N.8
- 1 SETTEMBRE 2012
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
ANIMALI
Promuovere il rispetto
SPECIALE HOCKEY
In cima alla vetta
Lavatrici SCHULTHESS La scelta giusta per la vostra casa
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Diamo il nostro contributo perché le generazioni presenti e future possano vivere in un ambiente incontaminato. I prodotti Schulthess vengono realizzati con grande orgoglio e impegno a Wolfhausen, nell’Oberland zurighese. Schulthess è sinonimo di: • massima silenziosità nel funzionamento • utilizzo semplicissimo • i programmi di lavaggio più rapidi in Svizzera • strutture resistenti e di lunga durata
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so mmari o fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.335 copie (REMP 2011) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch
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4 Fuorionda Capi senza testa
6 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
8 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose
Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Lugano
10 In dialètt
Un bel libar süi péss di noss lagh
Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder
> ILLUSTRAZIONE TICINESE 08-12
Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 Fax 062 929 27 82 Natel 079 415 87 88 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch
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Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito.
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In copertina: Gianna Mina Foto: Rémy Steinegger
a r r e da r e
spazio per
lo studio Il nuovo anno scolastico è iniziato e sono oltre 53 mila i giovani ticinesi che quest’anno frequentano i nostri istituti scolastici. Organizzare al meglio il loro spazio è un modo per aiutarli a studiare meglio, e con più gioia. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
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tudiare, diciamolo subito, piace a pochi ed è un lavoro faticoso. Ma va fatto, e va fatto nel miglior modo possibile. Disporre di uno spazio ben organizzato, ben illuminato e accogliente è uno dei modi per riuscire a studiare meglio. Per chi non è figlio unico, è importante poter concon tare su uno spazio privato e protetto, per quanto possibile, dalle intrusioni dei fratellini e delle sorelline. I libri e il materiale scolastico devono essere riposti con ordine e razionalità. Devono essere a portata di mano ma anche conservati in modo che non si rovinino. Non serve tanto spazio, una scrivania, anche piccola, se ben organizzata sarà per perfetta per fare i compiti, ma dovrà essere soprattutto comoda e adatta all’altezza dello studente. Una postura corretta è già un buon inizio. E poi non va sottovalutato l’ambiente circostante. Una dede corazione leggera, ma adattata ai gusti dei bambini, renderà più
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piacevole e ospitale il loro spazio di lavoro, senza però distrarli. Le soluzioni per arredare la camera dei ragazzi e il loro angolo per lo studio sono tante e non vi è che l’imbarazzo della scelta. Noi vi proponiamo una tendenza che propone una base chiara e rilassante, con qualche tocco di colore e tante ingegnose soluzioni salvaspazio. v
Il senso della vita
20 Web
Come sviluppare una app
22 In viaggio
Tutto iniziò a Windhoek (prima parte)
29 Lavoretti I segnalibri gelatosi
30 Arredare Spazio per lo studio
“Erbacce”deliziose
36 Salute
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r e por ta ge
Le famiglie biancoblù e bianconere rappresentate da Reto Kobach e Julien Vauclair si incontrano sul Monte Tamaro per scrutare dall’alto passato, presente e futuro. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Carlo Reguzzi
I piedi raccontano
42 Speciale hockey La vetta come obiettivo
48 Animali
Bambini e ragazzi a tu per tu con gli animali
52 Motori
Automobili a prova di sicurezza
55 Oroscopo
Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate
Le previsioni di Cloris
58 Cruciverba
www.pefc.it
Questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.
12 Ritratto
32 A tavola
lacome vetta obiettivo
PEFC/18-31-240
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Onore al merito
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f u o rionda
capi senza
testa Ad ogni sfilata di moda, mi chiedo se i pazzi sono gli stilisti o chi perde la testa dietro ai loro capi d’abbigliamento. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
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icuramente il successo di molte creazioni della “haute couture” è merito per gran parte delle modelle che le presentano sulla passerella: donne bellissime dal corpo statuario e con un portamento talmente elegante da valorizzare persino uno straccio. Di certo molti di quei capi d’abbigliamento addosso alla classica “sciura” del piano di sotto non farebbero la stessa figura. Lo stesso però vale anche per gli uomini: la camicia aderente portata da un modello snello e palestrato indossa evidentemente molto meglio che sul fisico debordante dell’uomo medio, che a trent’anni ha già il ventre di una gestante al sesto mese. Credo che il buon Dio, quando creò gli esseri umani, si sia fatto molte risate. Brutte creature con strane protuberanze che spuntano di qua e di là... Siamo onesti: sono ben pochi i rappresentanti della nostra specie che fanno una bella figura nudi. Ben per questo l’uomo da sempre ha cercato di coprire in qualche modo il proprio corpo. Con esiti a volte fantozziani. Ad esempio, fin dall’antichità, uomini e donne hanno indossato imbottiture per arrotondare delle loro parti del corpo troppo magre. Nel Seicento gli uomini si rinforzavano in questo modo le parti intime, per sembrare più virili. Ma il bello è che imbottivano i vestiti anche sulla pancia, per farla apparire più prominente. Un tempo, infatti, l’obesità era segno di ricchezza: il termine “opulento” viene da una radice etimologica latina che significa sia
“grasso” sia “ricco”. Inoltre, a differenza di oggi, le persone molto in carne anticamente venivano considerate sane; dond’è l’espressione “scoppiare di salute”. Al contrario, per le donne era considerato un segno di bellezza avere il vitino da vespa; perciò usavano dei terribili corsetti che strizzavano le budella, spingendo il petto in fuori. Caterina de’ Medici lanciò quelli di ferro, affinché le sue dame di corte potessero sfoggiare tutte quante trentatre centimetri di girovita! Molte di loro si videro però accorciare la vita anche in un altro senso... La prossima volta che vi venisse in mente di organizzare un “toga party”, considerate che gli antichi romani usavano lavare le loro toghe con l’urina. Era praticamente il detersivo dell’epoca: agli angoli delle città romane c’erano dei grandi contenitori in cui gli uomini andavano a fare la pipì. Questa veniva raccolta e venduta alle lavanderie, per sfruttare il loro contenuto di ammoniaca. Dei ragazzi pigiavano i vestiti nell’urina per pulirli bene, poi li risciacquavano; ma di certo alla fine non profumavano di lavanda! L’imperatore Vespasiano, che diede il proprio nome agli orinatoi pubblici, famoso per aver messo una tassa sull’urina giustificandosi con l’espressione “i soldi non puzzano”, evidentemente era un po’ allergico ai profumi. Un giorno un cortigiano gli si presentò tutto profumato a ringraziare per una nomina ottenuta; ma Vespasiano revocò seduta stante la sua nomina, dicendogli: “Avrei preferito che tu puzzassi d’aglio!”. v
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ap p unti
I MESSAGGI IN BOTTIGLIA www.messaggidalmare.com Se durante le vostre vacanze avete affidato un messaggio d’amore al mare, affinché le sue acque lo trasportino lontano, magari potreste ripescarlo in rete. Roberto Regnoli, primario italiano di ortopedia, ha per hobby la ricerca di bottiglie contenenti messaggi. E ne trova tantissime. Potete vederle e leggere i messaggi che contengono sul suo sito. E magari chissà che non possiate aiutarlo a tradurre quelli che lui ancora non ha decifrato…
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tte e l c i c i b di sati i i v r v d a a o l n I so
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ABBIAMO ESTRATTO Tra T ra le migliaia di cartoline ed email pervenuteci in redazione, la mano fatata di Gaby Malacrida, responsabile Hotelplan ha sor sorteggiato la cartolina postale della signora Maria Elena Guidotti, di Monte Carasso che si aggiudica il favoloso soggiorno a Hyères, in Costa Azzurra, presso il Riviera Beach Club “Belambra”. Buona vacanza!
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LA NUOVA VIGNETTA PER LE BICI easyfind, www.easyfind.com Da quest’anno le vignette per bici vanno in pensione, e in caso di furto la bici non è più registrata. Ora però, grazie a questo nuovo sistema su piattaforma online, utilizzato tra l’altro da FFS, dagli aeroporti di Zurigo e Ginevra e da diverse centrali di polizia, è possibile registrare la propria due ruote online. In caso di ritrovamento, il proprietario riceve un sms o un email con i dati per recuperare la propria bici. Con questo sistema è possibile registrare anche telefoni, computer, motorini, bagagli, chiavi, … Basta ordinare sul sito le vignette che vi verranno spedite dalla ditta ticinese che ne gestisce la distribuzione a livello nazionale!
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LA BB CREAM Dior Hydra Life BB, Dior Ne parlano tutte, e quasi tutte la case propongono la loro versioversio ne. Sono le ultime nate in fatto di makeup. Sono le BB Cream, ovvero blemish balm. Si tratta di prodotti multifunzione in grado di idratare, proteggere e uniformare discrodiscro mie e imperfezioni. Tutto in un solo prodotto. Noi abbiamo provato la BB di Dior poiché contiene anche un alto fattore contro i raggi nocivi del sole (SFP 30). L’abbiamo trovata sorprendente. In un solo gesto rende davvero la pelle più uniforme e luminosa, idratandola a lungo ma senza ungerla. È un po’ cara, ma sostituisce fondotinta, crema idratante e prodotto solare.
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sa i c he
leggiamo
SAI
perché
SOTT’ACQUA NON VEDIAMO BENE?
1.
Cinquanta sfumature di grigio, rosso, neero, di E. L. James
2. Allmen e il diamante rosa, di Martin Suter
3. Una lama di luce, di Andrea Camilleri
Se durante le vacanze vi siete chiesti perché senza occhialini, sott’acqua non riuscite a vedere, sappiate che il nostro occhio è fatto in modo che la retina riesce a ricreare un’immagine quando è a contatto con l’aria. L’acqua cambia l’angolo di rifrazione (ecco perché un oggetto immerso per metà ci sembra spezzato) per cui l’immagine non ci appare nitida. Il movimento dell’acqua complica ulteriormente la focalizzazione e il sale è inoltre irritante. Gli occhialini o una maschera mantengono gli occhi a contatto con l’aria e questo ci consente di vedere bene anche sott’acqua.
ascoltiamo SAI
perché si dice
AVERE IL SANGUE BLU?
1.
Living things, di Linkin Park
2. Believe, di Justin Bieber 3. Overexposed, di Maroon 5
guardiamo
Questa espressione, diffusissima il tutte le regioni italofone e utilizzate per definire nobili e regnanti, si riferisce all’aspetto di queste persone e non ovviamente al reale colore del loro sangue. Nobili e regnanti infatti, per distinguersi dalla plebe che doveva lavorare all’aperto e quindi si abbronzava, stavano chiusi nei loro manieri e se uscivano all’aperto lo facevano solo coperti e Louis XIV. protetti da cappelli e ombrellino. Non dovevano lavorare, sudare e quindi scoprirsi e questa condizione si vedeva anche dal candore della loro pelle. Ed è proprio quando la pelle è bianchissima che le vene sembrano blu.
