illustrazione illustrazione.ch
N.2
- 1 MARZO 2017
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
TICINESE
A TAVOLA
Passione e tradizione
IN VIAGGIO
Vietnam in treno
MODA
Primavera a righe
a t n e v i d i s e Com, i d o b cu
l in
e r e i un port
Con talento, tenacia e un partner affidabile. Per questo motivo sosteniamo le giovani leve dell’hockey su ghiaccio con il progetto Top Scorer. In tutta semplicità. postfinance.ch/hockey
somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.958 copie (REMP 2016) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch
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5 Spunti
Quando essere eroi
6 Sai che
ritratto
Domande curiose e risposte sfiziose
7 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
Editore Illustrazione Ticinese SA 6908 Lugano
8 Ritratto
Distribuzione Direct Mail Company SA Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Illustrazione Ticinese SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Illustrazione Ticinese SA Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch
Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Käsereistrasse, 21 4914 Roggwil Tel./Fax 062 929 27 82 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Emanuele Carpanzano Foto: Gabriele Campeggio Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240
www.pefc.it
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Il signore dei modelli 8
14 Moda
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Primavera a righe
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16 In natura Animale dell’anno
18 In dialètt
in natura
animale
dell’anno Pro Natura ha eletto animale dell’anno 2017 il cervo. Con questa scelta si mette l’accento sulla necessità di proteggere e realizzare i corridoi faunistici naturali.
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ossea che arriva fino a 150 grammi al giorno. La struttura finale di un singolo palco può pesare fino a otto chili negli individui più grandi, i quali, portando un simile peso sulla testa mostrano alle femmine e ai rivali in amore di essere in ottima salute. Durante il periodo degli amori, i maschi si mettono inoltre rumorosamente in mostra per accaparrarsi le femmine, bramendo con quanto Il cervo (Cervus elaphus) – l’animale dell’anno 2017 di Pro Natura (foto: Prisma / Bernhardt Reiner)
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20 A tavola
Carne, passione e tradizione
24 Tendenze Cucina per passione
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24 tendenze
cucina per passione La cucina un tempo era una cosa da donne, o da professionisti, ma oggi è diventata passione e piacere di tutti, con una visibilità pari a pochi altri temi.
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programmi televisivi, le riviste e i blog che si occupano di cucina sono diventati protagonisti indiscussi dei palinsesti e delle riviste, non solo di settore. Parlare di cucina, di alimentazione equilibrata, di sostenibilità e rintracciabilità degli alimenti è diventata priorità per tutti. L’impiattamento e le stoviglie particolari sono uscite dalle sale dei ristoranti più rinomati per colonizzare le abitudini e le case di tutti noi. I grandi chef hanno un nome e un volto, sono usciti dalle cucine e ora fanno i presentatopresentato ri e i conduttori di nuovi format televisivi, dove casalinghe, studenti, pensionati e perfino bambam bini competono per diventare grandi chef. Una passione che non ha genere, età o provenienza. Eppure è curioso come, nello stesso tempo, i rere parti dei supermercati dedicati ai cibi già pronti siano aumentati in modo notevole. Dagli smosmo othie in bicchiere, pronti da bere, al carpaccio, al roastbeaf o al vitello tonnato affettati e conditi, passando alle insalate miste con salsa e posate, fino alle macedonie, è possibile acquistare interi menu già pronti. Ma allora a cosa servono tutti i programmi di cucina e i siti di ricette, se cucu cinare per davvero nessuno sembra più volerlo, saperlo o poterlo fare? Una domanda alla quale
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19 Lavoretti Il segnalibro volante
testo Christian Bernasconi
l cervo è uno dei mammiferi indigeni più imponenti del nostro paese. Il maschio può raggiungere i 130 cm al garrese e i 200 chilogrammi, mentre la femmina è più piccola e priva di palchi. I palchi dei cervi maschi, diversamente dalle corna degli stambecchi e dei camosci, cadono ogni anno e si riformano tra la primavera e l’estate, con una crescita
Un’ogiada al Tésin dal 2030
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26 Salute
Quel problema di vista
28 In viaggio
Hanoi – Lao Cai in treno
31 Archivio
testo Antonella Broggi
Carnevale ieri e oggi
possiamo rispondere solo con delle supposizioni. Forse la vita stressante, soprattutto di molte donne che lavorano e che, a differenze delle loro nonne, non si occupano più solo della loro famiglia, rende loro difficile trovare il tempo per cucinare. Forse molte giovani donne considerano una conquista il non doversi più occupare delle faccende domestiche, e guardano ai programmi di cucina come a qualcosa di esotico. Forse alcuni, dopo essersi nutriti per anni male e di corsa,
32 Oroscopo
Le previsioni di Cloris per marzo 2017
34 Cruciverba Canzoni in gioco
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spunti
quando
essere eroi Nei giorni scorsi ho parlato con un ragazzo di quindici anni che, con risultati per ora insoddisfacenti, sta tentando di superare il primo anno di liceo. “Per passare la classe”, mi diceva, “dovrei essere un eroe”. testo Andrea Fazioli
M
i ha colpito l’uso di questa parola. Eroe. Probabilmente è una delle più antiche dell’umanità: quale epoca, quale popolo non ha cantato le gesta dei suoi eroi? Qualcuno, come il drammaturgo Bertold Brecht, considera “sventurati i popoli che hanno bisogno di eroi”. Ma esiste un popolo che ne possa fare a meno? Certo, la parola nel corso dei secoli ha cambiato forma e colore: siamo passati dal valoroso Agamennone e dall’astuto Ulisse alle diverse follie di Orlando e Don Chisciotte, da Parsifal e Lancillotto fino all’uomo senza qualità di Robert Musil, da Tex Willer a Charlie Brown, da Robin Hood a tanti inetti della letteratura del Novecento, per arrivare agli attori, ai calciatori, ai politici, ai cuochi della tivù. E non sto a citare i supereroi, gli antieroi, i post-eroi che sempre più affollano il nostro immaginario. Che lavoro potrebbe fare oggi un eroe, un vero eroe senza macchia e senza paura? Aprirebbe un ufficio da detective, come Philip Marlowe, oppure si accontenterebbe di aprire un profilo su Facebook, per cambiare il mondo a colpi di post? Nei romanzi fantasy gli eroi compiono an-
cora il loro dovere, come ai vecchi tempi. Ma nella nostra quotidianità? Prendiamo per esempio Aragorn, uno dei personaggi più amati del “Signore degli anelli” di Tolkien. Se vivesse nel nostro mondo, che mestiere potrebbe fare? Ne ho parlato con una lettrice esperta di Tolkien, che senza esitazione mi ha risposto: farebbe lo spazzino. Forse ha ragione il ragazzo di prima liceo: l’eroismo è volere intensamente qualcosa e avere il coraggio di crederci, nonostante tutto. Secondo il filosofo Bruce Bégout “l’uomo ordinario partecipa tutti i giorni a una certa forma di eroismo”: si tratta di fare nella miglior maniera possibile ciò che si deve fare, il proprio mestiere. Spesso gli eroi saltano fuori quando non te l’aspetti. Come abbiamo visto pure di recente, nel caso di una catastrofe naturale – un terremoto, una valanga – alcuni esseri umani sanno superare i confini delle leggi naturali e rischiano la vita per salvare degli sconosciuti. In questi casi, l’eroismo si rivela nella sua natura più profonda, che è un amore disinteressato per il prossimo: l’eroe si mette nella pelle degli altri, e sa dimenticare il proprio “io”, o meglio, sa tenderlo pienamente verso il “tu” che si trova di fronte. v
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s ai che
leggiamo
SAI DA COSA
deriva
DÉFILÉ?
1.
Qualcosa, di Chiara Gamberale
2. La mossa del cavallo, di Andrea Camilleri
3. Il caso Rembrandt, di Tzvetan Todorov
ascoltiamo
1.
Combattente, di Fiorella Mannoia
2. Lost on you, di LP 3. La La Land, colonna sonora
guardiamo
1.
Manchester by the Sea, di Kenneth Lonergan
2. Cinquanta sfumature di nero, di James Foley
3. Lego Batman, di Chris McKay
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Caduto un po’ in disuso, questo ter termine francese era molto in voga per indicare una sfilata di moda. In realtà deriva dal linguaggio militare, nel quale indica una manovra secondo la quale gli uomini camminano in colonna. Oggi vengono più usati i sinonimi americani, con due diverse sfumature: catwalk, letteralmente “camminata del gatto” Défilé militare della difesa belga. con il quale si intende il modo di sfilare sensuale e lento delle modelle di alta moda, che portano avanti una gamba sovrapponendola all’altra, come i felini appunto; e runaway, il modo di sfilare veloce, ispirato ai frenetici ritmi della vita metropolitana, usato per i capi ready to wear, o prêt-à-porter, ossia “pronti da indossare”, delle collezioni industriali, e non sartoriali.
