Illustrazione Ticinese n. 4 - 2012 by Tredicom SA

illustrazione www.illustrazione.ch

N.4

- 1 MAGGIO 2012

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

A TAVOLA

Uno spuntino bavarese

LAVORETTI

Un pensiero per la mamma MOTORI

Agili come scooter

MOSTRA IL TUO LATO TENERO. Uomini, tornate ai ferri.

BARBECUE

Gourmet steak, tagliato a mano

Bistecca di scamone, frollatura con l’osso

Costolette con sapore di fumo naturale

Le bistecche di Bell. Gusta tutta la tenerezza e la bontà degne dei tipi in gamba come te e prova le nostre bistecche frollate con l’osso. Il meglio per le tue grigliate lo trovi su www.bell.ch e nella nostra nuova applicazione.

so mmari o fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.335 copie (REMP 2011) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Lugano

Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 Fax 062 929 27 82 Natel 079 415 87 88 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Julie Arlin Foto: Ti-Press/Gabriele Putzu

L’arte di vendere l’arte

6 Appunti

Spunti, idee e consigli in vetrina

8 Sai che

Domande curiose e risposte sfiziose

10 In dialètt

Curs de lumbard per terùn

in evoluzione

nel tempo

Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio

4 Fuorionda

12 Ritratto

Ritratto di Julie Arlin, presentatrice Meteo per la RSI e di eventi, viaggiatrice nel mondo e nel tempo alla ricerca di una definizione di sé. testo marco ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu

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22 In viaggio

Una capra o sono guai (quarta parte)

29 Lavoretti

a ta v o l a

Gli orecchini di carta

uno “spuntino”

bavarese

32 A tavola

Gertraud e Plinio Verzeri di Bigorio in Capriasca ci hanno invitato a cena per gustare piatti della più autentica tradizione bavarese.

Uno “spuntino” bavarese

testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

20 Web

Un mondo di App

32 ulla porta del “grottino” di casa Verzeri è affisso il menu della serata che recita: ”Brotzeit alla bavarese”. Gertraud, che indossa una gonna tradizionale

In evoluzione nel tempo

della Baviera, sua terra d’origine, ci accoglie con un largo sorriso mentre Plinio ci spiega che “Brotzeit” è da intendere come merenda, spuntino. Ma a giudicare dalla lista dei piatti in pro-

36 Salute La chiropratica

40 Sondaggio Il Ticino da cambiare 32

43 Animali

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L’ABC del cane

44 Escursioni Quel sogno tra le pietre

46 Sport

Il mio banco di prova

50 Motori

ATV o quad che dir si voglia Spazio alle automobili agili come scooter

Certificato Certificato PEFC PEFC

55 Oroscopo

L’interno di questa rivista è stampato su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240

Uno sguardo tra stelle e pianeti

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L’interno di questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.

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58 Cruciverba Caccia al cantante

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fuoriond a

l’arte di vendere

l’arte La vera arte non è saper dipingere ma saper vendere i quadri. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

o sempre pensato che i veri artisti siano i mercanti d’arte e anche i critici d’arte: sta a loro trovare ogni volta le parole giuste per valorizzare anche la più banale crosta, confondendo con un profluvio di frasi ad effetto lo sprovveduto cliente, che alla fine si convince di essere al cospetto di chissà quale capolavoro; mentre perlopiù - parlando almeno di arte moderna si tratta di dipinti che tecnicamente sarebbe in grado di realizzare persino un bimbo delle elementari. Tant’è vero che in America hanno fatto un divertente esperimento: hanno provato a mettere in mano un pennello a una scimmia o persino nella proboscide di un elefante. Poi, facendo credere che si trattasse dell’opera di qualche genio dell’arte astratta, hanno sottoposto il risultato alla disamina dei cosiddetti esperti, che non hanno mancato di intesserne ogni lode, profondendosi nelle più improbabili esegesi! Sicché, di fronte al rozzo dipinto di una specie di gabbia tratteggiata con pennellate nere molto sbrigative, la didascalia argomenta: “La griglia geometrica e la volontà di misurare la superficie sono le due coordinate concettuali di questo lavoro, che assorbe completamente lo spazio fisico in un continuo rimando: un tracciato definito, un’area individuata, una zona dove rappresentarsi. Un’opera che colpisce per la leggerezza con

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cui le linee nastriformi scandiscono l’orizzonte espressivo; ma dove il concetto di geometria non è un vincolo matematico che delinea gli spazi, poiché l’Artista sfuma i perimetri scavalcando il muro della regola…”. Il tocco finale sta poi nel titolo, calibrato apposta per ammaliare i gonzi: “L’incoerenza dell’onirico”. Mi chiedo anche quanto possa sentirsi artista un qualunque imbrattatele, se spunta fuori sempre qualcuno pronto a spiegargli con magniloquenza tutto ciò che intendeva esprimere con la sua opera. E mi sovviene quel tale che, in un sito Internet dedicato alla fotografia, si divertiva a elogiare con commenti molto forbiti i più banali scatti fatti col telefonino dagli immancabili fotografi della domenica in vena di esibizionismo. In tanti all’inizio ne rimasero lusingati, perché il furbacchione scriveva commenti sempre apparentemente molto competenti, oltreché gratificanti. Finché non si accorsero che quello faceva un semplice copia e incolla dello stesso identico elogio sotto qualsiasi immagine che trovava, riuscendo a complimentarsi con l’autore per “l’impareggiabile resa cromatica” persino dinnanzi a foto in bianco e nero! v

«Il tocco finale sta poi nel titolo»

Finché Patrick Magyar e Hansruedi Müller, grazie alla UBS Kids Cup, continueranno a entusiasmare la gioventù svizzera per lo sport, non si fermeranno.

La vostra banca lavora per voi con lo stesso impegno di Patrick Magyar e Hansruedi Müller per la gioventù sportiva svizzera? Patrick Magyar, direttore di Weltklasse Zürich, e Hansruedi Müller, presidente di Swiss Athletics, si dedicano anima e corpo alle nuove generazioni. Con ammirevole impegno, insieme ai loro team, organizzano infatti la UBS Kids Cup per diffondere fra i giovani la cultura e il piacere dello sport. Siamo dell’idea che si debba investire nel futuro. Perciò sosteniamo questo progetto con profonda convinzione.

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Non ci fermeremo

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IL GIALLO SVEDESE Lo scalpellino, Camilla Läckberg, Marsilio Nominato al Premio dell’Accademia svedese del poliziesco come miglior giallo dell’anno, questo affascinante romanzo è un preciso ritratto della psiche umana e dei suoi meccanismi. Mai noioso, strutturato in parte nel passato, in parte nel presente, questo giallo racconta di una bambina ritrovata annegata nel mare. Presto si scopre che non si tratta di un incidente e sebbene le indagini avanzino pagina dopo pagina, il lettore non intuisce la verità fino alle ultimissime pagine.

Tendete l’orecchio ai primi segni di perdita dell’udito.

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sa i c he

leggiamo

SAI

perché

LA CIPOLLA FA LACRIMARE?

Galeotto fu il collier, di Andrea Vitali

2. Fai bei sogni, di Massimo Gramellini

La cipolla contiene molecole nelle quali sono presenti uno o più atomi di zolfo, i cosiddetti solsol furi di zolfo. Al momento del taglio, i solfuri si combinano con l’enzima allinasi formando un composto volatile che, a contatto con il liquiliqui do che ricopre la cornea, si trasforma in acidi solforico e solforoso. La lacrimazione è il mecmec canismo di difesa per liberare l’occhio da queste sostanze corrosive. Per interrompere questo processo, basta affettare le cipolle sotto l’acqua corrente.

e La regina di Pomerania, di Andrea Camilleri

Tre volte all’alba, di Alessandro Baricco

ascoltiamo

SAI

perché si dice

DI PRIMO PELO? Si dice di una persona molto giovane e ineine sperta, soprattutto in relazione al mondo lavolavo rativo e deve la sua origine all’età adolescenadolescen ziale, quando appunto sul viso crescono i primi peli della barba.

La grande madre, di Pino Daniele

2. 21, di Adele

3. Wrecking ball, di Bruce Springsteen

guardiamo

irò d i t sei e a i r a e f h osa che masc c i m Dim SAI

da cosa deriva

BRIGHELLA?

Ghost rider II 3D, di Mark Neveldine, Brian Taylor

2. Biancaneve - Mirror mirror, di Tarsem Singh

3. Titanic 3D, di James Cameron

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Termine oggi ingentilito e utilizzato per indicare un ragazzino insolente e un po’ attaccabrighe, deriva dall’omonima maschera popolare bergamasca della commedia dell’arte, dove Brighella è compare di Arlecchino e pure lui servo. A differenza del suo compare però, Brighella fa tanti altri mestieri più o meno leciti grazie alla sua capacità di intrigare, ingannare e mentire.

in dia lètt

curs de lumbard

per terùn E anca par “balùba, balabiott e cinés compres”: un líbar che al tira in gir ala bona i noss visin da cà. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

“T

ra romàn (quii de Roma) e rumén (quii da Bucarest), tra cinés e ticinés, ul dialètt lumbard al fà mia tanti differénz”. Saràl pöö vera? Ta chì ul Davide Rota da Lüin (Luino), che dopo ul “Curs de lumbard par terùn” al ma püblica anca ul “Curs de lumbard par balùba, balabiott e cinés comprés”. No, l’è mia quell che pòduf pensà, la solita “lumbardàda” par fàg savé al rest dal mund che i meneghin i’è quii che han inventàt l’acqua calda e anca quela tévida. Tirass in gir, ciapass par ul cüü, come as dis, parché “A Milan i làder i va a robà in di üfizi postài cunt ul taxi, parché i savressan mia indova trovà un parchegio par la machina”. Ma ul dialètt lumbard a l’è anca püssée svèlt dal francés e da l’inglés, al g’ha la forza d’un león. Vedém un bott: “je suis ici” (9 léter), “I am here” (7). Alura: “Sum chì” (6 léter). E in lumbard sa dis mia “io vado” (6 léter), ma “mi vo” (4); “io faccio” (8 léter) ma “mi fo” (4). E in dal paés dal bunga-bunga a pòdan mia mancà certi riferiment: “Una volta quand che rivava un omm politic a sa sonavan (squillavano) i tromb, adess a sa tromba le squillo”. E come i’è targàt i màchin? “MI”, che al vör propi dì “io”. Ul “Disionari de parol lumbard” al va benissim anca par nüm ticinés e par un quai “bagulùn del luster”. Dal “Berlüsca” (omm politic) ala “betoniga” (sa pò dì anca “zabeta”), che cognossum

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anca in dal noss dialètt come quela donéta che la rump bastanza i scatol. Par i lumbard ul “crück” a l’è quell che par nüm risulta véss un “zückin”. E alura la tentazion la saress da mett in circolazion un “Curs da dialètt ticinés par i zückin”. Ma al saress anca ora da “disciulass” (sbrigarsi, darsi da fare) e “drizzà la gügia” (aggiustare la mira), par savé che “Indurain”, sempru in dal dialètt lumbard, al vör dì “ciclista con bici in lega”. Ala bèla tusa sa ga dis da “dàghela nò che a l’è un magütt” (manovale, muratore non specializzato). Intant che i’espression “mangiapan a tradiment” e “mangiasavùn” i ta rimanda sémpar ala fissa da quell che ha fài ul “disionari”: orca cica, gh’è sü scrivüt “vedi anche terùn”. “Giò i man dal nichel” al disum anca nüm, come “patamòla” e “piangina”. Ma a femm fadiga a capì sè che al vör dì “rosa di vent”: parché ul dadré sa dis “rosa” in milanés. E l’è quell d’un sogett “affetto da aerofagia”, insoma che al petégia. Una tusa che la sa dà da fà in posizion orizontal l’è “stracapirla” o anca “magnamànegh” (e scüséé ula toma da livell...). Va salüdum cunt ul lumbard che “a la Mecca al preferiss la micca”, e anca se al créd in dal Signúr, se al và in gésa “l’è mia tant par la Vaca Sacra, ma pütost par ul Vedell d’Or”, insoma che al ga tegn a mett via un quai ghell. E in dal noss pícol anca nüm, da scià dala ramina, a bütum mia via “i soldi guadagnàt cunt ul südoo dala front”. v