SAI
da cosa deriva
TUFFO?
1.
Marilyn, di Simon Curtis
2. The amazing Spider-Man, di Marc Webb
3. Il dittatore, di Larry Charles
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Questo termine, che definisce l’atto di gettar gettarsi in acqua, deriva dal termine indeuropeo tief, profondo, rimasto invariato nelle lingue germaniche. In tedesco infatti, il termine taufen significa battezzare.
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in dia lètt
un bel libar süi péss
di noss lagh Dai minsoltit ai lüsch, quel che salta föra dai “laghi prealpini” e che finiss in padèla. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
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44 pàgin, 288 illüstrazion e 600 ricett: ta chì “Pesce di lago” (Edizion Graphicomp), in bona sostanza “Péss da lagh” che i saressan quii dal lagh Magiór, da Lügan, da Comm e Varés, in pü un quai laghett “minór”, come quel da Garlate, tücc in gir al confin. Par la part docümentàl la firma l’è quéla dal Raimondo Locatell, che tücc i cognossan par l’impegn, la passion, la précision che in tanti ann al gha metüt denta, mia domà par quel che i fann i pescadoo, ma anca i noss casciadoo. Par i ricett ta chì ul Massimo del Canale, che al sa dà da fà cunt 26 qualità da péss da lagh, metüt in padèla segund i ricett mia domà trovàt süi libar, ma anca sperimentàt dai cöch, dai chef da ristorant e da gént da cà nossa, che gha piàs portà sül piatt quel che vegn dal teritòri. A dàg püssée valór al libar a trövum i riflession dal president dal Consigli da Staat, ul Marco Borradori, e dai rapresentant dala “Regio Insubrica”. Inscì che manca mia l’aspett “politic”, par mett inséma quel che l’è un “patrimonio comune”. I péss, sa sà, a gh’an mia da passaport. Tant l’è vera che in di temp indré tücc i “paés da lagh”, da chì e da là dala ramina, i metéva in tavola quel che sa pescava. Anca par disnà o par scena. E mia domà una volta par setimana. Dopo a gh’eva i tradizion, i fest (na quaivüna, quela da Burbaglio, ammò adèss) e anca ul “tacass sota”, ul fass la guèra fra comün visin, par via di “diritti di pesca”. Ul Borradori al ma riciama ul Lord Byron, Stendhal, Dickens,
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Hemingway, Balzac e Nietzsche, tücc incantàt dal “paesaggio lacuale”. Inscì ai védom setàt gió, in un quai grott da Cernobi, Capolàgh (in dialètt vécc: Cudelàgh) o Gandria, a... schivà i résch. Intant che i mett sota i dénc quel che “la carta” la propon, dai minsoltit al lüsch. La tentazion da métela giò anca in poesia l’è forta. E alora ta chi “Ra Spadèrna” da un poeta “da lagh”, come ul Fernando Grignola: “Sü ra corona di canétt/ sprüfunda ‘r mund di anguill/e di botrìs./Ra spadèrna slungada giò/cu’i man indulsìt/comè a dislenguà i patüsc/d’un angiorin/stanòcc ra fà balà ‘r rosari/di pessin viv/sbranat dai mòrt da fam”. La “spadèrna” l’è un fil lunghissim, cunt tacàt là i pessit che i fann da esca. La sa mett giò in dal lagh ala sira e la sa ritira ala matina. Al scriv ul Massimo Nobili, president dala Verbano-Cusio-Ossola: “Tegnì da cünt la vita in di noss lagh al vör di anca stagh visin a chi che i sa impegna a dagh valór a una “risorsa alimentare”, a promöv un turismo che al vör véss ul spécc, par “fà vedé e provà” la gastronomia che végn dal teritòri. Ul fond dal lagh l’è in fin dala féra un “pascul”, che dévom protég e tegnì da cünt, par tütt quel che al pò damm, che al pò trasmétum.” Una question da rispett? Eh sì! L’è propi inscì. Par végh ul libar: Graficomp Edizioni, Via Ligaino 44, 6963 Lugano-Pregassona (tel. (0041/091 935 00 80 - graficomp@ticino.com) 60 fr. + spés postài. v
r itra tto
il senso
della vita Incontro con Gianna Mina, da 20 anni direttrice del Museo Vincenzo Vela a Ligornetto, da due presidente dell’Associazione dei musei svizzeri e grande appassionata del mondo dei musei. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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e “L’arte non insegna nulla, tranne il senso della vita”, come sosteneva Henry Miller (1891-1980, scrittore, pittore, saggista e reporter di viaggi statunitense, ndr), allora lei il senso della vita l’ha trovato e abbracciato. L’esistenza di Gianna Mina, infatti, ruota da sempre intorno all’arte. Storica dell’arte, è direttrice del Museo Vincenzo Vela a Ligornetto e presidente dell’Associazione dei musei svizzeri. La sua professione coincide con la sua grande passione. La incontriamo in un torrido pomeriggio di fine giugno, in quella che fu la signorile casa-atelier dello scultore Vincenzo Vela a Ligornetto. Da perfetta padrona di… casa, ci fa “accomodare” nella grande e luminosa sala davanti al famoso alto rilievo “Le vittime del lavoro”. L’atmosfera nel museo è molto suggestiva con le monumentali sculture bianche di Vela che qui riposano tranquille e ignare della nostra presenza. La prima sensazione è quella di vivere fuori dal tempo, come in un’altra dimensione. Strano e bellissimo! Ma il nostro lavoro ci richiama alla realtà e al motivo per cui siamo qui: un’intervista.
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I MUSEI SVIZZERI La Svizzera possiede una delle più alte densità di musei al mondo. Si calcola che ne esista uno ogni 7’700 abitanti per un totale di 1’101 musei. Un record che forse pochi conoscono… “La storia dei musei svizzeri coincide con la complessità del nostro Paese; inoltre essi nascono per volontà dei cittadini e non come progetti istituzionali centralizzati. I musei federali sono infatti pochissimi. Il nostro paesaggio museale si caratterizza per la capillarità di musei piccoli e anche molto piccoli, che sono maturati all’interno delle comunità, ed è contraddistinto dalla presenza di musei sia pubblici sia privati distribuiti su tutto il territorio. Museo non significa unicamente “museo d’arte”. In Svizzera questa tipologia rappresenta infatti solo il 18 per cento; la parte del leone la fanno i musei storici e locali con il 35 percento. Ricordo che della categoria fanno parte anche i giardini zoologici e botanici”. Dunque un patrimonio ricchissimo e variegato. Forse troppo? “No, per nulla. Si tratta di un patrimonio rappre-
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r itra tto sentativo della diversità culturale e della straor straordinaria complessità del nostro Paese. La possibilità di creare cultura e la necessità di mostrare, collezionare e veicolare conoscenza non sono mai troppe!”. Quanto sono visitati i musei svizzeri e chi è - se esiste - il fruitore medio? “Nel 2011 vi sono stati globalmente 18,5 milioni di visitatori. Più numerosi dei frequentatori delle sale cinematografiche! Naturalmente nei 18,5 milioni si contano i turisti, che visitano in particolare i musei d’arte e di storia locale. È altresì vero che la frequentazione di musei in alcune regioni, fa ormai parte di un’abitudine consolidata. I musei della tecnica e delle scienze sono molto frequentati dalle famiglie. Il singolo, senza generalizzare, visita di preferenza i musei d’arte”. Quali sono i musei più gettonati? “Dopo i giardini zoologici, il museo più frequentato è quello dei Trasporti di Lucerna. Anche i musei di storia naturale sono molto amati. Ne
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abbiamo anche in Ticino uno molto apprezzato”. Una volta andare al museo significava “guardare e non toccare”. Oggi non è più così… “Vero, le cose sono molto cambiate, anche se è bene ricordare che l’esperienza contemplativa resta fondamentale, poiché più fortemente emotiva. Nell’Ottocento il pubblico visitava un museo per ammirare con deferenza; in seguito è venuto il momento in cui al museo si andava per formar formarsi, per imparare; oggi il visitatore e le famiglie dal museo si aspettano un’esperienza coinvolgente. I musei hanno fatto parecchia strada e molti di essi sono più “interattivi” e attrezzati per raccontare delle storie intorno agli oggetti esposti. Va detto, in generale, che il timore reverenziale che una volta si provava entrando in un museo, oggi è certamente superato, e con buona ragione”. C’è un modo per prepararsi alla visita di un museo? “Legittimo è lasciarsi stupire e coinvolgere an-
Anche nel giardino del museo Vincenzo Vela che Gianna Mina dirige da 20 anni si possono ammirare sculture e una bella collezione di piante di agrumi.
La direttrice accanto al busto del poeta Torquato Tasso, realizzato da Vincenzo Vela nel 1864.
Esiste un galateo del museo? “Sì, esiste dal momento in cui il museo stesso è rispettoso del visitatore nel modo di accoglierlo e di accompagnarlo. A questo punto è quasi automatico che il visitatore ricambi con un atteggiamento del tutto corretto… I primi ad attenersi a questo galateo non scritto sono i piccoli, se si sentono a loro agio”.
tiene che la politica sia troppo poco sensibile alla cultura? “Sarebbe improprio affermare tout court che la politica è insensibile alla cultura. Osservo però che vige ancora la tendenza di misurare gli istituti culturali con strumenti che non sono propri del mondo della cultura. Il successo di un museo non è solo determinato dal numero di visitatori. È quindi necessario che la nostra Associazione ribadisca questo concetto e agisca da interlocutore serio e preparato, attento alla qualità dei propri membri istituzionali e alla professionalizzazione all’interno di essi, e che sia un inter interlocutore interpellato durante le consultazioni popolari in materia, reattivo quando un museo è minacciato di chiusura, e aperto a intessere una rete di scambi con le istanze politiche a livello locale e nazionale”.
Tra i suoi obiettivi dichiarati in qualità di presidente dell’Associazione dei musei svizzeri, vi è la volontà di incentivare il dialogo tra musei e amministrazione pubblica. Ri-
Qual è il futuro dei musei svizzeri? “Da un canto un futuro di crescita, dall’altro di “autoanalisi”. I musei svizzeri dovranno collaborare maggiormente - considerata la diminuzione di
che senza essere preparati! Per farlo vi è la possibilità di navigare sui relativi siti internet. Sovente il visitatore trova nel museo delle audio-guide, delle didascalie esaustive o dei prospetti infor informativi. Vi è anche l’opportunità di riservare una visita guidata. Ogni museo è libero di scegliere il miglior modo per presentarsi al pubblico e per farsi scoprire ed anche in questo rivela la propria personalità”.
