono l’inverno in ibernazione, rintanati in cavità riparate dal gelo. Rane rosse, salamandre, tritoni e molluschi svernano invece nell’acqua o nel terreno bagnato. Pure loro riducono al minimo il loro metabolismo stando ben nascosti sotto il fango. Alcuni uccelli migrano e svernano a sud, mentre altri, come la pernice e il fagiano di monte, si proteggono dal freddo scavando delle buche sotto la neve. Neve e vento rappresentano un grosso pericolo anche per i vegetali, soprattutto quando le forti raffiche trasformano i cristalli di neve in un forte abrasivo. Il manto nevoso protegge gli arbusti da
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1. Sul foglio di carta rossa disegna tanti cuori, ma assicurati che passino nell’aper nell’apertura del vasetto. Dovrai disegnarne almeno una dozzina, ma dipende dalla dimensione del vasetto. Più è alto, e più cuori dovrai prepre parare. Ritaglia tutti i cuori e piegali a metà. 2. Taglia un lungo pezzo di spaspa go. Metti un filo di colla bianca lungo la piega di un cuore quinquin di appoggia lo spago sulla colla. Lascia un pezzetto di spago (lun(lun go quanto un cuore) quindi incolla il prossimo cuore. Continua fino a quando avrai usato tutti i cuori. 3. Con un pezzetto di nastro adesivo fissa un’estremità dello spago sotto il coperchio del vasetto, assicurati che sollevando il coperchio, i cuori non siano a testa in giù. Sovrapponi
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tutti i cuori e infilali nel vasetto. 4. Ora devi solo realizzare un’etichetta con la frase che ti piace. Puoi fare un’etichetta rotonda da incollare sul coperchio, o una rettangolare, da applicare sul vetro.
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a t avol a
un po’ di rum
per i santi A cena a casa di Maria Luisa Padrosa di Bellinzona. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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ome la conosci ti sta già simpatica. Ha una gran voglia di vivere, ride di gusto, balla la salsa e ti racconta di Cuba. Non dell’Avana, ma di Santia-
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go, la sua città natale. Nel suo appartamento di Bellinzona, c’è parecchio della sua isola: dai coloratissimi quadri dipinti da un amico artista cubano, alle sculture di legno scuro e profumato che
tanto piacciono a Maria Luisa Padrosa e che, or orgogliosamente, mostra ai suoi ospiti. E poi ci sono le foto dei familiari, una grande pianta in vaso caraibica e i profumi della cucina che, insieme alla musica tipica di sottofondo, stuzzicano i sensi. PUERCO E SAOCO La serata a casa di Maria si rivela subito particolarmente divertente e sorprendente. A cominciare dal maialino cotto allo spiedo, che troneggia sul tavolo già apparecchiato per la cena. Maria, in nostro onore e non potendo cucinarlo in casa, lo ha fatto preparare da un macellaio di Bellinzona. La padrona di casa mi spiega subito che “a Cuba, quando si fa festa, non può mancare il puerco. E nemmeno il saoco”. Saoco? “Sì, un drink povero e molto popolare a base di acqua di cocco, rum e ghiaccio”. Bisogna però riuscire ad aprire le noci di cocco. Rémy, il nostro fotografo, si offre e si mette al lavoro con martello e cacciavite. Alla fine l’acqua di cocco viene recuperata in una caraffa. Intanto la cuoca si lancia nella preparazione dei contorni.
I nostri enoesperti consigliano:
«Quando si
fa festa non può mancare il puerco»
YUCA CON MOJO Inizia sbucciando la manioca, un tubero molto usato a Cuba e che viene chiamato “yuca” dai locali. Mi racconta che se sua mamma la vedesse, sarebbe davvero fiera di lei. “Da ragazza non ho mai cucinato perché ero un po’ maldestra e ai for fornelli combinavo guai. Quando poi sono andata a studiare filosofia all’Università di Mosca, per sei mesi ho mangiato solo pane, prosciutto e latte perché la cucina russa proprio non mi piaceva. Con il tempo, ho imparato ad apprezzare soprattutto il borsh, la famosa zuppa a base di barbabietole e panna acida”. Ma torniamo alla cucina cubana che Maria considera molto semplice ed è un misto delle culture gastronomiche spagnole, caraibiche e africane: le prime due fanno riferimento perlopiù alle tecniche, mentre la terza si fa sentire nell’uso delle spezie. Spezie e tanto aglio e cipolla, che non mancano mai. Anche per
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la salsa mojo, con la quale si condirà la manioca, ci vogliono olio, aglio e succo di limone. Nel frattempo Maria ha messo a lessare la manioca. “Ora vedrai cosa farò quando spicca il bollore. Mia nonna mi diceva sempre: ‘Maria vai a spaventare la yuca!’. Significa buttare in padella un po’ di acqua fredda e poi lasciare che la cottura prosegua”. Risata. Oltre alla manioca, Maria ci anticipa che mangeremo anche il congrì - un piatto a base di riso e fagioli - il boniato, la patata dolce fritta e un’insalata di lattuga e pomodori “che non deve mai mancare sulle tavole dei cubani”. A TAVOLA… CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto. Per partecipare basta inviare in redazione il tagliando-invito che trovate su questa pagina. Prenderemo contatto con voi direttamente. Grazie e a presto! http://www.illustrazione.ch/tagliando_01_15.pdf
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RISO, FAGIOLI E FRUTTA TROPICALE E proprio il riso, sull’isola di Cuba, è il cibo base. “Si mangia sempre, sia a pranzo, sia a cena. La nostra è una cucina poco elaborata e che utilizza prodotti locali. Una cosa che piace molto ai cubani, ad esempio, è il riso bianco con l’uovo fritto. Oppure, riso e latte con l’aggiunta di cocco grattugiato. E poi c’è tanta e buonissima frutta, ovviamente diversa da quella che si conosce in Svizzera. Ad esempio, nella mia zona cresce un mango che non ha rivali: è il bizco-
L’allegria accompagna la preparazione dei piatti.
