illustrazione.ch
N.8
- 1 SETTEMBRE 2016
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
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Tiratura 131.905 copie (REMP 2015) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Illustrazione Ticinese SA 6908 Lugano Distribuzione Direct Mail Company SA Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Illustrazione Ticinese SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Illustrazione Ticinese SA Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Käsereistrasse, 21 4914 Roggwil Tel./Fax 062 929 27 82 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: HCL-HCAP: una sfida continua Foto: Ti-Press
Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240
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Questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.
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4 Spunti #kiringa
6 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
8 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose Antonella Fora con Michael
prospettiva
10 In dialètt
Flavia Fazzini con Luca
madre
Federer, ul Tesin al ta spèta
Chi meglio di una madre conosce il proprio figlio? Abbiamo dato voce a sei mamme di giocatori protagonisti delle amate squadre di Ambrì-Piotta e Lugano.
12 Ritratto
testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Ti-Press/Paolo Gianinazzi, Carlo Reguzzi - Gabriele Campeggio
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elle rispettive abitazioni abbiamo incontrato le mamme di Paolo Duca, Elias Bianchi, Michael Fora (giocatori dell’HCAP) e di Alessio Bertaggia, Massimo Ronchetti e Luca Fazzini (HCL). Incontri particolari, vissuti sul filo dei ricordi e delle emozioni. Con loro abbiamo cer cercato di comporre dei piccoli ritratti, con i figli, i giocatori, a volte partecipi durante la conversazione e che in altri casi hanno invece preferito mettersi in disparte. Intanto, il campionato sta per iniziare, e sarà subito derby. Con le mamme che, sia che si troveranno alla pista, sia a casa,
saranno collegate comunque con i propri figli con il cuore in gola e… in mano.
UN IMPORTANTE
Prospettiva madre
sostegno
Dal 2002 PostFinance, con il programma PostFinance Top Scorer finanzia i settori giovanili dei club di NLA e NLB monetizzando i punti totalizzati dai top scorer di ogni squadra durante la stagione regolare. Con il PostFinance Trophy, il torneo che da nove anni coinvolge tutte le scolaresche della Svizzera, l’istituto finanziario contribuisce inoltre a rendere sempre più popolare questo sport in Svizzera
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ILLUSTRAZIONE TICINESE 08-16
24 In natura Bacche e uccelli
26 Lavoretti
Il sacchetto per la merenda
27 Archivio
Una rivista benemerita
32
28 In famiglia
Un… monte di divertimento
32 Salute
salute
Come si muovono gli occhi
38 In viaggio
come si muovono
gli occhi
Guajira degli indiani Wayuu
Non cura i difetti visivi, ma può dare una mano a fare un uso migliore degli occhi. Questo uno dei principi fondamentali del Metodo Bates, criticato dalla classe medica, ma osannato da chi dice di averne tratto enorme giovamento. Scopriamo di che cosa si tratta.
42 A tavola
testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
M
Passione barbecue
i inoltrerò quest’oggi in un campo totalmente sconosciuto, una tematica che mi è stata suggerita e che porta il nome di “Metodo Bates”. Dirvi che si tratta di una serie di esercizi mirati a reimparare ad utilizzare gli occhi e i loro movimenti per migliorare la vista è abbastanza riduttivo, viste le pagine informative che ho trovato durante le mie ricerche. Leggo e inizio col dirvi che il metodo Bates fu proposto nei lontani anni ’20 da un famoso medico oculista di New York, W. H. Bates, che sosteneva che i difetti della vista derivano da uno squilibrio fra corpo e mente. Utilizzando tecniche di rilassamento, secondo Bates e i suoi studi, sarebbe possibile recuperare le capacità visive senza usare i tradizionali occhiali. E questo in caso di difetti visivi quali miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia e strabismo, disturbi che oggigiorno si è abituati a correggere con occhiali, lenti o interventi laser. Attraverso un percorso che porta alla consapevolezza della propria visione e con attività mirate proposte da educatori visivi specializzati, leggo con interesse che si può riuscire
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46 Motori
Le più amate dagli svizzeri
49 Oroscopo
Le previsioni di Cloris per settembre 2016
ILLUSTRAZIONE TICINESE 08-16
Scarica l’app Potete leggere questa edizione anche su iPad, e se vi siete persi degli arretrati, li trovate nella sezione “archivio”. Buona lettura! • • • •
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sp unt i
#kiringa Riflessioni in punta di piedi per prendersi in mano… testo Andrea Fazioli
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ll’inizio di settembre le vacanze sembrano lontane, e arrivano giornate in cui ti sorprendi a desiderare di essere altrove, dall’altra parte del mondo, lontano da ogni congegno tecnologico. In questi casi, la cosa migliore è trovare qualcuno che ci sia andato davvero… e non oggi - in un’epoca di aeroplani ed eterna connessione - ma nel XIX secolo, quando i viaggi erano ancora viaggi. Nel 1871 l’esploratore russo Nikolaj Miklucho Maklaj sbarcò in un’isola sperduta della Papuasia, fra indigeni che non avevano mai visto un uomo bianco. Come racconta nel libro Amicizia coi selvaggi. Viaggi nella Nuova Guinea (De Agostini), Maklaj condivise anni di vita con quegli isolani, stringendo profondi rapporti di amicizia. All’inizio dovette imparare la lingua; in condizioni difficili, viste le differenze culturali. Maklaj spiega per esempio che gli indigeni, quando parlavano con lui, usavano spesso la parola “kiringa”. Io pensavo che significasse “donna”. Solo qualche giorno fa, cioè dopo quattro mesi, ho saputo che non si trattava di una parola papuasica, mentre il mio amico Tuj e gli altri indigeni hanno potuto convincersi che non si trattava della parola russa che essi credevano. Insomma, la parola kiringa
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non significa niente né in russo, né in papuasico. Ma per mesi Maklaj e gli indigeni la usarono per comunicare, riuscendo in qualche modo a comprendersi. Quanto spesso, anche esprimendoci nella nostra lingua madre, abbiamo l’impressione che le parole non corrispondano all’essenza delle cose? Quanto spesso il significato autentico ci sfugge? Eppure, a volte, una sola parola - che per giunta non esiste - può avvicinare gli uomini più di mille discorsi, più di mille articoli, più di milioni di “post” sui social network… Siete stanchi? Un po’ esauriti dalla frenesia d’inizio settembre? Non è necessario partire per la Papuasia, ma nella vostra prossima conversazione, con chiunque stiate parlando, provate a usare la parola kiringa. Magari scrivetela anche sui social network… così: #kiringa. Il vostro interlocutore non la conosce? Voi stessi non sapete che cosa significa? Non importa. Del resto, ufficialmente kiringa non esiste; ma in qualche modo, vedrete, qualcosa succederà. Anche se usate in maniera imperfetta, le parole hanno una potenza miracolosa: creano ponti, uniscono le persone. Hanno la forza di smuovere i pensieri e di farci viaggiare. Ma soprattutto, suscitano domande. Perciò, in conclusione, che altro dire? Via, lo sapete già… non me lo fate ripetere! v
le i o r a ont p Le no p so
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LA CACCIA FOTOGRAFICA fotoiride, www.fotoiride.ch Non è necessario essere fotografi, né possedere un apparecapparec chio professionale, e chiunque può partecipare. Tutto quel che occorre è la voglia di divertirsi e la curiosità di andare a caccia di immagini, seguendo indicazioni e risolvendo indovinelli. Basta iscriversi sul sito, quindi si riceveranno le indicazioni, sotto for forma di indovinelli, immagini o descrizioni, per partire alla scoperta dei soggetti da fotografare. Ogni soggetto fotografato vale un punteggio, alto o basso in base alla difficoltà di reperirlo, e chi raggiungerà il punteggio più alto si aggiudicherà uno dei cinque premi in palio. Sul sito trovate tutti i dettagli, sul nostro territorio invece tutti i soggetti da fotografare…
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Per i sapori dei miei pascoli. Il latte di montagna di Bruno Ambßhl nasce sui rigogliosi pascoli attorno a Hergiswil am Napf a ben 760 metri d’altezza. Erbette aromatiche, mucche in piena salute e contadini fieri del loro mestiere danno vita a un inconfondibile prodotto Pro Montagna. Per ogni acquisto viene versato un contributo al Padrinato Coop per le regioni di montagna, in questo modo le nostre montagne continueranno a vivere. E noi potremo gustare anche in futuro prodotti di montagna autentici. www.coop.ch/promontagna
Per le nostre montagne. Per i nostri contadini.
s ai che
leggiamo
SAI
che
IN REDAZIONE ABBIAMO UN POKESTOP?
1.
7-07-2007, di Antonio Manzini
2. Luoghi energetici in Ticino, di Claudio Andreetta
3. Un delitto da dimenticare, di Arnaldur Indridason
ascoltiamo
1.
Eterno agosto, di Alvaro Soler
2.
Non smetto di ascoltarti, di Fabio Concato, Fabrizio Bosso, Julian Oliver Mazzariello
3. Canzoni della Cupa, di Vinicio Capossela
guardiamo
1.
