Illustrazione Ticinese n. 2- 2015

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illustrazione www.illustrazione.ch

N.2

- 1 MARZO 2015

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

IN VIAGGIO

Sul Rio delle Amazzoni

IN DIALÈTT

Tra radio e televisión


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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.966 copie (REMP 2014)

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4 Fuorionda Le parole più mitiche

7 Appunti

Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch

Spunti, idee e consigli in vetrina

8 Sai che Domande curiose e risposte sfiziose

13 In dialètt

Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano

Dialètt in viacc ala Radiotelevisión

Distribuzione Direct Mail Company SA >

Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch

Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Käsereistrasse, 21 4914 Roggwil Tel./Fax 062 929 27 82 marion.grtter@bluewin.ch gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Marco Piffaretti Foto: Ti-Press/Gabriele Putzu

ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-15

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L’animale dell’anno 2015

22 A tavola

scattanti

che vita loris j. bernasconi La guardia di confine più conosciuta a sud delle Alpi ci racconta una sua giornata tipo, caratterizzata da incontri folgoranti. a cura della redazione - info@illustrazione.ch

ingua “itagliana” forbita, una divisa che ha sempre il suo fascino e una risata dissacrante caratterizzano la vita quotidiana dell’intrepido doganiere

noto ai più per le sue eroiche imprese, e che con questi suoi scatti fotografici ci porta a condividere alcuni frammenti della sua vita, divertita, improponibilmente seria, fantastica. v

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Questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.

26 Lavoretti Il polsino custodia

I doni della primavera 6.50 Imparo le battute. Non è difficile. Mi divido tra “Dichiara?” e “Ga scià carna?”.

9.00 Alla dogana di Brusata-Bizzarone: io rido, l’azzurro un po’ meno…

12.15 Veloce giro in mountain bike. BizzaronePianturino. E ritorno.

15.30 Anche fuori dalla scena, tra me il Bussenghi non corre buon sangue…

18.40 All’imbrunire mi permetto di sognare. L’estate.

La sera del 12 marzo, con lo spettacolo “Frontaliers” a Lugano, faremo sognare voi. Ciao!

28 Scattanti Che vita, Loris J. Bernasconi

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29 In viaggio

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Sul Rio delle Amazzoni

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32 Salute I tumori benigni del seno in fo rm a

utile ma non indispensabile Si occupa principalmente di due diverse funzioni, eppure possiamo farne a meno, ma quando c’è può far male, senza che stia male.

Nome: milza Definizione: organo linfoide impari Dimensioni: forma ovoidale Peso: dai 180 ai 250 gr. Si modifica, nei limiti fisiologici, in diverse situazioni (prima o dopo i pasti, o talune attività fisiche) Sviluppo definitivo: pienamente funzionante dal secondo anno di vita Funzione: emocateresi Grado di importanza: secondario Sostituibile: no Indispensabile: no

UN PO’ DI STORIA Sin dall’antichità, gli studiosi cercarono di capire a cosa servisse questo organo così esteso. Ritenevano che dovesse essere importante, perché posizionato all’interno della cassetta toracica, dove si trovano, ben protetti, i principali organi. Le conoscenze anatomiche non bastavano per potere comprendere le sue reali funzioni, per cui si immaginava un po’ di tutto. Tra le credenze popolari vi era la convinzione che nella milza si accumulassero umori superflui che si liberavano solo con il riso. Ecco che le persone splenitiche, sofferenti appunto per i troppi umori, risultavano plumbee in viso e inclini al riso immotivato, espediente della natura per “sfogare la milza”.

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43 In forma Utile ma non indispensabile

46 Arredare Nuovi abbinamenti cromatici

L

a milza è un organo secondario, e quindi non gode della fama di cuore, cervello e polmoni, eppure tutti la conoscono, soprattutto perché si fa sentire, dolorosamente. Probabilmente ognuno di noi ha almeno un ricordo legato all’ora di ginnastica a scuola, alla corsa e al mal di milza. Si sa anche che non è raro che si danneggi durante gli incidenti, soprattutto stradali, rendendo a volte necessaria, e urgente, la sua rimozione chirurgica. Ma sappiamo tutti a cosa serve?

Certificato Certificato PEFC PEFC

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La cuoca dell’Himalaya

27 Archivio

testo Rachele Pozzi - rachele@illustrazione.ch

Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate

Tra rumore e silenzio

20 In natura

28 L

14 Ritratto

48 Oroscopo Le previsioni di Cloris per marzo 2015

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50 Cruciverba Attori in scena

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fuor i ond a

le parole più mitiche “Un mito è una religione in cui nessuno crede più” (James Feibleman). testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

M

olte nostre parole sono di origine mitologica. Gli antichi greci avevano il dio Fobos, personificazione della paura, da cui derivano le nostre varie FOBIE. Il dio del sonno, figlio della notte, si chiamava Ipnos, da dove viene il termine IPNOSI. Il sonno a sua volta aveva altri figli: Morfeo, anticipatore del vero; Fobetore, creatore di spavento e Fantaso, ispiratore di illusioni, dond’è la nostra FANTASIA. A proposito di fantasia, sapete come si chiamava il primo uomo secondo la mitologia vichinga? Ask, l’Adamo vichingo creato da Odino dal tronco di un frassino! Mentre secondo i Sumeri fu Enki, il dio dell’acqua, che con la creta creò dei servi per gli dei: gli uomini. Poi però il dio delle tempeste scatenò contro di loro un immane diluvio; ma un uomo fu avvertito e costruì un’arca… Ehi, vi ricorda niente questa storiella?! In ogni caso tutti i popoli antichi hanno sempre rivolto lo sguardo al cielo con profonda devozione e tutti hanno sempre adorato il dio Sole, al punto che persino la Chiesa cristiana, nei primissimi secoli, per convincere gli adoratori del dio Sole a genuflettersi al momento dell’elevazione dell’ostia consacrata, escogitò quell’espediente dell’ostensorio d’oro (giallo come il sole) a for-

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ma di raggiera. Gli antichi egizi avevano anche una divinità dalla testa di cane (in realtà più un incrocio tra un cane, uno sciacallo, una iena e una volpe); comunque tuttora gli inglesi chiamano il cane “dog”, che a pensarci bene non è altro che l’anagramma di “God” = “Dio”. Gli antichi mettevano gli dei dappertutto: riuscirono persino a chiamare il firmamento GALASSIA, perché credevano che fosse originato dal latte di una dea, latte che in greco si dice appunto “galaktos”. Non a caso, ancora oggi la nostra galassia è denominata Via Lattea. C’era anche un certo IMENE, il dio delle nozze, con ovvio riferimento alla verginità delle fanciulle da marito. L’aggettivo LETALE viene dal nome del fiume dell’oblio che, secondo Platone, scorreva nel regno dei morti, il fiume Lete. Il termine PANICO invece deriva dall’antico dio Pan: i pastori greci, quando vedevano le pecore correre di qua e di là come impazzite, davano la colpa al dio Pan. Una volta una ninfa greca inseguita dal dio Pan, per fare perdere le sue tracce, si fece trasformare in una canna palustre. Ma, siccome lo stelo delle canne è cavo come gli strumenti che i medici hanno inventato per fare le punture, il cannello per le iniezioni si chiama ancora oggi come quella mitica ninfa greca: SIRINGA. v


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IL ROMANZO TRAPIANTATO L’uomo dei trapianti, Sanjay Nigam, gabriele capelli editore In questo romanzo sono narrate le vicissitudini di un giovane medico di famiglia indiana ma cresciuto in America, come l’autore del romanzo, lavora in un ospedale newyorkese nel quartiere di Queens, dove i pazienti sono perlopiù di origini indiane. I personaggi che popolano la narrazione sono particolari, spesso eccentrici, a partire dal paziente più illustre, un politico in indiano al quale nel corso della vita sono stati trapiantati gli organi principali, provenienti da donatori di nazionalità e sesso diversi, trasformandolo in un simbolo dell’integrazione. Tutti i personaggi cercano in qualche modo di aiutare e aiutarsi, in un susseguirsi di eventi a volte comici, a volte drammatici. Un romanzo per riflettere sul concetto di trapianto in tutte le sue sfaccettature, mediche, emotive e culturali, ma anche sulla complessità di una società confusa e in bilico tra i valori di molteplici culture sempre più fuse tra loro.

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IL CONTA BUONE AZIONI

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Pointy, Pointy AG, www.pointy.ch Se pensate che sarebbe davvero ora che il vostro bimbo o la vostra bimba imparasse finalmente a fare qualcosa, ad esempio ad addormentarsi da solo/a, o che smettesse di fare qualcos’altro, per esempio i capricci; oppure avete un figlio più grande, che desidera qualcosa che non volete concedere senza un buon motivo. Una ditta svizzera ha sviluppato Pointy, la soluzione perfetta perché si basa sul principio che è meglio rafforzare positivamente le buone azioni invece di punire quelle negative. Si tratta di una lavagnetta magnetica digitalizzata. A sinistra va scritto l’obiettivo, per esempio “il motorino” e i punti da raggiungere per averlo, a destra le azioni da compiere e i punti che valgono, ad esempio: sparecchiare 1 punto, lavare l’auto 5 punti, una nota 5 a una verifica, … Ad ogni “buona azione”, il genitore infila una chiave e il bambino può premere il tasto centrale per il numero di punti che ha guadagnato. Pointy tiene il conteggio e avvisa con suoni e musiche quando si raggiunge il traguardo, intermedio e finale.

a ppunti

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LA SALSA PER IL POLLO AL CESTELLO Salsa pollo al cestello, Migros Salsa Chi non conosce il mitico Pouletburg di Attinghausen, di cui uno solo è l’originale, e tante sono le imitazioni. In fondo si tratta solo di un pollo arrosto, ma il sese greto sta nella salsa. E allora ecco che siamo rimasti subito colpiti da questo prodotto relativamente nuovo, trovato nel banco frigo di Migros. Non potevamo non provarlo! Dunque, se vi aspettate la salsa originale, restereste delusi, perché si tratta di un prodotto diverso. Va bene così però, perché è inutile imitare l’inimitabile, meglio proporre un prodotto similare, ma con le sue proprie caratteristiche, e comunque buono.

