Illustrazione Ticinese n. 2 - 2007

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illustrazione www.illustrazione.ch

TICINESE

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA N° 2 - 1 MARZO 2007

REPORTAGE I luoghi del pettegolezzo SPORT Istruzioni per l’uso VERSO VALENCIA Navigazione virtuale

MARCO BAZZI

Non sono i giornalisti ad esser scomodi, ma le notizie


Investiamo anche nelle future stelle dell’hockey su ghiaccio. PostFinance si impegna per le giovani leve. Per esempio con il PostFinance Top Scorer, che con ogni punto sostiene le casse dei club delle giovani leve e della nazionale. PerchÊ siamo convinti che la promozione delle giovani sportive e dei giovani sportivi verso il successo sia molto importante.

Accompagnati meglio.


SOMMARIO

IN PRIMIS

5 Fuorionda

Sappiamo tutti che per vivere bene e in salute, per avere un aspetto sano e curato, per non essere sovra o sotto peso non occorrono medicamenti, chirurgia, sessioni estenuanti in palestra, creme e integratori. Basta seguire un’alimentazione sana ed equilibrata. Semplice, o forse no. Se tutti sappiamo questa piccola grande verità, allora perché uno dei principali crucci del giorno d’oggi riguarda peso e diete? È paradossale, eppure molti di noi preferiscono spendere in denaro, tempo e sforzi molto più di quanto spenderebbero seguendo le semplici regole di un’alimentazione sana, equilibrata e variata. Pigrizia? Forza dell’abitudine? Educazione? Vero è anche che non è facile resistere alle tentazioni che continuamente ci vengono proposte e allora, mano sul cuore, quanti di voi possono affermare di consumare un litro e mezzo di acqua, tre porzioni di latticini, una sola porzione di carne o pesce e

Una risposta ai tuoi perché

Uova favolose

7 Ma tu lo sai? 9 Scelti per voi La rubrica a misura di lettore

10 Scriv in dialètt I giovin i nàgan via pal mond

12 L’intervista Un mestiere per mancati scrittori

20 Abbiamo mangiato a… Airolo: Albergo Ristorante Forni

23 Buon appetito

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Ricette per piccoli buongustai

26 Cani, gatti & Co. Can che abbaia, l’automobile morde…

28 Verso Valencia Alinghi: sulle ali di Internet verso Valencia

30 Viaggi A Sentani col dubbio del “surat jalan” (2ª parte)

35 Penne, pennelli e pasticci

5 porzioni di frutta e verdura

La gnotita

al giorno? I bambini poi, in genere non amano per niente verdure e legumi. O forse è colpa dei genitori che non glieli propongono. E così loro non si abituano a mangiarli. Anche i latticini sono fondamentali, soprattutto per i bambini tra i 10 e i 14 anni, periodo durante il quale lo scheletro si sviluppa maggiormente e si consolida. A pag. 23 trovate tre semplicissime ricette, pensate apposta per i bambini, per aiutarli a nutrirsi in modo più equilibrato, ma anche per insegnare loro che mangiare bene è un piacere sano, e non, come spesso sempre più ragazzi pensano, una pericolosa minaccia per la loro magrezza.

“Siamo allenati a chiacchierare”

La redazione * Raccomandazioni tratte da “Alimentazione equilibrata e movimento nell’età scolastica” di M. Nessi-Zappella.

36 Oggi parliamo di…

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38 Destinazione famiglia Esploratori per un giorno

40 Sondaggio Giù di tono? Noi facciamo così

42 Reportage Il pettegolezzo: ci unisce o ci divide?

46 Collezione per passione Una vita dietro la cinepresa

48 Salute Come sbarazzarsi dell’acne

50 Sport Distendersi per stendersi

54 Escursioni Luoghi improbabili

56 Motor Time Accessori: i preferiti al femminile Motociclette dalla lunga vita

63 Oroscopo Le previsioni di Cloris

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66 Cruciverba Caccia al personaggio Troverete la prossima edizione di llustrazione Ticinese, nella vostra bucalettere a inizio aprile.

IN COPERTINA: Marco Bazzi (foto Rémy Steinegger)

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FUORIONDA

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li antichi greci amavano molto le storie e nessuno narrava storie più belle di Esopo. Sono popolari tuttora. Anche voi conoscerete La lepre e la tartaruga. La morale di questa storia è: “Chi va piano va sano e va lontano”. Oppure il ragazzo che gridava: “Al lupo!”, la cui morale è: “Nessuno crede ad un bugiardo, persino quando dice la verità”. O anche la celeberrima La volpe e l’uva, con la volpe che - non riuscendo a

Esopo si fosse messo nei guai, raccontando probabilmente la storia dell’idolo di legno che un pover’uomo venerava, pregandolo giorno e notte come aveva visto fare al padre. Finché non scoprì che il padre semplicemente ci aveva nascosto dentro tutti i suoi risparmi. Come dire che la religione per molti è solo una copertura per nascondere degli interessi materiali. Marx, due millenni e mezzo dopo, avrebbe detto: “La religione è l’oppio dei

sua volta affrontare un processo per aver irritato i potenti dell’epoca. Ma alle favole di Esopo si sarebbe ispirato ancora nel XVII secolo il grande favolista francese Jean de La Fontaine, poi ripreso dai fumettisti moderni, come Walt Disney, il quale sull’esempio di Esopo ha dato parola agli animali, umanizzando e rendendo simpatico persino alle donne un… topolino. Esopo, nel VI secolo a.C., avrebbe raccontato circa mezzo migliaio di fa-

UOVA FAVOLOSE “Le favole, più spaventose sono, meglio insegnano ai bambini a leggere i giornali da grandi” (Antonio Fogazzaro). testo Roberto Rizzato

raggiungere i grappoli - pronuncia la proverbiale frase: “Non è ancora matura, non voglio coglierla acerba”, per la serie: “Chi disprezza vuol comprare”. Esopo ci ha lasciato anche molti saggi proverbi, come: “Non vendere la pelle dell’orso prima che sia morto”. Ma la storia più terribile e significativa è quella che riguarda la sua stessa vita. Esopo era un greco molto popolare, anche se c’è chi sostiene che fosse gobbo e balbuziente. Si ritiene che sia vissuto nel VI secolo a.C. Secondo una leggenda nacque in Frigia, visse per un certo tempo sull’isola di Samo come schiavo, venne liberato e vagabondò da un paese all’altro raccontando le sue favole. Così arrivò a Delfi, dove c’era Pizia, la sacerdotessa di Apollo che vaticinava il futuro. Pare che quella volta

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popoli”; mentre Woody Allen l’ha recentemente corretto: “Oggigiorno semmai è l’oppio la religione dei popoli”! In ogni modo, qualsiasi cosa abbia detto Esopo, ai sacerdoti non andò affatto a genio e, per vendicarsi, nascosero tra i suoi abiti una coppa d’oro, accusandolo poi di averla rubata. Così gli abitanti di Delfi lo portarono in cima a una rupe e lo scaraventarono giù. Ecco, secondo la leggenda, come morì il più grande genio favolistico dell’antichità classica (anche se i primi esempi di favola risalgono in realtà all’epoca dei ben più antichi popoli orientali e sono riuniti in due famose e antichissime raccolte indiane). Comunque novanta delle favole di Esopo vennero raccolte, sette secoli dopo, in cinque libri dal suo emulo latino, Fedro, che dovette a

vole, sempre concluse da una breve morale. Come quella della Gallina dalle uova d’oro, sventrata dal contadino che pensava così di impadronirsi in una sola volta di tutto l’oro che potesse avere in pancia. Ma dovette purtroppo constatare che la prodigiosa gallina non era affatto diversa dalle altre e che dentro di lei non c’era dell’oro, come aveva scioccamente immaginato. Sicché, per non essersi accontentato di ciò che aveva, il contadino avido restò senza un bel niente, visto che ormai non poteva più contare nemmeno su un uovo d’oro al giorno. Morale: “Chi troppo vuole nulla stringe” o, come recita il noto proverbio: “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Anzi, meglio un gallina oggi che ti fa l’uovo anche domani.


La nuova Toyota. La sua vera grandezza si vede negli interni. Fate ora un giro di prova!

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Scoprite un’auto costruita letteralmente su misura per voi. La nuova Auris, infatti, è stata progettata partendo dall’interno: da chi la guida, dalle sue esigenze, dai suoi desideri, che sono stati al centro di tutto il processo di sviluppo. Il raffinato design dell’abitacolo, con l’innovativa consolle centrale bombata, coniuga perfettamente ergonomia ed eleganza, dimostrando che in questo modello forma e funzione, tecnologia e comfort si completano a vicenda in modo ideale. Fate ora un giro di prova!

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SAI PERCHÉ MANI E PIEDI SI RAGGRINZISCONO IN ACQUA? Il costante sfregamento e attrito che subiscono i palmi delle mani e le piante dei piedi ne rendono la pelle molto più spessa rispetto a quella del resto del corpo. La prolungata immersione in acqua dissolve il sottile strato protettivo di grasso, consentendo a questa di infiltrarsi nelle cellule cutanee, che si dilatano. Questa dilatazione non avviene uniformemente e il tessuto cutaneo superficiale si deforma molto più di quello sottocutaneo, assumendo il caratteristico e temporaneo aspetto grinzoso. Si può dire quindi che si tratta di iperidratazione.

1 2 1° Not too late di Norah Jones 2° Soundtrack ‘96/’06 di Elisa 3° Io canto di Laura Pausini Classifica dei CD più venduti in Ticino, realizzata in collaborazione con City Disc, Lugano.

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LA PAURA FA NOVANTA? Si tratta di un’espressione legata alla tradizione dell’Italia meridionale, dove si usa dare un significato ad avvenimenti importanti, ai sogni e alla combinazione delle carte, usando la Cabala o La Smorfia. In entrambe il numero novanta corrisponde alla paura.

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1° Il colore del sole di Andrea Camilleri 2° Nei boschi eterni di Fred Vargas 3° Everyman di Philip Roth

SAI COSA LEGGIAMO?

SAI PERCHÉ SI DICE

SAI COSA ASCOLTIAMO?

MA TU LO SAI?

SAI DA COSA DERIVA RANCIO? Il termine, che indica il pasto che consumano in comune militari e marinai, compare ufficialmente nel 1798 negli atti delle assemblee della Repubblica Romana. Deriva dallo spagnolo rancho, che già nel 1535 si usava per indicare una riunione di persone che alloggiano e mangiano assieme, in genere soldati e marinai appunto.

Nelle zone di guerra sul fronte orientale, bambini ricevono il resto del rancio dei soldati austro-ungarici (da “La mostra fotografica sulla Grande Guerra sulle Dolomiti).

SAI CHI HA INVENTATO

Classifica dei libri più venduti in Ticino, realizzata in collaborazione con la Libreria Segnalibro, Lugano.

LA MATITA? Fu Kaspar Faber che nel 1761 iniziò la produzione di matite a Stein, vicino Norimberga. In principio si trattava di due pezzi di legno con in mezzo la grafite. La moglie di Faber girava per i mercati cercando di vendere le sue matite, sarà però solo nel corso dell’Ottocento, che Lothar Faber lancerà la tipica matita esagonale e darà così un respiro internazionale all’azienda, grazie anche all’acquisto di una riserva di grafite in Russia.

Kaspar Faber (1730-1784) nella sua bottega di Norimberga.

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Da avere Munny Kidrobot www.kidrobot.com È il pupazzetto che sta facendo impazzire gli States. Ce ne sono tantissimi, tutti diversi, ma Munny è bianco e va personalizzato. Chi lo compra può colorarlo, confezionargli vestiti e accessori da mettergli nelle manine. E così ogni Munny diventa unico, diverso da qualunque altro. Un regalo divertente così com’è, ma anche già personalizzato su misura di chi lo riceverà.

Abbiamo visto

SCELTI PER VOI

Cars, motori ruggenti Film di animazione, Pixar/Disney In un mondo popolato da automobili che parlano, il protagonista della storia, Saetta McQueen, una macchina da corsa rosso fiammante, è l’indiscusso eroe delle corse. Ma Saetta è accecato dal proprio egocentrismo e quando si ritroverà per sbaglio in uno sperduto villaggio dell’America rurale, Radiator Springs, dovrà fare i conti con sé stesso. E ritornerà cambiato, e più vincente che mai. Una storia che sotto le veloci e rombanti immagini che piacciono tanto ai maschietti, nasconde i veri valori delle fiabe di una volta. Molto divertente e istruttivo.

Elisabeth Kostova, Rizzoli, 672 pagine Questo è sicuramente il libro giusto per coloro ai quali piacciono i thriller storico letterari, le trame misteriose, oscure e dettagliatissime. È l’opera prima di una scrittrice americana che reinventa la storia del Conte Dracula attraverso lettere e diari di un padre alla figlia. Avvincente e per nulla noioso, è già venduto in 27 Paesi e non ci stupiremmo di vederlo presto sul grande schermo.

Il ristorante sottomarino www.hiltonmaldivesresort.com L’albergo è senza ombra di dubbio tra i più belli in assoluto, per il Businness Traveller magazine, il più bello al mondo. Come struttura e come ubicazione, poiché si trova in mezzo all’Oceano indiano, su un’isola delle Maldive. Ma la cosa più spettacolare è il ristorante Ithaa Undersea Restaurant. Una volta sottomarina per cenare seduti accanto alla barriera corallina, immersi fra i pesci tropicali più belli. Un luogo che sarebbe bello poter vedere una volta nella vita, ma che si può visitare anche in rete. Così, per sognare…

Abbiamo assaggiato

Da vedere

Abbiamo letto

Il discepolo

Lo zucchero aromatizzato Novaroma della Novarese Zuccheri, Tipack SA Barbengo Le bustine ricordano i cremini di una volta, ma non contengono panna. Nascondono un delizioso zucchero aromatizzato in cinque diverse variazioni: cacao, sambuca, vaniglia, nocciola e cannella. E così, ad esempio quello alla nocciola è ottimo con il cappuccino, quello alla sambuca sul bordo dei bicchieri da cocktail, quello al cacao sui biscotti, quello alla vaniglia sulla macedonia e quello alla cannella sulle frittelle di mele. Le bustine sono confezionate in una scatola di aromi assortiti, per avere sempre sottomano quello più indicato o, perché no, per fare un regalo speciale, magari in occasione di un invito a cena, al posto dei soliti fiori.

Nivea Beauté Basta andare sul sito (www.nivea.ch/beauty) per provare quale trucco ci sta meglio. Si deve scegliere il viso più somigliante al proprio e poi si possono provare tutti i prodotti e i colori, per decidere quali ci stanno meglio. Una volta trovato il look più giusto, con i consigli degli esperti si impara come usarli. Sorprendente e istruttivo.

Abbiamo provato

Il trucco virtuale

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SCRIV IN DIALÈTT

P

ar fala cürta, sa podaress dì che ul Tesìn al sa divìd in düü: mia domà ul Sopra e ul Sottoceneri (Mont Scendra in dialètt) ma ticinés che iè nai via (e pöö iè tornàt indré in dal noss canton) e ticinés che iè mai nai föra da cà nossa: l’è mia che i prim i sian méi o pésc di segond, ma quii che par un quai

sim da che part a vegn sü ul soo. Ecco, vöraressum mia generalizà, gnanca faa la moral (i moralista i stüfissan la gloria), ma cercà da vedég un po’ ciàr, se posibil. Giüstament, ma la diséva già poch mén da düsent ann fa ul Stefano Franscin, dovressum dàg ai noss giovin la miglior formazion scolastica posibil. Che i vöran

I GIOVIN I NÀGAN

VIA PAL MOND E dopo un quai ann i tornan indré: e i pòdan inscì tirà innanz ul canton Tesìn, bütàndog denta quel che ian imparat. scrivüt dal Pier Baron

ann iè nai a stüdià o ammò méi a lavorà, anca domà “in denta” (da Gurtnellen in giò) iè “diferént”. Diferént nala manéra da vedé ul mond che al sa trasforma, la gent che la sa möv sempar püsséee, ul sistema da viv e da lavorà. A sempar stà chi in Tesìn, anca se l’è belissim par quel che a ghè da Ciass fin a Airöö, sa risc-cia da mia védeg tant ciar e magari anca da pensaa che nüm semm ul “bombonigh” (ombelico) dal mond e che “béi e bon come nüm” gha n’è poch o nissün, in gir. Dìsum “sa risc-cia”, parché a ghè fior da ticinés che magari ià tiràt sü pòch volt i sciavatt par nà lontan dal so paés, ma tirando scià libri e cunt ul stàg attach a giornai e television i sann benis-

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pöö diventà avocatt, dotor, architett o bravi artigian l’è pöö stess: dévom dàg, cunt la scöla obligatoria, i strüment par “léng” (leggere) ul mond che cambia quasi tücc i santi dì. Forse, anca mia tant temp fa, l’eva posibil dì “em sempar fài inscì, l’è inütil cambià”: adess basta guardass in gir, ghè quel scior da Washington (Bush) e quel altar da Mosca (Putin), pöö ghè ul calderon medio-oriental, la Cina, l’India (che i fann che dü miliard bundànt da ànim, da gént) püssée in giò la Corea e ul Giapon. Sota al Tesìn a ghè dés milion da lombardi, anca lor cunt i sò ciàr da lüna, che (da sémpar) i m’ha obligàt a capì quel che sücéd e quel che sa pò o sa dév fà: prima

l’éva (quand che sa pagava amò cunt i lir) ul cicolat, la benzina e i médesin (medicinali) da chi dala ramina, ul salam, ul vin e i giornai da là. Adess a gha tàcum là i “bilaterali”, cunt tütt quel che i sa tiran adré. Saress bell fà la Montecarlo da l’Europa, ma sem mia tant inscì sicur che mezz miliard da quii che a ghè in da l’UE i ma la lassan fà. Inscì, dìsom sott vos, senza pretend da insegnàg ai gatt a rampegà (e senza fà la scoperta da l’acqua tévida) i noss giovin i dovaress fà un quai ann “via pal mond”. Na volta l’eva assée Zürig, Basilea o Berna, adess al saress méi tacàg là San Francisco, Sydney, Montreal e adiritüra Madrid o Buenos Aires. Par mett a pòst tudesch, svizzer-tudesch, inglés e spagnöö: se pöö ta gha tacaressat là rüsso o cinés, ta set a cavall par una vita. Ma mia domà quel: quand che sa riva indré, sa torna a cà, ta védat méi quel che sa dev fà e quel che sa dev, pürtropp o par fortüna, lassà perd, parché al porta da nissüna part. E i noss politic, i noss manager i fann fadiga a capì sübit ul mond che cambia, a métas al pass, altrimenti ta set taiàt föra: anca par questo a dévom vég un “ricambio generazionale” che al ma iüta a tegnì in pee, se posibil fa amò méi, quel che i noss vécc, cunt tanti sacrifizi, i m’ha lassàt. Cert che incöö, cunt una slavina da informazion che ta riva adoss, l’è mia facil trovà i strad giüst: bisögna vess bon a dopraa quel che sa impara a scöla, in famiglia, cunt i soci e la gént, chi da nüm e via pal mond. L’è vera che tütt l’è püssée complicàt: ma cosa i doveva dì (e fà) i noss gent, quand che par l’Europa a girava quel omett cunt i barbìs (bèfi a Giornic, Giornico) sota al nàs e quel sò soci, cunt la massèla quadrada, mia lontan dala nossa ramina? Strengém i ciapp, gent, e démass da fà. La vita è bella, come al diis anca ul Benigni.


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Sensazionale! La cura dimagrante del secolo! Dimagrire in un batter d’occhio e non Il grasso sparisce aumentare mai più con KILOSTOPP.

Combatte i cuscinetti adiposi e il sovrappeso come un autentico «killer»! Natascha K. (36) di Francoforte sulla Oder

Il primo farmaco dimagrante senza ricetta medica

La scoperta più sensazionale del secolo è merito della dottoressa Larissa Mandlikova. Questo medico specialista del Centro Internazionale per il dimagrimento è riuscita a isolare una sostanza, che agisce come un «killer» sulle riserve di grasso e sui chili in più. Si tratta di un potentissimo estratto di limoni selvatici maturati sotto il sole della California. La notizia sensazionale è che questa medicina miracolosa è disponibile ora anche da noi.

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«Se mi vedete adesso, non credereste mai che appena 5 settimane pesavo 29 chili in più. Potete ben immaginare, quanto disperata fossi. Già, perché come straniera – io sono russa – all’estero, già di per sé la vita non è facile. Sono al settimo cielo, perché KILOSTOPP ha avuto effetti così miracolosi su di me!»

