illustrazione www.illustrazione.ch
N.3
- 1 APRILE 2014
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
TICINESE
SPORT
Quando l’hockey si giocava in dialetto
IN VIAGGIO
La Mongolia che non ti aspetti BELLEZZA
Elisir di lunga vita
Ruf Lanz
Chiarezza fin dalla prima ora: cucine e bagni Sanitas Troesch.
Visitate le nostre esposizioni a Basel, Biel/Bienne, Carouge, Chur, Contone, Cortaillod, Crissier, Develier, Jona, Köniz, Kriens, Lugano, Rothrist, Sierre, St. Gallen, Thun, Winterthur e Zürich. Panoramica dell’azienda su: www.sanitastroesch.ch
somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.470 copie (REMP 2013) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione Direct Mail Company SA Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Mumenthalstrasse 50A 4912 Aarwangen Tel./Fax 062 929 00 74 marion.grtter@bluewin.ch gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Manuele Bertoli Foto: Rémy Steinegger
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4 Fuorionda
Le ultime parole famose
6 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose
7 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
8 In dialètt Nüm e i brasilian
10 Animali Alimenti pericolosi > ILLUSTRAZIONE TICINESE 03-14
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12 Ritratto
Un maestro “rifiutato”
18 Occhio a
Ritorna slowUp Ticino
20 Lavoretti Il coniglietto in scatola
22 Archivio
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Un’altra primavera
24 In viaggio
Le minigonne di Ulaan Baatar (terza parte)
bellezza
gli elisir
di lunga vita Contrastare gli effetti del tempo che passa, in un’epoca nella quale siamo letteralmente sovraesposti, diventa prioritario… a cura Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
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iviamo in un’epoca nella quale l’immagine è tutto. Mai come oggi fotografiamo, veniamo fotografati e ci fotografiamo. Non solo. Le nostre immagini vengono pubblicate e condivise in tempo reale su tutti i social network con la speranza, più o meno manifesta, di ricevere complimenti. L’accettazione degli altri è tutto e dietro questo bisogno di accettazione c’è probabilmen-
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te anche una buona dose di insicurezza. Certo è che l’apparire e il piacere per il proprio aspetto conta più che l’essere apprezzati per le proprie azioni e virtù. E forse varrebbe la pena riflettere su questo aspetto. Ma nel frattempo, per contrastare gli effetti del tempo che passa, il mercato, oggi come non mai, propone una vastissima scelta di prodotti che promettono effetti miracolosi, o quasi. v
“Ho mangiato in oltre 1000 ristoranti”
34 Bellezza
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28 A tavola
Un olio preziosissimo che reirei drata intensamente e immeimme diatamente la pelle del viso lala sciandola morbida e rimpolpata.
36 Sport
L’hockey senza sü ul casco
41 Oroscopo
Le previsioni di Cloris per aprile 2014
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fuor i ond a
le ultime parole
famose Le ultime parole vengono solo a quegli sprovveduti che non hanno sentenziato abbastanza durante la loro esistenza. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
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l cinema e una certa versione romanzata della storia ci hanno abituato all’idea che i grandi uomini debbano esalare l’ultimo respiro, pronunciando sempre una frase storica da consegnare ai posteri. Peccato che si tratti perlopiù di pure e semplici invenzioni letterarie dei loro biografi, per alimentare la mitologia dei personaggi. Oppure si tratta di frasi per niente qualificanti, come quella che il generale nordista John Sedgwick fece in tempo a dire, prima che un cecchino sudista lo abbattesse: “Da questa distanza non riuscirebbero a centrare neppure un elefan… “! Si racconta che negli ultimi giorni il grande pittore surrealista Salvador Dalì si fosse premurato di distribuire agli amici dei fogli bianchi con la sua firma, dicendo loro: “Scarabocchiateci sopra qualcosa, fatevi il vostro Dalì personale, almeno quando morirò potrete ricavarci qualche soldo”. Poi, sulla sua tomba, fece scrivere: “D’altronde sono sempre gli altri a morire…”. Di certo non tutti ebbero il sussulto di orgoglio di Tommaso Moro: condannato alla decapitazione da Enrico VIII, scostando la barba di fronte al boia, disse: “Questa lasciatela stare che non ha offeso il re”. Oppure il sangue freddo di San Lorenzo che, martirizzato con la graticola sul fuoco ardente, avrebbe urlato ai propri aguzzini: “Giratemi, da questo lato sono ormai cotto”! Ben più prosaica l’ultima esclamazione del pre-
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sidente statunitense Franklin Delano Roosevelt: “Ho un tremendo mal di testa…”. A proposito di testa, sarà vero che Georges Danton, uno dei leader della Rivoluzione francese, prima di essere ghigliottinato disse: “Mostrate la mia testa al pubblico, ne vale la pena”? Un po’ troppo in linea con la sua fama di grande veggente, le ultime parole del mitico Nostradamus: “Domani non sarò più qui”. Più credibile l’ultima battuta di Voltaire: quando il prete nell’impartirgli l’estrema unzione lo sollecitò a rinunciare a Satana, lui replicò: “Non è il momento di farmi nuovi nemici”. Ancora più fulminante il medico personale di Luigi XV, il dottor Lieutand: era ormai più di là che di qua, ma i colleghi non volevano rassegnarsi e continuavano a somministrargli medicinali: “Non preoccupatevi, tanto muoio lo stesso”, disse loro. Poi, rivolto al curato che seguitava a fargli le domande che si rivolgono in quelle circostanze, tipo: “Credete in questo? Avete fede in quest’altro?”, il dottore, ormai spazientito, rispose: “Padre, lasciatemi morire in santa pace: a questo punto io credo in tutto; fuorché nella Medicina”. v
«Una frase
storica da consegnare ai posteri»
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s ai che
leggiamo
SAI
da cosa deriva
FUSTO?
1.
Premiata ditta Sorelle Ficcadenti, di Andrea Vitali
Questo termine, utilizzato per definire un uomo forte e muscoloso, deriva dal nome della parte che in un albero si sviluppa dalle radici e che comprende rami e foglie, ma anche la parte principale di una colonna tra base e capitello, o ancora un grosso e capiente contenitore. Ecco quindi che, almeno dal 1480, data della prima attestazione, si iniziò a usare questo termine per definire un uomo di particolare altezza e robustezza.
2. Morte di una dottoressa, di Hansjörg Schneider
3. Il quinto testimone, di Michael Connelly
ascoltiamo
1.
Tempo reale, di Francesco Renga
2. Hai paura del buio?, di Afterhours 3. Manuale Distruzione, di Levante
SAI
perché
GLI INGLESI HANNO UN SISTEMA DI MISURA PROPRIO? Pinte, galloni e yarde sono alcune unità di misura del sistema imperiale britannico introdotto nel 1824. Non si tratta di un sistema decimale, come il nostro, poiché si basa sul numero 12 e i suoi multipli. Questo sistema è stasta to ufficialmente abolito nel 1995, soso stituito con il nostro sistema metrico decimale, introdotto in Francia nel 1795 e adottato dalla stragrande maggioranza dei Paesi del mondo. Ma nonostante i riri petuti richiami dell’UE, il Regno Unito conticonti nua ad utilizzare il suo sistema. Lo stesso è accaduto con il sistema consueconsue tudinario statunitense, anch’esso ufficialmente abolito, ma tuttora in uso.
guardiamo SAI
che
PUOI DIVENTARE PROTAGONISTA ANCHE TU?
1.
