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N.7
- 15 GIUGNO 2014
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
TICINESE
SPORT
Un leone tra le tigri
IN VIAGGIO
La corsa nella tempesta
JACKPOT! SUBARU XV 4x4.
Subaru XV 4x4. Più crossover di così non si può! Tanto meno per una posta tanto modesta. Vi aspetta dal vostro concessionario Subaru di fiducia per fare di voi dei vincenti. La promozione è valida fino al 15 luglio 2014. Modello raffigurato: SUBARU XV 1.6i AWD Swiss one, cambio manuale, 5 porte, 114 CV, categoria di efficienza energetica E, emissioni di CO2 151 g/km, consumo nel ciclo misto di 6,5 l/100 km, Fr. 24 700.– (anziché Fr. 26 700.–, prezzi comprensivi della vernice metallizzata). Stesso modello in tinta Desert Khaki: Fr. 23 900.– (anziché Fr. 25 900.–). Esempio con bonus cash di Fr. 1500.–: SUBARU XV 1.6i 4x4 Swiss one, Lineartronic, 5 porte, 114 CV, categoria di efficienza energetica D, emissioni di CO2 146 g/km, consumo nel ciclo misto di 6,3 l/100 km, in tinta Desert Khaki Fr. 26 400.– (anziché Fr. 27 900.–).
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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.470 copie (REMP 2013) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch
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4 Fuorionda Di Arca in Arca
6 In dialètt
Onsernón, una tèra d’ispirazzión
9 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose
Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano
11 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
Distribuzione Direct Mail Company SA
12 Ritratto
Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch
Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Mumenthalstrasse 50A 4912 Aarwangen Tel./Fax 062 929 00 74 marion.grtter@bluewin.ch gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Marco Zappa Foto: Rémy Steinegger
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18 A tavola
“Più ci metti, più ci trovi”
22 In viaggio
in viaggio
la nella corsa tempesta Siamo ammassati sul calesse di Tawal, che trainato da un forte bue sbuffante, corre nella steppa mongola in direzione di grandi nuvoloni neri carichi di pioggia. Un vento impetuoso e gelido ci investe, nessuno parla. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
L’amico Bolt, una sigaretta e un po’ di riposo dopo tanto lavoro.
TEMPO DI TRANSUMANZA Dopo un’ora di sobbalzante e affannoso galoppo, due guadi e un paio di dure salite, intravedo Bolt. Lotta tutto solo contro un vento impetuoso. È forte come un toro, ma questa volta sembra che la natura debba avere la meglio. Da solo non riuscirà mai a montare la tenda. Finalmente comprendo quello che accade nella famiglia che mi ospita. Me lo conferma Ziska, la moglie di Bolt, sì, quello è il campo estivo e io sono giungiun to nella famiglia proprio nel delicato momento della transumanza dalla base invernale, situata in una radura di fondo valle protetta da un bosco di conifere e vicino alle sicure acque di un torrente, alle colline dei pascoli più elevati del periodo più caldo. Ma in Mongolia ogni stagione può essere ostica e oggi la lotta con la forza della natura, che improvvisamente segna tempesta, sembra impari. A fatica si riescono a collegare i vari elementi della struttura circolare di base della ger. La por porta è già fissata, è bella, decorata e colorata, ma si apre su uno spazio che è impossibile coprire con i pesanti e spessi tessuti delle tradizionali tende mongole, il vento è troppo forte. Anche i
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Raffinate sonorità dialettali
La corsa nella tempesta (settima e ultima parte)
27 Lavoretti
Le bandierine da spiaggia
28 Sport
Un leone tra le tigri
33 Oroscopo
Le previsioni di Cloris per l’estate 2014
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fuor i ond a
di arca
in arca La scienza senza religione è zoppa, ma la religione senza scienza è cieca. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
I
l recente film americano Noah ha rilanciato il mito dell’arca, che si manifestò anche in altra forma nell’Antico Testamento. Mi riferisco all’altrettanto leggendaria Arca dell’Alleanza, sulle cui tracce - per restare in tema cinematografico - era Indiana Jones nel film I Predatori dell’Arca Perduta. Un cofano di legno foderato d’oro per custodire le tavole della Legge, la cui costruzione fu ordinata da Dio a Mosè e che costituiva il segno visibile della presenza del Padreterno in mezzo al suo popolo. Quest’arca di Mosè fu, a sua volta, protagonista di almeno un evento miracoloso avente a che fare con l’acqua. Come racconta la Bibbia, quando Giosuè (il successore di Mosè alla guida di Israele) condusse gli Ebrei attraverso il fiume Giordano per infiltrarsi militarmente in Palestina, il fiume si aprì in due come un nuovo Mar Rosso. Quello che accadde fu che, non appena i sacerdoti che portavano l’arca misero piede nel fiume, le acque a monte del Giordano si bloccarono sul posto come se si fosse improvvisamente formata una diga invisibile; mentre le acque a valle defluirono, permettendo agli Ebrei di attraversare il confine. Non solo ma, una volta giunti alle porte di Gerico, nell’attuale Cisgiordania (“la parte di qua del Giordano”), gli ebrei riuscirono a prendere la città fortificata facendo semplicemente girare l’arca per un po’
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di volte e per un po’ di giorni intorno alla città; dopo di ché, al suono delle trombe dei sacerdoti, le mura di Gerico crollarono! Quello dell’Arca dell’Alleanza resta un grandissimo mistero, siccome se ne persero le tracce dopo la prima distruzione del Tempio di Salomone a Gerusalemme. D’altra parte da secoli si rincorrono notizie, più o meno fantasiose, di presunti ritrovamenti anche dei resti dell’Arca di Noè. Nonostante tutto, non esistono nemmeno le prove geologiche di un diluvio davvero universale. Racconti simili si trovano in almeno una ventina di mitologie anche più antiche della Bibbia, ma con riferimento a inondazioni, per quanto apocalittiche, sempre di carattere regionale. Tuttavia mai così estese da poter causare un annientamento dell’intero genere umano. È che ogni popolo antico, non potendo sapere in tempo reale quello che stava accadendo altrove, tendeva a indentificare il mondo intero con il proprio territorio. In ogni caso tutta l’acqua esistente sulla Terra sarebbe comunque insufficiente a coprire, come dice la Bibbia, “ogni montagna del mondo”, compreso l’Everest, superandolo addirittura di sette metri! v
«Non esistono le
prove di un diluvio universale»
Jonathan Schädeli, giovane contadino bio di Uettligen.
Per i prossimi 20 anni. Da oltre 20 anni Naturaplan è sinonimo di gusto autentico e naturale, perché ogni prodotto Naturaplan è un capolavoro di Madre Natura. In quanto pionieri del bio siamo orgogliosi di continuare ad offrirvi anche in futuro il più ampio assortimento di prodotti biologici di tutta la Svizzera. E siamo pronti ad affrontare i prossimi 20 anni, lavorando fianco a fianco con la nuova generazione di agricoltori bio. Per amore della natura. www.naturaplan.ch
i n d i al èt t
onsernón una tèra d’ispirazzión Andersch, Frisch e tanta bèla gént da cervèll, ma senza dismentigà ul dialètt dal pòst. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
I
n quel d’Ascona (e propi da frésch) l’è stàia seràda la mostra Alfred e Gisela Andersch “Lei crea nello spazio, io nel tempo” par ul centenàri: lee l’è nassüda a Wuppertal nal 1913, lüu a Monaco di Baviera nal 1914. Donca un grand scritór tudesch e antinazista. L’ha passàt i ültim trent’ann a Berzona, in val Onsernón. Mia lontàn dala cà dal Max Frisch, anca se i relazzión fra i dü scritór (ma la dìs la NZZ) iè mia sémpar stai tant fàcil. Un trüss, donca, par na sü in Onsernón, che l’è un po’ come un’arca, “tèra da intanass e d’ispirazzión” (rifugio e ispirazione), anca par tanta bèla gént da cer cervèll (intellettuali). Argomént e testimoniànz che trövuf al Museo Onsernonese. Sa podaress anca ripassà ul libar dal Max Frisch “L’uomo nell’Olocene”. Ghè denta quel che sücéd quant che sa fà i cünt par quel che té tiràt inséma, rivàd “l’ann dal bastún” (la vecchiaia). Ma anca di momént speciài, quand che ta riessat mia a ciapà sögn. Se ghè scià un temporàl, ta pòdat cüntà una deséna da qualità da trón (tuoni). Da quel che barbüia (balbuziente) a quel che rodèla (rotola). Una vàll (inscì al finiss ul libar) “verda, cunt i bosch come i’eva già in da l’età della pietra. Sa prevéd mia da fà sü ul làgh artificiàl. In agóst e in setémbar, da nòcc, sa véd i stell che bürla giò. O sa sént una sciguéta”. Ul sciur Geiser (che l’è pöö ul Frisch medésim) al g’ha la memoria cürta, che cirlòca.
