Illustrazione Ticinese n. 3 - 2013 by Tredicom SA

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N.3

- 1 APRILE 2013

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

IN CLASSE

Questione di fortuna

SALUTE

Training autogeno A TAVOLA

Cucina con il sorriso

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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.335 copie (REMP 2011) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Lugano Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 Fax 062 929 27 82 Natel 079 415 87 88 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Ginta Kubiliute Foto: Ti-Press/G. Putzu

4 Fuorionda

La fortuna di essere idioti

6 Sai che

Domande curiose e risposte sfiziose

8 In dialètt

La duméniga popolár

10 Appunti

Spunti, idee e consigli in vetrina

12 Ritratto Sembra un soffio > ILLUSTRAZIONE TICINESE 03-13

Il training autogeno

22 Lavoretti Le roselline di stoffa

24 Web

Tecnologie per bambini

26 Archivio

s a lu t e

Cronache sportive d’annata

il training

28 Eventi

autogeno

Andamento lento

Stress, ansia e tensione ti rubano energia e attenzione? Allora è necessario recuperare al più presto il giusto equilibrio psicofisico. Oggi chiederemo aiuto ad una tecnica di psicoterapia breve, il Training Autogeno.

29 Sport

testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

Due gemelli e un pallone bagnato

ggigiorno, ansia e stress occupano il primo posto nella vita di un’altissima percentuale di persone. Sono due reazioni organiche che vanno a braccetto, l’aumento dell’ansia accresce lo stress e viceversa e, senza un aiuto, la situazione non può che peggiorare. Perdiamo la concentrazione e siamo meno efficaci in ogni situazione ci si presenti: lavoro, esami, sport o semplicemente nell’affrontare il quotidiano. Mi documento su Internet e apprendo che il Training Autogeno (TA), è una psicoterapia analitica breve volta alla risoluzione sintomatica di tutti quei casi in cui un disagio interno, un conflitto psichico, un blocco emotivo si esprimono attraverso un disturbo fisico. In sostanza, quando un contenuto affettivo si trasforma in sintomo “corporeo” e, ad un esame obiettivo medico non si riscontra alcuna patologia organica, parliamo di malattie psicosomatiche (es. gastrite, colite…), ma anche di tutte le più generiche manifestazioni somatiche dell’ansia (attacchi di panico, vomito, nausea, sudorazione, disfunzioni intestinali, tachicardia, cefalea, tensione e contratture

18 Salute

32 Bellezza Nel nome delle rose

34 Multimedia Effetti speciali in salotto

ILLUSTRAZIONE TICINESE 03-13

36 Animali

Castrazione sì o no

38 A tavola

Venti kg di riso al mese

43 Occhio a

La piscina a prova di sicurezza

44 In viaggio

L’Africa in autostop (ottava parte)

48 In classe

“È quando azzecchi sempre tutto!”

Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240

51 Cruciverba Padri e figli

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Questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.

> ILLUSTRAZIONE TICINESE 03-13

53 Oroscopo

Le previsioni di Cloris per aprile 2013

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fuor i ond a

la fortuna di essere idioti A volte siamo fregati dalla nostra intelligenza e salvati dalla nostra stupidità. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

ell’ambito di un’inchiesta giornalistica sulla stupidità, fu domandato a 100 professoroni delle prestigiose università di Harvard e Stanford di raccontare quale fosse la cosa più stupida che avevano fatto in vita loro. Un docente di Harvard disse, stizzito, che probabilmente la cosa più stupida che aveva fatto era proprio rispondere a quella domanda! Solo il professor Tom Wasow, insigne linguista di Stanford, rese con la giusta dose di autoironia una sua divertente testimonianza. Trent’anni fa era stato invitato ad un convegno internazionale di linguistica, che doveva tenersi a Tokyo. In seguito avrebbe dovuto fare anche un giro di conferenze in diverse università giapponesi. Nonostante la moglie gli avesse messo il dubbio che forse doveva procurarsi un visto per il Giappone, solo quando si presentò all’accettazione dell’aeroporto il professore si rese conto che effettivamente non poteva imbarcarsi, perché sprovvisto di quel documento. A quel punto avrebbe dovuto recarsi al consolato giapponese di San Francisco quello stesso pomeriggio, per convincerli a dargli un visto in tutta fretta: era venerdì e il consolato sarebbe poi rimasto chiuso per il week-end. Ma Wasow pensò che avrebbe comunque perso il volo e che sarebbe dovuto andare anche all’ufficio della compagnia aerea per prenotarne uno

ILLUSTRAZIONE TICINESE 03-13

nuovo; operazione che, all’epoca, non si poteva ancora fare con il personal computer. Fatti due calcoli, dedusse che le possibilità di riuscire a fare tutto questo nel poco tempo che gli restava fossero praticamente nulle. Così decise semplicemente di rinunciare alla trasferta giapponese e di rientrare a casa. Sennonché, uscendo ancora un po’ sovrappensiero dal terminal dell’aeroporto, il professore prese il pullman sbagliato che, anziché portarlo a sud verso casa sua, a Palo Alto, andava a nord, verso San Francisco. Già che era a San Francisco, provò allora ad andare al consolato giapponese per chiedere il famoso visto. Glielo rilasciarono nel giro di pochi minuti; così fece in tempo anche ad andare a cambiare il biglietto. Insomma, alla fine arrivò in Giappone con appena un giorno di ritardo, ma giusto in tempo per il suo intervento al convegno di linguistica. Come ebbe modo di commentare egli stesso: “Questo contrattempo può essere ritenuto l’esempio di una cosa che ha caratterizzato tutta la mia vita: una straordinaria fortuna. Avevo fatto due cose veramente stupide: non essermi procurato il visto e aver preso la corriera sbagliata. Ma si sono annullate a vicenda!”. v

«Due cose stupide si sono annullate a vicenda»

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s ai che

leggiamo

SAI

perché si dice

PRENDERE I TOPI? Questo modo di dire è in uso esclusivamente in Ticino e proviene dal dialetto ciapà i ratt. Deriva probabilmente dall’espressione militare francese “prendre un rat” utilizzata quando il colpo riri mane in canna. Per estensione, colpire un ratrat to, sbagliare quindi il colpo. Il vocabolo franfran cese rater inoltre significa sbagliare.

Il veleno dell’oleandro, di Simonetta Agnello Hornby

2. Letto di ossa, di Patricia Cornwell 3. Uno splendido inganno, di Andrea Fazioli

SAI

da cosa deriva

MACEDONIA?

ascoltiamo

Gioia, di Modà

2. Passione, di Andrea Bocelli 3. Fantasma, di Baustelle

guardiamo

Questo vocabolo, che alla lettera definisce una mescolanza di frutta fresca tagliata a pezzetti, con l’aggiunta di liquore, succo di limone e zucchero, è un termine di origine francese macédoine ed è una scher scher-zosa allusione all’eterogeneità di popoli della Macedonia Balcanica.

uo to i t v t n i u r Un d una f a ione z a r g inte SAI

perché

CAMBIAMO I DENTI?

Anna Karenina, di Joe Wright

The impossible, di Juan Antonio Bayona

3. Gambit, di Michael Hoffman

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Sappiamo tutti che i bambini piccoli hanno una denden tatura provvisoria, detta decidua, che dura fino al sesto anno di età, poi gradualmente viene sostituita dalla dentatura definitiva. Ma perché questo passaggio? La risposta è tanto semplisempli ce quanto sorprendente: la bocca del bambibambi no piccolo è semplicemente troppo piccola per contenere tutti i denti di un adulto. L’evoluzione però ha fornito ai cuccioli una dentatura provvisoria per permettere loro di nutrirsi, difendersi, soprattutto nel mondo animale, e articolare correttamente le parole per gli esseri umani.

i n d i al èt t

la duméniga

popolár Già domà a mett in dialètt la trasmission dala radio (quela dal dì da festa) l’è verament mia facil. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

“L

a domenica popolare”. E chi che la cognoss mia, quand che ala matina dal dì da festa s’invia via una trasmission sui ropp e sui gént da cà nossa. A tirà la volada adess a gh’è ul Antonio Bolzani, che al dopra come espression (lengua) l’italian, par fà “cultüra popolár”. Dal vocabolari di dialètt ala manéra da cüntala sü segond ul teritori (dal Mendrisiott ala Leventina) indúa i stà quii che “va denta” in trasmission, cunt i telefonát: fin a quii che vöran cüntà sü la sò poesia o salüdà i soci da là dala vall, setát giò a bév ul bianc o a trüsà la polenta. Quaidün l’ha dii che al saress necessari, in quel para d’or lì da trasmission, da parlà domà dialètt, parché “ul noss dialètt l’è vegnüt prima da l’italian e donca la nossa lengua l’è ul dialètt”. Se l’è (o se al füdess) inscì, giamò la trasmission la podaress mia ciamass “La domenica popolare”, ma al saress necesari métas d’acordi sül titol. Alora ciapém scià ul “Lessico dialettale della Svizzera Italiana” e a pag. 303 a trövum “doméniga”. Va bén inscì? Eh! Sota “doméniga” a trövum almen una cinquantena da espression e da manér da scriv, par esempi “doménghe” (Gnosca, Preonz, Moleno, Clar, Fescoggia e Bren) o “duminigha” (in gir a Locarno, ma mia domà), par mia tirà scià “doménge” da Chironic. E anca “popolar” (pag. 86) al vegn scrivüt in diversi manér: “popular”, “popolér” par esempi. Magari disarii da mia fa tropp ul sofistig, da tegnì bona l’espression dal

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“dialètt dala ferovia” (che al dovress nà ben da Airöö a Ciàss). Ma anca lilinscì “cambiano vocali e accenti”. Sü quel che l’è dialetál (e che a l’è mia) sa pò discüt fin a santa gnoca, ma nüm sa regordom quand che gh’eva ammò ul “scior maestro”, e quel che al ga lengéva sü i domand (in dialètt). E al diséva anca che “a gh’è chi un ascoltadoo che al vör savé quand che al dév dàg sü ul verderám ala vigna”. “Ascoltadoo” al fà vegnì frecc ala camisa. Però (pag. 133 dal “Lessico”) a gh’è scrivüt “ascultaa” e “scoltà”. E alura, come sa dis, guardé pö voialter. Dopo a gh’è quii che ga l’han sü cunt ul TEPSI (Teatro popolare della Svizzera Italiana), anca parché ogni tant ul Yor Milano al ciama scià di atór italian, che i parlan italian. E al ma fa savé, ul Yor, che l’è méi mandà i atór profesionista dal dialètt in télevision, anca se bisögna tiràg giò ul capell e végh rispett par quii dai “compagnì dialetài”. E pö sa dis anca che la radio la büta föra tropa roba in inglés, inscì che da mesdì a mesdì e mezz (quand che riva ul notiziari), invece che i canzon ticinés, sa sent dumà ul “dà sü” in una lengua che pòc i capissan. Ul Antonio Bolzani a gha mia bisögn da avocatt difensór, al sa rangia già da par lü. Ma se a va interessa ul “baronpensiero”, va disarò che ma pias ul sò sistema da fà “cultüra popolár”, cunt un öcc sül teritori, la sò gént e tücc i manér da véss, da quii che rügan la tèra fin a quii che scrivan i libar. Sa pò doprà italian e dialètt, un po’ vün e un po’ l’álter. Senza esagerà.v

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1 2

Giochiamo a nascondino? di Masayuki Sebe, La Margherita edizioni Cento buffi protagonisti si travestono e in ogni pagina si nascondono. In ogni paesaggio bisogna trovarne dieci diversi, ma anche rispondere a un sacco di domande: quante barche vedi? Chi ha in mano una mela? Chi sta tremando? Tu vedi la banana? Davvero un libro carino per interagire con i più piccoli, sviluppando il loro spirito di osservazione.