L’uomo che vide l’infinito, di Matt Brown
2. Star Trek Beyond, di Justin Lin 3. L’era glaciale: in rotta di collisione, di Mike Thurmeier, Galen T. Chu
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C’è chi li ama e chi invece proprio li odia. Noi prima di sbilanciarci, abbiamo scaricato il gioco e abbiamo approfondito bene di che cosa si tratta. Va detto prima di tutto che Pokémon Go è, appunto, un gioco, e come tale forse non merita l’attenzione, le critiche e tutte le teorie che se ne sono fatte. Ha il grossissimo pregio di obbligare i giocatori a uscire di casa e camminare, perché a differenza di tutti gli altri videogiochi che lo hanno preceduto, funziona solo se ci si sposta. Ha un altro grande pregio, che è quello di attirare l’attenzione dei giocatori su sculture, fontane, monumenti in generale, poiché è lì che bisogna andare per raccogliere componenti fondamentali per il gioco. Detto questo, è chiaro che l’uso che ne va fatto deve essere raziocinante, e che chi cammina con lo sguardo fisso sullo schermo proprio raziocinante non è. Ma il fatto che purtroppo c’è anche chi guida telefonando, ad esempio, non rende il cellulare un’invenzione idiota. Detto questo, abbiamo scoperto che la scultura di Ivo Soldini “L’uomo e l’informazione” sul nostro piazzale è un PokeStop! Un modo per raccogliere PokeBall, pozioni, revitalizzanti e, perché no, per osservare un’opera interessante di un grande artista ticinese!
bre, m e t t e s 9 ì Venerd veremo i t t a 0 3 : 11 alle esca. o l u d o m n u cia! Buona cac
SAI
chi
È STATO PREMIATO? In occasione del suo 125mo anniversario, in collaborazione con la Funicolare Monte San Salvatore vi avevamo proposto un concorso fotografico a premi. Da ottobre 2015 a maggio 2016, eravate stati invitati a immortalare il Pan di zucchero luganese da tutti i punti di vista possibili e a inviarci gli scatti. A giugno 2016, oltre cento immagini erano passate al vaglio della commissione preposta alla designazione dei vincitori segnalati nella nostra edizione del 15 giugno. Nella foto, Felice Pellegrini, direttore della Monte San Salvatore SA, con Evi Giovannoni di Vezia (a sinistra), vincitrice del primo premio, e Valentina Merzari di Campione d’Italia, aggiudicatasi il secondo premio, ritratti in occasione della consegna avvenuta a fine agosto. Tutte le opere pervenute, sono esposte sino a fine stagione negli spazi interni del Ristorante Vetta.
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i n d i al èt t
federer, ul tesin
al ta spèta Vint ann dopo la finàl juniores svizera vingiüda a Lügan in dal 1997. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
L’
ha giràt ul múnd e l’ha vingiüt quasi tütt quel che sa podéva vinc. Ga manca ammò ul títol olímpich nal singolàr, ma adess al diventa un puu tardi, dopo la rinüncia ai giöch da Rio de Janeiro e a tütt ul rest dala stagión 2016 (US open e Masters). Cunt la “star” dal nuoto americàn Michael Phelps e cunt ul supersprinter giamaicàn Usain Bolt l’avress fai sü un trio da campión olímpich da lüsso. Ga resta (2008 a Pechino) la medàia d’or in dal doppi, inséma al Wawrinka. In dal singolàr, l’ha perdüt in dal 2000 a Sydney dal Di Pasquale, dal Berdych in dal 2004 a Atene, dal Blake in dal 2008 a Pechino, dal Murray in finàl a Londra in dal 2012. Inscì ul Roger al spètum in Tesín, indúa l’ha giügàt vüna di ültim partít da dilettànt, in dal 1997 a Lügan: la finàl dal campionàt svizer juniores al TC Lido. Al gh’eva 16 ann e la batüt un giúvin dal TC Losanna che ga n’eva 18. Dopo l’è nai a Prato (in Italia) e l’ha vingiüt un torneo juniores impor importànt. In dal 1998 l’ha cominciàt la carriera professionistica. Sül camp 1 dal TC Lido s’è vist già sübit la “genialità” dal fiöö basilés, la qualità e la precisión di culpi. Già alúra, s’è fai ul paragón cunt ul Sam-
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pras, che al dominava la scena mondiàl. L’Yves Allegro, compagn da doppi, l’eva stai bón da por portall in un piccul club valesàn, par ul 25.ésim. Ghè rivàt scià 3 mila fans, l’eva ul 24 da lüi dal 2004. Inscì ul comün da Lügan e ul TC Lido i podaress métas inséma e or organizzà quaicoss da bell. Invidando la famiglia Federer, fasendo giügà i juniores cunt ul campión e magari scambià quatar balett FedererChiudinelli. Anca lü l’è basilés, ma i orígin i la portan vers ai Centvài, indúa l’eva emigràt ul nono (nonno) che al vegnéva dal’Italia. La notizia dala fin da lüi la lassa pòch spazi ai fantasì: nal 2016 ul Roger al duvarà concentrass süla riabilitazión dal ginöcc, ma sicürament ga sarà ‘na quai pussibilità par rasón da rappresentanza, sémpar che l’assicürazion la gh’abbia nagot da dì. A Lügan, in siràda al palacongressi, sa pò organizzà una scéna, cunt una certa cifra da mett sül cünt dala fondazión dal Federer, in favór di fiöö che ga bisögn d’aiüt. v
«E magari
scambià quatar balett»
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r i t r at t o
Carla Duca con Paolo
Daniela Bertaggia con Alessio
Marina Bianchi con Elias
Manuela Ronchetti con Massimo
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Antonella Fora con Michael
prospettiva
Flavia Fazzini con Luca
madre
Chi meglio di una madre conosce il proprio figlio? Abbiamo dato voce a sei mamme di giocatori protagonisti delle amate squadre di Ambrì-Piotta e Lugano. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Ti-Press/Paolo Gianinazzi, Carlo Reguzzi - Gabriele Campeggio
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elle rispettive abitazioni abbiamo incontrato le mamme di Paolo Duca, Elias Bianchi, Michael Fora (giocatori dell’HCAP) e di Alessio Bertaggia, Massimo Ronchetti e Luca Fazzini (HCL). Incontri particolari, vissuti sul filo dei ricordi e delle emozioni. Con loro abbiamo cer cercato di comporre dei piccoli ritratti, con i figli, i giocatori, a volte partecipi durante la conversazione e che in altri casi hanno invece preferito mettersi in disparte. Intanto, il campionato sta per iniziare, e sarà subito derby. Con le mamme che, sia che si troveranno alla pista, sia a casa, sa-
ranno collegate comunque con i propri figli con il cuore in gola e… in mano.
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sostegno
Dal 2002 PostFinance, con il programma PostFinance Top Scorer finanzia i settori giovanili dei club di NLA e NLB monetizzando i punti totalizzati dai top scorer di ogni squadra durante la stagione regolare. Con il PostFinance Trophy, il torneo che da nove anni coinvolge tutte le scolaresche della Svizzera, l’istituto finanziario contribuisce inoltre a rendere sempre più popolare questo sport in Svizzera
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r i t r at t o
il duca bianco... blu
A
scona. Con il fotografo Pablo raggiungiamo l’abitazione della famiglia Duca. Ad accoglierci, in successione la mamma del capitano biancoblù Carla, Paolo e, un poco appartato, papà Adriano. “Quest’anno abbiamo pensato di dare voce alle mamme,” dico alla signora Carla, “mi dispiace per i padri…”. Mamma Carla sorride, e commenta: “Peccato, mio marito ne avrebbe di aneddoti da raccontare…”. Sulla veranda ha inizio la conversazione. “Signora, sin da piccolo s’intravvedeva che Paolo sarebbe potuto diventare un leader?”; “Ah, sì, pensi, già all’asilo, senza volerlo, si ritrovava a essere il capo del gruppo; come pure alle elementari, diceva una cosa e gli altri lo seguivano”. L’informatissima signora Carla ci spiega come anche adesso, tra i compiti di Paolo quale capitano della squadra biancoblù, figuri quello di “dare le dritte nello spogliatoio ai giovani”. Senza dimenticare le aperte discussioni con gli arbitri.
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Tra i motivi d’orgoglio di mamma e famiglia, il ricordo della prima “C” di capitano - un destino? – “ottenuta con la nazionale Under 20”. Tra i vari ricordi spicca anche quello riguardante “il primo punto ottenuto con l’Ambrì, un assist nella partita casalinga contro il Friborgo”. Abbiamo accennato alla disciplina che capitan Duca indica ai giovani giocatori; scaturisce da quella vissuta con la mamma? “Sin dagli esordi Paolo voleva sempre andare sul ghiaccio, così riuscivo a ottenere quello che non gli piaceva fare dicendogli: ‘allora non andiamo all’allenamento’. Come d’incanto metteva in ordine la stanza, faceva i compiti, e via…”. Un capitano tutto d’un pezzo, che mamma Carla così caratterizza: “Un bambino, un ragazzo e un adulto dal carattere aperto, estroverso, riflessivo e deciso”. Sul ghiaccio magari fin troppo deciso? “Sin da subito ho capito che sarebbe stato capace di difendersi”. Per una conferma, chiedere ad esempio a Tristan Scherwey del Berna.
Paolo Duca con la mamma Carla.
