Illustrazione Ticinese n. 6 - 2015

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illustrazione www.illustrazione.ch

N.6

- 1 GIUGNO 2015

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

MOTORI

Un design che emoziona

SALUTE

I volti dell’ansia IN FAMIGLIA

Le vie per Compostela


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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.966 copie (REMP 2014) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch

14

4 Fuorionda Kant che ti passa

6 In dialètt

Ènchia sül sass u pò ni sü i fió

10 Appunti

Spunti, idee e consigli in vetrina

12 Sai che

Domande curiose e risposte sfiziose

14 Ritratto

Editore Illustrazione Ticinese SA 6908 Lugano

La gentilezza siamo noi

20 Salute

Distribuzione Direct Mail Company SA Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Illustrazione Ticinese SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Illustrazione Ticinese SA Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch

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I molteplici volti dell’ansia > ILLUSTRAZIONE TICINESE 06-15

38 in famiglia

sul cammino

di compostela Una tratta del lungo cammino che i pellegrini intraprendono sin dal Medioevo passa anche attraverso la Svizzera. Un ottimo spunto per visitare dei luoghi meravigliosi, tra storia, arte e spiritualità. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

S

in dal Medioevo i pellegrini percorrono il lungo tragitto che li porta attraverso la Francia e la Spagna al Santuario di Santiago de Compostela, dove si troverebbe la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore. Si tratta di un tragitto di circa 800 chilometri, percorribili in un mese circa. Al tracciato originario si aggiungono diversi cammini che dal resto dell’Europa portano alla tratta originale. Così anche in Svizzera vi è una tratta del cammino europeo, la ViaJacobi, che attraversa orizzontalmente il Paese dal Bodensee a Ginevra, toccando chiese, monasteri e cappelle. Un percorso escursionistico unico, su sentieri storici attraverso le diverse caratteristiche paesaggistiche e culturali della Svizzera. Un cammino dal profondo aspetto religioso e spirituale, che si può decidere di intraprendere per ritrovare la fede, la spiritualità, sé stessi, o anche solo le radici della nostra storia. Il cammino conduce, infatti, sullo storico tracciato medievale, attraverso le regioni alpine, un percorso con alcune varianti, poiché in seguito alle stagioni e alle condizioni metereologiche poteva cambiare anche parecchio. È perciò possibile percorrere diversi tracciati a più riprese, e anche per i pellegrini

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Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Cristina Milani Foto: Gabriele Campeggio

24 In viaggio

Don Grippa il “Gaugin dell’Amazzonia”

28 A tavola

“Cucino perché amo mangiare”

32 Motori

L’uomo che personalizza le emozioni

36 Lavoretti Il calzino medusa

37 Archivio

Come nutrirsi in estate

38 In famiglia

Sul cammino di Compostela

40 Oroscopo

Le previsioni per la 1. metà di giugno 2015

42 Cruciverba Castelli… in gioco

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 04-15

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fuor i ond a

kant che ti passa Chi dice che il mondo andrà sempre così come è andato finora contribuisce a far sì che questo, purtroppo, accada. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

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mmanuel Kant, uno dei pensatori più illuminanti dell’intera storia della filosofia, ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura europea, grazie a testi fondamentali come: Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del giudizio. Di particolare interesse è soprattutto l’etica kantiana, che si studia ancora adesso a scuola. È tutta imperniata sul cosiddetto “imperativo categorico”, ossia sul principio incondizionato e universale che ci spinge a comportarci in un certo modo. Non si tratta però di leggi morali che possano venire imposte dal di fuori o dall’autorità; bensì di una sorta di codice di comportamento che promana dal nostro proprio senso del dovere e dalla nostra coscienza. Kant stesso propose diverse formulazioni del suo imperativo categorico, quella che mi piace di più fa così: “Agisci in modo da considerare l’umanità sempre anche come scopo e mai come semplice mezzo!”. Fu, in un certo senso, anche un animalista ante litteram, affermando: “I nostri doveri verso gli animali sono indirettamente doveri verso gli uomini”. Kant, inoltre, precisava: “Nessuno può costringermi ad essere felice a modo suo, ma ciascuno dev’essere libero di ricercare la propria felicità per la via che gli sembra migliore; pur-

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ché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere al suo stesso scopo”. Evidentemente l’imperativo categorico di Kant aveva ben poco a che spartire con l’obbedienza coatta agli ordini imposti dai superiori nella vita militare. Eppure il kaiser Guglielmo II dichiarò, durante la prima guerra mondiale, che in buona parte i tedeschi dovevano le loro vittorie “ai beni morali e spirituali” che il grande sapiente di Königsberg aveva saputo tramandare al popolo tedesco. Tutto ciò spinse il sempre arguto scrittore austriaco Karl Krauss a commentare: “Dichiaro che non ho previsto gli ordini di alt, avanti marsch, all’attacco o mantenete la posizione tra gli esempi del mio imperativo categorico. Firmato, Kant”. Il grande filosofo tedesco proveniva da una famiglia umile e, da giovane, aveva vissuto in ristrettezze economiche. Solo quando ottenne la cattedra all’università di Königsberg poté cominciare a vivere in maniera più agiata. Scelse anche di rimanere scapolo e, se qualcuno gli domandava come mai non si fosse sposato, Kant rispondeva così: “Il problema è che, quando mi sarei potuto godere il matrimonio, non ero in condizione di permettermelo e, quando me lo sarei potuto permettere, non ero più in condizione di godermelo”. v


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i n d i al èt t

ènchia sül sass

u pò ni sü i fió A cinquant’ann da la mort da l’Alina Borioli la regòrdum anca incöö par la sò poesia “Ava Giuana”. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

I

forestée “chi s’enn afeziunei a chisti sit/e che adess i enn chiö sepelit./I fann un po’ l cambi cun chi du pais/ch’i enn mort in Mérica o fò a Paris./E senza vurell i m’ann insegnó/che ènchia sül sass u pò ni sü i fió”. A cinquant’ann (1887-1965) da la mort da l’Alina Borioli (d’Ambrì) sa pò cercà da regordà ul spirit, la nervadüra che gh’è denta in dal final dala sò poesia “Ava Giuana”, vüna di püssée bei mai scrivüt in Tesín. L’Alina la trasmett i pensée dala “nonna Giovanna” (Giovanna Pedroli-Croce d’Altenchia-Altanca) che l’è setàda giò süla banchéta dal cimitéri. E ga vegn in mént la disgrazia al Ritom (u léi, il laghetto) dal dicember 1894, quand che s’è rott ul giazz e sés (sei) d’Altènchia chi la traversàvan ul lagh iè mancá “neghei sott al gescion”. Al pensée negativ “u i per da sentì la fin du pais!” (Altanca al gh’eva na quai deséna d’abitant) l’ava Giuna la vöraress che “ul sö Altènchia u s rifà amò” e donca “Sonéla a festa la campana: cravaté (cullate) ul sögn det ava Giuana!”. L’örbimént (la parziale cecità) l’eva portaa avanti in da l’Alina una manéra da ilüminá ul spirit (l’ha scrivüt ul Silvio Sganzini). La maestra Borioli l’eva bona da cüntà sü i stori dala Leventina, la parlava di gént, dala manéra da viv insema, cunt in gir i montagn. E donca l’eva necesari speciass (riconoscersi) cunt ul terito-

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ri, cunt i stagión, ammo püssée d’incöö quand che “u i eva mia treni fracassoi/gné automobili, gné camioi;/u i eva mia gné biciclett,/tütt intorn l’eva quiet quiet...”. Da spess, dopo la scöla, i fiöö d’Ambrì i sa tirava insema in cà dala maestra par scoltà quel che la cüntava sü l’Alina, che l’eva bona da doprà la vòs come se la füdess un istrümént müsical. Inscì che a quii che scoltavan ga sa pizzavan i öcc. Cunt “Ul magon det Maria Tugneta” la cünta sü la storia d’una véduva, “quatro canaia” da tirà grand, la tirava denta “sessanta ghei” par lavorà quand che la podeva. Na sira quaidün ga va incontra par dîg “fatt curagio/ul tò pinin l’è restó scüsció sott al furgon!”. Da lì “un grand magon” che “u m vegn amò” la dis la Maria, sempar inconsolabil. Quand che l’ “Ava Giuana” l’ha portàt via, nal 1955, ul premi dala rivista “Ul Cantonetto”, ul Mario Agliati l’ha scrivüt che ala premiazion (l’eva lengiüt la poesia la surèla da l’Alina, Silvia Borioli) ul püblich che l’eva lì in da l’aula magna dal Liceo da Lügan al someàva quel d’una partida da fotball. Al sa spelava i man come se ga füdess stai segnàt un grand gol. E pensà che ul dialètt da l’Alina l’è mia di pussée facil da capì. “Tücc i’évan in ciar - la tacàt là ul prof. Sganzini - che l’Alina la ga vöreva ben a la sò gént e a la so vall. Ma anca a tütt ul Tesín”. v