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Fantasma, di Baustelle, Warner Music Sesto album per la band di Montepulciano, Italia, nata nel 1996, la cui traduzione italiana del suo nome tedesco - “Cantiere” - evoca la realizzazione di edifici… musicali in continua lavorazione. Un concept album che ha quale… motivo conduttore le figure del tempo, da quello perduto, a quello ritrovato, a quello scandito dai ritmi di un penitenziario. Pensato come un film, con titoli di testa, intermezzi, e titoli di coda, l’ascolto non lascia indifferenti e invita al mutamento, come si può ascoltare nel brano La Natura: “È la metamorfosi, la sola possibilità / Ne sono sicura, muove la natura e la biologia / Di conseguenza anche nella nostra società / Tutto si trasforma, l’ignoranza, l’arte, la democrazia”.

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r i t r at t o

sembra un soffio Nell’ottobre 2012 il contratto con una prestigiosa casa discografica. In dicembre la collaborazione con Radio Monte Carlo e il singolo che andrà in onda a metà aprile, per un 2013 che sta assistendo alla nascita di una nuova costellazione musicale: Ginta Kubiliute, in arte Ginta Biku. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu

ncontriamo Ginta a Lugano, negli uffici di un’agenzia che ne cura i rapporti con i media locali. Nell’interludio che precede la trascrizione scritta dell’intervista… sonora, raccogliamo le sue prime impressioni ed espressioni e annotiamo come la giovane cantante si ritenga una persona fortunata anche se la fortuna, sostiene, non le è crollata addosso. Ha sempre sognato la musica, ma ci è voluto un percorso a tappe - tra il mondo della moda, la televisione, la radio e palchi di ogni genere - per capirlo fino in fondo. “All’inizio sceglievo ciò che mi piaceva per esclusione. Provavo, per capire se faceva per me. Ed ha funzionato - la voglia di libertà a 14 anni ha fatto in modo che iniziassi a lavorare presto e ciò mi ha permesso di sperimentare. Poi, a 18, è ar arrivato il senso di responsabilità e ho deciso ciò che avrei volute fare da grande - la produttrice musicale. Impegnativo, per una ragazzina che sembrava una scappata di casa… ma, in effetti, ero scappata di casa per scoprire il mondo. Mi

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piaceva l’idea di giocare a fare la grande, cercare di far quadrare i conti, lavorare per mantenermi, viaggiare… L’indipendenza era una prerogativa. E così sono finita a Parigi - là dove c’è musica, quella che canto ancora oggi. Quando ho informato mia mamma della scelta, la risposta è stata: “Ok, quando parti?”. Mi ha sempre sostenuto nell’inseguimento degli obiettivi e le sono profondamente grata per questo”. Produttrice musicale, dicevi. In cosa consiste, e come ci si arriva partendo dalla propria stanza? “Vorrei saperlo anch’io (sorride). Nel mio caso, finito il liceo e tornata dalla Francia, ho bussato alla porta di uno studio di registrazione a Milano e ho chiesto di imparare. Mi hanno accolto come a casa, ma non esattamente col calore che ci si aspetta - ne ho passate di tutti i colori, a partire dal colore dei capelli. Ho cambiato radicalmente aspetto, mi nascondevo dietro la frangia castana cercando di non attirare attenzione e imparare a schiacciare bottoni in studio a testa bassa. E così,

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r itra tto sono finita per diventare un ingegnere del suono. Aver imparato un mestiere è la piu grande soddisfazione che ho. Tra un jingle radiofonico e una colonna sonora, componevo le mie prime canzoni e mendicavo l’attenzione dei musicisti che passavano di lì per fermarsi a registrare il basso o la chitarra, una parte di violoncelli o spiegarmi che cosa fosse un Re#7+. Li prendevo tutti per sfinimento e, in effetti ora che ci penso, ad un certo punto avevano iniziato ad evitarmi (ride). E quante lacrime, e porte sbattute, e cuffie rotte! Che, ovviamente, mi venivano scalate dallo stipendio. Un giorno però è arrivato il grande momento - l’incontro col direttore artistico di una casa discografica multinazionale. Che emozione, non ho dormito per giorni in attesa dell’appuntamento! E quando è finalmente arrivato, sono

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sprofondata. Lo ricorderò per il resto della mia vita. Entrata nel suo ufficio, ha messo nel lettore il compact disc e, appena iniziata la musica, ha cominciato a fare rumore sul tavolo con la penna, sbattere cassetti, spostare mobili, andare in giro... Avrei fatto un buco di 10 metri sotto terra, non mi capacitavo di ciò che stesse facendo. Finito l’ultimo brano, il crudele ver verdetto: “Torna in studio a fare ciò che hai iniziato. Ahimè, la musica è per te”, con un sorriso. Quello è stato un momento magico, avevo trovato me stessa e capito il senso di tutto ciò che stavo facendo! Volevo iniziare ad essere, non più apparire, perché avevo qualcosa da dire e pian piano ci stavo riuscendo. Lo auguro a tutti i giovani che stanno scegliendo la strada da intraprendere. E poi, non ho più smesso. Perché la musica provoca dipendenza”.

In ottobre 2012 è arrivato il contratto con l’Universal Music Group. “È un meraviglioso traguardo, che considero come un nuovo punto di partenza. Il mercato discografico è cambiato molto e per includere nei propri meccanismi nuovi artisti ci vogliono molto più tempo e pazienza di prima, se si arriva senza passare dai talent show. La selezione è spietata. Ora nella mia vita sono cambiate tante cose - mi ritrovo all’interno di un motore con un’infinità di ingranaggi, a girare per inerzia tra produzione, strategie, proprietà di voce e immagine, un… universo totalmente nuovo”.

Ginta Biku in... sonorizzazione.

Per metà aprile è previsto il lancio sul mer mercato del primo singolo. Che cosa ci possiamo aspettare? “Abbiamo cercato di trasmettere la mia essen-

za in un brano francese, originariamente scritto da Serge Gainsbourg. La scelta di “Comment te dire adieu”, nella sua versione inglese chiamata “It hurts to say goodbye”, è curiosa, a testimoniare come niente capita per caso... Da Vera Lynn a Serge Gainsbourg e Françoise Hardy, il

SCHEDA

biografica

Nome: Ginta Cognome: Kubiliute Nome d’arte: Ginta Biku Data di nascita: 14 maggio 1987 Domicilio: Lugano Stato civile: nubile Professione: musicista Hobby: arte in tutte le sue sfumature, cucina, viaggi

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r itra tto

brano ha una storia internazionale e nonostante sia degli anni ’50, è attuale. Certi valori non hanno età e, per questo motivo, l’ho trasposto ai giorni nostri. La mia versione inedita è interpretata in una chiave nuova, a partire dalla melodia e dalla struttura armonica, con un tocco di dramma per sottolineare lo stato d’animo di una persona al momento di dire addio. Il cambiamento può essere molto doloroso, ma senza affrontarlo non si può sapere che cosa cela il destino. Questo tema si riflette nel video che abbiamo girato, tra l’Islanda e il deserto del Sahara, come se stessimo cercando un equilibrio tra gli opposti, i poli che si attraggono e respingono allo stesso momento, in una tempesta di emozioni. L’emozione - il mio fine ultimo. E trovo che il francese, col suo charme, mi abbia dato la possibilità di interpretare appieno ciò che volevamo esprimere. Con grande onore, il brano è già stato incluso nella compilation annuale di Radio Monte Carlo. Se il buongiorno si vede dal mattino… teniamo le dita incrociate! L’uscita dell’album, invece, è prevista nei mesi a venire, a discrezione della casa discografica”.

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IL BRANO

d’esordio

Da metà aprile inizierà la promozione del singolo “Comment te dire adieu”, già presente dal dicembre 2012 su iTunes. Online il trailer del singolo. http://www.youtube.com/watch?v=ZCig ZmXk8Y8

A D

“ … Ma quando sali sul palco a cantare ciò che hai prodotto, su cui hai a lungo lavorato con tutta la passione e le risorse che hai, passa AMI così in fretta… sembra un soffio. ARIC Un sorso della tua essenza”. v

ch •

Online tre versioni del singolo “Comment te dire adieu” e la playlist di Ginta per i lettori di IT.