Alessio Bertaggia e mamma Daniela.
a tutta velocità
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edi Alessio evolvere sul ghiaccio - il classico peperino - e ti domandi se fosse così anche da piccolo. Giriamo la domanda a mamma Daniela, nel giardino di casa Bertaggia a Porza. Risponde con un aneddoto: “Al mattino capitava spesso di trovarlo addormentato al suolo, perché cadeva dal letto”. Tutto chiaro, allora, sempre in movimento. Anche nello spogliatoio pare che il numero 13 non risparmi le parole. Allora, la velocità di pattinaggio, una delle caratteristiche di Alessio, non sembra essere un esito casuale. “Ha voluto cominciare a scendere in pista prestissimo, perché vedeva sua sorella Vanessa pattinare nella sezione giovanile dell’HCL. Prima che compisse i tre anni sapeva già pattinare ma, curiosità, contrariamente agli altri bambini non gl’interessava affatto il bastone”. Poi è arrivato anche l’uso del bastone, insieme a quello delle scarpe da calcio e dell’amato skateboard. Mamma Daniela: “Ricordo che qualsiasi sport praticasse, a scuola, in un club o in piazza, lui voleva sempre vincere. Alle
scuole medie un suo docente – tra l’altro gran tifoso dell’Ambrì – ci diceva: ‘Alessio è un ragazzo molto solare, ma per favore, dovrebbe avere più pazienza con i compagni meno abili di lui’”. Un problema essere figlio del ben noto Sandro, bandiera bianconera? “Ma no, non si è mai paragonato al padre. Un piccolo episodio, aveva otto anni; in occasione di un torneo gli viene consegnata, come sempre del resto, la maglia numero 2, come quella del papà. Allora lui reclama: ‘Ma io sono un attaccante, il 2 non va bene!”. Crescita sportiva nelle giovanili del Lugano, tappa in Nordamerica, trasferimento a Zugo e ritorno a Lugano, caratterizzano le tappe sportive di Alessio. Un momento che mamma Daniela ricorda con piacere? “Non c’è un episodio particolare, sono felice ogni volta che lo vedo sul ghiaccio e contenta per lui quando segna”. E la mamma non è preoccupata dai colpi inferti al proprio pupillo dall’hockey moderno? “Un po’ di apprensione quando è alle assi, altrimenti zero paura, se è lui a fare il check, vuol dire che è pronto”.
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r i t r at t o
un grande altruista
“S
e Elias cresce e diventa una bella persona, affidabile, e non perché ha giocato a hockey, sarò una mamma felice e contenta di poter dire con orgoglio “questo l’è ul mè fiö””. Inizia così la conversazione con Marina, mamma dell’attaccante HCAP Elias Bianchi. Nella casa di Novazzano, la chiacchierata scivola sul filo dei ricordi e delle emozioni. “Il suo esordio con i pattini? Era molto piccolo, a Chiasso, sui tre anni, con un capitombolo e un taglio che ha richiesto la cura al pronto soccorso”. Questo ‘trauma’ non impedisce al piccolo Elias di chiedere di poter usare in continuazione un bastone da hockey: “Mi ha sempre colpito questa sua insistenza a voler utilizzare il bastone ‘perché altrimenti smetto’”. Diviso tra hockey e calcio, sceglie il primo. La conferma che la scelta è azzeccata giunge in occasione di un campo d’allenamento estivo: “Un allenatore ha avvicinato mio marito e me confidandoci che nostro figlio aveva del
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talento. Non gliel’abbiamo mai detto”. E ora lo sa? “Come mamma mi è sempre piaciuto il suo modo di giocare così generoso. Ricordo bambini che volevano giocare in linea con lui ‘perché ci passa sempre il disco’”. Una crescita sportiva, quella di Elias, che lo ha visto evolvere a Chiasso, Lugano, Zugo con una tappa di tre mesi in Nordamerica. Il trasferimento da Lugano ad Ambrì non procura problemi alla famiglia Bianchi, “perché tifiamo sempre per la squadra in cui gioca”. E come vive le partite? “Un po’ di paura è giunta con l’aumento dell’aggressività nel gioco. Mi piace vederlo giocare, anche se non vado sempre alle partite, anzi, sono contenta di non essere troppo coinvolta dalle emozioni da stadio”. Elias è un attaccante veloce e dai riflessi pronti. Un’attitudine sviluppata da piccolo? “A tre anni, ogni mattina, prima di andare all’asilo voleva sempre sfidarmi all’Halli Galli; sa, il gioco di carte in cui chi raggiunge per primo i cinque frutti e suona la campanella vince”.
Elias Bianchi con la mamma Marina.
Massimo Ronchetti e mamma Manuela.
dinamico e di gruppo
“U
n bambino aperto e dinamico, che non ha mai avuto problemi relazionali; in vacanza al mare, ad esempio, dopo due giorni conosceva già tutti. Non mi stupisce allora che anche adesso non faccia fatica a inserirsi in qualsiasi gruppo”; così mamma Manuela caratterizza il figlio Massimo, roccioso difensore con la maglia numero 6. Per quello che riguarda l’imprinting hockeistico, l’atmosfera di famiglia – con il nonno Bruno e il papà Marco, direttamente coinvolti a livelli differenti con il club bianconero – ha sicuramente influito, “ma Massimo è stato un bambino molto ben messo a livello di motricità, qualsiasi sport praticasse, dal tennis allo sci alla pallacanestro, si intravvedeva che aveva una certa facilità nella pratica. Con i pattini ai piedi, però, ha manifestato subito un grande entusiasmo, chiedeva sempre di poter andare sul ghiaccio”. Sfogliando l’album dei ricordi, seguiamo con la mamma le tappe evolutive della carriera del figlio. “Dall’infilargli
i pattini in spogliatoio a trascinare il borsone… In seguito ho vissuto l’evoluzione in modo un po’ ambivalente; ero un po’ preoccupata che lo sport potesse portarlo a interrompere gli studi”. Preoccupazione svanita, Massimo, infatti, non ha mai riscontrato problemi scolastici e attualmente è al secondo anno all’USI. Cresciuto nelle giovanili dell’HCL, d’un tratto il trasferimento a Davos, poi ad Ajoie, Turgovia e Langnau, per fare ritorno, da questa stagione, a Lugano. “Sono contenta per lui, perché penso che abbia potuto realizzare il suo sogno di diventare un giocatore professionista. Il suo percorso mi induce però anche a pensare alle tensioni continue cui è sottoposto un giovane mediamente talentuoso, per il quale nulla è mai acquisito e ogni allenamento, ogni partita diventano un esame da superare. Come mamma, a volte, risulta difficile vedere il proprio figlio messo costantemente alla prova”. E come sarà rivederlo giocare alla Resega? “Sarà più ansiosa di me”, il commento di Massimo.
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r i t r at t o
altamente rispettoso
“A
l suo esordio con la prima squadra dell’Ambrì, avevo le lacrime agli occhi. Era sempre stato il suo sogno poter indossare quella maglia, e io che gli dicevo, sì sì, vedremo…”. E gli occhi di Antonella, mamma di Michael, brillano ancora adesso, alla rievocazione di quel momento. Siamo a Giubiasco, nell’abitazione della famiglia Fora, dove ad accoglierci ci sono anche il papà Marco e la sorella Nancy, diciannovenne. Ha una ricetta particolare per aver formato un giocatore così alto e robusto? chiedo alla mamma. Sorride. “No, no, è di famiglia, soprattutto da parte della mia linea”. Da piccolo, invece, Michael avrebbe voluto calzare i pattini già a tre anni, ma l’esordio è avvenuto solo poco dopo i quattro. “Ricordo che alla pista di Bellinzona c’erano tantissimi bambini e mamme e soprattutto molto divertimento. Era troppo carino guardarli muoversi col bastone, e notare come miglioravano giorno dopo giorno!”. In se-
guito, la passione sportiva di Michael non è mai venuta meno ed è stata un evolvere continuo, da Bellinzona alle giovanili dell’Ambrì, con un momento importante… “Sì, a 19 anni, in tre settimane il suo agente gli ha organizzato un trasferimento in Canada, dove è stato ospitato da una famiglia bravissima. Quando è partito, che nodo allo stomaco! Ma quell’esperienza gli è servita moltissimo, per la sua crescita sia sportiva, sia umana”. Umanamente, mamma Antonella caratterizza Michael come “un ragazzo molto solare, riservato, cui non piace stare al centro dell’attenzione. Se potesse evitare le interviste…”. Questa volta, allora, gli è andata bene. Si sorride. Sul ghiaccio il numero 29 si distingue per il suo gioco ordinato. “Una questione di carattere,” osserva la mamma, “è sempre stato molto calmo, disciplinato - pensate che appena nato mangiava e dormiva come un orologio, quattro ore spaccate - e rispettoso”. L’orologio che tra qualche ora scandirà anche le azioni di Michael sul ghiaccio.
Michael Fora con la mamma Antonella.
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“R
icordo che quando Luca aveva tre anni, gli ho chiesto di disegnare cosa avrebbe voluto fare da grande; allora ha disegnato una pallina per la testa, quattro linee per gli arti, un bastone e una piccola pallina. Sin da piccolo aveva in mente di diventare un giocatore di hockey”. Poi lo è diventato veramente. Si emoziona mamma Flavia quando rievoca l’esordio in prima squadra, giovanissimo, alla PostFinance Arena di Berna: “Stava tornando da una trasferta con gli élite, quando l’allenatore della prima squadra lo ha chiamato dicendogli che era convocato per la partita dell’indomani. Sua sorella Silvia ed io non abbiamo perso l’attimo e abbiamo assistito alla sfida con il Berna con la felicità nel cuore, anche se era sfociata in una sconfitta”. La prima sconfitta in bianconero, Luca l’ha però vissuta a tre anni, quando mamma Flavia lo ha portato per la prima volta alla Resega: “Aveva pianto tantissimo per la sconfitta del Lugano e a tal punto che
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all’uscita un addetto gli aveva detto, ‘o pinétt, t’a dovaret ammo vedén da sconfitt!’”. A quell’età Luca pattina già da un anno, grazie a papà Gianfranco, allenatore a Chiasso. Poi è stato un susseguirsi di giornate all’insegna dell’hockey, “molto impegnative, quanti panini perché aveva subito fame!”. Il trasferimento a Lugano ha comportato per mamma Flavia vivere la sua adolescenza da lontano: “È uscito di casa molto presto, a 17 anni condivideva già con alcuni compagni di squadra un appartamento a Lugano, tornava anche a casa, ma mi è scivolato via”. Ora Luca scivola sul ghiaccio: “Vederlo giocare per la squadra che ho sempre amato mi procura un’emozione fortissima, come quando mi sono messa in fila per ricevere il suo primo autografo”. Luca, attaccante puro, viene caratterizzato dalla mamma come un ragazzo “competitivo, dall’animo dolce ed emotivo”. Guidato da una buona stella? “Sulla spalla ha tatuato un sole, un regalo che gli ho fatto a 16 anni. Poi il tatuaggio si è espanso”. Il sole resta. v
Luca Fazzini con mamma Flavia.