Gentile redattrice, caro fotografo, desideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): ___________________________________________________________ Numero componenti: _____________________________________________________________________ Via: _____________________________________________________________________________________________ Località: _______________________________________________________________________________________ Tel.: _____________________________________________________________________________________________ Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.
chuelo del Caney, un frutto fantastico. Poi c’è la papaya, che da noi è enorme e dolcissima e inoltre v’è il sapote, un frutto con una pelle dura e una polpa cremosa di colore arancione che contiene un seme di grandi dimensioni. Non vanno ovviamente dimenticate le banane, gli ananas, le noci di cocco e il platano, la banana verde, che però noi non consideriamo frutta e utilizziamo fritta come contorno”.
«Mi sono
adattata subito alla cucina locale»
RISOTTO, LUGANIGHETTA E VINO ROSSO Della cucina ticinese, Maria apprezza in par particolar modo il risotto. Ne va ghiottissima e ha imparato a cucinarlo in varie maniere. E poi è golosa di luganighetta e, tra i formaggi, predilige l’Emmentaler. “Devo dire che quando sono arrivata in Ticino, da subito mi sono adattata alla cucina locale per far piacere a mio marito. Amo la Svizzera, e quando sono all’estero, ho nostalgia di questa bella terra che mio marito mi ha fatto conoscere a fondo. Grazie a lui ho anche
scoperto e imparato ad amare il vino, il rosso in particolare”. Il vino a Cuba è generalmente importato, poiché il clima tropicale non permette la coltivazione dell’uva, ed è considerato dalla popolazione come un bene di lusso. Tra le bevande cubane c’è l’ottima birra locale, a bassa gradazione alcolica e ideale accompagnamento a piatti a base di carne. E poi c’è il rum, la bevanda nazionale, che si beve liscio o nei cocktail, come i famosi cuba libre o mojito. Per noi è venuto il momento di assaggiare il saoco. L’acqua di cocco è pronta, il ghiaccio anche. Maria svita il tappo della bottiglia di rum e ne butta un goccio per terra. Ovviamente la guardo stupita e con aria interrogativa. “Da noi a Cuba si fa così, un po’ per i Santi, tutto il resto per i mortali”. Altra risata ed è subito cin-cin. v
SCARICAMI Anche sul nostro sito www.illustrazione.ch potete trovare la gustosa ricetta di Maria Luisa Padrosa. http://www.illustrazione.ch/atavola_01_15.pdf
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in famiglia
la grande signora
sul reno Elegante, affascinata dalla cultura e dall’arte contemporanea ma fortemente attaccata al suo passato nobile e religioso. Grande lavoratrice ma capace di divertirsi. Basilea è una città in grado di offrire molto ai suoi visitatori. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
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asilea è per numero di abitanti la terza città svizzera dopo Zurigo e Ginevra. Situata in un’ansa del fiume Reno, all’estremo nord-occidentale del Paese, confina con il tedesco Baden Württemberg e la francese Alsazia. È un importante centro industriale soprattutto per l’industria chimica e farmaceutica, ed è l’ultimo porto fluviale accessibile alle grandi navi da carico. Ma il cuore pulsante della città è anche sede di importanti manifestazioni di arte contemporanea e del festoso carnevale, oltre che della più antica università svizzera. Nel 1459 Papa Pio II ricorico nobbe infatti l’università di Basilea nella quale insegnavano grandi studiosi come Erasmo da Rotterdam, Paracelso, Hans Holbein il Giovane fino a Friedrich Nietzsche. A quell’epoca Basilea divenne un importante centro culturale, poiché oltre alla sua università, in quegli anni arrivarono alcuni apprendisti di Johann Gutenberg che introdussero in città la stampa a caratteri mobili. Nel 1488 Johannes Petri fondò la società Schwabe, la casa editrice più antica ancora in attività, e Johann Froben pubblicò le opere di Erasmo. Oggi Basilea è una città vivace e bellissima. Da vedere assolutamente la sua particolare cattedrale a due torri irregolari, edificata nel 1019 e sopravvissuta al terribile terremoto del 1356
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DOVE
dormire
www.hoteld.ch Un albergo a 4 stelle dal rapporto prezzo prestazione ottimo, ubicato nel centro della città, in posizione ideale per visitare il centro e le sue attrazioni. Arredamento moderno e curatissimo fin nei dettagli, pur rimanendo nell’essenziale. Colazione molto buona e da consumare in una sala con diverse opzioni di sistemazione: dal comodo divano al tavolo alto stile bar. Non c’è parcheggio privato dell’hotel ma un autosilo nelle immediate vicinanze (a pagamento però) e compresa nel prezzo una carta gratuita per tutti i mezzi pubblici della città e per tutta la durata del soggiorno. Molto bella la palestra con sauna, gratuita per gli ospiti.
A pagina 58: Il municipio cittadino sulla piazza del mercato, Roothuus per i basilesi. Il Reno scorre placido dividendo in due la città. Ora del pisolino per la famiglia reale, e al visitatore sembra di poterli toccare. La riproduzione in scala dell’habitat delle scimmie diverte moltissimo i bambini, rivelando sorprendentemente le nostre origini.
