Illustrazione Ticinese n. 9 - 2009

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illustrazione www.illustrazione.ch

TICINESE

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

N° 9 - 1 OTTOBRE 2009

DESTINAZIONE FAMIGLIA Le cascate del Reno SALUTE Quando la testa fa male

IN ALLEGATO Lo speciale hockey www.illustrazione.ch

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA SPECIALE HOCKEY 2009

SPECIALE HOCKEY David Aebischer e Thomas Bäumle professione portiere

TIZIANO MOCCETTI

Intervista a… cuore aperto


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Questo sono io.


SOMMARIO

illustrazione

6 Fuorionda Elogio del pensiero breve

8 Ma tu lo sai?

TICINESE

Una risposta ai tuoi perché

N° 9 - 1 OTTOBRE 2009

10 Scriv in dialètt Insegnà ul dialètt a scöla

12 Scelti per voi La rubrica a misura di lettore

14 L’intervista Tiziano Moccetti: “Studiare per osare”

22 A tavola in Ticino Sulla via del sale in Val leventina

26 Cani, gatti & co.

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ll gatto… parto

28 Destinazione famiglia Le cascate del Reno

31 Da non credere Notizie dal passato…

32 Salute Ahi… Mi scoppia la testa!

36 Viaggi Nella tribù di Ouassadieu Nuova Caledonia (2ª parte)

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40 Escursioni

Fondata nel 1931 - 12 edizioni annuali, tiratura 130.752 copie (tiratura controllata REMP 2009) REDAZIONE CP 418, via Massagno 10, 6908 Lugano Tel. 091 972 26 20 - Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch EDITRICE Tredicom SA, 6908 Lugano-Massagno DISTRIBUZIONE AWZ - Lugano CAPO REDATTORE Matthias Werder AMMINISTRAZIONE E PRODUZIONE Marco Werder GRAFICA Tredicom SA, Gabriele Campeggio INSERZIONI TICINO E ITALIA: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 - Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. - Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch SVIZZERA TEDESCA E ROMANDA: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 - Fax 062 929 27 82 gruetter-werbung@besonet.ch MOTO TuttoSprint, Tel. 079 697.49.65 info@tuttosprint.ch COLLABORATORI REDAZIONALI

Attorno alla collina

43 Verde su bianco Benvenuto autunno

45 Penne, pennelli e pasticci Il pappafogli

Piergiorgio Antonella Broggi Baroni

46 Oggi parliamo di…

Giosanna Crivelli

Elio del Biaggio

Caro amico ti scrivo…

49 Motor time L’auto correttrice Infinita sicurezza

55 Oroscopo Le previsioni di Cloris per la 1. metà di ottobre

Stefano Ember

Graziano Guerra

Marco Ortelli

Stefano Pescia

Roberto Rizzato

Stéphanie Scatizza

Roberto Schneider

Cloris Sciaroni

Lorenza Storni

Alda Viviani

58 Cruciverba Caccia al termoventilatore

IN COPERTINA: Tiziano Moccetti (foto Rémy Steinegger)

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Elena SternRémy Balestra Steinegger

“Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito”.

Troverete la prossima edizione di lllustrazione Ticinese, nella vostra bucalettere a metà ottobre 2009.

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 09-09

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FUORIONDA

ELOGIO DEL PENSIERO BREVE

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elle calde serate estive ho riscoperto la lettura rinfrescante di libri, che ho accumulato in anni e anni di ricerca bibliografica. Sono da tempo appassionato di aforistica e paremiologia, due modi magniloquenti per dire che mi

«Il giornalista è sempre uno che dopo sapeva tutto prima» piacciono le belle frasi ad effetto. I più celebri maestri del “pensiero breve” sono tradizionalmente: Oscar Wilde, La Rochefoucauld, Nicolas De Chamfort… Ma fra tutti ultimamente ho rivalutato il buon vecchio Karl Kraus. Grande scrittore austriaco, giornalista, autore satirico, saggista, poeta e, appunto, aforista, Karl Kraus è senza dubbio uno dei più fini autori satirici di lingua tedesca dello scorso secolo (29 aprile 1874 - 12 giugno 1936), noto soprattutto per le sue critiche taglienti alla cultura, ai politici tedeschi e alla stampa. Dei suoi colleghi diceva: “Il giornalista è sempre uno che dopo sapeva tutto prima” (il Manzoni avrebbe detto: “Del senno di poi son piene le fosse”; anzi i giornali!). Ma anche: “Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo un giornalista”. E ancora: “Riguardo all’invenzione della polvere da sparo e dell’inchiostro da stampa ciò che andrebbe subito notato è il note-

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vole significato che la simultaneità di queste due invenzioni ha avuto per il genere umano”. Karl Kraus, che pure fondò e diresse fino al giorno della sua morte una rivista satirica (Die Fackel, “La Fiaccola”), non credeva nell’autonomia di giudizio della stampa: “La critica dei giornali riesce sempre ad esprimere in quali rapporti è col critico chi viene criticato”. Nato da una ricca famiglia ebraica, a 25 anni rinnegò il Giudaismo e fino all’ultimo lanciò i suoi strali contro l’ipocrisia morale e intellettuale, la psicoanalisi, le politiche economiche liberiste e molte altre tematiche. Diceva: “Tutta la vita dello Stato e della società civile è fondata sul tacito presupposto che l’uomo non pensi. Una testa che non si offra in qualsiasi situazione come un capace spazio vuoto non ha vita facile in questo mondo”… “Ciò che noi chiamiamo pomposamente ‘democrazia’ significa semplicemente essere sudditi di tutti”. I maestri ai quali si richiamava erano Lichtenberg e Nietzsche, che avevano a

«Da tempo mi piacciono le belle frasi ad effetto» loro volta cercato il massimo addensamento concettuale. In un aforisma di Kraus si entra facilmente; ma non si riesce più ad uscirne. Kraus era ben consapevole della sua grande capacità di sintesi e diceva: “Ci sono scrittori che

“Se due persone hanno la stessa idea, essa non appartiene ha chi l’ha avuta per primo; ma a chi l’ha avuta meglio” (Karl Kraus). testo Roberto Rizzato

«Il diavolo è un ottimista se pensa di poter peggiorare gli uomini» riescono ad esprimere già in venti pagine concetti per cui talvolta mi ci vogliono addirittura due righe!”. Ma non è che si aspettasse grossi riconoscimenti in vita: “Ci sono stelle che non si vedono fintantoché ci sono. La loro luce vaga per l’universo e illumina la terra solo quando esse sono già estinte da tempo. Così accade anche a molti uomini… ”. Difatti ammetteva: “Io e i miei lettori ci capiamo benissimo: loro non sentono ciò che io dico e io non dico ciò che loro vorrebbero sentirmi dire”. Karl Kraus non si faceva troppe illusioni neanche sulla bontà e sull’originalità delle sue idee: “Le buone opinioni non hanno valore di per sé. Ciò che importa è chi le ha”. Fino a questa considerazione che trovo estremamente efficace: “Oggi come oggi originale è solo chi ha rubato per primo o chi ha saputo nascondere abilmente le proprie fonti”. Morale: “Il diavolo è un ottimista se pensa di poter peggiorare gli uomini”. Quanto a se stesso sentenziava: “Se io fossi ciò che loro dicono, da quanto tempo sarei ciò che loro già sono”. Ogni sera correggeva persino Gesù, pregando: “Signore, perdona loro perché sanno ciò che fanno”.


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SAI PERCHÉ

RIUSCIAMO A DIGERIRE? Responsabili della digestione sono i succhi gastrici. Composti per oltre il 99% di acqua, contengono però anche acido cloridrico, uno degli acidi più potenti in natura. Una goccia perfora facilmente un fazzoletto di cotone, ma anche l’esofago, in caso di patologie come il reflusso esofageo; o lo stomaco, in caso di ulcera. Le pareti dello stomaco sono però rivestite di uno strato di muco vischioso autoprotettivo che gli permettono di digerire ma non di autodigerirsi. Il corpo umano produce quasi tre litri di succhi gastrici grazie alla masticazione, alla deglutizione ma anche all’odore, alla vista e perfino al pensiero di cibi appetitosi.

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1° Need to believe dei Gotthard 2° I look to you di Whitney Houston 3° The Essential di Michael Jackson Classifica dei CD più venduti in Ticino, realizzata in collaborazione con Orange City Disc, Lugano.

QUATTO QUATTO?

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Questa espressione, utilizzata per indicare un’andatura silenziosa e discreta, utilizzata soprattutto per nascondersi e passare inosservati, ha origini medievali e venne utilizzata anche da Dante. Deriva dal latino coactu, ossia raccolto, schiacciato, e de quietus, tranquillo e quieto.

1 Ritratto di Dante, Sandro Botticelli, 1495.

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1° La ragazza fantasma di Sophie Kinsella 2° Zia Mame di Patrick Dennis 3° Il cinese di Henning Mankell

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TICINESE

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

N° 8 - 1 SETTEMBRE 2009

VIAGGI Alla scoperta della Nuova Caledonia ESCURSIONI L’illustrazione della Greina REPORTAGE Calciatori si nasce

XENIA TCHOUMITCHEVA A passeggio con la bellezza

SAI QUANTI SONO

I LETTORI DI ILLUSTRAZIONE TICINESE? I ticinesi che sfogliano la nostra rivista saltuariamente sono 193 mila, pari al 70 per cento della popolazione ticinese! Le nostre lettrici e i nostri lettori assidui invece sono ben 111 mila. Siamo proprio in tanti, e non può che farci piacere!

SAI DA COSA DERIVA

MATERASSO?

Questo vocabolo deriva dall’arabo matrah dalla radice taraha “gettare”, cioè “luogo dove si getta qualcosa”, ad esempio un “tappeto sul quale coricarsi”. La parola compare quasi contemporaneamente in Italia, Francia, Germania e Inghilterra, ma l’ipotesi più probabile è che sia partita dall’Italia, dove i crociati giunti ai porti della penisola avrebbero adattato il termine arabo alla lingua italiana.

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SAI CHI HA INVENTATO

Classifica dei libri più venduti in Ticino, realizzata in collaborazione con la Libreria Segnalibro, Lugano.

SAI COSA LEGGIAMO?

SAI PERCHÉ SI DICE

SAI COSA ASCOLTIAMO?

MA TU LO SAI?

LA MINIGONNA? Sebbene capi sopra il ginocchio siano stati indossati in diverse epoche a partire dall’antico Egitto e, a fasi alterne, fino al vivace periodo americano del charleston, negli Anni Venti, la sua invenzione come capo di abbigliamento vero e proprio è stata della stilista inglese Mary Quant. Dopo i bui anni del dopoguerra che volevano la donna coperta da lunghe gonne nere, la minigonna sognò l’inizio di un’epoca di liMary Quant beralizzazione. (Blackheath, 11.2.1934).


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SCRIV IN DIALÈTT

INSEGNÀ UL DIALÈT A SCÖLA La Lega Nord la mòla mia ul progett, anca se l’è mia facil tirall in pè.

scrivüt dal Pier Baron

“A

semm visin a mett dénta ul dialètt in dal programa dala scöla”. I dísan che l’ha dii ul Umberto Bossi, anca se quaidün al stanta a crédig, parché bisognaress véss precís sü “che dialètt”. In dala Padania a ta trövat na sfraca da manér da parlà, come da nüm, dal Mendrisiott ala Leventina. Ma ul senatur, ul Bossi, che l’è anca “Ministro delle riforme” la tiràt scià la scöla Bosina, metüda sü dala so dona: e la precisàt che l’è stài dificil trövà quii che pòdan “insegnà” ul dialètt e che l’è indispensabil voltà indré in mànic, se nò ul dialètt (o i dialètt) al podaress fà una brüta fin. “Mi vedi ben un Van de Sfroos sül palchett dal Festival da San Remo: fin a un quai ann fa na roba dal géner l’eva gnanca da pensà”. Ohibò! Voialtri disarii che da növ a gh’è nient e che ogni tant tòcc, come ul mostro da Lochness, ta chì che vegn föra la question. Ma pö bisögnaress anca dì se l’è materia obligatoria o facoltativa, quanti ùr (ul témp material) sa pò dedicà al dialètt. E indova l’è che ta podat o vörat rivà, se ta guardat che i class da scöla i’è métüt inséma, anca in tanti paesott (mia domà in città) cunt ul “multietnico e multiculturale”. Ai fiöö che riva da lontan l’è già üga se ta riesatt a insegnàg ben l’italian. E pö gh’è già da métt denta una segonda lengua, che in Padania al saress l’inglés, però chi da nüm dévat dàg ul vantagg al francés e al tudesch. Gh’è mia bisögn da spiegà ul parché. L’è stài vist ben l’esperiment che l’ha fài ul Yor Milano cunt i scöl da Massagn, in-

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dova anca i fiöö che vegnéva dai Balcani o dal Sri Lanka i’ha fài la so part nal “Romeo e Giulietta” recitàt in dialètt. Emm tirà scià un librett püblicàt una deséna d’ann fa: “Baloss e víscur”, scrivüt dal Walter Arnold, un lüganés che l’insegna a l’üniversità da Helsinki, donca in Finlandia. Ai so fiöö ul Walter, cunt ul finlandés e ul svedés, al gha parla sü ul dialètt, anca parché al vö dàg “forza al ticinés”, come al dîs lü. E dopo che l’ha

