Illustrazione Ticinese n. 4 - 2013

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illustrazione www.illustrazione.ch

N.4

- 1 MAGGIO 2013

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

A TAVOLA

Il timballo della nonna

MOTORI

SALUTE

Quando manca l’aria

Nella fabbrica dei sogni


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6 Fuorionda Il giallo del capitalismo

8 Sai che

Domande curiose e risposte sfiziose

10 In dialètt

A Milan dumà i Rossi i tégnan dür

12 Appunti

Spunti, idee e consigli in vetrina

14 Ritratto

Le interviste possibili > ILLUSTRAZIONE TICINESE 04-13

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20 Salute

Asma, quando manca l’aria

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24 Lavoretti

Il braccialetto intrecciato

26 Archivio Infine venne la Pace

28 Web

Le app per stare in forma

30 Sport

Uno sport anche per i giovani

34 Escursioni

Ricordo di un’escursione > ILLUSTRAZIONE TICINESE 04-13

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36 Animali Mali di stagione

38 In classe

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I desideri dei bambini

40 A tavola

Il timballo di Nonna Antonia

motori

nella fabbrica

dei sogni Il maggiore costruttore coreano riceve un passaporto europeo per diventare un punto di riferimento tra i più importanti marchi di automobili nel mondo. testo Stefano Pescia - stefano@illustrazione.ch foto Thomas Beck

Il nostro redattore Stefano Pescia al lavoro nella catena di montaggio.

fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.246 copie (REMP 2012) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Lugano Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 Fax 062 929 27 82 Natel 079 415 87 88 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Paolo Guglielmoni Foto: Ti-Press/C. Reguzzi

46 In viaggio

Tsumkwe e il nulla (nona parte)

52 Motori

Nella fabbrica dei sogni

Certificato Certificato PEFC PEFC

56 Cruciverba

Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate

Si alza il sipario

53 Oroscopo 52

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 04-13

ILLUSTRAZIONE TICINESE 04-13

Le previsioni di Cloris per metà maggio 2013

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il giallo del capitalismo La Cina è un gigante che dorme. Quando si sveglierà farà tremare il mondo (Napoleone). testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

K

enneth Andrews, famoso economista di Harvard, ancora negli anni ’50 fece la seguente analisi, semplice e lucida: “Gran parte delle malattie del nostro sistema economico sono il risultato della ‘psicologia di Detroit’: licenziare gente quando gli affari vanno male; assumere a livelli folli appena c’è ripresa e poi licenziare di nuovo quando il volume d’affari torna a calare; anziché assestarsi su una media di personale che limiterebbe la crescita a dimensioni sopportabili”. All’epoca non c’era ancora il grave problema della moderna delocalizzazione produttiva, per cui adesso gli industriali licenziano a casa nostra, trasferiscono la produzione in oriente, dove trovano manodopera a bassissimo costo, poi smerciano il prodotto finito in occidente, a prezzi occidentali. Sennonché i cinesi, che si sono dischiusi al capitalismo in ritardo e vogliono recuperare, ci stanno copiando tutti i brevetti, clonando tutti i prodotti, per poi svenderli sui nostri stessi mer mercati a metà prezzo. Gli industriali occidentali parlano di brutte copie; ma è un’altra legge del mercato: a questo mondo non c’è prodotto che qualcun altro non possa fabbricare un po’ peggio vendendolo a un po’ meno, e chi è costretto a scegliere i propri acquisti solo in base al prezzo diventa inevitabilmente vittima di questo qualcuno. A onor del vero i cinesi - dopo una prima

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fase di pura e semplice imitazione - stanno addirittura cominciando già a migliorare i prodotti occidentali, sviluppandone delle loro proprie versioni industriali. Basti pensare ai progressi che hanno compiuto, ad esempio, nel campo dei telefonini. Dopotutto anche l’iPhone è fabbricato in Cina... Rendiamoci conto che, se in un progetto di ricerca un paese normale stanzia cento risorse umane, i cinesi - che da soli rappresentano un quinto dell’intera umanità - possono dislocare tranquillamente mille, diecimila, centomila ricercatori! È logico che, prima o poi, i cinesi ci surclassino. In fondo anche il segreto del boom industriale americano è finora dipeso, non indirettamente, dal fatto che gli USA hanno potuto contare su di una popolazione pari a quella dell’intera Europa occidentale. È la legge dei grandi numeri: sulla quantità spunta sempre fuori qualche Einstein che ti dà la marcia in più. Senza considerare che gli americani sono sempre stati molto abili ad attirare anche i migliori cervelli da tutto il resto del mondo, applicando un principio molto semplice ed efficace: “Se non hai delle idee vincenti, comprale da chi le ha” ;-). v

«Sulla quantità

c’è sempre qualche Einstein»

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s ai che

leggiamo

SAI

perché si dice

NINNA NANNA?

1.

ZeroZeroZero, di Roberto Saviano

2. La rivoluzione della luna, di Andrea Camilleri

È interessante l’osservazione di Zanichelli inerente a questa voce infantile, della quale testimonia la Crusca già nel 1612 attribuendola alle balie. Nella lingua italiana, nelle forme raddoppiate, la lettera “i” assume definizione di ciò che è vicino, la lettera “a” di ciò che è lontano: “li/ là” (dove “là” assume connotazione di più lontano), “tic/tac”, “zig/zag”. Ne nasce una sorta di forma polare che parte dalla visuale del soggetto parlante. “Ninna nanna” quindi riprodurrebbe il dondolio della culla che da vicina si allontana per poi riavvicinarsi.

Balia con bimbo in un ritratto d’epoca.

3. Il cacciatore di teste, di Jo Nesbø

ascoltiamo

SAI

da cosa deriva

TURCHESE?

1.

Prontoacorrere, di Marco Mengoni

2. Amo. Capitolo 1, di Renato Zero 3. The next day, di David Bowie

La pietra preziosa di un bel colore azzurro deve il nome turchese, propriamente “pietra turca”, propro prio alla sua regione di provenienza. Furono infatinfat ti i cavalieri crociati a scoprirla in terra turca e a farla conoscere al mondo occidentale. Un temtem po questa pietra, molto rara, veniva incastonata in gioielli molto preziosi. Oggi ne esistono ver versioni industriali che la rendono accessibile a tutti. Il nome della pietra è poi stato utilizzato per estensione anche per definire la caratteristica tonalità azzurro pallido della pietra.

guardiamo SAI

perché

LE API PUNGONO?

1.

I Croods, di Kirk De Micco, Chris Sanders

2. G.I. Joe – La vendetta, di Jon M. Chu

3. Gli amanti passeggeri, di Pedro Almodovar

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Le api sono insetti pacifici e pungono solo in caso di estrema necessità, e lo possono fare solo le api operaie. In genere se ci si avvicina a meno di due metri e con movimenti bruschi all’alveare o quando si mette a repentaglio la loro vita, ad esempio calpestandole in un prato. La loro puntura infatti le uccide, poiché il pungiglione è munito di una sacca velenifera che è a sua volta attaccata a parte dell’intestino dell’insetto. Dopo la puntura il pungiglione rimane conficcato e l’ape muore. È importante levare immediatamente il pungiglione poiché continua ad emettere veleno anche per un paio d’ore.


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i n d i al èt t

a milan dumà i rossi

i tégnan dür Nela clasifica di cugnóm i “Hu” e i “Chen” cinés i lassan indré anca i Brambilla. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

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Milàn l’è finida da un pèzz la storia di Ferrari, Bianchi, Brambilla e compagnia cantante. Nela clasifica di cugnóm i cinés iè denta come sciuri in di prim dés, i “top ten”. Cunt i “Hu” (3694) al segúnd pòst, dopo i Rossi (ga n’è 4379), i “Chen” iè otàv, cunt 1625 e i stà davanti ai Brambilla (1536), che par una brisa i màndan i “Zhou” in decima posizion (1439). Dunca ul “sciur Brambilla”, che sübit dopo la guèra l’eva come minzonà ul Bernascón par Lügan, al risc-cia da cüntà adèss come ul dü a briscola. E pensà che la canzón dal Svampa e dal Patruno “La famiglia Brambilla in vacanza” l’eva, a quii temp là, una specie da “inno alla milanesità”, cunt un misc-ciözz da italiàn e da dialètt: “Incöö l’è il dì dela festa/e andemm tücc in campagna a mangià (...) come è prudente l’autista, ogni tanto si ferma a pensar/un paracarro c’è in vista, porca loca ma devi fermà!”. Una trentena da ann fà, a Milàn, gnanca un cugnóm furèst al gh’éva denta fra la quaranténa de quii che stavan danànz a tücc, in bèla mostra milanésa. Adèss ta trövat quàtar cinés in di prim dés: e se tégnum cünt di prim cént a vemm adiritüra a 12. Cunt i Wu, Lin, Zhang, Liu, Zhao, Li, Zu e Zheng. Ul Fümagall, vüna di parentell stòric da Milàn, a l’è apéna lì danànz (trentésim) al prim cugnóm àrab (Mohamed, trentaquattrésim). Dopo l’è anca véra che i cinés ai trövum a Milàn da quasi un sécol, nal quartiér da via Sarpi, poc