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r itra tto finanziamenti pubblici -, puntare alla professionalizzazione ed essere in sintonia con il pubblico e la società in continua mutazione. Ritengo infatti che tra i nostri compiti più gratificanti vi sia la costruzione di ponti tra “appartenenza” e “apertura”. ARTE E CULTURA IN TICINO Come valuta il panorama museale ticinese? “Il panorama ticinese è molto ricco. A differenza
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che in altri cantoni, i nostri musei sono “giovani”, e datano quasi tutti della seconda metà del Novecento. Il Museo Vincenzo Vela, nato da una casa d’artisti e oggi un’istituzione federale gestita dall’Ufficio federale della cultura, è stato il primo museo in Ticino (1896). I numerosi musei etnografici ci aiutano a comprendere la nostra storia, mentre godiamo della presenza di parecchi musei d’arte, con collezioni importanti
Nei sotterranei del museo è conservata anche una preziosa quadreria della famiglia Vela.
e varie; mancano invece altre tipologie di museo, frequenti nel resto della Svizzera (tecnica, design, arti applicate ecc.)”. “Ticino terra d’artisti”, recitava uno slogan qualche anno fa. È davvero così? “Il Ticino è storicamente una terra d’artisti. Se pensiamo agli artisti ticinesi del passato, a quelli oggi affiliati all’associazione Visarte, a tutti gli
altri, e se consideriamo l’attività delle numerose gallerie d’arte attive sul territorio, non possiamo che rispondere affermativamente a questa domanda”. A Lugano si lavora per un importante e ambizioso “centro culturale”, il futuro LAC. Cosa pensa la presidente dell’Associazione dei musei svizzeri di quest’opera? “Ritengo che sia un progetto importante e a lungo atteso. Grazie al raggruppamento delle collezioni cantonali e civiche - alle quali si aggiungeranno delle donazioni private - la visibilità e la specificità delle collezioni luganesi all’interno del panorama svizzero di riferimento non potrà che qualificarsi e rafforzarsi. Lo scambio con altre istituzioni svizzere sarà in futuro più facile, come pure le collaborazioni con istituti di prestigio a livello internazionale, e di questo tutto il Cantone approfitterà. È in questo senso che auguro al futuro LAC di suscitare un orgoglio condiviso nei cittadini, fatto di attenzione e di coinvolgimento”. MUSEO VINCENZO VELA, IL PRIMO Come si diventa direttrice di un museo? “Premesso che non esiste un iter predefinito per diventare direttore di museo, dopo una formazione accademica è oggigiorno possibile e auspicabile seguire dei master in museologia. Ritengo fondamentale unire alla conoscenza della materia relativa alle specifiche collezioni di un museo, uno spiccato interesse per nuove forme di dialogo con ogni tipo di pubblico senza tralasciare un forte senso di responsabilità e di curiosità, e tanta passione”. Lei è direttrice del Museo Vela da 20 anni. In cosa consiste il suo lavoro? “Il direttore di un museo deve anzitutto creare le condizioni ottimali affinché il proprio museo sia un attore vivo nella comunità a cui si rivolge, rispettando il codice di deontologia ICOM, internazionalmente riconosciuto; questo lo si raggiunge attraverso lo studio, la conservazione, l’esposizione e la mediazione con il pubblico sia di mostre temporanee sia
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r itra tto delle collezioni permanenti, che contraddistinguono un museo dall’altro e ne legittimano l’esistenza”. Com’era e com’è cambiato sotto la sua direzione il Museo Vela? “Dovrebbero dirlo gli altri. Penso sia diventato un museo più dinamico e vivace, con una personalità spiccata e al contempo un luogo che alla celebrazione ha sostituito l’incontro. Almeno lo spero”. Cosa le piace del “suo” museo? “Mi piace il fatto che sia tante cose insieme: è una delle case d’artista più interessanti a livello europeo, è un museo di scultura come ce ne sono pochi, è un’antenna dell’Ufficio federale della cultura in Ticino e un centro-studi sulla scultura dell’Ottocento, è un luogo ove storia e storia dell’arte ticinese e italiana si intrecciano. Immerso in un magnifico parco è anche il luogo dove sono attivi dei collaboratori capaci e motivati, ai quali sono molto grata”. Qual è l’opera esposta che le piace di più? ““La Desolazione”, sul piano formale un’opera di grande modernità, ma riconosco nelle “Le vittime del lavoro” un assoluto capolavoro”.
Tanti musei hanno materiale immagazzinato e non esposto per mancanza di spazi. Anche qui al Vela? “Certamente! In collezione vi sono poco più di 5’000 opere, di cui solo 200 esposte, vale a dire solo il 4 percento. Il resto è stoccato secondo moderni criteri di conservazione che prevedono ventilazione, temperatura costante, sicurezza. Ogni due anni alcuni nuclei della collezione in deposito vengono portati alla luce per una mostra temporanea”. Ci accompagna a curiosare negli spazi non aperti al pubblico? Quali tesori vi sono nascosti? “Volentieri. Vi sono conservati una ricchissima e preziosa collezione di fotografie d’epoca, centinaia di disegni degli artisti Vela, stampe, la quadreria di famiglia e moltissimi altri gessi”. ARTE E FAMIGLIA Come riesce a conciliare professione e famiglia? “Creando dei ponti tra queste due realtà e accettando con serenità il ribaltamento dei ruoli all’interno della coppia. La stanchezza è tanta, non lo nascondo, ma quando si fanno scelte chiare, lo diventano anche le priorità. Vivo questo “doppio
SCHEDA
biografica
Nome: Gianna Antonia Cognome: Mina Data di nascita: 3 agosto 1958 Stato civile: coniugata con Mauro Zeni, fotografo Figli: Luigi (17) e Piero (12) Domicilio: Lugano Professione: storica dell’arte e direttrice di museo Luogo di lavoro: Museo Vincenzo Vela a Ligornetto Artisti preferiti: Duccio di Buoninsegna, Ambrogio Lorenzetti, Giovanni Pisano e tanti altri Hobby: musica classica e lettura Passioni: occhiali da vista colorati e cappelli Piatto preferito: ratatouille Citazione: “L’arte non insegna nulla, tranne il senso della vita”, aforisma di Henry Miller
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bilità diverse e autonome, la vivono anche loro”. Quale museo bisognerebbe assolutamente vedere una volta nella vita e perché? “Si tratta di un museo legato alla mia formazione: il Museo dell’Opera del Duomo di Siena ove troneggia la magnifica “Maestà” di Duccio di Buoninsegna (1255-1319, ndr). Si tratta di una grande pala d’altare dipinta, di eccezionale fattura e complessità formale e un raro esempio di un’opera vissuta come espressione corale di un’intera cittadinanza”.
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Ha trasmesso l’amore per l’arte ai suoi figli? “Penso di sì. Amore e curiosità per l’arte, nelle sue manifestazioni più varie. L’arte fa parte della vita dei loro genitori e in questo modo, ma con sensi-
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binario”, percorso in entrambe le direzioni e sovente nelle stessa, come una grande opportunità”.
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La maggior parte dei musei ha magazzini per stoccare le opere non esposte.
Anche in vacanza visita musei? “Ebbene sì, non esiste una “vacanza dai musei”! Ho ancora tanto da vede- RICAMI A re, da imparare e di cui sorprendermi!”. v
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Online un video girato nel Museo Vela durante la Giornata internazionale dei musei 2012. http://www.youtube.com/watch?v=Tigm4zuwot0&feature=plcp
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web
come sviluppare
una app Che si parli di iOS, Android, Windows Mobile o qualsiasi altro sistema operativo mobile che potrebbe venirci in mente, la costruzione di una App per il nostro sito web può diventare davvero molto utile in svariate situazioni. testo Elio Del Biaggio - elio@illustrazione.ch
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n realtà, assistiamo alla continua crescita dei dispositivi mobili giacché rappresentano e costituiscono uno dei modi più semplici e rapidi per accedere a Inter Internet. È soprattutto grazie agli Smartphone - i telefoni cellulari multifunzionali - ma in special modo grazie a dispositivi come iPad, Kindle e altri tablet concorrenti, che l’accesso alla Rete aumenterà costantemente con il trascorrere del tempo. In genere, quando sentiamo parlare di applicazioni mobili, pensiamo sia necessario un bagaglio tecnico e la conoscenza dei linguaggi di programmazione. Indubbiamente, sono molti coloro che hanno interesse a conoscere qual è la procedura per poter sviluppare correttamente una App, tanto per iPhone quanto per Android. Non si tratta di una cosa impossibile, ma occorre in ogni caso una buona dose di creatività. Cer Certo, per i “puristi” e i patiti dell’iPhone, il fatto di possedere magari un Mac e muoversi fra i codici rappresenta il massimo della soddisfazione. Questo comporta dapprima l’iscrizione al “De-
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veloper Program” di Apple, a pagamento, per entrare nella cerchia degli sviluppatori di Apple e in seguito la possibilità di creare la propria App, sottoponendola per finire alla necessaria approvazione per la pubblicazione nell’AppStore. È però essenziale imparare il linguaggio di programmazione in Cocoa e Objective-C. Per tutti gli altri comuni mortali, invece, basta avere un pochino di dimestichezza con il proprio computer per riuscire a sviluppare una propria App in pochi minuti. Impossibile, direte voi! Invece, grazie ad alcune soluzioni reperibili direttamente in rete, diventa davvero un gioco da ragazzi. COSTRUIRE UNA APP DIRETTAMENTE ONLINE Sviluppatori e imprenditori lottano ogni giorno per offrire i migliori modi per costruire un’applicazione, facilmente e in poco tempo. Oggi possiamo così scegliere fra centinaia di soluzioni, direttamente online, fra le quali possiamo elencarne alcune fra le più popolari.
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LE “APP”
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Insomma, sviluppare un’applicazione per i dispositivi mobili non è poi un’impresa così impossibile, anche se occorre una buona dose di creatività, una certa conoscenza dell’informatica, molta scrupolosità sul design dell’interfaccia, senza trascurare il fatto di affidarsi magari ai più esperti per lo sviluppo, qualora necessario, non sottovalutando gli aspetti legati al mar marketing. v
2. Qualità dell’aria in Ticino Costo: gratuita Utilità: H H H H I Funzionalità: H H H H I Applicazione che informa sullo stato attuale della qualità dell’aria nel luogo in cui ci si trova nel Cantone Ticino, così come nel Comune ticinese desiderato, elencando tutta una serie di attività proposte per dare il nostro personale contributo a migliorare la qualità dell’aria. Le mappe degli inquinanti sono aggiornate di ora in ora. 3. Viabilità Ticino Costo: gratuita Utilità: H H H H I Funzionalità: H H H H I Applicazione che informa in tempo reale sullo stato della viabilità autostradale in Ticino tramite la consultazione diretta di una vasta e articolata rete di webcam e una mappa costantemente aggiornata dei cantieri stradali, con descrizione della località, del genere di conduzione del traffico e il periodo di esecuzione.