12 anni schiavo, di Steve McQueen
2. 300: l’alba di un impero, di Noam Murro
3. The Lego Movie,
di Phil Lord e Chris Miller
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Ti piace cucinare, e soprattutto ti piace mangiare e stare in compagnia? Vorresti presentare e condividere le tue specialità gastronomiche e le tue esperienze dietro i fornelli con noi e con tutti i nostri lettori? Allora invita a pranzo o a cena a casa tua Lorenza e Rémy, la nostra redattrice e il nostro fotografo. Potrete chiacchierare di cibo e di ricette, e mentre gusterete L’architetto Panzeri ai fornelli per IT. le tue specialità, Rémy scatterà delle immagini professionali. Noi, come si dice in gergo, cucineremo il tutto e tu diventerai protagonista di una delle prossime edizioni di Illustrazione Ticinese! Cosa aspetti?
a ppunti
LE ATMOSFERE SICILIANE Il veleno dell’oleandro, Susanna Agnello Hornby, Feltrinelli La storia del declino di una famiglia siciliana affrontata in maniera particolarissima. I misteri che aleggiano vengono svelati al lettore solo molto lentamente, spesso solo accennati, così come le caratteristiche dei personaggi. Un racconto scritto in modo elegante, come nello stile dell’autrice, ma che spesso richiede troppa immaginazione da parte del lettore, che si ritrova a dover supporre o immaginare dettagli non scritti. Poco adatto a chi ama le descrizioni ricche e dettagliatissime, i luoghi e i personaggi perfettamente descritti e caratterizzati.
No
vi
tà
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IL REGGISPUGNA
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Norbert, Interio, www.interio.ch La spugna per lavare i piatti è una di quelle cose tanto indispensabili quanto odiose da riporre. Già perché non si può chiudere in un cassetto, va lasciata all’aperto in modo che possa asciuasciu gare velocemente. Norbert si attacca con una ventosa, ad esempio su una parete interna del lavandino, e tiene la spugna in ordine al suo posto e in modo che possa prendere aria e asciugare rapirapi damente.
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i n d i al èt t
nüm e
i brasilian Dal 4 al 12 da april a “I Grappoli” da Sessa anca polenta e churrasco. E la final dal 1950 al Maracanà: Uruguay campion, cunt ul Maspoli e ul Ghiggia. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
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a dìs “Brasil”. E almen dò ropp i ta végnan in mént. Ul carnevaa da Rio e la nazional da fótbal, cunt ul Pelè che, insema al Maradona targàt Argentina, al vola altissim, fra i “grandi” dala bala (portoghés) e dala pelota (spagnöö). Dalle Ande alle Alpi. Dal 12 da giügn fin al 13 da lüi dal 2014 (nüm spérum in una final Brasil-Svizera!) a ga sarà ul “mundial”, indúa i noss rossocrociati iè nientemén che “teste di serie”. L’è anca ul moment giüst par cognoss quaicoss püssée d’una repüblica südamericana da 192 milion d’ànim, che cunt 8,5 milion da chilometri quadràt la ga passa danànz a tücc i àlter paés südamerican métüt inséma! L’idea la ghè vegnüda al Juri Clericett, diretúr dal’albergo “I Grappoli” da Sessa, in dal Malcanton. E donca prima da Pasqua (dal 4 al 12 da april) ga sarà di momént par sgarbá fòra (espression verzaschesa) quel che da méi al pò riservà ul Brasil. Ma vist dala nossa part, da scià da chì dal mar, dall’oceano Atlantico. Ticinés che iè stai là, brasiliàn che iè vegnüt scià da nüm. Polenta e churrasco, provà par créd. Ul prim ticinés rivaa in Brasil l’eva, in dal 1851, ul pitúr dal Mendrisiott Cristoforo Cometta, che l’ha lassàt di lavúr artistic important e benvist dala “Corte imperiale brasiliana”. Fra i rapresentànt svizer al’ambasciada a pòdum regordà ul lüganés Guido Lepori,
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che pöö l’è diventàt cunsol general a Milan. L’Achille Isella da Morcò (l’ha lassàt una fondazion par iütà i giovin) e l’Edoardo Serena da Belinzona (immobiliarista) iè stai sémpar visin ala Casa Svizzera, inaugürada a Rio de Janeiro nal 1956. A gh’eva anca ul president dal Brasil, Juscellino Kubitschek, cecoslovacch d’origin, che l’ha pöö trasferít la capital, da Rio a Brasilia. Ma la memoria di mén giovin la và da sicür ala final dal “mundial”, giügàda in dal 1950 al Maracanà. Brasil-Uruguay. E anca chì, ai “Grappoli”, ga sarà di bei moment par regordà. Anca parché ul golchiper (portiere) dal’Uruguay l’eva ul Roque Maspoli (da Caslan) e in avanti, cunt ul Schiaffino, giügava l’Alcides Ghiggia (da Sonvic). I brasilian i’évan fai pari (2-2) cunt ula Svizera in dala fase eliminatoria, ma cuntra “la celeste” dübi ga n’évan mia. I sa domandavan se ga vöreva la balotéra (pallottoliere, a Riva San Vitale) par cüntà i gol di “carioca”. Dumà che ul Roque, dopo ul 1-0 dal Brasil, l’ha tiràt giò i roladen. Pöö ul Schiaffino l’ha paregiàt e l’Alcides, a poch minüt dala fin dal match, l’ha segnàt ul gol dal 2-1. Ul Ghiggia, ammò incöö (l’é scià vers i novant’ann) al dis che al Maracanà dumà tri personagg iè stai bon da fàg fà cito (zittire) ai brasilian: lü (ul Alcides) ul Papa Giovanni e ul Frank Sinatra. Orca cica! E par chi che a vöran savén püssée: www.grappoli.ch. v
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alimenti pericolosi Le insidie che il cibo destinato all’uomo cela per i cani. testo Elena Stern-Balestra - elena@illustrazione.ch
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empre più detentori di cani scelgono di nutrire i loro beniamini con cibi preparati in casa piuttosto che con alimenti commerciali completi. Se questo tipo di alimentazione può comportare dei vantaggi, essa cela anche dei rischi per chi non sa quali sono gli ingredienti da evitare. Per esempio la carne di maiale cruda può contenere il virus del morbo Aujesky, che nel cane provoca una forma di encefalite dall’esito mortale. In alcune qualità di avocado è contenuta la persina, una sostanza molto tossica per gli animali domestici. Le cipolle, i porri, l’aglio e l’aglio orsino vanno evitati sia freschi sia cotti o in polvere, in quanquan to contengono il solfuro di allile e il disolfuro di propile. Nel cane queste sostanze causano la distruzione dei globuli rossi e possono inin durre gravi forme di anemia. Una cipolla di medie dimensioni può mettere in periperi colo la salute di
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un cane di piccola taglia. Pure il cioccolato è velenoso: esso contiene la teobromina che nel cane induce vomito, diarrea, tremore, convulsioni, aritmie cardiache e, nei casi più gravi, porta alla morte. Per un cane di 10 kg di peso corporeo, 90 grammi di cioccolata nera sono letali. I legulegu mi crudi (fagioli, piselli, soja, …) contengono un glucoside tossico chiamato fasina che causa l’aggregazione dei globuli rossi. Se i legumi vengono cotti per almeno 15 minuti questa sostanza viene inattivata. Si pensa poi che le arachidi possano indurre attacchi epilettici nel cane. Le patate crude contengono un alcaloide tossico, la solanina. Per inattivarla esse vanno somministrate solo cotte. I frutti verdi delle noci possono contenecontene re micotossine dall’effetto neurotossico, mentre le noci macadamia causano tremore e febbre e la noce moscata è allucinogena. Il consumo di mandorle amare crude porta alla formazione di acido cianidrico nello stomaco. Lo stesso vale per il consumo di pesche, albicocche, ciliegie e prugne con il nocciolo. Dopo l’assunzione di uva o uvetta i cani possono mostrare dolori addomiaddomi nali, vomito e diar diarrea. In rari casi esse possono portare a dandan ni renali irreirre parabili. v
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r i t r at t o
un maestro