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distànt dala stazión Garibaldi. Gh’è mai stài di grand problemi cunt la comünità “gialda”, ma in di ültim ann è saltàt föra un quài rebelott, par esempi ul 12 april dal 2007, quand che i “ghisa” (i poliziott da Milàn) ià cominciàt a dà via mült (ammende, pene pecuniarie) ai cinés che metévan giò banchett in via Sarpi, senza gnanca vég ul permèss, l’autorizzazion dal münicipi. Sa regòrdan tücc da quela che l’eva mia tant una barzeléta; da quel cinés che al sa faséva sentì, cunt ula sò mercanzia: “Tle clavatte, cinque lile!”, in un italiàn “cinesizzat”, ma che sa capiva benissim. L’eva ammò prima da l’ultima guèra. E come i’an reagit i milanés, quii di cugnóm radicàt (tacàt giò) sül teritori? Quaidün l’ha dii che oramai l’è ul “segno dei tempi”. E che bisögna regordass da quant che è rivàt scià i meridionài, in di ann 50 e 60. E tücc i milanés i cantavan: “Oh mia bela Madunina/che ta brillet de luntàn/ tüta d’ora e piscinina/ti te dominet Milàn/sota ti se viv la vita/se stà mai coi man in man/(...)cànten tücc lontan da Napoli se moeur/ma po’ i vegnan chi a Milan”. E sa sperava anca “che vegna minga la mania da métas a cantà Malano mia”. E ul riferiment “Malano” l’è ciarissim, par la tradüzion in napoletàn. Come sa disarà “Pechino” e “Shanghai” in milanés? Anca da nüm sa dis “L’è nài a Pechino” par dì che un afàri l’è stracch, finit maa, nài a tupìcch. Ma forse, cunt ula storia dala “malanesità”, al g’ha nagot a che vedé. Sperém ben, par i milanés medésim! v


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LO SMALTO SABBIOSO

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lietta Una mag gonfiabile?

IL LIBRO DIDATTICO Posso guardare nel tuo pannolino? Guido Van Genechten, Clavis

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Topotto è il curioso protagonista di questo libro per bimbi, pensato apposta per insegnare loro a usare il vasino. Gli animaletti che Topotto incontra non usano ancora il vasino e il piccolo lettore può curiosare aprendo i loro pannolini. Solo Topotto ha il pannolino pulito e svelerà ai suoi amici, e al lettore, il perché…

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UNA MUSICA IN TESTA

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Hai in mente un koala?, The Vad Vuc, event8 Dal 17 marzo in formato CD e dal 4 maggio in versione ‘live’ con “l’Eucaliptour 2013” si aggira per le strade della Svizzera italiana e del mondo un… koala sonoro, nato dall’inventiva di una band nostrana, The Vad Vuc, che dal dicembre 2000 fa ballare e pensare a ritmo di “skauntry irish folk”. L’ascolto di questo album ci fa arrampicare come il simpatico animale sull’albero della vita, tra sarcasmo ed ener energia, gioia, lacrime e tenerezze: “Tu ti avvicini e mi abbracci con garbo, poi mi sorridi e mi porti al largo” (Ho visto il mare). Ospiti internazionali hanno preso parte alla realizzazione di questo settimo lavoro impreziosendone un contenuto già ricco.


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le interviste

possibili Lavora per Rete Tre, la “fabbrica della risata” che quotidianamente rallegra migliaia di radioascoltatori. Abbiamo incontrato Paolo Guglielmoni negli Studi Radio, alla Resega, in formato audio e anche in forma di dvd. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Ti-Press/Carlo Reguzzi

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el mezzo dei campionati mondiali di disco su ghiaccio, alla Resega incontriamo un uomo che ha deciso di osare un nuovo percorso esistenziale. Già animatore e produttore RSI, Paolo Guglielmoni ha infatti scelto di diventare un giocatore di hockey professionista: “Da bambino, grazie all’hockey ho vissuto grandi emozioni, ma solo adesso ho capito che è sbagliato guardare la vita e che è meglio interpretarla di persona, a 42 anni ho quindi deciso di entrare in Serie A”. Considerando l’età, l’HC Lugano potrebbe essere una scelta ideale. A parte ciò, quando hai capito che l’hockey sarebbe diventato la tua nuova strada? “Da bambino, quando andavo in vacanza in Leventina, facevano ghiacciare un terreno e lì giocavo a hockey. A quel tempo avevo anche seguito delle piccole lezioni di pattinaggio alla Resega che mi permettevano almeno di spingere sulla gamba destra (risata fragorosa di Paolo Guglielmoni, la prima di una lunga serie, ndr), e di frenare. Dagli anni 2000, con un gruppo di

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amici abbiamo costituito una squadra che gioca col bastone la domenica mattina alla Reseghina, siamo una squadra intergenerazionale, perché comprende anche figli di giocatori. Le regole base sono che non puoi alzare il disco e che non si possono fare i check perché nessuno ha l’equipaggiamento completo. Di domenica in domenica la passione per questo gioco mi ha travolto e ora mi sento finalmente pronto per il grande salto”. Quali sono i tuoi punti forti e quali quelli… meno? “Il mio ruolo naturale è “giocatore tecnico”. Ho delle buone mani per la domenica mattina e sono forte nell’aggancio del disco, soprattutto quando ho il nastro adesivo sulla paletta del bastone. Mi riconosco una certa capacità nelle serpentine. Un’altra qualità è che cerco sempre di fare quello che vedo in televisione, per cui quando ci riesco sono splendido. Posso invece sicuramente migliorare il pattinaggio, perché non riesco ancora a girarmi come vorrei e a muover muovermi all’indietro”.


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r itra tto Come tutti i… giovani, sogni un futuro nella National Hockey League. Pensi di avere il talento per arrivarci? “Mah, mi piacerebbe almeno fare un cambio”. Abbiamo incontrato Paolo Guglielmoni presso la Radio svizzera di lingua italiana, negli uffici e nello studio di registrazione di Rete Tre a Lugano-Besso, dove insieme ci siamo divertiti a immaginare “un’intervista impossibile”, sulla scia dei suoi esordi radiofonici. “Ho iniziato a collaborare con la radio nel 1986 e con Rete Tre nel 1988, quando mi aggiravo sul territorio della Svizzera italiana realizzando interviste impossibili, con domande del tipo: “Signora, cosa ne pensa degli abissi?”. Ero considerato una specie di strambo elettrone, ma tutti avevano grande benevolenza nei miei confronti, come è nello spirito di Rete Tre, un giovane non è mai visto come una minaccia, ma gli viene data l’opportunità di mettersi alla prova”.

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Nel dicembre 2012 hai fatto ritorno… a scuola. In collaborazione col DECS, Rete Tre ha realizzato un progetto volto a sensibilizzare i ragazzi di scuola media della Svizzera italiana, le loro famiglie e i potenziali utenti della RSI. “Col successo di “Frontaliers”, Rete Tre ha, agli occhi del “Paese reale”, acquisito sul campo una competenza: trasmettere, attraverso l’umorismo, messaggi di interesse pubblico. Siamo così stati contattati dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport con l’idea di sviluppare in forma visiva i nostri personaggi comici di “Tutti a scuola” - già presenti in un cd che riprendeva i migliori sketch radiofonici - tematizzando ar argomenti ritenuti importanti per ragazzi di scuola media, come l’autostima, il rispetto, l’impegno, le dipendenze, il bullismo e la multiculturalità. Il risultato del lavoro - un dvd distribuito a 13’500 allievi e a 2000 docenti della Svizzera italiana - è entusiasmante. Indicatori del DECS ci dicono che non solo il dvd è stato visto e ha fatto ridere,

Duri allenamenti sul ghiaccio in vista del debutto in Serie A.


L’ha dii a la radio ul Paolo Guglielmon.

ma anche che i messaggi sono passati. È piaciuto anche il fatto che non vi sia stata una trasmissione del messaggio ex cathedra, del tipo “mo ta spieghi mì”, e che vi sia stato un lavoro di squadra che ha coinvolto, anche a livello di realizzazione, il comitato dei direttori della scuola media, l’assemblea dei direttori e gli allievi stessi”. Come si è sviluppata questa vostra capacità di far ridere? “In effetti lo sguardo con cui in “Tutti a scuola” giudico l’allieva Sharon che appiccica la cicca sotto il banco è ‘roba’ da manuale della recitazione, che credo mi debba valere un cameo in “Affari di famiglia” (risata fragorosa, ndr). Scherzi a parte, nel tempo Rete Tre ha sviluppato delle competenze e, all’interno di una… scemenza controllata, è diventata una fabbrica della risata. Ci siamo arrivati per tappe, agli esordi eravamo più autoreferenziali, pensavamo che quello che faceva sganasciare i nostri amici al bar fosse anche quello che faceva ridere il pubblico, poi abbiamo capito che comunicare con un pubblico è molto diverso dal fare il “ganassa” coi tuoi famigliari e

amici. Esperimenti anche un po’ estemporanei ma che hanno avuto un grande successo, penso a Duilio Gianinella o alla Signora Mario, due personaggi che hanno ‘spaccato’, come diciamo noi giovanissimi, ci hanno rinforzato. Mano a mano che miglioravamo abbiamo centrato altri bersagli comici e coi Frontaliers, nel 2007, per la prima volta siamo riusciti a creare una sinergia forte anche con il mondo esterno (con le Guardie di confine Regione Ticino). Ci siamo resi conto che con una collaborazione di questo tipo la nostra voce non solo poteva ampliare la sua diffusione ma che vi era pure la possibilità di far passare

SCHEDA

biografica

Nome: Paolo Cognome: Guglielmoni Data di nascita: 24 luglio 1970 Stato civile: sposato Professione: animatore e produttore RSI Passatempo: “cinema, bere buon vino, montagna, hockey”

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r itra tto Il “sore” di mate Paolo Guglielmoni con il bidello Lucio.