SAI
perché
I KOALA ABBRACCIANO SEMPRE GLI ALBERI? Un team di ricercatori australiani ha studiato a fondo per trovare una risposta a questo interrogativo e la risposta cui sono giunti sarebbe che essi trascorrono le giornate intere abbracciati ai tronchi degli alberi perché è la posizione adatta per stare sempre al fresco. Nelle giornate molto calde d’Australia, da un lato i koala si leccano il pelo per rinfrescarsi, ma per non disidratarsi, niente di meglio che stare abbracciati a un tronco per non disper disperdere troppi liquidi.
SAI CHE
signore si nasce
da Il Libro delle Signore, di Jolanda, Marchesa Plattis Majocchi, 1921 La nonna L’amore discende – esprime un detto comune. Si afferma infatti che la tenerezza più profonda sia quella dei nonni per i loro nipotini. Infatti una donna che tenga tra le braccia il figlio del proprio figlio, deve provare come un affetto materno inteninten sificato, con tutte le sue derivanti d’abnegazione e di assoluta dedizione. Si sono vedute madri poco espanespan sive divenire nonne sviscerate; donne rigide e severe, ritrovare per i figli dei figli il sorriso gaio, la vivacità dell’adolescenza: donne vane divenire ad un tratto serie e riflessive e appassionate: caratteri aspri acquistare la dolcezza: anime percosse e spente da qualche dolore inconsolabile, miracolosamente rifiorire accanto a una culla, nel cerchio di due tenere braccia. I nipotini operano miracoli!
IL LIBRO PER CAMBIARE TESTA Acconciature per bambine, Jenny Strebe, red! La coda di cavallo, la mezza coda e la treccia sono l’unico modo per domare e contenere i capelli lunghi e sempre sul viso delle bimbe. E invece no. Sono solo le più comuni, ma ce ne sono tante, tantissime altre. In questo libro l’autrice ne ha raccolte addirittura 50, spiegate e descritte passo passo con foto e illustrazioni, insieme a diversi consigli per la cura dei capelli delle giovanissime e su come usare gli accessori quali nastri e mollette.
LA CIABATTA CON USB
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LO ZAINO VINTAGE Little America, Herschel, Manor Little Nei primi anni del 1900, Peter Alexxander ander Cormack e sua moglie Annie lasciarono la Scozia alla volta del Canada, dove si stabilirono, a Herschel, località che oggi conta 30 anime. Oltre un secolo dopo, i fratelli Jamie e Lyndon Cormack fondano la Herschel Supply Co., usando il nome del villaggio in cui vissero tre generazioni della loro famiglia. Questa la storia della ditta che oggi crea questi famosissimi zaini dall’inconfondibile aria vintage.
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LA CREMA PREZIOSA
a ppunti
La Crème, Dior Prestige Oggi sappiamo che l’infiammazione cronica della cellule cutanee è una delle principali cause dell’invecchiamento cutaneo e che, al contrario di quanto un tempo si credesse, il freddo non conserva, ma anzi, rallentando i processi metabolici delle cellule, causa la contrazione dei vasi sanguinei e indebolisce la barriera cutanea costituita dal film idrolipidico. Ecco perché i laboratori Dior hanno sviluppato questa crema, in grado di contrastare questi effetti nocivi creando una barriera fisica sull’epidermide. Questa cre crema è molto costosa, lo diciamo subito, ma mai quanto interventi invasivi per i quali molte sono disposte a rischiare, e a spendere molto di più!
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il signore
dei modelli Alcune domande ci accompagnano all’appuntamento con Emanuele Carpanzano, dal 2014 direttore del Dipartimento tecnologie innovative (DTI) della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Gabriele Campeggio
C
hi è un uomo? Chi è l’uomo tecnico? La tecnica è al servizio dell’uomo o siamo ‘chapliniamente’ - ma non solo - delle rotelline all’interno di un grande apparato che ha quale unico scopo quello di funzionare? Prima dell’incontro, mi sono documentato relativamente, affinché l’interlocutore possa apparire come un libro chiuso che si apre durante l’intervista, lasciando intravvedere la propria meraviglia. Lo incontriamo nel suo ufficio di Manno, dove divide la propria attività tra formazione e ricerca. La prima domanda ci porta un po’ lontano nel tempo e nello spazio. Qual è l’invenzione tecnica a suo avviso più rilevante nella storia dell’uomo (oltre alla tecnica stessa)? “Quando parlo in generale di processi di innovazione, di tecnologia, utilizzo spesso due immagini, quella iniziale e quella finale, tratte dal film “2001 Odissea nello spazio” del regista Stanley Kubrick realizzato nel 1968. L’inizio del film, peraltro di non facile comprensione, è molto bello perché si passa dall’era dei primati, quattro milioni di anni fa, con la scim-
mia che capisce di poter utilizzare un osso come un utensile, direttamente in un mondo in cui vi è già l’intelligenza artificiale, vi sono i satelliti, vi è l’uomo che vive in una base nello spazio. Il concetto di questo passaggio sviluppato nel libro dallo scrittore Arthur C. Clarke, e nel film da Kubrick, è che in realtà, da un punto di vista del sapere, non è cambiato nulla; l’uomo dal momento in cui ha capito di poter usare un oggetto naturale quale l’osso, come un utensile con un suo scopo, non ha fatto altro che replicare il medesimo concetto fino ad arrivare a sviluppare satelliti, astronavi e basi spaziali. L’uomo cioè ha capito di poter utilizzare la natura, le leggi della natura, come uno strumento per risolvere problemi e migliorare la qualità della vita. Da quel momento in poi, abbiamo continuato ad applicare questa capacità, con grandi scoperte ed innovazioni di scienziati geniali, però il passaggio evocato nel finale del film, e qui alludo alla seconda immagine, con il “bimbo delle stelle” evocatore di una nuova dimensione del sapere, oggi ancora non è stato compiuto. Se ragioniamo sulla domanda in modo puntuale,
A lato: Emanuele Carpanzano con un esemplare di iCub, il robot bambino. Sono 200 i ricercatori che partecipano al suo progetto nel mondo.
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r i t r at t o
allora confermerei la scoperta del primate. Poi potrei citare uomini di scienza come Leonardo Da Vinci, Isaac Newton, Albert Einstein, anche se mi piace sempre ricordare la frase di Newton, quando disse di essere “solo salito sulle spalle dei giganti”. In effetti il mondo della scienza comprende persone straordinarie, però ognuno ha sfruttato il lavoro di chi lo ha preceduto, aggiungendo qualcosa e permettendo ai successori di proseguire lungo il cammino della conoscenza”. Di formazione ingegnere elettronico con indirizzo in Automatica presso il Politecnico di Milano, sfogliare il suo percorso professionale è come immergersi in un libro di quasi fantascienza. Vediamo di fare un salto a ritroso nel tempo per figurarci il dottor Carpanzano come il bambino Emanuele, con le sue curiosità… “Sin da bambino ho avuto il desiderio di capire come funzionano le cose, di comprendere la natura; mi ricordo che quando ero piccolo mi
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mettevo a disegnare macchine fantasiose, come la macchina che va ad acqua, e anche quando giocavo cercavo di capire il funzionamento, la dinamica del gioco. Crescendo non ho così avuto dubbi sul percorso formativo che avrei seguito, ossia di tipo scientifico”.
Banco prova di automazione industriale.
Un percorso che l’ha portata a diventare un… modellista. Di cosa si tratta? “Mi sono in effetti indirizzato sulla teoria dei sistemi con specializzazione in modellazione e controllo; sostanzialmente ho imparato a realizzare modelli matematici di un sistema naturale e poi a capire come intervenire per controllarlo. Poteva trattarsi di un sistema industriale, di un sistema ecologico o finanziario, ricordo che nel corso di sistemi facevamo anche modelli di processi emotivi, come l’innamoramento, per controllarne la dinamica!”.
Dal 12 luglio 2010, TIsat-1, il primo satellite ticinese completamente progettato e realizzato in SUPSI con la collaborazione di aziende insediate in Ticino, manda segnali al globo. Un vero successo!