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r itra tto

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in evoluzione

nel tempo Ritratto di Julie Arlin, presentatrice Meteo per la RSI e di eventi, viaggiatrice nel mondo e nel tempo alla ricerca di una definizione di sĂŠ. testo marco ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu

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r itra tto

na pioggia primaverile di lettere alfabetiche combinate in frasi che esprimono il vissuto, i progetti, i sogni della… “meteorina” di casa nostra Julie Arlin. Questa un’immagine che ho tratto dall’incontro con la presentatrice della Meteo della RSI, che ci rivelato il proprio mondo, il proprio percorso evolutivo all’insegna di un ampliamento della comprensione di sé e del mondo che le sta attorno. Iniziamo l’incontro, che si snoda tra gli studi televisivi di Comano, la sua abitazione, il Palazzo dei congressi e l’università della Svizzera italiana, partendo dal volto più noto al pubblico ticinese, quello di presentatrice del programma Meteo. Lo scorso mese di marzo hai partecipato al 9. Forum internazionale Meteo e Clima a Ginevra. Allora, in quale direzione sta andando il pianeta? Siamo incamminati verso il congelamento, il surriscaldamento, la desertificazione o verso un perenne rinnovamento? “È stata la mia prima esperienza di questo tipo

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ed è stato un evento bellissimo, sia dal punto di vista umano, sia da quello professionale. Ho conosciuto molti colleghi previsori e presentatori della meteo provenienti da tutto il mondo, ho quindi potuto fare il punto su chi siamo, anche al di fuori della nostra realtà della Svizzera italiana. Il denominatore comune è che siamo personaggi apprezzati, anche per il fatto che non diamo notizie gravi, mal che vada facciamo bagnare qualcuno perché ha lasciato a casa l’ombrello. A livello professionale è stata una infarinatura a 360 gradi di quello che è la meteorologia nella quotidianità e nella vita di tutti i giorni e poi, quello che mi ha un po’ spaventata, è stato venire a conoscenza che il “climate change”, il cambiamento climatico, è una realtà vera, concreta, con teorie che mostrano come l’attività dell’uomo incida ma su un processo già in corso. La partecipazione a questo evento mi ha quindi consentito di allargare il mio orizzonte”. Come sei giunta alla Meteo, qual è stato il tuo percorso? “Ho iniziato a percorrere gli studi televisivi nel

Momenti rilassanti, per riflettere su di sé.

Presentare eventi, l’occasione per un contatto diretto col pubblico.

2005, dopo essere stata selezionata per presentare insieme ad altri giovani il programma di intrattenimento per ragazzi intitolato “Le vostre vacanze”. In seguito ho intrattenuto i telespettatori nelle due serate di Capodanno 2005/06 e 2006/07 e Tra il 2006 e il 2007, con Fabrizio Casati, ho presentato il programma di infotainment “Mezzogiorno in punto”. Concluse queste esperienze sono tornata a Milano, dove stavo completando la mia formazione universitaria, finché un giorno, il 1. aprile 2008, ho ricevuto una chiamata da Piernando Binaghi, che mi proponeva un provino per la Meteo. Chiarito che non si trattava di un pesce d’aprile, ho accettato, e dopo essere stata scelta ho iniziato la formazione presso Meteo Svizzera a Locarno per apprendere i fenomeni atmosferici regionali, nazionali e continentali. Il 21 luglio 2008, giorno del mio 25esimo compleanno, ho debuttato alla Meteo che mi ha proiettata in un mondo nuovo, sia per gli argomenti trattati, sia per l’impostazione del lavoro. Un’attività che mi ha dato una popolarità impensata. Si sono aperti altri scenari, fortunatamente trasmetto un’immagine che esula dalla “meteorina” che hai citato all’inizio, risulto simpatica ma anche credibile, e così ho cominciato a ricevere

«Mi piacciono molto i cirri»

sempre più richieste di presentazioni da parte di enti pubblici e privati. Mi piace maturare, non voglio rimanere un Peter Pan”. Come è strutturata una tua giornata… meteorologica? “Dobbiamo preparare quattro edizioni; la prima va in onda dopo il TG delle 12.30, ed è strutturata con voce off e immagini. Scrivo il testo, registro la voce, la combino in scaletta con le carte che disegno, e poi col computer realizzo il prodotto caricandolo sulla scaletta del TG. Nel pomeriggio, verso le 14.00, c’è il trucco e alle 17.00 si registra Meteo Regionale Sera, che va in onda prima del TG delle 20, in cui si parla solo del Ticino e dei Grigioni. Dopo il TG va in onda Meteo Sera, l’edizione principale, e per finire vi è l’edizione Notte con la previsione europea. Prima di andare in onda si telefona sempre a Meteo Svizzera per chiedere se stiamo per diffondere informazioni sensate e coerenti”. La tua atttività ti porta a stare sulle nuvole, ne hai di preferite? “Mi piacciono molto i cirri e le nubi lenticolari, perché sono carine e discrete. Riflettono anche un po’ il mio modo di essere, sono presenti ma lasciano spazio agli altri”. Cogliamo l’occasione delle… nuvole, per inter-

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r itra tto rompere un momento la conversazione dissetandoci con un bicchier d’acqua… “Oppure, se volete (rivolta a me e al fotografo), vi offro un ciunca ciunca nel tazzone”; “Un ciunca ciunca?”; “Ma sì, la colazione del Peo!”, sorride Julie. “Ti piace il Peo?”, le chiedo… Chissà cosa c’entra, adesso, la canzone animata dal cane blu più famoso della Svizzera italiana, penso… “Mentre lavoravo per la Meteo, avevo cominciato a chiedermi chi sono? Cosa voglio fare nella vita? Nello stesso tempo mi è giunta voce che si stavano cercando persone per scrivere i testi del Peo. Mi hanno chiesto di portare qualche idea, così ho sviluppato delle scenette, scritto dei copioni. Ed è iniziata la mia collaborazione con questo programma davvero fantastico. Mi sono accorta che quando l’ospite entra nella casa di Peo ritorna bambino e viene quindi a crearsi un’atmosfera magica e divertente. È troppo simpatico! E poi è l’unico personaggio che oggi piace a Giuliano Bignasca! La scrittura di questi testi, e l’incoraggiamento da parte dei produttori del programma, mi hanno allora convinta ad iscrivermi ad un Master in scrittura all’Università cattolica di Milano, per acquisire professionalità, per uscire da quel sentimento di non essere né carne né pesce che aveva cominciato ad affiorare”. Master che giunge a completare la tua formazione, ricevuta presso l’Università della Svizzera italiana, in scienza della comunicazione. Hai una verve comunicativa, lo si sente, una scelta quasi inevitabile… “Proprio no, la mia prima idea era quella di studiare giapponese. Terminato il liceo sono quindi andata a fare una visita all’Università di Venezia, ma vuoi perché mio padre durante il viaggio in auto aveva cominciato ad ascoltare la canzone di Charles Aznavour “Com’è triste Venezia”, vuoi perché ci sono arrivata nel momento sbagliato, insomma la città mi ha trasmesso un sentimento di tristezza e così ho scelto di rimanere a studiare a Lugano, anche perché a casa stavo bene e non sen-

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tivo, come altri miei compagni e amici, l’esigenza di uscire a tutti i costi di casa. All’USI ho trascorso una bella stagione, in un ambiente internazionale e in una struttura scolastica molto ben organizzata che mi ha consentito durante lo studio di fare pratica all’interno dei diversi mezzi di comunicazione, dalla televisione alla radio, ai giornali”. Il giorno immediatamente successivo all’ottenimento della laurea, Julie parte per l’Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone. Mentre si trova in Oceania riceve una mail in cui le viene chiesto di partecipare, come detto, al programma “Mezzogiorno in punto”. Perché nel tempo accadono

eventi non previsti, qualcuno ti sta pensando a tua insaputa. Poi si ritorna a casa. Nella sua abitazione formato duplex (un caso?) situata in riva al lago Ceresio, cerchiamo, con brevi domande di sondare il carattere della giovane presentatrice. Qual è la tua stagione preferita? “Da piccola, forse perché sono nata in luglio, ho sempre amato l’estate; ora mi piace moltissimo la primavera. Io amo la vita e la primavera è la vita che ricomincia, il primo sole caldo, le piogge che hanno un altro odore, il vento, i fiori che sbocciano...”.

Con un’immagine, come caratterizzeresti l’infanzia, l’adolescenza e la tua stagione di vita attuale? “Infanzia: vedo come una barca a vela, con un comandante, a bordo della quale ci sono io, i miei genitori, le mie sorelle, i nonni e gli amici.

SCHEDA

biografica

Nome: Julie Cognome: Arlin Nata: 21 luglio 1983 Stato civile: nubile Professione: “in evoluzione”

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r itra tto

Adolescenza: un viaggio on the road, io e i miei amici, senza genitori. Adesso: passeggio su una bella scogliera, guardo il mare, cercando di capire chi sono, cosa voglio essere. Mi vedo più autoriflessiva e individuale, mentre prima ho sempre avuto la dimensione del gruppo”. Sviluppiamo questa ultima immagine “A volte tendo a disperdere le energie e quindi ora sto cercando di focalizzarmi sulle cose che voglio fare e le persone cui voglio dare qualcosa. Sono più attenta, voglio avere coscienza piena di quello che sto facendo. A me piace la consapevolezza. Prima cercavo di essere come la gente voleva che io fossi, una forma di condizionamento esterno, ora sto cercando una maggiore solidità personale, mettendo in discussione anche quelle che sono sempre state le mie credenze di base”. Tempo ciclico: il momento buono per formare una famiglia? “Ci penso, comincio ad essere invitata a matrimoni di amiche e amici. Ora non mi sento pronta, mi sto focalizzando su chi sono e cosa voglio, e per il momento non mi vedo nella figura di genitore. Magari dopo dopodomani…”.