Come nasce la tua propensione alla risata? “Da bambino leggevo tantissimi libri e scrivevo molte storie ispirato soprattutto da una letteratura ottocentesca, parlavo un ottimo italiano, anche mosso da mia mamma che cercava sempre di spingermi alla creatività. Con mio papà invece andavo a vedere l’Inter a Milano e questo mi aiutava a compensare tutta la creatività che vedeva in me mia madre (risata, ndr). Al ginnasio ricordo che mi hanno picchiato perché credevo di darmi un’importanza mostrandomi forbito. Lì ho capito il mondo degli opposti e che dovevo ridimensionarmi e trovare un mio percorso. Anche il cinema ha accompagnato la mia crescita, senza preclusioni sui generi o su “alto e basso”. Rispondo facilmente ad una comicità anche grossolana e demenziale, Renato Pozzetto ad esempio è un idolo, Lino Banfi in certi film mi fa sganasciare, “Fracchia la Belva umana” per me è un film

©RSI

anche determinati contenuti (e fare della beneficenza, ndr.)”.

Bravo, il mio bambino è diventato un adolescente ribelle. Sono tante le svolte della vita. La nostra previdenza si adegua. Partecipate subito al quiz della svolta e potrete vincere 500 franchi.

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Dagli esordi in radio a oggi, sei maturato? “Diciamo che la mia soddisfazione consiste nel fatto di conoscermi molto di più rispetto a quando avevo 18 anni; non capisco tutto quello che faccio, ma almeno ho l’impressione di dare una direzione personale alla mia vita. Ho sempre avuto un grosso problema con l’autorità, e se è vero che in questo senso non sono cambiato molto, nello stesso tempo ho imparato a fare qualche compromesso in più, ad essere meno imitativo e lineare e ad usare la mia testa, mi vedo molto più libero di scegliere. Essere autentici, cercare di esserlo, ti dà molta più felicità che indossare una maschera. Mi hanno detto di dirlo per sembrare intelligente”.

Nello sport è consuetudine cambiare l’allenatore. Sei contento di te stesso o pensi di cambiare il tuo allenatore… interiore? “Ho ancora tanti punti di insoddisfazione e c’è ancora molto da lavorare (risata, ndr). Il mio allenatore interiore ha una sua coerenza per cui non lo cambio. Sono una persona che ha molti momenti di coraggio e voglia di buttarsi, riesco ad essere sorprendente anche per me stesso in molte cose, in altre invece sono troppo abitudinario e fermo. Vorrei essere più in movimento di quanto non sia, sfruttare meglio il tempo a mia disposizione per progredire”. v

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cult. Nella comicità ritengo sia importante non aver paura di dire che si copia dagli altri, l’importante è farlo con una tua identità. Se innesti una copia nella realtà in cui vivi, questo rende il tuo lavoro… originale (Bussenghi & Bernasconi, per esempio, ndr)”.

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salute

asma

quando manca l’aria D’un tratto il respiro diventa faticoso e manca l’aria: è una crisi d’asma. Una patologia sempre più frequente, soprattutto tra i più piccini. In Svizzera, infatti, ben 1 bambino su 10 e 1 adulto su 16 sono affetti da asma. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

S

econdo i dati epidemiologici, oggigior oggigiorno l’asma bronchiale risulta essere una delle malattie più diffuse al mondo e una delle cause più frequenti di assenza dal lavoro o da scuola, con un incremento del 20% negli ultimi vent’anni. L’inquinamento dell’aria che respiriamo gioca probabilmente un ruolo nell’aumento dei casi di asma. Ma quali sono le cause di questa patologia? Come intervenire in caso di asma? Per saperne di più abbiamo interpellato il Prof. Marco Pons, Primario di medicina presso l’Ospedale Regionale di Lugano. “L’asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica dei bronchi. Una sorta d’incendio che deve essere spento con medicamenti specifici, in particolar modo con derivati del cortisone assunti per via inalatoria, oltre a broncodilatatori”. Quali sono i sintomi di questa patologia? “L’asma è generalmente caratterizzata da episodi ricorrenti di dispnea (mancanza di respiro), respiro sibilante, tosse (più frequentemente secca)

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e senso di costrizione toracica. Sono presenti inoltre un’ostruzione bronchiale, solitamente reversibile, e un’iperreattività bronchiale, ossia una repentina chiusura dei bronchi quando arrivano stimoli esterni. I bambini tipicamente tossiscono, l’adulto più facilmente soffre di dispnea, ma non è una regola fissa, la sintomatologia è molto variabile”. Come è diagnosticata l’asma? “Viene innanzitutto effettuata un’anamnesi del paziente in cui lo stesso espone al medico la sua sintomatologia. In seguito si esegue un esame

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«La

manifestazione dell’asma dipende dalla genetica»

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clinico, i polmoni vengono ascoltati per verificare l’eventuale presenza di sibili espiratori o inspiratori. E da ultimo sottoponiamo il paziente alla spirometria, grazie alla quale si misura la funzione polmonare/respiratoria. Se i pazienti fanno fatica a “buttar fuori” l’aria, significa che c’è un’ostruzione bronchiale. Se collaborano correttamente questo test è possibile effettuarlo anche nei bambini a partire dai 5 anni d’età”. Quali sono le cause? “Le cause esatte dell’asma sono ancora perlopiù sconosciute. Ciò di cui siamo certi è che la sua manifestazione dipende dalla genetica. Un paziente è asmatico perché geneticamente predisposto ad avere un’asma e la famigliarità è ovviamente più marcata negli allergici”. Cosa scatena allora una crisi d’asma? “I fattori scatenanti possono essere molteplici: le infezioni virali, gli allergeni come i pollini, la polvere, i peli animali, quelli alimentari come le uova, il latte, le noci, la frutta o il pesce. Poi esi-

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salute Gli allergici possono manifestare anche reazioni asmatiche.

stono sostanze irritanti che, se inalate, possono scatenare l’asma: il fumo, gli inquinanti atmosferici, l’aria fredda, i prodotti chimici. Anche lo sforzo fisico può dare il via a un attacco d’asma, così come una sollecitazione emotiva. E, non da ultimo, alcuni farmaci come i derivati dell’aspirina”. Quali tipi di asma esistono? “Le forme cliniche più importanti sono due. L’asma allergica o estrinseca, che è generalmente tipica dei più giovani (bambini e giovani adulti, sotto i 35 anni), pazienti che normalmente hanno famigliari asmatici o allergici. Possono presentare rinite allergica e forme di eczema nell’infanzia, allergia a pollini, acari, peli di animale, muffe e cibi. La seconda tipologia riguarda invece l’asma non allergica o intrinseca. Lo sviluppo è più tardivo, dopo i 35 anni e generalmente si scatena a seguito di un’infezione delle vie respiratorie come una bronchite o una polmonite. Questi

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pazienti possono talvolta soffrire di polipi nasali e di ipersensibilità all’Aspirina. Ci sono invece persone che sviluppano l’asma solo sotto sforzo, generalmente i giovani atopici (allergici). Molto spesso ci troviamo di fronte a pazienti con un’asma di tipo misto, sia allergica che intrinseca.

«Con l’asma

bisogna imparare a convivere»

Ma attenzione! Allergia non significa asma. Asma non significa necessariamente allergia. L’allergia è però sicuramente un fattore scatenante della crisi di asma!” Qual è il decorso della malattia? “Generalmente un asmatico lo rimane per tutta la vita. La manifestazione clinica è però molto variabile con pazienti quasi asintomatici, dove le


La domanda durante la menopausa: crisi acute sono rarissime e pazienti con disturbi più frequenti. Talvolta i sintomi legati all’asma non si manifestano per anni, poi, sovente in concomitanza con infezioni delle vie respiratorie, ricompaiono. L’asma grave è fortunatamente rara”.

Sudorazione eccessiva?

Come si cura? “Innanzitutto bisogna prevenire le crisi acute eliminando o controllando i fattori scatenanti già menzionati come allergeni, sostanze irritanti, fumo, inquinanti atmosferici. L’attacco acuto deve essere trattato subito con un broncodilatatore da inalare e con del cortisone, sovente somministrato sotto forma di pastiglie. Se il paziente presenta episodi ricorrenti (almeno due volte alla settimana) è necessario impostare una terapia a lungo termine con broncodilatatori combinati ad antinfiammatori (cortisone inalato e antagonisti dei leucotrieni)”. Si può dunque convivere con l’asma? “Un’asma ben controllata consente di vivere nor normalmente. È molto importante la prevenzione, stabilire un trattamento personalizzato e imparare a reagire rapidamente e adeguatamente in caso di crisi acuta”.