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s ai che

leggiamo 1. L’intestino felice, di Giulia Enders

2. Lo stretto del lupo, di Olivier Truc

3. L’esercito delle cose inutili, di Paola Mastrocola

SAI

perché

IL BIKINI SI CHIAMA COSÌ? Anno 1946: il francese Jacques Heim e lo svizzero Louis Reard lanciano due modelli analoghi di costumi da bagno a due pezzi… succinti. Heim chiama il suo “atome”. Reard, invece, colpito dall’esplosione di alcuni ordigni atomici effettuata dagli Stati Uniti sull’atollo di Bikini nel Pacifico, decide di associare il nuovo “esplosivo” costume a quello dell’atollo polverizzato. Il nome “bikini” ha la meglio e si diffonde in tutto il mondo.

SAI DA

ascoltiamo

Mosaico romano di Villa del Casale, Sicilia.

cosa deriva

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1. Beyond,

di Mario Biondi

2. The Magic Whip, di Blur

3. Taranta Project,

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di Ludovico Einaudi

Il termine deriva dalla voce originaria Lombarda, attestata nel 1814, per indicare una carta da gioco di poco valore. Dalla prima guerra mondiale, il termine si è diffuso dal gergo strettamente militare a quello comune, in riferimento a tutti i fogli di carta di poca o nessuna utilità.

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da Il Libro delle Signore, di Jolanda, Marchesa Plattis Majocchi, 1921 Ai bagni Nessuna donna guadagna a essere veduta al mare. La luce cruda mette in evidenza ogni difetto dell’epidermide che il sole o abbronza, o arrossa, o macchia, togliendo uno dei maggiori elementi di bellezza muliebre, che è quello di una carnagione bianca e delicata. Il vento dominatore scompone le pettinature, e le onde perfide e burlone si divertono a finir di maltrattarle. Inoltre, per la necessità di spogliarsi e di vestirsi in fretta a tutte le ore del giorno, conviene rinunziare a molti accessori, a molti ornamenti che aiutano la donna non bella a parere attraente, e la donna brutta a parere passabile. Poi c’è la berlina del costume, per quelle di forme troppo… abbondanti, come per quelle di forme troppo… scarse. Ma non importa, le donne amano il mare, il gran mare be benefico e purificatore, e gli sacrificano volentieri qualche lembo della loro vanità. Il più delle volte, poi, una signora è costretta a rimanere ai bagni senza lo sposo, trattenuto in città dalla sua professione o dal suo impegno o dai suoi affari. E allora il suo contegno deve essere ancora più riguardoso, in modo che i maligni non trovino proprio nulla da ridire. (continua)

1. Mia madre,

di Nanni Moretti

2. L’ultimo lupo,

di Jean-Jacques Annaud

3. The gunman,

di Pierre Morel

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la gentilezza

siamo noi Eletta vice presidente del Movimento mondiale per la Gentilezza nel settembre scorso, Cristina Milani è attiva in Svizzera, in Ticino e a Milano con l’associazione Gentletude che ha contribuito ad attivare nel 2011, con lo scopo di “migliorare le relazioni tra le persone, il rispetto per l’ambiente e gli animali a livello regionale e nazionale”. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Gabriele Campeggio

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na vita caratterizzata da incontri e viaggi nel mondo. Roveredo, Friborgo, Milano, New York, Singapore, Hong Kong, San Francisco, Mendrisio sono solo alcuni dei luoghi di crescita e formazione di Cristina Milani, laurea in psicologia, specializzazione in cognitivismo e comportamentalismo, master in comunicazione e in seguito attiva nell’ambito del coaching aziendale e in quello dell’informazione, con una rivista (www.workstyle.ch) che la porta in giro per il mondo a incontrare e intervistare personaggi con idee speciali inerenti alla qualità del lavoro e al clima aziendale. Fino a giungere, quattro anni or sono, all’incontro “fatale” con la… gentilezza. “In occasione di una serata tra amici, eravamo arrivati alla conclusione che fosse necessario in-

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traprendere qualcosa per contrastare il degrado che ci sembrava di riscontrare nelle relazioni interpersonali, caratterizzate da freddezza e chiusura. Nel 2011, con un gruppo di persone abbiamo quindi attivato l’associazione Gentletude in Svizzera e la Onlus Gentletude in Italia”. Quali sono gli obiettivi dell’associazione? “Ci siamo posti due obiettivi, uno inerente alla comunicazione e l’altro di carattere formativo. Per quello che riguarda la comunicazione, abbiamo creato una collana editoriale che comprende articoli lunghi affidati ad autori diversi. Agli autori chiediamo di commentare il termine Gentilezza secondo la loro sensibilità; ogni anno, inoltre, organizziamo un premio internazionale per coinvolgere soprattutto i giovani; quello di quest’anno, riprendendo Twitter, invita a parlare di gentilezza scrivendo un testo di 200 caratteri.


> ILLUSTRAZIONE TICINESE 06-15

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r i t r at t o A corollario del premio, il 13 novembre prossimo, in occasione della Giornata mondiale della gentilezza, vorremmo collocare in Piazza Dante a Lugano un albero con appesi tutti i fogliettini con i testi dei partecipanti. La parte educativa comprende invece schede didattiche consultabili online, con attività che possono essere svolte dai bambini sia a casa sia a scuola e che hanno quale scopo di imparare la gentilezza giocando e divertendosi. In questi primi quattro anni abbiamo ricevuto riconoscimenti diversi, tra cui spicca quello recente dell’Unesco, con la motivazione di essere l’associazione che più incarna i loro valori. Dal 2013 siamo parte del Movimento Mondiale per la Gentilezza (World Kindness Movement) del quale, nel settembre scorso, sono stata eletta vice presidente col compito di ampliare la partecipazione europea. A ottobre-novembre, Gentletude avrà un respiro nazionale e il mio sogno è quello di riuscire a coinvolgere in questo progetto tutte le generazioni”.

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Una definizione di gentilezza… “Contrariamente a quanto si pensa o si crede, gentilezza non fa rima con debolezza. È un’attitudine innata, ma va allenata, richiede fatica, impegno, pazienza, perché implica il farsi carico di ciò che fa l’altro senza imporre i propri tempi. Ciò che proponiamo è quindi una filosofia di vita basata sull’empatia, sulla capacità di ascolto e d’immedesimazione nell’altro, sulla condivisione e sull’accoglienza. Una proposta in controtendenza rispetto ai valori ricorrenti, che sembrano fare dell’urlo la propria forma privilegiata di espressione”. Nel mondo attuale (ma anche in quello passato) la gentilezza appare come un fiore nel deserto; qual è lo stato di diffusione del suo profumo nel mondo? “Si sente nell’aria un grande bisogno di gentilezza, me ne accorgo dall’interesse che il tema riscuote, forse per moda, ma che è il riflesso di


Tra i passatempi di Cristina Milani anche la lettura di gialli d’autore.

una mancanza che si avverte nelle nostre relazioni interpersonali; i social network, la tecnologia, stanno raffreddando le relazioni umane, portandoci a una chiusura in noi stessi e a vivere all’interno di una cerchia che non oltrepassa quella famigliare o degli amici più cari; il mondo esterno ci fa paura. La crisi mondiale, le masse di persone che stanno giungendo in Europa, non fanno che aumentare questa sensazione di paura; come esseri umani abbiamo tre possibilità di

SCHEDA

biografica

Nome: Cristina Cognome: Milani Nata il: 18 maggio 1966 Professione: di formazione psicologa, giornalista Passatempi: lettura, giardinaggio Il libro: Follia, di Patrick McGrath, Libri… gentili: La forza della gentilezza, di Piero Ferrucci e Una politica di gentilezza, una raccolta di discorsi e riflessioni del Dalai Lama”. Il motto: “Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida visionaria follia”, di Erasmo da Rotterdam”.

risposta alla paura, chiuderci o aggredire, oppure cercare di capire. Ma se la comprensione richiede tempo, i ritmi frenetici della vita quotidiana tendono proprio a ridurre il tempo necessario per la riflessione e così ci lasciamo andare a reazioni aggressive o agli insulti, invece di cercare di capire o semplicemente di lasciar perdere quando la situazione lo richiede. Il tendere alla comprensione è proprio ciò che intendiamo per gentilezza”. Paese che vai, gentilezza che trovi “Trovo che in Ticino, quale tendenza generale, le persone abbiano una predisposizione alla gentilezza. Su scala mondiale le popolazioni asiatiche hanno certamente un approccio diverso, che a volte può sfociare in rigide forme costrittive che ne inibiscono la spontaneità. Ma direi che non si può parlare di paesi più o meno gentili, in quanto la nozione di gentilezza è assai variabile. Lo scorso anno, in tal senso, Gentletude Svizzera ha ricevuto l’incarico dal movimento mondiale di elaborare un progetto per capire come ogni Paese intenda e definisca la gentilezza”.