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Tempo progettuale: hai progetti che vorresti realizzare? “Nell’immediato, in questo mese si concretizzerà un progetto importante che mi vede prevalentemente in veste di sceneggiatrice e assistente alla regia. Un lavoro per me nuovo, che mi consentirà di vivere l’atmosfera di un set. Nel medio termine voglio continuare a evolvere nelle attività che sto svolgendo, nell’ambito della RSI e della presentazione di eventi e scoprire anche nuove realtà. In un futuro più lontano mi piacerebbe scrivere una sceneggiatura che tratti temi profondi e tragici con ironia rubandoti qualche sorriso sullo stile del film “Intouchables”. A cosa non puoi non dedicare il tuo tempo? “Al viaggio. Devo compiere almeno un paio di viaggi all’anno, non necessariamente in luoghi lontani, ma ho bisogno di vedere e scoprire posti sempre nuovi. Al Pilates, passione trasmessami quattro anni fa da mia sorella maggiore, che mi fa stare bene sia mentalmente, sia fisicamente. E ancora, ho necessità di frequentare persone che abbiano qualcosa da trasmettermi”. Allora, buon viaggio nel tempo, Julie Arlin. v

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iviamo ormai in un mondo invaso dalle App, applicazioni per Smartphone - i telefoni cellulari multifunzionali e per i più recenti tablet - i moderni PC a tavoletta, portatili e con schermo tattile. Fra quelle più utili e funzionali e quelle assolutamente inutili, esistono App un po’ per tutto: per svegliarsi, per addormentarsi, per rammentarci le cose da fare e per ricordarci la lista della spesa. Altre, per tenerci in forma, dalla dieta allo sport, accanto a tutte quelle che ci permettono di leggere i nostri giornali preferiti, tenerci in contatto con amici e conoscenti attraverso social network, come Facebook e Twitter. Era del web? Ma che dite mai: siamo ormai entrati di prepotenza nell’epoca delle App, minuscoli programmi presentati per la prima volta da Apple in contemporanea al primo iPhone. Eravamo nel 2008 e in questi ultimi anni le App hanno innescato una vera e propria rivoluzione. Il successo dell’App Store, il negozio online dove le App vengono presentate e vendute, è incre-

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dibile. Ad oggi, ne sono state scaricate oltre 10 miliardi: una vera miniera d’oro. Per questo non stupisce che pochi mesi dopo il lancio di Apple, sia arrivato l’Android Market di Google. Poi, nel 2009, è stato il turno del BlackBerry App World di Research in Motion, e nel 2010 il Windows Phone Market per gli smartphone che utilizzano il sistema operativo di Microsoft. Come mai, questo straordinario successo delle App? Sostanzialmente la loro varietà, sommando fra loro quelle di tutte le piattaforme, queste “pillole di programmi miracolosi” sono ormai più di un milione. Una buona parte della popolarità delle App è però legata alle loro dimensioni modeste, alla loro semplicità, alla caratteristica di focalizzarsi su una sola funzione, al loro costo modesto, spesso persino gratuite. Comprensibile, pertan-

«Ad oggi sono

state scaricate oltre dieci miliardi di App»

CLASSIFICHE

LE “APP”

più utilizzate

1. USB & Wi-Fi Flash Drive Costo: gratuita Utilità: H H H H H Funzionalità: H H H H H Ogni Smartphone dispone di una notevole capacità di memoria, potendoci mettere applicazioni, brani musicali e fotografie, con molto spazio spesso inutilizzato. USB & Wi-Fi Flash Drive permette di sfruttare pienamente lo spazio a disposizione, trasformando il nostro telefonino in una vera e propria memoria esterna. 2. Evernote Costo: gratuita Utilità: H H H H H Funzionalità: H H H H H Ha vinto il premio del New York Times come una delle dieci applicazioni da avere assolutamente, e ricevuto numerosi riconoscimenti da riviste specializzate. Utile per prendere appunti, creare liste di cose da fare, registrare promemoria e pure aggiungervi fotografie e note vocali. 3. Teletube Costo: gratuita Utilità: H H H H I Funzionalità: H H H H H Funziona sia via WiFi sia collegandosi alla rete 3G, potendo scegliere la lingua desiderata. In italiano sono disponibili più di 30 canali, che si possono seguire in tempo reale oppure mettere in pausa, mandandoli anche avanti e indietro. La qualità del segnale è buona, la scelta limitata ma variegata.

to, come anche tra Mac e PC, la diatriba “iPhone contro Android” nel mondo degli Smartphone rappresenti più una questione psicologica anziché tecnica. Così, eleganti soldati Apple da una parte e robusti guerriglieri Android dall’altra, la dimensione è più religiosa che non tecnologica. Entrambi i sistemi operativi iOS e Android sono di ottima fattura, tutti e due sono graficamente ben realizzati e pure dal punto di vista dell’usabilità le scuole sono due, fra la filosofia e la rigidità di Apple e l’elasticità e la libertà offerte da Android. La differenza sostanziale risiede però nel mondo delle applicazioni, dove lo stacco è netto e Apple, essendo naturalmente scesa in pista per prima, dispone di un App Store ricchissimo, funzionale e semplice. Android, invece, pur offrendo un negozio assai ben fatto, per il momento non riesce ancora a competere, per qualità e quantità, con lo store della Mela. Forse, è solo una questione di tempo, poiché il mondo della telefonia mobile Android la fa ormai da padrone, anche se non è da sottovalutare il successo del duo iPhone e iPad. v

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una capra

o sono guai Rimediare ad un affronto acquistando una capra o un bovino non è fatto raro in Camerun. Lo avevo appreso alcuni giorni prima, quando alcuni giovani avevano preteso - invero mi avevano minacciato - che comprassi una capra per una fotografia scattata senza permesso. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

STO DIVENTANDO MATTO? A parte il fatto che pur avendo in mano l’apparecchio fotografico non avevo scattato alcuna fotografia e che il costo per una capra non è poi nemmeno eccessivo (ma cosa ne avrei poi fatto?!), in Camerun è sempre meglio evitare le diatribe. Sono tutti molto gentili, ma gli indigeni si lasciano facilmente trascinare in animate discussioni. Raramente queste si limitano a sole due persone, bensì coinvolgono tutti coloro che stanno attorno. Quando l’ambiente si scalda gli scenari possibili sono due: o tutti si mettono a ridere, presi da un’ilarità irrefrenabile e il fervore si spegne, oppure ci si azzuffa in violentissime bagarre che possono coinvolgere senza distinzione sia uomini sia donne. È dunque consigliabile stare alla larga da queste situazioni, che possono essere causate anche, come detto, da una semplice foto, magari nemmeno scattata. Pur avendo trascorso l’ultima ora in una bicocca del mercato di Mokolo bevendo birra di miglio con gli indigeni mafa ed avendo oramai l’impressione di essere tra amici, anche se invero un poco strani nel loro comportamento, chiedo dunque educatamente il permesso di poter scattare una foto. A sorpresa sono tutti

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Mama è ora amichevole.

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i n viaggio “L’incomparable”: il nome più adatto.

entusiasti, ma al momento dello scatto dicono che devo dare dei soldi a “mama”, la padrona del ritrovo. Meglio rinunciare penso, ma loro mi fanno capire con decisione che oramai non posso più tirarmi indietro, la foto la devo scattare. Dunque domando “quanto volete?”. “No, non si fa così, noi non ci facciamo pagare per una fotografia”, rispondono. Non ci capisco proprio più nulla: mi invitano a scattare una foto, si attendono dei soldi, ma non devo pagare! Il rebus rimarrà tale per una mezz’ora di infinite ed incomprensibili discussioni. Di partire e lasciare tutto e tutti nemmeno se ne parla! Sono una sor sorta d’ostaggio, prigioniero di usanze a me incomprensibili. Comprendo per finire che essendo oramai considerato un membro della famiglia, come tale devo comportarmi. Chi pagherebbe dunque la propria madre per poterle scattare una foto? Esprimo così il desiderio di poter mostrare l’immagine di mia madre camerunense alla sua corrispettiva svizzera, che ne avrebbe indubbiamente molto piacere. Mi piacerebbe

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Polaroid Suncovers: gli occhiali da sole per chi porta gli occhiali I Suncovers soddisfano le richieste più elevate: proteggono gli occhi sia dall’alto sia lateralmente in modo ottimale, senza limitare il campo visivo. Lenti polarizzate di alta qualità consentono una percezione visiva perfetta e gradevole: antiabbagliante, ricca di contrasto, con fedeltà di colore e senza distorsione della visuale. Ovviamente è garantita anche la protezione al 100% dai raggi UV fino a 400nm.

Finora, i portatori di occhiali avevano bisogno di occhiali da sole con lenti graduate oppure di clip filtranti da montare sugli occhiali. Adesso ci sono i Polaroid Suncovers: leggeri, alla moda e dalle dimensioni simili agli occhiali da sole tradizionali. Si lasciano mettere con facilità sugli occhiali da vista e tengono perfettamente.

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Perfetta soluzione per la macchina Alla guida della propria vettura è importante soprattutto la protezione dai raggi di sole e dal bagliore. Ogni volta che cambiano le condizioni di luce (ad es. gallerie, strade forestali), gli automobilisti sono spesso costretti a mettere o togliere velocemente le protezioni antisolari. Grazie a Suncovers, adesso tutto ciò è possibile anche per i portatori di occhiali. A differenza degli occhiali da sole con lenti graduate, lo scambio avviene senza temporanea perdita dell’acutezza Per maggiori informazioni, consultare il sito web: www.polaroideyewear.ch

visiva. Undici modelli diversi si adattano facilmente alle varie grandezze delle montature e alle preferenze individuali di moda. Grazie al prezzo moderato di CHF 59.90 (modello per bambini CHF 39.90), si possono acquistare anche uno o due esemplari di riserva e conservarli comodamente nel vano portaoggetti, senza che ciò gravi troppo sul vostro budget. I Suncovers sono disponibili nei grandi magazzini nonché dall’ottico e nei negozi di articoli sportivi.

Senza occhiali da sole polarizzati.

Vista non compromessa dall’abbagliamento grazie agli occhiali da sole polarizzati.

inoltre poter fare un regalo, come lo si fa ad una mamma, in modo che possa comperarsi dei tessuti o un piccolo gioiello. Bingo! Come d’incanto tutto si sblocca, non scatto una sola foto, bensì vengo invitato a farne molte altre in tutte le pose possibili. Ad ogni scatto segue un caloroso ringraziamento e per finire viene offerto un altro giro di birra di miglio… che sono naturalmente costretto ad onorare, ci risiamo! VERSO IL MERCATO DI TOUROU Il caffè del mattino è amaro e vi intingo una grande baguette. È ciò di più occidentale che abbia trovato per colazione al “Restaurant l’incomparable” - che in effetti non è assolutamente comparabile con alcun altro ristoro a me noto -. L’alternativa è la tipica minestra di ossa di pollo e verdure, magari tiepida e mal cotta. Meglio non rischiare, anche perché in queste zone, oltre a problemi intestinali, vi è pure il rischio del colera. Mi attende oggi il viaggio verso le montagne, su strade ai limiti della praticabilità che si

inerpicano tra splendidi paesaggi confinanti con la Nigeria. I rilievi sono contraddistinti da picchi carsici e da grandi massi neri di origine vulcanica che sembrano caduti dal cielo. In questa stagione i piccoli villaggi disseminati lungo il percorso sono quasi nascosti dalle lunghe spighe di miglio la cui raccolta è imminente. In queste regioni vivono pure le etnie Goudroun, che si distinguono per i curiosi copricapo fatti di zucca portati dalle donne. Spero di riuscire a vederle recandomi al mercato di Tourou. Il sole è perfido già di primo mattino, ma è meglio così, perché se dovesse piovere la strada diverrebbe impraticabile anche per i taxi brousse. Oramai da giorni non vedo nessun occidentale. È dunque comprensibile che le persone che incontro nei villaggi siano alquanto sorprese. Molti bimbi mi salutano con gioia, altri scappano quasi impauriti, gli adulti mi appaiono invece un poco più riservati. Giunto al mercato, uno dei più suggestivi e variopinti che abbia mai visto in Africa, ho la sensazione che nessuno si interessi però più a me, tutti paiono indaffarati a

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in via ggio go per trascorrere la notte, sperando che non piova come spesso accade in serata, perché altrimenti rischierei di non poter proseguire. Qui le strade sono difficili e i mezzi di trasporto rari. Nei giorni di mercato è invero più facile trovare un passaggio su taxi brousse, spesso vecchissime camionette, oppure concordare un trasporto con occasionali taxi-moto. Sono motorette malandate, condotte da abilissimi e temerari centauri, che fanno la spola tra i villaggi portando carichi incredibili di merci e persone. Trasportano sovente tre o quattro persone e non di rado vi sono incidenti. Percorrendo le sconnesse piste verso sud, il paesaggio montagnoso diviene assoasso lutamente unico, pare di attraversare un’ampia vallata lunare contraddistinta da massi neri e alti pennacchi che sorgono come dal nulla. È la ter terra inospitale dove vivono gli indigeni Kapsiki e la meta Rhumsiki appare oramai vicina. Lo sono però anche i grandi nuvoloni neri che mi inseguono sempre più da vicino. Spero di farcela. Continua. v