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Gli asmatici e lo sport… “Lo sport è sempre da promuovere, soprattutto tra gli asmatici. È un toccasana! Molti campioni olimpici sono asmatici. Se l’asma è ben controllata non esistono controindicazioni alla pratica sportiva. L’importante è imparare a controllare bene questa patologia e saper reagire adeguatamente e tempestivamente in caso di peggioramento. Questo permetterà al paziente di condurre una vita normale”. v

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la pace Il 1945 ha segnato un’epoca. È notte, quell’8 maggio a Berlino, quando il feldmaresciallo Keitel – capo dell’Oberkommando della Wehrmacht, poi condannato a morte per crimini di guerra e contro l’umanità durante il processo di Norimberga – firma la resa incondizionata della Germania: la Seconda Guerra Mondiale è terminata. Anche in Svizzera si celebra l’evento. Aldo Patocchi, nel suo emozionante articolo, esalta la Pace. Leggiamone un estratto. a cura Luca Bortone - luca@illustrazione.ch

Celebrare la Pace, certo; avantutto anche per questo nodo di commozione che ci stringe la gola e che non ha nome, che non ha specificazione, perché non sai se sia riso o pianto; celebrare nella meditazione più contenuta questa nuova, così densa azzurrità silenziosa di un maggio veramente fecondo di umori primaverili non più rotta da sibili, da rombi ed ululati sinistri, né turbata dal gemito dei moribondi e dai singhiozzi delle vedove e degli orfani, ma celebrare anche e proprio noi Svizzeri, da Svizzeri, il giorno della Vittoria che è pure vittoria nostra. Vittoria dei nostri principii tenuti alti sempre dal nostro popolo unanime; vittoria della concezione democratica tramandataci dai padri e affinata di generazione in generazione; vittoria di popoli chè, impostata giustamente come guerra ideolo-

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gica dalle Nazioni Unite, fu per furore di popolo, del popolo tuo o Parigi, del popolo tuo o Milano, del popolo tuo, più di ogni altro affranto o Praga, ultima delle città martiri, che il nemico, cancellando l’obbrobrio d’un’occupazione fra le più dure e ignominiose, fu scacciato, rifacendo lento e pesto e brutto, carico di vergogna e piegato – speriamolo – per sempre, il cammino percorso al suono del « Deutschland über alles »! Non diversi o popoli d’Uri, di Svitto e d’Unterwalden i vostri moti insurrezionali e le vostre gesta; non diverse le ribellioni d’ogni epoca e d’ogni paese, né diverso il ritorno della luce fra le tenebre per ogni nuova vittoria di popoli nella travagliata evoluzione delle civiltà verso gli alti ideali di fratellanza e di concordia che sono alla base della nostra antica confederazione elvetica. (…) v


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leper app stare in forma La salute e il benessere rappresentano temi centrali e fondamentali per la nostra vita. Tant’è vero che il filosofo Arthur Schopenhauer, nel 1851 arrivò a dire che ”la salute supera tutti gli altri beni esterni, a tal punto, che davvero un mendicante sano è più felice di un re ammalato”. testo Elio Del Biaggio - elio@illustrazione.ch

A

differenza dei nostri antenati, oggi non abbiamo in genere bisogno di consumare tante energie per procurarci di che mangiare: il cibo è ormai a portata di mano, a pochi passi da casa nostra. Anche il nostro stile di vita e le nostre abitudini sono mutati nel corso del tempo: trasporti motorizzati, facilità negli spostamenti, automazione, progressi tecnologici, tutte innovazioni che nella maggior parte delle persone hanno determinato una riduzione delle occasioni di dispendio energetico. Si riscontra così come oltre la metà della popolazione dei Paesi occidentali non ha un livello di attività fisica e motoria sufficiente a mantenere uno stato di salute e un peso ottimali. Eppure, pensiamo a quanto siano numerosi i benefici legati all’attività fisica, dalla riduzione del rischio di alcune malattie fino al miglioramento della salute mentale. Qualche esempio Camminare e andare in bicicletta regolarmente

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oppure svolgere alcune ore di attività ricreativa la settimana sono associate a una riduzione del rischio di malattie car cardiache. Mantenere il peso forma è questione di apporto energetico e consumo energetico, evita lo svilupparsi di sovrappeso o addirittura di obesità. Inoltre, le persone che fanno eser esercizio fisico con costanza hanno persino maggiori probabilità di mantenere l’eventuale perdita di peso nel lungo periodo. Non da ultimo, il principale vantaggio dell’attività fisica per gli obesi è il probabile effetto sul loro profilo di rischio sanitario. Insomma, star bene e in buona salute è un po’ il desiderio di tutti e tenere costantemente sotto controllo il proprio stato rappresenta in effetti il sogno proibito di tutti quelli che hanno a cuore il proprio benessere e la perfetta forma del pro-

«Il nostro stile

di vita è mutato nel tempo»


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prio organismo. Immaginabile, però, come tutto ciò costi fatica e impegno. Spesso, purtroppo, a causa dei ritmi di vita sempre più frenetici, di impegni sempre più intensi e ricorrenti, o magari anche solo per semplice pigrizia e dimenticanza, gli aspetti legati alla propria salute sono relegati in secondo piano, rispetto a tutte le altre esigenze all’apparenza più importanti e urgenti. Tornerebbe quindi utile e pratico avere a disposizione sistemi e strumenti semplici e comodi da utilizzare, che potrebbero facilitare il rilevamento e il monitoraggio di parametri corporei fondamentali per verificare il corretto funzionamento del nostro organismo e per prevenire disturbi e patologie, al limite anche di grave entità. iPad, iPhone, Android, non sono solo tablet e telefoni multifunzionali, ma rappresentano anche dei validi aiutanti nella vita quotidiana, persino nel campo della salute. Che si utilizzi iPhone o Android, iPad o altro genere di tablet è assolutamente indifferente ed esistono migliaia di applicazioni - più conosciute con il termine “app” - che parlano di salute e benessere, tant’è che risulta spesso difficile riuscire a orientarsi tra tutti questi programmi, scegliendo i migliori e più adatti per la nostra vita di tutti i giorni. Dalla dieta personalizzata all’alimentazione cor corretta, dal controllo del peso alla forma fisica, innumerevoli le applicazioni che potrebbero aiutarci con la nostra salute e il nostro benessere quotidiano ricordandoci però sempre di consultare un medico per essere certi che stiamo davvero facendo la cosa giusta per noi. v

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s p or t

uno sport anche per i giovani Simone Quirici, classe 1996, è un talento del gioco del golf. Nel 2012 si è attestato al decimo rango nell’Ordine di Merito di categoria. Lo abbiamo incontrato sul ‘suo’ campo da gioco di Magliaso per farci raccontare il golfista che è e che - forse sarà. testo Marco Ortelli foto Ti-Press/Gabriele Putzu

“R

ingrazierò sempre mio papà perché non mi ha mai imposto di giocare a golf, ma ha lasciato che fossi io a decidere se mi piacesse o meno stare sul campo”.

le pazienza, richiede abilità tecniche e capacità di concentrazione. Basta sbagliare un colpo e la gara è finita”.

Così Simone Quirici, figlio di Paolo - professionista dal 1988 al 2001 - e fratello maggiore di un anno di Francesco, anch’egli talentuoso giocatore del Golf Club Lugano, col quale ama sfidarsi ogni tanto nel cosiddetto “skin game”: “Puntiamo un franco su nove buche e chi vince si prende il malloppo”, precisa Simone, che prosegue: “Francesco è più piccolo di me fisicamente e questo lo penalizza, lui però è molto più tranquillo. Se avessi la sua testa potrei dire di essere un buon giocatore. A me infatti il golf importa talmente tanto che se sbaglio qualcosa perdo subito le staffe, per lui invece, mi sembra che prevalga il piacere di giocare”.

Capacità che si acquisiscono con un costante lavoro sul campo pratica, seguiti da un maestro professionista che guida il principiante al raggiungimento dell’autorizzazione di percorso, dopo la quale può cominciare la sfida con se stessi e col campo per cercare di migliorare il proprio livello di gioco. “Mio padre è stato il mio maestro, e posso ritenermi fortunato perché quando ho un problema o un dubbio posso sempre chiedere un suo parere, magari cinque minuti a tavola. Nello stesso tempo il rapporto padre-figlio applicato al golf è difficile. Io sono testardo, raramente gli do ragione, anche se so che la maggior parte delle volte è lui ad averla, devo quindi scindere il più possibile il maestro dal padre”.

Eppure il gioco del golf consiste nell’infilare con un bastone una pallina in una buca nel minor numero di colpi possibile. Semplice no? “Al contrario, all’inizio è molto difficile, ci vuo-

Tra colpi, tentativi di controllare il proprio ‘furore agonistico’, allenamenti e tornei, nel corso del suo sviluppo sportivo, Simone ha abbassato il suo handicap portandolo dal 36 iniziale all’attua-

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s p or t

SCHEDA

biografica

Nome e Cognome: Simone Quirici Data di nascita: 25 aprile 1996 Nazionalità: svizzera Domicilio: Muzzano Club di appartenenza: Golf Club Lugano, Magliaso Categoria: U18 Scuola: seconda liceo diocesano, Breganzona Hobby: “la mia moto” Risultati: 2012: Credit Suisse Junior Tour (CSJT), Limpachtal 3° U16, Sion 2° U16; 2011: 2° ai campionati svizzeri Under 16, CSJT Sierre 1° U16 e 2°U18 / Gams 1° U16 e 3° U18. Per info: www.golflugano.ch

le 0.8. Questo lo ha portato, lo scorso anno, ad essere selezionato in Nazionale e al decimo rango in Svizzera nella categoria U18. È ipotizzabile allora un futuro professionistico? “Fare parte della Nazionale ha comportato molti progressi, la possibilità di disputare gli Europei e

gare alle quali da solo non avrei mai potuto partecipare. Quest’anno non rientravo in due criteri di selezione stabiliti dalla Federazione per cui sono stato escluso. Per il futuro, il mio livello attuale non è abbastanza buono per pensare a una carriera professionistica. Al giorno d’oggi poi, se vuoi avanzare nel golf, la scuola deve quasi es-

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sere messa in secondo piano e io mi sono detto che prima voglio ottenere la maturità scolastica”. Simone frequenta la seconda liceo diocesano di Breganzona, grazie alla quale riesce a coordinare al meglio studio e sport. “Spesso devo mancare i venerdì per andare a provare i campi di gara, ho scelto questa scuola perché mi permette di organizzare le due attività: a inizio anno presento un programma che

INIZIARE IN...