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tutto iniziò
a windhoek Joe’s bar, Windhoek, Namibia, ore 20.30: “Ho sempre in tasca una piccola bottiglia di whisky, nel caso dovessi imbattermi in un serpente. Naturalmente ho anche sempre un… serpente”. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
TRA AFRICA E GERMANIA La citazione di autore anonimo è riportata su di un cartello appeso sopra uno dei tanti tavoloni in legno massiccio del Joe’s bar, ritrovo storico di Windhoek, capitale della Namibia. Lo frequentano un po’ tutti, bianchi e neri, indigeni e visitatori. Il locale potrebbe facilmente essere scambiato per un ritrovo tipico bavarese, non fosse che siamo a due passi dal Sud Africa e che fuori vi sono trentacinque gradi. Eppure diver diverse indicazioni sono scritte in tedesco, così come molte suppellettili ricordano la Germania. Sono reminiscenze di un non così lontano periodo coloniale, così come lo ricordano lo Jägermeister e la birra alla spina che si beve qui. Oltretutto mi serve Rudi, nome molto germanico: la sua pelle è però nerissima, i capelli crespi ed è senza ombra di dubbio africano doc. Tipicamente africana lo è pure l’immensa e gustosa bistecca di kudu - una sorta di grande antilope dalle lunghe corna a spirale - che presto mi verrà servita. Sulla carta del menu - scritta in inglese - vi sono però anche piatti di carne a base di zebra e coccodrillo. Il locale, come pure la capitale della
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Namibia, sono testimoni di una sorta di piccola babilonia di razze. Invero sono già di per sé una dozzina solo le etnie africane che vivono nel paese, dagli Herero agli Owambo, dagli Himba ai Boscimani. Genti dagli usi e costumi sovente profondamente diversi, così come lo sono pure le lingue e le fisionomie. Un passato di migraziomigrazio ni, guerre e conquiste, colonizzazioni e lotte per l’indipendenza li ha ora messi tutti sotto un’unica bandiera. E con loro anche i discendenti dei colonizzatori di un tempo: tedeschi, inglesi e non da ultimo africaans del vicino Sud Africa. Ne risulta un paese dall’identità curiosa dove il viale della stazione è detto “Bahnhofstreet” (metà in tedesco e metà in inglese) e dove il più classico dei McDonald’s di origine anglosassone è af affiancato dal più teutonico ritrovo “Zum Wirt”. I buoni cristiani la domenica vanno poi alla messa nella “Alte Kirche” e vi è anche chi abita nella via denominata Mahatma Ghandi street. Prima di partire scoprirò poi anche in pieno centro il “Restaurant Schneider” e un digestivo di origine sudafricana denominato “Alles verloren” (tutto è perso)… e qui mi fermo.
Donna Herero del Kaokaland.
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i n viaggio Giovane ragazza Himba.
AFRICAANS… DA SBALLO Anton ha passaporto sudafricano, ma vive da sempre in Namibia. Sessant’anni vissuti come solo in questi luoghi è possibile, passando da esperienze di vita alterne. Con lui mi ritrovo senza quasi volerlo in un tipico locale serale che lui mi definisce come il più “negerfreundlich” della città” - “aperto ai neri” (libera traduzione)! Invero gli unici frequentatori di colore che incontro sono le persone di servizio, che però effettivamente sembrano divertirsi anche loro. E come potrebbe essere altrimenti? L’ambiente è quanto di più curioso si possa trovare, oltretutto considerando che ci troviamo in mezzo all’Africa. Il meno che si possa dire è che il locale è assolutamente genuino. La musica eccessivamente amplificata da un vecchio impianto acustico di scarsa qualità è dettata da una band locale, che invero è un duo: il primo suona la chitarra elettrica e l’altro canta. La voce non è davvero male, le signorine direbbero che è da “macho”. Ben piantato con le sue forti gambe sul palco, i jeans dalla vita stretta
Come agisce lo Shiatsu con l’avanzare degli anni? Lo Shiatsu quale accompagnamento terapeutico diventa, per le persone meno giovani e anziane, uno strumento di sostegno perché rafforza i sistemi di autoregolazione dell’organismo, aiuta la guarigione e stimola la vitalità. Il processo naturale dell’invecchiamento comporta una riduzione della flessibilità delle articolazioni, dei muscoli, dei ligamenti, dei tendini e del tessuto connettivo. L’elasticità si riduce, l’epidermide diventa secca e il corpo assume una posizione china. Le capacità sensoriali e in modo particolare l’udito e la vista di-
minuiscono. L’ambiente sociale è recepito in modo diverso. Adattarsi a nuove situazioni, accettare nuove idee e pensieri diventa meno facile. Accettare l’anzianità e viverla consapevolmente favoriscono una spiritualità più profonda. Shiatsu grazie a tecniche di movimento delicate offre la possibilità di tenere in esercizio la mobilità fisica e spirituale. Aiuta mantenere viva la sensibilità verso le persone, i sentimenti e la percezione dei sensi. Rafforza le risorse umane quando si è confrontati con malattie e dolori.
Grazie allo Shiatsu si possono ridurre gli effetti collaterali provocati da medicine e dalla loro dipendenza. E’ pure possibile evitare interventi chirurgici. Il contatto, aspetto importante del lavoro con persone anziane, costituisce l’elemento chiave dello Shiatsu. Attraverso questo contatto abbinato a una forte presenza ricettiva, la persona percepisce la sua interezza e integra movimenti e cambiamenti. Nasce una possibilità interiore di porre uno sguardo diverso su deficit, dolori e sofferenze.
Dove trovo informazioni supplementari e terapeuti qualificati? Ulteriori informazioni sullo Shiatsu e un elenco dei membri dell’associazione professionale si trovano sul sito www.shiatsuverband.ch oppure possono essere richieste all’indirizzo seguente: Associazione svizzera di Shiatsu, casella postale 350, 5430 Wettingen, Tel 056 427 15 73. L’appartenenza all’associazione è legata a severe norme poste alla formazione professionale e alla pratica. Scelga la professionalità quando sono in gioco salute e qualità di vita.
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e alta, la camicia a quadri aperta quanto basta per mettere in mostra i muscoli pettorali. Tiene saldamente in mano il microfono e non si scompone nemmeno con i ritmi più frenetici. I titoli ripropongono canzoni dei primi anni settanta ed alternano rock and roll “da sballo” a classici foxtrott (sì foxtrot!). Chi tra i lettori ora pensa che gli avventori abbiano tutti i capelli grigi si sbaglia di grosso. Qui si riunisce il fior fiore della gioventù africaans del luogo. Ragazzotti robusti, dalle grandi teste incassate in ancor più grandi colli e con ragguardevoli bicipiti. Giovani cresciuti a bistecconi di kudu, figli di allevatori e amanti del rugby, accompagnati da graziose signorine con le quali è però meglio non fare troppo gli sfacciati. I loro modi non sono infatti sempre da damigella di corte, per non parlare della totale assenza di inibizione nel maneggiare calici di birra spina da
«Giovani cresciuti a bistecconi di Kudu»
mezzo litro. Eppure tutti, malgrado un’indubbia mancanza di grazia e di stile, padroneggiano egregiamente i passi del foxtrott e dei valzer veloci, tanto che mi guardo bene dall’allontanarmi dal bancone del bar dove a lungo Anton mi racconta la sua storia in un inglese dall’accento per me, da poco giunto nel paese africano, ancora difficile da digerire. LA MIA PELLE NON TI SPORCA! La Namibia è oggi un paese indipendente, il potere politico è indubbiamente “nero”, quello economico certamente un poco meno. L’apar L’apartheid - la segregazione razionale - è messa al bando, ma rimangono sempre luoghi frequentati solo, o quasi, da neri e altri solo, o quasi, da bianchi. Nel corso del mio viaggio avrò spesso la sensazione di una pallina da pingpong rimbalzante tra due mondi diversi ma nel contempo vicini. Conoscerò bianchi di origine anglosassone e altri che parlano ancora un tedesco tanto puro che forse non si trova più nemmeno in
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Germania. Incontrerò molti Africaans, ma pure rappresentanti delle diverse etnie africane. Dagli Herero, le cui donne vestono variopinti e ricercati abiti contraddistinti da una moltitudine
di sottane, agli Himba del nord, che vivono ancora oggi seminudi, coperti unicamente da gonne di pelli. Tutti mi hanno però detto di essere cittadini della Namibia. Tutti mi hanno accolto Strada di Windhoek.
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con molta simpatia: dai gestori bianchi di una pensione che mi consigliano di non andare nei quartieri neri, a quelli, altrettanto bianchi di un’altra pensione che mi regaleranno dei libri in modo che possa meglio conoscere la storia delle varie etnie africane. Vi saranno poi amici di colore che non continueranno con me il viaggio in autostop, perché la vettura che si ferma è guidata da un bianco e conducenti africani che mi diverranno amici perché facevo autostop… come un nero. Ricordo pure Maxim in un bar un poco ambiguo che, abbracciandomi e facendomi partecipe di tutto il suo alito di birra, mi disse di apprezzare molto il fatto che io festeggi con i neri poi, fregando vigorosamente il suo braccio contro il mio, aggiunse: “vedi, il mio nero non rimane sulla tua pelle bianca!”. Ben diversi saranno invece gli “approcci ravvicinati” con gli indigeni Himba. Loro la pelle la cospar cospargono di unguenti di color ocra e i loro generosi abbracci divengono come pennellate di colore su pelle e abiti… ma di tutto ciò racconterò in seguito. Continua. v
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i segnalibri
gelatosi Sono tra i gelati più amati dagli svizzeri e il loro logo è diventato un cult ora stampato anche su accessori che non hanno nulla a che vedere con la confezione originale. Perché allora non trasfor trasformarlo anche in un segnalibro… goloso?
1. Dalla confezione di cartone ritaglia approssimativamente un animaletto e un cerchio con il gusto del gelato. Puoi scegliere la lingua che preferisci. 2. Applica un pezzo di adesivo trasparente su entrambi i lati delle figure che hai ritagliato.
idea, disegni e realizzazione Anto anto@illustrazione.ch
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Cosa ti occorre: La confezione di cartone dei gelati Migros con la scimmietta, la foca, l’or l’orsetto o il panda, carta adesiva trasparente, spago colorato, un ago grosso, forbici dalla punta arrotondata.
3. Ritaglia con precisione i contorni delle figure. Per essere più preciso, e magari facendoti aiutare da un adulto, puoi usare un taglierino. 4. Appoggia il cartoncino con l’animale su una gomma per cancellare e con l’ago fai un foro tra le zampe. Ripeti l’operazione con il cerchio, forandolo sulla parte alta. Unisci i due pezzi con un pezzo di spago in tinta con l’animaletto che hai scelto.