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Wladimir T. (54) di Stoccarda «Il mio lavoro di autista di pullman mi costringe a stare seduto tante ore al volante del mio mezzo. Quando devo fare viaggi all’estero, non ho alcuna possibilità di muovermi e la sera sono costretto a mangiare sempre tardi. Con questo stile di vita avevo accumulato uno spaventoso sovrappeso di 32 chili. Ma guardatemi adesso: ho perso già 27 chili grazie a KILOSTOPP. Ho continuato a mangiare con il solito appetito, assumendo unicamente ogni giorno le mie capsule.»

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L’INTERVISTA

UN MESTIERE PER MANCATI SCRITTORI

È un volto noto della televisione, non la “vecchia” TSI, ma la più giovane TeleTicino di cui è direttore dei programmi e dell’informazione. Dichiara di avere una virtù, ovvero un’accanita curiosità che negli anni gli ha permesso di farsi strada e un nome nel nostro piccolo mondo giornalistico locale. E sostiene che il giornalista non sia un mestiere di ripiego per mancati avvocati o insegnanti: semmai per mancati scrittori. Infatti ha una sfrenata passione per la lettura e la scrittura, ma anche per il Milan, la sua squadra del cuore. Marco Bazzi lavora e risiede prevalentemente nel Luganese, ma torna spesso a Brissago, non solo per trovare sua mamma, ma anche per ritrovare ricordi che sono musiche, voci, profumi e quell’impagabile senso di libertà che gli infonde casa sua.Vent’anni di giornalismo lo hanno convinto che non ci sono giornalisti scomodi, ma notizie scomode e che queste vanno comunque date. Bazzi non ha perso l’entusiasmo degli esordi ed è sempre pronto a scavare nel torbido della cronaca locale. Dall’infanzia si porta dietro la passione per la pesca, mentre la maturità gli ha fatto conoscere e coltivare la filosofia zen. Diverse facce della stessa medaglia: ecco chi è Marco Bazzi. testo Lorenza Storni - foto Rémy Steinegger

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Vent’anni di giornalismo. Una passione che nasce da lontano? “Che nasce dalla voglia di raccontare e dall’amore per la scrittura che ho fin da ragazzo. Ma non sono uno di quelli che sognava di fare il giornalista già da bambino. Mi sono posto il problema di cosa fare da grande solo quando stavo per terminare gli studi. Comunque sono convinto che per fare il giornalista occorra avere due passioni: la lettura e la scrittura. E una virtù, che alcuni considerano un difetto: un’accanita curiosità. Chi pensa che il giornalismo sia un ripiego per mancati avvocati o ingegneri o insegnanti, ha sbagliato lavoro ed è meglio che lo cambi. Semmai è un mestiere per mancati scrittori”. Nel 1987 Silvano Toppi lasciava la direzione del Giornale del Popolo portandosi dietro una schiera di redattori. Al suo posto veniva nominato Filippo Lombardi. Si ripartiva con un giovane direttore e un nutrito gruppo di praticanti. Lei era fra quelli, non è vero? “Filippo Lombardi, che non conoscevo, decise di assumermi quando, quasi laureato, mi misi a cercare lavoro. Mi proposi anche a Toppi. E alla RTSI. Mi convocarono, credo alla sede della radio, e mi trovai di fronte a una schiera di esaminatori. Ma dev’essere che non feci buona impressione”. Cosa ricorda dei suoi esordi come cronista? “Finii alla redazione di Locarno del GdP, in piena periferia giornalistica. Essendo cresciuto in Italia, contatti zero, conoscenza sommaria del territorio. Totale ignoranza delle istituzioni. Si figuri che non sapevo nemmeno bene dove fosse la stazione. È stata dura, ma me la sono cavata. E mi ricordo la figura, quasi terrificante, di Giuseppe Zois, allora vicedirettore, che sbraitava ogni sera al di là della cornetta. È anche grazie a lui che ho imparato questo mestiere. Un mestiere che si impara soltanto imparando ad arrangiarsi”. E cosa rimpiange? “Nulla. Amo il mio lavoro. Mi piacerebbe solo sapere come sarebbe stata la mia vita se avessi accettato la proposta alternativa, che consisteva nel fare l’assistente di storia del Risorgimento alla Statale di Milano. Non tanto come sarebbe stata sul piano professionale, quanto sul piano delle amicizie, degli affetti, delle esperienze. In una parola, come sarebbe cambiato il mio destino”. Poi per un anno lasciò il giornalismo per dirigere l’Ente turistico di Ascona. Come mai? “Fu una parentesi. Mi occupai soprattutto di manifestazioni culturali, che in quel periodo ad Ascona erano di alto livello. Guardai anche nei bilanci dell’Ente, ritenendo che fosse mio dovere farlo. Fui troppo curioso e l’avventura finì con il mio licenziamento”. Seguirono un anno alla Regione e un anno all’Altra Notizia di Flavio Maspoli. Cosa le hanno lasciato queste esperienze? “Alla Regione mi trovai nel bel mezzo di una battaglia tra i giornalisti dell’Eco di Locarno, aggressivi e baldanzosi - e io stavo da quella parte - e quelli del Dovere, mossi da altre visioni. Alla fine la famiglia Salvioni ebbe la meglio sulla famiglia Rezzonico e io me ne andai insieme a Giò e altri colleghi, tra cui l’amico Lillo Alaimo. Insieme a lui bussai alla porta di Flavio Maspoli, allora giornalisticamente ‘dormiente’ ma con l’aspirazione di entrare in Governo. Il progetto dell’Altra Notizia era, per noi, puramente editoriale. Quando ci sentimmo obbligati a sottomet-

tere i principi giornalistici agli imperativi della politica, io e Lillo ce ne andammo pure da lì. Anche perché non è che gli stipendi arrivassero puntuali. Tornammo all’ovile: lui si inventò il Caffè con Giò Rezzonico, io TeleTicino con Filippo Lombardi”. Riprese dunque il sodalizio con Lombardi che la richiamò in qualità di capo redattore del progetto Caffè del Popolo, nato dalla collaborazione tra GdP e l’allora TeleCampione… Come visse l’inizio di quell’avventura? “Era il settembre del ’94. Fu come entrare in una stanza buia. Inizialmente fu un gioco. Poi divenne un mestiere, un progetto, una sfida. Portai con me un giovane collega conosciuto all’Altra Notizia, Gianluca Monnier. Poi arrivò Prisca Dindo, che iniziava da zero, dopo una carriera da fotomodella. Credetti in lei, e i fatti mi hanno dato ragione. Poi arrivarono altri colleghi e oggi a TeleTicino lavorano una quarantina di persone. Oltre che un progetto editoriale è anche un progetto imprenditoriale”. Nel ’99 TeleTicino ottenne la concessione federale, e dal ’94 sono passati tredici anni. Ripensando agli esordi ci avrebbe mai scommesso? “Be’, se io e chi ha lavorato con me non ci avessimo creduto, non saremmo mai sopravvissuti. È stata una scommessa. E per vincere le scommesse non c’è altro modo che rischiare”. Oggi lei è direttore dell’informazione e anche dei programmi. Cosa significa concretamente? “Significa che devo occuparmi anche di programmi e programmazione. Ne approfitto per dire che il mese di gennaio è partita una nuova trasmissione, Confessioni, curata da Prisca e da Andrea Leoni, un giornalista che secondo me farà strada. E da alcuni mesi c’è Fuorigioco, il dibattito sportivo condotto da Luca Sciarini. Il nostro palinsesto, comunque, è abbastanza semplice e non comporta grandi sforzi di pianificazione da parte mia, anche perché posso contare su validi collaboratori. Le mie energie vanno principalmente nella realizzazione di programmi informativi, in particolare TicinoNews e Matrioska, il dibattito che conduco ogni mercoledì. In più, a TeleTicino ci siamo dati una struttura direzionale collegiale, che comporta la condivisione delle principali decisioni strategiche e molte riunioni con i colleghi che dirigono le altre aree e con l’amministratore delegato Filippo Lombardi”. Con che sentimenti si lavora per una piccola emittente che subisce la concorrenza agguerrita della TV nazionale e delle reti della vicina Italia? “Direi con lo spirito di Ulisse, che sfida il mare, la fortuna, gli dei e gli elementi per raggiungere Itaca”. Perché scegliere di guardare TeleTicino invece della TSI? “È una domanda a cui preferirei rispondesse chi ci segue e ci incoraggia da anni ad andare avanti. Penso comunque che nelle proprie produzioni, soprattutto in quelle informative, TeleTicino sia meno ingessata, istituzionale e formale rispetto alla TSI, pur operando nell’ambito di un mandato di servizio pubblico che deriva dalla legge sulla radiotelevisione. E penso sia anche più flessibile e più libera, in quanto sfugge alle logiche di controllo da parte dei partiti”. Quante persone in Ticino ricevono e seguono la vostra emittente? “È difficile dirlo. Anche perché dobbiamo far fede ai rilevamen-

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«Nelle cose che scrivo e che immagino c’è sempre l’acqua»

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ti di ascolto di Publicadata, un’azienda che appartiene alla SSR… La nuova legge sulla radiotelevisione prevede la creazione di una fondazione per il controllo dei dati, al cui interno saranno rappresentate anche le tivù private. Stando ai dati che riceviamo settimanalmente posso dire che oggi nella fascia preserale e TeleTicino ha una media di cinquantamila contatti giornalieri, che variano tra i settanta e gli ottantamila sulle ventiquattro ore. TicinoNews viene visto integralmente da un pubblico che varia tra le dieci e le tredicimila persone, sfiorando i quarantamila contatti, mentre sul piano dell’approfondimento, Matrioska è seguita integralmente da un pubblico variabile tra le tre e le cinquemila persone a puntata, con contatti che a dipendenza di ospiti e temi superano a volte la quota di trentamila”. Qual è il target? “TeleTicino non è una tivù generalista, ma profilata sull’informazione e sull’approfondimento locali. Non trasmettiamo filmoni, reality o grandi eventi sportivi. Il nostro pubblico è quindi in larga parte formato da telespettatori interessati alla cronaca e agli avvenimenti locali, con una spiccata componente di persone che, secondo i sondaggi, hanno un buon livello di istruzione e di disponibilità economica. Ma produciamo anche programmi tematici, come il Ponte, che si occupa di integrazione, o Arena Medica, o Vietato ai maggiori, un talk-show dedicato ai bambini, e abbiamo una fascia pomeridiana di telenovelas. È chiaro che ognuno di questi programmi ha un suo pubblico specifico”. Quali sono le prospettive per il futuro? “Con la nuova legge sulla radiotelevisione avremo una quota di canone maggiore, che ci permetterà di lavorare con più tranquillità, di investire, di diffondere eventualmente anche via satellite, di pagare meglio i collaboratori, di migliorare la nostra programmazione. Di non navigare più a vista, insomma. Sia chiaro che il canone non è un regalo della Confederazione, ma una contropartita ai rigidi vincoli ai quali le televisioni regionali sono sottoposte sul piano pubblicitario e della programmazione. Poi c’è il progetto legato a Radio 3iii, di cui TeleTicino ha acquisito una quota azionaria, e che ci permetterà di lavorare sul campo della multimedialità, grazie anche al progetto del nuovo sito internet che stiamo sviluppando. Multimedialità che sarà importante pure sul piano commerciale e pubblicitario”. Si sa che a dipendenza dei budget disponibili si devono limitare o si possono ampliare dei progetti. Se TeleTicino avesse più soldi che tipo di televisione le piacerebbe proporre? “Trasmetterei le partite di Champions League, ma solo finché c’è in corsa il Milan. E quando perde le censurerei! “Per motivi tecnici interrompiamo la trasmissione…”. A parte questo, mi piacerebbe produrre un reality con i politici. Li chiuderei in un rifugio di montagna, con tanto di confessionale, senza elettricità e acqua calda. Lo chiamerei “La capanna”. Si immagina lo share?”. TeleTicino si riceve via cavo e per mezzo del telefono. E il satellitare? “Il cielo può attendere. Anzi, deve attendere. Perché oggi emettere via satellite costa tra il mezzo milione e i settecentomila franchi all’anno. Troppo per noi. Ma nelle strategie future di TeleTicino c’è anche il satellite”. Torniamo a parlare di lei. Qualcuno la considera un giorna-

lista scomodo. A torto o a ragione? “Non so se esistono giornalisti scomodi. Di certo esistono, a volte, notizie scomode. E secondo me vanno comunque date. Con cautela e correttezza, cercando di rispettare le persone che ne sono protagoniste, ma vanno date. Prendiamo la politica: credo che un buon giornalista debba essere considerato di sinistra da quelli di destra e di destra da quelli di sinistra: deve sempre sapersi smarcare in area, come un buon attaccante. È chiaro che in questo modo si rischia di essere giudicati scomodi”. Lei è noto, ad esempio, per essere stato uno dei primi ad intervistare Bossi, dopo la malattia. Quali sono i personaggi che ha incontrato che l’hanno particolarmente colpita? “Lavorando sulla cronaca locale ho incontrato pochi ‘grandi personaggi’. Ricordo però una lunga intervista all’albergo Splendide con Francesco Cossiga e un’altra, tanti anni fa, con Mike Bongiorno, uno dei miti della tivù italiana, che realizzai a TeleTicino. Umberto Bossi accettò di ricevermi alla Hildebrand di Brissago, ma la telecamera restò fuori dalla porta, perché stava ancora poco bene. Rimasi con lui circa un’ora e feci un servizio riportando le sue parole. Il giorno dopo molti giornali italiani ripresero le sue dichiarazioni, perché era la prima intervista dopo la malattia, se si eccettuano alcune dichiarazioni rese a un collega dell’ANSA. Non so perché la diede a me. Io chiesi e lui accettò. Fu divertente, perché in quell’ora che trascorsi con Bossi gli dissi che il presidente della Lega dei ticinesi, Giuliano Bignasca, l’avrebbe incontrato volentieri, e gli spiegai che il padre del federalismo italiano, Carlo Cattaneo, è sepolto a Castagnola. Una decina di giorni dopo ci fu l’incontro con Bignasca, e qualche mese più tardi il raduno della Lega Nord a Castagnola, dove Bossi si affacciò dalla finestra di casa Cattaneo. Sicuramente un incontro importante è stato quello con Toni Negri, uno dei padri dell’Autonomia, che intervistai nella sua casa romana a Trastevere. In gioventù ero molto vicino al suo pensiero. Ricordo anche una breve intervista con Roberto Baggio ad Ascona. Gli feci la domanda più banale che si potesse immaginare: resterà al Milan? Lui disse sì e il giorno dopo la sua dichiarazione fu ripresa dalla Gazzetta dello Sport”. TeleTicino è stata accusata di parzialità, per esempio a proposito del caso Fiscogate. Come si gestiscono determinate situazioni e come se ne viene a capo? “Be’, forse questa impressione nasce dal fatto che TeleTicino ha

DATI BIOGRAFICI Nome: Marco Cognome: Bazzi Nato il: 29 febbraio 1960 a Locarno Segno zodiacale: pesci Domicilio: Brissago Stato civile: innamorato Professione: giornalista Studi: laurea in lettere moderne alla Statale di Milano Passioni: lettura, scrittura, cucina, pesca, musica (soprattutto rock) Sport: in passato equitazione, nuoto, karate e judo. Oggi nulla di regolare per mancanza di tempo Il suo motto: “posso dirne due? Tutto scorre come un fiume (Eraclito) e Ogni traguardo è un inizio (Paolo Maldini)”

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L’INTERVISTA

«Il giornalista, un mestiere che si impara soltanto imparando ad arrangiarsi»

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dato per prima la notizia che ha innescato il Fiscogate, cioè l’esistenza della fondazione Villalta della famiglia Masoni. Ma credo che parziale sia in realtà chi ci accusa di essere stati faziosi nel raccontare quella vicenda. Ripeto: a volte capita di trovarsi per le mani delle notizie scomode e se si fa seriamente questo mestiere bisogna darle, con le necessarie verifiche e garantendo alle persone coinvolte la possibilità di spiegarsi e di replicare”. Le è già capitato di subire pressioni per favorire l’una o l’altra versione di una notizia? “A volte c’è chi tenta di convincerti che le cose non stanno come risultano a te, chi cerca di addomesticare la notizia a proprio vantaggio. Comunque, le principali pressioni provengono dal mondo politico e pubblicitario, e a volte anche dalla polizia o dalla magistratura, quando chiedono per esempio il silenzio stampa per evitare fenomeni di emulazione, o per non pregiudicare la raccolta delle prove. Le pressioni non vanno ignorate o respinte sdegnosamente. Vanno gestite. Alla fine deve vincere la libertà di espressione e il diritto di pubblicare una notizia, di affrontare un determinato argomento. Nel nostro lavoro siamo confrontati con costanti pressioni, che sempre più si manifestano in ritorsioni o minacce di ritorsioni commerciali, anche da parte di alcune aree politiche che hanno connessioni con il potere economico. È un fenomeno con il quale occorre avere la forza, la pazienza e la capacità di convivere, usando gli strumenti della professionalità e della fermezza, ma anche della mediazione”. In questi anni lei ha cambiato il suo modo di fare giornalismo? E se sì, come mai e in che modo? “Oggi ho molto più chiare le regole che questo mestiere impone per evitare di trasformarsi in un’arma di distruzione di vite e di persone. Grazie all’esperienza sono in grado di capire meglio gli effetti che una notizia può provocare, nel bene e nel male. Forse sono più prudente, misuro maggiormente le parole. Ma non ho cambiato il mio modo di fare giornalismo, che continua a basarsi sul fiuto, la passione, l’intuizione e la curiosità”. Direttore dell’informazione e dei programmi. Riesce ancora a “sporcarsi le scarpe” sul terreno o il suo lavoro si concentra maggiormente nella sede di TeleTicino a Melide? “Esco dalla redazione meno di prima. Ma continuo a farlo, quando ci sono temi che mi appassionano o quando vedo che i colleghi hanno bisogno del mio aiuto. Qualche settimana fa mi hanno chiamato alle undici di sera per un presunto omicidio. Mi sono vestito e sono andato a vedere cos’era successo”. Se le offrissero un posto alla TSI? “In passato me l’hanno offerto, ma non ho accettato. Ci ho pensato seriamente, e alla fine ho detto no. Non mi sono pentito, e quindi direi ancora di no”. Un giornalista televisivo diventa un personaggio pubblico. A maggior ragione se è il compagno dell’ex giudice dei minori, ora in lista per il Consiglio di Stato. Come vive la notorietà? “La mia o quella di Silvia Torricelli? Scherzi a parte, la vivo benissimo. A volte mi dà l’impressione di essere più vivo. Non sono di quelli che fuggono dalla gente. Mi fa piacere quando qualcuno mi ferma e mi racconta le sue impressioni su questa o quell’altra trasmissione in cui mi ha visto”.

Le capita di dover difendere la sua privacy o in Ticino non è un problema? “In Ticino, dove tutti si conoscono, più che difendere la propria privacy, bisogna difendersi dai pettegolezzi”. Vive nel Luganese, ma le sue origini sono a Brissago. Che rapporti mantiene con questo comune? “Mi fermo spesso a casa di Silvia, ma sono domiciliato a Brissago, cui sono molto legato. A Brissago ci sono molti luoghi della mia infanzia e della mia adolescenza. E ci vive mia mamma”. Lei è nato a Locarno, ma ha trascorso la sua infanzia in provincia di Novara. Come mai? “Mio padre lavorava in Italia. E la mia famiglia paterna è sempre vissuta a cavallo tra Novara e Brissago. Fin dai tempi del mio bisnonno”. I fine settimana e le estati, però, regolarmente nella casa dei nonni a Brissago… “La casa di Brissago, a mezza collina, che guarda il lago, è per me più un luogo interiore che architettonico. Quelle mura conservano molti ricordi. Ricordo il calore delle pietre che lastricano il cortile mentre, sdraiato, leggevo il Richiamo della foresta di Jack London, o la vecchia radio che nel 1975 annunciava la morte di Pier Paolo Pasolini, che in seguito divenne uno dei miei poeti preferiti. E ancora oggi mi pare di veder camminare nel giardino persone che non ci sono più, o amici con i quali ho perso i contatti. Sento musiche, voci, profumi. E quella casa, poi, in cui ho trascorso molto tempo da solo, è sempre stata il simbolo della mia libertà”. Nato sotto il segno dei pesci, lei ama molto il mare e i paesaggi con laghi e fiumi. Riesce a trovare il tempo per viaggiare? E quale è stato il viaggio che l’ha maggiormente colpita? “Nelle cose che scrivo e che immagino c’è sempre l’acqua. Fin da bambino trascorrevo alcune settimane al mare, a Trieste, dov’è nata mia madre, o in Sardegna, dove c’erano amici di famiglia. E poi il lago a Brissago, o le rogge, i canali e le risaie della bassa novarese. Adoro viaggiare, e ogni viaggio mi ha lasciato molti ricordi, spesso legati all’acqua: una crociera lungo le coste norvegesi, il mare meraviglioso delle Seychelles visto

CURRICULUM Marco Bazzi si laurea in lettere moderne nel 1987 alla Statale di Milano con tesi di indirizzo storico sul Risorgimento (ricerca sulla Società operaia di mutuo soccorso di Novara). Nell’autunno del 1987 entra al Giornale del Popolo dove svolge lo stage, prima come cronista alla redazione di Locarno, in seguito a quella di Bellinzona. Lascia il giornale per dirigere l’Ente turistico di Ascona. L’esperienza dura un anno. In seguito viene assunto alla Regione dopo la fusione Eco-Dovere con il ruolo di caporedattore centrale. Nel frattempo Flavio Maspoli fonda l’Altra Notizia. Marco Bazzi scriverà su questo giornale per un anno. Nel settembre del 1994 viene nominato caporedattore del progetto Caffè del Popolo (iniziativa nata dalla collaborazione tra GdP e l’allora TeleCampione). In seguito all’ottenimento della concessione federale e della nascita di TeleTicino, diventa direttore dell’informazione e poi anche dei programmi. Cura una rubrica dedicata ai libri sul Caffè, il giornale domenicale del Gruppo Ringier.