5 colpi

1. Presentarsi ad es. al GCL. 2. Iscriversi per un anno di prova. 3. Per ragazzi da 8-12 anni, partecipare a lezioni di gruppo, lezioni singole con un Pro e fare pratica personale al di fuori delle lezioni. 4. Effettuare l’esame regole, teoria e pratica, disputando piccole gare su 3-6-9 buche. 5. Ottenere un handicap ufficiale di gioco durante dette gare, aggiungendo uscite con persone adulte.

segnala tutte le gare e le settimane in cui sarò assente, in modo da poter ricevere il materiale di studio in anticipo; inoltre, sul mezzogiorno, si svolgono sempre dei recuperi. Cerco quindi di organizzare al massimo il mio tempo”. Guardando la borsa di Simone Quirici contenente 14 bastoni che, come ci spiega, “si distinguono, - a dipendenza della lunghezza e dell’apertura del bastone e dei colpi da effettuare - in ferro, legno, drive e putt”, prima di congedarci gli chiedo quale immagine scaturisca dalla sua mente alla parola “golf”. Ci pensa un attimo, risponde: “A molti viene in mente Tiger Woods, il colosso che tutti conoscono, oppure altri ci pensano un attimo e poi dicono “Ah sì! Mio nonno gioca a golf”; si pensa che sia uno sport per anziani per perché non non lo si conosce. Se si comincia a giocare ci si rende conto che è accessibile a tutti e non è da vecchi, è rilassante - anche se non per me che sono agitato - e la sua bellezza sta nel contatto con la natura”. v

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escur si oni

ricordo di un’escursione Sci-escursionismo: Cabiói (Val Vegornèss) - Rifugio Barone Pizzo Barone. Raccontare un’escursione a distanza nel tempo la trasforma. testo e foto Giosanna Crivelli - giosanna@illustrazione.ch

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on è più l’immediatezza dell’avventura, della fatica, delle sensazioni fisiche. La memoria segue vie proprie, influenzata da nuove esperienze, arricchita da impulsi estranei a quel vissuto. Il racconto può assumere varie forme e l’itinerario può essere ricostruito leggendo la carta topografica, guardando le fotografie in sequenza, lasciando emergere ricordi frammentari. Il racconto topografico, fatto di segni convenzionali da mettere in rapporto alla realtà fisica dei luoghi, è come uno spartito musicale. Il preludio di questa escursione è una lunga introduzione quasi pianeggiante, un andante al passo, un passo lungo e slanciato. Segue uno sbalzo, il riale diventa cascata, una salita a brevi risvolti, il passo si accorcia, per chi è allenato è un allegretto. Tra gli alberi s’intravvede un’altra cascata, un ambiente racchiuso, pacato. Qui il ritmo musicale - non quello del passo, ma quello della visione, quasi fosse un film - potrebbe essere un larghetto. Poi dall’ombra si passa alla luce e si apre il vasto anfiteatro che ha per fulcro l’intaglio della Bocchetta

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di Campala. Corte di Fondo, un attimo di sosta, un larghissimo. Il tempo di osservare forme create da oggetti ricoperti di neve, volumi appena accennati e volumi scultorei cubisti. La salita da Corte della Pianca a Piodoo è per un tratto molto ripida, un versante sudest esposto al sole, che richiede attenzione. Il ritmo di salita è un andante moderato deciso. Poi due angoli acuti, un andan-


Cartografia: Pizzo Campo Tencia 1:25’000 Dislivello: 1. 1093 m 2. 692 m Tempo: 1. 4 ore 2. 3 ore

tino, e si arriva al rifugio. Al mattino seguente, per entrare in sintonia con la giornata, dapprima un largo, che porta fino al lago Barone. Segue un pendio molto ripido, gelato, una marcia moderata, passo per passo, seguita da un lungo arco, un lento maestoso, che porta in vetta. Una vetta pianeggiante, segnata da un pulpito di rocce stratificate dai colori caldi, un vasto spazio panoramico. Un ometto in sasso, un folata di polvere di neve portata dal vento, quell’attimo di spiritualità che resta ancorato nella coscienza. Il prossimo passo per illustrare il racconto è la scelta delle fotografie. Possono essere quelle più immediatamente narrative, che documentano i luoghi, o quelle maggiormente suggestive, che esprimono sensazioni e associazioni di pensieri. Un’immagine mi porta a pensarne un’altra. Un riquadro di neve a onde successive, bianco nel bianco con lievi sfumature, mi fa pensare al dipinto di Malevic “Quadrato bianco su sfondo bianco”, il mondo come assenza di oggetti, “il nulla svelato”, astrazione portata al limite, trascendenza e assoluto. In altra forma è come la

folata di neve in vetta, fugace come un mandala. La seconda immagine è il riquadro della finestra del rifugio, una realtà velata, accennata, suddivisa in riquadri da rettangoli neri. Per Malevic il precursore del quadro bianco è il “Quadrato nero su fondo bianco”, a un passo dalla dissoluzione di forme e colori. Malevic è nella mia mente, come idea e concetto. Per scendere a valle con gli sci ho tuttora bisogno di quella realtà che vedo dalla finestra. v Per saperne di più

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mali di stagione Con l’arrivo della primavera anche i cani fanno più spesso i conti con le allergie.

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inalmente primavera: tempo di scampagnate e corse per campi e boschi! Ma in caso di allergie ai pollini le spensierate passeggiate nella natura possono terminare con occhi lacrimanti, arrossati e gonfi… e non solo per noi umani affetti da raffreddore da fieno! Anche negli animali domestici infatti si possono constatare disturbi allergici e, come nell’uomo, la tendenza è all’aumento. C’è persino chi parla di malattie della civilizzazione dovute al nostro stile di vita moderno e frenetico, alimentazione poco equilibrata compresa, che imponiamo anche ai nostri amici a quattro zampe. Nei cani, in realtà, la rinite allergica è abbastanza rara e molto più spesso si osservano eruzioni cutanee o disturbi digestivi dovuti al contatto o all’ingestione di allergeni. I più frequenti gli acari della polvere e le loro feci, determinate sostanze contenute negli alimenti e le muffe. L’allergia ai pollini è possibile ma, come detto, è molto più rara che nelle persone. Essa si manifesta in modo stagionale e i pollini responsabili sono per lo più quelli del dente di leone, del salice, della betulla e del pioppo. In genere questi disturbi vengono curati dal veterinario con la somministrazione di anti-istaminici o prodotti cortisonici: cure che portano alla sparizione dei sintomi acuti e danno grande

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testo Elena Stern-Balestra - elena@illustrazione.ch

sollievo all’animale. A lungo termine, però, esse non risolvono il problema e, laddove l’allergene è noto, può essere molto utile prevedere un trattamento di desensibilizzazione. Come nelle persone, si tratta dell’inoculazione sottocutanea di piccolissime quantità della sostanza alla quale il paziente è allergico. I risultati possono essere variabili: da un’attenuazione dei sintomi nei casi più complessi ad una totale sparizione del distur disturbo. Anche un approccio omeopatico è pensabile e può, contrariamente a quanto si sente dichiarare spesso, essere combinato ai trattamenti tradizionali della reazione allergica acuta con prodotti a base di cortisone. v



in cl as s e

i desideri

dei bambini Con gli alunni della terza elementare di Solduno, classe della docente Paola Ernst, abbiamo parlato di desideri. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

Perché si hanno dei desideri? Dario: perché arrivano dal cuore. Robin: per divertirsi. Niccolò: per giocare. Felicia, Leon D.: perché qualcosa piace tanto. Leon F.: per provare gioia. Voi cosa desiderate in questo momento? Kevin: una piscina. Robin: un elicottero telecomandato. Gabriel: essere in buona salute. Giosuè: un flauto contrabbasso. Leon F.: vorrei andare a New York. Giada: un gioco per fare i disegni. Leon D.: un letto a castello e un fratello. Felicia: una scatola di Lego. Christian, Tiago, Rodrigo, Tomo: un cane. Noemi: dei pattini da ghiaccio azzurri. Dario: un elicottero telecomandato che plana sull’acqua. Niccolò: una tenda degli indiani. Cristian: una slitta. Samuel: una tartaruga d’acqua dolce da mettere insieme alla mia. Nino: un gioco dei dinosauri dove puoi allevare

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dei tritoni piccolissimi. Greta: un criceto perché l’altro è morto. Fernando: un pianoforte. Noa: non ho nessun desiderio. Fabiana: due criceti in una gabbia. Cosa si prova quando si desidera qualcosa? Rodrigo: ci si sente felici. Niccolò: ti senti bene. Leon F.: ti senti un po’ stressato. Giosuè: mi sento eccitato. Robin: sono felice e salto per la casa. Christian: mi sento bene. Tiago: mi sento triste perché non so se riceverò quello che desidero. Dario: mi sento agitato, non ho pazienza. Nino: mi sento contento. Leon D.: molto agitato ed emozionato. Giada: una bella sensazione. Samuel: non si vede l’ora e si ha poca pazienza. Felicia: vorrei che quella cosa arrivasse subito. E se quello che desiderate non si realizza? Giada, Greta, Fernando: sono triste. Noemi: mi sento scontenta.


Gabriel

Fernando

Giada

Felicia

Dario

Fabiana

Cristia n

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Nino

Leon F.

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Robin

Noa

Tomo

Tiago

Rodrigo

Come fate a guadagnarvi quello che desiderate? Rodrigo: chiedo alla mamma tante volte “per favore”. Kevin: aiuto il papà nei lavori. Fernando, Cristian: faccio il bravo. Nino: io lo chiedo ai nonni o allo zio. Samuel: aiuto la mamma a lavare i piatti. Gabriel: io scrivo le liste dei desideri. Tomo: faccio la caccia al tesoro in casa e prendo i soldi che non sono di nessuno. Giosuè: cerco di non litigare con i miei fratelli. Leon F., Leon D.: porto a casa da scuola delle belle note. Felicia: convinco il papà o la nonna. Christian: aiuto la mia mamma a pulire il tavolo.