UN NUOVO SMALTO

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CC Polish, alessandro International Le BB cream per il viso hanno già rivoluzionato il mondo della cosmetica e del maquillage. Ora è arrivato il momento degli smalti CC, che sta per color e care, perché questo nuovo prodotto abbina la colorazione estetica dell’unghia, a ingredienti in grado di fortificarne la struttura. I colori proposti sono quelli della pelle, come quelli delle creme BB, da scegliere in funzione della propria carnagione, per allungare e snellire le mani. Il risultato è molto elegante e raffinato.

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s ai che

leggiamo

SAI

perché

NON VA DATO PANE SECCO A CERBIATTI E ANATRE?

1.

Allmen e le dalie, di Martin Suter

2. Il magico potere del riordino, di Marie Kondo

3. Suona, Nora Blume, di Claudia Quadri

ascoltiamo

1.

ini d u t i b e! certe anno cambiat va L’abitudine di tornare, di Carmen Consoli

2. Marie, di Rachele Bastreghi

3. Shadows in the night, di Bob Dylan

guardiamo

1. Unbroken, di Angelina Jolie

2. Still Alice, di Richard Glatzer e Wash Westmoreland

3. Mortdecai, di David Koepp

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L’apparato digerente dei ruminanti selvatici, e più in generale di tutti gli animali erbivori è concepito per un’alimentazione ricca di fibre. L’alimentazione con pane conduce ad un apporto eccessivo di carboidrati e insufficiente di fibre alimentari. I batteri predisposti alla fermentazione lenta delle fibre alimentari nel rumine, in presenza di carboidrati, conducono ad una fermentazione veloce del contenuto stomacale con conseguente formazione di gas. Nei casi più gravi, il rumine si gonfia vistosamente, causando forti dolori all’animale (colica) che possono portare alla morte senza l’intervento urgente di un veterinario. Per quanto riguarda gli uccelli acquatici, essi trovano in modo autonomo cibo a sufficienza anche in inverno. Offrire del pane, anche secco, a questi animali provoca un’alterazione del loro naturale comportamento alimentare. Foraggiare i volatili selvatici è dannoso anche perché un’alimentazione quasi esclusivamente basata sul pane conduce a carenze nutrizionali importanti. (Fonte: Dott. Tullio Vanzetti, veterinario cantonale)

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SAI CHE

signore si nasce

da Il Libro delle Signore, di Jolanda, Marchesa Plattis Majocchi, 1921 Sui monti La vita che si fa in montagna è più faticosa di quella che si fa sulla spiaggia al mare: ma le per persone attive, vivaci, nervose, quelle che amano gli esercizi del corpo, si trovano meglio fra i monti che in cospetto dell’oceano. In montagna è bene bandire ogni vaporosità di tessuto e di ornamento, ogni esagerazione, ogni eleganza troppo raffinata della moda. Bisogna attenersi alla lana, alla buona lana igienica, morbida; od anche alla rude lana così simpatica, che tanto dona alle giovani e delicate bellezze. I colori siano tranquilli, resistenti; le foggie semplici. Le cinture di pelle, od anche qualche molle sciarpa a tinte vivaci, uguali alla cravattina, saranno pure indicatissime, come le forti calzature alte, a tacco basso, così il piede sarà meglio protetto e sostenuto. Niente piume o fiori nei cappelli: veli azzurri, verdi bianchi: fettucce di nastro in giro alle pagliette rotonde. Per le escursioni lunghe e in località assai elevate, occorrono costumi speciali sulla foggia di quelli delle cicliste. Nei cappellini di feltro si può mettere un’aletta o un gruppo di edelweis quando non sia necessario il tocco di pelliccia e una sciarpa di lana.


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dialètt in viacc ala

radiotelevisíon Nal 2015 riva scià tanta roba növa e mia domà par fá savé che “Semm ammò chì”. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

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hè stai scià, vèrs la fin da l’ann passàt, un po’ da garbüi (sa podaress dì anca rebelott?) fra ul TEPSI (Teatro popolare della Svizzera Italiana), dal Yor Milano e ul diretór dala nossa radiotelevisión, Maurizio Canetta. A ghè mia piasüt, al Maurizio, la comedia “Una bela tosa par tri dotòr”. L’ha trövada un po’ tanto pizzighénta par mandàla in gir ala fin da l’ann, süla RSI La2. Tri dotòr che sa mett d’acordi par trasformá la segretaria in “dama da compagnia” l’eva mia ul massim da fàgh vedé ai gént da cà, ai fiöö, segónd ul Canetta. Inscì ghè stai passàt “La Palmira”, ma pö anca “Quattro bücèr e ‘na gazösa” dal Sergio Maspol. E sémpar süla RSI La2, na l’ann növ, “Ol Consiglier da Stat” cunt ul Yor Milano. “Una bela tosa par tri dotòr” l’emm vista sü “Tele Ticino”, ul dì dala Befana e pö una volta ammò. Ul Yor al spéra che ala fin dal 2015 la TSI la ga (ri)pensa sü. E intant l’è adré a prepará in dialètt “La grande vadrouille - Tre uomini in fuga” cunt ul Louis De Funès e ul Bourvil, inscì che ul titol dal film al dovress véss: “Scapa tì che scapi anca mì”. Intant la RSI l’ha metüt in circolazión da un para da més “Semm ammò chì” (regia dal Mauro Monti), cunt una donzéna da atòr scernüt dai 234 che i s’è presentàt ai pröv da “Ti g’ett talent”, una forzadüra catàda scià da l’inglés (to get talent), ma bona da riflett i trasformazión che i’ann marcàt ul noss dialètt, in di ültim ann.

A sa giüga sui sitüazión che pòdan presentass ala famiglia, come sücéd chi da nümm quand in di paés végnan seràt sü butégh, banch e scöl. Ul dialètt dopràt par cüntá sü quel che a vivum adess, che trövum anca in “N’idea pa’l paés” dal Roberto Bernascon. Cunt ul pà e ul fiöö che iè senza lavór, disocüpàt, ma che i fá ul possibil par rivá a una solüzión e mia vess da pés ai sò gént. Che dialètt a parlum? Quell dala ferovia, che al va ben (e sa femm capì) da Ciass fin a Airöö? Una man, un pontèll, al podaress vegnì dal “Dialètt in sacocia”. L’Isabella Visetti e ul Christian Bubola i và a scöla, par imparà dal Nicola Ferretti, espèrt (sa pò dì anca “competént”) da dialètt a l’Università da Berna. Ul Nicola l’è malcantonés. Ma l’è mia dii che da la sacocia al tira mia föra ul “rotacismo” di paés dala part media-alta dala sò región. “Ra dona, ra vaca, ur tós”. E magari “tiritiritilaposta” di locarnés. Senza dismentigà la “Domenica Popolare”, cunt la Carla Norghauer e ul sò gir da pérson e pérsonalità. Se capissom bén, quest’ann ala radio e ala televisión dovress véssig una “vedrina” dal dialètt. Inscì che cunt quell dala ferovia al sarà interessant sentì manér da parlá che trövum denta in di cinc libar dal “Lessico” e in di dü libar dal RID (Repertorio italiano-dialetti) dal Centro di dialettologia e di etnografia. Sicür che anca ul Franco Lurà, e quii che ga lavora inséma, i pòdan dá una man e fá cognoss méi anca ai gióvin ul capital cülturaldialèttal che trövum chìchinscì. A cà nossa. v

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tra rumore

e silenzio Gas di scarico maleodoranti, rumori assordanti... Forse però non è lontano il giorno in cui altri suoni e odori si diffonderanno nell’aria, grazie a veicoli elettrici ispirati anche dal lavoro che Marco Piffaretti e il suo team svolgono da un trentennio, mossi da una scintilla. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu

“T

utto il nostro corpo funziona grazie all’elettricità” (David Bodanis, L’Universo elettrico); è forse per questo che la visione elettrica ha coinvolto anche il mondo automobilistico? A pochi giorni dall’apertura dell’85 Salone dell’auto di Ginevra (5-15 marzo), incontriamo Marco Piffaretti a Riva San Vitale, presso l’officina della Protoscar, un’azienda nata grazie al suo impulso nel 1985 e che rappresenta un fiore all’occhiello nell’ambito del settore della mobilità elettrica e della ricerca tecnologica. In compagnia del fotografo Gabriele, lo abbiamo raggiunto in automobile respirando gas di scarico e imprecando per i soliti intasamenti. Situazioni che fungeranno da canovaccio per l’incontro col designer e progettista di Protoscar, nonché direttore di Infovel, il centro di competenze per la mobilità sostenibile, con sede a Mendrisio. Com’è avvenuto il suo… “coup de foudre” per i veicoli elettrici? “Sin da piccolo mi dilettavo a disegnare automobili e a giocare con esse. La folgorazione, o