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SCARICAMI

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Intrattenendoci con Ginta, è andata delineando-

si una figura dai contorni delicati e dal carattere tenace, immersa a 360 gradi nella vita e nell’arte, che a sua detta consuma a colazione, pranzo, cena, svegliandosi di… note per fare lo spuntino. Ginta Kubiliute ama lo sport, la natura che in Svizzera incanta in ogni stagione, l’arte in generale, le band maschili anglosassoni e, per quanto possa essere frenetica la sua vita, trova sempre il momento da dedicare alle persone che ama e il modo di coinvolgerle nel suo mondo”.

li o p p ra l g i Da ’uva a sc d t di pac m o c

Alla domanda su come nasca una canzone, la risposte è... analogica. “Una canzone in arrivo è come l’uva che chiama a raccolta, tranne il fatto che non si sa mai quando aspettarsela. Quando l’uva è matura arriva l’ispirazione, bisogna coglierla e inizia la vendemmia. Si ottiene il mosto, il provino, partendo dalla composizione e passando alla scrittura del testo, e comincia la fermentazione durante la quale si registra la canzone nelle sue parti separate: ritmica, armonia, chitarra e basso, voce e cori. La successiva pressatura è il mix di tutti i componenti ed infine, mentre il vino novello matura nelle botti in Borgogna, in studi specializzati avviene il cosiddetto mastering. Preferibilmente a Londra. A seguire, l’imbottigliamento, nel cd. E poi non resta altro che aspettare il momento giusto per degustarlo e… se è nato un ever green, più invecchia migliore è.”

lu str azio

http://www.illustrazione.ch/ritratto_03_13.pdf

Che bello

sentirti.

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Mélanie Tschanz, partecipante allo studio

Ora mi gusto anche la conversazione. Grazie ai miei apparecchi acustici. È quello che è successo al 73 % dei partecipanti allo studio nazionale sull’udito di Amplifon e Phonak. Ulteriori interessanti informazioni a proposito del nostro studio sull’udito sono disponibili sul sito www.amplifon.ch. Anche lei potrà godere di un’autentica esperienza uditiva – si registri ora per un test dell’udito e una prova gratuiti: numero verde 0800 800 881.

salute

il training

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muscolari). Grazie al TA, il corpo apprende la capacità, via via più spontanea e automatica, di rilassarsi diventando contemporaneamente oggetto di attenzione e interpretazione di sensazioni corporee, vissuti e immagini che emergono. Sul nostro corpo, infatti, c’è scritta la nostra storia, sono incisi i nostri traumi. Leggerlo e ascoltarlo significa creare un ponte tra processo mentale e sintomatologia fisica (ponte mente-corpo), dare un significato proprio a “quel mal di pancia”, a “quel mal di testa”, collocarlo in un contesto di storia e memoria. E considerare il Training Autogeno una semplice tecnica di rilassamento è molto riduttivo. Invece viene usato, come detto, in ambito clinico nel controllo dello stress, nella gestione delle emozioni, dell’insonnia e nelle patologie con base psicosomatica. Leggo su Wikipedia che è impiegato anche in altri ambiti quali lo sport e in tutte quelle situazioni che richiedono il raggiungimento di un alto livello di concentrazione. Interessante! Chiamo il Centro ticinese di tecniche di rilassamento e fisso un appuntamento per saperne di più. Giunta sul posto, vengo accolta dal Dr. Ciro Barberio, naturopata con un dottorato in psicologia, e dal suo Labrador Pierre, senza dubbio il cane più rilassato al mondo! Dopo un breve colloquio conoscitivo, il Dr. Barberio inizia ad illustrarmi le origini del Training Autogeno… “Praticando l’ipnosi, il Prof. Schultz, neurologo berlinese, si era reso conto che il semplice suggerimento di concentrare l’attenzione nel modo più completo possibile, cercando di assumere un atteggiamento di passività indifferente, determinava in modo spontaneo e graduale uno stato di rilassamento della muscolatura. Partendo da questa constatazione, Schultz ideò e sperimentò uno schema di allenamento regolare e sistematico che induce a mettersi in questo atteggiamento, permettendo di acquistare un’attitudine più facile e rapida a realizzare il rilassamento in un modo sempre più diffuso ed evidente in tutto il corpo. Protraendo tale atteggiamento di passività, si determina spontaneamente, oltre alla diminuzione del tono muscolare, anche un susseguirsi di fenomeni di natura psichica e somatica. Schultz ha definito autogeno il suo metodo, in

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salute Una passeggiata all’interno del proprio corpo.

quanto l’allenamento si genera da sé, cioè con una tecnica di auto distensione psichica. Partendo dalla mente mandiamo dei messaggi al corpo per arrivare a una disconnessione organistica, laddove si lasciano tutti i pensieri, le ansie, le fobie per ritirarsi in se stessi, rigenerandosi. Il mondo cambia totalmente se visto in un’ottica di serenità o di agitazione”. Va subito detto che, nonostante l’apparente semsem plicità di questo metodo, il TA può essere appreso solo sotto la guida di uno specialista che ne sia personalmente pratico! L’induzione, in realtà, è molto semplice e si avvale di sei formule guida da ripetersi mentalmente (il peso, il calore, il cuore, il respiro, il plesso solare, la fronte fresca). La persona impara a generalizzare questa formula con il proprio pensiero in un modo del tutto “autogenerato”. Un allenamento, questo, che permette di abbassare il livello nervoso e di prevenire, ad esempio, scatti di rabbia o attacchi di panico. Dopo un’infarinatura sulla parte teorica del discorso, si passa alla pratica. Il Dr. Bar Barberio mi fa accomodare su una chaise longue. Mi circondano una luce soffusa e una melodia in sottofondo: ecco le condizioni ideali per iniziare il TA. Nel mio caso non effettueremo un training autogeno completo (che richiede diverse sedute), ma un “rilassamento frazionato” che rivelerà la mia capacità di abbandonarmi, di lasciarmi andare, punto di partenza fondamentale nel TA. La postura è molto importante, le braccia devono essere staccate dal tronco, le dita delle mani non devono essere a contatto con il corpo. Sotto l’attenta guida dell’analista inizio la seduta con dei respiri profondi, lasciando che l’aria fluisca fino alla testa, immaginando che raccolga

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tutti i miei pensieri, le ansie, le preoccupazioni e che, espirando, li scarichi altrove. Con voce sommessa e calma vengo invitata ad entrare in una dimensione di tranquillità, ad evocare a piacimento un’immagine di pace che mi abbia dato uno stato d’animo sereno. Per sentire la pace, ripeto tra me e me “sono calma e rilassata, sono calma e rilassata…”. Poi inizia un simbolico massaggio mentale di tutto il corpo. L’analista mi dice di visualizzare i piedi, percependoli nella loro struttura e li rilasso lasciando da parte ogni pensiero disturbante. Poi passo alle caviglie, i muscoli dei polpacci, le ginocchia, i muscoli delle gambe… ora il bacino, i muscoli addominali, del petto… il pensiero va quindi alle mani. Le distendo rilassando i polsi, le braccia, fino alle spalle. Porto il pensiero ai glutei e, salendo lungo la colonna vertebrale, estendo il rilassamento a tutti i muscoli della schiena, il collo, il mento, la bocca, le mascelle, tutti i piccoli muscoli di occhi, sopracciglia, fronte, tempie, il cuoio capelluto fino alla nuca. Ora percepisco un’onda che dalla testa scende fin verso i piedi e va a distendere ciò che è ancora contratto. Il Dr. Barberio inizia a contare, molto lentamente, da 1 fino a 10. Mi invita ad abbandonare sempre più le tensioni corporee, a lasciare che il mio pensiero sia libero di andare dove vuole permettendo alla mente inconscia di aprire le sue porte e suggerirmi pensieri, ricordi, percezioni in un flusso libero e spontaneo. Ora posso visualizzare qualcosa di piacevole come una spiaggia bianca tropicale, il sole alto nel cielo e una nuvoletta che si dissolve come i miei cattivi pensieri, lasciando il cielo libero, azzurro… il pensiero vaga liberamente mentre la voce esterna suggerisce

si r a on d n e a Abb ioglier ioni e sc tens le

«Da oggi in poi

avverrà un senso di grande benessere» nuovo benessere… al 10 mi chiede di riaprire gli occhi e di flettere le braccia. Rieccomi, seduta sulla chaise longue! In questo lasso di tempo, che non so definire con certezza, posso dire di aver percepito diverse sensazioni: i battiti calmi e regolari, il ritmo del respiro meno controllato, più spontaneo, una grande pace interiore, un senso di leggerezza. Un piacevole, totale, rilassamento insomma. Ho veramente avuto la sensazione di fare un viaggio, una passeggiata rasserenante all’interno del mio corpo. L’analista mi spiega che queste constatazioni sono reali e più un individuo si allena a concentrarsi passivamente sul proprio corpo, staccandosi dagli stimoli esterni e da quelli che potrebbero affiorare dal proprio inconscio, più si allenta la tensione nervosa e di conseguenza le funzioni somatiche sono sempre più libere dalle influenze psichiche ed emotive. La mia seduta è stata l’inizio di un lavoro che va approfondito e allenato quotidianamente. E se già un lavoro di base, come ho avuto il piacere di testare oggi, mi ha regalato uno stato di profondo benessere e di pace interiore, non ho dubbi che un approfondimento porti a risultati importanti per la propria persona, per il proprio io, per la propria esistenza. v

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un messaggio alla mia mente: “Da oggi in poi avvertirà un senso di grande benessere, sentirà aumentare la sua autostima, una serenità nuova crescerà di giorno in giorno dentro di lei”. Poi riprende a contare, stavolta da 10 a 1, per riportarmi gradualmente alla realtà, più forte, più sicura, con un senso di allegria nuova, e con un messaggio interiore importante che da oggi in poi guiderà la mia esistenza, un messaggio di rinforzo del mio io che mi darà nuova sicurezza e

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a metà e ancora a metà. Ripeti l’operazione con tutti i dischetti. Otterrai 8 petali. 3. Con ago e filo unisci gli otto petali alla base e fissa con un nodo ben stretto. Con un punto di colla calda, fissa la rosellina sulla molletta o sulla spilla.