“rifiutato” Da tre anni è il Direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport e durante quest’anno sarà anche presidente del Consiglio di Stato. A colloquio con Manuele Bertoli. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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l famoso pianoforte che ha voluto nel suo ufficio di Bellinzona l’aveva ricevuto in dono dai suoi genitori a 8 anni. Quattro anni prima gli era stata diagnosticata la malattia congenita che comporta la degenerazione della retina. Con il tempo avrebbe perso la vista. “Così mio padre, che aveva quell’idea un po’ romantica del cieco che suona, mi regalò quel piano”, dice sorridendo Manuele Bertoli, precisando che il suo papà scomparve un mese prima della sua elezione a consigliere di Stato. Chissà come sarebbe fiero di suo figlio, che quest’anno ricoprirà anche la carica di presidente del Gover Governo. E pensare che finite le Magistrali e dopo aver fatto alcuni concorsi, il medico cantonale di allora diede parere negativo a Bertoli: la sua vista era già troppo compromessa per immaginare di fare il docente. “È il paradosso delle cose. Mi sono ritrovato a non poter insegnare e oggi sono Consigliere di Stato responsabile della Scuola. Vivo spesso questi paradossi: ad esempio non ho nessuna difficoltà a scrivere un messaggio sul computer, ma non sono in grado di redigere una car cartolina perché non vedo dove scrivere l’indirizzo e incollare il francobollo”. Mi racconta che nella sua vita, ha avuto la fortuna di cambiare mestiere
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ogni dieci/quindici anni. Dopo la laurea in legge ha lavorato con grande entusiasmo come segretario dell’Associazione Inquilini. Poi è diventato direttore dell’Unitas e dieci anni dopo è arrivato in Consiglio di Stato. Da presidente del Gover Governo si attende esperienze interessanti soprattutto nelle questioni di rappresentanza che “saranno certamente delle occasioni privilegiate”. L’intervista, che decido di affrontare toccando i tre settori dei quali è responsabile, si conclude con una breve, ma inattesa sua esibizione al pianoforte. Un po’ di blues, prima di richinarsi, forse, su note meno piacevoli.
L’EDUCAZIONE Daniela Tazzioli, una docente italiana che insegna a Basilea ha recentemente scritto un libro dal titolo “La scuola diversa”. Cito: “La scuola svizzera riproduce lo schema della società elvetica: un ambiente dove all’alunno è chiesto di essere un buon esecutore più che un buon pensatore. Non viene sviluppato e nutrito lo spirito critico perché non ce n’è bisogno: l’abbondanza di beni materiali produce l’impressione di vivere
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r i t r at t o in una società perfetta e virtuosa… Manca una cultura umanistica…”. Non le sembra un’analisi estremamente severa? “Mi sembra un’analisi ingenerosa e grossolana, prima di tutto perché la scuola svizzera non esiste. Esistono 26 scuole diverse con differenze marcate tra un Cantone e l’altro. È vero che anche attraverso Harmos si va verso un insegnamento per competenze e questo, alcuni, lo leggono come funzionale al bisogno di lavoratori per l’economia e non alla coltivazione dello spirito critico. Io penso che si debba trovare un altro meccanismo per misurare quanto i ragazzi stiano progredendo e sviluppando le loro competenze e il loro sapere. E con competenze intendo anche quelle di tipo critico, che si possono annoverare nel discorso umanistico. È opportuno che
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la scuola dell’obbligo formi in primis dei buoni cittadini, preparati sì per il settore economico, ma anche formati dal punto di vista umanistico”. Qual è stata la sua storia scolastica e come ha vissuto la relazione con questa istituzione? “Ho avuto una storia scolastica con alti e bassi. Un paio di volte ho anche rischiato di bocciare. Alle elementari non ero un allievo particolar particolarmente brillante. Al ginnasio me la sono cavata senza gloria e senza infamia. Poi ho frequentato la Magistrale perché desideravo diventare docente. Sicuramente il percorso che mi ha appassionato di più è stato quello universitario: la scelta del diritto è stata azzeccata. Mi sono laureato con una certa difficoltà perché a metà degli studi sono passato dal leggere al non leggere a causa del peggioramento della vista. Allora non c’erano ancora gli aiuti informatici che esistono oggi”.
Esibizione al pianoforte ricevuto da bambino in dono dai genitori.
iera r r a c Una illante br on n pur sendo es o stat lievo l un adello mo
Quali sono le grandi sfide che attendono la scuola, al di là delle “gazzarre politiche” come le ha definite lei, di questi tempi (febbraio)? “La sfida della scuola dell’obbligo, che è quella che mi sta più a cuore, è quella di riuscire a tradurre in pratica il principio della differenziazione pedagogica. L’obiettivo è quello di poter seguire gli alunni in base ad un loro profilo individuale, facendo attenzione ai loro tempi di apprendimento. All’interno di questo grande principio la politica può e deve dare le condizioni quadro in cui la scuola può operare, ma deve evitare di impicciarsi in cose che non sono di sua pertinenza. I politici non devono trasformarsi in pedagoghi della domenica e devono lasciar fare alla scuola il lavoro professionale che sa fare”.
chiaro che una legge offre un quadro di riferimento importante, non fa i miracoli. Spero tanto che si possa mettere in pratica soprattutto il principio che sta in questa legge: radunare le forze del Cantone e dei Comuni per avere una politica culturale ticinese coerente. L’offerta è ampia e variegata con un livello che sta aumentando e che si sta sempre più professionalizzando. Bisognerà lavorare sulla coordinazione”. A Lugano sta nascendo un grande polo culturale, il LAC. Progetto troppo ambizioso o giustificato? “È un progetto ambizioso che una città con delle ambizioni secondo me può permettersi e immaginare di gestire, al di là delle discussioni sui budget
SCHEDA LA CULTURA A dicembre il Parlamento ha accolto all’unanimità la Legge sul sostegno alla cultura, da lei presentata. Il Ticino era uno degli ultimi Cantoni svizzeri a non averne una. Come mai si è aspettato tanto? “Non lo so, non l’ho mai capito nemmeno io. È
biografica
Nome e cognome: Manuele Bertoli Data di nascita: 29 settembre 1961 a Balerna Stato civile: coniugato con Patrizia e padre di Martino (10) e Yakobawit (7) Domicilio: Losone Professione: Consigliere di Stato, direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Formazione professionale: giurista
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r i t r at t o
comunali. Credo che alla fine la scommessa sia buona anche se, come tutti i progetti ambiziosi, ha una parte di rischio. Personalmente sono estremamente contento che il LAC nasca e credo che sarà un elemento determinante non solo per Lugano, ma per tutto il Cantone”. Lei è un lettore accanito. È d’accordo con lo storico inglese Helps che ha scritto: “La lettura è a volte un modo ingegnoso per evitare di pensare”? “Sono assolutamente d’accordo. Leggo molto - o meglio ascolto - quasi sempre prima di addormentarmi, per evitare di rimuginare tutti i problemi del lavoro. In questo momento sto leggendo un libro di Alessandro Perissinotto, un autore torinese di gialli. La lettura d’evasione occupa un posto importante nella mia vita”. La musica è l’altro suo grande amore, tanto che da anni suona in un gruppo, i “Green onions”. Trova ancora il tempo per fare le prove? “Sempre più raramente. I componenti del grup-
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po sono tutti del Mendrisiotto, dove anch’io sono nato. Dal 1998, però, abito nel Sopraceneri. Fino al 2009 riuscivo ad andare a Maroggia, dove abbiamo la sala prove, una volta alla settimana. Con la mia elezione a Consigliere di Stato gli impegni sono tali che ho dovuto trovare un accordo: riesco a provare solo una volta al mese. In un anno teniamo sei/sette concerti. Da sempre ci dedichiamo soprattutto al rock inglese e americano. Io suono le tastiere e canto. A tempo perso e da autodidatta ho imparato a suonare anche la chitarra e ho suonato la tromba nella banda di Balerna. Amo gli strumenti e ogni tanto ne compro
CURIOSITÀ Libro preferito: “Radici” di Alex Haley (il libro della mia adolescenza) e “Guerra e pace” di Lev Tolstoj Musica preferita: il rock Film preferito: tanti belli, nessuno in particolare Piatto preferito: lasagne e pizzoccheri Bibita preferita: il buon vino Motto: “Un modo si trova”
La preparazione della corda usata come guida in acqua (foto Ti-Press/ S. Golay).