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arredare
spazio per
lo studio Il nuovo anno scolastico è iniziato e sono oltre 53 mila i giovani ticinesi che quest’anno frequentano i nostri istituti scolastici. Organizzare al meglio il loro spazio è un modo per aiutarli a studiare meglio, e con più gioia. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
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tudiare, diciamolo subito, piace a pochi ed è un lavoro faticoso. Ma va fatto, e va fatto nel miglior modo possibile. Disporre di uno spazio ben organizzato, ben illuminato e accogliente è uno dei modi per riuscire a studiare meglio. Per chi non è figlio unico, è importante poter concon tare su uno spazio privato e protetto, per quanto possibile, dalle intrusioni dei fratellini e delle sorelline. I libri e il materiale scolastico devono essere riposti con ordine e razionalità. Devono essere a portata di mano ma anche conservati in modo che non si rovinino. Non serve tanto spazio, una scrivania, anche piccola, se ben organizzata sarà per perfetta per fare i compiti, ma dovrà essere soprattutto comoda e adatta all’altezza dello studente. Una postura corretta è già un buon inizio. E poi non va sottovalutato l’ambiente circostante. Una dede corazione leggera, ma adattata ai gusti dei bambini, renderà più
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piacevole e ospitale il loro spazio di lavoro, senza però distrarli. Le soluzioni per arredare la camera dei ragazzi e il loro angolo per lo studio sono tante e non vi è che l’imbarazzo della scelta. Noi vi proponiamo una tendenza che propone una base chiara e rilassante, con qualche tocco di colore e tante ingegnose soluzioni salvaspazio. v
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ucinare con le piante selvatiche è ecologico, economico, salutare, interessante e divertente. Bisogna però avere nozioni di botanica per saper riconoscere le tantissime varietà commestibili che facilmente si trovano nei nostri prati e boschi. A quel punto la cucina può diventare un vero laboratorio per sperimentare piatti originali e lasciare libero sfogo alla fantasia. E una volta in bocca, il gusto di queste “nuove verdure” ci lascerà increduli! Piantine comuni, non modificate dalla mano dell’uomo, che portano in sé il sapore forte e semplice della terra e del sole e, perché no, di ricordi lontani. In fondo, camminare, guardare, toccare, odorare, riconoscere e raccogliere era già ciò che, per necessità, facevano i nostri avi. Ed è quello che abbiamo fatto anche noi, insieme a Françoise Dully, nel suo campo giardino di Monteggio. Armati di qualche ciotola e sotto la guida di questa intraprendente signora - che alla soglia dei 60 anni ha deciso di coltivare quella che è una sua passione da sempre, seguendo una formazione in Francia di etno-botanica - abbiamo raccolto una grande varietà di piante selvatiche che crescono spontaneamente. OLTRE 100 PIANTINE COMMESTIBILI “La natura è molto generosa, basta approfittar-
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ne”, ci spiega Françoise mentre, tornati in cucina, sceglie e separa queste piantine selvatiche di primavera. Noi la guardiamo ammirati e incuriositi al pensiero che ceneremo con pietanze a base di quelle che comunemente vengono definite “malerbe, erbacce, cattive erbe”. “Sono invece buonissime, molto ricche di vitamine e di sali minerali”, precisa la padrona di casa che, fin da piccola, provava interesse e attrazione per tutto quello che di verde la natura offriva. Negli ultimi due anni, Françoise ha così integrato nella sua alimentazione vegetariana le piante selvatiche, secondo stagione. Le chiediamo se sa stimare quante varietà commestibili si possono raccogliere nel suo giardino. “Forse oltre un centinaio, la maggior parte cresciute spontaneamente. Sono davvero poche quelle che ho piantato io”. Ma come si fa ad avere a disposizione tutte queste erbe? “Non bisogna tagliarle!”, ci dice sorridendo. Già, che domanda banale! Ma non tutti dispongono di un prato o campo da lasciare alla natura… “In questo caso, basta andare a passeggio: prati, campi e boschi dove si possono raccogliere piante selvatiche non mancano. L’importante è saperle riconoscere, perché alcune sono pericolose per la salute. È per questo che è fondamentale seguire un corso o farsi aiutare nella raccolta da persone competenti in materia!”.
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a ta vola Qualsiasi prato è un orto naturale.
DALLE INSALATE ALLE TORTE Chiediamo a Françoise: “Quali piatti si possono realizzare con le erbe da prato?”. Ci risponde che oggi si può fare dell’alta cucina e che il loro impiego è vasto: dalle insalate alle minestre, dai gratin alle erbe lessate, dalle torte agli stuzzichini, dai risotti alle salse per la pasta, dalle bibite ai gelati, dalle frittate ai liquori. “In commercio si trovano facilmente libri di ricette a base di piante selvatiche oppure si può navigare in internet, dove si scovano numerose idee”. In sostanza, un qualsiasi prato è un orto naturale dal quale attingere per raccogliere ingredienti sani e nutrienti. E per di più curativi, ci ricorda Françoise. La medicina popolare si serve di queste sostanze da tempi immemorabili e anche ai più scettici sarà sicuramente capitato di bere almeno una tisana. La nostra interlocutrice ci apre un armadio e ci mostra la sua “collezione” di vasetti con erbe essiccate per tisane. “Bisogna avere rispetto per la natura perché, come potete vedere, è ricca e generosa. Non mi stancherò mai di sottolinearlo”. Pensandoci bene ha davvero ragione: sono piante
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di nessuno, a disposizione di tutti. Basta saperle riconoscere.
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ERBA GIARDINA E ARTEMISIA L’erba giardina, in latino aegopodium podagraria, è la varietà preferita di Françoise. Da quando l’ha scoperta, con quel vago profumo di prezzemolo, in cucina la usa moltissimo. “Se penso - ci dice - che l’ho strappata per anni, mi sembra incredibile!”. Le foglie dell’erba giardina sono tenere e saporite e noi le abbiamo gustate nei rösti. Ma sono ottime anche per zuppe e insalate o altri piatti vegetariani. Dalla pianta alla ricetta preferita: “Considerando che sono solo all’inizio delle mie sperimentazioni ai fornelli, la mia ricetta preferita e quella che per il momento mi riesce meglio è il cake all’artemisia e cioccolato. Lo trovo davvero delizioso ed è il dessert di questa sera”. Come darle torto? Dopo averlo assaporato abbiamo chiesto un bis senza troppi complimenti. Anche l’insalata composta da una decina di piante, petali di rosa, papavero selvatico, pratoline e trifoglio, ci è piaciuta moltissimo. Per non parlare delle tar tartine spalmate di pesto alle ortiche e piantaggine e di quelle agli spinaci dei frati. E l’aperitivo? Di questa bibita a base di succo di mele, vino bianco ed ellera terrestre non ne è rimasta nemmeno una goccia. Molto buono anche l’assaggio di chenopodio e silene scottati e conditi con olio e limone. Insomma, il menu “verde” proposto da Françoise è stato per noi una vera scoperta: gusti nuovi e semplicità sono stati gli ingredienti di ricette rivisitate grazie alla generosità della natura e all’abilità della cuoca che, congedandoci, ci ha salutato così: “Vi ringrazio molto per la vostra visita che ha dato valore alle mie ricerche e alla mia passione per le piante selvatiche e per tutta la natura, che bisogna rispettare, amare e perché no, imparare a gustare”. Esortazioni che i nostri avi non avevano certo bisoCAMI RI gno di apprendere. v A
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i piedi
raccontano Il piede, talvolta, è una parte un po’ trascurata del nostro cor corpo. Pochi sanno che può invece rivelare molte cose di noi, del nostro carattere e soprattutto del nostro stato di salute. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
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ono la base che sorregge e tiene in equilibrio il nostro corpo, ci servono per camminare, per correre ma non solo… i piedi, li possiamo anche sfruttare come indicatori del nostro benessere o malessere. Diversi anni orsono, ho ricorso alla riflessologia plantare, cinque sedute, per provare ad attenuare un fastidioso dolore addominale. Alla luce dei buoni risultati ottenuti, decido di testare nuovamente questa tecnica. Sono reduce da una brutta influenza che ha lasciato notevoli strascichi a livello delle vie respiratorie. Una tosse insistente con componente asmatica, peggiorata dalla moltitudine di pollini che svolazzano nell’aria. Sono stanca, stressata, dormo poco e male e tutto questo lo somatizzo su collo, spalle e stomaco. Chissà se questa particolare tecnica svelerà le mie problematiche e mi recherà un qualche modo sollievo… ma cerchiamo innanzitutto di capire cos’è esattamente la riflessologia. Come sempre mi documento grazie a quel
meraviglioso universo chiamato internet. E leggo che nell’ormai grande contesto delle medicine naturali, classificate sotto la denominazione di “medicina alternativa” o “complementare”, una delle più attuali e conosciute è certamente la “riflessologia”, o scienza dei riflessi. È stato accertato che dagli organi interni partono linee di riflesso che arrivano alla superficie corporea e che in molti casi, in presenza di sofferenza di tali organi, possono addirittura manifestarsi con mutamenti della tensione dell’epidermide. Si può quindi affermare che tutto il corpo umano è sede di punti riflessi sui quali è possibile agire per alleviare dolori e tensioni. Esistono, però, zone in cui le concentrazioni nervose sono più massicce e sono collocate nelle parti più periferiche del corpo come la testa, le mani e i piedi, che costituiscono i “terminali” di quell’incredibile computer che è il nostro organismo. Quando parliamo di riflessologia plantare intendiamo una tecnica di massaggio applicata principal-
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s al ut e mente sui piedi, (ed eventualmente sulle mani), che si basa appunto sul principio che, su queste estremità, si trovino riflessi tutti gli organi, le ghiandole e le parti del corpo. Applicando il massaggio riflessologico si può quindi avere un effetto o influire sull’organo corrispondente al riflesso stimolato. La riflessologia è una terapia olistica, fondata sul principio che ogni aspetto della vita dell’individuo influisce sul benessere e sulla salute della persona e opera nell’intento di riequilibrare l’intero organismo, al fine di stimolarne le capacità di autoguarigione. Va sottolineato che il riflessologo non è un medico, non cura e non fa diagnosi. Soprattutto non intende interferire con le terapie o con i pareri medici convenzionali, sostenendo il suo ruolo di professionista nell’affiancarsi e non sostituirsi alla medicina convenzionale. Secondo Wikipedia la riflessologia ha una storia alquanto antica: i primi trattamenti realizzati massaggiando i piedi sono stati applicati in Cina e in India nel 5000 a.C., dove si usavano terapie mediche che sfruttavano la pressione delle dita per influenzare i campi energetici dell’organismo (agopuntura, digitopressione, shiatsu). Tuttora è una disciplina abbastanza diffusa anche in Occidente. Una differenza identificabile nei trattamenti di riflessologia occidentale e orientale è l’intensità della pressione applicata dal terapeuta. La riflessologia occidentale, infatti, opera al di sotto della soglia di sopportazione del dolore del paziente, al fine di ottimizzare gli effetti della stimolazione delle aree riflesse, sfruttando la condizione di profondo relax che la riflessologia plantare occidentale è in grado di indurre. Entrambe le modalità di intervento hanno effetti positivi su vari disturbi e patologie in quanto stimolano la circolazione, il sistema nervoso e il sistema immunitario. A testimoniare l’antichità di questa pratica è la “Tomba dei Medici” a Saqqara (Egitto, 2330 a.C. circa), dove sulle pareti è dipinta una scena di massaggio dei piedi e delle mani. La pratica venne esportata poi in Occidente grazie al famoso medico greco Ippocrate che insegnò ai discepoli il massaggio ai piedi. Ma esiste una specializzazione più recenrecen te di questo particolare massaggio. Se nel 1834,