che distrusse gran parte della città e della regione per un raggio di 30 km. Al suo interno si trova la tomba di Erasmo da Rotterdam. Il municipio cittadino è stato invece costruito tra il 1504 e il 1514 in pietra arenaria rosso scura, e si trova su una grande piazza del mercato, che la domenica si anima di una vivacissima vita cittadina. Attorno alle bancarelle trovano posto anche tavolini e sedie dove gustare le specialità offerte dal mercato. Ma la città offre pure un magnifico zoo, anch’esso con un passato importante. È infatti stato inaugurato nel 1874 e in quell’anno i visitatori furono 62 mila, quando la città di Basilea contava 50 mila abitanti! Da allora però lo zoo è cambiato moltissimo e oggi offre agli animali che lo popolano ambienti adatti a loro e, grazie a fossati, grandi vetrate integrate nella natura e ingegnosi accorgimenti, le gabbie sono un lontano retaggio del passato. v
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i n vi aggi o
amazzonia
pericolosa Iquitos, Amazzonia. Chiudo gli occhi e per un momento rivivo il ricordo dell’incidente tanto assurdo quanto drammatico che ha segnato il mio viaggio e che avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
LE CURE DEGLI INDIOS Mi ero per finire ritrovato in un villaggio indios nella giungla amazzonica. Tokoi, una donna di etnia Bora, vestita di solo gonnellino di foglie e da collane di conchiglie, all’ombra delle “maloca”, la tradizionale capanna cerimoniale, mi aveva massaggiato a lungo la schiena. Malgrado le solerti cure, la situazione però purtroppo non era migliorata, i dolori erano divenuti sempre più forti. Tutto era iniziato diverse ore prima, quando ancora non potevo immaginare quanto particolare e intimo sarebbe stato in seguito il mio contatto con le comunità indios del luogo. Ero giunto solo da un paio di giorni a Iquitos, città amazzonica peruviana e luogo privilegiato per organizzare esplorazioni della foresta pluviale e nelle comunità indios. La mia esperienza era però destinata, mio malgrado, a percorrere altre vie. Uscendo dalla pensione in cui alloggiavo, fermo il primo motocarro di passaggio, i motocarri sono i taxi locali, motorette a tre ruote con seggiolino. Ero intenzionato ad andare al porto per cercare un trasporto fluviale per i giorni suc-
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cessivi. Qui le informazioni più o meno affidabili si ottengono solo parlando con i capitani delle barche, gli unici che sanno quando salperanno e quando le “lanche” - grandi barconi adibiti al trasporto di mercanzie - saranno cariche e pronte per la partenza. Quella scelta casuale di un motocarro era però destinata a modificare profondamente i miei programmi di viaggio. Dopo soli trecento metri ho già la percezione che il veicolo si stia avvicinando troppo velocemente a una stretta curva, poi una sbandata e quindi un’altra ancora, il mondo per un momento lo vedo sottosopra, il veicolo si ribalta e si ferma contro un muretto. QUEL DANNATO MOTOCARRO Mi ritrovo dolorante in mezzo alla strada, incrocio gli occhi terrorizzati del giovane motocarrista mentre mi tocco gambe, braccia, testa e schiena per sincerarmi che vi sia ancora tutto. C’è del sangue ma non so ancora bene da dove venga e faccio fatica a rimettermi sulle gambe. Poi il giovane ripone il motocarro sulle ruote, mi lan-
cia ancora uno sguardo impaurito e fugge. Non so quanto sia durato il tutto, ma presto mi trovo circondato da persone che mi soccorrono. Noto diverse escoriazioni, ma all’apparenza sono ancora tutto di un pezzo, mi è andata bene. Non senza un certo timore chiedo a un altro motocar motocarrista di portarmi a una farmacia dove poter disinfettare le ferite. Sarà in seguito lui stesso che mi medicherà, perché alla farmacia locale si limiteranno a darmi disinfettante e bende. Malgrado i dolori, decido, forse un poco sciaguratamente, di proseguire in direzione del porto dove incontro un giovane che mi propone di proseguire in canoa con lui in direzione di alcuni villaggi indios. Sono molto fiducioso per la mia prognosi e malgrado faccia fatica a portare anche solo il piccolo zaino decido di proseguire. La canoa scorre tranquilla sul Rio Momon, un affluente del Rio delle Amaz-
«Malgrado
i dolori decido di proseguire»
Una via di Iquitos con i tipici “motocarri”.
zoni, la giornata è calda e serena, la vegetazione splendida e per un po’ di tempo mi dimentico quasi dell’incidente, anche se a ogni movimento la schiena duole e mi dicono esservi un grande ematoma. Giunto a un villaggio indios, posso finalmente riposare all’ombra. LA COSTOLA È ROTTA. E ORA? Non vengo percepito come un visitatore o un turista, ma come una persona bisognosa di aiuto. In particolare le donne del villaggio si consultano sul da farsi. Mi portano degli intrugli medicinali, sono alcolici (forse del chichuace), quindi una giovane donna indios mi propone un massaggio con unguenti non meglio definiti. Mi toccano le parti doloranti, paiono preoccupate, vi strofinano le loro medicine e ho pure la sensazione di una certa compiacenza da parte loro. Mi fanno anche capire che alcune di loro non sono ancora sposate, ma malgrado la loro quasi nudità e un’innegabile dolcezza, sinceramente non mi sento molto attratto da tali sollecitazioni. Il tempo passa, a tratti ho la sensazione che la mia salute migliori,
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Il quartiere di Belem, quando il Rio delle Amazzoni cresce viene sommerso. Cucina di strada, semplice e gustosa. Un talismano indios, la zampa di giaguaro per allontanare la sfortuna.
poi, al primo movimento sbagliato, vengo puntualmente smentito e cominciano a nascere in me seri dubbi sul seguito del viaggio. Il giorno seguente, rientrato saggiamente a Iquitos, cerco un dottore, non più un guaritore locale, ma uno di quelli col camice bianco. Non ci sono molte alternative, la più logica mi appare una clinica
sulla via che conduce al porto. Mi ci reco con molta fatica, ogni passo è fonte di dolore. Prima ancora di curarmi mi chiedono di compilare dei formulari e di pagare in anticipo, poi posso accedere a un piccolo dispensario medico. La prima occhiata del dottore alla mia schiena non promette nulla di buono e ancora meno i palpeggiamenti che mi fanno sobbalzare. È necessaria comunque una radiografia. Seguo una simpatica assistente medico fino al reparto, all’entrata del quale noto il cartello indicante “mammografia”. Chiedo se sia effettivamente il luogo giusto, lei ride e risponde affermativamente. Nel locale “mammografia” incontro una ragazza, mi dice di essere stata anche lei vittima di un motocarro! Il verdetto delle verifiche radiografiche è purtroppo chiaro: la costola è rotta. Mi fanno un’infusione antidolorifica, mi assestano un bel bendaggio elastico, in una busta ricevo delle pastiglie e il medico mi dice che dovrò aver pazienza. Prima di lasciare la clinica, pago ancora i medicamenti, la fattura totale comprendente la diagnosi medica, le cure, la radiografia e i medicamenti è l’equivalente di circa 35 franchi! Porto ancora al polso il talismano portafortuna di Tokoi, la donna indios che mi aveva curato al villaggio nella foresta, ora ne avrò bisogno. v
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in f or m a
per vivere ci vuole fegato Le sue funzioni sono tali che lo si potrebbe definire il nostro laboratorio chimico. Ritenuto un tempo sede del coraggio, e della rabbia, oggi sappiamo essere un prezioso alleato in tutti i processi di disintossicazione dell’organismo. testo Rachele Pozzi - rachele@illustrazione.ch
Nome: fegato Definizione: ghiandola impari, la più voluminosa del corpo umano Dimensioni: forma cuneiforme Peso: 1,5 kg ca., corrispondenti al 2,5% del peso corporeo di un uomo adulto Sviluppo definitivo: Nel bambino è in proporzione più grande. Lo sviluppo completo avviene attorno ai 18 anni, e con l’avanzare dell’età decresce Funzione: Molteplici. Principalmente disintossicare l’organismo dalle tossine Grado di importanza: massimo Sostituibile: sì Indispensabile: sì
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UN PO’ DI STORIA Nell’antichità il fegato era considerato l’organo più importante dell’essere umano, sede del coraggio e della forza, ecco perché ancora oggi si usa l’espressione “avere fegato”, riferita alla dose di coraggio che ci vuole per affrontare una difficoltà. I babilonesi e gli etruschi ritenevano che le divinità astrali presiedessero al destino e che avessero un collegamento con l’organismo dell’animale. Per questo motivo usavano il sacrificio animale e attraverso la ieroscopia, ossia l’osservazione delle viscere, in particolare del fegato, presagivano il futuro. Nella mitologia greca, Zeus punì l’audacia e il coraggio di Prometeo, incatenandolo ad una roccia del Caucaso, dove un avvoltoio di giorno si cibava del suo fegato, che durante la notte ricresceva, per perpetrare la tortura all’infinito. Nel Talmud, testo classico ebraico, il fegato è descritto come la sede della rabbia, mentre per arabi e persiano vi risiede il coraggio. Solo nel Medioevo si spostò l’attenzione sul cuore, e in epoca moderna sul cervello. In effetti, la credenza che nel fegato avesse sede il coraggio si fonda sull’osservazione dei reali mutamenti fisici che si palesano quando il fegato è malato. Debolezza e colorito opaco, tendente al giallastro e occhio
Il Prometeo encadenado di Gregorio Martinez, 1590 ca., Museo del Prado Madrid.