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Giosuè

Tomo, Niccolò: sono arrabbiato. Samuel: sono contento ugualmente perché ho già tanto. Fabiana: mi spiace. Felicia: provo a farmelo comprare dalla nonna. Leon D.: mi sento annoiato.

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il timballo di nonna antonia A cena a Giubiasco a casa di Natalina e Sandro Delbiaggio per gustare un piatto tradizionale della provincia di Teramo (Abruzzo). testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

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aglia, cuce, sferruzza, riceve a casa sua tante amiche, fa nordic walking ma, soprattutto, cucina. Cucinare è una passione che l’accompagna da sempre e che per lei è sinonimo di “far star bene e soddisfare” chi siede alla sua tavola. Natalina Delbiaggio, che tutti chiamano Naty, in cucina non si risparmia. Fa di tutto: dal pane alle marmellate, dalla frutta sciroppata alle verdure sott’olio o sottaceto, dai dolci alle insalate, dal pesce alla carne, dalle paste fatte in casa ai risotti, dagli sciroppi ad alcuni piatti tradizionali della Valle Morobbia - la terra di suo marito Sandro - e dell’Abruzzo, la terra della sua infanzia. Ed è proprio abruzzese, della provincia di Teramo, per essere precisi, il timballo che ha deciso di cucinare per noi. “Questo, un tempo, era il piatto delle grandi occasioni. Si preparava per Pasqua, per Natale, per la festa patronale e veniva cotto nel forno a legna. Un piatto ricco e completo che richiedeva e richiede tempo per la sua realizzazione. Io ho scelto di proporvelo perché leggendo Illustrazione Ticinese, ho notato che nessuno ancora l’aveva fatto. E sono orgogliosa perché è la ricetta originale di mia mamma, che in famiglia chiamiamo nonna Antonia”.

cetta l’avevo già presentata a Piattoforte un paio d’anni fa”. Scopro così che ogni tanto le piace essere ospite della trasmissione della RSI e che ama frequentare lo studio televisivo in particolare quando c’è il cuoco Alan Rosa e il mastro pasticciere Giuseppe Piffaretti. Sandro, suo marito, la guarda sornione e sorride. Beato lui: da 41 anni è viziato da una cuoca sopraffina che, ogni mezzogiorno, ha ospite a pranzo anche l’anziano suocero. E poi ci sono i due figli - ormai entrambi fuori casa - che le hanno sempre dato e le danno “così tante soddisfazioni a tavola!”. Mentre ci racconta della sua famiglia con l’entusiasmo che la contraddistingue, mi porge un bellissimo piatto con alcuni stuzzichini fatti da lei: palline di formaggio fresco con nocciole e olive, rotolini di salmone, piccole crepe ripiene, olive ascolane… Se questo è l’inizio..., penso. Sembra che mi legga nel pensiero e allora mi snocciola il menu: salmone marinato all’aneto accompagnato da formentino selvatico raccolto lungo il fiume Ticino; timballo di nonna Antonia; pere al Merlot con gelato alla cannella; caffè con chichingeri ricoperti di cioccolato fondente. Tutto rigorosamente cucinato e preparato in casa, compreso l’ottimo pane nero ai semi.

TUTTO FATTO IN CASA Con il suo bellissimo sorriso e i due occhi vispi, Naty mi racconta che “a dire il vero, questa ri-

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chiediamo? “È nata dopo che mi sono sposata, giovanissima tra l’altro, e finalmente ho avuto una mia cucina. Ero felice di avere per me quel piccolo regno e poter sperimentare. Anche per perché mi è sempre piaciuto mangiare. Ho iniziato a trafficare con pentole e padelle e non ho più smesso. Ho sempre cucinato tanto, per noi e per i numerosi ospiti. Mi piace avere gente a cena e renderla felice. “E non sono gelosa delle mie ricette. Anzi, è bello scambiarsele fra amiche. Ogni tanto c’è qualcuna che mi chiama per chiedermi come si fa l’una o l’altra cosa. È diverten-

te! Cucinare è un bel passatempo che mi prende tante ore alla settimana. E anche mangiare è una gran bella cosa. Sandro la sera si tiene leggero con una minestrina. A me non basta. E così, se passa mio figlio, ne approfitto, ad esempio, per cucinare e mangiare insieme a lui un bel pesce, visto che mio marito non ama molto il pescato”. REVÖLT E DINTORNI Naty ha qualche esitazione quando le chiediamo qual è il piatto che le riesce meglio. È Sandro a suggerire: “Ma i ravioli con la zucca!”. “Ah sì,

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A TAVOLA T … CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto. Per partecipare basta inviare in redazione il tagliando-invito che trovate su questa pagina. Prenderemo contatto con voi direttamente. Grazie e a presto!

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Naty prepara il timballo e impiatta il salmone.

Gentile redattrice, caro fotografo, desideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): Numero componenti: Via: Località: Tel.: Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.


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delle mie ricette»

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«Non sono gelosa

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A PROPOSITO DI GOLOSITÀ E come la mettiamo con la golosità? “Io sono golosa di tutto!”, ci risponde la padrona di casa. “Quando mi prendono le voglie di qualcosa di buono non riesco a trattenermi. Sandro, invece, sa controllarsi. Ma non rinuncia mai al suo des-

sert dopo cena. Verso le nove, solitamente davanti alla televisione, si gusta un dolce che ho preparato”. Quale il suo preferito? Sandro risponde sicuro: “Il budino alla vaniglia con la purea di mele e i biscotti. Mi piacciono i dessert semplici, non troppo elaborati”. Ormai ho l’acquolina in bocca e non vedo l’ora di assaggiare tutto quel ben di Dio preparato da Naty, in primis il timballo, un piatto per me assolutamente nuovo. Riconoscente per l’invito e l’impegno, mi viene spontaneo dirle che non era necessario che cucinasse così tanto. “Le cose o si fanno bene o non si fanno”, mi risponde dolcemente con fare complice. Come darle torto? Anch’io la penso esattamente così. E, in effetti, le cose sono state fatte bene e CAMI RI buone. Anzi, buonissime! v A SC

è vero!”, conferma Natalina e ci racconta che: “Nel corso dell’anno vi sono alcuni appuntamenti mangerecci fissi che sono ormai diventati una tradizione e che richiamano a casa nostra amici vari e parenti. Mi riferisco ai citati ravioli con la zucca o con ricotta e spinaci, ma anche alla polenta e merluzzo, alla cazzöla, e al revölt, un’antica ricetta della Valle Morobbia”. Sandro ci spiega che il revölt è a base di farina di polenta, fagiolini e abbondante burro, ma siccome rimane molto asciutto, si intingono le cucchiate in una scodella di latte. Precisa anche che bisognerebbe cuocerlo sul fuoco, come si faceva una volta, in una padella particolare molto larga e dai bordi bassi. Che belli i ricordi dei tempi andati! L’appuntamento con il revölt si ripete ogni estate nel giardino di casa Delbiaggio, grazie a Naty che ha imparato a cucinarlo e che tiene così viva questa tradizione.

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tsumkwe

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Pare che a Tsumkwe non vi sia più benzina. Il furgone rinuncia quindi a proseguire. Mi ritrovo perso nella savana a Omataku, una piccola comunità di boscimani San nel remoto est della Namibia. Come proseguire? Dove passare la notte? testo e foto Roberto Schneider – roberto.s@illustrazione.ch

DA QUI NON TRANSITA NESSUNO Ho fatto tutto questo lungo viaggio per incontrare e conoscere i boscimani che ancora vivono nelle regioni più remote dell’est della Namibia. Ma ora che mi ritrovo in un villaggio, che nemmeno tale è, abitato da indigeni San, non so invero se essere contento. Eppure pareva essersi messo tutto per il meglio, la compagnia di Kumbee e Katumaa, che mi avevano dato un passaggio, era stata indubbiamente molto piacevole. Dopo nemmeno un’ora di viaggio Katumaa, un poco alticcio, aveva dato inizio a una sorta di festino con canti e musica, mentre il fuoristrada sfrecciava su di una pista infinita e bianca che attraversava una savana deserta. Nel corso di brevi soste avevo già avuto modo di incontrare i primi boscimani, fino a quando, giunti a Omataku, ci eravamo fermati per scaricare del materiale nei pressi di un piccolo centro medico. Lì ci era stato detto che alla pompa di benzina di Tsumkwe, dove intendevo andare, il carburante era finito e di conseguenza l’autista aveva deciso di non proseguire per non rischiare di restare bloccato laggiù. Sì, e io ora

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che faccio? Attorno vi sono solo savana e un paio di povere capanne, nessuno spaccio, né pozzo per l’acqua. Non mi rimane che chiedere ospitalità o cercare un luogo ove piazzare la mia tenda. A sorpresa mi chiamano però dalla strada, dove da poco è giunto un veicolo con un’insegna governativa. Incontro così due funzionari del ministero del lavoro e dei trasporti che molto cordialmente mi dicono che posso proseguire con loro. Se questa non è fortuna sfacciata! Sì, perché nelle rimanenti ore di viaggio fino a Tsumkwe avrò modo di prendere atto di come su quella tratta che attraversa zone inospitali e desertiche non vi

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l’uno dall’altro. Schiocchi di lingua e palato, ma pure quasi gutturali, alcuni più morbidi altri più duri. “/” posto davanti a “Ui” corrisponde ad uno schiocco un poco simile a quello da noi usato per dire di no al quale segue di un sol fiato appunto “ui”. Con /Ui dunque comincerò a conoscere il luogo e farò le prime camminate sulle piste nella savana. Un pomeriggio mi lascerà dicendomi che posso rientrare solo al mio alloggio, perché oramai conosco il tragitto e sono in grado di evitare i pericoli, che invero pare essere uno solo: le mucche un poco selvagge e non di rado aggressive che gironzolano nei dintorni. Non certo leoni o elefanti! Questi problemi li hanno oggi unicamente i boscimani che vivono nei villaggi più lontani. I San che vivono a Tsunkwe sono oramai sedentari e soprattutto confrontati con la realtà di una civiltà tanto diversa dalla loro. Mi paiono spesso un poco persi, privi di stimoli e inesorabilmente attratti più dall’alcol che da un futuro nel quale poco confidano. Sono però genti molto amichevoli e pacifiche, quasi schive e timide.