«Gh’emm minga temp, da dàgh a trà ai ball de la gent» giràt mezz mùnd al ma dîs anca che “dapartütt i vöran salvà l’espression e la manéra da comünicà dal pòst” da l’Irlanda ala Növa Zelanda, dai lapòn (quii che gh’è sü in Lapponia) ai bréton. Ul dialètt scrivüt dal Walter l’è un zichinin complicàt, ma al sa capiss abastanza ben. Inscì al ma fa anca savé che i irlandés, cunt ul so “gaelic” insegnàt in di scöl i’è riüssit a fà nà sü la percentüal da chi che la parla dal 18 par cent in dal 1922 al 32 par cent dal dì d’incöö. Gh’emm dài un’ögiàda a quel che proponan i “corsi per adulti” e ta chì, a Bobbio-

ra, (Bedigliora) par men da cént franc, l’Armida Ryser la gha dénta quatar siràt sül “dialètt ier e incöö”, indova sa parla e sa scriv in dialètt e tücc i’è invidàd a tirà föra quel che i séntan dént, a confrontass. Ala fin dal còrs gha sarà un quài moment teatral. Alúra, ul dialétt insegnàt a scöla o in manéra diferenta e mia domà par i fiöö? Ta chì quel che al pensa un comasch, vün da quii che tücc i santi dì al mesc-cia ul dialètt cunt l’italian, come piü o men femm anca nüm: “Chì a Com, gh’emm minga temp, nüm, da dàgh a trà ai ball de la gent!”. Tradott in manéra che sa capiss, al vör dì da lassà pèrd ul dialètt in di scöl, parché “sa fa mia l’interess nè dal italian nè dal dialètt”. Méi donca che al sa parla föra e via, che la gént la pòda mett dénta anca di espression che l’italian a cognoss mia. E al tira scià quel so soci, che in un “dancing” da Mendris al gha dii a una tosota, in italian: “Vuole ballare?”. Al s’è quasi stremìt dala risposta, che l’è rivàda come un fülmin: “Istu, sum chi par quell!”. Cèrt che se ta légiat l’introdüzion al “Lessico della Svizzera italiana”, fàia dal Dante Isella, ta végnat a savé che “ala fin dal Vottcent ul Carlo Dossi al diséva che l’avress métüt in pè, se al möriva scior (cunt la grana) una “cattedra di lingua milanese”. Par fa in manéra che quii che saress vegnüt dopo i podéva lég “e gustare” i poesì dal Carlo Porta”. Püssée che cent ann i’è passàt e chi da nüm ul dialètt “al respira ammò”. Tegnem dür, cunt o senza l’insegnament in di scöl.


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L’arte della gioia

Goliarda Sapienza, romanzo, 540 pagine, Einaudi “L’arte della gioia” è un libro postumo, abbandonato per vent’anni in una cassapanca. Rifiutato da molti editori italiani, venne stampato in pochi esemplari da Stampa Alternativa nel 1998. Tradotto in francese, in Francia ebbe invece grande successo e ora è pubblicato da Einaudi. Un romanzo, questo, molto particolare. È la storia di Modesta, una donna siciliana d’inizio secolo scorso, complicata e scomoda, ma dalla forza e dal carisma incredibili. Immorale e anticonformista, intelligente e sensuale. Con il racconto della sua vita si fondono la cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva di allora, ma anche un periodo storico, politico e psicologico di un’Italia tra due guerre. Un romanzo questo in grado di sconvolgere e di conquistare.

Abbiamo assaggiato

I biscotti piccanti

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L’alitosi, termine medico per definire l’alito cattivo, colpisce uno svizzero su quattro e, contrariamente a quanto si pensa, nove volte su dieci parte dalla lingua e non dipende da problemi otorinolaringoiatrici o gastrointestinali. Sulla lingua infatti rimangono residui di cibo che, decomponendosi, producono i batteri responsabili del cattivo odore. È quindi spesso sufficiente lavare i denti, passare il filo interdentale e soprattutto spazzolare la lingua dopo ogni pasto per ridurre o addirittura debellare l’alitosi. Questo colluttorio però inibisce il metabolismo dei batteri e neutralizza i composti volatili responsabili del cattivo odore.

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L’INTERVISTA

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TIZIANO MOCCETTI:

STUDIARE PER OSARE Le piccole dimensioni territoriali e la lontananza dalle sedi universitarie più blasonate non sono più barriere insormontabili. Ma

per superarle servono idee chiare, coraggio e ostinazione. Come ha dimostrato la vicenda del Cardiocentro di Lugano: che ha coinciso con l’impegno personale del suo ideatore e fondatore. Capace di andare controcorrente. testo Luciana Bassi-Caglio - foto Rémy Steinegger

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uesta intervista ha una storia, che vale la pena di raccontare. In un pomeriggio di metà luglio, avevamo appuntamento, al Cardiocentro, con Tiziano Moccetti. Ma, appena entrati nell’atrio, una ricezionista ci avverte: “Il ‘prof’ si scusa, ha un‘urgenza. Dovete pazientare”. E il ‘prof’ è lui, Tiziano Moccetti, come lo chiamano, con un misto di rispetto e di familiarità, i suoi collaboratori. “Il ‘prof’ dice di raggiungerlo in sala operatoria”, ci fa sapere, di lì a poco, Barbara, la segretaria. “Così avrete modo di farvi un’idea concreta del suo lavoro”. Infatti, ci ritroviamo davanti a una vetrata, al di là della quale vediamo il medico che procede alla dilatazione, mediante palloncino, dell’arteria coronarica di una paziente servendosi dell’immagine ingrandita su un video. La stessa che compare anche sui teleschermi, collocati all’esterno della sala, e sotto i nostri sguardi. La situazione, però, si complica, la paziente avverte dolori e Moccetti, cardiologo, ritiene necessario un consulto con il cardiochirurgo, Francesco Siclari. A questo punto, un caso che poteva sembrare di routine, esige un intervento più complesso. E noi, veniamo evidentemente allontanati. Ora, questa breve esperienza ci ha fatto vivere, sia pure da spettatori, un episodio che appartiene alla realtà quotidiana di una struttura dove si trattano ormai 3’000 pazienti all’anno e spesso in condizioni di urgenza. Come nel caso di cui siamo stati involontariamente testimoni. La paziente in questione, una signora svizzerotedesca di passaggio a Lugano, era stata colta da un improvviso malore. Al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civico si diagnostica una probabile origine cardiaca. Trasferita immediatamente al Cardiocentro, viene sottoposta all’intervento, che noi

stessi abbiamo potuto osservare e che il nostro fotografo ha potuto in parte riprendere, realizzando il servizio pubblicato in queste pagine. L’episodio si è risolto positivamente, come ci spiegherà nello studio, due ore dopo, Tiziano Moccetti. Prima delle parole hanno già parlato i fatti. Confermando l’utilità di un centro specialistico a disposizione delle diagnosi e delle cure che concernono malattie e disturbi cardiovascolari: cioè le affezioni e i rischi che oggi maggiormente minacciano la nostra popolazione.

«A Zurigo, negli anni ‘70, ho avuto la fortuna di vivere un momento di rinascita»

IL TRENO PER ZURIGO IN SENSO INVERSO Professor Moccetti, proprio qui e adesso, in questo Cardiocentro che funziona a pieno ritmo e si è conquistato notorietà e prestigio, ho dovuto pensare a un detto, che un tempo circolava nel Cantone: “Per il malato ticinese il miglior medico è il treno per Zurigo”. Se lo ricorda? “E come lo ricordo. Appartiene a un’epoca che ho vissuto personalmente, impegnandomi per far compiere alla medicina, nel nostro Cantone, un salto di qualità indispensabile per portarsi all’altezza dei tempi. Un obiettivo raggiunto anche con la creazione del Cardiocentro, che oggi rappresenta un punto d’eccellenza, conosciuto e apprezzato sul piano internazionale. Come, del resto, lo IOSI, l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana. Ci sono settori, in cui il Ticino può considerarsi all’avanguardia, ad esempio per quel che concerne le cellule staminali sul cuore o i prelievi di midollo. Grazie a infrastrutture altamente specialistiche, quali la Banca delle cellule staminali e il Laboratorio di diagnostica molecolare con cui è stato possibile avviare l’Unità di Terapia Cellulare (UTC). Oggi possiamo dire

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che il famoso treno per Zurigo viaggia anche in senso inverso. Da oltre Gottardo ci giungono richieste di collaborazione e pazienti. Tutto ciò, naturalmente, ha comportato un cammino faticoso per superare difficoltà materiali e pregiudizi mentali. È stata un’esperienza che oso definire grandiosa. Siamo partiti, dieci anni fa, con un progetto molto osteggiato: eravamo 70 persone, oggi siamo 300 in una struttura che accoglie 3’000 pazienti all’anno. Un successo, insomma, che però non deve fare perdere il senso delle proporzioni. Bisogna conservare una certa modestia”. Lei ha parlato di salto di qualità: quando e dove ha percepito che la medicina era a una svolta? “Per me è stato determinante il contatto con l’Università di Zurigo. Coincise con un momento di rinascita. Si era agli inizi degli Anni ’70. Ho avuto la fortuna di essere proprio lì, quando si effettuarono i primi trapianti cardiaci. Bisogna ricordare la figura di Christian Barnard, che fu anche molto discussa. Aveva avuto il merito di lanciare una sfida, di osare. A Zurigo, ho avuto un flash: ho capito che questa era la mia via di cardiologo, che puntava sull’alleanza con la cardiochirurgia. Sono convinto che anche in medicina servono visioni. In altre parole, rendersi conto che la scienza è in continua evoluzione in un mondo ormai senza confini. Non mi stanco di ripetere: prima prepararsi, poi osare”. L’INFARTO ACUTO: UN MIO PALLINO Le è stato difficile portare queste visioni in Ticino? “Nel nostro Paese, si stenta a credere nelle proprie capacità. Un vecchio complesso d’inferiorità frena le iniziative, a volte. Personalmente, non mi sono lasciato condizionare. A 33 anni, quando fui candidato alla carica di primario di medicina interna e cardiologia al Civico di Lugano, parlai subito chiaro alla Commissione d’esame: “Se cercate anni d’esperienza, guarda-

UNA CARRIERA IN SINTESI 1957-1963 Studi all’università di Zurigo e Parigi 1964-1966 Assistente per la ricerca all’Istituto di patologia, Zurigo 1967-1972 Assistente e poi capo al reparto medicina interna all’Ospedale universitario, Zurigo 1972-1999 Primario di medicina interna e cardiologia all’Ospedale Civico, Lugano 1999 sino a oggi Direttore e responsabile per la cardiologia al Cardiocentro, Lugano 1971-1981 Docente di cardiologia all’università di Zurigo Dal 1981 Professore 1994-1997 Presidente della direzione medica Ente Ospedaliero Cantonale 1983-1991 e 1995-2003 Deputato Gran Consiglio Canton Ticino 1987 Relatore Nuova Legge sanitaria cantonale Dal 1992 Presidente commissione per l’educazione socio-sanitaria Membro di numerose società mediche svizzere ed europee Dal 2003 dell’American Heart and Stroke Association Autore di numerose pubblicazioni specialistiche dedicate alle esperienze compiute al Cardiocentro.

te alla mia età. Se volete aprire nuove prospettive alla medicina, sono a vostra disposizione”. E ottenni fiducia. In seguito, quando negli Anni ’90 cominciai a ideare il futuro cardiocentro, mi trovai nel mirino di attacchi e di polemiche. Ma andai avanti per la mia strada. L’infarto acuto era uno dei miei pallini. Da noi non esisteva la cardiochirurgia e molti pazienti perdevano la vita perché non riuscivano a essere trattati tempestivamente. Alle ostilità rispondevo affidandomi ai fatti e quindi perseverando nel mio obiettivo: il bene della popolazione. Il tempo, si dice, è galantuomo. Mi ha dato ragione. Non voglio elogi. Mi basta la soddisfazione che ricavo, ogni giorno, dal lavoro”.

«Nel nostro Paese

un complesso d’inferiorità frena le iniziative» In questo lavoro, la tecnologia ha assunto un posto dominante. Diagnosi e terapie sono affidate alle macchine. A scapito del contatto umano? “La persona rimane, naturalmente, sempre al centro della cura. Spetta al medico aiutarla ad affrontare il suo problema, e posso proprio dire di trattare con la stessa attenzione il banchiere e il manovale. Si presentano, però, situazioni diverse dal profilo psicologico. Ci sono pazienti che si affidano completamente al medico, non fanno domande. Altri che, invece, vogliono intervenire, essere informati anche sul piano tecnologico. Va detto che, oggi, grazie alla divulgazione scientifica, si è più preparati. Ricordo in proposito che, quando nel 1974 fu possibile praticare la coronografia, non era facile convincere a sottoporsi a quest’esame neppure una persona che soffriva di una grave angina, . Persino gli stessi medici esitavano. Adesso, questa diffidenza per le macchine è scomparsa. Con ciò, per arrivare alla diagnosi, rimane importante l’anamnesi, cioè la storia medica della persona e dei suoi familiari. Ci si deve parlare. Dietro a un’affezione cardiovascolare, ci sono concause diverse”. È vero che i ticinesi sono particolarmente esposti a questo rischio? “Lo confermano studi compiuti negli ultimi decenni, dai quali risulta una chiara tendenza alla pressione elevata. Le cause? Abitudini di vita, fra cui lo scarso movimento e il fumo, sempre più diffuso fra le donne. Da parte mia, evito d’imporre drasticamente un divieto. Cerco di spiegare le motivazioni della rinuncia coinvolgendo anche i familiari. La difesa della salute deve partire da una convinzione personale”.