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Al dév jütass tacando sü i biglitt süi mür, par regordass quel che al dév fà. E da föra la vegn giò a sedèll, inscì che la “Sonnenstube” (come i disan i tudesch) la pò nà a casciass (nascondersi). A piöv che Dio la manda. Dala prima a l’ültima pagina dal libar. “Cultura popolare e dialetto a Comologno” l’è un bell libar da l’Associazion “Amici di Comologno” (1985) che ma fa scoprí un dialètt popolar. “Serafina dala vall/léva sü ch’a cánta ul gall/canta l gall e la galina/trii curdúi da séda fina/trii bei sgiúvan da maridà/vün cun la baréta róssa/dimm un pò quant la ta cósta/la ma cósta quarant’ann/ sü la piázza da Milán”. L’Ottavio Lurati al ma fà savé che i vecc dala vàll i disan che “l’è tüta variciada a fa calz” inscì che “la sciura l’è adré a fa calzeta”. “Chistíss” l’è una persona “strengiüda in di spall” (magra) e “una sparlada de sul” a l’è “una ögiada da sóo”. Ta chì donca come sa pò tacà inséma la “sparlada de sul” cunt l’”Olocene” dal Frisch, parché tütt a finiss. Anca ul temporàl. Anca l’allüvión. Che l’è pö quel che nal 1978, vegnüt via propi in Onsenón, l’ha bütàt in aria tütt ul Locarnés. Se légium ul libar dal Frisch a vegn vöia da passà sü par la Garina, la bochéta che dà giò vers Aurigen, in Valmàgia. Inscì da “trà là” i pée, inséma al spirit dal sciur Geiser. Che però l’è mia rivàt giò a ciapà ul postàl, quel che và a Locarno. v
Le mamme fanno la differenza.
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Come proteggersi dalle ondate di
Chi deve prestare maggiore
attenzione alla canicola?
Anche se tutte le persone possono soffrire per le conseguenze del caldo, particolare attenzione va posta alle persone a più alto rischio:
• Anziani (>65 anni) • Neonati e bambini piccoli • Gestanti • Persone affette da malattie mentali o con ridotte capacità cognitive • Persone affette da malattie circolatorie (compresa l’ipertensione)
• Persone che assumono medicamenti (anti-ipertensivi, diuretici, psicofarmaci)
Cosa si deve fare
per proteggersi dalle ondate di caldo? • Prima dell’estate – Verificare il funzionamento di tapparelle, ventilatori e climatizzatori, frigoriferi e congelatori, termometro per la casa – Informarsi sempre sulle previsioni meteo – Identificare gli anziani soli, che possono aver bisogno
• Durante l’estate
soprattutto nelle giornate più calde: – Chiudere le finestre durante il giorno e arieggiare la notte appena la temperatura esterna lo consente – Bere più liquidi (in particolare acqua) non aspettando di avere sete per bere – Prendere pasti leggeri – Portare vestiti ampi, chiari e leggeri, cappello – Stare in casa o in zone fresche e, se possibile, in ambienti dotati di climatizzatori nelle ore di maggiore insolazione (12.00-16.00) – Evitare intense attività all’esterno nelle ore di maggiore insolazione (p.es. rinviare le competizioni sportive, riorganizzare il lavoro) – Astenersi dal bere alcolici Per le persone a rischio vale in particolare:
possono sorgere?
Le maggiori complicazioni sorgono a seguito di un sistema di termoregolazione (microcircolazione sanguinea e sudorazione) compromesso (p.es. dall’età):
Colpo di sole, malessere generale, mal di testa, nausea e
sensazione di vertigine, perdita di conoscenza poiché la temperatura corporea aumenta rapidamente (in 10-15 minuti) fino anche a 40-41C, la pressione arteriosa diminuisce, la pelle appare secca e arrossata perché cessa la sudorazione
Colpo di calore e collasso di calore, non legati
necessariamente all’esposizione al sole, si possono manifestare anche in ambiente chiuso laddove la temperatura è alta, vi è poca ventilazione e elevata umidità, che non consente all’organismo un'adeguata dispersione del calore corporeo tramite la sudorazione Oltre a queste patologie serie, sono legate alle alte temperature estive situazioni minori come:
• Senso di pesantezza e gonfiore agli arti inferiori (p.es. in caso di varici dovuto al rallentamento della microcircolazione cutanea)
• Congestione (introduzione di bevande ghiacciate in organismo surriscaldato)
• Crampi da calore • Stanchezza, insonnia, insofferenza
Dove si possono ottenere
informazioni e previsioni? Sito internet del Gruppo operativo salute e ambiente: www.ti.ch/gosa Infoline GOSA: 091 814 30 40 Sito internet di Meteosvizzera: www.meteosvizzera.ch Sito internet dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili: www.ti.ch/aria - RSI, Teleticino - Quotidiani ticinesi
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– Fare doccie e bagni extra – Far bere molto e spesso i bambini e gli anziani – Consultare il medico o il farmacista se si prendono medicinali – Avvisare vicini o i servizi sociali se si deve passare un periodo da soli
• Se si prevede un periodo di canicola, la popolazione verrà informata tramite i media
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Quali complicazioni
sa i che SAI
leggiamo
perché
LE SPIAGGE HANNO COLORI DIVERSI? La sabbia delle spiagge è composta da granelli più o meno piccoli, risultato di erosioni prodotte dalle onde, dalle maree e dalle correnti. La composizione della sabbia dipende dal materiale eroso e deposto sulle rive. Le spiagge nere ad esempio derivano dall’erosione di materiale vulcanico; le spiagge rosa da un organismo unicellulare con scheletro calcareo roseo che vive sulla poseidonia, un’alga che forma vere e proprie praterie; le spiagge bianche dei tropici dall’erosione del corallo e delle La spiaggia nera di Bali contiene anche frammenti di mica che brillano al sole. conchiglie.
SAI
da cosa deriva
1.
Quale verità, di Hanne Holt
2. Uscirne vivi, di Alice Munro 3. Una finestra nella tua casa, di Giorgio Noseda
ascoltiamo
ERMELLINO? Il nome del piccolo mammifero dalla pelliccia rossiccia in estate e candida in inverno, deriva dal precedente armellino, che a sua volta deriva da armenino, ossia topo dell’Armenia. Ermellino con la livrea estiva.
1.