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per bambini Bambole, macchinine, pupazzi, fiabe oppure dolciumi? No, grazie, sembra rispondano sempre più i bambini, poiché maggiormente attratti da congegni e strumenti elettronici. Gli adolescenti e persino i bambini stanno ormai vieppiù diventando tecnologici. testo Elio Del Biaggio - elio@illustrazione.ch

DALLA TV AL TABLET Indiscutibile come l’informatica e Internet - soprattutto oggi, grazie ai tablet e alle innumerevoli applicazioni di ogni genere - offrano strumenti e strategie utili, interessanti e persino accattivanti per insegnare a dipingere, leggere, contare o scrivere. Non solo, poiché tante applicazioni per tablet consentono addirittura di aumentare il coordinamento motorio e spaziale, accrescere la prontezza di riflessi e facilitare la capacità di gestire e pianificare. Non è quindi sensato demonizzare a priori questi strumenti tecnologici, giacché offrono incredibili vantaggi a livello didattico, tanto per giovani quanto per giovanissimi, così come possono essere utilizzati come mezzo di sostegno per la cura di debolezze, incapacità e persino di malattie. QUANTO SONO UTILI LE APPLICAZIONI PER BAMBINI? Pur non avendo risposto al quesito se sia o no corretto esporli a lungo all’utilizzo della tecnologia, bisogna però ammettere che ai giorni nostri

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è in pratica impensabile tenerli lontani. I bambini sono sempre più interessati al mondo dell’elettronica di consumo e sono più che informati sui prodotti a loro disposizione. L’impiego delle più moderne tecnologie non è che sia di per sé negativo per i più piccoli e forse potrebbe anche essere un bene aprire loro le porte dell’era digitale. Entro certi limiti, però, così come diventa indispensabile e fondamentale un minimo controllo sul rapporto che essi hanno con PC, tablet e Internet. A contare maggiormente sono le regole di utilizzo così com’è necessario - se non indispensabile - impiegare le tecnologie in modo educativo. In questo caso, non va nemmeno sottovalutato il ruolo dei genitori, che devono da una parte educare e d’altra parte limitare l’uso di strumenti elettronici dal lato quantitativo, senza trascurare l’importanza della condivisione fra grandi e piccini. Insomma, la tecnologia - un tempo la televisione e oggi il computer - non va utilizzata come strumento per tenere tranquilli i propri figli: va dosata e vanno mantenute le attenzioni umane che solo un genitore sa dare.

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d’annata Calcio, hockey, tennis… chi più ne ha, più ne metta: oggigiorno lo sport riempie intere pagine dei quotidiani, affolla i blog, nutre chiacchiere e corrobora battibecchi fra amici e rivali. Permea la nostra cultura; tendiamo a dare più importanza all’ultima bravata del campione che alle decisioni prese dalla politica. Nel marzo del 1939 - a pochi giorni dall’elezione di papa Pio XII - la situazione era differente: Illustrazione Ticinese dedicava solo mezza pagina agli avvenimenti sportivi. Anche i ritmi e le cronache erano ben diversi. Riviviamoli insieme. a cura Luca Bortone - luca@illustrazione.ch

LA MEZZA PAGINA DEI TIFOSI Domani Grasshoppers giuoca a Lugano. Da più di un anno i biancocelesti di Zurigo mancano dal Campo Marzio. Nel Ticino sono venuti in epoca ancora recente, per il match di Coppa contro il Bellinzona, lo scorso 8 gennaio, ed hanno dato una volta ancora smagliante prova della loro penetrazione vincendo il match con 4 a 0. Stavolta l’avversario delle «cavallette», è ben più coriaceo ed è detentore del titolo di Campione Svizzero, titolo che viene posto in palio proprio nel decisivo confronto tra i due squadroni. (…) Lugano, con punti 20 e un match giuocato in più, tenterà di riconquistare i due punti lasciati a Zurigo lo scorso ottobre, tenterà soprattutto di avere vittoria per non perdere quel poco di speranza che ancora resta per la conservazione del titolo

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massimo. E si può essere sicuri che, qualsiasi la formazione della squadra bianconera, qualsiasi quella del Grasshoppers (siano in linea o meno il prestigioso Minelli e l’austriaco Nausch), i visitatori dovranno trovarsi in grande giornata per avere ragione dei «ragazzi» ticinesi. E adesso rifacciamoci alle partite di domenica scorsa. A Grenchen il Lugano ha subito sconfitta. Un goal infilato nella rete di Bizzozero proprio a pochi secondi dalla fine della gara rimandava battuta la compagine che portava con se in quel di Soletta tante speranze. Se fosse stata vittoria si sarebbe potuto fare affidamento anche per una seconda conquista del campionato, mentre così bisognerà battere Grasshoppers e attendere ancora un ruzzolone da parte delle «cavallette». (…). v

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Si prenda un tratto di strada di almeno 30 chilometri inserito in un paesaggio attraente, lo si chiuda al traffico disseminandolo di animazioni. Il risultato è slowUp, il più grande evento di movimento del Canton Ticino, giunto alla sua terza edizione.

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Il contributo di Marco Borradori, Direttore del Dipartimento del territorio e Presidente del Comitato d’onore di slowUp Ticino. “Eravamo in 10mila nel 2011, in 15mila nel 2012: saremo in 20mila quest’anno a slowUp Ticino? Me lo auguro, perché si tratta di un’occasione d’incontro non solo tra persone ma con il nostro territorio. Senza l’assillo dei veicoli a motore, la giornata offre infatti a ogni partecipante il tempo per vedere, sentire, percepire la ricchezza di ambienti e paesaggio in un reale dialogo col nostro territorio. Imparando a rispettarlo e amarlo. Ci vediamo lì!”.

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Online trovate i dettagli dell’evento e la cartina su www.slowup.ch > Ticino.

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insieme

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MUOVERCI

quale obiettivo il… promovimento della mobilità lenta, della salute e del paesaggio. Non mancare, immergiti anche tu nel fiume di persone che dal Locarnese al Bellinzonese avrà occasione di trascorrere una giornata di festa in un paesaggio non congestionato dall’incessante viavai di veicoli a motore e reso luminoso dalle voci ICAMI della gente ad andamento lento. v AR SC

e le prime due edizioni hanno coinvolto 25’000 persone, domenica 21 aprile 2013 quanti saranno i giovani e gli anziani, le famiglie e i single, gli sportivi e i sedentari che si tufferanno sul percorso che si snoda tra Locarno e Bellinzona per la terza edizione di slow Up Ticino? Strade chiuse al traffico, zone di sosta e animazioni, caratterizzano questa festa del movimento in compagnia, promossa dalle organizzazioni nazionali Svizzera Mobile, Promozione Salute Svizzera e Svizzera turismo, sostenute da partner cantonali pubblici, enti privati, associazioni sportive e ricreative, e aventi

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due gemelli e un pallone bagnato “Una scuola di vita. Magica, dura ed emozionante”. Abbiamo messo a confronto i gemelli Dusan e Milos Radivojevic sul loro particolare e poco conosciuto sport: la pallanuoto. testo Luca Bortone e Marco Ortelli foto Ti-Press/Gabriele Putzu

isicamente non si somigliano molto, ma poche domande bastano a far emerge il loro legame indissolubile. Si sono incontrati ancor prima di nascere e da allora condividono moltissimo. Anzitutto, lo sport. Sette anni fa sono scesi in vasca per la prima volta; poi non hanno più smesso di andare in piscina. “È stato amore a prima vista”, ci confidano. Giovani di talento, sono alla loro seconda stagione nel massimo campionato svizzero. Ecco cosa ci hanno raccontato. Cosa occorre per giocare a pallanuoto? Dusan: “Un costume, un pallone, due porte, tanta grinta e molto allenamento. Portiere a parte, non esistono ruoli fissi. Si gioca sette contro sette in una piscina di 30 metri per 25. La partita è divisa in quattro tempi da otto minuti effettivi. Ogni squadra ha 30 secondi di possesso palla. È dura, perché non si tocca il fondo della vasca e c’è molto corpo a corpo”.

Quanto sono importanti i legami famigliari nello sport? Dusan: “Teniamo molto alla nostra famiglia e al nostro retaggio, cosa che anche nello sport aiuta tanto. Durante gli allenamenti e le partite troviamo sostegno l’uno nell’altro”. Milos: “A casa parliamo quasi solo di pallanuoto…”. Cosa rappresenta l’allenatore, per voi? Dusan: “Per me resta sempre un giocatore, pronto a darti consigli e a entrare in acqua per mostrarti alcune cose. È fondamentale”. Milos: “Lo considero un amico. È una persona

Milos e Dusan nel loro elemento naturale.

Cosa non sopporti di tuo fratello? Dusan: “Troppo esigente”. Milos: “È poco responsabile”. Cosa stimi di lui? Dusan: “La sua ottima organizzazione”. Milos: “A livello pallanuotistico, ha un pallonetto fantastico”.

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che ti fa crescere, cui puoi dire i tuoi problemi e che può sempre aiutarti”. Cosa significa giocare in una squadra? Dusan: “Essere amici. Solo se c’è grande sintonia, si può giocare bene. È importante anche frequentarsi fuori dalla piscina, per conoscersi meglio”. Milos: “Significa aiutarsi. Se un compagno ha bisogno, corro da lui senza che me lo chieda”. Come vi preparate alle partite? Dusan: “La sera prima cerchiamo di riposarci, evitando di uscire e dormendo abbastanza. È basilare rimanere concentrati ed entrare in acqua con lo spirito giusto”. Milos: “Stando sereni. Poi esistono regole fisse: non mangiare troppo, non bere alcol, cose così…”.

SCHEDA

biografica

Nomi: Dusan e Milos Cognome: Radivojevic Data di nascita: 04 luglio 1996 Nazionalità: svizzera e serba Domicilio: Pregassona Club di appartenenza: Lugano Pallanuoto Categoria: U17, NWL e Prima Lega Scuola: 2° anno della SSPSS*, classi separate Risultati: Titolo U9 - U11 - U13 - U15 - U17, secondo posto Coppa Svizzera 2012 *(SSPSS = Scuola Specializzata per le Professioni Sanitarie e Sociali)

Guida

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Il momento più bello vissuto finora grazie alla pallanuoto? Dusan: “L’esordio da titolare in prima squadra. È stata una grandissima emozione, perché l’allenatore mi aveva scelto per entrare tra i primi sette”. Milos: “Quando ho giocato durante la finale di coppa Svizzera l’anno scorso. Era la prima che affrontavo con la prima squadra e anche l’ambiente era veramente molto bello”. Come occupate il tempo libero? Milos: “Suono la fisarmonica con mio papà: una tradizione serba”. Dusan: “(ride) Lo ascolto suonare”. Obiettivi nella vita? Dusan: “Vorrei diventare fisioterapista sportivo. Nella pallanuoto punto a giocare ad alti livelli”. Milos: “Finire bene la scuola, perché mi piacerebbe diventare fisioterapista medico. E, ovviamente, anch’io vorrei essere un buon atleta. Giocare nel Partizan di Belgrado, con cui ci alleniamo già durante l’estate, sarebbe un sogno!”. Cosa vorreste dire ai nostri lettori? Dusan: “Di venire alle partite. Durante la regular season le tribune sono un po’ vuote e il pubblico può fornirci grandi stimoli”. Milos: “Invito soprattutto i più giovani a provare la pallanuoto. È uno sport meraviglioso, con grandi valori”. v

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Quelli

con l’a

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T Tutte le guide Mepha sono disponibili al sito www.mepha.ch Quelli con l’arcobaleno

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bel l ezza

nel nome

delle rose Questa primavera sarà dedicata al delicato e femminile profumo delle rose. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

i ritiene che la prima fragranza distillata sia stata l’olio essenziale estratto dalle rose. Per ottenere l’essenza di rose occorre distillare al vapore sei tonnellate di petali per ricavare un chilo d’olio essenziale e questo lo rende particolarmente pregiato. L’assoluto invece si ottiene tramite estrazione all’alcol, procedimento meno costoso e che produce una fragranza più vicina al profumo originale dei fiori, ma che possiede solo una parte dell’energia

ROSE SHAKESPEARIANE Olio di rose e vetiver per una fragranfragran za sensuale eppure delicata come la cipria, racchiusa nel praticissimo for formato stick. Questo profumo è stasta to creato e dedicato dal profumiere Simion di Lush alla sua neobimba e deve il suo nome a Imogene, figlia di Cimbelino nell’omonima opera di Shakespeare. Imogen Rose, Lush.

