Illustrazione Ticinese n. 5 - 2013

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illustrazione www.illustrazione.ch

N.5

- 15 MAGGIO 2013

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

IN VIAGGIO

I “miei” boscimani ARCHIVIO

Le cure primaverili

IN DIALÈTT

Emozión in vall Verzasca



somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.246 copie (REMP 2012)

12

4 Fuorionda O la borsa o la vita!

r it r a t t o

Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Lugano Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 Fax 062 929 27 82 Natel 079 415 87 88 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Daniela Meroni Foto: Rémy Steinegger

7 Sai che

Domande curiose e risposte sfiziose

9 In dialètt

I Verzasc’a i è boi sgent

10 Archivio Cure primaverili 12

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11 Appunti

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Spunti, idee e consigli in vetrina

12 Ritratto

Senza il passato non c’è futuro

arredare

ho deciso

18 Arredare

esco, e sto a casa

Una nuova filosofia si sta facendo sempre più strada e il nostro stile di vita sta cambiando. Godersi la propria casa, magari condividendola, è la nuova, affascinante tendenza.

Ho deciso: esco, e sto a casa!

testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

L

a difficile situazione economica che ormai da anni stiamo vivendo è per molte famiglie una grossa preoccupazione. Si fa più attenzione a cosa spendere e a come farlo. Uscire a cena o per l’aperitivo è un lusso al quale molti devono rinunciare, o per lo meno ridurre. Questo però non vuol per forza dire che si debba rinunciare anche alla convivialità e allo stare insieme. Basta

APERITIVO

riorganizzarsi, e sfruttare la propria casa, il proprio balcone o il proprio giardino per organizzare aperitivi piacevolissimi. Ottimizzare gli spazi di cui disponiamo, e che paghiamo, sfruttandoli meglio e di più, è sicuramente un modo intelligente di vivere la propria casa. Arredare gli spazi esterni come fossero degli accoglienti salotti è infatti la tendenza degli ultimi anni. Il mercato propone arredi da giardino bellissimi e resistenti

d’estate

Si chiama Campari Milano il nuovo aperitivo fruttato, fresco e sensuale. Perfetto per accompagnarci tutta l’estate! • 5 o 6 foglie di menta (da sfregare brevemente) • 4 cl di Campari • 4 cl di succo di cranberry • 6 cl di Prosecco • Diversi cubetti di ghiaccio

20 Salute

1

Incursione nel Pilates

2

24 A tavola

Mettere gli ingredienti in un grande bicchiere da vino rosso e mescolare

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Semplici strati di bontà

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28 In viaggio

I “miei” boscimani (decima parte)

32 Animali

I fraintesi con il cane

33 Lavoretti

La maglietta da piscina

Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240

34 Oroscopo

www.pefc.it

Questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.

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Le previsioni di Cloris per la seconda metà di maggio 2013

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fuor i ond a

o la borsa

o la vita Niente è illegale se cento uomini d’affari decidono di farlo. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

S

i sa che l’etica mercantile non è altro che un perfezionamento dell’etica piratesca: cerca sempre di depredare gli altri, perché tanto gli altri cercheranno sempre di depredare te. È difficile, ma non impossibile, condurre affari assolutamente onesti. Tuttavia è un fatto che l’onestà è incompatibile con l’accumulo di una grossa fortuna: per diventare davvero ricchi bisogna in qualche modo barare. Ed ecco che entrano in gioco alcuni dei grossi guai della moderna economia: i trabocchetti della finanza. Roba come i “futures” che si basano, come dice la parola stessa, sulla capacità quasi sciamanica degli investitori di prevedere il futuro. Si tratta, in parole povere, di contratti a consegna differita, in cui il business sta nell’acquistare una determinata azione a un prezzo prestabilito per una data futura, tutto questo nella convinzione o nella speranza che, ora di allora, il prezzo dell’azione salga. Una cosa molto vicina al meccanismo aleatorio delle scommesse o del puro e semplice testa o croce! Come se non bastasse ci sono anche le cosiddette “bubbles”, le bolle speculative, che sono dei veri e propri bidoni che portano alla rovina tanti sprovveduti investitori, compresa qualche banca. Storicamente parlando, il termine risale al crack della South Sea Company - subito ribattezzata South Sea Bubble - alla quale nel lontano 1720 era

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stato concesso il monopolio del commercio con l’America latina. Nell’operazione entrarono persino il re e il parlamento inglesi, e le azioni, da 100 sterline, raggiunsero in poco tempo il valore di 1’000 sterline; tranne poi crollare miseramente. Ma nel XVIII secolo furono moltissime le “bubbles” che portarono alla rovina frotte di speculatori: dovunque si trovavano aziende di questo tipo e progetti finanziari, fondati su di un ottimismo che non aveva alcuna ragione essere, se non deliberatamente fraudolento. Sembra straordinario che la gente fosse disposta a investire in operazioni tipo “importazione di grandi quantità di somari dalla Spagna”; ma ieri come oggi l’avidità induce alle scelte più assurde. Infatti, da quello che si legge sui giornali, non c’è da credere che oggi a investire in borsa ci sia gente più accorta di quella che all’epoca investì denaro in una società dichiaratamente costituita “per un’impresa che verrà a tempo debito rivelata”. Inutile dire che il suo promotore sparì prima che questo “tempo debito” arrivasse... Morale: una borsa vuota non può stare dritta, a meno che non si tratti di una borsa valori. v

«L’avidità induce alle scelte più assurde»


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sa i che SAI

perché si dice

leggiamo

SCAPICOLLARSI? Un termine sempre attuale, questo, considerata la “frenesia dei tempi moderni”, forse non a caso di origine romanesca, composto da capo e collo, e ancora coppa, collottola, indica il buttarsi a rompicollo, scendere a precipizio per strade e, per estensione, affannarsi a fare qualcosa. Il nostri invito è a prendere tempo, ad utilizzare il suo contrario, disinteressarsi, per guadagnare il giusto mezzo.

1.

Adorata nemica mia, di Marcela Serrano

2. Zero Zero Zero, di Roberto Saviano 3. Treno di notte per Lisbona, SAI

da cosa deriva

STACANOVISTA? ll termine viene riferito a quanti mostrino uno zelo e una dedizione al lavoro fuori del comune. Deriva dal movimento Stacanovista nato negli anni trenta in Russia e spinto dalla propaganda stalinista. Il movimento prende il nome dal minatore Aleksej Grigoriyevich Stachanov che, il 30 agosto 1935, stabilì il record di estrazione di carbone effettuato da (Al centro Aleksej Stachanov). una sola persona: estrasse 102 tonnellate di antracite in cinque ore e quarantacinque minuti.

SAI

di Pascal Mercier

perché

GLI UCCELLI VOLANO IN FORMAZIONE A “V”? La formazione a “V” prevede che un uccello voli al vertice e tutti gli altri lo seguano sistemandosi in un doppio schieramento, nel quale ciascun individuo vola con una traiettoria parallela a quello che lo precede, ma legger leggermente spostata verso l’esterno. Tale modalità di volo collettivo è dettata da regioni di aerodinamica. Gli uccelli infatti sfruttano i vortici e le spinte d’aria create durante il volo, fatto estremamente importante considerando le migrazioni intercontinentali. Non tutti coloro che fanno parte della formazione godono dei vantaggi che essa reca con sé: la posizione dell’apripista allora non è fissa ma viene alternata in modo da dare il cambio all’uccello nella posizione meno vantaggiosa.

ascoltiamo

1.