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meglio, l’inizio della mia avventura nel mondo delle auto elettriche, è avvenuto in occasione di un’edizione di Esposauto a Lugano (l’esposizione di auto inaugurata nel 1967 da Silvio Moser, Aldo Pessina e Pablo Foletti, ndr), a metà degli anni Ottanta, quando ero entrato in contatto con un gruppo di studenti ticinesi della scuola tecnica superiore di Bienne, che esponevano il primo veicolo solare, proprio accanto ai miei modelli di automobile. Il Signor Cola, direttore BSI e artefice dello stand, era rimasto talmente entusiasta che ci aveva proposto di unire le forze e realizzare una macchina elettrica tutta ticinese. Nasceva così il Team Ticino Veicolo Solare, che ha portato alla realizzazione del primo veicolo elettrico solare ticinese e alla partecipazione, dal 1986 e con veicoli diversi, a molteplici competizioni del “Tour de Sol” in tutta Europa”. Ci troviamo nell’officina di Protoscar, tra avanguardistiche infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici e i tre prototipi di vetture “Lampo” ideati nel 2009, 2010 e 2011, bolidi da 570 cavalli, il non plus ultra per quello che riguarda i vei-


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coli elettrici. Non saranno mai prodotti in serie, ma… veicolano il futuro. Arriverà il giorno in cui tutti ci muoveremo in modo elettrico? E cosa accadrebbe, a livello di approvvigionamento energetico? “Il mio lavoro è iniziato a partire dalla domanda: “le auto elettriche funzionano come o meglio di quelle tradizionali?”. Oggi sappiamo che la risposta è: “sì”, e se tutti le utilizzassimo non sarebbe necessario creare nuove centrali atomiche, questo per rispondere subito all’obiezione più frequente. A partire da questa risposta affermativa, abbiamo allora approfondito la ricerca per farle funzionare con le energie rinnovabili. Unitamente ad aziende elettriche ticinesi ad esempio, stiamo sviluppando la realizzazione di un garage dotato di batteria stazionaria e ricoperto da pannelli fotovoltaici che consentono di produrre più energia di quella consumata da un’automobile in un anno. Un “garage a saldo energetico positivo”, per così dire. Un altro

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esempio riguarda l’infrastruttura di ricarica bidirezionale del veicolo. In pratica, l’automobile può essere sia caricata sia scaricata, diventando come una piccola diga, un approvvigionatore che consente di ottimizzare produzione e consumo di energia”. È un fiume in piena Marco Piffaretti, pura energia. 3000 chilometri percorsi ogni mese col suo veicolo ovviamente elettrico, non ha dubbi quando gli chiediamo perché mai sia vantaggioso viaggiare… elettricamente. “Per una questione di qualità e di quantità. A livello quantitativo, un’auto elettrica ha dei rendimenti quattro volte migliori di un’auto a benzina e consuma quattro volte meno per la stessa prestazione. Se anche la fonte di energia fosse la stessa, ossia il petrolio, compiere lo stesso percorso con l’auto elettrica consentirebbe di consumare quattro volte meno petrolio o, se fosse ibrida, la metà. L’aspetto qualitativo è ancora più interessante; negli ultimi 120 anni tutti abbiamo viaggiato utilizzando il petrolio, una fonte non

A bordo di un veicolo elettrico, tra accelerazioni, silenzio e comfort.


rinnovabile, perché impiega 300 milioni di anni a formarsi; l’alternativa sono quindi le energie rinnovabili; concretamente, e riprendendo quanto detto poco fa, se il nostro garage avesse il tetto con i pannelli fotovoltaici, ci sarebbe la possibilità tecnica per abbinare questa produzione di energia al funzionamento dell’auto elettrica per tutto il suo consumo annuo. E l’auto, non solo avrebbe consumato complessivamente meno energia, ma l’avrebbe consumata anche rinnovabile, locale, prodotta da impianti ticinesi e a emissioni zero”. Mobilità sostenibile, mobilità... insostenibile, come quella che a intervalli regolari produce miriadi d’imprecazioni che dai veicoli si levano verso il cielo inquinando anche il clima psicologico. Alla luce della sua esperienza, cosa si potrebbe fare per ridurre i puntuali quotidiani intasamenti? “Premettendo che le code ovviamente si creerebbero anche se tutti utilizzassimo veicoli elet-

trici, bisogna prendere in considerazione due fattori che portano al nervosismo collettivo. Da un lato, si osserva che in Ticino i residenti ogni anno immatricolano dai 3 ai 4 mila veicoli in più, che non restano certo in garage. L’altro aspetto è dato dai picchi che si riscontrano nella circolazione, concentrati in momenti della giornata ben precisi, ossia quando tutti ci mettiamo in moto per andare a lavorare, a scuola, eccetera. Cosa fare per toglierci da questa situazione? La soluzione più ovvia è quella di sviluppare e promuovere ulteriormente il cosiddetto “car pooling” o “auto condivisa”, sia a livello individuale sia aziendale; se una navetta aziendale con nove persone a bordo toglie nove veicoli dalla strada, il potenziale è presto illustrato. Dato che oggi si riscontra una media di poco più di una persona per veicolo, ci rendiamo conto che basterebbe portare la media a due persone per automobile per ridurre della metà le auto in circolazione. Parallelamente altri interventi dovrebbero mirare a ridurre i picchi, modificando ad esempio gli orari d’inizio dei turni di lavoro - o delle scuo-

Giovanni Malvestio e Marco Piffaretti: progettisti a confronto, presso l’officina Protoscar.

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SCHEDA

biografica

Nome: Marco Cognome: Piffaretti Data di nascita: 31 ottobre 1965 Stato civile: coniugato, due figli Professione: designer Domicilio: Rovio Primo veicolo: “Hillman, di color arancione, piuttosto brutta esteticamente, ma una scheggia per la sua leggerezza” Veicolo preferito: “Tesla” Forma di movimento preferita: “Beh, sono di parte, quindi con auto elettrica”

le. Inoltre, senza una riduzione del volume del traffico saranno necessarie anche misure volte a ottimizzare le infrastrutture, come l’ampliamento del numero di corsie, per esempio sfruttando quelle d’emergenza delle autostrade”. Se è vero che i veicoli elettrici funzionano, essi rappresentano ancora una goccia nel mare del mercato automobilistico. Riusciranno a sprigionare i loro silenziosi cavalli a livello globale o rimarranno un episodio, nel mare magnum delle scoppiettanti e maleodoranti “stufe su ruote” come lei definisce i veicoli a motore? “Nel 2050 l’obiettivo è che tutti i veicoli leggeri e pesanti si muovano in modo elettrico. Nel 2035, invece, che metà delle auto abbiano la presa. Sul breve termine, che entro 5-7 anni si raggiunga un mercato che si attesti tra il 2 e il 5 percento. A contare, come in una partita di calcio, è il calcio d’inizio. Perché ciò accada, servono delle condizioni quadro favorevoli. Prendiamo ad esempio la città di Oslo, in Norvegia, fredda, ghiacciata, le cui condizioni sembrerebbero sfavorevoli per l’implementazione di un modello elettrico. Ebbene, a Oslo oggi il 5 percento delle auto vendute sono elettriche. Questo grazie a condizioni quadro come fiscalità, posteggi, ricariche, corsie, ecc. talmente interessanti che le persone sono indotte ad acquistarle. In Ticino la situazione è interessante; grazie al progetto VEL, oggi contiamo 100 colonne di ricarica pubbliche. Ma non basta, il 14 giugno in Tici-

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no ci sarà un’importante votazione cantonale, il cui esito favorevole incentiverebbe l’acquisto di veicoli più efficienti con relativa sensibile diminuzione dell’impatto energetico ed ambientale causato dal traffico; permettendo tra l’altro al Ticino di ricevere i sussidi federali che la Confederazione ha deciso di erogare per premiare il primo cantone svizzero che dimostrerà concretamente di agire per promuovere la mobilità sostenibile”.