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un ricercatore svedese, Pehr Hrnrik Ling notò il collegamento fra i dolori provenienti da alcuni organi e determinate zone cutanee del piede, negli anni successivi Sir Henry Head scoprì l’esistenza di zone riflesse a scopi anestetici. Finalmente, negli Anni venti del XX secolo, questa pratica fu reinventata da William Fitzgerald, medico di Boston che, esercitando delle pressioni sui piedi, eseguiva piccoli interventi senza anestesia. La pratica fu usata dai dentisti e quando il dottor newyorkese Edwin F. Bowers venne a conoscenza della tecnica di Fitzgerald, decise di diffondere la riflessologia negli Stati Uniti grazie a trattati contenenti i principi di funzionamento della riflessologia basati sulle teorie del medico di Boston. Il metodo, chiamato “terapia zonale”, si incentrava sulla pressione effettuata sia con le mani sia con altri strumenti. Il Dr. Fitzgerald disegnò una mappa delle varie zone del piede corrispondenti a determinati organi interni e riuscì a dimostrare che, massaggiando tali zone, si ottiene una migliore irrorazione sanguigna anche negli organi in sintonia. Con il massaggio si possono ottenere risultati stimolanti o calmanti, secondo la necessità: per esempio, si possono stimolare la funzione intestinale, digestiva, la circolazione del sangue, oppure attenuare un dolore o calmare uno stato di eccitazione nervosa. Scoprì anche che, palpando accuratamente e con una certa energia il piede, si può diagnosticare lo stato di salute dell’intero organismo, poiché il piede duole nei punti cor corrispondenti agli organi ammalati. Mi reco in uno studio di terapie naturali a Lugano. Sono accolta da una signora cordialissima e contraddistinta da quella calma che ritrovo sempre nelle persone dedite alle tecniche olistiche. Mi fa accomodare in una stanza e mi spiega che, la seduta, inizia con un graditissimo pediluvio. Mentre tengo i piedi piacevolmente a mollo nell’acqua tiepida, inizia a pormi qualche domanda per conoscere meglio il mio stato
«Dagli organi
interni partono linee di riflesso»
generale di salute. Le spiego molto vagamente che è un periodo di forte stress e stanchezza e che soffro di allergia ai pollini, ma senza andare troppo nello specifico. Terminato il pediluvio, mi fa sdraiare su un lettino. La terapia inizia sul piede sinistro, o meglio, sotto il piede. La digitopressione parte dalla punta delle dita, una per volta, dalla sommità verso il basso, per poi scendere nella zona sottostante dell’arco trasverso, giù giù fino al tallone. La terapista ha un tocco molto delicato e temo subito la sensazione di solletico, che soffro da morire! Eppure no, concentrata sui punti che sta “esplorando”, prosegue tutto senza alcun problema. Ogni tanto, in prossimità di alcuni punti, sento fastidio o dolore lieve. Immediatamente mi preoccupo di chiederle: “A quale punto del corpo corrisponde la zona che ha toccato?”. La prima risposta inizia a darmi una prima conferma: si tratta infatti della zona della testa e degli occhi, sensibile nei casi di stress e di insonnia. Il secondo punto dolente lo percepisco poco dopo alla base dell’alluce e lo faccio immediatamente presente. Ebbene, si tratta della zona corrispondente al collo, dove spesso accumuliamo lo stress. Il massaggio continua e resta piacevole finché la terapista non va a lavorare in una zona alta e centrale della pianta del mio piede. Qui la sensazione, oltre ad essere dolorosa è pure sgradevole, perché la superficie toccata dalle dita non appare omogenea, bensì granulosa, come se sotto la cute ci fossero dei granelli di sabbia che si spostano con la pressione delle dita. La terapista mi spiega che, questa situazione, si riscontra in caso di problematica o infiammazione impor importante della zona riflessa, che in questo caso è proprio quella dei polmoni, che sono realmente molto sollecitati e sofferenti a causa della bronchite, del catarro, dell’asma e dell’allergia che mi affliggono! Rimango piuttosto impressionata dalla precisione di questo “riflesso”… finora la tecnica ha veramente svelato i miei punti dolenti! Il massaggio riprende, la terapista lavora su svariate zone della pianta del piede: dalla parte laterale interna a quella più esterna, scendendo sempre più giù, verso il tallone. Tutto gradevole, rilassante finché le sue dita non premono la
zona centrale sottostante quella che, in precedenza, mi doleva parecchio. Un nuovo fastidio e un lieve dolore rivelano che lo stomaco non è a posto. Riflettendoci un secondo, risalgo a una recente gastrite che pensavo fosse guarita. Evidentemente non è così… Sulla parte inferiore della pianta del piede non avverto più nulla di particolare, nessun fastidio. Il massaggio riprende a essere molto piacevole. Ma ora mi chiedo: “In che modo reagirà ora il piede destro?”. Ebbene, nel mio caso, risulta esattamente lo specchio di quello sinistro e tutti i punti fastidiosi o dolenti emergono anche da questa parte. Una coincidenza? Non credo proprio… La mia seduta di riflessologia termina con un massaggio delicatissimo, a tratti quasi impercettibile, delle dita dei piedi: sicuramente la parte più bella e rilassante di tutto il trattamento. Che dire, per esperienza so, e la mia terapista me lo confer conferma, che una singola seduta non è sufficiente a risolvere il/i problema/i, che sono individuali
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tanto quanto il tipo di massaggio che il riflessologo decide di praticare su ogni paziente. Quel che è certo è che pur non trattandosi di una diagnosi medica, ho appurato su me stessa che specifici punti su cui la terapista ha lavorato corrispondono esattamente alle problematiche
di cui soffro in questo periodo, e questo lo trovo strabiliante! Inoltre, e non da ultimo, salvo qualche punto dolente o fastidioso, il massaggio è stato distensivo e davvero gradevole. Sicuramente un’esperienza interessante e benefica, che ripeterò molto volentieri! v
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rep or t age
lacome vetta obiettivo Le famiglie biancoblÚ e bianconere rappresentate da Reto Kobach e Julien Vauclair si incontrano sul Monte Tamaro per scrutare dall’alto passato, presente e futuro. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Carlo Reguzzi
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i si incontra, si percorre un cammino comune, lungo una vita oppure un istante soltanto. L’incontro tra le famiglie di Julien Vauclair, pilastro difensivo dell’Hockey Club Lugano, e di Reto Kobach, granitico difensore dell’HC AmbrìPiotta, in una calda giornata di mezza estate, ai piedi del Monte Tamaro, tra Sopra- e Sottoceneri è l’esito di circostanze differenti. Se ad esempio nel 1997 l’allenatore bianconero Jimmy Koleff e il presidente Fabio Gaggini non si fossero recati nel Giura, a casa della famiglia Vauclair… “Il loro arrivo a trovare me e mio fratello Geoffrey, per discutere con noi, il procuratore e i nostri genitori è stato decisivo per il mio trasferimento in Ticino e per la mia carriera - racconta Julien. Altre squadre si erano interessate o a mio fratello o a me, ma solo a livello verbale. Il
Lugano ci ha invece voluti entrambi, mostrando di essere interessato sia sportivamente, sia umanamente, convincendo anche i miei genitori a lasciarmi partire in giovane età”. Se nel 2002, invece, dopo quattro stagioni trascorse con la maglia dello Zugo, Reto Kobach non avesse sentito dentro sé un impulso al cambiamento. Ho capito che avevo bisogno di nuovi stimoli, nuove sensazioni, di un nuovo ambiente per migliorare il mio livello di gioco. Si è presentata l’occasione di trasferirmi ad Ambrì e l’ho colta immediatamente”. E malgrado una parentesi di tre anni - tra il 2006 e il 2009 - durante i quali egli ha militato per Berna e Langnau Tigers, ora egli è ben radicato sul territorio cantonale. Queste svolte della vita hanno così permesso di ritrovarci qui, alla partenza della funivia che
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rep or t age Ai piedi del Monte Tamaro, si sale.
conduce sull’Alpe Foppa, meta della nostra escursione, per trascorrere qualche ora di relativa calma – non facile con sei bambini scatenati -, favoriti da una giornata tersa che consente di spaziare con lo sguardo sull’alto e basso Ticino, con la mente aperta sulle stagioni della vita e hockeistiche passate, presenti e future.
Le “compagini” di HC Ambrì-Piotta e HC Lugano, rappresentate da Reto Kobach e Julien Vauclair si presentano all’appuntamento ai piedi del Monte Ceneri, croce… via e delizia cantonale, al gran completo. Sul fronte biancoblù, il difensore numero 22 è accompagnato dalla moglie Gloria e dai figli Letizia, Jeremi, Silouh e Maevi. Sul fronSull’Alpe Foppa, i giochi non possono attendere.
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te bianconero, il difensore numero 3 è seguito dalla moglie Julie e dalle figlie Elisa ed Emilie.
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In famiglia, per la doppia coppia fatale è stato il loro incontro quel giorno… “È il mio primo periodo ad Ambrì, mi trovo in compagnia di amici in un bar di Bellinzona, vedo entrare una giovane donna coi capelli color “pink” e ricoperta di tatuaggi”. Se si può immaginare che il primo impatto sia stato uno ‘choc’, gli altri hanno sicuramente avuto effetto, eccoli qua, una coppia che a detta della moglie Gloria si completa “alla perfezione. Io sono tendezialmente vulcanica, lui invece è più tranquillo e riflessivo”. “Ci conosciamo sin da piccoli”, dice invece Julie, “intorno ai 16 anni abbiamo cominciato a frequentarci. Quando nel 1997 Julien si è trasferito da Porrentruy a Lugano, per tre anni ho fatto la spola tra Giura e Ticino poi, quando ha tentato l’avventura sportiva in Nordamerica, l’ho seguito e da quel momento abbiamo iniziato a convivere”. Julien osserva Julie, il suo sguardo dice tutto il contrario di quello che appare sul ghiaccio, dove il difensore bianconero si caratterizza per un gioco esplosivo.
In cima all’Alpe Foppa, il parco giochi predisposto cattura immediatamente l’attenzione dei bambini che invitano i grandi in percorsi di abilità, arrampicate, discese. I giochi dei bambini diventano occasione per chiedere ai due esperti giocatori cosa amino del loro sport e quale lezione abbiano eventualmente appreso.
Brividi in slittovia.
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BENIAMINO, DAVIDE & GOLIA TOP
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repo rtage
Ritratto di famiglia con riflesso.