Filippo Neviani, di Nek

2. Schiena, di Emma Marrone 3. To be loved, di Michael Bublé

guardiamo

1.

Iron Man 3, di Shane Black

2.

I Croods, di Kirk De Micco, Chris Sanders

3. Scary Movie 5, di Malcolm D. Lee ILLUSTRAZIONE TICINESE 05-13

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in dialètt

i verzasc’a i è

boi sgent “I verzaschesi sono buona gente, i lavura, i è cuntent”. Viàgg in una vall che la dà tanti emozión. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

“I

Verzasca i è boi sgent/i lavura, i è cuntent/pagn e conséc’ a volontà/e un quai scüd ca vegn da là”. L’è vüna di canzón püssée vécc (conséc’ o consegh al vör dì “companatico”) e praticamént, in questi righ müsicàt, a ghè denta tütt quell che sa dév savé süla vall forse püssée “granitica” dal Tesín. Cunt l’emigrazión (“i scüd ca vegn da là”) che l’ha marcàt tücc i paés. Dunca i Verzasca, tacàt ai tradizión, ma anca sensibil ai segnài che riva scià dai noss témp, quii d’incöö. Ma la dìs ul Saverio Foletta, che al coordina i progett regionài da svilüpp. Ul sò destín, quell da la vall, l’è adess in man a chi che viv fra Sonögn e Lavertezz “al piano”. E Cügnasc-c Gèra, par Gerra Verzasca. Nüm tegnum sémpar in bèla vista ul líbar “Le parole di una valle - dialetto, gergo e toponimia della Val Verzasca” scrivüt da l’Ottavio Lurati e dal Isidoro Pinana (Fondazión Arturo e Margherita Lang da Lügan, 1983). La belezza da Vogorno e da Coripp, che al saress un nom da paés derivàt dal latin “quadrumvium”, indúa sa incúntran quàtar strad. Pö dopo Laver Lavertezz, Brion: e sora ammò, cunt Frasc-c (Frasco) a sémm già pòch sota i 900 métar. E i bei monmon tagn che stann lì in gir, fin sü al Baron, che quarant’ann fa al ga dài ul nom a l’asociazión “Amici del Barone”. Alúra giò tant da capell ala SEV (Società escursionistica verzaschese) che l’ha apéna metüt in gir, par ul sò trentesim, ul líbar süla Via Alta, scrivüt dal Romano Venziani, cunt

i foto dal Roberto Buzzini. Títul: “Sotto la linea dell’azzurro”. Sa và da una capanna a l’altra (iè cinc), quéla da Cògnora la vegnarà ingrandida. Una trenténa da soci i s’è dai da fà sübit in dal 1983. Pö i è rivàt scià un bel nümar da volontari. Ammò incöö sa regorda ul prim president, ul Lodovico Maggin, che l’è mort pòc dopo la fondazion dala SEV, al Poncion Ross. “L’è stai un moment dürissim” al dis ul Giorgio Matasci, che l’ha pö ciapàt la presidenza, e püssée avanti anca quela dala FAT, Federazione Alpinistica Ticinese. D’inlúra s’è fai cognoss la Verzasca, i sò paés, la sò gént, i sò laghitt e i sò muntagn un po’ dapartütt. I riva sémpar scià da là da lì, anca dal Nord da l’Europa. E i và via stracüntàd di belezz che i’an vist. “Una strada scolpida in dal ciel” al dis ul Romano Venziani süla “Via Alta”. Che forza anca i líbar da l’Anna Gnesa (“Questa valle” e “Lungo la strada”) e i poesì da l’Elio Scamara (“Il nonno di frassino”). L’emozión la viàgia sü l’acqua da “El lag da Starlarèsc”, indúa “agh’è er lüna/tücc i prefir is cöntràsta/cól ciàr a‘l scür di crèst vüzz/cór melancónìa di colüür chi lova,/ cól Ponciomm, cór Efra, cór Infòra,/cón chel lag lì ch’a parla/et pèss a’t sirenn.” (“Quando a Starlarèsc/c’è la luna/tutti i profili si contrastano/ col chiaroscuro delle creste aguzze,/con la malinconia dei colori che si sfanno,/con il Poncione, con l’Efra, con il Piano,/con quel lago che parla/ di pesci e di sirene”). Gnanca un pitúr al saress bon da picà lì un quadrett inscì bell. v

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archi vi o

cure primaverili Sessant’anni fa, il rapporto con la natura era molto diverso. Più intimo, più rispettoso, quasi Madre Natura fosse un’amica cui rendere visita. Campi, prati e boschi erano considerati come vere e proprie farmacie. Nel 1951, Illustrazione Ticinese dedicava un articolo alle proprietà curative di fiori e piante, fornendo ricette e consigli su come sfruttarle al meglio. Eccone un estrapolato. a cura Luca Bortone - luca@illustrazione.ch

LE CURE CON LE ERBE DELL’ARDENTE ESTATE Nel periodo estivo verso il quale andiamo approssimandoci molte nostre Lettrici sanno accingendosi agli ultimi ritocchi al programma di riposo delle vacanze annuali. Per chi si reca alla riposante campagna, o alla ridente collina o tra la maestosità delle montagne, ricordiamo di non trascurare la raccolta di alcune pianticelle e dei fiori che poi nell’inverno sapranno rendere i più alti vantaggi per le loro proprietà terapeutiche, sia in molti disturbi che si palesano più acutamente nella stagione fredda, sia per la cura di molte altre disfunzioni del nostro organismo. Fiori e pianticelle ne incontrerete lungo le passeggiate nei prati, lungo gli erti sentieri montani, sia nella placida tranquillità e nel silenzio dei boschi. ANICE VERDE Fioritura: luglio/agosto Proprietà: azione sedativa, stimolante delle

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funzioni dello stomaco. Infuso: 2 grammi di fiori di anice in un quarto di litro di acqua. Aggiungere un cucchiaino di cognac e zuccherare a volontà. Si prenda tiepida a tazzine un’ora prima dei pasti. GENZIANA Fioritura: luglio/agosto Proprietà: fortificante e contro l’atonia intestinale, febbrifuga. Si usa la radice. Infuso: un grammo di radice tritata in cento grammi di acqua. Bollire per sei minuti: filtrare ed aggiungere buccia di limone. Zuccherare. Berne una tazzina prima dei pasti. TIGLIO Fioritura: giugno/luglio Proprietà: contro i raffreddori, influenza e tossi. Infuso: 15 grammi di fiori e piccole foglie in un ¼ di litro d’acqua. Zuccherare (non usare miele) e bere la bevanda molto calda. v


a ppunti

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Conoscere la Svizzera. Il segreto del suo successo, di François Garçon, Armando Dadò Editore Per molti - un po’ per invidia e disinformazione - la Svizzera contemporanea si riduce al segreto bancario, all’evasione fiscale e al cioccolato. Nel 1945 era un paese fra i più poveri dell’Europa occidentale: terra d’emigranti, senza sbocchi sul mare né risorse naturali. Quali sono i segreti della sua odierna prosperità? L’autore ne ha individuati alcuni: una democrazia partecipativa esemplare, industrie all’avanguardia, eccellenti università e corposi investimenti nella formazione. Un libro per conoscere meglio il nostro Paese.