«Entro il 2050 veicoli tutti elettrici»

Per sigillare l’incontro abbiamo provato l’automobile di Marco Piffaretti, un bolide che porta il nome di uno dei più geniali scienziati affascinati dal mondo elettrico, Nikola Tesla (1856-1943). Accelerazione a prova di… radar, silenzio, comodità. Forse grazie alle auto elettriche stiamo imparando a conoscerci meglio, perché siamo elettrici… v

Per saperne di più:

Optiresource, ideata dal team di Marco Piffaretti per la Daimler SA, è un’app (scaricabile gratuitamente) che permette di svolgere analisi comparative di oltre 850 catene energetiche con le quali alimentare un’automobile. www.autoefficienti.ch, catalogo interattivo sviluppato con il TCS con tutte le informazioni utili per scegliere un’auto super efficiente (cioè con emissioni di CO2 tra 0 e 95 g/km). infovel.ch; protoscar.com


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i n nat ur a

l’animale

dell’anno Pro Natura ha eletto animale dell’anno 2015 una biscia d’acqua non velenosa, la Natrice dal collare (Natrix natrix). testo Christian Bernasconi foto Adam Drabek/Pro Natura

L

a Natrice dal collare, in Svizzera, è una delle otto specie indigene di ser serpente. Caratteristiche sono le due bande chiare a forma di mezza luna sulla nuca, che disegnano una sorta di collare, anche se a volte sono poco pronunciate o per persino mancanti. È presente in tutta la Svizzera, a eccezione di alcune regioni della catena alpina e del Giura. Da ottobre a marzo, questo serpente sverna in tane al riparo dal gelo e tra marzo e aprile si accoppia. Le femmine depongono da 10 a 40 uova in ceppi marcescenti, mucchi

di fogliame, composto o letame, nei quali regna un microclima caldo e umido. Dopo alcune settimane (da sette a nove), i piccoli raggiungono le dimensioni di una matita e sono pronti a uscire dall’uovo. La Natrice dal collare è una delle tre specie indigene di serpente perfettamente adeguata alla vita in acqua. Questo timido rettile ecec celle nel nuoto e nelle immersioni, che possono durare fino a 30 minuti. Chi incontra una Natrice dal collare non ha tuttavia nulla da temere. L’animale dell’anno 2015 non è velenoso ed è totalmente innocuo per gli esseri umani. Questo La Natrice dal collare è l’animale dell’anno 2015. Questo innocuo serpente è protetto, come tutti i rettili in Svizzera.

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seprente si nutre soprattutto di rane e rospi, ma non disdegna i tritoni, le salamandre, le larve di anfibi e occasionalmente i pesci. Generalmente

SOTTILE

te n e ni a, è ! o r pau nnocu i

linea vitale

Negli ultimi decenni la presenza di questa biscia “vulnerabile” è fortemente calata, soprattutto a causa della drastica riduzione di specchi d’acqua ricchi di anfibi. Eleggendola ad animale dell’anno, Pro Natura lancia un appello in favore di una maggiore tutela delle zone umide, del loro ripristino e interconnessione. Nell’ambito della campagna “Più posti per rane e rospi”, negli ultimi due anni ha creato oltre 100 zone umide, invitando i Comuni a realizzare habitat adatti agli animali acquatici.

ingoia la preda ancora viva. Parecchie rane non si arrendono facilmente e si gonfiano trattenendo l’aria, ma la Natrice non si scompone: affer afferrando in genere le prede dalla parte posteriore, le “strizza” prima di inghiottirle. La sua vita è minacciata da diversi predatori, come rapaci, aironi, gatti, volpi, faine e tanti altri ancora. Non essendo velenoso, questo serpente non ha armi per difendersi e al primo accenno di pericolo preferisce darsi alla fuga. Se non ci riesce, passa al contrattacco sfoderando tutta una serie di trucchi: appiattisce la parte anteriore del corpo come un cobra, sibila e mima il gesto di mordere l’avversario. Se afferrata, la Natrice emette una maleodorante secrezione dalla cloaca. Come ultima risorsa, alcuni esemplari fingono di essere morti: si rovesciano sul dorso, rilasciano completamente la muscolatura e fanno penzolare la lingua dalla bocca aperta, da cui a volte fuoriescono persino alcune gocce di sangue. Non appena l’aggressore perde interesse, “tornano in vita” e si mettono al sicuro. v

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a t avol a

la dell’himalaya cuoca Paola Reguzzi ha cucinato per noi indiano a casa della sorella Sandra a Besazio. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

L L’

idea era quella di dare una svolta alla sua vita con un viaggio in Australia. Invece il destino le fa incontrare l’amore e la porta in India. Girando alla scoperta di questo grande Paese, Paola Reguzzi e il suo compagno Claudio approdano in un ashram sulla catena himalayana a 300 km da Delhi. Gli ashram sono villaggi/comunità composti da persone diverse e guidate da un maestro o guru. In questi luoghi, dove l’obiettivo principale è coltivare e praticare la spiritualità, ognuno ha il suo compito da portare avanti per il benessere e il buon funzionamento della comunità. C’è chi cucina, chi coltiva, chi ripara, chi costruisce, chi si occupa della contabilità, chi produce saponi da vendere, ecc. Tutto questo a rotazione secondo un libretto dei compiti che viene stilato di settimana in settimana. Paola vive in India da 10 anni e, di tanto in tanto, torna in Ticino. Quest’ultima volta ci è arrivata con una valigia zeppa di spezie e una serie di menu pronti da essere divulgati. La sua idea? Oltre a trascor trascorrere un po’ di tempo con i suoi familiari, quella di organizzare corsi di cucina indiana. Corsi che,

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a quanto sembra, sono stati molto apprezzati dai partecipanti. La sua passione in cucina l’ha spinta - prima di ripartire per l’India - a contattare Illustrazione Ticinese. DUE PASTI AL GIORNO COLORATI La incontro a Besazio, a casa della sorella Sandra, che le ha messo a disposizione la sua grande e bellissima professionale cucina. Tutto è già pronto per spadellare, i colori delle spezie saltano subito all’occhio e i profumi cominciano a sprigionarsi. “Cucinare mi piace da sempre e quando sono arrivata nell’ashram ero convinta di saper sapermela cavare molto bene ai fornelli. In realtà ho dovuto ricredermi ben presto perché i procedimenti e le tecniche della cucina indiana vanno sperimentati a lungo, come l’uso delle spezie, i dosaggi, l’equilibrio fra di esse”. Con il passare del tempo, tanto impegno e la voglia di imparare e fare sempre meglio, Paola alla fine è stata “premiata” diventando la cuoca del guru. E, da quel momento in poi, si occupa principalmente di cucinare e nutrire nel migliore dei modi il suo maestro. Mi spiega che nell’ashram si mangia due volte al giorno. La colazione verso le 10 del mattino prevede latte appena munto da bersi caldo, frutta fresca, porridge, verdure e pane chapati; il pranzo, invece, verso le 15 segue un menu settimanale: molto spesso in tavola arrivano piatti della cucina indiana, ma a volte si preparano anche risotti o pasta “perché la maggior parte di noi è occidentale”, precisa la nostra interlocutrice. E prosegue: “Le regole per chi cucina sono chiare. Bisogna lavarsi le mani, coprire la testa, lavorare concentrati cercando di fare il meglio possibile. Quando cuciniamo all’indiana nel menu ci deve sempre essere una varietà di dahl (ovvero le lenticchie) verdura, riso e spesso un dolce. Tra le verdure conosciute anche in Europa troviamo patate, cavolfiori, zucche, peperoni, zucchine. I piatti devono essere colorati e tutto si mangia in piccole ciotole, servite contemporaneamente”.

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«I colori delle

spezie saltano subito all’occhio»

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a t avol a Un piatto tipico per celebrare feste e ricorrenze.

Paola ama molto la cucina indiana che trova particolarmente colorata e profumata.

TA G L I A N D O

SPEZIE BUONE E CURATIVE Infatti, i cibi indiani sono conosciuti per le loro spezie. In tutta l’India, sia nel nord sia al sud, le spezie sono usate generosamente nel cibo. Senza dimenticare che queste ultime vantano conosciute proprietà curative. Paola mi spiega A TAVOLA… CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto. Per partecipare basta inviare in redazione il tagliando-invito che trovate su questa pagina. Prenderemo contatto con voi direttamente. Grazie e a presto! http://www.illustrazione.ch/tagliando_02_15.pdf

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che la curcuma è un potente anti-infiammatorio. Ad esempio, se si ha mal di gola, un cucchiaio di miele e curcuma può alleviare quel fastidioso dolore. Anche lo zenzero - prosegue Paola - è un ottimo anti-infimmmatorio e un buon antinausea, il cumino aiuta la digestione, l’assafetida riduce i gas che si formano nell’intestino, i semi di mostarda favoriscono l’afflusso di sangue e sono quindi utili per la circolazione sanguigna, Gentile redattrice, caro fotografo, desideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): ___________________________________________________________ Numero componenti: _____________________________________________________________________ Via: _____________________________________________________________________________________________ Località: _______________________________________________________________________________________ Tel.: _____________________________________________________________________________________________ Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.


per combattere la febbre e il raffreddore. A questo punto non ci resta che sapere dalla cuoca cosa si mangerà questa sera: “Ho deciso di proporre i ceci con il pane fritto perché è un piatto molto buono e saporito che si prepara in occasione di festività e ricorrenze; inoltre vi cucinerò il curry allo yogurt con pakora. Devo precisare che il curry, come lo si intende qui, vale a dire quel misto di spezie in polvere, là è chiamato masala. In India quando si parla di curry si intende un piatto formato da diversi ingredienti con una salsa. Mangeremo anche del riso rosso dell’Himalaya e delle verdure con la curcuma”. Mentre mi lascio inebriare dai profumi delle spezie che inondano la cucina, già mi pregusto questa buona cena che, grazie alle proprietà degli ingredienti, sarà un vero toccasana! v

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Un regalo perfetto per la festa del papà? Un astuccio realizzato a partire da una sua vecchia caca micia, per conservare fazzoletti, cuffiette, cavo o chiavette usb. idea, disegni e realizzazione Anto - antonella@illustrazione.ch

1. Chiedi alla mamma quale camicia puoi usare, non andare per nessuna ragione a sceglier sceglierne una dall’armadio del papà! Se sei davvero sicuro/a di avere il permesso, taglia un polsino, stando vicinissimo/a al bordo che divide la manica dal polsino. Sfilaccia eventuali fili rimasti tirando con le dita e tagliando quelli che sporgono.

