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N.5
- 15 MAGGIO 2014
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
TICINESE
A TAVOLA
Una cucina regale
ESCURSIONI
Un altro sguardo
SONDAGGIO
Calcio mondiale
Gli elettrodomestici di Bosch hanno una tale efficienza energetica che gli altri si morderanno le mani. Date il vostro contributo a favore dell’ambiente e acquistate un elettrodomestico di Bosch ad alta efficienza energetica. Così risparmierete acqua e corrente e in più sosterrete il WWF Svizzera.
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4 Fuorionda Quello che ci manca
6 In dialètt
Sgarbaa föra ul vero ticinés
9 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose
10 Appunti
Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano
Spunti, idee e consigli in vetrina
12 Ritratto
Distribuzione Direct Mail Company SA
Il cantacalcio ticinese
Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch
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TCS Ticino compie cento anni
24 Sondaggio
tcs ticino compie cento anni Un secolo di storia: dalla bicicletta all’automobile.
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Re della cucina
22 Occhio a
occhio a
ento anni sono un traguardo importante che viene sottolineato da un programma di eventi e attività, tra le quali spiccano un grande concorso e una festa in occasione dell’assemblea dei delegati. Il “Centenario” di TCS Ticino sarà pure l’occasione di rivivere un secolo di storia nell’ambito della mobilità su strada e nel contempo lanciare uno sguardo verso il futuro. “Ieri, oggi, domani” è lo slogan dell’anno
18 A tavola
per il Touring Club Svizzero sezione Ticino. ERA IL 1914… La creazione della sezione ticinese del Touring Club Svizzero risale al lontano 1914. A quei tempi le problematiche legate alla mobilità erano indubbiamente differenti rispetto a quelle odierne, così come diversi erano i servizi di TCS che si sono man mano ampliati ed adattati alle nuove realtà. La Sezione Ticino del TCS ha dun-
Pronostici mondiali
26 Escursioni Un altro sguardo
28 In viaggio
Sorprese nel monastero (quinta parte)
32 Lavoretti
La benda per i pupazzi
33 Oroscopo 22
Previsioni per la seconda metà di maggio
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Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240
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fuor i ond a
quello che
ci manca “Il telefonino perfetto non esiste, perché il telefonino perfetto deve ancora essere costruito” (Steve Jobs). testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
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avevo detto già due anni fa proprio su questa pagina che oggi non basta più avere un grande telefono: ci vuole un telefono grande! Con il prossimo iPhone vedrete che persino Apple dovrà rimangiarsi tutti i dogmi sulla maneggevolezza che, finora, hanno limitato il display del suo “melafonino” ad appena 4 pollici. I dati del mercato indicano chiaramente che uno schermo così piccolo non è più sufficiente; infatti tutti i top di gamma della concorrenza misurano oltre 5 pollici e sono anche più definiti del pur spettacolare “Retina display”. Ma non solo dalle dimensioni del touchscreen dipende il successo di uno smartphone; ci sono altre innovazioni, che però sarà improbabile vedere tutte riunite in un unico cellulare. Ad esempio, proprio Apple ha fatto dell’autenticazione biometrica un modo rapido, sicuro e irrinunciabile per sbloccare lo schermo. Con le proprie impronte digitali si possono adesso proteggere anche le transazioni elettroniche. Per non parlare del chip NFC, che potrebbe mandare in pensione persino la carta di credito, consentendo di fare i pagamenti direttamente con il cellulare. I nuovi smartphone sono anche resistenti alla polvere e all’acqua e forniti di una vasta gamma di sensori, compreso quello per misurare le pulsazioni cardiache. Altra importante miglioria del comparto multimediale: lo zoom
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ottico per ottimizzare le riprese a distanza e lo stabilizzatore per la foto-videocamera, che permette di ottenere immagini meno mosse anche in condizioni di scarsa luminosità. Qualcuno ha già implementato una funzione miracolosa, che consente addirittura di scegliere cosa mettere a fuoco in una fotografia dopo averla scattata! C’è poi la cosiddetta tecnologia “assertiva” che, adattando la resa di ciascun pixel del display in tempo reale, ottimizza la visibilità dello schermo in qualunque condizione di luce, anche sotto il sole diretto. Un’azienda russa ha aggiunto un display posteriore sempre acceso: uno schermo non retroilluminato a inchiostro elettronico dal basso consumo energetico, su cui visualizzare messaggini e notifiche varie senza incidere troppo sul consumo della batteria. Batteria che è e resta il tallone d’Achille di ogni apparecchio elettronico portatile; tant’è che i produttori, oltre a cercare di aumentarne la durata, stanno sviluppando una batteria che si ricarichi in appena 30 secondi! Mentre cominciano a uscire anche i primi “smart watch”, gli orologi-telefonini da polso con lo schermo flessibile. A quando anche uno… smart Swatch? v
«Ci vuole
un telefono grande»
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I Nostrani del Ticino sono la riscoperta dei sapori locali e provengono esclusivamente da aziende ticinesi che ne garantiscono la qualità , la freschezza e la genuinità . Essi rappresentano l’impegno concreto e coerente nel sostenere agricoltori, allevatori e produttori alimentari della nostra regione.
i n d i al èt t
sgarbaa föra ul vero ticinés Ul Cantón l’è un sìt da pasagg: e vün sü düü (di noss) l’è stai via pal múnd. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
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gni tant, come ul mostro da Lochness, vegn föra la questión: ma al ghè veramént ul vero ticinés? Ta chì, fresch da bügada, ul stüdi da l’Ufizi Statistica dal Cantón. Quii nassüd in Svizera, cunt almén ul pà (o la mamm) svizera, iè in 140 mila, quasi la metà dala popolazión che ghè chì sül noss teritori. Ul 23 par cent iè forèst (stranieri) da prima generazión, ul 3 par cent dala segonda generazión, ul 11,5 par cent iè natüralizzàt da prima generazión, ul 6,4 da segonda... Vün su düü (di noss) l’è stai via pal múnd e donca a semm un “prodotto di un continuo rimescolamento”, come al ma dìs vün che sa na inténd dala storia dal Cantón. E femm memoria da quand che iè nai indré i giascée (vedrécc o vedreta nal dialètt d’insü) 12 mila ann fà. Anca ul Max Frisch sü par Berzona (Onsernon) l’è stai incantaa (affascinato) da stà storia. E in “L’uomo nell’Olocene” al ma fà savé che l’Ercole al vöreva portà la sò armada (esercito) da là di montagn, al nord. Quaidün gha la faia, l’è passàt da là. Tanti iè mort, sü pai scimm, par la fadiga e ul frécc. E quii che iè “restàt indré” (sinonim da Leponzi, ammò incöö sa dìs Alpi Lepontine) ià métüt radìs chì da nüm. Sa pò discüt se iévan i püssée stüpid o i püssée inteligént da quela armada da l’Ercole. Che semm “restàt indré” ma la dìs anca ul Angelo Rossi, in dal sò libar “Un’economia a rimorchio” (Fondazione Pellegrini, 1985). Però ghè anca da
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dì che dal 1500 al 1800, quand che sévom “baliaggi” dai “cantoni sovrani” emm perdüt almen tresént ann da storia, anca se i svizer tudesch i ma garantit la “pax Helvetica”. Quaicoss, cunt la nossa emigrazión (Borromini, Trezzini, Gilardi e mia domà architett e “maestri di muro”) l’è stai fai, ma föra dai noster confin. Inscì ul ticinés “medio” che al gà radìs sül téritori, disemm da almen tre-quatar generazión, al podaress véss un personagg che parla pòch, al rasóna par cünt sò, al guarda ai ropp pràtic. Come mett sü famiglia, fà stüdià i fiöö, fà sü la cà, cunt visin un tochett da tèra, par fà l’òrt. Dopo a ghà ul ticinés che guarda quasi sémpar indré (e al dìs, se riva scià una novità: “Sì, sì, ma nüm emm sémpar fai inscì!”). E invece quel che cerca da guardà in avanti. Adèss, pö, cunt la globalizzazion, se ta stett fermo, ta risc-ciat da pü picà gnanca un ciòd? Mah! A semm in bóna compagnia. Ul scritó Hugo Lötscher, in dal libar “Se ul Signor al füdess svizer”, al dìs che par fortüna ul Signor (Dio) al gà mia ul noss passaport, se nò al saress ammò adré a pensà se “creare l’universo oppure no”. Ul ticinés, taiàndo giò da gross, al preferiss spétà, pütost che bütass denta, al preferiss tirà ul freno a man. Sa sa mai. La prüdenza l’è mai tropa. Quel che la magioranza, in dal noss Cantón, la pensa e la và a votà quand che ghè da mezz l’Europa, l’è un segnal ciarissim. Ghè mia bisögn da fà giò ul disegn. v
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sa i che SAI
leggiamo
perché
PUOI VINCERE UN IPHONE 5C? Nella scorsa edizione avevamo pubblicato il concorso fotografico in collaborazione con BancaStato. Per partecipare, basta ritagliare uno o più loghi di BancaStato (li trovi anche su www.bancastato.ch/concorsofoto) e usarli per fare uno scatto creativo. La foto più votata si aggiudicherà un iPhone 5C. Hai già votato la foto che ti piace di più? E soprattutto, ci hai già inviato la tua foto sul nostro profilo Facebook?