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r i t r at t o

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senza il passato

non c’è futuro Le opere d’arte dei più grandi maestri sono giunte fino a noi anche grazie a chi con rigore, precisione e delicatezza infinite se ne è preso cura per restituirle al loro originale splendore, salvaguardandole dall’incuria del tempo e dell’uomo. Noi abbiamo incontrato Daniela Meroni, restauratrice e persona squisita, nella sua casa di Castel San Pietro. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

Che bambina è stata Daniela Meroni? “Che domanda difficile, sono passati così tanti anni che i ricordi svaniscono. O forse si lasciano svanire, per lo meno le cose che ci hanno infastidito. Penso di aver avuto un’infanzia come quella di tutti i bambini del dopo guerra, con le sue problematiche. Diciamo comunque un’infanzia che ricordo parzialmente”. Quando ha cominciato ad interessarsi all’ar all’arte e al restauro? “Verso i quattordici, quindici anni. Ho sempre avuto una passione istintiva. Quando ero piccina mi sedevo accanto a mio padre mentre progettava, disegnava. Ero affascinata dal tratto, dal fatto che da una mano potesse scaturire un’infinità di segni e immagini. Poi andando a vedere mostre e musei questa fascinazione è andata consolidandosi. È comunque stata una questione istintiva, non sicuramente dipesa dagli studi. Crescendo ovviamente subentrano il raziocinio, il pensiero, le immagini che seducono e colpiscono. Ho una grande ammirazione per la capacità dell’uomo di fare con le proprie mani, di realizzare opere

meravigliose. Sin da adolescente poi avevo una grande fascinazione per Michelangelo scultore. Mentre le mie coetanee amavano i divi del cinema, io leggevo e studiavo della sua vita, delle sue opere e come evasione ricordo d’aver letto anche il romanzo “Il tormento e l’estasi” di Irving Stone apparso nel 1961 (biografia romanzata di Michelangelo, ndr). Quando vidi la prima volta “La pietà” in San Pietro, verso i tredici anni, ricordo di aver provato la sensazione di freddo alla spina dorsale, e mi prese una sorta di magone”. Poi ci sono stati gli studi… “Sì, ma mi è stato chiaro da subito che non sarei mai potuta essere un’artista, perché c’era già stato tanto prima di me, e tutto più grande di me. Bisognava che entrassi in quel mondo in un altro modo. Il concetto del restauro, di mantenere le cose per procrastinare la loro permanenza nel tempo mi ha sempre affascinata molto. Le opere d’arte sopravvivono all’uomo. Se ne avessimo più rispetto non avrebbero neppure bisogno di essere mantenute in vita. Il restauratore non sarebbe necessario. Non sempre però l’uomo è stato

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r i t r at t o attento e quindi ha fatto sì che ci fosse bisogno di qualcuno che le accudisse in qualche modo”. Ed ha scelto il restauro “Il mio mestiere mi piace moltissimo, mi ha educata, anche se devo ammettere che a volte mi è dispiaciuto dover intervenire su opere rovinate, soprattutto dall’incuria dell’uomo. È un fatto rattristante. Vi è poi un altro aspetto importante. Quando si interviene su questi oggetti, nell’anonimato si entra nella loro storia. Il restauratore deve avere la consapevolezza che tutt’al più può vivere di luce riflessa. Se mette le mani su un capolavoro, ne parleranno tutti, se interviene su opere minori verrà ignorato. Quindi bisogna avere la coscienza che non si è personaggi, ma artigiani nell’accezione del termine, che è dove-

roso lavorare con estremo rispetto, con timore reverenziale e molta coscienza. Se si commette un errore può essere irreversibile. Bisogna essere estremamente attenti e onesti con sé stessi e godere del privilegio di entrare nella storia dell’oggetto, nell’anonimato, ma dentro! È un modo per non morire. Lo so solo io, ma anche quando non ci sarò più, rimarrò nella storia degli oggetti sui quali sono intervenuta. Mi è capitato spesso di osservare i dipinti, le sculture, gli affreschi che restauravo e di pensare a tutta la storia che avevano dentro. Da chi le aveva commissionate a chi le aveva realizzate, committenti e mecenati. A tutte quelle persone, credenti e non, che certamente s’erano rivolte a quelle immagini sacre, da sempre destinatarie di suppliche e richieste, di pianti, di gioie e preghiere”. Daniela Meroni a casa sua. Il luogo che più la rappresenta.

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Nel suo ufficio, Daniela Meroni ci mostra il microscopio digitale collegato al computer.

Un mondo passato ma ancora presente “Ricordo una volta in Umbria quando entrai in una chiesa romanica sconsacrata, stupenda nella sua essenzialità e austerità architettonica. Mi sedetti sul pavimento ed ebbi la sensazione di sentire il peso di una folla passata. Una sensazione di gente che lì dentro aveva sofferto, pianto e implorato. Non si trattò di credo o misticismo particolare, ma di una sensazione alimentata certamente dalla mia professione che mi ha insegnato a osservare con intensità per avere la certezza di “vedere” e fors’anche di “sentire””.

«Il restauro

è un modo per non morire»

Cos’è il restauro? “È un lavoro bellissimo, che mi ha educata tantissimo. Al rigore, al rispetto. Mi ha dato tutto, però ha preteso anche molto. Raffiguro ironicamente il restauratore con certi dipinti di Bosch (Hieronymus Bosch, pittore fiammingo nato nel 1450) dove le figure sono aperte, sezionate…”. Ma lei non restaura solo opere d’arte “Da qualche anno mi sono orientata più verso l’architettura e il restauro di edifici e chiese. Il restauro di dipinti e affreschi è meraviglioso, ma

richiede molto e ha dei tempi biblici. Ho lavorato su affreschi il cui restauro è durato dieci anni di lavoro. Vista l’età, non ho più così tanto tempo per attendere. Gli interventi sugli edifici sono più massicci, ma prevedono più mani che vi lavorano e si realizzano più velocemente. Rimango comunque legata al mondo dei dipinti poiché faccio molte perizie, e l’approccio è lo stesso del restauro”. Una donna in questo mondo incontra più difficoltà rispetto ad un uomo? “No, anzi. Anche se quando cominciai questa professione, oltre quarant’anni fa era un mondo ad appannaggio maschile. Il restauro, da un punto di vista scientifico è sostanzialmente nato in Italia, dove inizialmente erano scultori e pittori, quindi prevalentemente uomini, che intervenivano su opere d’altri, spesso aggiungendo dettagli. Questo faceva sì però che spesso si sovrapponessero all’opera e all’artista, mentre un restauratore deve intervenire senza mai aggiungere. Anzi, devo dire che io ho più tolto. Ricordo una grande tela del Morazzone (pittore italiano nato nel 1573, ndr), “La Maddalena portata in cielo dagli angeli”, rubata e poi ritrovata, e che ora si trova in basilica a Varese. Alla Maddalena, attorno al 1950, erano stati coperti i seni. Io l’ho restaurata levandole i veli e riportandola all’originale nudità.