spento sono le caratteristiche di chi ha problemi a questo organo, in contrapposizione all’aspetto forte e sano soprattutto dei giovani, che godono di un fegato della massima dimensione ed efficienza. Il primo trapianto di fegato venne eseguito nel 1963 dal dottor Thomas E. Starzl a Denver, in Colorado, ma ci vollero cinque anni prima che un trapianto di fegato avesse successo, e solo per breve tempo. Per tutti gli anni Settanta rimase in fase sperimentale, e solo il 25% dei pazienti sopravviveva almeno un anno. A partire dagli anni Ottanta, con l’introduzione del farmaco antirigetto ciclosporina, il trapianto di fegato divenne un trattamento clinico standard sia per adulti sia per bambini. Oggi si esegue con successo in tutto il mondo, ma rimane un intervento molto complesso, che può durare anche 15 ore, che vede frequenti complicazioni e che ha un tasso di mortalità comunque relativamente alto, che si attesta attorno al 15% dopo i primi tre mesi e al 20% dopo un anno. La richiesta di trapianti di fegato è comunque alta, ma il numero di
«Il fegato
ha molteplici funzioni fondamentali»
organi disponibili è molto basso. Siccome il fegato è un organo in grado di rigenerarsi, è stato possibile sviluppare tecniche di prelievo da donatori viventi. Un tipo di intervento che ha inoltre grande importanza in Paesi come la Corea del Sud e il Giappone, dove per motivi religiosi e culturali non è accettabile il prelievo di organi da cadaveri. COME FUNZIONA? Il fegato ha molteplici funzioni fondamentali. Sintetizza i grassi e le proteine del plasma, metabolizza i carboidrati, filtra le tossine, produce bile, metabolizza i farmaci e le sostanze nocive come fumo e alcol, immagazzina diverse sostanze come vitamine, ferro, minerali e soprattutto glucosio, uno dei carboidrati più importanti, fondamentale per la vita del cervello. Può anche sostituire la milza riassumendone le funzioni. Attualmente non esiste un organo artificiale in grado di espletare tutte le funzioni di questo incredibile laboratorio chimico. Molte malattie del fegato sono accompagnate dall’itterizia, che causa il colorito giallastro tipico di chi ne soffre. Questa colorazione della pelle dipende dagli alti livelli di bilirubina, risultato della decomposizione dei globuli rossi, normalmente filtrata ed escreta attraverso la bile proprio dal fegato. Le
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in f or m a malattie che possono toccare questo organo sono molte, anche in età pediatrica. IL FEGATO A TAVOLA I fegati animali sono da sempre presenti sulle tavole di molti Paesi. Il fegato è molto ricco di vitamina A, ecco perché l’olio di fegato di merluzzo veniva usato come integratore. Il fegato è presente nella cucina tradizionale di diverse regioni italiane; nel veneto ad esempio, con famoso fegato alla veneziana, dove il fegato di vitello viene servito con le cipolle o in lombardia, dove il fegato viene impanato e servito con il limone, come una cotoletta. In Germania invece viene preparato il berliner Kalbsleber, fegato alla berlinese, rosolato con cipolle, salvia e spicchi di mela. Vi è inoltre tutta la famiglia dei paté, di fegato di vitello, maiale o pollo, fino al più famoso prodotto dell’alta cucina francese, il paté de foie gras, la cui produzione è proibita in tutti i paesi dell’UE. Con il fegato vengono inoltre preparati vari insaccati quali i leberwurst tedeschi, i figatelli corsi o la mortadella di fegato piemontese. v
Il dottor Thomas E. Starzl durante un intervento di trapianto del fegato nel 1963 al Denver VA Hospital.
Dimagrire con gusto
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sa lute
la
cromopuntura La cromopuntura è una tecnica indolore, non invasiva attraver attraverso la quale si irradia luce colorata su punti e zone specifiche del corpo, con sequenze precise ed individuali. Si prende cura della totalità dell’individuo, lavorando a tutto tondo sul suo fisico, ma anche su psiche ed energia. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
M
i avvicino questa volta a una tecnica che, fino ad oggi, mi era totalmente sconosciuta. Una prima infarinatura la trovo come sempre in rete e le informazioni m’incuriosiscono parecchio. Leggo che la cromopuntura fa parte della Medicina Esogetica che implica un sistema diagnostico e terapeutico basato sia sulle più antiche tradizioni mediche, orientali e occidentali, dall’agopuntura cinese alla Kabala, sia attraverso la valutazione delle più recenti scoperte della fisica quantistica e della fisica legata alla medicina che, in una sorta di sintesi mirabile, consentono di prendersi cura della persona nella sua interezza. Per interezza i cromopunturisti intendono non soltanto l’intera presenza del corpo e dei suoi organi, ma anche della sfera psico-emotiva, energetica e della coscienza profonda. Proseguendo le letture scopro che si tratta di una terapia dolce, non invasiva (e questo mi piace), basata sui meridiani dell’agopuntura, che viene consigliata soprattutto in caso di cefalee, artriti, dolori cronici, menopausa… Non mi resta che scoprirne di più! Mi rivolgo al Centro di Cromopuntura Ranj a Viganello dove mi attende Roberta Ravizza, terapista complementare in cromopuntura riconosciuta EMR.