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LA SALUTE COME BENE INDIVIDUALE E COLLETTIVO Ma la salute, oggi più che mai, appartiene alla sfera pubblica. E quindi alla politica. Lei, infatti, ha vissuto anche una lunga esperienza parlamentare. “Non sono entrato in politica per ambizione. Semmai, sacrificando, in parte, la carriera professionale. Ma è stata un’esperienza preziosa, anche sul piano umano. Ho avuto l’onore di essere il relatore della legge sanitaria cantonale, nel 1987, uscita da un intenso lavoro nelle commissioni. E proprio qui ho potuto misurare il valore del confronto democratico fra posizioni diverse: insomma, capire le ragioni del tuo avversario. Allora, in parlamento, c’erano altri due medici, Franco Cavalli e Giorgio Noseda: si è riusciti, mettendosi d’accordo, a portare avanti decisioni importanti per il buon funzionamento della nostra sanità”. Qual è, attualmente, il problema emergente? “Offrire al paziente cure adeguate con costi accettabili. Sembra un’ovvietà. Ma qui ci si trova alle prese con fattori contradditori. Da un lato, si parla di economicità delle cure, dall’altro crescono le esigenze dei cittadini. L’educazione alla salute, promossa dalla medicina preventiva, che induce a controllare il peso, ad alimentarsi correttamente, a non fumare, ha senza dubbio contribuito alla longevità. E quindi, paradossalmente, ci si trova in un circolo vizioso: la popolazione invecchia e questo costa. In altri Paesi si cerca di contenere i costi escludendo da certe terapie i cittadini più anziani. Ciò che sarebbe improponibile in Svizzera. Ma nel nostro stesso Paese, il consumo di terapie e di farmaci varia da una regione all’altra. Nella Svizzera centrale e orientale, dove sopravvive una cultura contadina, le richieste mediche sono minori rispetto a Zurigo, Ginevra e anche al Ticino. Si registrano, insomma, comportamenti diversi, sui quali influiscono anche i media e la pubblicità. Non si tratta, quindi, di dividere né di escludere, bensì di riuscire a stabilire un sistema assicurativo di base, finanziariamente sopportabile per tutti, e di ottenere il sostegno dello Stato per i pazienti cronici e gli anziani”.

CARDIOCENTRO: 10 ANNI IN ASCESA Il 22 dicembre 1995 si costituisce la Fondazione Cardiocentro Ticino, in seguito alla donazione del medico tedesco Eduard Zwick. In meno di tre anni si porta a termine la costruzione della clinica, dotata di attrezzature d’avanguardia. Il 1. luglio 1999 la struttura entra pienamente in funzione. Di natura privata, svolge un’attività chiaramente pubblica, operando a stretto contatto con l’adiacente Ospedale Civico. Lo sviluppo è stato rapido e continuo. Da 70 collaboratori si è passati a 300, in grado di trattare circa 3’000 pazienti all’anno. Inoltre, il Cardiocentro svolge un’importante attività congressuale, dedicata a simposi scientifici, come pure alla formazione e all’aggiornamento dei collaboratori. Di particolare rilievo, il congresso annuale sul tema della medicina d’urgenza. Oltre alle tre fondamentali specializzazioni - cardiologia, cardiochirurgia e cardioanestesia - il Cardiocentro s’impegna in ambiti aperti alle ricerche più avanzate. La struttura ospita, infatti, la Banca svizzera delle cellule staminali e il Laboratorio di diagnostica molecolare. È stato così possibile avviare l’Unità di terapia cellulare. Si guarda, insomma, alle nuove frontiere della medicina.

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E la cassa malati unica, sul modello di un’assicurazione obbligatoria come l’AVS? “Potrebbe essere una soluzione. Temo, però, che apra la via a un razionamento delle cure e a una perdita di libertà del paziente. Ma, bisogna sottolinearlo, il paziente stesso deve assumersi le sue responsabilità: evitare l’abuso di farmaci e terapie e stabilire priorità nel proprio bilancio. Prima le vacanze o l’assicurazione malattia? Un discorso impopolare, ma necessario”. CONOSCENZE IN CONTINUA EVOLUZIONE Per realizzare un progetto, tanto ambizioso come il Cardiocentro, su chi e su cosa ha potuto contare?


“Non è stato un miracolo. È invece il frutto sia di circostanze favorevoli, sia di lotte. Da un lato, ho avuto la fortuna di ottenere da un donatore, il medico tedesco Eduard Zwick, un fondo da destinare proprio alla creazione di un centro di cardiologia e cardiochirurgia. Dall’altro, le difficoltà mi hanno dato la spinta per continuare. Per quel che mi concerne, ho intensificato le relazioni con i maggiori centri specialistici partecipando, come relatore, ai due principali congressi che si tengono ogni anno in USA. È uno scambio importante di conoscenze in continua evoluzione. Ma al successo del Cardiocentro molto ha contribuito la collaborazione di persone in cui credevo. Sono cervelli indipendenti, dotati di spirito critico. Io li ascolto”.

GESTIRE LE SCONFITTE Oltre ai successi, ci sono inevitabilmente le sconfitte: la sofferenza e la morte. Da medico e da uomo, come riesce ad affrontare queste situazioni? “Nella malattia, si è entrambi coinvolti, paziente e medico. E quando perdo un paziente, che magari seguivo da decenni, è come se mancasse uno della mia famiglia. Quando torno a casa, i miei mi leggono in faccia che qualcosa è andato male. Ci vuole tempo per digerire queste sconfitte”. E come ci riesce? “Ho un carattere forte, che porta l’impronta di otto anni di col-

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ÂŤLa cassa malati unica?

Potrebbe portare a un razionamento delle cureÂť legio al Papio e poi di 1’100 giorni di servizio militare. Sono uno che sa lottare. E ricaricarsi, in tanti modi. Grazie agli affetti familiari: sono nonno di sei nipotini. Facendo sport, ascoltando musica e soprattutto leggendo, e non soltanto libri di aggiornamento scientifico, ma rievocazioni storiche, romanzi, i gialli di Grisham. Le giornate dovrebbero avere 48 ore per permettermi di leggere quel che vorreiâ€?. L’esercizio della medicina comporta, oggi piĂš che mai, problemi d’ordine etico e religioso. Qual è la sua posizione in proposito? “Sono grato ai Benedettini per l’educazione che mi hanno dato, sul piano religioso e filosofico. Mi considero sempre un cristiano cattolico credente, che però ha sviluppato senso critico. Nel nostro Paese, siamo anche un poco protestanti. Non mi pronuncio, nĂŠ pro nĂŠ contro l’eutanasia in assoluto. E mi astengo dal

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giudicare le scelte di altri di fronte a una sofferenza estrema. Sulla base della mia esperienza, posso dire che spesso le cose evolvono, per così dire, da sole: per esempio la somministrazione di oppiacei, per mitigare il dolore, probabilmente contribuisce ad accelerare la fine, senza interrompere volutamente la vita. Insomma, nella mia lunga attività, raramente mi sono trovato a dire se una persona doveva andarsene prima “togliendo la spina”, come si dice. Sono casi rari, e che fanno notizia. Si pensi a Eluana, di cui i giornali mostravano l’immagine di una bella ragazza giovane, falsando la realtà. Del resto, la decisione di una scelta così delicata spetta al paziente o ai suoi familiari. Non di rado, nel corso della malattia, si assiste a ripensamenti; prevale, fino in ultimo, la speranza di farcela”.

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Che cosa si sente di dire ai giovani? “Ponetevi un obiettivo in cui credere. Impegnatevi per raggiungerlo. Imparate a subire le critiche. Per quel che mi riguarda, sono riuscito a realizzare il mio progetto: il Cardiocentro. Ma non è mio, è dei ticinesi”.

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COME COMPORTARSI IN CASO DI EMERGENZA Cliccando qui, appariranno le mosse fondamentali d’intervento in caso di emergenza. A cura della Fondazione Svizzera di Cardiologia.

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A TAVOLA IN TICINO

Sandro Kneub端hler, Elvira Merlo, Giorgio Merlo, Luca Merlo e Aris De Angelis nella sala da pranzo.

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SULLA VIA DEL SALE

IN VAL LEVENTINA Luca Merlo, chef del ristorante Pizzo Forno di Chironico, vanta una lunga esperienza in campo culinario. Nel corso degli anni ha intrapreso un percorso di ricerca verso una cucina sgravata da tutti gli eccessi e uno stile culinario in cui la tradizione si fonde con sapori e sentori lontani dal territorio. Il fiore all’occhiello delle sue creazioni gastronomiche è rappresentato dalla ricca varietà di sali provenienti dal mondo intero.

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testo Alda Viviani - foto Rémy Steinegger

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l ristorante Pizzo Forno di ChiroDurante l’apprendistato al nico, in Val Leventina, ruota atPosta di Biasca ho avuto la torno alla figura del cuoco Luca conferma che il cammino Merlo, che gestisce il locale asintrapreso era davvero la sieme ai genitori Elvira e Giorstrada che intendevo pergio. Lo chef, benché non ancora correre”. quarantenne, vanta una lunga Terminata la formazioesperienza ai fornelli – che ora, ne, non ancora ventenne, con passione e rigore, tramanda decide di mettersi in proagli apprendisti Aris De Angelis e prio e prende le redini del Sandro Kneubühler – tra i quali ha Pizzo Forno. Per una deciiniziato a destreggiarsi sin da bimbo, na d’anni propone una cuciClaudio Nobbio, Cucina siciliana insolita. Ricette classiche rielaborate per il riquando, da cuoco in erba, si dilettava a na semplice, senza grandi prestorante e la casa, Dario Flaccovio Editore, stupire i genitori, anch’essi ristoratori, tese. Poi, la svolta che lo porterà ISBN 88-7758-710-5. con i primi risotti. Quello che inizialmente a dare un’impostazione del tutto era un gioco dettato dalla passione, si è con il diversa alle sue concezioni culinarie. tempo trasformato in una professione vera e propria, Un’evoluzione strettamente legata al perimparata alla scuola di Giovanni Piccioni, lo chef che seducorso evolutivo interiore intrapreso da Luca. “Mi ceva i palati più esigenti. “Piccioni è stato un grande maestro. sono lentamente avvicinato a una nuova visione della vita e, di

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A TAVOLA IN TICINO

conseguenza, anche a una nuova concezione della mia cuci- Ricchi di minerali e oligoelementi, questi fiocchi e cristalli prona”. Pronuncia queste parole con la serenità conquistata grazie venienti dall’evaporazione delle acque, sono dei veri gioielli al percorso intrapreso. Quest’evoluzione lo porta a sperimen- della natura che, a seconda dalla zona di raccolta, sprigionano tare accostamenti e ingredienti nuovi, come ad esempio i fiori un sapore proprio. Anche il colore presenta infinite possibilità, che utilizza per il filetto di sogliola alla malva e calendula con dal bianco al nero passando attraverso delicate sfumature rosa, sale nero hawaiano, regalando nuove sensazioni cromatiche e rosse e addirittura blu. “Le diverse varietà di questo meravigliogustative. A poco a poco lo chef rivede le sue ricette, toglien- so prodotto permettono di esaltare o modificare il sapore origido gli eccessi che appesantiscono il risultato finale, per fare in nale dell’ingrediente principale”. Per dimostrarlo, Luca porge modo che i sapori originali siano riconoun vassoio con fettine di patata cosparse di scibili. In altre parole, per mettere in valosali diversi. All’assaggio si percepiscono INFO re l’essenza e la purezza dell’ingrediente nettamente le varie sensazioni gustative. Ristorante Pizzo Forno Da Luca principale. Come ad esempio il vitello tonAnche la loro consistenza - secca, umida, 6747 Chironico nato, che deve sapere di tonno e che Luca croccante, friabile - crea effetti molto divertel. 091 865 16 26 prepara senza l’aggiunta di capperi e si tra loro. Tra i sali più sorprendenti, quel(si consiglia di riservare) acciughe. O come la mousse al cioccolato, lo nero di Cipro, i cui croccanti cristalli piwww.pizzoforno.ch la cui presenza conferisce al dessert la dolramidali, arricchiti di carbone attivo, si riMenu gastronomico, 6 portate, cezza necessaria senza dover ricorrere allo trovano ad esempio nel carpaccio di riccioda fr. 65.– a fr. 70.– zucchero. la farcita ai pomodorini. Oppure il sale Il punto forte della carta, che cambia menindiano Kala Namac, ricco di fosforo, che silmente nel rispetto del ritmo delle stagioni, sono i menu ga- conferisce un delicato sapore d’uovo sodo agli asparagi. Il sale stronomici. Un mosaico di proposte per palati raffinati, i cui tas- affumicato, spolverato sugli scampi scottati, dà invece la sensaselli permettono di assaporare a tutto tondo, dall’antipasto al zione che l’ingrediente sia stato trattato con il fumo, senza che dessert, lo stile culinario di Luca Merlo. Scorrendo le varie pie- lo sia veramente. Per Luca questi preziosi cristalli non hanno tanze che li compongono, colpisce la frequenza con cui ricorro- confini e non esita a usarli anche nei dolci. Ma forse è nella crono vari tipi di sale, da quelli più noti a quelli più ricercati, la cui sta che avvolge il filetto di manzo che essi sprigionano tutto il provenienza abbraccia l’intero continente, dal Mediterraneo al- loro potere. I sette sali impiegati e provenienti da ogni angolo l’India, fino al Sudamerica. Il sale, o meglio, i sali, sono il fiore del globo esprimono al meglio l’essenza del saporito ed essenall’occhiello della sua cucina. Luca lavora con i sali naturali. ziale percorso culinario intrapreso da Luca Merlo. ECCOVI TRE RICETTE PROPOSTE DAL RISTORANTE PIZZO FORNO DA LUCA

A N T I PA S T O PENITENTE FANTASIA DI CARPACCIO AL FILETTO DI MANZO Ingredienti: 4 persone • 2 tuorli • 2 dl d’olio d’oliva • il succo di 1/2 limone • curry, zucchero, sale q. b. • 1 dl di brodo vegetale • 20 fettine di filetto di manzo, ca. 400 g • sale di Maldon q. b.

Preparazione Emulsionare i tuorli con l’olio, il succo di limone, il sale, lo zucchero e il curry fino a ottenere una maionese omogenea e densa. Aggiungere quindi il brodo tiepido poco alla volta fino a ottenere una salsa leggermente dolce e di consistenza non troppo liquida. PRESENTAZIONE: versare non troppa salsa nel centro del piatto, adagiare le fettine di filetto tagliate al coltello, cospargere di sale di Maldon, decorare con germogli e servire.