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sto Un geile gent no al gior oglie t enza l o s n i ’ l o! n r o t i d Oltre a noi stessi, quali figure nel mondo potrebbero fungere da riferimento? “Gli imprenditori che non solo rispettano le leggi e gli accordi presi, ma che trasformano questa filosofia nella loro linea di vita. I ricercatori che si dedicano al progresso scientifico per lo sviluppo e il miglioramento della condizione umana e in generale tutti coloro che si adoperano in modo sincero e disinteressato per la società”. E le sue figure di riferimento? “Tante, ma soprattutto le persone che ho avuto la fortuna di incontrare a livello professionale. Uomini e donne “illuminate” che con forza e coraggio portavano avanti i loro progetti sempre in un’ottica di condivisione e con un’innata capacità di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri”. Quattro anni a stretto contatto con la gentilezza l’hanno cambiata? “Oggi mi sento molto meglio, ho acquisito un maggiore distacco e più serenità. Ricerche scientifiche, del resto, dimostrano come l’applicazione di atti gentili e la riduzione dell’aggressività facciano aumentare il livello della serotonina - il cosiddetto ormone della felicità - presente nel sangue”.

“Al cor gentil rempaira sempre amore”, cantava Guido Guinizzelli, nel XIII secolo, a conferma che l’animo gentile accompagna la vita umana nel corso dei secoli. Ma è proprio vero che la gentilezza evoca gentilezza? “Forse finora sono semplicemente stata fortunata, di fatto, in questi ultimi anni ho riscontrato che un’attitudine gentile suscita un gesto gentile. E non sono necessari atti eclatanti, un semplice sor sorriso può abbattere un muro di incomprensione”. Cristina Milani si ricorda come una bambina molto silenziosa, amante degli animali e della natura. Ancora oggi ama arrampicarsi sugli alberi, stendersi sui prati, lasciarsi permeare dal profumo dell’erba appena tagliata. Coltiva piante e fiori, che in questa stagione colorano le sue stanze di giallo, come i libri che legge soprattutto nel periodo estivo, gialli d’autore. v

SCARICAMI Qui trovate il materiale per mappare la presenza della gentilezza nel luogo in cui vivete. http://www.gentle-projects.com/wp-content/ uploads/2013/01/mappo-la-gentilezza-dellamia-città.pdf ILLUSTRAZIONE TICINESE 06-15

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s al ut e

i molteplici volti

dell’ansia Ansia come stato esistenziale, fenomenologico e psicopatologico. Un concetto e un equivoco da chiarire e ridefinire... testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

A

nsia. Una parola che indica un disturbo che sta aumentando molto in fretta di questi tempi e infatti, sempre più persone ne lamentano la presenza, a volte incessante, a volte plausibile in certe situazioni. Possiamo affermare che principalmente è una caratteristica del mondo di oggi, in cui tutti si sentono un po’ sotto stress, angosciati e a volte anche depressi. L’ansia fa parte della vita e ciascuno di noi ha a che fare con essa: con la sue figure fuggitive e arcane, camaleontiche e crepuscolari, nelle quali si riflette come in uno specchio la linea misteriosa e affranta delle realtà psicopatologiche e umane: al di qua, e al di là di ogni malattia. Un termine sempre più utilizzato, ma non semplice da esplicare in tutte le sue forme. Chiediamo al Dr. Orlando Del Don, spec. F.M.H. in Psichiatria e Psicoterapia a Bellinzona, di raccontarci le sfumature di questa che oggigiorno sembra essere la malattia dei tempi moderni per eccellenza: “Come riconoscere le figure dell’ansia, e come cogliere le loro trasformazioni e i loro possibili sconfinamenti nella psicopatologia e nelle attuali forme del sintomo contemporaneo? Come riuscire a tratteggiare le differenze strutturali e gli sconfinamenti

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nelle situazioni non cliniche come quelle legate alla solitudine, della timidezza-caratteriale, degli stati evolutivi dell’adolescenza, alla nostalgia e all’attesa, alle infinite inquietudini agostiniane del cuore, nonché a quelle legate al tema umbratile e scintillante di alcune esperienze creative?”. Come definire quindi l’ansia? “L’ansia rappresenta una soglia, un paradigma e una sfida per le scienze dell’uomo contemporaneo, e per la psichiatria in particolare. Non vi sono infatti, nella psichiatria contemporanea, aree tematiche che abbiano la centralità, la frequenza e l’importanza dell’ansia. Direi di più; per la medicina in senso lato e per le dinamiche psico-sociali nel loro insieme. Anzitutto perché le diverse forme dell’ansia, da quella fisiologico-esistenziale a quella neurotica fino a quella psicotica, non sono così chiaramente delineabili e riconoscibili come avviene per esempio con la depressione; più stabile e concretamente delimitabile che non quella mobilissima e camaleontica dell’ansia”. Come si manifesta? “Una cosa non può non essere sottolineata sin


rte a a p Fa la vit del no nu e og di noi ha a re fa che n essa co da subito. L’ansia, fra le emozioni costitutive della condizione umana, è quella che ha la più vertiginosa linea espressiva, nel senso che osciloscil la nei suoi modi di essere dal polo normale fino a quello neurotico, dall’area depressiva a quella psicosomatica per arrivare sino all’ansia psicotica per eccellenza (quella dissociativa, schizofrenica, per intenderci), dall’ansia cosiddetta libera a quella legata a particolari situazioni evolutive o esistenziali, come pure da quella connaturata a un certo tipo di personalità e/o a quella reattiva alle situazioni socio-relazionali, esistenziali e fenomenologiche. L’ansia fa parte infatti, come

detto, della vita nel senso della geniale definizione husserliana di Lebenswelt; ed è premessa alla maturazione emozionale di ciascuno di noi, delineandosi anche sullo sfondo tematico di alcune importanti esperienze creative – sia sul piano dello sviluppo psicologico personale sia sul piano artistico, culturale e scientifico”. Un disturbo che si snoda in maniera molto complessa... “Le metamorfosi dell’ansia sono per la psichiatria contemporanea, come ricordato sopra, un terreno fertile di crisi, nonché di confronto criti-

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co dialettico e aperto, e un’occasione fondamentale per finalmente cogliere e riformulare le vere strutture cliniche in quanto rappresentative di ciò che è elemento clinico specifico e originario e, d’altra parte, quel che è invece mero elemento sintomatologico aggregato ad altri stati clinici, senza dimenticare – infine – quelle realtà umane cha vedono l’ansia come loro componente tematica socio-relazionale, e fenomenologico-esistenziale. L’ansia, quindi, a differenza del dolore fisico, è sia un sintomo, un segnale, un codice da leggere ed interpretare e, pure, uno stato autonomo, a se stante, specifico”. La società moderna ne paga le conseguenze… ma ne è anche in qualche modo l’ar l’artefice? “Se la psichiatria ne sta facendo le spese significa che l’afasia della nostra società dell’immagine, dell’informazione, della non comunicazione e del non ascolto, sta facendo sempre più vittime (che non significa automaticamente, si badi bene, nuovi casi clinici!) e investe la medicina e la psichiatria di un compito non solo ingrato ma anche impossibile, quello cioè di catalogare, in-