Donna goudroun con la tipica “calebasse”.

scambiare mercanzie di ogni genere, da ortaggi a tessuti. Ma io cerco le donne goudroun. UNA ZUCCA SULLA TESTA Esistono davvero! Ne incontro molte, tutte por portano sul capo una “calebasse”, una grande mezza zucca color ocra decorata con disegni che appaiono simili, ma che invero sono sempre diversi. Le incisioni del copricapo segnalano la storia della donna, se è sposata, celibe o vedova. Sovente le donne goudroun hanno pure infisso nel naso un piccolo bastoncino. Parlano però solo la loro lingua e nella comunicazione vengo aiutato da un gentile venditore di cipolle. Mi dice che i suoi ortaggi sono i migliori dell’intera regione ed io gli credo: le cipolle, che ben pulite e lucidate mette in mostra su di una grande stuoia, sono veramente belle. Le ore al mercato di Tourou trascorrono senza che me ne accorga. Quasi inosservato scatto una moltitudine di fotografie, alcune mi vengono addirittura richieste, ma nessuno qui mi chiede di comperare una capra in cambio! Rinuncio alla tentazione pericolosa di una sosta in un “bar” di birra di miglio. Devo continuare il viaggio verso sud e cercare un luo-

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1. Ritaglia i fiori che trovi su questa pagina seguendone con precisione il contorno.

millimetri di plastica tutt’attorno al fiore. 3. Appoggia ogni fiore su una gomma da cancellare e con l’ago pratica un forellino. Apri leggermente l’anello del gancetto per anellini e infila il fiore. Lascia il gancetto leggermente aperto, affinché la mamma possa cambiare fiore in base all’umore e all’abbigliamento. Metti gli orecchini in una bella scatolina insieme ai due set di fiori di ricambio!

# #

2. Ritaglia due quadrati di adesivo trasparente per ogni fiore. Togli la pellicola al primo, appoggia il fiore che hai ritagliato quindi applica il secondo pezzo di adesivo. Ripeti l’operazione per tutti i fiori. Ritaglia di nuovo ogni fiore seguendone il contorno, ma questa volta lascia ca. 3

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Non si può reinventare la ruota. Dalle più recenti indagini è emerso che il potenziale di miglioramento dei prodotti e degli oggetti esistenti è esaurito. Dopo 150 anni il potenziale di sviluppo del motore a combustione è giunto al capolinea. Com’è possibile risparmiare ancora di più e rendere la tecnica ancor più efficiente per tutelare l’ambiente e nel contempo mantenere intatta l’esperienza emotiva della guida di un’auto? La domanda fondamentale è rivoluzione oppure evoluzione? Dopo un’invenzione è sempre difficile compiere ulteriori grandi sviluppi e più le abituali convenzioni si impongono e si consolidano, più ridotto risulta il potenziale di rinnovamento.

La mobilità non è unicamente un fattore sociale e politico, ma anche un’esperienza altamente emotiva. Chi viaggia spesso e percorre migliaia di chilometri all’anno, desidera una vettura più dinamica. L’accelerazione rende felici. L’auto deve offrire anche un’esperienza emotiva che è in contraddizione con il basso consumo di carburante e lo spreco di risorse. L’ebbrezza dell’adrenalina non è conciliabile con motori dai consumi ridotti. La domanda fondamentale è rivoluzione oppure evoluzione? Dopo un’invenzione è sempre difficile compiere ulteriori grandi sviluppi e più le abituali convenzioni si impongono e si consolidano, più ridotto risulta il potenziale di rinnovamento.

emotiva che è in contraddizione con il basso consumo di carburante e lo spreco di risorse. Le convenzioni sono spesso più forti rispetto alla disponibilità a creare qualcosa di nuovo. Se ad esempio una tecnologia o un prodotto esistono già da parecchio tempo, è sempre più difficile mettere in questione ciò che esiste e che si crede di conoscere già da tempo. Mettere in questione tali convenzioni, ma soprattutto ripensarle da zero e trasgredirle è un atto di forza che pochi sono in grado di compiere.

L’AUTO

La batteria rimane il problema della trazione ibrida e di quella elettrica. Il problema del peso non è ancora stato risolto. Il prezzo è ancora troppo alto per le grandi serie. E non da ultimo il relativo smaltimento rispettoso dell’ambiente non è neppure stato abbozzato. La forza innovativa dell’uomo non è illimitata. Molte società hanno fallito per la loro mancanza di capacità di rinnovamento. Le convenzioni sono spesso più forti rispetto alla disponibilità a creare qualcosa di nuovo. Talvolta il piacere di guidare viene meno proprio sui percorsi lunghi. Più spesso di quanto tutti preferirebbero, occorre fermarsi a una stazione di rifornimento. I conducenti saggi prevengono tempestivamente queste situazioni. Se ad esempio una tecnologia o un prodotto esistono già da parecchio tempo, è sempre più difficile mettere in questione ciò che esiste e che si crede di conoscere già da tempo. Mettere in questione tali convenzioni, ma soprattutto ripensarle da zero e trasgredirle è un atto di forza che pochi sono in grado di compiere. Talvolta il piacere di guidare viene meno proprio sui percorsi lunghi. Più spesso di quanto tutti preferirebbero, occorre fermarsi a una stazione di rifornimento. I conducenti saggi prevengono tempestivamente queste situazioni. E nel peggiore dei casi le curve brusche si trasformano in sfide di tipo acrobatico.

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Il rendimento dei combustibili quali benzina e diesel negli ultimi 50 anni è stato solo minimamente migliorato benché in questo settore si siano investite molte energie. E nel peggiore dei casi le curve brusche si trasformano in sfide di tipo acrobatico. Quali sono le nuove possibilità per immagazzinare l’energia e liberarla in seguito, che siano realmente rispettose dell’ambiente e soprattutto anche alla portata della maggior parte degli automobilisti?

OLTRE LE CONVENZIONI La forza innovativa dell’uomo non è illimitata. Molte società hanno fallito per la loro mancanza di capacità di rinnovamento. Chi viaggia spesso e percorre migliaia di chilometri all’anno, desidera una vettura più dinamica. L’accelerazione rende felici. L’auto deve offrire anche un’esperienza

Talvolta il piacere di guidare viene meno proprio sui percorsi lunghi. Più spesso di quanto tutti preferirebbero, occorre fermarsi a una stazione di rifornimento. I conducenti saggi prevengono tempestivamente queste situazioni. E nel peggio-

re dei casi le curve brusche si trasformano in sfide di tipo acrobatico. Il rendimento dei combustibili quali benzina e diesel negli ultimi 50 anni è stato solo minimamente migliorato benché in questo settore si siano investite molte energie. Quali sono le nuove possibilità per immagazzinare l’energia e liberarla in seguito, che siano realmente rispettose dell’ambiente e soprattutto anche alla portata della maggior parte degli automobilisti?

un’auto? La domanda fondamentale è rivoluzione oppure evoluzione? Dopo un’invenzione è sempre difficile compiere ulteriori grandi sviluppi e più le abituali convenzioni si impongono e si consolidano, più ridotto risulta il potenziale di rinnovamento. La domanda fondamentale

REINVENTATA

sono spesso più forti rispetto alla disponibilità a creare qualcosa di nuovo. La batteria rimane il problema della trazione ibrida e di quella elettrica. Il problema del peso non è ancora stato risolto. Il prezzo è ancora troppo alto per le grandi serie. E non da ultimo il relativo smaltimento rispettoso dell’ambiente non è neppure stato abbozzato. Se ad esempio una tecnologia o un prodotto esistono già da parecchio tempo, è sempre più difficile mettere in questione ciò che esiste e che si crede di conoscere già da tempo. Mettere in questione tali convenzioni, ma soprattutto ripensarle da zero e trasgredirle è un atto di forza che pochi sono in grado di compiere. Talvolta il piacere di guidare viene meno proprio sui percorsi lunghi. Più spesso di quanto tutti preferirebbero, occorre fermarsi a una stazione di rifornimento. I conducenti saggi prevengono tempestivamente queste situazioni. E nel peggiore dei E nel peggiore dei casi le curve brusche si trasformano in sfide di tipo acrobatico. Il rendimento dei combustibili quali benzina e diesel negli ultimi 50 anni è stato solo minimamente migliorato benché in questo settore si siano investite molte energie. Se ad esempio una tecnologia o un prodotto esistono già da parecchio tempo, è sempre più difficile mettere in questione ciò che esiste e che si crede di conoscere già da tempo. Mettere in questione tali convenzioni, ma soprattutto ripensarle da zero e trasgredirle. La domanda fondamentale è rivoluzione oppure evoluzione? Dopo un’invenzione è sempre difficile compiere ulteriori grandi sviluppi e più le abituali convenzioni si impongono e si consolidano, più ridotto risulta il potenziale di rinnovamento. Quali sono le nuove possibilità per immagazzinare l’energia e liberarla in seguito, che siano realmente rispettose dell’ambiente e soprattutto anche alla portata della maggior parte degli automobilisti?

è rivoluzione oppure evoluzione? Dopo un’invenzione è sempre difficile compiere ulteriori Quando Quandocicisiamo siamoposti postil’obiettivo l’obiettivo di dicostruire costruire ililSUV SUV perfetto, perfetto, sapevamo sapevamo che chedovevamo dovevamo grandi sviluppi e più le abituali convenzioni si capovolgere capovolgereogni ognisingola singolaconvenzione convenzione tecnologica. tecnologica. ÈÈesattamente esattamente quanto quanto abbiamo abbiamo fatto fatto impongono e si consolidano, più ridotto risulta con conlalatecnologia tecnologiaSKYACTIV, SKYACTIV,ridisegnare ridisegnareeeriprogettare riprogettarecompletamente completamentemotore, motore,trasmissione, trasmissione, il potenziale di rinnovamento.

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Dalle più recenti indagini è emerso che il potenziale di miglioramento dei prodotti e degli oggetti esistenti è esaurito. Dopo 150 anni il potenziale di sviluppo del motore a combustione è giunto al capolinea. Com’è possibile risparmiare ancora di più e rendere la tecnica ancor più efficiente per tutelare l’ambiente e nel contempo mantenere intatta l’esperienza emotiva della guida di

ibrida e di quella elettrica. Il problema del peso non è ancora stato risolto. Il prezzo è ancora troppo alto per le grandi serie. E non da ultimo il relativo smaltimento rispettoso dell’ambiente non è neppure stato abbozzato.