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qualcuno di seconda mano. In casa abbiamo una batteria, un sassofono, un flauto e una cornetta che, al momento suona mio figlio.
in seguito a carenza di biotina. LO SPORT Il “settore sport” del suo dipartimento sembra essere quello che le dà meno grattacapi. È così? “Diciamo che è un settore che si autogestisce parecchio perché ha tutta una dinamica propria legata in parte alle Federazioni sportive che sono autonome, a Gioventù&Sport e alla ginnastica nelle scuole. Poi c’è il grande tema dello “sport per tutti”. Abbiamo appena rinnovato la Legge sportiva, che è una buona base sulla quale costruire. La prossima tappa è quella di creare un Ufficio dello sport che raduni tutte le forze all’interno del Cantone in ambito sportivo e che sia un unico referente. Lei pratica sport? “Vado a nuotare nella piscina di Bellinzona con una certa regolarità. È stato però necessario trovare una strategia affinché potessi nuotare diritto: indosso una cinturina collegata ad una corda tirata sott’acqua e fissata tra due ganci provvisori. In sostanza avanzo un po’ come un filobus. Da diversi anni partecipo anche alla traversata del Lago di Lugano. Inoltre vado a sciare, grazie alle indicazioni via radio di una guida che mi segue sulle piste. Mi piace, ma non sono un fanatico dello sport e non ho sogni sportivi irrealizzati”. E un sogno in generale? “Se avessi la possibilità di riacquistare la vista vorrei andare in moto. Ricordo quella serie televisiva anni ’70 dal titolo “Dove vai Bronson”. Il protagonista girava con un’Harley Davidson. Un sogno!”. v
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oc chi o a
ritorna slowup ticino Domenica 6 aprile si ripresenta al pubblico ticinese l’evento gratuito che si snoda su strade chiuse al traffico motorizzato tra Locarno e Bellinzona.
G
iovani e anziani, famiglie, sportivi e non, preparate biciclette, pattini e scarpe da ginnastica per affrontare il percorso di circa 50 chilometri, che quest’anno presenta due novità: il senso di marcia invertito rispetto al 2013 sulla tratta bellinzonese e la nuovissima App di slowUp che potrà fungere da supporto informativo durante l’evento. CONSIGLI E SUGGERIMENTI Visionate il percorso e preparate il vostro programma Studiate la cartina del tracciato con i diversi punti di ristoro ed animazione e scegliete la tratta che più vi conviene. Siete liberi di entrare ed uscire dal tracciato in qualsiasi punto, così come di per percorrere l’intera distanza o solo parte di essa. Ove possibile, raggiungete il percorso con i mezzi pubblici, a piedi, con la bicicletta e con i pattini. Gli accessi principali sono a Locarno (Piazza Grande), dove è situato il villaggio slowUp principale, Bellinzona (Piazza Governo) e S. Antonino (centro commerciale Migros). Quest’ultimo accesso è consigliato a coloro che giungono in automobile da sud o da nord. Seguite la segnaletica e le indicazioni del personale sul percorso.
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Rispettate gli altri partecipanti e non abbiate fretta. Se decidete di uscire dal percorso ricor ricordate che il traffico motorizzato è escluso unicamente sul tracciato ufficiale. Sul percorso sono previste postazioni di assistenza tecnica e sanitaria. Ai ciclisti si consiglia l’uso del casco. Ai bambini date un numero di telefono - al collo, in tasca, ecc. -. Nel caso dovessero perdersi sarà così possibile contattare i genitori. v SCARICAMI Online troverete tutte le informazioni sull’evento e la cartina del percorso. www.slowup-ticino.ch http://www.slowup-ticino.ch
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1. Misura il fondo della tua scatolina perché sia il lettino sia il coniglietto dovranno stare perfettamente all’interno della scatolina che hai a disposizione. Per fare il materasso, da un pezzo di stoffa taglia due rettangoli grandi 5 mm in più per lato rispetto al fondo della scatolina. Cucili insieme lasciando aperto un lato corto, se puoi, meglio con la macchina da cucire. Rovescia il tessuto in modo da avere la cucitura all’interno e imbottisci leggermente con l’ovatta. Chiudi il lato corto con ago e filo facendo piccoli punti. Ripeti lo stesso procedimento, in piccolo, per realizzare il cuscino e la copertina.
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3. Ritaglia dal pannolenci bianco 4 braccia e 4 gambette. Cucile insieme a due a due per renderle più resistenti. Dal pannolenci bianco ritaglia due orecchie. 4. Attacca gambe, braccia e orecchie al corpo con ago e filo, facendo tanti piccoli punti.
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2. Per realizzare il corpo del coniglietto procedi come hai fatto per il materassino, ma la forma che dovrai ritagliare dovrà essere più piccola e ovale. Prima di imbottire e chiudere il corpo, con ago e filo ricama gli occhietti e il musetto.