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quadrare, sistematizzare, gestire e trattare tutti questi casi, quasi fossero tutti nuovi casi psicopatologici che la struttura della psiche dell’uomo moderno si troverebbe ad esprimere. In tal modo si va verso una sempre più arbitraria fenomenologia della ricerca della diagnosi coatta attraverso la quale trovare conferma di una clinica che, però, così non è. O, meglio, così non è tutta! Ecco allora anche la crisi di una psichiatria che non sa staccarsi dal suo triste destino che la vuole una macchina classificatoria-nosografica che, in questa nuova ed infelice veste, è chiamata a creare casi clinici laddove i casi non sono sempre tali. L’aumento statisticamente rilevante di pseudo casi di stati di ansia, nelle sue diverse forme e declinazioni, confermano sempre più lo stato di degrado della nostra società che è diventata sorda all’ascolto, a valide relazioni intersoggettive, ai rapporti significativi, ai contatti empatici, alla condivisione di stati e condizioni psicologiche, sorda alla ricerca del significato profondo del sintomo esistenziale per eccellenza che, manco a dirlo, è proprio lo stato d’ansia nelle sue diverse declinazioni. Cha piaccia o non piaccia, e per essere il più esemplificativi e chia-


ri possibili, come possiamo infatti considerare alla stessa stregua e con lo stesso metro nonché lo stesso approccio scientifico/clinico/umano situazioni che vanno dalle forme cliniche dell’ansia (fobica, panica generalizzata, ossessivo-compulsiva), alle radici emozionali delle malattie psicosomatiche, dall’ansia come depressione e la colpa e dall’ansiaangoscia fino all’ansia psicotica e – ancora – dall’ansia fenomenologico-esistenziale all’ansia come fase evolutiva, dall’ansia caratteriale come vuoto esistenziale e autolesiva (suicidio, tossicodipendenza), all’ansia creativa e all’ansia legata all’enigma della solitudine, dell’incomunicabilità e dell’afasia di una società tanto rumorosa e ridondante quanto autistica, autodeclamante e a senso unico, laddove appunto non è previsto e premiato l’ascolto. Con la presenza

«Viviamo

in una società rumorosa e autistica»

purtroppo di modelli sempre più inaccettabili di fare psichiatria e di fare medicina”. Eppure l’industria sembra avere le idee piuttosto chiare... “Il contemporaneo bazar-supermercato della medicina e della psichiatria attuali vede sui suoi scaffali, bene allineati, ogni forma di prodotto possibile e immaginabile etichettato arbitrariamente ANSIA, con il suo bell’imballaggio, il suo bel modo-d’uso, il suo inquadramento nosografico e la sua bella collocazione fra i prodotti di una società che sembra aver sempre più bisogno di queste pseudo certezze. Meccanismo – questo – che sacrifica la scienza psichiatrica e il rigore scientifico trasformandolo in un’industria/macchina perversa adibita e abilitata alla produzione di diagnosi in grado di inquadrare tutto sotto il cappello di una medicina e una psichiatria nosografico-classificatoria (di kraepeliniana memoria) che ci riporta d’un colpo indietro nel tempo di un secolo”. v

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i n vi aggi o

don grippa il “gaugin dell’amazzonia” È uno dei pittori più celebri delle Americhe, lo incontro poco dopo la doccia, l’asciugamano attorno alla vita è legato sotto il suo grande pancione. Mi chiede se gli presto un paio di franchi perché deve fare una telefonata… testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

UN’ABITAZIONE INCREDIBILE Quando arrivo Don Grippa non c’è, pare sia a Iquitos. Incontro così Carlos, una sorta di custode tuttofare, mi dice che posso dormire in una delle camere dell’abitazione e che è contento che io gli faccia un po’ di compagnia. Don Grippa sarà sicuramente d’accordo. Forse il proprietario arriverà domani, non si sa. Qui le comunicazioni sono difficili, a volte impossibili. Vi è un’antenna del telefono, ma non sempre vi sono le linee. Le onde radio sono tenui e le comunicazioni locali avvengono tramite un altoparlante che dai pressi del porto informa su arrivi di barche o particolari eventi comunitari. Francisco Grippa è uno dei pittori più celebri del Sud America e la sua fama ha già da tempo oltrepassato i confini del continente. Lui vive e dipinge nel bel mezzo della foresta amazzonica, ma i suoi quadri sono esposti in prestigiose case d’arte a Los Angeles, Washington e pure in Europa e in Cina. Ci eravamo conosciuti lo scorso anno, quando mi aveva dato ospitalità nella sua incredibile casa ai confini della foresta pluviale. Una grande e curiosa

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 06-15

abitazione, quasi assurda per questi luoghi, costruita su piloni e che domina il villaggio sottostante. Appare quasi come un piccolo castello di legno pericolante. Non manca nemmeno una precaria torretta panoramica. Da lassù, in mezzo alla folta vegetazione tropicale, la vista è assolutamente sublime. Il bagno è in fondo a una lunga passerella, un servizio all’aria aperta, molto spartano, condiviso con piccole rane, un geco e un paio di grossi ragni. L’acqua pompata dal fondo valle è temperata di giorno, quando la calura funge un poco da “boiler” e decisamente fresca il mattino. Una volta pare che il luogo fosse un dispensario di suore, ma oggi i locali sono occupati da disordinati atelier e alcune camere dove Don Pancho, così lo chiama chi è in confidenza, ospita occasionali visitatori e giovani artisti desiderosi di apprendere il suo stile e pure

«Per essere

un vero artista non è necessario vivere a Parigi o a Roma»

Don Grippa, così ho incontrato uno degli artisti più famosi delle Americhe.


tanto folli e appassionati da giungere in mezzo alla foresta amazzonica. Qui non vi è certo nulla di lussuoso, anzi, il luogo è alquanto trasandato, la mia stanza è semplice, poche assi fungono da pareti, le porte hanno un lucchetto, ma basta una spinta per aprirle anche quando sono chiuse, per il resto ognuno si arrangia. RIVEDO IL GRANDE ARTISTA… IN MUTANDE Il mattino sento il rumore dell’acqua in giardino. È il segnale che Don Pancho è rientrato. Lui il bagno non lo fa mai nel localino in fondo all’abitazione, preferisce lavarsi all’aria aperta, con un bel secchio di acqua fresca. Lo saluto poco dopo, si ricorda di me, lo svizzero incontrato l’anno prima, anche se mi chiama “Ricardo”, poco importa. Nemmeno si asciuga, né si abbiglia, e si siede con me sulla veranda coperto unicamente dall’asciugamano legato attorno alla vita. Mi chiede se desidero un caffè, questa volta mi va bene, perché ricordo come spesso a colazione beva una birra! Mi offre dei giornali vecchi di una settimana portati da Iquitos e poi cominciamo a parlare, raccontandoci le novità dell’ultimo anno. Gli affari, mi dice, non vanno benissimo, invero non sa nemmeno se i suoi quadri siano stati venduti, attende comunicazione dalle varie case d’arte nel mondo dove sono esposte le sue opere. Mi prega di prestargli una quindiciquindici na di soles, l’equivalente di alcuni franchi, per telefonare all’estero. Per giustificare la richiesta mi illustra la sua situazione finanziaria, mi racconta dei suoi investimenti più o meno riusciti, dei “doveri coniugali” con le diverse donne. Con orgoglio, per terminare, mi dice che il piccolo paradiso nella selva amazzonica dove vive ora è tutto suo e che non ha alcun debito con banche. Il nostro è un rapporto sicuramente particolare, forse anche perché nel mezzo della foresta si ha la tendenza a dimenticare che vi è anche un altro mondo, o forse perché da qui non passano molti occidentali. Don Grippa è nato a Tumbes, una località sul mare all’estremo nord del Perù e mi dice che mai avrebbe pensato di terminare la sua vita nella giungla amazzonica. Mi mostra una vecchia foto di quando studiava, fu in quel tem-

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i n vi aggi o po che cominciò a dipingere e ridendo mi dice che i primi soldi li guadagnava il giorno dei mor morti, pitturando le croci per i cimiteri. Don Pancho è simpatico ed estroverso, conta 72 anni portati decisamente bene, robusto, le braccia e le mani grosse che pare incredibile riescano esprimere tanta sensibilità artistica. Ha, come tanti artisti, una vita disordinata alle sue spalle. Dice di avere sette (!) donne e nove figli, almeno crede. È or orgoglioso di essi perché studiano tutti, alcuni negli Stati Uniti, e si stanno costruendo una bella vita. Lui rimane però attaccato alla foresta amazzonica e a questo luogo incredibile. La bellezza della foresta pluviale e la vita tribale degli indigeni lo hanno conquistato. Ha vissuto per molto tempo nei villaggi con gli indios Chipibos e Boras, che ne hanno influenzato il suo stile e dai quali ha pure appreso l’uso di alcuni colori naturali. Sono oramai quarant’anni che in questo luogo trova le ispirazioni per quadri di grandissimo valore, molti dei quali sono conservati un poco disordinatamente nella sua abitazione. Ha lasciato die-

tro di sé una vita da nomade che lo ha portato negli USA e in Europa, a Madrid, Parigi e Londra dove ha studiato arte e perfezionato le sue conoscenze. Per essere un vero artista, dice, non è necessario vivere a Parigi o a Roma. Con i suoi dipinti intende mostrare la straordinaria bellezza

Con Don Pancho vivo in una casa incredibile in mezzo alla foresta.