La forza innovativa dell’uomo non è illimitata. Molte società hanno fallito per la loro mancanza di capacità di rinnovamento. Le convenzioni

La mobilità non è unicamente un fattore sociale e politico, ma anche un’esperienza altamente emotiva. La domanda fondamentale è rivoluzione oppure evoluzione? Dopo un’invenzione è sempre difficile compiere ulteriori grandi sviluppi e più le abituali convenzioni si impongono e si consolidano, più ridotto risulta il potenziale di rinnovamento. Se ad esempio una tecnologia o un prodotto esistono già da parecchio tempo, è sempre più difficile mettere in questione ciò che esiste e che si crede di conoscere già da tempo. www.CX-5.ch www.CX-5.ch Mettere in questione tali convenzioni, ma soprattutto ripensarle da zero e trasgredirle. Chi viaggia spesso e percorre migliaia di chilometri all’anno, desidera una vettura più dinamica. L’accelerazione rende felici. L’auto deve offrire anche un’esperienza emotiva che è in contraddizione con il basso consumo di carburante e lo spreco di risorse. L’ebbrezza dell’adrenalina non è conciliabile con motori dai consumi ridotti.

a ta vola

uno “spuntino”

bavarese Gertraud e Plinio Verzeri di Bigorio in Capriasca ci hanno invitato a cena per gustare piatti della più autentica tradizione bavarese. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

ulla porta del “grottino” di casa Verzeri è affisso il menu della serata che recita: ”Brotzeit alla bavarese”. Gertraud, che indossa una gonna tradizionale

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della Baviera, sua terra d’origine, ci accoglie con un largo sorriso mentre Plinio ci spiega che “Brotzeit” è da intendere come merenda, spuntino. Ma a giudicare dalla lista dei piatti in pro-

gramma, a noi sembra piuttosto una cena a più portate! Ci lasceremo sorprendere… Notiamo che la tavola è stata apparecchiata in stile bavarese con artistici boccali di birra in ter terracotta e piccole statuette agghindate con i costumi tradizionali. Sembra proprio che Plinio e Gertraud non abbiano lasciato nulla al caso. Anche la “mise en place” degli ingredienti che serviranno per confezionare le varie ricette è stata preparata con cura, con grande attenzione ai dettagli e ai colori. Tutto sembra così armonico e artistico! E non a caso. Scopriamo che Ger Gertraud è musicista ed insegnante di pianoforte e che la cucina, dopo la musica, è la sua seconda passione. “Anche ai fornelli - precisa - desidero che ci sia armonia, note di colore, accuratezza nell’esecuzione ed originalità”.

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affascinata dalla trasformazione degli ingredienti»

SPERIMENTARE CON FANTASIA La padrona di casa ci racconta che le piace cucinare perché è affascinata dalla trasformazione degli ingredienti, come ad esempio la frutta che diventa marmellata, la farina che si fa pane, le patate che originano frittelle o una torta. “Mi piace sperimentare e reinventare con fantasia: che sia in cucina, in giardino o nella musica”, sottolinea Gertaud, una signora che ama molto riunire amici o famigliari intorno alla tavola per “servire loro qualcosa di buono”. Se la passione per la musica le è stata trasmessa dal padre organista, quella per la cucina è stata opera della nonna: “Lei aveva tanta pazienza e noi nipoti potevamo starle accanto, aiutare ed imparare. Mi piaceva molto. Poi durante gli studi ho cucinato pochissimo e mangiato malissimo. È stato qui in Ticino che ho riscoperto la passione ed iniziato a divertirmi tanto in cucina, avvicinandomi al cibo mediterraneo così colorato e ben presentato”. Gertraud ricorda che la sua famiglia - la cui mamma è un’ottima cuoca - era di condizioni molto modeste e che sulla loro tavola frutta e verdura non arrivavano spesso. “Forse è anche per questo che oggi, ciò che gusto di più è un

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a ta vola frutto riscaldato dal sole, appena colto dall’albero”. IL “PANE DELL’ARNO” E poi c’è il pane, uno degli alimenti che sulla tavola dei Verzeri non può assolutamente mancare. Non un pane qualsiasi, però, ma alla bavarese, cioè “acido” e rigorosamente fatto in casa (vedi ricette online, ndr). “Oggi la mia cucina è spesso un misto tra quella bavarese e quella mediterranea. Ma il pane deve essere bavarese DOC! Lo faccio in casa ogni due/tre giorni grazie al cuoco della Fondazione OTAF di Sorengo, Arno Cadisch, che mi ha dato un po’ di lievito madre o pasta acida. Preparo pani con farine diverse che ottengo dalla macinazione di vari semi con il mio preziosissimo mulino elettrico. Questo pane mi riesce così bene, che ho portato un po’ di lievito madre alla mia mamma in Baviera. Lei lo ha distribuito a tutti gli abitanti del villaggio. Da quel momento ognuno di loro lo utilizza nell’impasto e il prodotto cotto è stato chiamato ‘il pane dell’Arno’!”.

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POLENTA, RAVIOLI, GERMOGLI E LIMONE Gertraud ricorda che, giunta in Ticino 15 anni fa, i cibi che l’hanno subito conquistata sono stati la polenta e i ravioli. Ma, soprattutto, l’aveva colpita la spontaneità dei ticinesi di ritrovarsi attorno ad un tavolo: “Bastava un po’ di prosciutto, pane e un bicchiere di vino per fare festa. Per me era

A TAVOLA… CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto. Per partecipare basta inviare in redazione il tagliando-invito che trovate su questa pagina. Prenderemo contatto con voi direttamente. Grazie e a presto!

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Gentile redattrice, caro fotografo, desideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): Numero componenti: Via: Località: Tel.: Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.

il limone e tendo spesso ad aggiungerne un po’ alle mie ricette”. Gertraud che è cresciuta in una regione famosa per la birra - chi non ha mai sentito parlare dell’Oktoberfest di Monaco? - oggi dichiara però di preferire il vino, in particolare quello rosso.

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Online trovate le gustose ricette di Gertraud e Plinio Verzeri. http://www.illustrazione.ch/atavola_04_12.pdf

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come un rito: con poco, ma buono, tutti erano contenti e amici”. Oggi la musicista ama molto cucinare i risotti e la pasta con vari tipi di sughi. Ha invece ridotto il consumo di carne per motivi di salute. “Anche in cucina - ci dice - la vita ci mette di fronte a delle scelte: per questo motivo io sono sempre stata molto aperta a sperimentare e a cambiare il mio stile alimentare. Credo che sia una questione di coscienza personale. Inoltre sono sensibile alla salvaguardia dell’ambiente e dunque scelgo e acquisto unicamente frutta e verdura di stagione. Se poi sono bio, ancora meglio. Mi piace in generale fare gli acquisti direttamente dai produttori. Amo il contatto diretto. Ultimamente sono molto affascinata dai germogli e li coltivo in casa per averne sempre freschi a disposizione. Trovo che siano buoni, salutari e anche molto decorativi. E poi ci sono i gusti preferiti: ”A me, piace molto

MUSICA PER IL PALATO Chiediamo alla padrona di casa quale sia il suo piatto forte. Ci riflette e afferma: “Io ho sempre l’impressione che l’ultima cosa che ho cucinato è quella che mi è riuscita meglio. Sicuramente, fra le cose che mi vengono bene, c’è il “Brotzeit” di questa sera”. Gertraud ci spiega che questo pasto lo offre agli amici quando tiene dei piccoli concerti in casa. “Trovo che sia importante che ciò che è in tavola, sia bello da vedere. Mi piace che ci siano colori e profumi che stuzzichino l’appetito e che appaghino l’occhio, prima ancora del palato. E poi è fondamentale che ci si sieda a tavola con serenità, buonumore, appetito e gratitudine”. Peccato che, in occasione della nostra visita, non abbia potuto suonare perché impegnata a collaborare alla realizzazione di questo reportage! Ma il concerto, alla fine, non ci è mancato: sapori e profumi erano una vera musica per il palato! v ICAMI

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chiropratica Fondata nel 1895 da Daniel David Palmer, è cresciuta così costantemente da essere considerata, oggi, uno dei metodi di cura naturale più diffusi al mondo. Chi parla di lei la definisce scienza, arte, filosofia. Chissà, potrebbe essere una buona soluzione ai miei acciacchi. testo e foto Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

on che abbia, in questo momento, dolori particolari o intensi. La mattina però, stanchezza a parte, diventa sempre più difficile alzarsi dal letto. Mi sveglio, come dire, “acciaccata”, indolenzita. Collo, spalle, schiena… li sento spesso irrigiditi, bloccati, dolenti. Sarà colpa del materasso troppo morbido, troppo duro, o del cuscino troppo voluminoso, troppo sottile… e se invece, dietro a questi fastidi, si nascondesse qualcosa di più? Decido di fare qualcosa per migliorare il mio benessere e, memore dei tempi in cui, ahimè, lo sport mi portava spesso a cadute con conseguenti fratture e forti traumi, dopo tanti anni decido di mettermi nuovamente nelle mani della chiropratica, che tanto mi aveva dato beneficio. Ma cos’è esattamente la chiropratica? Si tratta di una professione sanitaria dedita alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione dei disturbi dell’apparato muscolo scheletrico e degli effetti di tali problematiche sul sistema nervoso e sullo stato di salute generale. In questo contesto, particolare importanza è attribuita alle tecniche di trattamento manuale, compresa la manipola-

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zione vertebrale. Da qui il termine chiropratica, dal greco cheir e praxis, ossia “pratica o trattamento manuale”. Manipolazioni che, nonostante il “rumore” avvertito dallo spostamento delle ossa e la strana sensazione fisica di “sblocco” che si avverte, sono assolutamente indolori. Ovviamente devono essere eseguite solo da chi è del mestiere, quindi da uno specialista! La chiropratica è una pratica alla quale possiamo affidarci tutti e a qualsiasi età, non ha effetti collaterali né controindicazioni a meno che non si soffra

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«Una pratica alla quale possiamo affidarci tutti e a qualsiasi età»

di osteoporosi, unico caso in cui è sconsigliata. La prassi della chiropratica che, lo ricordiamo, sostiene una visione integrale della persona dal punto di vista fisico, mentale e sociale, sottolinea la capacità naturale dell’organismo di guarire se stesso (omeostasi), pertanto non prevede l’uso di farmaci o di procedure chirurgiche. I chiropratici, pertanto, ricorrono a metodi conservativi quali terapie manuali, metodi fisioterapici, programmi d’esercizio, ma anche a consulenze nutrizionali, strumenti di ortopedia correttiva e forme di educazione legate allo stile di vita e all’ergonomia. La chiropratica è un sistema sanitario naturale basato sull’abilità innata a guarire. Ci sono tre strategie distinte: la prima consiste nel trattare le malattie e i sintomi, la seconda nel prevenire le malattie e l’ultima nel promuovere la salute. La chiropratica promuove la salute e, infatti, fu proprio la professione chiropratica a coniare la parola “Wellness” negli anni ’80… e di benessere abbiamo tutti grande bisogno. Nel frattempo sono arrivata in uno studio chiropratico di Lugano, che mi è stato segnalato e consigliato. Dopo essermi accomodata, il chiro-

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salute pratico inizia a pormi qualche domanda sul mio stile di vita e sul generale stato di salute. Gli spiego che soffro di lombalgia e di dolori alla cervicale che, spesso, mi causano anche cefalee ed emicranie. In questa prima fase di anamnesi, cerca di ottenere il maggior numero di indicazioni su quello che è il mio passato in fatto di salute, per cercare eventuali possibili relazioni e collegamenti con le problematiche attuali. Mentre racconto tutte le disgrazie e le sventure sportive del mio passato, elenco i vari traumi e i dolori che a volte ancora avverto, soprattutto quando cambia il tempo! Il chiropratico prende appunti sulla cartella clinica che in un attimo si riempie di informazioni. Terminata la fase di anamnesi, si passa a una serie di esami fisici che permetteranno al chiropratico di valutare il mio disturbo e di decidere un piano di trattamento adeguato. Il primo di questi è l’analisi posturale. Salgo su una pedana detta “stabilometrica”, che analizza la distribuzione dei pesi, la stabilità e la postura, per capire se si è in presenza di problemi alla colonna vertebrale, come scoliosi o asimmetrie. Poi è la volta dell’esame sul podoscopio, che permette di valutare l’appoggio dei piedi che,