SAI
da cosa deriva PALINSESTO? Questa voce, utilizzata oggi esclusivamente per indicare la programmazione televisiva o radiofonica, è in realtà il nome degli antichi manoscritti su pergamena, nei quali la scrittura sia stata sovrapposta ad altra precedentemente cancellata o raschiata. Deriva infatti dalla voce dotta latina palimpsestu, che significa raschiato di nuovo, da pálin “di nuovo” e psân per raschiare.
Palinsensto di Archimede, X secolo d.C.
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Un’idea di destino, di Tiziano Terzani
2. Pantera, di Stefano Benni 3. Il cardellino, di Tartt Donna
ascoltiamo
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Goga e Magoga di Davide Van De Sfroos
2. Museica, di Caparezza 3. Caustic Love, di Paolo Nutini
guardiamo SAI
perché si dice
BRAZUCA? Il nome assegnato al pallone dei mondiali di calcio FIFA 2014 è stato scelto nel settembre 2012 con una votazione pubblica che in Brasile ha coinvolto un milione di appassionati di calcio. La parola “brazuca” è un termine informale che significa “brasiliano”, spesso utilizzato per descrivere lo stile di vita del popolo brasiliano. I colori e la grafica dei pannelli del pallone simboleggiano i tradizionali e coloratissimi braccialetti portafortuna diffusi nel paese (fita do Senhor do Bonfim da Bahia), oltre a riflettere l’allegria e il divertimento da sempre associati al calcio brasiliano.
1.
The Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson
2. Non buttiamoci giù, di Pascal Chaumeil
3. Storia di una ladra di libri, di Brian Percival
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a p p unt i
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IL FILM FRANCESE
Paulette, di Jérôme Enrico, con Bernadette Lafont, Gaumont Ispirato a una storia vera, questo film francese racconta le vicissitudini di una vedova costretta ad affrontare la povertà e la convivenza multietnica della periferia metropolitana. Decide così di spacciare droga, come ha visto fare da un gruppo di giovani del quartiere, e lo fa prima goffamente, poi con sempre maggior successo. Ma dovrà affrontare anche diverse difficoltà, fino alla conclusione più ovvia eppure sor sorprendente… Un film ironico e garbato, nonostante la ruvidezza della protagonista e del tema. Un film godibilissimo, che fa sorridere, ma anche riflettere.
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il cantacalcio
ticinese “Non siamo in una melassa di una telenovela. Una ciofeca di tiro. Falso come una banconota da 13 franchi. Rischiando il paperacchio. Sbaccalito. Il calcio è un luogo magico dove può succedere tutto e il contrario di tutto”. Silenzio, parla Armando Ceroni. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu
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bbiamo incontrato Armando Ceroni in due tempi. Il primo si è snodato tra corridoi, redazioni e studi di regia della RSI. Il secondo si è svolto a Paradiso, sul campetto in cui egli è cresciuto, allora in terra e polveroso e oggi sintetico. Dalla tecnologia avanzata alla polvere. Dal campetto in cui ha dato i suoi primi calci negli anni Sessanta agli studi televisivi supertecnologici grazie ai quali oggi diffonde via etere le sue telecronache sportive.
Il tuo primo idolo calcistico? “Istintivamente rispondo Gianni Rivera. Ripensandoci, direi Claudio Sala, tornante del Torino - una volta c’era il tornante - dalla fine degli anni Sessanta a fine anni Ottanta. Mi sono sempre piaciute le ali, del resto anch’io ho sempre giocato con la maglia numero 7”.
PRIMO TEMPO, PRESSO GLI STUDI TELEVISIVI A COMANO
Il tuo primo mondiale da telecronista? “Italia ’90, con simpatico aneddoto. Sono sempre stato attento alla pronuncia dei nomi poi li sbaglio anch’io come tutti quanti. Nel 1990, tra le squadre partecipanti vi era la Corea del Sud; mi ero quindi avvicinato al telecronista della televisione coreana chiedendogli un aiuto inerente alla pronuncia dei nomi dei giocatori. Io sudavo, è durissima, mi dicevo. A un certo punto, lui mi guarda e mi dice: “Pensa a come
Domande e risposte al volo Qual è la prima partita di calcio cui hai assistito? “Coppa svizzera, campo Comacini; Chiasso contro non so più chi, 1 a 0 per il Chiasso con rete di Pierre Boffi”.
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La tua prima telecronaca? “Il primo avvenimento importante che ho raccontato è stato un Tour de France”.
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div faccio io con i giocatori delle altre 23 squadre…”. Il personaggio sportivo che ti ha maggior maggiormente colpito? “Fabian Cancellara, una questione di pelle. La prima volta che l’ho conosciuto era un ragazzino, ci siamo piaciuti a vicenda; nel corso degli anni questo rapporto è stato mantenuto e si è irrobustito, tant’è che questo mi consente di avere nei suoi confronti un accesso che altri giornalisti non hanno. Tra gli sportivi con cui ho e ho avuto un rapporto che va oltre l’aspetto professionale vi sono Mauro Gianetti, Roberto Morinini e Valon Behrami”. In cosa consiste il ruolo del telecronista? “La vecchia scuola ti direbbe: primo, informare; io invece ti dico: uno, trasmettere emozioni”. La bellezza del tuo mestiere? “Ho trasformato il mio hobby in professione e questo non lo dimentico mai. Quando vado a lavorare sono contento”.