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“Amazon Dreams”, di Francisco Grippa.

dell’Amazzonia e rendere attenti alla distruzione che la minaccia. Riproduce tutto ciò su magistrali tele dai colori forti e brillanti, in disegni di fiori, piante e animali, ma pure di vita indigena, sono tele estremamente suggestive che testimoniano di una cultura che rischia di scomparire. Il personaggio mi affascina e nel contempo provo pure simpatia e una sorta di tenerezza nei suoi confronti. Vive forse in un mondo tutto suo, fatto di arte e di sogni, di vita alla giornata, di un’ef un’effimera ricchezza che a lui poco interessa. Una nipotina questa mattina lo visita prima di andare a scuola, lo saluta con un tenerissimo bacio, lui pare addirittura commuoversi e quando la piccola se ne va le regala le poche soles che gli avevo prestato per la telefonata negli Stati Uniti. v

SCARICAMI Nella versione online un video di Francisco Grippa mentre dipinge. https://www.aidjoy.org/francisco-grippa/

Già dimenticato

ciò che

avete letto?

La demenza può colpire chiunque.

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ILLUSTRAZIONE TICINESE Una campagna dell‘Associazione Alzheimer e di06-15 Pro Senectute


a t avol a

cucino perché

amo mangiare A cena a Viganello a casa di Veronique Prestinari. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

S

otto l’acqua corrente c’è una bella quantità di vongole, nel frigo cinque tra branzini e orate, due retine di cozze, patate, zucchine, pomodorini e melanzane. E, davanti al frigo, due occhietti vispi e un gran scodinzolare. È Fanny, la cagnolina di casa, che si lecca i baffi. Fuori la giornata è molto mite, già quasi estiva. Non è quindi dif difficile, con un po’ d’immaginazione, e considerando cosa… bolle in pentola, immaginarsi già in spiaggia a gustare prelibatezze del mare. Si preannuncia una cena con i fiocchi e, soprattutto, sicuramente salutare. Veronique Prestinari, mi legge nel pensiero: “Amo il pesce, le carni bianche e le verdure. E utilizzo pochissimi grassi, un po’ di olio, quasi mai il burro”. Ora capisco perché la nostra cuoca, una bella signora bionda che porta i suoi anni meravigliosamente, sia così in forma! OBIETTIVO: SODDISFARE GLI OSPITI La padrona di casa ha già anche apparecchiato una bella tavola sulle tonalità del bianco e del

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nero. Le piace curare i dettagli - mi dice - e avere ospiti da viziare. “Sì, questa è proprio la mia prerogativa. Non m’interessa stupire con piatti a effetto o ricette stravaganti, mi piace cucinare bene affinché i miei commensali siano appagati. È sempre bello quando ti senti dire: ‘Complimenti, abbiamo mangiato davvero bene!’”. Veronique paragona la sua passione in cucina a quella che mette nel suo lavoro di parrucchiera, perché alla fine è il risultato quello che conta: la gratificazione per aver lavorato con amore e impegno e aver reso qualcuno felice e soddisfatto. RISTORANTE, CHE PASSIONE! La passione per la cucina è, mi spiega, “la conseguenza logica del fatto che mi piace mangiare bene. Ricordo che finito l’apprendistato ho trovato subito un buon posto di lavoro a Zurigo con un buon salario. Perciò potevo permettermi di andare al ristorante insieme a una mia collega e amica. Era proprio una cosa che ci piaceva, si rideva, si scherzava e si mangiava. Sulla Bahnhofstrasse c’era un ristorante in cui potevi scegliere ciò che volevi dal carrello delle carni:


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a t avol a Veronique ha previsto una cena a base di pesce.

TA G L I A N D O

io impazzivo per il t-bone steak. Era costoso, ma così buono!”. Veronique rivive questi ricordi con gioia e precisa che, ogni volta che andava al ristorante e assaggiava un nuovo piatto, poi tornava a casa e cercavo di riprodurlo. “E se sono diventata una brava cuoca - sottolinea - non è certo grazie alla mia mamma: lei in cucina era un disastro! E a casa nostra la cena era un optional. È anche per questo motivo che sono uscita di casa presto. A me piaceva troppo mangiare e desideravo cenare!”.

A TAVOLA… CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto. Per partecipare basta inviare in redazione il tagliando-invito che trovate su questa pagina. Prenderemo contatto con voi direttamente. Grazie e a presto! http://www.illustrazione.ch/tagliando_06_15.pdf

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Se la mamma in cucina valeva poco, il papà in cambio era bravino e un appassionato pescatore. “Forse è anche per questo motivo che amo così tanto il pesce, sia di lago, sia di mare”. PIATTI SEMPLICI E SALUTARI “Cucino per lo più a memoria, copiando ciò che vedo e che stuzzica la mia golosità. Acquisto riviste femminili e lì, ogni tanto, trovo qualche ricetta che mi dà qualche spunto interessante, soprattutto sull’uso di certe spezie ed erbette.

Gentile redattrice, caro fotografo, desideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): ___________________________________________________________ Numero componenti: _____________________________________________________________________ Via: _____________________________________________________________________________________________ Località: _______________________________________________________________________________________ Tel.: _____________________________________________________________________________________________ Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.


La mia è prevalentemente una cucina mediterranea e proteica. I carboidrati, intesi come contor contorni, nel piatto mi danno fastidio. Se voglio mangiare la pasta, allora mi preparo un piatto unico ben condito”. In sostanza la cucina di Veronique è semplice, genuina, non elaborata e con tante verdure. “E uso pochissimi grassi perché amo mangiare così. Preferisco evitare olio e burro e poi concedermi un po’ di cioccolato”. Ed è proprio il cioccolato, ci svela Veronique, l’alimento di cui è più golosa. Ma una golosità relativa per perché a differenza di chi ne diventa praticamente dipendente, lei riesce a controllarsi bene e a non eccedere.

I nostri enoesperti consigliano:

«Evito olio

BRIOCHE E CAFFÈ AROMATIZZATI Tra le abitudini alimentari di Veronique, che deve affrontare lunghe giornate in piedi a causa del suo lavoro, vi è sempre una ricca e golosa colazione con due brioche e un paio di caffè aromatizzati al cioccolato, alla vaniglia o al caramello: “Amo le capsule di caffè con questi gusti!”, precisa. A mezzogiorno, invece, il pasto è ridotto all’osso perché essendo in negozio, la parrucchiera non ha molto tempo da dedicare al pranzo. La sera, invece, Veronique si mette quasi sempre ai for fornelli e prepara ciò che desidera mangiare in quel momento. Oppure, come nel caso di questa sera, cucina per i suoi ospiti. Una cosa che le piace e che fa con impegno. Risultato: ottimo! Lei è felice e prima di congedarmi mi sussurra: “Ero sicura che sarebbe andato tutto bene. Non mi sarei lanciata, proprio questa sera, in esperimenti strani”. v

e burro ma mi concedo il cioccolato»

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m ot or i

l’uomo che personalizza

le emozioni In un’automobile, la ‘forma’ è parte di quel cuore che incanta e seduce. In casa Citroën lo stile è esperienza grazie anche a un ticinese cresciuto in un ambiente internazionale e poliglotta. testo Stefano Pescia - stefano.pescia@illustrazione.ch