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se scorretto, può causare notevoli problemi alla schiena. Il chiropratico mi chiede in seguito di camminare avanti e indietro, di scendere con le mani fino a toccare terra, prima di eseguire tutta una serie di movimenti del tronco, del collo, delle braccia e delle principali articolazioni in generale. Questa seconda fase è detta “palpazione statica/dinamica” ed è indispensabile a rilevare eventuali spostamenti vertebrali, perdita delle curve fisiologiche, alterazioni della mobilità vertebrale e squilibri della colonna stessa. Quest’ultima analisi conferma il mio fastidio: un blocco nella regione lombare che, mi spiega il chiropratico, è a sua volta legato a una sublussazione nella zona cervicale. La sublussazione vertebrale è l’oggetto principale dell’attività chiropratica, che si verifica quando una vertebra perde il normale allineamento superiore ed inferiore, o il suo normale movimento. A questo punto il chiropratico mi prepa-

«Un sonoro

“clack” mi informa che tutto è tornato a posto»

ra per l’aggiustamento tramite manipolazione. Sdraiata su un fianco, con un movimento rapido, esegue lo sblocco a livello lombare. È questione di un secondo, un sonoro “clack”, indolore, mi informa che tutto è tornato al suo posto! E un attimo dopo è la volta del collo che, in men che non si dica, sento finalmente libero da tensioni ed elastico. Chiedo informazioni sul rumore avvertito durante la manipolazione. Ebbene, quello “scricchiolio” non è altro che il rumore del gas liberato dal fluido articolare durante una distrazione veloce delle superfici articolari e non è in alcun modo dannoso per le vertebre! Se ci si affida a specialisti non c’è quindi motivo di temere le manipolazioni. Dopo anni d’insegnamento ed esperienza, i dottori in chiropratica diventano esperti nell’applicare la giusta quantità di forza, con profondità e velocità della correzione e della direzione, precisa e ben studiata. Ogni aggiustamento è fatto in base all’età, alla misura corporea e ai problemi riscontrati nel singolo paziente. Può essere un movimento veloce, come nel mio caso, oppure una pressione lenta e costante. Che dire, io avevo proprio bisogno di essere “aggiustata”. Provo a eseguire alcuni movimenti e sento che il beneficio è stato immediato: quella fastidiosa sensazione di rigidità è scomparsa, il collo è sciolto e flessuoso, così come la parte bassa della mia schiena, affaticata dal peso di due bimbi pic-

coli. Ma soprattutto, finalmente, non avverto più alcun malessere o dolore. Missione compiuta! Ancora una volta, GRAZIE chiropratica! v

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il ticino da cambiare Vorreste che il Ticino mutasse o le cose vi vanno bene come stanno? Fermento “primaverile” nell’aria o stanco stagnamento delle situazioni cantonali. A voi l’opportunità di pensare ai cambiamenti da apportare. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press

te n o e l p o c m c o i r un p ffetto di o l o s Anche può avere e “sì”

Matilde Reguzzi, 84 anni, responsabile del gruppo anziani della parrocchia a Locarno: “La sensibilità verso le persone anziane e i portatori di andicap, alleggerendo così loro il percorso di vita quotidiano”.

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Marina Vuckovic, 27 anni, gerente di ristorante, Riazzino: “La possibilità per i giovani di praticare ogni genere di attività fisica e di poter coltivare il loro sport preferito”.

Anuska Banfi, 40 anni, maestra di pattinaggio, Locarno: “La cultura nello sport, vorrei più collaborazione fra scuola e società sportive per poter così crescere i ragazzi in ambito sportivo”.

Luca Berti, 30 anni, giornalista, Personico: “Cambierei una certa mentalità troppo orientata alla critica non costruttiva e poco propositiva”.

Deborah Bertolotti, 33 anni, assistente dentale, Losone: “Migliorerei lo stato e l’accesso alle rive dei fiumi, dei veri paradisi, peccato non poterne usufruire appieno”.

Sacha De Nardo, 3 1 anni, produttore TV, Origlio: “Vor“Vor rei un’attenzione più profonda per i nostri anziani sia in ter termini di sicurezza sia dal lato economico”.

Mauro Gianetti, 48 anni, manager sportivo, Riazzino: “Vorrei un Ticino più globale e compatto con un approccio meno campanilistico che lascerei all’ambito sportivo”.

Leonardo Wezel, 40 anni, ingegnere, Breganzona: “Cambierei il regionalismo che impedisce al Ticino di crescere e profilarsi”.

Arlena Ton, 22 anni, assistente, Curio: “Farei in modo di incentivare le attività turistiche, specialmente quelle rivolte ai giovani”.

Claudio Binetti, 63 anni, pensionato, Viganello: “Sicuramente il traffico, troppo stressante. Spero che con i nuovi accorgimenti in atto nel luganese la situazione migliori”.

Ivan Carluccio, 30 anni, magazziniere, Giubiasco: “Cambierei i trasporti pubblici che, soprattutto negli orari serali/ notturni, sono un disastro”.

Daniela Rocchinotti, 32 anni, impiegata, Solduno: “Se potessi, migliorerei e aumenterei la sicurezza delle piste ciclabili, soprattutto pensando ai bambini”.

Antonella Di Lonardo, 37 anni, venditrice, Gordola: “Cambierei la situazione viaria del Ticino, soprattutto pensando a quella estiva che è diventata insopportabile ovunque”.

Fabienne Zappia, 28 anni, fiorista, Balerna: “Nel Mendrisiotto vorrei più spazio per le attività giovanili, con attività più mirate ad una fascia di età adolescenziale”.

Giorgio Pestoni, 35 anni, guardiano di sicurezza FFS, Roveredo: “Una diversa politica giovanile, più divertimenti e più attività sul territorio”.

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del cane Ma è proprio vero che gli manca soltanto la parola? testo Elena Stern-Balestra - elena@illustrazione.ch

ei nostri cani quante volte abbiamo detto che “gli manca soltanto la parola”? Se potessero parlare ci risparmieremmo un sacco di fatica e non avremmo bisogno di approfondire le nostre conoscenze su come loro si scambiano le informazioni. Perché la comunicazione è proprio questo: uno scambio di informazioni fra individui, siano essi umani o animali. Ci sono tanti modi per trasmettere informazioni, per esempio in modo volontario facendo uso di un linguaggio simbolico oppure in modo involontario, come quando il nostro corpo lascia trasparire delle emozioni. Il linguaggio umano, fatto di lettere combinate per formare delle parole, è un esempio di scambio di informazioni simboliche. Con questo tipo di linguaggio ci si può riferire a fatti presenti, ma anche a cose assenti, passate o future. In questo i cani comunicano meno efficacemente. Anche le loro modalità di comunicazione ritualizzata comprendono informazioni simboliche: un mar marchio di urina, per esempio, trasmette delle informazioni simboliche su chi l’ha deposto (status sociale, sesso, …) e può durare da alcune ore ad alcuni giorni. Esso può informare unicamente sul presente o su un passato molto recente. I cani hanno accesso solo in modo limitato al nostro lin-

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guaggio simbolico, che imparano per associazione. Mediamente un cane di famiglia riconosce fino a 20 parole. Per quanto riguarda la trasmissione di infor informazioni “involontarie”, sono invece le persone a mostrarsi meno abili rispetto ai cani. Si tratta qui dell’espressione e della comprensione delle emozioni. Va ricordato infatti che tutto ciò che accompagna le nostre parole, per esempio l’intonazione della voce e la gestualità, fornisce anche informazioni emotive. Raramente siamo consaconsapevoli di ciò che stiamo comunicando su questo registro e spesso ciò che diciamo a parole non è coerente con ciò che esprimiamo involontariamente. I cani sono più sensibili di noi all’infor all’informazione emotiva e in questo modo comcom pensano ampiamente la mancanmancan za della parola: dalla lettura del nostro linguaggio non verbale essi tragtrag gono almeno altrettante inin formazioni! v

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escurs ioni

quel sogno

tra le pietre Escursione: Broglio - Rifugio Tomeo - Capanna Soveltra - Broglio Una linea immaginaria che, a camminarla, diventa reale. testo e foto Giosanna Crivelli - giosanna@illustrazione.ch

icordo, anni or sono, Efrem Foresti quasi sognare ad occhi aperti, quando parlava di quell’idea di tracciato in cresta, tra Locarno a Fusio, che ora è diventata la Via Alta Vallemaggia. La visione era quella della riscoperta dei sentieri di montagna degli avi, e di tutti quegli innumerevoli passaggi scomparsi, spariti tra la vegetazione, inghiottiti dalle frane. La realizzazione del sogno ha comportato un grande impegno ed è il risultato di una passione collettiva. Ora il sentiero è segnalato su tutto il percorso, per lo più in bianco e blu, dunque sentiero di montagna. I passaggi difficili sono attrezzati con catene, vi sono dei punti d’appoggio, cascine riattate con grande maestria e senso estetico, divenute rifugi. Con un buon allenamento ed adeguata esperienza si può tentare l’avventura. Le tappe sono lunghe, così per verificare la mia capacità di percorrerle, ho optato per farle una alla volta, salendo dal fondovalle, facendo la tappa, ridiscendendo, tre giorni alla volta. Mi piace l’avvicinamento dal basso, quel graduale cambiamento di vegetazione e di ambiente e di sensazioni. Questa volta è la Val Tomeo, sempre di nuovo speciale, suggestiva. Una salita che non lascia tregua, ma che avvolge, tra il riale e le rocce che si stagliano arrotondate contro il cielo, quasi fossero un manto protetti-

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vo. All’arrivo, il lago Tomeo è specchio riposante, lo sguardo si può perdere nel blu profondo e insondabile. Partenza all’alba dall’accogliente rifugio di Corte Grande e, in salita graduale e regolare, in automatismo sonnambulante, si arriva alla Bassa di Pertüs, il pertugio che svela la prossima valle e l’imponenza della prossima montagna da superare, la Corona di Redorta. È avvolta nella nebbia, e forse è meglio così, vedere solo dei tratti rende diverso il percorso, con maggiore attenzione al dove si è che al dove si va. Passaggio al Canton Fadiós, nel vocabolario dei dialetti “faticoso, disagevole” ma anche “fannullone”. Immagino storie all’origine del nome. A contraddire il toponimo, la traversata nell’alta Valle di Pertüs è quasi riposante. Il diroccato di Gonta - un muro a secco, un’apertura ad arco, due macigni appoggiati che fanno da tetto - è un commovente modello di rifugio primordiale, e fa percepire presenze di altri tempi. Poco oltre inizia la ripida salita, dal basso quasi inimmaginabile. Il sentiero è abilmente tracciato tra cenge e rocce, e quasi in verticale si arriva al passaggio che porta alla Valle del Ri di Larecc, un paio di cento metri sotto alla vetta della Corona di Redorta. Qui il paesaggio cambia, per un tratto dà un’impressione di spazio, uno spazio color roccia, dalle sottili venature colorate. Un paesag-

gio che mi è congeniale, mi trasmette un senso di esistenza. La nebbia aumenta, è importante non perdere di vista quei segni bianco-blu. Poco sotto a Piattello non è da mancare la traversata del riale. Inizia a piovere. In un giorno così solo le pecore si avventurano in questi paraggi. Alle proprie spalle il blocco roccioso del Madàs, davanti i ripidi pascoli, a tratti di un verde bagnato e luminoso, a tratti smorzato e malinconico. Il sentiero passa sopra Larecc, risalendo poi verso Piancòni. In questo tratto è l’erba tagliata e secca a indicare il percorso, e a riportare il pensiero a chi ha reso questi passaggi di nuovo accessibili, quasi con comodità. Un temporale improvviso fa accelerare il passo, e di corsa in ripida discesa si è presto all’Alpe Campala. La tettoia della Cascina Nuova offre per un attimo un provvido riparo, prima dell’ultimo breve tratto che porta

alla benvenuta capanna Soveltra. Tornando a valle il giorno dopo, ritrovo nei tetti in pioda delle cascine di Schièd un frammento di memoria delle pietre incontrate sul percorso, la medesima materia, le medesime sfumature di colore, ma disposte con quell’ordine funzionale che diversifica l’opera dell’uomo dall’ordine casuale della natura. Lungo la strada che porta a Prato Sornico, voltandomi indietro intravvedo spuntare lontana e maestosa la cima della Corona di Redorta, una forma nera in ombra, è lei la regina della valle, quasi fosse un affresco in una cappella. v