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un’altra
primavera Anche quest’anno, come già nel 1935, è arrivata la primavera. Una combinazione di elementi cosmici la rende possibile, non sappiamo da quando, non sappiamo fino a quando, se non ipoteticamente. a cura Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch
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ell’aprile del 1935, Illustrazione Ticinese dedicava un servizio a questa stagione nella quale gli elementi naturali tornano a fiorire. Di seguito un frammento dell’articolo, a firma “p. b.”. “È vero. La primavera, come l’autunno, è una stagione eminentemente piovosa. Ma quando anche tutta la stagione ci riservasse una sola settimana di bel tempo sarebbe lo stesso la più bella stagione dell’anno; perchè è la stagione che inneggia alla vita, per eccellenza; è la stagione che ci dona lo spettacolo incomparabilmente bello dei primi fiori che la vincono sulle ultime nevi; è la stagione che dopo tanto gelo e neve ci dona i primi tepori, le prime gemme, le prime fiorite. Ma la primavera ci dice anche la festa della giovinezza; dei bimbi, cioè, di coloro che per antonomasia diciamo che sono nella primavera della vita. E quando li rivediamo, i bimbi, godersi i primi tepori e correre fra le aiole che tornano a fiorire, vien proprio voglia di benedirla la nuova stagione che ci invita, con essa, a rinnovarci ed a migliorare”. v
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le minigonne
di ulaan baatar
Mi sono documentato sulla Mongolia per molti mesi. Ho preparato una moltitudine di possibili itinerari, letto di Gengis Khan, studiato la storia, ma quello che trovo a Ulaan Baatar è un po’ diverso da quanto mi attendevo. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
SULLE COLLINE È CADUTA LA NEVE Mi sveglio il mattino con la prima luce del giorno che penetra nel locale attraverso una finestra decisamente sbieca. La stanza è scarna e gelida a tal punto che ogni fiato produce una nuvoletta di condensa. Alloggio in quella che doveva essere la stanza dei figli di Gana, locale che ora mette a disposizione degli ospiti. Le suppellettili non sono cambiate, forse solo il materasso è un po’ più ampio, ma sulla vecchia mensola vi è ancora un orsetto e sul muro è appesa la foto di due bimbi. Un lavandino è collegato alle condutture con un intreccio di tubi che ogni volta che mi lavo allagano il pavimento. Che la stanza venga ancora oggi considerata come uno spazio di famiglia me lo fa comprendere Radna, la moglie di Gana, quando entra come nulla fosse per cercare un lenzuolo nell’armadio o per prendere la sedia. Proprio accanto al “mio” locale vi è la cucina - collegata col vano lavanderia - in cui ogni mattino incontro i proprietari che con grande premura condividono quello che vi è sul tavolone: pane e marmellata in onore dell’ospite, ma pure una più tradizionale minestra di riso
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con buuz mongoli, una sorta di ravioloni locali. Con discussioni non sempre facili in inglese - ma in seguito mi renderò conto che in Mongolia pochissime sono le persone che conoscono l’inglese - chiedo loro le prime informazioni per orientarmi nella città prima di aprire il fatidico uscio in lamiera col quale si accede a una stradina sterrata e dissestata che, quando piove, si tramuta in un piccolo torrente. La città, quella con le automobili, gli immobili in muratura e le strade asfaltate - anche se decisamente in cattivo stato - è a pochi passi. Nei giorni successivi non riuscirò a percorrere a piedi tutte le vie della città, anche perché è difficile capire dove inizi e dove finisca. Allontanandosi un po’ dal centro è però facile ritrovarsi in quartieri di casupole che appaiono degli eterni provvisori, con tetti spioventi stile châlet svizzero, caratterizzati da vivaci colori. Oggi il vento gelido ha spazzato via lo smog e noto che sulle colline circostanti vi è ancora la neve. Il clima è tanto secco da essere temuto dagli asiatici delle umide terre del sud. Alcuni di loro, incontrati sul volo verso la Mongolia, mi avevano detto di poter resistere solo
alcuni giorni, ma unicamente grazie alle creme idratanti che si portavano appresso. AL MONASTERO GANDAN Confesso che la mia attenzione è occasionalmente catturata dalle ragazze locali, non per un atteggiamento da turista morboso, ma per il fatto che mentre io vesto una sorta di tenuta da sci, cuffia compresa, per le strade della capitale molte giovani ed avvenenti mongole sfoggiano minigonne, collant neri e tacchi a spillo. Alzando lo sguardo è inoltre inevitabile posare gli occhi su generosi “decolleté”. Prendano atto i miei lettori che il contatto con le signorine del luogo si ferma però qui, complice il diverso concetto di percezione climatica, un poco di timidezza e un certo disagio linguistico dovuto alla loro scarsa cono-
«Gandan
è luogo di svago e di culto»
Ma qual è la moda che prevale tra i giovani?
scenza della lingua inglese e di quella mongola da parte mia. Ma sembra sia sull’onnipresente telefonino, spesso di ultima generazione, che si concentrino le attenzioni dei giovani locali, sempre intenti a comunicare come accade or ormai ovunque nel mondo. Nelle strade di Ulaan Baatar non s’incontrano però solo giovani donne in minigonna, bensì pure nomadi mongoli con abiti tradizionali, lunghi cappotti, grandi cinturoni con borchie, stivali e copricapo. È un mondo curioso nel quale passato e futuro sembrano convivere fianco a fianco, e non vi è forse luogo più adatto per comprenderlo che il grande monastero Gandan - una splendida struttura che comprende una dozzina di magnifici templi cir circondati da una grande muraglia. È uno dei luoghi in cui spesso mi soffermo per ore ad osservare le genti del luogo. Gandan è luogo di svago e di culto, v’incontro anziani che si divertono con i nipotini a dar da mangiare ai piccioni e famiglie che si raccolgono al palo della buona sorte, un obelisco attorno al quale ruotano toccandolo
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ripetutamente. Bg Togol è molto agitato, lui è un fotografo locale e mi spiega che oggi è uno dei quaranta (!) giorni fortunati del calendario mongolo. La giornata propizia per feste, matrimoni, commemorazioni di ogni sorta che inevitabilmente portano le genti del luogo, abbigliate con i migliori abiti, al tempio. Sono così tanti quelli che desiderano una fotografia di famiglia davanti all’entrata del tempio che anch’io vengo sollecitato con il mio apparecchio! Ai mongoli sembra poco importare se per finire non potrò inviare loro la fotografia. QUEGLI INCREDIBILI PUNTINI BIANCHI Trascorsi alcuni tranquilli giorni di ambientamento nella capitale, decido che è giunto il momento di partire. L’ambientamento di cui scrivo comprende la capacità di leggere i cartelli e le scritte in carattere cirillico, che indubbiamente è ancora migliorabile, così come quello di riuscire a fermare un taxi - in pratica tutte le automobili private di Ulaan Baatar possono essere considerate dei taxi -, facendo capire dove
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intendo recarmi, salire sul giusto furgone o bus locale e non da ultimo riuscire a chiedere e soprattutto a comprendere le risposte in lingua mongola… e qui proprio non ci siamo ancora. Ma pur con questi limiti, ritengo di poter intraprendere il viaggio in direzione di Kharkhorin (l’antica capitale Karakorum), circa 400 km a sud di Ulaan Baatar, dove vi è uno dei più interessanti monasteri del paese, ignaro che a causa di una serie di imprevisti passeranno diversi giorni prima di riuscire a mettere effettivamente piede nel suddetto monastero. Giunto, dopo aver smarrito la giusta via almeno un paio di volte, alla stazione Dragon dei bus riesco ad acquistare finalmente un biglietto che fino all’ultimo momento dubiterò essere quello per la destinazione da me desiderata. La conferma me la dà Teki, una giovane studentessa che mi siede accanto nel bus e pure lei diretta a Kharkhorin. Parla un poco d’ingle-
Le ger mongole, piccoli punti bianchi persi nella steppa.