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edele al credo che l’energia creativa è inannzitutto energia emotiva, Carlo Bonzanigo trasporta, con passione e un carattere dinamico, il pregio di disporre di una marcata capacità di analisi e di sintesi. 49 anni, sposato con due figli, ha conseguito un Master of Science in Transportation Design all’Art Center College of Design a Vevey e una laurea in Ingegneria meccanica (specializzazione aeronautica) al Politecnico Federale di Zurigo. Bonzanigo ama valutare le situazioni più complesse e sintetizzarne soluzioni semplici ed efficaci. Per lui il design è un formidabile linguaggio al servizio dell’espressione dei valori di un mar marchio, per definirne un universo estetico, coerente e appropriato. Nei settori del design di esterni, interni, colori e materiali ha maturato una solida esperienza in tutte le tappe della creazione di un’automobile. In 11 anni al servizio del Gruppo PSA, ha attivamente contribuito alla rinascita del Marchio Citroën. È stato Responsabile del Design dei programmi di produzione C3 Picasso, C3 Aircross, C4 Aircross e nuova C1 e delle Concept Cars Citroën DS Hypnos (2008), Citroën DS Re-

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volte (2009), Citroën Tubik (2011), DS Numéro 9 (2012), DS Wild Rubis (2013), C1 Swiss and Me e C1 Urban Ride (2014). “Il design, ci dice, è oggi uno dei vettori più diretti, immediati e importanti per permettere a un marchio di crescere a un ritmo veloce e di raggiungere il successo commerciale”. In tempi di incertezza economica, il valore dell’emozione si pone in forte contrasto con la razionalità della scelta di un prodotto, anche nelle quattro ruote. Questo significa che l’oggetto che si tende ad acquistare è meno orientato al fatto di possederlo, ma di più a quello di poter ricevere dal medesimo un’esperienza emozionante. Un mestiere impegnativo dove la creatività si confronta con le esigenze di un contesto industriale. Un’automobile si compone di migliaia di pezzi; per ognuno dei quali si richiede la perfezione. Oltre alla complessità tecnica, i limiti più significativi per realizzarla sono le regolamentazioni, la sicurezza, i costi e il tempo. “Per un marchio, puntualizza Bonzanigo, è importante avere un immaginario forte. Con questo termine intendo la dimensione emozionale del medesimo. Tutti


i marchi hanno un immaginario che si esprime in modo diverso. Non è vero che è solo una caratteristica propria a quelli di lusso. Quest’ultimi vantano spesso un immaginario forte poiché, nel corso dei decenni hanno saputo sviluppare, con forza e costanza, dei prodotti iconici che hanno nutrito l’immaginario del marchio stesso, rendendo quest’ultimo sempre più desiderabile. L’immaginario è la dimensione emozionale del brand, che va ad aggiungersi a quella puramente razionale formata da fattori tangibili quali il prezzo, il contenuto prestazionale del prodotto, la qualità e via elencando. L’immaginario è pure ciò che differenzia un marchio normale da un ultra marchio. Quest’ultimo si può permettere di vendere i propri prodotti a un prezzo più alto perché, oltre al prodotto stesso, vende anche un’esperienza di

«Design, il valore aggiunto per un marchio»

Carlo Bonzanigo trasformatore di emozioni a quattro ruote.

marca. Per esempio, pensando a Range Rover io personalmente, ci spiega Bonzanigo, penso a Londra, alle Highlands, al “british style”, all’Africa ed alle avventure nel deserto. Sono tutte evocazioni che nascono attorno a questo mar marchio. Un immaginario forte permette al marchio di vendere prodotti più cari e quindi di avere un maggiore successo economico. Riassumendo, direi che alla sfera puramente razionale si aggiunge uno strato emozionale, la cosiddetta “esperienza di marca”. Il cliente non acquista solo un prodotprodot to, ma entra a far parte di un mondo. Apple e Nespresso insegnano. Un aspetto importante che interviene anche nella valutazione dell’acquisto di una vettura d’occasione”. “Quando abbiamo disegnato la nuova Citroën C1, abbiamo cercato di realizzare un prodotto che fosse la naturale evoluzione della prima generazione: più matura, più qualitativa, più robusta, comunicando nel contempo un certo “file rouge” con gli altri modelli in gamma, sia con quelli nuovi come la C4 Picasso, sia con quelli recentissimi

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moto ri

Un modello che piace è il risultato della cura dei dettagli, delle forme e dei materiali.

come la C4 Cactus. I modelli C sono orientati alla simpatia, alla semplicità e alla comodità che si apprezza nell’abitacolo, con grande cura dei materiali e dei dettagli. Il tutto sempre con un’integrazione intelligente e affidabile della tecnologia. Un designer, continua Bonzanigo, che lavora in un’industria automobilistica deve saper integrare al meglio cinque grandi aspetti: l’estetica, le prestazioni, la tecnica, il lato economico e quello etico, se pensiamo all’ecologia e allo smaltimento della materia. Il segreto di una creazione di suc-

cesso è quello di fare in modo che questi cinque aspetti convivano in materia equilibrata fra loro e che, nessuno dei cinque prenda il sopravvento a scapito degli altri. Oggi, la mia professione è un mezzo tra i più immediati e importanti per permettere a un marchio di ottenere un successo commerciale”. In generale il cliente spende di meno ma investe di più, per ottenere e vivere delle esperienze uniche. Questo significa che l’oggetto che tende ad acquistare è meno orientato al fatto di possederlo ma a poter vivere, grazie allo stesso, un’esperienza di vita emozionante con delle mirate caratteristiche di qualità. A questo proposito il nostro trasformatore di emozioni, Carlo Bonzanigo, è stato anche uno dei protagonisti nella creazione del nuovo marchio DS che sta affiancando la gamma Citroën, rinnovando il premium francese con selezionati prodotti dall’immaginario forte. Una rotta per il futuro che segue una filosofia di prodotto, orientata a scelte di mercato e di personalizzazione estrema, per valorizzare con chiarezza il “lusso alla francese”. Un brand DS che, tra in suoi obiettivi, intende proporre, entro il 2020, una gamma di sei prodotti, con l’aggiunta di tre nuovi modelli di prestigio, sportivi ed eleganti. v

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l av or et t i

il calzino

medusa

Un modo per trasformare in medusa i calzini spaiati. idea, disegni e realizzazione Anto - antonella@illustrazione.ch

SCARICAMI

Puoi ordinare la raccolta di attività creative tratte da questa rubrica allo 091 972 26 20 o info@illustrazione.ch. “Penne, pennelli e pasticci” costa Fr. 29.- (+ 6.- di spedizione).

Sul nostro sito www.illustrazione.ch http://www.illustrazione.ch/lavoretti_06_15.pdf

Cosa ti occorre: calzini spaiati, imbottitura, spago in tinta con il calzino, resti di pannolenci, bottoni, colla stick, forbici dalla punta arrotondata, ago da lana.

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1. Rovescia il calzino. Taglia un pezzo di spago, avvolgilo proprio sotto la punta del calzino e annodalo molto stretto. Rigira il calzino. 2. Per fare gli occhi, dal pannolenci ritaglia 4 dischetti: 2 più grandi di un colore, e 2 leggermente più piccoli di un altro colore. Sovrapponi uno piccolo su uno grande e incollali. Ripeti l’operazione per la seconda coppia. 3. Imbottisci bene il calzino per ottenere una

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pallina. Avvolgi un altro pezzo di spago ben stretto subito sotto la pallina. Infila i due cordini nell’ago e falli passare all’interno della testa in modo che non si vedano più. Incolla i due occhi sulla pallina quindi sovrapponi un bottone e fissalo con ago e filo. 4. Taglia a striscioline larghe ca. 1 cm la gamba del calzino, dal bordo fino alla testa della medusa. Tira forte ogni tentacolo, che si arrotolerà su sé stesso.