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di prova Equilibrio, interpretazione immediata di terreno e ostacoli, coraggio, precisione… Queste alcune qualità che occorre sviluppare per praticare il bike trial. E Igor Müller, membro della Squadra nazionale Junior, sempre più, le ha. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu

bbiamo incontrato Igor Müller, classe 1996, in compagnia del suo allenatore Olimpio Spini, inerpicandoci nei boschi di Sementina per trovare un terreno adatto alla pratica della disciplina. Per rendere l’idea, mentre noi camminavamo lungo le sponde del fiume, tra alberi e sassi, Igor avanzava sulla sua bicicletta Quark 2 20”, caratterizzata da assenza di sella, largo manubrio e freni potentissimi, saltando da un sasso all’altro, superando ostacoli in forma arborea in modo naturale, come se avanzare in bicicletta in quel modo fosse la cosa più semplice del mondo. Una passione, quella per il bike trial, “trasmessami da mio padre, che lo praticava con la moto, mentre già all’asilo sapevo andare in bicicletta. Ho combinato un po’ le due cose, soprattutto dopo aver visto i più grandi, così a dieci anni ho iniziato a praticare la disciplina in modo intenso”. Ti muovi nell’ambiente come un felino, saltando sugli ostacoli con grande agilità e disinvoltura, l’esito di un grande allenamento. “Sì, e devo dire che all’inizio è davvero molto difficile perché trovandoti a contatto con un biker che va forte, vorresti subito diventare come lui.

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Invece devi partire dal basso, e raggiungere una costanza nell’allenamento che è molto difficile da mantenere”. Un allenamento quotidiano, che Igor Müller svolge regolarmente in un capannone a Biasca, o in esterno, nella natura, in paese, per almeno due ore al giorno, per un totale di 15 ore settimanali. “Vado ad ogni allenamento con grinta, ho voglia di imparare e di progredire costantemente; acquisite le basi, fondamentale è esercitare sempre tecnica ed equilibrio, magari su sassi bagnati e scivolosi”. Rimanendo ben vigile, per far fronte al pericolo sempre latente… “Occorre in effetti essere molto concentrati sul percorso, pensare a quello che si sta facendo. La paura del pericolo diminuisce man mano che si procede con la tecnica e nelle capacità. È importante rimanere sempre tranquilli”. Anche in gara. Come ti prepari per la competizione? “Il giorno prima della gara ispezioni le zone, che

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SCHEDA

biografica

Nome e cognome: Igor Müller Data di nascita: 5 marzo 1996 Nazionalità: svizzera Domicilio: Claro Club di appartenenza: MTB Expedition, Minusio Categoria: Junior Scuola: Arti e Mestieri, Bellinzona, apprendista operatore in automazione Risultati: 1. Coppa svizzera cadetti 2011, 1. Vordemwald (AG) 2011, 1. Biasca 2011, 21. Campionato mondiale giovani 2011, Belgio

Finita la… festa, ricomincia una dura settimana, scandita dal lavoro presso un’impresa di Preonzo e dallo studio alla Scuola Arti e Mestieri di Bellinzona. “Sono operatore in automazione, una volta ter terminato l’apprendistato sto pensando di iscrivermi alla SUPSI. Inizialmente ho avuto qualche problema a combinare studio, lavoro e sport, ma ora riesco a svolgere ogni cosa con tranquillità”. Alla domanda su cosa abbia appreso in queste stagioni di pratica del bike trial, la risposta giunge senza… frenare. “È uno sport molto divertente, grazie al quale ho imparato ad avere rispetto per le cose, ad avere costanza e ad essere puntuale. È anche uno sfogo dallo stress che a volte accumulo in giornata, quando monto in bici stacco da tutto, ma soprattutto mi diverto molto”. Una stagione agonistica di Igor Müller dura

cinque mesi, “ma mi alleno tutto l’anno, praticamente dormo con la bicicletta”. L’obiettivo stagionale è diventare campione svizzero Junior (Lucerna 8 agosto), vincere la coppa Svizzera Junior e fare bene ai Campionati mondiali giovani UCI che si svolgeranno ad agosto in Francia. E non dubitiamo che i risultati verranno, mosso dal coraggio e dalla motivazione a fare sempre meglio, seguendo l’esempio di Pascal Benaglia e Daniele Meyerhans, precursori della disciplina. v

Foto di: Ivo Pervan

alla sera ripensi per visualizzare gli ostacoli e immaginare come affrontarli. La mattina della gara ha luogo il riscaldamento, durante il quale si ha l’occasione di osservare ancora il percorso. Poi si parte, nei due minuti e trenta a disposizione bisogna affrontare gli ostacoli senza mettere il piede a terra, lo scopo è superare gli ostacoli, uno dopo l’altro, che formano una zona. Per fare bene bisogna arrivare alla gara decisi, con una mentalità vincente. Poi, se va male, rimane la soddisfazione di avere dato il massimo, la gara rimane un momento felice, durante il quale si stabilisce anche un buon rapporto tra i concorrenti”.

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atv o quad che dir si voglia Definiti Quad o ATV, sono stretti, alcuni con trazione integrale, e passano su mulattiere e strade dove altri mezzi non possono. I Quad si prestano anche a un uso sportivo. testo Graziano Guerra - graziano@illustrazione.ch

er molti, contadini soprattutto, che vivono in zone di montagna, ma non solo, questi mezzi rappresentano una soluzione ideale per il lavoro. In sostituzione dell’ingombrante trattore, per esempio, quando si tratta di trasportare utensili e materiali. ARCTIC CAT – L’azienda ticinese Sonpex SA importa macchine per il lavoro, spazzaneve, ATV (All Terrain Vehicles) e sportivi Quad. Arctic Cat propone un ampio ventaglio di mezzi e accessori, dal kit da competizione ai cingoli per gli spostamenti su fondi scivolosi. La Marca è un nome importante del settore e propone modelli con diverse cilindrate: 350, 500, 650, 700 e ora anche un 1000 cc; con la motorizzazione 952 CC V2 presenta le varianti TRV H2 Cruiser e Thundercat 1000, con trazione integrale inseribile e blocco differenziale. CAN-AM - La gamma presenta l’Outlander-ATV e gli sportivi Renegade. Entrambi con motori Rotax da 400 a 800 cc. Le versioni sportive DS sono disponibili con propulsori da 90, 250 e 450 c; il modello DS 450 EFI con impianto luci e

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frecce può essere adattato all’uso stradale. I potenti utilitari Outlander 400, 500, 650 e 800 si possono trasformare in utili mezzi da lavoro, con rimorchio, spazzaneve, cingoli. KAWASAKI - Diverse le proposte color verde veleno, la sportiva più attuale è denominata KSF 450. Per i più sportivi è disponibile anche la versione KSV 700 A dotata del potente motore V2 quattro tempi da 700 cc, e cambio automatico. Kawasaki propone diversi modelli, quello d’entrata è il KVF 360; altri modelli sono disponibili con cilindrate da 650 e 700 cc, e tutti i modelli hanno quattro ruote motrici.

«Una soluzione ideale per il lavoro in montagna»

KYMCO – La proposta del costruttore taiwanese è ampia. La serie sportiva Maxxer si presenta con propulsori da 50, 300, 450 cc, mentre i modelli della serie MXU, con motori da 50/150/300/500 cc, rappresentano il settore dei veicoli ATV per il lavoro di Kymco.

SUZUKI – In Svizzera è molto ampia la gamma dei modelli dal marchio bianco/blu. Sia per il lavoro off road sia per l’attività sportiva e nel tempo libero. Fra gli sportivi troviamo Quad Sport Z 400 (anche in versione 250 cc) e Quad Racer R 450, disponibili pure per la circolazione stradale. Inoltre, Suzuki propone i robusti lavoratori ATV con propulsore 450 cc e 750 cc. Al top della gamma il King Quad AXi 750 Steering con un monocilindrico da 772 cc, cambio automatico e trazione integrale inseribile.

la serie Grizzly con motori da 125 a 700 cc, il top della gamma ha un motore da 686 cc, servosterzo elettronico, cambio ultramatic. Tre le versioni per lo sport, YFM 450 R e YFM 700 R, mentre i modelli per il tempo libero si avvale delle versioni YFM 700 R/SE, YFM 350R e YFM 250R e dei modelli Grizzly 550 EPS, Grizzly 125 e YFM 90. v

YAMAHA – il costruttore giapponese ha in listino modelli per il lavoro, per lo sport e per il tempo libero. Nel segmento utility propone

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spazio alle auto agili come scooter I costruttori sono alla ricerca di nuovi segmenti per una circolazione a misura delle aree urbane, con un costo d’esercizio molto contenuto. testo Stefano Pescia - stefano@illustrazione.ch

nuovi modelli che anticipano la tendenza per risparmiare costi d’esercizio, spazi di parcheggio e inquinamento urbano e che permettono d’inaugurare un nuovo segmento di mercato sono oramai una realtà. Tra i costruttori che sfidano la marcata crescita della vendita degli scooter e le statistiche che indicano che in Europa l’87% dei tragitti quotidiani sono inferiori ai 60 km, troviamo in prima fila Renault, che propone un’interessante alternativa alle tradizionali quattro ruote con il suo simpatico, di nome e di fatto, Twizy. A bordo ci si accomoda in due persone, una dietro l’altra. Con una lunghezza di 2,32 m, una larghezza di 1,19 m, un’altezza di 1,46 m e un passo di 1,6 m è poco più lunga di uno scooter Piaggio MP3. L’ultima nata di casa Renault si presenta con un pratico parabrezza e lunotto, un solido tetto (panoramico in opzione) e delle porte, senza finestrini, che si aprono ad ali di gabbiano. L’originale e agile Twizy rinforza la presenza dei modelli elettrici della gamma Renault con il suo motore alimentato al 100% da una batteria al litio-ion di 13 kW (18 CV), sotto il sedile anteriore, con una coppia massima di 57 Nm. In termini di accelerazione, nei primi 50 metri, è paragonabile a quella di uno scooter 125 cc. Raggiunge una velocità massima limitata a 80 km/h che le permette di circolare anche in autostrada e dispone di un’autonomia da 55 a 115 km. Grazie al cavo a spirale posto

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nel vano anteriore a sportello, si può ricaricare a una tradizionale presa di un’economia domestica come pure, con degli specifici adattatori, a ogni presa pubblica o privata in un tempo massimo di 3 ore e trenta minuti (carica all’80% in due ore e trenta). Per una migliore la gestione del veicolo sono a disposizione degli indicatori del livello delle batterie e dei chilometri ancora percorribili, del consumo istantaneo e dell’entrata in funzione del sistema di recupero dell’energia. Un esempio che anticipa che saranno proprio questi i veicoli ideali per assumere un ruolo importante per l’affermazione della mobilità elettrica.

La Urban Concept di Audi, per ora ancora un prototipo.

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Renault Twizy è la nuova soluzione per una mobilità alternativa, in vendita da 9’600 a 10’900 franchi.