“Sono un difensore difensivo”, attacca il biancoblù, “consapevole che il tifoso forse preferisce giocatori più appariscenti, ma io sono contento quando eseguo al meglio il compito assegnatomi dall’allenatore, non amo troppo la luce dei riflettori. Dallo sport ho imparato l’importanza di essere umile, di sudare ogni giorno per conquistare un posto in squadra”. Gli fa eco l’ex attaccante Vauclair, che al suo ar arrivo a Lugano ha trovato collocamento in difesa e che dell’hockey ama ogni aspetto, dalla velocità al contrasto all’ambiente. “Anche io credo al duro lavoro giornaliero. Succede spesso che un giovane indossi la maglia della prima squadra e pensi così di essere arrivato. Non è così, bisogna lottare ogni giorno per mantenere la posizione raggiunta, me ne accorgo proprio ora che ho comunque accumulato esperienza”.
Zugo e Julien Vauclair da Porrentruy, il Ticino è diventato la loro casa, al punto di affermare che “le nostre radici sono qui, qui contiamo di continuare a vivere anche dopo l’esperienza hockeistica”.
Lo sguardo spazia lontano, la vista è magnifica. Un giocatore di hockey vive con le borse – e le valigie – in mano, continuamente in viaggio, sia per giocare, sia per trasferirsi in un’altra squadra, un altro cantone o Paese. Per Reto Kobach da
Il prossimo incontro tra Julien Vauclair e Reto Kobach avverrà invece a Lugano, sul ghiaccio della Resega, il 5 ottobre in occasione del primo derby. Farà molto caldo, come adesso sul Monte Tamaro.
L’Ambrì-Piotta di Reto Kobach esordirà in casa sabato 15 settembre contro lo Zugo. “Ogni inizio di stagione porta rinnovamento e speranze. Sappiamo di essere in debito coi nostri fantastici tifosi, che con noi hanno vissuto stagioni difficili. Per noi sarà importante iniziare bene per creare alla Valascia un clima di euforia”. Il Lugano di Julien Vauclair avrà esordito il 13 settembre a… Zugo. “Il nuovo campionato per me significa lottare per tornare a vincere il titolo, quando società, squadra e tifosi sono una cosa sola mossa dall’entusiasmo”.
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ani m al i
a tu per tu con
gli animali Krax: il progetto della Protezione Svizzera degli animali (PSA) per l’educazione dei giovani al rispetto di animali domestici e non. testo Elena Stern-Balestra - elena@illustrazione.ch foto RÊmy Steinegger
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È
un venerdì mattina di fine primavera un po’ speciale: la veterinaria Petra Santini, responsabile del progetto Krax per la Svizzera Italiana, è in visita presso la scuola dell’infanzia di Muzzano. Non si tratta di una visita qualunque, bensì di una visita didattica che si propone di sensibilizzare i piccolissimi all’approccio con i cani. La veterinaria Petra ha già conosciuto bimbi e docente in precedenza, quando è venuta a spiegare un sacco di cose interessanti sul migliore amico dell’uomo, ponendo un accento particolare sulle esigenze etologiche di quest’ultimo. Uno degli obiettivi del progetto è infatti quello di sensibilizzare bambini e ragazzi, dall’età prescolare all’adolescenza, sulle necessità degli animali domestici e selvatici alfine di far crescere in loro la consapevolezza di quanto sia importante capire, rispettare e proteggere gli animali. Ciò avviene
per esempio con visite didattiche nelle scuole come quella di oggi, tramite la rivista trimestrale della PSA (“Krax: la rivista per i giovani amici degli animali”), con l’organizzazione di campi estivi a tema e con gite ed escursioni guidate in luoghi di particolare interesse naturalistico. Nella sua prima visita a Muzzano la veterinaria Petra ha catturato l’interesse dei bimbi con l’aiuto di marionette a dito e di un simpatico cagnetto di pezza, che hanno aiutato i bimbi a capire il comportamento e le necessità dell’animale e ad esercitarsi in modo giocoso ad adottare un comportamento corretto in caso di incontri. Per la visita di oggi, invece, ha invitato un’ospite d’eccezione: la cagnolina Luny, che arriva accompagnata dalla sua padrona, la signora Mantovani. Luny ha seguito una formazione specifica come cane da terapia ed è abituata a questo tipo di situazione: i bimbi non la mettono a disagio ed è ben contenta di mostrar loro cosa sa fare seguendo le indicazioni della sua padrona. Dal canto loro i bimbi presenti hanno l’opportunità di mettere in pratica gli insegnamenti della veterinaria Petra: nessuno è obbligato a prendere contatto con il cane in carne ed ossa… ma l’interesse è così grande che tutti, in un modo o nell’altro, si fanno coinvolgere. Tutti imparano a chiedere il permesso di accarezzare Luny prima di toccarla e qualcuno ha persino il privilegio di poterla condurre al guinzaglio! Colpiscono l’entusiasmo e la partecipazione attiva dei bambini che, rapiti dalla dimostrazione di Luny e dalle vivaci spiegazioni della veterinaria Petra, seguono con interesse e disciplina la lezione.
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Quelli con l’arcobaleno
ani m al i Da un anno circa la signora Santini è molto richiesta nelle scuole della Svizzera Italiana per le sue visite didattiche. Fra i temi che appassionano maggiormente bambini e docenti vi sono i mammiferi selvatici, le cui peculiarità e curiosità vengono spiegate in modo interattivo con ausilii didattici adeguati all’età dei partecipanti: per esempio le sagome delle impronte, le pigne rosicchiate dagli scoiattoli o le corna di cervi e caprioli trovate nel bosco. Bambini e ragazzi partecipano attivamente e possono toccare, soppesare, annusare, chiedere e commentare! La fantasia della veterinaria Petra sembra inesauribile: quando il tema sono gli uccelli, ai ragazzi viene proposto un numero imprecisato di piume da guardare e da toccare. Tutto ciò non è possibile unicamente fra le pareti dell’aula, bensì anche nell’habitat degli animali, come quando ha accompagnato i bimbi della scuola dell’infanzia ed elementare di Lostallo e altre scolaresche alle
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Quando ero piccola i miei genitori bevevano.
Bolle di Magadino. Attualmente sta organizzando con una pluriclasse un percorso completamente incentrato sugli animali da reddito. Ma il repertorio non finisce qui: anche sulla vita degli insetti l’insegnante della protezione degli animali ha molto da raccontare. Per esempio quando parla della sua “special guest”, la vespa vasaia, che mette in visibilio i bambini più piccoli perché non fa niente a
«Ogni visita didattica è concordata»
loro, ma paralizza i ragni e li mette in vasetti di argilla appositamente costruiti! Indipendentemente dal tema scelto, nelle visite scolastiche del progetto Krax i bimbi vengono incoraggiati ad osservare, cantare, riflettere, ridere, immedesimarsi, annusare, tastare. Il movimento e le esperienze sensoriali arricchiscono le attività e aggiungono una nota di colore alla quotidianità scolastica. Ogni visita didattica è concordata individualmente per soddisfare le richieste e le esigenze dei docenti. Abbiamo stuzzicato la curiosità di qualche ragazzo, docente o genitore? Allora è importante sapere che le visite sono gratuite e che Petra Santini risponde volentieri alle domande e alle richieste di chi è interessato. v
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di sicurezza Grazie allo sviluppo della tecnologia sta nascendo una serie di nuovi sistemi che permetteranno di evitare collisioni e situazioni pericolose. testo Stefano Pescia - stefano@illustrazione.ch
L’
elenco, in lingua inglese, dei sistemi di sicurezza che stanno accompagnando l’evoluzione dell’automobile è sempre più ricco ed efficace. L’aggiunta di numerose nuove dotazioni è il risultato dei benefici dell’elettronica e dell’alta tecnologia. Gli incidenti che coinvolgono pedoni sono all’ordine del giorno nei nostri contesti di traffico sempre più intenso. In Europa, il 14%
di tutti gli incidenti stradali mortali ha come vittime dei pedoni. La cifra corrispondente negli USA è del 12% e in Cina la proporzione è di oltre il 25%. Una prima assoluta a livello mondiale la propone Volvo con la sua nuova V40. Tra i tanti sistemi di sicurezza che equipaggiano il modello, l’aggiunta del Pedestrian Airbag Technology, che in italiano si potrebbe tradurre con airbag per proteggere i pedoni. È pure disponibile una Grazie all’ampio campo visivo del radar dual-mode è anche possibile individuare in anticipo i pedoni in procinto di attraversare la strada.
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versione perfezionata del sistema di prevenzione delle collisioni a basse velocità, noto come City Safety, che ora entra in funzione a velocità fino ai 50 km/h. La tecnologia per la protezione dei pedoni opera attraverso i sensori collocati nel paraurti anteriore che rilevano il contatto fisico fra la vettura e il pedone. L’estremità posteriore del cofano vie-
«Il sistema rileva se un pedone si trova davanti all’auto»
ne sganciata e al tempo stesso sollevata dall’airbag in funzione. L’airbag gonfio copre l’intera area sotto il cofano sollevato, più circa un terzo dell’area del parabrezza e la sezione inferiore del montante A. Il cofano alzato e l’airbag contribuiranno a ridurre la gravità delle eventuali lesioni subite dal pedone. Il sistema, con frenata automatica completa, è in grado di rilevare se un pedone si trova davanti all’auto. Se il conducente non reagisce tempestivamente, il sistema emette un segnale e può attivare automaticamente i freni. Nessun’altra automobile in questa classe di appartenenza offre una tecnologia di questo genere. L’innovativa soluzione è programmata per tracciare lo schema di movimento di un pedone e anche per calcolare qual è la probabilità che questo venga a trovarsi davanti all’auto. Il sistema è in grado di rilevare i pedoni di altezza dagli 80 cm in su. In una situazione di emergenza il Pedestrian Detection con frenata automatica completa è in grado di evitare una collisione con un pedone a velocità fino a 35 km/h nel caso in cui il concon ducente non reagisca tempestivamente. Il conducente riceve innanzitutto un segnale sonoro abbinato a una luce lampeggiante sullo schermo ad altezza occhi integrato nel parabrezza. Se non reagisce al segnale e la collisione è imminente, viene subito applicata automaticamente la massima forza frenante. v
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PREVISIONI SETTEMBRE 2012
g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
j CANCRO 22/6 - 22/7
Questo è un mese molto impegnativo per voi dal profilo professionale. Se siete riusciti a ricaricarvi durante le vacanze, allora darete il massimo, altrimenti vi conviene ritagliarvi molti spazi per rilassarvi appena potete. Interessanti saranno i settori dell’economia, della medicina e dell’alimentazione, dove non c’è posto per la fretta. Le decisioni importanti vanno prese dopo attenta valutazione. Una Venere focosa dal giorno 6 favorirà voi donne, regalandovi più fascino e sex-appeal. Marte dallo Scorpione stimola la sessualità e quindi non mancheranno incontri e momenti passionali. Salute: mens sana in corpore sano.