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a rc hivio

come nutrirsi

in estate Dall’anno 1967 ci giungono consigli utili per alimentarsi in modo proficuo. a cura Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch

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e si considerano le due opposte tendenze e necessità del nostro organismo, quella cioè di rifor rifornirsi da una parte di nutrimento e di energia per vivere, lavorare e muoversi, e dall’altra la sua difficoltà alla dispersione del calore per effetto dell’alta temperatura ambientale, durante la stagione estiva, si presenta in tutta la sua ampiezza il problema del come alimentarsi. L’orientamento più ragionevole della alimentazione in estate è quella della preferenza verso cibi zuccherini, cioè verso cibi che non riscaldino troppo. D’estate vi è minore appetito e una maggiore suscettibilità dell’apparato digerente nei confronti dei cibi ad alto potere energetico e in particolar modo a quelli irritanti quali potrebbero essere i salami, le frittate, i formaggi piccanti. Si darà pertanto la preferenza ai pesci anzichè alle carni. Il pesce è un alimento proteinico a fibre più acquose della carne e pertanto, a parità di peso, comporta l’ingestione di un minor numero di calorie... Ed ora qualche schematica indicazione riassuntiva: alimenti preferibili: latte, gelati a base di latte, yogurt, verdura e frutta, pesca, agrumi, marmellate, riso, ricotta, pesce fresco, formaggi freschi, uova a la coque. Cibi controindicati per l’alimentazione estiva:

alimenti conservati, formaggi stagionali, uova in frittata, salumi, cacao, lenticchie, frutta secca: noci ed arachidi, carne suina, ovina e polenta”. SCARICAMI Online potete leggere il testo completo. http://www.illustrazione.ch/archivio_06_15.pdf

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in famiglia

sul cammino

di compostela Una tratta del lungo cammino che i pellegrini intraprendono sin dal Medioevo passa anche attraverso la Svizzera. Un ottimo spunto per visitare dei luoghi meravigliosi, tra storia, arte e spiritualità. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

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in dal Medioevo i pellegrini percorrono il lungo tragitto che li porta attraverso la Francia e la Spagna al Santuario di Santiago de Compostela, dove si troverebbe la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore. Si tratta di un tragitto di circa 800 chilometri, percorribili in un mese circa. Al tracciato originario si aggiungono diversi cammini che dal resto dell’Europa portano alla tratta originale. Così anche in Svizzera vi è una tratta del cammino europeo, la ViaJacobi, che attraversa orizzontalmente il Paese dal Bodensee a Ginevra, toccando chiese, monasteri e cappelle. Un percorso escursionistico unico, su sentieri storici attraverso le diverse caratteristiche paesaggistiche e culturali della Svizzera. Un cammino dal profondo aspetto religioso e spirituale, che si può decidere di intraprendere per ritrovare la fede, la spiritualità, sé stessi, o anche solo le radici della nostra storia. Il cammino conduce, infatti, sullo storico tracciato medievale, attraverso le regioni alpine, un percorso con alcune varianti, poiché in seguito alle stagioni e alle condizioni metereologiche poteva cambiare anche parecchio. È perciò possibile percorrere diversi tracciati a più riprese, e anche per i pellegrini

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DOVE

dormire

Hotel St. Georg, Einsiedeln www.hotel-stgeorg.ch Un piccolo boutique hotel dall’arredamento moderno e molto curato, situato a due passi dalla piazza del convento. Dispone di una piccola SPA molto accogliente e compresa nel prezzo. La prima colazione è variata e offre diversi ottimi pani caserecci. L’auto va parcheggiata nell’autosilo dietro la piazza, ma l’hotel offre una carta giornaliera a un prezzo di favore. Subito accanto all’hotel l’omonimo ristorante, che offre un’ottima cucina italiana curata e ricercata, ma anche pizze e specialità alla griglia.

A pagina 58: Scorcio della chiesa barocca di St. Martin a Svitto. Foto in alto: L’abbazia di Einsiedeln.

medievali era assolutamente normale seguire il cammino più volte nella vita. La tappa numero 5 della ViaJacobi, ad esempio, conduce da Svitto ad Einsiedeln, o viceversa, ed è un sentiero di montagna sull’Haggenegg, che consente una vista meravigliosa sulle alpi glaronesi e sulla vallata di Svitto e Brunnen. Un sentiero di montagna per camminatori abbastanza allenati, ma che si può semplificare parecchio evitando i dislivelli

VIA

Il timbro della chiesa di St. Martin per la Credenziale, il documento ufficiale che identifica il pellegrino e che gli permette di essere ospitato per una notte nei diversi ostelli dedicati.

jacobi

Itinerario: da Rorschach a Ginevra, con 4 rami laterali 1. Kreuzlingen (Costanza, D)-Rapperswil: 72 km, 1880 metri di dislivello, 3 tappe 2. Wattwil-Einsiedeln: 50 km, 1600 metri di dislivello, 2 tappe 3. Lucerna-Rüeggisberg: 124 km, 3600 metri di dislivello, 6 tappe 4. Friburgo-Moudon: 44 km, 980 metri di dislivello, 2 tappe Tappe: 33 Lunghezza: 450 km Requisiti: facile Dislivello: ca. 8800 m

principali usando i mezzi pubblici. Sul sito wanderland.ch, tradotto anche in italiano, cercando ViaJacobi si trovano il percorso completo, suddiviso in tappe, e tutte le indicazioni necessarie. EINSIEDELN E LA SUA MADONNA NERA L’abbazia benedettina di Einsiedeln e il suo imponente convento in stile barocco, edificato nel XVIII secolo rappresentano una tappa molto importante per i pellegrini. Sin dal Medioevo, questo sito e la sua Madonna Nera sono uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio d’Europa. L’abbazia territoriale di Einsiedeln, oggi il più importante santuario Mariano in Svizzera, fu eretta nel 934 da Everardo, che ne fu il primo abate. Nel XIV secolo divenne meta dei pellegrini della Madonna Nera, una statua conservata all’interno della chiesa del monastero. La statua attuale è tardogotica e ha sostituito a metà del XV secolo l’originale statua romanica. La statua di Einsideln fa parte delle più famose Madonne nere d’Europa ed è diventata nera nel corso dei secoli a causa della polvere e della fuliggine di candele, lampade a olio e incenso, ma nel 1803 le mani e il viso sono stati ridipinti di nero. v

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o r oscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

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PREVISIONI PER LA PRIMA METÀ DI GIUGNO 2015

Un mese tra i più interessanti dell’anno, ricco di novità e di nuove possibilità per migliorare la propria posizione socio-professionale, per stabilire nuove collaborazioni molto vantaggiose. La vita sociale sarà in fermento e non mancheranno inviti e viaggi sia di lavoro sia di piacere. Cogliete le buone opportunità al volo, rimettetevi in gioco, rischiate, anche magari cambiando ambiente. Ottimo periodo per gli affari e gli investimenti. Tuttavia, per la firma di contratti importanti, meglio farlo dopo l’11.6. Inoltre questo è un mese tra i più belli per l’amore, sia per i single sia per chi è felicemente in coppia. Favorite le unioni e la nascita di bambini. Salute: al top.

Mese molto impegnativo e con qualche sfida non facile da affrontare, soprattutto a livello economico e familiare. In effetti, Venere passerà nella stessa posizione di Giove portando l’attenzione proprio sulle finanze, in particolare inerenti a un immobile o a lasciti. Attenzione alle spese, rimandate acquisti, rinnovi o vendite a settembre. Ricordatevi che Saturno ritorna in Scorpione e rimarrà per tutta l’estate, toccando proprio voi della 3. decade. Sistemate vecchie storie definitivamente. E anche l’amore si rinnova, ma per le promesse importanti o per un figlio sarà meglio attendere l’autunno. Salute: ritagliatevi molti spazi in cui rilassarvi.

Due importanti fasi lunari interesseranno il vostro segno: il giorno 2.6 il plenilunio e il 16.6 il novilunio. Cambiamenti radicali in vista? Inoltre nel segno avrete Sole, Marte e Mercurio, che indicano un periodo molto vivace e dinamico a livello intellettuale. Vi troverete spesso a imporvi urtando il vostro interlocutore o partner. E con Venere e Giove nell’elemento fuoco sarete tentati di farvi grandi o avere troppe pretese. Contenete l’impulso a spendere e non prendete decisioni avventate mossi dall’euforia. Prudenza sulle strade. L’amore riserverà sorprese interessanti! Salute: rilassate la mente con lo yoga.