Xscape, di Michael Jackson
2. Resurrection, di Anastacia 3. My Childhood Home, di Ben ed Ellen Harper
SAI
dove
SI DISPUTERÀ LA FINALE DEI MONDIALI FIFA 2014? Nell’Estádio Jornalista Mário Filho, meglio noto come Maracanã e “O Dromo” (attualmente) di Rio de Janeiro, in Brasile. È stato inaugurato in occasione dei campionati del mondo del 1950 e allora poteva contenere fino a 160’000 spettatori. Per l’edizione di quest’anno, lo stadio è stato completamente ristrutturato e oggi può contenere 78’838 spettatori. Tra le curiosità, è qui che nel 1969 Pelé realizzò la sua rete numero 1000, e sempre qui che era maturata la clamorosa sconfitta del Brasile nella finale dei mondiali del 1950, 1-2 a favore dell’Uruguay. Il 13 luglio 2014 chi si aggiudicherà la finale?
guardiamo
1. Godzilla, di Gareth Edwards
2. Grace di Monaco, di Olivier Dahan 3. Gigolò per caso, di John Turturro ILLUSTRAZIONE TICINESE 07-14
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a ppunti IL REPELLENTE RESISTENTE ZeroBite, Sensolar, Lifeforce, www.lifeforce.ch Questo repellente tiene lontane zanzare, pulci e zecche ed è resistente all’acqua e al sudore. Ecco perché è particolarmente indicato per chi fa sport. Consigliato dall’Istituto svizzero tropicale anche per le destinazioni tropicali, dove la sua azione è garantita otto ore contro le zanzare e quattro contro le zecche. La sua formulazione a base di icaridina non è tossica o irritante per cui è indicato anche per bambini a partire da due anni e donne in gravidanza.
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IL BRACCIALE CARIOCA Hipanema, www.hipanema.com, Manor Due amiche parigine hanno creato una linea di gioielli ispirata ai colori e ai materiali visti durante i loro viaggi in Brasile, e i loro bracciali sono subito diventati un must have nel mondo modaiolo. Quale estate migliore per sfoggiare questi bellissimi abbinamenti di conchiglie, perline, nappine e nastri coloratissimi, perfetti per accendere qualsiasi look!
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a
mit a l a c a a r a! u m s i s u hi ticis c a L è pra
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IL RACCONTO TICINESE
Lutto alle pompe funebri, Diego Bernasconi e Simona Torriani, Ericlea Le illustrazioni di questo libro, forse non proprio azzeccate, potrebbero trarvi in inganno. Non si tratta di un libro per bambini infatti, ma di un racconto giallo divertente e spiritoso, scritto per gli adulti. Una commedia tragicomica che narra di come una delle due anziane sorelle, titolari di una rinomata impresa di pompe funebri, passi a miglior vita e quindi sparisca, gettando gli abitanti del paesello nello scompiglio, e alla ricerca della sua salma…
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raffinate sonorità
dialettali Sul naso gli inconfondibili occhialini rotondi, retaggio di gioventù come l’immancabile codino di capelli grigi. Marco Zappa ci accoglie nella sua bella casa di Sementina, che, tra l’altro, è anche studio di registrazione. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
M
arco Zappa fa musica da 50 anni, ma non quella classica che avrebbe voluto sua mamma. Lui, al pianoforte, ha preferito la chitarra, e da allora non ha mai smesso di suonare, di studiare, di sperimentare, di visitare generi e strumenti diversi. L’ultima sua fatica è un viaggio musicale tra passato, presente e futuro, una trilogia in vari dialetti debuttata nel 2011 con il CD “AlTempaAlPassa” e che sta proseguendo con il secondo volume “PolentaEPéss”. La ricer ricerca etno-musicale di Zappa si concluderà nel 2015 con la presentazione del terzo disco dal titolo “TollDalRüd”. Una “musica al dente”, come gli piace definirla, perché “mai scotta e sempre di impronta mediterranea”. Prendendo in prestito l’idea della trilogia, decido di intervistare Zappa indagando nel suo passato, presente e futuro. IL PASSATO In “PolentaEPéss” canti “Guardiamo avanti, ma senza dimenticare mai quello che eravamo, come eravamo…”. Chi eri e com’eri? “Ero quello che sono oggi, ma con difetti più appariscenti. Sicuramente più incosciente, per per-
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ché giovane, ribelle e quindi in parte incapace di esprimermi, sia a livello umano, sia musicale. Gli studi in pedagogia e psicologia mi sono sicuramente serviti per capirmi meglio. Oggi penso di essere quello che avrei voluto sempre essere”. Nei testi delle canzoni traspare la nostalgia per un passato che non c’è più. Tu di cosa hai particolare nostalgia? “Nostalgia non è la parola giusta, perché io non sono assolutamente un nostalgico. “Coscienza” è un termine più appropriato. È importante capire che noi siamo il prodotto del nostro passato. Per questo i miei testi raccontano di personaggi e situazioni trascorse, ma anche del mio vissuto. Come “ULSgipp” che è il ricordo della prima Jeep militare che vidi da bambino a Dalpe. Sono tornato a cercarla e l’ho ritrovata. È ancora lassù ed è stata dipinta di rosso”. E il pianoforte nero? “Quando, da bambino, Adriano Celentano e i Beatles, d’un tratto, mi hanno fatto capire che la musica non era solo quella classica che ascoltava sempre mia mamma e quella che mi forza-
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r i t r at t o vano a studiare e a suonare su quel mio vecchio pianoforte nero, qualcosa di molto importante è scattato in me: con la musica ho cominciato a esprimermi, a socializzare. Con gli amici ho cominciato a suonare l’armonica a bocca e a studiare i primi accordi di chitarra. Con i miei primi risparmi ho comprato una chitarra e da lì è iniziato tutto il mio percorso musicale che mi ha portato fino a qui. Se avessi continuato a suonare quel vecchio pianoforte nero, forse sarei diventato un musicista classico. Proprio come i miei figli Mattia e Daria, il primo violoncellista e la seconda violinista, ambedue grandi professionisti”. La trilogia è una ricerca sul campo e sull’uomo. Cosa hai scoperto che già non sapessi del nostro passato e del Ticino in generale? “Ho trovato, per esempio, interessanti le interviste ad anziani pescatori di Minusio che raccontavano di come erano in grado di prevedere il tempo guardando il Lago Maggiore o osservando la brina a Cardada. Il brano “PolentaEPess”, altro esempio, vuole ricordare come molti anni fa, in Ticino, tante famiglie dovesserero mangiare polenta
tutta la settimana e per insaporirla la strofinavano su un pezzo di pesce o di lardo. Un’altra canzone racconta della mazza di Cuzaira, una frazione di Ghirone. E la racconto in musica nel dialetto locale. Perché ogni brano è una piccola testimonianza storica che deve avere il “vestito giusto”, fatto con strumenti adatti e lingua appropriata”. Nel 2003 a Milano e a San Remo sei stato insignito del premio “Una vita per la musica, una musica per la vita”… “Questo premio mi ha fatto molto piacere per perché mi è stato riconosciuto il grande amore per la musica a cui ho dedicato la vita. La musica è stata ed è la mia grande amante. Non potrei immaginarmi la vita senza di essa, senza uno strumento da suonare, anche in vacanza. Perché il mio lavoro coincide con la mia passione, un privilegio di non poco conto”.
Che a un o fort do lavor quanpassione o! e n o d i c coin
Quali i ricordi più belli e gli incontri che hanno lasciato il segno? “Premesso che tutto ciò che ho fatto me lo sono vissuto e gustato appieno, mi ha fatto un enorme Spesso è qui, sul suo cabinato ormeggiato sul Lago Maggiore, che Zappa suona e trae ispirazione.