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Joséphine Flüeler, servizio visite e accompagnamento CRS
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Joséphine Flüeler, 75 anni, presta da oltre dieci anni volontariato alla CRS, dedicando innumerevoli pomeriggi a persone sole, bisognose di compagnia o sostegno nel loro quotidiano. Questi incontri incidono profondamente nella vita di molti. Joséphine Flüeler non ama alzarsi presto, ma da mezzogiorno in poi non la ferma più nessuno. L’ex commerciante in pensione conduce una vita attiva, dedicando molto del suo tempo libero agli altri, anche a coloro che non conosce: si prende cura del pappagallo di un vicino, posa il giornale davanti alla porta di un altro, ogni tanto fa un salto alla casa per anziani del suo quartiere ed è impegnata nel servizio visite e accompagnamento della Croce Rossa Svizzera (CRS). «Quando faccio volontariato mi diverto tanto», afferma la donna. Su incarico della Croce Rossa Joséphine Flüeler si reca soprattutto a casa di persone anziane e sole. Tra queste vi è Rosa Minder*, 90 anni, che vive all’ultimo piano di un condominio senza ascensore nella periferia di Aarau. Oggi il suo appartamento è buio, come il suo umore. La donna è stata colpita da un ictus, non vede più da un occhio e ha paura di perdere completamente la vista.
Un’ancora di salvezza personale Le visite dei volontari della CRS hanno riportato un po’ di luce nella vita di Rosa Minder: «Quando sono giù aspetto che mi vengano a trovare e dopo mi sento sempre meglio». Dalla morte del marito, avvenuta un anno fa, la donna è rimasta senza parenti e purtroppo nemmeno i vicini sono di grande aiuto. Il servizio visite e accompagnamento della CRS rappresenta quindi la sua ancora di salvezza personale, anche se non avrebbe mai creduto che anche lei un giorno avrebbe avuto bisogno di questa prestazione. «La Croce Rossa fa un lavoro formidabile e ora non posso più fare a meno delle visite della signora Flüeler», dichiara. A Rosa Minder piace molto trascorrere del tempo con Joséphine Flüeler per chiacchierare, ascoltarsi a vicenda e distrarsi un po’: «Siamo tutte e due scorbutiche, per questo andiamo così d’accordo», dice scherzando. Ogni mercoledì le due donne vanno a fare la spesa. La volontaria aiuta l’anziana signora a camminare e le fa notare i prodotti in offerta. Si vede che amano trascorrere del tempo insieme, anche se non sempre condividono la stessa opinione. *Nome di fantasia
Croce Rossa Svizzera Werkstrasse 18 3084 Wabern Telefono 031 960 75 75 info@redcross.ch www.redcross.ch
«SONO FAN DELLA CROCE ROSSA. PER MERITO SUO AIUTO DEGLI ANZIANI.» Joséphine Flüeler (73 anni), volontaria del servizio visite e accompagnamento della Croce Rossa
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La Croce Rossa è la più importante organizzazione di volontariato in Svizzera. I nostri 75 000 volontari prestano ogni anno 2,5 milioni di ore di lavoro gratuito dando così un prezioso contributo a favore dei membri più vulnerabili della società. Per poter aiutare, abbiamo bisogno del tuo sostegno. Dona subito o diventa volontario: volontario.redcross.ch
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bacche e uccelli Tra le bacche e gli uccelli esiste un tacito accordo. Funziona da millenni a beneficio di entrambi. testo Christian Bernasconi
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el linguaggio comune, quando si parla di bacche, si pensa a piccole palline dai colori rossastri, come quelle dell’olivello spinoso, del sanguinello, del sambuco, eccetera. Tuttavia, la definizione botanica di bacca è più vasta e significa “frutto carnoso contenente uno o più semi”.
Questo include quindi bacche più grandi come la mela o il pomodoro. Il colore delle bacche spazia generalmente dall’arancione al viola, colori sgargianti che spesso in natura indicano “attenzione, pericolo” oppure “non mangiarmi, sono velenoso”. Il colore di questi frutti ha però molto spesso un significato Un piatto di bacche prelibato: il Sorbo degli uccellatori.
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TUTTE
le bacche
Molte bacche sono squisite per gli uccelli, ma anche per noi umani, basti pensare agli ottimi mirtilli! Ma prima di andare a raccogliere bacche nei boschi, sapete riconoscere da quale arbusto provengono? Per testare le vostre conoscenze sulle bacche potete visitare il sito di Pro Natura (www.pronatura-ti.ch/concorso/ bacche.php).
opposto. Sono infatti vistosi messaggi per attirare prevalentemente gli uccelli, che contrariamente agli insetti hanno un’eccellente visione del rosso. Durante il loro sviluppo, le bacche rimangono
verdi fino all’ultimo momento, camuffate tra le foglie. Una volta mature, il loro colore vira velocemente al rosso spiccando così tra la chioma. Secondo una relazione che dura da millenni, la bacca si mostra e offre la propria polpa carnosa e saporita ai volatili, mentre gli uccelli, tramite le proprie feci, provvedono alla dispersione dei semi contenuti nella bacca. Il passaggio delle bacche nel tratto digestivo degli uccelli è un evento che favorisce la loro germinazione. Il carotene contenuto in questi frutti stimola inoltre il sistema immunitario degli uccelli proprio nel momento in cui molti volatili intraprendono le migrazioni e hanno bisogno di maggiori difese. La relazione tra bacche e uccelli è stata (e in alcuni casi è ancora) sfruttata dall’uomo per scopi venatori. Il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) è un albero della famiglia delle Rosacee, il cui nome deriva dal fatto che era tradizionalmente usato per la caccia agli uccelli, proprio grazie alle sue bacche molto desiderate dalla piccola avifauna. v
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La scuola è ricominciata, quindi vi proponiamo un pratico sacchetto per la merenda! idea, disegni e realizzazione Anto - antonella@illustrazione.ch
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1. Taglia a metà lo scampolo di tessuto per ottenere due rettangoli di 22,5x53 cm. Prendi un rettangolo e sul dritto, cuci le due parti di velcro come da illustrazione. Piega a metà il rettangolo con il lato dritto all’interno e cuci i due lati lunghi.
22.5 cm
2. Piega la bustina ottenuta come da illustrazione e fai una cucitura orizzontale su entrambi gli angolini, come vedi nell’illustrazione. Rigira la busta per avere la parte dritta all’esterno.
3. Ripeti i punti 1 e 2 con la seconda striscia di tessuto, ma senza applicare il velcro. Il sacchetto che hai ottenuto non rivoltarlo, la parte dritta deve rimanere all’interno. Infila il secondo sacchetto (quello senza velcro) nel primo. 4. Risvolta i bordi (ca. 1 cm) delle due buste verso l’interno e cuci tutto il contorno del sacchetto. Per chiuderlo ti basterà arrotolarne il bordo e il velcro sovrapponendosi lo terrà chiusa.
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benemerita Agli albori di Illustrazione Ticinese, ai lettori veniva assicurata un’indennità in caso d’infortuni.
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a cura Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch
in dalla sua nascita, la “Rivista Ticinese” - l’attuale “Illustrazione” - prestava soccorso ai propri abbonati in caso di infortuni o di passaggio a miglior vita. Un servizio che avvicinava chi si occupava di illustrare la nostra a terra a chi quotidianamente la percorreva, nelle valli e nelle campagne della Svizzera Italiana. v
Le condizioni assicurative nel gennaio del 1931.
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in famiglia
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di emozioni Un’escursione a due passi da Lugano e da Bellinzona, su un monte dove si può giocare, ci si può arrampicare, scivolare, camminare, andare in bici e naturalmente mangiare. foto e testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch
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L’
estate sta lasciando posto all’autunno, e non è più stagione balneare, ma il nostro cantone ci può riser riservare ancora giornate meravigliose, perfette per un’escursione. Per trovare un’idea, accendiamo il computer e accediamo al portale delle FFS (ffs.ch/tempolibero), e tra le tante offerte, scegliamo di passare una giornata sul Monte Tamaro. L’AUTO RESTA A CASA Per una volta prevediamo di uscire di casa a piedi. Sembra scontato, eppure per molti di noi usare la macchina è diventata un’abitudine difficile da abbandonare. Eppure, si può benissimo pianificare una giornata con i mezzi pubblici. Quindi ci rechiamo alla stazione FFS di Lugano con l’autopostale, e camminando. Prendiamo il primo treno regionale diretto a nord e scen-
CONSIGLI
utili
Al ristorante Alpe Foppa si possono gustare i piatti tradizionali ticinesi come la polenta, la trippa in umido, le lasagne fatte in casa e i formaggi locali. Il Monte Tamaro è anche il punto di partenza della traversata prealpina Tamaro–Lema, una delle più belle escur escursioni delle prealpi, che vi offrirà uno spettacolare panorama a 360 gradi sul territorio ticinese, sul Vallese e sulla vicina Italia. Dalla vetta parte un percorso mountain bike di 33 km, per una durata di 4 ore e un livello di difficoltà medio-alto. Dalla stazione di partenza delle telecabine di Rivera parte il tracciato B: 10 km fino all’Alpe Foppa con un dislivello di 1000 metri, 2 ore e 30 e una difficoltà da facile a media.