Vengo accolta in un ambiente tranquillo e confortevole e Roberta mi fa subito accomodare per fare due chiacchiere e stilare una prima anamnesi. È un periodo in cui sento molta stanchezza fisica e mentale, dormo male e decisamente, aldilà dei miei soliti, fastidiosi dolorini, in questo momento la mia priorità è il rilassamento. Roberta mi propone “la maschera colorata”, spiegandomi che questo trattamento porta notevoli benefici, nonostante rientri in quel ramo della cromopuntura cosiddetto “estetico”. “In questo caso la cromopuntura è applicata alla cura della pelle ma nel contempo”, spiega Roberta, “è molto di più perché oltre a donare luce al viso, rilassare i lineamenti, aumentare l’ossigenazione tissutale e l’irrorazione sanguigna a livello cerebrale porta tranquillità, rilassamento, deacidificazione dei tessuti del corpo, stimolazione del deflusso linfatico e, non da ultimo, scioglie tensioni interiori, blocchi della psiche, rendendo spesso la persona più consapevole delle cause dei propri problemi, aiutandone l’elaborazione.
«Si tratta
di una terapia dolce non invasiva»
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s al ut e La maschera colorata. Per la terapia viene utilizzata una speciale penna ottica.
Peter Mandel, naturopata e agopuntore tedesco, negli anni ‘70 ebbe una straordinaria intuizione: comprese che la materia fisica, i nostri tessuti, i nostri organi, sono un’unità di spettro nella quale ogni gruppo di cellule vibra ad una frequenza specifica e questa può essere espressa in uno dei sette colori dello spettro. Ogni organo ha il suo colore specifico (per esempio il giallo per il fegato) e vibra in risonanza con esso”. Dopo questa spiegazione, Roberta mi fa accomodare in una camera oscura e, seduta davanti ad un’apparecchiatura chiamata Kirlian, sono pronta a farmi scattare una foto dei polpastrelli di mani e piedi. Si tratta della diagnosi energetica dei punti terminali (DEPT), fonte di informazioni sul sistema energetico di una persona che porta a riconoscere l’origine del disturbo. L’interpretazione della foto DEPT spiega infatti lo stato fisico, psichico e spirituale del paziente e permette di riconoscere correlazioni tra sintomo e causa. Il programma terapeutico viene in questo modo “fatto su misura”, solo così può rispondere alla situazione individuale del paziente e portarlo alla guarigione. Il risultato della mia fotografia non è delle più soddisfacenti: sembra sbiadita, soprattutto a livello dei piedi i cui polpastrelli quasi non si vedono! “Roberta interpre-
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ta brevemente la lettura della foto che denota, come prima cosa, un abbassamento generalizzato di energia”… ma vediamo se la seduta potrà migliorare questa situazione. Per la terapia viene utilizzata una penna ottica con una luce interna e 7 punte amovibili in cristallo di quarzo trasparente, le quali emettono il colore dalla base e lo irradiano alla punta affinché il punto di entrata energetica del nostro corpo sul quale è posizionata la penna, ne riceva l’informazione corretta. L’applicazione di fasci di colore provoca sempre una reazione emozionale e chimica alla quale segue una reazione diretta sul sistema nervoso, linfatico ed energetico. Roberta inizia con il colore turchese passando la penna per qualche secondo sulla pelle nel triangolo compreso fra le sopracciglia, una zona considerata “apri porta” dalla quale si accede a tutti i livelli del corpo. Passa quindi con il colore rosso sulla parte alta della fronte dove stimola l’irrorazione sanguigna e cefalica per migliorare le facoltà mentali. Per la zona mediana della fronte, relativa alla mente, allo spirito e alle emozioni, sceglie invece il colore giallo. Qui si trova il sistema limbico e quindi interessa l’apprendimento e la concentrazione. Con il colore blu invece tratta la zona sottostante, quella del riposo, sopra
la “zona della forza” compresa tra l’attaccatura dell’orecchio e l’angolo della mandibola con il colore rosso, questo le consente di agire in maniera indiretta anche sul sistema immunitario e, in seguito, si sposta nella parte centrale della guancia con il colore arancione andando a stimolare la “zona della gioia”, per scaricare le tensioni e lavorare sui blocchi dell’infanzia. Questa stimolazione rasserena, toglie quel velo di malinconia, quella sensazione di frustrazione talvolta inspiegabile. Ma eccoci al mento che rappresenta la costanza e la volontà. Il colore scelto in questo caso è il viola perché stimola l’armonizzazione di queste funzioni, agendo direttamente sul pancreas. E infine Roberta termina il trattamento con il bordo delle orecchie: giallo a destra e viola a sinistra per andare a lavorare sugli emisferi celebrali. La sensazione durante il trattamento è di un lievissimo massaggio con una percezione molto delicata di calore irradiato dalla luce della penna. Una volta in piedi, non posso dire di sentire un giovamento “specifico” lampante, però la sensazione che ho è quella di aver “buttato a terra” delle tensioni. Mi sento più leggera. Roberta mi spiega che sono necessarie costanza e regolarità nei trattamenti, d’altronde come per ogni cosa, per poter beneficiare al meglio di questa tecnica. Però a questo punto sono proprio curiosa di vedere lo scatto post trattamento dei miei polpastrelli. Con sorpresa la nuova foto è molto più marcata ed evidente a livello dei piedi e indica la presenza di maggiore energia! Segno questo che durante la seduta di cromopuntura qualcosa dentro di me è avvenuto. v
Per l’alleviamento dei sintomi del raffreddore: Mal di testa Dolori agli arti Mal di gola Febbre Raffreddore Tosse secca
Contiene alcool. Non adatto ai bambini e agli adolescenti di età inferiore ai 16 anni.