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Nella casa di Sementina, oltre a numerosi strumenti musicali, il cantautore e musicista ha anche il suo studio di registrazione.
piacere tornare tre anni fa a Liverpool e suonare al festival dei Beatles, presentando il mio personale modo di interpretare la loro musica. Ammiro molto e lavoro con il sassofonista svizzero Bruno Spoerri: un grande maestro di musica, di vita, di interpretazione, di semplicità e di essenzialità. Una persona che mi ha insegnato molto”. Sei stato docente di scuola media per tanti anni. Quali le influenze della musica sulla scuola e viceversa? “Ho sempre cercato di coinvolgere gli allievi nei miei interessi, cosa facile insegnando italiano e musica. Sono però stato un docente severo, perché temevo che come musicista mi prendessero sottogamba. Quindi autorevolezza da una parte, ma vicinanza dall’altra. Trovavo il contatto con i ragazzi particolarmente stimolante”. IL PRESENTE Chi è oggi Marco Zappa? “Sono felice di ciò che faccio, per le persone che
incontro, per la possibilità che ho di viaggiare, di studiare nuove cose, di capire meglio fatti che non capivo. La vita è breve e io ne ho già percorsa una gran parte. Vivo il presente e guardo avanti”. La tua trilogia si concentra sulla tua terra natia, cioè il Canton Ticino. Perché questo ritorno alle origini? “Ognuno è così com’è perché vive in un determinato luogo ed in un certo periodo storico. Quando facevo rock, in fondo, cosa c’era di me ticinese in quella musica? Nulla, ma si suonava perché era di moda, perché c’era la speranza di avere successo, di fare soldi. Da ormai diversi anni faccio una musica che mi appartiene, che sento mia e che fa parte del mio bagaglio culturale”. Gran parte delle tue canzoni è in dialetto, tieni concerti fuori cantone e all’estero. La barriera linguistica è un problema? “Assolutamente no. Il dialetto ha colori e so-
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norità che il pubblico si gusta ovunque con grande piacere. La musica - e l’ho detto più volte - deve “puzzare” del proprio paese, ma deve anche essere totalmente aperta al mondo. E quando ha l’odore del proprio paese non ci sono barriere linguistiche. Anzi piace, diverte, interessa”.
SCHEDA
biografica
Nome: Marco Cognome: Zappa Data di nascita: 14 marzo 1949 a Locarno Domicilio: Sementina Figli: Mattia, violoncellista e Daria, violinista Professione: musicista e cantautore, ex docente di italiano e musica, laureato in pedagogia, con una tesi sui rapporti tra Freud e Jung Musica preferita: acustica Cantante preferito: i Beatles Piatto preferito: risotto Motto: “Dream it, live it, love it” Concerti in Svizzera: il 10 agosto “all’Open AirFestival” di Chappella/GR
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Cosa vuoi trasmettere con questa tua “opera della maturità”, come è stata definita? “Ogni volta che ho fatto qualcosa di nuovo, ad esempio quando ho suonato nella tenda di Botta per il 700.mo della Confederazione, mi hanno detto che quello era il CD della mia maturità. Parlo di 20 anni fa… Ad ogni modo questo mio ultimo lavoro è sicuramente quello nel quale mi identifico di più, con testi e musiche più maturi dei precedenti. Ciò che vorrei trasmettere è la mia appartenenza al Ticino, da dove però spesso parto per raccontare in musica ad altri, in altri luoghi e Paesi, le nostre storie che, in fondo, sono storie di tutti”. Ti hanno definito il Van de Sfroos ticinese. Ti piace questo paragone? “No, non mi piace per niente perché io c’ero molto prima di lui. Lui ed io facciamo cose completamente diverse. Lui ha trovato un filone più attrattivo e immediato, ha saputo conquistarsi anche un pubblico giovane e, essendo italiano, ha avuto sicuramente più fortuna di me. Mi pia-
ce molto il suo modo di suonare con strumenti acustici, perché da questo punto di vista la sua musica assomiglia alla mia, ma lui ha scelto un genere più facile. Penso che la mia musica e il mio messaggio siano fondamentalmente diversi e forse un po’ più raffinati”.
«La mia
è una musica al dente»
IL FUTURO Nel 2015 uscirà il terzo CD della trilogia. Perché TollDalRüt? “Il problema dei rifiuti è un tema che incontro regolarmente nei miei viaggi e nelle mie tournée dall’Albania all’India, dalla Grecia all’Italia. Dal mio punto di vista il nocciolo della questione è chiaro: da come un paese affronta il problema dei rifiuti, si misura il suo grado di civiltà. E con rifiuti penso a quelli domestici, alla raccolta differenziata, al nucleare, ecc. Il titolo vuole essere una provocazione perché in realtà sarà la foto-
grafia anche di situazioni positive, di contrasti, dove si è agito per il bene dell’ambiente. Insomma, il CD non puzzerà di rifiuti, ma avrà il profumo di buono”. Hai un sogno nel cassetto? “Più che un sogno è un auspicio: quello di poter continuare a tenere concerti, a viaggiare e conoscere gente trovando sempre un pubblico ottimo e coinvolto. Sto già lavorando su nuovi testi con nuovi arrangiamenti e musicisti. Solo una cosa mi potrà fermare: il rendermi conto di non aver più nulla da dire, di essere diventato patetico, ridicolo, inutile… Cosa che penso quando vedo certi artisti che da tempo non hanno più niente da dare”. v
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a t avol a
più ci metti
più ci trovi A cena, a Lumino, nella casa di Graziano e Marianne Decristophoris.
L
a cucina di casa Decristophoris è ampia e vissuta. I segni lasciati sul grande tavolo di legno raccontano storie dei tanti pasti consumati in famiglia e con gli amici. “Per noi il cibo è il fondamentale nutrimento del corpo e dell’anima”, mi dice con piglio deciso Marianne Decristophoris. E non solo. È anche la fonte delle loro entrate. In effetti i Decristophoris sono i titolari dell’omonima macelleria di Lumino. Graziano mi apre le porte del suo regno e mi mostra or orgoglioso dove custodisce per la maturazione i famosi prosciutti crudi mesolcinesi, i salametti nostrani, la carne secca e le luganighe. Tutti prodotti genuini, molto apprezzati dalla clientela perché fatti in casa secondo antiche ricette tramandate di generazione in generazione e custodite gelosamente. “C’è voluto tempo e impegno, sperimentazioni e anche un pizzico di fortuna per arrivare ai risultati di oggi”. Non mi spingo oltre a chiedere perché capisco che da qui in poi il discorso è tabù. OLTRE I CONFINI CANTONALI Sembra, secondo ricerche storiche, che il prosciutto crudo mesolcinese si producesse già nel medioevo. Lo testimoniano i documenti di archivio e alcuni affreschi nella chiesa di Santa Maria del Castello, a Mesocco, eseguiti intorno al 1469, in cui sono raffigurati i 12 mesi dell’an-
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testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
no: il mese di novembre rappresenta un contadino che macella il maiale e il mese di gennaio illustra un contadino in una cucina al cui soffitto è issata una stanga di legno con appesi i salumi della mazza. Si presuppone dunque che fra questi prodotti vi fosse anche il prosciutto. La particolarità del prosciutto crudo mesolcinese è data dall’aglio, dalle spezie, dal vino rosso buono e da un’affumicatura leggera. Questo è quanto si può trovare in internet. Ma online non ti viene spiegato quanto sia profumato, gustoso, tenero… Una vera leccornia! Graziano sorride sornione e ha gli occhi che brillano. Passione e impegno in questi anni l’hanno premiato. Si è fatto un nome e la sua “fama” è arrivata a Berna e a Roma. Le foto appese in macelleria lo ritraggono nel 1993 a Palazzo Federale insieme agli allora consiglieri federali Villiger, Ogi e Cotti - per i quali era stato chiamato a realizzare un banchetto - e a Roma con le Guardie svizzere pontificie. “Tre anni fa ricevo una telefonata. L’interlocutore si presenta come il comandante delle Guardie svizzere. In
prima battuta ho pensato naturalmente ad uno scherzo. Invece mi chiede se voglio organizzare il pranzo per il primo d’agosto per 200 persone, tra i quali alcuni membri dell’ambasciata svizzera e il cardinale di Stato. Così sono partito per Roma con la mia salumeria, le costine, la car carbonella di faggio, la griglia e le patate… Ancora oggi mi sembra impossibile che la fama di una piccola macelleria come la nostra sia arrivata fino in Vaticano!” . MAMMA ANTONELLA, LA “MAESTRA” Più chiacchieriamo più mi rendo conto di quanto il cibo sia stato un “fil rouge” nella vita di questa famiglia. Marianne mi racconta che i suoi nonni erano proprietari dell’albergo Zoo Adebader di Ascona. “Da piccola ho trascorso molto tempo nella cucina dell’hotel. Mi piaceva e mi divertiva osservare gli chef al lavoro”. Anche Graziano ha avuto una grande maestra: “Grazie alla mia mamma, una napoletana verace e un’ottima
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a t avol a Graziano durante la preparazione del pollo ripieno disossato.