Non sappiamo se questo modello gli sia servito per creare la sua famiglia, di certo è che nel cor corso degli studi, la formazione di Emanuele Car Carpanzano si è divisa tra specializzazioni all’estero, in Svezia, presso Karl Johan Åström, in quel momento una delle figure più autorevoli nel campo delle tecniche di controllo cui si devono le teorie del controllo adattivo e digitale o in Olanda, all’ESTEC, il centro della Agenzia Spaziale Europea di Noordwijk, focalizzando l’attenzione sulla robotica per applicazioni nello spazio. “Tornato dall’Olanda, finito il dottorato di ricerca, pur lavorando su progetti di ricerca industriali, sono rimasto legato al mondo accademico per fare della formazione, mi è sempre piaciuto trasmettere il sapere, imparare e riportare in aula quanto appreso”. Tra corsi e attività presso aziende diverse, giunge
poi la chiamata da parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dove lavora per undici anni... “Lì, tra diverse attività nell’ambito della ricerca industriale, in particolare nel campo delle calzature, dell’arredamento e dell’abbigliamento, avviai un percorso di ricerca finalizzato alla personalizzazione dei prodotti e dei servizi in funzione dell’esigenza delle persone. Lo scopo era capire l’esigenza della persona, da un punto di vista del prodotto e del servizio, ovvero della salubrità, del comfort, della sostenibilità, e comprendere come si sarebbero potute utilizzare le tecnologie per rispondere a queste esigenze, il tutto passando attraverso una modellazione matematica e una soluzione tecnologica dei problemi. Ho quindi sviluppato un paradigma d’innovazione che partendo dalla comprensione del bisogno del consumatore possa portare a realizzare un nuovo prodotto utilizzando le tecnologie a disposizione oppure facendole evolvere in modo tale da raggiungere l’obiettivo, modificando anche il processo produttivo. Quanto detto sembra banale, ma in realtà non è la pratica corrente: oggi noi dobbiamo scegliere fra prodotti e servizi progettati da altri, abbiamo ancora poco spazio per manifestare le nostre specifiche esigenze ed ottenere i prodotti che le soddisfino al meglio. Cambiare paradigma implica dover fare tanta ricerca per poter cambiare i processi di progettazione e produzione dei prodotti, e quindi, in sintesi, ho cercato di sviluppare temi e progetti di ricerca andando in questa direzione”. E ora ci troviamo qui, nel suo ufficio di direttore del DTI presso la SUPSI di Manno… “Dopo 11 anni presso il CNR e superati di poco i 40 anni, ho sentito l’esigenza di provare una nuova esperienza. Ho valutato qualche opzione, fra andare verso l’industria di produzione o verso la ricerca e la formazione, ed ho ritenuto che il secondo fosse il mondo per me più naturale, così, partecipando a una selezione, sono approdato qui alla SUPSI. Ho quindi portato il mio modo di pensare e di lavorare dapprima dirigendo l’Istituto di sistemi e tecnologie per la produzione sostenibile all’interno del Dipartimento e poi,
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ritratto
SCHEDA
biografica
Nome: Emanuele Cognome: Carpanzano Nato il: 25 luglio 1970 Luogo di nascita: Lorräch, Germania Stato civile: coniugato, con due figli Professione: ricercatore e formatore Una o più figure di riferimento: Pitagora, Leibniz, Leonardo Da Vinci, Einstein, Stanley Kubrick, Italo Calvino Strumento preferito: strumenti musicali e apparecchi fotografici digitali
con la fine del mandato del Prof. Giambattista Ravano, nel 2014 ho assunto la direzione del Dipartimento ove coordino l’attività di ricerca degli istituti e della formazione”. In cosa consiste la sua attività? “In questa posizione sto cercando di sfruttare tutta l’esperienza acquisita per far crescere il Dipartimento ed il valore aggiunto che genera sul territorio. Ci muoviamo pertanto all’interno di una visione “orientata all’uomo”, ossia mettere le tecnologie al servizio dell’uomo e della società, come delle aziende e dell’economia; un approccio diverso da quello secondo cui la tecnologia cerca di promuovere prodotti sul mer mercato generati da se stessa. Alla lunga ritengo che l’approccio “orientato all’uomo” prevarrà perché a decidere chi vince è chi va a far la spesa, il consumatore, che sempre più informato, sceglierà sempre più quello che meglio lo soddisfa. Inoltre si tratta di un modello produttivo ed economico più virtuoso, perché riduce gli sprechi di energia e di materiale: produco solo quello che le persone chiedono; certo, ci vorrà ancora tempo, ma stiamo andando in questa direzione. Un altro tema che mi sta a cuore è quello inerente alla formazione. Il mondo muta rapidamente, con una velocità spesso superiore alla nostra capacità di comprensione. Oggi, ad esempio, ai miei studenti dico di cominciare ad assolvere i propri studi al meglio, sviluppare competenze, rimanere flessibili, perché non sono in grado di dire loro esattamente quale lavoro potranno fare
tra pochi anni, ma sono sicuro che con le giuste competenze avranno importanti opportunità. Questa rapidità impegna molto chi struttura e definisce i percorsi formativi, viviamo un periodo dinamico, per cui in questo ambito occorre capire e intuire cosa sta accadendo e preparare le persone in modo adeguato per la loro futura sfida professionale”. Quale scenario intravvede per il futuro? “Di natura sono ottimista, sono quindi convinto che le nuove tecnologie oggi e in futuro sempre più ci daranno degli strumenti incredibili per migliorare la nostra esperienza di vita. Confido che l’uomo sia in grado di fare buon uso di tutte queste possibilità, anche se questo non vuol dire che non vi siano pericoli legati all’uso che si fa della tecnologia. Secondariamente, la tecnologia cambierà il mondo del lavoro, alcuni lavori spariranno, ma di nuovi se ne creeranno: occorre essere pronti al cambiamento. Le nuove tecnologie potranno portare a un’economia vir virtuosa, più sostenibile. Anche il digitale sta aiutando positivamente questo sviluppo. In estrema sintesi, vedo un futuro ricco di opportunità, con sfide non banali da affrontare a tutti i livelli, per vincere le quali saranno determinanti le nostre capacità di formazione e ricerca”. v SCARICAMI Online potete visitare il sito del DTI: www.supsi.ch/dti.
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m od a
primavera
a righe Finalmente la primavera è alle porte, quindi possiamo tirare una… riga sull’inverno, anzi, tantissime! testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
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Tuta Aika, Mango, Manor.
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ante e fini, larghe come bande, orizzontali, verticali, di sbieco. Vanno bene tutte, purché siano protagoniste della nuova stagione. Le righe possono essere grandi alleate, ma anche insidiose nemiche. Fate attenzione a come le scegliete e abbinate. Una minigonna a righe orizzontali ad esempio sembra ancora più corta, allarga i fianchi e accorcia le gambe, mentre una gonna al ginocchio, che tendenzialmente rischia di non favorire le donne meno alte, a righe verticali invece slancia la figura. Una maglia a righe orizzontali tende ad allargare, ma se le righe sono di sbieco, possono camuffare qualche difettuccio in zona punto vita. O ancora, le righe orizzontali sul seno regalano una taglia in più, quelle verticali, o meglio conver convergenti sulla pancia invece, snelliscono e allungano il busto. Usate le righe per valorizzarvi e divertitevi. Poi puntate su volant, pizzi, tulle e trasparenze e osate colori vitaminici come il blu e il giallo limone. Le più romantiche invece potranno scegliere i tenui rosa cipria e carta da zucchero. v
Cappottino Avant Première, Manor. Maglia Nulu, Coop City.
Foulard, H&M.
Pullover Avant Première, Manor. Maglia, C&A.
Camicetta, C&A.
Camicia lunga, H&M.
Maglia aderente, H&M.
Abito aderente, C&A.
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dell’anno Pro Natura ha eletto il cervo animale dell’anno 2017. Con questa scelta si mette l’accento sulla necessità di proteggere e realizzare i corridoi faunistici naturali. testo Christian Bernasconi
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l cervo è uno dei mammiferi indigeni più imponenti del nostro paese. Il maschio può raggiungere i 130 cm al garrese e i 200 chilogrammi, mentre la femmina è più piccola e priva di palchi. I palchi dei cervi maschi, diversamente dalle corna degli stambecchi e dei camosci, cadono ogni anno e si riformano tra la primavera e l’estate, con una crescita
ossea che arriva fino a 150 grammi al giorno. La struttura finale di un singolo palco può pesare fino a otto chili negli individui più grandi, i quali, portando un simile peso sulla testa, mostrano alle femmine e ai rivali in amore di essere in ottima salute. Durante il periodo degli amori, i maschi si mettono inoltre rumorosamente in mostra per accaparrarsi le femmine, bramendo con quanto Il cervo (Cervus elaphus) – l’animale dell’anno 2017 di Pro Natura (foto: Prisma / Bernhardt Reiner)
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disturbare
In inverno, per risparmiare energia, il cervo entra in una condizione di torpore per alcune ore al giorno limitando l’irrorazione sanguigna degli arti e delle parti esterne del tronco. In questo stato, la sua capacità di fuga è fortemente ridotta e al minimo disturbo è costretto a passare all’istante dalla modalità di risparmio a pieno regime, con un grande consumo di energia. Per il cervo è quindi fondamentale disporre di territori protetti in cui svernare in pace, come le cosiddette “zone di tranquillità”. www.zone-di-tranquillita.ch.