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r i t r at t o

Intervenni su un Caravaggio che fu letteralmente ridipinto, benissimo per altro, ma alterando addirittura le caratteristiche morfologiche dei personaggi, e fu proprio questo che mi fece intuire che qualcosa non quadrava… Dagli anni settanta in poi il restauro è diventato curiosamente soprattutto ad appannaggio delle donne”.

SCHEDA

biografica

Nome: Daniela Meroni Nata il: 21 settembre 1945 a Varenna (CO) Stato civile: coniugata con Roberto Menza architetto, mamma di Vissia Menza, critica cinematografica. Vive a: Castel San Pietro Professione: restauratrice e perito Passioni: l’arte, la musica, la letteratura e la buona cucina Un libro: “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar Un’opera d’arte: “L’annunciazione” del Beato Angelico. Cortona (Museo Diocesano) Un’opera musicale: Johann Sebastian Bach, “Concerti Brandeburghesi” Un piatto: carpaccio di carciofi crudi con scampi al vapore. Un vino: Chateau Musar 1985

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Può riassumere il suo rapporto con la professione con quattro aggettivi? “Si rischia di mitizzare, di creare degli stereotipi. Il mio lavoro per me è stato vitale, ma credo che lo sia anche culturalmente. È importante che le opere rimangano perché senza passato non c’è futuro. Posso dire però che, soprattutto in questo momento storico, è anche un lavoro obsoleto. È un lavoro che non ha un valore aggiunto economico. È un lavoro che costa. Oggi, tutto deve creare profitto e il restauro non lo crea, se non dal punto di vista culturale. Eppure senza i valori culturali saremmo poveri, e tendenzialmente lo siamo già. Proprio per questo io in fondo preferisco parlarne poco. So che ormai è un argomento che interessa a pochi”. Per concludere, c’è un’opera sulla quale vorrebbe poter intervenire? “Direi di no, anche perché ho avuto l’opportunità di poter intervenire su opere di grandissimi maestri come Sassetta, Correggio, Morazzone, Guido Reni, Caravaggio, un bozzetto di Rubens e anche su un Michelangelo. Ho toccato un bel ventaglio di opere, dal quadro più anonimo all’affresco più bello, dalla chiesa agli altari lignei ai tabernacoli, per cui non ho particolari ambizioni”. v


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a difficile situazione economica che ormai da anni stiamo vivendo è per molte famiglie una grossa preoccupazione. Si fa più attenzione a cosa spendere e a come farlo. Uscire a cena o per l’aperitivo è un lusso al quale molti devono rinunciare, o per lo meno ridurre. Questo però non vuol per forza dire che si debba rinunciare anche alla convivialità e allo stare insieme. Basta

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riorganizzarsi, e sfruttare la propria casa, il proprio balcone o il proprio giardino per organizzare aperitivi piacevolissimi. Ottimizzare gli spazi di cui disponiamo, e che paghiamo, sfruttandoli meglio e di più, è sicuramente un modo intelligente di vivere la propria casa. Arredare gli spazi esterni come fossero degli accoglienti salotti è infatti la tendenza degli ultimi anni. Il mercato propone arredi da giardino bellissimi e resistenti

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s al ut e

incursione

nel pilates La ginnastica delle star o la moda del momento… Il Pilates è ben altro e anche se questo nome è oggigiorno sulla bocca di tutti, ben pochi ne sanno davvero qualcosa. Andiamo a scoprirlo! testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

T

ra le numerosissime discipline che incontro navigando su Internet, mi imbatto in un nome che negli ultimi tempi è quasi diventato un tormentone, “il Pilates”. E in un articolo leggo: “Nato come sport delle star, il Pilates conta oggi numerosi adepti anche fra noi, donne mortali,

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che desideriamo rinforzare il tono muscolare e l’elasticità. Il Pilates è un mix di yoga, danza e ginnastica, che tonifica e snellisce efficacemente tutto il corpo...”. In effetti questa tecnica nata nel 1920, a New York, dal trainer tedesco Joseph Pilates ispirò subito molte star dell’epoca, tra le quali Katherine Hepburn e Lauren Bacall. E


oggi sono ancor di più gli adepti del calibro di Madonna e Brad Pitt che ne hanno annunciato pubblicamente i benefici, suscitando l’interesse delle donne comuni, ma soprattutto contribuendo a diffonderne la moda. Ma pensare al Pilates come ad una “moda” o uno “sport” da palestra è alquanto riduttivo. C’è qualcosa di più. Nelle mie letture, trovo su Wikipedia una definizione più ampia: “Il Metodo Pilates è un sistema di allenamento sviluppato all›inizio del ’900 da Joseph Pilates. Traendo ispirazione da antiche discipline orientali quali Yoga (India) e Do-In (Giappone), Pilates ha chiamato il suo metodo Contrology, con riferimento al modo in cui il metodo incoraggia l’uso della mente per controllare i muscoli. È un programma di esercizi che si concentra sui muscoli posturali, cioè quei muscoli profondi che aiutano a tenere il corpo bi-

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«Il Pilates è nato

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a New York nel 1920»

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lanciato e sono essenziali a fornire supporto alla colonna vertebrale. In particolare, gli esercizi di Pilates fanno acquisire consapevolezza del respiro e dell’allineamento della colonna vertebrale rinforzando i muscoli del piano profondo del tronco, molto importanti per aiutare, alleviare e prevenire il mal di schiena. Insomma, un vero e proprio toccasana… Alla luce di tutto questo, decido di lanciarmi in questa disciplina. Ma in un centro che la insegni “come Dio comanda!”. Ne trovo uno a Chiasso, mi dicono che qui si pratica il Pilates tradizionale, il vero Pilates. Sono nel posto giusto! Scopro che è anche la sede europea per la formazione degli insegnanti di Pilates internazionali. Francesca, l’istruttrice, mi spiega subito che la tecnica specifica è molto “demanding”, molto difficile per il fisico e, prima di arrivare ad eseguire gli esercizi Pilates, è ne-

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cessario passare attraverso uno specifico percor percorso di preparazione fisica. La tecnica originale si compone tanto di lavoro sugli attrezzi, quanto di lavoro a corpo libero. “Nelle palestre viene generalmente insegnato un Pilates che Pilates non è”. Spiega Francesca. “Un Pilates insegnato male, concentrato su un lavoro addominale estremo e non corretto, che va a carico della zona lombare, con conseguenze anche serie per la colonna vertebrale”. Mi fa accomodare in una grande sala piena di curiosi macchinari e attrezzi. Ma prima di poterli testare, inizia la fase di anamnesi. Come sempre, spiego anche a Francesca il mio passato di infortuni equestri e le indico le zone della mia schiena che tutt’ora ne risentono. “Il primo attrezzo che creò Pilates fu il “Bednasium”, poi sono nati la Cadillac, la Ladder Barrel, il Foot Corrector, la Chair… la caratteristica di questi attrezzi è che la resistenza è fatta solo da molle, molto interessanti per il lavoro eccentrico del muscolo che, alla fine di ogni lezione, ci dona una sensazione di allungamento”. Per sfruttare tutte le potenzialità del metodo Pilates, prima di iniziare qualsiasi allenamento o esercizio, biso-