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intensa dell’olio essenziale. L’essenza assoluta di rosa e l’olio di rosa sono ingredienti comuni in profumeria e in aromaterapia e indissolubilmente legati al mondo femminile. In aromaterapia la rosa è raccomandata contro afflizione e tristezza e si ritiene abbia poteri equilibranti. In profumeria la fragranza di rosa invece incarna femminilità, delicatezza ed eleganza ed è ingrediente primario per molti prodotti.v prodotti.

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Alcuni film entrano nella storia per le superbe interpretazioni degli attori, per gli effetti speciali o per le geniali visioni dei registi. Altri, semplicemente, si accasano nel nostro cuore. I sistemi home theater permettono di rivivere le emozioni della sala cinematografica anche a casa. testo Luca Bortone – luca@illustrazione.ch

UN CINEMA IN CASA La storia del cinema è costellata di pellicole straordinarie, in grado di soddisfare i palati delle giurie e di scuotere l’anima del pubblico. Queste, spesso, arricchiscono le videoteche dei cinefili, i quali le riguardano in cerca delle sensazioni vissute in sala. Ma qual è il modo migliore per gustare questi film? Sebbene sia vero che le emozioni pure, distillate dalle vicende dei protagonisti, vengono trasmesse anche dagli ingombranti televisori a tubo catodico, negli ultimi anni la tecnologia ha stravolto il modo di guardare la televisione. Diffusione digitale del segnale, alta definizione, sistemi audio multicanale e visione in 3D hanno trasformato i soggiorni in piccole sale cinematografiche private. Quasi tutte le aziende produttrici hanno lanciato sul mercato kit completi per allestire un home theater. Orientarsi fra le varie offerte non è facile: spesso i prodotti si differenziano in base a sigle criptiche ed espressioni tecniche, il cui significato sfugge ai più. Per l’utente diventa dunque difficile capire cosa sia indispensabile (e cosa no!) per ottenere il massimo rendimento dall’impianto. Proviamo a fare chiarezza.

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COMPONENTI Il primo elemento necessario per assemblare un home cinema è, ovviamente, il televisore. Benché anche una TV a tubo catodico possa bastare, per sfruttare al massimo le possibilità offerte dall’attuale tecnologia e avere dunque ottime immagini in alta definizione, è consigliabile procurarsene un modello a cristalli liquidi LCD (meglio se retroilluminato a LED) o uno schermo al plasma in Full HD. Alcuni si spingono oltre, preferendo i più costosi videoproiettori. L’ultima tendenza riguarda la funzione 3D: attraverso immagini speciali e occhiali adatti, lo spettatore vive il film come se ne facesse (quasi) parte, con le scene che si materializzano in tre dimensioni. Per ottenere sensazioni uditive più fedeli possibile a quelle vissute in sala, occorre installare un sistema audio multicanale. Esso rappresenta il vero valore aggiunto dell’impianto, ed è composto da un amplificatore, da un numero variabile di diffusori - di regola cinque o sette, disposti con cura intorno al punto d’ascolto: di fronte, di lato e dietro - e da un subwoofer in grado di riprodurre le note basse e dare così corposità

all’audio. Tutto questo permette di conferire direzionalità al suono. Se, ad esempio, un’automobile sfreccia sullo schermo da destra verso sinistra, sentiremo il rombo del motore avvicinarsi da destra ancor prima di vedere l’automobile e allontanarsi sulla sinistra dopo il suo passaggio. Questo aiuta molto l’immersione nel film, riproducendo le stesse sensazioni che si provano aspettando l’autobus. Infine, sebbene molti dei canali che riceviamo

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a casa stiano migrando verso l’alta definizione, è consigliabile fornirsi di un lettore di dischi digitali DVD o Blu-ray (se caso in 3D), in modo da poter sfruttare al massimo le elevate capacità del televisore e ammirare immagini molto nitide, vivide e brillanti. L’esperienza di visione sarà così esaltata e i nostri attori preferiti appariranno in tutto il loro splendore. AMBIENTE Prima di precipitarsi in negozio e acquistare le varie componenti necessarie, occorre verificare la fattibilità del progetto. Gli spazi dove saranno collocati lo schermo, le casse, il divano e le poltrone vanno progettati in funzione della corretta visione. Ad esempio, un televisore troppo grande in una sala angusta non è l’ideale, così come è peccato orientare i diffusori acustici in maniera errata e disperdere così gran parte dell’effetto finale. Anche i colori vogliono la loro parte: accertatevi che si sposino bene con l’arredamento circostante. Per riprodurre al meglio le sensazioni vissute al cinema, che ci crediate o no, alcuni si procurano addirittura una macchinetta dei popcorn… v

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a t avol a

venti kg di riso

al mese A pranzo a Lamone in casa di Xuan Nguyen per gustare piatti della cucina vietnamita. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

o mangiato cinese, giapponese, balinese, tailandese, indiano, ma non ancora vietnamita. È per questo che, quando ricevo l’invito da Xuan Nguyen, mi chiedo a quale delle cucine orientali che conosco la sua sarà più simile. Faccio qualche ricerca in internet e trovo che “la cucina vietnamita è particolarmente varia: si dice che vi siano almeno 500 piatti tradizionali, da quelli a base di carni esotiche come quelle di pipistrello, cobra e pangolino fino a fantasiose ricette vegetariane (la cui ampia diffusione è dovuta all’importanza del buddismo). Il piatto classico vietnamita è però costituito da riso in bianco accompagnato da verdure, carne, pesce e spezie varie, al punto che in lingua vietnamita “consumare i pasti” si dice an com, che letteralmente significa “mangiare riso”. Sono curiosa, ma allo stesso tempo spero vivamente di non dover mangiare pipistrello o cobra… Fortunatamente i miei timori svaniscono il momento in cui metto piede nella cucina di Xuan, perché vedo ingredienti che conosco e sento profumi che stuzzicano le mie narici. LEZIONI DI CUCINA ONLINE Xuan sembra una ragazzina nonostante i suoi 35 anni, è piccola e minuta ma con un grande entu-

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siasmo e voglia di fare. Pur parlando un italiano stentato ha avuto il coraggio di “candidarsi” per la nostra rubrica. Un’occasione per farsi conoscere, promuovere la cucina del suo Paese e, per perché no, tentare la via dell’integrazione. In effetti la giovane donna vive in Ticino da soli nove anni e frequenta, perlopiù, la comunità vietnamita. Conduce una vita da casalinga, occupandosi della casa, del marito e del loro figlioletto, il piccolo Kevin di quattro anni e mezzo. Ma il suo desiderio è quello - ci svela - di imparare bene l’italiano per poter trasformare la sua passione in un lavoro. Una passione scoperta in Ticino e che coltiva da autodidatta con l’aiuto di internet. “Quando abitavo e lavoravo a Nha Trang (nel Vietnam centrale, ndr) come ricezionista d’albergo non avevo tempo per stare ai fornelli e imparare a cucinare. La mia professione mi assorbiva completamente a causa, anche, di orari irregolari”. Nel 2001 Xuan decide di fare un viaggio in Ticino per visitare suo fratello che già da molti anni viveva nel nostro Cantone. Durante questa vacanza conosce Van Ha, suo connazionale e amico del fratello. I due si frequentano e si innamorano. Xuan rientra in Vietnam, ma i contatti con il fidanzato proseguono e nel 2004 si sposano. Van Ha lavora in un’azienda di Manno. Per Xuan i primi tempi in Ticino non sono stati facili. A casa, sola e senza

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a t avol a Involtini con... sorriso.

conoscere la nostra lingua è dura. Perciò decide che cucinare potrebbe essere un ottimo passatempo e così, affidandosi a internet, si lancia nella realizzazione di ricette vietnamite. RISO, RISO, RISO Oggi trascorre molte ore ai fornelli perché le piace e, da qualche tempo, vende i suoi involtini primavera a conoscenti e amici che ne fanno richiesta. Aggiunge anche che si offre volentieri come cuoca a domicilio per una serata o una festa. “La nostra cucina non è piccante come quella tailandese. Alla base c’è il riso bianco accompagnato da carne, pesce e verdure. Tutti gli ingredienti devono essere freschi. Per questo io vado a fare la spesa quasi tutti i giorni”, ci spiega Xuan. Le chiediamo quanto riso consuma la sua famiglia. Ci risponde che lei acquista ogni mese un sacco da 25 chili. 25 chili? “Sì, noi mangiamo riso tutti i giorni, a volte sia a pranzo sia a cena, fa parte delle nostre abitudini alimentari, come per voi il pane”. Già, ha ragione: perché stupirsi tanto? In effetti chissà in quante famiglie ticinesi si mangiano chili e chili di pane al mese. Mentre chiacchieriamo, Xuan cucina. Con grazia e delicatezza, quasi in punta di piedi e sempre

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con il sorriso. Usando piccole padelle, prepara la zuppa wan tan (ravioli in brodo ripieni di carne macinata, cipolle e gamberetti), il riso alla cantonese ma alla maniera vietnamita e calamari e gamberoni fritti. Gli involtini primavera ripieni di verdura, gamberoni e carne macinata, invece, sono già pronti e solo da cuocere. “Li ho preparati ieri perché richiedono molto tempo”, ci dice quasi scusandosi. Xuang è diventata così brava e abile che oggi cucina ad occhio. Non pesa nulla. Le basta sapere quante persone siederanno a tavola. Le chiediamo cosa le piace della nostra cucina. “Quello che conosco mi piace tutto: la pasta, il risotto e la carne”, ci risponde aggiungendo che però non è golosa e mangia poco. BACCHETTE IN TAVOLA Come si dice buon appetito, le domandiamo? “Chuc an ngon”, risponde. La tavola è pronta. Tutto ciò che è stato cucinato è stato messo su piatti di portata. La tradizione vuole che ogni commensale si serva da solo in piccoli piatti e ciotole per la zuppa e mangi con le bacchette. E qui viene il bello! Ho tentato tante volte di usare questi bastoncini, ma proprio non riesco a coor coor-

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Online trovate le gustose ricette di Xuan Nguyen.