IL FUTURO “1+1” I maggiori costruttori europei vogliono essere brillanti protagonisti. Nel 2013 anche Audi avrà messo a punto il suo UrbanConcept che per il momento è una show-car, con due posti a sedere, uno di fianco all’altro, dal peso piuma di appena 480 kg. Lunga 3,22 m, larga 1,68 e alta 1,19 m la Urban Concept sintetizza i pregi della tecnologia della casa dei quattro anelli proponendo una carrozzeria realizzata in fibra di carbonio e alluminio. Per confermarsi un esempio anche per quanto concerne l’impatto ambientale, Audi ha scelto l’adozione di due motori elettrici, montati fra le ruote posteriori e collegati ad esse mediante un singolo rapporto di trasmissione. Insieme assicurano una potenza complessiva di 20 CV e 47 Nm di coppia massima. Sono alimentati da batterie a ioni di litio, alloggiate trasversalmente, dietro ai sedili. Una vettura che come la francesina Twizy propone il piacere al volante di serie: da 0-100 km/h in 16.9 secondi, velocità massima limitata a 100 km/h e un’autonomia pari a circa 73 km. Per il momento del prezzo non si parla

ancora, ma interessante è certamente il tempo necessario per la ricarica della batteria: venti minuti con alimentazione trifase a 400 volt e circa un’ora con la presa elettrica domestica. Dal 2013 questo nuovo segmento di mercato dovrebbe ospitare anche Volkswagen e Opel. Il prototipo del costruttore di Wolfsburg è pensato in particolare per i pendolari. Questa volta si tratta di una monoposto a trazione elettrica dal peso di 460 kg, con 65 km di autonomia e 130 km/h di velocità massima, un telaio in alluminio, porte ad ali di gabbiano e ruote indipendenti, velocità massima di 130 km/h e autonomia fino a 65 km con una ricarica. Per accelerare da 0 a 100 km/h impiega meno di 11,0 secondi. La VW Nils si presenterà lunga 3,04 metri, larga 86 centimetri (l’abitacolo 60 cm) e alta 1,2 m e posizionerà il conducente al centro. Il motore posteriore elettrico dispone di una batteria agli ioni di litio di 15 kW con una coppia massima di 130 NM, che per facilitare le veloci accelerazioni può arrivare a 25 kW. Il tempo di ricarica collegandola a comuni prese è previsto per un massimo di due ore. v

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oroscop o PREVISIONI PRIMA METÀ DI MAGGIO 2012

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

Fino al 9.5 avrete ancora Mercurio nel segno, aiutato da Venere, che rende le relazioni con gli altri molto più armoniche del solito, nel senso che sarete più accondiscendenti e /o più disposti ad ascoltare anche i bisogni del prossimo, oltre che del partner. Anche le finanze dovrebbero godere di maggiore stabilità grazie ai pianeti in Toro, che aiutano a meglio programmare la propria economia e, nel caso di nuovi acquisti, a prediligere prodotti più ecologici. Verificate anche le vostre polizze assicurative. Per quanto concerne la salute, è tempo di nuove cure, meglio se alternative. Donne valorizzate la vostra immagine femminile.

Questo è il vostro mese e in questa prima parte potete già godere dei bei frutti seminati l’anno scorso. Finalmente potrete anche veder realizzati dei sogni a cui tenevate tanto: la ristrutturazione di una casa o altri investimenti, un matrimonio e ora anche un figlio, se siete ancora in età fertile, care donne. Non dimenticate che il buon Giove lascerà il vostro segno fra un mese, per cui sappiatevi regolare. Anche le relazioni con gli altri godono di maggiore leggerezza grazie a una Venere ariosa. C’è voglia di divertimento. Favorite pure tutte le arti creative. E per mantenervi in forma, bene gli sport all’aria aperta.

Fino al giorno 9 avrete Mercurio in ottima posizione alla vostra Venere, per cui sono favorite tutte le relazioni sociali. Ottimo il lavoro a contatto con il pubblico e il commercio. Sarete inventivi e persuasivi. E per mantenere saldi gli affetti cercate di prediligere sempre il dialogo aperto, visto che avete Marte in posizione dissonante. Non rimandate al domani quello che va affrontato oggi, ovviamente con la giusta sensibilità e lucidità. Per quanto riguarda la salute, questa prima parte del mese è ideale per adottare nuovi stili di vita, liberarsi di vizi nocivi e alimentarsi in modo sano, favorendo la produzione locale.

Fino al giorno 9.5 sarete ancora un po’ sotto il tiro di Mercurio dissonante che ostacola o produce ritardi e intoppi nei vostri programmi, cosa che va vista in senso positivo, perché può essere salutare. Un bel tris di pianeti nell’elemento Terra rinvigorirà il vostro organismo e vi indurrà ad agire per ottenere il massimo profitto, magari con uno sforzo minimo, cosa abbastanza inusuale per voi. Possibili miglioramenti o cambiamenti nell’ambito lavorativo, meglio se dopo il giorno 10. Cogliete al volo le buone opportunità valutando sempre bene la realtà delle proposte. Salute: depurate l’organismo con tisane specifiche.

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch Questo può essere un inizio stressante per voi con Giove e Sole in posizione dissonante, anche se Mercurio (almeno fino al giorno 9) e Venere possono sollevarvi un po’ da certe fatiche. Forse dovrete imparare a non sentirvi insostituibili, quindi delegate qualche compito ad altre persone. È importante che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, sia in famiglia sia sul lavoro. Così avrete anche del tempo libero da dedicare a voi stessi, all’amore, ai figli, a un qualche hobby, allo sport, al cinema, o a una gita fuori città, alle visite che avete rimandato per i troppi impegni. Anche un po’ di dolce far niente farà bene al vostro cuore.

Grazie al bel tris di pianeti nell’elemento Terra vi sentirete in forma, dinamici e persino molto propositivi, sempre che abbandoniate quegli inconsci complessi di inferiorità che vi portate dietro. E poi non tutto può essere perfetto, per cui accettate anche qualche difetto altrui anziché cercare sempre il pelo nell’uovo. I primi 9 giorni si prestano per le pulizie di primavera, per liberare gli armadi del superfluo e dedicare del tempo per la cura del proprio corpo. Favorite sono tutte quelle terapie volte al benessere globale. Dal giorno 10 potete poi concedervi una bella gita in compagnia o un viaggio speciale a cui tenete molto.

A parte Plutone e Urano che continuano ad ostacolare voi della 1. decade, arrecando fastidi e imprevisti indipendenti dalla vostra volontà, a supporto ci sono però Venere e Saturno, che alleggeriscono il peso. Affidatevi a persone che vi sono veramente amiche e che sono pronte a sostenervi in qualunque momento. Sole e Giove in 8. campo mettono l’accento sul denaro, sugli investimenti, sul fisco, ma possono anche indicare entrate importanti. Date un’occhiata alle vostre polizze assicurative. Possibili trattative legali relative a beni familiari. Salute: curate denti e alimentazione e muovetevi di più.

Questo inizio appare piuttosto faticoso per voi con Sole e Giove in opposizione, forse dovuto ai troppi impegni o a qualche preoccupazione economica o familiare. Consultatevi con qualche esperto, ma soprattutto fidatevi del vostro fiuto che spesso sa cosa è giusto e cosa no. Sarete voi uomini a vivere lo stress maggiore, specialmente se siete indipendenti o avete un socio con cui chiarire una situazione. Lo stesso vale per la vita di coppia. Avete forse bisogno di una pausa di riflessione? I single valutino bene i nuovi incontri. Più che d’amore si può parlare di flirt… beh un po’ di leggerezza non fa male. Salute: riposate di più.

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I nostri ricordi sono legati inevitabilmente a odori o im immagini che ci riportano al passato. Molto spesso però ci dimentichiamo che un odore può darci sensazioni positive o negative. I popoli già nell'antichità usavano varie essenze per affer affer-mare e divinare diversi momenti della vita e della morte. Ricordiamo per esempio l'essenza di ambra o le spezie usate per conservare, i corpi imbalsamati dell'antico Egitto. Gli incensi usati dai Cinesi per commemorare o ringraziare le divinità, o ancora per fare esempi più vicini a noi l'incenso usato dai sacerdoti durante la messa per sottolineare i momenti più importanti, e via di questo passo. Gli esempi da elencare sarebbero tantissimi. Per tornare all'importanza dei profumi basta parlare anche solo dell'uso che pressoché tutti ne facciamo quotidianamente. Ogni essenza può o meno piacere, e quindi scegliamo il profumo che più sentiamo adatto a noi. Sentirci bene usando un profumo dolce piuttosto che amaro o speziato o frut frut-tato ecc vuole evidenziare nei confronti degli altri la nostra personalità. Allo stesso modo utilizziamo il trucco per dare di noi l'immagine che più ci rappresenta. Pensiamo alle popolazioni indiane, le donne in particolare usano il trucco, l'hennè, per simboleggiare vari momenti della vita, il passaggio dall'infanzia all'età adulta, il matrimonio e non per ultimo lo stato sociale. Come potete notare profumi, essenze, trucchi, e anche monili ricorrono in tutte le popolazioni e in tutti i tempi storici. Stranamente a dif dif-ferenza di altre consuetudini che contraddistinguono una popolazione dall'altra quella di usare essenze profumate è comune a quasi tutte. Anche in casa nostra possiamo migliorare l'ambiente e non solo renderlo più gradevole, se utilizziamo le giuste fragranze. Per farci consigliare nel miglior modo su quali siano le profumazioni più indicate per noi e la nostra casa e se sia meglio l’uso di incensi, essenze o addirittura di candele possiamo provare a consultare esperti nel settore; loro saranno in grado di aiutarci a trovare la giusta fragranza per energizzare, rilassare, rendere passionale o più meditativo il nostro ambiente di vita quotidiana. Provate anche voi a rivolgervi con fiducia ad un esperto e vedrete che la vostra vita assumerà una nuova fragranza!

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PREVISIONI PRIMA METÀ DI MAGGIO 2012 Mercurio vi sostiene fino al giorno 9 con il suo slancio creativo e con la voglia di cambiare aria. Urano poi è insofferente alla routine e ai rompiscatole. Anche nella coppia l’atmosfera non è sempre serena. In effetti Venere e Mar Marte non vi sono amici, per cui anziché alimentare il fuoco della discordia, ritiratevi un po’ nel silenzio e riflettete. L’amore non è solo fisico, bisogna metterci anche l’anima. Se pensate a qualche gita fuori porta per i vari ponti di maggio, scegliete luoghi tranquilli e salutari per rigenerarvi. Farà bene a voi e alla vostra famiglia. Anche lo sport va fatto con moderazione. Bene i vari massaggi.

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Se i pianeti in segni di terra possono rendere faticosa la vostra routine, magari a causa di problemi con dei superiori o per preoccupazioni familiari, d’altro canto Mercurio (i primi nove giorni) in buon aspetto a Venere sostiene le vostre idee creative e la curiosità per argomenti nuovi. Favorite sono le vacanzestudio dove potrete incontrare gente nuova e interessante. Lo stesso se intendete fare dei viaggi brevi per visite a città culturali. Prudenza con le spese, perché Venere dai Gemelli porta a spendere. E l’amore? Non fatevi tentare da storie complicate. Ci rimetterete solo voi. Salute: curate l’alimentazione e fate del movimento. Che fantastico sostegno vi regalano Sole e Giove dal Toro, in ottimo aspetto a Plutone! Date il meglio di voi ora e vedrete riconoricono sciuti i vostri sforzi, magari anche con una promozione! A livello di salute questo indica ottima ripresa o meglio ancora la possibilità di nuove e migliori cure (olistiche?) se avete avuto dei problemi. Da un altro punto di vista indica nuovi orientamenti religiosi o la riscoperta della propria spiritualità e il desiderio di un viaggio speciale. Anche in amore significa dare un valore aggiunto alla coppia, dove emozioni, sentimenti e sensualità nutrono corpo e anima.

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