cuoca, ho scoperto prestissimo la passione per i fornelli. Lei ha un motto in cucina: più ci metti, più ci trovi. Ed è con questa filosofia che è sempre riuscita a creare piatti fantastici anche con poco”. Già, penso, il detto può senz’altro essere interpretato anche così: metterci tanto impegno e inventiva affinché si possa gustare qualcosa di speciale pur usando pochi e semplici ingredienti. Graziano mi racconta che da giovane, sua mamma, pur non avendo mai imparato il mestiere, faceva la cuoca presso famiglie nobili e ricche. Le sue abilità culinarie le ha trasmesse ai figli, alla nuora Marianne e, in particolare, alla nipote Elisa, che sembra essere destinata a diventarne la vera erede. Tra le tante ricette della signora Antonella vi sono, ad esempio le famose polpette, che vengono vendute anche in macelleria e vanno a ruba. “Con una maestra come mia suocera - aggiunge Marianne - ai fornelli si crea sempre una sorta di competizione, perché ognuno di noi vuole dare il meglio!”. PIACERE, CONVIVIALITÀ, CONDIVISIONE La vita, in casa Decristophoris, non è certo monotona. Oltre ad occuparsi della macelleria, i due fanno mercato: “In 25 anni non ho mai mancato
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un sabato a Bellinzona”, precisa Marianne. Graziano, invece, con il suo banco è un affezionato della fiera di San Martino a Mendrisio: “È bello scoprire che la gente si ricorda di te e ti cerca per i tuoi prodotti!”. I due hanno anche un’altra passione: la loro cascina sui monti, nei pressi della capanna del Gesero. “Il problema - mi spiega Marianne - è che il sabato pomeriggio per arrivare fino alla nostra baita ci impieghiamo un sacco di tempo. Strada facendo gli amici ci fermano e ci invitano a mangiare e bere. E anche quando siamo finalmente nella nostra baita, spesso a pranzo o a cena non siamo soli. Insomma, se ancora non si fosse capito, mangiare per noi è davvero uno dei grandi piaceri della vita fatto di convivialità e condivisione. Ci piace molto essere in tanti e cucinare per tanti”. PASSIONI E TRADIZIONI La caccia e le grigliate sono altre due passioni di Graziano. Marianne, invece, ama preparare i catering, “arte” in parte imparata dal marito che, dopo aver svolto l’apprendistato come macellaio, a Zurigo si era specializzato in gastronomia. “Per noi - mi spiega Marianne - è importante che i nostri clienti mangino esattamente come mangiamo noi. Quindi gli ingredienti devono essere di otti-
ma qualità e il tutto preparato come a casa, con cura perché anche l’occhio deve essere appagato”. Una delle tradizioni in casa Decristophoris è la colazione della domenica mattina: un brunch con salumi, formaggi, l’immancabile treccia, le marmellate, il burro. A pranzo e a cena, il pane deve essere nero, i formaggi dell’alpe, le verdure bio e, in generale, i prodotti consumati devono essere il più possibile a km 0. Mi sorge spontanea una domanda: quante volte si mangia carne in casa di un macellaio? “Fino a cinque/sei anni fa praticamente tutti i giorni. Oggi massimo tre volte”, risponde Marianne. LA GENUINITÀ NEL PIATTO Dopo aver parlato tanto di cibo, è ora di mettersi ai fornelli per la cena di questa sera. Mentre Marianne prepara le patatine fritte come si facevano una volta e che sono molto apprezzate in famiglia ma non solo, Graziano mi chiede di scendere nuovamente in macelleria perché vuole mostrarmi come si prepara il pollo ripieno disossato. Una sua ricetta, che decide di svelare. Le altre, mi dice, le sta scrivendo nei ritagli di tempo affinché non vadano perdute, ma per il momento resteranno chiuse in un cassetto. L’aperitivo è naturalmente a base di prosciutto della Mesolcina e di salametti nostrani. Che bontà! Gli fa seguito un antipasto a base di asparagi e il piatto forte: il pollo ripieno e le patatine fritte fatte in casa. A chiudere un’ottima torta di mele, questa volta preparata secondo la ricetta della signora Berta, la nonna di Marianne. Una cena buona e genuina, proprio come i Decristhoporis: una coppia spontanea e autentica. Ripenso alle parole della signora Antonella: più ci metti e più ci trovi… Mai così vero come questa sera! v
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i n vi aggi o
la nella corsa tempesta Siamo ammassati sul calesse di Tawal, che trainato da un forte bue sbuffante, corre nella steppa mongola in direzione di grandi nuvoloni neri carichi di pioggia. Un vento impetuoso e gelido ci investe, nessuno parla. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
TEMPO DI TRANSUMANZA Dopo un’ora di sobbalzante e affannoso galoppo, due guadi e un paio di dure salite, intravedo Bolt. Lotta tutto solo contro un vento impetuoso. È forte come un toro, ma questa volta sembra che la natura debba avere la meglio. Da solo non riuscirà mai a montare la tenda. Finalmente comprendo quello che accade nella famiglia che mi ospita. Me lo conferma Ziska, la moglie di Bolt, sì, quello è il campo estivo e io sono giungiun to nella famiglia proprio nel delicato momento della transumanza dalla base invernale, situata in una radura di fondo valle protetta da un bosco di conifere e vicino alle sicure acque di un torrente, alle colline dei pascoli più elevati del periodo più caldo. Ma in Mongolia ogni stagione può essere ostica e oggi la lotta con la forza della natura, che improvvisamente segna tempesta, sembra impari. A fatica si riescono a collegare i vari elementi della struttura circolare di base della ger. La por porta è già fissata, è bella, decorata e colorata, ma si apre su uno spazio che è impossibile coprire con i pesanti e spessi tessuti delle tradizionali tende mongole, il vento è troppo forte. Anche i
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L’amico Bolt, una sigaretta e un po’ di riposo dopo tanto lavoro.
supporti per il tetto e il cerchio della sommità al quale verranno incastrate le stanghe di sostegno, rimangono sul terreno. Le suppellettili vengono coperte per proteggerle dalla pioggia e dal vento che oramai rende ogni sforzo vano. Gunsel, seduta dietro un cumulo di pelli si stringe al petto il bebè, anche lui aveva dovuto seguire la famiglia, ma come tutti ha già appreso a non lamentarsi, mi guarda e mentre io sono stanco, bagnato e tremante dal freddo lui continua a fissarmi, nemmeno un verso, nulla. Gunsel trova ancora la forza di sor sorridermi. Presto farà però buio e qui nella steppa quando non c’è la luna non si vede assolutamente nulla. Bolt decide di abbandonare il campo, per la notte sembra ci si dovrà arrangiare ancora al vecchio accampamento, ma ci attende ancora almeno un’ora di cammino.