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A pagina 46: una bimba di etnia San.

1244 Verso i villaggi più remoti.

VENTIMILA ANNI E ORA? Eppure la loro storia racconta di una grande cultura, tra le più antiche d’Africa. Un’etnia che da oltre 20’000 anni è sopravvissuta a evoluzioni, mimi grazioni, persecuzioni e guerre. Il nome “San” è stato loro attribuito dalle tribù Khoikhoi e significa “straniero”, mentre la denominazione “boscimane” deriva dalla lingua afrikaans o inglese e significa “uomo della boscaglia”. L’origine dei San è misteriosa, ma abitano la Namibia da almeno 3’000 anni. Oggi costituiscono al massimo il 2% dell’intera popolazione e vivono isolati, la maggior parte confinati in villaggi in mezzo alla savana o ai margini del deserto dispersi nelle regioni più inospitali della Namibia, ma pure del Botswana e del Sudafrica. Pochi sono ancora nomadi, la maggioranza, da cacciatori e raccoglitori, si è oggi trasformata in allevatori e agricoltori. Ma rimangono genti capaci di vivere in armonia con la natura che incredibilmente riesce a dare loro il poco di cui necessitano per vivere anche nelle zone più inospitali. Sono sempre abilissimi cac-

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i n vi aggi o I boscimani nei pressi del capoluogo sono oramai sedentari.

ciatori e tramandano ancora conoscenze ataviche di padre in figlio. A Tsumkwe non vi è però niente da cacciare, vi è poco o nulla da fare in generale. La vita sembra concentrarsi al crocevia dove vi è la pompa di benzina e un negozio dietro i banconi del quale non c’è però quasi nulla da acquistare. Etnie provenienti da altre regioni della Namibia sembrano oramai avere preso il sopravvento sui boscimani. A nulla pare nemmeno servire l’inconsueta e quasi surreale radio locale che trasmette stoicamente in lingua San, un’iniziativa statale che intende probabilmente rafforzare la consapevolezza culturale delle etnie autoctone. Ma come saranno le genti San nei villaggi persi nella savana che sono ancora poco confrontate con

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l’avvento di una cultura a loro tanto estranea? E soprattutto come riuscire ora a raggiungere quei luoghi? Pare quasi assurdo, ma dopo un lungo e avventuroso viaggio fino al remoto capoluogo di Tsumkwe e dopo avere finalmente incontrato i primi boscimani, ora proprio gli ultimi chilometri si rivelano i più difficili: quelli che mi separano dai loro villaggi. Forse /Ui mi aiuterà, chissà se ci riuscirò. Quando osservo l’orizzonte al calare del sole, vedo solo savana e arbusti e in cuor mio si insinuano i primi dubbi. Continua. v

«I boscimani

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dei sogni Il maggiore costruttore coreano riceve un passaporto europeo per diventare un punto di riferimento tra i pi첫 importanti marchi di automobili nel mondo. testo Stefano Pescia - stefano@illustrazione.ch foto Thomas Beck

Il nostro redattore Stefano Pescia al lavoro nella catena di montaggio.

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n questo viaggio nel mondo dei motori vi accompagniamo a Nosovice nella Repubblica Ceca. È una visita speciale dove non avremo solo l’occasione di visionare un fabbrica modello, ma avremo anche l’opportunità di partecipare alla costruzione di un veicolo. La curiosità è tanta e quando arriviamo nelle vicinanze del nuovo stabilimento, le diver diverse insegne guida ci anticipano che nella nuova “casa” di Hyundai Motor Company, il più grande costruttore di autovetture della Corea del Sud, innovazioni e tecnologia sono un punto di riferimento. Insieme si incontrano in un’immensa e raffinata area, che riflette con discrezione e cer certezza il progresso compiuto dal costruttore coreano. Nello spazioso atrio dell’entrata principale un grande schermo a cristalli liquidi presenta al visitatore un affascinante biglietto da visita. Il nuovo impianto produttivo Hyundai Motor Manufacturing Czech occupa una superficie di 200 ettari. Per realizzarlo è stato necessario un investimento di circa un miliardo di euro, men-

tre la sua capacità produttiva può raggiungere un totale di 300’000 vetture all’anno. Per Nosovice, una città di circa 950’000 abitanti, l’arrivo di Hyundai ha rappresento un indubbio incentivo all’occupazione. Sono infatti circa 10’000 le persone che hanno trovato un lavoro, sia nelle diverse aree dello stabilimento, sia dai diversi fornitori che sono stati integrati all’inter all’interno di una serie di edifici complementari, in quella che si potrebbe chiamare Hyundai City. Lo stabilimento è stato pensato principalmente per soddisfare i numerosi mercati europei. Percor Percorrendo a piedi i vari padiglioni si osserva subito che ordine e pulizia sono un apprezzabile valore aggiunto. La qualità regna, suddivisa tra la forza lavoro artigianale e la precisione di veloci robot per garantire un’efficiente distribuzione nelle stazioni della catena di montaggio e la certezza che le vetture, che vengono minuziosamente controllate prima di ricevere la loro nuova destinazione, possono soddisfare le severe norme alla base di una rigorosa filosofia aziendale. Oltre alla

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parti in lamiera grezza mentre, per il secondo, ci mettiamo in fila alla stazione della catena di montaggio. Aspettiamo l’arrivo della vettura che si fermerà solo per alcuni secondi. Con un trapano dobbiamo fissare tre grandi viti nella parte posteriore della carrozzeria. Ci vuole precisione e ritmo per non rallentare la corsa della catena di montaggio. Il nostro terzo impegno consiste nel controllo della qualità della carrozzeria ancora grezza quando la scocca della vettura raggiunge il punto di fermata. Con una speciale carta smeriglia dobbiamo strofinare sul punto imper imperfetto. In pochi secondi si riesce ad eliminare la piccola imperfezione identificabile in una parte Il nuovo impianto produttivo Hyundai Motor Manufacturing Czech ha una capacità produttiva per 300’000 vetture all’anno.

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ORIZZONTALI: 1. È un maestro in sella 10. Ettaro 11. Li colleziona il dongiovanni 12. Rabbie 14. Marina nel cuore 15. Si forma sul formaggio più che stagionato 17. Preposizione semplice 18. La Santa in Argentina 19. Quel di ferro non cuce 20. Colto senza pari 22. Bastoncini di acqua e farina 24. Una marca del centauro 26. Utilizzare 27. La fine di Aramis 28. Bestie 31. L’autore de “La bottega del caffè” 32. Croce Rossa 33. Così firma l’anonimo 34. Vasta 36. Vocali in collera 38. Grosso camion 40. Che mi appartengono 41. L’autore de “Il berretto a Sonagli” 44. La capitale con l’Acropoli 45. Assicurazione Invalidità 46. Fiume francese. VERTICALI: 1. Un’opera di Petrolini 2. Attraversa Berna 3. Avanti Cristo 4. Un’opera di Ostrovskij 5. Nanni, regista e attore 6. Articolo romanesco 7. Garage 8. Pietre preziose 9. Ellittici 13. Noto collegio inglese 16. Sottile 18. Portano tutti al mare! 21. È vicino ad Ascona 23. L’autore dell’opera “Di mamma ce n’è una sola” 25. Cubi numerati 29. Lo stato con Benares 30. Matita in francese (Y=I) 32. Firmamenti 35. La inventò Volta 37. Insetto laborioso 38. Tante erano le Grazie 39. Una sigla del biologo 42. Dentro 43. Il giorno... più corto.

La soluzione del numero precedente era: Brancati.


oroscop o PREVISIONI PER LA PRIMA METÀ DI MAGGIO 2013

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

Dopo un mese rivoluzionario durante il quale molta energia si è mossa e ancora tanto altro può accadere, il passaggio dei pianeti in Toro pone ora l’accento sulla vostra economia, sulla casa e sull’attenzione al corpo. Possibili discussioni in famiglia proprio a causa del denaro. Pensate a riciclare invece di fare nuovi acquisti o quanto meno a prediligere i prodotti ecosolidali. Favoriti i settori artigianali e della vendita al dettaglio: cercate insomma di fare la differenza. Per i più intraprendenti fra voi c’è la possibilità di partecipare a un progetto importante. Nel campo affettivo difendete i valori veri. Salute: momento ideale per cambiare stile alimentare.

Nonostante si pensi al mese di maggio come a quello dell’amore, purtroppo con questo stellium planetario nel vostro segno, che si oppone a Saturno e a cui si aggiunge un’eclissi anulare il giorno 10, questa prima parte appare per voi piuttosto critica. Probabilmente vorreste buttare all’aria tutto, vendicarvi di chi vi ha trattato e criticato ingiustamente, dire al capo quello che pensate, mentre invece la saggezza impone diplomazia, per cui respirarespira te bene prima di parlare e agire. Vale anche in amore. Usate questo tempo per studiare nuove strategie, progettare e sistemare tutta la burocrazia e mettete ordine in casa. Salute: attenzione alla gola e dormite di più.