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Pronostico per i mondiali di giugno-luglio in Brasile? “Una delle solite, probabilmente il Brasile”. Domande e risposte tiqui-taca* (*con questo termine si indica uno stile di gioco del calcio caratterizzato da ragnatele di passaggi rasoterra, con particolare riferimento al gioco del Barcellona di Josep Guardiola). Com’è nata la tua passione per la telecronaca sportiva? “Sono nato e cresciuto a Paradiso, dove vi era un bar che fungeva da luogo di ritrovo. Sin da ragazzo ho sempre avuto una grandissima passione televisiva per il ciclismo, tant’è che, anche quando mi trovavo a Ginevra a studiare all’università, per me non vi erano alternative, al pomeriggio o c’era da seguire la tappa del Giro d’Italia o quella del Tour de France. Quindi, dicevo, capitava che al bar ci si trovasse ad assistere in tv a una tappa del giro d’Italia, allora abbassavano l’audio e io facevo la telecronaca del finale di corsa”.
Come ci si prepara per una telecronaca, ti alleni con fraseggi? “La voce o l’hai o non l’hai; mi trovo più in difficoltà quando devo leggere rispetto a quando parlo e improvviso. Al microfono sono del tutto naturale”. Sei noto per le tue espressioni colorite, le studi di notte? “A volte vengono fuori così; tuttavia alle spalle vi è una preparazione che lascia comunque spazio all’improvvisazione. La mia formazione in lettere ha senz’altro influito, anche se io sono sempre stato così, mi è sempre piaciuto fare esperimenti linguistici”.
Negli studi televisivi, tra calcio giocato e calcio raccontato.
Veniamo ai mondiali di calcio che avranno luogo in Brasile dal 12 giugno al 13 luglio; Come ti prepari per un tale avvenimento? “Chi fa il telecronista non si può preparare appositamente per questo appuntamento, si prepara tutta la vita. Questo significa essere molto attenti e anche un po’ metodici nella raccolta dei dati;
io, ad esempio, da anni tengo un archivio rigorosamente cartaceo dal quale al momento opportuno estrapolo le informazioni che ritengo importanti per l’occasione. Ciò detto, è anche vero che, vista l’esperienza accumulata, potrei andare allo stadio semplicemente tenendo in mano una penna e un foglio, soprattutto se devo commentare una partita di squadre importanti. Ma non faccio comunque così, perché ci si prepara anche nello specifico, per cui fra un po’ andrò a scarta-
SCHEDA
biografica
Nome: Armando Cognome: Ceroni Data di nascita: 18 ottobre 1959 Stato civile: coniugato, due figli Professione: telecronista sportivo Formazione: lettere all’Università di Ginevra Hobby: lettura, “attualmente Il tango della vecchia guardia di Arturo Perez-Reverte”; pesca nei fiumi e nel Ceresio, “sul lago mi faccio accompagnare da quello che io chiamo il Maradona del Ceresio, almeno vado sul sicuro”.
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bellare nel mio archivio dal quale toglierò le mie storielline e le racconterò”. Un mese in Brasile… come si snoda la vita quotidiana durante un mondiale? “Siccome non si è in vacanza, non si può godere appieno dei luoghi in cui ti trovi a vivere. Parlando con cifre nude e crude, nella prima fase dei mondiali verranno disputate 48 partite che saranno coperte da cinque telecronisti, ossia una media di nove partite e mezza a testa sull’arco di dodici giorni; ne segue che non hai tempo di fare nient’altro, tanto più che i trasferimenti in Brasile saranno devastanti. Io sono uno che può lavorare 40 ore al giorno, mi piace talmente il lavoro che faccio che posso lavorare tantissimo, quello che mi sfianca sono gli spostamenti”. La presenza della Nazionale svizzera alla massima competizione calcistica planetaria cambia qualcosa? “Cambia, perché è più bello per tutti. Sai che hai più cose da raccontare, sai che le emozioni che cercherai di trasmettere saranno più forti,
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proprio perché è presente la Svizzera. Rispetto all’europeo, che rimane un torneo estremamente popolare, ma seguito soprattutto dai grandi appassionati di calcio, il mondiale non è così. Il mondiale è il mondiale, contagia tutti”. Cosa rappresenta per te il gioco del calcio? “Per me il calcio è sempre stato un luogo di divertimento, tant’è che ancora adesso considero che il calcio sia bello lì, in quel rettangolo di 100 metri per 65; fuori dal quel rettangolo spesso purtroppo è una schifezza. Quello che lo circonda raramente mi suscita particolari emozioni, anzi, non me ne suscita praticamente mai”. SECONDO TEMPO, PRESSO IL CAMPETTO DI PARADISO Ritroviamo Armando Ceroni al campetto ex Rickenbach, un tempo polveroso e oggi in erba sintetica. Immaginiamo che da una borsa sportiva, oltre al pallone “Brazuca” e alla maglia della Nazionale, egli estragga anche alcune immagini di sé bambino, ragazzo e giovane uomo che ne caratterizzano il suo attuale profilo…
“Venivamo a giocare qui praticamente tutti i giorni. Vedendo il sintetico mi scappa un po’ da ridere, ai tempi il campetto era tutto sgrencio, andava tutto in discesa ed era una sassaiola. Qua ho anche preso diversi colpi, perché vigeva la legge del più grande, se a uno di loro toglievi la palla beccavi delle randellate. Il pallone poi, spesso oltrepassava la rete di recinzione e quindi si attraversavano i binari per andare a recuperarlo. Per me Paradiso è sempre stato il Bronx. Poi vi era la diatriba se fosse più Bronx Paradiso o Viganello, perché erano i due quartieri più popolari, e quando si entrava in discussione io dicevo: “non ci sono dubbi, quando c’è una sparatoria succede a Paradiso e non a Viganello e quindi il Bronx è qui”. Qui a Paradiso ho fatto anche il disc-jockey, con un gruppo di ragazzi avevamo avuto l’idea di creare una discoteca ambulante, poi siamo diventati
stanziali, trasformando quello che di giorno era l’albergo Flora in una discoteca serale. Facevo di tutto, ma soprattutto mettevo disco music, eravamo a di fine anni Settanta inizio anni Ottanta. Questa mia esperienza… musicale mi aveva poi consentito, una volta entrato a far parte della TSI, di presentare trasmissioni musicali. Era poi successo che una di queste trasmissioni registrate era andata in onda subito dopo uno sport sera da me condotto in diretta. Al che i dirigenti mi avevano messo di fronte a una scelta, o l’una o l’altra. Per decidere mi ero allora posto questa domanda: “se mi danno un biglietto per vedere un concerto di Michael Jackson e un biglietto per Juventus-Inter, quale scelgo?”. La risposta di Armando Ceroni è nota. v
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a t avol a
ildella re cucina A cena nel Bellinzonese a casa della famiglia Banfi. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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Bellinzona lo conoscono tutti. È vice-presidente dei commercianti, attore dialettale, promotore di “Strada in festa” e fruttivendolo da una vita. Per Carlo Banfi, frutta e verdura non hanno segreti e in cucina sa usare questi prodotti della terra con sapienza e maestria. Infatti, è anche un appassionato cuoco. Padre di tre figli, è lui il re della cucina. La moglie Anita, che insieme al marito gestisce da 35 anni il negozio in via Camminata, a tempo per perso ricama, cuce, restaura mobili, fa volontariato sociale e dispensa ricette alle clienti. “Già, la teoria la conosce benissimo”, commenta Carlo sor sorridendo, “ma in cucina è meglio che ci sia io!”. Anita non si scompone e mi svela sorridendo che a lei non piace cucinare e se lo fa è per preparare qualche minestra, il capretto a Pasqua e il cibo per il cane. Per Carlo, invece, è una vera passione, nata da ragazzino: “Fin da piccolo sono stato attratto dalla cucina e mi piaceva sperimentare. Mia mamma era una brava cuoca e mi ha insegnato tanto”. UNA FAMIGLIA DI FRUTTIVENDOLI DA 100 ANNI Dopo averlo osservato ai fornelli, non mi è difficile capire che Carlo ha grande dimestichezza in