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gna conoscere il giusto modo di respirare, come posizionare correttamente il bacino, come ottenere e mantenere l’allineamento assiale (fondamentale per lavorare nella corretta postura) e come utilizzare braccia e gambe per ottenere il miglior coinvolgimento possibile delle catene muscolari. Il Pilates puro conta più di 900 esercizi e ovviamente oggi avremo solo un piccolissimo assaggio di questa vasta tecnica ginnica. Detto questo, Francesca mi fa sedere sulla “Cadillac” o “Trapeze Table”. Grazie a una serie di molle posizionate in una caratteristica struttura a “baldacchino” è possibile opporre una resistenza variabile in relazione al lavoro muscolare prescelto, consentendo di effettuare un allenamento intenso e mirato. Mi fa distendere le gambe e impugnare una barra collegata alle molle. A questo punto scendo lentamente con la schiena fino ad adagiarmi completamente sul lettino per poi tor tornare su, nella posizione iniziale. Ripeto questo movimento diverse volte. Il secondo esercizio è eseguito sullo stesso attrezzo. Mi metto sul fianco destro, adagiata su una sorta di “dormeuse” di plastica (Step Barrel), dove continuiamo esercizi

Non è come viaggiare su una... Cadillac, i benefici sono però molto tangibili.


La domanda durante la menopausa: di trazione della colonna grazie a una distensione delle braccia oltre la testa. Prima di eseguire lo stesso esercizio sull’altro fianco, tento di capire se sento una differenza sul lato che ha lavorato. Effettivamente ho una buona sensazione a livello del polmone sinistro che sembra più “libero”, come se avesse più spazio, maggiore capacità. Passiamo poi ad un altro attrezzo, “l’Universal Reformer”, che racchiude in un unico strumento varianti di differenti attrezzi. Si tratta di un car carrello mobile inserito su una struttura particolare che ricorda un letto e consente di lavorare in maniera dinamica agendo su tutti i gruppi muscolari in qualsiasi posizione (eretta, supina, prona, seduta e in ginocchio), senza caricare in maniera eccessiva le articolazioni, una caratteristica preziosa per chi ha problemi alla colonna vertebrale. Una volta sdraiata sulla schiena, Francesca mi infila i piedi in due cinghie, sempre collegate a delle resistenze, con cui devo “disegnare” con il movimento delle gambe dei piccoli cerchi, che proprio cerchi non sono…Sembra facile, provate voi! Poi porto le ginocchia al petto e inizio ad eseguire un movimento che ricorda quello di una rana che salta. Divertente! Ed efficace… sento tante fasce muscolari che lavorano, dagli adominali ai glutei… ogni passaggio tra un movimento e l’altro (transictions), è un esercizio. La tecnica Pilates è fondata su una ginnastica totale dove ogni movimento fa lavorare tutto il corpo. Da ulul timo “assaggio” l’esercizio più semplice del “Traditional Ending”, il “Breathing, che viene eseguito sulla “Cadillac”. Dopo una serie di movimenti, controllati da una precisa respirazione, mi trovo distesa a 45 gradi con i piedi sospesi e solo le scapole e la testa che toccano il lettino. Una volta tornata a terra faccio una breve passeggiatina per capire se ho tratto veramente beneficio da questa serie di esercizi, devo ammettere, non facili da eseguire nella loro apparente semplicità! Provo una bella sensazione di agio, di leggerezza lungo tutta la colonna che sento effettivamente più sciolta e… “allungata”! Sono un po’ provata a livello delle spalle, affaticate e in “tensione” ma, laddove abbiamo concentrato il lavoro, sulla schiena, la sensazione di benessere è davvero sorprendente. Il Pilates mi piace, e molto! v

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semplici strati

di bontà A cena a Canobbio a casa di Graziana Campana. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

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a quanto può essere piacevole e divertente cenare in compagnia? Se poi la compagnia è formata esclusivamente da donne, allora lo spasso è praticamente garantito! Ridere di gusto mentre si assapora e si sorseggia qualcosa di buono, fa davvero bene all’anima e al corpo. L’ho sperimentato di recente a casa di Graziana Campana, una sportivissima single che ama invitare amici e amiche a condividere un buon pasto. Quando le ho proposto di mettersi in gioco per la nostra rubrica “a tavola”, stavamo facendo un’escursione con gli sci e le pelli di foca in Val Bedretto. Durante una pausa - mentre mangiavamo un po’ di frutta secca, un’ottima “benzina” per proseguire verso la cima - le ho chiesto se fosse una brava cuoca. “Me la cavo, ma devi sapere che la mia più grande passione non è la cucina, ma la bicicletta. Però cucinare non mi dispiace, soprattutto per gli amici”. Forzando un po’ la mano sono riuscita a convincerla e, in effetti, dopo qualche tentennamento, Graziana ha acconsentito precisando però che avrebbe preparato piatti semplici e invitato alcune amiche. Benissimo, per me nessun problema!

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CUOCA AUTODIDATTA La sera della cena la nostra cuoca è un po’ agitata. La sua cucina è piccola e Rémy fa fatica a trovare la giusta angolazione per gli scatti fotografici. Sul tavolo del salotto sono già pronti alcuni stuzzichini e i bicchieri per l’aperitivo che por porterà Elena. Anche Sabrina, Tatiana e Deborah arriveranno con alcune ghiottonerie. Nell’attesa Graziana si mette ai fornelli e, mentre prepara, chiacchieriamo per sciogliere un po’ la tensione. “Le mie amiche mi prenderanno in giro - esor esordisce - perché le lasagne e il tiramisù che farò, li hanno già mangiati una volta. Comunque sono due ricette particolari e mi riescono davvero bene… Mia mamma, poi, non crederà ai suoi occhi quando mi vedrà su Illustrazione Ticinese alle prese con i fornelli!”. La mamma, a detta della figlia, è un’ottima cuoca che ha sempre cucinato per cinque persone. Finché ha vissuto in famiglia Graziana non era molto interessata alla cucina. Come spesso accade ha imparato da sola, una volta uscita di casa, soprattutto perché le piace mangiare. L’importante è che si confronti con ricette facili - perlopiù scovate su riviste e giornali - perché non ha tempo di cucinare cose sofisticate e dalle lunghe preparazioni.