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dinare le mie dita. Xuan, dopo avermi mostrato come si fa, impietosita mi passa un cucchiaio. Il piccolo Kevin, che per l’occasione è intimidito, mi guarda di sottecchi e gli scappa un sorriso. Lui sì che è bravo ad usare le “posate” orientali! Però non ha fame. Allora mamma Xuan, con pazienza lo imbocca. Tutto è molto buono e delicato, proprio come chi ha cucinato. La padrona di casa si alza e prende della frutta. Sbuccia una mela, la taglia a spicchi e ce la porge. Scopriamo che il pasto vietnamita si conclude sempre con la frutta fresca e il caffè. Vietnamita, naturalmente! Un caffè liofilizzato, zuccherato e con latte in polvere che Xuan ci prepara e, addirittura, ci rimesta. Che bello essere coccolati… Per un attimo mi sembra di essere tornata bambina e mi piace. Poi un altro pensiero prende il sopravvento: il Vietnam è nella lista dei miei viaggi futuri. Ed ora, dopo aver conosciuto Xuan e aver gustato la sua cucina, non ho dubbi. Un CAMI RI giorno volerò nel suo Paese. v A

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Terra ticinese Rivista bimestrale dei nostri luoghi e della nostra gente

Terra ticinese .50 FFr.r. 88.50

38 N.2 2012 - anno

Riv ista

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Un’informazione agile e completa su tutto ciò che occorre sapere della realtà cantonale. 1912-2012AGGIO DEL TRENINO IL LUNGO VI

Terra ticinese, ticinese rivista bimestrale dei nostri luoghi e della nostra gente, compie trentanove anni. Da quasi quattro decenni i suoi articoli, felice connubio d’entusiasmo, chiarezza e precisione, documentano realtà poco note e danno voce a coloro che, in vari modi, contribuiscono ad animare l’effervescente panorama cantonale. 2012-Consumo

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LE FORTIFICAZIONI

COLI DURANTE I SE

30.01.12 14:22 Pagina 1

Le sue rubriche di approfondimento su natura e cultura, itinerari e tradizioni, alimentazione e salute fanno di Terra ticinese uno strumento indispensabile per chiunque desideri approfondire la propria conoscenza del Ticino. L’impaginazione grafica ariosa ed elegante consente una lettura comoda e scorrevole. La vasta documentazione fotografica dà agli articoli un gradevole tocco artistico che contribuisce a rendere piacevole la lettura.

Terra ticinese N.5 2012 - anno 38

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Tuttavia Terra ticinese non mira solo alla forma: il suo obiettivo principale è quello d’essere uno strumento d’informazione equilibrato, attendibile e veritiero. Perciò descrive i fatti cosí come sono, con accuratezza e semplicità.

ROSSI

LE MILIZIE STOR N. 5 • 2012

ICHE BLENIESI

UN GIORNO ALLA

Terra ticinese

Anche nei decenni avvenire, grazie al sostegno di migliaia di fedeli abbonati, Terra ticinese continuerà ad accompagnare i lettori alla scoperta di fatti, usanze e tesori dimenticati del nostro magnifico Cantone!

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Desidero sottoscrivere un abbonamento a Terra Ticinese, riceverò in omaggio il numero 6/2012 oltre al calendario 2013. Cognome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Blue Fox è un brevetto svizzero ed è l’unico sistema di sicurezza certificato dall’Ufficio di prevenzione degli infortuni (UPI). Si tratta di un innovativo salvavita, ideale per più bagnanti di qualsiasi età e livello di abilità, che può essere adattato a piscine nuove oppure già esistenti.

ossono bastare 30 secondi di disattenzione per trasfor trasformare una felice giornata di svago in un incubo. Grazie alla Deep Blue AG di Hallwil è oggi disponibile un valido e innovativo supsup porto di vigilanza, perfezionato in collacolla borazione con Casapool. Si tratta di un sistema di sicurezza facile da montare, ideale per qualsiasi piscina pubblica o privata e con una quota di falsi allar allarmi vicina allo zero. Il sistema è inoltre interfacciabile con qualsiasi impianto d’allarme già esistente. Come funziona Blue Fox? Il sistema di sicurezza mobile per piscine Blue Fox, ci spiega Rahel Schulthess responsabile marketing di Casapool, funziona attraverso un sisi stema attivo e passivo. Se un qualsiasi elemento con un determinato volume e massa, in particolare un bambino, un adulto oppure un animale, cade in acacqua anche quando nessuno è in o vicivici no alla piscina, attiva automaticamente una sirena, munita di lampada rotatirotati va, udibile anche se le persone sono

all’interno dell’abitazione. Al sistema di sicurezza passivo se ne aggiunge anche uno attivo. Di cosa si tratta? Quando un bagnante munito di bracbrac cialetto - precedentemente impostato in relazione alle sue capacità natatonatato rie - nuota in piscina, è costantemente sorvegliato. In caso di pericolo, il bracbrac cialetto invia immediatamente un sese gnale alla centralina. La sensibilità dei braccialetti può essere personalizzata installando un software per computer in grado di interfacciarsi con il bracbrac ciale attraverso un apposito connettore USB. I braccialetti si attivano automaautoma ticamente al momento dell’immersione in acqua e sono regolati in riferimento a quanto tempo si rimane sott’acqua e a che profondità. I computer dei bracciabraccia letti hanno batterie ricaricabili e LED rosso e verde per mostrare il livello di carica e lo stato di allarme. Quali sono le altre componenti del sistema di sicurezza? Il sistema di sicurezza mobile per pisci-

na Blue Fox, ci spiega la signora Schulthess, è ottenibile anche in una pratica custodia rigida blu, facile da trasportare e da riporre, contenente tutti i componenti necessari per installare il sistema di allarme attivo in qualsiasi piscina. Il kit è pure un valido supporto all’attività di allenatori, assistenti bagnanti, scuole nuoto o centri che utilizzino impianti non ancora dotati del sistema di sicurezza per piscina Blue Fox standard. v

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i n vi aggi o

l’africa

in autostop Da un taxi collettivo ad un “combi”, da una stazione di benzina all’altra. Incontri curiosi, nuove compagnie e tante sorprese percorrendo le strade della Namibia spesso sterrate, deserte e che paiono infinite. testo e foto Roberto Schneider – roberto.s@ilustrazione.ch

IL FIGLIO DI IPIKA? Chi l’avrebbe mai detto. Sono appena le otto del mattino e mi ritrovo incredibilmente a vendere caramelle sul piazzale della stazione di servizio Agra di Opuwo. Me lo ha chiesto un giovane di etnia himba che mi confida essere il figlio di Ipika, il mitico capo tribù che alcuni anni or sono assurse a notorietà internazionale perché si oppose ad una multinazionale che intendeva costruire uno sbarramento idrico a nord della Namibia sul fiume Kunene. Un progetto che avrebbe significato la scomparsa di molti villaggi e privato gli indigeni di una parte vitale del proprio territorio. Ma i promotori avevano sottostimato l’orgoglio e la caparbietà di queste genti. Oggi uno dei figli di Ipika siede su un seggiolino davanti a un grande piatto contenente caramelle e dolciumi. Mi racconta di avere alle spalle una carriera da pugile, brillante inizialmente, ma che però in seguito lo ha portato sulla sedia a rotelle. Ora zoppica visibilmente ed è ritornato povero come quando era nato e mi confessa che presto abbandonerà quell’attività senza speranza per ritornare al suo

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villaggio e vivere il resto della sua vita come un vero himba, vestito di pelli e con il corpo coperto di ocra. Mi prega di prendere il suo posto perché deve andare un momento all’emporio… intanto io dovrò attendere sicuramente ancora a lungo. Sono infatti in procinto di lasciare il nord del paese e lo faccio come lo fanno le genti di questi luoghi: sedendomi all’ombra di uno scarno albero nei pressi della pompa di benzina e attendendo un veicolo che vada nella giusta direzione. È la tecnica dell’autostop namibiana, o meglio quella della maggior parte dei namibiani di etnia africana, l’unica possibile nelle regioni più remote, dove spesso non arrivano nemmeno i furgoncini di trasporto collettivo, chiamati “combi”. Sono state le genti di colore ad insegnarmi a spostarmi in questo modo, da stazione di servizio a stazione di servizio, da incrocio a mercato. Solo loro potevano spiegarmi tutto ciò, perché i bianchi in Namibia hanno automobili e mai chiederebbero un passaggio ad un nero, così come è anche vero il contrario. Per me fa lo stesso, chiedo sia agli uni che agli altri.

Le strade “germaniche” di Grootfontain.