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cucina. Si muove con calma, sicurezza e abilità tra padelle, mestoli e ingredienti. Sa organizzarsi come uno chef d’esperienza e non consulta ricette perché le conosce a memoria. La cena di questa sera - che Carlo ha deciso essere vegetariana - viene rallegrata, tra una portata e l’altra, da musica popolare che un amico ospite suona al pianoforte. Il menu è di quelli importanti: cinque portate, dall’entrata al dessert. Un menu in piena regola, servito con cura e nei minimi dettagli. La mise en place, uno spaccato di verdure colorate e freschissime, è particolarmente piacevole alla vista. Mentre nelle padelle comincia a sentirsi uno sfrigolio, Carlo mi porge un foglio scritto a mano. Vi trovo gli ingredienti per ciascuna ricetta: un’entrata con asparagi e barba di frate, seguita da gnocchi blu ai carciofi, fiori di
«In cucina
è meglio che ci sia io»
zucca ripieni, caponatella siciliana e per finire in dolcezza, pere al vino con lamponi e gelato. Car Carlo mi svela che - nonostante cucini sia a pranzo sia a cena - è la prima volta che si dedica ad un pasto esclusivamente vegetariano. Una scelta coraggiosa, per mettersi alla prova con qualcosa di diverso, per sfruttare come si deve ciò che ogni giorno vende, ma anche per sottolineare l’attività di famiglia, iniziata dal suo bisnonno nella capitale oltre 100 anni fa. LEVATACCE… DIVERTENTI Il nostro fruttivendolo mi racconta che, nonostante oggi si trovi in vendita una gran varietà di prodotti, la maggior parte delle clienti acquista verdura e frutta tradizionali. “Ogni tanto mi sor sorprendo, ad esempio, che ci siano persone che non sanno come si puliscono i carciofi oppure che non hanno mai visto la barba di frate, o ancora che chiedono prodotti che in quel momento non sono disponibili”. Aggiunge che la richiesta di frutta esotica è in calo, mentre c’è un desiderio
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a t avol a di ritrovare i profumi di una volta, come l’aroma dei mandarini o delle arance appena sbucciati. Gli chiediamo come sia possibile riconoscere la buona frutta: la buccia, ad esempio, dà già un’indicazione, ma ci sono prodotti che non è facile riconoscere. Ci vuole esperienza, tatto, occhio e anche un po’ di fortuna. “Ci sono clienti che arrivano da Lugano a comprare le mie noci, perché sono grosse e sanissime. Tante persone preferiscono ancora andare dal fruttivendolo perché trovano maggiore qualità, qualcuno che le consigli e un ambiente più piccolo e umano rispetto ad un supermercato”. Da 40 anni, il nostro cuoco si reca al mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Milano per fare gli acquisti per il suo negozio. “Mi alzo nel pieno della notte per essere a Milano alle 5, quando si aprono i cancelli. È faticoso, ma anche molto divertente. Si gira in bicicletta perché è il mercato più grande d’Italia e il gioco è contrattare per spuntare il prezzo migliore. Vi si trovano frutta e verdura per tutti i gusti ed è frequentato ogni giorno da circa 9’000 persone,
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Carlo Banfi prepara i fiori di zucca ripieni.
compresi coloro che vi sono direttamente occupati. Solo il sabato mattina, però, è aperto al pubblico”. La sua quotidianità è dunque ritmata dal viaggio nella capitale lombarda, dal rientro in negozio con la merce acquistata, dall’organizzazione delle vendite, dal ritorno a casa per preparare il pranzo e nel pomeriggio dalla vendita al banco. Poi la sera, di nuovo in cucina per la cena. Gli sono molto riconoscente che si sia messo a disposizione per questa cena, perché capisco quanto la sua vita sia faticosa e costellata di sacrifici. LA BERNERPLATTE DI SANTO STEFANO In casa Banfi, si mangia e si cucina di tutto. “Dicono che lasagne e risotti siano il mio forte. Ho invece qualche problema con gli spaghetti alla carbonara: non sempre mi vengono come voglio io”. Scopro con sopresa che per qualche anno Carlo ha avuto anche un ristorante. “Ero io il cuoco, ma gestire ristorante e negozio era dura. E così ho lasciato”. Ecco perché cucinare per tante persone non lo spaventa! Da sempre in famiglia si porta avanti una bella tradizione, tramandata dalla mamma di Anita a Carlo. È Dario, il figlio maggiore, a raccontare: “Il giorno di Santo Stefano mangiamo la Bernerplatte. Secondo mia nonna, infatti, dopo le abbuffate di Natale, era importante ripulire l’intestino con i crauti… Naturalmente è mio padre che cucina e lo fa solitamente per circa 25 persone!”. Capita anche che il nostro cuoco venga chiamato per dei catering o si metta a disposizione per cucinare a qualche festa locale. Un instancabile che, anche questa sera, si è superato servendoci una cena a dir poco deliziosa. Piatti buonissimi e molto belli perché, come si dice, si mangia anche con gli occhi. Concetto evidentemente molto chiaro a Carlo che, oltre ad un ottimo cuoco si è dimostrato anche un artista con un grande cuore. v
SCARICAMI Sul nostro sito www.illustrazione.ch potete trovate le gustose ricette della famiglia Banfi. http://www.illustrazione.ch/atavola_05_14.pdf
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oc chi o a
tcs ticino compie cento anni Un secolo di storia: dalla bicicletta all’automobile.
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ento anni sono un traguardo importante che viene sottolineato da un programma di eventi e attività, tra le quali spiccano un grande concorso e una festa in occasione dell’assemblea dei delegati. Il “Centenario” di TCS Ticino sarà pure l’occasione di rivivere un secolo di storia nell’ambito della mobilità su strada e nel contempo lanciare uno sguardo verso il futuro. “Ieri, oggi, domani” è lo slogan dell’anno
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per il Touring Club Svizzero sezione Ticino. ERA IL 1914… La creazione della sezione ticinese del Touring Club Svizzero risale al lontano 1914. A quei tempi le problematiche legate alla mobilità erano indubbiamente differenti rispetto a quelle odierne, così come diversi erano i servizi di TCS, che si sono man mano ampliati ed adattati alle nuove realtà. La Sezione Ticino del TCS
le Dal ozze o t r car lle au nti” a lige el t n i “
ha dunque raggiunto i suoi primi cento anni di vita, un traguardo che intende essere degnamente festeggiato con un intenso programma di appuntamenti e attività. Il momento più impor importante è previsto a maggio, in occasione dell’Assemblea dei delegati, che oltre ai consueti lavori assembleari permetterà di ripercorrere 100 anni di storia, con eventi e aneddoti che hanno segnato la vita della sezione, ma pure di vivere un pomeriggio e una serata di festa ricchi di sorprese e spettacolo. In allestimento sono pure una lunga serie di attività rivolte in particolare agli oltre 76’000 soci, ma anche al pubblico in generale. Molte dunque le sorprese in preparazione per i soci della Sezione ticinese del TCS, che verranno man mano svelate nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi. IERI, OGGI E… DOMANI Nel corso dei suoi 100 anni di storia, la Sezione ticinese del TCS non solo ha accompagnato e assistito i propri soci nell’affrontare mutevoli problematiche, ma è stata pure testimone, e in alcuni casi anche protagonista, dell’incredibile sviluppo della mobilità nel nostro Cantone, che ha portato in 100 anni dalle carrozze trainate da cavalli ad
UN GRANDE
concorso
Un grande concorso gratuito caratterizza l’anno dei festeggiamenti. Il regolamento prevede tre periodi di estrazione (dal 1.5 al 21.8 e dal 22.8 al 30.10 quelli ancora in corso). Il 5 dicembre 2014 è prevista una festa finale con l’estrazione dei premi principali. Partecipare è semplicissimo. Basta collegarsi al sito www.tcs-ticino.ch e accedere al modulo di concorso elettronico. È possibile partecipare anche richiedendo la cartolina del concorso agli sportelli TCS di Rivera.