Questo è un medicamento. Leggere il foglietto illustrativo. Procter & Gamble Switzerland SARL 0214
le u l l ce ano e L nz da ono i u color s l a i... de
le sopracciglia. “Se c’è un’ansia acuta”, spiega Roberta, “il blu applicato in questa zona dona immediata tranquillità. Se siamo convalescenti e desideriamo tornare in forma possiamo trattare tutta la fronte con il rosso, mentre se siamo depressi si irradia il colore arancione che è molto stimolante e solare”. Il trattamento continua poi dalla piega del naso fino al labbro dove Roberta utilizza il color tur turchese per agire principalmente sullo stomaco. “Ha un’azione deacidificante”, mi dice, “e dà una sensazione liberatoria. Il turchese lavora sulla psiche, serve a sciogliere, e se abbiamo dello stress a livello dello stomaco significa che c’è un aspetto psicologico bloccato, sotto pressione. Il plesso solare si apre e la persona si rilassa”. Lo stesso colore mi viene irradiato sul dorso nasale dove è riflessa la colonna vertebrale, mentre per la zona delle palpebre superiori utilizza il giallo. La terapista mi spiega che quando le palpal pebre sono gonfie significa che la linfa ristagna e questa tonalità ne stimola la circolazione. Per le palpebre inferiori sceglie invece il viola che va a complemento del giallo: la presenza di borse sotto gli occhi indica un sovraccarico di reni e vescica. Quando invece sono “scavate” sono segno evidente di stanchezza ed esaurimento a livello fisico. “Inoltre”, continua Roberta, “agire sui reni vuol dire agire sulle paure”. La “zona baffi” mi viene invece irradiata dal verde che disintossica. “In questo punto”, prosegue, “si formano delle antiestetiche rughette, segno di un’ipercalcificazione dei tessuti che con trattamenti regolari tendono a distendersi”. Roberta lavora quindi
37 VICKS MediNait – per la notte ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-15
escur si oni
il teatro
del roncaglia Tra geologia e memoria, alla scoperta del Parco della Valle della Motta. testo e foto Giosanna Crivelli - giosanna@illustrazione.ch
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l toponimo Valle della Motta è stato un sinonimo di discarica, fino alla lettura dell’Amarcord d’infanzia di un consigliere comunale, “Portate i vostri figli e fate loro scoprire le bellezze rimaste del nostro Mendrisiotto. Così facendo avremo la certezza che domani ci sarà ancora chi difenderà con determinazione la natura, preziosissima per il nostro territorio.” Preziosa è anche questa esortazione, che riflette una geografia degli affetti, quelli personali e quelli della comunità che lì ha le proprie radici, un vissuto di luogo come apprendistato esistenziale. La discarica, chiusa da diversi anni, è divenuta una cintura protettiva, intoccabile, uno spazio adolescente che sta ritrovando la sua forma naturale. Visitando per la prima volta un luogo, la prima impressione è determinante, come la nota iniziale di una canzone. Andando verso il Mulino del Daniello l’ouverture è data dai prati fioriti delimitati da un recinto, un limite da oltrepassare per entrare nell’ambiente protetto del parco, passando da una soglia, quasi un rituale di iniziazione. Lungo il torrente Roncaglia la vegetazione è fitta, è come la tenda di uno scenario teatrale, e dalle aperture si intravvede l’ambiente d’acqua. È il teatro del Roncaglia, da scoprire. Ogni par-
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te ha una sua diversa identità, a poco a poco si percepiscono le sottili differenze. Non è un luogo appariscente, bisogna scoprirlo con lentezza, per entrare in sintonia con le sue caratteristiche. Dandosi tempo si comincia a percepirne l’alfabeto, a penetrarlo, a distillarlo. È un’immersione in un regno minerale di origine antica, sedimenti di origine glaciale, argille lasciate dal mare. Colori di terra, dalle tonalità calde dell’alveo sommerso a quelle cineree delle pareti di roccia. Terra modellata a strati, che racconta di formazioni successive, di eventi nel tempo. Sono immagini di umidità, terra bagnata
ricoperta da singole foglie che hanno trovato una casuale e temporanea collocazione, quasi fossero parte di un collage creato con l’intenzione di un ordine significante. Cercare anche solo con gli occhi un’inquadratura nell’apparente caos infor informe, vuol dire dare valore ad ogni parte in relazione ad un insieme più vasto, è un momento di introspezione che porta a una dimensione simbolica, e alla spiritualità semplice che la natura trasmette, rendendoci coscienti del ciclo della vita in continua trasformazione. Così ogni passo del cammino porta pensieri e riflessioni. Il Mulino del Daniello testimonia epoche non lontane, in cui venivano valorizzati i beni preziosi che ogni luogo, se sapientemente sfruttato, poteva dare: qui l’energia dell’acqua trasformata dall’uomo in farina per la sopravvivenza. Varie sono le tracce sul terreno di quest’opera ingegnosa. Le tavole didattiche lungo il percorso parlano di un’oasi di biodiversità, del particolare microclima, di ambienti naturali diversificati, di mammiferi, pesci ed anfibi, di un’orografia a canyon, di opere di
ingegneria naturalistica, di archeologia industriale, di geologia, di agricoltura, di zone umide e di boschi. Guardare l’acqua attraverso le piante che, specchiandosi, seguono ogni tremolio della superficie increspata da una lieve brezza, fa dubitare della realtà del momento. È un puro godimento estetico. Lontano si sente il fruscio continuo del rumore dell’autostrada. L’ultima immagine, al crepuscolo, unisce i due mondi, quello immaginario e quello reale: una doppia esposizione con un’immagine mossa, come una pennellata di colore, sovrapposta ad un’immagine fissa, che disegna ogni dettaglio. È vera l’una, è vera l’altra, è vero quello che c’è, è vero quello che porta oltre: all’immaginario, al pensiero, al desiderio. La Valle della Motta ci racconta questo ed altro. v
Per saperne di più: http://www.parcovalledellamotta.ch
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o r oscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch
g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
j CANCRO 22/6 - 22/7
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PREVISIONI PER IL MESE DI FEBBRAIO 2015
Inizio un po’ così, ma poi il plenilunio del 3.2 segnala grande energia e novità in amore. Tuttavia con la maggioranza dei pianeti in Pesci, rischierete di dover fungere da buon samaritano a qualcuno con diversi problemi. Il periodo migliore si evidenzierà dal giorno 20.2 in poi, quando Marte e Venere passeranno nel vostro segno, in ottimo aspetto a Mercurio in Aquario. Allora non mancheranno i colpi di scena, nuovi incontri, collaborazioni vantaggiose, offerte di lavoro importanti o miglioramenti economici. Ci sarà però la voglia di rischiare troppo e di spendere magari per nuovi acquisti, attenzione! Salute: molto bene lo sport.