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diamo a Rivera-Bironico. Dalla stazione FFS, in pochi minuti siamo alla stazione di partenza dell’ovovia. UNA GIORNATA IN VETTA Arrivati a Rivera, l’avventura inizia con la risalita in ovovia. Ci fermiamo alla stazione intermedia e al Parco Avventura, che si sviluppa su diversi livelli, per i più piccoli, che possono sperimentare l’equilibrio, e per gli adulti più agili, per i quali è pensato il per percorso più difficile, in alto, tra le fronde degli alberi. A mezzogiorno decidiamo di riprendere l’ovovia per salire in vetta e per pranzare al ristorante. Nel pomeriggio sono diverse le attività che ci terranno impegnati fino all’ultima discesa dell’ovovia. I più coraggiosi tra noi proveranno la tirolese e la slittovia. I più piccoli si divertono al parco giochi, mentre i nonni visitano la chiesa Santa Maria degli Angeli, il Guardiano del tempio e il Cubo sospeso. Attorno al laghetto ci ritroviamo tutti per una merenda sul prato, e purtroppo è già ora di tornare a casa. v
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Il percorso per bambini del Parco Avventura e il punto panoramico della Chiesa Santa Maria degli Angeli, dal quale abbiamo scattato l’immagine di apertura.
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come si muovono
gli occhi Non cura i difetti visivi, ma può dare una mano a fare un uso migliore degli occhi. Questo uno dei principi fondamentali del Metodo Bates, criticato dalla classe medica, ma osannato da chi dice di averne tratto enorme giovamento. Scopriamo di che cosa si tratta. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
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ggi mi inoltrerò in un campo totalmente sconosciuto, una tematica che mi è stata suggerita e che porta il nome di “Metodo Bates”. Dirvi che si tratta di una serie di esercizi mirati a reimparare ad utilizzare gli occhi e i loro movimenti per migliorare la vista è abbastanza riduttivo, viste le pagine informative che ho trovato durante le mie ricerche. Leggo e inizio col dirvi che il metodo Bates fu proposto nei lontani anni ’20 da un famoso medico oculista di New York, W. H. Bates, che sosteneva che i difetti della vista derivano da uno squilibrio fra corpo e mente. Utilizzando tecniche di rilassamento, secondo Bates e i suoi studi, sarebbe possibile recuperare le capacità visive senza usare i tradizionali occhiali. E questo in caso di difetti visivi quali miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia e strabismo, disturbi che oggigiorno si è abituati a correggere con occhiali, lenti o interventi laser. Attraverso un percorso che porta alla consapevolezza della propria visione e con attività mirate proposte da educatori visivi specializzati, leggo con interesse che secondo Bates si può riuscire
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a migliorare e a recuperare la capacità di visione in modo naturale. Una disciplina olistica che dichiara di aver aiutato a risolvere i problemi visivi di milioni di persone in tutto il mondo. Tutto ciò mi incuriosisce parecchio e decido di andare a dare un’“occhiata” di persona. Contatto Gini, educatrice visiva Metodo Bates, che mi invita a raggiungerla nel suo studio di Ligornetto. Innanzitutto cerco di capire bene di cosa si tratta, non mi è ancora ben chiaro come sia possibile ritrovare una vista migliore con semplici esercizi. Effettivamente prima d’ora nessuno me ne aveva parlato. Gini inizia a spiegarmi che il Metodo Bates è il modo naturale di utilizzare gli occhi. William Horatio Bates si rese conto che le persone che avevano problemi visivi usavano gli occhi in modo diverso: i loro occhi non si muovevano (sguardo fisso) o si muovevano poco
«Il modo naturale di utilizzare gli occhi»
e apparivano sotto costante sforzo, con conseguente affaticamento. Gini continua a raccontare che Bates riteneva inutile, anzi addiruttura dannoso, l’uso degli occhiali i quali non aiutano a risolvere il difetto visivo né a migliorare la vista ma, al contrario, possono peggiorare la situazione perché limitano il campo visivo e “bloccano“ lo sguardo. “La prima fase è un incontro in cui la persona mi racconta la sua “storia visiva”, che non è una visita perché non sono un medico. Generalmente mi baso su una tabella di lettura, non per misurare ma per avere un punto di par partenza e poterne verificare gli eventuali progressi. Questo è anche uno stimolo per la persona che ovviamente si pone degli obiettivi che col tempo diventano sempre più importanti, forte dei risultati ottenuti”. Credo che questa volta il test su me stessa non possa dare risultati evidenti raccontabili, nel bene o nel male, poiché la mia vista è buona e non ho mai dovuto ricorrere a soluzioni correttive. Mi limiterò quindi a raccontare, descrivendo questa
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s al ut e
esperienza senza sbilanciarmi sulle conclusioni. Nello studio di Gini conosco Sara, educatrice visiva, che mi accompagnerà negli esercizi. La storia visiva di Sara è quella di una forte miope, le mancano 11 diottrie. Mi spiega che dopo anni di occhiali correttivi si è decisa ad intraprendere la strada del Metodo Bates che ora insegna a Lugano. Ebbene, lei gli occhiali non li usa più se non per guidare. Gini mi spiega che i quattro principi base sono il movimento, la centralizzazione, il rilassamento e, non da ultime, memoria e immaginazione. Per mettere a fuoco efficacemente, gli occhi si devono muovere e non rimanere fissi. Chi ha problemi alla vista tende a restare rigido
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e ad avere difficoltà nel rilassamento. Gini mi sottopone un’immagine in bianco e nero e mi dice di osservarla per qualche secondo. Mi suggerisce di non rimanere fissa con lo sguardo, di muovere gli occhi e osservare i tanti punti diversi del disegno. Dopo un primo momento in cui non vedo nulla di particolare, inizio a percepire dei movimenti e anche un colore che prima non notavo. Con lo stesso disegno mi invita ad iniziare uno stretching oculare volto a “tirare” la muscolatura dell’occhio. Questa volta lo sguardo deve essere rivolto al centro del disegno, mentre con le mani sposto il disegno in varie direzioni, fino a dove gli occhi “arrivano”, fermandomi
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sempre con lo sguardo al centro dell’immagine. Tutto deve sempre essere fatto in maniera rilassata e piacevole, senza forzare… Passiamo in seguito al “palming”, una fase di totale rilassamento e defaticamento per gli occhi. Gini mi chiede di chiuderli, di coprirli con le mani (precedentemente sfregate per riscaldarle), in maniera “er “ermetica” ma senza comprimere le orbite oculari, appoggiando comodamente i gomiti su un tavolo affinché tutto il peso della testa sia sor sorretto tra fronte e mani. Mi suggerisce di cercare di percepire l’oscurità e mi chiede cosa “vedo”. Nel mio caso la visione diventa progressivamente più scura, percepisco dei flash che vanno in breve tempo a scemare. Sara mi spiega che è un’ottimo risultato perché sintomo di una buona vista. “Più nero è lo “schermo” davanti a te, più il rilassamento è completo e totale. I flash sono sintomo di stress, di affaticamento mentale e visivo”. Curiosa questa cosa! Tolgo le mani dagli occhi ma resto con gli occhi chiusi e la percezione con la luce che batte sulle palpebre cambia ovviamente e vedo tutto color “arancio”. Piano piano sbattendo le palpebre, azione indispensabile alla lubrificazione dell’occhio, riapro gli occhi. Gini mi porge in seguito un paio di occhiali con lenti nere, ma costellate di forellini chiamati a
«Convinzione voglia e motivazione»
Presentazione dell’annata 2014
foro stenopeico per il MOI (movimento oculare indotto) e mi dice di osservare un’immagine che, a sopresa, vedo in maniera assolutamente nitida. I fori fanno si che i raggi luminosi che raggiungono la retina siano tutti paralleli e che non necessitino di accomodazione per cadere direttamente sulla fovea, consentendo così una migliore acuità visiva a chi ha problemi di vista. I fori inoltre obbligano gli occhi a cercare la luce, stimolando così i movimenti saccadici, un’ottima ginnastica oculare! È il momento del “sunning”. Mi rivolgo con il viso verso il sole e chiudo gli occhi cercando di percepirne il calore. Muovo orizzontalemente la testa, a destra e a sinistra lasciandomi coccolare dal sole, in modo da far arrivare la luce agli occhi da tutte le angolazioni. Poi mi fermo e faccio un “palming” per rilassare gli occhi. Tolgo le mani dal viso e con gli occhi chiusi percepisco ancora un piacevole colore giallo. Apro gli occhi ma la mia consueta ipersensibilità alla luce mi infastidisce. Ci sarebbe ancora tanto da spiegare ma abbiamo le battute contate. Gini conclude spiegando che il Metodo Bates è una tecnica che dà risultati anche molto rapidi e forti. È tuttavia necessaria convinzione, voglia e motivazione da parte di chi intraprende questo percorso che non ha età. “Non siamo medici e seguiamo un’impostazione non medica. Non curiamo, ma insegniamo. Pratichiamo professioni molto diverse, ma che possono ottimamente collaborare a beneficio di tutti”. v
Lunedì, 5 settembre 2016 Lugano, Palazzo di Congressi Orari di apertura 10.00-13.00 per operatori eno-gastronomici e media 15.00-19.00 entrata libera dalle 18.30 Ticino Wine Night, presso il ristorante Ciani a Lugano, entrata CHF 30.– p.p.
PUBBLIREDAZIONALE
un negozio
di casa
Una nuova esposizione di cucine e bagni creativi e funzionali dalla quale prendere spunto e iniziare a progettare.