3. Cuci i due lati del polsino che formano la tasca. Se puoi farlo a macchina, il lavoro risulterà più preciso. 4. Sostituisci il filo del bottone con uno colorato, a contrasto.

2. Piega il polsino tenendo il bottone più in alto possibile, ma in modo che la parte con l’asola si ripieghi chiudendosi sul bottone.

Cosa ti occorre: una vecchia camicia da uomo, forbici dalla punta arrotondaarrotonda ta, ago e filo, se possibile una macchina per cucire, filo da ricamo colorato.

1 Segui la rubrica anche su: www.facebook.com/pennepennelliepasticci

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a rc hivio

i doni della

primavera È l’11 marzo 1931, quando su Illustrazione Ticinese appare il contributo di Giuseppe Zoppi a cura Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch

N

ato a Broglio nel 1896 e spentosi a Locarno nel 1956, è noto soprattutto per il “Libro dell’Alpe”. In questa pagina il suo saluto alla primavera, che puntuale, almeno finora, ritorna. “In pochi giorni la primavera si è estesa dal piano fino al monte; milioni di erbe, milioni di foglie, milioni di fiori. I suoi doni, ormai così numerosi, per chiunque veda e senta, come le gocce del mare, come le stelle del cielo. A ogni nostro passo, essa ci offre qualche miracolo nuovo: qui un ciliegio fiorito, candido e tremulo contro l’azzurro, assai più commovente, davvero e purtroppo, di molte creature umane…”. v

Per saperne di più: Online il testo completo di Giuseppe Zoppi.

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scat t ant i

che vita loris j. bernasconi La guardia di confine più conosciuta a sud delle Alpi ci racconta una sua giornata tipo, caratterizzata da incontri folgoranti. a cura della redazione - info@illustrazione.ch

L

ingua “itagliana” forbita, una divisa che ha sempre il suo fascino e una risata dissacrante caratterizzano la vita quotidiana dell’intrepido doganiere

noto ai più per le sue eroiche imprese, e che con questi suoi scatti fotografici ci porta a condividere alcuni frammenti della sua vita, divertita, improponibilmente seria, fantastica. v

6.50 Imparo le battute. Non è difficile. Mi divido tra “Dichiara?” e “Ga scià carna?”.

9.00 Alla dogana di Brusata-Bizzarone: io rido, l’azzurro un po’ meno…

12.15 Veloce giro in mountain bike. BizzaronePianturino. E ritorno.

15.30 Anche fuori dalla scena, tra me il Bussenghi non corre buon sangue…

18.40 All’imbrunire mi permetto di sognare. L’estate.

La sera del 12 marzo, con lo spettacolo “Frontaliers” a Lugano, faremo sognare voi. Ciao!

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in via ggio

sul rio delle amazzoni Nella notte le amache dondolano le une accanto alle altre, fissate ai supporti del ponte della vecchia imbarcazione. La “lancha” di legno sovraccarica di mercanzia solca il Rio delle Amazzoni, come persa nel nulla, ma Jorge sa dove andare. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

SULL’AMACA, STRETTI GLI UNI CONTRO GLI ALTRI Non vi sono luci, né punti di riferimento, il buio si è preso tutto, a parte le stelle e un filo di luna nel cielo. La navigazione è splendida e il “Gerson Leonides”, un vecchio barcone di legno, sembra scivolare sull’acqua che non riesco nemmeno a vedere, ma della quale percepisco il fruscio. Il motore scoppiettante rompe un silenzio che nel mezzo della selva amazzonica appare assoluto. Il ventre del barcone è ricolmo di mercanzie che, man mano nel corso di brevi soste, vengono scaricate in piccoli villaggi, anche quando fa buio. Sovente la “lancha”, così chiamano i vetusti mezzi di trasporto che solcano le vie fluviali amazzoniche, si avvicina alla riva e attende le canoe degli indios. Sui due ponti superiori sono ammassate le persone, tutti indios o mestizios, ognuna con la sua amaca, una sacca e magari un piccolo zaino. Siamo tutti gli uni addosso agli altri, vite diver diverse che si sfiorano e si confrontano in tre giorni di navigazione che portano alla zona delle Tre Frontiere, dove Perù, Colombia e Brasile si toccano. Da lì, in altre due settimane di navigazio-

ne, è possibile raggiungere l’Oceano Atlantico. L’amaca è l’unico supporto che mi permette di dormire e diviene col tempo una sorta di piccola dimora. Sono così tante e così vicine le une alle altre, che gli spostamenti sono possibili solo zigzagando tra sacchi e scatoloni o strisciando sotto le pance rigonfie delle amache. Ma la necessità di movimento, in particolare la notte, si limita prevalentemente a esigenze fisiologiche. Per la toilette al ponte inferiore vi è un bagno piccolis-

La casa del “curanderos”, una sorta di sciamano che mi riconcilia con gli spiriti.

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i n vi aggi o Lascio Iquitos per avventurami sul Rio delle Amazzoni.

simo, inondato da una buona decina di centimetri di acqua, l’alternativa è mettersi accovacciati sul bordo della barca, così fan la maggior parte, anche le donne. A IQUITOS NON VI GIUNGONO STRADE Ho una piccola riserva alimentare che completo nel corso delle soste, quando gli indios dei villaggi rivieraschi salgono a bordo con frutti freschi, banane, mandarini e piccole pietanze precotte, quali a esempio i tacacho, le palline di banana e carne di maiale. ll tempo altrimenti passa dormendo o parlando con chi ti sta accanto, ma pure con altre persone che quasi imbarazzate mi si avvicinano con l’unico desiderio di sapere cosa ci faccia lì un uomo dalla pelle chiara. Gli incontri sul Rio delle Amazzoni sono genuini, non hanno nulla a che vedere con le sollecitazioni delle persone di Iquitos, il capoluogo amazzonico del Perù. Una cittadina indubbiamente affascinante, il principale insediamento dell’Amazzonia peruviana, accessibile solo per via fluviale o aerea. Nel 1750 vi era solo una missione gesuita, poi la località crebbe rapidamente nel periodo della corsa al caucciù, per poi cadere un poco nell’oblio quando tutto finì. Oggi vi vivono 400’000 persone, per lo più indio e mestizios, ma le stra-

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de testimoniano ancora con case in stile coloniale e monumenti i gloriosi tempi passati. A Iquitos il turismo è un settore fiorente. Guide e intermediari più o meno affidabili ti offrono a ogni passo una moltitudine di escursioni ed esperienze: dalla visita di sciamani dai poteri incredibili, ai delfini del Rio delle Amazzoni, dal suggestivo mercato di Belem alla scoperta di tribù indios primitive e appena individuate nel profondo della foresta. Dicono loro. Poi inevitabilmente si viene a sapere che questi villaggi e tribù sono oramai meta di viaggiatori più o meno avventurosi da diversi anni e che l’onnipresente telefonino avvisa per tempo il capo villaggio del sopraggiungere di visitatori, in modo che abbiano il tempo di togliersi gli abiti occidentali e di travestirsi con quelli più tradizionali e fotogenici. A Iquitos non vi ero restato molto, il tempo di acquistare un’amaca e di fare alcuni occasionali incontri. Prima di partire, il mattino ho salutato Manuel, una sorta di giovane tutto fare che conosce ogni angolo della città, e ho rivisto per l’ultima volta la ragazza che sulla strada nei pressi della pensione mi aveva preparato ogni giorno una spremuta fresca d’arancie. CHULLACHAQUI, IL DIO DELLA SELVA È CON ME Memore delle disavventure vissute in passato in


Amazzonia, sono andato anche con un conoscente da un curanderos, uno sciamano locale che mi ha garantito il sostegno di Chullachaqui, il dio della selva e dei monti. Mi è costato una bottiglia di Ajengibre, un succo tipico della regione fatto di miele e di alcol di canna di zucchero con l’aggiunta di ginger, un intruglio dall’aroma decisamente ostico. Il guaritore mi ha poi cosparso di tabacco Mapacho, fatto di foglie originali della selva usate tradizionalmente dai nativi e dai “curanderos” dell’amazzonia. Il fumo di Mapacho, oltre a tenere lontani gli spiriti del male, ha un’altra qualità molto più “terrena”: ti libera dalle zanzare! La lotta contro le zanzare, che in amazzonia sono anche portatrici della malaria, è però rinviata ai giorni successivi. Sulla “lancha”, infatti, non vi sono zanzare. L’aria è fresca nel corso della navigazione notturna e