«Steppe e pascoli a perdita d’occhio»
se e inoltre sembra essere intenzionata a contribuire al miglioramento delle mie conoscenze della lingua mongola. Dopo l’indubbio impegno iniziale, si addormenta e per tutto il viaggio dor dormirà appoggiando tranquillamente la sua testa sulla mia spalla. La mia attenzione è attratta alal lora dai sublimi paesaggi che attraversiamo non appena usciti dalla capitale, percorrendo una strada quasi inverosimile, asfaltata e dritta che sembra non appartenere a quella natura imponente e incontaminata. Colline, steppe e pascoli a perdita d’occhio, infinito, immenso. Non vi è assolutamente nulla, nemmeno un arbusto, ma a tratti scorgo in lontananza dei puntini bianchi, sono le tende ger dei nomadi mongoli, perse assolutamente nel nulla. Come faranno a vivere? È lì dove vorrei andare. Continua v
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a t avol a
ho mangiato
in oltre 1’000 ristoranti A cena a Lugano a casa di Daniele e Ebe Stauffacher. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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n lui, racconta, l’interesse per la cucina è nato per necessità. La professione di commerciante di abbigliamento l’ha por portato a viaggiare molto e per molti anni tra Stati Uniti, Asia ed Europa. Viaggi solitari “i cui compagni di avventura erano il cibo e il vino”. Per oltre 30 anni, sei mesi all’anno, Daniele Stauffacher è stato lontano da casa. “Nella mia vita ho visitato sicuramente più di 1’000 ristoranti, mangiando fuori per oltre 8’000 volte”. Alla domanda se la cosa non gli abbia mai pesato risponde senza esitazione: “Assolutamente no. Mi è sempre piaciuto molto. Ho assaggiato tanti fantastici piatti e ottimi vini. Naturalmente con il tempo ho imparato a scegliere i ristoranti giusti. E questo non significa necessariamente costosi. Uno dei miei preferiti, ad esempio, è un’osteria tra Bergamo e Brescia, La Villetta a Palazzolo sull’Oglio, che pur essendo considerata dalle guide una delle migliori dieci osterie d’Italia, ti permette di mangiare piatti tradizionali e genuini per una trentina di euro”. Tra le cucine che Stauffacher ama molto vi è quella asiatica, in particolare giapponese e tailandese: “Ottimi cibi, leggeri, cucinati secondo me con risultati strepitosi”. Essere buongustai e assidui visitatori di ristoranti, però, non significa ancora saper cucinare. “È vero. In effetti ho iniziato tardi e solo con l’aiu-
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to di libri o di preziosi consigli di amici cuochi. Da ragazzo i fornelli non m’interessavano. Mia mamma è sempre stata un’ottima cuoca e dunque non avevo la necessità di imparare”. SAPORI TICINO Da otto anni Stauffacher è il “patron” della rassegna Sapori Ticino. Ma com’è nata questa idea? “Ero a pranzo da Martin Dalsass in compagnia di alcuni amici e ridendo e scherzando, tra un buon piatto e un ottimo vino, ecco accendersi la lampadina: perché non creare un evento enogastronomico che fosse di aiuto ai ristoranti e agli chef ticinesi e che attraesse non solo clienti locali, ma anche turisti?”. Dal dire al fare Sapori Ticino si è così concretizzata e per l’ottava volta, fra pochissimo, prenderà il via (www.sanpellegrinosaporiticino.com). “In questi anni sono approdati in Ticino tanti e famosi cuochi che hanno lavorato fianco a fianco con i nostri chef al fine di deliziare anche i palati più esigenti. La storia di Sapori è oggi impreziosita di 70 stelle Michelin e 900 punti Gault&Millau. Un successo che si va sempre più consolidando”. Già, ma non per tutte le tasche, commento. “Questo è vero. Però dipende da quali siano le priorità individuali. A me, personalmente, non interessa ad esempio spendere soldi per andare a sciare. La mia passione è la
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a t avol a La cucina come momento di aggregazione.
gastronomia e dunque mi concedo ogni tanto delle uscite in ristoranti di un certo livello. Ad ogni modo nella rassegna abbiamo inserito anche due serate lounge alla portata di tutti. Sono comunque convinto di una cosa: proponendo l’alta gamma del settore enogastronomico soddisfiamo certamente una domanda e una parte del nostro turismo”. A questo proposito Stauffacher dispensa un consiglio per chi voglia mangiare bene in grandi ristoranti o alberghi 5 stelle senza spendere un patrimonio: “Invece di uscire a cena, andate a pranzo. Anche nei migliori ristoranti, sul mezzogiorno, ordinando il business lunch, potrete gustare pietanze deliziose a prezzi convenienti e accessibilissimi”. LA CLASSE DELLE DONNE Gli chiedo cosa l’abbia colpito di più delle passate edizioni di Sapori Ticino. “Ricordo con piacere l’edizione dedicata alle cuoche donne. Ho molto apprezzato la loro sensibilità in cucina. Secondo la mia opinione le donne chef, in generale, hanno ai fornelli quel tocco di classe in più rispetto ai loro osannati colleghi maschi. Final-
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mente anche le donne, e giustamente, possono godere a pieno titolo dei riflettori della ribalta”. E proprio le donne chef hanno deliziato Stauffacher, con due proposte sicuramente inusuali: “Premesso che il mio preferito è e resterà sempre un bel piatto di spaghetti al pomodoro cucinato come Dio comanda, ho trovato sublime il “maccherone ripieno d’anguilla affumicata, ostrica cruda e spinaci” preparato da Aurora Mazzuchelli o il cappuccino di animelle di Anna Matcher. Come detto, l’edizione delle donne è stata un vero successo perché nei piatti c’erano amore, classe, grazia, bellezza”. Stauffacher tiene però a sottolineare che nel cibo non cerca il lusso a tutti i costi, ma il buono. Gli piacciono molto, ad esempio, la testina, le animelle, il pollo, la faraona, i formaggi dell’alpe o, semplicemente, pane sciocco con aglio, olio e pomodorini. Importante è che i prodotti siano di qualità, meglio se del territorio. IL CIBO È AGGREGAZIONE “Sono convinto che la cucina, oltre a soddisfare il palato e a nutrirci, sia uno straordinario elemento
di aggregazione e un toccasana in qualsiasi situazione. Si pensi agli affari andati in porto a tavola, al corteggiamento in un bel ristorantino, ad una cena per farsi perdonare… Alla fine, se ci si riflette bene, l’enogastronomia è quasi sempre un aspetto chiave di un avvenimento importante”. Già, difficile contestare questa affermazione. Il cibo è un ingrediente fondamentale del piacere. Ed è per questo che Stauffacher - anche se in genere a casa è la moglie Ebe ad occuparsi dei fornelli - ama cucinare per gli amici all’insegna “di cene goliardiche”, come le definisce. Non si avventura però in piatti elaborati. Le sue sono ricette semplici e sufficientemente veloci che gli permettono poi di sedersi a tavola ad intrattenere i suoi ospiti. Fan della cucina mediterranea in primis, ma anche, come detto, di quella asiatica, questa sera ha deciso di cucinare due piatti a base di curry, l’uno con pollo e riso basmati, l’altro con gamberoni e tagliatelle fresche. Inizialmente, però, ci fa gustare un prosciutto crudo dell’Alpe Piora: una vera eccellenza del nostro territorio,
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bolismo ne risulta avvantaggiato, ottimizzando i risultati di una dieta dimagrante”. CANTINA DA APPASSIONATO Dal curry al vino, altra passione di Stauffacher. Il padrone di casa non si è risparmiato ed ha stappato per noi alcune ottime bottiglie. Ma non è tutto. Per chiudere in bellezza - dopo averci addolcito con un delizioso sorbetto al limone, champagne e fragoline di bosco - ci ha regalato un’ultima chicca: la visita alla sua cantina, di cui va orgoglioso. La sua collezione ci ha lasciato senza parole. Centinaia di bottiglie dalle etichette rinomate o di nicchia, dalle normali alle magnum, dalle doppie magnum alle imperiali. Un mondo da sorseggiare con calma e rispetto, gustando ottimi piatti in piacevole compagnia. Come durante la cena di questa sera che si è rivelata davvero riuscita! v
SCARICAMI Sul nostro sito www.illustrazione.ch potete trovate le gustose ricette di Daniele Stauffacher. http://www.illustrazione.ch/atavola_03_14.pdf
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iviamo in un’epoca nella quale l’immagine è tutto. Mai come oggi fotografiamo, veniamo fotografati e ci fotografiamo. Non solo. Le nostre immagini vengono pubblicate e condivise in tempo reale su tutti i social network con la speranza, più o meno manifesta, di ricevere complimenti. L’accettazione degli altri è tutto e dietro questo bisogno di accettazione c’è probabilmen-
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sü ul casco Quanti Celio a Quinto. Da due consiglieri federali a molteplici giocatori di hockey, imparentati e non. Tra essi, il mitico Cipriano ‘Cipi’ Celio, che abbiamo incontrato nella sua seconda casa, la Valascia, per rievocare una storica vittoria, l’hockey com’era e come sarà. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu
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l tetto della pista ricoperto da una montagna di neve. All’interno della Valascia, su una parete una locandina invita ad assistere alla rappresentazione teatrale “L’anno della valanga”, dal testo di Giovanni Orelli. Cipriano ‘Cipi’ Celio volge lo sguardo verso la copertura della pista e senza parlare ci fa capire che “regge”, anche perché sta sì nevicando molto, ma non come nel 1951; copertura che data 1979, alla progettazione della quale aveva preso parte anche ‘Cipi’ Celio, tra gli ingegneri dello studio presso il quale lavorava. Ci infiliamo negli spogliatoi e raggiungiamo la panca in cui egli era solito cambiarsi, ora occupata da Elias Bianchi. “In faccia a me sedeva mio fratello ‘Dido’ (Guido Celio, ndr)”. Mentre qui si sono seduti anche i figli di ‘Cipi’, ‘Manu’ e ‘Lele’.