Un cervo in fuga – in inverno deve fare appello a tutte le sue forze. (foto: Eric Dragesco)
fiato hanno in gola le proprie intenzioni. Un maschio eccitato dà voce alla sua condizione fino a 500 volte all’ora. Se palchi e bramiti sono i tratti più conosciuti del cervo, meno nota è la spiccata esigenza di mobilità di questo mammifero. Non di rado il suo ambiente diurno è lontano da quello notturno e l’habitat estivo può distare anche dozzine di chilometri da quello invernale. In un territorio sempre più frammentato come il nostro, è necessario un numero maggiore di corridoi faunistici che consentano agli animali di muoversi di nuovo liberamente tra i vari ambienti, permettendo loro di scavalcare i sempre più frequenti ostacoli, quali strade, ferrovie e altri insediamenti. Estinto in Svizzera a metà del XIX secolo, nel nostro paese si contano oggi circa 35’000 cervi. Il suo ritorno sta avvenendo da est. La presenza di questo animale è più marcata nelle regioni a sudest delle Alpi svizzere, ma l’animale dell’anno sta raggiungendo anche l’Altipiano e, in misura minore, il Giura. v
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Si prega di leggere ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-17 il foglietto illustrativo.
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NON
i n d i al èt t
un’ogiada
al tésin dal 2030 Alptransit e la “metropolitana Ticino” (Lügan-Bellinzona-Locar (Lügan-Bellinzona-Locarno) in dal gir di cambiament. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
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o mia voialtri, ma quand che a vò in spazzacà le difficil che torni indré senza un quaicoss da cartaceo. Salta sempar föra un libar, una cartina, un document da consultà, méritevol da vess ri-lengiüt. Par carità, nient da növ, par la generazion di “fiöö dall’ultima guera” (1939-45) che adess la và vers i 80 ann. Una generazion fortünada, (dopo ognün a gha métut anca dal sò) che la dev dig anca “grazie!” ai sò gent: pà e mamm, noni e bisnoni, che i ma tegnüt föra dai dò guer mondiai. Ul Tésin l’è passat dala vanga e dala zapa ai scrivanì e al computer, fasendo però poca “industrializzazion”. Insoma, sa sent che ma manca quaicoss. Ta chi alora un bel libret “Quale Ticino nel 2030 – Considerazioni sulle sfide del prossimo futuro” (Quaderni della Carlo Cattaneo 2011). Il “coordinatore” dott. Adriano Cavadini, al scriv giustament, présentando i resoconti di sett sirat organizzat dala “Cattaneo”, che la popolazion dal Tésin la in-vegia da ann in ann, diminuiss i nascit, riva scià sempar püssée immigrati. E pöö ammò: tanti pensionat, donca mia facil trovà i soldi par la solidarietà inter-generazional. Sa scampa püssée, ma atenzion!: costruzion püblic (come i strad) e privat (come cà) ià portat via tanti “aree verd”, i centri commerciai iè vegnüt sü come fung (funghi). Ma dovressum trovà spazi almen par 350 mila anim. L’economia la guarda anca vers Zurig (Alptran-
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sit) e vers Milan. La “metropolitana Ticino” (Lügan-Bellinzona-Locarno) la dà una man solida ai cambiament. L’Europa (anca se organizzativamet squinternada) la condiziona comunque. La piazza bancaria l’è stai ridimensionada, ul caso della BSI al podaress vess “emblematico” (spérem da no!). Ul franc svizer l’è sempar tropp fort rispett al dollar. “L’imprenditore ticinese dovrà essere sempre più flessibile” a scriv ul Cavadini. “Da notare che i partiti storici per perdono sempre più consensi”. E i “fiöö dala ultima guera” cosa i podan dig ai fiöö d’incöö, ai névod? Saran propi lor a vég in man ul balin in dal 2030. Anca se a ghem l’Università e centri moderni da ricerca, bisogna dig ai fiöö e ai névod da nà via pal mund, almen trii o quatar ann. Mia domà par studiaa, ma lavorà indova a ghé un “alto valore aggiunto”. Chi da nüm a ghé bisögn anca da bravi artigian e “imprenditori”, sperando che tornan a cà chi che è nai via. Sa capiss perché, senza spiegaa tropp. Ul turismo al somea in fase da ricuper, ma gha vöran idee e “strutture” növ par contrastà i nazion che par na cioca de lacc i ta permetan alberghi da “quatar o cinc stell”. E l’è mia tütt. Alora bisogna staa sü viscor. Spérem ben. v
«Chi da nüm a ghé bisögn da bravi artigian»
la voretti
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Cosa ti occorre: una foto di te in posa, cartoncino, colla stick, carta adesiva trasparente, un gomitolo di lana o cotone, una forchetta, forbici dalla punta arrotondata, un ago per la lana.
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idea, disegni e realizzazione Anto antonella@illustrazione.ch
1. Mettiti in posa davanti a una papa rete bianca con un braccio in alto, come se tenessi un palloncino e fatti scattare una foto, che dovrai far stampare (sono praticissime quelle macchinette che si trovatrova no nei supermercati e che stamstam pano direttamente dal cellulare). Con la colla stick incolla la foto su un cartoncino. Sul retro del cartoncino scrivi una dedica, poi rivesti con la carta adesiva, sia sul davanti sia sul retro. Ritaglia la tua sagoma seguendone il contorno. 2. Usando una forchetta, fai un picpic colo pom pom come vedi nell’illustrazionell’illustrazio ne. Fissalo lasciando un doppio filo chiuso. 3. Fai un foro sulla manina della tua sagoma e facci passare il doppio filo del pom pom. 4. Ora non ti resta che sorprendere il tuo papà !
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a t avol a
carne, passione
e tradizione A cena dalla famiglia Gandolfi-Jauch di Acquarossa. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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anya Gandolfi non fa mistero della sua golosità per la carne. Difficilmente avrebbe potuto essere altrimenti, vista la sua storia familiare: “Sono cresciuta in una famiglia di macellai e cacciatori: sono due passioni che mio nonno Angelo ha tramandato a mio padre Luciano e che ho vissuto anch’io da bambina. Entrambi mi hanno insegnato il rispetto per gli animali e per le persone. Dal mio papà ho appreso l’arte del commercio, il valore dei sacrifici e il saper parlare con la gente con garbo e discrezione. Da ragazzina accompagnavo mio nonno a fare il giro della carne in tutta la valle: consegnavamo i pacchettini ai clienti e prendevamo le ordinazioni. In bottega papà, dopo avermi insegnato ad usare i coltelli, mi per permetteva di fare piccoli lavoretti come, per esempio, pulire le ossa dai rimasugli di carne. Questi ultimi finivano poi nell’impasto per fare salametti o luganighe. Mettere la carne nei sacchetti sotto vuoto era il mio compito preferito. Diventata più grandicella, ho potuto anche fare la cassiera al banco e rispondere al telefono, uno di quelli vecchi appesi al muro, con le due campanelle che suonavano facendo un rumore infernale…”. I ricordi di Tanya si rincorrono. Mi racconta che, nonostante sua mamma fosse infermiera all’Ospedale di Acquarossa, ha sempre aiutato suo marito in macelleria, preparando tanti manicaretti da vendere in negozio. “Da lei in cucina ho imparato a improvvisare e ad avere sempre
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qualcosa di pronto. Se qualcuno viene a trovarci ed è l’ora di pranzo o di cena, è il benvenuto alla nostra tavola. Con la mamma, da bambina, mi divertivo un mondo in cucina a fare biscotti, tor torte e confetture di ogni tipo. Lei mi ha trasmesso anche la passione per i funghi e per i fiori, mi ha insegnato a conservare le verdure sott’aceto e sott’olio e a raccogliere i fiori di tiglio, il timo, i germogli di pino e i fiori di sambuco per farne degli squisiti sciroppi curativi che ora preparo per i miei figli”. CUCINA MODERNA CON ELEMENTI ANTICHI Tanya, il suo compagno Filippo Jauch ed i loro due bambini Ethan e Ginevra, vivono nella casa paterna, una bella e grande casa ticinese risalente alla seconda metà del 1800, appartenuta ai nonni di Tanya. L’abitazione è stata ristrutturata un paio d’anni fa e la coppia ha voluto mantenere il più possibile le caratteristiche che da sempre la contraddistinguono. Come per esempio il pavimento in piode e gli anelli di ferro sul soffitto che venivano usati per appendere “la mazza” nel locale adibito a questo scopo. Oggi, questa stanza è stata trasformata in una bella e moderna cucina rossa, il vanto di Tanya. “Sui soffitti del salotto e della nostra camera, invece, abbiamo voluto conservare gli affreschi, restaurati magnificamente dal nostro caro amico Amilcare Monteggia. Anche i pavimenti delle camere sono quelli origi-
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a t avol a Il roastbeef con le erbette dell’orto: un piatto sempre apprezzato, cucinato secondo una ricetta di famiglia.