auto “intelligenti”, da strade sterrate e poco trafficate a grandi vie di transito spesso congestionate. Vi sono poi state innovazioni tecnologiche e grandi imprese pioneristiche che hanno rivoluzionato i concetti di mobilità in Ticino, quali ad esempio l’apertura del tunnel autostradale del Gottardo. Un importante lavoro storico è da diversi mesi in corso e ha permesso di riordinare una grandissima quantità di documenti cartacei, ma pure multimediali. Il tutto verrà presto messo a disposizione del pubblico. La ricerca storica non solo permetterà di meglio comprendere l’evoluzione della mobilità nel corso degli ultimi 100 anni nel nostro Cantone, ma costituirà pure la base per delle valutazioni su quello che potrebbe essere il futuro. Nuovi veicoli, nuovi concetti di mobilità e di conseguenza nuovi servizi offerti da TCS. Il TCS guarda dunque al futuro, cosciente delle nuove sfide che lo attendono, ma anche consapevole della grande esperienza acquisita in tanti anni di affiancamento dei suoi soci. I concetti di mobilità sono destinati a cambiare ancora, si par parla ora di “mobilità integrata”, che possa riunire e promuovere tutti i mezzi di locomozione in un ambito dove il movimento motorizzato si coniuga in modo ideale con quello a piedi.v
LA PRIMA
in svizzera
La Sezione ticinese del TCS è stata la prima creata in Svizzera, quando un gruppo di soci sino a quel momento impegnato nel sostegno dei ciclisti, nel 1914, decise di occuparsi anche delle problematiche dei primi automobilisti, non troppo ben visti anche per il rumore e la polvere provocati. Oggi la sezione ticinese del TCS conta oltre 76’000 soci, ha creato sottosezioni e ha nella sua sede a Rivera un’immobile amministrativo e tecnico funzionale che offre una moltitudine di servizi.
Il primo premio in palio è questa fiammante BMW.
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so nd aggi o
pronostici
mondiali Ai Mondiali brasiliani, la nostra nazionale di calcio passerà il girone? Arriverà in finale o uscirà agli ottavi? Abbiamo percorso il Ticino per raccogliere la vostra opinione. testo Luca Bortone foto Gabriele Campeggio
ckey mpio! o h i d se le e a n n o i u z La na deve essere
Daliarosa Cortese, 47 anni, direttore commerciale, Lugano: “Sarà una gran bella sfida per questa squadra. Prevedo un prestigioso quinto posto finale”.
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Francesco Regazzoni, 71 anni, ex sindaco, Grancia: “Credo e spero bene. Quanto fatto dalla nazionale di hockey dev’essere un esempio da seguire”.
Nerio Camponovo, 41 anni, ristoratore, Mendrisio: “La Svizzera è un outsider da tenere d’occhio. Potrebbe addirittura piazzarsi fra le prime otto squadre al mondo”.
Gregorio Gagliardi, 52 anni, impiegato, Mendrisio: “Sono convinto che si comporterà bene. È una buona squadra, che di sicuro passerà almeno il primo turno. Poi chissà…”.
Alessandro Caputo, 29 anni, magazziniere, Mendrisio: “Questi giocatori sono validi e potrebbero agevolmente trascinare la squadra fino agli ottavi di finale”.
Werner Bächinger, 63 anni, impiegato di banca, Bregan Breganzona: “È una nazionale che mi piace molto. Potrebbe addirittura spingersi fino a una storica semifinale mondiale”.
Karim Ennacini, 25 anni, public relation, Bellinzona: “Sono sicurissimo che passerà il girone di qualificazione. È di diritto tra le sedici migliori formazioni del mondo”.
Luca Poncia, 20 anni, volontario, San Vittore: “Non la vedo bene. Secondo me non passa nemmeno il primo tur turno. La pressione intorno alla squadra è troppa”.
Emma Bleve, 18 anni, studentessa, Tenero: “Io sono già molto soddisfatta che la Nazionale abbia saputo qualificarsi alla fase finale dei mondiali”.
Pietro Lombardo, 71 anni, autista, Giubiasco: “Ecuador, Francia e Honduras sono alla nostra portata. Passare il primo turno non dovrebbe essere un problema”.
Stefania Bordoli, 27 anni, assistente dentale, Vogorno: “Sono piuttosto pessimista, purtroppo. Corre il rischio di non qualificarsi per gli scontri diretti”.
Monica Marchetti, 34 anni, ingegnere ambientale, con Lorenzo, 3 anni, Bellinzona: “Se sapranno non cedere alla paura, potranno andare lontano e arrivare fra le prime otto”.
Elena Bronca, 25 anni, venditrice, Morbio Inferiore: “Questa nazionale mi convince. Secondo me ha buone chance di arrivare almeno ai quarti di finale”.
Giacomo Pozzini, 24 anni, studente, Lugano: “Secondo me passa il girone come seconda, dietro alla Francia, ma poi esce di scena agli ottavi”.
Rodolfo Weithaler, 75 anni, pensionato, Lugano: “Non è molto quotata e deve affrontare un girone insidioso, ma saprà spingersi fino agli ottavi di finale”.