«A bordo

non è certo una crociera»

durante il giorno vi è sempre una piacevole brezza. Solo quando il barcone a tratti abbandona il corso principale e si addentra in fiumi tributari si percepisce un poco di calura. A bordo non è certo una crociera, ma si vive l’Amazzonia genuina, caratterizzata da un’incredibile vegetazione e dalle sue tipiche genti. Mi intrattengo col capitano, ci siamo già conosciuti al porto prima di partire, quando ero giunto con ampio anticipo sull’ora ufficiale di partenza (anche se questo è un concetto molto vago in questi luoghi) per poter piazzare e legare la mia amaca con tutta calma. Jorge è molto felice che abbia deciso di salire a bordo della sua barca. Mi parla con tanta passione di una vita intera trascorsa sul Rio delle Amazzoni e mi racconta della sua famiglia che vede tra un viaggio e l’altro. Mi confessa come il suo sia un duro lavoro, fatiche che però sono ricompensate dalle soddisfazioni che gli danno i suoi figli che, grazie ai pochi soldi messi da parte, hanno potuto studiare e ora hanno un bel futuro davanti a loro. v

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s al ut e

i tumori benigni al seno Attualmente una delle maggiori paure delle donne è lo sviluppo del cancro al seno. Tuttavia, avere delle cisti al seno non significa avere o sviluppare un tumore. Cerchiamo di capire perché.. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

I

n questo articolo scopriremo i diversi tipi di cisti che possono svilupparsi all’interno del seno e che misure bisogna prendere nel caso in cui l’autopalpazione o una visita ginecologica dal medico rilevi una di queste formazioni. Si tratta di un tema molto delicato della sfera femminile, perché oggigiorno sentiamo sempre più spesso parlare di casi di tumore al seno, molti dei quali in donne decisamente giovani. Per toglierci potenziali dubbi sull’argomento, abbiamo interpellato il Dr. Andrea Scatizza, specialista F.M.H. in ginecologia-ostetricia a Lugano: “Esistono molte leggende popolari che si tramandano, circolano su Internet o altri mezzi di comunicazione in cui si parla di una relazione diretta tra l’esistenza di cisti al seno e lo sviluppo di un cancro alla mammella. Non è così, ma è chiaro che lo sviluppo di cisti al seno deve essere tenuto ugualmente sotto controllo, sebbene raramente vadano rimosse. Iniziamo spiegando cos’è una cisti mammaria. “Le cisti rappresentano la tipologia di nodulo più comune e si riscontrano frequentemente

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nelle adolescenti e nelle giovani donne tra i 20 e i 30 anni. Hanno consistenza duro-elastica a causa del contenuto liquido o di grasso e sono spesso legate agli ormoni. Tendono infatti ad aumentare di volume dall’ovulazione sino alla mestruazione. Solitamente non sono dolenti, a meno che non siano grandi (3-4 cm). Hanno for forma ben definita “ovoidale” o “rotondeggiante” e possono essere distinte in microcisti (inferiori ai 2 cm) e macrocisti tra i 2 e i 5 cm. Non devono allarmare ma vanno comunque ricontrollate dopo la mestruazione e di solito le si trovano diminuite. Quando risultano dolorose o troppo grandi possono essere aspirate ambulatorialmente tramite ago fine”. Cos’è invece la mastopatia fibrocistica? “La modificazione fibrocistica è una patologia del seno benigna che è comune nelle donne in età compresa tra i 20 e i 50 anni, nel periodo quindi fertile e pre menopausa. Come le cisti anche questa patologia è legata alla fluttuazione degli ormoni che si verifica durante il ciclo mestruale. Le caratteristiche sono sovrapponibili a quelle delle cisti, ma le differenze riguardano


principalmente la comparsa di dolore e tensione al seno causati dalla dilatazione delle ghiandole e dei dotti mammari, con formazione di edema e gonfiore. Non evolve normalmente in patologia maligna, ma essendo comunque una displasia è bene tenerla sotto controllo periodicamente in quanto l’autopalpazione in questi casi è difficile”.

«Nessun

allarmismo ma regolari controlli»

Parliamo di fibroadenomi… “Il fibroadenoma è una patologia caratterizzata dalla formazione di noduli fibrosi ed è il più frequente tumore benigno al seno. Ha massima incidenza nelle donne tra i 20 e i 40 anni ed è dovuto a un processo iperplastico (di aumentata crescita), che coinvolge una unità terminale dutto-lobulare e il tessuto connettivo circostante. Tende ad aumentare di

volume durante gravidanza e allattamento e a regredire in menopausa. Generalmente si tratta di un nodulo unico, ma nel 15% dei casi può essere multiplo e bilaterale. Duro di consistenza, liscio o polilobato nei margini, rotondeggiante, con un diametro che può variare da 1 a più cm, raramente è dolente. Di solito la diagnosi è clinica e la donna lo sente con la palpazione. Considerando che le probabilità che un fibroadenoma possa degenerare sono praticamente nulle, dell’ordine dello 0,1-0,3%, non viene sottoposto a terapia ma tenuto semplicemente sotto osservazione. Nonostante ciò, nei casi in cui supera i 3 cm di diametro, si consiglia l’asportazione chirurgica per attenuare il fastidio”. Cosa sono invece le “cisti da allattamento”? “Il galattocele o cisti lattifera, è un tipo di cisti che si può manifestare solo durante l’allattamento. È costituito dalla dilatazione del canale che collega la ghiandola al capezzolo ed è spesso la

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s al ut e conseguenza del cosiddetto “ingorgo mammario”. In pratica, se il piccolo non succhia a suf sufficienza, non svuota la ghiandola mammaria e il seno si gonfia diventando rosso, caldo e dolente. Si tratta comunque di una situazione assolutamente benigna e il più delle volte la cisti si riassorbe spontaneamente. In altri casi può tuttavia infettarsi a causa dei germi presenti sulla pelle e in questo caso può comparire la mastite, un’infezione della ghiandola molto dolorosa che richiede una terapia antibiotica”. Come ci si deve regolare, nelle diverse età, per quanto riguarda gli esami e i controlli specialistici? “Diciamo subito che dai 20 anni le donne devono essere informate sull’utilità e sui limiti dell’autoesame del seno. Dovrebbero imparare a conoscerlo e a riferire qualsiasi modificazione rilevante al proprio ginecologo, tenendo però conto che non tutti i cambiamenti sono dovuti a potenziali malattie. L’autopalpazione

va eseguita solo 2-3 giorni dopo il termine della mestruazione (momento in cui le ghiandole del seno sono ridotte di volume). L’autocontrollo consiste nel passare in rassegna con le dita piatte della mano destra tutto il seno sinistro e con la mano sinistra il seno destro nelle due posizioni seduta e sdraiata. Successivamente la mano destra deve controllare il cavo ascellare sinistro e la sinistra il destro. I controlli diagnostici periodici dovrebbero iniziare già verso i 30-35 anni con un’eco mammaria biennale in caso di familiarità e dopo i 40 anche senza precedenti familiari con una mammografia bi- triennale, esame in grado d’identificare dei tumori molto piccoli e non palpabili e le micro-calcificazioni che spesso sono la spia anch’esse di una lesione tumorale iniziale”. v

«Non tutti

i cambiamenti sono dovuti a potenziali malattie»

Dimagrire con gusto

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in forma

utile ma non indispensabile Si occupa principalmente di due diverse funzioni, eppure possiamo farne a meno, ma quando c’è può far male, senza che stia male. testo Rachele Pozzi - rachele@illustrazione.ch

L

a milza è un organo secondario, e quindi non gode della fama di cuore, cervello e polmoni, eppure tutti la conoscono, soprattutto perché si fa sentire, dolorosamente. Probabilmente ognuno di noi ha almeno un ricordo legato all’ora di ginnastica a scuola, alla corsa e al mal di milza. Si sa anche che non è raro che si danneggi durante gli incidenti, soprattutto stradali, rendendo a volte necessaria, e urgente, la sua rimozione chirurgica. Ma sappiamo tutti a cosa serve?

Nome: milza Definizione: organo linfoide impari Dimensioni: forma ovoidale Peso: dai 180 ai 250 gr. Si modifica, nei limiti fisiologici, in diverse situazioni (prima o dopo i pasti, o talune attività fisiche) Sviluppo definitivo: pienamente funzionante dal secondo anno di vita Funzione: emocateresi Grado di importanza: secondario Sostituibile: no Indispensabile: no

UN PO’ DI STORIA Sin dall’antichità, gli studiosi cercarono di capire a cosa servisse questo organo così esteso. Ritenevano che dovesse essere importante, perché posizionato all’interno della cassetta toracica, dove si trovano, ben protetti, i principali organi. Le conoscenze anatomiche non bastavano per potere comprendere le sue reali funzioni, per cui si immaginava un po’ di tutto. Tra le credenze popolari vi era la convinzione che nella milza si accumulassero umori superflui che si liberavano solo con il riso. Ecco che le persone splenitiche, sofferenti appunto per i troppi umori, risultavano plumbee in viso e inclini al riso immotivato, espediente della natura per “sfogare la milza”.