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PRIMOPIATTO PROVOCAZIONE DI PERSICO ACCOMODATO NEL MITO DELLE VALCHIRIE

CHENELLE DI POMODORO • 2 pomodori • 1 filetto d’acciuga • 3-4 capperi • sale nero di Cipro q. b. • olio d’oliva

MORBIDEZZE GARBATE DI MOUSSE AI TRE CIOCCOLATI Ingredienti: 4 persone MOUSSE BIANCA • 2,5 dl di panna semimontata • 100 g di cioccolato bianco MOUSSE AL FONDENTE • 2,5 dl di panna montata • 100 g di cioccolato fondente MOUSSE AL TOBLERONE • 2.5 dl di panna montata • 100 g di Toblerone

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Preparazione Per la mousse bianca, sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria, a calore molto basso. Quando è sciolto, fare raffreddare 2 minuti e amalgamare il più veloce possibile con la panna. Per la mousse al fondente e per quella al Toble-

rone, ripetere lo stesso procedimento della mousse bianca, sostituendo il cioccolato bianco con quello fondente e con il Toblerone. Fare riposare ogni mousse almeno 4 ore in frigorifero. PRESENTAZIONE: con il porzionatore per gelato precedentemente immerso in acqua tiepida formare sul piatto tre palline a testa, una per ogni varietà di mousse. Decorare a piacere.

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CREMA DI BALSAMICO • 8 g di zucchero • 30 g d’aceto balsamico • 10 g di peperoncino

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FILETTI • 800 g di filetti di pesce persico • farina • sale rosa Murray River q. b. • olio di girasole q. b.

Preparazione FILETTI: salare i filetti, infarinarli e cuocerli pochi minuti in una padella antiaderente calda con poco olio. SALSA: far caramellare lo zucchero, aggiungere l’aceto e il peperoncino e far ridurre fino a ottenere uno sciroppo denso. QUENELLE DI POMODORO: sbollentare i pomodori e privarli della pelle. Tagliarli in quattro e privarli dei semi. Tritare i pomodori e condirli con gli ingredienti tritati finemente. Regolare di gusto con il sale nero di Cipro e l’olio d’oliva. PRESENTAZIONE: adagiare i filetti sul piatto, guarnire con 1 chenella di pomodoro, degli spicchi d’arancia pelata al vivo e la crema d’aceto balsamico. Finire con poco olio d’oliva e accompagnare con verdure a piacere.

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Ingredienti: 4 persone

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CANI, GATTI & CO.

DI MAMME, GATTINI E

SEPARAZIONE Un arrivo in punta di zampe. Un parto nelle mani. Breve storia di una gatta randagia e di una famiglia che l’ha accolta.

a cura di Elena Stern-Balestra

I RAPPORTI DI MAMMA GATTA CON LA PROLE Gentile dottoressa, i miei genitori hanno una casa con giardino, e io li vado a trovare spesso; ad un certo punto hanno praticamente “adottatoâ€? una gatta randagia che arrivava da loro, dandole da mangiare, pur avendo giĂ un gatto in casa. Una sera, mentre la gatta randagia che abbiamo chiamato Agata era accovacciata sulle mie gambe a ricevere coccole, mi ha

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partorito tre gattini! Un’esperienza entusiasmante e bellissima. Ora però purtroppo non possiamo permetterci di tenerli tutti! La mia domanda e dilemma è: dando via i gattini, come reagirĂ mamma gatta? Quanto ne soffrirĂ ? Agata è una gatta molto premurosa e amorevole e non perde mai di vista tutti e tre i suoi gattini. Come mi devo comportare? Mi sembra di farle del male, visto che lei ha avuto questa fiducia in me, a tal punto da farli nascere in braccio. Michela, Bellinzona

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La piĂš piccola quattro posti con cuore e intelletto. my-iQ.ch

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Beat Schlatter si impegna per sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sul problema del colesterolo e sostiene la Fondazione Svizzera di Cardiologia.

Anche gli animali sviluppano legami di attaccamento, così come facciamo noi umani. Evidentemente Agata è ora molto premurosa nei confronti dei suoi gattini e rivolge loro ogni attenzione. Questi legami non mantengono però la stessa intensità per tutta la durata della vita: a partire dallo svezzamento, mamma gatta si prepara a separarsi dalla sua prole: ciò fa parte di un ciclo naturale. Trovare casa ai nuovi arrivati non è un tradimento verso la micia, bensì un gesto responsabile. In condizioni naturali, e se vi sono spazio e cibo sufficienti, i gatti possono vivere in gruppi anche numerosi. Normalmente queste colonie sono composte da una gatta e dalla sua discendenza femminile, mentre i maschi tendono a lasciare il gruppo in cerca di nuovi territori e nuove femmine. Se pensa di tenere uno dei gattini, le consiglierei dunque di tenere una micetta piuttosto che un maschio. Un’ultimo consiglio: per evitare una crescita incontrollata del vostro gruppo di gatti e il diffondersi di malattie contagiose, è consigliabile provvedere alla sterilizzazione delle femmine e ad un’adeguata profilassi vaccinale.

«Fare la spesa nel modo giusto fa bene. Anche al mio colesterolo.»

LA SETE DEI GATTI Gentile dott. Elena, il mio gatto, un maschio di sette anni, non beve l’acqua dalla sua ciotolina per nessuna ragione, tanto che ormai non gliela offriamo più. Beve invece sempre dalle pozzanghere, e quando non ne trova, salta nel lavandino e piange finché non gli apriamo il rubinetto. Va detto che altrimenti non è per nulla schizzinoso in fatto di cibo. Come mai allora l’acqua dalla ciotolina proprio non la vuole? Lettera firmata Innanzitutto va detto che i gatti provengono originariamente dalle zone semidesertiche del nord-Africa. Essi si sono dunque dovuti adattare alla scarsità di acqua presente in quelle regioni e per questo consumano relativamente pochi liquidi. Da osservazioni sul comportamento del gatto domestico è risultato che in genere esso non gradisce bere nello stesso luogo in cui mangia e tende a evitare recipienti in plastica e inox. Se l’acqua viene offerta in recipienti in vetro o ceramica in un luogo diverso da quello dove il gatto riceve il cibo, il consumo giornaliero di liquidi può aumentare addirittura di un terzo. La maggior parte dei gatti preferisce inoltre dell’acqua che sia rimasta qualche tempo nel recipiente che non l’acqua fresca del rubinetto. Non è raro infatti vedere gatti d’appartamento che preferiscono l’acqua dei sottovasi a quella fresca nella ciotola. Il suo gatto non fa dunque eccezione. Per garantirgli un apporto sufficiente di liquidi, particolarmente importante soprattutto se dovesse ricevere un alimento secco, le consiglio di mettergli a disposizione un recipiente in vetro da almeno 2 litri riempito fino al bordo. Ogni giorno aggiunga nuova acqua per sostituire quella evaporata o che il gatto ha bevuto. Per le vostre domande: Illustrazione Ticinese, “Cani, gatti & Co.”, C.P. 418, 6908 Lugano, oppure via e-mail: info@illustrazione.ch, indicando come soggetto “Cani, gatti & Co.”

Beat Schlatter lo sa: un’alimentazione equilibrata può influenzare positivamente il livello del colesterolo. Ma lui fa ancora di più. Con una porzione giornaliera di Benecol. Queste bevande a base di yogurt contengono stanoli vegetali che – è scientificamente provato – riducono l’assorbimento del colesterolo nel corpo. PROVATELE ANCHE VOI! Maggiori informazioni sul sito www.emmi-benecol.ch o al numero 0080 0090 00100


DESTINAZIONE FAMIGLIA

Le cascate del Reno, con il castello di Laufen (a sinistra) e il castello di Wörth.

LE CASCATE

DEL RENO S

ul fiume vi è un andirivieni di battelli che permettono ai curiosi di avvicinare l’imponente muraglia d’acqua, che si riversa nel fiume con una media pari a 600 metri cubi d’acqua al secondo. Qualche spruzzo d’acqua fresca in faccia, un rumore assordante, qualche emozione quando il battello va a domare la cascata… un’esperienza che piacerà sicuramente a visitatori di tutte le età, benché il bagno non sia possibile a causa della forza della corrente. Diverse sono le possibilità di escursione, tra esse la “Felsenfahrt”, che porta nel cuore della cascata, su una rocca la cui

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ascesa è consentita. Questo stretto promontorio naturale offre un panorama a 360 gradi e vi farà vivere in prima persona l’esperienza della forza della natura. L’“Uberfahrt” vi condurrà invece sull’altra sponda del fiume, per una passeggiata lungo una scalinata in collina, sulla cima della quale si può visitare il castello di Laufen. Potrete anche imbarcarvi per la “kleine Rundfahrt”, un giro che vi consentirà di avvicinarvi al mulinello della cascata a pochi metri. Emozione garantita. Nell’arco di una mezza giornata avrete tuttavia la possibilità di effettuare tutti i tre giri a un prezzo preferenziale. Tra un’e-

A Neuhausen am Rheinfall, a pochi chilometri da Sciaffusa, si possono ammirare le cascate del Reno, la cui larghezza di 150 metri le rende le più grandi d’Europa. testo Coralie Nativel - foto Stefano Ember

scursione e l’altra, i bambini potranno divertirsi nel parco giochi di fronte alla cascata. Vi sono anche due ristoranti nei pressi dell’imbarcadero. Lungo il Reno, molte sono le possibilità di svago lungo le rive, a piedi oppure in bicicletta. Sarebbe poi un peccato non approfittare del fatto di trovarsi nella regione per andare alla scoperta della bella città medievale di Sciaffusa (a 10 minuti di macchina/Bus n° 1 diretto dalle cascate) oppure il bellissimo paese di Stein Am Rhein, un vero gioiello all’est di Sciaffusa (25 minuti in auto, con il treno oppure con il battello risalendo il Reno in due ore).


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COME ANDARCI? Da Lugano, in auto, prevedere 3 ore e 15 minuti. Prendere l’autostrada verso nord fino a Zurigo, poi seguire i cartelli per Winterthur/Schaffhausen. Uscire a Neuhausen am Rheinfall e seguire le indicazioni per “Rheinfall”. Sul posto vi sono numerosi posteggi (5.- franchi per la giornata). Col treno prevedere circa quattro ore. Alla stazione prendere il bus n° 1 diretto alle cascate.

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1. Dal castello di Wörth, vicino a Neuhausen, partono le barche per l’esplorazione delle cascate del Reno. 2. Al centro della cascata si trova una roccia sulla quale si può salire per ritrovarsi circondati dalla massa d’acqua. 3. Con le barche si possono fare diverse escursioni intorno alle cascate e sul Reno. 4. Le barche si avvicinano alle cascate a tal punto che si può godere di una leggera doccia rinfrescante. 5. Di notte fino alle ore 23, le cascate sono illuminate con un nuovo sistema d’illuminazione. 6. L’incantevole nucleo storico di Stein am Rhein si trova sul Reno a est delle cascate e dista da esse solo 25 minuti. 7. La fortezza di Munot domina il nucleo vecchio di Sciaffusa.

QUANTO COSTA? Le escursioni con il battello sono gratuite per i bambini fino a 6 anni. “Felsenfarht”: dai 6 ai 12 anni, franchi 3.50, 6.50 per gli adulti. “Uberfahrt”: 5.- franchi andata e ritorno per gli adulti e 3.- per i bambini. “Kleine Rundfahrt”: franchi 6.50 per gli adulti e 3.50 per i bambini. Si possono fare tutte e tre le escursioni ad un prezzo preferenziale di 11.- franchi per adulto e 5.50 per bambino. DOVE DORMIRE? Vi sono parecchie possibilità di alloggio nelle vicinanze. A Flurlingen, un paesino molto tranquillo a cinque minuti di macchina dalle cascate, c’è per esempio la Gasthof Frohsinn, un piccolo albergo molto carino con un bel giardino, dove la camera doppia costa 150.- franchi, colazione compresa. È facile da trovare, basta seguire i cartelli già presenti nel centro di Neuhausen (www.gasthof-frohsinn.ch). DA SAPERE? Le cascate sono accessibili tutto l’anno, ma le escursioni in barca sono possibili da aprile ad ottobre. D’estate iniziano alle ore 9.30 per terminare alle ore 18.30; in maggio e settembre l’orario è compreso tra le 10 e le 18, mentre in aprile e ottobre tra le ore 11 e le ore 17. La sera le cascate sono illuminate fino alle ore 23. Per le fotografie il momento più propizio è il pomeriggio.

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DA NON CREDERE

curiosità di Pigi

UN SEGNO PARTICOLARE Il 16 gennaio 1868, Giuseppe Alessandro Cattaneo comunicava, sul “Foglio ufficiale”, di aver trovato un cane avente, come segno particolare, una “striscia rossonera al deretano”. COI DENTI La notte di San Silvestro del 1901, in un ristorante di Bellinzona, due avventori si mettono a litigare a causa di una donna e uno, ad un dato momento, “azzanna il naso del rivale, lasciandoglielo pressoché staccato”.

PROBLEMI DI ALLORA Si legge nel rendiconto statale per il 1873: “I medici cominciano a scarseggiare nel Ticino; più felice orizzonte è aperto nelle Americhe e in altre terre”. L’IDEA L’8 ottobre 1881 si accenna per la prima volta, sulla stampa, all’idrovia LocarnoVenezia, per la quale vi è già un progetto firmato dall’ingegner Guscetti.