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a t avol a

FONDUE E DOLCI, CHE PASSIONE! Scopriamo che Graziana, vivendo da sola, non sempre cucina. Piatti veloci freddi o una bella insalata alla sportiva possono bastare. “Però sono una golosa di fondue. E quindi, spesso, durante il periodo invernale, me la preparo acquistando la miscela dal formaggiaio. La mangio con le patate, l’ananas, i pomodorini e non il solito pane. E poi cucino tanta verdura, che amo molto. Diciamo che su una scala da 1 a 10 cucinare mi piace 6, soprattutto, come detto, quando ho invitati a cena”. Fra i piatti che le riescono meglio quelli a base di verdure e i dolci. “Amo i dessert e ne sono golosa: in genere cerco di non mangiare troppo per potermi concedere una grossa porzione di dolce. Mi piace molto il cioccolato e a volte mi capita di fare una capatina al chiosco per comprarmi un Ragusa”. Che sia il cioccolato delle sportive? Lara Gut, a quanto pare, lo trova buonissimo!

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COLAZIONE E CENA I pasti principali per Graziana sono la colazione e la cena. “La colazione è fondamentale per me. Se non riesco a farla a casa per mancanza di tempo, mi fermo dal panettiere e acquisto qualcosa da mangiare in ufficio. Non potrei arrivare a mezzogiorno a stomaco vuoto. Anche perché, generalmente, durante la pausa pranzo vado in palestra o faccio spinning e quindi non ho tempo per fare un vero pasto. A volte mi preparo un’insalata che mangio al mio rientro, ma in ogni caso in ufficio ho sempre della frutta fresca”. Facendo tanto sport, Graziana sostiene di non dover fare molta attenzione alla sua alimentazione. In genere mangia ciò che le piace e di cui ha voglia. Alla carne preferisce il pesce e il formaggio. “Non sono vegetariana, ma la carne non la cucino mai. Quando desidero mangiarla, vado da mia mamma”. Ciò che invece non manca quasi mai sulla sua tavola, se ancora non si fosse capito, è il dolce finale.

Graziana prepara le lasagne alle zucchine.


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STRATI DI BONTÀ La cena di questa sera è in linea con la filosofia culinaria di Graziana. Lasagne alle zucchine insaporite con il pesto, una bella insalata verde con avocado e noci e un ottimo tiramisù allo yogurt e frutta. “Piatti semplici, colorati, che mi riescono bene e che in genere vengono spazzati via senza tanti complimenti”. Graziana ci ha visto giusto: della teglia di lasagne non è rimasto nulla e tantomeno dell’insalata e del dolce. Questa cena a… strati è stata molto apprezzata, annaffiata da ottimo vino e condita da risate genuine. Cosa si vuole di più dalla vita? v

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i n vi aggi o

i “miei”

boscimani I boscinami della Namibia di etnia San sono diversi da tutti gli altri popoli africani: piccoli, la pelle più chiara, occhi a mandorla, zigomi pronunciati e strani capelli a batuffoli. Ma la caratteristica più curiosa è forse la loro lingua. testo e foto Roberto Schneider – roberto.s@illustrazione.ch

UN LINGUAGGIO INCREDIBILE È mezzogiorno a !Kau!koba (“!” nell’idioma San sta per uno schiocco della lingua) e fa un caldo torrido. Nemmeno la brezza che si leva sempre in tarda mattinata ritempra, anzi è una sorta di vento caldissimo, come il nostro favonio. La denominazione del luogo in lingua locale pare significhi “ancora più sabbia”, una definizione molto azzeccata. Qui solo le mosche sembrano non soffrire il caldo. Siedo all’ombra di un cespuglio con /Kamache (/=altro schiocco) e San!ko (“!”=schiocco più secco) che mi hanno dato il benvenuto ieri in questo villaggio lontano da tutto e da tutti, uno dei luoghi più remoti che abbia mai visitato. Vi vivono una settantina di boscimani in una dozzina di capanne, alcune di pochi stracci e vecchie lamiere, le altre coniche di paglia. Con loro vi sono diversi cani, tre asini e quattro cavalli. I cavalli, mi dicono, ser servono per le urgenze, nel caso vi sia necessità di raggiungere il capoluogo Tsumkwe che dista una cinquantina di chilometri di pista sabbiosa e quasi impraticabile. I cani invece sonnecchiano tutto il giorno, ma di notte sono preziose sentinelle e segnalano l’avvicinarsi di elefanti o rinoceronti,

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ma il più delle volte delle iene. Quando li sento abbaiare nel buio non sono mai tranquillo e mi rintano ancor più nel mio sacco a pelo protetto solo dalla tenda che ho montato sotto un arbusto spinoso. La capanna di /Kamache è comunque a pochi passi. Con lui vivono la moglie Bee e i suoi “solo” (come dice lui) otto figli che spesso mi fanno compagnia nelle ore più calde. Con loro condivido i pasti così come le mie provviste, che così facendo saranno presto terminate. Qui non esiste il concetto di conservazione, si mangia e si beve quello che si ha al momento. Dopo due giorni mi trovo dunque già praticamente senz’acqua, senza tè, zucchero, pane. Mi rimane una dose di carne tipo Simmental, una di frutta sciroppata e alcuni biscotti. Dovranno bastare per una paio di giorni ancora. Bee bolle per me dell’acqua che proviene da un pozzo poco lontano dal villaggio: sanno che io altrimenti non posso berla, mentre /Kamache da tempo è impegnato con attrezzi rudimentali nella costruzione di un nuovo manico per il suo coltello, una delle poche cose che si porta sempre appresso. Le altre sono l’arco con le frecce, una piccola lancia e una corta pipa.


Nel villaggio coi boscimani.

NON HANNO MAI SETE Ai boscimani non serve molto di più per sopravvivere in queste zone. Quando sono nella savana si dissetano spremendo tuberi che trovano solo loro scavando nella sabbia, mentre il fuoco sono in grado di accenderlo fregando due bastoncini. Fanno così quando sono lontani e vogliono fumare il tabacco, mentre nel villaggio i piccoli bracieri - anche la legna è scarsa - non si spengono mai. Intanto la vita scorre tranquilla. Alcuni uomini con pazienza preparano corde di fibre naturali, mentre le donne, sedute in cerchio all’ombra di

un grande albero, creano dei monili con gusci di uova di struzzo, ma tale occupazione mi pare anche l’occasione di chiacchierare e perché no, di spettegolare un poco sullo straniero in visita al villaggio. Eppure la mia presenza non pare assolutamente sconvolgere i ritmi del luogo. Al contrario, tutto prosegue come sempre, in una sorta di vita tranquilla in un luogo tanto anomalo che pare impossibile. Eppure /Kamache mi confiderà in seguito di aver apprezzato molto la mia presenza e soprattutto il fatto che mi sia fermato al loro villaggio e abbia vissuto con loro. Accade

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i n vi aggi o Il capo villaggio mi dà il benvenuto. San!ko: una buona fumata.