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escur si oni
un altro
sguardo Passeggiata da Montagnola al Posmonte. Conosco la meta del viaggio, ma non so dove il percorso mi conduce. testo e foto Giosanna Crivelli - giosanna@illustrazione.ch
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gnuno ha i propri luoghi amati. Luoghi-memoria, luoghi-vissuto, luoghi-simbolo. Ogni luogo è unico e singolare. È quello, proprio quello. Simile ad altri, ma mai uguale. I luoghi che visitiamo sempre di nuovo pensiamo di conoscerli, e ci sorprendono invece nella loro mutevolezza. È la frequentazione ripetuta di un luogo conosciuto che porta a recepirne l’energia e a scoprirne il carattere, visibile e recondito. Il mio bosco, il bosco di casa, è per me quello che
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da Montagnola porta a Bigogno e al Roccolo del Posmonte. Lo visito da una vita, e ugualmente ogni volta è un nuovo viaggio. Vi sono elementi variabili ed elementi costanti: stagioni, meteorologia, colori; bosco fitto, bosco rado, radura; faggi, castagni, robinie, agrifogli, pungitopo; alberi malati, alberi sradicati, alberi sani, alberi novelli nati da un seme casualmente caduto lì; sottobosco, rovi, sterpaglie; bosco vergine, bosco vecchio; terra, sassi, roccia; tracce, impronte, forme. L’interazione di questi elementi agisce sulla percezione. Un insieme di elementi crea un
ambiente. Ogni ambiente è un’abitazione. Conosco le caratteristiche di ogni stanza del mio bosco. Cammino, guardo, vedo. Seguo un sentiero, una linea precisa. I pensieri sono le diramazioni da questa linea. E creano una topografia nuova. Visito il mio bosco e fotografo, a ogni passeggiata cambiano i soggetti. E cambia il modo di guar guardarli e di vederli. La situazione, lo stato d’animo, l’intenzione portano a sperimentare differenti tecniche fotografiche. E a scegliere l’inquadratura, che è il contenitore dell’esperienza. Un giorno mi è stato regalato un obiettivo fotografico speciale, molto compatto, con caratteristiche ottiche particolari, dal nome “Subjektiv”, dunque con una visione soggettiva programmata. L’immagine risulta sfocata in modo uguale dal punto più vicino a quello più lontano, creando un’astrazione pittorica, come quando si socchiudono gli occhi. L’ho utilizzato in libertà, per gioco. Vi è un punto sul percorso che ogni volta attrae la mia attenzione: qualche metro di roccia messa a nudo a lato del sentiero, roccia friabile scomposta in riquadri geometrici, che riflettono la luce da varie angolazioni. Questo luogo mi mette in connessione con Cézanne, e con la sua ricerca delle forme originarie dell’apparenza, ri-
composte con pennellate decise: “Per dipingere bene un paesaggio devo prima scoprirne le fondamenta geologiche. Mentalmente disegno lo scheletro di pietra”. Cercando immagini con il nuovo strumento, la sorpresa è di trovarmi in un dipinto di Giorgio Morandi, in quell’universo al di fuori dal tempo, spoglio, dai colori delicati, che trasmette la calma assoluta. Nella successione di immagini scattate vi sono leggere variazioni, date da mutamenti di luce, da un minimo cambiamento dell’inquadratura. Appaiono le vene della terra, la patina del tempo, e la casuale posizione di gruppi di sassi, che creano relazioni tra di loro e con il contesto in cui sono venuti a trovarsi. Ogni parte, pur nella mutevolezza e fragilità, ha il suo posto, e questo è rassicurante. Continuando il cammino arrivo alla meta, il Roccolo, con davanti una panca e un tavolo in sasso, che invita a fermare il tempo. Attorno, a gruppi, vi sono degli alberi alti e slanciati, a guardarli in immagine alberi come bottiglie. Inizio a comprendere il mondo di Morandi: con quasi nulla si può raccontare quasi tutto. Percepisco che è stato un artista volutamente solitario e silenzioso, per arrivare a esprimere con semplicità relazioni complicate.v
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i n vi aggi o
sorprese nel monastero Le austere mura del monastero di Kharkhorin nascondono un piccolo segreto. Con i monaci buddisti mongoli vive pure una donna, una minuta e graziosa giapponese che insegna inglese ai più giovani lama. Io vi giungo nell’ora di pranzo e allora… testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
IL SUONO DELLE CONCHIGLIE Invero ero giunto a Kharkhorin proprio con l’intenzione di visitare il monastero Erdene Zuu, uno dei più grandi e storici della Mongolia. Nel frattempo era trascorsa quasi una settimana e cominciavo a disperare che al monastero vi sarei mai potuto andare. Dapprima le lunghe e disordinate camminate, quindi le curiose esperienze sui monti e per terminare il tempo freddo e piovoso che mi aveva costretto a rintanarmi nella mia ger (la tenda tradizionale mongola) attizzando in continuazione il braciere della stufa e coprendomi di pesanti trapunte per non gelare. Finalmente oggi il tempo appare clemente, un tenue sole riscalda l’atmosfera e le due figliolette di Suvd, inizialmente con una certa timidezza e quindi senza farsi alcun problema, erano entrate nella mia ger portandomi dei kuushuur mongoli, una sorta di frittelle ripiene. Il loro sorriso è un regalo che mi fanno ogni mattino e che da solo varrebbe il lungo viaggio fino a qui. Mi risparmio la camminata di alcuni chilometri fino al monastero grazie a Tawasur, che mi ci conduce con la sua vecchia vettura. Come di consueto, sembra che il veicolo debba sfasciarsi da un momento all’altro, ma invero sopporta in modo assolutamente incredibile gli scossoni causati dalle
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inevitabili buche della strada, che strada non lo è nemmeno, infatti qui si viaggia ovunque, su piste ma pure semplicemente nei prati e nei campi che costituiscono il preludio delle immense steppe che si estendono oltre i confini del paese. Quando giungo al monastero, lo trovo deserto, tanto che non so nemmeno se vi si possa accedere. Sto posando i piedi sulla terra che secoli fa calpestò Gengis Khan. Passate timorosamente le mura che lo delimitano, vi trovo una moltitudine di stupa e vecchie pagode, ruote di preghiera, statue di pietra e sculture. Il luogo mi appare quasi in disuso, il prato è poco curato - forse rimetteranno tutto a posto per l’inizio dell’imminente stagione turistica -. L’ambiente è un poco surreale, l’atmosfera che vi si respira è mistica: un grande silenzio e tanta pace. Nulla si muove, sorprendo in lontananza un monaco che quasi furtivamente esce da una pagoda, ma poi sparisce in un tempio più grande. Poi, all’improvviso, odo il suono di conchiglie cerimoniali che sferzano magicamente il grande silenzio. Mi avvicino con curiosità, ma pure rispetto, e trovo due lama che da una torretta chiamano i monaci alla preghiera. Per mia grande sorpresa uno di loro mi sorride e saluta come se ci conoscessimo da tempo.
Le imponenti mura esterne del monastero Erdene Zuu.
LA MAESTRA (GIAPPONESE) DEI MONACI Col copricapo, la lunga veste rossa e gli scialli cerimoniali non lo avevo riconosciuto, era uno dei monaci che avevo incontrato al campo sulle montagne alcuni giorni prima. Poco dopo rivedo anche Suka, la giovane maestra giapponese che mi permetterà di accedere alle sale inter interne del monastero. Veste la medesima gonna colorata che portava sui monti, delle grosse ghette scure e un foulard verde. Una lunghis-
sima treccia che termina in un fiocco colorato le cade fin sulle natiche. Non è più grande di un metro e quaranta, sempre gioiosa e da mesi ha abbandonato il suo comodo Giappone per vivere nel monastero assieme a questi monaci, con l’impegno di insegnare loro la lingua inglese. Quando le chiedo in quale stanza dorma, mi risponde con un sorriso. Mi dice che lascia però raramente il monastero, qui dorme, consuma i pasti, fa i bucati, mentre l’insegnamento dell’inglese sembra avvenga senza uno schema
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i n vi aggi o preciso. Addirittura mi confida che quando è arrivata in questo luogo, non conosceva per niente la lingua mongola. Come sia riuscita a insegnare le prime parole della lingua straniera è dunque un mistero. A dire il vero non è che i risultati siano brillanti. Uno dei monaci più curiosi, mentre intona i canti di preghiera tra i fumi dei bastoncini d’incenso, si volta di continuo verso di me e cercando di non farsi troppo notare, mi chiede il nome e come sto, poi il suo repertorio sembra finire lì. Aggiunge che lui è un “monkey”, uno svarione linguistico che non imbarazza assolutamente Suka. Infatti intendeva dire che è un “monk” (che in inglese significa monaco), mentre “monkey” significa scimmia. Le mie conoscenze della lingua mongola non sono però certo migliori di quelle inglesi del monaco. Poco dopo, senza volerlo, mi ritrovo così in mano una grande ciotola di riso e latte che tutti si attendono svuoti, mostrando probabilmente anche un certo apprezzamento. Non è trascorsa però nemmeno un’ora da quando ho consumato l’ultimo pasto nella ger e non ho proprio appetito. Fortunatamente, dopo alcune cucchiaiate, mi viene in aiuto Suka, quell’esserino di una quarantina di chili, che dopo aver diligentemente consumato la sua razione, ben volentieri scambia la sua tazza con la mia servendosi con gusto di quello che avevo lasciato.