GLI AUSILIARI La Polizia ticinese intendeva acquistare, nel 1906, “bracchi inglesi” per dare la caccia ai delinquenti. IL FUNGONE Nell’ottobre del 1913, Michele Besagni trovò, sul Monte Ceneri, un fungo che aveva una circonferenza di 76 centimetri e un’altezza di 26; pesava 950 grammi e fece parlare le cronache giornalistiche. SPARITI Un pastore scorse sul Gazzirola, il 1. dicembre 1899, tre orsi; la battuta, subito organizzata, non diede però risultati.

SEMIVESTITO Nel maggio del 1901, il circo equestre Travaglia presentò il numero del “Signor Alfonso, cavallerizzo a dorso nudo”.

AMICA DEL FREDDO Nel dicembre del 1913, nella proprietà di Celso Vanina a Biasca, una vite era in “piena vegetazione”.

TANTI Durante l’ottocentesco “boom” della bachicoltura, nelle filande del Ticino lavoravano “circa 18’000 operai”.

UN PROGETTO Alla fine del 1906, si parlava della possibile realizzazione, a Bellinzona, di un “ippodromo stabile”.

1900

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SALUTE

AHI...MI SCOPPIA

LA TESTA A

bbiamo interpellato il Dr. med. René Wullimann, specialista FMH in Neurologia e Agopuntura a Lugano, per approfondire i vari aspetti di questo disturbo tanto frequente. “L’emicrania non è un’invenzione moderna, bensì un’affezione molto antica. È appunto nell’antichità che si ritrovano le prime descrizioni. Possono soffrirne indistintamente donne, uomini e bambini e spesso si tratta di un’affezione familiare per cui diventa determinante una certa predisposizione. Predisposizione che, però, ha anche a che fare con la personalità: gli emicranici infatti sono generalmente considerati individui molto esigenti con se stessi e verso gli altri, perfezionisti, energici, rigidi e ossessivi, si ha spesso l’impressione che l’emicranico sia troppo duro con se stesso e senta verso gli altri una sensazione coercitiva d’obbligo. Tuttavia queste caratteristiche non vanno generalizzate”. MA CHE COS’È ESATTAMENTE L’EMICRANIA? “La società internazionale delle cefalee si occupa di approfondire la diagnosi delle cefalee (cefalea = mal di testa) e di tenere un catalogo in cui tutte le forme conosciute di cefalee vengono de-

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Si stima che nel mondo circa il 10-15% della popolazione soffra di crisi emicraniche a ripetizione. La frequenza del fenomeno è in funzione dell’età, soprattutto tra i 30 e i 40 anni, con una predilezione per le donne, che ne sono afflitte fino a tre volte più frequentemente degli uomini. testo Stéphanie Scatizza

scritte, almeno un centinaio di tipi. Le cefalee si possono dividere in due grandi gruppi principali, quelle primarie e quelle secondarie. L’emicrania appartiene al gruppo delle cefalee primarie, insieme alle cefalee da tensione, alle algie del viso e ai diversi mal di testa cronici. Il gruppo delle cefalee secondarie viene rappresentato invece dalle cefalee pericolose, sintomatiche di una malattia o un trauma, così come dalle cefalee croniche di origine medicamentosa, indotte cioè dai medicamenti. Per un trattamento adeguato appare quindi importante porre una diagnosi precisa con l’aiuto del proprio medico curante e se necessario anche di uno specialista. La diagnosi e la giusta informazione sono di per se già un trattamento, con diminuzione dell’angoscia”. SINTOMI “L’emicrania è un disturbo della funzione cerebrale primaria, con dolori al capo (cefalee) che appaiono durante delle crisi, associate ad un malessere generale. Gli elementi principali che caratterizzano questo tipo di cefalea sono l’inizio e la fine dei dolori, una durata precisa della crisi insomma, che lascia il pazien-


«Le cefalee si possono

... possono essere provocati dalla carenza di biotina.

aiuta ad eliminare questo stato di carenza. Lo sviluppo di capelli e unghie sani Cellule specializzate (cellule epidermiche) nella matrice dei capelli , rispettivamente delle unghie si riproducono per scissione cellulare e si spingono lentamente verso gli strati cutanei superiori . Maturando, formano la proteina filamentosa cheratina, elemento costitutivo principale di capelli e unghie. La cheratina conferisce a capelli e unghie resistenza.

Così agisce la biotina La biotina agisce sulla moltiplicazione delle cellule matrici di capelli e unghie , favorisce la formazione di cheratina e ne migliora la struttura.

dividere in due grandi gruppi principali» CAUSE “Come detto in precedenza, è evidente che l’emicrania è il risultato di diversi fattori scatenanti quali la predisposizione, l’età, una certa “disponibilità di spirito”, una situazione stressante, che insieme a dei punti trigger possono provocare una crisi emicranica. È importante un controllo della vista in quanto un affaticamento visivo può scatenare una crisi emicranica. Tra le varie cause interne, va ricordata una diminuzione della ferritina, cioè della riserva di ferro, che va quindi sempre controllata. Nella donna, l’emicrania catameniale (prima o durante il ciclo), è causata da una caduta degli estrogeni a fine ciclo. Un trattamento specifico va discusso quindi anche con il proprio ginecologo. In quest’ambito va ricordato che l’assunzione dell’anticoncezione orale (pillola), che potrebbe a volte ridurre la frequenza delle crisi, è controindicata nella donna affetta da emicrania e che fuma-

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Caduta dei capelli… Capelli deboli… Unghie fragili…


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trice per il rischio di trombosi venosa cerebrale. Prima di intervenire con dei medicamenti, è importante sottolineare che esistono elementi chiave che possono contribuire ad una riduzione della frequenza e dell’intensità delle crisi emicraniche: un sonno regolare e di durata sufficiente, in particolare con risveglio ogni mattina alla stessa ora anche il fine settimana, in particolare per evitare l’emicrania da weekend; un’alimentazione regolare ad orari fissi previene un’eventuale ipoglicemia che può essere un fattore scatenante delle crisi emicraniche; è importante un’assunzione sufficiente di liquidi durante la giornata ed è opportuno individuare, nei pazienti sensibili, possibili alimenti scatenanti come cioccolata, alcol, banane, formaggi forti ecc. Va evitata l’assunzione di grandi quantità di caffeina e teina. È consigliabile poi evitare l’esposizione ad una luce troppo intensa, rispettivamente evitare il passaggio rapido dalla luce all’oscurità. L’approfondimento anamnestico prende ancor più importanza per le conseguenze terapeutiche nel bambino, nel quale si cerca ancor più di evitare la via medicamentosa”. TERAPIE TRADIZIONALI “Qualora la prevenzione non fosse sufficiente, si può proporre una medicazione specifica. Alla base della scelta dei medicamenti più adeguati, sia a carattere sintomatico (contro il dolore del momento e della crisi stessa), sia preventiva (atta cioè a diminuire la frequenza delle crisi stesse), sta una diagnosi precisa del medico curante o dello specialista. È evidente quindi che va assolutamente evitata l’automedicazione: il rischio infatti è quello di instaurare, qualora l’assunzione di medicamenti sintomatici dovesse diventare frequente, delle cefalee di origine medicamentosa. In base alla conoscenza dello stato del paziente, il medico curante sceglierà dei medicamenti adatti, sia sintomatici sia preventivi, se necessario con l’aiuto di uno specialista. È importante verificare l’efficacia dei trattamenti con un calendario delle cefalee, che il paziente dovrebbe riempire in maniera adeguata annotando l’intensità, la durata e la frequenza delle crisi, così come la presa medicamentosa, l’efficacia del medicamen-

to stesso e i possibili fattori/situazioni scatenanti. Un’alleanza trasparente tra paziente e medico curante aiuterà a sconfiggere, o almeno a rendere meno penosa, un’emicrania che può durare anche diversi anni”. TERAPIE ALTERNATIVE “Anche in quest’ambito va ricordata l’importanza di una diagnosi precisa al fine di scegliere una terapia adeguata. Le tecniche di rilassamento (per es. tecniche respiratorie, yoga, training autogeno) giocano un ruolo importante e si rivelano molto efficaci. Per mia esperienza posso confermare la buona efficacia dell’agopuntura, tecnica per altro già riconosciuta da tempo per questa patologia nella medicina tradizionale cinese che, ricordiamo, tratta il profilo energetico completo dell’individuo, riequilibrandolo. Questa presa a carico “olistica” (cioè dell’individuo in senso completo), non va comunque perseguita solo nell’ambito delle terapie alternative, ma andrebbe sempre cercata anche nella medicina occidentale”. LE DIECI REGOLE FONDAMENTALI – Importanza di una diagnosi corretta posta dal medico curante, se necessario con l’aiuto dello specialista. – Informazione completa da parte del medico curante/specialista delle possibilità preventive, terapeutiche sintomatiche e preventive. – Insistere dapprima sulla prevenzione con misure comportamentali. – Evitare l’automedicazione, rischio di sviluppo di cefalee medicamentose. – Conoscenza dei medicamenti sintomatici. – Conoscenza dei medicamenti preventivi. – Verifica dell’efficacia del trattamento e ricerca delle cause scatenanti tramite un calendario delle cefalee. – Ricorso alle terapie alternative e complementari sempre dopo una corretta diagnosi. – Se il mal di testa non è abituale (cioè mai sentito fino a quel momento) ricorrere subito al medico/ospedale. – La donna emicranica che fuma non deve assumere la pillola per il rischio di trombosi venosa cerebrale.

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2a PARTE

VIAGGI

NELLA TRIBÙ DI OUASSADIEU Squarci a tratti tra le nuvole permettono di intravedere i rilievi della Grande île, quindi le coste, le spiagge e il mare. Il cielo diviene terso, il sole s’impossessa dell’orizzonte e illumina alcune isole disabitate contornate da uno splendido mare turchese. Il volo sul piccolo bimotore da Noumea all’isola di Ouvea, una delle tre che compongono l’arcipelago della Loyautè, dura poco più di mezz’ora, ma la distanza tra i due mondi è molto maggiore. Sto per trovare un autentico piccolo Paradiso.

testo e foto Roberto Schneider

UNA “CASE” DI FOGLIE TUTTA PER ME Il mattino l’aeroporto locale, quello dei voli “inter îles”, è frequentato prevalentemente da persone di stirpe melanesiana o polinesiana. Alla sala d’attesa del mio volo trovo un paio di kanak assonnati, un apatico caledonien, una coppia di turisti francesi che paiono vivere in un mondo tutto loro, seduti stretti stretti, guardandosi sempre teneramente negli occhi, e due asiatici. Non mi resta dunque che conversare con questi ultimi, che però mi rendo conto capiscono solo il giapponese e contraccambiano il mio saluto con gentili sorrisi e convenevoli nella loro lingua. Sono indubbiamente simpatici e divertenti, ma mi domando come siano arrivati sino in quel posto e soprattutto come proseguiranno il loro viaggio. Ma

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sarà sorprendentemente proprio il sottoscritto ad incontrare le maggiori difficoltà, una volta atterrati sulla piccola isola di Ouvea. Una vettura, infatti, attende

«Vi è anche chi

vuole andarsene da qui» il caledonien, alcune camionette caricano i passeggeri kanak, mentre il minibus di un piccolo albergo di livello superiore, l’unico dell’isola, accoglie i giapponesi

con un cartello di benvenuto nella loro lingua… ed io resto lì, solo sotto le palme, a domandarmi dove potrò andare. Non vi sono infatti mezzi pubblici, né taxi sull’isola, una fine striscia di terra lunga una quarantina di chilometri, senza rilievi, con una costa est esposta ai venti dell’oceano e una laguna corallina a ovest che protegge una infinita spiaggia che si affaccia su di un mare dalle tonalità indescrivibili. Le isole della Loyautè preservano ritmi e cultura kanak. Qui si vive ancora in villaggi tipici di “case” - costruzioni circolari di paglia -, si ossequiano le decisioni dei capi tribù e ci si guarda bene dall’infrangere i tabù. Stephan, colui che accoglie i due giapponesi, pare essere l’unica alternativa ad una camminata sotto il sole con lo zaino in spalla. Il


Ogni volo “inter îles” permette di ammirare lo splendido mare.

kanak di sangue misto è molto gentile e dopo aver portato i due clienti all’albergo, mi aiuta nella ricerca di un alloggio “chez l’habitant”, come descrivono qui le “case” che nelle tribù vengono affittate agli stranieri. In pratica ci si trova immersi nella vita della comunità e le famiglie che danno ospitalità sono liete di introdurti nella cultura kanak, se mostri loro il tuo interesse. MANGI IL PESCE CON LE MANI? Bella mi osserva compiaciuta mentre mangio. La osservo anch’io cercando di interpretare il suo sguardo. Ci conosciamo da poco. Mi ha invitato alla sua tavola per il pranzo domenicale appena giunto alla tribù. Poi mi dice: “mangi il pesce

«Quando cala

la notte, poi, tutto tace, una pace immensa» con le mani”. Le rispondo un poco sorpreso dicendo che anche loro lo stanno facendo. Ridono e mi dicono che i “metro” - gli uomini bianchi - di solito chiedono loro forchetta e coltello e si rifiutano di mangiare con le mani, mentre io mangio come un kanak. Beh, io non sono un parigino. Ci è voluto veramente poco per rompere il ghiaccio con Bella e Hari, il suo corpulento compagno. La coppia è estremamente cortese anche se non sono dei chiacchieroni. Li osserverò spesso nei giorni successivi, affascinato dalla vita pacifica che conducono. La tranquillità di Bella quando si occupa della cucina, mentre Hari accudisce i maiali poco lontano. Il pomeriggio li scopro sovente sdraiati nella loro capanna di foglie e la sera su di una stuoia sotto il cielo stellato a parlare della loro vita o a provare alcuni accordi con una vecchia chitarra. Attorno vi sono le casupole della tribù di Ouassadieu. Una comunità relativamente

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VIAGGI

Ai bimbi kanak basta un vecchio tronco per divertirsi.