A destra: Monto la tenda sotto un cespuglio spinoso.

infatti che vi siano dei rari visitatori, ma la maggior parte di essi prosegue il viaggio o ritorna sui suoi passi, conscia che se è difficile giungere qui, lo è ancora di più ripartire, come avrò modo di comprendere più avanti. Le alternative infatti non sono molte, a meno che non si disponga di veicoli quattro per quattro, dalle ruote sufficientemente grandi e dal telaio sufficientemente elevato per non rimanere insabbiato sulla pista - spesso si tratta di enormi camion da trasporto -, non rimane che camminare la cinquantina di chilometri fino a Tsumkwe, ma quest’ultima è un’alternativa riservata unicamente ai boscimani, gli unici che possono sopravvivere a tale prova in queste condizioni climatiche tanto estreme. QUANDO IL NULLA DIVIENE TANTO Potrebbe sembrare assurdo, ma malgrado la for forte calura trascorro buona parte del pomeriggio vicino al braciere, insieme alla famiglia di /Kamache. Il clima è talmente torrido che nemmeno mi accorgo più della differenza tra il caldo che proviene dal piccolo fuoco e quello delle folate di vento che a intervalli regolari mi investo-

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no. Osservo i bimbi che giocano con nulla: una ragazzina della capanna vicina tiene in grembo una bambola fatta con alcuni vecchi stracci ar arrotolati e legati gli uni agli altri, mentre la figlia più piccola di !Kamache osservandomi con occhi dolcissimi mi mostra una piccola conchiglia che ha trovato qui a centinaia di chilometri dal mare, ma poi si allontana forse temendo che gliela chieda in regalo e così gli porti via quell’unico oggetto tutto suo. Sono tutti molto poveri nel villaggio, qui non si può acquistare nulla, perché non vi è niente che viene venduto. Pochissimi utensili provengono da fuori villaggio, dal remoto e un poco desolato capoluogo Tsumkwe, che però visto da qui appare quasi come una metropoli cosmopolita, non fosse per il fatto che sovente non vi si trova nemmeno l’acqua in bottiglia e carburante. Nel villaggio quasi tutto lo si costruisce con le proprie mani, sfruttando il poco che si riesce ad avere dalla savana.

«Qui non si vende e non si compra nulla»


Spesso osservo le persone e rimango affascinato da come riescano a creare corde, monili, abiti, ripari. Seduto per terra osservo il capo villaggio che con pazienza prepara un arco. Dopo aver accuratamente selezionato il legno, che deve essere nel contempo sufficientemente elastico e resistente, lo taglia, lo leviga pazientemente, per poi dargli la giusta piega forgiandolo nella brace, così come si fa col ferro. In seguito compone le corde con fibre vegetali che fissa con un interessante intreccio e salda con resina. Non immagino proprio in quel momento che quello sarebbe stato il suo regalo il giorno della partenza, in segno di ringraziamento della visita e del tabacco che gli avevo portato all’arrivo. Il suo gesto sarà per me una vera sorpresa anche perché i contatti che avevo avuto con lui non erano stati invero molti, complice le difficoltà linguistiche e forse il rispetto che gli avevo sempre portato in funzione del suo ruolo sociale nella comunità. Ma prima della mia partenza avrò modo di vivere ben altre sorprese. Continua. v

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ani m al i

i fraintesi

con il cane

Come prevenire le “panne” a livello di comunicazione con il proprio cane e con quelli degli altri? testo Elena Stern-Balestra - elena@illustrazione.ch

P

er comunicare con altri individui, altre persone ma anche animali appartenenti ad altre specie, utilizziamo diversi canali. In effetti possiamo comunicare facendo uso di suoni, sfruttando il canale acustico, ma anche attraverso segnali visivi assumendo determinate posture o con certe mimiche facciali. Possiamo poi comunicare attraverso il canale tattile, p.es. quando ci salutiamo dandoci la mano, e, meno consapevolmente, attraverso il canale olfattivo tramite l’emissione e la ricezione di particolari odori. Va considerato che le diverse specie animali hanno priorità diverse riguardo all’uso dei canali di comunicazione. I cani comunicano prevalentemente in modo olfattivo e con il linguaggio del corpo. Gli esseri umani, dal canto loro, raramente fanno un uso consapevole dei segnali visivi mentre prediligono la comunicazione verbale. Nei rapporti con i cani è molto importante tenerne conto ed essere consapevoli di quanto essi possano essere sensibili ai nostri messaggi posturali e mimici. Spesso emettiamo dei messaggi non verbali senza rendercene conto e a volte questi

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messaggi sono in contrapposizione con quanto cerchiamo di esprimere a parole. La postura eretta, il movimento in direzione frontale verso il cane e fissare quest’ultimo con lo sguardo sono esempi di segnali che creano distanza e possono rendere difficoltoso l’approccio con un cane intimorito. Altre volte non è la preferenza per canali diversi a creare incomprensioni, bensì i problemi nascono quando le informazioni scambiate non hanno lo stesso significato per entrambe le specie e soprattutto quando esprimono tendenze differenti o addirittura contrapposte. Per esempio l’abbraccio, un gesto che per le persone è una manifestazione di affetto e riduce la distanza sociale fra gli individui, dai cani viene facilmente percepito come un’invasione dello spazio individuale o addirittura un’aggressione. Esso crea distanza fra umano e cane e in alcuni casi, purtroppo non poi così rari, può risultare in un morso ai danni della persona. v


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1. Taglia il gonfiabile lungo tutta la saldatura che unisce le due facce. 2. Prendi il lato con la valvola e appoggialo sulla maglietta per decideci dere come posizioposizio narlo. Non potrai usare spilli per fissarlo perché la plastica rimarrebbe bucata. Utilizza qualche punto di colla stick, andrà via con il lavaggio.

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3. Facendoti aiutare da un adulto, fissa la plastica sulla maglietta cucu cendo lungo tutto il bordo (maglia a macchina). 4. Con un ago fai passare i fili sul rovescio della maglietta e annodali prima di tagliarli.

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o r oscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

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PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI MAGGIO 2013 In questa seconda parte del mese apparirete più estroversi e impazienti e questo perché il forte influsso dai Gemelli stimola il vostro Urano. Saranno molti gli impegni e gli incontri durante i quali farete anche buoni affari. Bene il settore della scrittura e dell’insegnamento, il contatto con i giovani e i bambini. La comunicomuni cazione risulta vivace e dinamica. Il facile entusiasmo però a volte risulta rischioso, perché non riflettete quando parlate. E in amore siete altrettanto impulsivi, tanto da dimenticare la prudenza, presi da quel fuoco che arde dentro. La prudenza è d’obbligo un po’ ovunque. Salute: moderazione nello sport e nell’alimentazione.

Seconda parte ancora molto dinamica e passionale con Marte nel segno. A volte risulterete eccessivi nelle vostre richieste e troppo reattivi quando gli altri vi provocano. Rischiate di scattare per poco causando qualche dissidio di troppo. Attenzione ai giorni 16-17, dal 23 al 25 e 29-30. Non vorrete far saltare l’ar l’armonia di coppia no? Il transito di Mercurio e Venere nei Gemelli vi aiuta ad essere meno drammatici, più elastici mentalmente. Siate più autoironici e ridete di più. In questo vi aiutano i bambini. Salute: possibili squilibri ormoormo nali e stress da curare con metodi alternativi. Bene le escursioni nella natura.