ATTENZIONE ELEFANTI Questo modo di viaggiare ha indubbiamente lo svantaggio dei tempi di attesa nel corso dei quali si alternano speranza ed ansia. Il vantaggio però è la moltitudine di incontri e di amicizie che si possono stringere. Già sul piazzale di una stazione di benzina si crea una sorta di rete di conoscenze e tutti sembrano volersi aiutare l’un l’altro e volerti dare informazioni utili del genere “ho sentito che vi è una vettura in paese che par parte verso la tal località nel pomeriggio” o “chiedi a quella signora che ha un parente che vive in quel villaggio ”. Oggi, per l’ennesima volta sono molto fortunato, dopo non più di un’ora di attesa sono già in viaggio in compagnia di quattro africani su di un vecchio veicolo con un autista che, pur viaggiando a velocità molto sostenuta sulle lunghe piste e strade sempre dritte e deserte, mi sembra molto coscienzioso e prudente. Invita addirittura tutti ad allacciare la cintura e rallenta sempre ogni qual volta avvistiamo uno dei tanti curiosi cartelli indicanti attenzione elefanti, faco-

ceri, bufali o gazzelle. Per finire mi ci vorranno una decina di ore e due cambi veicolo, per per percorrere gli oltre 600 km fino a Grootfontain, piccolo e caratteristico capoluogo dell’est del Paese dall’aspetto vagamente germanico: chiesa gotica, immobili stile birreria, strade ampie con alberi di jacarande in fiore. Non mi fermerò però molto in questo luogo accogliente, dove inevitabilmente la sera mi ritrovo in uno dei pochi locali con un poco di movimento, cercando di stringere qualche amicizia. Le stamberghe locali mi paiono tutte simili: musica africana, un biliardo, macchinette mangiasoldi e birra. Uno degli amici di Sma e Kashina, una coppia appena conosciuta, si avvicina, deve aver alzato un poco il gomito, mi saluta con la tipica stretta di mano africana in tre fasi: ci si dà la mano come di consueto, poi si congiungono i pollici e quindi si ritorna alla stretta tradizionale. Mi abbraccia e mi dice che sono una brava persona, poi alza la manica della sua camicia e sfrega il suo braccio sul mio e dice “vedi, il nero non rimane sulla tua pelle”.

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“Lo so”, gli rispondo e lui aggiunge “ma allora perché i bianchi non vengono mai in questo bar a bere con noi, di cosa hanno paura?”. LA CAMIONETTA DI KUMBEE Il giorno successivo tutto sembra presentar presentarsi dannatamente difficile. Che la mia sfacciata fortuna mi abbia abbandonato? Oppure questa volta il mio intento è veramente troppo arduo? Grootfontain è l’unico luogo dal quale si può proseguire verso l’estremo est del Paese, in direzione della remota regione di Tsumkwe, dove vivono i boscimani di etnia San. Un itinerario di circa 300 km di pista sulla quale, mi avevano avvisato, non transita quasi mai nessuno… e ne comprenderò in seguito la ragione. La mattina è già quasi trascorsa, ma dalla stazione di benzina a est di Grootfontain, dove attendo da diverse ore, non è passato alcun veicolo in procinto di partire per Tsumkwe. Il fatto che insieme a me vi siano alcuni indigeni che aspettano già da ieri un passaggio nella medesima direzione non mi consola affatto, anzi, rafforza una sorta di pessimismo che cerco di affrontare con molto fatalismo, come fan tutti. Intanto il consueto tam tam delle informazioni funziona sempre egregiamente. Ognuna della dozzina di persone in

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Croazia

FOTO: IVO PERVAN

attesa sa esattamente in quale direzione gli altri intendono partire. Vi è chi invero mi dà un poco di speranza dicendomi che ha sentito in paese che quello o quell’altro intendono recarsi all’est, ma nulla accade. Incontro due indigeni diretti a Tsumkwe, uno di essi mi spiega che ha appena perso il fratello, deceduto all’ospedale. La sua salma ha dovuto lasciarla sul posto perché non ha i soldi per organizzare un trasporto e non sa se e quando potrà riportarla a casa. Il destino vorrà che nemmeno lui riuscirà a partire oggi. Lo saluterò infatti poco dopo mezzogiorno, con un senso di disagio e incomprensione. Ho infatti trovato un passaggio sulla camionetta di Kumbee e di suo fratello Katunaa, di etnia Owambo, che però non so per quale ragione non fanno salire altri. Invero il veicolo è pieno, ma in Africa il concetto di numero massimo di passeggeri consentito è molto diverso dal nostro, e di posto ve ne è ancora quasi sempre. Kumbee si sta trasferendo a Omataku, dove intende costruire una casupola e iniziare una nuova vita. In un carretto si porta appresso tutto il necessario: pochi assi e alcune lamiere. Omataku è a oltre cento chilometri dalla mia meta Tsumkwe, ma mi promettono che mi ci porteranno loro. Nemmeno questa volta però mancheranno le sorprese... Continua. v

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Il Mediterraneo com’ era una volta w w w. c r o a z i a . h r

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è quando azzecchi

sempre tutto A colloquio con la V elementare di Monte Carasso, classe della docente Chiara Caverzasio Zanardi. Tema dell’incontro: la fortuna! testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

Cos’è la fortuna? Luis: la fortuna è un’ironia. Veronica: è quando ti va tutto bene. Yara: quando ti succedono cose belle. Sara: è quando si vince al lotto. Elia: la fortuna è quando non sai fare una cosa ma riesci a farla. Amedeo: fortuna è quando azzecchi sempre tutto. Chi di voi si ritiene un fortunato e perché? Valentina: perché trovo soldi per terra. Julia: perché quando vado in vacanza conosco tanti amici. Rachele: perché ho trovato in giardino un quadrifoglio, ma con sei foglie. Mattia: sono fortunato perché d’estate trovo tante coccinelle in piscina. Giulia: perché a volte riesco a fare cose che all’inizio non riuscivo a fare. Sara: perché riesco sempre a cavarmela, ma sono anche sfortunata perché non vinco mai ai concorsi. Giada: perché ho una sorella alla quale voglio tanto bene. Selene: perché ho una famiglia e tanti animali. Lisa: io ho sfortuna perché non vinco mai al “gratta e vinci”.

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Yara: perché all’asilo scavavo e trovavo i soldi sotto terra. Elia: perché sono nato senza problemi. Amedeo: perché vinco sempre ai giochi di società. Alessio: quando vado in Sicilia sono fortunato perché vinco sempre al “gratta e vinci”. Veronica: io non sono sempre fortunata, perché a tombola a volte non vinco. Elisabetta: perché ho una sorella gemella, Valentina, che mi sostiene sempre. Carlo: perché il mio gatto, che ha 14 anni, non è ancora morto, anche se è malato. Aaron: perché alcune volte mi stanno per succedere delle cose un po’ brutte, ma poi non mi succedono. Betim: fortunato perché ho un fratello e sfortunato perché mia sorella più grande mi annoiava sempre. Cosa significa essere fortunati nella vita? Aaron, Samanta: vuol dire avere una vita dove non ti succede mai niente di brutto. Veronica: significa non avere malattie. Luis: è quando niente ti va storto. Alessio: vuol dire viaggiare, avere una bella casa, una bella macchina e la salute. Giada: significa avere persone che ti circondano

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Qual è stato il momento più fortunato della tua vita? Valentina: quando sono nata. Sara: quando i miei genitori hanno comprato un cane a me e mia sorella. Yara: quando ho incontrato la mia migliore amica Julia. Elia: quando abbiamo vinto una partita ed io ho fatto cinque goal di fortuna. Rachele: quando ho convinto i miei genitori a lasciarmi giocare al calcio. Selene: quando mi sono risvegliata dal coma dopo una caduta dalle scale. Carlo: essere riuscito a fare un goal da metà campo dopo un fallo. Lisa: quando sono guarita da una grave malattia. Betim: quando ho trovato 20 franchi e poi ho trovato il ragazzo che li aveva persi. Veronica: quando per la prima volta sono andata a Gardaland. Mattia: quando ho trovato un borsello con più di 50 franchi. Giulia: quando sono riuscita a convincere i miei genitori a partire per la Spagna. Amedeo: quando abbiamo preso i gatti anche se mio papà era allergico. Yulia: quando avevo nove anni io e la mia mamma abbiamo trovato 100 franchi sul piazzale della scuola. Aaron: quando sono andato all’Europa Park con il camper e mi immaginavo un campeggio bruttissimo e invece è stato bellissimo. Alessio: quando in un parco ho trovato 100 franchi su uno scivolo.

Sara

e che ti vogliono bene. Carlo: … e anche persone che ti aiutano se sei in difficoltà. Elia: non avere malattie gravi per cui si rischia la vita e non avere la guerra nel tuo Paese. Yara: per me significa non essere bambini poveri. Veronica: andare bene all’università e trovare un posto di lavoro. Alessio: significa essere circondati da persone sincere che ti vogliono veramente bene. Amedeo: per me significa anche avere una famiglia e dei parenti che non sono morti.

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c ruc iv erb a

padri e

figli Personaggi famosi! Ma chi li ha creati? Risolvete il cruciverba e con le lettere nelle caselle contrassegnate dai numeri in rosso potrete formare il cognome dell’ideatore di Paolo il caldo. testo Daniela Sandrini - daniela@illustrazione.ch

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ORIZZONTALI: 1. L’assaggio del buongustaio 11. Si rendono al merito 12. Pulita, nitida 13. Rose pallide 14. Città australiana 17. Jacques, regista francese 19. Un’incognita 20. Dustin, attore 24. La fine di Aramis 25. Cattive 27. Cortile agreste 28. La città con la torre pendente 30. Consonanti in zaino 31. Centro urbano 32. Replica 33. Furon fatali a Cesare 35. Norme senza pari 36. Reginetta di bellezza 37. Il creatore di Candido 40. Cuor di mastino 41. I rischi del giocatore 42. Fiume francese 44. Austria e Norvegia 45. Ginevra sulle tar targhe 46. Temporanea perdita di memoria 49. Il monogramma di Mozart 50. Caverna oscura. VERTICALI: 1. L’eroe di Pasternak 2. Il figlio di Anchise 3. Il padre di Werther 4. Antica città mesopotamica 5. Proprio così! 6. Cuor di panna 7. Mammifero striato 8. Andate in poesia 9. Vasi panciuti 10. Si crede il più bello 15. L’eroe di Plauto 16. Omicidio 18. Il pronome dell’egoista 21. Fa strage nei pollai 22. Facoltà scolastiche 23. Norvegia e Portogallo 26. Carattere 29. Uccello sacro agli egizi 34. Raganelle arboree 38. Squadra inglese 39. Ella 43. Uno detto a Zurigo 47. Iniziali di Merola 48. Antico Testamento.

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La soluzione del numero precedente era: Tobino.

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PREVISIONI APRILE 2013

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

Inizio di mese folgorante con uno stellium di pianeti nel vostro segno. Sarà un compleanno strepitoso per molti di voi nati ora. Ovviamente l’Ascendente fa la differenza. In ogni caso questa primavera promette una vera rivoluzione sia in ambito lavorativo sia privato. La PaPa squa vi regala tante nuove emozioni, magari anche un viaggio insolito. Attenti alle spese impulsive perché sarete più euforici. Nella seconda parte del mese dovrete invece fare delle scelte più legate alla casa. Qualcuno di voi potrebbe decidere per un nuovo acquisto o consolidare una relazione amorosa. Salute: questo è il periodo ideale per adottare uno stile di vita più sano.