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L’INTERVISTA

da un catamarano, i fiumi impetuosi dell’Alaska, il Kenay o il Newhalen, e i fiordi del Cook Inlet, sulle cui rive pascolavano gli orsi, un tramonto e un’alba sul Mekong a Chau Doc, al confine tra Cambogia e Vietnam, e lo Zambesi a Livingstone, in Zambia, poco prima delle cascate Victoria. La sera si sentivano i versi rauchi degli ippopotami che salivano dal fiume. Qualche giorno dopo, nel Lower Zambesi, sentii i richiami notturni dei leoni che provenivano dalla riva oppostaâ€?. Uno nato sotto il segno dei pesci non poteva non avere la passione per la pesca‌ “Fin da piccolo. Pescavo dalla riva del lago, a volte dall’imbarcadero, dove lavorava il papĂ di Nella Martinetti. A volte con Ottavio Palmieri, che era piĂš bravo di me, perchĂŠ veniva da una famiglia di pescatori, e che ora fa il tenore. Poi ho iniziato a pescare le trote nei torrenti, spesso in quello che sale lungo il Sacro Monte di Brissago, e poi si addentra tra rive sempre piĂš strette e impenetrabili. O sui laghetti alpini, al Cadagno, allo Scuro, al Tremorgio, ai laghi della Crosa. A parte i salmoni in Alaska, il pesce piĂš grosso che ho preso è stato un branzino di otto chili da una barca alle Maldive, agganciato con un semplice bolentinoâ€?. Altro interesse: la cucina. Una sorta di “questione ereditariaâ€?? “Forse, ma soprattutto in linea maschile. Il mio bisnonno gestiva un albergo a Novara, mio nonno era appassionato di cucina, mio padre amava mangiar bene. La mia passione per i fornelli è nata anche dalla necessitĂ di arrangiarmi. Da ragazzo passavo spesso i fine settimana da solo, e non avevo i soldi per andare al ristorante. Comunque, credo che il gusto sia uno dei sensi che ho sviluppato di piĂš, e che sia anche tra quelli piĂš appagantiâ€?. Lei non legge solo letteratura o prosa impegnata, ma è anche un grande fan delle raccolte di Topolino‌ “Mia madre si arrabbiava, quand’ero adolescente, perchĂŠ leggevo tanti fumetti e pochi libri. E i fumetti di Disney sono sempre stati i miei preferiti. Amo in particolare le storie illustrate da Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano, Giovan Battista Carpi‌ Ancora oggi rimango incantato di fronte a certe tavole di questi maestri della scuola disneyanaâ€?. E come non citare la sfrenata passione per la sua squadra del cuore, ovvero il Milan? “L’ho ereditata da mio padre, che mi portava a San Siro fin da bambino. Erano i tempi di Prati, Rivera, Cudicini e Sormani. Era il Milan di Nereo Rocco. Per alcuni anni seguii la squadra

anche in alcune trasferte. Ricordo un pomeriggio di lacrime nel maggio del ’73 dopo la sconfitta a Verona per 5 a 3, che ci costò il campionato all’ultima partita, quando sarebbe bastato un pareggio. Lo scudetto andò alla Juve, che vinse a Roma a tre minuti dalla fine. Ho vissuto il Milan delle grandi delusioni, delle retrocessioni in B nell’80 e nell’82, degli attaccanti flop, da Calloni a Blisset. Ma anche i tempi mitici di Van Basten, Rijkaard e Gullit. E il trionfo del 2003 all’Old Trafford di Manchester nella finale di Champions contro la Juve. Passammo la notte in aeroporto, perchĂŠ all’una i charter smisero di decollare. Ma è stata una finale indimenticabile!â€?. Ha praticato karate e judo e, di conseguenza, si è appassionato alla filosofia zen. Quali sono i principi che ha fatto suoi? “Potrei citare Taisen Deshimaru, al quale si deve la diffusione del pensiero zen in Europa: la via del combattimento non è competizione e non è conflitto. Ăˆ al di lĂ della vita e della morte, al di lĂ della vittoria e della sconfitta. Non ho mai pensato al judo o al karate come a uno sport. Lo sport, come concetto, è qualcosa che mi piace poco. Praticando le arti marziali ho imparato a cercare l’unitĂ tra mente, spirito e corpo. E che pensare e poi colpire non è l’azione giusta. In qualsiasi circostanza della vita, fondamentale è l’intuizione. E ho imparato che c’è un punto nel nostro corpo che, connesso alla mente, può renderci piĂš forti, e che il respiro è essenziale, perchĂŠ attraverso il respiro passano la nostra forza e la nostra debolezza. Ho imparato che la nostra energia vitale, il ki, è la stessa che muove l’universo. Ma forse la cosa piĂš importante che ho imparato è accettare la sconfitta. C’è un bellissimo libro di Ivan Morris sui samurai. Si intitola La nobiltĂ della sconfittaâ€?. La base della filosofia zen è il silenzio. Come conciliare questo principio con la sua professione che è comunicazione e informazione? “Il silenzio che conta è quello interiore, il silenzio che coincide con la concentrazione e la tranquillitĂ dell’anima. E poi quando scrivo, cerco sempre il silenzioâ€?. Ha un progetto che spera di poter realizzare al piĂš presto? “Mi piacerebbe dedicarmi solo ad alcune trasmissioni e avere piĂš tempo per scrivere. Rubare del tempo al lavoro, insommaâ€?. E un sogno nel cassetto che culla da tempo? “Pubblicare i racconti che ho scritto. L’unica cosa che ho dato alle stampe finora è il diario di un viaggio in Alaska. Se c’è qualche editore interessato‌â€?.

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na cucina di montagna con tendenze alsaziane? Ritornando da Zurigo, dopo aver valicato il San Gottardo o attraversata per interminabili minuti la Galleria, è quasi d’obbligo fermarsi ad Airolo. Niente di meglio che l’Albergo Forni, dove Marzio ci riceve con la solita cortesia. Il piccolo albergo, a conduzione famigliare (di proprietà della famiglia da quasi 90 anni), è semplice ma moderno e si trova al centro di uno splendido paesaggio alpino. Nel ristorante troverete un’atmosfera accogliente e squisitamente familiare. Con un’ottima cucina leggera, creativa e saporita. In cucina Jean-Yves Thomas, classe 1956, bretone d’origine, in Ticino da più di vent’anni: Biasca, Lavorgo, Tremona, Balerna e da ormai otto anni, qui ad Airolo. Alcuni anni or sono, per Slow Food aveva preparato la “caille en sarcofage”, ripresa dal celebre film “Il Pranzo di Babette” e non dimenticherò tanto facilmente questo suo capolavoro. Quanto al Collegio Gastronomico Ticinese, dopo una cena a dir poco favolosa, gli

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ha accordato il meritato diploma! Mangiare da lui è sempre una sorpresa, una bella sorpresa! Non mancate le terrine né i ravioli ripieni ma, meglio, scegliete il menu gastronomico. Attualmente (mentre scrivo siamo in febbraio) composta da: terrina di fegato grasso d’anatra con astice e pimento “d’espelette” accompagnato da mezzo decilitro di Vulcaia Après, VDT, 1997, Sauvignon vendemmia tardiva, Az. Agr. Inama, San Bonifacio; filetto di branzino di pesca brasato ai due sedano e tartufo con un decilitro di Côtes du Jura “Les Varrons” AOC, 2000, Chardonnay, Dom. Labet, Rotalier; schiena di coniglio arrosto avvolta nello speck alla trentina con un decilitro di Pinot grigio, Castel Ringberg, DOC, 2005, Elena Walch, Termeno; ravioli d’ananas alle spezie, crema leggera allo yogurt e limone, schiuma di cocco con sorbetto banane e salsa mango con mezzo decilitro di Muscat de Cap Corse AOC, VDN, 2001, Dom. A. Arena. Menu senza vini: Frs. 78.-, con abbinamento vini (3 dl): Frs. 109.-.


MI PIACE... … che Chelminski abbia pubblicato, con il permesso dei famigliari, un bellissimo libro sulla “vita e la morte” del grande chef Bernard Loiseau, deceduto il 24 febbraio 2003. Non è solo la sua storia, ma quella della gastronomia francese degli ultimi 40 anni. Ci sono tante cose da imparare, poche ricette ma tante idee culinarie. … che la Guida Michelin abbia annunciato che l’anno prossimo la stella tornerà a brillare sul Portone di Lugano. Bravi i Galizzi, che non si sono fermati. Un bravo in particolare a Silvio che, con Chantal, ci proporrà di nuovo tante belle ricette in televisione. … che il Ristorante Stazione, con Totò Manganello, festeggi, sulle ali del successo, il 30° anniversario. In questo periodo torna la “barca del pesce” che è sempre un grande successo. … che l’editore Dadò annunci una guida dei ristoranti ticinesi curata dal popolare Yor Milano. L’attendevamo da almeno una decina d’anni!

NON MI PIACE... … che un altro tristellato (sembra che il dizionario ammetta ormai questo nuovo termine) Marc Veyrat abbia venduto il suo “La Ferme de Mon Père” di Megève, una cattedrale in legno alla gloria di suo padre. È stato acquistato dal gruppo diretto da Roger Zannier. Anche questo ristorante, come quello di Annecy (che Veyrat mantiene), ha tre stelle Michelin e 20/20 (inaudito) sulla GaultMillau. … l’ultima invenzione di Screwpull (si quelli del cavatappi) che propone “clef du vin”, un apparecchio che dovrebbe permettere di sapere se un vino va invecchiato o bevuto subito. Ma se dovrà essere invecchiato come tapparlo ancora? … che “Cooperazione” abbia scoperto che non ci sono solo “barolo” e “barbera” ma anche “baroli” e “barbere”. Tra plurali e singolari avremo così, magari, una bottiglia di “chianto” e più bottiglie di “merlotti”? Fate voi!

I vini abbinati da Marzio Forni e Mauro Dunis, entrambi neodiplomati sommerlier professionisti, dimostrano la passione per il loro lavoro. Basta vedere la cantina, una delle più fornite del Ticino, e a tal punto da meritarsi il diploma di Wine Spectator. Vengono proposti sempre diversi vini a bicchiere! Da un’indiscrezione ho saputo che, per inizio marzo, lo chef sta preparando un menu gastronomico del tutto insolito; come abbinamento verranno serviti soltanto vini liquorosi. Sicuramente da provare! Non posso mancare di ricordare che la Leventina offre diverse possibilità d’escursione. Airolo è punto di partenza verso la famosa Strada Alta ma anche per la Valle Bedretto e, attraverso il Passo della Novena, per il Vallese. Al sito internet www.leventinaturismo.ch troverete interessanti proposte per piacevoli giornate in montagna, anche invernali. Non dimenticando poi la visita ad AlpTransit, o una salita al Sasso della Boggia, un vero paradiso sciistico!

Albergo-Ristorante Forni 6780 Airolo, Tel. 091 869 12 70, Fax 091 869 15 23, e-mail: info@forni.ch, internet: www.forni.ch

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Formula compreso tutto com


BUON APPETITO

RICETTE PER PICCOLI BUONGUSTAI ricette Cuisine Mondiale, Beatrice Aepli - fotografie/styling Esther Kaiser

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ueste ricette sono così semplici da poter essere realizzate dagli stessi buongustai in erba (i più piccoli andranno tuttavia sorvegliati). Dunque ragazze e ragazzi: per agevolare il lavoro, preparate prima tutti gli ingredienti e gli utensili

che vi saranno necessari. Nella cucina anche l’occhio vuole la sua parte: curate dunque la presentazione ispirandovi alle nostre fotografie. E per terminare bene il pasto, non dimenticate di servire un frutto di stagione (mela, pera, ecc.).

LASAGNE RAPIDE Resa: 4 porzioni Difficoltà: 2 Osservazioni: facilissime e di sicura riuscita, senza precottura delle sfoglie di pasta Ingredienti: • 1 cipolla • 1 spicchio d’aglio • 1 cucchiaio di olio • 500 g verdura mista surgelata • 1 grande barattolo di pomodori a dadini (800 g) • 1,5 dl brodo vegetale magro • 1 cucchiaio di miscela di erbe all’italiana • sale, pepe • 200 g maturo • 12-16 sfoglie di pasta per lasagne • 1 vasetto di panna semigrassa per salse (1,8 dl)

Preparazione: Tritare finemente la cipolla e l’aglio. Soffriggerli brevemente nell’olio caldissimo. Unire le verdure, soffriggere brevemente anch’esse. Aggiungere i pomodori e il brodo, salare e pepare, portare a ebollizione e far cuocere dolcemente per circa 5 minuti. Grattugiare l’Emmentaler, prelevarne 50 g e mescolarlo con la panna per salse. Imburrare una pirofila. Disporvi prima uno strato di salsa alle verdure, poi uno strato di Emmentaler e quindi uno strato di sfoglia per lasagne. Ripetere questa operazione per 3 o 4 volte. Ricoprire l’ultimo strato di sfoglia per lasagne con la miscela di panna ed Emmentaler. Coprire la pirofila con il foglio alu. Cuocere le lasagne in forno a 200 gradi per 30 minuti. Togliere il foglio alu e gratinare le lasagne per altri 10 minuti. Suggerimento: sostituire la verdura surgelata con quella fresca, oppure usare avanzi di verdura (che non dovranno più essere precotti).

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BUON APPETITO

SPAGHETTI AI TOPOLINI Resa: 4 porzioni Difficoltà: 2 Osservazioni: affettare a piacimento dell’Emmentaler e ritagliarvi delle simpatiche figure con le formine (p. es. topolini) Ingredienti: • 200 g dolce • 1 paio di wienerli • 1 petto di pollo • 1 peperone rosso • sale • 1 bustina di zafferano • 500 g spaghetti • 1 cucchiaio di olio d’oliva • 100 g piselli surgelati • 2 dl brodo vegetale magro • pepe

Preparazione: Tagliare a dadini l’Emmentaler e il petto di pollo e a dischetti i wienerli. Dimezzare il peperone, privarlo dei semi e tagliarlo a triangoli. Portare a ebollizione abbondante acqua, versarvi il sale e lo zafferano, buttare gli spaghetti e cuocerli al dente. Rosolare i wienerli nell’olio caldissimo. Unire la carne di pollo, il peperone e i piselli, cuocere il tutto a calore medio per circa 5 minuti. Bagnare con il brodo, salare e pepare, portare a ebollizione. Mescolare gli spaghetti con la miscela di carne e verdure e con l’Emmentaler. Decorazione: affettare a piacimento dell’Emmentaler e ritagliarvi delle figure con l’aiuto delle formine (topolini, funghetti, ecc.).


CROSTATA ALLE CIPOLLE Resa: 4 porzioni Difficoltà: 1 Osservazioni: facile da preparare e gustosa al palato - farà l’orgoglio dei ragazzi e li consacrerà come cuochi provetti Ingredienti: • 3 cipolle • 200 g maturo • 50 g pancetta da arrostire • 1 sfoglia per pizza (570 g), stesa a rettangolo • 2 vasetti di panna semigrassa acida • sale, pepe, noce moscata

+

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zi z e r p I za n e s i ass essi. b ù i p om r p m co

Preparazione: Tagliare le cipolle ad anelli. Grattugiare il formaggio con la grattugia a fori grossi. Tagliare la pancetta a striscioline. Spianare ulteriormente la sfoglia in modo da allargarla di circa 3 cm su ogni lato. Ripiegare i bordi di 1 cm verso l’interno. Salare, pepare e insaporire con la noce moscata la panna semigrassa, quindi spalmarla sul fondo. Distribuire sopra le cipolle, il formaggio e la pancetta. Passare a cuocere in forno a 220 gradi per circa 15 minuti.


CANI, GATTI & CO.

CAN CHE ABBAIA

L’AUTOMOBILE MORDE... ATTENTO… ALLE AUTO Con la presente mi permetto sottoporre alla sua attenzione il seguente comportamento canino: il cane Poldo (incrocio pastore tedesco) di quasi due anni, castrato, con una mole di ca. 45 kg, ogni volta che incrocia un’auto sulla sua strada assume una posizione guardinga (orecchie tese e protratte in avanti, coda alta e muscolatura contratta). Al momento del passaggio del veicolo, l’animale tende ad aizzarvisi contro. Abbiamo provato a rassicurarlo con carezze, parole dissuasive (guarda che bella la macchina, ecc.). Inoltre, a sviare la sua attenzione con cibarie (biscotti per cani). Neppure con il sistema Halti siamo riusciti a ottenere risultati. Il cane ha partecipato a scuole di comportamento (metodo dolce) con la scuola della signora Cavalli. Visto l’insuccesso, mi permetto rivolgermi a lei chiedendo un consiglio per risolvere questo comportamento. La ringrazio sentitamente per l’attenzione che vorrà dare a questa mia richiesta e in attesa di un cortese riscontro le invio i miei migliori saluti. Christian Pagnamenta, Comano Per fare chiarezza sul comportamento da lei descritto, sarebbe necessaria una consultazione comportamentale presso uno specialista. I motivi per i quali i cani mostrano comportamenti aggressivi in questo contesto sono essenzialmente due: un cane che ha paura degli autoveicoli può tentare di aggredirli per autodifesa, oppure il movimento del veicolo può provocare un comportamento di tipo predatorio. In entrambi i casi esso ha però una postura bassa, diversamente da come lei descrive Poldo. Per arrivare a manifestare una postura alta, Poldo deve probabilmente avere attraversato un processo di apprendimento. In parole povere, i biscottini,

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Elena Stern-Balestra: tutto quello che vorreste sapere sul comportamento di cani, gatti & Co. … e sul loro rapporto con noi umani.

le carezze e le parole rassicuranti utilizzati nel modo sbagliato o al momento sbagliato, hanno con tutta probabilità rinforzato il comportamento indesiderato anziché rimuoverlo. La cavezzina per cani tipo “Halti” può essere molto efficace in questi casi, ma si tratta di un palliativo e non di una soluzione. Essa non è altro che un ausilio per chi conduce il cane e va utilizzata insieme a provvedimenti di modificazione comportamentale. Le consiglio di rivolgersi al/la suo/a veterinario/a di fiducia, in modo che possa indirizzarla ad un consulente in comportamento animale che disponga delle necessarie competenze. UNA CONVIVENZA POSSIBILE? Provo a esporle la situazione per la quale avrei bisogno del suo consiglio. L’anno scorso, in novembre, mia figlia ha ripreso gli studi in Svizzera francese e dove alloggia non puo tenere gatti. Così ho “ereditato” la sua micia. Questa micia viene dal canton Giura ed è stata trovata sulla strada ben mal ridotta, tre anni fa. Mia figlia l’ha curata, ma sono restati diversi problemi, pochi denti, problemi respiratori dovuti a rinite. Comunque oggi sta benino, mangia bene, le feci sono normali. Il problema è che non socializza con le mie tre gatte. Due vecchie di 13 e 11 anni e una di 4 anni. Anche loro non l’hanno accettata. Così, vive nella camera di mia figlia con tutto il necessario per il suo benessere ma non varca mai la porta. Adesso abbiamo pensato di darle un piccolo compagno che vado a prendere da una cucciolata di quattro mici (tre mesi). Anche il mio veterinario pensa che questa idea sia positiva e mi appoggia. Però sono piena di paure, e se non dovesse andar bene? Lei avrebbe qualche consiglio? So che le scrivo tardi, perché quando avrò il suo parere il micetto sarà già a casa, però gradirei qualche aiuto o consiglio per il quadro generale il mio poiché vorrei un giorno vedere tutte le gatte circolare tranquil-


Nelle economie domestiche con più di un gatto i problemi di convivenza tra felini non sono rari. Si tratta di dinamiche complesse in cui i gatti coinvolti assumono ruoli differenti. Di solito il problema non è solo il gatto “che non socializza”. In effetti, anche se ogni caso va considerato singolarmente, in genere si hanno sì gatti che assumono un ruolo passivo, appunto quelli che non socializzano, ma anche gatti che svolgono un ruolo attivo e, con il loro comportamento a volte ossessivo, limitano la libertà di movimento dei cosiddetti gatti passivi. Per risolvere i problemi di convivenza va dunque modificato il comportamento di ogni individuo e non solo quello del gatto che si ritira. Normalmente non è consigliabile introdurre un nuovo individuo nel gruppo prima di avere risolto le tensioni esistenti, perché vi è un’alta probabilità che il nuovo arrivo complichi la situazione. Il mio consiglio per la micia di sua figlia sarebbe stato quello di cercare una nuova casa “tutta per lei”. Ora la situazione è diversa: il nuovo micio è già arrivato. Come regola generale si consiglia di limitare il numero di gatti al numero di locali a cui hanno accesso meno uno. Ciò significa nel suo caso che i gatti dovrebbero poter disporre di almeno 6 locali, se non hanno la possibilità di uscire all’aperto. Sarà bene inoltre sfruttare lo spazio tridimensionale dell’appartamento offrendo ai gatti anche la possibilità di occupare spazi sopraelevati (permettere l’accesso alle librerie, sopra gli armadi o piazzare delle mensole stabili e di facile accesso). Anche predisporre dei nascondigli e dei luoghi di riposo che permettano ai singoli individui di sottrarsi alla vista dei coinquilini può essere d’aiuto. La modalità con cui i gatti accedono ad acqua e cibo ha anch’essa una sua importanza. Bisogna evitare che i gatti attivi limitino l’accesso a queste risorse al/ai gatto/i passivo/i, eventualmente predisponendo più luoghi dove vi siano cibo e acqua a disposizione. L’uso di feromoni può essere molto utile e le consiglio di riprendere ad utilizzarne, se possibile di quelli distribuiti da diffusori. Faccia attenzione a procurarsi una quantità sufficiente di diffusori (in funzione dello spazio) e li lasci nelle prese per almeno un mese prima di valutarne l’effetto. La lista di consigli appena menzionati non ha la pretesa di essere completa, si tratta piuttosto di una raccolta di spunti da considerare ed elaborare in funzione delle sue esigenze specifiche. Se la situazione non dovesse migliorare e dovessero subentrare in particolare problemi di aggressione fra i gatti o marcaggi urinari le consiglio di rivolgersi nuovamente al suo veterinario di fiducia che saprà indirizzarla ad un consulente in comportamento animale qualificato.