piccola e tranquilla. Vi regna spesso un grande silenzio, interrotto solo occasionalmente dalle grida dei bimbi che giocano nella natura e dall’abbaiare di un qualche cane. Quando cala la notte, poi, tutto tace, una pace immensa che anche le onde del mare, il vento e i grilli paiono voler rispettare. C’È CHI VUOLE FUGGIRE DAL PARADISO Trascorro le giornate gironzolando per l’isola, un errare forzatamente casuale e che spesso dipende da incontri occasionali e… dall’autostop. È questo, infatti, l’unico modo per muoversi sulla sola strada che percorre da nord a sud la lingua di terra. Spesso gli isolani sono lieti di incontrare qualcuno che li accompagni nei loro spostamenti, che in ogni caso non durano mai più di una mezz’ora. Tutti qui si salutano, un cenno di mano o un “bonjour” ed è facile conoscere le perso-

ne. Un anziano pescatore mi chiede di scattargli una foto, poi quando gliela mostro sul display osserva che non è più gio-

«Qui si vive ancora in costruzioni circolari di paglia» vane come una volta. I suoi occhi sono però sempre molto attenti e osservando il mare mi mostra dove sono i pesci e dove ora si deve lanciare la lenza. Io invero

non vedo assolutamente nulla, ma per lui è sufficiente una leggera diversità nella tonalità del mare o un poco di spuma per comprendere cosa vi sia sotto la superficie. Mi accontento di contemplare quelle acque dagli splendidi colori, la spiaggia bianca e infinita, le palme che adornano e nascondono i villaggi di casupole di paglia e foglie, i colori dell’alba e del tramonto. Un vero piccolo Paradiso. Ma vi è anche chi vuole andarsene da qui. È il caso di un commerciante di origini vietnamite che incontro - manco a dirlo quando mi dà un passaggio sulla sua camionetta. Mi domanda a sorpresa cosa ci faccia io su quell’isola, dove non c’è proprio nulla, solo palme e mare, a suo avviso una desolazione! Lui, dopo avervi trascorso tutta la vita, se ne andrà presto. Mi dice che emigrerà sulla costa orientale del Canada. Un luogo alquanto differente, freddo, molto freddo d’inverno e poi anche decisamente più costoso della Nuova Caledonia e per quanto ne so io, anche abbastanza restrittivo nel concedere i permessi di soggiorno agli stranieri. Mi ribatte che tutto ciò non è un problema. Quando nevica basta vestirsi, mentre il visto l’ha già: con i soldi si compra tutto nella vita. Lo guardo un poco perplesso, gli abiti trasandati e sporchi alla guida della vecchia camionetta. Poi lui aggiunge: “Ho già acquistato diversi terreni laggiù e depositato un paio di milioni di dollari nelle banche locali”, poi ride di gusto. Sa bene di avermi sorpreso. Lo rivedrò alcuni giorni dopo sul volo di ritorno a Noumea. Ben abbigliato, con una valigetta ventiquattrore di marca e sempre molto cordiale. CONTINUA.

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ESCURSIONI

ATTORNO ALLA COLLINA

Escursione: Montagnola - Carabietta - Càsoro - Barbengo - Agra - Posmonte - Bigogno - Montagnola testo e foto Giosanna Crivelli

“La mappa può suscitare nella mente immagini visive, richiamate dalle miniere della memoria dell’osservatore” Rudolph Arnheim Ho sempre amato le carte topografiche 1:25000. Le guardo con piacere sensoriale, l’occhio percorre sfumature di colore, rotondità e asperità, a comparti si creano forme che suggeriscono un viaggio immaginario. A dipendenza dello stato d’animo del momento, e della curiosità che i segni grafici suscitano, scelgo un percorso, seguendo associazioni di pensiero che vengono da altri percorsi, quelli della mente. A volte la fine linea tratteggiata che rappresenta il sentiero, nella realtà risulta essere di difficile percorrenza. Possono essere sentieri poco frequentati e non più mantenuti. E diventa avventura, esplorazione e libertà, una dimensione che mi ha sempre attratto, ma che in un territorio selvaggio come quello del Ticino richiede capacità di orienta-

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mento e prudenza. Ora, oltre alle carte dell’Ufficio federale di topografia, vi sono le carte topografiche e fotografiche Quadraconcept, in cui i sentieri ufficiali, quelli mantenuti e

«Sentieri, quella

linea rossa da seguire» segnalati, sono evidenziati in rosso. Guardando la cartina “Lugano” constato che uno dei tracciati rossi passa davanti a casa. E scelgo questa escursione, che mi porta a rivisitare luo-


ghi conosciuti. Dalla piazza di Montagnola la Via Miningera, asfaltata, è lunga. Ma a percorrerla così, alla ricerca di stimoli e di immagini, si trasforma. Un albero esotico accanto al Monte Rosa. Una bicicletta d’epoca eretta a monumento. Radici di colore verde umido. Ortensie dal blu irreale. E, alla fine della strada, il cartello giallo con l’omino escursionista segna la direzione del bosco. Pochi passi, una diramazione, ed è l’inizio della discesa. Dapprima un universo raccolto, fatto di dettagli tra ombra e luce. Due sassi nell’incavo di un faggio, atmosfera zen. Due minuscole pozze d’acqua, specchio dell’universo. Là dove il sentiero attraversa dei ripidi valloni è la giungla, lo sguardo cade su fitta vegetazione, impenetrabile. Si è altrove. All’orizzonte, tra gli alberi, costante visione, l’azzurro del lago. Carabietta, case con loggiati, cortili con affreschi, tranquillità. Traversata verso Càsoro, case senza pretese e ville pretenziose. Il lago, una nuotata prima della salita verso Barbengo. Acciottolato di altri tempi, bello per la sua imperfezione. Collina vignata, spazi dalle linee armoniose. Viuzze silenziose, deserte, un nucleo dal sapore antico. Salita tra vigneti, il panorama dall’alto quasi un angolo di Toscana. Immersione nel bosco, scultorei muri a secco. Agra, verso il bosco del Posmonte. Faggeto mistico. Grotto. Piccole isole di roccia, un dipinto cubista. Bigogno, campagna, per quanto ancora? Discesa verso Montagnola, in un bosco dal fascino selvaggio dell’abbandono. Arrivo. Seguendo la linea rossa suggerita dalla

carta topografica ho riscoperto il piccolo mondo attorno a casa, con i suoi infiniti dettagli. Radici con nuove sfumature. Cartografia : Quadraconcept Topographic Map 1:25’000 Lugano Dislivello : ca. 330 m, sia in salita che in discesa Tempo : 3 ore Si segue il percorso segnalato dai cartelli gialli con l’omino escursionista.

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Per il giardino.

Per il fai da te.


VERDE SU BIANCO

BENVENUTO

AUTUNNO

Prima che ci sorprenda l’inverno, la natura ci dona un incredibile spettacolo di colori. Un arrivederci della natura, che prima di andare in letargo ci saluta festosamente. testo Rachele Pozzi

P

rima che arrivi l’inverno, l’autunno ci regala giornate ancora miti, splendidi colori e frutti preziosi, come le castagne. Gli aceri ad esempio, o i ginko biloba, solo per fare due esempi tra i più rappresentativi, ci offrono un fogliame dai colori davvero incredibili. Le giornate ancora miti non ci devono però trarre in inganno. L’inverno è comunque alle porte ed è proprio questo il momento giusto per preparare piante, orto e giardino ad affrontare i rigori invernali nel migliore dei modi. I lavori da fare sono tanti: POTARE LE PIANTE E GLI ARBUSTI SFIORITI Si potano le piante che hanno terminato la fioritura, mentre si cimano quelle alle quali si desidera dare una forma. Siccome la potatura stimola nuove gemme, va fatta ora solo sulle piante che non germoglieranno più, altrimenti è meglio rimandarla a primavera. ESTIRPARE LE PIANTE ANNUALI E SEMINARE QUELLE NUOVE È bene estirpare la piante annuali man mano che sfioriscono, per evitare che i loro semi si sparpaglino un po’ ovunque. I semi vanno invece piantati in vaso per preparare le piantine da mettere in terra l’anno successivo. PIANTARE BULBI E RIZOMI È bene piantare prima i bulbi a fioritura precoce (come bucanve e crocus) che sbocciano appena la neve si scioglie o il terreno si calda un po’. Meglio quindi scegliere zone ben soleggiate anche a fine inverno. È importante fare questo lavoro prima che arrivi il freddo, perché il terreno indurito impedirebbe, soprattutto alle rizomatose, di radicare. RASTRELLARE LE FOGLIE SECCHE Rastrellare e raccogliere le foglie secche, spesso e accuratamente, è importante per evitare di ostruire tombini e scoli e per non soffocare le pianticelle. POTARE E LEGARE LE ORTENSIE Sebbene sia possibile potare le ortensie anche a primavera, nelle zone dove c’è rischio di nevicate è meglio farlo prima ed è importante legare le piante, che sotto la neve rischierebbero di spezzarsi.

CURARE LE ROSE A ottobre le rose sono ancora spesso in fioritura, e sono ancora molto soggette a diverse malattie crittogamiche e causate da afidi. È indispensabile quindi fare i trattamenti adeguati, togliere le foglie malate e bruciarle per evitare di propagare la malattia. E infine, ma non meno importante, non dimenticare l’annaffiatura, che è ancora necessaria!

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2. A 3 cm dal bordo del rotolo traccia una riga lungo tutta la circonferenza. Fatti aiutare da un adulto per incidere con il taglierino lungo il segno che hai tracciato. Lascia però 1 cm non tagliato.

3. Sempre facendoti aiutare da un adulto, pratica due fori rettangolari sotto la bocca in modo che il bastoncino di legno attraversi il tubetto.

4. Con le tempere colora il tubetto. Dai cartoncini colorati ritaglia due mezzi-becchi e due ali. Dalla carta velina invece una crestina.

5. Completa il pappagallo incollando le due ali sul legnetto, un pezzo di becco sopra e un pezzo sotto l’apertura e la crestina sulla testa.

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OGGI PARLIAMO DI...

CARO AMICO

TI SCRIVO VI PIACE SCRIVERE LETTERE? Leonardo: sì è bello scrivere lettere, anche se io non ne ho mai scritte. Stefano: a me piace scrivere perché quando ci riesci puoi fare delle scritture moderne, belle, diverse dalle altre. Michel: a me piacerebbe, ma i miei parenti sono sempre qua e io non vado quasi mai in vacanza. Uma: a me piace perché le scrivo sempre in un modo un po’ strano.

Andreas

Alessandra

Alessia Anthony

Angelo 46

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testo Lorenza Storni - foto Rémy Steinegger

Chiara

Dalia

A

d accoglierci il loro docente, Piergiorgio Mellini, che si è “ritirato” a correggere compiti consegnandoci la sua classe. Una classe esemplare, come ne abbiamo incontrate poche: bambini disciplinati, ordinati, educati. All’inizio, forse, un po’ intimiditi dall’apparecchio fotografico, ma poi via via più sciolti. Così le mani alzate per dare una o l’altra risposta si sono fatte sempre più numerose. Con questa classe abbiamo voluto parlare dello scrivere lettere: cosa sempre meno evidente a causa dell’avvento di tecnologie che hanno soppiantato carta e penna. L’argomento ha incuriosito e interessato questa bella classe che ci ha permesso di portare a termine la nostra “missione” facilmente. Proprio come… “una lettera alla Posta”. Grazie bambini e complimenti!

Per questa edizione siamo andati a chiacchierare con gli allievi della V B dei Saleggi, una delle sedi elementari di Locarno.

Claudia Elisa

Brian Hristijan: anche a me piace per migliorare nella scrittura e per comunicare qualcosa di importante. Enea: io ogni tanto scrivo lettere che però non spedisco, ma metto nella nostra bucalettere. Dalia: io penso che il bello di scrivere lettere è che c’è sempre un motivo ed è un modo per sentire vicino qualcuno. Nicolas: è bello scrivere lettere per far sapere agli altri cosa succede qui. Jana: con le mie lettere racconto ai miei nonni in Moldavia cosa faccio. Alessia: io spedisco lettere alle mie amiche perché così capiscono che voglio loro bene. Anthony: io scrivo un paio di volte all’anno ai miei parenti in Calabria delle lettere corte perché non so cosa scrivere. PER QUALI MOTIVI SI SCRIVONO LETTERE? Dalia: ad esempio per ringraziare mia nonna per un regalo. Hristijan: io ho scritto ad un mio amico invitandolo un giorno nella nuova piscina ristrutturata del Lido. Chiara: a me fa piacere mandare una lettera a mia nonna per il suo compleanno. Leonardo: ad esempio si comunicano per lettera le nascite o le morti delle persone.


Hristijan

bollo si mette sopra a destra. Enea: io credo che dipende da come giri la lettera. Claudia: a me piace scrivere, ma non ho mai scritto una lettera. Penso che si comincia con “caro…”. Aleksandra: in alto a destra si scrive la data, il mese, l’anno… Leonardo: e vicino alla data si scrive anche il posto dove sei.

Erica Angelo: a volte mio fratello sveniva e allora scrivevo ai miei parenti raccontando questa cosa. Elisa: io di solito scrivo una lettera per il compleanno dei miei parenti e racconto un po’ la mia vita. Erica: io scrivo una lettera a mia nonna quando qualcuno della mia famiglia sta male. Michel: io avevo scritto a mia cugina che avevo comprato un gatto. Alessia: io ho scritto ad una mia amica che era il compleanno del mio gatto. Andreas: a volte quando traslochiamo scrivo ai miei parenti per comunicare il nuovo indirizzo. Jasmin: io scrivo ai miei parenti quando mi mancano. Enea: a me capita di scrivere ad un mio amico raccontando delle cose buffe che mi succedono.