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in f or m a Per gli antichi saggi cinesi, la milza è responsabile della trasformazione del cibo e quindi della fonte di vitalità dell’organismo. Mantenerla in salute era perciò fondamentale, possibile solo applicando diversi accorgimenti legati all’assunzione del cibo. Secondo la medicina tradizionale cinese, la milza comanda le trasformazioni e il trasporto, il movimento ascendente di ciò che è puro, il sangue, i muscoli, la carne e i quattro arti, si apre nella bocca ed è sede del pensiero (Yi), determinando quindi la capacità cogitativa e la memoria. I nostri antenati invece credevano che per curare la milza ingrossata occorresse appendere un fico d’india davanti al camino. Seccandosi il volume del fico sarebbe diminuito, così come la milza del paziente. Ippocrate ad esempio riteneva invece che fosse la sede dell’umore malinconico, che a quei tempi veniva identificato come la parte impura del sangue. Galeno suppose che dividesse lo stomaco e che fosse responsabile del senso di fame. Erasistrato invece la considerò del tutto inutile. Già Plinio il Vecchio, scrittore e naturalista romano nato tra il 23 e il 24 d. C., scrisse che gli atleti del suo tempo si facevano rimuovere la milza per evitare il dolore che provoca sotto sforzo. Il primo intervento documentato di splenectomia, ossia di rimozione della milza, è stato però eseguito da Zaccarella a Palermo nel 1549. Nel 1826 anche il tedesco Karl Quittenbaum provò questo intervento, ma la prima splenectomia di successo la fece il chirurgo francese Jules-Émile Péan nel 1867, per curare un tumore. COME FUNZIONA? La milza svolge numerose funzioni tra cui l’emolisi, che consiste nel rimuovere i globuli rossi invecchiati o malfunzionanti e recuperarne il ferro. Sintetizza le cellule ematiche, produce globuli bianchi, sintetizza gli anticorpi e collabora al sistema immunitario individuando macromolecole dannose. La milza funge inoltre da serbatoio per il sangue, una sorta di scorta alla quale l’organismo può far capo in caso di necessità. La si può quindi considerare un grosso filtro, in grado di contenere molto sangue, fino a due litri, in caso di milza ingrossata. Ecco perché quando

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“Pani câ meusa”, una tradizione palermitana.

viene danneggiata o spappolata in caso di incidente, il rischio è di emorragia e un intervento chirurgico è urgente. Un lieve ingrossamento della milza può essere causato anche dalla mononucleosi, con conseguente stanchezza, ingrossamento dei linfonodi, mal di gola, febbre elevata e prolungata. LA MILZA E LO SPORT Prima di tutto è importante distinguere un dolore costante o insorgente a riposo, che potrebbe essere causato anche da malattie serie, dal

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classico dolore durante un’attività aerobica. È risaputo, infatti, che soprattutto dopo una corsa, chi non è allenato avverte un dolore molto fastidioso nella parte sinistra dell’addome, forte a volte da imporre una sosta. Ma da cosa dipende questo dolore? Non vi è una precisa e univoca spiegazione scientifica. Le ipotesi sono diverse, da quella meno probabile, che vedrebbe aumentata la richiesta aumentata sotto sforzo di globuli rossi, all’affaticamento del diaframma a causa di una respirazione scorretta. Certo è però che si tratta di un disturbo che avvertono solo le persone non allenate, quindi è buona regola iniziare un’attività sportiva gradualmente, per poi mantenerla regolare e costante. Se invece il dolore dovesse persistere, anche se allenati, è bene rivolgersi a un medico.

«Da cosa

dipende il dolore alla milza?»

LA MILZA NELLA GASTRONOMIA Nella tradizione del cibo da strada, il predecessore dei fast food, un ruolo da protagonista lo ha sicuramente il siciliano “pani câ meusa”, tradotto pane con la milza, una tradizione palermitana che consiste in una pagnotta morbida farcita con pezzetti di milza e polmone di vitello prima bolliti, quindi soffritti, servito “schettu” ossia celibe, oppure “maritatu”, ossia sposato, con ricotta o caciocavallo. Questi panini vengono preparati da venditori ambulanti, i “meusari”, nei luoghi di mercato, come la Vucciria. La sua origine risale al medioevo, quando gli ebrei di Palermo, che si occupavano della macellazione, non potendo percepire ricompenso in denaro, tenevano per sé le interiora che poi trasformavano e rivendevano insieme a pane e formaggio. In toscana, poi, sono famosissimi i crostini di pane con paté di milza e vin santo. In Campania, invece, si mangia la milza farcita con prezzemolo, aglio, peperoncino e menta. v

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nuovi abbinamenti

cromatici È il turchese il nuovo colore dei pezzi di arredo più contemporanei, protagonista delle ultime proposte per la casa. a cura Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

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l suo nome deriva dalla turchese, il minerale di colore azzurro-verde, usata sin dall’antichità come pietra preziosa e ornamentale. Il suo colore ricorda le acque cristalline degli atolli dell’oceano indiano ed è per questo che lo si collega all’estate, ma anche perché, abbinato al bianco, ci catapulta immediatamente nei meravigliosi paesaggi

«Il suo colore

ricorda le acque cristalline degli atolli» delle isole greche. Alle nostre latitudini viene quindi soprattutto usato per tessuti dell’arredamento per esterni, come asciugamani, cuscini, ombrelloni e tovagliati. È invece un colore nuovo per l’arredamento della casa di città. Inusuale quindi, ma proprio per questo interessante. Si sposa benissimo col bianco quindi, per uno stile marinaresco, ma gli abbinamenti più all’avanguardia sono con l’oro, il marrone, l’arancione e le tonalità calde del rosso, materiali naturali come il legno e fantasie di ispirazione orientale. v

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-15

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o r oscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

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PREVISIONI PER IL MESE DI MARZO 2015

Primavera di fuoco anticipata per voi, che si prevede esplosiva e ricca di colpi di scena, con tre pianeti nel segno. Mercurio fino al giorno 12.3 stimolerà il vostro genio creativo e qualcosa di originale ne potrebbe anche scaturire. Marte accenderà tutti i sensi e renderà l’amore molto passionale e trasgressivo. Non sarà facile contenere la vostra impetuosità e irruenza, che a molti daranno fastidio. Plutone in dissonante aspetto provocherà forti contrasti con un capo o un’autorità. Attenzione nei giorni 11.3, con la congiunzione Marte-Urano a rischio di incidenti e all’eclissi del 20.3. Possibili spese per auto o denti. Salute: evitate gli eccessi.

La prima metà del mese potrà essere troppo stressante per voi, di natura tranquilla, amanti della stabilità. Troppa energia dall’Ariete significa per voi troppi stimoli e agitazioni intorno, che potranno rendervi nervosi, in particolare l’11.3, quando le energie saranno piuttosto focose. Non esponetevi a rischi inutili. Giove è ancora ostile per tutto il tempo e Mercurio lo sarà fino al 12.3, ciò che potrebbe innescare qualche discussione di troppo a causa di figli, casa o denaro. L’atmosfera ritornerà più serena dal 17.3, con il passaggio di Venere nel vostro segno, in armonia a Nettuno, che regalerà momenti di intimo romanticismo e golose convivialità.

Nella prima metà del mese sarete fortemente stimolati dai pianeti in Ariete e da Giove sempre positivo, nonché da un Mercurio vivace e trasgressivo, almeno fino al 12.3. Darete priorità alla vita mondana, al divertimento con gli amici e non mancheranno incontri intriganti. L’amore farà scintille. Nel lavoro sarete voi giovani i favoriti perché molto più intraprendenti e desiderosi di esprimere i vostri talenti. Nella seconda parte dovrete invece essere più disciplinati e attenti nell’esporvi o nel dare fiducia a chiunque. Possibili discussioni con un superiore o un ex per denaro o per i figli. Salute: due Lune critiche, il 5.3 e il 20.3 vi suggeriscono prudenza in tutto.

Il plenilunio del 5.3 vi prepara a organizzarvi al meglio per contrastare le turbolenze provenienti dall’Ariete e da Plutone, che tenderanno a innescare litigi o conflitti sia in privato sia sul lavoro. Probabili spese per questioni fiscali, auto o denti. Siate molto cauti nel muovervi intorno ai giorni 11.3, 15.3, 20 e 21.3. D’altra parte, potrebbe darsi che siete pronti per un cambiamento radicale. Bello il passaggio di Venere in Toro il 17.3, in armonia a Nettuno e a Mercurio (nella seconda parte) che accenderà la fantasia e i sensi e ispirerà l’amore per la musica e la scrittura. Salute: bene la seconda metà per cure termali, coccole e sane golosità.

ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-15

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

Spira aria di rinnovamento e di rivoluzione nei primi 16 giorni del mese, dovuti agli influssi arietini. Marte vi renderà molto intraprendenti a livello lavorativo, che potrà estendersi al di fuori del vostro ambiente abituale. In amore sarete più passionali che mai e non mancherà un incontro significativo, se siete ancora liberi oppure il desiderio di consolidare una storia importante in corso. Qualche contrasto ve lo procurerà Mercurio in opposizione fino al 12.3, mentre dal 17.3, Venere dissonante, vi indurrà a ridurre le spese e a contenere la vostra gelosia. Non soffocate il partner, la compagna. Salute: cautela l’11.3 e il 20.3: riducete gli impegni e riposate.

Questo è un mese particolare, perché ci saranno due fasi lunari importanti, prima di tutto il plenilunio nel vostro segno il 5.3, poi il Novilunio la mattina del 20.3 nel vostro segno opposto, mentre Mercurio e Saturno saranno critici per tutto il mese. Inoltre i pianeti in Ariete stimoleranno il vostro 8. campo. Da una parte, aiuterà chi fra voi si occupa di medicina, di ricerca, di indagine, e chi ama sviscerare enigmi, dall’altra toccherà il denaro, la sessualità. Che vi sia ancora qualcosa di irrisolto nelle vostre relazioni non è escluso, per cui saranno le situazioni esterne a farvelo capire. Il clima si farà più amorevole con il transito di una calda Venere dal 17.3.