«Ogni giorno pare una successione di stagioni»
IL GALATEO LOCALE Fortunatamente i giorni successivi il tempo volgerà al bello, ma a occhiate di sole che scalderanno temporaneamente l’aria, si alterneranno sempre piovaschi e piccole tempeste di vento gelido, ogni giorno pare di vivere una successione di stagioni. Nella ger, però, sembra sempre esserci un caldo speciale, quello del braciere della stufa, ma pure quello dell’ospitalità e della gentilezza di queste genti nomadi. Molto tempo è pure dedicato alla cucina, i menù non sono molto variati: nudeln fatti in casa, buzz, i tradizionali ravioli mongoli riempiti con carne essiccata e cotti a vapore, khitsen tsai, una sorta di impasto di tè, burro, latte con riso o farina fritta e l’aggiunta di carne. È incredibile quanto mangino. Le mie maggiori lacune riguardano però il galateo locale, le cui regole mi trovano decisamente impreparato. A ogni sorso o cucchiaiata deve corrispondere una sonora succhiata, se poi riesci, anche a parlare con la bocca piena, molto bene. Il bello viene alla fine, in Mongolia non si spreca nulla
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i n vi aggi o Tutto il cibo è fatto in casa: Ulnaa prepara i buzz, ravioli mongoli.
e la ciotola deve essere completamente vuota. Il sistema più semplice è letteralmente immergerci la testa e leccare. Bolt è magistrale in questa ultima espressione di galateo mongolo. Il personaggio mi affascina sempre più, la sua vita pare seguire un ritmo in perfetta sintonia con la natura. Lo vedo di primo mattino salire a cavallo, appare pesante, un po’ stanco, quasi a fatica si mette in sella e pare incredibile che quel piccolo cavallo riesca a resistere al suo peso, ma sono animali molto forti. Per quanto mi concerne invece, i cavalli mongoli non dovranno più temere alcun peso. Sto infatti ancora curando le piaghe causate dalla cavalcata del primo giorno e la mia partenza nel pomeriggio è fortunatamente prevista con un calesse, che per l’occasione non verrà attaccato a uno dei buoi, ma a un robusto cavallo. LA MERCEDES DELLE STEPPE Ziska, con un ultimo gesto pietoso nei confronti dello straniero, ricopre le assi del carretto con una grossa coperta di lana. La situazione non migliora di molto, ma le sono comunque estremamente grato per la cordialità e il pensiero.
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Pur avanzando tranquillamente, il calesse, infatti, sobbalza in continuazione percorrendo piste sconnesse e sassose che solo Bolt vede e che per lo più si snodano attraverso steppe e piccoli boschi. Siedo accanto a Bolt scambiando nel corso delle tre ore di viaggio sì e no una ventina di parole. Gli dico che ora è, ripeto i pochi vocaboli appresi come sole, vento, fiume, cavallo. Gli chiedo come va il suo dito infetto che grazie alla pomata di cortisone sembra essere migliorato. Lo invito quindi a fermarsi dicendogli “zogs”, quando desidero scattare delle foto o fare pipì. E quando la faccio io la fa sempre anche lui! Sento come il nostro rapporto silenzioso sia sempre più intimo, me lo dicono i suoi occhi e dei sorrisi appena accennati. Così come incredibilmente intimo è il rapporto che Bolt ha con gli animali. Nel corso dell’intero tragitto canticchia in continuazione, non lasciandosi influenzare né dal vento né tanto meno dal piovasco che ci sorprende. È una cantilena che pare andare al ritmo del cavallo, a tal punto che ho l’impressione che l’animale segua la canzone col suo trotto e che non senta alcuna fatica. A volte è sufficiente aumentare
Molto lavoro per preparare l’accampamento estivo. La tenda ha la struttura di base.
leggermente il tono di voce, fare un piccolo sof soffio o schioccare con la lingua per ritrovare il ritmo corretto. Ci lasciamo nei pressi di un campo nomade ai margini di una vallata in cui pascolano cavalli e yak, il luogo è sublime, non fosse per il freddo sempre più pungente. Qui trascorrerò le ultime ore prima di raggiungere il paese e trova-
re un vecchio bus che percorra la strada per la capitale. Il commiato da Bolt è sobrio, un saluto tra uomini, senza troppe emozioni, ma la sua stretta di mano è intensa, anche se fatico quasi a fare mia quella sua manona così incredibilmente grossa. Rimango in compagnia di Ulnaa e di suo marito Ashu, un uomo molto divertente e un po’ spensierato, che più tardi mi porterà fino in paese. Incita con insistenza il bue che traina il carro, lo spinge a forte velocità su una pista sconnessa, tanto che rischiamo quasi di cadere, ride e dice “è meglio di una Mercedes”. Ha ragione, nemmeno la più robusta vettura 4x4 potrebbe competere con quel seppur sgangherato carro, e con la potenza di quel grosso bue che non ha esitazioni nemmeno quando guadiamo l’ultimo fiume e ci immergiamo in acque più profonde di un metro, che paiono vieppiù doverci portare con loro. Ma anche questo è normale nella steppa mongola, un luogo selvaggio e forse inospitale ai miei occhi, ma nello stesso tempo magnifico e coinvolgente. Fine v
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s p or t
un leone
tra le tigri 1974-2014: con Alessandro Cedraschi, sfogliamo qualche immagine cestistica presente nell’archivio della memoria individuale e collettiva. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Carlo Reguzzi
S
u Illustrazione Ticinese del giugno 1974 si commentava la vittoria della Coppa svizzera di pallacanestro da parte della Federale contro il Lugano-Molino Nuovo, gara disputata in una palestra della Gerra stipatissima. A 40 anni di distanza, incontriamo in una Gerra vuota e con le tribune a muro impolverate, Alessandro Cedraschi, tra i protagonisti tutto cuore, grinta e polmoni di quella finale. Una vita sportiva nel segno della pallacanestro, che trae la propria forza anche da una spinta… particolare “Per carattere, quando reputo che qualcuno commetta un’angheria nei miei confronti, mi oppongo cercando di dimostrare che si sta sbagliando. Ricordo allora come sono arrivato al basket, da ragazzo infatti, giocavo piuttosto a calcio; avevo degli amici che giocavano a pallacanestro nella “Fides”, presso l’Oratorio maschile di Lugano, e che mi avevano detto “tu non puoi venire”. Naturalmente mi recai subito all’allenamento. Anche il mio arrivo alla Federale era stato la conseguenza di una ripicca. L’allora allenatore Lamanna era
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venuto a visionare un allenamento della “Fides”, al termine del quale aveva scelto un giocatore invitandolo ad allenarsi con la Federale. Io mi sono avvicinato a lui e gli ho chiesto “perché io non posso allenarmi con voi? “Se vuoi, vieni”, mi aveva risposto. La sera mi sono presentato e in quel momento ha avuto inizio la mia carriera sportiva nella Federale. In generale posso quindi dire che una certa cocciutaggine, molta volontà e grande impegno penso mi abbiano consentito di ottenere dei buoni risultati sportivi”. Erano i tempi in cui la pallacanestro si giocava all’aperto, con ruoli piuttosto fissi, un gioco statico e poco contatto fisico “Di conseguenza, la preparazione fisica consisteva in pesi con un bilanciere, molta atletica, flessioni tenendo il tuo compagno di squadra sulle spalle e resistenza”. Poi la svolta e il cosiddetto boom di metà anni Settanta “L’arrivo dell’allenatore Lamanna dall’Italia aveva, in effetti, portato maggiore professionalità e
novità, soprattutto ispirate al basket proveniente dal mondo universitario americano, che si cercavano di applicare anche da noi. La nuova palestra della Gerra aveva quindi dato l’impulso decisivo. Ricordo che tutti i quartieri della città vivevano di basket, l’hockey stava crescendo ma non era quello di oggi, e calcio e basket fungevano da sport dal grande seguito popolare. Tra rivalità,
SCHEDA
biografica
Nome e cognome: Alessandro Cedraschi Data di nascita: 4 agosto 1951 Segno zodiacale: leone Carriera sportiva: Fides, Federale, FV Lugano, Lugano, Bellinzona, MoMo Basket, Barbengo Maglia numero: 8 Stato civile: coniugato con Graziella; due figli, Gaia e Alessio Professione: assicuratore Palmarès da giocatore: 3 campionati e 3 coppe svizzere Palmarès da presidente: 4 titoli, 2 coppe svizzere e 2 coppe della Lega
scissioni e ambizioni personali, con Federale, Pregassona, Viganello e Molino Nuovo, si era venuto a creare un ambiente incredibile, che oggi sarebbe insostenibile”. Giravano soldi… “Allenatore e giocatori stranieri figuravano come professionisti, mentre i giocatori svizzeri si impegnavano come professionisti, senza però ricevere un compenso fisso, si andava dai premi partita ai doni in natura”. Con le vittorie di campionati e coppe, Alessandro Cedraschi ha avuto l’opportunità di disputare partite internazionali, da Madrid a Tel Aviv a Istanbul “A Tel Aviv, in Israele, ho vissuto il primo impatto con i palazzetti da 10’000 spettatori. Ricordo anche il ministro Moshe Dayan, sceso in campo a stringerci la mano. O ancora la serata di Istanbul, caratterizzata da diversi eventi sportivi; prima della nostra partita si stava disputando una competizione di lotta - evidentemente - turca.