... possono essere provocati dalla carenza di biotina.

aiuta ad eliminare questo stato di carenza. Lo sviluppo di capelli e unghie sani Cellule specializzate (cellule epidermiche) nella matrice dei capelli , rispettivamente delle unghie si riproducono per scissione cellulare e si spingono lentamente verso gli strati cutanei superiori . Maturando, formano la proteina filamentosa cheratina, elemento costitutivo principale di capelli e unghie. La cheratina conferisce a capelli e unghie resistenza.

Così agisce la biotina La biotina agisce sulla moltiplicazione delle cellule matrici di capelli e unghie , favorisce la formazione di cheratina e ne migliora la struttura.

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Per le vostre domande: Illustrazione Ticinese, “Cani, gatti & Co.”, C.P. 418, 6908 Lugano, oppure via e-mail: info@illustrazione.ch, indicando come soggetto “Cani, gatti & Co.”

Leggere il foglietto illustrativo.

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le nell’appartamento. È una utopia secondo Lei? (Ho già provato col feromone, senza risultato). La ringrazio molto e aspetto di leggerla. Tanti cordiali saluti. Lettera firmata

Caduta dei capelli… Capelli deboli… Unghie fragili…


VERSO VALENCIA

ALINGHI: SULLE ALI DI INTERNET

VERSO VALENCIA Questo 2007 è anche l’anno della grande sfida velica per la Svizzera, con Alinghi, il veliero da regata elvetico che difende il

titolo nella Coppa America - l’America’s Cup - a Valencia. Interrompiamo quindi per un attimo i nostri incontri dedicati al mondo di Internet, e addentriamoci nel mondo della vela… naturalmente senza dimenticare il nostro tema-chiave, che rimane pur sempre il computer…

testo Elio del Biaggio

P

arlando di abbinamento fra tecnica e sport, si potrebbe immediatamente pensare alle automobili da corsa di Formula 1, allo sci, ai bob, alle racchette da tennis, all’abbigliamento sportivo moderno, ma potremmo anche pensare alla barca a vela “Alinghi”. Lo scafo di Alinghi deve possedere caratteristiche come leggerezza e solidità, per sfidare le onde del mare e scivolare facilmente e rapidamente sull’acqua. Sport, tecnica, ricerca, studio dei materiali, computer, informatica e simulazioni sono quindi materie, tecniche e tecnologie che permettono tutto questo, in maniera rapida, moderna, sperimentale e spesso anche avanguardista.

vela. Il team elvetico è perfettamente a punto nel programma di difesa del titolo 2007, per la 32a edizione dell’America’s Cup, con la conferma dei protagonisti dell’ultima edizione accanto all’arrivo di volti nuovi che integrano e rafforzano in questo modo la “vecchia guardia”, facendo così affidamento su molti dei migliori velisti del mondo. Alinghi risulta essere un team multietnico con sede in Svizzera, nato nell’estate del 2000, annoverando al suo interno ben 21 diverse nazionalità, gareggiando con i colori dello Yacht Club che rappresenta la “Société Nautique de Genève” - la Società nautica di Ginevra - nelle regate dell’America’s Cup di questo 2007.

LA STORIA E IL TEAM Nel 2003 Alinghi, la barca a vela da regata svizzera, ottenne una sensazionale vittoria contro il team New Zealand, vincendo il più prestigioso trofeo velico di tutti i tempi: l’America’s Cup. In questo modo, Alinghi conquistò un posto nella storia, diventando il primo team in assoluto, sin dai tempi della prima edizione nell’ormai lontanissimo 1851, a portare il trofeo in Europa e a risultare vincitore della Coppa al primo tentativo. L’obiettivo di Alinghi è naturalmente quello di vincere nuovamente l’America’s Cup quest’anno a Valencia, in Spagna, raccogliendo i riconoscimenti dovuti ad una realtà sportiva di livello mondiale e condividendo anche con il pubblico la comune passione per la

VELA VIRTUALE… I velisti che magari non hanno la fortuna di vivere nelle località marine e lacustri, durante i mesi invernali, sono spesso costretti a rinunciare alla loro passione per il diporto. In questo caso, le moderne tecnologie informatiche offrono utili e interessanti strumenti a tutti gli appassionati per vivere, benché in modo assai più casalingo e virtuale, l’emozione che suscita il rapporto con l’acqua e con il vento. Il personal computer diventa così anche un valido compagno di divertimento, soprattutto entro le mura domestiche. Fra la miriade di giochi e programmi informatici reperibili ovunque, sia nei negozi specializzati sia in rete, troviamo in effetti anche videogame e software per tutti gli

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amanti della vela, con la disponibilità di ottimi simulatori per divertirsi, per imparare, per mantenersi aggiornati e in allenamento nell’attesa della bella stagione e del vento per poter veleggiare sulle acque... Naturalmente, e questo vale poi per qualsiasi programma volessimo installare sul nostro computer, anche prima di acquistare un simulatore di vela è indispensabile verificare che il nostro computer possieda le caratteristiche tecniche, hardware e software, richieste dal produttore del programma e i requisiti minimi necessari al suo corretto funzionamento. Dopo questa premessa di carattere tecnico, teniamo anche presente che, qualora optassimo per programmi reperibili in rete, molti produttori di software consentono pur sempre di scaricare via Internet delle versioni dimostrative dei propri prodotti, prima di procedere al loro eventuale acquisto direttamente online. Aspetto, questo, per nulla trascurabile e indubbiamente utile e importante sia per valutarne le caratteristiche del programma medesimo, consentendoci di vedere se adeguato alle nostre aspettative, sia per controllarne il funzionamento sul nostro computer. Addentrandoci nello specifico e limitandoci ai simulatori di vela, un aspetto determinante e da considerare nella scelta del nostro prodotto è lo scopo per cui lo stiamo acquistando. Se il nostro obiettivo dovesse essere semplicemente quello di offrirci un semplice svago, proprio come per un qualsiasi altro gioco per computer, allora ci potremmo anche orientare verso un prodotto graficamente più accattivante, trascurando magari la qualità o la realtà di simulazione. D’altra parte, se il nostro scopo dovesse invece privilegiare l’aspetto formativo e didattico, accantonando l’aspetto propriamente ricreativo, sarà necessario orientarsi verso prodotti di maggior qualità e più reawww.alinghi.com/it Il sito web ufficiale, in italiano, del veliero elvetico “Alinghi” attuale detentore della Coppa America.

www.americascup.com/it Sito Internet interamente in lingua italiana e dedicato alla 32a America’s Cup di quest’anno a Valencia, in Spagna, con informazioni, notizie, fotografie, percorsi, multimedia.

li, a volte magari anche a scapito della grafica e della semplicità di utilizzo, affinché ci sia possibile capire e imparare quali sono tutti quei fattori che influenzano conduzione e manovre di una barca a vela, sia per passione sia per competizione. Naturalmente, anche grazie alla notevole e continua evoluzione delle tecniche informatiche e multimediali, è comprensibile come i più recenti simulatori di vela reperibili sul mercato possiedano ormai caratteristiche tali da renderli tecnicamente e graficamente in grado di soddisfare le esigenze sia degli appassionati sia dei professionisti del settore. A questo punto, non ci rimane che dare qualche utile e ulteriore indicazione per tutti coloro che dovessero essere interessati ad utilizzare un simulatore di vela anche sul proprio computer, passando in rassegna alcuni fra i produttori più importanti e i programmi più utilizzati del settore, per i quali spesso è necessario “masticare” un po’ l’inglese: Stentec (www.stentec.com e www.sailsimulator.com) è il nome del produttore olandese, attivo dal 1983, che in Europa detiene la supremazia del mercato dei simulatori di vela, con la distribuzione del celebre programma “Sail Simulator”, dedicato soprattutto alla didattica. Fin dai primi Anni Ottanta, la società “Posey Yacht Design” (www.poseysail.com) realizza simulatori di vela informatici e al momento ne presenta diversi, a scelta, in grado di soddisfare le esigenze di un pubblico assai eterogeneo: “Advanced Racing Simulator”, “Sailing Tactics Simulator”, “Distance Race Sailing Challenge”, “Sailing Dynamics Instructor” e “Coastal Cruising Simulator”, ora già disponibili nelle loro ultime versioni aggiornate al 2007 e addirittura 2008. Si tratta di prodotti sicuramente fra i più realisti e moderni reperibili oggi sul mercato. La società statunitense Nadeo (www.nadeo.com) produce “Virtual Skipper”, un simulatore di vela che consente di vivere un’esperienza velistica sul proprio PC in maniera divertente e spassosa anche per i neofiti. Richiede però un’attenzione particolare alle condizioni del vento, naturalmente virtuale, per ottenere risultati apprezzabili. Starpath, produttore americano di Seattle (www.starpath.com) è specializzato nella creazione di corsi e programmi didattici per computer, indirizzati non solo ai velisti ma a tutti i navigatori dei mari e degli oceani… Beh, che altro dire? Terminato questo intermezzo velistico, appuntamento al prossimo numero dove riprenderemo il timone di Internet. Auguri di buona fortuna e buon vento, Alinghi! Vi ricordiamo la possibilità di leggere tutti gli scritti pubblicati a partire dal sito web www.delbiaggio.ch, che comprende anche un blog specifico, per scambiarci idee e opinioni, comunicare suggerimenti e trasmettere richieste.

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2a PARTE

VIAGGI

A SENTANI COL DUBBIO DEL

“SURAT JALAN” Irian Jaya è denominata la parte della grande isola di Papua, posta politicamente sotto controllo indonesiano. Una terra

remota e irrequieta, il cui territorio è contraddistinto da immense e impenetrabili foreste pluviali e da imponenti catene montuose. Nelle zone più inaccessibili vivono ancora popolazioni che tutt’oggi conducono stili di vita primordiali. Per raggiungere queste regioni non è sufficiente munirsi di pazienza e attendere di trovare un posto su uno degli aerei cargo che fanno la spola tra la costa e le montagne, ma è indispensabile ottenere un permesso di accesso delle autorità amministrative locali - un “surat jalan” -, impresa che si rivelerà, manco a dirlo, tutt’altro che facile.

testo e foto Roberto Schneider

ISAAC E SAM, DUE DIVERTENTI AMICIZIE Ho raggiungo Sentani, una piccola località situata nel nord est del paese ad una ventina di chilometri dalla costa. Un luogo piacevole, contraddistinto da un piccolo aeroporto e da un grande e trafficato stradone sul quale si affacciano una moltitudine di negozietti e bazar. Allontanandosi pochi passi dalla via principale, è possibile scoprire una natura lussureggiante, ricca di piante tropicali e di fiori coloratissimi. Sono stanco di correre. Il viaggio è stato lungo, poi vi è il caldo asfissiante e l’umidità elevatissima nell’aria. Ho già avuto modo di fare le prime conoscenze: alcuni giovani papua incontrati alla pensione. Isaac, che si propone come “guida” un poco interessata e Sam, singolare personaggio locale impegnato in non meglio identificate organizzazioni. In pratica disoccupato come il novanta per cento delle genti del luogo. Sam è molto simpatico, buon suonatore di flauto, che lui stesso costruisce e soprattutto incredibile grande chiacchierone. Questi primi contatti con le genti del luogo mi aiuteranno a

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comprendere come sia possibile ottenere un “surat jalan”, l’agognato permesso che potrebbe schiudermi le porte delle montagne dell’Irian Jaya e delle zone più remote. Isaac, tra un morso ad una noce di betel e uno sputo, mi conduce al locale posto di polizia dove lascio i miei dati anagrafici, due fotografie, le fotocopie del passaporto e le indicazioni sulle località che intendo raggiungere. Purtroppo, mi dicono che al momento il responsabile amministrativo è assente, ma mi assicurano, o almeno è quello che il mio indonesiano approssimativo mi permette di comprendere, che il giorno successivo otterrò il lasciapassare. Ora non mi resta che attendere pazientemente. Seduto sulla veranda della pensioncina dove ho trovato alloggio, osservo i pochi passanti: uomini male abbigliati e scalzi, con in mano quasi sempre un machete o grossi bastoni, e giovani donne civettuole con vestitini colorati e copricapo tradizionali. I veicoli a motore sono rari: poche camionette e molte vecchie motorette, spesso incredibilmente cariche, con tre o quattro persone a bordo!


CON UNA “SCODELLA IN TESTA” ALLA RICERCA DEL PERMESSO I taxi a Sentani sono rarissimi. I trasporti pubblici sono assicurati da una fitta rete di bemo, le sconquassate camionette collettive, e da “oject”. Gli “oject” sono in pratica dei taxi-motoretta, con autista, o meglio pilota. Ci si accomoda sul sedile posteriore, si pone sul capo il casco obbligatorio, una specie di scodella stile elmetto prima guerra mondiale, che appare più una formalità che una vera protezione poiché non è nemmeno fissato al capo, e si parte verso la direzione richiesta. Con uno di essi mi recherò il giorno successivo nuovamente alla stazione di polizia, con la speranza di poter ritirare il mio “surat jalan”. Trascorsa una notte tutto sommato dignitosa, malgrado l’alloggio un po’ fatiscente, al mio risveglio ci pensano nell’ordine il muezzin della moschea locale, il gallo - e sì, anche il mattiniero volatile è stato anticipato dal devoto musulmano - e il televisore. L’apparecchio, situato nel locale comune della pensione, viene infatti acceso di primo mattino per dar modo di assistere alle registrazioni delle partite del campionato inglese di calcio, che poi si protraggono una dopo l’altra per tutta la giornata. Un buon caffè e quattro fette di pane tostato mi riconciliano comunque col mondo esterno, che mi aveva rubato il sonno in modo così brutale. L’ennesimo imprevisto mi attende però solo poco più tardi alla stazione di polizia. Ivi giunto, comprendo purtroppo ben presto che non solo il mio permesso non è ancora pronto, ma che nessuno se ne è assolu-

tamente occupato. Non mi rimane che spiegare nuovamente al responsabile amministrativo del distretto quanto già esposto il giorno precedente, così come assicurargli che le mie fotografie, nonché le copie dei miei documenti sono già in suo possesso. Il tutto naturalmente con estrema cortesia. Da lui e dal suo umore dipende infatti la concessione, o meno, del permesso per le zone “off limit” che intendo raggiungere. Fortunatamente, in un disordinato cassetto viene ritrovato il mio incarto. Lentamente, su un documento ufficiale con copia carbone vengono iscritti i miei dati, le regioni che intendo visitare e il motivo della mia visita. La procedura durerà poco più di un’ora, interrotta continuamente da domande sulla mia persona, spesso in relazione a quanto scritto nel mio passaporto, i testi del quale mi sforzo di tradurre in indonesiano. Segue poi una lunga attesa per le verifiche (!) del caso, per trovare i timbri necessari e soprattutto la colla per porre le mie foto sui documenti. FUCILI CONTRO “MACHETI”, MA IO NON C’ENTRO Il tempo nella caserma di polizia trascorre inesorabile e comincio a temere di non riuscire più a giungere in tempo all’appuntamento col piccolo velivolo cargo che mi attende sulla pista di decollo. Nell’attesa che la mia pratica venga sbrigata, ne approfitto per gettare uno sguardo in quell’apparato considerato una macchina di controllo e repressione del governo centrale. Con tristezza scopro i visi di poliziotti e militari

Il vecchio bimotore cargo, che fa la spola tra la costa e le regioni montane più remote. Al suo interno dovrò contendere il posto a una grande quantità di mercanzia.

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VIAGGI

Il “surat jalan”: documento tanto importante quanto indispensabile per poter proseguire il viaggio verso le regioni “off limit” delle terre alte dell’Irian Jaya indonesiano.

Una delle caserme di polizia che ho dovuto visitare per ottenere l’agognato “surat jalan”. Il confronto con la complessa amministrazione locale mi ha permesso di conoscere la dura realtà del conflitto papua indonesiano.

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intenti a riordinare le camerate e ad ingrassare le armi. Sono giovani dall’aspetto cortese e quasi indifeso, inviati poco più che adolescenti a fronteggiare i movimenti di liberazione, pattugliare le regioni remote delle montagne, così come i crocevia stradali. Si ritrovano spesso confrontati con l’ostilità della popolazione locale con la quale non condividono né cultura, né lingua, né religione. Osservandoli, ora comprendo come sia potuto accadere che giorni prima quattro di loro siano stati massacrati nel corso di una manifestazione a Jayapura. Non vedo come quei giovani ragazzi dall’aria un po’ persa possano reggere psicologicamente il confronto, anche se dotati di armi automatiche, con folle di genti papua che li osteggiano con macheti e lance. Sono destinati a divenire adulti molto rapidamente e conoscere i lati più crudeli dell’essere umano. Li lascio con saluti e sorrisi, mi augurano buon viaggio, ma dopo ciò che ho visto sono forse più importanti i miei dei loro auguri. Finalmente l’agognato e indispensabile “surat jalan” pare pronto. Curiosamente sembra quasi essere più contento il responsabile amministrativo del sottoscritto. Sul suo viso percepisco la soddisfazione per il buon lavoro svolto, segue quindi un momento di imbarazzo quando mi confessa di non sapere quanto sia il costo del documento, mi dice che posso stabilirlo io stesso. Gli consegno 20’000 Rupie (l’equivalente di 3 franchi svizzeri) forse troppo, non so, ma quel documento vale ora tutto il mio viaggio. Posso partire. CONTINUA.

Quando Sam suona il suo flauto riesce ad esprimere tutta la magia della cultura delle sue genti… e soprattutto smette finalmente di chiacchierare!

N E W Y P S I LO N . F O R V E RY _ Y P S I LO N _ P E O P L E .

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PENNE, PENNELLI E PASTICCI

La Gnotita Un regalo per la festa del papà o un nuovo personaggio nel tuo astuccio, che scrive e ti fa compagnia. idea, disegni e realizzazione di Anto

1. Dai pezzi di pannolenci ritaglia la sagoma del vestitino, quella del colletto e quella del cappellino. Dal pannolenci rosa ritaglia invece 4 piedini e 4 manine. Puoi aiutarti ritagliando le sagome che trovi su questa scheda e seguendone il contorno con la matita sul pannolenci.

2.Taglia un pezzo di filo lungo 5 cm e incolla due manine ad ogni estremità. Taglia due pezzi di filo lunghi 3 cm e incolla due piedini alle estremità di ognuno.