Una tempesta di pianeti dall’Ariete potrebbe destabilizzare anche la natura più pacifica ed equilibrata, a cui voi appartenete. I conflitti non fanno per voi e anzi vi stancano terribilmente. I giorni più critici saranno l’11.3, il 15.3, il 20.3 (con l’eclissi), il 21.3 e 27-28.3, dove farete bene a non esporvi a rischi inutili. Gli incidenti sono dietro l’angolo, attenzione. Non saranno favoriti neppure i viaggi. Questi influssi planetari sono assai imprevedibili e portano scompiglio sia nella vita privata sia nel lavoro, per cui ritagliatevi degli spazi di silenzio. Spese per auto o denti. A favore avrete fortunatamente il buon Giove che veglierà come un padre protettore.

Il 5.3 ci sarà un bel Plenilunio per voi, ciò che potrebbe aiutarvi a ridefinire i vostri piani di lavoro. Arriva l’energia marziana e voi sarete più grintosi e determinati nell’ottenere ciò che volete e guai a chi vi contrasterà. Possibili difficoltà se siete liberi professionisti o intendete diventarlo per motivi di forza maggiore. In ogni caso con Giove e Mercurio dissonanti dovrete agire sempre nella legalità e questo anche se vi trovate in difficoltà. Poi dal 12.3, quest’ultimo si porrà in una posizione più morbida e allora potrete far capo alla vostra mente intuitiva per risolvere i vostri enigmi e anche quelli degli altri. L’amore sarà passionale, ma attenzione alla gelosia dal 17.3.


PREVISIONI PER IL MESE DI MARZO 2015

c SAGITTARIO 23/11 - 21/12

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

Una grande energia di fuoco illumina il cielo di marzo e voi vi sentirete molto esuberanti. Tuttavia dovrete fare i conti con due lune particolarmente critiche, la prima il 5.3 e la seconda il 20.3 in concomitanza a un’eclissi. Detto ciò, un ottimo Mercurio in 3. campo, in aspetto ai pianeti in 5. fa pensare a dei colpi di testa veri e propri, nel senso che un innamoramento potrà talmente investirvi da voler seguire la persona anche in un altro paese. D’altro canto potrebbe essere anche la causa di rottura di un legame noioso. Possibili offerte e contatti di lavoro interessanti che vi porteranno lontano. Bene lo sport e l’insegnamento. Salute: attenzione dal 13.3 ai cibi e all’acqua nei viaggi. Ottima luna quella del 5.3 in Vergine, in perfetto trigono al vostro Plutone, che aiuta a programmare al meglio i piani di lavoro, giusto per evitare le turbolenze che innescheranno i pianeti dall’Ariete scombussolando l’ambiente. Utile quindi ridistribuire bene i compiti e imparare a delegare, non solo a comandare. Varrà anche nel privato. Molta cautela nel muovervi sarà raccomandabile durante questi giorni: 11.3, 15.3, 20.3 (un’eclissi) e 21.3, perché le energie astrali saranno forti e destabilizzanti. Guidate con prudenza. Poi dal 17.3 una bella Venere regalerà più serenità e momenti magici che riscalderanno i vostri cuori.

e AQUARIO 21/1 - 19/2

f PESCI 20/2 - 20/3

Molte novità attendono voi giovani alla ricerca di un lavoro, ma non esitate a proporvi con idee anche innovative nei primi 16 giorni del mese. Molto stress invece per chi fra voi ha preso troppi impegni o ha messo troppa carne al fuoco. Il Plenilunio del giorno 5 vi vedrà infatti già stressati e nervosi. Fate un po’ di ordine e di selezione. Il lungo transito di Mercurio nel vostro segno finirà il 12.3 e quindi da quel momento dovrete darvi una calmata, anche se le energie marziane saranno iperstimolanti per tutto il mese. Lo stesso vale per l’amore, che vi vedrà passionali e conquistatori, ma dal 17.3 potreste avere dei contrasti. Salute: evitate gli eccessi. Questo è un mese molto movimentato per i soldi e il lavoro. Molte situazioni stagnanti si sbloccheranno. Fatevi avanti e proponetevi. Sapete bene che “chi dorme non piglia pesci”. Già il giorno 5.3 vi sarà un Plenilunio nel vostro segno opposto, in ottimo aspetto con Plutone, suggerendovi di concentrarvi su ciò che dovete fare, ossia stilare un programma accurato riguardo a impegni di lavoro, contatti, incontri, selezioni. Poi dal 17.3, con anche Venere superpositiva, potrete realizzare con buon profitto ciò che avete messo in campo. L’amore guadagnerà terreno nella seconda metà, regalando momenti magici. Salute: attenzione all’eclissi del 20.3.

Michele Guerra n.79 Lega dei Ticinesi Rielezione in Gran Consiglio

MICHELE BERTINI CANDIDATO AL CONSIGLIO DI STATO

DOMENICA 19 APRILE 2015

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-15

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c ru ci ver b a

attori

in scena Appassionati della settima arte? Allora, risolvete il cruciverba e con le lettere nelle caselle contrassegnate dai numeri in rosso potrete formare l’interprete de’ “Il silenzio degli innocenti”. testo Daniela Sandrini - daniela@illustrazione.ch

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VERTICALI: 1. L’interprete di “Posti in piedi in Paradiso” 2. Strumento a fiato 3. Tediosi 4. Glarona sulle targhe 5. Il sogno dello schiavo 6. Pari in mostre 7. Un film interpretato dalla Bellucci 8. Fantesca 9. Un colpo all’uscio 10. È un appassionato di rebus e cruciverba 15. La fune di Tarzan 16. Articolo indeterminato 18. Il Nichel del chimico 21. Sbagliare 23. Un condimento 25. Il bel Delon 27. Fu regina di Spagna 29. Gavitello 32. Ramazza 34. L’interprete di “Benvenuti al Sud” 37. Il professore in gergo 38. Oste senza pari 39. Il noto Ramazzotti 42. Gigari 43. Oriente 46. Alcolisti Anonimi.

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ORIZZONTALI: 1. Incorporate, aggregate 11. Annullata, abrogata 12. Negazione bifronte 13. Re francese 14. Monica, attrice 17. Segno zodiacale 19. Una... a Zurigo 20. Ammaliava i marinai 22. Cuor di colombo 24. Dispari in viali 26. Trabocchetti 28. Articolo spagnolo 29. Ritrovo pubblico 30. Nin, scrittrice 31. Stoffa lucente 33. Le prime dell’alfabeto 35. La fine della Turandot 36. L’interprete principale nel “Titanic” 40. La Yoko di Lennon 41. Rimanere 44. Devoto 45. Un colore e un fiore 47. La prima donna 48. Lavora in mezzo ai petali.

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La soluzione del numero precedente era: Vivaldi.


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Un universo di cristalli e di luce

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iascuno di noi ormai conosce più o meno bene il valore e il potere di pietre e cristalli e negli ultimi decenni l’argomento viene trattato con particolare rispetto. Se in passato si credeva fossero solo dei ninnoli preziosi e di piacevole aspetto oggi si riconosce a ciascuna pietra il suo valore intrinseco e il suo potere curativo. Ogni pietra ha un particolare effetto terapeutico in diverse tipologie di disturbi, siano essi fisici che mentali. Quello che molti ancora non sanno è che le pietre e i cristalli possono curare anche piante e animali. Per esempio provate a mettere in un angolo della cuccia del vostro cane o gatto dell’azzurrite e vedrete che se mal sopporta la solitudine e il distacco da voi per molte ore con questa pietra vicino resterà più calmo e rilassato anche se lasciato solo. Un esempio di quanto siano importanti le pietre nella vita e per il benessere delle persone arriva come sempre dall’Oriente; quanti di voi sono stati in un ristorante cinese e hanno trovato all’ingresso un acquario con pesci rossi e pietre colorate sul fondo, ebbene i pesci rossi favoriscono i buoni affari e le pietre di vari colori contribuiscono a mantenere nell’ambiente, in particolare se frequentato da molte persone, un clima sereno, positivo e disteso eliminando le energie negative. Anche le piante possono beneficiare dell’aiuto offerto dalle pietre, provate a mettere un turchese per alcuni giorni nella terra del vaso di una pianta che avete trapiantato che non si è ancora ripresa, vedrete che si adatterà velocemente al cambiamento. Se avete invece piante che fioriscono con difficoltà, mettete nella terra un’acquamarina, avrà un effetto “fertilizzante”. È necessario ricordare che le pietre, prima di essere utilizzate, in qualsiasi campo, vanno prima purificate mettendole in acqua e sale marino per tre giorni, cambiando l’acqua una volta al giorno e poi caricate esponendole, posate su un telo bianco, alla luce del sole per altri tre giorni, ritirandole alla sera. Naturalmente non è facile spiegare in poche righe l’immenso potere contenuto nelle pietre e nei cristalli, per cui il consiglio è quello di rivolgersi a persone esperte in questo settore alle quali chiedere consiglio su quali pietre fanno al caso nostro e su come utilizzarle nel migliore dei modi. Scoprirete che l’aiuto che questi “ninnoli” colorati e luccicanti è veramente vasto e imparerete così a guardare pietre e cristalli con occhi diversi da prima.

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