Inizio perfetto, magico quasi, ma poi il plenilunio del 3.2 vi potrebbe rendere più nervosi del solito. Inoltre Sole (fino al 19.2) e Mercurio in posizione dissonante rispetto al vostro segno, segnaleranno tensioni nei contatti con gli altri. Mordetevi la lingua e respirate profondamente prima di parlare e rispondere. Eventuali problemi con figli, colleghi o superiori non potranno essere elusi, ma voi cercate di mettervi in una posizione neutra. È importante che vi ritagliate degli spazi per meditare e stare un po’ tranquilli come indicano Venere e Nettuno nei Pesci. Sarà l’amore a darvi conforto. Fatevi viziare e coccolare. Bene anche la danza e la musica.
Sole (fino al 19.2) e Mercurio positivi procureranno energia e idee geniali. Come spesso succede, voi sapete cogliere i vantaggi con l’astuzia e la dialettica che vi caratterizzano. Giove sempre positivo fa si che sappiate muovervi verso le persone giuste per ottenere ciò che vi sta a cuore. Sebbene questi primi 20 giorni saranno all’insegna del rischio e della trasgressione, non sottovalutate le dissonanze astrali dai Pesci, che nascondono dei tranelli. Attenzione alle spese. L’amore risentirà un po’ negativamente di questi influssi, poiché siete più egocentrici del solito. Possibili preoccupazioni per un familiare. Salute: evitate gli eccessi!
Il mese inizia con una bella luna nel vostro segno, in ottimo aspetto a Nettuno, Venere e Marte in Pesci. Questi stupendi influssi astrali regalano gioia, passione, soddisfazione e armonia, specie in campo amoroso, ma potranno anche portarvi qualche regalo inaspettato e miglioramenti economici. È un ottimo momento anche per riconciliarsi con persone o familiari con cui avete avuto problemi. Magica anche la luna nuova del giorno 18.2. Poi, dal giorno 20, dovrete essere più prudenti poiché i pianeti veloci passeranno in Ariete portando turbolenze e stress. Non esponetevi a rischi inutili. Anche la vostra salute richiederà molta più attenzione!
ILLUSTRAZIONE TICINESE 01-15
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
Questo sarà un mese dai colpi di scena inattesi in quanto Sole (fino al 19.2) e Mercurio sono in opposizione. Ma interessante è il plenilunio del giorno 3, che avviene proprio nel vostro segno, dove già c’è Giove, preludio per un evento importante, magari un nuovo inizio di vita. L’amore vi porterà sulle nuvole. Molto eccitante il giorno di S. Valentino. Se nei primi 19 giorni sarete più propensi all’evasione, al sogno e al romanticismo (per via dei pianeti in Pesci), poi con il passaggio di Marte e Venere in Ariete, sarete più eccentrici e passionali. Fortuna con il denaro, ma contenete la vostra eccessiva generosità. Salute: ottima se eviterete ogni eccesso.
Mese di tensioni durante il quale vi sentirete più vulnerabili, più critici e nervosi. Sole e Mercurio dall’Aquario potranno minare le relazioni di lavoro e non sopporterete affatto le persone superficiali, che non mettono la dovuta attenzione e disciplina in quel che fanno. Inoltre Marte, Venere e Nettuno opposti nei primi 19 giorni arrecheranno un dispendio di denaro ed energie e renderannono poco gradevole l’atmosfera amorosa. Forse sarete presi da tutt’altro e quindi controllate le vostre emozioni e i vostri desideri, anziché seguire il cuore. Non ha senso voler apparire perfetti all’esterno e sentirsi inquieti all’interno. Salute: visita ginecologica per voi donne!
Il mese inizia con la Luna dissonante, ma il giorno 3 il plenilunio in Leone, unito a Giove, potrebbe indicare una novità in famiglia, magari inaspettata, considerando Mercurio in Aquario. Giove e Saturno positivi potranno aiutarvi a fare passi avanti nella carriera, grazie a incontri fortunati. Molto positivi i primi 19 giorni del mese, anche per l’amore, molto romantico. I pianeti nel vostro 6. campo vi parlano di lavoro e di salute, nel senso che nel ruolo di assistenti sociali o terapeuti siete il meglio che si possa incontrare, grazie alla vostra particolare disponibilità. Attenzione dal 20 in poi con Marte e Venere in Ariete, non esponetevi a rischi!
Sole (fino al 19.2) e Mercurio dall’Aquario indicano eccessiva razionalità e freddezza, con possibili ripercussioni nelle relazioni familiari, ma grazie ai pianeti in Pesci riuscirete anche a far emergere il vostro lato più empatico che vi aiuta ad andare incontro agli altri. Sarà possibile che le discussioni vertano sul denaro, su investimenti o compravendita di beni immobili. Fatevi consigliare da una persona saggia, come vuole Saturno in Sagittario! Anche in amore sarete a volte imprevedibili, poi molto passionali e possessivi. Voi donne sarete molto seduttive. Salute: periodo faticoso nei primi 20 giorni. Fatevi coccolare e dormite di più.