B
envenuti nel nuovo mondo delle cucine e dei bagni Fust di Grancia. Dopo sei mesi di progettazione e di costruzione, la Dipl. Ing. Fust AG riapre il suo punto vendita di bagni e cucine nel Parco Commerciale di Grancia. Su una super superficie di 400mq sono esposte 13 cucine e molti bagni interamente arredati; il nuovo negozio è moderno, conveniente e provvisto di prodotti
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Da sinistra: Laura Terribilini, Luca Molinari e Daniele Masci.
della miglior qualità. Al momento della pianificazione il concetto ar architettonico seguito è stato la diversificazione degli stili; lo stesso concetto utilizzato per lo sviluppo delle stanze in cui si possono osservare numerosi tipi di pavimentazione e di pareti, di arredi e di decorazioni. Il successo del mondo delle cucine e dei bagni Fust si riflette quindi su un ambiente all’avanguardia, attraente e d’ispirazione per ogni cliente. Fust propone un vasto assortimento di mobili e arredamenti dei più rinomati produttori e grazie alla grande varietà delle soluzioni offerte, è pos-
sibile soddisfare ogni desiderio del cliente. Il vero punto di forza è la competenza nella progettazione e nella ristrutturazione. Ogni cucina e bagno Fust è un unicum disegnato appositamente dai nostri consulenti, secondo le necessità e le possibilità dei clienti. Per qualsiasi tipo di lavoro, anche per le grandi ristrutturazioni che coinvolgono pareti, pavimentazioni ed altro, Fust lavora ricorrendo al proprio management e alla manodopera locale. Tutti i collaboratori si mettono a completa disposizione del cliente, fornendo consigli, suggerimenti e sfoggiando le idee più creative. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: professionisti, falegnami ed esperti che rendono tutto perfetto e garantiscono un prodotto finale sempre soddisfacente. Dal 2016 Fust vanta una storia aziendale di 50 anni; accanto agli elettrodomestici e ai dispositivi multimediali, la ristrutturazione dei bagni e delle cucine ha giocato un ruolo fondamentale negli ultimi decenni. In oltre 150’000 case c’è almeno un bagno o una cucina Fust, motivo per essere orgogliosi della fiducia riposta in noi ed incentivo a continuare ad offrire un servizio straordinario. Sempre fedeli al nostro motto: Fust - e funziona! Fust offre inoltre un servizio di garanzia esteso a tutti i prodotti e servizi. Un partner affidabile che anche dopo anni è accanto al cliente per ogni evenienza. Scopra il grande mondo Fust a Grancia, L’attendiamo con piacere!
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i n vi aggi o
guajira degli
indiani wayuu Il mio viaggio mi ha portato all’estremo nord della Colombia, qui non vi sono foreste pluviali e grandi montagne, ma terre aride e mare. Sono le regioni caraibiche abitate dagli indiani Wayuu, un’etnia di colori e di pace. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
TERRE ARIDE E MISTERIOSE Il taxi collettivo si arresta lungo la strada, accorre un giovane con uno strano attrezzo retto da un treppiedi, una sorta di pompa con alla sommità
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una piccola cisterna che viene collegata in modo macchinoso tramite un lungo tubo al serbatoio. È benzina di contrabbando venduta lungo la strada. Solo poco prima eravamo passati da un
Tipica “rancheria” wayuu della Guajira.
Mayapu, un villaggio di poche desolate case.
posto di blocco della polizia, ma qui nessuno si preoccupa della legalità di ciò che accade sulla strada che porta da Valledupar alla Guajira, la regione più a nord della Colombia. Mi permet-
tono pure di scattare una fotografia e si mettono anche in posa regalandomi un sorriso di circostanza. “È benzina che viene dal Venezuela” - mi dice l’autista -, “dovrebbe essere molto meno cara, ma qui tutti vogliono guadagnare: i trafficanti che contrabbandano il carburante, i guer guerriglieri che li lasciano passare sulle montagne, i paramilitari e i militari lungo il confine, la polizia per non vedere nulla… e noi tassisti paghiamo”. Fatto il pieno, il viaggio prosegue in direzione di terre sempre più aride. A tratti rivoli di sabbia portata dal vento ci investono. Vedo dei cactus e piccoli villaggi lungo il percorso. Sono le ter terre misteriose e desolate degli indiani Wayuu, un’etnia indo-americana di origini lontane. Le prime informazioni su queste genti risalgono ai tempi delle conquiste spagnole del 17. secolo, sono genti orgogliose, mai sottomesse ma che ancora oggi sono spesso discriminate. Abitano da secoli queste regioni del nord divise in clan tribali. Vivono di pastorizia e coltivano fagioli, carote, mais, yuca e banane, culture a crescita
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in via ggio Sulle deserte coste caraibiche della Colombia.
rapida che non necessitano di molta acqua. Gli Wayuu parlano arawak e venerano il dio creatore Maleiwa, così come Pulowi, figura di donna associata alla siccità e ai venti e Juya, il “marito”, un
vagabondo che caccia e uccide. Gli Wayuu non concludono il ciclo di vita con la morte, ma continuano a relazionarsi col defunto. Le loro tradizioni mi incuriosiscono. Continua v
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a t avol a
passione
barbecue A cena a Mezzovico a casa di Stefano Schiavi. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
S
ebbene nel linguaggio comune, si usino come sinonimi, è bene sapere che una cosa è il barbecue (BBQ), un’altra la grigliata. Per BBQ s’intende l’arte, sviluppata soprattutto negli Usa, di cuocere la carne in modo indiretto con il fumo, e non semplicemente su una griglia. Fondamentale, dunque, scegliere il carbone e il legno giusti. Una premessa obbligatoria e dovuta per onestà di informazione e per rendere a Cesare, oops a Stefano, ciò che è di Stefano e di tutti gli appassionati di barbecue come lui. UN KAMADO IN GIARDINO Lui è Stefano Schiavi, oggi sempre più esperto di BBQ, ma che come tutti ha iniziato da ragazzo con le classiche grigliate del sabato sera. Un bel giorno, però, scopre che il suo amico Marco si è regalato uno smoker americano, “quello a for forma di locomotiva, tanto per intenderci. E lì mi si è aperto un mondo!”, mi rivela. Il mondo, cioè, delle cotture lente e indirette, vale a dire con il fuoco da una parte e la carne dall’altra. Partono così le ricerche in internet, le discussioni sui social, le prove di cottura in prima battuta con un piccolo grill a gas sulla terrazza dell’ex appartamento, abitato prima di trasferirsi, un paio d’anni fa, nella nuova casa di Mezzovico. Una casa, ovviamente, con giardino, dove Stefano può finalmente regalarsi il tanto agognato “kamado”,
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Fatti, non parole n. 62 un grill di ceramica acquistato in Austria (ma prodotto in Germania) la cui invenzione risale a 3’000 anni fa. Il kamado, una vecchia fornace giapponese, ricorda un po’ anche il forno tandoori: “In effetti con questo dispositivo si possono realizzare pure ricette indiane, si può affumicare a bassa temperatura, si può fare la classica grigliata, si può cuocere la pizza… È possibile cucinare da un minimo di 70 ad un massimo di quasi 400 gradi”, mi spiega il padrone di casa che oggi ha preso libero per dedicarsi alla cena di questa sera. Quando Rémy ed io arriviamo (sono circa le 18), la cottura delle carni è già molto avanzata. “Ho iniziato questa mattina verso le 8 e fra un paio d’ore potremo metterci a tavola”, precisa.
«Trucioli
di legno per affumicare»
L’AROMA DEL LEGNO È la prima volta che vedo un kamado. Sembra che nella Svizzera tedesca sia abbastanza conosciuto, in Ticino di sicuro lo posseggono Stefano e un suo amico. Il più famoso è quello americano il “big green egg” (per la sua forma simile a un grande uovo di colore verde, ndr). Quello di Stefano è nero. “Il grosso vantaggio di questo tipo di grill è che non c’è un gran bisogno di seguire la cottura: una volta che il ciclo è partito va da solo. La sua autonomia è di circa 28 ore di fuoco con un solo carico di carbone”. Altra caratteristica di questa tecnica di cottura è l’affumicatura della carne: “Per affumicare i tagli che mangeremo questa sera ho usato dei trucioli di legno di rovere ricavati da una botte di Jack Daniels”, sottolinea Stefano. I trucioli si trovano in commercio e gli intenditori non li acquistano a caso: ad esempio, per affumicare il maiale vanno molto bene il legno di ciliegio o di pero, per le carni rosse e il pesce un legno buono è il frassino; l’eucarya (noce americano) è considerato il re dei legni da affumicatura: dolce e forte con sapore di bacon è perfetto con maiale, prosciutto e manzo. Il procedimento per cuocere con il kamado è il seguente: dapprima si crea la brace,
La famiglia sempre al primo posto. I nostri vitelli Natura Beef crescono liberi nei pascoli, in compagnia della madre e della mandria. E questo è solo un esempio degli elevati standard che applichiamo da oltre 35 anni. Il nostro impegno come pionieri dell’allevamento rispettoso della specie ci ha resi il n. 1 in Svizzera per il benessere degli animali secondo la Protezione svizzera degli animali PSA.