nali, con le vecchie assi di legno che abbiamo pazientemente grattato per riportare alla luce le venature nascoste sotto a strati e strati di cera e pittura di ogni genere”. CARNE, ERBE AROMATICHE, ORTAGGI E FRUTTA La casa di Tanya e Filippo si trova proprio di fronte alla macelleria, appartenuta per tanti anni alla famiglia Gandolfi. “Tutti noi in famiglia adoriamo la carne, io soprattutto quella di manzo ai ferri, non troppo cotta. In generale prediligo cibi semplici, con poche salse e condimenti: usiamo soltanto olio extra vergine di oliva e le erbe aromatiche che amo coltivare e ammirare dalla finestra della cucina. Ho a disposizione menta, rosmarino, salvia, origano, erba cipollina, timo, prezzemolo, basilico, citronella, lavanda e santoreggia. Sia io, sia Filippo siamo appassionati di natura, tradizioni, cose vecchie che evocano ricordi. Perciò il nostro orto come la nostra casa, vive di ricordi e tradizioni. La raccolta del rabar rabarbaro ne è un esempio: da oltre 30 anni la ventina di piante ce ne regala ogni stagione diversi chili. Il resto del terreno lo coltiviamo con vari ortaggi, tanta insalata, carote, sedano, cipolle, porri, coste, fagiolini di ogni genere, formentino e verze per l’inverno. Il tutto contornato da fiori di tutti
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i colori e rose. Possediamo anche un frutteto e un filare di uva americana, con la quale facciamo la grappa. Ogni anno raccogliamo circa 150 chili di mele, con parte delle quali prepariamo anche un buonissimo succo bio. D’estate, ogni sera, facciamo il “giro dell’orto” con i bimbi: Ethan ci segue con la carriola per il raccolto, mentre Ginevra seleziona gli ortaggi. Entrambi sono molto golosi di cetrioli e pomodori appena raccolti!”, racconta Tanya. L’UTILE ROBOT DA CUCINA La padrona di casa mi svela che durante l’attesa La vecchia credenza con i colorati barattoli di sott’aceti, sott’olio, marmellate e meringhe fatte in casa sta bene anche in una cucina moderna.
... e, dulcis in fundo, uno zabaione che verrà accompagnato con le meringhe preparate da Filippo.
di soli 9 mesi. La scoperta del robot da cucina è quindi stata una rivelazione: “Mi ha subito convinta e permesso di mantenere una sana alimentazione per tutta la famiglia, con zero sforzo e ottimi risultati. Con questo elettrodomestico posso sfruttare al massimo tutti i nostri prodotti genuini e preparare degli ottimi piatti, risparmiando soldi e tempo. Anche il mio compagno lo usa: ogni domenica mattina prepara i pancake con i bambini e, a volte, delle mini meringhe”. Pure questa sera il robot ha fatto il suo dovere perché Tanya ha voluto dimostrami quanto sia pratico e facile preparare un roastbeef, delle verdure e uno zabaione. “Basta seguire le ricette e i procedimenti alla lettera e il risultato è garantito”, mi dice. E dopo aver gustato il tutto non posso che confermare! v
della sua secondogenita le era stato ordinato di stare il più possibile a letto, perciò cucinare era un problema, soprattutto con un figlio piccolo
SCARICAMI Potete scaricare online le ricette di Tanya Gandolfi-Jauch.
«La tradizione delle
nostre montagne... ...rivive anche nelle ricette dei miei mostbröckli.» Markus, produttore di carne Pro Montagna
Markus produce mostbröckli nell’Appenzello, secondo antiche ricette di famiglia tramandate di generazione in generazione. Grazie alla migliore carne della regione, alla sapiente lavorazione e alle usanze secolari nasce un tipico prodotto Pro Montagna. E per garantire il rispetto delle tradizioni anche in futuro, ad ogni acquisto verrà versato un contributo al Padrinato Coop per le regioni di montagna. coop.ch/promontagna
Dalle nostre montagne. Dai nostri contadini.
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t end enze
cucina per passione La cucina un tempo era una cosa da donne, o da professionisti, ma oggi è diventata passione e piacere di tutti, con una visibilità pari a pochi altri temi. testo Antonella Broggi
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programmi televisivi, le riviste e i blog che si occupano di cucina sono diventati protagonisti indiscussi dei palinsesti e delle riviste, non solo di settore. Parlare di cucina, di alimentazione equilibrata, di sostenibilità e rintracciabilità degli alimenti è diventata priorità per tutti. L’impiattamento e le stoviglie ricercate tipici dei ristoranti più rinomati hanno colonizzato le abitudini e le case di tutti noi. I grandi chef hanno un nome e un volto, sono usciti dalle cucine e ora fanno i presentatori e i conduttori di nuovi format televisivi, dove casalinghe, studenti, pensionati e perfino bambini competono per diventare grandi chef. Una passione che non ha genere, età o provenienza. Eppure è curioso come, nello stesso tempo, i reparti dei supermercati dedicati ai cibi già pronti siano aumentati in modo notevole. Dagli smoothie in bicchiere, pronti da bere, al carpaccio, al roastbeaf o al vitello tonnato affettati e conditi, passando alle insalate miste con salsa e posate, fino alle macedonie, è possibile acquistare interi menu già pronti. Ma allora a cosa servono tutti i programmi di cucina e i siti di ricette, se cucinare per davvero nessuno sembra più volerlo, saperlo o poterlo fare? Una domanda alla quale
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possiamo rispondere solo con delle supposizioni. Forse la vita stressante, soprattutto di molte donne che lavorano e che, a differenze delle loro nonne, non si occupano più solo della loro famiglia, rende loro difficile trovare il tempo per cucinare. Forse molte giovani donne considerano una conquista il non doversi più occupare delle faccende domestiche, e guardano ai programmi di cucina come a qualcosa di esotico. Forse alcuni, dopo essersi nutriti per anni male e di corsa,
I giudici della sesta edizione di Masterchef: Bruno Barbieri, Carlo Cracco, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo.
ola v a at n in u lic! c
hanno raggiunto una nuova consapevolezza, e stanno riscoprendo il mondo della gastronomia. I motivi sono verosimilmente diversi e ognuno ha il suo. È però certo che ora la cucina, buona e sana, è un tema importante, e riscoprire il
piacere di cucinare, per sé e per gli altri, è una buona, e gustosa tendenza, che vale sicuramente la pena seguire: sulle riviste, sul cellulare, sul tablet, in radio o in tivù. E se volete raccontarci cosa significa per voi l'alimentazione, invitateci a cena e diventate protagonisti della nostra rubrica “a tavola”! v
NO. 4 14-27.2.17
Mangiare meglio. Ogni giorno.
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L’ITALIANITÀ SCALDA L’ANIMA IN INVERNO Ricetta
A sinistra, il nuovo club culinario Migusto, sopra una scheda del nuovo progetto Fooby e a destra la rivista Manor Food dedicata al mondo del cibo.