MA DOV’È IL CARRO CON I BUOI? Ho però un altro appuntamento con una seconda donna che segnerà un po’ il mio destino. Avevo infatti conosciuto una signora a Ulaan Baatar che mi aveva promesso di mettermi in contatto con dei nomadi mongoli nelle regioni a nord. Dopo l’esperienza Karkhorin, ritrovo dunque la capitale mongola un poco più temperata di quando l’avevo lasciata, ma forse è solo perché nel frattempo mi sono abituato alla durezza del clima. A Ulaan Baatar questa volta non rimarrò a lungo. Il tempo di incontrare alcune conoscenze, di ritornare al monastero Gandan, di fare una doccia calda e di mangiare
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un… hamburger - e sì, un desiderio comprensibile dopo tanto cibo tradizionale mongolo! Uyanga insisterà nel volermi accompagnare alla fermata dell’autobus locale, teme probabilmente che possa finire sul veicolo sbagliato, e invero le sue premure e i suoi dubbi sono del tutto giustificati. Mi domando - e forse se lo domanda anche lei -, se già fatico a trovare il bus a Ulaan Baatar, cosa combinerò una volta giunto alla meta? Nel corso del viaggio, ripasripas so in continuazione alcune importanti frasi in lingua mongola e cerco di memorizzare le regole di comportamento tradizionali delle genti nomadi. Difficilmente incontrerò qualcuno che conosce una lingua straniera, così come le persone che vedrò non sono di certo abituate a molti visitatori. In mano, intanto, ho solo un biglietto col nome - in caratteri cirillici! - della fermata alla quale dovrò scendere e che ho già mostrato all’autista, mentre non ho alcuna idea di dove andrò e chi incontrerò in seguito. Mi è unicamente stato detto che sarà facile per la persona che verrà a cercarmi riconoscermi… visto che sono l’unico passeggero di etnia non mongola sul bus! Avrei dovuto proseguire il viaggio in calesse trainato da buoi, ma quando finalmente giungo al capolinea, dopo circa cinque ore di viaggio, una lunga sosta per una panne e altre inspiegabili attese, di calessi e di buoi non vedo nemmeno l’ombra. Continua v Due giovani lama chiamano i monaci alla preghiera.
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Cosa ti occorre: un pezzo di stoffa bianca, un righello, forbici dalla punta arrotondata, un pezzetto di pannolenci rosso, colla stick, eventualmente una macchina da cucire, filo da cucito rosso e bianco.
1. Prendi il pezzo di tessuto lungo circa 50 cm e dal bordo misura 5 cm circa. Con le forbici fai un taglietto lungo un paio di centimetri, quindi tieni bene tra le due mani i lati del tessuto a destra e a sinistra del taglietto e strappa con decisione. Otterrai una striscia di stoffa tutta sfilacciata. È giusto così!
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2. Sul pannolenci rosso disegna una croce come quella che vedi nell’illustrazione (puoi ritagliarla e appoggiarla sul pannolenci per seguirne il contorno). Ritaglia la croce di pannolenci. 3. Fissa la croce sulla striscia di tessuto a circa 15 cm da un lato. Puoi incollarla con la colla stick, ma se puoi utilizzare una macchina da cucire il risultato sarà migliore e più resistente. In questo caso dovrai infilare il filo rosso nella macchina e usare una spoletta di filo bianco. 4. Ora non ti resta che medicare il tuo povero pupazzo…
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oroscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch
g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
j CANCRO 22/6 - 22/7
PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI MAGGIO 2014
Questa seconda parte del mese appare decisamente migliore, perché aumentano le possibilità di concludere un buon affare, ricevere una proposta di lavoro interessante o cambiare ambiente. Buoni i giorni 16-17.5, 20-21.5 e dal 26 al 30.5. Invece nei giorni 18 e 19.5 dovrete muovervi con più prudenza ed evitare litigi o conflitti con autorità o superiori. In amoamo re spira aria di libertà, per cui sarete più inclini ai flirt e all’avventura più che a desiderare una storia seria. Per altri potrebbe ripresentarsi una persona del passato, soprattutto se già separati o soli da un po’. Salute: buona ripresa. Donne datevi un nuovo look.
Questa seconda parte del mese vede qualcuno di voi alle prese con pratiche legali o amministrative. In effetti avrete diversi contatti con funzionari pubblici per motivi vari, ma potreste anche decidere di cambiare aria per qualche giorno, fosse anche solo per staccar staccarvi dai problemi quotidiani. Critico il plenilunio del giorno 14.5, ma anche i giorni 20-21, in cui dovrete muovervi con più cautela ed evitare decisioni affrettate. Poi ci sarà il riscatto, con l’ingresso di Venere nel vostro segno il giorno 29.5. Regali e manifestazioni affettive in vista. Voi donne sarete molto ammirate e corteggiate. Salute: prendetevi i vostri spazi per il tempo libero.
Giorni inquieti quelli del 15-16-17.5 e 22-23.5 con Luna critica! Sembra che abbiate il fuoco alle calcagna, tanta è la voglia di evadere e di stravolgere la vita, soprattutto se siete giogio vani. Evitate di prendere decisioni affrettate basate su un eccessivo entusiasmo. Possibili viaggi da evitare in quei giorni. In amore ci saranno alcune complicazioni per alcuni di voi, specialmente se vi siete innamorati di una persona già impegnata o avete ancora situazioni in sospeso da chiarire, magari con un Pesci o un Sagittario. Probabilmente un Toro vi darà maggiori garanzie. Finanze da tenere sotto controllo. Salute: evitate gli eccessi e ascoltate i segnali del corpo.
Nei primi tre giorni vorrete vivere in modo più spensierato, probabilmente dovrete anche viaggiare per lavoro o visitare dei parenti lonlon tani, che non vedete da tempo. Tuttavia tra il 18 e il 21.5 e ancora tra il 24 e 25.5, è bene che ve ne stiate più tranquilli a causa di dissonanze astrali critiche. Comunque dalla vostra avrete sempre il buon Giove, ben supportato da Saturno che vi proteggerà. Romantici i giorni 22 e 23, ideali per farsi coccolare un po’ dalla dolce metà o da un buon massaggio. Ottimi poi i giorni 26 e 27 e a partire dal 29.5, con l’ingresso di Venere in posizione favorevole. Ne beneficeranno l’amore e la salute.
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
Sebbene il plenilunio del giorno 14.5 possa avervi causato attrito, i giorni 15-16 e 17.5 regaleranno rinnovato entusiasmo e dinamismo, forse anche grazie a circostanze fortunate che potrebbero portarvi un nuovo contratto di lavoro, ma anche un nuovo amore o un successo sportivo. Muovetevi comunque con cautela nei giorni 20 e 21 con luna opposta, così come nei giorni 26 e 27. Rivali in vista ai quali date fastidio. Siate più discreti circa i vostri progetti futuri. A fine mese, potreste meditare un cambio di casa o una nuova convivenza nel caso siate ancora single. Salute: bicicletta per scaricare lo stress.