Giorni stimolanti e avventurosi i primi tre di questo mese, poi però dovrete darvi una calmata e fare una pausa di riflessione prima di prendere decisioni importanti. È il momento giusto per fare un bilancio di quanto raggiunto fin qui nell’ultimo anno. Può anche darsi che dobbiate apporre delle correzioni ai vostri progetti o richiedere la collaborazione di altre persone, più organizzate ed esperte di voi. Possibili riunioni familiari per questioni pratiche importanti. L’amore rallegrerà poi i vostri cuori a partire dal giorno 9. Che ne dite di un bel weekend a due in una bella città? Salute: rivedete i vostri stili di vita.

Questa prima parte del mese annuncia grandi sorprese: da un nuovo posto di lavoro fatto su misura per voi a nuove entrate, investimenti importanti, il consolidamento della vostra situazione finanziaria (in particolare se avete l’Ascendente in Toro) fino a un’unione amorosa solida. Molto interessante la luna nuova del giorno 10. Non attaccatevi al paspas sato ma fate posto al nuovo. Possibili cambiamenti in casa. Notizie di nascite o matrimoni in famiglia. Visite da o a parenti lontani, ma anche vecchi amici o vecchi amori che si ritrovano se non siete più giovanissimi. Salute: cambiate modo di alimentarvi riducendo dolci, latticini e carne.

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

Questa prima parte del mese appare molto critica per voi nel caso aveste l’Ascendente in Scorpione o in Toro. Molte cose sembrano andare storte e voi vi sentite più nervosi del solito. C’è molta rabbia in voi, forse anche repressa, per cui basta una minima provocazione per accendere la miccia. Non fatevi tratra scinare in beghe familiari e state alla larga dai pettegolezzi, sia in casa sia sul lavoro. Meglio uscire all’aria aperta, fare una bella corsa nel bosco e respirare a pieni polmoni per ritrovare la calma, come indica Giove in ottima posizione, che raggiungerà anche Venere dal giorno 9 e allora arriverà la soluzione a tutto. Salute: rischiosi i giorni 2-3-8-9 e 10.

Tesi i giorni 2 e 3, ma dalla vostra avete il sostegno di potenti pianeti nell’elemento terra, che vi donano grande energia e determinazione nel raggiungimento dei vostri scopi. Molto positivi i giorni dall’8 all’11.5. La Luna nuova del giorno 10 è magica e invita a rinnovarvi dentro e fuori, a fare piazza pulita di vecchi schemi, che frenano ogni bella opportunità. Sappiate che siete voi gli autori del vostro successo o insuccesso. Cambiamenti impor importanti in casa. In mezzo a questo “cielo” abab bastanza sereno, possono apparire però anche delle nubi, ma voi non fatevi scoraggiare. Salute: bene yoga, meditazione e massaggi bioenergetici.

Questo è un mese importante che inizia con aspetti planetari notevoli che interesseranno prima di tutto le questioni familiari, i beni comunitari, gli investimenti. Possibili riunioni per sistemare delle pratiche. Poi c’è la professione: possibili incarichi importanti in arrivo a cui non si può dire di no. Periodo ideale anche per consolidare un progetto vostro maturato da tempo. Venere e Giove regalano benessere e incontri amorosi intriganti. Le amicizie giocheranno un ruolo importante per nuovi incontri. E una nuova primavera si accende anche per le coppie stabili. Evviva l’amore! Salute: sì a interventi estetici o per i denti.

Questa prima parte del mese è la più insidiosa dell’anno perché vi costringe a fare un bilancio della vostra vita e a purificare i vostri lati ombra che conoscete bene: pessimismo, gelosia, invidia e rancore che emergeranno forse in modo ora più prepotente. Critici saranno i giorni attorno al novilunio del 10.5. Anziché cascare in depressione o scagliarvi contro il destino, il partner, il socio, il capo, i colleghi o i familiari fermatevi un momento a riflettere. Venere che passerà in Gemelli il giorno 9, aiuta a sdrammatizzare e a trovare le giuste soluzioni per tutti. Plutone positivo indica rinascita. È il serpente, vostro simbolo, che cambia pelle!

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o r oscop o PREVISIONI PER LA PRIMA METÀ DI MAGGIO 2013

c SAGITTARIO 23/11 - 21/12

Questa prima parte del mese per certi versi è la più proficua, ma anche la più impegnativa da un profilo professionale, che esige ordine, disciplina e responsabilità da parte vostra. Urano sempre in trigono vi aiuta a portare anche delle innovazioni, purché realistiche. In questo senso la tecnologia è utile. Esso vi induce però anche ad essere sempre alla ricer ricerca di novità e di libertà. Cercate di individuare le vere priorità per non disperdere le energie, soprattutto quando i pianeti si spostano in opposizione. È il caso di Venere dal giorno 9, poi di Mercurio dal 15.5, che vanno ad unirsi a Giove. Attenzione ai falsi adulatori e siate chiari in amore. Molto interessante questa prima metà del mese con uno stellium planetario nell’elemento terra che non può che favorirvi anche nel lavoro, con importanti proposte o cambiacambia menti, purché la vostra eccessiva ambizione non prevarichi altri. Molto interessanti i setset tori dell’educazione, dell’ambiente, dei media, dell’arte e della musica. Bene anche quello alberghiero. Anche voi donne non siete da meno, perché in qualsiasi ambito vi troviate, fungete sempre da capo. Non mancano neppure le novità in famiglia. Importante il plenilunio del giorno 10.5. E l’amore? Vi riserva momenti molto intensi e romantici. Salute: attenzione alla dieta.

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

e AQUARIO 21/1 - 19/2

f PESCI 20/2 - 20/3

Il mese inizia in modo un po’ teso a causa degli influssi planetari dissonanti fra Toro e Scor Scorpione, segni che non vanno d’accordo con il vostro. Non prendete decisioni avventate e non parlate a sproposito. Sul lavoro state alla larga dai pettegolezzi. L’atmosfera sarà particolarmente critica nei giorni attorno e durante l’eclissi del 10.5. Forse un evento imprevisto potrebbe cambiare alcuni piani lavorativi o portare un po’ di scompiglio in famiglia. Un aiuto provvidenziale arriverà dal passaggio di Venere in Gemelli il giorno 9, dove già c’è il buon Giove, poi da Mercurio il 15.5, riportando la quiete, la comprensione e l’amore.

I buoni influssi planetari nell’elemento terra richiamano ordine, pragmatismo e senso di responsabilità, proprio quello che vi viene richiesto sia sul lavoro sia in famiglia. Non fuggite davanti al dovere e siate di sostegno al/ la compagno/a, partecipando ai vari compiti che si presentano. In due tutto diventa più leggero. Intensi e magici i giorni attorno all’eclissi del 10.5. Se siete in coppia scambiatevi coccole e tenerezze che fanno bene al corpo e all’anima. Venere diventerà dispettosa dal giorno 9 e Mercurio dal 15.5. Giove pure lui è ancora dissonante. Evitate spese ed eccesecces si di bevande e alimentazione, così come le bugie.

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DAL PASSATO

IL FUTURO

S

embra una frase contorta e poco chiara, ma se pensiamo che l’uomo sta finalmente riscoprendo valori e consuetudini per lungo tempo considerate obsolete o addirittura parte di un mondo fantasioso e privo di valori scientifici ci si rende conto che riscoprire antichi modi di vivere o meglio antichi modi per vivere meglio ha portato negli ultimi decenni un notevole miglioramento nella qualità della vita, soprattutto quella interiore. Stiamo parlando del Feng Shui e di tutte le sue applicazioni in ambito domestico; seguire le regole dettate da questo antico modo di organizzare la vita porta indiscutibilmente ad un netto miglioramento del nostro tenore di vita. Per coloro che non sono del tutto informati circa l’antichissima arte del Feng Shui, Shui bastano pochi cenni per far capire quanto sia semplice seguirne i dettami e quanti siano i benefici ricevuti. Per esempio è sufficiente evitare di tenere in casa piante od oggetti a cuminati per fare in modo che le energie negative possano entrare nella nostra casa, preferite quindi piante con foglie a forma tondeggiante, positive migliorando anche l’umore e il aiutano il fluire delle energie positive, livello di tensione di tutti gli abitanti della casa. Anche la disposizione dei mobili ha una certa importanza nel Feng Shui infatti disporre i mobili in modo fluido e armonioso porta ad un Shui; livello di vita più pacato e aperto verso il prossimo. Il giardino inoltre può essere organizzato sempre seguendo il criterio della fluidità e dell’armonia sia delle forme che dei colori; già anche i colori nel Feng Shui hanno la loro importanza, anche se principalmente le regole di quest’antichis quest’antichissima arte si basano sulla creazione di ambienti fluidi e tondeggianti pen pensando esclusivamente allo scorrere delle energie, fonti principali per vivere bene con noi e con il prossimo. Quando il nostro livello energetico è basso o inin taccato da fonti negative, il nostro benessere sia fisico che mentale viene intaccato provocando malesseri, nervosismi e malinconia. Per mantenere sempre un buon livello di energie positive nel nostro corpo e nella nostra casa, provate a chiedere consiglio a qualche persona esperta in questo settore troverete con piacere la giusta strada da seguire per rinnovare voi e la vostra casa, senza stravolgere le abitudini, ma semplicemente applicando poche ma efficacissime regole di vita e arredamento.

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