PREVISIONI PER IL MESE DI FEBBRAIO 2015
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
Sole (fino al 19.2) e Mercurio in ottimo aspetto indicano vari impegni sia per lavoro sia per visite magari a parenti lontani. Qualche preoccupazione familiare non sarà esclusa nella prima metà del mese, con i pianeti in Pesci che contrastano Saturno nel segno. Se nel lavoro tutto sembra scorrere bene o quasi, dovrete fare attenzione a non fare passi falsi o acquisti non necessari. Attenzione a inganni e raggiri. Vertenze in sospeso si risolveranno dopo il 20.2, con il passaggio di Venere e Marte in Ariete che sostengono Giove e Saturno. Allora tutto sarà più chiaro e anche l’amore vi regalerà grandi emozioni. Salute: Dieta depurativa. Mese interessante con Marte, Venere e Nettuno in ottima posizione, soprattutto per chi fra voi è impegnato nel settore sociale. Sole e Mercurio in 2. campo portano entrate o novità impreviste nel settore economico, soprattutto se state lavorando a un progetto comunitario. D’altro canto vi potranno essere anche discussioni riguardo a beni familiari, lasciti o documenti importanti come indica Giove in 8. campo. Saturno nel XII. potrà indicare problemi di salute riguardo a parenti anziani. In particolare dal giorno 20 in poi, con Venere e Marte dissonanti l’atmosfera si farà più critica. Anche l’amore sarà magico e romantico prima, più turbolento poi.
e AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
Con Sole (fino al giorno 19.2) e Mercurio nel segno, in ottimo aspetto a Urano, la vita scor scorre veloce e vi vede molto impegnati, con tanti contatti sociali. Spesso la vita quotidiana ha il sapore dell’imprevedibilità, per cui c’è poco tempo per approfondire, bisogna adeguar adeguarsi alle circostanze. Avete gettato molti semi ultimamente, ma solo ora riuscirete a raccogliere. Marte, Venere e Nettuno nel 2. campo regaleranno emozioni importanti, ma le finanze saranno fluttuanti. Di denaro ne entrerà, ma ne uscirà altrettanto. E vi saranno pratiche burocratiche noiose da sistemare. Molto positivo ed eccitante il periodo dopo il 20.2, con grandi soddisfazioni personali. Il mese inizia con un tocco romantico e nostalgico dovuto alla Luna in Cancro, in ottimo aspetto a Nettuno, Venere e Marte nel vostro segno. Potrebbe essere un momento magico per l’amore ma anche di ripensamenti. La Luna nuova del giorno 18.2. segnala nuovi inizi, per voi della 1. decade. Poi dal giorno 20.2, con il passaggio dei pianeti veloci in Ariete, tutto accadrà molto velocemente. Vedrete con più chiarezza la vostra meta e saprete cir circondarvi delle persone giuste per raggiungere i vostri obiettivi. Ottime opportunità di lavoro per voi giovani in vista. Anche l’amore sarà vivace e passionale. Salute: liberatevi di vecchi vizi.
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ORIZZONTALI: 1. Il lamento del cane 7. Oppure detto a Zurigo 11. Formano la catena 12. Il nome della Papas 13. Il Club dell’alpinista 14. Il numero perfetto 16. Malattia bovina 17. Opera di Albeniz 20. Pari in caviale 21. Malta e Svezia 22. Partita a tennis 23. Edotti, informati 24. Soddisfatta 26. Periodi storici 28. Precede Vegas 29. Scuotere, mescolare 31. Dubitativa 32. Vista, osservata 33. I confini di Vogorno 34. La quarta nota 35. Epoca 36. È vicino a Cadempino 37. Articolo femminile 38. Precede il ritorno 40. Mezza tara 42. Privo di fede 43. Gara per centauri 45. Presi di petto. VERTICALI: 1. Un’opera di Paganini 2. Il filosofo di Clazomene 3. Prova attitudinale 4. Consonanti in ruolo 5. Né queste, né quelle 6. Filastrocca 7. Adesso 8. Ha composto “Danza rituale del fuoco” 9. Si valuta quella dei danni 10. Non è un sognatore 15. Dittongo in beato 18. Utilizzata 19. Sport invernale 25. Passeggiata 27. I limiti del vile 30. Università 31. Ha composto “Messa dei passeri” 33. Cima, apice 34. Lo è Turchina 36. Mezzo vaso 38. Pari in partire 39. Il fiume dei Cosacchi 41. Arto pennuto 42. Le iniziali della Frank 44. Due romani.
L’UOMO
futuro e predizioni
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a sempre la curiosità di conoscere il proprio futuro fa parte della natura umana. Nelle civiltà antiche per esempio, esistevano gli sciamani, i druidi i veggenti, i profeti ecc… tanti nomi per definire persone in grado di conoscere il proprio futuro e quello degli altri, anche se ciascuno di loro usa metodi e mezzi interpretativi diversi. Gli sciamani per lo più utilizzavano ossa di animali, funghi allucinogeni o altre pratiche per invocare uno stato di alterazione della coscienza che permetteva loro di entrare in contatto con le divinità che avrebbero concesso loro di avere risposte alle domande circa il futuro o altri dubbi. I druidi invece per raggiungere lo stesso scopo utilizzavano le rune, e così via. Una cosa certa è che ogni uomo, in ogni epoca ha sempre cercato di sapere cosa gli riservava il futuro. Negli ultimi anni, il desiderio di interpretare l’ignoto scoprendone i segreti è diventato sempre più diffuso e quindi è importante cercare di rivolgersi a persone preparate in questo campo per essere aiutati nel migliore dei modi per sapere come affrontare il proprio cammino di vita. Uno dei modi più conosciuti e diffusi per conoscere il proprio futuro è la cartomanzia: consiste nel farsi aiutare da esperti, i quali, aiutati da carte profetiche, che possono essere di diverso genere come: Sibille, Tarocchi, Carte degli Angeli oppure Rune, Ching. Questi ultimi due non sono carte da predizione ma antichissimi metodi usati per favorirle. Le prime venivano utilizzate dai popoli del nord Europa e consiconsi stono in piccoli sassi con sopra dei simboli celtici, mentre i secondi provengono dall’oriente e in origine erano dei bastoncini o delle piccole tessere che venivano usate per avere delle risposte a domande precise. Spiegare come utilizzare Carte, Tarocchi, Rune o Ching non è certo semplice, soprattutto in poche righe, provate però anche voi, soprattutto in quest’epoca così confusa e incerta, a rivolgervi in tutta serenità a persone veramente esperte e preparate per avvicinarvi al mondo della predizione, sia essa fatta con i Tarocchi, o altro. Naturalmente non dovete pensare di chiedere alle carte o ad altri mezzi divinatori, la risposta ai nostri problemi o la soluzione a qualsiasi domanda, questi sono solo un modo per trovare la giusta strada da seguire per avere una vita più serena ed equilibrata, ma soprattutto per imparare a trovare dentro di noi la forza di affrontare le difficoltà in maniera più serena.
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