In questa seconda parte del mese potete contare sui favori di Mercurio e Venere nel segno, in ottimo aspetto a Urano, che donano entusiasmo e allegria ma anche fiuto per gli affari. Il settore della comunicazione risulta molto dinamico e le novità non mancano. Ottimo feeling con bambini e giovani se siete genitori o educatori. Loro vi insegneranno molte cose. Internet accorcia le distanze per cui i vostri contatti saranno molto allargati e persino vantaggiosi. La vostra curiosità vi spinge lontano, anche in amore! E nasceranno storie intriganti, non dimenticate la prudenza. Salute: più vita all’aria aperta per depurare la mente troppo indaffarata. Sebbene abbiate dalla vostra un Marte molto forte, così come Saturno e Nettuno, dovete però tener presente che la dissonanza fra Urano e Plutone è altrettanto potente e in alcuni casi potrebbe destabilizzare voi della 1. decade, soprattutto se non più molto giovani. Dovete avere molta cura di voi. In amore dovrete evitare invece intrusioni da parte di pettegolezzi vari, giusto per portare scompiscompi glio nella coppia. A voi giovani invece le stelle consigliano di staccarvi un po’ dai social network per uscire e incontrare gente, stabilire contatti umani, partecipare alla vita di gruppo. Salute: prestate attenzione ai consumi alimentari, specie fuori casa.

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k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

Un insidioso Marte rema ancora contro di voi per tutta la seconda parte del mese, così come Saturno, per cui evitate i conflitti di potere e non prendete decisioni importanti. L’atL’at mosfera familiare risulterà più tesa del solito per motivi vari e anche la vita di coppia potrebpotreb be risentire di qualche turbolenza, in special modo se si intromettono altri parenti. L’amore sarà invece più divertente fra voi giovani del segno, grazie ai pianeti dai Gemelli. Mercurio e Venere positivi favoriscono anche la ricerca di lavoro e per chi è indipendente più entrate, grazie al vostro ingegno creativo. Buone le collaborazioni con i soci. Salute: controllate la pressione e dormite di più.

Sempre molto potenti le energie di Marte e Plutone che ancora vi accompagnano rendendovi dei veri stacanovisti nel lavoro. Tuttavia con Mercurio e Venere dissonanti potreste non sentirvi adeguatamente gratificati a livello economico. Le uscite superano le entrate. Dissidi o malintesi con colleghi o collaboratori, siete troppo esigenti e critici. Molti di voi tenteranno di convogliare tutta quell’energia rabbiosa nel sesso o nello sport. La vita di coppia stabile non ne risentirà, ma le altre potrebbero accorgersi di avere il partner sbagliato sul quale avevano riposto false aspettative. Viaggi e spostamenti critici. Guidate con prudenza. Salute: fare l’orto rilassa.

Questa seconda parte del mese è favorita dagli influssi astrali benevoli provenienti dai Gemelli che portano note di allegria e leggerezza, neutralizzando gli effetti negativi di Urano e Plutone. Anche le finanze migliorano, pertanpertan to, se siete alla ricerca di un nuovo posto di lavoro, fatevi avanti. Bene le attività a contatcontat to con il pubblico. La vostra sensibilità verso i bambini fa di voi ottimi insegnanti e pedagogisti. Molto vivaci e appassionanti anche le relazioni amorose. Single siate vigili. Possibili viaggi di piacere o di studio, ma con incontri e momenti interessanti. La luna del 27 e 28 consiglia invece di stare tranquilli nella natura.

Sarà un periodo all’insegna delle novità, specialmente in campo amoroso. C’è chi farà un incontro particolare, intrigante, scoprendo molte affinità o chi ritroverà la passione con qualcuno del passato o ancora romperà con una situazione di coppia noiosa e insostenibile. A livello familiare potrebbero nascere inveinve ce delle gelosie interne fra fratelli, magari per motivi di denaro. Per quanto riguarda il lavoro ci sono buone opportunità di crescita e di guadagni extra. Siete talmente ingegnosi che non temete rivali e concorrenti. Possibili premi in arrivo per chi scrive. Salute: ossa e denti richiedono attenzione. Evitate sport rischiosi e guidate con prudenza.


PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI MAGGIO 2013

SAGITTARIO 23/11 - 21/12

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

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Sebbene non abbiate più il supporto di Mer Mercurio e Venere, in questa seconda parte del mese potete comunque ancora contare su un poderoso Marte che dal Toro vi rende forti, determinati e molto passionali. Ne beneficerà ovviamente l’amore, la coppia. Possibile sucsuc cesso nello sport o escursioni in alta montagna per alcuni, attività più ludiche e artistiche per altri. Favorito anche il settore agricolo e artigianale, dove l’attenzione è rivolta all’ambiente e alle materie prime. Appoggiate i produttori locali nei vostri acquisti. E per i vostri viaggi scegliete villaggi ecologici, dove respirare aria buona e mangiare sano. Così migliora la qualità di vita.

Pulizie domestiche Pulizie di fine cantiere Pulizie di manutenzione Noleggio navicella aerea

e AQUARIO 21/1 - 19/2

f PESCI 20/2 - 20/3

Rieccovi sollevati dalle fatiche delle settimane scorse grazie al passaggio di Mercurio e Venere in Gemelli che, insieme a Giove, stimolano positivamente il vostro segno, regalandovi momenti frizzanti, allegri e di piacevoli intrattenimenti. Non mancheranno le novità in amore ma non solo. Alle possibili rotture seguiranno nuovi incontri, per i più giovani l’uscita di casa per una convivenza. D’altro lato bisogna tener conto della forte dissonanza fra Marte e Saturno che da qualche tempo vi rende piuttosto ribelli e insofferenti alle regole e verso chi detiene l’autorità, superiori, genitori, ecc. Salute: rilassatevi scrivendo o danzando.

Marte, Plutone e Saturno sempre lì, come rocce a tenervi con i piedi saldi a terra, vi sostengono per non farvi vacillare, specialmente in questo periodo dove i pianeti dai Gemelli minano la vostra stabilità psicologica. Succederà che non vi sentirete capiti dalle persone che vi circondano, che i vostri figli o allievi si lamenteranno per la vostra eccessiva severità o vi prenderanno in giro per le vostre debolezze, ma lo fanno per indurvi a correggere certi vostri atteggiamenti e non per ferirvi. AttenAtten zione alle spese compulsive, a diete strane o ad altri surrogati nocivi, tanto per compensare i disagi interiori. Procedete nella vita avendo fiducia nel processo di cambiamento.

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Questa seconda parte del mese appare più delicata con la dissonanza fra MercurioVenere e Nettuno. Nasceranno malintesi e dubbi nelle vostre relazioni affettive e questo potrebbe generare malinconia. È importante confrontarsi con le proprie emozioni, per quanto scomode. Urano sempre positivo in Ariete aiuterà a portare chiarezza. L’amore vero non teme le sfide. Nel lavoro bisognerà impegnarsi e dimostrare di essere all’altezza del compito affidato. Le disarmonie astrali inin ducono alla prudenza con il denaro, evitando qualsiasi investimento impulsivo. Salute: evitate i viaggi lunghi in questo periodo e dormite di più.

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