Cosa ti occorre:

1 matita, 1 pallina di ovatta del diametro di 15 mm, colla bianca, un pezzo di filo di cotone, forbici dalla punta arrotondata, resti di filo e di pannolenci, matite colorate.

3.Appoggia il filo con le manine al centro e i due fili ai lati con i piedini del vestitino, appoggia la matita al centro quindi cospargi tutto con poca colla bianca e piega il vestitino a metà.

Sagoma vestitino

Sagoma colletto

Sagoma cappellino

4. Arrotola la sagoma del cappellino e incollala sulla pallina. Incolla il colletto sul vestitino, quindi incolla la testina. Disegna il faccino usando le matite colorate. Non usare i pennarelli perché sull’ovatta lasciano sbavature.

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OGGI PARLIAMO DI...

SIAMO ALLENATI A

CHIACCHIERARE 36

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Alessio

Asia

Djainaba

Eduan

Emanuele

Eric

Federica

Gabriele

Parlare di chiacchiere? Secondo la maestra Michela Gobbi, il tema non poteva essere più azzeccato per la sua classe, la III elementare di Ligornetto. Gli allievi, molto vivaci, non si sono lasciati intimidire nemmeno dall’arrivo in aula di una giornalista e di un fotografo e hanno partecipato alla discussione dimostrando di essere dei veri… chiacchieroni! testo Lorenza Storni - foto Rémy Steinegger

LA VOSTRA MAESTRA MI HA DETTO CHE CHIACCHIERARE È LA COSA CHE VI RIESCE MEGLIO. PERCHÉ? Paola: perché siamo dei veri specialisti. Isabella: perché è bello e si dicono cose interessanti. Eduan: perché noi siamo allenati a parlare e non a restare zitti. Eric: perché se stai con uno che chiacchiera un po’ troppo, anche tu chiacchieri! Sara Z.: perché se è interessante l’argomento è difficile non chiacchierare. Federica: perché se hai dei genitori chiacchieroni forse è un po’ ereditario. Alessio: perché si ha sempre voglia di chiacchierare. Tashana: perché a me sembra una cosa normale. Thomas: io sono il più chiacchierone della classe, parlo anche con la gomma. Martina: perché certe cose le devi dire subito, sennò si dimenticano. Michelle: perché trattenersi è proprio una cosa difficile. Sara E.: quando si sa una cosa la si dice

subito, non si riesce ad aspettare il proprio turno. MA TRA BAMBINI, DI COSA SI CHIACCHIERA? Gabriele, Gioele, Manuele: a me piace parlare di calcio e di sport. Veronica: ad esempio delle cose che si fanno a scuola o delle vacanze. Djainaba: io avrò un saggio di violino, perciò non faccio che chiacchierare di quello. Isabel: io parlo di quello che faremo a ricreazione. Sara Z.: io chiacchiero di cucina perché sto facendo un corso. Eduan: a me piace parlare del Ligornetto Calcio, di nuoto, di basket e di cantanti. Thomas: io chiacchiero di tutto, ma più spesso di cani. Tashana: a me piace parlare di cose di fantasia, di danza, dei corsi che faccio. Eric: io parlo tanto di sport, di calcio e certe volte di natura.


Gioele

Isabel

Isabella

Julia

Martina

Michelle

Paola

Sara E.

Sara Z.

Tashana

Thomas

Veronica

Alessio: io parlo un sacco di cani. Michelle: anche a me piace parlare di animali, di sport e delle cose che faccio e che mi emozionano. Sara E.: a me piace parlare del basket e del mio cane. Federica: io sono un’esperta di cinese e quindi con le mie amiche parlo di questo e organizzo dei corsi. Paola: a me piace chiacchierare di tutto con gli amici. Asia: a me piace parlare con le mie amiche di quando eravamo piccole e litigavamo. Martina: è bello chiacchierare di cose particolari che succedono a scuola, tipo se uno si fa male. Gioele: a me piace anche parlare di quelle grandi macchine con ruote grandi che fanno salti e che ho visto a Zurigo. Isabella: a me piace chiacchierare di certi spettacoli che si vedono alla tele. Julia: è ovvio che non si parla di appuntamenti con i ragazzi, ma con le amiche si parla un po’ di tutto. SAPETE QUALI SONO I LUOGHI DOVE NON SI PUÒ CHIACCHIERARE? Federica: per esempio a scuola in certi momenti. Sara E.: al cinema e io lì sto zitta perché mi piace il film. Michelle: in chiesa, soprattutto quando si canta.

Alessio: anche a teatro non si deve chiacchierare. Eric: io a scuola per non chiacchierare conto sempre fino a dieci. Tashana: anche in un museo antico non si dovrebbe parlare. Eduan: a calcio a volte non si può chiacchierare perché altrimenti non sentiamo i nuovi dribbling o gli schemi. Sara Z.: anche nello spogliatoio della ginnastica non possiamo chiacchierare. Isabel: io non posso chiacchierare quando il papi guarda il telegiornale. Djainaba: io non ho il permesso di chiacchierare a pranzo e a cena se c’è mio papà perché è una tradizione africana. Isabella: io sono dell’idea che in palestra non si chiacchiera perché rimbomba tutto. Martina: non si può chiacchierare in cimitero perché bisogna dare rispetto ai morti. Gabriele: quando ci facciamo la doccia dopo il calcio non dovremmo chiacchierare. Paola: io non posso parlare quando la mamma sta al telefono. Eduan: io vengo dal Kossovo e a casa quando mio papà dorme non si può chiacchierare. E LE CHIACCHIERE DEGLI ADULTI SONO INTERESSANTI PER VOI? Isabella: a me interessa quando gli adul-

ti raccontano di qualcuno a cui è successo una cosa brutta. Djainaba: sì, soprattutto quando parlano tra di loro dei regali che vorrebbero fare ai figli. Isabel: è interessante quando la mia mamma parla con le mie zie e dice: “Dove portiamo i bambini oggi?”. Thomas: è interessante anche quando due mamme si mettono d’accordo per farti una sorpresa. Eric: io a cena mangio lento per sentire cosa dicono mio papà e mia mamma su mio fratello. Federica: a me piace ascoltare i miei genitori quando parlano con i nonni. Gabriele: a me interessa se mia mamma parla di me con un’amica e dice che sono bello e bravo e intelligente. Martina: io sono curiosa quando i miei genitori parlano dei fatti che sono successi o succederanno. Eduan: anche a me piace sentire quando parlano di me perché sono contento se dicono che sono intelligente. Thomas: io i genitori li ascolto quasi sempre se parlano di me o di mia sorella. Comunque ascolto le cose che non dovrei e non ascolto quelle che dovrei. Le classi elementari del Cantone interessate a collaborare alla realizzazione di uno di questi servizi possono scrivere a: Lorenza Storni, CP 247, 6906 Lugano o inviare una e-mail a: lorenza.storni@bluewin.ch.

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DESTINAZIONE FAMIGLIA

ESPLORATORI

PER UN GIORNO Trasformarsi in un grande esploratore pur rimanendo in Svizzera. Da giugno 2003 lo zoo di Zurigo ha aperto un nuovo padiglione, un’imponente serra che riproduce la foresta tropicale della penisola di Masoala, nel nord-est del Madagascar. Un paradiso da scoprire per tutti gli amanti della natura, grandi e piccini. testo Coralie Nativel - foto Stefano Ember

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all’esterno è un’enorme struttura di metallo e vetro, ma appena entrati ci si ritrova catapultati in un mondo fantastico. Palme, liane, orchidee, piante strane... La lussureggiante vegetazione colpisce i sensi. Anche a occhi chiusi, il profumo caratteristico dell’humus e dei fiori esotici rapisce il visitatore. Inutile cercare i cartelli con i nomi delle piante, Masoala non assomiglia a un giardino botanico tradizionale, ricorda molto più un paesaggio tropicale autentico. La temperatura estiva, che oscilla tra i 20 e 30°C, e l’umidità dell’aria, che si attesta attorno all’80%, invitano a togliersi la giacca, dimenticare che ci si trova a Zurigo, e intraprendere una bellissima avventura nel cuore della foresta pluviale del Madagascar. Sui sentieri si diventa

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un po’esploratori all’ascolto dei suoni sordi della fauna, con la speranza di intravedere i suoi abitanti tra liane e alberi, che sono oltre trecento, di cinquanta differenti specie. Camaleonti, rane pomodoro, volpi volanti, uccelli e soprattutto i lemuri; e le tartarughe giganti, che si lasciano osservare beatamente. Ognuno può vivere la foresta Masoala a modo suo, fermandosi ai posti di osservazione, oppure lasciandosi trasportare dalla bellezza del panorama tra la magnifica cascata e la fitta vegetazione. La visita prosegue nel centro d’informazione adiacente, che presenta il paese e le sue problematiche, nonché le minacce che pesano su questo mondo vegetale e animale unico al mondo. “Chi conosce gli animali e la natura li proteggerà”. È il motto dello zoo di Zurigo, che con il passare degli anni ha modificato i suoi obiettivi. Non solo mostrare la natura per quello che ha di più straordinario, ma proteggerla, contribuendo alla conservazione delle varie specie animali e vegetali minacciate nel mondo. Negli ultimi dieci anni, lo zoo si è fisicamente trasformato, sostituendo i recinti tradizionali con ambienti che riproducono gli habitat naturali degli ospiti. Tigri, elefanti, scimmie, coccodrilli, pinguini… Tantissimi sono gli animali da scoprire lungo le stradine asfaltate di questo giardino che vuole condividere con i visitatori le ricchezze della natura e sensibilizzarli sulla sua fragilità e importanza. Lo zoo è accessibile alle persone in sedia a rotelle e alle famiglie con passeggini. Inoltre, sono a disposizione dei visitatori dei carrellini per trasportare senza fatica i bambini di età compresa tra uno e cinque anni. Le diverse aree al coperto permettono una piacevole visita dello zoo anche in caso di cattivo tempo.

È una grande gioia per i bambini essere così vicini a queste grandi scimmie.

La visione degli animali non è ostruita da recinti imponenti. Ci sono solo dei fossati a dividere lo spazio tra l’animale e l’uomo.

COME ARRIVARCI Per chi arriva a Zurigo in treno: alla stazione centrale prendere il tram n° 6, direzione Zoo. Ci vogliono 15 minuti per arrivare al parco. Per chi arriva in auto: una volta arrivati in centro, dalla piazza “Central”, salire verso lo Züriberg passando davanti all’Universitätspital e seguire le indicazioni Zoo, il tragitto dura ca. 10 min. QUANDO ANDARCI Lo zoo di Zurigo è aperto 365 giorni all’anno. Da marzo a ottobre dalle 9:00 alle 18:00 e da novembre a febbraio dalle 9:00 alle 17:00. La foresta pluviale Masoala apre un’ora dopo l’apertura dello zoo. QUANTO COSTA L’ingresso costa Fr. 22.- per gli adulti, Fr. 16.- per giovani tra 16 e 25 anni, Fr. 11.- per bambini tra 6 e 16 anni, Fr. 11.- per invalidi e AI ed è gratuita per i bimbi fino a 6 anni. Per le famiglie (2 adulti e 2 bambini fino a 16 anno) c’è una giornaliera a Fr. 60.-.

I coccodrilli attirano tutta l’attenzione dei bambini.

DA SAPERE Per non spaventare gli animali presenti nello zoo, i cani non possono entrare, ma sono a loro disposizione dei box nei quali possono aspettare i loro padroni. I cani per i non vedenti possono invece accompagnare i loro padroni. Zürichbergstrasse 221 8044 Zurigo www.zoo.ch Nello zoo vivono anche delle tigri minacciate di estinzione.

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SONDAGGIO

Michele Lorenzetti, 35 anni, garagista, Tesserete - “Mi piace parlarne con mia moglie o sfogarmi in palestra”.

Cinzia Dozio, 33 anni, mamma, con Alissa, Coldrerio - “Se sono giù di tono vado a fare shopping”.

Luigi Napolitano, 61 anni, pensionato, Pura - “In quei momenti, salto in sella alla mia moto e vado a farmi un bel giro”.

GIÙ DI TONO? NOI FACCIAMO COSÌ Capita a tutti di essere giù di tono. Un calo di energia e ci ritroviamo malinconici, svogliati, stanchi. E allora che si fa? Come si ricaricano le batterie? Ecco una serie di semplici rimedi personali che, stando a chi li ha sperimentati, funzionano. testo Lorenza Storni - foto Stefano Ember

Raffaella Halef, 30 anni, impiegata, Grancia - “Mangiando una tavoletta di cioccolato vado alla ricerca di una persona che mi farà ridere. Chi? Non ve lo dico!”.

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Tiziano Regazzoni, 43 anni, venditore, Camorino - “Mi isolo per un attimo da tutto ciò che mi circonda e ascolto buona musica. Oppure faccio delle tranquille passeggiate in buona compagnia”.

Simona Gennari, 35 anni, segretaria d’équipe, Gravesano - “Nel mio caso una bella nuotata o una corsa sono i rimedi migliori”.


Sena Pasic, 25 anni, infermiera, Biasca - “Io mi faccio una bella mangiata in compagnia”.

Miky Medaglia, 53 anni, assistente, Claro - “Se ho bisogno di ricaricarmi vado a farmi un bel giro in montagna”.

Nicola Besomi, 43 anni, giardiniere, Vezia - “Se sono giù di tono mi faccio una bella mangiata”.

Erica Mattei, 60 anni, ex-segretaria, Torre - “Quando sono giù di tono mi piace suonare il flauto o ascoltare musica classica, in particolare Bach e Mozart”.

Stefano Sanvito, 20 anni, meccanico, Osogna - “Esco la sera con gli amici e bevo qualche bicchierino”.

Giusy Calò, 24 anni, cameriera, Grancia - “Se posso vado al mare, altrimenti mi faccio un giro sull’altalena”.

Rosaria Belviso, 41 anni, casalinga, Torre - “Io mi metto in cucina a sfornare dolci”.

Paolo Pinto, 21 anni, disegnatore genio civile, Osogna - “Cerco di organizzare uscite differenti dal solito tran-tran”.

Stefano Terranova, 28 anni, pittoredecoratore, Paradiso - “Ascolto musica ad alto volume, del tipo aggressivo. Se ho una compagna che mi ama, in quel momento il rapporto si fonda sul dare per avere”.

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REPORTAGE

IL PETTEGOLEZZO: CI UNISCE O CI DIVIDE? Dalle chiacchiere di portineria ai “talk show” televisivi, dai gossip salottieri alle indiscrezioni politiche, il pettegolezzo accompagna, in tanti modi, la nostra quotidianità: privata e pubblica. Nessuno ne è immune. Siamo tutti, in pari tempo, pettegoli e spettegolati. Oggi, ampliato ed esasperato dal megafono dei massmedia, il fenomeno conferma un bisogno di sempre: parlare di sé, parlare e sparlare degli altri, insomma comunicare.

testo Luciana Bassi-Caglio - illustrazioni Ivan Artucovich

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on gode buona reputazione il pettegolezzo. Basta sfogliare i dizionari per rendersi conto quanto la parola suoni negativa. “Spifferata indiscreta di notizia che riguarda altra persona”, “chiacchiera inopportuna o indiscreta o malevola”, “discorso indiscreto e maligno sui fatti altrui”, “chiacchiera fatta oziosamente, non senza malignità, rigirata intorno a un fatto altrui”: sono queste le definizioni ufficiali che, appunto, sottolineano l’aspetto di un comportamento nocivo e condannabile. Dal quale si prendono le dovute distanze. Chi osa, infatti, confessarsi pettegolo? Chi ammette di prestare orecchio ai pettegolezzi? Chi non cerca di nascondere la propria curiosità per le voci che corrono sul conto del prossimo? Con ciò continuiamo, tutti quanti, a vivere in compagnia del pettegolezzo, di cui siamo, di volta in volta, protagonisti e vittime: pettegoli e spettegolati. Un fenomeno vecchio come il mondo che accomuna ogni ceto e ogni età e che, naturalmente, ha subito gli influssi dei tempi. Dalle chiacchiere delle donne al lavatoio, limitati alle piccole realtà di paese, si è passati ai gossip giornalistici e televisivi di dimensioni mondiali. Dalle indiscrezioni sul vicino di casa si è passati alle rivelazioni sul conto dei politici e dei divi. Certo, sono cambiati i luoghi tipici e i mezzi di diffusione del pettegolezzo, ma la sua essenza rimane immutata. Attraverso le chiacchiere spontanee, la quotidianità si contrappone all’ufficialità, la gente comune dice la sua alimentando una forma di comunicazione elementare. Il pettegolezzo, insomma, rivela la funzione di collante sociale insostituibile. Proprio sotto questa nuova luce lo propone un saggio, “Rumor e pettegolezzi” (Franco Angeli editore), in cui il sociologo Marino Livolsi e il semiologo Ugo Volli hanno esplorato questo variegato universo di notizie in libertà. E l’hanno fatto con impegno scientifico, ma al di fuori dei

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pregiudizi e dei moralismi. Tanto che, alla fine, il famigerato pettegolezzo viene assolto. UN VIZIO FEMMINILE? Più estroverse e più vicine ai fatti minuscoli della vita quotidiana, le donne si sono conquistate la f am a di pettegole per definizione. La parola, come spiega il linguista Ottavio Lurati, nasce al femminile e lo si ritrova nei testi a partire dalla metà del 1500. La pettegola era quella che portava, di casa in casa, le “pettole”, cioè i guai, le notizie sussurrate relative a disgrazie e scandaletti. Anche in francese, i “commerages”, le chiacchiere banali, erano attribuite alle comari. Altro sinonimo di linguacciuta doveva diventare la lavandaia che, alla fontana del villaggio, scambiava pettegolezzi con le sue compagne. Ma, intanto, che cosa facevano gli uomini del paese, riuniti in piazza, all’osteria o al grotto? Anche loro parlavano del più e del meno, passando in rassegna le ultime novità spicciole del paese. Proprio l’osteria, sostituita poi dal bar, ha rappresentato il luogo deputato alle chiacchiere, oggi non più riservato ai soli uomini. La discriminazione sessuale è caduta, anche in quest’ambito. E il pettegolezzo ha cessato di essere un vizio femminile. Lo ammette apertamente Mico Stephani, odontecnico luganese, che, con un gruppo di amici di vecchia data, si ritrova, ogni giorno all’ora del caffè dopo il pranzo, in un bar della piazza: “Siamo tutti uomini, uniti dalla passione per lo sport e dal culto del dialetto, che bisogna tener vivo perché esprime meglio la realtà locale. Si parla di tutto e, naturalmente, si toccano anche gli argomenti un po’ indiscreti del sentito dire: amori, divorzi, scandali finanziari, retroscena politici. Insomma, chiamando le cose con il loro nome, faccia-

«Attraverso le chiacchiere la quotidianità si contrappone all’ufficialità»

mo pettegolezzi”. Benevoli o malevoli? “Qui sta il pericolo”, osserva Stephani. “Con l’età, si accentua la tendenza a diventare acidi. E allora la conversazione amabile e divertente rischia d’incattivirsi. Però, prevale, fra di noi, il tono scherzoso. Del resto, ci siamo definiti ‘l’università di stüpidat’, insomma non ci prendiamo troppo sul serio”. Ma non è una questione d’età. Anche fra i giovani si può passare dal pettegolezzo leggero alla maldicenza pesante. È severo il giudizio di Natalie Luisoni, appena laureata presso la facoltà di scienze della comunicazione all’USI: “Per me le chiacchiere hanno un connotato soprattutto negativo. Sono dominate dalla malizia e persino dalla cattiveria. Mi sfugge l’aspetto positivo di fattore socializzante”. Sono, però, proprio i giovani ad animare momenti d’incontro, come l’“happy hour”, l’aperitivo allargato a cena in piedi, dove il pettegolezzo, per dirla con Ugo Volli, “si presenta come fine comunicativo a sé, o più semplicemente come un piacere”. Un piacere, così spiega, che deriva dal fatto “che ne siamo tutti un po’ coinvolti”: chi racconta trova la complicità di chi ascolta. A OGNI LUOGO LA SUA CHIACCHIERA Sui banconi dei bar, capita spesso di vedere la statuetta delle tre scimmiette: una si tappa la bocca, l’altra gli occhi, l’altra le orecchie. Rappresenta una sorta di simbolo della discrezione professionale del gestore di un luogo, destinato per definizione al pettegolezzo. Ma, in realtà, non è l’unico. Le chiacchiere in libertà hanno ormai conquistato spazi sempre più estesi: uffici pubblici e privati, palestre, spiagge, supermercati, seggi elettorali, corridoi di palazzo. Luoghi diversi che alimentano discorsi diversi. Al bar, il classico bar degli sportivi, si discute naturalmente di calcio e di hockey, con allusioni ai possibili retroscena da spogliatoio, nei negozi, spingendo il carrello della spesa, prevalgono i temi di tipo domestico-familiare, con relativi cenni a

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REPORTAGE

«Certe voci, vere o false, possono cambiare il corso della storia» mariti infedeli e figli sbandati. Negli uffici, si mormora a proposito di favoritismi, di invidie, di arrivismo. Dagli ambienti politici ed economici, come dire dalle alte sfere, giungono, attraverso i canali delle cosiddette talpe, indiscrezioni che concernono sia l’esercizio delle funzioni sia la vita privata degli eletti dal popolo. Sta di fatto che, vere o presunte o false che siano, queste voci fanno notizia e sono addirittura in grado di cambiare il corso della storia. Come non citare il caso di Clinton, la più illustre vittima di un’indiscrezione piccante. Il gossip, insomma, svolge, nei confronti dei politici, una funzione di controllo e, in pari tempo, di propaganda. In altre parole, governanti, presidenti di partito, candidati a una carica pubblica lo temono ma se ne servono. Se il pettegolezzo può rivelare verità scomode, d’altra parte, contribuisce a presentare il personaggio in una luce familiare, con i vizi e le virtù di tutti. Abbreviando, insomma, le distanze fra il potere e i cittadini. E, qui, interviene il ruolo ormai insostituibile dei massmedia, soprattutto della televisione. DAL REALE AL VIRTUALE Si chiacchiera a tu per tu, stabilendo un legame personale di reciprocità. Uno racconta, l’altro ascolta e di bocca in bocca la notizia, tanto più se curiosa e sapida, diventa un rumore pubblico, magari una leggenda metropolitana. Ma da questo rapporto, realmente vissuto, si sta passando sempre più a un rapporto indiretto e virtuale. La televisione, infatti, ha sfruttato abilmente il nostro bisogno di chiacchiere, attraverso i talk show, dove i personaggi in vista si raccontano. E non solo. Attraverso i “reality show” la telecamera penetra nell’intimità di divi, o di candidati al divismo, rilevandone i comportamenti e le conversazioni quotidiani. Si tratta,

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VIA DUGANA Una gustosa osservazione di Ottavio Lurati. Per designare la strada, dove vigilano molte pettegole, che controllano ogni passo e movimento dei compaesani, parecchi villaggi della Svizzera italiana la chiamano: Via Dugana. Passanti vi pagano un dazio sociale.