Mercurio sempre ostile si troverà in opposizione alla Luna nei primi tre giorni, ma sarà critico anche verso la fine, ossia nei giorni 28-29-30.5, creando non poca confusione e frustrazione. Possibili tensioni anche nei giorni 20 e 21.5. È probabile che vi sarà qualqual che preoccupazione a livello finanziario, magari dovuta a eccessive pretese vostre, dei figli o del partner. Per natura nervosi, siete poco propensi ad ascoltare gli altri, ma molto sensibili alle critiche. Del resto, con Plutone e Saturno forti, siete troppo orgogliosi e suscettibili. Ma dal 29.5, con Venere positiva, l’armonia trionferà con relativo miglioramento delle finanze e della salute.
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ILLUSTRAZIONE TICINESE 05-14
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o r oscop o PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI MAGGIO 2014
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
Sebbene vi siano ancora forti contrasti astrali, i primi giorni di questa seconda parte del mese saranno abbastanza positivi e inviteranno a godersi un po’ di sano svago e di dolce far niente, visto che Marte procura sempre grande stress. Altri giorni favorevoli sono il 20-21.5 e dal 26 al 30.5., adatti per fare buoni affari, stare a contatto con il pubblico e lavorare in campo psico-sociale. Bene anche corsi di computer e lingue. I meno giovani avranno qualche problema economico, troppe le uscite rispetto alle entrate e all’impegno profuso, ma da fine mese, grazie a Venere favorevole, le finanze miglioreranno e così anche la salute. Se nei primi tre giorni avete pensato a una gita fuori città o a una visita a un amico o parente lontano, potreste trovare qualche sorpresa interessante. Se invece siete al lavoro unite l’utile al dilettevole. Momenti romantici quelli del 22-23.5 da trascorrere in intimità. I giorni di maggiore tensione saranno il 20 e 21.5 e ancora il 26 e 27.5, con la luna critica, quindi meglio battere in ritirata e non dare adito a litigi o provocazioni. In quei giorni sarete infatti poco tolleranti. Cercate di riposare di più e non portate a casa lo stress dal lavoro o vicevice versa. I giorni 28-29-30 saranno molto proficui per gli affari, ma anche l’amore sarà vivace. Nei primi tre giorni con luna nel segno, opposta a Mercurio e critica a Nettuno, potreste sentirvi un po’ confusi e affaticati, quindi riri mandate qualche impegno di troppo. La situasitua zione si ripeterà nei giorni 28-29 e 30.5. Forse qualche preoccupazione riguarderà i figli o i nipoti o ancora le finanze; dovrete diventare molto parsimoniosi. Poi da fine mese ci sarà un miglioramento. Nuove prospettive lavorative in vista, purché abbiate voglia di impegnar impegnarvi. E l’amore? Beh, qui le sorprese non mancano, con Venere e Urano in Ariete, contrastati da Marte. C’è in atto una bella rivoluzione e un cambiamento potrà essere salutare.
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
e AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
A sostenervi in questo periodo per certi versi ancora stressante, avrete il Sole, almeno fino al giorno 21.5, e da fine mese arriverà Venere, che dal Toro vi sosterrà amorevolmente, regalandovi finalmente il giusto compenso e un po’ più di armonia. In effetti, con Urano e Marte sempre critici, non è facile sostenere un ritmo così frenetico, con tutte le incombenze cui far fronte, tra lavoro, casa, famiglia, figli, nipoti, ecc., per non parlare delle discussioni che logorano, per cui dovrete togliervi qualche dovere di troppo dalle spalle e ritagliarvi degli spazi salutari, solo per voi. Sottoponetevi a qualche massaggio terapeutico. Questo periodo appare assai interessante per voi, anche se il Sole taurino richiederà ancora molto impegno da parte vostra, almeno fino al giorno 21.5, poi, con il Sole in Gemelli, dove staziona ancora Mercurio, ben sorretti da Venere e Urano, potrete tirare un sospiro di sollievo e godervi una rinnovata libertà, forse più interiore, perché avrete saputo intuire qual è la vostra meta, il vostro scopo in questo mondo. Dopo tutto, siete un segno sociale e umanitaumanita rio, per cui la vostra più grande soddisfazione deriva dall’aiuto agli altri. Anche in amore il clicli ma sarà piuttosto eccitante: se mente e cuore collaborano, allora l’idillio sarà assicurato. Questa seconda parte del mese inizia in modo un po’ confuso e frustrante, con Luna e Mer Mercurio dissonanti. Lo stesso si ripeterà il 22 e 23.5 e il 28-29-30.5. Sarà molto probabile che vi saranno preoccupazioni reali a farvi perdere ore di sonno, ma non concentratevi solo su ciò che non va, perché la tendente al vittimismo, irritando chi vi sta vicino e allontanando da voi anche le amicizie più disponibili. Nel lavoro avrete diverse buone opportunità, perché le idee geniali non vi mancano, ma dovrete mostrare impegno e disciplina. E in amore scatterà la gelosia con Venere in Toro da fine mese! Salute: liberatevi dall’ansia con l’omeopatia.
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REGOLE D’ORO
angel pubbl. 24-03-2010 8:38 Pagina 1 C
per sonni tranquilli
I
l corpo umano come quello animale e, in maniera diversa anche le piante, hanno necessità di riposare per recuperare le energie consumate, per rielaborare le esperienze vissute e per nutrire le cellule di cui sono composi, ebbene si, come dicevano i nonni il sonno è d’oro. Bisogna però sottolineare che a differenza del passato, la vita del giorno d’oggi rende piuttosto difficile riposare in modo tranquillo, molta gente infatti soffre di insonnia più o meno importante; come è possibile quindi porre rimedio senza ricorrere a farmaci che, come spesso si può constatare non sono sempre efficaci. Una risposta arriva come sempre dalla natura e dall’osservazione di alcune semplici regole, che come potrete notare rendono il riposo notturno sereno e rilassante. Innanzi tutto verificate il tipo di alimentazione che seguite, per esempio evitate di bere caffè nel pomeriggio e se proprio non ne potete fare a meno limitatevi ad un caffè’ d’orzo dopo cena; alla sera riducete il consumo di formaggi, alcolici e cibi grassi favorendo verdura, frutta e legumi. Inoltre prima di coricarvi evitate il più possibile l’utilizzo di computer e per almeno una mezz’ora cercate di rilassare la mente leggendo un libro o ascoltando musica, se anche seguendo questi consigli faticate ad addormentarvi è meglio passare ad un controllo più attento della stanza in cui dormite: fate in modo che la stanza dal letto sia riservata al riposo e non sia piena di attrezzature elettroniche, per esempio computer, radio, televisione e consolle per i videogiochi, se tenuti accesi, anche in modalità stand by emanano onde elettriche che possono influire sul riposo rendendo nervosi e agitati. Anche la temperatura ha la sua importanza, dormire in una stanza troppo calda rende difficile il riposo, provate quindi a mantenere una temperatura che non superi i 18° ed inoltre se le condizioni climatiche lo permettono potete lasciare i vetri leggermente aperti per un maggior afflusso di ossigeno. Infine fate attenzione anche alla disposizione del letto secondo le regole del Feng Shui infatti una corretta posizione del letto in rapporto alle correnti energetiche della terra aiuta a incanalare le energie positive favorendo il rilassamento.
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