Linguine alle vongole e pomodorini cherry essiccati Ritratto della famiglia Cortucci
Alle origini della mozzarella di bufala
LA QUALITÀ A PREZZI ACCESSIBILI
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s al ut e
quel problema
di vista Secondo l’OMS, la cataratta è la più frequente causa di disabilità visiva al mondo con una percentuale del 39,1%. La prevalenza di cataratta aumenta con l’età e, statisticamente, colpisce maggiormente le donne. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
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irca il 40% dei soggetti di età compresa tra i 55 e i 64 anni sviluppa una cataratta. Questa percentuale raggiunge il 90% in quelli di età superiore ai 75 anni: statisticamente la cataratta risulta essere la malattia degli occhi più comune al mondo. Si stima che in Svizzera circa una persona su dieci soffra di cataratta e sono circa 50’000 gli interventi eseguiti ogni anno nel nostro Paese. Nonostante l’operazione della cataratta sia stata descritta per la prima volta più di 2’500 anni fa, fino agli Anni 70 il tasso di complicanze era molto elevato e si ricorreva all’intervento solo nei casi più gravi. Oggi, grazie all’evoluzione delle tecniche chirurgiche, i risultati in termini di tollerabilità dell’intervento e di recupero della vista sono notevolmente migliorati. Per saperne di più abbiamo interpellato la Dr. ssa Dina Roncoroni, specialista F.M.H in oftalmologia a Lugano e Chiasso. Cos’è la cataratta? “La cataratta consiste in una progressiva perdita di trasparenza del cristallino (la lente che abbiamo all’interno del nostro occhio). Solitamente si tratta di un processo che si sviluppa lentamente ed è molto frequente con l’avanzare dell’età”.
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Quali sono i sintomi più comuni? “I disturbi più frequenti causati dalla cataratta sono un peggioramento della vista, con offuscamento e visione di aloni attorno alle luci. Inoltre può esserci maggiore sensibilità alla luce o addirittura visione sdoppiata. Anche i colori vengono percepiti più sbiaditi”. Esistono diverse tipologie di cataratta? “La forma più comune è la cosiddetta cataratta senile, ovvero dovuta all’invecchiamento. Vi sono tuttavia alcune forme che possono presentarsi anche in età più giovane o addirittura già alla nascita (cataratta congenita). La cataratta in tali casi può essere dovuta a una componente genetica, oppure a fattori esterni quali un trauma, un intervento oculare, un’infiammazione oculare prolungata, l’uso di farmaci a base di cortisone o a malattie sistemiche come ad esempio il diabete”. Come viene diagnosticata? “La diagnosi viene fatta tramite la visita oculistica, che comprende l’esame della vista e l’esame alla lampada a fessura con dilatazione della pupilla”.
Un rvento a i e int estes n le in a loca
Quali sono le possibili cure? “Attualmente, l’unica cura efficace per la cataratta è l’intervento chirurgico. Esso diventa necessario quando i disturbi diventano tali da limitare la qualità di vita del paziente”. In cosa consiste l’intervento chirurgico? “L’operazione della cataratta consiste nella rimozione del cristallino opacizzato e nella sua sostituzione tramite una lente intraoculare artificiale. Per fare ciò occorre praticare una piccola incisione nell’occhio, attraverso la quale si inseriscono gli strumenti atti a frantumare e aspirare il cristallino e introdurre la nuova lente artificiale (che è pieghevole). L’intervento avviene in anestesia locale”. Quali i rischi? “L’intervento di cataratta in mani esperte è un intervento sicuro, che dà ottimi risultati. Ciononostante si tratta di un intervento delicato, che richiede abilità e precisione e come qualsiasi altro intervento, può comportare alcune complicazioni. Raramente tali complicazioni sono gravi e possono causare un danno permanente (come ad esempio una infezione postoperatoria). In generale si tratta di invece di complicanze transito-
rie o risolvibili tramite terapia medicamentosa o talvolta attraverso un secondo intervento. Per ridurre i rischi postoperatori è importante attener attenersi ad alcune precauzioni, come ad esempio evitare di sfregare l’occhio o evitare attività fisiche impegnative nei primi giorni dopo l’intervento”. Il risultato è immediato? “Nella maggior parte dei casi il miglioramento della vista è già percepibile nei primi giorni dopo l’intervento, se non vi sono altre malattie dell’occhio che impediscono un recupero visivo (come ad esempio patologie della retina, della cornea o del nervo ottico). Talvolta il recupero della vista richiede più tempo, se ad esempio dopo l’intervento subentra un temporaneo opacamento della cornea”. È possibile prevenire la cataratta? “I fattori di rischio della cataratta che possono essere influenzati tramite un atteggiamento preventivo sono il fumo e l’esposizione ai raggi UV-A e UV-B. Evitando quindi di fumare e proteggendosi adeguatamente dai raggi ultravioletti, si può parzialmente ridurre il rischio di cataratta. Trattandosi però di un processo di invecchiamento, in quanto tale è inevitabile”. v
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i n vi aggi o
hanoi - lao cai
in treno Le remote regioni del nord del Vietnam sono raggiungibili con un treno che dalla capitale Hanoi porta al capolinea Lao Cai, una linea ferroviaria costruita agli inizi del 1900 che ancora oggi è sinonimo di una genuina esperienza di viaggio vietnamita. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
HANOI: IL VIAGGIO INIZIA IN SCOOTER Saluto Hien che mi ha appena portato con lo scooter al terminale della stazione di Hanoi. Metto lo zaino più pesante sulle spalle e quello piccolo a tracolla. Tutto il mio bagaglio aveva trovato posto sulla motoretta già carica di due persone, nulla di particolare in Vietnam, dove non di rado si vedono transitare veicoli a due ruote con quattro passeggeri. È già buio da tempo, ma dovrò ancora attendere, infatti l’orario di partenza del mio treno indicato sul biglietto è “9.30”, invero l’unica cosa che riesco a leggere sul mio pass, perché tutto il resto è scritto in vietnamita. Nel grande locale un po’ squallido della sala d’attesa, mi ritrovo assieme a un centinaio di altre persone, la maggior parte penso siano vietnamiti, ma vi sono anche alcuni visi occidentali. Il passaggio che porta ai binari è però ancora chiuso e non resta dunque che munirsi di pazienza. Quando finalmente più tardi un’austera signora in divisa apre la porta, seguo la fiumana di persone tra vecchi binari
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te capire che è ora di dormire; da queste parti pare ci si corichi piuttosto presto. La porta dello scompartimento viene chiusa a chiave dall’interno per sicurezza.
A sinistra: al mercato si incontrano molte genti Hmong, ma pure Red Dau, Giay e Hao. In alto: Sapa, un paesino a 2’000 metri di altezza abitato da minoranze etniche.