RITRATTO DEL PETTEGOLO DOC Chi è il vero pettegolo? Ci ha provato a definirlo lo psicologo Ivan Sartori, attraverso un’esperienza compiuta dal vivo, in un quartiere di Lecco, registrando una quarantina di interviste con i protagonisti del “cicaleccio” locale. Ne ha ricavato un ritratto multiforme, pubblicato nel volume “Rumor e pettegolezzi”. Il pettegolo doc è: • “portatore sano di notizie”, quando sa divertire, incuriosire, senza ferire la dignità altrui; • ”gazzettino padano”, quando è il primo ad avere nuove informazioni su eventi locali; • ”lavandaia”, quando ricorda una figura antica, che accompagnava il lavoro quotidiano, con una prodiga attività della parola; • ”emittente privata radioserva”, al servizio dell’informazione, ben filtrata dalla supposizione, mai stanca di trasmettere, senza preoccuparsi dell’interlocutore; • ”parolaio”, rievoca l’attività della parola, come arte del dire frenetico, come bisogno di espressione orale; • ”quello che sbaletta”, colui che racconta cose non vere, “balette”, ma in modo giocoso; • “portinaio”, figura moderna sostitutiva della lavandaia, mette la parola, poco controllata, al servizio del suo occhio curioso e attento; • “untore”, quello che “dove punge, punge”, il più pericoloso, che condensa gli aspetti negativi dello sparlare, inventare, falsificare.

evidentemente di un pettegolezzo unilaterale: il pubblico vi partecipa soltanto da spettatore e da ascoltatore. Ma il pettegolezzo elettronico può diventare anche interattivo. Grazie a internet, si comunica con un interlocutore lontano e sconosciuto. È il “chat”, che unisce virtualmente persone accomunate dal desiderio di parlare a ruota libera. E, sempre su internet, si può accedere ai siti specializzati in gossip. Taluni ne hanno fatto, con successo, un mestiere. Insomma, dal pettegolo da bar al pettegolo pro-


fessionista. Un campione del genere: Roberto d’Agostino, che conduce il www.dagospia, da dove partono le più piccanti novità sui vip. CHIACCHIERARE, UN GIOCO CREATIVO Ascoltando, da bambino, le chiacchiere di sua madre con le amiche, Arnaldo Alberti ha maturato l’interesse per la lettura e, poi, a sua volta per la scrittura. “Sono certo, confessa, che quei discorsi erano puro pettegolezzo. Ma, qui, serve una distinzione: il pettegolezzo non ha niente in comune con la maldicenza e la calunnia. Per spiegarmi meglio, ricorro ai colori: il pettegolezzo è rosa, la calunnia va dal grigio al nero”. In quei discorsi femminili intorno ai fatti quotidiani erano racchiuse storie che dovevano sollecitare, nel giovane ascoltatore, una curiosità per le vicende umane, in senso allargato. E precisa: “Attraverso il pettegolezzo ritrovi te stesso e la tua coscienza, un gioco di specchi per riconoscerti e riconoscere l’altro”. Fu, per Alberti, una sorta di tappa d’avvicinamento alle grandi pagine della letteratura: “Come non pensare a Proust? La sua opera monumentale è nient’altro che un pettegolezzo continuo, portato agli estremi etici ed estetici”. Come dire che il pettegolezzo può portare lontano: sempre che si sappia prenderlo per il giusto verso, e appropriarsene appunto come materiale di conoscenza umana e come stimolo creativo. Ascoltare storie per inventare storie: è il segreto che ha alimentato la vena dei grandi narratori di ogni epoca. Dal Boccaccio a Piero Chiara, gran frequentatore dei bar di Luino, apriva le orecchie e prendeva appunti. Così nascevano i suoi romanzi.

«Le lavandaie alla fontana e gli uomini all’osteria e al grotto»

COME GESTIRE IL PETTEGOLEZZO? Ci sono categorie professionali costrette a convivere con le chiacchiere dei clienti: da assecondare, perché creano vivacità, ma anche da tenere sotto controllo, per evitare eccessi litigiosi. È il compito delicato che spetta, in particolare, ai baristi, ai parrucchieri, ai responsabili di centri fitness, luoghi dove la gente rimane a lungo e si lascia andare a confidenze su di sé e sul prossimo. Un tempo, prima dell’era degli acquisti fai da te, succedeva anche nelle boutique di moda. Se ne ricorda Elio Bollag che, per tanti anni, ha gestito un negozio di moda nel centro di Lugano. “Le donne provavano e riprovavano gli abiti nelle cabine, chiedevano consigli: era un’operazione lunga, accompagnata da tante chiacchiere, spesso indiscrete. Io ero come un banchiere di informazioni sulla vita cittadina: che ho imparato ad amministrare con il dovuto riserbo. E, non da ultimo con il rigore, che mi deriva dalla religione ebraica che condanna il pettegolezzo, parente prossimo della maldicenza. La donna ciarliera si chiama, in ebraico, “klaffe”, un termine dispregiativo, perché le dicerie provocano danni. Ma un modo per scongiurare il pericolo è interpretare l’indiscrezione malevola in chiave comica, riderci sopra. È stata la mia strategia nei confronti dei pettegolezzi, poi adottata anche in politica”. UN DISCORSO DIFFUSO MA NEGATO La parola pettegolezzo rimane un tabù. Per sdoganarla si ricorre al termine inglese, gossip, adottata dai rotocalchi specializzati in materia. Ma che pochi confessano di leggere. “Li sfoglio dal parrucchiere” si sente dire, giustificando una curiosità per le frivolezze di cui ci si vergogna. Anche se, ormai, il gossip ha conquistato le pagine dei grandi quotidiani italiani e, da noi, è la materia prima dei settimanali della domenica. Una realtà, però, rifiutata. “Noi non pubblichiamo indiscrezioni pettegole ma rivelazioni utili per moralizzare il paese” dichiarava il redattore di uno di questi periodici. Insomma, in quest’ambito prevale l’ipocrisia. Il pettegolezzo è un discorso diffuso ma negato. Mentre, come dice Ottavio Lurati, rappresenta “davvero un impellente bisogno dell’uomo, un genere di comunicazione che si assoda in tutte le culture note, in tutti i continenti”. Le chiacchiere confermano la voglia di stare insieme, d’incontrarsi e di scontrarsi. L’alternativa sarebbe il grigiore dell’indifferenza e della solitudine.

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COLLEZIONE PER PASSIONE

UNA VITA DIETRO LA CINEPRESA Impossibile poter parlare della collezione di Enzo Regusci senza parlare di Enzo. E parlare di Enzo senza la sua collezione... essa rappresenta la sintesi tecnica e materiale della sua pi첫 grande passione, fare televisione. testo Benedetto Galli - foto Ti-Press

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ENZO, SEI STATO IL PRIMO CAMERAMAN DELLA TELEVISIONE DELLA SVIZZERA ITALIANA, MA LA TUA PASSIONE NASCE ANCORA PRIMA... “Ero ancora un ragazzo, erano gli anni ’30, e proprio sfogliando Illustrazione Ticinese rimasi affascinato dalle fotografie che pubblicava. Allora era l’unica rivista in Ticino che stampasse con immagini, così ho iniziato a interessarmi di fotografia. Ho avuto un grande maestro, Vincenzo Vicari, con lui ho iniziato il mio apprendistato”. DALLA MACCHINA FOTOGRAFICA ALLA CINEPRESA, IL PASSO FU BREVE? “Ero affascinato dal cinema e mi sono presto lanciato come operatore, raggiungendo nel 1954 Zurigo, da dove iniziavano le prime trasmissioni televisive. Lì fra l’altro feci conoscenza con Franco Marazzi, che divenne in seguito il primo Direttore Regionale della TSI”. PROPRIO A QUEGLI ANNI RISALE LA TELECAMERA RITRATTA NELL’IMMAGINE (in basso al centro). “Si tratta di una delle prime telecamere da studio televisivo, stavano per buttarla... ecco, la mia collezione nasce proprio dal fatto che faccio fatica a separarmi dalle cose che ho usato. Di me si potrebbe dire che sono un collezionista compulsivo, in fondo perché buttare via tutto? Sono parte del mio cammino professionale. Ad ogni oggetto è legata un’emozione vissuta al momento in cui l’ho utilizzato, e questo ne aggiunge anche un valore sentimentale”. FRA TUTTO IL MATERIALE CHE CONSERVI, COSA CONSIDERI PIÙ PREZIOSO? “Indubbiamente l’archivio dei nastri e delle pellicole. In esso

sono raccolti una buona consistenza del mio lavoro, del mio vissuto... fui il primo operatore svizzero che giunse in Ungheria nel 1956 all’indomani della rivoluzione. Fra questi nastri anche l’ultima apparazione in TV di Mina, che ho realizzato alla Polivideo nel 1972, i nastri delle trasmissioni di TeleMontecarlo con Indro Montanelli, Gianni Brera, Wilma de Angelis e tanti altri”. QUALE, FRA TUTTI I NUMEROSI PEZZI CHE CUSTODISCI, CONSIDERI SIA STATO IL TUO CAVALLO DI BATTAGLIA? “Senza dubbio la Arriflex 16 mm (foto in basso a sinistra). L’amico Marco Blaser l’aveva soprannominata la Gelsomina e quando dovevamo partire per un servizio mi diceva “Enzo, tö sü la Gelsomina” e capivo immediatamente a cosa si riferiva! Splendido apparecchio, purtroppo aveva il difetto di essere un po’ troppo rumorosa per le interviste a causa del motore di trascinamento del film, tanto che era necessario stare un po’ lontani dal soggetto altrimenti il microfono dell’intervistatore avrebbe registrato solo il fragoroso scorrere della pellicola... cosa che è successa veramente quando mi trovai a filmare un’intervista a Carl Gustav Jung. Forse per riverenza verso la caratura del personaggio, il giornalista che mi aveva accompagnato aveva scelto il microfono più moderno allora a disposizione, ma anche il più sensibile, col risultato, ahimè, che il suo nastro registrò di più il VRRRRR della mia Arri che la voce di uno dei più grandi maestri della psicoanalisi”. PROGETTI PER IL FUTURO? “Mi piacerebbe poter riunire in un Museo tutti i vari pezzi della collezione, attualmente dispersi in vari piccoli magazzini. Rimpiango di non aver potuto tenere molto più materiale di quanto non abbia ora, ma certe attrezzature sono davvero piuttosto ingombranti e negli anni passati ho a malincuore dovuto separarmene!”.

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SALUTE

COME SBARAZZARSI

DELL’ACNE

Solitamente benigna, ma comunque inestetica, l’acne è la più frequente delle patologie cutanee. Ne sono colpiti circa l’80% degli adolescenti, in media a partire dai 12 anni per le ragazze e dai 13 per i maschi. La causa è l’aumentata produzione di ormoni maschili tipica della pubertà, che stimola la secrezione sebacea. L’acne interessa anche il 30% degli adulti, in particolare donne nella fascia di età dai 25 ai 40 anni. testo Rita Ducret-Costa, farmacista

L’iperproduzione di sebo da parte delle ghiandole sebacee dei follicoli piliferi, alla radice dei peli, rende la pelle grassa e lucida. Quando il sebo in eccesso è associato a cheratinizzazione*, i pori si ostruiscono, con conseguente formazione di comedoni o punti neri in corrispondenza dell’occlusione dei piccoli canali che drenano il sebo all’esterno. In caso di infezione batterica cutanea queste impurità s’infiammano e si trasformano in foruncoli. In genere le zone più colpite sono il viso, le spalle, la schiena e talvolta il petto. L’IGIENE DI VITA Si consiglia in primo luogo una buona igiene di vita (pratica di un’attività sportiva, controllo dello stress, sonno a sufficienza,

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ecc.). Sebbene il rapporto tra acne e alimentazione sia controverso, gli specialisti della nutrizione riconoscono un’influenza benefica ai grassi polinsaturi (oli di girasole, cartamo, soia ecc., pesce), nonché alla frutta e alla verdura. Un consumo eccessivo di grassi “cattivi” (burro, carni e formaggi grassi, patatine fritte) e di alimenti raffinati e zuccherati può invece produrre l’effetto contrario. La regola aurea è vivere e nutrirsi nel modo più sano possibile, senza però farne un’ossessione, che rischierebbe di generare ulteriore stress in soggetti il cui morale è spesso già messo a dura prova dall’aspetto inestetico della malattia stessa. Attenzione anche ai falsi amici della pelle: i bagni di sole, che provocano un miglioramento transitorio, seguito da un peggioramento, e i


prodotti da trucco troppo coprenti, che mascherano le imperfezioni, ma ostruiscono i pori. Un’altra misura molto importante consiste nel non schiacciare i foruncoli, per non peggiorare l’infiammazione, diffondere l’infezione e favorire le lesioni.

HOTLINE PER LA VOSTRA SALUTE (tariffa normale) Nell’impossibilità di soddisfare per iscritto le vostre numerose richieste, la signora Rita Ducret-Costa, farmacista, nutrizionista, omeopata, risponde telefonicamente alle vostre domande il giorno sotto indicato dalle 09.00 RITA DUCRET-COSTA alle 12.00 al numero 026 401 24 12. Prossimo appuntamento: martedì 13 marzo 2007

CON IL SOSTEGNO DI:

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SPORT

DISTENDERSI

PER STENDERSI A partire da questa edizione, presenteremo alcune discipline sportive con l'intento, da un lato, di allargare il campo visivo su ogni singolo sport, e dall'altro di mettere a disposizione dei lettori alcune informazioni che si spera possano rivelarsi utili per chi volesse intraprendere la disciplina o già la stia praticando… testo Marco Ortelli - foto Rémy Steinegger

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Serena Ciresa (già vice campionessa svizzera juniores), Marco Frigerio (monitore e professore di judo della Federazione svizzera, V° dan dallo scorso mese di novembre) e Luigi Nonella (responsabile dello sport scolastico del Cantone Ticino e che ci accompagnerà per tutto l'anno attraverso le diverse discipline) hanno così incrociato le loro visioni per presentarci l'affascinante mondo del judo…

LO SGUARDO DI SERENA CIRESA SUL JUDO “È uno sport che mi permette di sfogarmi nel mio tempo libero dopo la scuola. Fortunatamente mi ha trasmesso anche dei principi importanti, come il rispetto verso gli altri e l’educazione. Per me è quindi importante sia dal punto vista pratico, sia per l’educazione”. SULLA SUA SCELTA “Forse perché da bambina ero piuttosto un… maschiaccio. A parte gli scherzi, penso che a portarmi in palestra sia stato l’esempio di mio fratello, di tre anni più grande, che aveva iniziato a praticarlo. Inizialmente era veramente tutto un gioco, arrivando qui trovavo i miei amici, coi quali ci rotolavamo sulla materassina. In seguito ho acquisito le prime tecniche, mentre attorno ai dieci anni ho iniziato a fare le prime gare educative, finché è giunto il momento dell’agonismo al di là del Gottardo”.

Nome: Serena Cognome: Ciresa Data di nascita: 17 novembre 1988 Professione: studentessa liceale Hobby: musica, uscire con gli amici Club di appartenenza: DO YU KAI Chiasso Grado: Cintura nera 1° Dan Tempo dedicato alla pratica sportiva: tre allenamenti setti-

manali, ginnastica e corsa nei giorni rimanenti Miglior risultato: 3° posto Campionati svizzeri (CH) 2004, 2° posto CH 2005, 9° posto alle Finali dei Campionati italiani 2006 Il prossimo obiettivo: “Migliorarmi sempre”.

Nome: Marco Cognome: Frigerio Data di nascita: 6 agosto 1964 Professione: avvocato e notaio Hobby: lettura, cinema Club di appartenenza: DO YU KAI Chiasso Grado: Cintura nera 5° Dan Tempo dedicato alla pratica sportiva: quattro allenamenti a settimana (due come insegnante e due come allievo),

Miglior risultato: 2° posto ai Campionati svizzeri 1982 e ’83, 3° posto CH 1987 e ’88, 1° con la squadra del DYK Chiasso alla Coppa Svizzera 1984 Il prossimo obiettivo: “Vedere crescere il gruppo dei giovani judoisti attualmente presente presso il DYK Chiasso. Al di là dei risultati, l’importante è che continuino per il piacere di praticare judo”.

SUL COMBATTIMENTO “Per me è uno stimolo. Quando entro nell’area di combattimento e tutti mi guardano, non penso che all’avversario. Se so che è particolarmente forte in una determinata tecnica, allora cerco di stare attenta per essere pronta ad applicare la difesa opportuna. Se magari è la prima volta che lo incontro, allora aspetto un attimo per vedere come si muove, e poi cerco di imporre il mio judo, il mio ritmo, e muoverlo nella direzione più opportuna per eseguire la mia tecnica. In ogni caso cerco di mettere in pratica tutto quello che ho imparato e esercitato durante gli allenamenti. Ogni situazione è però diversa, e così, in ogni momento devo cercare di poter applicare quello che ho studiato”. SUL CONTROLLO DELLE REAZIONI “Naturalmente, al termine di un combattimento vinto provo gioia, perché vuol dire che sono riuscita ad impormi, ed è sempre una bella soddisfazione. La reazione dopo una sconfitta dipende dalla sconfitta stessa, se ho perso per un mio errore, allora per un attimo provo delusione e rabbia, in ogni caso, però, la sconfitta mi stimola a cercare di migliorarmi già a partire dall’allenamento successivo. Durante un combattimento, rimango di stucco se subisco una mossa decisiva, invece, se il risultato può ancora cambiare, allora bisogna sicuramente reagire e metterci un po’ più di grinta e di aggressività”. SUL JUDO IN RELAZIONE ALLA VITA QUOTIDIANA “Pensando al contesto scolastico, mi aiuta ad organizzarmi, a impiegare in modo costruttivo il mio tempo. È un incentivo”.

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SPORT

SULL’ATTUALE SUA ESPERIENZA “Uno sport sano, che mi fa bene, in un ambiente che mi ha procurato molte amicizie. Un’esperienza felice”.