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s p or t Vincere, perdere ma soprattutto giocare.
Stadio pieno, fumo, pavimento unto; in attesa negli spogliatoi, pensi che poi, ad assistere al nostro incontro, non ci sarà nessuno; entri sul campo, la cortina di fumo si dissolve e vedi che è tutto pieno, tra l’altro con un pubblico che si era rivelato assai ostile”. Una carriera che lo ha portato a indossare molte
maglie in Ticino, senza dimenticare quella della Nazionale, e conclusasi all’età di 39 anni; dopodiché Alessandro Cedraschi ha rivestito diversi ruoli, da allenatore di squadre juniores, femminili e prime squadre maschili - sia come capo allenatore sia come assistente - all’attuale ruolo di presidente dei Lugano Tigers, o, come precisa, di “general manager”.
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Un dirigente che non ha perso il carattere sanguigno che lo ha contraddistinto sul campo… “Già quando giocavo facevo un po’ il… dirigente (sorride, ndr). Conoscendo bene i meccanismi che reggono un club, ho magari una tendenza a essere prevaricante, vivo gli allenamenti, parlo con gli allenatori…”. Insomma, Alessandro Cedraschi non ha mai smesso di sudare e palpitare per la pallacanestro, il cui movimento oggi in Svizzera, in quale… stato si trova? “Fino ai 16 anni siamo sui livelli delle altre na-
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zioni, poi i ragazzi si perdono, non vi è uno sviluppo ulteriore in quanto in Svizzera non vi è la prospettiva per diventare un giocatore di pallacanestro”. Mentre alla palestra della Gerra stanno ar arrivando i ragazzini delle giovanili dei Lugano Tigers, un’ultima osservazione inerente alla bellezza di questo sport “La pallacanestro comporta situazioni che implicano scelte che devono essere prese fulmineamente e dettate da una particolare sensibilità cestistica, che ti consente ad esempio di immedesimarti nelle difficoltà e debolezze dell’avver dell’avversario per sorprenderlo con la mossa spiazzante”. Nel frattempo, lo scorso mese di maggio Alessandro Cedraschi ha aggiunto un nuovo trofeo nella sua bacheca, la vittoria del quarto campionato svizzero con i Lugano Tigers. v SCARICAMI Online frammenti visivi della finale di Coppa Svizzera del 1974. http://www.youtube.com/watch?v=W5JP-rQMTs4 Marlene B. / Vincitrice del concorso per modelle RAUSCH
ILLUSTRAZIONE * Fino ad esaurimento scorte TICINESE 07-14
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Lì dove arriva, non può che farsi notare! Da giugno, nuova programmazione... E voi? Cosa aspettate a cambiare musica?
Tut ti v ogl asc iono olt –n arl uov a pr a! ogr amm azio
100.0 FM LUGANESE E MENDRISIO
90.6 FM
BELLINZONESE E RIVIERA
107.1 FM
LOCARNESE E CENTOVALLI
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VALLEMAGGIA E GAMBAROGNO
93.0 FM
GRIGIONI ITALIANO E MOESANO
90.6 FM VIA CAVO
ne –
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oroscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch
g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
PREVISIONI PER L’ESTATE 2014
A poco a poco si sciolgono le tensioni e lo stress provocati dal lungo transito di Marte opposto. Già dal 23.6 al 17.7 una bella Venere ariosa, unita a Mercurio, alleggerirà l’atmosfera e riporterà un po’ di sano entusiasmo per un futuro più radioso. Comunque è utile rigenerare da subito la mente e il corpo con nuove e più sane abitudini, ripulire il campo delle amicizie e delle collaborazioni. La bella notizia è che dal 16.7 Giove passerà in Leone, formando un ottimo trigono al vostro segno, così per un anno intero potrete godere dei suoi benefici. Vacanze ideali nella prima metà di agosto e per i progetti d’amore dopo il 12.8! Salute: sport e vita all’aria aperta.
Il 23.6 Venere lascierà il vostro segno per spostarsi nell’arioso Gemelli, regalando più leggerezza. Molto interessante appare la luna nuova del 27.6 che, con Giove ancora in Cancro fino al 15.7, porrà l’accento su casa e famiglia. Sistemate questioni importanti. Poi, dal 18.7 Venere si sposta in Cancro, mentre Giove passa in Leone. Questo vi aiuterà a difendere gli affetti più cari e a mantenere i beni conquistati con fatica. In agosto dovrete coco munque confrontarvi con un Marte critico che procurerà turbolenze e conflitti con un ex o un rivale. Non cedete alle provocazioni. Salute: rilassatevi con la musica e l’arte e passeggiate nella natura.
Dal 23.6 Venere entrerà nel vostro segno e fino al 17.7 dispenserà buonumore e divertimento e inclinazione a spendere. Non esagerate con lo shopping. Probabili festeggiamenti per una sorella, un’amica o una figlia. Anche l’amore riserverà grandi sorprese, ma badate bene a non prestare attenzione solo all’estetica. Voi donne sarete più inclini a flirtare, ma farete sul serio solo con personaggi che hanno ruoli sociali importanti. A voi piace brillare di luce riflessa e questo ancor più con il passaggio di Giove nel regale Leone, dal 16.7. Successo garantito per chi lavora a contatto con il pubblico. Salute: bicicletta e pallavolo all’aperto.
j CANCRO 22/6 - 22/7
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
Preparatevi a un nuovo ciclo di vita, quando lascerete finalmente dietro di voi tutte le turbolenze e lo stress degli ultimi mesi. Lo segnala già la Luna nuova nel segno del 27.6, dove ancora è presente Giove fino al 15.7, per cui sistemate questioni di casa o famiglia ancora in sospeso. Sarà possibile un trasferimento, un viaggio di lavoro o in visita a parenti lontani nella seconda metà di luglio. Bene anche gli esami. Arte, musica e medicina sono vie di successo. All’amore ci pensa invece Marte, che dal 26.7 e fino a settembre riscalderà i sensi e le notti. Attenzione a gravidanze indesiderate. Salute: vacanze ecologiche tra mare e monti per rigenerarsi.
Il solstizio d’estate vi regala nuova energia, ma soprattutto successo e gratifiche impor importanti e questo già dal 23.6 al 17.7, con una bella Venere positiva. È una forma di riscatto per le grandi fatiche affrontate negli ultimi tempi. Ma la notizia migliore è data dall’ingresso del munifico Giove nel vostro segno il 16.7, dove stazionerà per un anno intero. Inoltre il 26.7 ci sarà un novilunio nel segno, contemporaneamente al passaggio di Marte nel temibile Scorpione. Prima vi liberate di ciò che intralcia la vostra evoluzione, i vostri progetti futuri, meglio sarà. Possibili pratiche legali da sbrigare. Estate calda in amore. Salute: evitate gli eccessi.