Mese interessante con Sole-Mercurio e Plutone positivi che danno la carica giusta per affrontare l’autunno con nuove energie, nuova motivazione. Sul lavoro sarete particolarmente efficienti, ma attenzione a Marte opposto. Qualcuno trama nell’ombra? Che sia il momento di dare un taglio netto a tutto ciò che ostacola la vostra evoluzione e prendeprende re in considerazione altre possibilità? Nel 2. periodo dovrete difendere la vostra privacy, il vostro nido familiare da intrusi anche non sospetti. Non fidatevi delle apparenze gentili. In amore è bene non suscitare gelosie e provocazioni. Salute: bene lo sport e lo yoga per rilasciare tensioni e stress.
Sebbene abbiate Giove nel segno, in ottimo aspetto a Urano, che accende l’entusiasmo e la voglia di vivere a modo vostro, in questi primi 20 giorni del mese dovrete invece fare i conti con alcune dissonanze planetarie, che smorzano un eccesso di esuberanza spingenspingen dovi all’impegno e alla disciplina, anche se può essere faticoso. E questo soprattutto se avete intrapreso un nuovo percorso formativo o un nuovo lavoro. Voi donne del segno sarete più fortunate, grazie al passaggio di Venere in posizione strategica a partire dal giorno 6 che aiuta negli affari. La vostra dialettica per persuasiva è proverbiale. Salute: curate ansia e insonnia con l’omeopatia. Un mese importante questo se saprete sfruttare al meglio i vostri potenziali, le vostre capacità, in particolare nei primi 16 giorni con Sole e Mercurio positivi. Marte in ottima posizione per tutto il mese vi sprona a osare, anche in amore. Se siete ancora legati al cordone ombelicale materno, è ora di tagliarlo cari uomini e volare verso il futuro, liberi e indipendenti! Venere lascerà il vostro segno il giorno 6 per spostarsi nel vicino Leone e questo valorizzerà voi donne. Qualche preoccupazione in famiglia nel 2° periodo non escluso. Nettuno nel 9. campo porta a sognare mete lontane, a voler assaporare quella libertà da tanto agoago gnata. Salute: bene la musicoterapia.
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
Questo è un mese da dedicare all’economia, alla burocrazia, alle pratiche quotidiane più fastidiose, specialmente nella prima parte. Il lala voro assorbirà molto tempo, per cui gli affetti verranno penalizzati, ma attenzione se questo diventa una via di fuga per non affrontare i problemi in casa. Purtroppo con Marte e Venere dissonanti a partire dal giorno 6, l’atmosfera non sarà certo tranquilla. Se invece non siete più soddisfatti del lavoro o dell’ambiente guardatevi intorno, ci saranno altre occasioni interessanti. Non puntate solo sul denaro! Salute: adottate stili di vita più semplici e curate l’alimentazione.
Il mese inizia con Sole e Mercurio nel segno, che fa di voi persone metodiche e disciplinate, sempre pronte a cercare il pelo nell’uovo, ma con l’opposizione di Nettuno l’invito è a “lasciar andare”, a cogliere l’essenza delle cose, piuttosto che arrovellarsi il cervello sui tanti perché. Avete a favore un potente soso stegno da Marte e Plutone che ora risveglia in voi un’energia più istintiva, tanto da voler uscire dagli schemi, provare altre sensazioni, fare altre esperienze e questo in ogni campo, compreso il paranormale. Professionalmente spinge molti di voi a ricercare ruoli più ambiziosi. Salute: è il momento della rinascita.
I primi 16 giorni del mese vi vedono impegnati nella burocrazia, nelle questioni economiche. Sono favoriti i settori della salute, in particolare delle terapie alternative. Dal giorno 6 Venere passerà in ottima posizione per voi, sostenuta dal benefico Giove e, nonostante vi siano delle uscite importanti, vi verranno anche fatte offerte allettanti. È bene che siate svegli e pronti a cogliere le buone opportunità valutando bene i pro e i contro, ma senza inin dugiare troppo. Ascoltate il vostro istinto per una volta. In questo, Marte dal vicino Scor Scorpione vi sarà di grande aiuto. Molto intrigante sarà il 2° periodo. Preparatevi all’equinozio d’autunno con spirito innovatore.
Grintosi e decisi come non mai ripartirete alla grande grazie alla presenza di Marte nel vostro segno, supportato dal potente Plutone, che rivitalizza tutto l’essere e rinnova le cellule. Questo significa rinascita, nuovo inizio per molti di voi! L’ambizione è al top, ma attenzione perché non mancheranno i conflitti di interesse, l’invidia o la gelosia di altri. Ai meno giovani si aprono le porte del volontariato o della spiritualità. La vita di coppia potrebbe conoscere momenti critici, soprattutto se già barcollante. Impegnati o liberi, con Nettuno che incrocia il vostro cammino, non mancheranno incontri significativi, del tipo “dejà-vu”.
ILLUSTRAZIONE TICINESE 08-12
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L L’arte del Feng Shui in questi ultimi anni di è trasformato da un’arte antica ad uno stile di vita moderno. Sempre più persone infatti hanno scoperto i benefici di questo modo di vivere. Seguire lo stile sug suggerito dal Feng Shui vuol dire non solo arredare o allestire oppure vestire in un certo modo, non è infatti una questione prettamente estetica come magari si pensava molti anni fa. Impostare l’arredamento o addirittura costruire una casa o un giardino in stile Feng Shui vuol dire favorire il fluire delle energie positive verso l’interno della nostra abitazione migliorando così la qualità della vita, facendo nel frattempo uscire quelle negative accumulate dal nostro organismo durante il giorno e poi portate in casa. Innanzi tutto dovete tener presente che la prima regola del Feng Shui è quella di equilibrare lo yin e lo yang esistenti in ciascuno di noi. Questo significa che ogni persona è composta da una parte maschile e una femminile che devono convivere in modo equilibrato per garantire la serenità e il benessere interiore. Come fare quindi per creare questa condizione di equilibrio? Per esempio in casa evitate o eliminate il più possibile angoli retti o oggetti appuntiti ad esempio mettendo una pianta in un punto dove la casa crea un angolo retto, sostituendo tavoli rettangolari o quadrati con forme rotonde, se avete superfici in vetro o acciaio potete coprirle con tovaglie che ne elimineranno l’effetto specchio. Anche le piante è preferibile siano a foglie tondeggianti per trattenere le energie se si trovano all’interno, mentre quelle con foglie a punta sono consigliabili all’esterno perché bloccheranno l’ingresso di quelle negative. Provate a consultare esperti in questo settore e sicuramente saranno in grado di aiutarvi a trovare la giusta soluzione per modificare il vostro ambiente migliorando la vostra qualità di vita.
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PREVISIONI SETTEMBRE 2012
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
I primi 16 giorni risultano piuttosto faticosi e impegnativi dovuti o a cambiamenti significativi o a maggiori responsabilità che vi sono piovute addosso. Con Giove opposto e Nettuno critico è difficile porsi dei limiti o saper dire di no quando necessario. Ascoltate i saggi concon sigli di un’amica disinteressata. Andrà molto meglio nella 2. parte del mese con gli influssi positivi dalla Bilancia e una bella Venere leonina. Le maggiori soddisfazioni derivano dall’amore e da incontri favorevoli. Salute: bene lo sport per rilasciare tensioni e stress.
Inizio molto grintoso con pianeti importanti che mirano a darvi un’eccellente carica vitale per affrontare nuove sfide lavorative mirando più in alto, senza per questo prevaricare e indebolire la posizione di altri. Non puntate comunque solo al successo personale e al denaro, ma al benessere globale vostro e deldel la comunità. Molta attenzione va data all’amall’am biente, ai consumi: siate voi i primi a dare l’esempio! Anche in amore sarete insolitamente passionali e audaci. Dal giorno 16 possibili crisi nelle coppie di lunga data. Può anche darsi che sia un figlio ad avere problemi o che decida di allontanarsi da voi. Salute: bene le escursioni nella natura.
e AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
Mese non facile per voi, questo, almeno nei primi 20 giorni, poiché le dissonanze planetarie sono piuttosto destabilizzanti. Qualcuno di voi si sentirà insoddisfatto del proprio lavoro, del proprio ambiente, ma non avrà il coraggio di cambiare, poiché la stabilità economica oggi non è più assicurata. Magari è il caso di rivolgersi a un coach con esperienza e valutare altre possibilità. I talenti non vi mancano certo. Può essere che dobbiate frequentare altri corsi, cercare altre collaborazioni. Giove e Urano vi sono sempre favorevoli. E l’amol’amo re? Coltivate quello per voi stessi prima di tutto. Salute: i malesseri fisici vanno curati da dentro. Inizio critico con Sole e Mercurio opposti al vostro Nettuno: può essere il lavoro come la salute che vi dà qualche preoccupazione. In alcuni casi sarà anche il denaro. Tuttavia avete a favore un potente aspetto fra Marte e Plutone: provate ad ascoltare bene cosa vi dice il vostro istinto e decidete consapevolmente cosa fare, senza farvi sempre condizionare dall’esterno o appoggiarvi ad altri. Nuove scelte responsabili si impongono, anche se tendenzialmente fuggite di fronte alle difficoltà. Vale anche nell’amore. Mostrate più grinta e sicurezza. È tutto quello che vi chiede la compagna ma anche la vita.
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ORIZZONTALI: 1. Sputa per difendersi 4. Il lago di Lugano, altrimenti detto 10. Adesso 11. Il lontano West 12. Il capo della gang 13. Non proprio bagnato 15. Come sopra 17. Dittongo in giada 18. Pietra opalescente 20. Mesti senza pari 21. Corroborante 23. I confini di Palagnedra 24. Ha la cruna 25. È esperta in taglio e cucito 28. Lo è Walker 29. Achille, gerarca fascista 33. Spinta iniziale 34. Lo inventò Meucci 36. Belgio e Malta 37. Ha inventato il fonografo 38. Precede spesso il nome dei criminali 41. Pari in puri 42. Il Ticino sulle targhe 44. Antica pentola 45. Il marito della reine 46. È il maestro della relatività. VERTICALI: 1. Ha scoperto il vaccino antirabbico 2. L’esercito... di Brancaleone 3. In nessun tempo 4. Mezza casa 5. Un arbusto montano 6. La coppiera degli dei 7. Viaggia sott’acqua 8. La fine di Aramis 9. Accogliere in casa 11. Il predecessore del giradischi 14. Ammaestramento 16. Compatta, fitta 19. Pari in giallo 22. Rifugio per animali 26. Lo sono alcune acque curative 27. Tralicci 28. Lorenzo nel cuore 30. Uggia, noia 31. Restituiti 32. Son dei nobili 35. Dittongo in boato 39. Ebbe la moglie tramutata in statua di sale 40. È quasi santo 43. Preposizione semplice.
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ILLUSTRAZIONE TICINESE 08-12
La soluzione del numero precedente era: Grandi.
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