IL PUNTO DI VISTA DI MARCO FRIGERIO SULL’IMPORTANZA DEL JUDO PER GIOVANI E ADULTI “Per i ragazzi, oltre a trasmettere dei valori di riferimento utili anche nella vita, il judo aiuta a crescere superando i propri limiti fisici e caratteriali. Si tratta anche di uno sport completo, nel senso che muove tutti i muscoli del corpo, permettendo uno sviluppo armonioso. Per gli adulti, principianti, il judo può essere l’occasione per provare un’esperienza nuova e per apprendere i rudimenti della difesa personale, oggi più che mai utile”. SU FORMA E CONTENUTI DELL’INSEGNAMENTO DELLA DISCIPLINA “L’apprendimento avviene in modo graduale. Dapprima si inizia col gioco, per poi inserire progressivamente qualche forma agonistica e sportiva più seria, fino ad arrivare, dopo i quindici anni, alla competizione vera e propria. Quest’ultima è bene che venga praticata dopo i quindici anni, affinché i ragazzi non si GRADI E CINTURE I gradi sono attribuiti ad un praticante e permettono di valutare il suo livello tecnico, la sua efficacia in combattimento, il suo grado di anzianità e le sue qualità morali, ciò che corrisponde al rispetto scrupoloso del codice morale così come un’applicazione sufficiente nella pratica. Senza il minimo di rispetto delle regole esatte, nessun judoka può pretendere di ricevere un grado.

Sede Budo Club Vedeggio-Manno Centro Arti Marziali Judo DO YU KAI Chiasso Club Difesa Personale S. Antonino Dragon’s Club Bedano JJJ Club Porza-Comano Judo Budo Club Bellinzona Judo Budo Club Lugano Judo Club Cadro Judo Club Ceresio Judo Do Yu Kai Paradiso Judo Kwai Biasca Judo Kwai Muralto Judo Waza Capriasca Palestra A. + M. Lazzarin Locarno Scuola di Judo e Fitness Club 7+ Roveredo GR Shung Do Kwan Bellinzona

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brucino. Essi infatti devono essere formati, disporre di una base tecnica adeguata, avere la volontà propria di combattere, non devono farlo unicamente perché il maestro trascina”. SULLA FIGURA DEL MAESTRO “Il Maestro deve conoscere bene la materia, sapere praticare quello che insegna ed avere una personalità tale da affascinare gli allievi. Deve essere d’esempio anche al di fuori della materassina”.

LA VISIONE PANORAMICA DI LUIGI NONELLA SULLA PREDISPOSIZIONE O MENO ALLA PRATICA DI UNA DISCIPLINA SPORTIVA “Tutti i giovani di questo mondo sono allenabili, basta metterli nelle condizioni buone per farlo, grazie al ritrovamento del giusto equilibrio tra impegni scolastici, sociali e sportivi. Nello stesso tempo, ci sono delle predisposizioni particolari, c’è il giovane talento che è più indicato portare verso uno sport di resistenza e quello che predilige gli sport di squadra, caratterizzati da riflessi e velocità. Non dimentichiamo, poi, che i ragazzi scelgono anche solo per aggregazione, se l’amico inizia un’attività, allora la vogliono Responsabile dello sport scolastico del Cantone Ticino, con un’attività dedita al coordinamento dei campionati scolastici, a tutti i livelli, dalla scuola elementare fino alla media superiore, insegnante di ginnastica presso le scuole medie, preparatore atletico e consulente. Luigi Nonella incarna la passione dell’attività sportiva praticata con consapevolezza. Ci accompagnerà nel corso dell’anno 2007, aiutandoci, con la sua esperienza a 360º a penetrare nell’affascinante mondo dello sport competitivo e amatoriale…

DOVE INCONTRARE IL JUDO IN TICINO Telefono 091 605 51 39 091 682 83 76 091 858 33 85 091 945 35 83 091 940 20 60 091 825 67 86 091 971 28 01 091 943 43 42 091 606 29 51 091 994 60 95 091 862 30 78 091 743 90 30 091 943 37 57 091 760 02 42 091 857 65 56 091 825 50 13

Sito www.dykchiasso.ch www.cdp-santonino.com www.dragonsclub.ch www.jjkclub.ch www.jbcbellinzona.org www.jbclugano.ch

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http://web.ticino.com/judo_sdk_bellinzona


cominciare anche loro, anche se non hanno un interesse particolare per quella disciplina. C’è poi chi inizia a praticare uno sport per scoprirsi talentuoso in un altro. Uno degli esempi più eclatanti in Ticino è quello di Marco Rapp, strappato quasi con forza al calcio per portarlo all’atletica, quando mi disse il tempo che aveva realizzato sui 400 m in occasione dei suoi esami per ottenere il diploma di insegnante. Ho impiegato quasi tre anni a convincerlo, poi è arrivato addirittura alle Olimpiadi di Seoul nel 1988. In merito alle arti marziali, come caratteristica particolare in un ragazzo intravedo l’equilibrio fra i vari fattori di condizione fisica e capacità coordinative, perché il judo richiede resistenza, forza, reattività... e, non da ultimo, forza mentale”. SULLA COMPONENTE MENTALE “È decisiva in tutti gli ambiti, famigliari, sociali, scolastici, sportivi e professionali. L’equilibrio mentale spesso fa la differenza. Dico sempre che non ci sono cibi o bevande magiche, se mai, magico è il nostro pensiero. Grazie alla scelta dei pensieri giusti posso cambiare il mio risultato scolastico, professionale e sportivo. Tuttavia si parla molto di mentale, ma troppo pochi sono gli allenatori che sanno proporre gli esercizi giusti per potenziarlo. Si lascia un po’ troppo spazio all’improvvisazione. È necessario quindi un maggior rigore per non continuare a sentire gli atleti rilasciare dichiarazioni del tipo “abbiamo avuto un calo mentale”. Sì, e allora cosa facciamo perché questo non accada?”. SULLA COMPONENTE FISICA “Nel corso della mia esperienza professionale ho avuto l’opportunità di incontrare diversi judoka, scambiare con loro opinioni, ricevere da parte loro richieste di suggerimenti su come migliorare la loro condizione fisica, soprattutto la resistenza. Se

ho delle perplessità nei confronti delle arti marziali, queste riguardano solo la preparazione fisica, ho l’impressione che si utilizzino metodi che non so fino a che punto siano aggiornati. Il pericolo è quello di concentrarsi sulla condizione specifica a scapito di quella generale che, per definizione, la comprende. È essenziale un irrobustimento generale del soggetto, per potenziare in seguito le qualità specifiche, come sostengono gli specialisti del Centro di medicina e chirurgia dello sport di Locarno. Ho l’impressione che puntando troppo sulla condizione specifica si corra il rischio di ferirsi con maggiore facilità”. SULL’ESTENSIONE DELLA PRATICA DEL JUDO “Penso che questo giocare a mettersi le mani addosso col giusto rispetto sia da favorire, anche solo per alcune stagioni, senza pensare di arrivare alla cintura nera. Se guardiamo giocare i ragazzi, la maggior parte di essi ha la tendenza a mettersi le mani addosso, e se noi li educhiamo a farlo nel modo giusto e con l’adeguato autocontrollo, allora, chissà, questo potrebbe anche contribuire a far sbollire il fenomeno del bullismo, di cui oggi molto si parla. Credo infatti che la difesa personale sia molto importante, ancora più di una volta, non fosse altro che per acquisire una maggiore sicurezza nei propri mezzi (autostima). Si sa da statistiche che molti tra coloro che vengono aggrediti lo sono proprio perché l’aggressore capta nell’altro una condotta non disinvolta e sicura come può esserla quella di uno sportivo. Ben vengano, allora, quei docenti che propongono i giochi di arte marziale in palestra durante la lezione di educazione fisica. In fondo, bastano alcuni tappetini e idee chiare sugli scopi da perseguire”. Si ringrazia il Centro Arti Marziali Judo Do Yu Kai Chiasso (www.dykchiasso.ch) per la collaborazione nella realizzazione di questo servizio.

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ESCURSIONI

LUOGHI IMPROBABILI Sci-escursionismo: Casasco (Val d’Intelvi, Italia) - Monte Generoso testo e foto Giosanna Crivelli

T

he dark side of the moon, quel lato oscuro e nascosto della luna raccontato in musica dai Pink Floyd negli anni settanta, è nel mio immaginario. Come idea, come concetto. Come altrove. L’oltre a cui porta il desiderio. Il versante est del Monte Generoso è oltre al mio sguardo. La mia visione abituale è quella del versante ovest, ripido, impervio, roccioso. Il retro della montagna in versione invernale lo posso solo immaginare. È il sud del sud delle Alpi, l’ultima appendice della catena prealpina. Ed è improbabile trovare molta neve, e fino in basso. Ma può capitare. E allora bisogna approfittarne subito, e seguire quel desiderio che promette qualcosa di speciale proprio perché occasione rara. La situazione si presenta, l’appuntamento è con l’amico Pietro, che in Val d’Intelvi è di casa. Un viaggio all’alba, all’uscita dalla oscura Val Mara il paesaggio si allarga,

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per annullarsi di nuovo nella nebbia. Una giornata umida, grigia. Nella monotonia la percezione si amplia, le sfumature diventano più intense. Lo spazio è ristretto e ampio allo stesso tempo, la poca visibilità tende all’infinito. Una giornata che si addice a un’indole malinconica, una malinconia che è intimità e introspezione. I passi dal suono attutito scandiscono il ritmo della salita, gli ambienti mutano impercettibilmente, come scene teatrali in cui cambia la coreografia. L’escursione è così suddivisa in vari atti, ognuno con atmosfera unica. Radure, alberi, cespugli sparsi. Tracce di sentiero tra filari di alberi. Cascine. Spazi ampi. Faggeta. E poi la fitta pineta con alberi carichi di neve e nessuna traccia. Siamo soli. So di essere in quel bosco che da casa vedo come un triangolo scuro, e che il primo giorno dopo una nevicata sembra un quadro divisionista


in bianco e nero. Avevo sempre desiderato andarci, ed ora ero lì. Arriviamo a Cima Crocetta, siamo in cresta. Per un attimo la nebbia si dirada, quel tanto che basta per farci sentire la montagna, sottili strati di roccia calcarea che sembrano ripetersi in fasce allargate culminanti nel disegno dei crinali boschivi. Un oltre in cui le tonalità di blu si perdono nel grigiore della Pianura Padana. Poi la nebbia ci riavvolge. Ripide salite alternate a brevi tratti pianeggianti ci portano fino alla Cima della Piancaccia. Bianco puro, visibilità nulla, un attimo di delusione per la discesa. Seguo l’ombra di Pietro, che conosce ogni piega della montagna, un attimo di esitazione e poi giù, e il nulla ci prende. Non sono gli occhi a scegliere il percorso, ma il corpo che reagisce alle sottili variazioni di pendenza e alle irregolarità, e sempre di nuovo cerca il baricentro. Più in basso il riapparire della vegetazione riporta al senso di orientamento abituale. Sullo schermo vuoto riappaiono le immagini. Un bosco rado, qualche traccia, il fiume. Poi inizia la risalita verso il Pizzo della Croce. Un imponente faggio solitario sembra un

faro nella nebbia. Più in alto le forme di nuovo si dissolvono. La sciovia in disuso appare spettrale, l’ambiente sembra proprio essere quello del lato nascosto della luna. Solo che la luna dei Pink Floyd è nera, e la nostra luna è invece completamente bianca. In atmosfera surreale scendiamo verso Corte la Bolla, e siamo di nuovo nella realtà.

Cartografia : Lugano 1:25’000, carta escursionistica transfrontaliera Monte Generoso 1:25’000 (visione generale, ma poco precisa) Dislivello : ca. 900 m Tempo : 4 ore Percorso : Casasco - strada per l’Alpe d’Orimento - prima del ponticello a quota 1’057 m si segue il sentiero estivo per l’Alpe d’Orimento, lungo il bordo del bosco - Alpe d’Orimento-Corte Boll-Barco dei Montoni - sopra all’Alpe Gotta diramazione del sentiero a sinistra (poco visibile) - Cima Crocetta - quota 1’426 m - Cima dei Torrioni-Cima della Piancaccia - quota 1’645 m discesa seguendo la dorsale fino al promontorio a 1’455 m - Valle Erba Fredda - breve risalita alle casci ne a quota 1’250 m - discesa al fiume - risalita a Corte Genzago - salita in diagonale verso il Pizzo della Croce - seguendo il tracciato della sciovia - discesa verso Corte la Bolla - su strada si ritorna al punto di partenza.

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09 - Tetto panoramico 10 - Sabina Guastini

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17 17 - Porta occhiali

1 - Materiale per interno 2 - Claudia Ricca

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11 - Marisa Pin 12 - Vivavoce

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18 - Climatizzatore 19 - Diana Marone

3 - Cambio automatico 4 - Sensori di parcheggio

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ACCESSORI: I PREFERITI AL FEMMINILE Nell’evoluzione dell’automobile, un ruolo crescente lo assume anche la componente equipaggiamento. Una scelta personale

che, a dipendenza della marca, si propone con un elenco, tra serie e opzioni, da far perdere la testa. Anche quella delle donne? testo Stefano Pescia - foto Rémy Steinegger

G

li esperti del settore non hanno dubbi. L’automobile dei prossimi anni si presenterà con un valore aggiunto in crescendo per importanza chiamato accessorio. La sua missione è quella di allietare una mobilità che richiede un tempo di trasferimento, da un luogo all’altro, sempre più lungo. La formula “traffico anti-stress” si propone quindi nell’abitacolo. I veicoli non cambiano solo nella loro tecnologia, sicurezza, comodità e nello spazio offerti, ma anche nella ricchezza degli ac-

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cessori messi a disposizione da ogni costruttore. Lo scopo è quello di ottenere una cura dei particolari e un ambiente che vuole ricordare il salotto di casa, per assicurare a conducente e passeggeri dei viaggi più rilassanti e confortevoli. Cancellare l’essere spartano nell’equipaggiamento non ha solo portato dei benefici alle vetture di media e grande cilindrata. Anzi, sono soprattutto le cittadine, più piccole in dimensioni, che si presentano come dei nuovi modelli equipaggiati a puntino. Tanta atten-


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13 - Tiziana Benzoni 14 - Controllo consumo 13 - energia

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20 - Vernice metallizzata 21 - Sofie Ciccharelli

5 - Dolores Rebozzi 6 - Airbag passeggero

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zione per delle automobili che si identificano sempre di più come un’interessante alternativa alle vetture di segmento superiore e che offrono una vita a bordo sempre più curata e comoda. Un altro fatto appurato è quello che, in generale, la scelta di un veicolo in una famiglia è determinata dalla valutazione, nel caso di marca, modello e motore, da parte dell’uomo, mentre per colore, qualità e abbinamenti degli interni l’ultima parola spetta in prevalenza alla donna. La domanda sorge quindi spontanea: ma la scelta dell’accessorio è in relazione al sesso? Per certi aspetti potremmo rispondere affermativamente, anche se nella maggioranza dei casi, è l’uomo che se ne occupa direttamente. In quest’occasione però abbiamo voluto indagare chiedendo a diverse donne di ogni età quali accessori non dovrebbero mancare nella loro automobile. Protezione degli occupanti e funzionalità sono i due gruppi comuni che sono emersi in quasi ogni scelta effettuata dalle signore da noi interpellate. ABS, airbag, cinture di sicurezza sono le prime aspettative. Scelte sagge che rinforzano anche il desiderio di poter guidare una vettura dotata di un cambio automatico, della climatizzazione e, perché no, anche di sensori per il parcheggio. In alcuni casi sarebbero graditi anche i sedili riscaldabili e quelli a regolazione elettrica. Sollecitate alla voce “navigatori satellitari” molte sorridono. Sarebbero comodi, ci dice qualcuno, ma la loro regolazione richiede una certa dimestichezza. Semplicità nella gestione e nella regolazione: ecco le parole magiche che piacciono al sesso femminile (ma non solo a loro!). Il tutto deve essere abbinato ad una funzionalità che favorisce un utilizzo pratico del mezzo di tra-

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15 - Cruscotto/Contagiri 16 - Airbag guidatore

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7 - Maria Rosa Pina 8 - Navigatore

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22 - Donatella Ciccharelli 23 - ABS 24 - Federica Zanotta

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sporto. I sistemi di controllo della stabilità e della trazione, i sensori che controllano la pressione degli pneumatici, la trazione integrale, il sistema di regolazione della velocità o anche gli interni in pelle non figurano tra le priorità. Un vezzo? Lo specchietto illuminato per avere la possibilità di risparmiare qualche minuto il mattino e curare il trucco in viaggio e prima di scendere dall’automobile. Tra le curiosità possiamo indicarvi, per esempio, che la scelta del seggiolino per il trasporto dei bambini è quasi sempre un compito riservato all’uomo e non alla signora, come si potrebbe pensare. Gli accessori che semplificano la vita al volante sono in costante evoluzione per quantità, genere e tecnologia. Con la crescita del numero dei radar distribuiti anche sulla rete stradale ticinese, l’antidoto ideale è certamente rappresentato dai regolatori di velocità. Si passa da quelli tradizionali, ormai disponibili nella maggioranza dei veicoli pure di categoria media, ai sistemi capaci di mantenere la vostra vettura ad una distanza di sicurezza dal veicolo che vi precede, accelerando e frenando automaticamente. Di serie o in opzione, si passa dai fari ad accensione automatica e dai sensori per evitare gli urti, fino alla telecamera che trasmette le immagini su uno schermo, inserendo la retromarcia. Anche se quest’ultimi non sono ancora perfetti, rappresentano un buon investimento se si considerano i costi delle riparazioni dei danni causati alla carrozzeria. E questo è certamente un argomento seguito con particolare attenzione anche dalle signore, che contrariamente a quanto sostiene il sesso forte, nella guida sono spesso più attente e meno soggette a causare degli incidenti.

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arrebbe o è così? In effetti i motociclisti e le motocicliste d’Elvezia, in media percorrono fra i 3’000 e i 5’000 chilometri a stagione, e le “code di fuoco”, durante l’inverno, solitamente vengono messe a riposo. Di più a nord delle Alpi. Questo contribuisce alla longevità del parco veicoli nazionale in modo determinante. C’è dell’altro: buona parte delle moto rimane accasata con il primo proprietario per molto tempo, solo dopo diversi anni di onorata vita di coppia passa al mercato dell’usato e percorre ancora molti chilometri. Affidabilità, poche pretese tecniche e il proverbiale amore per la sua motocicletta da parte del proprietario o della proprietaria, allungano la vita ben oltre la media rispetto a tutte le automobili. Di conseguenza, il parco veicoli aumenta. Rispetto ai Paesi vicini inoltre, la domanda di motociclette di grossa cilindrata, sportive, touring e chopper è sempre molto forte. SCOOTER, BENIAMINI NEGLI AGGLOMERATI URBANI Mirabile il successo che i divertenti scooter hanno raccolto in poco più di tre lustri. Nel 1990 sulle nostre strade circolavano

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Il parco moto in Svizzera cresce di anno in anno, un motivo ci sarà! Le vendite aumentano, è così, ma il vero motivo va ricercato nella “longevità” di cui le moto paiono godere in Svizzera. testo Graziano Guerra

12’370 scooter, alla fine del 2006 erano 239’000! Buon prezzo, minima manutenzione, bassi consumi, sempre pronti a tutto e facili da usare. Ecco spiegato l’arcano. Occorre aggiungere che la messa in moto elettrica e il cambio automatico sono stati i fattori che più hanno contribuito alla diffusione di questi simpatici e spesso allegramente colorati veicoli. Oggi sono disponibili a due e a tre ruote, nelle cilindrate 50, 125, 250, 500, 650 cc, è in arrivo anche un mastodontico 800 cc. ANNATA RECORD Secondo i dati dell’Ufficio Specialistico Svizzero per le Due Ruote (SFZ), il numero dei veicoli a due ruote motorizzati immatricolati in Svizzera nel 2006 ha superato le 600’000 unità. Le immatricolazioni l’anno scorso sono state 44’244, con una crescita dello 0,5% rispetto al 2005. 22’100 nuovi possessori di una motocicletta hanno portato da 355’834 a 368’328 il totale delle moto in Svizzera. L’aumento delle vendite di scooter è stato di 21’972 unità, che ha portato il totale da 235’454 a 239’438 veicoli.


Kawa Versys.