Periodo stressante e dispendioso quello dal 23.6 al 17.7. Oscillerete spesso tra nervosismo e confusione, tra dovere e paranoia. Liberatevi di qualche impegno di troppo. AtAt tenzione alle spese, imprevisti in arrivo. Non prestate soldi e non fate debiti. E se in amore non siete soddisfatti, non cercate distrazioni altrove, non saranno positive. Gli incontri significativi arriveranno dopo il 26.7. Ottime prospettive di lavoro per voi giovani dal 13.7 e buoni risultati per chi dovrà affrontare degli esami. Da metà luglio Giove passerà in Leone favorendo coloro che lavorano nel campo della medicina o della socialità. Salute: vacanze in luoghi energetici.
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o r oscop o PREVISIONI PER L’ESTATE 2014
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
GUADAGNARE
Finalmente arriva il momento del riscatto, dopo mesi di fatiche e stress. Intanto dal 23.6 al 17.7 potrete godere della leggerezza di Venere in Gemelli, che si armonizza con Marte e Urano, regalandovi tante belle sorprese: gite in piacevole compagnia, nuove amicizie vantaggiose. Frequentate concerti, città culcul turali, luoghi di energia. Riunioni familiari, nella seconda metà di luglio. E se in amore siete reduci da momenti di crisi o da rotture definitive, non temete. L’ingresso di Giove in Leone, dal 16.7 lenisce le ferite del cuore e vi regala nuovi incontri importanti. L’estate si prospetta calda e intrigante. Salute: rigenerate mente, corpo e spirito.
Quest’estate vi prepara sicuramente a svolte importanti sia nel settore professionale sia in quello privato. Interessante il novilunio del 27.6 nell’elemento acqua. Probabili cambiamenti di luogo e l’incontro con nuove persone, che vi aiuteranno a fare passi avanti. Periodo ideale per nuove trattative: dal 13.7 all’11.8. Non si esclude che possiate assumere nuovi ruoli lavorativi. Del resto, Plutone e Saturno continuano a stimolare la vostra ambizione. Trovare la giusta armonia fra carriera e amore sarà un’altra sfida con Giove e Marte critici in agosto. La gelosia s’insinuerà in alcune coppie. Salute: grande energia da incanalare.
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
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AQUARIO 21/1 - 19/2
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PESCI 20/2 - 20/3
Periodo complicato fino a metà luglio a causa di Mercurio (retrogrado) e Venere opposti, che potrebbero indurre a errori di distrazione importanti. Attenzione alla guida. IncomIncom prensioni e malintesi con colleghi, clienti, amici non sono esclusi. Coppie già in crisi potrebbero allontanarsi per sempre. Anche le finanze sono critiche. Discussioni con i figli per denaro. In vostro aiuto comunque arriva il benefico Giove dal giorno 16.7 che cambierà l’atmosfera. Esso sarà la vostra guida ideale per un anno intero. E con il trigono di Urano preparatevi a cambiamenti radicali entro l’autunno. Salute: recupero psico-fisico in agosto.
Per voi si sta pian piano concludendo un lungo periodo di fatiche e stress dovuto a incroci astrali difficili. Questo, sia nella vita professionale sia nel privato. E questa forza interiore che vi ha contraddistinto sin qui la dovete a Plutone nel segno, sostenuto da un forte Saturno. Ci sono ancora dei residui del passato da sistemare in famiglia, per fare spazio al nuovo. Agosto si presenterà molto positivo e promettente per il lavoro, in particolare per voi giovani, pronti a nuove sfide, magari in altri contesti, altre città. Molto intrigante il mese anche per l’amore, il matrimonio o le convivenze. Salute: ottime tutte le terapie olistiche.
Gli ottimi influssi tra Venere-Marte e Urano stimoleranno positivamente il vostro segno dal 23.6 al 17.7 regalandovi incontri piacevoli e benessere, così come relazioni sentimentali positive. Saturno ancora dissonante per qualche mese provocherà contrasti nel sotsot tomettervi a regole o autorità, ma anche un lavoro indipendente non sarà privo di ostacoli. Qualche compromesso dovrete sempre farlo. Attenzione a Giove che, dal 16.7, si disporrà in opposizione e questo per un anno intero. Non inseguite ideali o chimere impossibili. Agosto critico: i rapporti genitori-figli-partner verranno messi sotto esame. Salute: gestite con attenzione le vostre energie.
Periodo di confusione e stanchezza quello tra il 23.6 e il 17.7, con Venere e Mercurio dissonanti. Questo stato generale si riper ripercuoterà anche nella coppia, inutile fingere che tutto vada bene. E in quanto genitori, potreste essere preoccupati per un figlio/a. Anche le finanze sono traballanti, siate più responsabili. È vero che avete ancora il supporto di Satur Saturno-Plutone e Giove (quest’ultimo fino a metà luglio), ma niente vi viene regalato. In realtà, la loro lezione è quella di vivere con maggiore consapevolezza, impegnandosi a fondo in ogni ruolo. Ottima ripresa da metà luglio a fine agosto. Marte rinvigorisce e aiuta a ripulire le memorie del passato.
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e regole di vita naturale
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all’antico oriente abbiamo imparato molte cose, una di queste è l’arte del Feng Shui, molte persone ormai conoscono bene quest’arte che in fondo è anche una filosofia di vita in base alla quale il perno fondamentale su cui l’uomo deve ruotare è l’armonia tra yin e yang ovvero tra maschile e femminile, deve anche vivere in equilibrio tra la natura e la materia.
IN BASE ALLA DOTTRINA DEL FENG SHUI infatti tutto ciò che è acuminato, se rivolto verso la persona o si trova all’interno di una casa e con le punte non rivolte verso l’esterno, è portatore di energie negative, mentre tutte le forme armoniche, arrotondate e dolci sono portatrici di energie positive. L’arte del feng shui consiglia di avere in casa fiori e piante dai colori tenui e piante con foglie a lancia all’ingresso, in modo da tenere fuori tutte le vibrazioni negative. Un altro importante suggerimento è quello di prestare attenzione ai corsi d’acqua sotterranei, per questo oggi, a differenza che in passato quando sarebbe stato molto più difficile, ci viene in aiuto la scienza che ci può dire in modo veloce e semplice se sotto la nostra casa scorrono falde acquifere; in questo caso si può risolvere facilmente il problema rendendo innocui gli effetti negativi dello scorrere dell’acqua sul nostro organismo nella stanza dove siamo più vulnerabili, la camera da letto, semplicemente mettendo uno specchio sotto il letto con la parte riflettente verso il basso in modo da rimandare verso il sottosuolo le onde energetiche che salgono dalla terra. La saggezza orientale del feng shui ci suggerisce anche un sistema per chiamare la fortuna economica, è infatti sufficiente tenere nell’ingresso di casa o del posto di lavoro una vaschetta o un piccolo acquario con alcuni pesciolini rossi. Questi sono alcuni piccoli assaggi di quanto possa aiutare il feng shui per vivere meglio e in armonia con l’ambiente circostante, spiegare nel dettaglio tutti gli accorgimenti che si possono adottare per migliorare il nostro stile di vita in poche righe è molto complicato, provate però a rivolgervi a persone che da anni si occupano seriamente di quest’arte e scoprirete un mondo nuovo nel quale attingere saggezza, serenità, fiducia e armonia. Entrare a far parte del mondo feng shui è sicuramente un passaggio estremamente vantaggioso per il benessere e la qualità di vita di ciascuno di noi, soprattutto con il sostegno e la guida di chi è pronto a mettere a disposizione di tutti la propria conoscenza in questo affascinante mondo così antico e così nuovo.
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