e treni in attesa, percorrendo dissestati marciapiedi, polverosi e poco illuminati. Non vi è alcuna indicazione, non mi rimane che mostrare ripetutamente il mio biglietto a ogni persona che incontro e fidarmi delle mie conoscenze di quel linguaggio corporale universale che fa parte del bagaglio d’esperienza di ogni viaggiatore. La lingua inglese non è certo uno dei requisiti richiesti ai funzionari delle ferrovie vietnamite, in compenso ho però l’impressione che un sorriso e la cordialità siano molto diffusi. Devo cercare un compartimento a quattro con cuccette di 2. classe, l’unica disponibile, “soft sleeper” la chiamano, quindi almeno con materassino. Quando finalmente trovo il mio scompartimento, incontro due vietnamiti che fortunatamente parlano un poco inglese e paiono essere molto cortesi. Mi indicano loro quale sia la mia cuccetta, quella in alto. L’ultimo posto viene occupato poco dopo da un australiano, docente di lingua inglese in una scuola di Hanoi, anche in Vietnam dunque le lingue internazionali stanno avanzando a grandi passi. La conversazione non durerà comunque molto. Quando previo avviso dato con duplice fischio, il convoglio si mette in moto e attraversa sferragliando rumorosamente e nervosamente i sobborghi della città mal illuminata, i due vietnamiti fanno chiaramen-
«Scoprirò alcune tra le etnie più tipiche»
UN VECCHIO TRENO, LENTO E BALLONZOLANTE Dopo un viaggio durato molto più del previsto a causa delle forti piogge monsoniche che hanno flagellato il territorio nel corso della notte, raggiungo il capolinea Lao Cai, villaggio oramai divenuto piccola cittadina, perso tra impervie montagne e più vicino alla Cina che non alla capitale vietnamita. Qui inizia un viaggio alla scoperta di minoranze etniche che trovano i loro villaggi disseminati in remote località montagnose condivise tra Cina, Birmania, Tailandia, Laos e Vietnam. Sono gli Akha, Hmong, Dau, Hani e tanti altri gruppi che quasi tutti condividono una storia di persecuzione e di fughe. Molti di essi preservano però, lontano da quelli che nei secoli passati furono i loro territori di origine, culture e tradizioni secolari. Il viaggio mi porterà a scoprire alcune delle etnie più tipiche, percorrendo chilometri di strade sovente dissestate, sentieri, piste e soprattutto seguendo indicazioni di amici o affidandomi a incontri casuali. La prima tappa sarà Sapa, a un’ora di risalita su affascinanti tornanti. La tipica località dal lontano sapore montano è prevalentemente abitata da etnie Hmong, Red Dau, Giay e Hao. Il luogo è soprattutto noto per gli incredibili pendii terrazzati coltivati a riso che dal fondovalle arrivano fin quasi sulle cime delle montagne, laddove le risaie si accomunano a boschi di conifere. Ho in tasca solo l’indirizzo di una famiglia di stirpe Red Dau abitante in un villaggio a diversi chilometri da Sapa. Sono amici di amici. Mi hanno detto che mi ospiteranno ma loro non sanno ancora nulla. SAPA, TRA RISAIE E BOSCHI DI CONIFERE Il viaggio dovrebbe proseguire su di una camionetta, questo è per lo meno quello che spero. A Lao Cai i veicoli sul grande posteggio non lontano dai binari della ferroviaria non mancano
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i n vi aggi o di certo, ma raggiungere la località montana di Sapa al di fuori di ben organizzati tour turistici non pare così facile. Sono assediato da una moltitudine di persone che tutt’altro che disinteressate vogliono aiutarmi. Seguo invano un paio di volte giovani che mi promettono di tutto e di più per poi rendermi conto, a confronto con l’autista dell’ipotetico trasporto, che l’unica relazione esistente tra i due è il desiderio di avere dei soldi senza però alcuna garanzia di raggiungere la meta. Non rimane che avere pazienza, tanta pazienza, nell’attesa che i prezzi proposti scendano, che i vari intermediari si stufino di rilanciare offerte allo straniero testardo e che magari si faccia avanti qualcuno che dia l’impressione di essere affidabile e che, cosa di non poco conto, sia effettivamente il responsabile di un veicolo di trasporto. Intanto mi godo un po’ la località, molto differente da Hanoi. Lo stile architettonico delle case è particolare e appare come una curiosa simbiosi di componenti va-
gamente orientali e alpine. I blocchi abitativi sono attaccati gli uni agli altri, caratterizzati da originali balconate e da mura multicolori, mentre i tetti a spiovente, anche per le costruzioni su più piani, indicano che qui sulle montagne nei periodi monsonici e nei freddi inverni il meteo è tutt’altro che clemente. Il medesimo stile architettonico si ritrova, ancora più caratteristico e pittoresco, a Sapa. Un grande villaggio aggrappato sul costone di un monte, con un’incredibile vista sulla vallata. Vi è un animato mercato frequentato dagli indigeni e un bel laghetto poco prima della piazza centrale sulla quale vi si ritrovano un po’ tutti. L’aria è fine e fresca, sono queste le terre in cui vivono da secoli minoranze etniche che non vedo l’ora di conoscere e visitare. v
«Seguo la fiumana di persone tra vecchi binari»
Le risaie della regione fanno parte del patrimonio universale dell’Unesco.
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a rc hivio
carnevale
ieri e oggi Carnevale, levare la carne per poi passare a un periodo di astinenza e digiuno. Mascherarsi, rovesciare le rigide gerarchie in atto durante l’anno, trasgredire, rinnovarsi… a cura Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch
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i seguito un estratto del testo sul Carnevale, apparso nel 1931, che potete leggere integralmente nella nostra versione online:
“Quando, carnevale era, nell’anno, un’epoca fissata e non la baldoria senza limiti dell’oggi, quando le maschere, si facevano belle, vestite di sete antiche, di stoffe dorate arabeschi scintillanti e non cenciose come ora - parlo del nostro paese montano - carnevale era un avvenimento e le varie fasi della sagra allegra eran molto pittoresche ed interessanti. Durante le tre sere che precedono Epifania, trionfavano le così dette “calca vecc”, maschere così poco estetiche da metter paura”. v SCARICAMI Online la pagina di Illustrazione Ticinese del 1 aprile 1931.
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o r oscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch
g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
j CANCRO 22/6 - 22/7
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PREVISIONI PER IL MESE DI MARZO 2017
Il mese inizia con uno stellium di pianeti nel vostro segno, indice di grande energia e passione, quasi incontenibile, vuoi per un’interessante nuova attività, meglio se parte dopo l’Equinozio del 20 marzo e con il passaggio di Marte in Toro, vuoi per una nuova storia d’amore o una nuova vita. Gli incontri saranno molto stimolanti, anche con persone di età differente dalla vostra. Bisognerà tuttavia muoversi con la massima prudenza, sia con le finanze sia con le promesse difficili da mantenere, data la dissonanza con Giove e Plutone. Sarà anche possibile che dobbiate liquidare un/una ex o sistemare una pratica legale inerente a un patrimonio familiare. Salute: evitate i troppi impegni e riposate di più. Mese molto dinamico e ricco di colpi di scena, specie dopo l’ingresso di Marte nel vostro segno il 10.3. Interessante il plenilunio del 12.3 in Vergine, in ottimo aspetto a Plutone che vi regalerà grandi opportunità nel campo lavorativo. L’elemento terra vi donerà deter determinazione, capacità direttive e organizzative, ma attenzione alle spese. Non fatevi prendeprende re dalla fretta nelle decisioni importanti e anche in coppia, dividetevi bene i ruoli per non pestarvi i piedi. In amore sarete passionali e possessivi. Ritagliatevi qualche serata da soli, anche se avete figli, concedendovi magari una breve vacanza in un centro benessere con cibo sano. Mens sana in corpore sano, sarà il vostro motto ora. Inizio spumeggiante e dinamico grazie a un potente influsso dall’elemento fuoco che vi metterà le ali. Spira aria di avventura, di liber liber-tà, di passione. Vi sentirete come degli ado-lescenti che vivono la stagione degli amori e delle infatuazioni facili. Ma attenzione: Sole, Nettuno e Mercurio ancora in Pesci, vi mettono in guardia dalle facili illusioni. Non fatevi trascinare come foglie al vento di qua e di là. Solo dopo il 20.3 saprete meglio dove volete andare e con chi stare. Nella prima metà del mese potranno esserci delle preoccupazioni o discussioni in famiglia, riguardo al denaro o a patrimoni comuni. Novità nel lavoro nella 2. metà. Salute: liberatevi da vizi e abitudini nocive. Il mese si prospetta assai movimentato e per certi versi stressante, con i pianeti in Ariete, dissonanti a Giove e a Plutone! Faticoso per chi fra voi è indipendente e deve far quadrare i conti. A favore avete Sole, Nettuno e Mer Mercurio, che nei primi 13 giorni vi regaleranno il giusto fiuto per guidarvi nelle vostre azioni. Ritagliatevi degli spazi vostri ogni tanto per rigenerarvi, come suggerisce anche il plenilunio del 12.3. Per rinforzarvi arriva poi Marte, che dal 10.3 si sposterà in una posizione positiva per voi. Tuttavia dal 13.3 al 31.3 dovrete muovervi e parlare con prudenza con Mercurio dissonante. Controllate il vostro mezzo di tratra sporto prima di mettervi in viaggio. In amore tutto sarà possibile.
ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-17
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
Questo è un inizio di mese focoso con quattro pianeti in Ariete! Energia, passione e didi namismo vi aiuteranno a centrare il vostro obiettivo. L’amore sarà ad alto voltaggio, con il rischio però di esagerare con la possessività e la gelosia quando Marte si sposterà in Toro dal 10.3 in poi. Per liberarvi da un certo stress durante il periodo 10.3 – 19.3, sarà bene ritagliarsi un po’ di spazio e movimento all’aria aperta. Per quanto attiene il lavoro, se non siete più soddisfatti di quel che state facendo, guardatevi intorno e cercate di allargare il vostro giro di conoscenze, che possono fornirvi spunti importanti. Preparatevi a una grande primavera. Dal 20.3 saranno tante le novità in arrivo. Giorno speciale il novilunio del 28.3. Inizio molto movimentato, che toccherà in par particolare i vostri affari, l’economia, il lavoro, ma attenzione, Sole, Nettuno e Mercurio sono opposti, quindi non avrete la necessaria lucidità per muovervi e decidere nella maniera giusta. Non cedete a facili illusioni e fate bene i vostri conti. Guidate con prudenza nella prima metà del mese. Con il passaggio di Marte in Toro dal giorno 10.3, che sarà ben supportato da Plutone, diverrete molto più determinati e sicuri per andare dritti allo scopo. Inoltre si risveglierà la passione, bene per le coppie e occasioni intriganti per i single! Interessante il plenilunio del 12.3 nel vostro segno! La salute richiederà più attenzione nei giorni 4, 5, 6 e dal 23 al 27 marzo. Il mese inizia con uno stellium di fuoco nel vostro segno opposto, dissonante a Giove e a Plutone. Attenzione a come userete le vostre energie e il denaro. Evitate conflitti di potere con capi e partner. Nell’ambiente lavorativo potranno nascere delle invidie o degli intrighi, ma voi concentratevi su quel che c’è da fare e non distraetevi. Siccome Venere sarà a lunlun go dissonante, la ricerca dell’armonia ad ogni costo non sarà garantita neppure in amore. Anzi, Marte dal 10.3 in poi, porterà a tentazioni rischiose se siete già impegnati. Mercurio diventerà provocatorio dal 13.3, evitate le polemiche e guidate con prudenza. Critici i giorni 1, 7, 8, 14, 15, 21, 22 e 28.3. Bene invece per chi si dedica alle terapie olistiche. C’è molto fermento in ambito lavorativo, soprattutto se siete indipendenti, e questo potrebbe togliere del tempo all’amore, agli affetti più cari. Tuttavia con Sole (fino al 19.3) e Mercurio in Pesci (fino al 12.3.) oltre a Nettuno per molto ancora, sarete particolarmente ispirati e ingegnosi, per cui sfruttate queste vostre doti per migliorare la vostra posizione, o ancora per prodigarvi in opere umanitarie. Plutone sarà sempre forte. Marte invece si sposterà nel vostro segno opposto dal gior giorno 10 al 31.3, rendendo la vita di coppia un po’ più irrequieta. Attenzione alle scenate di gelosia. Possibili attrazioni fatali che faranno perdere la bussola. Salute: importante un controllo medico se è tanto che non lo fate.
PREVISIONI PER IL MESE DI MARZO 2017 Lo stellium di fuoco vi proteggerà dagli influssi negativi dai Pesci nei primi 12 giorni, compreso il plenilunio. Non esponetevi a rischi inutili, a transazioni finanziare impulsive, o a crogiolarvi nella frustrazione se la relazione con i familiari è deludente. Evitate lunghe e inutili discussioni. Prudenza alla guida e nei viaggi nei giorni 4, 5, 6, 25, 26 e 27.3. In quel periodo abbiate più cura della vostra salute, virus in vista. Dal 14.3 Mercurio positivo sosterrà gli studi e il lavoro. Con l’Equinozio di primavera del 20.3 rinascerete, ma sarà il Novilunio del 28.3 ad aprirvi nuove porte importanti. Inoltre vivrete una nuova stagione amorosa. Valorizzate anche l’amicizia!
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
Il mese inizia in modo turbolento per via dello stellium astrale in Ariete, dissonante a Giove e a Plutone. State lontani dal caos e dai lili tigi e pensate al vostro benessere. Non è il caso di battersi come Don Chisciotte e accumulare rabbia. A sostegno avrete Sole (fino al 19.3), Mercurio (fino al 12.3.) e Nettuno (ancora a lungo) che dai Pesci vi suggeriranno di “lasciar andare la presa”. A ciascuno le proprie responsabilità! Riprenderete vigore con il passaggio di Marte in Toro dal giorno 10 e il Plenilunio del 12.3 in Vergine rimetterà tutto nel giusto contesto. Riunioni familiari per questioni economiche. In amore riemergerà la passione. Storia intrigante con un Toro. Salute: prudenza alla guida e nei viaggi.
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
e AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
Inizio focoso con lo stellium astrale in Ariete che vi galvanizza e porta tante novità, soprattutto dal 20.3 in poi con l’Equinozio di Primavera! Finalmente si apriranno nuove strade e la vita riprenderà a essere eccitante. Una Venere super positiva regalerà gioia, amore, denaro e Giove fortuna, ma attenzione a non consuconsu mare tutto in fretta. Intanto Sole, Mercurio e Nettuno dai Pesci risveglieranno in molti di voi spiritualità e empatia per le creature indifese, siano essi animali o persone. Con il plenilunio del 12.3 potreste decidere per un’alimentazione diversa. In amore tutto potrà succedere, ma Marte dal Toro, dal giorno 10.3, provocherà conflitti di potere: attenzione. Non più vivere nel mondo dei sogni ma agire, come vogliono i potenti influssi dall’Ariete. Sole ancora nel segno fino al 19.3, Mercurio fino al 12.3 e Nettuno per il resto del tempo vi regaleranno energia e benessere, ma soprattutto idee geniali. Del resto siete abili venditori, in grado di influenzare il pubblico, ma attenzione ai raggiri. C’è chi potrebbe smascherarvi. In effetti con il plenilunio del giorno 12.3 nel segno opposto, dovrete dar prova di affidabilità e concretezza. Prudenza nella guigui da. Realizzate quanto vi sta a cuore dall’11.3 con il passaggio di Marte nel pragmatico Toro. In amore si risveglierà la passione e sarà proprio con questo segno che vivrete una più intensa complicità.
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ORIZZONTALI: 1. Il primo successo di Laura Pausini 12. Un aroma del cuoco 13. Il nome di Sorrenti 14. Nulla 15. La capitale greca 16. Il Fo premio Nobel 17. Oriente 18. Il Sodio del chimico 19. Marziani 21. Il nome di Pacino 23. Cono centrale 25. Con la gialla si fa la polenta 27. Samuele, noto cantante 30. Fiore lilla 31. Il capo della tonnara 33. Osso del braccio 34. Scovati 37. Notizia infondata, pettegolezzo 39. Cantilena 40. Copricapo papale 42. Genere musicale 43. Fu il primo eresiarca 44. Salita 45. Il dittongo del poeta. VERTICALI: 1. Noto successo dei Negramaro 2. Motivetto 3. Antidoto 4. Ciascuno 5. Parte del perimetro 6. Pari in piante 7. I confini del Ticino 8. Frutti delle palme 9. Raganelle arboree 10. Gianna, cantante 11. Il figlio di Anchise 15. Vasto continente 17. Folletti nordici 20. La beatitudine del buddista 22. Fausto, cantante 23. Cimitero di guerra 24. Canale centrale 26. Stato confederato germanico 28. Resuscitati 29. Osservare, constatare 32. Il fiume dei Cosacchi 35. Anello nuziale 36. Quello bello è originale 38. Una nota e un articolo 41. In mezzo al mare.
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rmai è noto che le erbe hanno grandi capacità curative, quello che si conosce meno è che anche le spezie usate in cucina hanno gli stessi poteri; infatti molti di noi non sanno di avere in dispensa o negli armadietti della cucina una farmacia naturale, ebbene la cannella usata per insaporire piatti o rendere più gustosi dolci e mele cotte, ha una grandi proprietà digestive; dopo una cena abbondante o quando sentite pesantezza di stomaco provate a bere alcune gocce di olio aromatico di cannella diluito in un bicchiere d’acqua, se invece avete bisogno di un disinfettante potete usare lo stesso l’olio miscelato con poco alcol denaturato. I chiodi di garofano sono anche loro degli eccellenti antisettici, in particolare per disinfettare gola e ferite in bocca, dopo un intervento odontoiatrico o anche per lenire il mal di denti. I chiodi di garofano sono inoltre un ottimo antibiotico da utilizzare sulle ferite per impedire la formazione di infezioni causate da parassiti. Un’altra spezia usata in cucina ma molto utile anche per guarire dolori causati da traumi, strappi muscolari, ematomi e contusioni varie è lo zenzero, da usare sotto forma di impacco preparato miscelando la radice pestata con tarassaco, malva oppure aloe; ha la capacità di assorbire il sangue raggrumato sottopelle disinfiammando la parte interessata. L’anice invece è una pianta utilizzata molto in pasticceria più che in cucina, pospos siede ottime capacità espettoranti quindi si consiglia di bere un cucchiaio di scisci roppo (preparato lasciando in infusione una manciata di semi in un litro di acqua bollente per almeno due giorni, filtrando poi il tutto e conservato dentro una bottibotti glia di vetro) diluito in mezzo litro d’acqua, un cucchiaino di miele e un cucchiaio di alcol puro ad uso alimentare (quello usato per conservare la frutta sotto spirito). Potete anche usare l’olio di anice da frizionare su petto e tempie per sciogliere il catarro e liberare naso e gola. Come potete capire da queste poche righe l’uso delle spezie è vasto e molto importante per curare malanni evitando l’uso di farmaci chimici.
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