fatti-non-parole.ch
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a t avol a si raggiunge la temperatura desiderata, si adagia la carne sulla griglia e si parte con l’affumicatura che dura circa un paio d’ore: aggiungendo una manciata di trucioli, il fumo che ne deriva penetra nella carne, ma solo fino alla soglia dei 55 gradi centigradi; oltre le fibre superficiali della carne si contraggono e non lasciano più passare i composti aromatici del fumo. CORSI DI PERFEZIONAMENTO E CORSI PER ADULTI Stefano parla e spiega con grande entusiasmo: è proprio un vero conoscitore! Mi racconta che l’ultima settimana di aprile si è recato a Lindau, in Germania, per seguire un corso di perfezionamento da un professionista di BBQ “perché non si finisce mai di imparare e magari di rubare qualche segreto a quelli del mestiere“, precisa. “Diciamo - prosegue - che quando si sviluppa questa passione si diventa sempre più esigenti, anche in cucina. Io seguo il principio che se una cosa la puoi cucinare, la puoi anche grigliare. Perciò il kamado viene acceso almeno una volta per weekend per la preparazione di pesce, ver verdure, carne, pizza, paella. Da un paio di stagioni sto maturando l’idea di organizzare dei corsi di BBQ. Credo che potrebbe essere un’offerta interessante nell’ambito del programma dei corsi per adulti del Cantone. E penso che sicuramente ci potrebbero essere diversi interessati. Tra l’al-
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tro si impara abbastanza in fretta e i risultati sono davvero soddisfacenti!”. Al di là della sua passione di grigliatore, Stefano è anche il cuoco di famiglia, perché la moglie rientra dal lavoro più tardi di lui. Ed è lui che ha scelto, contro lo scetticismo della moglie, la cucina nera e con precise caratteristiche: una cappa efficiente, l’isola, piastre a induzione e teppanyaki, forno e scaldavivande a portata di mano, frigorifero con produzione di acqua liscia, ghiaccio e ghiaccio tritato. Una favola! ARNESI DEL MESTIERE Ma torniamo al kamado, il cui modello base parte dagli 850 franchi, mentre quello di Stefano, inserito in un comodo tavolo fatto su misura, è costato circa 1’400 franchi. A mo’ di paragone, un grill a gas di buona qualità si paga di più. “Essendo il BBQ una passione pressoché maschile, ovviamente la gadgettistica in questo campo è pressoché infinita. Cosa che agli uomini piace un sacco”, afferma sorridendo e senza falsi imbarazzi. Quindi, oltre al termometro che misura la temperatura della carne e che funziona via bluetooth (i-grill), Stefano questa sera userà per la prima volta “gli artigli d’orso“, uno strumento che serve per sfilacciare il taglio di carne per il pulled pork. RICETTE TOP Mentre afferra gli artigli d’orso che non vede-
Un controllo alla cottura e uno alla temperatura della carne per un risultato da “masterBBQ”.
Stefano con l’amico Marco, quattro mani competenti per preparare un pulled pork sandwich della migliore tradizione americana.
va l’ora di usare, Stefano precisa: “Inizialmente pensavo di proporre due delle tre ricette che fanno parte della cosiddetta “BBQ holy trinity”; il “pulled pork” (spalla di maiale cotta intera per circa 10-12 ore e successivamente sfilacciata e servita “al piatto” oppure in forma di sandwich) e le “spare ribs” (le costine di costato a taglio intero). Ma per finire, al posto delle costine, ho
optato per l’asado de tira, una preparazione classica dei paesi latini, un taglio di carne di manzo considerato piuttosto tenace e che ben si presta ad una lunga cottura e a bassa temperatura”. I tagli privilegiati di questa tecnica sono grossi pezzi spesso considerati “di seconda scelta”, ma che opportunamente cucinati acquistano un sapore e una morbidezza sorprendenti. È bastato metterci a tavola per accorgercene: gustare un pulled pork sandwich è un’esperienza che bisogna fare almeno una volta nella vita. Una di quelle paragonabili, tanto per intenderci, all’assaporare un pesto a Genova o una pizza a Napoli. Perché mangiare un pulled pork è una vera esplosione di sapori e profumi, un distillato di potenza gustativa. Grazie Stefano per questa prelibatezza made in USA! v SCARICAMI Potete scaricare online le ricette di Stefano Schiavi. http://www.illustrazione.ch/atavola_08_16.pdf
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m ot or i
le più amate
dagli svizzeri Agli svizzeri piacciono le avventurose, meglio se ben vestite e di buona casata. testo Graziano Guerra - graziano@illustrazione.ch
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er molti la scelta è dettata dallo spirito di avventura, per altri dal desiderio di muoversi con agilità, in città e in gita nei weekend... ma quel retrogusto
vintage! I gusti cambiano nel tempo, ma è pur vero che quanto piaceva ieri continua a piacere pure oggi. Al gran successo delle supersportive si era ar ar-
rivati dopo un gran girare con le moto in stile cross, divenute poi quelle big-enduro che hanno conquistato una fetta di mercato sempre più importante. Agli svizzeri continuano a piacere le superspor supersportive, certamente. In special modo a quanti si possono permettere appassionanti uscite in pista (a quando un circuito in Svizzera?). E piaccioDa sinistra: La nuova e versatile “Sport Tourer” Yamaha Tracer 700. L’ipertecnologica Honda Africa Twin . La Kawasaki Z 800, con il suo 4 cilindri da 113 CV. La nuova Harley-Davidson, cruiser della serie S limited-edition Softail Slim.
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no sempre molto le big-enduro. La nuova Africa Twin di Honda lo dimostra. Per la prima volta, dopo anni, è in vetta alla classifica delle “endurone”: nei primi sei mesi del 2016 è stata la più voluta dagli svizzeri. Tallonata dalla BMW R 1200 GS. Le touring sportive e le naked conquistano sempre più nuovi ammiratori. La motocicletta più venduta nel primo semestre, infatti, è la Yamaha MT-07, e la famiglia MT con il marchio dei tre diapason è presente nella hit parade con ben tre modelli nelle prime cinque posizioni. Al sesto posto la stimolante Kawasaki Z800, mentre la mitica Harley-Davidson viaggia a metà classifica nelle top venti con 277 Softail Slim S e 265 XL 1200 X Forty-Eight. Dopo l’enorme balzo in avanti della passata stagione, il tasso di sostituzione non poteva restare molto elevato, inoltre, un’uggiosa primavera non ha alimentato a dovere la voglia di motociclismo. Nella seconda parte dell’anno si spera in un clima benevolo. Le uscite in moto nei colori dell’autunno sono ancor più spettacolari, e una visita negli showroom dei concessionari potrebbe regalare inaspettate sorprese. Analizzando le cifre pubblicate da Motosuisse, si nota un calo pure nelle vendite di scooter, ma spicca il successo del primo scooter a quattro ruote del mondo - il ticinese Quadro4 - che ha superato la soglia delle 50 immatricolazioni. LE PIÙ VENDUTE Nel primo semestre dell’anno - segnato da brutto tempo - le motociclette che più hanno conquistato il cuore degli appassionati svizzeri sono state: (1) Yamaha MT 07, con 749 unità vendute, (2) la nuova Honda Africa Twin con 559 unità, (3) BMW R1200 GS con 425, (4) Yamaha MT 09 (397), (5) Yamaha MT 09 Tracer (342), (6) Kawasaki Z 800 (342), (7) Betamotor RR50 (281), (8) Harley Davidson Softail Slim S (277), (9) Harley Davidson XL 1200 X Forty-Eight (265), (10) Ducati Scrambler 803 (256), (11) BMW R 1200 GS Adventure (252), (12) BMW S 1000 XR (251), (13) Kawasaki ER-6n (234), (14) Honda CB 500 F (232), (15) Yamaha XSR 700 (231), (16) BMW S 1000 R (220), (17) BMW R Nine T (216), (18) KTM 690 SMC R (210), (19) Kawasaki Z 1000 (195), (20) Yamaha XSR 900 (191). v
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g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
PREVISIONI PER IL MESE DI SETTEMBRE
Questo potrebbe essere un mese stressante con due eclissi importanti, la prima proprio il 1.9 e la seconda il 16.9. Attenzione a mettere troppa carne al fuoco perché rischiate di esaurirvi. Datevi delle priorità e fate delle scelte mirate come vuole Saturno dal Sagittario! Forse dovrete anche rivedere molte delle vostre abitudini o certezze che in parte crollecrolle ranno a favore di nuove prospettive, da concon dividere con un socio, una nuova compagna, un nuovo partner. Venere è in opposizione e lo sarà anche Giove dal giorno 9.9 e questo per un anno intero. Sappiate che gli amori a distanza non tengono, ve lo farà capire il passaggio di Marte in Capricorno dal 27.9. Limitate anche le spese. Mese importante questo, che inizia con un’eclissi e uno stellium planetario in Vergine, segno di terra come il vostro, stimolando gli amori nati da poco, ma anche nuovi incontri vantaggiosi, nuovi progetti da condividere con un partner, perché in due si è più produttivi. Pratiche burocratiche e/o legali troveranno una giusta soluzione. Anche chi è alla ricerca di un nuovo posto di lavoro ora si dia da fare, per altri potrà arrivare un nuovo ruolo, una propro mozione, un’offerta interessante da cogliere al volo. Possibili contatti anche con i media. Dopo un anno favorevole Giove lascerà la sua postazione di trigono ma non vi abbandona. Ma d’ora in poi dovrete prestare più ascolto ai segnali del corpo ed evitare di appesantirlo. I primi 21 giorni del mese saranno da gestire con molta prudenza poiché vi saranno due eclissi in segni mobili come il vostro e tenderanno a confondere, a destabilizzare e a minare gli equilibri già fragili. Non intraprendete azioni impulsive o dettate dalla frustrazione. Se qualche affare non è finito bene o qualche storia d’amore si è conclusa male, avrete il vostro riscatto con il passaggio di Giove in Bilancia, a partire dal giorno 9.9, quando vi accompagnerà per un nuovo anno di rinascita. Anche Venere sarà in Bilancia fino al giorno 22.9 e regalerà gioia e benessere. Tuttavia qualcuno di voi potrà sentirsi attratto da una persona ancora impegnata e questo potrà complicare le cose. Le scelte più ponderate le farete con il passaggio di Marte in Capricorno dal giorno 27.9.