Venere il giorno 5.6 lascerà il vostro segno, ma solo per spostarsi in una posizione ancora più interessante perché, insieme a Giove, stimolerà il settore delle finanze per un bel po’, ma anche l’immagine e i valori. Sarete più inclini a spendere per l’estetica o per l’arredamento della casa, o prepararla per un nuovo arrivo. Un bambino? Ospiti da lontano? Vi voglio ricordare il ritorno di Saturno in Scorpione dal 15.6, dove rimarrà per tutta l’estate interessando voi della 3. decade. Non divulgate eventuali nuovi progetti se non volete vederveli soffiare sotto il naso da gente più astuta. E in amore sarete molto esigenti voi donne. Salute: moderatevi con i dolci.

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k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

Voi avvertite già il calore della passione estiva e non potrebbe essere altrimenti. Due importanti fasi lunari regaleranno rinnovamento interiore e il passaggio di Venere nel vostro segno il giorno 5.6. dove già c’è Giove, porterà tanta gioia e ottimismo, oltre che migliorare le finanze. Comunque, in questa prima parte con diversi pianeti in Gemelli, la vostra vita professionale e sociale sarà molto intensa. Importanti incontri con grande intesa intellettuale e collaborazioni vantaggiose in arrivo. E l’amore? Storie importanti da definire. Le coppie ben collaudate potranno pensare a un bebè. Salute: evitate gli eccessi!

Mese faticoso, almeno nei primi 16 giorni, in particolare per chi studia o è alle prese con esami. I pianeti dai Gemelli e Nettuno in Pesci renderanno questo periodo stressante con grande fatica di concentrazione! Anche l’ambiente di lavoro potrebbe risultare stressante, per cui potreste sfogare il nervosismo con i vostri cari. Che lavoriate o meno, sarete più nervosi del solito, meno tolleranti e molto suscettibili verso le critiche, così come verso il partner. Trovate una via per sentirvi più in armonia con voi stessi. I viaggi non saranno favoriti e vi suggeriamo di guidare con prudenza. Salute: evitate di imbottirvi di farmaci e fate yoga.

Questo è il vostro mese migliore. Venere passa in Leone il 5.6, dove rimarrà a lungo e si unirà a Giove. Questi due pianeti sono in perfetta armonia a quelli in Gemelli, garantendovi grande fiducia in voi stessi, ottimismo, calore e incontri molto stimolanti, speciali, dovuti a circostanze fortunate. E l’amore vi colmerà di gioia. Aprite bene occhi e orecchi. Favorite tutte le attività a contatto con il pubblico, i giovani, i media, le istituzioni. Sarete apprezzati dai vostri superiori o collaboratori. Miglioreranno pure le finanze. Se avete avuto un periodo difficile in passato, ora potrete riscattarvi. Interessanti visite o viaggi dopo l’11.6. Salute: ottima ripresa.

Questo mese inizierà con un bel plenilunio il giorno 2 e un novilunio altrettanto interessante il 16.6, che vi apriranno nuove strade, come vogliono i pianeti in Gemelli. Voi giovani potreste decidere di allontanarvi dal vostro contesto abituale per fare nuove esperienze, mentre voi, di età più matura, potreste orientarvi verso un nuovo hobby, un nuovo corso o mettere a frutto un talento accarezzato da tempo. In effetti, Saturno rientrerà nel vostro segno a metà mese e vi rimarrà per tutta l’estate. L’amore e il denaro invece non andranno molto d’accordo, visto che Venere e Giove saranno in posizione critica. Salute: adottate nuovi stili di vita.


PREVISIONI PER LA PRIMA METÀ DI GIUGNO 2015

c SAGITTARIO 23/11 - 21/12

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

Le due fasi lunari del 2.6 e del 16.6 potranno portare a importanti cambiamenti nella vostra vita sia nel lavoro sia nell’amore. Possibile che chiudiate con una situazione precaria o infelice per ricominciare altrove, con rinnorinno vata energia. In questo sarete sostenuti dal bellissimo passaggio di Venere in Leone dal giorno 5, dove rimarrà per tutta l’estate, ben sostenuta da Giove. Tuttavia le dissonanze dai Gemelli potranno causare contrattempi, discussioni o diatribe riguardo al denaro e ai figli. Infatti, Saturno indietreggerà per qualche mese in Scorpione, esortando a sistemare il passato. Salute: prudenza alla guida e nei viaggi. Per voi si profila un mese intenso che richiede tempismo ed efficienza, capacità decisionali rapide, non proprio connaturate alla vostra natura lenta e riflessiva. Se siete il leader di un gruppo, dovrete impostare molto bene le mansioni dei vari collaboratori e non atteggiar atteggiarvi a capi inflessibili. E con Giove e Venere in 8. campo potreste anche ricevere un premio inaspettato o veder realizzato un progetto su cui avete lavorato tanto. D’altro canto, con Saturno che rientrerà in Scorpione, sarà possibile che dobbiate anche occuparvi di problematiche che riguardano il patrimonio familiare. E l’amore? Passioni segrete che faticate a confessare. Salute: trovate degli spazi in cui rilassarvi.

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e AQUARIO 21/1 - 19/2

f PESCI 20/2 - 20/3

Questo mese si presenterà molto eccitante e dinamico con Sole, Marte e Mercurio in Gemelli, ben sostenuti da Urano. La trasgrestrasgres sione e la curiosità potranno portarvi a voler sperimentare varie possibilità, sia nel lavoro sia nell’amore. Non mancheranno le passioni travolgenti. Siccome siete persone versatili, eclettiche e dalle idee innovative, vi conver converranno mansioni a contatto con il pubblico, i giovani e i bambini. Siete ottimi animatori e la vostra creatività sarà contagiosa. Attenzione però a non disperdere troppo le vostre ener energie in varie direzioni per non esaurirvi. Venere e Giove in opposizione vi inviteranno poi a contenere le spese. Il mese presenta due fasi lunari critiche per voi, il 2.6 e il 16.6. Inoltre Sole, Marte, Mercurio e Nettuno dissonanti metteranno l’accento sulla salute vostra o della famiglia, dove l’atmosfera sarà piuttosto tesa. Probabili problemi anche con un ex. Le discussioni saranno all’ordine del giorno e ciascuno vorrà avere ragione. Se vi soffermate su accuse e rimpianti vivrete solo momenti difficili. Vivere di illusioni e fuggire dalle proprie responsabilità è la vostra debolezza. Saturno rientrerà in Scorpione a metà mese, dove rimarrà per tutta l’estate spingendovi a sistemare il vostro passato una volta per tutte. Il settore professionale vi riser riserverà invece molte soddisfazioni.

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in gioco Presso quale storica fortezza l’imperatore Enrico IV si umiliò per tre giorni prima di essere ricevuto da papa Gregorio VII? Risolvete il cruciverba e le lettere nelle caselle contrassegnate dai numeri in rosso ve lo diranno! testo Daniela Sandrini - daniela@illustrazione.ch

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ORIZZONTALI: 1. La fortezza bellinzonese chiamata anche “Castello d’Uri” 11. Rabbia, furore 12. La nota Zoppelli 13. Con Tizio e Sempronio 14. Rosa nel cuore 15. La regione con Wiesbaden 17. Il dei tali 18. Così è chiamato il rialzo del castello a coda di rondine 20. Quasi bello 22. Dittongo in pietra 23. Nel centro di Roma 24. Trasportava gli appestati 27. Logora, cenciosa 29. Vasto ingresso 31. Gigaro 32. Tre decine 33. La tesse il ragno 34. Le iniziali di Rascel 35. Il dio egizio del sole 36. Pari in pianto 37. Finì i suoi giorni nel castello di Clos Lucé ad Amboise 39. Fiori a stella 41. Il noto Teocoli 42. Entrate, introiti 43. Il Nichel del chimico. VERTICALI: 1. Ghiottonerie spesso ripiene 2. Arte latina 3. Società Anonima 4. Vi si trova la fortezza di Kronborg che ispirò Shakespeare 5. La capitale del Portogallo 6. Allegre, giulive 7. Avanti Cristo 8. Venuti al mondo 9. La dea della caccia 10. Il dio dei venti 15. Lo dice il rassegnato 16. Soffiar, respirar 18. Il Grigioni sulle targhe 19. Poligrafi, scrittori 21. Grossa ciliegia 25. Abbellire 26. Fragore, tuono 28. Tinte 30. Istituto Tecnico 32. Tre a Losanna 34. Restituita 37. Pari in alticci 38. Il fiume dei cosacchi 40. Cuba e Norvegia. La soluzione del numero precedente era: Annibale, che sconfisse i Romani, e non i Cartaginesi come erroneamente riportato.


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