LA MOTOCICLETTA PIÙ COMUNICATIVA CHE C’È

07-159-KA

Chi va in moto lo sa, quasi mai si ripercorre un tratto di strada allo stesso modo. La scelta della traiettoria, l’angolazione con cui si entra o si esce da una curva, il dosaggio dei freni e dell’acceleratore, il bilanciamento del peso, il ritmo e il tempo impiegato sono solo alcune delle peculiarità di ogni singola corsa. Per gli appassionati, l’essenza dell’andare in moto consiste nello speciale divertimento che deriva dalla corsa, non semplicemente adeguarsi alle condizioni di guida, ma trarne il massimo godimento. Il “vostro” ha avuto modo di provare, in condizioni stradali eccellenti, la nuova Kawasaki Versys. Fare di ogni viaggio qualcosa di unico e speciale… in sella alla nuova “Kawa” non mi è stato difficile. È una moto che permette di esplorare bene il proprio stile di guida, e di trovare la giusta ispirazione per affrontare qualunque tipo di tracciato, in città e fuori. Sa entusiasmare come poche, grazie ad un controllo di guida eccezionale, per le ottime impostazioni delle sospensioni e per la posizione di guida. S’infila con facilità nella traiettoria scelta, e si cambia con la stessa disinvoltura, anche nel bel mezzo di una curva. La combinazione di sterzata rapida e stabilità dinamica, consente di affrontare ogni tipo di curva, da quelle più ampie ai tornanti più stretti, senza patemi d’animo. Le ruote posteriori e anteriori da 17” permettono

manovre rapide e sportive, come pure l’impiego di una gran varietà di pneumatici. Grazie al corto serbatoio del carburante, il pilota si trova in una posizione più vicina al manubrio, per un controllo maggiore. La capacità di 19 litri offre una grande autonomia. L’ampio manubrio permette di mantenere una posizione rilassata consentendo, inoltre, di sperimentare diversi stili di guida. In collina o nell’intricato traffico cittadino, la sella alta e la posizione eretta regalano una visuale chiara e sgombra. Un parabrezza regolabile su tre posizioni protegge dal vento della corsa. La marmitta collocata sotto il motore favorisce l’accentramento della massa, libera lo spazio sotto il sedile e tiene il calore lontano da guidatore e passeggero. Tre freni a disco a margherita conferiscono un’elevata potenza frenante. Il motore è un bicilindrico parallelo compatto di 649 cc a 4 tempi, raffreddato a liquido, dalla potente coppia, specialmente ai regimi medio-bassi, con conseguenti grandi soddisfazioni sia in accelerazione iniziale sia in uscita di curva. Il cambio è a sei rapporti. Kawasaki Versys è disponibile presso tutti i concessionari ufficiali al prezzo di 11’190.-; ABS in opzione a franchi 800.-.

NINJA: RIDEFINIRE I LIMITI

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I progettisti Kawasaki avevano un chiaro mandato: produrre la migliore supersportiva Ninja mai vista nella classe 600cc. E ce l'hanno messa proprio tutta. Gli insegnamenti delle innumerevoli vittorie della Ninja ZX-6RR e il successo commerciale della Ninja ZX-6R sono stati il pedigree e l'ispirazione per un nuovissimo modello da 599cc.

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-07

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Perdi i capelli? Chiama L’Istituto Sanders Con una consultazione gratuita presso i centri Sanders potrai conoscere la verità sui tuoi capelli e le migliori tecniche per prevenire, combattere e sconfiggere la calvizie. Un aspetto gradevole e curato contribuisce in modo sostanziale ai successi nel campo del lavoro e della vita privata. Perdere i capelli a volte significa subire disagio, insicurezza, incrinare i nostri rapporti sociali e sentimentali. Per fortuna non siamo più impotenti nel combattere la calvizie, anzi, possiamo affermare che avere i capelli oggi è una scelta. L’Istituto Sanders, azienda leader del settore tricologico, vanta oltre venti anni di esperienza. È presente a Lugano, Chiasso, Bellinzona e Locarno. In questi quattro centri tutti potranno sottoporsi gratuitamente a un esame dei propri capelli e informarsi sulle tecniche più attuali per salvaguardarli. Segnali d’allarme. In presenza di perdita eccessiva di capelli, di diradamento, di diminuzione della loro densità, di prurito, di grasso eccessivo, di forfora e desquamazione, meglio subito farsi controllare perché prima si interviene con misure di prevenzione e maggiori sono le possibilità di successo. Analisi dei capelli. Metodi diagnostici di avanguardia consentono di stabilire con precisione le cause delle diverse anomalie dei capelli, di accertare l’eventuale mancanza di qualche elemento e di individuare anche piccolissime tracce di sostanze intossicanti. Esame tricologico, mineralogramma e tricogramma, sono le analisi dei capelli che possono essere ritenute necessarie per stabilire un trattamento specifico e personalizzato. E per la donna? Naturalmente il problema dei capelli si evidenzia maggiormente negli uomini con la conseguente calvizie più o meno pronunciata, ma è tra le donne che quando il diradamento si manifesta diventa intollerabile. In effetti la donna con pochi capelli non ha alcuna possibilità di passare inosservata senza suscitare curiosità e commenti. Una risposta convincente al problema femminile la dà ancora una volta l’Istituto Sanders, che ha creato un trattamento specifico e una tecnica di integrazione insuperabili.

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Per infoltire i capelli? Per coloro che intendono riavere i capelli persi l’Istituto Sanders propone i più affidabili sistemi di infoltimento disponibili oggi. Sono sostanzialmente due i tipi di intervento che, a dipendenza dei casi e delle esigenze, vengono consigliati. Uno è il sistema di integrazione MS ideato dalla Sanders, una tecnica non invasiva che consente di aumentare progressivamente la propria capigliatura con una gradualità del tutto impercettibile. Il secondo è l’autotrapianto dei capelli che consiste nel prelevare dei capelli non soggetti alla caduta per integrarli nelle zone diradate. Una tecnica chirurgica ampiamente collaudata che garantisce la ricrescita dei capelli per tutta la vita. Questo ovviamente in estrema sintesi, per saperne di più e soprattutto per sapere qual è la soluzione ideale del vostro problema, basta prendere contatto con l’Istituto Sanders. Previo appuntamento otterrete gratuitamente una completa informazione sulle reali possibilità inerenti al vostro caso.


OROSCOPO testo Cloris Sciaroni Il mese inizia con una bella luna in Leone, sorretta da Giove e Venere ma opposta a Marte, segno che il potere maschile è ancora imperante e che le donne, anziché proporsi con le loro qualità di sensibilità e intuizione, mirano alla carriera misurandosi con la forza dell’uomo, che ha altri fini. Certo, ve ne sono che si sanno distinguere, ma non fanno rumore e non hanno bisogno di premi speciali. Il “nostro cielo natale” ora è “bombardato” da influssi astrali notevoli, suggerendo capovolgimenti importanti, che scuoteranno parecchie coscienze. Sole-Urano e Nodo Lunare nord in Pesci sono toccati dalle due eclissi del 3 e del 19 marzo e daranno un forte scossone al nostro Parlamento, al nostro Governo, dove siedono parecchie persone incapaci di sostenere progetti innovativi con coraggio. Oggi come oggi dobbiamo debellare “il virus dell’ignoranza e dell’arroganza”. Non è “vaccinando” tutti quanti che saremo immuni da abusi spaventosi, dalla violenza e dallo sfruttamento, bensì garantendo aria sana, igiene e lavoro a tutti. L’ecologia e la salute del pianeta devono davvero avere la priorità, perché la materia prima ce la fornisce la natura e la nostra salute dipende da un ambiente sano. Un elemento importante da salvaguardare ora è l’acqua, che molti sottovalutano!

ARIETE 21/3 - 20/4

Marzo presenta diversi aspetti astrali interessanti: intanto avete Venere nel segno fino al giorno 17, baciata da Giove che aumenta il vostro fascino e attira a voi situazioni fortunate. Molti pianeti dall’Aquario, poi, indicano dei veri colpi di scena, eventi imprevedibili e tante novità, specialmente in campo sentimentale. Attrazioni fatali e avventure galanti in vista, attenzione cari uomini se siete già impegnati! Anche nel settore lavorativo e degli studi potreste ottenere risultati brillanti e forse qualcuno di voi riceverà delle proposte inattese, siate aperti a tutto. Del resto voi non temete le sfide. Sarete comunque voi giovani a fare la differenza, osando proporre cose nuove, originali e innovative. Per quanto attiene la salute, siccome sarete più impulsivi e imprevedibili del solito, cercate di non oltrepassare i limiti.

TORO 21/4 - 20/5

Nei primi 17 giorni gli astri metteranno sottosopra il vostro sistema nervoso portando parecchio scompiglio e spesso dovrete ribaltare i vostri programmi e riadattarvi a nuove situazioni, ma per questo avete l’appoggio del Sole e di Urano dai Pesci. Non sarete ovviamente immuni da critiche, rivalità e invidie, ma voi andate dritti per la vostra strada e, quando vi trovate di fronte a situazioni difficili, fermatevi e respirate profondamente. Così potrete reagire correttamente. Anche i sogni possono darvi una mano. Sappiate comunque che è meglio lavorare in gruppo ma con ruoli ben distinti, in modo che ciascuno possa e debba assumersi poi le proprie responsabilità. È il vostro modo di fare e di pensare che deve cambiare. Prudenza negli sport e sulle strade. Dal 18 Venere sarà con voi regalandovi pace e amore.

GEMELLI 21/5 - 21/6

Inizio folgorante per voi. Gli influssi benevoli dall’Aquario portano novità e soluzioni tanto attese. Tuttavia, avendo Sole e Urano dissonanti che saranno toccati da due eclissi, la prima il giorno 3 e la seconda il giorno 19, se avete abusato delle vostre energie dovrete fare i conti con qualche problema di salute. Forse avete vissuto per tanto tempo sotto stress e ora che potete tirare un sospiro di sollievo le forze cedono. La vita è bizzarra a volte. Per molti di voi si prospettano cambiamenti radicali e salutari. Nella prima parte del mese è bene coltivare le relazioni pubbliche, che possono tornarvi utili. A favore avete Saturno e Venere (quest’ultimo fino al giorno 17) per cui potete contare su persone che credono in voi e vi sostengono. L’amicizia come l’amore è un bene prezioso e raro, da conservare con cura, ricordatelo.

CANCRO 22/6 - 22/7

Fino al giorno 20 potete contare sull’energia che vi regalano Sole e Urano in positivo trigono. Per di più vi sarà un’eclissi totale lunare il giorno 3, chissà che non sia di buon auspicio e vi liberi finalmente da situazioni snervanti e di dipendenza! Infatti, con Venere dissonante nella prima metà, è ora di dare un taglio netto anche alle persone che fino ad oggi vi hanno sfruttato senza mai darvi nulla in cambio. Ma non dimenticate che siamo noi stessi a crearci certe situazioni! Nella prima metà del mese sarete particolarmente medianici e intuitivi tanto da riuscire ad avere sogni premonitori, ascoltateli. Nella seconda parte invece avrete una meravigliosa Venere in aspetto favorevole per cui riceverete anche delle manifestazioni d’affetto e solidarietà da persone che contano! Salute: controlli agli organi riproduttivi!

LEONE 23/7 - 23/8

Il mese inizia con una bella Luna nel segno in trigono a Venere, baciata anche da Giove, il che rende voi donne protagoniste e carismatiche. È il momento ideale per realizzare qualche progetto importante e sostenere progetti ecologici. Voi uomini invece dovreste farvi un po’ da parte, visto che avrete Marte in opposizione! Questo aspetto porta bufera nei rapporti a due, e forse un taglio con un socio. Non sono neppure escluse discussioni accese per questioni di denaro con dei parenti. Stressanti i primi 17 giorni a causa di circostanze indipendenti dalla vostra volontà. D’altro canto, però, potrebbero arrivare soluzioni positive inattese nelle questioni legali, anche se lasciano dei segni. Salute: prudenza per chi pratica sport. Uomini Leone frenate il ritmo di lavoro. Donne attente alla circolazione se assumete ormoni.

VERGINE 24/8 - 22/9

Molto stressanti i primi 19 giorni, con diversi pianeti dissonanti e ben due eclissi! Pertanto dovrete usare molto bene le vostre energie per non finire esauriti. Ne risentirà di più chi fra voi è pessimista per natura e poco disposto a operare dei cambiamenti nella propria vita. Inoltre, dosate parole e gesti perché sarete ipercritici e nervosi, rischiando di attirarvi qualche antipatia di troppo! Care donne, non atteggiatevi a dittatrici e voi, uomini, cercate di controllare i vostri spiriti bollenti trattando con cura i vostri figli e gli amici, “preziosi” e insostituibili. Poi, dalla seconda metà, Venere passerà in positivo trigono portando più calma, comprensione e qualche bella sorpresa! Ricordate che l’amore bisogna meritarselo! Salute i disturbi psicosomatici e i dolori cronici sono frutto di resistenze, liberatevene!


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OROSCOPO

BILANCIA 23/9 - 22/10

CAPRICORNO 22/12 - 20/1

Giorni ricchi di sorprese e colpi di scena i primi 19, con molte opportunità da cogliere al volo. Non rimandate al domani quello che potete fare oggi! Per molti di voi si tratta di nuovi inizi. Sarà l’amore a sconvolgere i vostri piani? Nella prima metà del mese gli astri vi portano ad interessarvi di arte, di musica e di politica. Sviluppate i vostri talenti naturali. Il successo arride agli audaci. Coltivate le relazioni pubbliche perché vi saranno utili. L’educazione e la socialità sono i vostri settori di lavoro ideali e, con il vostro senso spiccato della giustizia, potete battervi per la protezione dei diritti umani e dei bambini in particolare! Con Venere dissonante fino al 17 abbiate cura della vostra economia e siate attenti ai consumi! Investimenti importanti solo dal giorno 18! Salute: ascoltate i segnali del corpo.

Marte vi ha lasciato insieme all’inverno, non senza avervi regalato più certezze, almeno su cosa volete e cosa no. È tempo di cambiamenti! Ora è giunto il momento di allargare la vostra visione mentale anche su argomenti nuovi e accettare che non tutto si può spiegare razionalmente. Con Sole e Urano nei Pesci, il vostro motto sarà “rinnovarsi dentro e fuori”. Cari signori over-50, è giunto il momento di fare largo ai giovani e di mettersi da parte. Potrete sempre fungere da consiglieri o appoggiare, con la vostra esperienza, associazioni o team di persone con idee e progetti innovativi. C’è parecchio movimento nel settore finanziario. Fate ordine nella vostra economia domestica e aspettatevi spese impreviste, ma anche dei meriti. L’amore vi gratificherà dopo il 18. Salute: rischi da non sottovalutare! Visita dal dentista.

AQUARIO 21/1 - 19/2

SCORPIONE 23/10 - 22/11

Un affollamento di pianeti nel segno, nella prima metà del mese, “spalleggiati” da Giove e Venere, suggerisce opportunità impreviste e circostanze fortunate che potrebbero modificare la vostra vita, specialmente se avete l’Ascendente in Ariete, Sagittario o Bilancia. Più problematica la salute con l’Ascendente in Vergine o Pesci. Meglio ridurre gli impegni, evitare avventure rischiose e sport pericolosi. Con la componente Scorpione c’è qualche preoccupazione, forse a causa di problemi familiari. Anche in campo amoroso potreste comportarvi in modo esagerato. In tutti i casi, evitate di diventare arroganti ed egocentrici e dosate il linguaggio, perché con il vostro sarcasmo potreste lanciare critiche pungenti. Usate invece le vostre potenti energie per difendere gli emarginati! Salute: evitate i colpi di freddo.

Turbolenze in vista nel vostro “cielo natale”. Soffia aria di bufera in casa nei primi 19 giorni! Le discussioni infatti possono prendere una svolta aggressiva, controllate i vostri spiriti bollenti e la vostra sottile vena vendicativa! I vostri familiari non devono servire da parafulmine! Per fortuna che Sole e Urano in positivo trigono, aiutati poi da Venere e da Mercurio dal 18, faranno sì che troviate altri canali di espressione, come la pittura, la scrittura, la musica, la danza, la corsa, per scaricare il nervosismo. Non isolatevi per orgoglio, ma circondatevi di persone sagge e positive e leggete libri spirituali, che trattino anche di karma e reincarnazione! Del resto potreste anche sviluppare le vostre doti intuitive e medianiche, purché usate poi a fin di bene. Possibili sogni premonitori. Salute: depurate mente e corpo!

PESCI 20/2 - 20/3

SAGITTARIO 23/11 - 21/12

Il Sole è nel vostro segno fino al 20, Urano e Nodo Lunare nord stazionano lì da tempo e Mercurio vi arriverà dopo il 17.3. Inoltre, riceveranno l’opposizione della Luna il 3, giorno della prima eclissi e il giorno 19 della seconda. Si tratta di influssi astrali importanti, che possono cambiare radicalmente il decorso della vostra vita. Anziché parlare e filosofare su ciò che è meglio fare, attivatevi in prima persona. Sul lavoro è bene non cercare di prevaricare e accettare a volte delle critiche, anche se queste possono infastidirvi. Voi giovani del segno porterete una ventata di freschezza e idee innovative: perché non lavorare con un gruppo che miri a progetti originali, fuori dai sentieri battuti? In amore tutto è possibile, ma al di là delle infatuazioni facili, avete bisogno di un affetto vero e duraturo. Salute: liberatevi da vizi nocivi.

Molto movimentati i primi 18 giorni sul piano della comunicazione e delle relazioni pubbliche. È nella prima metà che farete migliori affari, perché poi Mercurio si disporrà in aspetto dissonante creando confusione, specie se avete l’Ascendente in Pesci o Gemelli. C’è molta energia mentale che potete mettere a frutto per proporre idee originali e progetti innovativi e aumentare la clientela. Attenzione però a non mettere troppa carne al fuoco, altrimenti rischiate di non poter mantenere tutte le promesse. Giovani in cerca di lavoro buttatevi e fatevi conoscere. Date ideali per la firma di contratti: 1-2-5-6-7-15 e 16! Per qualcuno di voi si prospettano cambi di residenza, ufficio o paese! Salute: a Sole e Urano dissonanti si associano le due eclissi del 3 e del 19 marzo, dosate dunque bene energie e impegni!

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-07

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illustrazione

CRUCIVERBA

TICINESE

N° 2 - 1. MARZO 2007

CACCIA AL

PERSONAGGIO

Siete degli amanti dell’opera? Allora, risolvete il cruciverba e riportate nel casellario le lettere risultanti nelle caselle contrassegnate dai numeri in rosso. Risulterà il nome di un personaggio verdiano. a cura di Daniela Sandrini

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Fondata nel 1931 - 12 edizioni annuali, tiratura 130.433 copie (tiratura controllata REMP 2006) REDAZIONE CP 418, 6908 Lugano-Massagno via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 - Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch EDITRICE Tredicom SA, 6908 Lugano-Massagno DISTRIBUZIONE AWZ - Lugano AMMINISTRAZIONE E PRODUZIONE Marco Werder INSERZIONI TICINO E ITALIA: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 - Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. - Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch SVIZZERA TEDESCA E ROMANDA: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 - Fax 062 929 27 82 gruetter-werbung@besonet.ch CAPO REDATTORE Matthias Werder GRAFICA Tredicom SA, Gabriele Campeggio

Luigi Bosia

Piergiorgio Baroni

Antonella Broggi

Giosanna Crivelli

Elio del Biaggio

Rita DucretCosta

Stefano Ember

Graziano Guerra

Marco Ortelli

Stefano Pescia

Roberto Rizzato

Roberto Schneider

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6 ORIZZONTALI: 1. La esegue il sommelier – 12. Concernenti – 13. La memoria del computer – 14. Angusto – 15. Boss – 16. Motivetto – 17. Ingrediente della birra – 18. Il fiabesco Peter – 19. L’articolo per gnocchi – 21. Imbarcazione leggera – 23. Vantaggio – 24. Assicurazione Invalidità – 25. Sophia, nota attrice – 26. Una pedina coronata – 27. Pomata – 28. Il pupo dell’Iris – 29. Il complesso jazz – 30. Seggi regali – 32. Ha composto l’Aida – 33. Beni preziosi – 34. Le iniz. di Cerusico – 35. Unione Europea – 36. Il letto sospeso – 38. La innesta l’autista – 42. La sacerdotessa di Afrodite – 43. Riga – 44. La nota degli sposi.

VERTICALI: 1. Dissentire, discordare – 2. Accedere, introdursi – 3. Fiammifero – 4. Superficie – 5. Un gergo del tennista – 6. La sigla del Tritolo – 7. Formano le molecole – 8. Zona Industriale – 9. È annesso alla chiesa – 10. Il Bonaparte – 11. Sta per “sangue” – 15. La prima delle nove Muse – 19. Un albergo senza ristorante – 20. Espressione musicale tedesca – 22. Il nome di Papi – 25. Ululare – 27. Ruzzolar – 29. Animalesco, violento – 31. Più che agiata – 33. Emirato arabo – 36. Uncini da pesca – 37. Dittongo in faina – 39. Articolo romanesco – 40. Gola centrale – 41. Associazione Sportiva.

La soluzione del numero precedente era: AGNESE

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-07

7 Cloris Sciaroni

Rémy Elena SternSteinegger Balestra

Lorenza Storni

“Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito”.

www.illustrazione.ch 6908 Lugano-Massagno c.p. 418 tel. 091 972 26 20 Capo redattore: Stefano Pescia Collaboratori: Graziano Guerra (moto) Fotografie: Rémy Steinegger Impaginazione: Tredicom SA Pubblicità moto: TuttoSprint Tel. 079 697.49.65



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