Mese di bilanci ma anche di maggiore presa di coscienza delle proprie possibilità. Siccome il mese inizia con un’eclissi e uno stellium di pianeti in Vergine, potreste già sentirvi oberati di impegni e questo vi renderà ansiosi. Venere sarà in Bilancia (almeno fino al 22.9) e anche Giove farà il suo ingresso in questo segno a partire dal 9.9, dove rimarrà per lungo tempo, formando dissonanza con il vostro segno. Avete ancora delle pendenze da risolvere? Preoccupazioni familiari? È probabilmente in casa o con i parenti che ci saranno confronti, in particolare quando Marte passerà in CapriCapri corno il giorno 27.9. Ascoltate i messaggi che vi invieranno i sogni nel Plenilunio del 16.9. Siete dotati di grande intuito, rimanete vigili.
j CANCRO 22/6 - 22/7
Settembre non sembra il mese più adatto alla vostra natura solare e sarà proprio all’inizio, con un’eclissi e uno stellium planetario in Ver Vergine che vi sarà più tensione. Attenzione a non caricarvi di troppi impegni. A favore avrete comunque Venere fino al giorno 22.9, ma chi vi accompagnerà nel nuovo cammino sarà Giove che, a partire dal 9.9, passerà in Bilancia e da lì regalerà fiducia e benessere per lungo tempo. Esso è di buon auspicio per risolvere questioni legali, creare società o collaborazioni vantaggiose, magari con l’estero. Saturno dal Sagittario vi aiuterà nella selezione di progetti mirati. Anche Marte si troverà lì, fino al 26.9 e con il Sole bibi lancino, dal 22.9, tutte le vostre energie saranno profuse a favore dell’amore e della famiglia.
k LEONE 23/7 - 23/8
Questo sarà un mese superdinamico ma anche alquanto rivoluzionario. Il 1.9 avremo la prima eclissi con uno stellium di pianeti nel vostro segno, un po’ troppo per non farsi destadesta bilizzare, anche perché ostacolati da Saturno e Marte dal Sagittario. Da una parte potranno esserci delle preoccupazioni familiari o notizie di parenti lontani in arrivo. Dall’altra amori complicati, magari a distanza, che non riescono a concretizzarsi come si vorrebbe. Poi ci saranno i problemi pratici da risolvere a livello burocratico ed economico. La seconda eclissi avverrà il 16.9 nel vostro segno opposto, attenzione a non rimanere aggrappati al passato o a vivere di sogni perdendo di vista la realtà! Sarà il passaggio di Marte in Capricorno a riportarvi al presente dal 27.9. >
l VERGINE 24/8 - 22/9
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o r oscop o PREVISIONI PER IL MESE DI SETTEMBRE
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
c SAGITTARIO 23/11 - 21/12
Ecco il mese che apre le danze per un autunno ricco di novità. Sebbene il mese inizi con un’eclissi e uno stellium di pianeti in Vergine causando parecchio stress e ansia, sarà Venere nel segno a confortarvi. A livello professionale non mancheranno le proposte interessanti da valutare con attenzione. La bella notizia è che Giove entrerà nel vostro segno il 9.9, dove rimarrà un anno intero elargendo i suoi benefici, spargendo ottimismo e fortuna, ma dovrete atat tivarvi in prima persona. Miglioreranno le condizioni economiche ma spenderete anche per viaggi, corsi di perfezionamento o acquisti importanti. E non mancheranno incontri intriganti e vantaggiosi. Fate della vita anche un piacere. Preparatevi all’equinozio del 22.9 con fiducia. Ecco un mese di grande riscatto per voi. Uno stellium planetario in Vergine porterà l’attenzione sulle questioni burocratiche e legali rimaste in sospeso, che risolverete con intelligenza. Possibili riscatti da assicurazioni o liquidazioni non escluse. In quanto alla professione potrete accedere a ruoli nuovi, entrare nel mondo della medicina e della far farmacologia, se questo vi interessa, o se siete più inclini alla scrittura, verso il giornalismo e lo sport, visto che Saturno e Marte sono favorevoli. Anche la ristorazione vi è congeniale per il vostro spirito intraprendente. Con il paspas saggio di Giove in Bilancia dal 9.9 e di Venere nel segno dal 23.9, l’amore vi porterà lontano. Magico il plenilunio del 16.9. Inizio di mese critico con un’eclissi e uno stellium planetario nella Vergine, ostacolando Marte e Saturno nel segno, ciò che causerà nervosismo, ansia e fatica. Sarà quindi necessario darsi delle priorità e abbandonare sentimenti negativi. Venere sarà comunque positiva e porterà doni inaspettati. Inoltre la bella notizia è che Giove, dal 9.9, passerà in Bilancia e per lungo tempo favorirà il vostro segno regalando incontri speciali, fiducia e benessere riscattanriscattan dovi da un anno di difficoltà e crisi. Anche a livello professionale troverete nuovi sbocchi o vorrete esplorare strade nuove, osate. Anche voi giovani in cerca di un nuovo corso di studi, sarete favoriti. Dal 22.9, con l’equinozio d’autunno, inizierà la fase superpositiva. Giove confermerà le vostre scelte in autunno.
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
e AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
Il mese inizia con un’eclissi e uno stellium di pianeti in Vergine, che stimolerà fortemente il vostro Plutone, lasciando emergere tutta la forza della natura che è in voi, ma con una tendenza a dominare gli altri, a voler fare sempre a modo vostro. Attenzione perché in questo periodo potreste superare i limiti. Venere non vi sarà favorevole fino al 22.9, e inviterà all’equilibrio. Giove si disporrà in moto dissonante, a partire dal 9.9, e questo per lungo tempo. Lavorare sì ma non strafare, amare ma non dominare, riposare sì e concedersi anche dei momenti di piapia cere. La vita non è solo dovere no? La seconda eclissi del giorno 16.9, vi porterà più verso l’interno, verso il mondo animico e onirico. Ascoltate i messaggi che vengono dal profondo. Ripeto anche a voi che il mese inizierà con uno stellium planetario in Vergine dove avverrà anche un’eclissi, per cui sarà bene avere riguar riguardo per la salute e l’ambiente. Muovetevi con prudenza e riposate abbastanza. La 2. eclissi avverrà il 16.9. Probabilmente avete ancora un passato da smaltire, ricordi da lasciar andare per fare posto a nuove cose, nuovi progetti. A favore avrete Venere fino al 22.9, ma la notizia più bella è che il buon Giove, dal giorno 9.9, passerà in Bilancia favorendo il vostro segno per lungo tempo. Potrà darsi che per alcuni la nuova vita inizi altrove, in un’altra città, un altro paese. Lasciate perdere il vostro individualismo e concon dividete progetti comuni. Saturno dal Sagittario fungerà da guida e vi metterà sulla strada giusta. Inizio di mese faticoso con un’eclissi e uno stellium di pianeti nel segno opposto, che riceve anche le dissonanze di Marte e Saturno dal Sagittario, aspetti che richiederanno uno sforzo di concentrazione enorme per non fare errori, soprattutto se avete un ruolo importante. Non ci si potrà distrarre neppure al volante o fare affari con le persone sbagliate. Niente caccia ai Pokemon, ragazzi, ok? Anche nelle relazioni di coppia potranno esserci delle tensioni o preoccupazioni. La seconda eclissi avverrà nel vostro segno il giorno 16.9, ma non ci sarà più Giove a ostacolarvi. Venere sarà positiva dal 23.9 e Marte dal 27.9. Fatte salsal ve le date critiche, potrete vivere una nuova rinascita liberandovi di un passato frustrante. Coltivate il vostro giardino interiore.
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Interpretazione dei sogni...
Sognatori o veggenti?
Q
uante volte si dice “sognare ad occhi aperti”? Non ci si domanda però cosa siano realmente i sogni, i sogni sono indispensabili per il nostro organismo e per la nostra mente, anche se inconsciamente noi sogniamo e i sogni sono da sempre soggetto di studio da parte di scienziati, psicologi e terapeuti.
Da un punto di vista puramente scientifico i sogni sono esclusivamente una elaborazione inconsapevole degli eventi vissuti durante la giornata, ed in certi casi anche distorti; mentre sotto l’aspetto filosofico i sogni sembra siano una interpretazione di situazioni non risolte con soluzioni che non possiamo o non siamo in condizione di mettere in pratica nella realtà. Ciò non toglie che a fronte di tutto questo esiste una diversa valutazione dei sogni che porta persone particolarmente sensibili e preparate ad interpretarli dando modo così alla persona che ha fatto sogni particolari, magari angoscianti o al contrario estremamente felici in situazioni che non sembrerebbero altrettanto positive, di capire meglio se stesso e ciò che sta vivendo. Naturalmente non è facile ricordare i sogni al proprio risveglio e quindi un ottimo metodo per non dimenticarli è quello di tenere sul comodino carta e penna e di scrivere il sogno non appena ci si sveglia.
Per avere una corretta interpretazione dei sogni è indispensabile rivolgersi a persone preparate in tale materia, e solo in quel caso sarete certi di essere aiutati correttamente per capire come affrontare la vita reale. Infatti non sempre i sogni che ci appaiono terribili, angoscianti o paurosi in realtà possono essere solo un segnale per farci capire che nella vita dobbiamo fare dei cambiamenti o delle scelte per avere un miglioramento e una maggior serenità oppure al contrario sognare solo eventi belli e positivi può suggerirci che anche i momenti difficili possono essere superati con maggior positività e senza ansie esagerate se si vuole raggiungere risultati positivi. In poche righe non è possibile descrivere cosa sia l’interpretazione dei sogni, essendo questo un argomento estremamente delicato e vario, legato alla sensibilità di ogni persona e allo stato d’animo con cui si è andati a dormire.
Rivolgetevi anche voi a persone serie e preparate, scoprirete le mille sfaccettature dei sogni e del loro significato nascosto e profondo.
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