Sebbene possiate contare su un potente Plutone in ottimo aspetto a Mercurio (fino al gior giorno 12.4) e a Nettuno, che vi regalano forza e sensibilità, la primavera porta qualche scombussolamento nella vita lavorativa e familiare, soprattutto nella seconda metà del mese. Questo potrebbe generare una certa insofferenza e rabbia. Tra lavoro, casa e famiglia, voi donne vi sentirete parecchio sacrificate e qualche volta ve la prenderete con il partner. Non siate troppo orgogliose e chiedete anche aiuto agli amici. Salute: bene le escursioni nella natura e qualche breve soggiorno in una stazione termale, dove farvi coccolare con dei massaggi orientali rigeneranti.

Questa sì che è una primavera frizzante e dinamica per molti di voi! Sarà un risveglio strestre pitoso se saprete rinnovarvi e accogliere le ottime opportunità che si presentano. La vita sociale sarà più intensa e proprio attraverso questa potranno nascere incontri importanti. L’amore sarà molto eccitante. Interessante anche l’aspetto economico, non sono dunque escluse entrate inaspettate o recupero di crediti, ma dovrete controllare gli impulsi a spendere. Nella seconda metà del mese l’attenzione sarà rivolta maggiormente verso la famiglia. Forse dovrete occuparvi di un parente anziano. Salute: depuratevi e adottate uno stile di vita più sano. Voi siete per natura introversi e nostalgici, molto legati alla famiglia e alle tradizioni e SaSa turno non lo smentisce. Tuttavia la primavera con il suo stellium planetario in Ariete potrebpotreb be scombussolare più di una situazione, in particolare nei primi 19 giorni. Forse dovrete modificare più di una volta i vostri programmi. Attenzione anche alle spese. Nettuno e Mercurio in Pesci inducono alla fuga, all’evasione. I luoghi termali sono la meta ideale per voi, così potrete rigenerarvi e fare anche delle sane passeggiate nella natura. D’altro canto il periodo pasquale parla anche di nutrimento spirituale. Salute: attenzione ai colpi di freddo e rinforzatevi con i sali minerali.

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

Questa sì che è una Pasqua dinamica. Se avete in programma un bel viaggio, farete incontri interessanti, magari con persone di estrazione sociale diversa. Bene anche le vacanze-studio dove unire l’utile al dilettevole. Questa è una primavera che riserva molte belle sorprese anche in amore. I primi 19 giorni sono decisamente i migliori per voi. Successo nello sport e in tutte quelle attività nelle quali potete sfoderare il vostro talento creativo. Il contatto con il pubblico è importante per voi. Cambia invece la musica nella seconda parte del mese: possibili preoccupazioni in famiglia non escluse. Allora dovrete prestare anche più attenzione all’alimentazione.

Primavera di profondi cambiamenti: i primi 15 giorni saranno indicati per verifiche e chiarimenti con colleghi, collaboratori, fratelli o figli. Le discussioni verteranno sui vari compiti e ruoli e sul denaro. In quanto capi, genitori o educatori, siete forse un po’ troppo severi ed esigenti, come indica Saturno dallo Scorpione. Nettuno in opposizione vi invita ad essere più sensibili e attenti anche ai bisogni degli altri. Non è indice di debolezza fare qualche gesto di tenerezza. Molto più dinamica e piacevole sarà la seconda parte del mese con i pianeti in Toro. Aspettatevi doni e promozioni. Il clima generale sarà più distensivo. L’amore sarà in primo piano.

Critica la prima parte del mese con ben quattro pianeti in opposizione. Qualcuno potrebbe scombussolare i vostri piani di vacanza, ma forse è bene non muoversi ora, perché i rischi sono troppi. Inoltre dovrete fare un po’ di economia per affrontare spese extra. Questo non sarà certo un inizio di primavera tranquillo per voi, neppure a livello amoroso. Molti nodi vengono al pettine e sarà il momento di fare chiarezza. Può anche darsi che qualcuno di voi si senta più solo del solito. Tenete duro perché poi dal giorno 19.4 l’atmosfera camcam bierà e potrete riscattarvi. Per rilassarvi datevi alla danza o fatevi coccolare in qualche Spa.

La primavera risveglia con forza la vostra passione, le vostre doti investigative, il vostro estro creativo e nei primi 15 giorni sarete particolarmente intuitivi e sorprenderete molti con le vostre idee geniali. Potreste inventare qualcosa di nuovo e avere persino successo. La concorrenza non vi fa certo paura. Poi la musica cambierà nella seconda parte del mese con i pianeti in opposizione. Sarete par particolarmente gelosi, possessivi e sospettosi. Vedrete ombre nemiche dappertutto e la famiglia sarà il vostro parafulmine. Controllate i vostri istinti, perché rischiate di procurare ferite e rotture insanabili. Salute: una buona psicoterapia vi farà bene.

ILLUSTRAZIONE TICINESE 03-13

o r oscop o PREVISIONI APRILE 2013

c SAGITTARIO 23/11 - 21/12

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

Il mese inizia con una carica energetica notevole grazie all’elemento fuoco dominante che alimenta questa vostra primavera eccitando i sensi e la voglia di muovervi. Bene lo sport e la danza in tutte le sue forme. In ogni caso le attività creative sono quelle che più vi daranno soddisfazione. Ma anche l’amore riserva sorprese intriganti, specie per i single. Se siete già in coppia vivrete momenti intensi. Qualche difficoltà d’intesa con colleghi, figli o fratelli potrebbe procurarla invece un Mercurio dissonante fino al giorno 12.4. Attenzione anche alla guida. Salute: evitate ogni eccesso e depurate il fegato da sostanze nocive.

I primi 19 giorni saranno stressanti a causa dei pianeti in Ariete, in dissonante aspetto al vostro Plutone. Questo creerà un clima di forte tensione o apprensione in famiglia per motivi vari. A favore avete però Saturno, Mercurio (fino al giorno 12.4) e Nettuno, che vi suggeriscono di lasciare un po’ la presa, di lasciare agli altri la libertà che pretendete per voi. Se vi è sembrato che negli ultimi anni la vita sia stata solo sacrificio, dalla seconda metà del mese tirate un sospiro di sollievo, perché popo trete finalmente dedicarvi a ciò che più vi fa piacere. Progetti importanti da realizzare. Miglioreranno anche le finanze e la salute.

e AQUARIO 21/1 - 19/2

f PESCI 20/2 - 20/3

Sfavillanti e divertenti questi primi 19 giorni del mese. Vivrete insomma una Pasqua diver diversa come piace a voi, per cui potrebbe essere interessante unirsi a un gruppo di escursionisti, di viaggiatori alternativi per vivere una vava canza originale o ancora organizzare una festa voi stessi. I nuovi incontri che farete saranno significativi. Se siete ancora single potranno nascere nuovi amori. Le coppie da tempo in crisi, potrebbero invece decidere per una rottura consenziente. Cambierà la musica nella seconda parte del mese con i pianeti ostili dal Toro e qui entrerà in gioco la famiglia: potrebbero sorgere problemi o preoccupazioni in questo ambito. Questa è una primavera di grande risveglio. La Pasqua porta in sé già il messaggio di resurrezione, che qui possiamo ben tradurre come rinnovamento interiore ed esteriore. Quindi non rifugiatevi nel passato e nella malinconia ma datevi da fare per cambiare il corso del vostro destino. Con le vostre doti psicologiche, creative e immaginative, potrete avere successo in vari ambiti: fotografia, estetica, cinema, alimentazione, salute. Bene anche lo sport, le arti marziali dolci. Se vi impegnate potrete anche diventare insegnanti di una disciplina. Molto bella la seconda metà del mese: curate gli affetti più cari. Possibili riconciliazioni. Momenti intensi in amore!

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ome ormai tutti sappiamo l’anno appena concluso è stato dominato dalla predizione dei Maya Maya,, secondo la quale il 21 dicembre scorso ci sarebbe stata la “fine del mondo”. Come è ovvio, queste scritture sono state male interpretate creando inutili confusioni, paure e ansie in molte persone. Infatti quello che gli antichi Maya avevano predetto non era una fine del mondo fisica; tutt’altro, quello che loro volevano comunicare e che, se si osserva attentamente tutto quello che accade nel mondo, si sta verificando, era la fine di una delle numerose epoche in cui avevano suddiviso i cicli del mondo. Siamo di fatto arrivati ad un punto in cui tutto attorno all’uomo si sta muovendo in modo troppo rapido e superficiale. La tecnologia corre veloce e ciò che solo ieri era innovativo oggi è già obsoleto; la scienza continua a fare scoperte sensazionali, ma d’altro canto riemergono antiche malattie ormai dimenticate. La politica è oramai solo improntata all’arrivismo e al guadagno scandascandalosamente facile, come possiamo leggere ogni giorno su tutti i giornali. I rapporti interpersonali sono pressoché inesistenti e il rispetto, la comucomu nicazione e la collaborazione non hanno più spazio nell’animo umano. L’elenco potrebbe essere pressoché infinito ma non è assolutamente necessario proseguire oltre. In buona sostanza quello che i Maya volevano farci sapere è che quando si è consumata un’epoca, raggiungendo i minimi livelli prima dell’autodistruzione, subentra una svolta epocale. Ed è proprio questo il momento storico in cui noi ci troviamo. La data designata non era altro che un momento simbolico, momento da cui avrebbe avuto inizio un nuovo periodo che, almeno ci auguriamo tutti, possa portare ad una maggior coscienza e ad un recupero di valori quali, onestà, serietà, consapevolezza del prossimo e unione tra persone. Non si sta certamente parlando in termini di religioni, le quali si auspica possano finalmente coesistere e comprendersi l’un l’altra, ma di valori umani e di sentimenti che solo recuperandoli potranno permettere all’uomo di elevarsi ad un livello superiore scongiurando il rischio dell’autodistruzione. Consultate con serenità esperti nel settore della cartomanzia o delle predizioni di qualsiasi genere per trovare conforto e sostegno sul cammino da percorrere per un miglioramento personale.

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