Piotta; guardando la pagina di Illustrazione Ticinese datata marzo 1962, ‘Cipi’ Celio così rievoca la conquista della coppa in quell’anno: “Ricordo in particolare la semifinale disputata al Dolder di Zurigo, contro i locali che battemmo 3 a 2, contro il pronostico di un giornale confederato che ci aveva dati per spacciati, accendendo il nostro orgoglio, o perlomeno il mio. Nella finale contro il favorito Villars, davanti a oltre 4’000 spettatori, al termine del primo tempo perdevamo 3 a 0. Durante la prima pausa, col nostro allenatore Herberth Ulrich ci eravamo ripromessi di tornare sul ghiaccio e dare il massimo per non rimediare una figuraccia; invece siamo riusciti a segnare la prima rete e da quel momento gli avversari non sono più riusciti a restare in partita mentre noi abbiamo recuperato e vinto 5 a 3”.
IL RITORNO DELLA COPPA SVIZZERA Con la vittoria per 2 a 0 ottenuta dai GDT di Bellinzona alle spese del Biasca, lo scorso 5 febbraio in Ticino si è tornati a giocare e parlare di Coppa Svizzera, la manifestazione assente dal 1966, tra i vincitori della quale figura anche l’HC Ambrì-
A partire dal prossimo settembre 2014, la Coppa Svizzera entrerà nel vivo con la partecipazione delle 24 squadre di A e B e le 10 delle leghe minori: “Ho accolto con favore il ritorno di queste sfide dirette, qualcuno ha osservato che in stagione si giocano già molte partite, ma ritengo
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che per come è strutturata, non comporterà un dispendio di troppe energie supplementari. La coppa poi, può sempre riservare delle sorprese, come in fondo lo era stata la nostra”. PARAGONI IMPROPONIBILI Tra hockey dilettantistico, semi-professionistico e professionistico, Cipriano Celio ha vissuto le sue stagioni sportive all’interno delle prime due forme, e con questa immagine sintetizza una differenza sostanziale tra l’hockey di allora e quello di oggi: “Se nei primi anni Sessanta avessimo giocato col ritmo di oggi, alla fine del primo tempo ci avrebbero raccolto sul ghiaccio, questo anche perché agli inizi si giocava in 10 più il portiere”.
Con l’articolo apparso su Illustrazione Ticinese nel 1962.
Per quello che riguarda gli allenamenti, “ci si ritrovava un paio di volte alla settimana, si faceva qualche giro di pista, si formavano due squadre e si giocava. Gli aspetti tattici delle partite si limitavano a “ti tegn quell lì”, “ti tegn quell là”; con Jiri Kren (sulla panchina dell’Ambrì a più
riprese, la prima nel 1965-1968, ndr) la storia ha cominciato a cambiare, lui veniva dalla Cecoslovacchia, nazione di grande tradizione hockeistica, era molto puntiglioso e ci spiegava quali movimenti fare e quali strategie di gioco adottare”. Per non parlare dell’equipaggiamento, giocatori ben riconoscibili perché senza casco (introdotto obbligotariamente solo alla fine degli anni ’60), con bastoni rudimentali e protezioni come protesi: “I miei primi bastoni erano quelli di Bixio Celio, lui era destro, io sinistro, ma “i nava ben i stess”. In seguito è arrivata anche la curvatura dei bastoni che si sono aggiunti a quelli diritti, detti ‘neutral’. I materiali da gioco, poi… se ti capitava di giocare sotto la pioggia diventavi pesantissimo”. “Sulle capacità dei singoli, devo dire che anche allora ce n’erano di veloci, nel gioco col disco si diventava più lenti perché si era meno allenati. Agli inizi della mia carriera ho incontrato squa-
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spo rt
biografica
dre con giocatori che avevano problemi di pattinaggio, soprattutto all’indietro”.
Nome e cognome: Cipriano Celio Soprannome: ‘Cipi’ Data di nascita: 2 febbraio 1940 Carriera sportiva: 1957-1974 nell’HC AmbrìPiotta Ruolo: centro Stato civile: coniugato con Luisa ‘Pupa’; figli: Manuele ‘Manu’, Daniele ‘Lele’, Georgia ‘Joy’ e Jessica ‘Jessi’. Professione: ingegnere (in pensione)
Sulla sua carriera sportiva, Cipriano ‘Cipi’ Celio scivola via veloce: “Mi è sempre piaciuto pattinare, ma a 15/16 anni avevo in testa anche altre cose, e quindi non pensavo di fare granché nell’hockey. È stato l’allenatore Larry Kwong, nel 1958, a darmi la spinta a giocare, motivandomi e insegnandomi diversi trucchetti”.
SCHEDA
Negli spogliatoi della Valascia, davanti al ‘suo’ posto.
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Oggi, ‘Cipi’ segue con passione tutte le partite possibili, da quelle della prima squadra a quelle della sezione giovanile dell’HC Ambrì-Piotta: “Quest’anno è stato un piacere vedere giocare la prima squadra, si è vista un’organizzazione di gioco, giocatori propositivi supportati dai cosiddetti lavoratori, che hanno dato un grande contributo. Per quello che riguarda l’hockey giovanile, senza generalizzare, oggi mi sembra che ci sia un’esasperazione delle statistiche e una difficoltà a far capire ai ragazzi che si tratta di un gioco di squadra. Non intendo dire che una volta fosse meglio, lo sport dell’hockey è e rimane bellissimo, ma ogni tanto mi domando dove stiamo andando”. Come al termine di una partita di hockey, anche l’incontro con Cipriano Celio si conclude con una stretta di mano e a fare… la doccia sotto il cielo della Leventina inondata da fiocchi di neve. v
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PREVISIONI PER IL MESE DI APRILE 2014 Questo è un mese particolarmente turbolento con due eclissi, la più importante il 15.4, che rischia di destabilizzare molte persone. Dovrete muovervi con la massima prudenza sia negli spostamenti, sia nello sport e nelle relazioni interpersonali. Attenzione agli scontri verbali tra il 7 e il 23.4. Controllate il vostro impeto e respirate profondamente prima di parlare e agire. È importante chiarire e ridefinire le varie situazioni, ma senza ferire e attirare ulteriori guai. L’amore ha bisogno di più empatia e calore. Siate più riservati sui vostri movimenti e progetti futuri. Per Pasqua fate qualcosa di sano per la vostra salute.