Jana

Leonardo

COME SI SCRIVE UNA LETTERA E L’INDIRIZZO SU UNA BUSTA? Angelo: per esempio se scrivi a un direttore sarà “egregio signore”, a un amico, sarà “caro amico…” e in fondo si firma con il nome. Mi ha insegnato mio papà. Elisa: l’indirizzo sulla busta si scrive a sinistra. Erica: a me sembra che l’indirizzo si scrive a destra e il franco-

Jasmin Nicolas

Michel

AVETE GIÀ RICEVUTO UNA LETTERA INDIRIZZATA PROPRIO A VOI? Angelo: io ho ricevuto un pacchetto da mia zia. Enea: io ricevo spesso lettere di sport, per esempio per invitarmi a fare un torneo di tennis. Uma: io ho ricevuto una lettera da un mio compagno come compito di classe. Hristijan: il mio amico me ne ha inviata una personalmente dicendomi che accetta l’invito in piscina. Leonardo: io ricevo spesso lettere di calcio.

Stefano

Uma

Enea

Thomas Chiara: io alcune volte ne ricevo dai miei parenti. Stefano: io ho ricevuto un invito dalla Musica cittadina di Locarno per andare a vedere. Mi è piaciuto e ora suono il clarinetto. Aleksandra: io non ne ho mai ricevuta una. Thomas: anch’io ne ricevo per il calcio e dal prete visto che faccio il chierichetto. Alessia: io ricevo lettere dal coro della chiesa perché canto. Nicolas: a me è arrivata una lettera perché avevo fatto un corso di pittura. Jasmin: io ricevo lettere per lo sport, però di pallavolo. Anthony: a me arrivano lettere dagli amici che ho conosciuto giù in Calabria. Erica: io ho ricevuto una lettera di ritmica per sapere a che ora devo essere là.

Le classi elementari del Cantone interessate a collaborare alla realizzazione di uno di questi servizi possono scrivere a: Lorenza Storni, CP 247, 6906 Lugano o inviare una e-mail a: lorenza.storni@bluewin.ch.

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Perdi i capelli?

Chiama L’Istituto Sanders Con una consultazione gratuita presso i centri Sanders potrai conoscere la verità sui tuoi capelli e le migliori tecniche per prevenire, combattere e sconfiggere la calvizie. Un aspetto gradevole e curato contribuisce in modo sostanziale ai successi nel campo del lavoro e della vita privata. Perdere i capelli a volte significa subire disagio, insicurezza, incrinare i nostri rapporti sociali e sentimentali. Per fortuna non siamo più impotenti nel combattere la calvizie, anzi, possiamo affermare che avere i capelli oggi è una scelta. L’Istituto Sanders, azienda leader del settore tricologico, vanta oltre venti anni di esperienza. È presente a Lugano, Chiasso, Bellinzona e Locarno. In questi quattro centri tutti potranno sottoporsi gratuitamente a un esame dei propri capelli e informarsi sulle tecniche più attuali per salvaguardarli. Segnali d’allarme. In presenza di perdita eccessiva di capelli, di diradamento, di diminuzione della loro densità, di prurito, di grasso eccessivo, di forfora e desquamazione, meglio subito farsi controllare perché prima si interviene con misure di prevenzione e maggiori sono le possibilità di successo. Analisi dei capelli. Metodi diagnostici di avanguardia consentono di stabilire con precisione le cause delle diverse anomalie dei capelli, di accertare l’eventuale mancanza di qualche elemento e di individuare anche piccolissime tracce di sostanze intossicanti. Esame tricologico, mineralogramma e tricogramma, sono le analisi dei capelli che possono essere ritenute necessarie per stabilire un trattamento specifico e personalizzato. E per la donna? Naturalmente il problema dei capelli si evidenzia maggiormente negli uomini con la conseguente calvizie più o meno pronunciata, ma è tra le donne che quando il diradamento si manifesta diventa intollerabile. In effetti la donna con pochi capelli non ha alcuna possibilità di passare inosservata senza suscitare curiosità e commenti. Una risposta convincente al problema femminile la dà ancora una volta l’Istituto Sanders, che ha creato un trattamento specifico e una tecnica di integrazione insuperabili.

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L’AUTO CORRETTRICE Volvo 2020: la marca svedese ha le idee chiare. Le sue vetture del futuro saranno in grado di evitare da sole gli incidenti! Vi spieghiamo le maggiori cause che determinano una collisione e le soluzioni tecnologiche.

testo Stefano Pescia

T

ra dieci anni niente più feriti o vittime tra gli occupanti di una Volvo. Con questo obiettivo gli esperti della sicurezza del costruttore svedese hanno formulato una sfida senza precedenti. Da sempre, in fatto di sicurezza, Volvo è una delle marche maggiormente all’avanguardia. Già dal 1957 le sue vetture erano equipaggiate con ancoraggi standard per le cinture di sicurezza diagonali a due punti, che tuttavia non offrivano sufficienti potenzialità in materia di sicurezza. L’allora ingegnere responsabile Nils Bohlin, si rese presto conto della necessità di trattenere correttamente al loro posto sia la parte superiore, sia quella inferiore del corpo. LA SVOLTA L’anno successivo la rivoluzionaria svolta. Bohlin presentò la domanda di brevetto per la cintura di sicurezza a tre punti, che comprendeva una fascia per le anche e una diagonale per il busto. Entrambe erano disposte trasversalmente ai fianchi e alla cassa toracica e fissate a un punto di ancoraggio situato in basso, accanto al sedile. Poco tempo dopo, il suo uso si diffuse in tutto il mondo, in quanto Volvo mise immediatamente a disposizione di tutti i costruttori automobilistici l’intelligente brevetto. Ancora oggi la cintura di sicurezza a tre punti è la più efficace protezione per gli occupanti di un’auto in caso di una collisione. Lotta Jakobsson, Technical Leader Safety di Volvo e i suoi colleghi, stanno lavorando tenacemente per soddisfare le aspettative di tecnici e conducenti. “Stiamo mettendo a punto delle vettu-

re”, ci conferma Lotta, “che disporranno di avanzati e innovativi sistemi tecnologici in grado di avvertire il conducente o intervenire automaticamente e frenare per impedire la collisione”. Il più grande ostacolo da superare? “È quello del conducente”, afferma Jakobsson. “Pensiamo solo che in tutto il mondo, tra i maggiori rischi di incidente vi è la stanchezza del guidatore”. Una situazione che, in poco più del 70% dei casi, si verifica su strade con un limite di velocità compreso tra i 70 e i 110 km/h. Soltanto negli Stati Uniti, circa 100’000 incidenti sono causati da un colpo di sonno che colpisce chi è al volante. In queste collisioni circa 1’500 tra guidatori e passeggeri perdono la vita e altre 70’000 persone rimangono ferite. In Europa, la situazione è simile. Le statistiche dell’associazione tedesca degli assicuratori (GDV) indica che il 25% degli incidenti automobilistici mortali è causato da un’eccessiva stanchezza o da un colpo di sonno. TECNOLOGIA IN AIUTO PER LA SICUREZZA Volvo Cars ha sviluppato una tecnologia che avverte il guidatore stanco molto prima che rischi di addormentarsi al volante. Il sistema si chiama “Driver Alert Control” e controlla costantemente che l’auto sia guidata correttamente monitorando i movimenti del veicolo all’interno della segnaletica orizzontale. Driver Alert è particolarmente efficace quando, per esempio, l’automobile percorre tratti di strada rettilinei e quindi piuttosto monotoni, in cui il guidatore si rilassa ed è pertanto più soggetto al rischio di un colpo di sonno. > pagina 51

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Un altro preoccupante problema è rappresentato dagli incidenti che si verificano perché l’auto esce dalla corsia di marcia. Spesso le conseguenze sono purtroppo fatali. L’uscita dalla corsia di marcia è responsabile per poco più del 20% di tutti gli incidenti e per quasi il 40% di tutti gli incidenti mortali. Per ridurre il rischio di questo genere di incidente, Volvo (come altri costruttori) ha sviluppato il sistema “Lane Departure Warning”, che monitora la strada con l’ausilio di una telecamera piazzata sotto lo specchietto retrovisore. Se una delle ruote supera la segnaletica orizzontale, scatta automaticamente un segnale acustico per indurre il guidatore a reagire di conseguenza. Nel prossimo futuro, Volvo Cars introdurrà un altro sistema in grado di ridurre gli incidenti dovuti all’uscita dalla corsia di marcia, con lo scopo specifico di evitare le collisioni frontali che spesso provocano gravi conseguenze. In Germania costituiscono il 5% di tutti gli incidenti e il 20% di tutti gli incidenti mortali. Il “Collision Avoidance By Auto Steering” è un sistema che monitora tramite radar e telecamere il traffico proveniente in senso opposto allo scopo di prevenire collisioni. Se il guidatore esce dalla corsia di marcia e non reagisce al segnale acustico, il sistema interviene automaticamente sullo sterzo contribuendo a rimettere l’auto in carreggiata. Se ci rivolgiamo alla sicurezza nel traffico urbano, osserviamo che la causa più diffusa di incidenti è la collisione con un pedone. Negli USA, i pedoni rappresentano più dell’11% delle vittime di incidenti stradali. La situazione è particolarmente critica in Giappone, dove il 30% degli incidenti mor-

tali vede coinvolti dei pedoni. Anche nell’UE, tuttavia, il problema è di proporzioni significative: nel 2007, nelle principali città europee sono decedute 1’560 persone a seguito di incidenti stradali, e tra queste il 43% erano pedoni. Volvo Cars sta attualmente lavorando allo sviluppo di un progetto che prevede l’impiego di radar e telecamere. L’obiettivo del sistema “Pedestrian Safety” consiste nel rilevare la presenza di pedoni e avvertire il guidatore, in modo che possa adottare tempestivamente le misure necessarie per evitare un incidente. Se il guidatore non dovesse reagire per tempo, il sistema frena automaticamente. In caso di velocità inferiore ai 20 km/h, il sistema può evitare del tutto la collisione, mentre a velocità più elevate è in grado di ridurre del 75% circa la violenza dell’impatto. Una novità mondiale che Volvo introdurrà di serie nella nuova Volvo S60, che verrà presentata in prima mondiale al Salone di Ginevra a marzo 2010.

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L’attore e scrittore tedesco Hannes Jaenicke (a sinistra) con il direttore Hermann Bohrer e la milionesima BMW con ABS.

INFINITA SICUREZZA La milionesima Motorrad BMW con ABS è una K 1300 R.

testo Graziano Guerra

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a milionesima motocicletta BMW equipaggiata con il sistema BMW Motorrad Integral ABS è uscita dalla linea di produzione dello stabilimento di Berlino accompagnata dal direttore dello stabilimento Hermann Bohrer, e dal noto attore e scrittore tedesco Hannes Jaenicke, sul finire dell’estate 2009. Nel 2004 la cinquecentomillesima moto BMW equipaggiata con ABS era una R 100 RT allestita per la Croce Rossa: dopo appena cinque anni, la Casa dall’elica bianco/blu ha raddoppiato il risultato. Questo mostra chiaramente come questa tecnologia, introdotta da BMW Motorrad 21 anni fa, abbia raggiunto un elevato livello di consensi tra i motociclisti. Oggi, il 90% delle moto BMW è equipaggiato con ABS. Hannes Jaenicke guida una K 1300 R, e ne è entusiasta. Ha dichiarato: “Vivo negli USA dove non è consentito andare oltre i 105 km/h. E lì, la Cruiser che guido è la moto giusta. Quando sono in Germania invece, voglio divertirmi con la mia moto”. Jaenicke ha una grande esperienza di guida. Con la K 1200 R ha attraversato l’Alaska per preparare un documentario. Attualmente, rientrato in Germania, vive nei dintorni del lago Ammersee, con le Alpi alle spalle, ma le sue strade preferite sono nella regione dell’Eifel, Germania ovest, e nel Land Ber-

gisches appena fuori Colonia, “È qui che posso assaporare le fantastiche prestazioni della K 1300 R e allo stesso tempo ho modo di apprezzare il sistema ABS. In situazioni difficili, per esempio sul bagnato, l’ABS ti dà un elevato livello di sicurezza”. OLTRE DUE DECENNI DI SICUREZZA Ventun’anni fa BMW Motorrad è stato il primo produttore al mondo ad equipaggiare le proprie moto con l’ABS, ponendo una pietra miliare nel campo della sicurezza attiva. Oggi, l’intera gamma BMW Motorrad - tranne l’enduro da gara G 450 X è equipaggiata con ABS. Per la nuova S 1000 RR il sistema ABS è stato ulteriormente sviluppato. Denominato Race ABS, il suo funzionamento è combinato con il sistema DTC (Dynamic Traction Control) e raggiunge il suo più alto livello di sviluppo. Race ABS è completamente nuovo, più leggero degli attuali sistemi BMW Motorrad Integral ABS, tutto il sistema pesa solo 2,5 kg, ed è il riferimento anche per l’utilizzo sportivo. Il nuovo Race ABS può dare un ottimo supporto alla guida e un beneficio in termini di sicurezza, ma non può - così come tutti i sistemi ABS - ridefinire le leggi della fisica.

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OROSCOPO

testo Cloris Sciaroni PREVISIONI DI CLORIS Eccoci all’autunno, tempo di riflessione come vuole il Sole in Bilancia e ben tre pianeti in Vergine. In moto dissonante troviamo Marte e Urano. Metaforicamente parlando ci troviamo non solo di fronte a una crisi economica senza precedenti, ma anche a una caduta di valori. Qual è la soluzione per uscire da questa via infelice e distruttiva? Rimanere lucidi e uniti per combattere sprechi e abusi, senza farsi intimorire. Per questo le energie “virginiane” ci aiutano a concentrarci sull’essenziale.

ARIETE 21/3 - 20/4

Sarà un periodo tutto incentrato sulla burocrazia e sul lavoro quotidiano, magari espletato con maggiore entusiasmo e attenzione, anche se appare noioso. È nelle piccole cose di ogni giorno che si nota la personalità di un individuo, così anche voi donne svolgerete i vostri compiti domestici con maggiore creatività, improvvisando magari un menu nuovo, inusuale, o dando una pennellata di colori più freschi ai vostri locali, un nuovo look per voi e un altro per la casa, regalando insomma delle piccole sorprese a voi stesse e ai vostri cari. I gesti ripetitivi, infatti, vi annoiano e rendono la vita poco interessante. Valorizzate voi stessi qualunque sia la vostra professione, mansione o estrazione sociale. E poi, perché non iscriversi a un corso di lingue, di danza, di arti marziali dolci o di crescita spirituale? Fa bene al corpo, all’anima e all’amore!

TORO 21/4 - 20/5

Questo può essere un periodo molto impegnativo e proficuo per voi, considerato che ben quattro pianeti stazionano in segni di terra! Dovrete affrontare molto lavoro pratico, magari anche un investimento, ma grazie al vostro fiuto e innato senso organizzativo, riuscirete ad evitare sprechi e perdite di tempo andando subito al sodo. Forza e volontà caratterizzano particolarmente voi nativi della 1. decade, in grado di trarre i migliori vantaggi, mentre voi della 3. decade sarete un po’ più inquieti e desiderosi di maggiore riconoscimento. E l’amore? Il lavoro e altre incombenze importanti probabilmente sottraggono tempo agli affetti, ma troverete sempre dei momenti intimi per abbandonarvi alle coccole o gustarvi una romantica cenetta, o ancora per festeggiare un evento significativo con le persone più care.

GEMELLI 21/5 - 21/6

Voglia di armonia, di pace e di condividere progetti comuni caratterizzano questo primo periodo, ma non sempre l’atmosfera sarà tranquilla come desiderate, anzi spesso siete voi i provocatori. Novità in famiglia e possibili spese per i figli e la casa. Qualche screzio possibile, proprio a causa di denaro o a malintesi, non escluso. Rimanere rigidi sulle proprie posizioni non vi aiuta. Dimostratevi più coerenti e lucidi nelle vostre esposizioni, così come nelle azioni e mantenete le promesse. Ricordatevi che nella vita non si può solo pretendere ma bisogna anche dare. E in amore l’atmosfera non sarà particolarmente eccitante o espansiva, in particolare voi donne non sarete molto disponibili. Sarà la stanchezza autunnale che si fa sentire? Allora praticate qualche esercizio fisico all’aperto, che vi rigeneri.

CANCRO 22/6 - 22/7

Con Marte nel segno, in ottimo aspetto ai pianeti in Vergine e a Urano in Pesci, vivrete un periodo particolarmente vivace e molto produttivo, con incontri interessanti, specie voi della 2. e 3. decade. Per voi della 1. sarà un po’ più faticoso, con Plutone sempre in opposizione e con il Sole in dissonante quadratura. Può darsi che il vostro partner debba affrontare delle difficoltà indipendenti dalla sua volontà, ma può anche essere che voi stessi dobbiate affrontare un maggiore carico di lavoro o di impegno familiare. Trovate il tempo anche da dedicare a voi stessi e se possibile praticate del movimento regolare all’aperto per mantenervi in forma. Avete Venere dalla vostra, care donne: fatevi regalare un buono per un ciclo di massaggi orientali o una breve vacanza in una beauty-farm. L’amore è... prendersi cura di sé!

LEONE 23/7 - 23/8

Periodo molto proficuo, questo, per chi fra voi lavora nella vendita e nel commercio in genere, purché sappiate anche mettere da parte qualche riserva. Potrebbe essere interessante anche introdurre qualche elemento nuovo, in sintonia con la natura, promuovere qualche iniziativa a favore dell’ambiente e dell’agricoltura biologica. Gli influssi planetari nei segni di terra invitano infatti a uno stile di vita più sobrio e salutare, e voi potreste essere degli ottimi promotori. E anche in amore darete maggiore importanza alla qualità della relazione, piuttosto che alla passione sfrenata. Dopo tutto, Marte è nel tranquillo segno del Cancro e desidera atmosfere più tenere e romantiche. Anche il contatto con i bambini vi darà tante soddisfazioni. La musica e l’arte saranno invece passatempi ideali per nutrire corpo e anima, purché di qualità.

VERGINE 24/8 - 22/9

Con Venere, Mercurio e Saturno nel segno, sorretti da Marte positivo, vivrete un periodo all’insegna della socialità e della collaborazione, stando ben attenti a non irrigidirvi sulle vostre posizioni o a mostrarvi troppo critici, come è nella vostra natura. Saprete distinguervi nel commercio al dettaglio, nella ristorazione, ma anche nel campo della salute. Potrebbe essere anche il momento adatto per introdurre delle novità, frequentare corsi di aggiornamento o approfondimento. In amore c’è molta intesa, ma anche la voglia di rinnovarvi, specialmente se siete in coppia da tempo. Se siete ancora single, desiderate invece qualcosa di più gratificante e stabile. La solitudine pesa con l’età. Del resto in questa era di insicurezze cerchiamo conforto nell’amore, ma anche nell’amicizia sincera. Salute: danzate o praticate il Taj chi quan.

BILANCIA 23/9 - 22/10

In questa prima parte del mese, con Sole nel segno e ben quattro pianeti in segni di Terra, tra cui Venere, vostro astro-guida, c’è poco spazio per i fronzoli, per cui le vostre energie si devono concentrare su questioni pratiche. Non trascurate tuttavia gli affetti, che reclamano attenzioni. Marte in aspetto dissonante porta qualche tensione con una figura maschile o cambiamenti in casa. Ponete molta attenzione alla vostra economia ed eliminate il superfluo. Non è detto che uno stile di vita semplice non sia gratificante, se non addirittura più sano. E in vista del plenilunio del giorno 4 iniziate una cura depurativa, liberatevi di qualche abitudine nociva, mangiate cibi sani e leggeri, meglio se biologici. Vi saranno grati fegato e reni, vostri punti vulnerabili. E nel tempo libero gustatevi un buon concerto o una pièce teatrale divertente.

SCORPIONE 23/10 - 22/11

Questa prima parte del mese appare particolarmente vantaggiosa sotto molti aspetti. Fiuto e lucidità mentale sono la vostra migliore garanzia per prendere decisioni anche importanti, sia per voi sia per altri. E, in un periodo così incerto a tutti i livelli, il vostro sostegno sarà provvidenziale. Abbiate il coraggio di proporre soluzioni e idee originali e seguite la vostra intuizione. A favore avete Marte e Plutone. Anche se non siete più giovanissimi potete sempre offrirvi come volontari in qualche associazione. Ambizioni a parte, ora sentirete anche il bisogno di rivalorizzare luoghi e tradizioni a voi care, quindi anche di trascorrere più tempo con la famiglia, riscoprendo il piacere di stare insieme e condividere momenti tranquilli, lasciando fuori dalla porta stress e preoccupazioni. Salute: adottate nuovi stili di vita, più salutari.

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2009 Esoterismo e massoneria

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l giorno d’oggi la massoneria e le loggie ad essa correlate non sono più viste come qualcosa di segreto, ma come una istituzione vera e propria che vive seguendo delle regole ferree improntate principalmente sulla reciproca comprensione e collaborazione. Sin dalle sue origini, la massoneria ha annoverato tra i suoi più importanti membri personaggi del calibro di Cagliostro, Benjamin Franklin, Oscar Wilde ed altri famosi esoteristi e ricercatori scientifici. L’arte esoterica e la ricerca scientifica sono una delle componenti principali della massoneria. Per la massoneria infatti l’esoterismo e tutto quanto concerne il mondo cosiddetto “superiore” è parte fondamentale della nostra vita. Secondo la filosofia massonica ciascuno di noi ha il preciso compito di cercare in se e nel prossimo la comprensione e la conoscenza interiore. L’esoterismo, le formule alchemiche, la ricerca dell’inconscio e la scoperta della verità sono una componente fondamentale presente in questo particolare mondo assai complesso. In ogni città si celano infatti simbologie, indizi, documenti polverosi nascosti in qualche biblioteca che raccontano storie passate ma sempre vive, segreti astrologici che sono stati dimenticati. La città simbolo dell’esoterismo è, come tutti sappiamo, Torino centro storico dalla doppia anima, sacra e profana. Nelle sue viscere si nascondono infatti i luoghi di culto di una profonda cristianità e nel contempo è ricca di simboli astrologici anche sulle porte delle chiese stesse che fungono da contatto tra il mondo visibile e quello invisibile, tra il sacro e il profano. Alla fine di questa breve presentazione è doveroso ricordare che avvicinarsi al mondo esoterico, a società non propriamente riconosciute per la loro serietà può rivelarsi molto deludente per non dire dannoso. Abbiate quindi cura di rivolgervi sempre e solamente a persone serie e preparate con una sapienza documentabile, solo così potrete arrivare a conoscere alcuni aspetti del vostro futuro e del vostro io che magari non siete in grado di comprendere completamente permettendovi di avvicinarvi ad una dimensione diversa della verità.

bilancia 23/09 - 22/10

AMORE: nel vostro rapporto serve un cambiamento ed in particololare dovete vivacizzarlo diventando più elastici. Per evitare rancori inutili e malintesi che rovinerebbero il legame chiarite subito ogni dubbio. I single potebbero fare errori di valutazione. LAVORO: l’entusiasmo vi permetterà di gettare le giuste basi per un metto miglioramento professionale. Non siate frettolosi nel fare delle scelte, selezionate con attenzione le offerte che vi proporranno. SALUTE: equilibrio e buon senso nel dosare le energie e nel controllare l’alimentazione sono la vostra carta vincente; ricordate anche di fare un pò di moto per mantenere elastico il corpo e di bere molta acqua per idratarvi. DENARO: l’impegno e la fatica verranno ricompensati e i vostri guadagni aumenteranno sensibilmente. Evitate però di fare investimenti rischiosi che potrebbero causarvi delle perdite.


OROSCOPO

SAGITTARIO 23/11 - 21/12

Un bel Sole bilancino favorisce chi fra voi si occupa di legge, di insegnamento superiore o ha deciso di intraprendere nuovi studi, magari di filosofia, visto che Giove e Nettuno, i vostri astriguida, stimolano la vostra curiositĂ e ricerca del senso della vita. Di contro i pianeti dalla Vergine possono far emergere, in qualcuno di voi, sentimenti di inferioritĂ o insicurezze ancestrali che forse dovreste analizzare piĂš a fondo. Può però darsi che vi troviate in situazioni in cui dovete assumervi maggiori oneri che vi intimoriscono. Organizzatevi bene e concentratevi sulle prioritĂ . E l’amore? Beh, non sembra esserci nulla di eccitante sul fronte, anche perchĂŠ con Marte in Cancro l’atmosfera si fa piĂš romantica e sognante. Ciò che conta è stare accanto agli affetti veri. Possibili novitĂ in famiglia. Salute: è tempo per una cura depurativa.

CAPRICORNO 22/12 - 20/1

Con un forte influsso dell’elemento terra, in questa prima parte sarete piĂš concentrati sul lavoro che sull’amore e punterete in alto, decisi ad ottenere quel che volete. Sarebbe il momento ideale per approfondire una lingua, specializzarsi in un settore a voi congeniale: iscriversi a un corso di fotografia, scrittura, pittura, recitazione, coaching, cucina naturale o terapie naturali. E chi è piĂš sensibile verso animali e ambiente, potrebbe impegnarsi in questo campo. Come vedete, il ventaglio di offerte è variegato. Naturalmente molto dipende dalla vostra volontĂ di emergere e di sentirvi utili. Vale anche per chi non è piĂš giovanissimo: uscite dal vostro guscio, apritevi alle novitĂ e farete conoscenze nuove. E con il vostro spirito pragmatico riuscirete a far fronte sia agli impegni professionali che di famiglia. Salute: curate l’alimentazione.

AQUARIO 21/1 - 19/2

Questo primo periodo appare piuttosto faticoso a causa di una certa insoddisfazione, stress e tensioni, per cui dovrete usare le vostre energie e il vostro denaro con parsimonia. Importante non esporsi troppo, anche se per istinto amate il rischio e l’avventura o vi assale quella voglia di buttare all’aria tutto. Vale anche in amore. Non è un periodo di grande intesa questo. Prendetevi una pausa di riflessione, non fatevi coinvolgere in intrighi di qualsiasi tipo e state lontani dai pettegolezzi. Possibili delusioni o problemi con un collega, un fratello o un vicino. Siate molto riservati e difendete la vostra privacy. Prudenza anche nella guida e nello sport. Il Sole Bilancino, unitamente a Giove nel segno, vi insegnerĂ a muovervi piĂš diplomaticamente. Salute: rinforzatevi con i sali minerali e prestate molta attenzione all’alimentazione.

PESCI 20/2 - 20/3

In questa prima parte del mese ben tre pianeti si trovano in opposizione minando un po’ la quiete di voi nativi della 2. e 3. decade. D’altra parte siete confrontati con nuove sfide o scelte difficili - non solo nel lavoro, ma anche nella vita privata - e qualche onere finanziario in piĂš. Non deludete i vostri cari. Date prova di pragmatismo e serietĂ . Dunque, niente fughe o scuse per tirarvi indietro. Prendete in mano la vostra vita. A sostegno avete un formidabile Marte che, in ottimo aspetto a Urano, mostrerĂ quanto siete capaci e coraggiosi. Può essere necessario cambiare ambiente e amicizie, ma anche abitudini nocive. Liberatevi di vecchie storie amorose che non hanno piĂš ragione di esistere. Se invece siete ancora single, attenzione a non imbarcarvi in situazioni poco chiare. Salute: rilassatevi con della buona musica e dei massaggi amorevoli.

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