Per voi si prospetta un mese assai impegnativo su tutti i fronti a causa di due eclissi, la prima il giorno 15.4, che è abbastanza destabilizzante, ma voi manterrete una sana lucidità, evitando di esporvi a rischi inutili. A sostenere questo periodo ci penseranno Venere e Nettuno, regalandovi dolci sensazioni e per alcuni un incontro speciale. Grande creatività per chi si occupa di arte e musica. E per il vostro compleanno avrete anche Sole e Mercurio nel segno, che accompagneranno la seconda eclissi il 29.4, segnando l’inizio di un nuovo ciclo di vita. È importante lasciar andare il passato! Salute: concedetevi una breve vacanza tra il 21 e il 27.4.
Questo mese, con le sue due eclissi, appare piuttosto critico e imprevedibile, per cui è bene non esporsi a rischi inutili, a transazioni finanziarie dubbie o a prestiti di denaro senza uno scritto. Possibili pratiche legali da sbrigare. Sul lavoro ci sono situazioni da ridefinire e chiarire, ma non aspettatevi troppa comprensione dall’altra parte. Meglio dunque rimandare tutto a maggio. L’amore ora passa in secondo piano. Purtroppo tutti i weekend del mese saranno sotto influssi disarmonici e il fuoco della passione degli ultimi mesi potrebbe spegnersi se avete puntato tutto su quei giorni. Possibili distacchi affettivi in famiglia. Pasqua di rigenerazione.
Mese a tratti turbolento, soprattutto dal 7 al 22.4, con un picco attorno all’eclissi lunare tra il 14 e il 16.4, momento critico per la salute e l’armonia tra le persone coinvolte. Prudenza negli spostamenti. Le tensioni maggiori potreste viverle sul lavoro e nella coppia, ma anche un figlio o un parente potrebbero darvi problemi o preoccupazioni. La posizione favorevole di Venere e Nettuno vi suggerisce di adottare un atteggiamento zen, che spiazzerà gli avversari. Inoltre, Saturno dallo Scorpione vi aiuta a operare un saggio distacco emotivo da ogni situazione. Pasqua è simbolo di rinnovamento dentro e fuori. Riscoprite la fede.
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
Mese molto impegnativo a causa di pressioni esterne e qualche tensione in famiglia. Difficoltà per i liberi professionisti e per chi lavora in un’azienda familiare. Comunque Marte è sempre al vostro fianco e vi rende combattivi, soprattutto sul piano sociale. In questo senso potreste fungere da portavoce tramite i media. Sebbene siate persone forti e determinate, dovrete muovervi con più cautela nei giorni 15-16-17 e il 29.4, a causa di due eclissi che rendono le persone più nervose. Anche in amore non mancheranno le sorprese. Attenzione a non complicarvi la vita. Salute: il cuore richiede un’alimentazione più leggera per chi fra voi è meno giovane.
Siccome questo sarà un mese assai turbolento a causa di due eclissi, sarà bene non strafare nonostante abbiate al vostro fianco due potenti pianeti come Plutone e Saturno. Probabilmente sarete messi sotto pressione dal lavoro o da esigenze familiari, relegando l’amore in secondo piano. Attenzione ai giorni 14-15-16 nei quali la tensione sarà più forte, e dovrete dar prova di lucidità e saggezza. Venere e Nettuno opposti riporteranno a galla ricordi del passato che non avete ancora chiarito definitivamente, ciò che mina i rapporti futuri. Il clima ritornerà più positivo dal 24.4 e l’eclissi del 29.4 segnerà una rinascita.
Questo potrebbe essere il mese più difficile dell’anno, poiché l’eclissi totale del giorno 15.4 forma opposizioni importanti per voi, per cui la prudenza è d’obbligo in ogni campo, soprattutto negli spostamenti. Anche le relazioni interpersonali saranno parecchio tese, specie dal 7 al 23.4. Non sarà facile mantenere in piedi un rapporto già critico, che invece potrebbe spezzarsi. Il vostro desiderio di pace ed equilibrio verrà messo a dura prova, ma le crisi vanno affrontate. L’importante è guardare alla soluzione anziché ai problemi. Venere dai Pesci vi esorta a esprimere le vostre emozioni nella creatività o nella danza. Sarà terapeutico.
I primi tre giorni del mese e gli ultimi tre saranno i più critici. L’eclissi del giorno 15.4 non dovrebbe destabilizzarvi più di tanto, a meno che non sentiate il forte impulso a ribaltare alcune situazioni della vostra vita, a cominciare dal lavoro. Non c’è da stupirsi se qualcuno di voi voglia percorrere strade nuove o ridistribuire meglio le priorità. Del resto gli astri vi sono favorevoli, soprattutto dal 4 all’8, dall’11 al 13.4, dal 18 al 21.4 e dal 24 al 26.4. Venere e Giove vi regalano inoltre momenti magici in amore. Possibile anche un viaggio spirituale per altri. Dal 24.4 le stelle vi esortano a maggiore cura alla casa e alla famiglia.
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o r oscop o PREVISIONI PER IL MESE DI APRILE 2014
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
GUADAGNARE
Mese particolarmente agitato, questo, ma che porta con sé anche cambiamenti per voi salutari. Basti pensare all’eclissi del giorno 15.4 con un potente aspetto astrale che di stabile non ha nulla, ma porta con sé rinnovamento radicale. In primo piano c’è il lavoro che richiede impegno e organizzazione, ma anche attenzione alla clientela e ai dipendenti, se lavorate in modo autonomo. E siccome Venere e Nettuno vi sono ostili, è bene curare l’aspetto economico e limitare le spese al necessario. A livello affettivo ci potranno essere dei distacchi importanti. Salute: dal 24.4 ponete maggiore attenzione all’alimentazione. Pasqua depurativa. Mese che inizia in modo abbastanza tranquillo, ma le stelle stanno preparando un “exploit” che culminerà con un’eclissi importante il giorno 15.4, portando parecchia destabilizzazione e stanchezza. Tutto dipende da come gestirete le vostre energie, i vostri rapporti interpersonali. Attenzione agli scontri verbali dal 7 al 23.4, periodo in cui ci sarà maggiore tensione. Siate molto prudenti alla guida e controllate il vostro mezzo di trasporto. A vostro supporto avete Venere e Nettuno che regalano anche momenti di piacevole relax e convivialità. Dal 24.4 ritornerà il sereno. Novità in famiglia. Salute: riposate di più.
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RISPARMIANDO
e AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
La quiete apparente nasconde un ribollire di energie astrali che culmineranno proprio il 15.4 con l’eclissi lunare. Spira un vento, anzi un fuoco di passione e tanta voglia di libertà. Guai a imbrigliarvi in situazioni che minano la vostra autonomia. Possibili incontri con persone stravaganti. Novità interessanti nel lavoro: voi giovani sarete i più favoriti. Probabili proposte inusuali, trasferimenti o nuove collaborazioni in vista. E siccome il vostro motto è “massimo rendimento con minimo sforzo”, Internet sarà il mezzo a voi più congeniale. Dal 24.4 l’attenzione sarà rivolta alla casa e alla famiglia.
n.3
La prima parte del mese appare assai destabilizzante a causa del grande “quadrato astrale” che sovverte l’ordine e le regole. E anche voi come gli altri sentirete spirare questo vento di cambiamento, voluto o imposto. Voi giovani sarete i più inquieti. Saranno possibili varie situazioni sul lavoro e nel privato: un trasferimento in un’altra sede, un nuovo ruolo o una distribuzione migliore del tempo tra lavoro e famiglia, se siete sposati. Coppie in crisi, non fuggite dalle vostre responsabilità, ma osservate con lucidità le vostre debolezze e cambiate atteggiamento. Dal 24.4 il clima si farà più sereno. Pasqua all’insegna del rinnovamento.
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